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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
STORIA SACRA PER USO DELLE SCUOLE E SPECIALMENTE
DELLE CLASSI ELEMENTARI
secondo il programma del Ministero della pubblici istruzione
Utile ad ogni stato di persone arricchita di analoghe incisioni e di una carta geografica della
Terra santa
PEL SACERDOTE GIOVANNI BOSCO
Edizione decima
TORINO, TIPOGRAFIA e LIBRERIA
DELL'ORATORIO DI 8. FRANCESCO DI SALES
1876. {1 [207]}
PROPRIETÀ DELL'EDITORE
VENDIBILE
anche presse la libreria dell'Ospizio di s. Vincenzo de' Paoli
IN SAMPIERDARENA. {2 [208]}
INDEX
Prefazione....................................................................................................................................6
Nozioni preliminari......................................................................................................................6
Epoca prima. Dalla creazione dei Mondo sino al diluvio: abbraccia anni 1656.........................8
Capo primo. Creazione del modo. - Creazione dell'uomo. - Paradiso terrestre. Creazione
degli Angeli..............................................................................................................................8
Capo secondo. Prime peccato. - Suo castigo. -Promessa del Salvatore...................................9
Capo terzo. Caino ed Abele. - Castigo di Caino. - Suoi discendenti. Morte di Adamo e di
Eva.........................................................................................................................................10
Capo quarto. Seth. - Malvagità degli nemici. - Noè e la costruzione dell'arca. Noè predica la
giustizia. - Osservazione........................................................................................................11
Epoca seconda. Dal Diluvio l'anno 1656 fino alla vocazione di Abramo l'anno 2083:
comprende anni 427...................................................................................................................12
Capo primo. Noè nell'area. - Diluvio universale. - Fine dei diluvio. Noè ringrazia il Signore.
- Insolenza di Cam e morte di Noè........................................................................................12
Capo secondo. Terre di Babele. - Divisione del mondo. - Particelarità della torre 1 Babele. -
Gli Ebrei. - Nascita di Abramo. - Origine e propagazione dell’Idolatria..............................13
Epoca terza. Dalla vocazione di Abramo l'anno 2083 fino all'uscita degli Ebrei dall'Egitto
l'anno 2513: comprende anni 430..............................................................................................14
Capo primo. Vocazione di Abramo. - Le tre promesse. - Abramo in Editto. - Si separa da
Lot.-Sua vittoria. -Melchisedecco. - Ospitalità di Abramo. - Incendio di Sodoma e di
Gomorra.................................................................................................................................14
Capo secondo. Sacrifizio d'Abramo. - Abramo ed Eliezero. - Matrimonio d' Isacco e di
Rebecca. - Nascita di Esaù e di Giacobbe. Morte di Abramo. - Isacco in Gerars.................16
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Capo terzo. Esaù vende la primogenitura. - Conseguenze di questa vendita. - Scala di
Giacobbe. - Giacobbe in casa di Labano. - Sua partenza. - Labano lo insegue. - Letta con la
angelo. - Giacobbe si riconcilia con Esaù. - Fatto di Dina. - Giacobbe fa le esequie il padre.
............................................................................................................................................... 17
Capo quarto. Figliuoli di Giacobbe. - Predilezione per Giuseppe e invidia dei fratelli. -
Sogni di Giuseppe. - Giuseppe nella cisterna. – È venduto a mercanti di Madian. - Dolore di
Giacobbe. - Giuseppe in prigione..........................................................................................19
Capo quinto. Giuseppe spiega i sogni del coppiere e del panattiere. - Spiega i sogni del Re. -
Trionfa di Giuseppe. - Grave carestia....................................................................................20
Capo sesto. I fratelli di Giuseppe in prigione. - Sono mandati a casa. - Ritornano con
Beniamino. - Giuseppe li tratta lautamente. La tazza d'argento. - Angustie per questa tazza. -
Giuseppe si dà a conoscere ai fratelli.....................................................................................22
Capo settimo. Incontra di Giacobbe con Giuseppe. - Morte di Giacobbe. Suoi funerali. -
Morte di Giuseppe.................................................................................................................24
Capo ottavo. Giobbe. - Suoi infortuni. - Sua pazienza eroica. Iddio lo ricompensa. - Sua
santa morte.............................................................................................................................25
Capo nono. Oppressione degli Ebrei. - Mosè salvato dall'aqua. - Fugge la Madiau. - Va a
liberare il sue popolo..............................................................................................................26
Capo decimo. Mosè ed Aronne accolti dal popolo. - Sì presentano a Faraone. - Piaghe
d'Egitto. - Agnello pasquale. - Morte de' primogeniti. - Liberaziene degli Ebrei. -
Osservazioni. .......................................................................................................................... 27
Epoca quarta. Dall'uscita degli Ebrei dall'Egitto l'anno 2513 fino alla fondazione del tempio di
Salomone l'anno 2993................................................................................................................29
Capo primo. Gli Ebrei escono dall' Egitto. Colonna di nube. - Faraone insegne gli Ebrei. -
Passaggio del mar Rosso. Faraone sommerso. - Acque amare raddolcite. La Manna. - Acqua
prodigiosa. - Vittoria sopra gli Amaleciti. Giudici del popolo..............................................29
Capo secondo. Monte Sinai. Decalogo. - Vitello d' oro. - Tavole della legge. - Tabernacolo.
- Arca dell'alleanza. - Sacrilizi e feste degli Ebrei. Ministri del divia culto. - Castigo del
fuoco. - Sepolcri della con capiscenza. - Esploratori della terra promessa. - Ribellione e
castigo, di Core, Datan ed Abiron. - Verga di Aronne. - Serpente di bronzo. Il
bestemmiatore ed il profanatore delle feste punito. - Balaamo. - Ultime azioni di Mosè. -
Sua morte...............................................................................................................................30
Capo terzo. Passaggio del Giordane. - Fertilità della terra promessa. - Caduta di Gerico. -
Ingegnosa finzione dei Gabaoniti. - Fermata del sole. - Ultime azioni di Giosuè.................34
Capo quarto. Gli Ebrei sotto ai Giudici. - Debora e Sisara. - Gedeone. - Sue vittorie. - Sua
morte. Abimelecco. - Sacrifizio di Iefte................................................................................36
Capo quinto. Sansone. - Flagella i Filistei. - Vari tentativi per catturarlo. - È tradito da
Balila. - Sua morte. - Rut.......................................................................................................37
Capo sesto. Figli di Eli malvagi. - Samuele virtuoso. - Castigo di Eli e de' suoi figli. - Dagon
e l'arca del Signore. - L'arca in Betsames e in Gabaa. - Saulle primo Re d'Israele. - Sua
infedeltà.................................................................................................................................39
Capo settimo. Davidde. - Le scettro nella tribù di Giada. - Davidde alla corte di Saulle. -
Stringe amicizia con Gionata. - Vince il gigante Golia. - Ingratitudine di Saulle. - Sua
tragica, morte.........................................................................................................................40
Capo ottavo. Davidde piange Saulle. - L'arca dell'alleanza sul monte Sion. - Vittorie di
Davidde. - Sua caduta e suo ravvedimento. - Ribellione d'Assaloune. - Pestilenza in Israele.
- Santa morte di Davidde.......................................................................................................42
Epoca quinta. Dalla fondazione del tempio di Salomone, l'anno del mondo 2993, fino alla
cattività degli Ebrei in Babilonia, l'anno 3416; racchiude anni 423..........................................43
Capo primo. Salomone ottiene da Dio la sapienza. - Primo tratto di giustizia. - Educazione
del tempie. - Solenne dedicazione. - La regina Saba. Prevaricazione e ane infelice di
Salomone...............................................................................................................................44
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Capo secondo. Osservazione. - Divisione del regno d'Israele. - Regno di Roboamo e di
Geroboamo. - Stisma Samaritano..........................................................................................45
Capo terzo. Elia riprende Acabbo e predire una siccità. È pasciuto dai corvi. - Miracoli di
Elia. - Confonde i profeti di Baal. - Ottiene da Dio la pioggia..............................................46
Capo quarto. Fuga di Elia. - Eliseo lo segue. - Assassinio di Nabot. Morte di Acabbo e trista
fine di Gezabele.....................................................................................................................48
Capo quinto. Elia predice la morte ad Ocozìa. – È rapito in cielo. - Acque amare raddolcite.
- Insolenza castigata. - Miratola dell'olio. - Minestra risanata. - Pani moltiplicati. -
Risurrezione di un fanciullo. - Naamano Sire. - Bugia punita...............................................49
Capo sesto. I soldati di Benedad in Samaria. - Strettesse e liberazione di questa città. -
Morte di Eliseo, e le sue reliquie. - Giona profeta. - Sua predicazione a Ninive..................50
Capo settimo. Fine del regno d'Israele. - Gli Israeliti nell'Assiria. - Virtù di Tobia. - Sua
pazienza. - Ricordi di Tobia. - Mando suo figlio in Ragea. - Sua guarigione e sua morte....52
Capo ottavo. Abia ed Asa re di Giuda. - Pietà di Giosafatte. - Trista fine di Gioame e di
Uzia; Gioas, Giojada. - Depravazione e trista fine di Gioas - Empietà di Amasia. - Ozia
punito; Gioatano giusto; Acaz empio. - baia profeta. - Infermità e guarigione di Ezecbia.
-Castigo del bes temmiatore Sennacberibbu. - Santa morte di Ezechia................................54
Capo nono. Empietà di Manasse e sua coeversione. - Morte di Oloferne. - Ammele empio.
Giosia pio. Gioacaz e Gioachino fratelli. - Geremia profeta. - Trista fine di Gieachine. -
Zelo di Geremia. Anania falso profeta. - Geconia in Babilonia. - Sedecia. Strettene e
saccheggio di Gerusalemme..................................................................................................56
Epoca sesta. Del totale passaggio degli Ebrei in Babilonia, l'anno del mondo 3416, sino alla
nascita del Salvatore, l'anno del mondo 4000; racchiude anni 584...........................................58
Capo primo. Osservazione. - Daniele alla corte di Nabucodonosor. - Libera Susanna. Spiega
il primo sogno a Nabucodonosor. - È innalzato a grandi onori. - I tre fanciulli nella fornace.
Secondo sogno di Nabucodonoser. - Si compiono le divine minacce...................................58
Capo secondo. Concito sacrilego di Baldassare.- Daniele in mezzo ai leoni. - Atterra I' idolo
di Belo. - $ di nuore messo nella fessa dei leoni. - Daniele liberato......................................61
Capo terzo. Ester e Mardocheo. - Gli Ebrei salvati. - Amano punito. - Esechiele profeta. - I
dodici profeti minori. -Cire dà la libertà agli Ebrei. - Riedilicasione del tempio. - Parole di
Aggeo. - Gorusalemme rifabbricata. - Gli Ebrei dopo la sebiavitn. - Alessandro il grande in
Gerusalemme.........................................................................................................................63
Capo quarto. Eliedoro flagellato nel tempio. - Funesti presagi. - Comincia la perseenaiene di
tatieco. - Il vecchio Eleazare. - Splendido martirio di una madre -co'suoi sette figliuoli......66
Capo quinto. Zelo e coraggio di Matalia. - Giada Iaccabeo vince Apollonia e Gerene. -
Visce Nicaaore, Gorgia e Lisia. Ristorazione del tempio di Geresalemme...........................67
Capo sesto. Giada visibilmente protetto da Dio. - Terribile morte di Antica. - Eupatore fa
pace cogli Ebrei. - Coraggio di Eleazare. - Pietà di giada’llaceabeo. - Sua gloriosa morte.. 69
Capo settimo. Alcimo percosse nel tempie. - Gionata succede a Giuda. - Sue imprese. - Sua
morte. - Simone procura la pace alla Giudea.........................................................................71
Capo ottavo. Assassinio di Simone. Governo di Giovanni Ircano. - Aristobolo ed
Alessandro Gianneo. - Suoi successori fino ad Erode. - Erode strniero re della Giudea......72
Nuovo Testamento.Profezie avverate in Gesu Cristo............................................................73
Il. Vangelo e gli Apostoli. S. Matteo, S. Luca, S. Marco, S. Giovanni.................................75
Epoca settima. Dalla nascita di Gesù Cristo, l'anno del mondo 4000, fino all'eccilio di
Gerusalemme, l'anno del mondo 4070, di Gesù Cristo 70........................................................76
Capo primo. Maria SS, e s. Giuseppe. - Nascita del Salvatore. - Gesù adorato dai Magi. – E
presentato al tempio...............................................................................................................76
Capo secondo. Strage degi'Innocenti. - La sacra famiglia in Egitto. - Trista morte di Erode. -
Disputa ce' Dottori.................................................................................................................77
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Capo terzo. S. Giovanni Battista. - Battesimo di Gesù Cristo. - Cambia l'acqua in vino. -
Sue tentazioni nel deserto. - Martirio di s. Giovanni Battista. - Gesù scaccia i traflicatori dal
tempio. - Elezione degli Apostoli..........................................................................................78
Capo quarto. Beatitudini Evangeliche. - Continuazione del discorso sul monte. - Intenzione
e cure del buon cristiano. - Giudizi temerari. – Fine del discorso sul monte. - Gesù riprende
i Farisei. - Parla del giudizi:. universale. - Riceve la Maddalena. - É vero amico dei
fanciulli..................................................................................................................................80
Capo quinto. Il lebbroso. - Il servo del centurione. - La figlia di Giairo. - Il figliuolo di una
vedova. - Moltiplicazione dei pani. - Varie guarigioni. - Un cieco nato vede lume. -
Risurrezione di Lazzaro.........................................................................................................83
Capo sesto. Parabola della pecora smarrita. - Del figliuol prodigo. - Delle dieci Vergini. -
Del ricco Epulone..................................................................................................................86
Capo settimo. Trasfigurazione di Gesù Cristo. - Predica la sua passione. - Concilio de'
Farisei. - Gesù entra trionfante in Gerusalemme. - Celebra la Pasqua cogli Apostoli. -
Instituisce l'Eucarestia. - Lava i piedi agli Apostoli - Predice la negazione di Pietro e la
venuta dello Spirito Santo......................................................................................................88
Capo ottavo. Gesù nell'orto di Getsemani. - È tradito da Giuda. - È percosso cradelmente in
casa di Caifasso. - Pietro rinnega Gesù. - Disperazione di Giada. - Gesù condotto a Ponzio
Pilito. - Flagellato, coronato di spine e condannato a morte: - Via del Calvario. - Gesù in
croce. - Conversione del buon ladrone. -Ultime parole di Gesù. - Spira in croce.................90
Capo nono. Carità di Gesù. - Miracoli seguiti alla sua morte. - È deposto nel sepolcro -
Risorge il terzo giorno. - Comparisce alla Maddalena. - I discepoli di Emaus.....................93
Capo decimo. Gesà si manifesta agli Apostoli. La confessione dei peccati. - Dubbie di e.
Tommaso. - Pesca miracolosa. - S. Pietro capo della Chiesa. - Missione degli Apostoli -
Ascensione al Cielo...............................................................................................................95
Capo undecimo. Gli Apostoli nel cenacolo. - Discesa dello Spirito Santo - Prime prediche di
S. Pietro. Vita de' primi Cristiani. - Persecuzione di Gerusalemme: - Martirio di s. Stefano. -
S. Pietro liberato....................................................................................................................96
Capo duodecimo. S. Paolo e sua conversione. - Cornelio Centurione abbraccia la fede.
Simon Mago...........................................................................................................................98
Capo decimoterzo. Divisione degli Apostoli. - Libri del Nuovo Testamento. - Miracoli di S.
Pietro. - Concilio di Gerusalemme. - Persecazious di Nerone. - Martirio de' ss. Pietro e
Paolo......................................................................................................................................99
Capo decimoquarto. Profezia sopra Gerusalemme. -Segni che ne precedono l'avveramento
Eccidio della città e dispersione degli Ebrei........................................................................101
Capo decimoquinto. Conclusione........................................................................................102
Dizionario dei vocaboli riguardanti la geografia, gli uffizi ed i riti religiosi di cui è più
frequente l'uso nella Storia Sacra.............................................................................................102
A...........................................................................................................................................103
B...........................................................................................................................................107
C...........................................................................................................................................109
D...........................................................................................................................................113
E...........................................................................................................................................115
F...........................................................................................................................................118
G...........................................................................................................................................119
I............................................................................................................................................122
L...........................................................................................................................................124
M..........................................................................................................................................125
N...........................................................................................................................................128
O...........................................................................................................................................130
P...........................................................................................................................................132
Q...........................................................................................................................................134
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R...........................................................................................................................................135
S...........................................................................................................................................136
T...........................................................................................................................................140
U...........................................................................................................................................143
V...........................................................................................................................................143
Z...........................................................................................................................................143
Monete, pesi e misure ebraiche................................................................................................143
Pesi.......................................................................................................................................144
Misure di lunghezza.............................................................................................................144
Misure di capacità................................................................................................................144
Quadro delle monete, pesi e misure ebraiche......................................................................145
Geografia della Terra Santa.....................................................................................................147
Indice.......................................................................................................................................154
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Prefazione
Il metter mano a un nuovo corso di Storia Sacra parrà certamente a taluno fatica inutile,
mentre ne esistono già tanti da poter soddisfare ogni condizion di persone. Così pareva anche a
me; ma postomi a far l'esame di quelli, che maggiormente vanno per le mani de'giovanetti, ebbi
a convincermi che molti sono o troppo voluminosi, o troppo brevi, e spesso ancora per isfoggio
di concetti e di frasi perdono la semplicità e popolarità dei libri santi. Altri poi ommettona quasi
interamente la cronologia, di modo che l'inesperto lettore può difficilmente accorgersi a quale
epoca appartenga il fatto che legge, se più si approssimi alla creazione del mondo, oppure alla
venuta del Messia. Quasi in tutti poi s'incontrano espressioni, che a me sembrano poter destare
men puri concetti nelle mobili e tenere menti dei fanciulli.
Indotto da queste ragioni mi proposi di compilare un corso di Storia Sacra, che
contenesse le più importanti notizie de' libri santi e si potesse presentare ad un giovanetto
qualunque, senza pericolo di risvegliare in lui idee meno opportune. A fine di riuscire in questo
divisamento narrai ad un numero di giovani d'ogni grado ad uno ad uno i fatti principali della
sacra Bibbia, notando attentamente quale impressione facesse in loro quel racconto e quale
effetto producesse di poi. Questo mi servi di norma per tralasciarne alcuni, accennarne appena
albi, e corredarne non pochi di più minute circostanze. Ebbi eziandio sott'occhio molti compendi
di Storia Sacra e tolsi da ognuno quello che mi parve più conveniente.
Per quanto appartiene alla cronologia io mi attenni a {3 [209]} quella del Calmet,
eccettuate, alcune piccole variazioni, le quali da alcuni moderni critici sono reputate necessarie.
In ogni pagina attesi sempre allo scopo di illuminare la mente per ammigliorare il cuore, e
render popolare, quanto più si può, la scienza della sacra Bibbia.
Il fine provvidenziale de' sacri libri essendo stato di mantenere negli uomini viva la fede
nel Messia promesso da Dio dopo la colpa di Adamo, anzi tutta la Storia Sacra dell'Antico
Testamento potendosi dire una costante preparazione a quell'importantissimo avvenimento, volli
in modo speciale notare le promesse e le profezie, che spettano al /rerum Redentore.
Per seguire poi il parere di saggi maestri, ho fatto inserire varie incisioni attenenti a'
fatti. più luminosi, per insegnare così la Storia Sacra col sussidio delle carte Murate. Siccome
poi i fanciulli restano impacciati per alcuni noni di cose, di paesi e di città menzionate nella
Storia Sacra, i quali non si vedono più nelle carte geografiche d'oggidì; così mi sono adoperato
di aggiugnere un piccolo dizionario, in cui, mercè breve spiegazione, i nomi antichi sono messi
a riscontro de' moderni. Con questo mezzo pareti debba essere cosa facile il ravvisare i nomi
antichi nella carta geografica della Palestina collocata in fine del libro.
La Storia è divisa in epoche, e queste ripartite in capitoli, i quali sono eziandio divisi in
paragrafi, che indicano la materia in ciascuna parte del capitolo contenuta. L'esperienza
suggerì essere questo il metodo più facile, perchè un racconto qualunque possa essere dalla
mente di un giovane appreso e ritenuto.
Lo studio della Storia Sacra mostra l'eccellenza sua dr, se stesso, e non ha bisogno di
essere raccomandato, chè la Storia Sacra è la più antica di tutte le storie; è la più sicura, perché
ha Dio per autore; è la più pregevole, perché contiene la Divina volontà manifestata agli
uomini; è la più utile, perché rende palesi e prova le verità di nostra Santa Religione. Nessuno
studio adunque essendo di questo più importante, non deve esservene alcun altro più carro a chi
ami davvero la Religione. Se questa mia fatica, qual ch'essa sia, sarà a taluno giovevole, ne sia
gloria a Dio, pel cui onore fu da me unicamente intrapresa. {4 [210]}
Nozioni preliminari
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Sacra Biblia - Storia Sacra - Antico e nuovo testamento - Divisione della Storia Sacra - Sacri
Scrittori - I Profeti - Veracità dei Sacri Scrittori - Assistensa Divina negli Scrittori Sacri.
Sacra Biblia. Storia Sacra. Antico e Nuovo Testamento. La parola saura Scrittura o Sacra
Bibbia vuol dire libro per eccellenza, e si usa per denotare tutti quei libri Divini, che sono dalla
Chiesa Cattolica riconosciuti per inspirati da Dio ai loro autori.
La Storia Sacra è contenuta nella Bibbia, e comprende la narrazione di ciò, che accadde
al tempo de' Patriarchi. sotto ai Condottieri, ai Giudici, ai Re ed agli altri principali Capi del
popolo ebreo, dalla creazione del mondo sino alla fondazione della Chiesa di Gesù Cristo.
La Sacra Bibbia appellasi anche Antico e Nuovo Testamento, ossia Antica e Nuova
Legge. Il primo contiene la narrazione delle cose accadute prima della venuta del Salvatore, e gli
scritti dei Profeti. Il secondo, cioè il Nuovo Testamento, abbraccia il Vangelo, gli Atti degli
Apostoli ed alcuni altri scritti dei medesimi.
Divisione della Storia Sacra. La Storia Sacra si suole dividere in sette età, ovvero epoche,
delle quali ciascuna è segnata da qualche fatto luminoso ed importante.
La prima comincia dalla Creazione del mondo, e si estende sino al diluvio avvenuto
l'anno del mondo 1656.
La seconda dal diluvio sino alla vocazione di Abramo, l'anno 2083.
La terza da questa vocazione sino all'uscita del popolo Ebreo dall'Egitto l'anno 2513.
La quarta da questa uscita sino alla fondazione del Tempio di Salomone l'anno 2903.
La quinta da detta fondazione sino alla schiavitù degli Ebrei in Babilonia l'anno 3416.
La sesta da questa schiavitù sino alla nascita di Gesù Cristo l'anno 4000.
La settima dalla nascita di G. C. sino all'anno 70 dell'era volgare, quando avvenne l’
eccidio di Gerusalemme e la dispersione degli Ebrei1. {5 [211]}
Scrittori della Storia Sacra. La Storia Sacra fu scritta dai Profeti, dagli Apostoli e da altri
personaggi, i quali, illuminati ed assistiti per singolar maniera dallo Spirito Santo, scrissero senza
poter inserire nei loro scritti il minimo errore, nè per malizia, nè per umana debolezza.
Profeti. I Profeti erano uomini mandati da Dio in vari tempi per dichiarare al popolo
Ebreo la sua volontà e predire le cose future, specialmente quelle che riguardavano il Messia.
Veracità de' Santi Scrittori. Abbiamo cinque speciali ragioni, che dimostrano i sacri
Scrittori aver detto la verità:
1. Essi narrano cose per lo più avvenute a' loro tempi, attestate da monumenti certi, che
conoscevano appieno.
2. Se avessero mentito, sarebbero stati contraddetti da gran numero d'uomini, testimoni
degli avvenimenti che essi raccontano, e i loro scritti non sarebbero stati ricevuti come Divini.
3. Erano persone degnissime di fede, alle quali non si poteva apporre alcun delitto, che
anzi ad ogni pagina fanno palese buona fede e pietà.
4. I fatti riferiti da loro sono eziandio per la maggior parte ricordati da profani autori: tali
sono la storia del diluvio, quella, dello sterminio di Sodoma e di Gomorra, il passaggio del Mar
Rosso e molti altri.
5. La dottrina, che insegnano, è conforme in tutto ai dettami della ragione.
Divina assistenza nè sacri Scrittori. Che gli scrittori della Storta Sacra siano stati nello
scriverla divinamente inspirati ai prova:
1. Dai miracoli, coi quali dimostravano di essere stati eletti da Dio come vivi stromenti
della sua parola. Dio soltanto può operare miracoli; e quando una cosa è confermata con
miracoli, noi siamo assicurati dell'intervento divino, cioè di un'autorità infallibile.
1 Secondo il programma governativo lo studio della Storia Sacra è distribuito come segue:
Alla prima elementare appartiene l'epoca I, che il maestro esporrà in forma di racconto.
La seconda elementare ripiglia l'epoca I, continua la II e III sino all'uscita del popolo Ebreo dall' Egitto.
La terza elementare comincia da questa uscita e continua l'epoca IV sino alla divisione del regno di Giuda
da quello d'Israele.
La quarta da questa divisione sino all'Ascensione di Gesù al cielo.
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
2. Dalle profezie, onde la Storia Sacra è piena, le quali si sono perfettamente avverate;
imperocchè Dio solo può predire con certezza le cose future, che non hanno necessaria relazione
colle cause naturali, nè possono dagli uomini essere molto tempo prima conosciute.
3. Dalla santità della dottrina, che nella storia sacra è insegnata, santità così perfetta da
non avere mai potuto gli increduli appuntarla di alcun difetto; mentre sappiamo, che eziandio i
più dotti tra gli uomini e di rette intenzioni, abbandonati a se stessi, vanno facilmente soggetti ad
errori.
4. Dalla testimonianza di G. C. e degli Apostoli, i quali dichiararono tutta la storia
dell'Antico Testamento essere stata scritta con l'assistenza speciale dello Spirito Santo.
5. Dalla testimonianza, che la Chiesa Cattolica diede mai sempre alla divinità della storia
tanto dell'Antico, quanto del Nuovo Testamento; la quale Chiesa Cattolica, come risulta ad
evidenza da mille argomenti, è guardiana e maestra infallibile delle verità da Dio rivelate. {6
[212]}
Epoca prima. Dalla creazione dei Mondo sino al diluvio: abbraccia
anni 1656.
Capo primo. Creazione del modo. - Creazione dell'uomo. - Paradiso
terrestre. Creazione degli Angeli.
Creazione del mondo. Dio solo è eterno, tutte le cose furono da lui create, vale a dire
tratte dal, nulla. Sebbene Iddio con un semplice atto della sua volontà potesse creare ed ordinare
le cose tutte, che nel cielo e nella terra esistono’ volle tuttavia impiegarvi sei giorni. Da principio
creò il cielo e la terra, ma questa era ancora senza forma, coperta dalle acque ed avvolta in dense
tenebre.
Nel primo giorno Iddio creò la luce e la separò dalle tenebre. La luce nominò giorno, e le
tenebre notte.
Nel secondo giorno fece il firmamento, ossia quella cotal volta azzurra, che si presenta ai
nostri occhi guardando all'insù. Il firmamento fu da Dio appellato Cielo.
Nel terzo giorno radunò le acque in un sol luogo, e così radunate chiamolle mare; e al
resto, che rimase asciutto por l'allontanamento delle acque, pose nome terra. Disse quindi Iddio:
Produca la terra erbe, piante ed alberi fruttiferi. La terra ubbidì, e subito produsse erba
verdeggiante, piante ed alberi, che fanno il frutto secondo la loro specie.
Nel quarto giorno disse Iddio: Si facciano dei luminari in Cielo, e dividano il giorno dalla
notte, e segnino le stagioni e i giorni dell'anno. Perciò fece due grandi luminari, il maggiore (il
sole) perchè risplendesse di giorno, il minore (la luna) perché diradasse, le tenebre della notte;
dipoi fece le stelle.
Si dirà: se il sole fu creato nel quarto giorno, come mai la luce fu creata nel primo
giorno? il sole non è la luce? {7 [213]} Bisogna sapere che nell'aria, ne' corpi e nelle viscere
della terra è sparso un fluido lucido, detto etere, il quale, tocco da' raggi del sole o da una
fiamma, &£onde la luce. Il fluido lucido fu creato nel primo giorno, il sole nel quarto.
Nel quinto giorno creò le varie specie di pesci che guizzano nell'acqua e le varie specie di
uccelli, che volano per l'aria.
Nel sesto giorno creò ogni sorta di rettili (animali senza gambe), e di quadrupedi (animali
di quattro piedi), e tutti gli altri animali, che camminano sopra la terra. Finalmente creò l'uomo,
che è la più perfetta di tutte le creature visibili. E vedendo che ogni cosa era buona e procedeva
secondo il suo Divin volere, nel settimo giorno si riposò, vale a dire cessò dal creare nuove cose.
Iddio santificò questo settimo giorno,e volle che in esso gli uomini, astenendosi dalle
opere servili, si occupassero soltanto in cose di pietà. Nella legge antica si osservava il Sabato;
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noi cristiani, in memoria della risurrezione del Salvatore, abbiamo per santo il giorno di
Domenica.
Creazione dell'Uomo. Quando furono create tutte le cose, che nel Cielo e nella terra si
contengono, Iddio volendo creare l'uomo disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e
somiglianza, ed abbia dominio su tutta la terra. Quindi compose {8 [214]} con fango un corpo
umano, poscia gl'inspirò un'anima vivente ed immortale. Così fu creato il primo uomo, e si
chiamò Adamo, che vuol dire formato di terni.
Paradiso Terrestre, creazione di Eva. Da prima l'uomo fu posto da Dio nel Paradiso
Terrestre, luogo deliziosissimo e abbondante d' nani sorta di frutti, che senza coltura erano
prodotti dal fertile terreno. Iddio, per istruirci che dobbiamo fuggire l'ozio, aveva anche ordinato
ad Adamo di lavorare, ma riò per divertimento soltanto e senza penosa fatica. Avevano. iìel
Paradiso Terrestre la loro sorgente quattro grandi fiumi detti Geon, Fison, Tigri ed Eufrate.
Questi due ultimi conservano tuttora il medesimo nome, nascono ambidue nell'Armenia e
racchiudono quella regione, la quale, dall'essere postat fra questi due fiumi, fu in appresso
nominata Mesopotamia.
Iddio fece di poi passare tutti gli animali davanti ad Adamo; affinché imponesse a
ciascuno un nome conveniente. Poscia volendogli dare una compagna, lo addormentò, e mentre
dormiva, trattagli dal fianco una costa, ne formò la prima donna, la quale fu detta Eva, che vuol
dire madre dei viventi.
Creazione degli Angeli. Iddio aveva anche creato una moltitudine di Angeli, cioè di
Spiriti senza corpo, arricchiti di eccellenti doni, e li aveva costituiti come principi presso di sé.
La maggior parte di essi conservarono la santità, che avevano ricevuta da Dio nella loro
creazione. Ma una parte assai considerevole prevaricò commettendo un gravissimo peccato di
superbia, volendo rendersi uguali a Dio. Capo dei ribelli fu Lucifero, l'angelo più bello del
Paradiso. S. Michele, seguito da altri angeli rimasti a Dio fedeli, si oppose a costoro gridando:
Chi è come Dio? A queste parole Lucifero e tutti i suoi seguaci furono dalla Divina Potenza in
un momento cacciati dal Paradiso e condannati alle pene eterne dell'inferno.
Gli Angeli fedeli a Dio si dicono Angeli buoni, o semplicemente Angeli: tra essi sono
scelti da Dio i nostri Angeli Custodi. Quelli poi, che per loro superbia vennero cacciati dal Cielo,
si dicono Angeli cattivi, diavoli o demoni. Stimolati questi dall'invidia tentano l'uomo con ogni
arte ed inganno per farlo cadere nel peccato ed averlo poi a compagno nella loro dannazione.
Uno di essi sotto la forma di serpente andò a tentare i nostri primi genitori e loro fece
commettere una gravissima disubbidienza. {9 [215]}
Capo secondo. Prime peccato. - Suo castigo. -Promessa del Salvatore.
Primo Peccato. Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre commisero una gravissima
disubbidienza. Era loro permesso di cibarsi d' ogni frutto, che trovavasi in quel giardino di
delizie, eccetto il frutto di un solo albero. Mangiate, disse loro Iddio, di tutti i frutti, che sono
qui; ma non toccate il frutto dell'albero della scienza del bene e del male. In qualunque giorno
voi ne mangerete, morrete. Il demonio, che era stato cacciato dal Paradiso e condannato
all'inferno per superbia, mosso da invidia che altri,andasse a godere la felicita da esso perduta,
prese la forma di serpente e disse ad Eva: Perché non mangi tu del frutto di quest'albero? Ella
rispose: Perché Dio lo proibì sotto pena di morte. No, soggiunse l'astuto serpente, non morrete;
anzi come prima ne avrete gustato, diverrete simili a Dio, sapendo il bene ed il male al pari di
lui. La donna sedotta da tali parole, si trattiene a mirare il vietato frutto, stende la mano, stacca
un frutto, lo mangia; poi ne dà al compagno, che segue l'esempio di lei.
Nel momento stesso tutto cangia di aspetto agli occhi dei nostri progenitori; il rimorso
comincia agitare i loro cuori; conoscono di essere senza vestimenta, e pieni di confusione
prendono delle foglie di fico per coprirsi; indi spaventati si nascondono in mezzo agli alberi del'
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giardino. Così fu commesso il primo peccato; quel peccato, che, trasmesso da Adamo a tutti i
suoi figli, diede origine a tutti i mali, onde sono afflitti gli uomini nell'anima e nel corpo, e che si
appella comunemente peccato originale.
Castigo di Adamo e di Eva. Commesso così il primo peccato, tosto Iddio si fece udire con
questa chiamata: Adamo, Adamo, dove sei? Egli rispose: Mi nascondo, perché non oso
comparirti innanzi. Soggiunse Iddio: Perché temi comparirmi innanzi, se non perché hai
mangiato del frutto proibito? Ripigliò Adamo: Eva, datami da te per compagna, mi ha porto di
quel frutto, ed io ne ho mangiato. Il Signore disse ad Eva: Perché hai tu fatto ciò? Ella scusossi
dicendo {10 [216]} Sedotta dal serpente ho mangiato il frutto di quell'albero. Iddio, vedendo
che dopo il peccato apponevano la colpa l'uno all'altro, pronunciò questa terribile sentenza,
prima contro del serpente dicendo: Sarai maledetto fra tutti gli animali, striscierai sulla terra e
per tutta la vita ti nutrirai di polvere; saranno inimicizie tra te e la donna; ma essa ti schiaccerà
la testa. Secondamente contro la donna: Nascendo figliuoli da te, avrai molto a soffrire; sarai
sommessa alla podestà del marito, ed egli sarà sempre a te superiore.
All'ultimo contro di Adamo: Per cagion tua la terra sarà maledetta; essa ti produrrà
triboli e spine, e con fatica ed affanno trarrai da essa il tuo nutrimento; mangerai il pane col
sudor della tua fronte, insino a che di nuovo ritornerai in polvere, dalla quale fosti tratto.
Quindi Iddio vestì Adamo ed Eva di pelli d'animali e li scacciò dal Paradiso, mettendo un
Cherubino armato di fiammeggiante spada a custodirne l'ingresso.
Promessa del Salvatore. Per questa grave disubbidienza i nostri primi genitori caddero
dallo stato d'innocenza, ed involsero nella disgrazia di Dio con se stessi tutta la loro posterità. Ma
Dio misericordioso non volle abbandonare il genere umano e lasciarlo nella perdizione
meritatasi. Perciò dopo la. caduta di Adamo e di Eva, promise, che nascerebbe dalla donna chi
avrebbe schiacciato il capo del serpente insidiatore, cioè del demonio. Era Questi il Messia,
ovvero un Redentore per la cui mediazione tutti gli uomini potessero riacquistare il perduto
diritto alla vita eterna. Questa promessa fu più volte ripetuta agli uomini; e la Storia Sacra può
dirsi una serie non interrotta di queste promesse, che si facevano più chiare di mano in mano, che
si andava avvicinando il tempo del sospirato Redentore.
Capo terzo. Caino ed Abele. - Castigo di Caino. - Suoi discendenti. Morte di
Adamo e di Eva.
Caino ed Abele. Adamo ed Eva ebbero due figliuoli, uno per nome Caino, l'altro Abele.
Caino attendeva alla coltura dei campi, Abele alla custodia delle pecore; ma d'animo e di costurii
erano molto diversi. Caino, guidato da avarizia, {11 [217]} ne' suoi sacrifizi offeriva a Dio i
peggiori frutti, della terra; Abele all'incontro con animo buono e sincero offeriva i, migliori parti
della, sua greggia. Iddio per altro, che conosce tutte le nostre buone e cattive disposizioni, mostrò
di gradii e le offerte di Abele e di sdegnare quelle di Caino, il quale mosso da invidia fu
grandemente irritato contro del fratello. Iddio lo avvertì con bontà dicendogli: Perché sei così
sdegnato? Opera bene, e mi sarai caro come Abele; altrimenti il peccato non tarderei a farsi
strada nel tuo cuore. Caino disprezzò l'avviso del Signore e roso da invidia, fingendo amore
verso Abele, gli disse un giorno: Vuoi tu venir metà alla campagna? All'invito l' innocente Abele
accondiscese con allegrezza; ma non sì tosto furono lontani dagli occhi dei loro genitori, Caino,
si avventò all'improvviso sul fratello e lo uccise. (Anno del mondo 129).
Castigo di Caino. La voce del Signore non tardò a farsi udire domandando al fratricida:
Caino, dov'à tuo fratello Abele? Caino arrogantemente rispose: Io non so: sono io terse il
custode di lui? Il Signore soggiunse: Che hai tu tatto? Il sangue del fiatel tuo grida vendetta
contro di te; tu sarai maledetto su quella terra, che ha bevuto il sangue di Abele; invano la
coltiverai. Sarai errante e vagabondo senza poter trovare rifugio. Caino, preso da terrore e da
disperazione, fuggì dal cospetto di Dio e menò il resto della sua vita in preda dei più crudeli
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rimorsi, finche (come comunemente si crede) la terminò trafitto di un dardo da Lameco suo
pronipote, che lo aveva creduto una fiera. Credesi che Caino, introducendo la frode nel traffico,
abbia dato origine ai pesi, alle misure ed ai termini dei campi.
Discendenti di Caino. I discendenti.di Caino furono malvagi e sono detti figliuoli degli
uomini. Alcuni di loro per altro si illustrarono per utili ed ingegnose scoperte: Jubal inventò la
musica; Tubalcain ritrovò il modo di fondere il’ferro ed il rame per farne strumenti; Atoema
insegnò la maniera di, filare la lana e di tessere la tela.
Morte di Adamo e di Eva. Dopo la morte di Abele Adamo ebbe un altro figliuolo per
nome Seth (l'anno 130) con altri figliuoli ed altre figlie. Condusse poi una vita penitente in
espiazione del suo peccato, e santamente morì in età di anni 930. {12 [218]}
Quasi nello stesso tempo Eva passò di questa vita, dopo aver anch'ella fatta penitenza del
suo, peccato. La Chiesa greca onora questi due nostri primogenitori come santi. Da molti si
attribuisce ad Adamo l'invenzione della scrittura e delle arti meccaniche e liberali.
Capo quarto. Seth. - Malvagità degli nemici. - Noè e la costruzione dell'arca.
Noè predica la giustizia. - Osservazione.
Seth e sua posterità. Seth uomo dabbene fu ceppo dei buoni, che nei libri santi sono detti
figliuoli di Dio. Dopo aver vissuto 912 anni, egli moriva l'anno del mondo 1042 lasciando
numerosa posterità imitatrice delle.sue virtù. Fra` suoi discendenti meritano special menzione
Enos, che fu primo ad' onorare il nome del Signore con pubbliche e solenni cerimonie, vale a
dire con culto esterno: Enoc, il quale ancor vivo fu miracolosamente da Dio levato dal consorzio
degli uomini; e Matusalem, il quale ebbe una vita più lunga che tutti gli altri uomini, essendo
arrivato all'età di 969 anni.
Malvagità degli uomini. Finché i discendenti di Seth usarono tra loro, poterono
conservarsi fedeli a Dio; ma quando cominciarono a trattare coi discendenti di Caino, divennero
malvagi anch'essi. Nacquero da loro mostruosi giganti, che tanto per la grandezza della statura,
quanto per la eccessiva insolenza sono famosi in tutta l'antichità. Costoro empierono il mondo di
vizi e di scelleraggini a segno, che ognuno aveva abbandonato la via del Signore. Per la qual
cosa sdegnato Iddio decretò di sterminare tutto il genere umano col diluvio. Sterminerò, disse,
dalla faccia della. terra l'uomo che creai, tutti gli animali, i rettili e fino gli uccelli dell'aria:
tutto farò perire.
Noè e la costruzione dell'arca. In mezzo alla depravazione universale vi furono
nulladimeno alcuni uomini giusti, i quali, coltivando la vera religione e la virtù, conservarono
viva la fede in Dio e nel Redentore promesso. Tra costoro fu Noè, figlio di Lameco della stirpe
di Seth. In età di 300 anni egli ebbe tre figliuoli di nome Sem, Cam e Jafet. Questa famiglia trovò
grazia negli occhi di Dio, il quale perciò disse a Noè: Fabbrica un'arca, ovvero una grande {13
[219]} nave divisa in tre piani. Abbia essa 300 cubiti di lunghezza, 50 di larghezza e 30 di
altezza2; ivi farai entrare un pajo di tutti gli animali colle debite provvisioni.
Noè predica la giustizia. Iddio diede a Noè l'ordine di fabbricarsi l'arca l'anno 1536, 120
anni prima del diluvio, concedendo tutto quel tempo agli uomini per convertirsi. In pari tempo
gli ordinò di predicare loro la. giustizia, per chiamarli a pentimento; ma fu tutto invano. Udirono
le minacce e le esortazioni di lui, lo videro fabbricare l’ arca senza restarne punto commossi;
anzi abbandonaronsi alle gozzoviglie ed ai piaceri. Onde vie più mosso a sdegno Iddio mandò ad
effetto le sue minacce con un diluvio universale (1656).
Osservazione. É degno da osservare, che l'età degli antidiluviani, cioè di quelli i quali
vissero prima del diluvio, spesso oltrepassava i 900 anni; dopo fu molto più breve. Il governo dei
discendenti di Seth (che formano la serie dei dieci Patriarchi antidiluviani), éra patriarcale, cioè
ciascun patriarca era capo della sua famiglia, che governava tanto nelle cose spirituali, quanto
2 Il cubito vale circa 61 centimetri; sicchè l'arca aveva circa 183 metri di lunghezza, 30 di larghezza, e 18 di altezza.
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nelle temporali; ma i discendenti di Caino, dopo di aver costrutta la prima città denominata
Enocchia da Enoc suo fondatore, pare siansi governati con leggi comuni. {14 [220]}
Epoca seconda. Dal Diluvio l'anno 1656 fino alla vocazione di Abramo
l'anno 2083: comprende anni 427.
Capo primo. Noè nell'area. - Diluvio universale. - Fine dei diluvio. Noè
ringrazia il Signore. - Insolenza di Cam e morte di Noè.
Noè nell'arca. Continuavano gli uomini a vivere in preda al vizio, quando Noè, costretta
l'arca, ebbe da Dio il comando di entrarvi colla consorte, coi figli e colle loro mogli; e introdurvi
un paio d'ogni specie d'animali immondi {15 [221]} vale a dire di quegli animali, di cui non era
lecito cibarsi, nè far sacrifizio. Degli animali mondi poi, (cioè di quelli che a Dio potevano
sacrificarsi, e de' quali era lecito cibarsi) non un paio, ma sette in un con le vettovaglie necessarie
per gli uomini e per le bestie. Compiuto questo comando, Dio medesimo chiuse la porta dell'arca
al di fuori.
Diluvio universale. Allora si vide coprirsi di oscure nubi il cielo; dirotte pioggie
precipitarono giù per quaranta giorni ed altrettante notti; si gonfiarono e strariparono i fiumi e i
mari; i fonti e tutte le acque delle viscere della terra sgorgarono con tanto impeto e in tanta copia,
che la coprirono tutta, e, levandosi quindici cubiti al disopra delle più alte montagne,
sommersero tutta la terra, gli animali tutti, eccettuati quelli rinchiusi nell'arca.
Fine del diluvio. Mentre le punitrici acque distruggevano tutti gli esseri vegetabili e
viventi, l'arca di Noè andò galleggiando sopra le ofide per 150 giorni. Di poi Iddio mandò un
vento gagliardo e caldo, pel quale a poco a poco le acque furono diminuite ed abbassate in guisa,
che l'arca si potè fermare sulla cima del monte Ararat nell'Armenia3. Noè allora apri la finestra
dell'arca e mandò fuori il corvo, che non ritornò, essendosi verisimilmente trattenuto a pascersi
delle carni dei cadaveri. Dopo sette giorni mandò la colomba, che, non avendo trovato luogo ove
posare il piede, ritornò a Noè, il quale, stesa la mano, la ripose nell'arca.
Passati altri sette giorni, la inviò nuovamente fuori, ed essa ritornò portando col becco un
ramo verde di olivo, segno che l'inondazione finiva. Mandatala per la terza volta, non ricomparve
più;’chiaro indizio che le piante erano già scoperte, e la terra era quasi asciutta. Tardò tuttavia
Noè sette altri giorni; poscia secondo il divino comando uscì dall'arca colla famiglia e con tutti
gli animali. Così ebbe fine il diluvio, che durò un anno, meno tredici giorni. (A. del m. 1657, di
Noè 601)4. {16 [222]}
Noè ringrazia il Signore. Uscito Noè dall'arca, vedendo che la terra era deserta e priva di
abitatori, lui solo colla famiglia salvato in maniera si miracolosa, compreso di gratitudine innalzò
un altare ed offerì un sacrificio al Signore. Quest'atto di culto esterno tornò a Dio di sommo,
gradimento, e, in segno di benevolenza fece comparire sull'orizzonte una iride brillante, ossia
l'arco baleno, dicendo a Noè e a' suoi figliuoli: Ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con
la vostra discendenza; non vi sarà più diluvio per distruggere il genere umano e, quando
vedrete il mio arco in cielo, ricordatevi dell'alleanza, che ho fatto con voi.
3 Dicesi che ancora oggidì su questo monte si vedano degli avanzi dell'arca di Noè. La sommità per altro ne è quasi
inaccessibile (Calmet). Vedi Ararat in fine del libro.
4 Quanto più i dotti andarono studiando la formazione della terra odierna, de suoi colli e delle sue montagne, tanto
più raccolsero evidenti prove del diluvio. Infatti trovarono conchiglie e pesci impietriti entro le viscere di alte
colline, e queste formate da strati sovrapposti l'uno all'altro, e prodotti dalle varie ondate del diluvio. Gli stessi dotti
riconobbero che gli animali, le piante e le loro foglie avevano prima del diluvio dimensioni assai più grandi delle
odierne. Perciò anche la corporatura degli uomini aver doveva proporzioni più alte e larghe, il che spiegherebbe
naturalmente la loro longevità.
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Insolenza di Cam e morte di Noè. Qualche anno dopo il diluvio, Noè dando opera alla
coltura della terra piantò la vite, e coltane l'uva ne spremette il vino. Non conoscendone la forza
beve più che non conveniva, e sopito dal vino si addormentò. Cani insolente, senza riflettere al
rispetto dovuto al padre, andò a chiamare i suoi fratelli per beffarlo. Ma essi ben diversi dal loro
fratello, si diportarono verso il padre con tutto il voluto rispetto. Noè svegliatosi, e saputa
l'insolenza di Cam, maledisse la sua posterità predicendo che i discendenti di lui sarebbero stati
soggetti e schiavi ai discendenti di Sem e di Jafet; il che tutto si avverò. (Anno del m. 1663).
Noè visse 350 anni dopo il diluvio, e mori nel 2006 in età d'anni 950. Gli orientali dicono
che il corpo di Adamo conservato nell'arca sia stato con quello di Noè seppellito da Sem sopra
un monte vicino a Salem, o Gerusalemme. (Calmet, St. del V. T.). {17 [223]} [Bosco: Storia
Sacra.]
Capo secondo. Terre di Babele. - Divisione del mondo. - Particelarità della
torre 1 Babele. - Gli Ebrei. - Nascita di Abramo. - Origine e propagazione
dell’Idolatria.
Torre di Babele. I figliuoli di Seni, Cam e Jafet cresciuti in gran numero, non potendo più
abitare nello stesso luogo, pensarono a dividersi. Ma prima di separarsi s'accordarono di lasciare
eterna memoria di sè innalzando una torre, la cui cima toccasse il Cielo. A questo fine scesero
nel paese di Sennaar, ovvero nella contrada di Babilonia, dove con mattoni e bitume si accinsero
a fabbricare una città, nel cui mezzo doveva sorgere la famosa torre. Erano i loro lavori già
pervenuti ad una straordinaria altezza, quando il Signore sdegnando la folle impresa e volendo
confondere la loro superbia, mandò fra essi la confusione delle lingue.
Divisione del mondo. Non intendendosi più l'un l'altro, i discendenti di Noè dovettero
desistere da quell'edificio, dividersi in colonie e trasferirsi ad abitare varie parti del {18 [224]}
mondo. A Jafet toccò l'Europa con l'Asia minore;.a Sem l'Asia dalla parte d'Oriente; a Cam
l'Africa colla Palestina e colla Fenicia. (A. del m. 1707).
Particolarità della torre di Babele. Questa torre fu detta di Babele, che vuol dire
confusione, perchè quivi fu confuso il linguaggio degli uomini. Imperciocchè prima parlavano
tutti una sola lingua. Da questa prodigiosa confusione uscirono quelle lingue,.che si chiamano
madri, perché da esse derivano tutte le altre. Quella torre era formata a spire ed ascendeva ad
un'altezza smisurata. Gli Ebrei, esagerando, la'dissero innalzata fino a 27 miglia, circa 70
chilometri.
Quivi il feroce Nembrod,.nipote di Cani, edificò la città di Babilonia, e, fattosi potente,
ridusse molta. gente sotto al suo dominio. Si vuole che egli abbia fondato otto città, e dato
principio alla prima monarchia, la quale di poi, perchà accresciuta da Assur, venne nominata
monarchia degli Assiri.
Gli Ebrei. Nascita di Abramo. ll nome Ebreo, tante volte ripetuto nella Storia Sacra’si
vuole derivato da Eber discendente di Sem, e da esso furono detti Ebrei i suoi posteri. Questi da
principio abitavano nella Caldea. Da Tare, discendente di. Eber, nacque Abramo in Ur città della
Caldea l'anno del mondo 2008, trecento cinquanta due anni dopa il diluvio. In questa città si
adoravano gli idoli, cioè si adoravano stelle, animali, piante, pietre, fuoco, demoni; culto questo
che dicesi idolatria.
Origine e propagazione dell'idolatria. Idolatria significa dare alle creature quel culto che
è solamente dovuto a Dio. L'origine di questa falsa religione si crede precedesse al diluvio. Il
malvagio Cam ne conservò la memoria, e la propagò. Lo stesso dicasi della magia e di molte
superstizioni, che la storia ci dimostra aver avuto luogo sin da quei tempi antichissimi in Egitto,
che fu la dimora di Cam e dei suoi figliuoli. Si deve pure osservare che dopo qualche secolo
dalla confusione delle lingue, essendosi sempre, più diminuita ed oscurata l'idea di un solo Dio
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Creatore del cielo e della terra, l'idolatria 4i estese in tutto il mondo e fra tutti i popoli, eccettuato
il popolo Ebreo. {19 [225]}
Epoca terza. Dalla vocazione di Abramo l'anno 2083 fino all'uscita
degli Ebrei dall'Egitto l'anno 2513: comprende anni 430.
Capo primo. Vocazione di Abramo. - Le tre promesse. - Abramo in Editto. -
Si separa da Lot.-Sua vittoria. -Melchisedecco. - Ospitalità di Abramo. -
Incendio di Sodoma e di Gomorra.
Vocazione di Abramo. Mentre l'idolatria colle sue abbominazioni andavasi dilatando nel
mondo e la maggior parte degli uomini si abbandonava ad ogni sorta di vizi, i discendenti di Sem
vivevano giustamente. Per conservare la verace religione Iddio elesse una famiglia, nella quale si
propagasse, come per ereditaria successione, la memoria del Creatore e delle sue opere, la fede e
la speranza nel futuro Redentore. Il capo di questa grande famiglia fu Abramo. Egli, come si
disse, abitava in Ur città della Caldea, dove in mezzo agli idolatri serbava il culto della vera
religione. Iddio gli comando di uscire dal proprio paese e di andare nella terra di Canaan,
dicendogli: Abbandona la tua patria, i tuoi parenti e la casa di tuo padre; va nel paese, che io ti
mostrerò: ti fard diventar capo di un gran popolo; per Te saranno le nazioni benedette e colme
di beni. Mira il Cielo, conta se puoi le stelle, la tua stirpe crescerà del pari in numero.
Obbediente al divino comando, Abramo si parti colla moglie Sara e con Lot suo nipote,
conducendo seco servi e gregge. Giunto al paese di Canaan, che più tardi fu detto Palestina o
terra santa, il Signore gli parlò di nuovo e gli disse: Io darò questo paese a te, e alla tua
posterità. Abramo riconoscente eresse un altare nel luogo in cui gli {20 [226]} era comparso
Iddio: Questa chiamata di Dio e questa pronta ubbidienza d'Abramo, nonostante le più gravi
difficoltà che gli, fu. forza vincere, appellasi Vocazione d'Abramo.
Le tre, promesse. Con queste due parlate Iddio fece tre promesse ad Abramo: 1° che
avrebbe dato ai suoi discendenti il paese di Canaan, dóve l'aveva fatto venire. Abramo dimorò
molto tempo nella Cananea, ma come forestiere, o come possessore di qualche tratto di paese. I
discendenti suoi ne divennero di fatto padroni quando, compiendosi le divine protraesse dopo
una serie di maravigliosi avvenimenti, guidati da Qiocuò ne andarono al possesso. Da quel
tempo la terra di Canaan cominciò a chiamarsi terra promessa; 2° che lo avrebbe fatto padre di
un popolo numeroso come le stelle del cielo e le arene del mare; 3° che tutte le nazioni della
terra,
avvolte nell'idolatria, sarebbero state benedette per mezzo di lui, ossia richiamate alla
conoscenza del vero Dio, da uNo che nascerebbe da lui, cioè dal Salvatore. Nel decorso della
storia noi vedremo queste tre promesse perfettamente avverate nei discendenti d'Abramo.
Abramo in Egitto - Si separa da Lot. Abramo dopo esser alcun tempo vissuto nella terra
di Canaan, per una grave carestia fu costretto a condursi nell'Egitto, dove si procacciò grande
quantità di oro, di argento e di gregge. Cessata la penuria, ritornò nella Cananea carico di
ricchezze. Qui avvenne che i pastori di Abramo e di Lot ebbero più volte a contendere fra loro,
perché, ognuno di essi voleva i pascoli migliori.
Abramo, il quale amava la pace, ne ebbe dispiacere. Io ti prego, disse a Lot, che non si
facciano contese f3•z noi, nè fra i nostri pastori, perciocchè siamo fratelli. Mira il paese, che ci
sta Intorno, scegli qual parte più ti piace. Se tu vai alla destra, io andrò alla sinistra; se tu
preferisci la sinistra, io prender la destra. Lot scelse una fertile campagna posta sulle rive del
fiume Giordano, dove erano cinque città note sotto il nome di Pentapoli, tra le quali Sodoma e
Gomorra. Abramo restò nel paese di Canaan. (A. del m. 2084).
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Vittoria di Abramo. Nella terra di Canaan ognie popolazione aveva il suo re. Laonde
quasi ogni paese formava una specie di piccolo regno, governato con leggi ed usanze proprie. Ma
quei Re, che non avevano di che occuparsi nel governere {21 [227]} i proprii sudditi, spesso
erano tra loro in dissensione. Ora accadde, che quattro di questi re mossero guerra a cinque altri,
fra i quali erano quelli di Sodoma e Gomorra. Questi ultimi essendo stati sconfitti, fu fatto
prigioniero anche Lot colla sua famiglia. Un servo di lui, fuggito dalla zuffa corse a darne avviso
ad Abramo, il quale con trecento e diciotto de'suoi servi ben armati si affrettò di venire in aiuto
degli oppressi, e notte tempo piombando sui vincitori, li ruppe, li disperse e loro ritolse la preda e
i prigionieri. Così Lot fu salvato e restituito in libertà. (A. del m. 2092).
Melchisedecco. Melchisedecco era re di Gerusalemme, e nel tempo stesso sacerdote del
vero Dio: vale a dire egli governava il suo popolo nelle cose spirituali e nelle temporali. Avuta
notizia delle vittorie d'Abramo e del suo avanzarsi alla volta di Gerusalemme gli andò incontro,
offri pane e vino a lui e al suo esercito, e benedicendolo disse: Sia lodato l'altissimo Iddio, che vi
ha dato in potere i vostri nemici. Abramo riconoscendo la vittoria da Dio, volle onorarlo nella
persona del suo ministro, e diede a Melchisedecco la decima di quanto aveva acquistato. Il re di
Sodoma volle, che Abramo si avesse tutto il bottino, chiedendo solo la libertà della sua gente: ma
Abramo ricusò di accettare cosa alcuna, e, ad eccezione di quello che appartenea ai soldati, tutto
generosamente gli restituì.
Ospitalità di Abramo. Ritornato Abramo nel paese di Canaan colla sua famiglia, abitò
nella valle di Mambre attendendo al lavoro dei campi, al pascolo del gregge e alle opere di carità.
Una mattina mentre sedeva all'ombra di un albero, scorse di lontano tre forestieri. Solito ad usare
ospitalità e cortesia con tutti, tosto andò verso di loro e rispettosamente indirizzando la parola, ad
uno di essi: Mio signore, gli disse, se vuoi' farmi cosa grata, non oltrepassare questa mia casa
senza fermarti. Riposatevi tutti e tre; io vi preparerò del cibo prima che continuiate il vostro
cammino. Ed eglino: Fa come hai detto.
Abramo fece in fretta apprestare delle schiacciate da Sara sua consorte, e scelse il più
grasso de' suoi vitelli; poscia presentò a' suoi ospiti latte, burro, focacce e carne arrostita. Mentre
mangiavano, egli stava presso di loro sotto a quell'albero, pronto ad ogni servizio. Quando i tre
viaggiatori {22 [228]} furono per rimettersi in via, uno disse ad Abramo: Ritornerò a te l'anno
venturo, e Sara allora avrà un figliuolo. Come gli predisse, così avvenne, quantunque Abramo e
Sara fossero già molto avanzati in età; giacche quegli che annunciava tal cosa un Angelo, che
parlava a nome del Signore ed Angeli erano gli altri due ospiti. (A. del m. 2106).
Incendio di Sodoma e Gomorra. Abramo avendo accompaguato, i suoi tre ospiti fino alle
porte di Sodoma, il Signore gli disse, che aveva determinato di far cadere sulle cinque città della
Pentapoli il giusto castigo,.che gli enormi peccati di quegli abitanti avevano provocato. Ciò udito
il benefico Abramo, supplicò Iddio a voler risparmiare quelle città. Il Signore gli, promise, che,
qualora in esse si trovassero dieci giusti, le avrebbe risparmiate; ma neppure si piccol numero’si
poté trovare, tanto ne erano corrotti ed empi gli abitanti. Il di seguente, allo spuntar del giorno, fu
eseguito il tremendo flagello. Gli Angeli per altro avvertirono a tempo Lot,. anzi lo condussero
per mano fuori della città con tutti i suoi. Appena uscito, cadde dal cielo una pioggia di fuoco e
di zolfo avvampante, che interamente distrusse quelle città. Dipoi si aprì la terra, sprofondarono
le case, e tutti gli abitanti furono ingoiati, formandosi quivi un lago, che si dice Mare Morto,
ovvero Asfaltide, dalle acque bituminose e dense a guisa di asfalto. Mentre Lot colla famiglia
scampava dall'orribile incendio e trasferivasi a Segar (quinta di quelle città salvata per le
preghiere di lui) perdé la moglie, perciocchè contro l'espresso divieto degli Angioli avendo ella,
guardato indietro, fu in castigo della sua disubbidienza cangiata in una statua di sale. (A. del m.
2107).
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Capo secondo. Sacrifizio d'Abramo. - Abramo ed Eliezero. - Matrimonio d'
Isacco e di Rebecca. - Nascita di Esaù e di Giacobbe. Morte di Abramo. -
Isacco in Gerars.
Sacrifizio di Abramo. Un anno dopo la promessa fatta dal Signore nacque ad Abramo un
figliuolo, che fu nominato Isaoco. Crescendo nel timor di Dio, formava la delizia de' suoi
genitori. Volendo Iddio provare l'ubbidienza e la fedeltà del suo servo, {23 [229]} un giorno gli
disse: Abramo, prendi il tuo unico figlio, il tuo Isacco, a cui vuoi tutto il tuo bene, va sul monte
Moria ed offrilo a me in sacrifizio. Senza profferir lamento Abramo prepara le legna, ne carica
un giumento, e accompagnato da due servi mettesi col figlio in cammino. Dopo tre giorni giunto
appiò del monte, comanda che ognuno si fermi, indi pone le legna sopra Isacco ed egli stesso
portando in mano il fuoco ed il coltello insieme col figlio sale il monte. Cammin facendo Isacco
disse: Padre mio, ecco il fuoco e le legna, ma dové la vittima da sacrificarsi? - Mio figlio,
rispose Abramo, il Signore ce la provvederà. - Isacco ignorava fino allora che egli stesso doveva
essere la vittima. Pervenuti sulla sommità del monte, Abramo erge un altare, vi dispone le legna,
lega il figlio, e sopra lo, colloca. Isacco tace ed ubbidisce. Abramo stende la mano, piglia il
coltello e già vibrava il colpo per sacrificare il figliuolo, quando un Angelo del Signore grida:
Abramo, Abramo, fermati, non far male al fanciullo, ora conosco che temi veramente il Signore,
perciocche per ubbidire a lui non risparmiasti l'unico tuo figlio. Abramo si arrestò, e volgendo
lo sguardo {24 [230]} videsi vicino un montone avviluppato colle corna fra i cespugli, che.
lietamente sacrificò in luogo del figliuolo. Iddio per ricompensare questa generosa ubbidienza di
Abramo, lo benedisse, e gli rinnovò le tre promesse già fattegli nella terra di Canaan. Il Signore
benedice sempre coloro che sono ubbidienti ai suoi precetti. (A. del m. 2145).
Abramo ed Eliezero. Abramo passò il resto della sua vita sempre occupato in opere
buone, e perciò sempre benedetto dal Signore. Prima di morire volle cercare per suo figlio una
sposa virtuosa e piena del timor di Dio. A quest'uopo commise ad Eliezero, primo de' suoi servi,
di andare in Aran città della Mesopotamia, nella quale egli aveva.pure abitato per qualche tempo.
Eliezero aveva seco dieci cammelli carichi di preziosi doni da regalare alla zitella destinata al
suo padrone, e ai parenti di lei. Giunto a quella città in sulla sera, si fermò vicino ad un pozzo
appunto al tempo che gli abitanti venivano ad attignere acqua. Per assicurarsi dei voleri del cielo,
Eliezero cosa pregò: Signore Iddio di Abramo, fa che la donzella che sarà per darmi da bere,
quando ne chiederò, sia quella che tu eleggi per Isacco. Aveva appena posto fine alla preghiera,
quando ecco una fanciulla di nome Rebecca si avanza con una secchia in sulle spalle, che
calando nel pozzo empie d' acqua. Eliezero le si avvicina, e, fanciulla, le dice con bel garbo,
dammi un po' da bere. Volentieri, risponde, bevi tu, mio buon signore, e bevano i tuoi cammelli.
A questi segni Eliezero conobbe i divini voleri; e dopo aver bevuto, continuò il suo discorso
dicendo: Di grazia, di chi sei figliuola? In casa di tuo padre potrei trovare alloggio? Rebecca
rispose: Io sono figlia di Batuele; mio avolo è fratello di Abramo, vieni pure; in casa di mio
padre avvi alloggio per te, fieno e paglia in abbondanza pei tuoi cammelli. In quel momento usci
di casa Labano fratello di Rebecca, che rinnovò lo stesso invito. Allora Eliezero ringraziando
Iddio, entrò nella casa di Batuele dove ebbe splendida accoglienza. In questa guisa la giovane
Rebecca, che nella casa paterna era stata modello di virtù per amore al lavoro e per ossequio ai
parenti, divenne la moglie del virtuoso Isacco. e la gloria della sua famiglia
Matrimonio di Isacco e di Rebecca. Prima di ogni altra cosa Eliezero si fe' conoscere per
servo inviato da Abramo {25 [231]} in cerca di una sposa pel suo figlio. E siccome in modo non
dubbio aveva conosciuto essere Rebecca scelta' da Dio per isposa d'Isacco, ne fece solenne
richiesta. I parenti, avutone pieno consenso da Rebecca, risposero: Troppo chiara b la volontà di
Dio; noi non vogliamo opporci. Rebecca colla sua nutrice vada pur teco e sia la sposa d'Isacco.
Allora Eliezero offeri molti preziosi doni a Rebecca, alla madre di lei e agli altri parenti. I
magnifici doni, le conosciute virtù d' Isacco, i nuovi vincoli che si stringevano col patriarca
Abramo, colmarono i cuori di tutti di santa allegrezza. Tre giorni dopo partirono per la Cananea.
(A. del m. 2148).
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Nascita di Esaù e di Giacobbe. Morte di Abramo. Da questo maritaggio nacquero due
figliuoli gemelli, il primo nominato Esaù, l’ altro Giacobbe. Abramo visse ancora alcuni anni,. e
consumato da lunghe e dure fatiche, pieno di meriti repósò nella pace dei giusti in età di anni
175. (Del m. 2183).
Isacco in Gerara. Isacco seguiva gli esempi di virtù del suo santo genitore; ma
sopravvenuta grande carestia, fu dal Signore avvisato di recarsi in Gerara, città posta sui confini
dell'Arabia Petrea, in quel tempo abitata dai Filistei. Ivi cortesemente accolto dal re Abimelecco,
si diede colla famiglia a coltivare la terra. Il Signore benedisse largamente le sue fatiche, di
modo che la raccolta fu moltiplicata, e il suo bestiame aumentò a segno da eccitare la gelosia di
quei popoli. La loro igvidia li spinse ad empiere di terra i pozzi, che i servi d'Isacco avevano
scavato nella campagna per abbeveraree il bestiame. Allora il re Abimelecco volendo conservare
la pace. Va, disse ad Isacco, ritirati dalla nostra terra, perché sei più potente di noi.
Isacco si recò in un vasto deserto detto Bersabea, tra il Mare Morto ed il Mediterraneo.
Qui il Signore gli ripete le promesse già fatte ad Abramo, dicendo: Io moltiplicherò la tua stirpe
come le stelle del Cielo; darò a' tuoi discendenti questo paese, ed in Quello (nel Messia) che
nascerla da le, saranno benedette tutte le nazioni della terra. Isacco in ringraziamento alzò in
quel luogo un altare, e invocò il nome del Signore. (A. del m. 2200). {26 [232]}
Capo terzo. Esaù vende la primogenitura. - Conseguenze di questa vendita.
- Scala di Giacobbe. - Giacobbe in casa di Labano. - Sua partenza. - Labano
lo insegue. - Letta con la angelo. - Giacobbe si riconcilia con Esaù. - Fatto
di Dina. - Giacobbe fa le esequie il padre.
Esaù vende la primogenitura: Esaù primogenito d'Isacco attendeva alla caccia ed
all'agricoltura; Giacobbe alla custodia del gregge. Costui essendo di carattere semplice e molto
ossequente ai genitori, era assai amato dalla madre. Tornando un giorno Esaù dalla caccia
affamato, vide suo fratello che cotto si aveva delle lenticchie, e gliele dimandò. Cedimi,
rispostigli Giacobbe, la tua primogenitura e te le darò. - Che mi vale, disse fra sè Esaù, il diritto
di primogenitura, se io intanto muoio di fame? e non badando più oltre, con giuramento gliela.
cedé. Indi mangiò e bevve senza riflettere alle' conseguenze della sua leggerezza.
Conseguenze di questa vendita. Le conseguenze di questa vendita furono funestissime.
Ecco il fatto. Isacco divenuto vecchio, cieco ed infermo, disse un giorno ad Esaù: Va alla caccia,
e di tua cacciagione mi apparecchierai una vivanda condita nel modo che sai tornarmi più
gradevole, affinché io ne mangi, e ti benedica prima di morire. Esaù andò prontamente.
Rebecca, che portava speciale affetto a Giacobbe, avendo udite le parole d'Isacco, si
affrettò di acconciare due capretti,: come fossero stati la selvaggina di Esaù. Di poi vestì
Giacobbe degli abiti di Esaù, e perché questi era peloso, copri il collo e le mani di Giacobbe
colla pelle dei capretti, quindi colla vivanda lo mandò ad Isacco. Come gli fu vicino, chi sei tu?
gli disse il padre. E Giacobbe: Io sono Esaù tuo primogenito: ho eseguito quanto hai comandato.
Or mangia e dammi la tua benedizione. Rispose Isacco: Appressati, ché io voglio accertarmi. E
palpatolo, continuò: La voce è di Giacobbe, ma le mani sono di Esaù. Il buon padre mangiò, indi
imponendo le mani sul figlio lo benedisse e gli augurò tutte le celesti felicità5. {27 [233]}
Appena uscito Giacobbe, giunse Esaù portando una vivanda acconciata con prestezza e
disse: Alzati, mio padre, e mangia della mia cacciagione. - Chi sei tu? disse meravigliato il
genitore. Sono Esaù tuo primogenito, rispose, il’figlio. Fu scoperto allora l'inganno di Giacobbe;
ma con tuttociò Isacco non ritirò da Giacobbe la data benedizione, perché Iddio voleva infatti
porre Giacobbe nel luogo di Esaù. Questi pianse amaramente, si penti della vendita della
primogenitura al suo fratello, e nel suo sdegno giunse a minacciargli la morte; così che Giacobbe
non aveva più sicura la vita nella casa paterna. (A. del m. 2245)
5 La paterna benedizione era considerata come sorgente di molti beni temporali e spirituali.
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Scala di Giacobbe. Giacobbe per sottrarsi al furore del fratello deliberò, cosi consigliato
dalla madre, di rifugiarsi in casa di Labano suo zio materno, che dimorava tuttora nella città di
Caran. Mentre viaggiava, fu sopraggiunto dalla notte lungi da ogni abitazione. Egli non poto a
meno di provare grande inquietudine; ma avendo la coscienza pura depose ogni timore e si
abbandonò nelle mani della divina Provvidenza. Affranto dalla fatica si adagiò sul terreno e,
ponendosi per guanciale una pietra, si addormentò all'aria aperta, Iddio protegge sempre chi gli è
fedele: perciò mentre Giacobbe dormiva, gli fe' vedere una scala misteriosa, che dalla terra
pareva giungere al Cielo. Su di essa saliva e discendeva un numeroso coro di Angeli, e nella
sommità era Dio, che tosi gli parlò: Io sono il Signore Dio di Abramo e di Isacco. Io darà, alla
tua discendenza la terra sulla quale tu dormi, la tua stirpe sari come la polvere della terra, e in
te, in Quello che nascerà dalla tua stirpe (cioè nel Messia) saranno benedette tutte le nazioni e
tribù della terra. Dovunque andrai sarò sempre teco, sarò tuo protettore e ti ricondurrò {28
[234]} in questo paese. Spaventato Giacobbe svegliossi, e, come aggiornò, prese la pietra che
servito avea di guaneiale, la innalza a guisa di altare a perpetuo monumento, versandovi sopra
dell'olio per consacrarla al Signore.
Giacobbe in casa di Labano. Giacobbe continuò il suo viaggio e, giunto a Caran, si
fermò presso di un pozzo coperto da grossa pietra, attorniato da tre mandre di pecore. Rivoltosi
ai pastori, che le custodivano: Miei fratelli, loro disse, d'onde siete? - Siamo di Caran, risposero.
- Conoscete voi Labano? - Sì lo conosciamo. - Sta bene? - Si, egli gode perfetta salute; ecco sua
figlia Rachele, che viene colle pecore. Affrettossi tosto Giacobbe a togliere il coperchio dal
pozzo, abbeverò le pecore della cugina, e con parole miste di lagrime la salutò nella più cortese
maniera. Rachele corse a darne nuova al padre, il quale con prestezza andato alla.volta di
Giacobbe, lo abbracciò teneramente e lo condusse in casa sua. Qui Giacobbe dimorò più anni,
custodendo fedelmente il gregge di suo zio e servendolo con gran premura, benché dovesse
soffrire molto appo di lui. In tutte queste azioni non perdé mai di vista il santo timor di Dio.
Labano, ammirando la fedeltà e le rare virtù del nipote, diegli in isposa sua figlia Rachele.
Giacobbe, benedetto dal Signore, acquistò molte ricchezze e divenne padrone di molti servi e e
possessore di numerose mandre di capre, di pecore, di cammelli e di altri giumenti. Queste
sostanze formavano le ricchezze, secondo il costume di quei tempi. (A. del m. 2252).
Giacobbe parte da Labano. Quando Labano si accorse che Giacobbe era divenuto ricco,
n'ebbe dispiacere, ed oltre al guardarlo con occhi d'invidia, spesso.gli cagionava gravi
tribolazioni, cui egli sopportò pazientemente; fintantochè fa avvisato dal Signore di ritornare nel
paese de' padri suoi, cioè nella Cananea. Pertanto colla famiglia e colle sostanze, all'insaputa
dello zio, si parti; venti anni dappoichè era uscita dalla casa paterna. (A. del m. 2265).
Labano insegue Giacobbe. Labano con. numerosa comitiva lo insegui, risoluto di usare la
forza per trattenerlo. Ma il Signore che protegge gli innocenti: Guardati, gli disse, dal tramare
cosa alcuna contro Giacobbe. Laonde non si venne che a parole, colle quali Labano rimproverò
al genero la fuga e la rapina fattagli de' suoi idoli; perciocchè sebbene {29 [235]} Labano fosse
stato istruito nella vera religione,’ l' avevà nondimeno dimenticata ed era divenuto idolatra. Della
fuga Giacobbe facilmente si discolpò; ma non consapevole del furto fatto da Rachele sua moglie,
dichiarò reo di morte chiunque fosse il colpevole. Labano avendo visitato tutto l'equipaggio non
trovò gl'idoli, perchò la figlia li aveva nascosti sotto il basto del cammello, su cui essa stessa
sedeva. Onde, dopo lungo contrasto fra l'una e l'altra parte, si rinnovò l'amicizia, e, separatisi
pacificamente, Labano ritornò a casa sua e Giacobbe prosegui l'incominciato cammino.
Giacobbe combatte con un Angelo. Giunto al fiume Giordano, che forma il confine del
paese di Canaan, Giacobbe sentì viva inquietudine per timore che l'antico sdegno di Esaù non si
fosse ancora calmato. Spedì pertanto a lui messaggeri per annunziargli il suo prossimo arrivo.
Mentre ne aspettava il ritorno, di nottetempo gli si presentò un Angelo in sembianza d'uomo, che
lottò con lui sino allo spuntar del giorno: ma Giacobbe era sempre vittorioso, perchè l'Angelo
non voleva usar contro di lui tutte le sue forze. Infine gli toccò il nervo della coscia, che
subitamente inaridì, e dissegli: Lasciami ora andare, perché si fa giri l'alba. Giacobbe il quale si
era allora accorto, che quegli con cui aveva combattuto era un angelo disse: Non ti laseierò
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partire prima che tu mi abbia data la tua benedizione. L’Angelo: Come ti chiami? Gli rispose:
Giacobbe. Quegli soggiunse: D'ora innanzi sarai chiamato Israele, cioè forte contro il Signore.
Da questo tempo i discendenti di Giacobbe cominciarono ad essere indistintamente chiamati
Ebrei od Israeliti.
Giacobbe si riconcilia con Esaù. Dopo questa misteriosa lotta, tornarono i messi
riferendo che il furioso Esaù veniva incontro a lui con quattrocento uomini. Atterrito di ciò,
Giacobbe si volse al Signore pregando così: Dio di mio padre, tu mi dicesti: Io ti darò ogni bene
or dunque liberami dalle mani di mio fratello. Frattanto egli divise le sue genti e le sue mandre
in più schiere. Ordinò che camminassero a molta distanza gli uni dagli altri, e i primi incontrando
Esaù gli dicessero: Questa mandra ti spedisce Giacobbe in dono; e così dicessero gli altri di
mano in mano che si avanzassero. Da ultimo giunse Giacobbe, il quale più volte s'inchinò
davanti al fratello. Esaù a tante dimostrazioni d'amore {30 [236]} placatosi, gli corse incontro, lo
abbracciò e lo baciò teneramente piangendo di gioia. Vedendo poi i figli del fratello, dimandò: A
chi appartengono tutti questi figliuoti? Giacobbe rispose: Il Signore me li diede. Tutti
s'inchinarono innanzi ad Esaù. Indi Giacobbe gli offesi molti de' suoi greggi. Questi da prima li
ricusò, ma alle replicate istanze del fratello s'indusse ad accettarli. (A. del m. 2265).
Fatto di Dina. Giacobbe riconciliatosi in questa guisa col fratello, si' recò ne' dintorni di
Gerusalemme, dove comperò un campo con animo di soffermarvisi. Qui sua figliuola di nome
Diba per curiosità andò a vedere una festa, che celebravano i vicini popoli della città di Sichem.
Dina ebbe da quegli abitanti un gravissimo insulto. Per questo i fratelli di lei vennero alle mani
coi Sichemiti, e la cosa andò tante oltre, che gran parte degli abitanti rimasero trucidati, gli altri
fatti schiavi, tutta la città messa a sacco. La qual cosa cagionò disonore a Dina e'grave mestizia a
Giacobbe. Questi rampognò acremente i suoi figliuoli, e, vivamente addolorato per lo
spargimento di tanto sangue, abbandonò quella dimora e andò nella valle di Mambre alla casa
paterna. Il fatto di Dina c'insegna quanto i pubblici spettacoli siano pericolosi specialmente alla
gioventù. (A. del m. 2274).
In Mambre Giacobbe ebbe' la grande consolazione di trovare ancora vivo il cadente
genitore, che ardeva del desiderio di poter un' altra volta abbracciare l'amato figlio prima di
morire. Breve per altro fil il comune contento, perciocchè Isacco poco dopo moriva tra le braccia
de' suoi due figliuoli in età di anni 180. Esaù e Giacobbe gli fecero i funerali e lo seppellirono
nella spelonca di Masfa presso la città di Ebron. (A. del m. 2275).
Capo quarto. Figliuoli di Giacobbe. - Predilezione per Giuseppe e invidia
dei fratelli. - Sogni di Giuseppe. - Giuseppe nella cisterna. – È venduto a
mercanti di Madian. - Dolore di Giacobbe. - Giuseppe in prigione.
Figliuoli di Giacobbe. Giacobbe ebbe dodici figliuoli ed una figliuola di nome Dina. I
nomi di quelli sono: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon, Dan, Neftali, Gad, {31
[237]} Aser, Giuseppe e Beniamino, de' quali il più virtuoso era Giuseppe, e perciò più amato
dal padre.
Predilezione di Giacobbe per Giuseppe, e invidia de' fatelli. Giuseppe sebbene fornito di
ottime qualità, non poto tuttavia evitare l'invidia de' suoi fratelli. Essi sopportavano di mal animo
i segni speciali di benevolenza prodigatigli dal padre per le rare sue virtù. L'invidia ó un vizio
funestissimo, che ne' fratelli di Giuseppe generò odio e desiderio di vendetta. Quest'odio si
accrebbe dai fatti seguenti. Giuseppe toccava appena i sedici anni, e custodiva il numeroso
gregge paterno al pari de' suoi fratelli. Costoro un giorno commisero un'azione molto cattiva.
Giuseppe innocente non volle seguire il loro esempio, anzi ne provò inquietudine; e per impedire
maggior male, si credè obbligato di avvertirne il padre. Da questo momento Giacobbe lo amò
ancor più teneramente, e tra gli altri piccoli doni 1o regalò di una vesto tessuta a vari colori. Per
la qual cosa gli altri fratelli concepirono tale un odio contro di lui, che non gli indirizzavano più
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cortese parola. Si aumentò questo corruccio per certi sogni, che parevano presagire la futura
grandezza di Giuseppe.
Sogni di Giuseppe. Disse un di Ginsep, s con tutta semplicità a' suoi fratelli: Mi parve in
sogno, che stessimo insieme in un campo, a legar covoni. Il mio si levò su e si tenne ritto; i
vostri s'inchinarono intorno al mio per alora. - Come! esclamarono i suoi fratelli, tu dunque
sarai nostro padrone e noi diventeremo tuoi servi? disse altra volta, di vedere il sole' e la luna
con undici stelle in atto di adorarmi. Tutto questo fomentò l'odio dei fratelli a segno, che
vennero a' più gravi eccessi.
Giuseppe nella cisterna. Un giorno i figliuoli di Giacobbe avendo condotto molto di
lungi il gregge al pascolo, il padre disse a. Giuseppe: Va a vedere se i tuoi fratelli stanno bene e
recami di loro novelle. A questo comando egli ubbidì prontamente. Queglino, come lo videro si
dissero l'un!'altro: Ecco là il nostro sognatore. Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una fossa.
Diremo poi al padre, che una bestia feroce lo ha divorato. Così vedremo che gli giovino s suoi
sogni.
Ruben, che era il maggiore di età, si opponeva a questo reo {32 [238]} disegno e cercava
modo Ali salvarlo. Deh! egli diceva, non vogliate ucciderlo; gettatelo piuttosto in
quest'abbandonata cisterna. Così diceva con animo di cavarnelo e poi occultamente ricondurlo
al padre. Avvicinatosi frattanto Giuseppe, gli furono tosto addosso i perversi fratelli, lo
spogliarono delle vesti e lo calarono nella cisterna detta di sopra, cioè in un pozzo per buona
sorte allora vuoto di acqua.
Giuseppe venduto. Compiuta l'iniqua azione, si posero tranquillamente a sedere e a
mangiare. Ma Ruben non poto prender cibo, e afflitto si allontanò pensando alla maniera di
salvare Giuseppe. Pochi istanti appresso passarono a caso di là alcuni mercanti di Madian, che si
conducevano in Egitto; a costoro fu venduto Giuseppe per venti monete. Indarno egli giurava i
fratelli che gli usassero pietà; essi furono insensibili alle sue preghiere e alle sue lagrime.
Trattolo della cisterna lo consegnarono a' compratori, che lo menarono seco in Egitto. Giuseppe
toccava allora l'anno diciassettesimo di sua età. (A. del m. 2276).
Dolore di Giacobbe. Ritornato Ruben a' fratelli, inteso quanto era avvenuto, tutto dolente
fece loro i più severi rimproveri. Essi allora studiarono una menzogna per celare al padre il loro
delitto. Scannarono un capretto e col sangue di esso tinta la veste di Giuseppe, la mandarono a
Giacobbe con queste parole: Abbiamo trovato questa veste, guarda se è quella del tuo figliuolo.
Come il buon vecchio la vide, la riconobbe, e nell'eccesso del dolore esclamò: È la veste di mio
figlio, una bestia feroce ha divorato il mio Giuseppe! e piangendolo amaramente come morto, ne
fu per lungo tempo inconsolabile.
Giuseppe in prigione. I compratori di Giuseppe, giunti nell'Egitto, lo rivendettero ad un
signore di nome Putifarre. Giuseppe serviva questo padrone con sollecitudine e fedeltà:
benedetto da Dio, riuscivagli bene ogni cosa. Perciò il padrone lo amava moltissimo e
ammirandone la diligenza gli affidò la cura di tutta la casa. Ma un sinistro caso turbò la
prosperità di Giuseppe. Avvenne che la moglie di Putifarre avendo un giorno cercato d'indurlo a
commettere un grave peccato, egli si pose a gridare: Oh come mai potrò fare un sì gran male
contro del mio Dio! e forte inorridito se ne figgi. La malvagia donna, vedendosi disprezzata, lo
calunniò {33 [239]} al marito. Questi troppo credulo prestò fede, e nella sua collera diede ordine
che Giuseppe carico di ne fosse incontanente messo in oscura prigione. Ma Iddio accompagnava
ogni passo dell'innocente Giuseppe. (A. del m. 2286).
Capo quinto. Giuseppe spiega i sogni del coppiere e del panattiere. -
Spiega i sogni del Re. - Trionfa di Giuseppe. - Grave carestia.
Giuseppe spiega i sogni al coppiere. Non andò guari, ché il Signore fece conoscere
l'innocenza di Giuseppe al suo carceriere, il quale perciò commisegli l'interiore governo delle
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3.1 Page 21

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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
carceri. Accadde non molto dopo, che il primo coppiere e il panattiere di Faraone re d'Egitto
fossero nella medesima prigione racchiusi. Una mattina avendoli trovati sommamente costernati,
E per ché siete così tristi? dimandò loro con affetto. Ed eglino: Abbiamo nella scorsa notte fatto
un sogno, e ninno ce lo sa spiegare. Giuseppe, ben sapendo quel sogno non essere superstizione,
riprese: Ignorate che la spiegazione dei sogni viene da' Dio? Tuttavia raccontatemi i vostri
sogni, e studierò di spiegarveli. Cominciò il coppiere: Parenami di vedere una vite con tre
tralci, che crescendo si coprirono di foglie, indi sbucciarono i fiori e a poco a poco maturarono
le uve, le quali io spremei in un bicchiere che presentai al Re.
Giuseppe illuminato da Dio: Ecco, disse, questa è la spiegazione del tuo sogno: Di qui a
tre giorni riavrai l'ufficio di coppiere del Re. Allora ricordati di me, e chiedi a Faraone, che mi
liberi da questo carcere, in cui sono tenuto ingiustamente.
Il panattiere, a così favorevole interpretazione del sogno del compagno, sperando
altrettanto del suo, lo narrò dicendo: Ho sognato di portare sulla mia testa tre panieri, di cui il
più alto contenuti ogni sorta di paste pel Re; ma gli uccelli venivano svolazzando intorno, le
beccavano e le mangiavano. Giuseppe rispose: Fra tre dì sarai posto in croce, e il tuo corpo
diverrà pasto degli uccelli. Il terzo giorno, che era il di natalizio di Faraone, queste predizioni si
avverarono: il panattiere fu sospeso ad un patibolo, ed il coppiere riamesso {34 [240]} al suo
primo ufficio. Costui per altro fu ingrato al suo benefattore Giuseppe: poiché in mezzo alla
fortuna dimenticò le promesse, che gli aveva fatto. (A. del m. 2287).
Giuseppe spiega i sogni di Faraone. Trascorsi due anni, Faraone ebbe ezziandio due
sogni, dei quali ninno degli interpreti e de' sapienti egiziani, che fece venire da ogni parte, gli
seppe dare spiegazione. Allora il coppiere narrò quanto nella prigione era avvenuto a lui e al
capo-fornaio, e come fosse Giuseppe ottimo spiegatore di sogni. Faraone, fattolo tosto condurre
alla sua presenza, gli disse: Feci un sogno e non trovo chi sappia darmene spiegazione; mi fu
detto che tu sei buono interprete. - Io non so nulla, rispose modestamente Giuseppe: Dio solo
ben può, senza di me, dare al re una risposta gradita raccontami nulladimeno i tuoi sogni. E
Faraone: Pareami di stare sulle rive del fiume Nilo, e di vedere uscirne sette vacche di bella
forma e grassissime: indi altre sette magre,e scarne, che divoravano le grasse. Similmente
sembravami di mirar sette spighe piene e belle, che vennero consumate da sette altre aride e
smilze.
Una sola e medesima cosa, soggiunse Giuseppe, significano entrambi i sogni. Le vacche
grasse e le spighe piene indicano sette anni di abbondanza; le vacche magre e le spighe vuote
sette anni di carestia, i quali terranno dietro ai primi e ne consumeranno l'abbondante raccolta.
Il flagello si farà sentire per tutto il paese. Ecco ciò che dice il Sonore. Laonde fa mestieri
trovare un uomo saggio e industrioso, il quale negli anni di fertilità sappia racogliere e porre in
serbo ne' magazzini quanto richiedesi per provvedere ai tuoi popoli nei futuri anni di carestia.
Trionfo di Giuseppe. Di questa interpretazione molto contento il Re, si volse a Giuseppe
e disse: Dove potrei trovare uomo migliore di te, così ripieno dello spirito del Sonore P A te
affido il governo di tutto l'Egitto; tutti i miei sudditi ubbidiranno agli ordini tuoi, io stesso non
voglio esserti superiore in altro, che nell'onore del trono.
Ciò detto il re, toltosi l'anello, il mise in dito a Giuseppe. Quindi comandò che, vestito di
porpora con una collana d'oro in collo, fosse condotto in trionfo per tutta la città, e vi fosse chi
gridasse dinanzi a lui: Questi e il salvatore dell'Egitto. Giuseppe era allora in età di 30 anni. Così
il {35 [241]} Signore fa servire ogni, cosa a bene di chi lo ama. (A. del m. 2287).
Terribile carestia. I sette anni di fertilità giunsero presto come era stato predetto. Le
biade furono abbondantissime e Giuseppe ne adunò la quinta parte ne' granai pubblici. Ma
sopraggiunsero ben tosto gli anni di una carestia sì terribile, che tutti i vicini paesi ne furono
grandemente travagliati. In questa desolazione Giuseppe aprì i suoi magazzini, e somministrò
pane a tutto l’ Egitto e a quanti da ogni parte là accorrevano a fine di procacciarsi vettovaglie. La
carestia afflisse anche il paese di Cancan, dove dimorava Giacobbe, il quale per non morir di
fame., dovette anche egli mandare i suoi figli nell'Egitto a comperare biade. Ma siccome dopo la
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perdita di Giuseppe portava speciale affetto a Beniamino così il volle ritenere con sè a casa, per
timore non gli accadesse qualche sinistro lungo la via. (A. del m. 2297). {36 [242]}
Capo sesto. I fratelli di Giuseppe in prigione. - Sono mandati a casa. -
Ritornano con Beniamino. - Giuseppe li tratta lautamente. La tazza
d'argento. - Angustie per questa tazza. - Giuseppe si dà a conoscere ai
fratelli.
I Fratelli di Giuseppe in prigione. I figliuoli di Giacobbe giunti in Egitto si presentarono
a Giuseppe, e più non conoscendolo s'inchinarono a lui rispettosamente. Egli li conobbe tosto e,
richiamandosi alla memoria i sogni che aveva avuti nella’sua giovinezza, adorò i disegni
ammirabili del Signore. Fingendo non pertanto di parlare con persone straniere e sconosciute,
loro disse in tono severo: Voi siete esploratori, e siete qua venuti per iscoprire i luoghi più
fortificati del paese. - No, Signore, risposero essi tutti tremanti, noi, tuoi servi, siamo qui venuti
unicamente per comperare del grano. Eravamo dodici fratelli: il più giovane rimase a casa col
padre, l'altro, aggiunsero con qualche esitazione, l'altro non v' è più. Ripigliò Giuseppe: Io non
posso fidarmi delle vostre parole. Se vero é che abbiate un altro fratel1o a casa, mandate uno di
voi a prenderlo e gli altri rimangano prigionieri, finchè egli giunga. Intanto comandò che
fossero condotti e custoditi in carcere. Giuseppe con quel contegno non aveva altra mira che
quella di correggere i propri fratelli.
Giuseppe rimanda a casa i suoi fratelli. Passati tre giorni, Giuseppe tolse i suoi fratelli di
prigione, e fattiseli venir davanti così loro parlò: Io temo il Signore, e non sono ingiusto verso
chicchessia. Se siete uomini leali, ritornate alle vostre case col grano; uno solo rimanga in
ostaggio, finché mi sia condotto il vostro fratello minore, e allora presterò fede a quanto mi dite.
Si sottomisero a questa condizione; e pensando di non essere intesi dissero tra loro nel
proprio linguaggio: Ecco sopra di noi il castigo di Dio per la crudeltà usata contro l'innocente
Giuseppe! Egli ci chiedeva pietà, e noi non l'abbiamo esaudito; perciò meritamente ci troviamo
in queste angustie. Giuseppe capì benissimo quel discorso, e ne fu si commosso che dovette
ritirarsi in disparte per dare sfogo alle lagrime. {37 [243]} Ma tosto si ricompose, e, ritenuto per
ostaggio Simeone, diede segreto ordine a' suoi servidori di dare loro abbondantemente il grano
dimandato e di rimettere eziandio il denaro di ciascheduno nel proprio sacco. Giunti a casa,
raccontarono ogni cosa al loro padre. Quando poi vuotarono i sacchi e ciascuno trovò il suo
danaro, rimasero pieni di stupore.
Ritorno in Fritto con Beniamino. Come poi si venne al punto di lasciar partire
Beniamino, il buon vecchio non sapeva risolversi. Voi volete privarmi di tutti i miei figliuoli,
andava esclamando. Giuseppe non c'è più, Simeone è pigioniero, ora volete privarmi anche del
mio Beniamino. No, mai non sani eh' io lo lasci andare; non posso permetterlo. Frattanto il
grano provveduto era quasi consumato, e Giacobbe instava perchè i suoi figliuoli ritornassero
nell'Egitto. Noi, gli diceva Giuda, non abbiamo ardire di presentarci di nuovo a chi comanda, se
non conduciamo con noi il fratello minore. Lasciato dunque venire, affidalo a me, io me ne
rendo mallevadore. Giacchd non si può fare altrimenti, conchiuse Giacobbe, prendetelo, portate
eziandio il danaro della prima provvigione, che trovaste ne' vostri sacchi messovi forse per
isbaglio. Procuratevi anche delle più squisite frutta de' nostri paesi, a fine di presentarle a quel
signore. Facciavi Iddio trovare grazia appresso di lui, sicché egli rilasci il fratello da lui tenuto
prigione, e il mio caro Beniamino. Ahimè! durante la vostra lontananza io resterò qual padre
privato di tutti i suoi figliuoli! (A. del m. 2298).
Giuseppe tratta lautamente i suoi fratelli. Partirono adunque i figliuoli di Giacobbe e,
giunti nell'Egitto, si fecero, annunziare a Giuseppe. Questi, udito che era con loro Beniamino,
ordinò al maestro di casa di far imbandire un lauto banchetto. Mentre essi aspettavano la venuta
di Giuseppe, apparecchiarono i loro doni e, appena comparve, prostrandosi a terra glieli
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offerirono. El li salutò cortesemente e disse: Come sta vostro padre? vive egli ancora quel buon
vecchio? Ed essi: Nostro padre tuo servo vive ancora e sta bene. E mirando Beniamino: E
costui, soggiunse, il vostro fratello minore? Iddio ti benedica, figliuol mio.
Dette queste parole uscì prestamente, perciocchè alla vista di Beniamino, cui teneramente
amava, rimase profondamente commosso; talchè le lagrime uscendogli in copia dagli occhi {38
[244]} corse in luogo appartato a fine di poter con libertà dare sfogo alla commozione che lo
agitava. Calmatosi alquanto e rasciugate le lagrime ritornò ai fratelli, e li fece sedere a mensa per
ordine di età: della qual cosa furono assai maravigliati. Nell'atto che si porgevano le vivande, fu
a Beniamino data una’'porzione cinque volte maggiore di quella d' ogni altro fratello. Ognuno
mangiò e bevvè con allegria. La mattina seguente tutti consolati se ne partirono pel loro paese
con nuove provvísionl, fra le quali Giuseppe di nuovo ordinò, che si riponcese il loro danaro. Nel
sacco poi di Beniamino,: oltre il danaro, fece anche nascondere una tazza d'argento, che fu ad
essi cagione di gravi angustie.
Anguste per questa tazza. Quando furono ad una certa distanza dalla città, Giuseppe
comandò al suo economo d'inseguire i suoi fratelli e di rimproverarli severamente dell'aver
rubata una tazza. Come li sopraggiunse, disse: Voi avete rubata la tazza del mio padrone; così
gli rendete male per bene? Attoniti a quelle parole risposero: Come mai noi avremmo potuto
commettere sì malvagia azione! Muoia pure quegli fra noi presso cui verrà trovata la tazza, e
noi tutti saremo schiavi del tuo padrone. Incontanente ciascuno mise giù il sacco e l'aprì, giacchè
avendo una buona coscienza di nulla temevano. Si frugò in tutti i sacchi, e la tazza fu ritrovata in
quello, di Beniamino.
Chi può esprimere la sorpresa e lo spavento, onde restarono colpiti? Caricato ciascuno il
suo grano, se ne tornarono a Giuseppe, il quale tosto li rimproverò dicendo: Perché avete voi
fatto così? - Che cosa vi possiamo dire noi? rispose Giuda; Iddio ci trovò colpevoli davanti agli
occhi suoi, perciò ci accadde questa sciagura. Noi tutti resteremo tuoi schiavi. - Tolga Iddio,
che da mesi faccia questo, riprese Giuseppe; colui solo, che ha rubata la tazza, resterei mio
schiavo, gli altri ritorneranno in pace al loro padre.
Giuda a queste parole costernato gli si. accostò e disse: Signor mio, tu che sei uguale al
re in potere, degnati di ascoltare un tuo servo. Tu ci ordinasti di condurti il nostro minor
fratello. Mio padre lo permise a malincuore, perche egli lo ama piú della sua vita. Io M
mallevadore per questo figliuolo. Deh! lascia che io rimanga schiavo per lui, ed egli faccia rifar
no co'miei fratelli, poiché come oserei comparive {39 [245]} innanzi a mio padre, se questo
figliuolo non fosse meco? qual crepucuore? Io non potrei reggere alla vista di tanto cordoglio del
padre mio.
Giuseppe si manifesta a' suoi fratelli. Giuseppe intenerito dalle patetiche espressioni di
Giuda, non potendo più frenare la commozione, fatti ritirare gli astanti, e rimasto solo ce' suoi
fratelli, diede un grido con gran pianto e disse: Io sono vostro fratello Giuseppe, che vendeste.
Queste parole empierono i fratelli di terrore, ber sapendo qual supplizio il loro delitto meritasse.
Ma Giuseppe presto li confortò dicendo: Non temete, perché il Signore mi mandò in questo
paese per vostro bene, per preservarvi dalla fame e dalla morte. Ritornate speditamente al
padre, ditegli che io vivo ancora, che sono padrone di tutto l'Egitto, e che venga danze senza
indugio. Egli stabilirà la sua dimora nella più bella parte di questo paese, vivrà presso di me
con tutti i suoi figliuoli, perché la carestia durerà ancora cinque anni. Non tardate dunque a
partire, ritornate presto e conducetemi il padre. Quindi abbracciò teneramente Beniamino poi
tutti gli altri fratelli. Le lagrime d'amore e di compiacenza da una parte, di consolazione insieme,
e di pentimento dall'altra furono molte e i confusi lor gemiti risuonavano tutto all'intorno. La
fama che Giuseppe aveva trovato i suoi fratelli pervenne alle {40 [246]} orecchie del re, il quale
ne fu lietissimo. Udendo poi come il padre di Giuseppe viveva ancora e come questi desiderava
di averlo seco nell'Egitto, lo esortò a chiamarlo tostamente, a provvedere quanto abbisognasse al
trasporto di lui, della sua famiglia e di tutte. le cose suo.
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Capo settimo. Incontra di Giacobbe con Giuseppe. - Morte di Giacobbe.
Suoi funerali. - Morte di Giuseppe.
Incontro di Giacobbe con Giuseppe. Il buon vecchio aspettava ansioso il ritorno de' suoi
figliuoli. In sulle prime gli parve un sogno l'intendere che Giuseppe viveva, e che era Vicerò
dell'Egitto. Ma quando all'arrivo dei cocchi reali. e dei magnifici doni di Giuseppe ne fu
pienamente assicurato, non è a dire a quali dolci_trasporti,di allegrezza si abbandonasse. Or
basta, esclamò; mio figlio Giuseppe vive ancora! lo andrò a vedere, poi morrò contento. Rese
egli le dovute grazia al Signore, e colla numerosa sua famiglia si pose in viaggio. Al confine
della Cananea Giacobbe offeri un sacrifizio a Dio, il quale in questa occasione gli disse, che
discendesse pure nell'Egitto assicurandolo delle benedizioni. Giuda lo precedè per annunziarne
l'arrivo a Giuseppe, che gli venne immantinente incontro con ambo i suoi figliuoli: e come lo
vide, balzò dal cocchio, gettandosegli al collo con lagrime abbondantissime di gioia. E Giacobbe
a lui: Ora, disse, io morrò contento, perciocché ho veduto ancora una volta il tuo volto.
Giuseppe, benché elevato a dignità si grande, non vergognossi dell'umile stato di suo
padre.. Anzi dopo i più dolci sfoghi di filiale amore, seco il condusse alla città e presentono a
Faraone. Molto si rallegrò il re di vedere il padre di un si virtuoso figliuolo, e gli assegnò per
dimora la più bella parte dell'Egitto, la terra di Gesse, come la più adatta al pascolo del gregge,
che formava l’occupazione e la ricchezza di lui e della sua famiglia. (A. del m. 2298).
Morte di Giacobbe. Giacobbe dimorò prosperamente ancor diciassette anni nell'Egitto.
Sentendo avvicinarsi il tempo della morte, chiamò Giuseppe co'suoi figliuoli Effraimo e
Manasse. {41 [247]} Offerendosi Giacobbe di benedirli, Giuseppe gli, mise alla destra Manasse,
che era il maggiore, ed Effraimo alla sinistra. Ma Giacobbe, incrocicchiando le braccia, pose la
destra sul capo di Effraimo e la sinistra su quello di Manasse, così predicendo che il maggiore
servirebbe al minore. Di poi, teneramente stringendoseli al seno, li baciò e li benedisse. Indi così
parlò a Giuseppe: Io me ne muoio, ma il Signore sarà con voi, e vi ricondurrà nel paese de'
padri nostri. Poscia a tutti i suoi figliuoli, che stavano intorno al letto, predisse ciò che sarebbe
avvenuto della loro posterità. In fine diede a tutti la paterna benedizione. Fra le benedizioni, date
da Giacobbe a' suoi figliuoli, è' del tutto particolare quella di Giuda, colla quale predisse, che
dalla sua stirpe sarebbe nato il Messia, ossia il Salvatore del mondo. La profezia è espressa con
questa parole: Lo scettro; ossia la podestà sovrana, non sarà tolto da Giuda, finché non sia
venuto Colui il Quale ha da essere mandato, ed Egli sarà l'aspettazione delle nazioni6.
Conchiuse poi con dire a tutti: Quando io sarò morto, portate il mio corpo nella Cananea e
seppellitelo co' miei nella doppia spelonca di Masfa vicino di Ebron. Detto questo si lasciò
cadere sul letto e placidamente spirò in età d'anni 147. (A. del m. 2315).
Funerali di Giacobbe. Tosto che Giuseppe vide il padre estinto, si gittò piangendo sopra
il corpo di lui, e in tutto l'Egitto il pianto fu universale per settanta giorni. Quaranta se ne
impiegarono per imbalsamarne il cadavere a modo degli Egiziani. Indi Giuseppe, con licenza del
Re e con numerosa {42 [248]} comitiva di tutti i discendenti di Giacobbe e di molti Egiziani,
accompagnò la salma del padre fino alla città di Ebron. Colà fatte solenni esequie per sette giorni
e rinnovato gran pianto, il' fece seppellire nella spelonca, ovvero in una gran tomba da Abramo
comperata per sè e per la sua famiglia.
Ultime parole e morte di Giuseppe. Dopo la morte del padre, i fratelli di Giuseppe
temendo che esso fosse per vendicare gli oltraggi che gli avevano fatto, gli mandarono a chiedere
6 Questo vuoi dire che il dominio sovrano durerebbe nella tribù di Giada fino alla venuta del Messia. Così avvenne.
Questo dominio cominciò in Davidde, appunto della tribù di Giuda, si estinse trentun anno prima della nascita di G.
C., quando Erode che era il grande di nascita straniero prese il comando degli Ebrei.
Vuolsi qui notare come, per mantenere viva la fede nel futuro Salvatore, Dio ne specifica sempre più la
discendenza di mano in mano ci avvicinava il tempo della sua venuta. Questo Messia promesso in generale ai
discendenti di Adamo, si limita posta alla posterità di Set. Crescendo questa in gran numero, Iddio fissa la
genealogia del Salvatore alla famiglia di Noè. Di questa famiglia viene eletto Sem primogenito. Ma cresciuta anche
questa in gran numero, le divine promesse sono fissate nella persona di Abramo, poi d'Isacco, indi di Giacobbe.
Questo divenuto padre di dodici figliuoli, Iddio dimostra che Giuda doveva essere il progenitore del Messia.
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umile perdono supplicandolo che per la buona memoria del padre volesse generosamente
dimenticare il loro fallo. Io temo Iddio, loro prontamente rispose Giuseppe. Voi non avete nulla
a temere da me. Dio cangiò ogni cosa in nostro bene. Io sarò vostro protettore e provvederà a
quanto sarà mestieri per voi e per le vostre famiglie. Giuseppe visse fino all'età d'anni 110,
cinquantaquattro dopo la morte del genitore, sempre amato e venerato tanto da' suoi quanto da.
tutto l'Egitto. Sentendosi poi vicino al suo fine, così parlò a' suoi fratelli: Io presto morrò. Iddio
verrà certamente a visitarvi e vi condurrà nel paese, che promise a' nostri padri; allora
trasportate con voi le mie ossa. Ciò detto, pieno di fede nelle divine promesse, con volto
tranquillo e sereno cessò di vivere l'inno del mondo 2369. L'uomo virtuoso non teme l'ora della
morte.
Capo ottavo. Giobbe. - Suoi infortuni. - Sua pazienza eroica. Iddio lo
ricompensa. - Sua santa morte.
Giobbe. Intorno a quel tempo in Us nella provincia dell'Idumea, tra la Cananea e l’
Egitto, viveva Giobbe, uomo giusto, assai celebre per l’ eroica sua pazienza e fedeltà verso Dio.
Era capo di numerosa famiglia composta di sette figliuoli e di tre figliuole. Possedeva sette mila
pecore, tre mila cammelli, cinquecento paia di buoi, un gran numero di servi e moltissime altre
ricchezze, che lo rendevano illustre fra tutti i popoli d'Oriente. Ogni giorno ofieriva sacrifizi e
preghiere al Signore, affinchè la sua figlinolanza fosse preservata da ogni macchia di peccato.
Infortuni di Giobbe. Iddio per altro volle provarlo con {43 [249]} acerbissime
tribolazioni, permettendo al demonio di affliggerlo quanto sapeva, salva la vita. Un giorno
giunse a casa di Giobbe un servo' tutto ansante e gli disse: Menti ei tuoi buoi aravano e le tue,
asine pascolavano, vennero i Sabei, rapirono i bestiami, e passarono tutti i tuoi servi a 191 di
spada; io solo ho potuto fuggire per recartene il tristo annunzio.
Parlava ancora questi, quando arrivò un altro esclamando: È caduto un fuoco dal cielo,
che ha incenerito le tue pecore ed pastori. Costui fu interrotto da un terzo, il quale giunse
dicendo: Molti ladri di Caldea hanno rapito i tuoi cammelli, e trucidata tutta la tua gente.
Questa notizia non era anco finita quando, sopraggiunto un altro, prese a dire: I tuoi figliuoli e le
tue figliuole mangiavano in onesta allegria nella casa del fratel maggiore, quand'ecco levarsi un
vento impetuoso, che rovesciò la casa e tutti ha schiacciati sotto quelle rovine.
A tutte queste calamità Giobbe, sebbene affittissimo, punto non si turbò. Il demonio
irritato da tanta costanza, lo piagò in tutto il corpo con un'ulcerazione sì fetente, che, divenuto
intollerabile agli stessi parenti ed amici, fu portato su di un letamaio. In questo lagrimevole stato
ebbe ancora a sostenere insulti dalla moglie è rimbrotti dagli amici, che lo riputavano colpevole
di grave peccato.
Sua eroica pazienza. Fermo nella confidenza in Dio, Giobbe mantenne la sua pazienza
inalterabile in mezzo a tutte queste calamità. Alla moglie che lo motteggiava rispondeva: Se da
Dio abbiamo ricevuti i beni, perché non riceviamo i mali quando a Lui piace mandarceli? A tutti
ripeteva con ammirabile rassegnazione: Nudo io nacqui, nudo me ne morrò ogni cosa mi u dal
Signore donata, il Signore me la.tolse. Così a Lui piacque, tosi sia ratto, sia benedetto il suo
santo nome.
La pazienza rimunerata. Mosso finalmente Iddio a pietà, volle premiare la pazienza del
suo servo. anche in questa vita. «li ridonò la sanità, il doppio delle sostanze perdute, sette
figliuoli e tre figliuole. Giobbe pregò il Signore, che perdonasse quelli, i quali lo avevano
dileggiato nella sua miseria, e ne fu esaudito. Visse poi ancora molti anni nella prosperità e
nell'abbondanza, e avendo veduti i figli de' figli suoi fino alla quarta generazione, mori in età di
anni 210. Giobbe fu {44 [250]} dotato altresì dello spirito profetico, e parlò del Salvatore quasi
fosse vissuto con Lui. E opinione, che Giobbe fosse il quarto discendente di Esaù e coetaneo a
Mosè, cui è attribrito il libro che ne ricorda le azioni.
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Capo nono. Oppressione degli Ebrei. - Mosè salvato dall'aqua. - Fugge la
Madiau. - Va a liberare il sue popolo.
Oppressione degli Ebrei. I discendenti di Giacobbe, cresciuti in gran numero, si divisero
in dodici tribù, ovvero famiglie, delle quali ciascuna prese il nome da uno dei dodici figliuoli. di
Giacobbe. Frattanto sali al trono un nuovo Faraone7, il quale si dimenticò de' benefizi e dei
servigi prestati dai buon Giuseppe; e per timore che quel popolo straniero divenisse troppo
potente, risolvo di opprimerlo crudelmente e così sterminarlo. A questo fine obbligò gli Ebrei a
lavori fati così, tagliar pietre, formar mattoni, e ad altri più duri servigi della campagna. Non
pertanto, vedendo che il loro numera aumentava,vie più, diede il barbaro comando, che tutti i
maschi Israeliti appena nati fossero affogati nel fiume Nilo.. (A. del m. 2427.)
Mosè salvato. Una donna ebrea di nome Jocabed della tribù di Levi ebbe un figliuolo, che
vedendo bellissimo, nè sapendo risolversi ad affogarlo nelle acque, tenne tre mesi nascosto. Ma
per non poterlo più a lungo celare intrecciò un cestello di giunchi e, intonacatolo di pece e di
bitume, vi collocò dentro il bambino e lo espose in sulla riva del Nilo fra mezzo alle canne. Chi
sa, disse ella fra sù, che il Signore non mandi qualcuno, che abbia compassione del mio
pargoletto!
Maria sorella del bambino, soffermatasi a qualche distanza, stava osservando che ne
avvenisse. Iddio, il quale voleva salvare quel fanciullo, dispose che la figliuola del re andasse - a
passeggio lungo le rive di quel fiume. Veduto il cestello, ordinò ad una delle sue ancelle di
andarlo a prendere. Avutolo, l'apri,e vi trovò il bambino, che vagiva. Di ciò oltremodo {45
[251]} commossa, oh! disse, questi è un fanciullo Ebreo. Maria osservata la bontà della
principessa ella compassione dimostrata pel bambino, si avanzò verso di lei e le disse: Vuoi tu,
che io vada a cercare una nutrice, ebrea? - Oh sì, rispose, va tosto.
La giovane non potendo in se capire dalla gioia corse a casa, e tutto raccontò alla madre,
che si recò subito a prendere il bambino dalla figlia del re. Essa di buon grado lo diedi alla madre
sconosciuta con queste parole: Prendi questo fanciullo, allevalo: io ti ricompenserò delle cure
che avrai per lui. Egli fu allevato con ogni attenzione, ed era a tutti carissimo per le sue
eccellenti qualità. Cresciuto che fu, la figlia del re lo fece venire alla corte, lo adottò in suo
figliuolo, e gli posò nome Mosè, che vuol dire figlio dell'acqua, ovvero salvato dall'acqua. (A.
del m. 2433).
Mosè in Madian. Mosè, già fatto adulto e ammaestrato nelle scienze degli Egizi, godeva
grandi onori nella corte di Faraone. Ma afflitto grandemente per. la oppressione, ond'erano
straziati i suoi fratelli Israeliti; che erano trattati da schiavi, desiderava piuttosto soffrire col
popolo di Dio, che dividere cogli empi i beni dell'Egitto. Un giorno vide un egizio, che
percuoteva iniquamente un ebreo. Mosè commosso da tanta barbarie, ne prese la difesa, venne
alle mani, e nel bollore della rissa uccise l'egizio. Questo fatto gli tirò addosso lo sdegno del re,
che voleva farlo mettere a morte. Mosè non essendo più sicuro della vita nella real corte,
dall'Egitto fuggì in Madian paese dell'Arabia. Il Signore, che vedeva le rette intenzioni del
suo.servo, non lo abbandonò. Ricoveratosi nella casa di un sacerdote per nome Jetro, ne ebbe
cortese accoglienza. Jetro lo trattenne seco, e gli diede in moglie la sua figliuola Sefora. Quando
Mosè fuggi dall' Egitto aveva 40 anni. (A. del m. 2437).
Mosè va a liberare il suo popolo. Mosè dimorò in Madian 40 anni, occupato
specialmente a custodire le pecore dello suocero. Mosso finalmente Iddio a misericordia dalle
preghiere e dai gemiti degli Ebrei volle per mezzo di Mosè liberarli dall'orribile schiavitù sotto la
quale gemevano. Un giorno che esso aveva condotto il suo gregge nel deserto sino alle radici del
monte Oreb, vicino al Sinai, vide un roveto, ovvero un cespuglio di rovi, che ardeva senza
consumarsi. Maravigliato a {46 [252]} quella vista egli voleva avvicinarsi, ma dal mezzo della
fiamma una voce il chiamò: Mosè! ed egli: Eccomi. - Non ti appressare, continuò la voce, togliti
7 Faraone è nome generico, equivalente appo noi a re o a principe.
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le scarpe da' piedi, perchè la terra in cui ti trovi è terra santa. Io sono il Dio de' padri tuoi, il
Dio di Abramo, d'Isacco, di Giacobbe. Vidi l'afflizione del mio popolo, che è nell'Egitto, le sue
grida giunsero fino a me, ed ho risoluto di liberarlo dalle mani degli Egizi e condurlo in una
terra fertile e spaziosa, nel paese di Canaan, ove scorre latte e miele. Va dunque da Faraone, e
digli tutto quello che ti porrò sulle labbra.
Se il popolo mi chiedesse, rispose Mosè tutto tremante; chi ti ha mandato? che debbo
rispondere? A cui Iddio: Quegli che è (cioè quegli che esiste da se medesimo e non fu creato da
alcuno) a voi mi manda per liberarvi. Mosè replicò: Con qual segno potrò io mostrare di essere
da voi inviato? - Iddio: getta,quella tua verga per terra. Mosè la getta ed eccola cangiata in
serpente: Iddio: prendi il serpente per la coda. Lo prende e torna verga siccome prima. Cercava
tuttavia Mosè di sottrarsi a tanto incarico, allegando che non aveva la favella spedita, cioè
balbettava. Ma Iddio la fini con dirgli che Egli era con lui, e che avrebbegli mandato incontro il
fratello Aronne, di cui avrebbe potuto valersi per parlare al popolo ed al re. Accertato così della
protezione del cielo, Mosè si sottomise agli ordini del Signore e, presa la sua verga, si congedò
dallo suocero Jetro per andare alla volta dell'Egitto. (A. del m. 2513).
Capo decimo. Mosè ed Aronne accolti dal popolo. - Sì presentano a
Faraone. - Piaghe d'Egitto. - Agnello pasquale. - Morte de' primogeniti. -
Liberaziene degli Ebrei. - Osservazioni.
Mosè ed Aronne accolti dal Popolo. Giunto Mosè in un deserto, incontrò Aronne, cui
comunicò i gran disegni che Iddio avevagli manifestato. Aronne era già stato in ogni cosa istruito
dal Signore: perciò senza esitazione andarono insieme nell'Egitto, radunarono gli anziani
d'Israele, alla cui presenza Aronne si fede a ripetere tutte le parole del Signore, e Mosè {47
[253]} operò parecchi prodigi per confermare quanto suo fratello annunziava. Il popolo prestò
fede, e colmo d'allegrezza si prostrò a terra e adorò il Signore. Mosè aveva ottant'anni e Aronne
ottantatrè quando avvennero queste cose.
Mosè ed Aronne al cospetto di Faraone. Presentatisi ambidue al Re, gli annunziarono gli
ordini divini in questi termini: Il Signore Iddio d' Israele ti significa per mezzo di noi, che lasci
partire il suo popolo, affinchè vada ad offeriegli un sacrifizio nel deserto. A quella intimazione il
re orgogliosamente rispose: Chi è codesto Signore, alla cui voce io debbo obbedirei' io nol
conosco. Israele non partirà.
Aronne, per convincere Faraone ch'essi erano veramente inviati da Dio, operò alla sua
presenza molti miracoli. E prima gittò in terra la verga, la quale subito si cangiò in serpente.
Allora Faraone chiamò i suoi maghi, i quali pure a forza d'incantesimi, ovvero col soccorso del
demonio, trasmutarono le loro verghe in serpenti: ma quello di Aronne assalì gli altri e li divorò,
poi ritornò verga. Tuttavia il re non fece conto di questo prodigio, e dicendo oziosi gli Israeliti,
{48 [254]} usò verso di loro maggior severità di prima. Laonde Iddio, in pena della ostinazione
di Faraone, percosse successivamente quel regno con diversi castighi, comunemente detti le dieci
piaghe dell'Egitto.
Piaghe d'Egitto. 1º Mosè per ordine di Dio toccò le acque dell'Egitto, le quali tutte,
cangiatesi in sangue e putrefattesi, fecero perire tutti i pesci e niuno più ne potè bere.
2° Un'incredibile moltitudine di rane, uscite da' fiumi, dai ruscelli e dalle paludi, si
sparsero nelle campagne, nelle case, nelle camere, ne' letti, ne' forni e perfino sulle vivande, così
che ogni cosa ne fu infestata.
3° Un numero infinito di piccoli e pungentissimi insetti brulicò dalla polvere, si attaccò
agli uomini ed alle bestie, e li tormentò fieramente.
4° Flagellò quindi il Signore tutto l'Egitto con un nembo di molestissime mosche e di
tafani insopportabili agli uomini ed alle bestie.
5° Un' orribile peste cagionò la morte a moltissimi animali.
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
8° Gli uomini e gli animali furono travagliati da enfiature e da ulceri dolorosissime.
7° L'Egitto vide un uragano con tuono, fuoco, e grandine sterminatrice, che non aveva
mai veduto.
8° Una immensità di cavallette, o locuste rosero le erbe e gli alberi, e divorarono quanto
aveva risparmiato la grandine.
9° Orrende tenebre coprirono l'Egitto per tre giorni.
Tutte queste calamità, chi lo crederebbe? non bastarono ad ammollire l'ostinato cuore di
Faraone. Oppresso dal flagello, egli prometteva di lasciare Israele in libertà. Liberatone appena,
non teneva la data promessa. Anzi dopo la nona piaga montò in furore e disse a Mosè: Partiti dal
mio cospetto e non comparirmi più davanti, pena la. morte se qui ritorni.
L'agnello Pasquale. Da queste minacce non rimase atterrito Mosè. Iddio lo aveva
avvisato che l'ultima piaga, colla quale avrebbe finalmente scosso Faraone, era la morte di tutti i
primogeniti degli Egizi. Perciò gli comandò di dare ordine a ciascun capo di famiglia degli ebrei,
che prendesse un agnello dell'anno e senza macchia, il cuocesse e col sangue di quello tingesse
tutte le porte. Questa notte, diceva Mosè {49 [255]} al suo popolo, farete arrostire questo
agnello e lo mangerete con pane azimo (senza lievito), tenendo i fianchi cinti, le scarpe a' piedi
ed un bastone in mano, e vi affretterete a mangiare come gente stimolata alla partenza. Ma
niuno metta piè fuori della porta prima del mattino, perchè questa notte l'Angelo del Signore
percuoterci gli Egizi; e dove troverd le porte tinte di sangue non entrerà e passerà oltre. Allora
il re ci laseierd partire.
Gli Israeliti, che già erano andati esenti dai flagelli, da cui erano stati percossi gli
Egiziani, in udire quelle cose si prostrarono a terra e adorarono il Signore.
Morte dei primogeniti. Intanto venne eseguito l'ultimo castigo,nel modo più tremendo.
Era mezza notte; tutti gli Israeliti adulti e fanciulli, compiti gli ordini del Signore, stavano
aspettando il minacciato flagello; ed ecco lamentevoli voci o miserande grida di desolazione si
levano per tutto l'Egitto. L'Angelo sterminatore aveva di morte improvvisa colpito tutti i
primogeniti, dal figlio di Faraone sino all'ultimo schiavo. I primogeniti stessi delle bestie, tutti
perirono. Non v'era casa che non lamentasse il suo primogenito estinto.
Liberazione degli Ebrei. Istituzione della Pasqua. Il re spaventato si sveglia, e temendo
peggio per sè e pel suo regno, manda tosto per poso ed Aronne. Su via, loro dice, partitevi dal
mio paese voi e tutti i figliuoli d'Israele; conducete con voi le vostre pecore e gli armenti come
domandaste, andatevene e pregate per me.
Gli Egiziani stessi, tutti atterriti, non solamente davano facoltà agli Israeliti di andarsene
con le, cose che loro appartenevano; ma li pregavano e li obbligavano per fino a partirsene in
tutta fretta ed uscire dall'Egitto. Così gli Ebrei, dopo lunga e dura oppressione, poterono
finalmente porre un termine alla loro schiavitù. In memoria di questo avvenimento, Mosè per
ordine di Dio institui la solennità della Pasqua, da celebrarsi ogni anno il giorno decimo quarto
della luna di marzo. Pasqua è parola ebraica, che vuol dire passaggio, perchè l'angelo
sterminatore, nella strage degli Egiziani, vedendo una casa colle imposte tinte dal sangue
dell'agnello, passava oltre senza fare alcun male a chi vi abitava. Noi cristiani celebriamo la
Pasqua in memoria della risurrezione del Salvatore, che ci liberò dalla schiavitù del peccato.
L'Agnello {50 [256]} pasquale poi è figura del Salvatore, il quale col suo sangue ci riscattò dalla
morte e ci aprì la strada alla salute eterna. (A. del m. 2513).
Osservazioni. E cosa degna d'osservazione; 1° che gli Ebrei da una sola famiglia
divennero un popolo numerosissimo tra cui si conservò costantemente la vera religione, la
credenza nel futuro Redentore, anzi facevansi sacrifizi, ed erigevansi altari con molti segni di
culto esterno; 2° che eccettuati gli Israeliti e pochi altri, tutto il resto degli abitanti del mondo era
avvolto nelle tenebre dell'idolatria; 3° che erano già in fiore gl'imperi degli Egizi, della China,
dell'Assiria ed altri {51 [257]}
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Epoca quarta. Dall'uscita degli Ebrei dall'Egitto l'anno 2513 fino alla
fondazione del tempio di Salomone l'anno 2993.
Capo primo. Gli Ebrei escono dall' Egitto. Colonna di nube. - Faraone
insegne gli Ebrei. - Passaggio del mar Rosso. Faraone sommerso. - Acque
amare raddolcite. La Manna. - Acqua prodigiosa. - Vittoria sopra gli
Amaleciti. Giudici del popolo.
Gli Ebrei escono dall'Egitto. La colonna di nube. Trecento quindici anni dacchè
Giacobbe era andato nell' Egitto, dopo tanti segni della protezione divina, il popolo Ebreo era
fatto libero dalla schiavitù di Faraone, e glorioso camminava verso il mar Rosso, ossia golfo
Arabico. Era in numero di seicento mila uomini atti alle armi, senza contare le donne, i vecchi ed
i fanciulli. All'uscir dall'Egitto una prodigiosa nube lo precedeva segnando la strada. Di giorno
pareva una densa nebbia che difendeva gli Ebrei dagli ardori del sole; di notte prendeva la forma
di fiammeggiante meteora, che spandeva luce sui loro passi. Essa indicava la direzione del
cammino, il tempo del fermarsi e del muoversi. Giunto Mosè sulla spiaggia del mar Rosso, pose
frammezzo a due montagne i suoi alloggiamenti.
Faraone insegue gli Ebrei. Partitisi gli Ebrei dall'Egitto, Faraone si pentì d'averli lasciati
in libertà, e allestito colla massima prestezza un numeroso esercito, egli stesso si pose alla testa
co' suoi ufficiali e si affrettò di raggiungerli in quella valle, dove si erano accampati. Era notte, e
gli Ebrei da ogni banda si trovavano chiuso il passo, perciocchè, serrati nella gola di due
montagne, avevano il mare in faccia, ed alle spalle il nemico. Furono tutti ricolmi di terrore, e
per disperazione già si ribellavano contro Mosè; quando egli, fermo {52 [258]} nella confidenza
in Dio: Non temete, disse loro, il Signore combatterà per noi. La colonna di nube dalla parte
degli Ebrei era tutta risplendente, da quella degli Egiziani diffondevasi in dense tenebre, sicchè
questi non potevano accostarsi a quelli durante la notte.
Passaggio del mar Rosso. Faraone sommerso. Iddio libero il suo popolo nella maniera
più prodigiosa. Mosè, giusta il divino comando, batte colla verga le acque del mare, ed ecco in
un attimo le acque dividersi ed alzarsi come due mura a destra ed a sinistra lasciando frammezzo
largo passaggio, che da un caldo e forte vento viene interamente asciugato. Gli Ebrei, alla vista
di una via si, inaspettata e prodigiosa, coi loro armenti entrano con franchezza per quel vasto
letto, e felicemente passano all'altra sponda.
Faraone, che, si era avanzato, mirando sì bella strada, in un col suo esercito insegue gli
Ebrei fin dentro il mare; ma appena sono essi in salvo, Mosè per ordine di Dio ripercuote colla
verga le onde ed improvvisamente escono di mezzo dalla prodigiosa colonna lampi e tuoni, che
colpiscono gli Egizi, rovesciano i loro carri; le acque sospese, ritornando con fra casso
spaventevole nel luogo primiero, coprono e sommergono il re, i cavalieri, i cavalli e i carri;
l'esercito viene affatto distrutto ed ogni cosa seppellita negli abissi, per guisa che neppur uno
potè scampare. Allora Mosè compose un celebre cantico, che tutti lietamente cantarono in
ringraziamento a Dio pel grande prodigio in loro favore operato. Indi, lasciate le spiagge del mar
Rosso, s'incamminarono per un deserto immenso dell'Arabia, dove vagarono per quarant'anni
prima di poter entrare nella terra promessa. (A. del m. 2513).
Acque amare raddolcite. La Manna. Iddio operò in questo deserto molti e luminosi
miracoli a favore degli Ebrei. Giunti essi in una parte di quel deserto appellato Sur, che era
un'immensa solitudine del tutto sterile, cominciarono a mormorare contro di Mosè per l'amarezza
delle acque, che niuno poteva bere. Iddio allora additò un legno, il quale immerso nelle
medesime, le fece divenire dolci e potabili.
Si consumarono anche le provvigioni, e già cominciava sentirsi la fame. Ma dove trovar
alimento per tante migliaia di persone? Io, disse il Signore, farò discendere dal cielo il vostro
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nutrimento. Un bel mattino gli Ebrei videro la terra {53 [259]} coperta di uno strato di rugiada
insolita, composta d'innumerabile quantità di sottili e minuti, granellin bianchi come la brina,
avente ogni grato sapore. Che cosa è questo? Dimandavansi l'un l'altro stupefatti. Ecco, rispose
Mosè, questo è il pane, che il Signore vi dona per nutrimento. Tutti si diedero a raccorglierne, e
ciascuno ne serbava tale porzione che bastasse pel bisogno del giorno; il di più imputridiva.
Soltanto nel sabato si conservava, imperciocchè volendo Iddio, che quel giorno fosse tutto a lui
consacrato ed impiegato in opere di religione, non faceva cadere la manna: perciò ognuno ne
raccoglieva il doppio al venerdì. Tutto il tempo in cui gli Ebrei vissero nel deserto, il Signore li
nutrì con questo cibo nomato manna dalla parola Ebraica man-hu, che significa: che cosa è
questo? Tale parola proferirono gli Ebrei la prima volta che la videro.
La manna è figura della SS. Eucaristia, la quale conforta l'uomo a camminare nel deserto
di questo mondo alla volta della vera terra promessa, che è il cielo.
Acqua prodigiosa. Dopo lungo tratto di strada mancarono di nuovo le acque. Mosè per
divino comando alla presenza di tutto il popolo percosse colla sua verga una pietra, e tosto ne
scaturirono acque abbondanti, colle quali ognuno potè dissetarsi. Di queste acque gli Ebrei si
servirono per quarant'anni.
Vittoria sopra gli Amaleciti. Giudici del popolo. Quasi nello stesso luogo gli Amaleciti
discendenti di Esaù, i quali abitavano ne' luoghi vicini, vennero a contendere il passaggio agli
Istraeliti e cominciarono ad assalire quelli, cui la stanchezza tenea indietro dal grosso
dell'esercito. Mosè allora impose a Giosuè di andare incontro a' nemici colle sue genti, ed egli
con Aronne ed Ur ascese il monte per impetrare l'aiuto del Signore. Fino a tanto che Mosè
pregava colle mani alzate, Giosuè vinceva: quando per istanchezza le abbassava, vincevano gli
Amaleciti. La qual cosa vedendo Aronne ed Ur, fecero sedere Mosè sovra un sasso, ed eglino
postisi dall'uno e dall'altro canto gli' sostennero le braccia fino a sera. Così gli Amaleciti furono
interamente rotti e dispersi.
Disceso poi Mosè dal monte, ed osservato che egli solo non poteva decidere le
controversie di tanta moltitudine, segui il consiglio di Jetro suo suocero e trascelse uomini pieni
di tenno e timorati di Dio, i quali costituì giudici nelle cause ordinarie, riserbate a sè le cose di
maggior rilievo. {54 [260]}
Capo secondo. Monte Sinai. Decalogo. - Vitello d' oro. - Tavole della legge. -
Tabernacolo. - Arca dell'alleanza. - Sacrilizi e feste degli Ebrei. Ministri del
divia culto. - Castigo del fuoco. - Sepolcri della con capiscenza. -
Esploratori della terra promessa. - Ribellione e castigo, di Core, Datan ed
Abiron. - Verga di Aronne. - Serpente di bronzo. Il bestemmiatore ed il
profanatore delle feste punito. - Balaamo. - Ultime azioni di Mosè. - Sua
morte.
Monte Sinai. Decalogo. Giunti gli Ebrei alle radici di un alto monte dell'Arabia detto
Sinai, Iddio ordinò a Mosè, che il terzo giorno al sonar delle trombe radunasse tutto il popolo
appiè di quella montagna per intendere i precetti che darebbe, ed egli solo ascendesse sulla vetta.
Intanto ognuno con sacre cerimonie e con digiuni si preparasse a quella grande solennità detta
Pentecoste, ossia cinquantesimo giorno dopo l' uscita del popolo dall'Egitto. Al mattino del terzo
giorno incominciano a rimbombare i tuoni e balenare i lampi; una nube densissima copre la cima
del monte. Odesi pur di lassù un orribile fragor di tromba, e tra le fiamme {55 [261]} tra i lampi
Iddio si fa udire. Fattosi quindi improvviso e profondo silenzio, maestosamente parla così: Io
sono il Signore Iddio tuo e non avrai altro Dio avanti di me. Non nominare il nome del tuo Dio
invano. Stantifica il sabato (il giorno festivo). Onora il tuo padre e la tua madre affnciè tu abbia
lunga vita sopra la terra. Non ammazzare. Non fornicare. Non rubare. Non dire il falso
testimonio. Non desiderane la persona d'altri. Non desiderare la'roba del prossimo tuo.
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I popolo tutto tremante esclama: Noi faremo quanto il Signore ci ha detto. Questi ordini
dati da Dio a Mosè formano quella legge, che noi appelliamo DECALOGO, vale a dire dieci
comandamenti, i quali racchiudono in compendio tutti i precetti della nostra santa Religione. Gli
Ebrei celebrarono ogni anno la solennità della Pentecoste, in memoria della discesa del Signore
sul monte Sinai per dare la legge al suo popolo. I cristiani celebrano la medesima solennità in
memoria della discesa dello Spirito Santo per compiere la legge antica e riempire i fedeli de' suoi
doni celesti.
Il vitello d'oro. Tavole della legge. A tanti celesti favori il popolo Ebreo corrispose colla
più mostruosa ingratitudine. Mosè, per apprendere da Dio tutte le cose necessarie al governo del
suo popolo, si fermò sul Sinai quaranta giorni. Gl'Israeliti, annoiati di questo ritardo, corsero ad
Aronne e gli dissero: Orsù fanne degli Dei, che ci guidino nel cammino, perche Mosè più non
ritorna, e noi non sappiamo che sia di lui. Aronne temendo le minacce accondiscese, e fattisi
portare gli orecchini d'oro delle donne, li fuse e ne fabbricò un vitello, cui gli Ebrei con sacrifizi,
con feste e con bagordi si posero ad adorare. Mirò Iddio la loro perversità, e disse a Mosè:
Scendi, ha peccato Israele, egli è veramente ingrato; lascia che il mio furore si accenda e lo
distrugga. Mosè pregò il Signore, che avesse pietà del suo popolo, e ne fu esaudito.
Intanto discese dal monte portando due tavole di pietra, su cui il Signore per mano di un
angelo aveva scritto i precetti del decalogo. Veduti i tripudi, che si facevano intorno al vitello
d'oro, nell' impeto di giusto sdegno gittò a terra le due tavole e le ruppe, riputando indegno di
tanto favore chi avea commesso si enorme peccato. Indi rimproverò acremente Aronne, e contro
del vitello avventandosi lo spezzò, lo ridusse in polvere, cui disperse nelle acque che bevevano i
{56 [262]} figli d'Israele; poscia gridò: Chi è del Signore si unisca con me. Si radunarono
intorno a lui tutti i Leviti, i quali a' suoi comandi si scagliarono contro i delinquenti ostinati e ne
uccisero circa ventitre mila. Il popolo allora confuso ed atterrito si penti, pianse amaramente il
suo peccato, ed il Signore ne ebbe pietà. (A. del m. 2513).
Tavole della legge. Tabernacolo. Arca dell'alleanza. Placatosi Iddio chiamò nuovamente
Mosè sul monte, ove rimase altri quaranta giorni, e, ricevute due altre tavole della legge, ritornò
nel campo. Ivi apparve nuova maraviglia. Tutti videro in fronte a Mosè due raggi così
risplendenti, che più non si poteva rimirare in faccia. Laonde da quel tempo in poi, quando
parlava al popolo per ispiegare la volontà del Signore, si velava la faccia.
A schiarimento della storia è bene di notare che fino a questo tempo gli Ebrei, essendo in
continuo pellegrinaggio, non avevano potuto fissar alcun luogo per radunarsi e adorare il
Signore. Quando volevano solennemente ringraziarlo di qualche benefizio, prendevano delle
pietre o delle legna, facevano una specie di altare e sopra di questo offerivano sacrifizi. Ma
volendo Iddio che il suo popolo avesse un luogo, rito e cerimonie, onde i suoi ministri gli
rendessero un culto esterno, pubblico e regolare, ordinò a Mosè che fabbricasse un tabernacolo.
Esso era un tempietto fatto a guisa di padiglione portatile. Mosè propose al popolo di concorrere
con qualche offerta alla costruzione del medesimo. Ognuno offeri spontaneamente quel che
aveva di più prezioso in oro, in argento ed in altri metalli, in gemme e vestimenta. Con queste
offerte fabbricassi il tabernacolo, l'arca dell'alleanza (entro cui si chiusero le tavole della legge), i
vasi sacri, il candelabro, la mensa, e quanto abbisognava pel divino servizio.
Terminate queste cose, venne fatto un solenne sacrtfizio al Signore, il quale in segno di
gradimento fece scendere dal cielo una risplendente nube, che copri tutto il tabernacolo.
Ovunque andavano gli Ebrei portavano sempre seco il tabernacolo, intorno al quale solevansi
radunare per ascoltare gli ordini, che Mosè dava loro in nome di Dio, per celebrare le solennità e
compiere i loro doveri religiosi. Il tabernacolo fu come il centro del culto del vero Dio fina alla
costruzione del tempio di Salomone in Gerusalemme. {57 [263]}
Sacrifizi e feste degli Ebrei. Di due sorta i sacrifizi presso gli Ebrei: Cruenti, o
sanguinosi, in cui immolavansi buoi, capre, pecore ed altri animali. Incruenti, o non sanguinosi,
in cui si offerivano a Dio focacce, pane, vino ed altri commestibili o frutti della terra.
Le feste poi istituite da Mosè erano quattro: Pasqua e Pentecoste, di cui si è parlato,
quella dei tabernacoli e dell'espiazione. La festa dei tabernacoli celebravasi in memoria del
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soggiorno fatto dagli Ebrei nel deserto. Durava sette giorni, in cui gli Ebrei dimoravano sotto
tende campestri, ovvero frascati. La festa dell' espiazione era un giorno di pubblica penitenza, in
cui il Sommo Sacerdote offeriva a Dio un vitello pei suoi peccati, ed immolava un capro per
espiare i peccati del popolo.
Ministri del divin cúlto. Il primo ministro era il Sommo Sacerdote, ossia il Pontefice, da
cui dipendevano tutti gli altri ministri inferiori. Mosè stesso consacrò Aronne Sommo Sacerdotè,
ungendolo con olio benedetto e vestendolo di sacri ornamenti. I semplici Sacerdoti. Questi
furono i figli di Aronne ed i loro discendenti. Essi facevano a Dio i sacrifizi ordinari. I Leviti.
Sotto questo nome venivano tutti quelli che discendevano dalla tribù di Levi, i quali esercitavano
nel tabernacolo, e più tardi nel tempio, le funzioni di ordine inferiore. Parimente nella Chiesa
Cattolica è stabilita una Gerarchia, di cui è capo il Sommo Pontefice, Vicario di G. C. Dopo lui e
da lui dipendenti sono i Vescovi, i Sacerdoti, i diaconi e gli altri ministri inferiori.
Castigo del fuoco. Sepolcri della concupiscenza. Correva già il terzo anno da che il
Signore nutriva nel deserto il suo popolo colla manna. Benchè essa fosse di squisito sapore,
tuttavia venne a nausea a quel popolo infedele, che ricominciò le solite mormorazioni contro Dio
e contro Mosè. Chi ci darà carni a mangiare? l' un l' altro dicevano; quanto erano buone le
carni, le cipolle, i porri, i poponi (meloni), gli agli d'Egitto! Ora i nostri occhi non vedono, se
non se questa nauseante manna. Iddio sdegnato mandò un fuoco, che inceneri una parte
dell'esercito. Mosè pregò, e cessò il fuoco sterminatore. Continuando poi gli Ebrei a dolersi del
non aver carne, il Signore. fece comparire grandissima quantità di quaglie, che il popolo colse
con avidità {58 [264]} cibandosene ingordamente. Ma avevano ancora le carni fra' denti, quando
grande parte di que' mormoratori, percossi da' Dio, rimasero estinti. Colla loro sepoltura diedero
a quel luogo il nome di sepolcri della concupiscenza.
Esploratori nella terra promessa. Mosè ebbe da Dio il comando di spedire dodici
esploratori nella terra promessa, affinchè riferissero quale fosse la natura del paese e quale la
forza degli abitanti. Fra costoro furono Giosuè e Caleb, ambidue molto stimati dal popolo per le
loro virtù. Partirono essi per la Palestina, e visitarono tutti que' fertili paesi dal Signore promessi
agli Ebrei. Per farne poi conoscere la prodigiosa fertilità, portarono seco alcuni prodotti, fra'
quali melagrane, fichi ed un grappolo d'uva, che posto attraverso di un bastone gravava le spalle
a due uomini. Non dissimularono per altro il paese essere abitato da gente forte e guerriera. Gli
altri dieci incominciarono a divulgare che i popoli di Canaan erano robusti, erano giganti
invincibili, e che era impossibile abitare tra loro, perchè la stessa terra divorava gli abitatori.
Queste parole destarono tumulto in tutto il popolo, il quale già voleva eleggersi un altro capo e
tornare in Egitto. A ciò opponendosi Giosuè e Caleb, furono minacciati di lapidazione. Irritato
grandemente Iddio da queste replicate mormorazioni, colpì di morte i dieci esploratori, e giurò
che solamente Giosuè e Caleb entrerebbero nella terra promessa; tutti quelli poi, i quali
passassero i vent'anni, andrebbero per quarant'anni vagando nel deserto, e quivi i loro cadaveri
sarebbero disfatti. Giudizio severo, ma giusto e che rimase irrevocabile. (A. del m. 2514).
Ribellione e castigo di Core, Datan e Abiron. Tre cospicui personaggi, chiamati Core,
Datan e Abiron, avidi di {59 [265]} primeggiare nel popolo congiurarono contro di Mosè e di
Aronne, calunniandoli di essersi, usurpato il potere a danno degli altri. Duecento cinquanta altri
presero parte alla ribellione. Costoro pretendevano di offrire incenso a Dio, uffizio sacerdotale
stato Affidato solamente ad Aronne e ai suoi discendenti. Mosè ciò saputo ricorse a Dio, il quale
gli disse Comanda che il popolo si separi dalle tende di Core, Datan e Abiron. Tutti si
separarono. Allora si apri la terra sotto ai piedi dei ribelli, e gli inghiottì vivi insieme con tutte le
loro; famiglie. Oltre a ciò un fuoco disceso dal cielo divorò pure i 250, che coi turiboli in mano
stavano offrendo l'incenso contro il volere di Dio.
Verga di Aronne. Dio per far vie meglio conoscere che voleva si avessero l'onore del
sacerdozio Aronne e i suoi discendenti parlò a Mosè e gli disse: Fatti dare una verga da ciascun
capo delle tribù, e sopra scrivine il nome: la verga di Levi portoni il nome di Aronne. Tu le
porrai nel tabernacolo dinanzi all'arca. La verga di colui, che sarà eletto da me, domani sarà
fiorita. Mosè eseguì il comando. Il dì seguente, entrato nel tabernacolo, trovò che la verga
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d'Aronne avevà gittato le gemme, messi i fiori, ed aperte le foglie già si formavano le mandorle.
Allora tutto il popolo si persuase del volere di Dio, e si cessò dalle querele. La verga miracolosa
fu riposta nell'arca santa, e conservata sino alla distruzione del tempio di Salomone.
Il serpente di bronzo. A questi fatti portentosi gli Ebrei avrebbero dovuto far senno;
tuttavia non andò molto che si ribellarono di nuovo contro Mosè, lagnandosi che li aveva
condotti fuori dell'Egitto, e mostrandosi nauseati della manna. In pena di queste mormorazioni il
Signore mandò contro di essi dei serpenti velenosi, che mordendo i colpevoli ne fecero perire
molti. Da quel flagello spaventati ricorsero a Mosè, perchè loro impetrasse misericordia.
Vedendoli pentiti, Iddio ordinò a Mosè formasse un grosso serpente di bronzo e lo esponesse in
luogo alto per modo che dalla moltitudine potesse essere veduto, promettendo che chiunque
morso dai serpenti avesse rimirato il serpente di bronzo, ne sarebbe tosto guarito. Con questo
mezzo gli Israeliti furono liberati dal terribile flagello. II serpente di bronzo era figura di G. C., il
quale doveva, essere innalzato in croce sul monte {60 [266]} Calvario, e colla sua morte avrebbe
salvato tutti quelli che in Lui avessero riposta speranza. (A. del m. 2552).
Il bestemmiatore ed il profanatore delle feste punito. Dopo aver Iddio dato esempio di
terribile severità colla morte di Coca, Datan e Abiron, ne diede due altri di rigorosa giustizia in
mezzo al popolo. Mentre alcuni Giudici litigavano fra loro, nel trasporto della collera uno d'essi
bestemmiò il santo nome del Signore. Condotto il colpevole davanti a Mosè, fu tosto consultato
Dio intorno al castigo da infliggersi. Mosè ebbe in risposta, che fuori del campo il bestemmiatore
fosse dal popolo immantinente ucciso a colpi di pietra. Dopo quel fatto, Dio stabili che in
avvenire i bestemmiatori fossero dal popolo lapidati.
Altro esempio di grande severità accadde poco appresso in un profanatore del giorno
festivo, nel quale poco prima Dio aveva proibita ogni opera servile. Era giorno di Sabato, quando
fu trovato in campagna un uomo che raccoglieva paglie e ramoscelli per suo particolare bisogno.
Condotto anch'egli a Mosè e ad Aronne, non sapevasi se per trasgressione, in apparenza tanto
leggera, dovessero farlo morire. Consultarono il Signore e ne ricevettero per risposta, che
condotto fuori del campo fosse dal popolo lapidato. Esempio terribile per coloro che osano
bestemmiare il santo nome del Signore, o profanare i giorni a lui consacrati. Gli stessi, o forse
maggiori castighi, devonsi temere o nella vita presente o nella futura.
Balaamo. Dopo tante pene sofferte da Mosè pel suo popolo, prima di morire ei doveva
sperimentare quella dei falsi profeti. Di fatto trovandosi gli Ebrei accampati vicino ai Moabiti,
Balac loro re ricorse a Balaamo offerendogli molti doni perchè venisse a maledire il popolo
d'Israele. Ma Dio gli vietò di recarsi a maledire un popolo che Egli stesso aveva benedetto. Ciò
nondimeno quel principe tornò ad inviare al profeta doni più copiosi. Lo sciagurato Balaamo,
lusingato dalla preziosità dei doni, accondiscese. Ma nel cammino se gli fece avanti un angelo,
senza che fosse veduto da Balaamo. Ben però lo vide l'asina sopra cui egli sedeva, e si fermò
cadendo in presenza dell'angelo. E perchè Balaamo la percuotea per farla camminare, Iddio,
come dice la Scrittura, aprì la bocca di quel giumento, che con miracolo {61 [267]} singolare
esclamò: perchè Così ingiustamente mi batti? Nel tempo stesso Balaamo vide l'angelo, che si
opponeva al suo viaggio e che minacciava di ucciderlo. Allora egli umiliandosi disse che era
pronto a ritornarsene, se Così l'angelo comandava. Ma questi gli permise di continuare il
cammino, con patto di non dire se non quello che intenderebbe da Dio, come infatti egli fece.
Imperocchè per quanti sforzi Balac facesse per obbligarlo a maledire gli Israeliti, Iddio non
permise mai che questi altro proferisse sopra gli Ebrei, se non benedizioni, avendo guidata, la
lingua a lui, come poco prima al suo giumento. Il timre nondimeno di perdere le ricompense, che
aspettava dal re, indusse lo sciagurato profeta a consigliare Balac che facesse venire tra gli
Israeliti le donne di Madian, accocchè adorandone anch' essi le false divinità, offendessero Dio, e
quindi Egli li desse in preda dei suoi nemici. Funesto consiglio! Quelle femmine idolatre,
guadagnando colle loro lusinghe gli Ebrei, li corruppero primieramente nell'anima, e poi anche
nel corpo. E così il falso profeta, che si spacciava per oracolo della Divinità, sarebbe stato la
rovina del popolo di Dio, se Finees vero ministro di Dio con santo zelo non vi si fosse opposto.
Vedendo esso un giudeo che peccava con una Madianita, trapassò ambidue colla spada, e con,
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questo sacrifizio placò l'ira di Dio. Quel popolo, dice s. Ambrogio, fu con maggior maraviglia
salvato da un solo sacerdote, che non era stato corrotto da un falso profeta, e la pietà dell'uno
ebbe più forza, che l'avarizia e gl'inganni dell'altro. (A. del m. 2553).
Ultime parole di Mosè al Popolo. Mosè guidò il popolo sin vicino alla terra promessa, ma
non vi entrò in pena di una leggera diffidenza. Imperocchè mancando di acque gli Israeliti, ed
ordinandogli Iddio di battere colla verga una pietra, egli dubitò un istante che Iddio volesse
operare prodigio sì grande a favore di gente cotanto proterva, e la percosse due volte, come se
una sola non avesse bastato. Per questa suo titubar nella fede, il Signore non gli permise più di
entrare nella terra promessa. Quando poi Dio rivelò a Mosè essergli vicina la morte, questi
radunò tutti i figli d'Israele intorno al Tabernacolo, e come buon padre diresse loro queste parole:
Voi vedete, che sono prossimo a morire nel deserto, e che non passerò il Giordano. voi lo
passerete {62 [268]} per entrar al possesso della terra santa, che il Signore vi promise. Siate,
sempre fedeli al vostro Dio, che vi diede tante prove di benevolenza e che operò a vostro favore
tanti prodigi. Amate il Signore, ascoltate la sua voce e adempite i suoi comandi. Se sarete a lui
fedeli, vi benedirà; se trasgredirete la sua legge, cadranno sopra di voi gravi mali.
Quindi per ordine di Dio, costituito Giosuè suo successore, grandemente commosso bello
spirito, diede a tutto Israele la sua paterna ed ultima benedizione.
Morte di Mosè. Quest' uomo maraviglioso, gran santo, sommo profeta, insigne
Legislatore, operatore di strepitosi miracoli, dopo di aver molti anni tollerate insulti, calunnie,
fatiche d'ogni genere pel suo popolo, giunse finalmente al termine di sua carriera mortale. Dio lo
avverti di salire sul monte Nebo. Colà gli comparve il Signore, e facendogli vedere tutte le
bellezze della terra promessa: Mira, gli disse, il paese che promisi ad Abramo, ad Isacco, a
Giacobbe tu lo hai potuto vedere cogli occhi tuoi, ma non vi entrerai. L'aspetto magnifico di così
bel paese empi di veri gioia l'animo di Mosè che pensava alla felice sorte del suo popolo, il quale
colà fermerebbe dimora. Di poi ringraziò il Signore de' grandi benefizi ricevuti, e colla speranza
dell'eterna felicità tranquillamente nella pace dei giusti si addormentò in età di 120 anni. Il suo
corpo fu dagli angeli seppellito in luogo sconosciuto fino ad oggi. (A. del m. 2553).
Mosè scrisse la Storia Sacra dalla creazione del mondo alla sua morte. Questa storia è
divisa in cinque libretti detti Pentateuco, parola greca che vuol dire opera di cinque volumi.
Mosè è il più antico scrittore, di cui siansi conservate le opere, di modo che gli autori di Storie
Sacre e profane devono ricorrere a lui per sapere la verità delle cose avvenute dalla creazione del
mondo fino a quel tempo. Fra le varie cose scritte da Mosè è notevole la predizione di un profeta
di gran lunga superiore a lui, il quale avrebbe fatto prodigi più grandi, e più luminosi de' suoi.
Questo profeta straordinario è il Messia, ovvero Gesù Cristo. {63 [269]}
Capo terzo. Passaggio del Giordane. - Fertilità della terra promessa. -
Caduta di Gerico. - Ingegnosa finzione dei Gabaoniti. - Fermata del sole. -
Ultime azioni di Giosuè.
Passaggio del Giordano. Mosè, vicino a morte, per comando di Dio aveva costituito
Giosuè capo del popolo con ordine di condurlo nella terra promessa. Perciò gli Ebrei, dopo aver
pianto per trentà giorni la morte del loro.capitano e liberatore, si posero sotto la guida di Giosuò,
che ebbe la gloria di condurli nella terra promessa. Il Signore lo aveva accertato che, siccome era
stato con Mosè, così sarebbe stato con lui. Sul principio del suo governo egli mandò banditori
pel campo a significore, che ognuno si tenesse pronto alla partenza dopo tre giorni. Arrivati al
fiume Giordano si trovavano in grande imbarazzo per traghettarlo, perchè erano sprovveduti di
navi in cui passare all'altra sponda; nè potevano passare a guade, essendo esso assai profondo e
scorrendo allora a pieno alveo. Di niente sbigottito Giosuè, riposta tutta la sua confidenza in Dio,
comanda ai Sacerdoti, che coll'arca dell'alleanza camminino dinanzi al popolo, e che entrati nel
fiume ivi si fermino. Appena ebbero essi toccato il fiume, le acque superiori con nuovo prodigio
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s'innalzarono a guisa di monte, e le inferiori continuando il loro corso lasciarono secco il letto.
Così tutto il popolo a piede asciutto poto trapassare all' altra sponda. Per conservare la memoria
di si glorioso avvenimento, Giosuè ordinò che; dal letto del fiume fossero tolte dodici grosse
pietre e con quelle si erigesse un monumento nel luogo, dove stettero i piedi dei Sacerdoti, i quali
avevano portato l'Arca. Se i vostri figli, diceva al popolo, vi interrogheranno che significhi quel
cumulo di sassi, voi risponderete: A piedi asciutti abbiamo passato questo fiume, e furono
collocate queste pietre ad eterna memoria del fatto, affnchè i posteri conoscano quanto sia grande
la potenza del Signore. (A. del m. 2553).
Fertilità della terra promessa. La terra di Canaan, o Palestina, tante volte da Dio
promessa ad Abramo ed a'suoi discendenti, {64 [270]} era un paese fertilissimo. Fonti e ruscelli
discendevano dalle montagne e ne fecondavano le vallate; vi crescevano in copia l'orzo, il
frumento; le viti, il melagrano, le ficaie la ornavano in ogni parte; l'olio, il miele si raccoglievano
in grande quantità. La Sacra Scrittura, per esprimerne l'abbondanza, dice che per questo paese
scorrevano fiumi di latte e di miele. Passato il Giordano, appena gli israeliti poterono gustare i
frutti saporitissimi di quel paese, cessò la manna la quale miracolosamente per 40 anni era loro
piovuta dal cielo. Il deserto nel quale gli Ebrei vagarono 40 anni è figura del pellegrinaggio, che
gli uomini fanno in questo mondo. La terra promessa ci ricorda il paradiso dove nell'abbondanza
d'ogni bene godremo e loderemo Dio in eterno. La cessazione della manna significa che in cielo,
colla pienezza de' beni, godremo la presenza corporale di Gesù Cristo, non più sotto le specie del
pane e del vino figurati nella manna, ma reale e materiale siccome quando Ei viveva mortale
sopra la terra.
Caduta di Gerico. Passato il Giordano, prima di giungere al possedimento della terra
promessa, dovevasi espugnare Gerico, castello assai fortificato e valorosamente difeso. Iddio,
{65 [271]} cui tutto riesce facile, disse a Giosuè: Io ho dato Gerico e i suoi abitanti nelle vostre
mani. Andate con tutto l`esercito, fate il giro intorno alla Città per sei giorni, e il settimo i
Sacerdoti piglino sette trombe, e camminino innanzi all'Arca. Al sonar lungo e concitato tutto il
popolo solleverà un alto grido, e Gerico rovinerà dalle fondamenta.
Gli ordini di Dio sono eseguiti: a guisa di numerosa processione si fa il giro di Gerico per
sei giorni, il settimo si compie lo stesso giro, sei volte e sempre con profondo silenzio.
Nell'ultimo giro, cominciando i Sacerdoti a sonar fortemente le trombe, tutto l'esercito manda un
grido, e da ogni parte diroccano le mura della città, le torri cadono, ogni cosa è saccheggiata ed
arsa. Solamente una donna di nome Raab colla sua famiglia fu salvata, perchè erai mostrata
benefica verso gli Ebrei mandati da Giosuè ad esplorare quella città. Dopo si prodigioso
avvenimento tutti gli abitatori della Cananea erano sopraffatti da terrore all'avvicinarsi degli
Ebrei.
Ingegnosa finzione dei Gabaoniti. Alla nuova che gli Ebrei per divino comando
sterminavano quanti loro si facevano incontro, gli abitanti di Gabaon, che era città distante circa
quattro miglia da Gerusalemme, studiarono di evitare il comune sterminio con ingegnosa
finzione. Facendo mostra di venire di lontano, con vesti e scarpe logore, otri e sacchi sdrusciti,
pani secchi, tutti lordati di polvere, come avessero fatto lungo viaggio, presentaronsi a Giosuè
chiedendo di avere con lui pace ed alleanza. Giosuè prestò fede a' detti loro, e credendo non
fossero compresi fra le genti cui Dio aveva ordinato di sterminare, giurò di salvarli. Ma tre giorni
dopo avendo saputo, che il loro paese era vicinissimo, e non volendo mancare al fatto
giuramento, risparmiò loro la vita, ma in pena della loro frrde li condannò a vettureggiare acqua
e legna secondo il bisogno degli Ebrei.
Giosuè ferma il sole. Segnalata vittoria. Il Re di Gerusalemme ed altri cinque Re unirono
le loro genti per opporsi a Giosuè loro comun nemico. Giosuè corse ad assalirli, e, attaccata fiera
battaglia, pose in fuga l'esercito dei collegati. Il Cielo stesso combattè in favore degli Ebrei,
facendo repentinamente piovere una terribile grandine di sassi, da cui i nemici furono in grande
parte schiacciati. Molti {66 [272]} tuttavia restavano ancora a vincersi, mentre la notte avrebbe
recato gran vantaggio all' esercito nemico. Fu allora che Giosuè, vedendosi mancar il tempo per
riportar compiuta vittoria, pieno di fiducia in Dio, in presenza de' figli d'Israele esclamò ad alta
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voce: Fermati, o sole, e tu, o luna, non ti avanzare. Questi pianeti ubbidirono alla potenza divina
invocata da Giosuè, e fermarono il loro corso per lo spazio di ventiquattr'ore, e non fu mai
veduta una così lunga giornata nè prima nè poi. In quella i cinque Re furono presi ed uccisi, e
quanti s'incontrarono dei nemici furono debellati e dispersi. Dopo questo fatto niuno potè più
resistere alla spada di Giosuè. Egli superò e, secondo gli ordini di Dio, mise a morte trentun Re,
e in breve s'impadronì della terra, che cinquecento cinquant'anni prima il Signore aveva
promessa ad Abramo e alla sua posterità.
Ultime azioni di Giosuè. Divenuto possessore di sì fertile paese Giosuè ne fece le parti a
ciascuna tribù, indi convocò tutto il popolo nella campagna di Silo, dove collocato il tabernacolo
e l'arca dell'alleanza offerirono a Dio un solenne sacrifizio in rendimento di grazie per tanti
favori che avevano da lui ricevuto.
Governò di poi Giosuè il popolo in pace, amato e venerato da tutti: e colmo di meriti e
d'anni, conoscendosi vicino a morte, ricordò al popolo i benefizi che aveva da Dio ricevuto. All'
ultimo fattosi promettere, che ognuno si sarebbe sempre mantenuto fedele al Signore,
tranquillamente spirò in età d'anni 110. (A. del m. 2561).
Capo quarto. Gli Ebrei sotto ai Giudici. - Debora e Sisara. - Gedeone. - Sue
vittorie. - Sua morte. Abimelecco. - Sacrifizio di Iefte.
Gli Ebrei sotto ai Giudici. Dopo la morte di Giosuè, gli Ebrei per lo spazio di trecento
quarant'otto anni non ebbero più capitano, ma furono governati da alcuni uomini più insigni,
detti giudici, i quali avevano incumbenza di amministrare la giustizia e far osservare le leggi.
Sotto a costoro gli Ebrei soggiacquero a molte vicende, ora prospere, ora avverse. Quando
disprezzavano la divina legge, erano abban {67 [273]} donati nelle mani dei loro nemici, e fatti
schiavi; ritornando a Dio, riacquistavano la perduta libertà.
Debora e Sisara. Gli Ebrei avendo dimenticato i santi avvertimenti di Mosè e di Giosuè,
il Signore li fece cadere nelle mani del Re de' Cananei, che li trattò duramente per ben vent'anni.
Dio per altro, come vide il suo popolo umiliato e pentito, volle liberarlo per mano di una donna
di nome Debora. Guidata essa dallo spirito di profezia, si recò ad un illustre generale chiamato
Barac dicendogli, che Iddio lo eleggeva per debellare i nemici del suo popolo. Barac credette alla
voce del Signore e, radunati in fretta dieci mila combattenti, marciò contro di Sisara capo delle
truppe Cananee. La battaglia si ingaggiò appiò del monte Tabor; Dio, nelle cui mani sono i
destini degli uomini, mise tale spavento fra i Cananei, che in breve furono sbaragliati e messi in
fuga.
Sisara, cercando scampo colla fuga, andò a nascondersi nella tenda di una donna ebrea
chiamata Jaele. Preso ivi un poco di ristoro, credendosi in sicuro si addormentò; ma Jaele con un
lungo chiodo a forti colpi di martello gli traforò le tempie conficcandogli il capo in terra. Così il
superbo Sisara, che voleva opprimere il popolo di Dio, per mano di una donna passò dal sonno
alla morte. (A. del m. 2719).
Gedeone. Ritornati i figliuoli d'Israele all'infedeltà, il Signore li fece cadere nelle mani
dei Madianiti, da cui furono trattati barbaramente, e privi spesso del necessario sostentamento.
Ma essendosi umiliati, Iddio ebbe loro pietà, e spedì un Angelo a Gedeone della tribù di
Manasse, per manifestargli che lo aveva trascelto a liberare il suo popolo. Stava allora Gedeone
occupato nell'aia col vaglio purgando il frumento, e, non potendosi immaginare che Dio volesse
eleggere lui per quell'ardua impresa, pregò l'angelo di volerlo assicurare con qualche prodigio.
Ciò detto, andò a preparare un capretto con pane azimo per farne a Dio sacrifizio. L'angelo gli
comandò che posasse la carne cotta su d'una pietra e vi versasse sopra il brodo. Fatto questo,
l'angelo stese la verga, che teneva in mano, e toccò quella carne, la quale sull' istante fu da un
fuoco prodigioso consumata; quindi l'angelo disparve. Gedeone rimase così atterrito, che
credevasi di morire. Tuttavia volendo vie più {68 [274]} accertarsi della sua missione, supplicò
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Iddio, che si piacesse renderlo sicuro con questo altro miracolo: egli metterebbe nell' aia un
vello, ovvero la lana di una pecora tosata, e Dio facesse cadere la rugiada in modo, che il vello
restasse bagnato e tutto il vicino terreno asciutto. Tal cosa avvenne come Gedeone aveva
desiderato. Egli pregò ancora Iddio a fare altro miracolo opposto al primo, cioè che la rugiada,
bagnando tutta la terra vicina, lasciasse asciutto il vello. In ciò parimenti Iddio lo compiacque.
Accertato Gedeone che Dio lo mandava, ad altro più non pensò se non a mettere ad effetto gli
ordini divini. Allestì un esercito di trenta mila uomini, e si mosse contro dei Madianiti, i quali in
numero di trentacinquemila lo attendevano.
Straordinaria vittoria. Iddio, volendo attribuita la vittoria alla sua potenza e non alle
forze dei soldati, ordinò a Gedeone di dar congedo a chiunque per timore volesse tornar indietro.
Restarono soltanto diecimila. Tal numero parve a Dio ancor troppo; perciò disse a Gedeone di
condurre i suoi soldati ad una fontana, e che coloro soltanto con sè ritenesse, i quali, fatto conca
della mano, lambissero l'acqua. Chi poi con maggior agio s'inginocchiasse a bere, venisse
licenziato. I primi furono trecento. Con questi, soggiunse il Signore, tu vincerai i Madianiti.
Gedeone divise i suoi in tre schiere; diede a ciascuno una tromba ed una pentola di terra
con dentro un lume nascosto, e li ammonì che ognuno facesse quanto egli stesso avrebbe fatto.
Giunta la mezzanotte, Gedeone suona la tromba, spezza la pentola. e la sua fiaccola accesa
appare lucente. Tutti seguono il suo esempio, suonano le trombe, spezzano le pentole e, fermi a'
loro posti, alzano ad un tratto il grido La spada del Signore è la spada di Gedeone. A quello
strepito, a quell'improvviso apparir di lumi si svegliano i Madianiti, e credendosi assaliti da
grande esercito, si scompigliano; poi qua e là sbandati si dànno alla fuga e nella oscurità della
notte, l'un l'altro non conoscendo, si feriscono a vicenda. Allora Gedeone co' suoi piomba sul
nemico, uccide chi incontra, insegue chi fugge. Tutti i Madianiti furono passati a fil di spada.
Quanto mai è potente l'uomo quando segue i voleri di Dio! (A. del m. 2759).
Morte di Gedeone. Abimelecco. Dopo questa memorabile {69 [275]} vittoria, il popolo
voleva crearsi re Gedeone; ma egli rifiutò dicendo che sopra Israele regnerebbe il Signore e
ognuno dovesse a lui obedire. Governò di poi felicemente gli Israeliti nove anni, e morì
tranquillo in prospera vecchiaia, lasciando gran numero di figliuoli, tra cui il feroce Abimelecco,
autore di molte barbarie. Fece questi trucidare sopra una pietra tutti i suoi fratelli, eccetto il più
giovane, che fortunatamente fuggì. Riuscito a farsi acclamar Re, tiranneggiò il popolo per tre
anni. Ma Iddio lo tolse di vita nel modo più umiliante, disponendo venisse ucciso con una pietra,
che una donna aveva scagliata dalla cima di alta torre. (A. del m. 2771).
Sacrificio di Jefte. Dopo la morte di Abimelecco il comando de' Giudei passò a Tela, di
poi a Iair, cui succedette Iefte. Il governo di costui è segnalato da una guerra sostenuta contro gli
Ammoniti. Trovandosi egli accampato in faccia ai nemici di gran lunga superiori in numero,
volle assicurarsi della vittoria col voto di sacrificare a Dio quello di sua casa, che primo avrebbe
incontrato ritornando dalla guerra. Andò, combattè, e la vittoria fu per lui. Ma quale non fu il suo
cordoglio nel ritorno quando vide la propria figliuola che, cantando e danzando con altre zitelle,
correvagli incontro per fargli festevole accoglienza! Si penti del voto fatto inconsideratamente,
ma era tardi. La figlia, saputa la promessa del padre, si offrì di buon grado ad essere sacrificata;
domandò soltanto che le fosse dato di passare due mesi sulle montagne colle sue compagne, per
piangere con esse la sua morte immatura. Trascorso quel tempo ella ritornò, ed il padre compì il
suo voto. Questo fatto ci deve ammaestrare a non far voti, se non col consiglio di persone
assennate, e a non fare mai nè promesse nè voti di cose incerte, o che non possano compiersi
senza peccato, come appunto fu quella di Iefte. (A. del m. 2817). {70 [276]}
Capo quinto. Sansone. - Flagella i Filistei. - Vari tentativi per catturarlo. - È
tradito da Balila. - Sua morte. - Rut.
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Sansone. Sansone, uomo maraviglioso e di forza senza pari, fu suscitato da Dio a liberare
gli Israeliti dalle oppressioni de' Filistei, nel cui potere Dio per le colpe loro li aveva
abbandonati. II primo esperimento della prodigiosa sua forza fu lo squarciare colle nude mani le
mascelle di un leone, che sulla via eraglisi avventato per divorarlo. Flagellò in più guise i Filistei,
perchè ingiustamente opprimevano gli Israeliti.
Sansone flagella i Filistei. Cominciò col prendere trecento volpi, legolle l' una all' altra
per la coda, e nel mezzo della fune pose fiaccole accese, di poi lasciò andare quegli animali per
le campagne, nel tempo che le messi erano mature. Terribile fu l'incendio; le biade, le vigne, gli
ulivi furono consumati dal fuoco. I Filistei, come seppero essere Sansone autore di tanto guasto,
chiesero agli Ebrei con minacce d'averlo nelle mani. Egli acconsentì di essere strettamente legato
con due corde grosse e nuove, quindi condotto nel campo de' Filistei. Ma appena si trovò in
mezzo ai nemici, sceso in lui il Divino spirito, ruppe in un tratto le funi, e con una mascella
d'asino, a caso trovata colà, si avventò contro de'nemici e ne uccise mille. Sentendosi poi arso
dalla sete ricorse al Signore, il quale, fatta scaturire li dappresso una limpida fonte, lo ristorò.
Dopo questo fatto Sansone fu riconosciuto per giudice e difensore d'Israele. (A. del m. 2868).
Tentativi de' Filistei contro Sansone. Sansone governò vent'anni gl'Israeliti, ed ebbe
molto a fare co' Filistei, i quali si adoperarono in tutte guise per farlo perire. Essendo un giorno
entrato nella città di Gaza, i Filistei, com'ebbero osservato dov'egli albergava, lo circondarono
d'uomini armati, e chiusero le porte della città con animo di ucciderlo al mattino, quando fosse
per uscire. Venuta la mezzanotte, Sansone levossi di letto e andò alla porta della città, che trovò
chiusa. Allora egli ne staccò ambe le imposte in un cogli stipiti e colle sbarre, e messasi ogni
cosa sulle spalle, tutto portò in cima di un monte vicino alla città, mostrando {71 [277]} così ai
Filistei quanto di loro si burlasse. Più volte diede prove di sua forza straordinaria, finchè si stette
con Dio; ma quando gli divenne infedele, perdette il suo vigore e fu tradito da una donna, che lo
consegnò nelle Mani dei nemici.
Sassone tradito. I Filistei promisero largo premio ad una donna chiamata Dalila, ove
riuscisse a scoprire onde si derivasse la terribile gagliardia di Sansone. Per tre volte questi la
ingannò, or dicendo che perderebbe la sua forza, se fosse legato con sette corde di nervi ancora
umidi; or quando fosse avvinto con funi nuove; all'ultimo se con sette crini del sua capo attorti
ad un chiodo. Ma allora che Dalila, fattane la prova, chiamava i Filistei, perchè lo catturassero,
egli rompeva i suoi legami come altrettante fila di ragnateli. Quantunque tre volte tradito,
tuttavia sconsigliato cedè alle rinnovate domande dell'iniqua donna, e le manifestò che la sua
forza era riposta ne' capelli, tagliati i quali, egli diverrebbe simile agli altri uomini.’
La perfida aspetta ch'egli dorma, e, tosategli le sette ciocche in cui teneva spartiti i
capelli, si mette a gridare: Sansone, ti sono addosso i Filistei. Egli si sveglia, tenta sciogliersi
dai, legami e trovasi senza forze, perchè lo spirito del Signore si era da lui ritirato. I Filistei
subito lo incatenano strettamente, gli cavano gli occhi, e lo chiudono in una prigione dannandolo
a girare una mola da grano.
Morte di Sansone. Sansone conobbe la mano di Dio che pei suoi peccati lo aveva
percosso, e ne chiese umilmente perdono. Il Signore mosso a pietà di lui, col crescere della
capellatura, gli ridonò le primiere forze. Un giorno, che i Filistei facevano solenne sacrifizio nel
tempio di Dagon, vi condussero anche Sansone per prendersi giuoco di lui e farne trastullo de'
fanciulli. Sansone, stanco ed irritato dagli insulti e dalle beffe, domandò al fanciullo, che
guidavalo per mano, di avvicinarlo alle due colonne le quali sostenevano il tempio, col pretesto
di appoggiarsi e riposare alquanto. Come potè stringerle, invocò il divino aiuto e gridando:
Muoia Sansone coi Filistei; le crollò, ed il tempio royinò schiacciando Sansone con tremila
Filistei. (A. del m. 2887).
Rut nel campo di Booz. A questo medesimo tempo visse Rut, di nazione moabita, donna
di gran virtù. Essa è molto lodata, perchè non esitò di abbandonare patria e parenti per {72
[278]} accompagnare Noemi sua suocera, in quella che dal paese de' Moabiti recavasi in
Betlemme sua patria. Era povera, e per procacciarsi il vitto andò a spigolare nel campo di un suo
parente molto ricco, di nome Booz, e si mise dietro ai mietìtori. Booz osservatane la modestia ed
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il contegno, ben lungi dallo sgridarla, ingiunse in secreto a' suoi mietitori, che a bello studio
lasciassero cader delle spiche e permettessero a Rut di raccoglierle: che anzi Booz fatto
consapevole delle virtù e delle belle qualità di Rut, la sposò. Da questo maritaggio nacque Obed,
e da Obed Isai, padre del Re Davidde.
Capo sesto. Figli di Eli malvagi. - Samuele virtuoso. - Castigo di Eli e de'
suoi figli. - Dagon e l'arca del Signore. - L'arca in Betsames e in Gabaa. -
Saulle primo Re d'Israele. - Sua infedeltà.
Figli di Eli malvagi. Dopo la morte di Sansone si segnalò Eli, il quale fu Giudice e
sommo Sacerdote, cioè governò il popolo nelle cose spirituali e nelle temporali. Egli aveva due
figliuoli di nome Ofni e Finees, dedicati anch'essi al ministero del Tabernacolo. Figli di un buon
padre erano in tutto da lui dissomiglianti. Oltre il malcontento cagionato in privato, insultavano
eziandio la gente che veniva nel tempio ad offerire sacrifizi al Signore, togliendo con violenza la
porzione della vittima appartenente al popolo. Questi fatti spesso ripetuti tornavano di
gravissimo scandalo, perchè allontanavano gli uomini dagli esercizi di religione. Eli più fiate li
riprese, ma fu troppo indulgente a non correggerli come conveniva; laonde il Signore decretò di
castigare padre e i figli, suscitando un altro pontefice, che più fedelmente lo servisse.
Samuele virtuoso. Il servo fedele destinato da Dio a sottentrare ad Eli nel sacerdozio fu
Samuele figlio di Anna e di Elcana della tribù di Effraimo. I suoi genitori lo presentarono ancor
fanciullo al Sacerdote Eli, affinchè fosse al Signore consacrato e a Lui solo servisse nel tempio
durante la vita. Il virtuoso Samuele, in ogni cosa obbediente, serviva all'altare con grande
edificazione, nè mai si lasciò sedurre dai cattivi esempi dei figli di Eli. Perciò era caro a Dio ed
agli uomini. Una notte, mentre dormiva, udi una voce che diceva: Samuele, Samuele. Non
sapendo donde quelle parole {73 [279]} venissero e parendogli di essere da, Eli ebiamato, si alzò
e corse tosto a lui, dicendo: Ecoomi ai vostri comandi. A cui Eli: Non ti ho chiamato, figliuol
mio, ritorna e dormi. Lo stesso avvenne tre volte. Eli soggiunse finamente. Se di nuovo sarai
chiamato, rispondi: «Parla, o. Signore, perchè il tuo servo ascolta.» Come fecesi nuovamente
udire la voce, Samuele disse: Parla, o Signore, perchè il tuo servo ascolta. Allora Iddio: E
giunto il tempo, in cui io voglio castigare Eli co' suoi fgliuoli, perchè egli sapeva la loro
perversa condotta, e non li_corresse efficacemente.
Come si fece giorno, Eli chiamò Samuele ed interrogollo così: Dimmi quanto ti ha
rivelato il Signore, non celarma cosa alcuna. Samuele stretto da questo comando gli fece ogni
cosa manifesta.
Castigo di Eli e de' suoi figliuoli. Non andò molto che la minaccia Divina si compì;
imperciocchè attaccata contro i Filistei una battaglia, gl' Israeliti ebbero la peggio. Trenta quattro
mila rimasero estinti sul campo, fra cui i figli di Eli. L'arca stessa dell'alleanza, oggetto di tanta
venerazione presso gli Ebrei, rimase in potere de' nemici. Uno, fuggito dalla zuffa, corse a
recarne il tristo annunzio ad Eli, il quale udendolo cadde all'indietro della sua sedia, e dato del
capo sul pavimento, miseramente morì. Il Signore anche in questa vita talvolta castiga i genitori
indolenti, ed abbrevia la vita ai figliuoli indisciplinati. (A. del m. 2888).
Dagon e l'arca del Signore. Appena i Filistei ebbero tra loro l'arca degli Ebrei, ne fecero
gran festa, e trasportandola nella città di Azoto, la collocarono in un maestoso tempio a canto
dell'idolo Dagon, principale loro divinità. Ma Iddio fece presto vedere quale differenza passi tra
Lui e i falsi dei, poichè il di seguente trovarono Dagon rovesciato a terra a fianco dell'arca.
Corsero tosto i Filistei in aiuto del povero Dagon, e lo riposero nel luogo di prima. Se non
che il dì seguente trovarono Dagon più mal concio del giorno innanzi. Di più, volendo far vedere
Iddio quanto detestasse la sacrilega vicinanza dell'arca a quella stupida divinità, colpì quegli
abitanti con vergognosa piaga. Ad un tempo fece uscire dalla terra una sterminata quantità di
topi, i quali recavano molestia agli uomini e distruggevano tutti i frutti del suole. Spaventati {74
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[280]} gli abitanti di Azoto da' que' flagelli, tolsero immediatamente l'arca dal tempio e la
condussero in altre città; ma quella cagionava ovunque i medesimi disastri. Temendo i Filistei
non forse li facesse tutti morire, convocarono i loro indovini per avere consiglio intorno a quanto
si dovesse fare. Essi furono di parere, il Dio degli Ebrei aver mandato que' flagelli, perchè non
voleva che l'arca dimorasse tra loro; si rimandasse l'arca e con essa una cassetta, in cui fossero
poste cinque figure dei topi, da cui erano stati molestati, e cinque figure delle piaghe sofferte.
L'arca in Betsames e in Gabaa. I Filistei assentirono volentieri a quel consiglio.
Preparato subito un carro nuovo, vi posero sopra l'arca colla cassetta dei donativi, e per tirarlo
attaccarono due vacche, le quali avevano i vitelli piccoli. Ma quegli animali superando la
tenerezza verso i loro parti, senza fermarsi in altro sito, difilato tiraron l'arca in Betsames, prima
città di frontiera appartenente agli Ebrei. Accolsero con gioia i Betsamiti quel sacro deposito, ma
soltanto per curiosità, non per divozione. Laonde il Signore li castigò facendone morire
cinquantamila, solo perchè avevano portato irreverente lo sguardo sopra l'arca del Signore.
Spaventati i Betsamiti e temendo di essere tutti colti da morte, andavano esclamando: Chi può
mai stare al cospetto della santità di questo Dio? A chi si consegnerà quest' arca, quando da noi
si partirà? Quindi mandarono a pregare, gli abitanti di Cariatiarim, che se la venissero a
prendere. Vennero quelli prontamente, e la condussero in casa di un pio contadino di nome
Abinadab, che dimorava in Gabaa, collina di Cariatiarim. Quel popolo, adoperando il rispetto
dovuto all'arca del Signore, andò esente da' flagelli; a' quali soggiacquero i Filistei ed i
Betsamiti. (A. del m. 2888).
Saulle primo re degli Ebreì. Morto Eli, ebbe Samuele la carica di giudice, e governò per
molti anni gli Ebrei con incorrotta giustizia. Divenuto vecchio, il popolo domandò che prima
della sua morte eleggesse loro un Re. Si oppose egli a principio; ma conosciuto poscia essere tale
il voler del Signore, vi acconsenti. Primo Re degli Ebrei fu Saulle della tribù di Beniamino. La
sua elezione avvenne così. Andato egli a cercare alcune asine smarrite da suo padre, ricorso a
Samuele per consultarlo ove trovar le potesse. Samuele, inspirato {75 [281]} da Dio, lo avverti
che le asine eransi ritrovate, e lo invitò a rimaner seco un giorno. L' indomani gli significò,
averlo il Signore destinato Re del suo popolo; quindi, untolo in capo con olio sacro, lo congedò.
(A. del m. 2909).
Infedeltà di Saulle. Saulle fu riconosciuto Re dagl'Israeliti con universale applauso, e,
finchè segui i savi consigli di Samuele, si mantenne fedele a Dio, riportò segnalate vittorie
contro i suoi nemici, i quali vennero da lui in più battaglie respinti. Ma quando incominciò a
trasgredire gli ordini del Signore, finì la sua gloria, e le cose gli andarono di male in peggio. Egli
si volle fino intromettere a trattare le cose sacre e ad offerire a Dio un sacrifizio, che solo dal
sommo Sacerdote doveva essere offerto. Della qual cosa Iddio grandemente sdegnato, mandò
Samuele a significargli queste tremende parole. «Operasti da stolto, rigettasti la parola di Dio,
perciò Egli rigetterà te, ti toglierà il regno, e lo darà ad altri di te più fedele.» Ciò detto,
Samuele si partì, piangendo sopra la sorte di Saulle, che era stato da Dio riprovato. (A. del m.
2939).
Capo settimo. Davidde. - Le scettro nella tribù di Giada. - Davidde alla corte
di Saulle. - Stringe amicizia con Gionata. - Vince il gigante Golia. -
Ingratitudine di Saulle. - Sua tragica, morte.
Davidde. Isai, di cui si parlò nella vita di Rut, apparteneva.alla tribù di Giuda. Egli
abitava in Betlemme con sette suoi figliuoli, di cui Davidde era il più giovane. Toccava esso l'età
di quindici anni ed erasi tuttora dedicato alla custodia delle pecore, quando Samuele fu mandato
da Dio per consacrarlo Re in luogo di Saulle. Chiamato dalle montagne, dove pascolava il gregge
paterno, venne alla presenza di Samuele, che con olio benedetto consecrollo Re in mezzo ai suoi
fratelli; peraltro segretamente affinchè la cosa non venisse a notizia di Saulle. Da quel giorno in
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poi lo spirito del Signore si posò in particolar maniera sopra Davidde. Al contrario Saulle fu
assalito da, uno spirito di tristezza e di malinconia, che bene spesso lo faceva dare in furore. Tutti
questi mali cadevano sopra Saulle, perchè, abbandonando le vie del {76 [282]} Signore, non
dava più ascolto agli avvisi del santo profeta Samuele. (A. del m. 2941).
Lo scettro nella tribù di Giuda. L'innalzamento di Davidde, della tribù di Giuda, alla
reale dignità forma un'epoca importantissima nella storia; perocchè con questo fatto comincia ad
avverarsi la profezia di Giacobbe, il quale aveva predettoche l'autorità sovrana sarebbe passata
nella tribù di Giuda, nè più da quella sarebbe stata tolta sino alla venuta del Messia. A fine poi
di mantenere viva la fede in questo, Messia ed indicarne più chiaramente la discendenza, il
Signore manifestò a Davidde non solamente che Quegli sarebbe nato da un discendente di quella
tribù, ma dalla famiglia e dalla discendenza dello stesso Davidde, le quali cose noi vedremoo a
suo tempo avverate.
Davidde alla corte di Saulle. Siccome Davidde cantava bene e suonava l'arpa con grande
maestria, così fu invitato alla corte, affinchè colla melodia del canto e coll'armonia del suono
dissipasse lo spirito maligno e la tristezza, onde Saulle era sovente travagliato. Perciò Davidde,
con licenza di suo padre, lasciando il pascolo delle pecore, si recò alla corte del Re, di cui fu
fatto scudiero. Quando poi lo spirito maligno agitava Saulle, subito Davidde dava mano all'arpa e
col suono. lo ricreava dalle sue agitazioni. Così il Signore preparava un semplice pastorello a
cose grandi.
Davidde e Gionata. I modi cortesi e riverenti di Davidde verso Saulle facevano che questi
molto lo amasse, ma molto più lo amava Gionata figliuolo del Re. Questi strinse con lui la più
tenera amicizia, ed il loro amore era reciproco, nè mai avversità potè minorarlo, chè era sincero
e fondato sulla virtù. L'uno era all' altro di stimolo per avanzarsi nel bene, ed a vicenda si
eccitavano alla pratica delle azioni virtuose, e ad altre imprese. che convengono agli uomini
valorosi e timorati di Dio. Esempio ben degno di essere imitato specialmente dai giovani, i quali
dovrebbero scegliersi per amici soltanto quelli, che veggono amanti della virtù.
Davidde vince il gigante Golia. Fra le cose memorabili del regno di Saulle fu una guerra
insorta tra gli Israeliti ed i Filistei. Mentre questi popoli preparavansi a sanguinose battaglie, un
uomo di gigantesca statura, come quegli che era alto oltre a tre metri e mezzo, coperto di
formidabile armatura, si {77 [283]} avanzava verso gli Israeliti e con arroganza li sfidava
dicendo: Se c'è alcuno fra voi, che ardisca venir meco a singolar tenzone si manifesti e si avanzi.
Se quegli uccide me, noi Filistei saremo vostri servi; se io ucciderò lui, servirete a noi. Quaranta
giorni andò insultando gli Ebrei in codesta maniera, sì che Saulle ed il suo esercito tremavano al
solo vederlo. Davidde soltanto fu inspirato da Dio ad opporsi a quel terribile nemico. Di que' dì
essendo ritornato in patria, il padre lo aveva mandato a portare alcuni alimenti a'suoi fratelli, i
quali erano nell'esercito. Alle ingiurie, alle millanterie. del Filisteo, fu preso da santa
indegnazione: e chi è costui, esclamò, che ardisce insultare il popolo del Signore? Io, io andrò a
combattere con lui. Il Re, intese quelle parole, mandò per lui; e all'udire come pascolando il
gregge aveva sbranato orsi e leoni colle proprie mani, e come coll'aiuto divino altrettanto sperava
di fare all'orgoglioso gigante, acconsentì che egli venisse a quel decisivo esperimento. Lo rivestì
pertanto di regia armatura, gli mise un elmo di bronzo in testa, lo cinse di forte corazza e di
spada. Ma Davidde non assuefatto a quel genere di armatura, trovavasi impacciato a camminare.
Levossela pertanto di dosso, e preso il suo bastone e la fionda con cinque, sassi in tasca, pieno di
fiducia in Dio andò coraggiosamente contro il gigante.
Questi al primo vederlo disse in tono dispregevole: Son io forse un cane, che mi vieni
incontro col bastone? Accostati e darò la tua carne a mangiare agli uccelli dell' aria ed alle
bestie della terra! - Davidde: Tu vieni contro di me fidato alla tua lancia e alla tua spada: io
vengo contro di te in nome di quel Signore, che tu hai oltraggiato e che ti darà nelle mie mani.
Si muove il gigante Golia verso Davidde, ma questi corre prestamente ad incontrarlo: dà di mano
alla fionda, vi alloga una pietra e rotatala intorno al capo, la'scaglia e colpisce Golia in fronte per
modo, che tramortito cade a terra. Davidde, il quale non aveva spada, corre e trae dal fodero
quella del gigante e con essa gli recide la testa. A tale spettacolo l'esercito de Filistei spaventato
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si abbandona a precipitosa fuga, ed Israele vincitore accompagna in trionfo nella città Davidde,
portante in una mano la spada e nell'altra la testa dell'ucciso {78 [284]} gigante, e sirendono a
Dio grazie solenni. Chi confida nel Signore, opera grandi maraviglie.
Ingratitudine di Saulle. Saulle, invece di provare contento per una vittoria cotanto a lui
vantaggiosa, fu preso da tale invidia e da tale odio contro a Davidde, che non tardò guari a
palesarne gli effetti. Imperciocchè assalito poco dopo dal maligno spirito, mentre Davidde coll'
usato suono dell'arpa cercava di calmarlo, egli furioso gli avventò una lancia per trafiggerlo e lo
avrebbe infilzato, se Davidde non era destro a schivarne, il colpo. Saulle tese più volte insidie
alla vita di Davidde, per modo che questi fu costretto di fuggire nel deserto e cercare scampo
nelle selve. In tutti questi pericoli egli rimase sempre fedele a Dio e, in Lui riponendo tutta la sua
fiducia, lietamente cantava: Chi confida nell'Altissimo, vive in sicurezza e nulla paventa. Più
volte avrebbe potuto uccidere il suo nemico, che cercavalo a morte, ma egli onorò mai sempre in
Saulle il Re scelto da Dio pel suo popolo l'unto del Signore, cui niuno può offendere senza
delitto.
Morte tragica di Saulle. Era morto Samuele, e Saulle senza ritegno, lasciatosi andare ad
un odio implacabile contro Davidde, lo faceva inseguire ovunque sapeva si fosse rifuggito. Lo
avrebbe più volte raggiunto e messo a morte, se Iddio non lo avesse protetto e difeso. Un giorno
essendosi Saulle col suo esercito accampato sul monte Gelboe contro ai Filistei, i quali di nuovo
gli avevano mosso guerra, alla vista della loro innumerevole moltitudine conturbato ed incerto,
consultò il Signore, che non diede alcuna risposta. Andò per aver consiglio a una Pitonessa, ossia
una maga, perchè gli facesse comparire l'ombra di Samuele e così gli facesse sapere da lui l'esito
della battaglia. Ma mentre la maga si apparecchiava ai soliti incantesimi per ingannare Saulle,
Iddio non in virtù di lei, ma solo per inscrutabile decreto, fece udire all'empio Re la voce del
venerando Profeta, il quale gli parlò in questi termini: A che vieni a turbarmi e chiedere dal
Signore risposta, s' egli ti ha abbandonato? Domani tutto il tuo esercito cadrei in potere de'
nemici, tu stesso ed i figli tuoi sarete meco. Tutto si avverò: il dì seguente attaccossi grande
battaglia, e gli Israeliti ebbero la peggio. Il prode Gionata con due suoi fratelli, dopo di avere
fortemente combattuto, rimasero estinti. Saulle vedendosi {79 [285]} in procinto di venire nelle
mani de' Filistei, chiese al suo scudiere che volesse trafiggerlo, e negandogli questi il crudel
ministero, disperatamente si lasciò cadere sulla propria spada e mori. (A. del m. 2949).
Se Saulle fosse stato fedele agli ordini del Signore, manifestati per bocca del profeta
Samuele, non sarebbe stato condotto a tali sciagure.
Capo ottavo. Davidde piange Saulle. - L'arca dell'alleanza sul monte Sion. -
Vittorie di Davidde. - Sua caduta e suo ravvedimento. - Ribellione
d'Assaloune. - Pestilenza in Israele. - Santa morte di Davidde.
Davidde piange Saulle. Quando Davidde ebbe notizia della morte di Saulle, rimase
vivamente afflitto. Si squarciò per dolore le vesti, si asperse il capo di polvere e pianse sopra la
morte non men del suo Re, che del fedele amico Gionata. Indi, acclamato successore da tutto
Israele, intese col massime zelo a ricondurre il popolo alla virtù, al santo timor di Dio.
L'arca dell'alleanza sul Monte Sion. Davidde per corrispondere al Signore, da cui
riconosceva tutta la sua grandezza, {80 [286]} cominciò dallo stabilire ciò che apparteneva al
Divin culto. Fra le altre cose innalzò un magnifico padiglione sul monte Sion, che è la parte più
elevata di Gerusalemme, per far ivi trasportare con grande pompa l'arca dell'alleanza. Essa era
stata più anni nella casa di Abinadab in Gabaa, e di là trasportata nella casa di Obededom, dove
rimasta tre mesi, fu sorgente di benedizioni per Obededom e per la sua famiglia. Tutto il popolo
ebbe parte a quella grande solennità; il Re stesso, al suono delle trombe e di altri musicali
stromenti, precedeva l'arca cantando e danzando. Ognuno dimostrava la sua gioia
accompagnando l'arca a modo di trionfo.
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Vittorie di Davidde. Sua caduta e suo ravvedimento. Come Davidde ebbe debellati tutti i
suoi nemici che abitavano nella terra promessa, rivolse le armi contro de' Filistei e ne ottenne
replicata vittoria. Soggiogò i Moabiti, gl'Idumei ed i Siri, imponendo loro un annuo tributo, onde
raccolse grande quantità d'oro e d'argento per la futura fabbrica del tempio.
Davidde rassodò il suo regno specialmente colla pietà, colla religione e colla scelta di
buoni Ministri. Nondimeno, per essere stato qualche tempo in ozio, cadde in gravi peccati; per
cui, fu severamente da Dio punito. Ma corretto dal profeta Natan, detestò i suoi falli
sinceramente e ne fece aspra penitenza. In espiazione. di questi falli Iddio permise gli
accadessero gravi sciagure domestiche, tra cui la ribellione di Assalonne suo figlio.
Ribellione di Assalonne. Assalonne, guidato dall'ambizione di regnare e seguendo
malvagi consiglieri, venne ai più gravi eccessi. Cominciò dall'uccidere suo fratello Ammone,
poscia fattosi acclamar Re da una parte del popolo, dichiarò aperta guerra al padre, che’ fu
costretto a lasciare la reggia e fuggire. Ma Dio maledice chi disprezza i genitori. L'esito di quella
guerra fu infelicissimo per Assalonne; imperocchè essendosi messo ad inseguire il genitore. per
dargli battaglia, il suo esercito rimase sconfitto. Ventimila ribelli furono trucidati. Lo stesso
Assalonne trovò la propria rovina nella lunga chioma, che con molta vanità coltidava e di cui
andava follemente superbo; perciocchè mentre a cavallo fuggiva a briglia sciolta in mezzo ad
una selva, i suoi capelli svolazzando si avvolsero ai rami di frondosa quercia, che lo tenne
sospeso tra cielo e terra. Avuto di ciò notizia {81 [287]} Gioabbo, generale dell'esercito di
Davidde, nulla badando al comando fattogli dal Re di risparmiare la vita del figlio benchè
ribelle, corse sul luogo e gli piantò tre lancia nel cuore. Terribile esempio per quei miseri
giovanetti, che ardiscono repugnare al comando paterno. Davidde pianse inconsolabilmente la
perdita di questo suo ingratissimo figlio. (A. del m. 2972).
Pestilenza in Israele. Davidde glorioso per molte vittorie, trovandosi pacifico possessore
del suo trono, s'invogliò di sapere il numero de' suoi sudditi. Di questa superba curiosità si
sdegnò il Signore, che gli mandò un profeta a proporgli la scelta, di tre castighi: o sette anni di
carestia, o tre mesi di guerra disastrosa, o tre giorni di pestilenza. Davidde, riconoscendo il suo
mancamento, volle trascegliere quel Castigo dal quale potesse più difficilmente ripararsi, vale a
dire la pestilenza. La mortalità fu terribile, la strage di settanta mila -vite e avrebbe infierito
anche più, se Davidde pentito avesse placato Iddio con orazioni e con sacrifizi, onde il flagello
del tutto cessò. (A. del m. 2987).
Santa morte di Davidde. Stava molto a cuore a Davidde di fabbricare un tempio, dove
collocare l'Arca santa; ma non potè ciò mettere ad effetto per le molte guerre, che dovette
sostenere. Sapendo tuttavia dal Signore che questa gloria era riserbata a Salomone suo figliuolo,
intese con ogni sollecitudine ammassare oro, argento, bronzo, ferro, legname, marmi e pietre
preziose per quella gloriosa impresa. Accorgendosi poi che si avvicinava l'ora della morte,
raccomandò a Salomone varie cose da osservarsi intorno alla fabbrica del tempio, nonchè
riguardo all'esercizio della giustizia. Mio figlio, conchiuse, cammina nelle vie del Signore,
osserva i. suoi comandamenti ed egli ti concederà un felice successo nelle tue imprese. Ciò detto
si addormentò nel Signore in età di anni settanta. (A. del m. 2990).
Egli fu consacrato Re di 15 anni: a trenta prese le redini del governo; regnò 7 anni in
Ebron, 33 in Gerusalemme. Per rettitudine, pietà e giustizia egli è proposto quale modello a tutti i
monarchi della terra. Scrisse molti Salmi, che la Chiesa canta nelle sacre funzioni. Contengono
essi molte cose attenenti alla venuta del Salvatore, che doveva discendere dalla sua stirpe, e ch'
egli chiaramente vide in ispirito. {82 [288]}
Epoca quinta. Dalla fondazione del tempio di Salomone, l'anno del
mondo 2993, fino alla cattività degli Ebrei in Babilonia, l'anno 3416;
racchiude anni 423.
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Capo primo. Salomone ottiene da Dio la sapienza. - Primo tratto di giustizia.
- Educazione del tempie. - Solenne dedicazione. - La regina Saba.
Prevaricazione e ane infelice di Salomone.
Salomone ottiene da Dio la sapienza. Salomone succedette a Davidde suo padre nel
regno. Come poi ebbe liberate le sue terre da' nemici che lo molestavano, essendo ogni cosa in
pace, egli ringraziò il Signore con un solenne sacrifizio di mille vittime. Dio gradì molto queste
offerte, e nella seguente {83 [289]} notte gli apparve e dissegli Domanda quello che vuoi e tel
concederò. - Signore, rispose Salomone, voi vedete che io sono in mezzo al vostro popolo come
fanciullo, datemi adunque la vera sapienza, affinchè io possa rettamente giudicare, governare, e
discernere ciò che è bene o male. Piacque la domanda al Signore, e poichè, rispose, non hai
domandato onori e ricchezze, avrai colla sapienza onori e ricchezze tali, che niuno mai fu, nè
sarti simile a te.
Primo tratto di giustizia. Ben presto Salomone ebbe opportunità di far mostra della sua
straordinaria sapienza. Si presentarono due donne con due bambini, l'uno vivo e l'altro morto.
Costei, una comincia a dire piangendo, costei la scarsa notte soffoco il suo figlio, e, mentre io
dormiva, venne, prese il mio vivo e lascio il suo morto. Ordina, o Re, che il mio bimbo siami
restituito. -- Tu mentisci, l' altra rispondeva, tu hai ucciso il tuo figlio, e il mio è questo che vive.
Difficile era la quistione, poichò non vi erano testumoni. Salomone, fattosi recare una spada,
sentenziò così: Poichè ognuna di voi afferma, che il pargoletto vivo sia il suo, venga egli
tagliato nel mezzo ed uguale parte a ciascheduna sia data. La falsa madre contenta accettò il
partitò; ma la vera, mai no, si fece tosto a gridare; diasi a lei vivo e intero e non sia trucidato il
misero mio figlio. Allora Salomone, scacciata la falsa madre, restituì alla vera il figliuolo.
Divulgatosi questo giudizio, tutti ammirarono la sapienza di Salomone. Cresciuto poi in
immense ricchezze, fu sollecito a compiere il pio desiderio del padre d'innalzare cioè a Dio in
Gerusalemme il più sontuoso tempio, che si fosse mai veduto, e che fu stimato una delle
maraviglie dell'universo. (A. del m. 2993).
Tempio di Salomone. Apparecchiati i materiali che poto rinvenire nel suo regno e ne'regni
confinanti, Salomone pose le fondamenta del magnifico tempio. A condurlo a fine lavorarono
per più di sette anni 160 mila operai, a' quali soprantendevano 3300 prefetti. Era costrutto a tre
ordini con grandi pietre esattamente riquadrate e connesse. Le pareti, il Santuario, l'altare, i
cherubini accanto all'arca, tutto era coperto di lastre d'oro maestrevolmente scolpito. Al di fuori
era un gran vaso rotondo di bronzo, per la sua ampiezza appellato Mare, sostenuto da dodici buoi
dello stesso metallo. {84 [290]} Dentro e fuori del tempio tutto era preziosissimo, sì per la
materia, sì pel lavoro.
Solenne dedicazione. Finito il tempio, Salomone con una solennità di quattordici giorni
ne celebrò la dedicazione. Vi convenne tutto il popolo pieno di indicibile gioia. Furono
sacrificati ventimila buoi, e cento ventimila pecore. L'arca, in cui erano le tavole della Divina
legge, fu dal monte Sion processionalmente portata nel tempio e posta sotto le ali dei cherubini.
Mentre con armonia di suono e melodia di voci lietamente si cantava: «Date gloria al Signore,
perchè è buono, perchè la sua misericordia è eterna» la maestà Divina si manifestò per mezzo di
una prodigiosa nube, che copri tutto il tempio. A quella vista Salomone, compreso da riverenza,
si prostrò davanti al Signore; poscia, levate al cielo le mani, Mio Dio, esclamò, voi che degnato
vi siete di gradire questa casa, che vi ho edificato, deh! vi prego, fate che tutti quelli che
oppressi dalle angustie, o stretti da qualche bisogno, verranno a supplicarvi in questo santo
luogo, siano esauditi. Iddio dimostrò il suo gradimento con altro miracolo, mandando un fuoco
dal cielo, che abbruciò le vittime preparate pel sacrifizio.
La Chiesa cattolica fedele interprete dei divini voleri, appoggiate sopra questo e sopra
altri fatti, dedica al divin culto i sacri edifizi con riti e cerimonie analoghe a quelle dei libri santi.
Ad esempio pure di quanto Dio aveva ordinato nella legge antica, si sogliono usare nelle chiese
cristiane vasi per l'acqua benedetta, altari, candelieri, turiboli, incenso, statue. Ciò dimostra
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quanto siano in errore coloro, che col pretesto di una religione pura, escludono ogni atto esterno,
introducendo un culto contrario a quello rivelato nella Sacra Bibbia.
La Regina di Saba. Compiuto il tempio, Salomone costrusse il real palagio con
magnificenza tale, che l' oro, l'argento, l'avorio, le gemme in ogni angolo risplendevano. Questa
magnificenza, congiunta colla prodigiosa sua sapienza, traeva molti stranieri in Gerusalemme.
Fra gli altri la Regina di Saba, in Arabia, tratta dalla fama delle ricchezze e del sapere di lui
venne con gran corteggio e con ricchi doni a visitarlo. Osservata che ebbe la maestà e lo
splendore della corte, l'apparecchio de' sacrifizi, la splendidezza {85 [291]} delle mense, la
buona disciplina: de'servitori, ed altre simili maraviglie, ma specialmente la somma saviezza del
Re nello sciogliere enimmi e difficili quistioni, attonita e quasi fuor di sè per lo stupore, esclamò:
Beati i servi e la gente tua, che sono sempre con te e odono la tua sapienza! Le cose, che udii di
te, sono di gran lunga inferiori a quelle, che ora osservo cogli occhi miei. Sia benedetto il
Signore, che ti ha collocato sul trono d'Israele. (A. del m. 3023).
Prevaricazione e fine infelice di Salomone. Dopo aver impiegato molti anni ad accrescere
la gloria di Dio, dopo molti segni di prodigiosa sapienza, virtù e santità, Salomone divenuto
vecchio si lasciò accecare dalle donne idolatre, ed allontanossi affatto dalla legge del Signore. La
sua cecità lo condusse fino ad edificar templi ed altari agli idoli, e specialmente uno assai
sontuoso a Molocco sul monte degli ulivi. Così l'unto del Signore, l'inspirato da Dio, il gran
Salomone si curvò ad offrire profano incenso alle bugiarde divinità. Il Signore lo ammonì
minacciandolo più volte, ma egli, per non ìontraddire alle malvage donne, persistè nel male.
Onde molti,nemici gli mossero guerra; e l'infelice Salomone l'anno settantesimo di sua età,
quarantesimo del suo regno, morì in tale guisa che lasciò assai a dubitare della sua eterna
salvezza. (A. del m. 3029)..
Questo fatto deve ammaestrarci a preferir la miseria di Giobbe al trono di Salomone, perchè in
Giobbe si ammira un modello di virtù, che corona i santi; in Salomone si piange la caduta di un
uomo, che colla più sublime sapienza non seppe guardarsi dalla superbia e dal veleno delle
prosperità8.
Capo secondo. Osservazione. - Divisione del regno d'Israele. - Regno di
Roboamo e di Geroboamo. - Stisma Samaritano.
Osservazione. Per chiarezza della Storia Sacra bisogna osservare, che dopo la morte di
Salomone il governo degli Ebrei fu diviso in regno di Giuda e in regno d'Israele. {86 [292]}
Quest'ultimo durò circa 254 anni, e il tennero 19 Re, tra cui la storia fa speciale menzione di
Geroboamo, di Acabbo, di Geu e di Osea. Il regno di Giada si mantenne in fiore sino al
passaggio degli Ebrei in Babilonia.
Divisione del regno d' Israele. Roboamo figliuolo di Salomone succedette al padre sul
trono. Salomone dopo la sua prevaricazione aveva imposto al popolo gravi tributi. Morto lui, il
popolo si radunò per chiedere al nuovo Re di essere alleggerito. Tuo padre, gli dicevano, c'
impose troppo gravi tributi, ci siano diminuiti e noi saremo tuoi servi fedeli. Roboamo rispose:
Andate, tornate di qui a tre giorni. Egli intanto convocò gli anziani consiglieri di suo padre, e li
interrogò intorno alla risposta, che dar doveva. Quelli lo consigliarono di mostrarsi
condiscendente con parole miti, e di alleggerire il duro giogo, che il padre imposto aveva. Non
gli piacque tale consiglio, e invece seguì il parere de' giovani con'lui allevati in delizie e piaceri.
Costoro dissero di parlare al popolo minaccevolmente, chè in questo modo niuno più avrebbe
ardire di fare altri lamenti. Così fece. Si radunò dopo tre giorni il popolo, e Roboamo messo in
non cale il savio consiglio de'vecchi, si appigliò a quello de' giovani orgogliosi, privi
d'esperienza, e diede per risposta, che egli sapeva come governare i suoi sudditi, e che avrebbe
8 Colla morte di Salomone termina la materia prescritta per la 3.a elementare. DaL questo punto, cioè dalla divisione
del regno di Giuda da quello d'Israele fino all' a'censione di G. C. contiene quanto è prescritto per la 4.a elementare.
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loro imposto un giogo più duro. A queste minacce sdegnato il popolo, si mosse a ribellione, e
dieci tribù presero Geroboamo, servo di Salomone, e lo crearono re. Solamente le tribù di Giuda
e di Beniamino si mantennero fedeli a Roboamo. Quest'ultimo fu denominato re di Giuda, l'altro
re d'Israele. (A. del m. 3029).
Non andiamo mai a chieder consiglio dagli orgogliosi, ni da chi non ha esperienza.
Regno di Roboamo e di Geroboamo. Roboamo re di Giuda seguendo il consiglio
de'giovani inesperti, ebbe un regno agitato da continue guerre, e prima di morire vide con
rammarico il re d'Egitto venire in Gerusalemme e far bottino di tutti i tesori del tempio e della
reggia, per trasportarli nei suoi paesi.
Assai più funesta fu la fine di Geroboamo re d' Israele. Asceso appena sul trono, per
timore che le tribù a lui soggette, frequentando il tempio di Gerusalemme, ritornassero {87
[293]} sotto la signoria del legittuno re, vietò di andarvi; e per dare a' suoi sudditi un simulacro
di religione innalzò due vitelli d'oro con ordine, che fossero adorati in luogo del vero Dio. Tal
cosa dispiacque molto al Signore, il quale mandò un profeta a dinunziare al Re, che quegl'idoli e
quell'altare in un ce' sacerdoti sarebbero un giorno distrutti. In udir ciò Geroboamo stese la mano
per ordinare l'arresto del profeta, ma la mano di subito inaridì, nè riprese moto o senso se non
alle preghiere del profeta medesimo. Tuttavia Geroboamo non emendossi della sua empietà, e in
pena delle sue scelleratezze venne dal Signore percosso e tutta la sua famiglia sterminata. (A. del
m. 3050).
Scisma Samaritano. La divisione delle dodici tribù in regno di Giuda e di Israele cagionò
lo scisma Samaritano, ossia separazione Samaritana. Imperciocchè Geroboamo sforzandosi di
allontanare i suoi sudditi dal vero Dio, si studiava d'indurli all'idolatria. E siccome la città di
Samaria;era stata scelta per capitale del suo regno, così questa separazione fu detta scisma
Samaritano. Di qui derivò, che dal regno di Giuda i Samaritani vissero separati di religione e di
governo, portando avversione agli abitanti di Gerusalemme, capitale del regno di Giada, dove si
conservò il culto del vero Dio.
Capo terzo. Elia riprende Acabbo e predire una siccità. È pasciuto dai corvi.
- Miracoli di Elia. - Confonde i profeti di Baal. - Ottiene da Dio la pioggia.
Elia riprende Acabbo, predice una siccità; è pasciuto dai corvi. Acabbo, re d'Israele,
disonorò il suo nome con molte scelleratezze, di cui si rese colpevole dinanzi al Signore. Fra le
altre cose fece innalzare un altare a Baal, e si adoperò a tutt'uomo per allontanare il popolo dal
culto del vero Dio e fargli seguire le turpi superstizioni dell'idolatria. Prese in moglie Gezabele,
donna malvagia, la quale, affinchè Baal fosse adorato da tutti, faceva uccidere quanti profeti del
Signore poteva rinvenire. Elia, che solo tra i profeti era sfuggito alla rabbia dell' empia regina,
intrepidamente si presenta ad Acabbo, e In nome dell'Altissimo, gli dice, alla {88 [294]} cui
presenza io mi trovo, in questi anni non cadrà nè pioggia, nè rugiada, se non alla mia parola. Ai
detti ed alle parole del santo profeta salito il Re in furore, cercava di farlo perire;. ma Elia,
avvertito da Dio, andossi a nascondere vicino al torrente Carit, dirimpetto al Giordano. Ivi
mancando dei necessarii alimenti, il Signore gli mandò alcuni corvi, i quali mattina e sera gli
portavano pane e carne.
Ecco come Iddio prende sollecita cura de' suoi! Serviamo ai Signore, ed Egli ci
provvederà in tutti i nostri bisogni.
Miracoli di Elia. Non andò guari che venne la predetta siccità; per la qual cosa il torrente
Carit trovandosi asciutto Elia cominciò a patir di sete. Avvisato pertanto dal Signore, andò a
dimorare in Sarepta città della Fenicia. Giunto vicino alle porte incontrò una vedova, che
raccoglieva legna, a cui disse: Di grazia, recami un po'di acqua a bere. La donna caritatevole e
cortese corse a cercar acqua; ma il profeta la richiamò dicendole: Deh! recami anche un tozzo di
pane. Ella rispose: Sallo Iddio, che non ho pane in casa mia; non ho altro, che un pugno di
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farina nella madia, e un po'di olio nell'utello. Ho raccolto queste legna per far cuoce quel poco,
che mi resta. Lo mangerò col mio figlio, e poi morremo. Ciò detto, si mise a piangere
dirottamente. Elia rispose: Non temere, non inquietarti; va, fammi colla tua farina una piccola
focaccia. Obbedì la donna, apprestò quanto le veniva ingiunto dall'uomo di Dio; mangiarono
essa, Elia e il figlio di lei, tutti pieni di riconoscenza verso il Signore. Da quel giorno in poi la
farina non mancò più nella madia, nè l'olio nell'utello, finchè non fu la carestia cessata.
Alcun tempo dopo il figlio di quella vedova infermò gravemente e morì; di che altamente
dolendosi la desolata madre, Elia invocò il nome del Signore e lo richiamò a vita. Che cosa è mai
impossibile al Signore? Colui il quale dà la vita, può ridonarla quando si perde.
Elia e i profeti di Baal. Erano già passati tre anni e mezzo, senza che fosse caduta goccia
d'acqua. Tutti i pozzi ed i fonti erano asciutti; le campagne sembravano aridi deserti, tutto il
paese era nella massima desolazione. Elia per comando del Signore si presentò nuovamente ad
Acabbo, il quale vie più furibondo, appena lo vide, gli disse: Sei qui, {89 [295]} o ribaldo, tu
che turbi tanto Israele? E cominciò a minacciarlo. Intrepido Elia rispose: Non son io, ma tu, che
turbi Israele, avendo abbandonato il Dio de' padri tuoi per adorare Baal. E perchè si conosca
qual è il vero Dio, fa che si adunino sul monte Carmelo tutti i sacerdoti di Baal. Il re
accondiscese, e coi sacerdoti di Baal si radunò tutto Israele. Là giunto, Elia si voltò al popolo e
disse: E fino a quando vorrete zoppicare da due parti? Uopo è adunque provare se ti vero Dio
sia Baal, o il Dio di Abraamo, d'Isacco e di Giacobbe. I sacerdoti di Baal innalzino un altare,
sovrappongano la vittima alle legna senza sottoporrai fuoco. Io farò altrettanto. Ciascheduno
invochi il suo Dio, e quegli che manderà fuoco dal Cielo per consumare la vittima, sarà il vero
Dio. Tutto il popolo accettò il partito esclamando: Tu dici bene.
Incominciarono i profeti di Baal a scannare un bue, ponendolo sopra l' altare; quindi dal
mattino al mezzodì non cessarono dal gridare: O Baal, o Baal, ci ascolta; ci esaudisci.
Pregavano, s'aggiravano intorno all'ara, genuflettevano, e secondo i loro riti si ferivano con
lancette di ferro. Ma tutto indarno, chè Baal non dava risposta. Elia li beffava dicendo: Gridate
più forte, forse Baal s'intrattiene a discorso con altri, o sta chiuso, o viaggia, o dorme, e non vi
può dare udienza, chiamate più forte. Venne il mezzodì ed era vana ogni loro opera. Allora Elia
raccolse dodici pietre e con esse ricostrusse l'altare del vero Dio, già diroccato dagl'idolatri; v'
impose le legna, la vittima e tre volte fece versare tant'acqua, che tutto l'altare erane inondato e
ripieno il fosso da Elia fatto scavare allo intorno. Quindi accostatosi all'altare, così pregò:
Signore Iddio di Abramo, d' Isacco, di Giacobbe, degnati ascoltarmi, era oggi conoscere a
questo popolo, che tu sei il, vero Dio.
Parlava ancora, quando all' improvviso cadde fuoco dal cielo, il quale consumò
l'olocausto, le pietre, e per fin l'acqua della fossa. Alla vista di quel prodigio tutta la moltitudine,
rimasta attonita, esclamò: Il Dio d'Elia è il vero Dio. Elia allora comandò si arrestassero i
sacerdoti di Baal, che erano in numero di quattrocento cinquanta, e fattili condurre presso al
torrente Cison, ordinò che in pena de' loro malvagi insegnamenti e delle bestemmie vomitate
contro del vero Dio, tutti fossero messi a morte. {90 [296]}
Pioggia prodigiosa. Compiuta la strage dei profeti di Baal, Elia si volse ad Acabbo e gli
predisse imminente la pioggia. Salito poscia, sul Carmelo a pregare, per sette volte inviò il suo
servo a riguardar verso del mare se qualche nuvola apparisse. La settima volta fu veduta una
nuvoletta simile al piede di un uomo, che spuntava sull'orizzonte. Subito Elia fece dire ad
Acabbo attaccasse i cavalli,, e si affrettasse perchè gli fosse dato ripararsi dalla pioggia. Di fatto
quella piccola nube in breve talmente si dilatò, che, coperto il cielo da ogni parte, si sciolse in
dirottissima pioggia, la quale ristorò tutti il paese dalla terribile arsura che lo aveva travagliato.
Chi ricorre a Dio di cuore colla preghiera, ottiene molte grazie ed anche miracoli.
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Capo quarto. Fuga di Elia. - Eliseo lo segue. - Assassinio di Nabot. Morte di
Acabbo e trista fine di Gezabele.
Fuga di Elia. Gezabele inferocita per la morte de' sacerdoti di Baal, giurò di farne
terribile vendetta contro di Elia, che ne era l'autore. Elia, ciò saputo, si salvò fuggendo, nel
deserto. Ivi, stanco del cammino e annoiato della vita, si gettò all' ombra di un ginepro e si
addormentò. Allora Iddio per consolarlo gli mandò un Angelo, il quale messogli accanto pane ed
acqua, lo svegliò e disse: Elia, alzati e mangia. Egli mangiò e bevette, ma adagiatosi ripigliò il
sonno. Se non che l'Angelo, nuovamente destatolo, gli ordinò che mangiasse di bel nuovo,
perchò gli restava ancora a fare lungo cammino. Il profeta alzatosi mangiò e bevette la seconda
volta, e col ristoro di questo solo cibo viaggiò quaranta giorni ed altrettante notti fino al monte
Oreb. Questo cibo di Elia è figura della SS. Eucaristia, che il Signore ci lasciò per fortificarci ed
aiutarci a camminare nella via del Cielo; ma e' non basta prenderne una sola volta, bensì sovente.
Eliseo segue Elia. Elia rimase per qualche tempo sul monte Oreb nascosto in una
spelonca, finchè Iddio gl' ingiunse di andare ad Eliseo e consacrarlo profeta in sua vece. {91
[297]} Eliseo era agricoltore e fu trovato in un campo cherarava Elia se gli accostò e ponendogli
il suo mantello sopra le spalle, gli manifestò gli ordini del Signore. Eliseo, preso commiato da'
suoi genitori, coi buoi e coll'aratro fatto a Dio un sacrifizio, si partì con Elia, di cui divenne
discepolo e compagno fedele.
Assassinio di Nabot. Oltre l'idolatria, Acabbo si aggravò eziandio della più enorme
ingiustizia. Invogliatosi della vigna di un certo Nabot situata vicino al suo palazzo, gliela chiese
o per danaro o per cambio. Nabot non volle assentire, perciocchè essendo quel podere retaggio
de'suoi antenati, gli stava molto a cuore di conservarlo. Di ciò addolorato il Re, anzi incollerito e
fremente, gittossi sopra il letto colla faccia rivolta al muro, fermo di non voler più prendere cibo.
Gezabele, vedendo Acabbo così attristato, scrisse a' suoi soggetti, che accusassero Nabot qual
bestemmiatore, e come tale fosse lapidato. La qual cosa venne con prontezza eseguita, e così
furono appagate le scellerate brame di Acabbo. Ma mentre questi andava al possesso della male
acquistata vigna, gli si fece incontro Elia e gli disse: Ecco ciò che dice il Signore: Qui dove i
cani hanno lambito il sangue di Nabot, lambiranno similmente il sangue tuo. La stessa Gezabele
sarà divorata dai cani, tutta la tua stirpe sterminata.
Morte di Acabbo. In breve tempo le minacce di Dio produssero il loro effetto. Acabbo
alle parole di Elia mostrò di pentirsi; ma non fu che finzione. Tre anni dopo si unì con Giosafatte
Re di Giuda, per rinnovare la guerra a Benadad Re di Siria. Per conoscere l'esito dell'impresa,
consultò quattrocento falsi profeti, che gli predissero la vittoria. Giosafatte, il quale adorava il
vero Dio, volle consultare un profeta del Signore, e Acabbo per compiacerlo fece venir Michea,
uomo pieno del divino Spirito, che gli predisse la intera sua rovina. Invece di ascoltarlo, Acabbo
ordinò fosse chiuso in carcere, nutrito a pane ed acqua, per metterlo poi a morte non appena
fosse ritornato dalla guerra. Ne son contento, aggiunse il profeta, se ritornerai. Parti Acabbo per
la malaugurata impresa, ma una saetta, a caso scoccata, guizzando lo andò a colpire nel petto, e
in breve ei se ne morì. Il cocchio, le armi, le briglie furono insanguinate, {92 [298]} e il sangue,
che ne grondava, venne lambito dai cani, siccome Elia aveva pronunciato. (A. del m. 3107).
Trista fine di Gezabele. Alcuni anni dopo la morte di Acabbo fu eletto Re d'Israele un
illustre capitano per nome Geu. Dopo molte conquiste egli entrava vittorioso nella città di
Gezraele, ove dimorava Gezabele. A quella notizia l'ambiziosa Regina s' imbellettò, e
pomposamente abbigliata si fece alla finestra sperando di vincere il Re colle sue lusinghe. Geu
passando alzò lo sguardo, e vedutala appena, disse: Gettatela giù. Subito venne precipitata dal
balcone, calpestata da cavalli, e poco dopo le sue carni furono divorate dai cani. Appresso Geu
ordinò che tutta la stirpe di Acabbo fosse sterminata, i sacerdoti di Baal passati a fil di spada, il
tempio dedicato alle false divinità fin dalle fondamenta distrutto. Avveraronsi così le minacce
del Signore fatte ad Acabbo per bocca di Elia.
Ogni delitto reca oltraggio alla Giustizia Divina e ci rende meritevoli di gravi castighi, i
quali, se Dio non li fa provare nella vita presente, devonsi paventare assai più nella futura.
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Capo quinto. Elia predice la morte ad Ocozìa. – È rapito in cielo. - Acque
amare raddolcite. - Insolenza castigata. - Miratola dell'olio. - Minestra
risanata. - Pani moltiplicati. - Risurrezione di un fanciullo. - Naamano Sire. -
Bugia punita.
Elia predice la morte ad Ocozia. A Geu, venuto a. morte dopo 28 anni di regno, successe
Ocozia suo figlio, il quale continuò le scelleratezze dell'empio Acabbo. Caduto in grave malattia
spedì messaggeri a consultare Belzebub, che era una falsa divinità. Ma Elia per ordine divino
fattosi loro incontro disse in tono minaccioso: Forse non c'è Dio in Israele, poichè andate a
consultare Belzebub? Or bene ritornate e dite al vostro Re, che non scenderà più dal letto ed ivi
morrà.
Riportarono questa minaccia, senza saper da chi fosse proferita. Ocozia per altro conobbe
da' contrassegni esser di Elia, e mandò un capitano con cinquanta uomini a prenderlo e condurlo
alla sua presenza. Ma Elia pregò Iddio che lo difendesse, {93 [299]} è Dio dal cielo fe' tosto
discendere un fuoco, che inceneri il capitano con tutta la sua gente. Ocozia spedì un altro, e gli
avvenne lo stesso. Finalmente un terzo, temendo avvenisse altrettanto a lui ed a suoi, pregò con
umiltà il.servo di Dio volesse appagare il desiderio del suo padrone. Accondiscese il Profeta, e
giunto al cospetto del Re, da parte di Dio così parlò: Prima hai mandato a consultar Belzebub e
non il Signore, perciò non ti leverai più da questo letto, e qua morrai. Il presagio in breve si
avverò ed Ocozia mori dopo aver regnato due anni.
Elia rapito in cielo. Eliseo accortosi che la carriera mortale di Elia volgeva al suo
termine, gli stava sempre allato per vederne la fine. Venuti un giorno amendue da Gerico sulle
spiagge del Giordano Elia prese il suo mantello e con esso battè le acque del fiume, le quali si
divisero per modo che lo passarono a piedi asciutti. Giunti al di là Elia disse ad Eliseo: Dimanda
quanto vuoi, prima eh' io sia tolto da te. Ed Eliseo: Dimando che si trasfonda in me il doppio del
tuo spirito, e il doppio de' doni che dal Signore ricevesti. Elia: Hai dimandato cosa difficile,
tuttavia ti sarà concessa, purchè tu mi veda, quando sarò tolto da te. Mentre camminavano e
così discorrevano ecco ad un tratto calare dal Cielo un carro di fuoco tirata da cavalli alati e
fiammeggianti. Elia vi montò sopra e tosto venne portato in alto come in mezzo ad un turbine.
Eliseo, vedendolo sollevarsi in aria, andava gridando: Padre mio, padre mio! e lo segui cogli
occhi finchè più nol vide. Indi si lacerò le vesti; di poi prese il mantello, che Elia dall'alto aveva
lasciato cadere, e tornossene al Giordano. Con quello percosse le acque, le quali lasciarongli di
nuovo il passaggio asciutto {94 [300]} fino all'altra sponda. Quivi fu accolto con grande
venerazione da' suoi discepoli, che a questo prodigio riconobbero essere stato veramente in lui
trasfuso lo spirito di Elia. (A. del m. 3108).
Acque amare raddolcite. Eliseo dimostrò con molti prodigi che la virtù di Elia era passata
in lui; eccone i principali. Entrato un giorno nella città di Gerico, i cittadini gli corsero incontro.
dicendo che volentieri lo ricevevano nella loro città, ma soggiunsero essere le acque tanto amare,
che niuno ne poteva bere senza rischio di morte. Eliseo pel desiderio di beneficare que' cittadini
pregò Dio, e fattosi poscia recare un vaso di sale, furono le acque per divina volontà raddolcite e
ridonata la fecondità al terreno.
Insolenza castigata. Altra volta mentre Eliseo saliva in Betel, alcuni fanciulli insolenti
presero a motteggiarlo dicendogli: Vieni su, o calvo, vieni su, o testa pelata. Ma il. Signore non
lasciò quella insolenza impunita, e fece immantinente sbucare dalla vicina foresta due orsi, i
quali avventaronsi sovr'essi, e ne sbranarono quarantadue. Terribile esempio a chi osa
motteggiare i maggiori di età od i Ministri del Signore!
Miracolo dell'olio. A una povera vedova che non poteva pagare alcuni debiti contratti dal
marito, minacciava il creditore di prenderle i due suoi figli per farsegli schiavi. Oppressa
dall'angustia andò da Eliseo, che la confortò dicendole: Va a chiedere in prestito da' tuoi vicini
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un gran numero di vasi vuoti, e quando sarai rientrata in casa, chiudi l'uscio. Tu poi co' tuoi
figliuoli prenderai il vasetto dell'olio, che ancora ti rimane, e non cesserai di versare finchè tutti
i vasi presi ad imprestito siano ripieni. Eseguì la vedova l'ordine dell'uomo di Dio, e l'olio
moltiplicossi maravigliosamente. Con questo ella potè pagare tutti i suoi debiti, e averne ancor
abbastanza per sè e pei figliuoli.
Minestra risanata. Pani moltiplicati. Un altro giorno fu data a' suoi discepoli una
minestra contenente sostanze così amare, che niuno poteva cibarsene. Egli, mischiata un poco di
farina con quella minestra, le tolse ogni amarezza. Altra volta venne un uomo dabbene a
portargli in dono venti pani, cui Eliseo ingiunse di distribuirli al popolo. «E che sono, quegli
disse, venti pani a cento persone?» Ma Eliseo {95 [301]} insistè che si dividessero. Non solo ve
ne fu abbastanza per tutti, ma ne rimase ancora gran parte. (A. del m. 3109).
Risurrezione di un fanciullo. Eliseo, entrando nella città di Snna, venne cortesemente
accolto da due coniugi, i quali per usare speciale ospitalità al servo di Dio, gli prepararono una
stanza da servirsene ogni volta che di là passasse. Non tardò molto Iddio a compensare la carità
adoperata inverso il suo profeta. Imperocchè l'unico figliuolo di quella donna, essendosi recato
col padre in campagna al tempo della mietitura, fa colto da sì gran male di testa, che ne morì. La
madre aflittissima corse piangendo ad Eliseo, il quale andò egli stesso alla casa dell' addolorata
donna per consolarla. Fatta orazione al Signore, si stese sul freddo corpo del fanciullo, il quale
cominciò a sbadigliare, poscia aprì gli occhi e finalmente risorse a vita florida come prima.
Naamano Siro. La fama de' miracoli di Eliseo traeva gente da tutte parti. Naamano,
generale dell' esercito del re. di Siria, era stato colpito dalla lebbra, malattia schifosa e
contagiosa. Egli si pose in viaggio per Samaria, seco portando molto oro ed argento, per farne
dono al Profeta. Giunto alla casa di Eliseo, questi gli mandò incontro un servo per dirgli: Va,
lavati sette volte nel Giordano, e sarai guarito. Il superbo Naamano, poco soddisfatto di quella
semplice accoglienza, rispose: A che lavarmi nel Giordano? I nostri fiumi della Siria non
valgono quanto le acque d'Israele? Ciò detto, voleva partirsene; ma i suoi servitori lo persuasero
ad obedire. Sette volte lavatosi nel Giordano, la lebbra sparì. Oltremodo contento della sua
guarigione, ritornossene alla casa dell'uomo di Dio per offrirgli ricchi presenti, oro, argento e
vesti preziosissime. A' cui Eliseo soggiunse: Nel nome del Signore io non accetterò cosa alcuna,
vattene in pace.
Bugia punita. Giezi servitore di Eliseo, avido di danaro lasciò allontanare Naamano,
poi,gli corse dietro, e raggiuntolo gli disse: Il mio padrone mi manda pregarti che tu gli faccia
dono di un talento e di due abiti per due giovani testé arrivati. Naamano prontamente gli diede
più che non chiedeva. Giunto a casa, Eliseo lo interrogò dicendo: Donde vieni, o Giezi? e questi
soggiunse: Non sono stato in alcun luogo. Eliseo vedendo che alla menzogna aggiungeva altra
{96 [302]} menzogna, Or bene, conchiuse, avrai ben tosto il dovuto guiderdone della tua
avarizia e del tuo mentire. Ed in quell'istante fu tutto èoperto di lebbra, e scacciato per sempre
dal servizio del Profeta.
La bugia ci disonora dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.
Capo sesto. I soldati di Benedad in Samaria. - Strettesse e liberazione di
questa città. - Morte di Eliseo, e le sue reliquie. - Giona profeta. - Sua
predicazione a Ninive.
I soldati di Benedad in Samaria. Benedad re di Siria, rinnovata la guerra contro di
Gioramo re d'Israele, meditava, un agguato. Gioramo, avvertito da Eliseo, mandò in quel luogo
gente a preoccuparlo. Di ciò sdegnato Benedad spedì incontinente gran numero di soldati per
arrestare il santo profeta. Questi pregò Iddio a volerlo difendere, e Iddio fece rimaner ciechi tutti
i soldati. Allora Eliseo uscì loro incontro, e li guidò in mezzo a Samaria. Colà giunti, pregò Dio
aprisse loro gli occhi: Non si può esprimere il loro stupore e spavento quando conobbero di
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essere in mezzo dei nemici. Eliseo per altro proibì, che loro si facesse alcun male; anzi fattili
ristorare con cibi e bevande, liberi li mandò al loro campo.
Strettezze e liberazione di Samaria. Benedad non volle conoscere la potenza divina nel
fatto de' suoi soldati, e ostinato venne coll'esercito a stringere d'assedio Samaria. In breve i
cittadini furono ridotti a tale stremo, che la testa di un asino fu venduta ottanta monete d'argento
(circa franchi 200), e due madri giunsero a patteggiare fra loro di uccidere e mangiare uno dopo
l'altro i propri figli per isfamarsi. In questa terribile calamità Eliseo una sera predisse, che
l'indomani vi sarebbe, stata abbondanza. «Nemmeno se Iddio facesse piovere grano dal cielo,
disse un capitano del Re, ciò potrebbe avverarsi.» Al quale Eliseo rispose, che lo avrebbe veduto
cogli occhi suoi, ma non avrebbe potuto gustarne. Il mattino seguente fu trovato il campo dei
nemici pieno di viveri e di ricchezze, e sgombro affatto di armati. Perciocchè Iddio nella notte
aveva fattò udire colà {97 [303]} grande strepito d' armi, che atterri e mise in fuga tutti i Siri. Il
popolo corse tosto in cerca di alimenti per isfamarsi. L'abbondanza fu tale, che ognuno potè
fornirsi di quanto desiderava. Soltanto il capitano incredulo non ebbe a goderne, perchè sulla
porta della, città, ov'era stato messo di guardia, fu soffocato dalla calca che si affrettava di uscire.
Morte di Eliseo. Sue reliquie. Eliseo, divenuto infermo, fu visitato da Gions re d'Israele,
il quale in vederlo proruppe in pianto esclamando: Padre mio, tu sei il carro d'Israele e colui che
lo guidi. Eliseo per confortarlo gli promise, elle tre volte egli avrebbe con gran vantaggio vinto il
Re di Siria. Il che tutto si avverò, arrecando pace universale in Israele. Eliseo pacificamente
morì, e venne seppellito nella campagna in una caverna a bello studio scavata. (A. del m. 3165).
L'anno di sua morte, mentre alcuni uomini portavano un defunto a seppellire, veduti certi
ladroni, per paura gettarono il morto. nel sepolcro di Eliseo. Appena quel cadavere toccò le ossa
del s. Profeta, subito riebbe la vita.
Questo fatto ed il prodigio del mantello d'Elia nelle acque del Giordano dimostrano’
quanto il Signore gradisca, che le reliquie de' suoi santi siano venerate; perciò sono in grande
errore coloro, i quali dicono non doversi prestare nessun culto alle medesime.
Giona profeta. Quasi ai, tempi di Eliseo visse Giona profeta, celebre per la sua missione
in Ninive, capitale dell'Assiria. Questa popolatissima città erasi abbandonata ai pí:': gravi
disordini, ed i suoi peccati avevano altamente provocato lo sdegno di Dio. Per farla ravvedere
mandò Iddio il profeta fiiona a predicarvi la penitenza e lo sterminio, se non si fosse ravveduta.
Giona, o per difficoltà di viaggio, o per timore che tornasse inutile la sua predicazione, non obedi
agli ordini del Signore, ed invece di andare a Ninive> s'imbarcò in una nave per Tarso, città della
Cilicia. Ma chi può mai nascondersi agli occhi di Dio onnipotente, e chi può resistere a' suoi
voleri? Entrato nella nave, si solleva d'improvviso un vento, che, suscitando furiosa tempesta,
mette tutti i marinai in grave costernazione. La nave è in grande pericolo di affondare. Gli uni
dànno opera ad alle, gerirla, e salvarla; gli altri pregano; solamente Giona dorme tranquillo. I
marinai, che erano pagani, gettano la sorte {98 [304]} per sapere chi fosso la cagione di tanto
male. Il Signore permette che la sorte cada sopra Giona. Questi dichiara il suo peccato, e dice:
Gettatemi in mare, e la burrasca si calmerà. Quelli rimangono atterriti e gridando al Signore che
non voglia imputare loro la morte di lui, lo prendono, lo gittano nelle onde, e il mare.subito si
calma. Ma il Signore, il quale sa punire e salvare, mandò un pesce di smisurata grossezza, che
inghiotti Giona e lo portò seco nel fondo del mare. In quel momento, riconoscendo il suo
peccato, Giona si pente, ne chiede umile perdono, ed è esaudito. Dopo essere stato tre giorni e tre
notti nel ventre di quel pesce il Signore fa sì, che sano e salvo venga sulla spiaggia vomitato a
poca distanza da Ninive.
Predicazione di Giona. Allora ubbidiente Giona agli ordini divini si reca senza indugio in
quella città, e vi cammina un intero giorno gridando ad alta voce: Ancora quaranta giorni, poi
Ninive sarà distrutta. A quella minaccia spaventati gli abitanti, riconoscono la loro mala vita.
Lostesso re si copre di sacco, scende dal trono, si-asperge di cenere. Ordina un pubblico e
generale digiuno, incorando tutti a lasciare il peccato e pregare il Signore che abbia pietà di loro.
Chi sa, egli esclamava, chi sa, che il Signore non sia per rivolgersi a noi, perdonarci, e, placato
il suo furore, rivochi la sentenza pronunziata contro di noi? Iddio di fatto resta commosso alla
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penitenza dei Niniviti, ne ha pietà, e risparmia loro il minacciato castigo. (Circa l'anno 3.220).
Iddio è misericordioso e facilmente si piega al perdono, purchè l'uomo si penta e faccia
penitenza.
Capo settimo. Fine del regno d'Israele. - Gli Israeliti nell'Assiria. - Virtù di
Tobia. - Sua pazienza. - Ricordi di Tobia. - Mando suo figlio in Ragea. - Sua
guarigione e sua morte.
Fine del regno d'Israele. Il regno d'Israele durò dugento cinquanta quattro anni, ed ebbe
diciannove Re tutti empi. Spesso Iddio mandò loro dei profeti per ammonirli e ricondurli insieme
ce' loro sudditi al vero culto; ma inutilmente. {99 [305]} Le minaccie dei proteti furono sprezzate
e gli stessi profeti cacciati in prigione, esiliati, o mandati a morte. Tante iniquità stancarono la
misericordia del Signore, che diede e Re e popolo in potere dei suoi nemici. Ultimo re d'Israele
fu Ossa, sotto cui ebbe fine quel regno. Da prima questi tentò di scuotere il giogo degli Assiri,
dei quali era divenuto tributario. Ma sdegnato Salmanassar loro Re venne con potente esercito ad
espugnare Samaria. Dopo tre anni di assedio s'impadronì della città, prese Osea e lo mise in:
catene. Quindi ridusse in sua balia tutto il regno d'Israele, e con Osea trasportò gl'Israeliti
nell'Assiria e nella Media, donde più non ritornarono. (A. del m. 3283).
Gl'Israeliti nell'Assiria. Gli Israeliti nell'Assiria ebbero a patire durissima schiavitù; più
volte mancava loro un tozzo di pane per isfamarsi ed una veste per coprirsi. Molti furono uccisi,
ed i loro cadaveri gettati fuor delle mura della città per servire di pasto agli uccelli di rapina, o ad
altri feroci mimali, senza che si potesse dar loro sepoltura, essendo questa vietata da barbara
legge. Così quel popolo, che fu sordo ai replicati avvisi de' Profeti del Signore, pagava il fio delle
sue infedeltà.
Virtù di Tobia. Iddio, che è sempre buono, mandò un consolatore ai poveri Israeliti.
Questi fu il pietoso Tobia, uomo educato nel santo timor di Dio, grandemente ammirato-per la
sua eroica pietà e pazienza. Condotto in ischiavitù cogli altri di sua nazione, alla vista de' suoi
fratelli oppressi, attendeva a consolare gli afflitti, a fornire di cibo e di vestimenta i bisognosi, ed
a seppellire i morti. Appena. udiva un Israelita morto essere gettato in qualche angolo, lasciava
quanto aveva per le mani, ne andava in cerca, portava il cadavere in sua casa, e nell'oscurità della
notte lo seppelliva. Il Re spietato, com'ebbe contezza de' caritatevoli uffizi del buon Tobia,
comandò fosse spogliato d' ogni sostanza, e messo a morte. Non pertanto il Signore lo conservò
e, fuggendo lo sdegno del Re, egli colla moglie e col suo figliuolo visse nascosto presso alcune
buone persone. Essendo poi stato ucciso quel principe crudele, Tobia potè ripigliare le sue
caritatevoli sollecitudini. Un giorno, postosi a pranzo, gli venne annunziato da suo figlio esservi
un morto giacente sulla piazza. Egli si alzò subito, portò occultamente il cadavere in casa, e la
notte lo {100 [306]} seppellì, mostrando così quanta fosse la sua costanza, quanto il- suo ardore
nell'esercizio della carità.
Pazienza di Tobia. La virtù di Tobia fu dal Signore provata con gravi tribolazioni. Una
volta, dopo aver passata la notte a dar sepoltura ai morti, tornava a casa sul far del giorno, e
oppresso dalla stanchezza si adagiò presso un muro, da cui pendeva un nido di rondini, e
addormentossi. Durante il sonno gli cadde sugli occhi un po' di sterco caldo di quegli uccelli, e
diventò cieco. In questo misero stato egli si mantenne fedele al Signore. Niuna cosa temeva
maggiormente, quanto il peccato e per fino l’ ombra di esso. Sua moglie, che gli procacciava il
nutrimento col lavoro delle mani, un gioruc portò seco un capretto datole per mercede. Il cieco
Tobia udendolo belare: Ah! guardati, le disse, che questo capretto non sia rubato; se ma' ciò
fosse, datti subito cura di restituirlo al padrone. Non è permesso di toccare la benchè minima
cosa altrui.
Ricordi di Tobia. Oppresso da molte calamità, Tobia pregò il Signore lo chiamasse
all'altra vita. Reputando esaudita la sua preghiera, indirizzò al figliuolo questi ricordi: Mio figlio,
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ti raccomandò di rispettare tua madre e di rammentarti di quanto ella soffri per te. Abbi ognora
presente il tuo Dio, e guardati dal peccare, dal far cosa contraria a' Divini comandamenti. Abbi
compassione dei poveri, e Dio avrà compassione di te. Fa elemosina. Se hai molto, dà molto, se
hai poco, dà quel che puoi, ma volentieri. La limosina purga dai peccati, fa trovar misericordia
presso Dio e conduce alla vita eterna. Nei dubbi domanda consiglio all'uomo’prudente, nè mai
associarti coi perversi. Fuggi la superbia e guardati dall'impurità. Il figlio, tutto intenerito,
rispose: Mio padre, io farò quanto avete detto: e mantenne fedelmente la promessa.
Tobia manda il figlio in Rages. Il buon Tobia non morì allora, come credeva; il Signore
lo conservò in vita per fargli godere dolci consolazioni per mezzo del suo figliuolo chiamato
anche Tobia. Figlio mio, gli disse un giorno il padre, debbo avvisarti che ho imprestato dieci
talenti d' argento a Gabelo, che abita in Rages, città della Media. Eccoti lo scritto di
obbligazione; presentandolo, egli tosto ti restituirà il danaro. Siccome poi tu ne ignori la strada,
{101 [307]} vatti a cercare qualche fedele amico, che, ti guidi. L'ubbidiente figlio, uscito di
casa, trovò un. giovane pronto a far viaggio. Ignorando che quegli era un angelo di Dio, Buon
giovane, gli disse cortesemente, chi sei, conosci la via che conduce nella Media? Io sono
Israelita, rispose, conosco il cammino che accenni, ed ho assai tempo dimorato con Gabelo in
Rages. Il figlio, consentendolo il padre; partì coll'angelo Raffaele, che sotto umane spoglie,
senza darsi a conoscere, si offerse di accompagnarlo. Giunti al fiume Tigri, un pesce mostruoso
assalì il giovane Tobia, e già sembrava volerlo divorare, quando l'Arcangelo gli disse di nulla
temere, anzi di afferrare quel pesce, sventrarlo e cavargli il fegato per farne medicamento al
padre. Un viaggio cominciato con sì buoni auspizi non poteva, che riuscire prospero e felice. E in
verità l'Angelo non solo fece ricuperare al giovane Tobia il danaro, che era andato a cercare, ma
di più procurò che sposasse una ricca e virtuosissima donzella di nome Sara, figliuola unica di
Raguele.
Ritorno del figlio. Guarigioie e santa morte del padre. Tobia frattanto e sua moglie
aspettavano ansiosi il ritorno del loro figliuolo, e cominciavano a dolersi del suo indugio. Spesse
volte la genitrice dall'alto di una montagna guardava impaziente di scorgerlo venir da lungi, e più
giorni fu vana la sua aspettazione. Al fine, vedutolo in lontananza, corse frettolosamente a darne
avviso al marito. Il vecchio Tobia, sebbene cieco, volle andare incontro al diletto figliuolo, che
fu da lui e dalla madre teneramente abbracciato. Erano questi i primi saggi delle consolazioni,
che Iddio voleva far gustare al vecchio Tobia. Ecco infatti il figlio col fiele del pesce ungere gli
occhi del padre, che tosto li riapre alla luce del giorno; e non solamente rivede il dolce aspetto
del suo figliuolo, ma osserva la sposa, ne ammira i singolari pregi, e le moltissime ricchezze che
seco aveva portato. Sparsa la notizia del ritorno del figlio di Tobia e come il buon genitore aveva
riacquistata la vista, i suoi parenti ai radunarono per ringraziare il Signore e farne festa. Alla loro
presenza il figlio enumerò i solenni benefici che aveva ricevuto dal compagno di viaggio, che
tuttora giudicavano essere un uomo. Volendo poi in qualche modo ricompensarlo, il pregarono si
piacesse accettate la metà delle {102 [308]} sostanze, che aveva riportate a casa. L'Angelo allora
si diede a conoscere e, voltosi al padre, disse: Ora è tempo, che io manifesti la verità. Quando tu
seppellivi i morti e ti occupavi in pie opere e in fervorose preghiere, io tutto offeriva al ~re. E
poichè egli ti amava, volle che la cecità accrescesse il merito; indi spedì me a guarirti, e
aprocacciarti tutti questi beni. Imperocchè io sono l'angelo Raffaele, uno dei sette spiriti che
stiamo di continuo alla presenza di Dio. Lodate dunque il Signore e raccontate a tutti le sue
maraviglie. Ciò detto scomparve; ed essi rimasero per tre ore prostesi per terra benedicendo
Iddio.
Visse ancora Tobia quarantadue anni; di poi accortosi che era vicina l'ora della sua morte,
chiamò a sè il figliuolo, e dopo avergli raccomandato si mantenesse costante nel santo servizio di
Dio, tranquillamente spirò nella pace del Signore in età d'anni cento due.
Il figlio suo raggiunse l'età di 99 anni. Egli, i suoi figli, i suoi nipoti, ricopiarono tutti le
paterne virtù; perciò furono sempre cari agli uomini e benedetti dal Signore.
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Capo ottavo. Abia ed Asa re di Giuda. - Pietà di Giosafatte. - Trista fine di
Gioame e di Uzia; Gioas, Giojada. - Depravazione e trista fine di Gioas -
Empietà di Amasia. - Ozia punito; Gioatano giusto; Acaz empio. - baia
profeta. - Infermità e guarigione di Ezecbia. -Castigo del bes temmiatore
Sennacberibbu. - Santa morte di Ezechia.
Abia ed Asa re di Giuda. I re di Giuda formando la serie de' discendenti, da cui doveva
nascere il Salvatore, pare sia al tutto conveniente un cenno della loro successione, e delle
principali loro azioni. Essi non furono tutti malvagi, come quelli d'Israele, chè parecchi diedero
segni di attaccamento al culto del vero Dio. Abbiamo veduto come per superbia e imprudenza di
Roboamo avvenisse la divisione del popolo Ebreo nei due regni di Giuda e d'Israele. A Roboamo
succedette il figlio Abia, che regnò tre anni seguendo i tristi esempi del padre. Ad Abia tenne
dietro il suo figlio Asa, che fu pio e distrusse gi' idoli co' vergognosi riti introdotti da sua madre.
Alle preghiere di lui Iddio atterri {103 [309]} e mise in fuga un esercito di Etiopi, i quali con un
milione di fanti e trecento carri erano venuti per assalire il re di Giuda. Mosse anche guerra agli
Israeliti, che vinse riportando abbondante preda.
Pietà di Giosafatte. Morto Asa, il regno passò al figliuolo Giosafatte, molto caro al
Signore per la sua pietà. Egli proibì l'idolatria nel suo regno; e mandò uomini dotti. e pii in tutte
le città, affinchè istruissero il popolo e gli inculcassero l'osservanza della divina legge. Tuttavia
commise un errore nello stringere amicizia coll'empio Acabbo, aiutandolo nella guerra contro al
Re della Siria. Questa lega gli cagionò grave danno e lo espose al pericolo della vita. Imperocchò
nella battaglia, in cui Acabbo rimase. estinto, Giosafatte fu circondato dai nemici e già stava per
cadere sotto i loro colpi;: quando vedutosi in tanto pericolo, levò alto un grido, ed invocò il
Signore, il quale tosto gli porse soccorso. Ritornato poi in Gerusalemme Iddio lo fè rimproverare
dal profeta Iehu qan queste parole: Tu hai dato aiuto a un empio, e stretto amicizia con gente che
odia il Signore. Per questo ti meritavi di essere punito; ma fosti risparmiato, perchè si sono
trovate in te delle buone opere, ed hai invocato il Dio de' padri tuoi. La frequenza di cattivi
compagni espone a gravi pericoli.
Trista fine di Gioramo' e di Ocozia. Il giovane Gioas. Dissimile da Giosafatte fu il figlio
Gioramo, il quale, sposata Atalia figlia di Acabbo, ne seguì le empietà. Perciò Iddio mandogli
una grave malattia, da cui presto fu tolto di vita.
Dopo costui il figlio Ocozia prese le redini del governo, ch'egli pure tenne poco;
imperciocchè, all'esempio della pessima Atalia sua genitrice, datosi in preda a' vizi, miseramente
peri. Alla morte di lui la scellerata Atalia, per impadronirsi del trono, ordinò che tutti i figli di
Ocozia fossero barbaramente trucidati. Il solo Gioas, ancor bambino, fu tolto alla comune strage
e dato al sommo Sacerdote Giojada, perchè lo allevasse segretamente nel tempio. Giojada uomo
pio e fedele ai doveri della giustizia,’quando vide Gioas all'età di sette anni, radunò nel tempio i
principali del popolo, e mostrando loro il legittimo Re, il fece solennemente acclamare. La qual
cosa udendo Atalia, corse al tempio per dissipare la congiura; ma subito venne trascinata fuori
del luogo santo e messa a morte. Giusto castigo delle sue malvagità! {104 [310]}
Depravarione e trista fine di Gioas. Finché Gioas si tenne a consigli di Giojada, fu fedele
a Dio, distrusse l'altare di Baal, adornò il tempio del Signore e lo arricchì di molti vasi sacri. Ma
estinto Giojada, ingannato dall'adulazione de' suoi cortigiani, abbandonò la vera Religione. E
perché il figlio di Giojada, per nome Zaccaria, saviamente lo ammoniva, egli, dimentico dei
benefizi ricevuti da Giojada, lo fece barbaramente lapidare. Di che sdegnato Iddio gli suscitò
contro il Re di Siria, il quale con poca gente lo assalì, prese Gerusalemme, saccheggiò il palazzo
ed il tempio, uccise i perfidi cortigiani, e lo stesso Gioas fu da' suoi servi trucidato nel proprio
letto e privato della regia sepoltura.
Empietà di Amasia e sua mala fine. A Gioas succedette Amasia, il quale per alcun tempo
osservò la divina legge, e fu da Dio in mirabile guisa favorito. Infatti marciando egli contro
agl'Idumei con numerosissimo esercito, avvertito da un profeta che sperasse più nel divino aiuto,
che nella moltitudine dei soldati, ne licenziò la maggior parte e con pochi venuto a battaglia,
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sconfisse il nemico e ne riportò insigne vittoria. Ma invece di renderne grazie al Signore, ne
divenne oltremodo superbo, dimenticò la divina legge e diedesi ad adorare gl'idoli. Volendo
Iddio punirlo di tante malvagità, gli suscitò guerre e ribellioni, onde fuggito nella città di Lachis,
venne ivi inseguito ed ucciso.
Ozia punito. Gioatan giusto. Acaz empio. Ozia figliuolo e successore di Amasia,
prosperato da Dio, superò più volte i Fiilistei, gli Arabi e gli Ammoniti, divenne ricco, potente e
temuto dalle vicine nazioni. Ma per queste prosperità fatto orgoglioso, si arrogò di esercitare gli
uffizi a' soli sacerdoti permessi, minacciando di castigo il Sacerdote che lo avvertiva.
Ostinandosi dunque nel suo peccato, un giorno che Ozia teneva in mano il turibolo per offrire
incenzo e gridava minaccioso contro a' Sacerdoti, Iddio lo punì con una schifosa lebbra: perciò
dovette separarsi dal consorzio degli uomini e consegnare le redini del governo al figlio
Gioatano. Questi amministrò saviamente la giustizia. Successore a Gioatano fu l'empio Acaz, il
quale, abbandonato il culto del vero Dio, si diede all'adorazione degl'idoli, e disonorato mori
dopo sedici anni di regno.
Isaia profeta. Sotto il regno di Acaz cominciò a profetare {105 [311]} Isaia. Fra le altre
cose un giorno indirizzò il discorso a tutta la stirpe di Davidde, e parlando della Madre del
Salvatore disse: Il Signore opererà un gran prodigio. Ecco una vergine concepirà e darà alla
luce un figliuolo, e avrà nonne Emmanuele, cioè Dio con noi. Colle quali parole predisse il
profeta, che il Messia sarebbe nato da una Vergine, e che avrebbe dimorato fra noi come Dio.
Isaia continuò a profetare sotto il regno di Ezechia successore di Acaz, e parlò del-
Salvatore con tanta chiarezza, che nei suoi scritti pare di leggere la vita di Gesù Cristo esposta
nel Santo Vangelo. Non solo predisse che il Messia sarebbe nato da una Vergine, ma che
avrebbe fatto grandi prodigi, sarebbe stato contraddetto, posto in catene da quelli di sua nazione,
coperto di piaghe; predisse che il suo sangue ci avrebbe salvato, ch'Ei sarebbe stato messo a
morte in mezzo a due ladroni, ed un ricco gli avrebbe dato sepoltura. A suo tempo noi vedremo
queste cose avverate nella persona del Divin Salvatore.
Infermità e guarigione di Ezechia. Ezechia giovossi molto dei savi consigli di Isaia. Sotto
la sua direzione ristabilì in tutto il suo regno l'ordine e la giustizia. Lasciò libero il ministero ai
Sacerdoti, fece riaprire e purgare il tempio, e si sforzò di riparare i danni, che Acaz suo padre
aveva cagionati alla religione. In questa guisa divenne celeberrimo per, la sua pietà. Caduto
gravemente infermo, Isaia lo andò a visitare e gli disse, che si preparasse. per l'eternità, perchè
presto morrebbe. Ma avendo il Re’pregato di cuore il Signore, gli si presentò di nuovo il santo
Profeta annunziandogli, che Dio aveva ascoltate le sue orazioni e vedute le sue lagrime, perciò
gli donava ancora quindici anni di vita. In conferma di tale promessa Isaia operò un miracolo,
facendo retrocedere l'ombra del sole dieci gradi nel meridiano.
Bestemmia castigata. Sennacheribbo, Re dell'Assiria, venne con formidabile esercito ad
assediar Gerusalemme. Ezechia tentò inutilmente di placarlo con doni; anzi, fattosi quegli vie più
orgoglioso, mandava i suoi soldati vicino alle mura della città a fare avvertito il popolo, che si
arrendesse, perchè niuno potrebbe loro resistere. Forse, dicevano essi a nome del Re
bestemmiando, forse il vostro Dio vi potrà liberare dalle {106 [312]} mani di Sennacheribbo?
Non ascoltate Ezechia, che vi se,luce col dire, che il Signore vi libererà. Il buon Ezechia, uditi
questi improperi, si stracciò le vestimenta, e coperto lì sacco andò nel. tempio a pregare. Il
Signore l'ascoltò e mandogli a dire per Isaia, che lo avrebbe difeso, nè alcun danno gli avrebbe
recato Sennacheribbo. Ed ecco la seguente notte l'angelo del Signore entrò nel campo degli
Assiri, e, menando terribile strage, uccise centottanta cinque mila soldati. Sul far del giorno si
levò Sennacheribbo, e, alla vista di quell'orribile strage, confuso ed atterrito fuggì a Ninive, dove
in un tempio d'idoli fu da' suoi medesimi figli trucidato. (A. del m. 3295).
Così fu punito il superbo Sennacheribbo per la bestemmia proferita contro al nome del
Signore.
Santa morte di Ezechia. Ezechia, liberato da quei pericoli, passò il restante della vita in
somma pace. Egli amava il Signore, ed il Signore era con lui; perciò ogni cosa gli riusciva
prosperamente. Riposta ogni confidenza in Dio, in ogni impresa mirava solo alla gloria del suo
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santo nome. Dopo ventinove anni di regno, finì con placida morte il cinquantesimo quarto
dell'età sua. Fu pianto dal popolo a calde lacrime, e in segno di affezione venne collocato nel
sepolcro de' suoi antenati, ma in luogo più elevato che quello degli altri Re. Egli è reputato quale
modello de' Principi religiosi. (A. del m. 3306).
Mentre regnava Ezechia ebbe fine il regno d'Israele.
Capo nono. Empietà di Manasse e sua coeversione. - Morte di Oloferne. -
Ammele empio. Giosia pio. Gioacaz e Gioachino fratelli. - Geremia profeta. -
Trista fine di Gieachine. - Zelo di Geremia. Anania falso profeta. - Geconia
in Babilonia. - Sedecia. Strettene e saccheggio di Gerusalemme.
Empietà di Manasse e sua conversione. Al pio Ezechia fu successore il figlio Manasse,
che degenere dalla paterna pietà, non fu scelleratezza oh' ei non abbia commesso. Lasciato il
culto del vero Dio, costringeva eziandio il popolo all'adorazione degli idoli si dedicava alla
magia e {107 [313]} a parecchie altre superstizioni. Il Signore mandò i suoi profeti ad
ammonirlo, ed egli divenuto feroce ne fece molti miseramente trucidare. Avendolo Isaia con
santo zelo ripreso delle sue iniquità ed annunziatogli imminenti i divini castighi, egli, invece di
emendarsi, diede il barbaro comando che il santo profeta fosse per metà segato con una sega di
legno. Ma il Signore non tardò a vendicare gli oltraggi fatti a' suoi servi. Manasse fu vinto dagli
Assiri, i quali lo condussero in Babilonia incatenato i piedi e le mani. Ma la misericordia di Dio
lo accompagnava. Nell' orror del carcere egli rientrò in se stesso conobbe la mano divina che lo
aveva percosso e pregò umilmente il Signore ad avergli pietà. Iddio, sempre buono con chi a lui
ricorre pentito, lo esaudì, lo liberò da'suoi nemici, lo rimise sul trono di Giuda. Manasse, grato al
Signore, impiegò il resto de' suoi giorni nel riparare a' danni cagionati all'onoré divino, e’i
mantenne fedele a Dio sino alla morte. (A. del m. 3361).
Morte di Oloferne. Durante il regno di Manasse, una il lustre donna di nome Giuditta
dimostrò coraggio da eroe troncando il capo ad un formidabile generale detto Oloferne. Per
impadronirsi della città di Betulia, questi la aveva {108 [314]} per tal modo stretta d'assedio,
che, chiusi i canali onde l'acqua entrava nella città, tutti i cittadini erano in protinto di arrendersi
per non morir di sete. Giuditta, donna di singolare virtù, intesa la risoluzione a cui la miseria
spingeva i suoi concittadini, si vestì di cilicio, e, coperto il capo di cenere, si prostrò innanzi al
Signore pregandolo volesse suggerirle quanto far doveva per liberare il suo popolo. Il Signore le
inspirò una magnanima impresa. Accompagnata dalla sua serva, andò ella stessa da Oloferne. A
tanta bellezza e a tanto coraggio egli restò maravigliato, e chiestole perchè a lui venisse, le usò
molta benevolenza; quindi, per compiacerla ordinò a' suoi soldati, che le lasciassero libero il
passo anche di notte, acciocchò ella andasse a pregare Iddio. Il Signore ne guidava i passi. La
sera del quarto giorno, volendo Oloferne cenar lautamente, invitò alla sua mensa eziandio.
Giuditta; e come fu senza misura pieno di vino, sdraiatosi sul letto, bentosto profondamente si
addormentò. Giuditta allora, posta la fantesca in vedetta all'ingresso della tenda, levando le mani
al cielo così pregò: «Tu, o gran Dio d'Israele, tu afforza il mio braccio, e fa che io compia
quello, che affidata al tuo soccorso osai intraprendere.» Ciò detto, si accostò ad una colonna del
letto, impugnò la scimitarra quivi appesa, la sguainò, e stringendo colla sinistra la chioma di
Oloferne, coll'altra gli recise la testa. Quindi ravvolse il tronco capo nella cortina del letto, lo
diede all'ancella, perché nel suo sacco lo nascondesse, e, frettolosamente partendosi, passò
intrepida in mezzo alle;uardie nemiche e sen venne a Betulia. Attoniti per tanta prodezza i
Betuliesi, invocato con fede il divino aiuto, uscirono in sul far del giorno contro ai nemici.
Corsero costoro per isvegliare il loro capitano, e trovaronlo decapitato e nuotante nel proprio
sangue. A quella notizia succedette generale spavento e confusione, ed ognuno pensò a salvarsi
colla fuga. Quelli che non poterono fuggire, vennero passati a fil di spada. In simile guisa il
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Signore, per mano di una semplice donna,. sterminò il più potente e il più superbo guerriero di
quel tempo.
Tutti gli eserciti sono un nulla, se non hanno con sé l'aiuto del cielo.
Ammone empio. Giosia pio. Ammone ottenne il trono di {109 [315]} Manasse suo padre,
ma no segui le empietà, non il ravvedimento. Perciò dopo due anni di regno fu da' suoi servi
ucciso, e in sua vece venne proclamato re il piissimo Giosia. Appena salito in trono, volse vive
sollecitudini ad abbattere gl'idoli e a togliere ogni rimembranza di culto profano. Ristorò il
tempio di Dio, e lo rabbellì dell'antico splendore. Comandò che fosse pubblicamente letta al
popolo la legge di Mosò, e volle che tutti promettessero di esserne fedeli osservatori. Così in
breve tempo ebbe la consolazione di vedere i suoi sudditi ritornati alla religione de' loro padri.
Non ostante queste buone qualità, egli commise un' imprudenza che gli costò la vita.
Imperciocchcè, senza giusto motivo e contro gli avvisi del Signore, avendo offerto battaglia al re
d' Egitto, rimase gravemente ferito e, trasportato in fretta a Gerusalemme, mori compianto da
tutto il popolo di Giuda. (A. del m. 3394).
Gioacaz e Gioachino fratelli. Al pio Giosia tenne dietro ílioacaz, che operò empiamente,
e per questo fu vinto da Necao Re dell'Egitto, il quale, fattolo mettere in catene, seco lo condusse
schiavo in Egitto, dove cuori. Gioachino, suo fratello e successore, lo imitò mostrandosi ognora
ostinato alle minacce di Geremia.
Geremia. Questo santo profeta era nativo di Anatot, città poco distante da Gerusalemme.
A quindici anni il Signore lo mandò ad annunziare a Gèrusalemme le gravi sciagure, che le
sovrastavano. Guai a Gerusalemme, andava gridando, guai al popolo di Giuda, se non si
converte. D' ordine del Signore si presentò eziandio al re e gli disse: Guai a colui che fabbrica la
sua casa nell' ingiustizia, che opprime il prossimo, e non dà la mercede agli operai. Tu attendi
solo all'avarizia, alla calunnia, a spargere il sangue innocente; perciò ecco quanto dice il
Signore: La tua sepoltura sarti quella di un giumento. Questi avvisi non commossero punto
Gioachino, il quale continuò a vivere nelle iniquità. Anzi avendogli Geremia mandato un
volume, in cui aveva scritto le minacce del Signore, il re lo prese e tagliatolo a pezzi, lo gettò sul
fuoco.
Trista fine di Gioachino. Guai a chi non dà ascolto aglì avvisi del Signore. Le minacce,
fatte palesi per bocca di Geremia, ebbero fra non molto il loro effetto. Nabucodonosor {110
[316]} re di Babiloniavenne ad assediare Gioachino in Gerusalemme, lo prese, lo fece morire, ed
il suo corpo fu gettato in una fogna, siccome aveva profetato Geremia dicendo, che il cadavere di
Gioachino avrebbe avuto la sepoltura di un vil giumento. (A. del m. 3405).
Zelo di Geremia. Anania falso profeta. Crescendo l'empietà del popolo di Giuda, si
affrettava altresì la punizione che Iddio avevagli’più -volte minacciato. A fine di riscuotere
quella nazione dall' iniquità, Geremia, per comando del Signore, andò nel tempio con un giogo al
collo, con catene alle mani, e manifestò la parola del Signore a' Sacerdoti, al popolo ed al re. Un
certo Anania, che si vantava profeta, gli tolse il giogo, lo spaziò e disse: Ecco ciò che dice il
Signore: Così spezzerò il giogo di Nabucodonosor dal collo di tutte le genti dopo due anni. E
Geremia a lui: Tu, che fai confidare questo popolo nelle tue menzogne, morrai questo anno
stesso, perchd hai parlato contro del Signore. Così avvenne.
Geremia, pieno di zelo per la gloria di Dio, non cessava dal predire e minacciare la rovina
di Gerusalemme a cagione dei misfatti, che si commettevano. Ma tutto indarno. L'intrepido
profeta fu posto in carcere, evi stette fino alla presa della città. Per altro Nabucodonosor, sebbene
gentile, ebbe in grande onore questo santo uomo e, impadronitosi di Gerusalemme, lo tolse di
prigione, consentendogli libertà di recarsi in Babilonia o rimanere nella Giudea. Geremia amò
meglio restarsene presso. a' suoi fratelli, per piangere con loro e consolarli nella comune
afflizione. Molti di essi avendo poi voluto rifuggirsi nell'Egitto, per sottrarsi al giogo di
Nabucodonosor, egli ancora vi si trasferì per conservarli nel santo timor di Dio. Lasciò scritte
molte profezie, fra le quali il vaticinio, che il popolo di Giuda sarebbe stato condotto in
Babilonia e avrebbe soppobtato la schiavitù settant'anni, indi il Signore lo avrebbe ricondotto in
patria.
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Geconia schiavo in Babilonia. Gioachino ebbe a successore il figlio Geconia, che fece
gran male non altrimenti che il padre. Sdegnato Iddio ricondusse ben presto Nabucodonosor
sopra Gerusalemme, il quale strinsela d'assedio. Geconia, non potendo più far resistenza, si
arrese a discrezione del nemico. Nabucodonosor tolse dal tempio e dalla casa del re tutti i {111
[317]} tesori, e i vasi sacri, portando tutto in. Babilonia. Aveva già prima menato schiavi tremila
Giudei; poscia il re, la madre e la moglie sua, tutti i principi più valorosi dell'esercito di Giuda, i
cittadini più ricchi, tutti furono tratti prigioni in Babilonia.
Strettezze e saccheggio di Gerusalemme. Sedecia, ultimo re di Giuda, fu anch'egli
malvagio, e volle ancor tentare di scuotere il giogo di Nabucodonosor. La qual cosa irritò vie più
quel Monarca, che venne di tratto contro Gerusalemme cori poderoso esercito, e la strinse di
assedio. I cittadini furono' ridotti a tale miseria, e la fame divennne si crudele, che non
abborrirono di mangiare carne umana. Gli stessi genitori giunsero a pascersi delle carni dei loro
figliuoli, ed i figliuoli a mangiare quelle dei genitori. Finalmente dato gagliardissimò assalto, i
nemici si impadronirono della città. In quel momento da ogni parte si levarono supplichevoli
voci, gridando pietà: ma i nemici, divenuti quai leoni, non risparmiarono persona e commisero
ogni sorta di vendetta. La strage fu grandissima, il tempio derubato e spogliato, venne dalle
fiamme ridotto ad un mucchio di rovine. Il palazzo del re, le torri,, le case della città, tutto fu
arso e distrutto. Gli abitanti, scampati alla strage, si condussero schiavi in Babilonia. A Sedecia
furono cavati gli occhi, quindi fu strascicato in Babilonia ove morì. Per conseguenza si
avverrarono le parole del profeta Ezechiele, il quale aveva predetto, che Sedecia morrebbe in
Babilonia senza vederla.
Così il regno di Giuda, per le malvagità de' suoi re e per le ripetute infB1eltà del popolo,
terminò la sua gloria dopo aver durato 468 anni cominciando da Davidde, e 388 dapoiché se ne
separarono le dieci tribù d'Israele. (A. del m. 3416). {112 [318]}
Epoca sesta. Del totale passaggio degli Ebrei in Babilonia, l'anno del
mondo 3416, sino alla nascita del Salvatore, l'anno del mondo 4000;
racchiude anni 584.
Capo primo. Osservazione. - Daniele alla corte di Nabucodonosor. - Libera
Susanna. Spiega il primo sogno a Nabucodonosor. - È innalzato a grandi
onori. - I tre fanciulli nella fornace. Secondo sogno di Nabucodonoser. - Si
compiono le divine minacce.
Osservazione. É bene qui di richiamare alla memoria la celebre profezia del patriarca
Giacobbe, con cui predisse che il sovrano e legislativo potere degli Ebrei dovea conservarsi nella
tribù di Giuda sino alla nascita del Messia. Questo potere non si estinse alla caduta del regno di
Giuda, ma venne soltanto diminuito; perciocchè questa schiavitù per gli Ebrei fu solamente un
castigo, non uno sterminio; e nella medesima loro schiavitù avevano Giudici della propria
nazione, della tribù di Giuda, i quali governavano il popolo secondo le leggi di Mosé. Anzi molti
di loro furono innalzati alle prime cariche, come Anania, Misael, Azaria e il profeta Daniele, i
quali salirono in gran fama presso gli Ebrei, e nella stessa corte di Nabucodonosor.
Daniele alla corte di Nabucodonosor. Il Signore, il quale destinava Daniele e i suoi
compagni a grandi cose, dispose che fossero chiamati alla corte del Re. Aveva questi dato ordine
al capo de' suoi Eunuchi, o servitori, che tra i prigionieri Ebrei scegliesse i più ben fatti e i più
belli di volto, affinché venissero ad abitare nel suo palazzo; quivi si nutrissero dei cibi della sua
mensa reale, e quando fossero ben educati e istruiti nelle scienze e nella lingua de' Caldei, si
ammettessero in corte al suo servizio. {113 [319]}
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Daniele, Anania, Misael ed Azaria, di stirpe reale, vennero scelti a preferenza d'ogni
altro. Una cosa per altro conturbava assai que'virtuosi giovanetti, ed era il cibarsi delle vivande
del re, perciò il mangiare cibi dalla legge di Mosè proibiti. Chiesero pertanto a chi li governava,
che invece delle vivande reali fossero dati loro soltanto legumi ed acqua. Asserendo quegli, che,
se il re li avesse veduti dimagriti, lo avrebbe condannato a morte, Daniele rispose: Fanne la
prova dieci di, e come avrai veduto, farai quello che ti parrà.
Il prefetto approvò il partito, e, passati i dieci giorni, essi furono trovati più sani robusti e
di più vivo colore che tutti gli altri. Anzi il Signore diede loro sapienza ed intendimento sopra
tutti i sapienti di quel paese, e specialmente a Daniele, a cui comunicò l'intelligenza delle visioni
e de' sogni, che vengono da Dio. Per la qual cosa, scorsi tre anni, i quattro giovanetti furono
condotti dinanzi al re, il quale trovolli di avvenenza, d'ingegno, e di sapere superiori di gran
lunga a tutti gl'indovini e sapienti del suo impero. Questo fatto ci fa conoscere quanto la
temperanza sia benedetta dal Signore e giovi alle facoltà dell'intelletto ed alla corporale sanità.
Daniele libera Susanna. Cominciò Daniele a manifestare la sua sapienza nel fatto di
Susanna. Questa eroina della castità era stata falsamente accusata da due giudici del popolo di un
delitto così grave, che meritava di essere lapidata. Condannata a morte crudele, fra immenso
popolo era condotta al supplizio, quando Daniele, sebbene giovinetto di dodici anni, per divina
inspirazione in mezzo alla turba gridò: Io sono innocente del sangue di questa donna;
allontanate questi due vecchioni l'uno dall'altro, e li giudicherò io. Interrogatili quindi
separatamente, li fece presto radere in contraddizione, perché ambi erano mentitori. Così
riconosciuta l'innocenza di Susanna, e rilasciata immantinente in libertà, Daniele si volse al
popolo ed esclamò: Ora abbastanza é mani festa la menzogna di questi giudici, a voi spetta il
render loro il meritato guiderdone. Il popolo, lieto che si fosse scoperta l'innocenza di Susanna,
con maggior indegnazione si mosse contro a' due vecchioni e li copri di pietre. Così il Signore
protegge gli innocenti, e nella vita presente o nella futura fa sempre riuscire l'iniquità, a danno di
chi la commette.
Daniele spiega il primo sogno a Nabucodonosor. Alcun {114 [320]} tempo dopo ebbe
Nabucodonwor un sogno, di cui erasi interamente scordato. Diede pertanto ordine si
convocassero tutti i maghi e gl'indovini del suo regno, affinché gli ricordassero il sogno, poscia
ne dessero la spiegazione. Risposero costoro, avrebbero bensì spiegato il sogno qualora questo
venisse loro esposto, ma che del resto non era loro possibile indovinarlo e interpretarlo. Il re, il
quale pretendeva nulla dover essere dinegato agli ordini suoi, acceso di sdegno intimò, che tutti i
saggi del suo impero indistintamente fossero messi a morte. Già cominciavasi la crudele
carnificina, quando Daniele pro sentossi al monarca, e.pregollo a voler per poco sospendere il
fatale decreto, chò sperava di soddisfarlo.
Il re accondiscese, e Daniele corse ad avvertire i suoi tre compagni, che tutti
fervgrosamente pregassero il Signore ad aver pietà di loro. Ottenne quanto desiderava: la notte
gli fu rivelato il.sogno di Nabucco insieme colla sua spiegazione. Sorto appena il nuovo dì,
Daniele pieno di riconoscenza verso Dio fu al. re: e, Sire, gli disse, quello che tu domandi non
può da uomo sapersi; ma in cielo avvi un Dio, il quale vede ogni segreto, e può svelare le cose
che hanno a succedere ne' tempi futuri. Queste a te fece vedere, come appunto a me stesso ha
rivelato. Ecco il tuo sogno. Ti parve di vedere una statua di smisurata grandezza e terribile
assai. Aveva la testa d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, legambe
di ferro, i piedi parte di ferro e parte di creta. Mentre tu stavi guardando, si staccò dal monte un
piccol sasso, che percosse a' pie' la statua, e interamente la ridusse in polvere. Il sasso poi a
mano a mano aumentando, diventò un gran monte, che coprì tutta la terra. Questo fu il tuo
sogno. Ascoltane ora l'interpretazione. Tu sei, o re, quel capo d'oro, avendoti il Dio del cielo
fatto padrone di un vastissimo e ricchissimo impero. Dopo te sorgerà altro regno minore del
tuo, e questo,e` rappresentato dall' argento. Ne verrà un terzo di bronzo, e dominerà su tutta la
terra. Succederà un quarto di ferro, che abbatterà i precedenti. Il piccol sasso significa un
regno, che il Dio del cielo susciterà, il quale, dominando sopra ogni altro, durerà in eterno.
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Ne' primi quattro regni, annunziati da Daniele, erano presagite {115 [321]} quattro
signorie, che dovevano succedersi l’ una alaltra, cioè quella degli Assiri figurata nell'oro,
de'Persiani nell'argento, de' Greci nel bronzo, de' Romani nel ferro, alla quale tenne dietro
finalmente la quinta, che è la Chiesa di Gesù Cristo. Questa pareva da prima un sassolino; pure
urtando nell'impero dei Romani lo disfece, ed essa dilatossi e va dilatandosi per tutta la terra, ove
durerà sino alla fine dei secoli per eternarsi poi in Cielo.
Daniele innalzato a grandi onori. Nabucodonosor, attonito al veder così bene indovinato
e interpretato il sogno, s chinò per adorare Daniele, ed esclamò: Certamente il vostro Dio è il
Signore dei regnanti, il rivelatore delle cose segrete, poiché tu hai saputo rivelare un tanto
arcano. Quindi innalzò Daniele a sublimi onori, lo costituì principe delle provincie di Babilonia
e maestro di tutti i sapienti. D' allora in poi Daniele stava sempre nel palazzo del re, a cui ninno
poteva recarsi senza il permesso di lui. Anania, Misaele, Azaria furono eletti sovrintendenti a
tutti gli agrit ultori della provincia di Babilonia.
Quante maraviglie opera Iddio a favore di coloro, che gli sono fedeli!
I tre fanciulli nella fornace ardente. Nabucodonosor non fu costante nel bene; ma dopo
alcun tempo, montato in superbia, si fece innalzare una statua d'oro di smisurata grandezza, e
comandò, che al sonar de' musicali strumenti tutti dovessero prostrarsi a terra per adorarla,
pena’la morte a chi non obediva. Anania, Misaele, Azaria sapevano esser grave peccato il
prestare alla statua del re l’ onore a Dio solo dovuto, perciò protestarono di voler piuttosto morire
che adorarla. Saputo ciò, Nabucodonosor ordinò che fossero immantinenti i tre giovinetti
condotti alla sua presenza, e in tono disdegnoso loro disse: Come! veramente voi non adorate la
mia statua? Or sú,’al primo suono degli strumenti se non vi prostrerete e non l'adorerete, subito
sarete gettati in una fornace: e qual Dio potrei liberarvi dalle mie mani?
I coraggiosi fanciulli risposero: Il Dio che noi adoriamo può trarci dal fuoco della
fornace ardente, e liberarci dalle tue mani, o re; ma quando non voglia, siati noto, che la tua
statua noi non adoriamo. Allora il re, salito in furore, comandò si accendesse la fornace sette
volte più del solito, {116 [322]} e i tre giovanetti vi fossero entro gittati. Quivi il Signore operò
un grande prodigio. Come prima Anania, Misaele ed Azaria caddero nella fornace avvampante,
un Angelo scese dal cielo fra loro, e, rimovendo il fuoco da'tre garzoni, impediva che questi ne
fossero anche leggermente offesi. Essi perciò lieti, camminando in mezzo alle fiamme, lodavano
e benedicevano il Signore. Per lo contrario sboccando le fiamme dell'ardente fornace si
avventarono contro gli esecutori del reale decreto, e li incenerirono. Nabucodonosor, curioso di
sapere quale sorte fosse toccata a quei giovanetti, si avvicinò alla fornace e li vide tutti intatti, e
in loro compagnia un Angelo, il quale ne allontanava le fiamme. Riconobbe in ciò la mano
dell'Altissimo, ed accostandosi alla fornace chiamò i tre giovanetti perchè uscissero. Quindi li
restituì alle primiere loro cariche, e decretò, che chiunque avesse proferito bestemmia contro al
Dio di Anania, Misaele, Azaria, fosse reo di morte, perchè quegli era il vero Dio.
Secondo sogno di Nabucodonosor. Nabucodonosor dimenticò di nuovo il vero Dio:
perciò in un secondo sogno gli fu annunziato imminente un terribile castigo. Gli sembrò di
vedere un grande albero, il quale, colla cima toccando il cielo stendeva i rami su tutta la terra.
Bello di foglie, carico di frutta, tornava di abbondante pascolo agli uccelli, i quali abitavano
sopra a'rami. Ma ecco un Angelo discender dal cielo e gridar forte: Tagliate quell' albero,
sfrondate i rami, scuotete le foglie, sperdetene i frutti, e fuggano le bestie e gli uccelli che si
riparano ad esso. Se ne serbi per altro la radice, affinchè si leghi, sia esposta alla rugiada del
cielo e viva nella campagna insieme colle fiere: mutisi il cuore di lui in cuor di fiera, finche
siano passati sette tempi.
Invano il re cercò la spiegazione del sogno fra i magi babilonesi. Solo Daniele, illuminato
da Dio, lo spiegò nel modo seguente: Terribile è questo sogno, o Re, e ti annunzia grandi
sciagure. Tu sei quell'albero, la cui grandezza è giunta fino al cielo, e la potenza estendesi per
tutta la terra. Reciso sarai, vale a dire non solamente cacciato del trono, ma allontanato dal
consorzio degli uomini. Sette anni abiterai tra le fiere, nutrendoti di fieno e di erba al pari di
quelle. Tuttavia rimarrà la radice, perchè dopo sette anni, quando avrai riconosciuto esistere un
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Dio padrone {117 [323]} di tutti i regni, i quali Egli dà a chi gli, allora tu ricupererai te stesso e
il tuo trono. Laonde prendi il mio consiglio, o Re, e previeni con buone opere il colpo che ti
minaccia e con limosine cerca il perdono de' tuoi peccati; e jbrse il Signore avrà di te pietà!
Si compiono le divine minacce. Il re non si curò di placare l'ira di Dio secondo i consigli
di Daniele; per la qual cosa le divine minacce si avverarono conforme erano state predette. Un
giorno Nabucodonosor passeggiando nella reggia tutto gonfio di sua grandezza: Non è forse
questa, andava dicendo, la grande Babilonia, che io edificai per servire di sede al mio impero,
nello splendore della potenza mia, nella gloria della mia magnificenza? Parlava ancora, e
d'improvviso ode una voce dal cielo che grida: A te si parla, o Re; il tuo regno sen passerà dalle
tue mani. Le selve saranno tua abitazione, tua compagnia le fiere. l'erba e il fieno tuo cibo. Così
starai iesino a che tu riconosca, i regni degli uomini essere in potere di Dio. In quell'istante
Nabucodonosor divenne qual bestia; gli crebbero le unghie come a fiera; cacciato della reggia
fuggì nelle selve, e sette anni abitò colle fiere nutrendosi di fieno e di erbe. Trascorso quel tempo
Nabucodonosor, rientrando in se stesso, alzò gli occhi al cielo, e chiese al Signore misericordia e
perdono, confessando che Egli solo ò il Re del Cielo e della terra. Il Signore lo ascoltò, gli
restituì le sembianze umane, e lo rimise sul trono con magnificenza e gloria maggiore di prima.
(A. del m. 3442).
Dio solo è onnipotente, e può glorificare gli umili e umiliare i superbi.
Capo secondo. Concito sacrilego di Baldassare.- Daniele in mezzo ai leoni.
- Atterra I' idolo di Belo. - $ di nuore messo nella fessa dei leoni. - Daniele
liberato.
Convito sacrilego di Baldassare. Baldassare vinse in empietà Nabucodonoser, a cui era
succeduto nel trono. In un convito, dato ai grandi del regno, volle fossero recati i vasi sacri rubati
dal suo antecessore nel tempio di Gerusalemme, {118 [324]} e in quelli per, disprezzo diedesi a
bere egli i suoi convitati. Mentre si beveva, apparve una mano, la quale con caratteri ignoti
scriveva sul muro rimpetto al Re. A quella vista atterrito, egli chiamò i suoi saggi, perchò gli
leggessero e gli spiegassero la scrittura, ma niuno potò cavarne senso.
Fu chiamato Daniele, a cui il Re propose doni grani ove lo avesse soddisfatto. Teco pur
siano, disse Daniele, i doni tuoi, l'arcano scritto io spiegherò. Ma sappi che esso contiene la
condanna delle tue empietd, a cui oggi hai posto il colmo colla profanazione dei sacri vasi.
MANE, THECEL PHARES sono le parole scritte nel muro. Eccone la spiegazione: MANE: il
tuo regno è finito; THECEL: Fosti posto da Dio sulla bilancia o trovato mancante; PHARES: il
tuo regno sarà diviso e dato a' Medi ed a Persiani.
In quella medesima notte i Medi s'impadronirono di Babilonia, Baldassarre fu ucciso e
Dario il Medo gli sottentrò nel regno. Da questo fatto impariamo a usare il debiti rispetto alle
cose sacre.
Daniele in mezzo ai leoni. I cortigiani del re, mossi da invidia per gli onori conferiti a
Daniele, deliberarono di perderlo {119 [325]} a qualunque costo. Presentatisi a Dario, ottennero
un decreto con cui era stabilito, che per trenta giorni non si dovessero porgere preghiere ad altro
Dio eccetto al re, e chiunque avesse prestato adorazione a qualsiasi uomo o Divinità, fosse reo di
morte. Daniele, il quale anche nella grandezza aveva ognora presente il timor di Dio, nella sua
camera tre volte il dì apriva le finestre riguardanti il tempio di Gerusalemme, e, colà rivolto,
genuflesso adorava e pregava il suo Signore.
Saputo questo, i maligni cortigiani corsero al Re accusando Daniele qual violatore della
legge, e quindi reo di morte. Dario conosceva la grande virtù di Daniele, perciò molto lo amava,
e non sapeva risolversi a mettere ad effetto il fatale. decreto. Temporeggiò fino a sera studiando
il modo di liberarlo. Ma essendogli stato soggiunto, che un decreto del re non poteva cangiarsi,
fu costretto ad àpprovare la sentenza. Nel suo rincrescimento esortò Daniele a confidare in Dio,
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il quale salvato l'avrebbe. Immantinente fu legato e posto nel lago ovvero serraglio perchò fosse
divorato dai leoni. E acciocchè niuno de'suoi accusatori gli potesse recar danno ove, come il re
sperava, le fiere lo risparmiassero, questi volle munire il serraglio del suo sigillo, e di quello de'
suoi ministri. Ritornò quindi al palazzo, e tutta la notte non potè prendere nè cibo, nè sonno.
Spuntata l'alba, si recò ansioso al serraglio per sapere che fosse di Daniele: Ivi giunto, con voce
tremola e dolente gridò: Daniele, forse il tuo Dio ha potuto liberarti dalla bocca dei leoni?
Daniele dal fondo del serraglio rispose: O Re, vivi in eterno, il mio Dio mandò un Angelo il
quale chiuse la bocca dei leoni e non permise che mi facessro alcun male. Oltremodo di ciò
contento il Re, diede ordine, che Daniele venisse tosto cavato fuori e in sua vece fosservi gettati
gli accusatori, i quali prima che giungessero al pavimento della fossa, furono dai leoni fatti a
brani. Così fu conosciuta l'innocenza di Daniele, e la pena cadde sulla testa dei perversi
accusatori. (A. d. m. 3466).
Daniele atterra l' idolo di Belo. Il Re e i Babilonesi adoravano un idolo chiamato Belo,
formato a guisa di una statua colossale e mostruosa. Ognuno credeva che egli in ciascun giorno
mangiasse l’ offerte di dodici misure di farina, {120 [326]} quaranta pecore, e sei misure di
vino9. Avvenne un giorno che, trovatosi Daniele a mensa col Re, questi gli disse: Per qual
motivo nvn adori il dio Belo? A cui Daniele: Perchè io non presto adorazione ad un idolo
artefatto, ma al Dio vivente, Creatore del cielo e della terra. - E Che, ripigliò il re, non ti par
vivente il Dio Belo, il quale ogni giorno tanto si mangia e beve? Daniele sorridendo rispose:
Non t'ingannare, o Re; Belo è di fango al di dentro, al di fuori di bronzo, esso non mangia mai.
Il Re, montato in collera, chiamò i sacerdoti di Belo, e disse loro: Se non mi manifestate chi
mangia e beve ciò chs a Belo si presenta, vi farò tutti morire; che se ciò mi ftr ete vedere,
Daniele morrà, perchè contro di Belo ha bestemmato. I sacerdoti in numero di settanta, persuasi
che niuno sapesse i loro segreti, francamente risposero: Noi usciremo del tempio: tu, o Re, vi
farai porre le offerte e, chiuse le porte, le suggellerai. Se la mattina non troverai ogni cosa
consumata, noi subiremo la pena, altrimenti la sconterà Daniele. Accettatosi dal re il partito, si
collocarono le offerté sopra l'altare, e, chiuse le porte, si suggellarono. Daniele per altro con uno
staccio ebbe cura di spargere minuta cenere su tutto il pavimento del tempio, per iscoprire le
pedate di chi vi passasse.
Di buon mattino, venuti il Re e Daniele nel tempio, videro chiuse e sigillate le porte, e
poichè furono entrati, ogni cosa trovarono consumata. Gran Belo! eslamò il Re, tu sei veramente
grande e presso di te non v' à inganno. Ma Daniele il rattenne, e sorridendo gli disse: Che cosa
vedi là sul pavimento? E il Re: Veggo pedate di uomini, di donne e di fanciulli. Da cio appare,
soggiunse il profeta, chi si abbia divorate le offerte. Allora Dario chiamò i Sacerdoti, e si fece
svelare il passaggio segreto, per cui notte tempo entravano nel tempio, e colle loro famiglie
gozzovigliavano consumando quelle offerte. Di ciò il re sommamente sdegnato, li condannò tutti
a morte. Poscia diede {121 [327]} il tempio e l'idolo in balìa di Daniele, che l'uno e l'altro
distrusse.
Daniele di nuovo isi mezzo ai leoni. Era parimenti in Babilonia un drago mostruoso
simile ad un serpentaccio, che si adorava qual potente potente divinità. Il Re disse a. Damele: Tu
non puoi negare, o Daniele, che almeno questo sia un Dio vivente. Daniele: Che sia un vivente,
lo concedo, ma non giri un Dio; perché, se mi permetti, io lo ucciderò senza servirmi di spada o
di bastone. Avutone il consenso, Daniele pose pece, grasso e peli in una caldaia, fece tutto
cuocere insieme, e lo versò nella bocca del drago, che immantinenti morì.
A tali fatti i Babilonesi, invece di aprire gli occhi alla verità e riconoscere il vero Dio,
cominciarono a destar tumulto, e, assediato il palazzo del Re, lo minacciarono di morte se non
dava Daniele nelle loro mani. Il re fu costretto ad abbandonarlo al loro furore, quindi Daniele
venne preso e nuovamente, gettato nel serraglio de' leoni. Per eccesso di barbarie negarono a
quegli animali il solito alimento, affinché stimolati dalla fame più presto lo divorassero. Ivi
rimase Daniele sette giorni.
9 Queste misure, dette comunemente metrete, erano di forma concava, contenenti ciascuna circa 60 libbre; sicchè si
offerivano ogni giorno circa 260 chilogrammi di farina, ed 1 ettolitro e litri 66 di vino.
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Daniele liberato. Quel Dio, che non abbandona mai i suoi servi fedeli, nutrì Daniele con
un prodigio. Viveva nella Giudea un uomo di nome Abacuc, il quale avqva preparato vivande pei
mietitori, e loro le portava nella campagna. Quand'ecco un angelo gli disse: Porta il preparato
pranzo in Babilonia a, Daniele, che trovasi nella fossa de leoni. Abacue rispose: Io non so dove
sia né Babilonia, né Daniele. L'angelo allora lo prese pei capelli, lo portò in un momento a
Babilonia e lo pose sulla. fossa de' leoni. Daniele servo di Dio, Abacuc gridò, prendi il pranzo,
che Dio ti ha mandato. Daniele rese grazie al Signore, mangiò, e subito l'angelo trasportò
Abacuc nel luogo in cui l'aveva preso.
Il settimo giorno il re andò per piangere la morte di Daniele: ma con istupore, guardando
entro il serraglio, il vide sano e tranquillo assiso in mezzo ai leoni. Tutto attonito per la
maraviglia esclamò: Quanto sei grande, o Dio di Daniele! Di subito lo fece estrarre dalla
spaventosa fessa, e ordinò che gli autori della sedizione vi fossero gettati in sua voce. Ciò
eseguito, furono essi in un baleno divorati {122 [328]} dai leoni. Poscia il Re pubblicò questa
legge: Tutti a miei sudditi adorino il Dio di Daniele, Dio salvatore, i miei prodigi e maraviglie
grandi sopra la terra.
Capo terzo. Ester e Mardocheo. - Gli Ebrei salvati. - Amano punito. -
Esechiele profeta. - I dodici profeti minori. -Cire dà la libertà agli Ebrei. -
Riedilicasione del tempio. - Parole di Aggeo. - Gorusalemme rifabbricata. -
Gli Ebrei dopo la sebiavitn. - Alessandro il grande in Gerusalemme.
Ester e Mardocheo. Ester era una giovane ebrea di straordinaria bellezza. Rimasta priva
di padre e di madre in fresca età, era stata allevata nel timor di Dio da uno zio di nome
Mardocheo,' uno degli ebrei condotti in ischiavità. Il Signore, il quale serbava questa fanciulla a
cose grandi, fece si che le rare virtù di lei fossero conosciute dal re Assuero, il. quale perciò la
scelse sua sposa e regina di tutto l'impero. Fra i grandi della corte si trovava un ministro molto
superbo, per nome Amano. Solito costui a vedersi tutto il popolo genuflesso avanti per adorarlo
ovunque passasse, fu fieramente sdegnato, perché Mardocheo gli ricusava quell'ossequio, che in
verità era dovuto soltanto a Dio. A fine di farne vendetta Amano riuscì ad ottenere dal Re un
decreto, pel quale. i Giudei dispersi in quel regno dovevano essere tutti trucidati in un medesimo
giorno. Ma Iddio, il quale veglia alla salvezza degli innocenti, svelò le trame di questo scellerato.
Gli Ebrei salvati. Amano punito. Appena la nuova fatale giunse a Mardocheo, subito si
squarciò le vesti, e coperto di sacco, asperso di cenere, andò nella reggia e la riempì di lamenti.
La regina anche nell'alta sua dignità aveva ognora seguito i buoni consigli dello zio, e all'udirne
le grida ne chiese la cagione. Come ebbe tutto inteso, invocò il divino aiuto, e, piena di
confidenza in Dio, si presentò al re per chiedere la propria salvezza e quella del suo popolo. Ma
da prima ella non dimandò altro, se non che venisse ad un convito con Amano. Il re
accondiscese, e quando ebbe lietamente pranzato, disse alla regina: Orsù chiedi con libertà
quanto ti aggrada, e tutto otterrai. Ed ella: Chieggo la vita {123 [329]} per me e pet mio popolo.
Questo perfido Aaaano ci ha~,dannati a fiera morte, a intero sterminio. A siffatte parole il Re
montato in furore, ordinò che senza indugio Amano fosse messo a morte e appeso sopra un' alta
croce, che egli aveva già fatto preparare per Mardocheo. Inoltre, avendo il’re inteso che
Mardocheo era zio di Ester e che aveva prestato importantissimi servigi alla corte, il volle
innalzato a grande.dunità; e rivocò l'iniqua legge. Ecco l'umile esaltato ed il superbo umiliato.
Ezechiele profeta. Di mezzo a' tanti personaggi, che fati learono molto per sostenere il
culto del vero Dio fra gli Ebrei ne' settant' anni di schiavitù, fu celebre Ezechiele profeta. Egli
profetò per lo spazio di ventidue anni, dei quali undici col profeta Geremia.. Egli era della stirpe
sacerdotale, e fu de'primi menati in Babilonia con leconia, re di Giuda. In quella terra straniera
predicò a' suoi compagni d'esiglio:ed ebbe sublimissime visioni, le quali per altro sono sempre
astate assai difficili ad intendersi. Per questo motivo tra' Giudei era proibito di leggere il
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
principio ed il fine de' suoi -scritti a chi non fosse in età di trent'anni: Tra le visioni di lui avvi la
seguente: Lo Spirito di Dio condusse questo profeta in una vasta e spaziosa pianura, coperta d' -
ssa spolpate e secche. Fattogli fare un giro per quella ampagna, gli disse comandasse a quelle
ossa che si riunissero, collocandosi ciascuno nel suo posto. Il profeta intima il comando a nome
di quel Dio, cui tutte le cose sono soggette ed alla potenza del quale nessuno resiste, e se ne vide
subito l'esecuzione con pauroso strepito. Tutte quelle ossa si riunirono; i nervi, i muscoli, la
carne e la pelle le ricoprirono. Così formaronsi corpi perfetti, ai quali mancava,solamente la
vita. Allora il profeta, per nuovo ordine ricevuto da Dio, avendo chiamato sopra quei corpi lo
spirito che,altra volta die all'uomo la vita, quando ci fu fbrmato di terra, tutti in un tratto si
levarono in piedi ed apparvero vivi.
Volle con ciò Iddio porgere un'idea di quello, che succederà nel- memorabile giorno del
finale ed universale giudizio; imperocchè la fede ci assicura, che alla fine del mondo tutti gli
uomini per divina virtù risusciteranno, ripigliando i corpi che prima avevano.
I dodici profeti minori. Oltre i quattro profeti maggiori, {124 [330]} Isaia, Geremia, )
miele e Daniele, Iddio ne suscitò altri dodici, dei quali si conservano scritte le profezie; e si
chiamano minori, perché gli scritti di essi sono pochi a paragone di quelli che abbiamo dei primi
quattro. Il tempo in cui fiorirono questi profeti è di 409 anni, e molti di essi hanno durato nell'
esercizio del loro ministero un intero secolo. Eccone i nomi, secondo la serie della Bibbia e non.
secondo il tempo in cui sono vissuti.
I. Osea profetò sotto Roboamo II re d'Israele, e predicò quasi un secolo intero, avendo
cominciato 825 anni prima di Gesù Cristo.
II. Ioele, benché non si sappia precisamente sotto quali re predicasse, pare nondimeno sia
stato nel tempo stesso di Osea, cioè 800 anni incirca prima di Gesù Cristo.
III. Amos profetò sotto Ozia re di Giuda, 780 anni incirca prima di Gesù Cristo.
IV. Abdia non ha significato il suo tempo, ma pare sia stato contemporaneo di Osea, cioè
800 anni prima di Gesù Cristo.
V. Giona cominciò a profetare assai giovane, perchè a Ioas re d'Israele, quando questo
regno gemeva sotto l'oppressione dei Siri, predisse, più di 825 anni prima di Gesù Cristo, che il
figlio di lui, Geroboamo II, lo libererebbe. Ma, la sua missione a Ninive è accaduta più tardi.
VI. Michea profetò sotto Ioatan, 758 anni prima di Gesù Cristo. Egli notò’chiaramente la
nascita del Salvatore in Betlemme.
VII. Nahum visse 740 anni prima di Gesù Cristo sotto il re Acaz.
VIII. Abacuc fu nel tempo di Geremia e di Daniele, 600 anni prima di Gesù Cristo.
IX. Sofonia viveva anche nel medesimo tempo.
X. Aggeo profetò 5.20 anni prima. di Gesù Cristo. Come fra poco vedremo, incorando gli
Ebrei, contribuì assai a riedificare il tempio dopo il loro ritorno dalla schiavitù.
XI. Zaccaria fu nel tempo medesimo di Aggeo. Egli parla chiarissimamente di Gesù
Cristo, a cui precedeva di 500 anni.
XII. Malachia fu l'ultimo dei profeti, e dopo lui non se ne videro più insino a s. Giovanni
Battista, predetto da lui nelle sue profezie. {125 [331]}
Tutti questi santi uomini colle loro profezie dimostrano -ch'essi erano animati da un
medesimo spirito, e che intendevano a riprendere collo stesso vigore i peccati degli uomini, e a
promettere colla medesima certezza il bramato Messia e Salvator del mondo.
Ciro libera gli Ebrei. Ciro re di Persia, divenuto padrone dell'impero Babilonese, fu non
poco maravigliato nel sapere che il profeta Isaia, parlando di lui dugent'anni prima, aveva
predetto eh' egli avrebbe data libertà agli Ebrél. Decretò pertanto, che loro fosse lecito di
ritornare in patria, e di rifabbricare la città e il tempio. Ordinò in pari tempo fossero loro restituiti
i vasi sacri tolti da Nabucodonosor in Gerusalemme. Sparsa così fausta novella,, quaranta mila
Ebrei, guidati da Giosuè sommo sacerdote e da Zorobabel capo della tribù di Giuda, ritornarono
in Gerusalemme, restando tuttavia sotto il dominio del re di Persia, ma con.facoltà di eleggersi i
pontefici, i capitani e i magistrati. Giunti in patria, fu loro principale cura porre le fondamenta
del nuovo tempio. (A. del m. 3468).
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Il nuovo tempio. Parole di Aggeo. Cominciato il tempio, molti nemici del popolo di Dio
ne ritardarono la rifabbricaalone parecchi anni, sino a che salì sul trono di Persia un re, anche di
nome Dario. Egli favorì molto gli Ebrei e con un editto particolare10 proibì si molestassero,
permettendo loro di ripigliare la costruzione del tempio. In quattro anni l'edilizio fu condotto a
compimento, e ne venne fatta solenne dedicazione. Ma gli Ebrei, dopo sì lunga e penosa
schiavitù ridotti a grave povertà, non poterono costrurre il secondo tempio collo splendore e colla
magnificenza del primo. Pertanto i vecchi, che avevano veduto quello di Salomone, piangevano
sconsolati vedendo il nuovo tempio inferiore di gran lunga. Ma il Signore li consolò col mandare
il profeta Aggeo, il quale rianimò il loro coraggio, e li assicurò che quel tempio sarebbe stato più
illustre e più gloriosi del primo, perchè avrebbelo onorato la presenza del Salvatore. Ecco le
parole del profeta: Fatevi coraggio, dice il Signore, e lavorate ancor un po'di tempo, e verrà il
Desiderato da tutte le Nazioni. {126 [332]} Io riempirò questo tempio di gloria, la quale
sorpasserà quella del prima ed in questo luogo darò la pace, cioè ogni benedizione per mezzo
del Salvatore, che verrà a visitarlo.
Gerusalemme rifabbricata. Artaserse Longimano, voglioso anch'egli di favorire gli Ebrei,
permise a Neemia di rialzare le mura e le fortificazioni della città di Gerusalemme. I Samaritani,
perpetui nemici de'Giudei, se ne beffavano da principio non credendo che l'impresa potesse
condursi a fine; ma quando videro l'opera velocissimamente progredire, minacciarono di
opporvisi colla forza. Allora Neemia comandè ai Giudei, che tutti si. armassero, e parte stessero
in guardia contro gl' inimici, parte continuassero i lavori, ma sempre in armi e pronti a respingere
qualunque assalto nemico. I Samaritani, avendo ciò osservato, cessarono di molestarli, e la
costruzione con incredibile celerità nel volger di cinquanta giorni fu terminata, e ne fu celebrata
solenne dedinazione con pompa straordinaria. (A. del m. 3550).
Gli Ebrei dopo la schiavitù. Finito il tempio, ripopolata e fortificata la città, gli Ebrei fatti
accorti dalla dura schiavitù sofferta pei proprii peccati, rinnovarono l'alleanza con Dio e gli si
mantennero più fedeli di prima fino alla venuta del Messia. La sùprema autorità si conservò nella
tribù di Giuda presso al Sommo Sacerdote e presso al gran Sinedrio, ovvero Consiglio degli
Anziani, che era una specie di Senato. Andarono soggetti a molte vicende, pagando il tributo
primamente a' Persiani, poscia a' Greci, dopoché da Alessandro di Macedonia, detto il grande, fu
vinto Dario.
Alessandro il grande in Gerusalemme: Dopo molte gloriose vittorie, questo Principe
domandò soccorso a' Giudei, che non lo potevano prestare. Di ciò irritato, si mosse verso
Gerusalemme con animo di farne atroce vendetta. Ciò udendo Jaddo, sommo Pontefice, per
divina inspirazione ordinò, che tutto il popolo vestito a bianco, insieme con lui in abiti pontificali
e co'Sacerdoti adorni de' sacri paramenti, andassero ad incontrare quel formidabile conquistatore.
Al mirare quel. magnifico e divoto apparato. Alessandro subitamente si calmò, e tutto compreso
di rispetto avvicinossi al Pontefice. Della qual cosa facendo i suoi le meraviglie rispose;
ricordarsi che in quella forma istessa, nella quale {127 [333]} se gli appresentava il Pontefice,
eragli una notte,-apparso Iddio, da cui era stato incoraggiato ad intraprendere la guerra contro la
Persia. Indi volle, che dallo stesso sommo Sacerdote fosse offerto un sacrifizio nel tempio. Jaddo
gli mostrò una profezia di Daniele, nella quale predicevasi che un Principe greco avrebbe
rovesciato l'impero de' Persiani. Alessandro giudicando ciò essere detto di sè, ne fu molto
contento. Regalò ricchi doni al tempio, e concedendo pareechi favori agli Ebrei se ne partì. (A.
del m. 3670). (V. Giuseppe Flavio: ant. Giud. lib. XI, cap. VIII).
10 Questo editto fu dato fuori il 3486, nel quale anno terminaronp i settanta anni di schiavitù, predetti da Geremia,
cominciati il 3416.
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Capo quarto. Eliedoro flagellato nel tempio. - Funesti presagi. - Comincia la
perseenaiene di tatieco. - Il vecchio Eleazare. - Splendido martirio di una
madre -co'suoi sette figliuoli.
Eliodoro flagellato nel tempio. Seleuco re di Siria avendo inteso da un ebreo apostata,
cioè traditore della propria religione, trovarsi nel tempio di Gerusalemme molti tesori, spedì
Eliodoro che andasse a impadronirsene e li trasportasse in Antiochia, capitale del suo regno.
Onia, sommo sacerdote, fece osservare, quei tesori e quelle ricchezze essere sostanze affidate
alla santità del tempio, affinchè fossero distribuite alle vedove, agli orfani ed a' poveri; perciò
non doversi tradire coloro i quali avevano commessi tali depositi ad un luogo sacro, onorato per
tutto il mondo. Non punto mosso da ciò Eliodoro, voleva entrarvi per forza e tutto involare. Al,
sacrilego attentato tutti i cittadini di Gerusalemme inorridivano, e da ogni parte invocavano il
divino aiuto. Il Signore apportò loro soccorso con un luminoso prodigio.
Mentre Eliodoro co'suói tentava di spezzare le porte del tesoro, l'ira divina lo colpì, e tutti
caddero tramortiti a terra. Nel momento stesso apparve un uomo di terribile aspetto, cinto di armi
auree, il cui cavallo avventandosi contro di Eliodoro, lo percosse coi piè davanti. Apparvero
altresì due giovani di sovrumano sembiante, i, quali lo flagellarono per modo, che rimase tutto
coperto di ferite. Caduto come morto, venne portato fuori del tempio. Alcuni {128 [334]} servi
di Eliodoro supplicarono Onia che volesse pregare l'Altissimo per la vita' del loro padrone.
Offeri Onia un sacrifizio al Signore, e mentre pregava’ricomparvero quei medesimi giovani, che
avevano flagellato Eliodoro, e gli dissero: Rendi grazie ad Onia, giacché il Signore a sua
intercessione ti ha donata la vita. Tu poi annunzia per tutta la terra la grandezza e la potenza di
Dio. Eliodoro ringraziò di cuore il Signore ed Onia, e se ne tornò al suo re magnificando per
tutto le opere grandi da Dio operate, le quali co' propri occhi aveva egli veduto. (A. del m. 3828).
Funesti presagi di persecuzione. In questo tempo contro agli Ebrei fu mossa una terribile
persecuzione, preceduta molto tempo prima da segni spaventosi. Per quaranta giorni si videro per
aria sopra Gerusalemme drappelli di cavalieri armati di lance e di spade, che si avanzavano per
combattere gli uni contro gli altri. Apparvero eziandio schiere di soldati colle armi in mano,
agitando gli scudi e lanciando dardi. Que' prodigi sparsero il terrore negli animi de' cittadini per
modo che tutti pregavano il Signore a volgere in bene quei segni meravigliosi. (A. del m. 3834).
Comincia la persecuzione di Antioco. Quella persecuzione cominciò dal fatto seguente.
Era corsa voce tra' Giudei che Antioco re di Siria fosse morto. Alcuni Ebrei, reputandosi liberi da
quell'oppressore, si rallegrarono. La voce era falsa, ma Antioco, altamente irritato, marciò contro
Gerusalemme con poderoso esercito. Entrato in città ordinò ai soldati di fare man bassa su quanti
incontravano. Ottanta mila Ebrei furono trucidati, quaranta mila fatti schiavi. Asceso quindi nel
tempio, depredò e profanò i vasi sacri, l'altare, la mensa e quanto Bravi di più sacrosanto.
Continuando nella sua perfidia promulgò un editto, con cui ordinava a tutti gli Ebrei di
abbandonare la legge di Mosè e di vivere secondo il rito gentile; fece bruciare i libri santi,
innalzò in tutta la Giudea altari ai tàlsi Dei; lo stesso tempio di Gerusalemme fu dedicato a Giove
Olimpio; e pena la morte a chiunque si fosse mostrato fedele alla legge del vero Dio. In questa
persecuzione alcuni Ebrei, atterriti dalle atrocità de'tormenti, ebbero la debolezza di prevaricare,
altri per evitare i pericoli fuggirono nei deserti; ma assai. più si mantennero costanti e patirono
spietati supplizi, anzichè far cosa contraria alla legge Divina. {129 [335]}
Martirio del vecchio Eleazaro. Fra quelli, che incontrarono coraggiosamente la morte in
questa crudele persecuzione,’annoverasi un vecchio di nome Eleazaro ed una madre con sette
suoi figliuoli, detti Maccabei. Era Eleazaro un vecchio di novant'anni nell'universale
ammirazione per la sua sapienza. Condotto al cospetto del re, si voleva costringerlo a trasgredire
la legge del Signore; e gli veniva per fino aperta la bocca, perché mangiasse carne vietata dalla
legge. Ma egli ricusò costantemente. Alcuni amici, mossi da falsa compassione, si esibirono di
fargli recare delle carni non proibite, e lo consigliarono a fingere obbedienza al Re per evitare la
morte. Questa finzione, loro rispondeva, non conviene alla nostra età: non darò giammai questo
scandalo a'più giovani, i quali diranno, che Eleazaro di novant'anni è passato al paganesimo.
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Se io mi appigliassi al vostro consiglio, scamperei dà' supplizi degli uomini; ma dalle mani
dell'Onnipotente nè vivo né morto potrò fuggire. Proferite queste parole, fu incontanente
strascinato al supplizio, e straziato da fieri tormenti gloriodamente morì, lasciando un raro
esempio di fortezza e dì virtù, a cui parecchi tennero dietro. (A. del m. 3837).
Martirio de'sette Maccabei. L'esempio di Eleazaro fu seguito da una famiglia,
comunemente detta de'sette Maccabei. Antioco usò ogni sorta di crudeltà per farli prevaricare.
Da prima comandò fosse loro presentata carne proibita, pena la morte se non la mangiavano.
Que' magnanimi giovanetti, benché battuti con nervi e sferze, si mostrarono costanti nel patire;
anzi il maggior di loro a nome de' suoi fratelli protestò, esser essi tutti pronti a morire piuttosto
che commettere colpa alcuna. Il re, acceso di sdegno, ordinò fosse tagliata la lingua a chi aveva
così parlato, venisse strappata la pelle in un colla chioma, tronca l’ estremità de' piedi e delle
mani, ed il mutilato corpo alla presenza della madre e de' fratelli fosse posto in una caldaia
infocata. Con simile supplizio fa fatto morire il secondo, il quale, esalando l'ultimo fiato, si volse
al re dicendogli: Tu ci togli questa vita, ma ne sarà renduta un'altra da quel Dio, per la cui
legge la sacrifichiamo.
Fatto venire il terzo, gli fu detto che mettesse fuori la lingua e stendesse le mani. Egli
intrepidamente le prostese con questo {130 [336]} parole: Da volentieri queste membra dal
Signore ricevute, perchè spero di ricuperarle. Similmente l’ uno dopo l'altro furono straziati il
quarto, il quinto e il sesto, predicendo ognuno al tiranno che Iddio avrebbe tormentato lui, come
egli tormentava gli altri. Tutti gli astanti, il re stesso erano maravigliati alla costanza e al
coraggio di quei giovanetti, i quali riputavano un nulla i più acerbi tormenti.
Martirio del più giovane e della’padre. Di sette fratelli restava' il più giovane. Antioco,
scorgendo vane le minacce, coll'ultimo volle far prova di modi graziosi e seducenti. Cominciò ad
allettarlo colla promessa di farlo ricco e felice ` se avesse abbandonata la sua legge; ma l’
intrepido giovanetto si mostrava insensibile alle promesse, non meno che alle minacce. Per la
qual. cosa il re esortò la madre persuadesse il figlio ad obbedire a' suoi comandi. Ella, beffando il
tiranno, in lingua ebrea così parlò al figliuolo: Mio figlio, abbi pietà di rne tua madre, che ti
allattai ed allevai. Non degenerare dal valore fraterno; non temere questo carnefice: temi Dio
solo e lui solo rimira, dal quale avrai mercede. Incoraggiato il fanciullo da queste parole,
esclamò: Non ubbidisco al re, ma alla legge; e tu, o Re, disse ad Antioco in tono profetico, tu, o
scellerato, non fuggirai l' ira dell' onnipotente Iddio. Verrà tempo, che da Lui percosso e vinto
dall'acerbità del dolore, confesserai che tu sei uomo. Se la nostra gente, non avesse peccato
contro Dio, non saremmo caduti in questa sventura; ma spero che Dio fra poco, placato dal mio
sangue e da quello de'rniei fratelli, si riconcilierà col nostro popolo, ed a noi, dopo una morte
coraggiosamente sofferta, darà la vita eterna. - Antioco inferocito in vedersi deriso di cotal
guisa ingiunse, che con più barbaro e singolar supplizio fosse il giovanetto condotto a morte.
Finalmente la madre, donna forte e degna di eterna memoria, dopo di aver esortato i suoi figli a
dare la vita per la legge di quel Dio, che loro l’ avea donata, con una morte del pari crudele
mescolò il suo sangue a quello de' sette suoi figliuoli. (A. del m. 3837).
Questi illustri martiri della legge antica furono modello di quei tanti eroi, che nella
Chiesa di Gesù Cristo riportarono la gloriosa palma del martirio. {131 [337]}
Capo quinto. Zelo e coraggio di Matalia. - Giada Iaccabeo vince Apollonia e
Gerene. - Visce Nicaaore, Gorgia e Lisia. Ristorazione del tempio di
Geresalemme.
Zelo e coraggio di Matatia. Era Matatia un sacerdote di vita esemplarissima. I
commissari del re, per costringere anche lui a sacrificare'agli idoli, gli dicevano: Tu sei grande e
chiarissimo in questa città: vieni adunque, ubbidisci al re come fecero tutte le nazioni, e ne
avrai in premio oro, argento e l'amicizia di Antioco. - No, rispose ad alta voce Matatia, quando
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anche tutto Israele abbandonasse la legge de' padri suoi, io ed i miei figliuoli la osserveremo
costantemente. Proferiva ancora queste parole, quando vide un Giudeo alla presenza di tutti
andar a sacrificare agl'idoli sopra un altare. Preso da amaro cordoglio e trasportato dallo zelo per
la gloria d'Iddio, corsegli incontro e sopra l'altare stesso lo trucidò. Uccise eziandio il
commissario, che ne era l'istigatore, distrusse l'altare, indi a piena voce esclamò: Chiunque è
nell'alleanza del Signore, esca fuori e mi segua. Quindi egli co' cinque suoi figliuoli, Giovanni,
Simone, Giuda, Eleazaro e Gionata, abbandonando ogni loro stanza, fuggirono sui monti per non
essere spettatori delle abbominazioni, che contro alle cose sante si commettevano in
Gerusalemme. Molti altri, cui stava a cuore l'onore della religione, seguirono Matatia, il quale si
trovò presto capo di un piccolo esercito di valorosi, tutti pronti a dar la vita per liberare la patria
e difendere la religione. Distrutti vari altari, qua e là dedicati alle false divinità, si adoperarono
indefessi per far rifiorire il culto del vero Dio.
Matatia, dopo aver presieduto un anno a'suoi, cadde infermo, e chiamati i figliuoli
raccomandò loro che fossero di animo forte e generoso per la legge Divina; deputò Giuda
Maccabeo a capo dell'esercito, indi spirò di anni 146. (A. del m. 3838).
Giuda Maccabeo vince Apollonio e Gerone. Appena Giuda si trovò alla testa dell'
esercito, ebbe tosto occasione di far prova del suo valore contro di Apollonio, che a nome di
Antioco governava a Giudea, ed era venuto ad assalirlo con formidabile apparecchio guerresco.
Giuda, sebbene inferiore {132 [338]} di forze, appoggiato al divino aiuto gli andò incontro,
sbaragliò i soldati nemici, molti avendone uccisi ed altri posti in fuga. Lo stesso Apollonio
rimase estinto. Giuda riportò ricche spoglie e tra le altre la spada di quel generale, di cui appresso
sempre si servì in guerra.
Gerone capitano dei Siri, volendosi acquistare gloria, mosse con più forte esercito contro
di Giuda. Fu in questa occasione, che i soldati di Giuda spaventati dalla moltitudine de' nemici,
volevano fuggire; ma Giuda, animatili a sperare nel Signore, andò pieno di coraggio ad incontrar
l'inimico e lo mise in fuga. (A. del m. 3868).
Giuda vince Nicanore, Gorgia e Lisia. Quando Antioco seppe la vittoria, che Giuda
aveva riportato sopra i suoi capitani, arse di sdegno, e, non potendo egli stesso, ordinò a Lisia si
conducesse di subito nella Giudea, ponesse ogni cosa a sacco e sterminasse la nazione degli
Ebrei. Lisia spedì Nicanore e Gorgia, valorosissimi capitani, con quaranta mila fanti e settemila.
uomini a cavallo. Si accamparono vicino a Gerusalemme, e, persuasi della vittoria, condussero
seco buon numero di mercanti per vendere loro a vile prezzo gli Ebrei, che avrebbero fatti
schiavi. Ma il Signore disponeva le cose altrimenti. Giuda, avvertito dell'avvicinarsi dei nemici,
radunò tutti i suoi, prescrisse loro un digiuno e invocò il Divino aiuto; quindi con pochi soldati
piombò sugli assalitori, li ruppe, parte ne uccise, il resto pose in fuga, e riportonne ricchissimo
bottino.
Alla nuova di tante perdite Lisia fu anch'egli vivamente irritato, e reputando ciò avvenire
per colpa de' capitani, deliberò di venire egli stesso alla testa di sessanta mila uomini per eseguire
gli ordini sovrani, cioè sterminare la nazione Ebrea. Giuda aveva solo diecimila uomini, e
tuttavia, impetrata prima l'assistenza Divina, marciò incontro a Lisia, e nel primo impeto uccise
cinque mila uomini. Il resto dell'esercito fu posto in fuga, a Lista stesso fu mestieri ritornarsi
pieno di confusione in Antiochia. Della preda tolta a' nemici Giuda parte divise tra' suoi soldati,
parte fece distribuire agli infermi, alle vedove, agli orfani.
Ristorazione del tempio. Cacciati e vinti i nemici, Giuda, il quale riconosceva ogni sua
vittoria dalla protezione del Signore, volse subito l'animo a risarcire i danni, che il culto {133
[339]} del vero Dio aveva sofferto. Venne pertanto co' suoi in, Gerusalemme, che trovò ridotta
ad orrida solitudine. Il tempio e l'altare del tutto deserto, le spine e i virgulti cresciuti ne' cortili
come nelle selve, le stanze destinate a' sacerdoti, distrutte;_ tale era il lagrimevole aspetto del
grande tempio del Signore.
Giuda, pieno di zelo, cominciò dal rifare le porte del tempio, costrusse un nuovo altare,
tolse quanto v'era di profano e, compiuto l'edificio in ogni sua parte, lo dedicò solennemente con
inni e cantici, al suono di cetre, lire e cembali. Tutto il popolo, prostrato a terra, adorò il Signore
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e lo ringraziò delle vittorie e dei nuovi benefizi, che gli aveva conceduto, promettendo in
avvenire di essere più fedele ai Divini precetti. La solennità durò otto giorni, e Giuda prescrisse,
che la memoria di quella festività fosse ogni anno celebrata sotto il nome di Encenia, che vuol
dire RISTORAZIONE. (A. del m. 3840).
Capo sesto. Giada visibilmente protetto da Dio. - Terribile morte di Antica. -
Eupatore fa pace cogli Ebrei. - Coraggio di Eleazare. - Pietà di
giada’llaceabeo. - Sua gloriosa morte.
Giuda visibilmente protetto da Dio. I popoli confinanti, mossi da invidia perché gli Ebrei
avevano ristaurato il tempio, dichiararono loro guerra da ogni parte. Timoteo generale di
Antioco, già altre volte sconfitto da Giuda, li venne ad assalire con quanti uomini poté radunare.
Giuda ed i suoi si prepararono alla difesa più colla preghiera, che colle armi. Recaronsi al tempio
e prostesi. dinanzi all' altare, implorarono il soccorso del cielo; indi, prese le armi, si avviarono
contro il nemico. Erano a fronte i due eserciti: Giuda aveva l'Onnipotente a mallevadore della
sua vittoria; fidava l'inimico nella moltitudine dei soldati. Mentre da ambe le parti con ardore si
combatteva, i nemici videro comparire cinque uomini sopra cavalli ornati di briglie d'oro, i quali,
scesi a terra, servivano di guida agli Ebrei. Due di essi, camminando ai fianchi.ti Giuda, lo
difendevano da' colpi de' nemici, gli altri tre lanciavano dardi e fulmini contro que' che gli
contendevano la vittoria, accecandoli insieme e atterrandoli. {134 [340]} Venticinque mila
pedoni e seicento soldati a cavallo restarono uccisi sul campo. Timoteo atterrito prese la fuga;
ma raggiunto in una cisterna, fu messo a morte.
Terribile morte di Antioco. La morte di Antioco porta seco manifesti i segni della Divina
vendetta. Alla nuova di tante sconfitte de' suoi generali inferocito, radunò tutte le forze del suo
regno per andare in persona nella Giudea, e fare, come egli diceva, di tutti gli Ebrei un macello, e
di Gerusalemme un cimitero. Mentre marciava e andava ripetendo queste minacce, fu sorpreso
da acerbissimi dolori di viscere. Nulladimeno sollecitando il cammino, nell'impeto dell'andare
cadde dal cocchio, e tutto pesto della persona venne messo in una sedia e portato nella vicina
città di Tabes sulle frontiere di Babilonia. Le doglie, che internamente lo laceravano,
aumentavano ad ogni istante. A queste sottentrò il corrompersi del suo corpo ed in breve si
risolse in un brulicame di vermini,' tramandando una puzza insopportabile al suo esercito e a lui
medesimo. Parve allora rientrasse in se stesso, ed esclamava: In che grande tribolasione, in qual
mare di miserie sono io mai caduto! Ora mi ricordo dei mali che feci in Gerusalemme, la quale
mandai a distruggere senza cagione; m'avveggo che per tali motivi mi caddero addosso questi
mali, e me ne muoio dilacerato da dolori in paese straniero. Prometteva inoltre che avrebbe resa
felice e florida la nazione Ebrea, e, abbracciata la religione giudaica, avrebbe in tutto il suo regno
predicato e fatto conoscere il vero Dio. Ma siccome il suo pentimento non era sincero, giacchd
egli si pentiva pel solo timore della morte, così Iddio non lo ascoltò, e prendendo vie più forza il
male, fra crudi spasimi miseramente morì. Così Antioco prima di morire provò in gran parte i
tormenti, che ingiustamente aveva fatto soffrire al popolo di Dio. (A. del m. 8841).
Eupatore fa pace cogli Ebrei. Eupatore, figlio e successore di Antioco Epifane,
ereditando lo stesso odio contra gli Ebrei, stimava ben fatto ogni oltraggio che loro si potesse
cagionare. Per fare prova delle armi mandò Livia con potente esercito contro Giuda, il quale,
secondo il solito implorato il Divino aiuto, con piccol numero di prodi mosse alla sua volta.
Allora comparve avanti ai soldati ebrei un Cavaliere adorno di candida veste cinto di armi d'oro,
che sguainata vibrava {135 [341]} la spada. Dal quale prodigio incoraggiati i Giudei fecero
impeto sul nemico ed uccisero undici mila pedoni e mula seicento soldati a cavallo.
Alla nuova di questa sconfitta, altamente sdegnato Eupa, tore, pose in piede un nuovo
esercito di centomila fanti e ventimila uomini a cavallo con parecchi elefanti di straordinaria
grossezza, i quali mandavano grida spaventose. Per questo terribile apparato non atterrito Giuda
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gli presentò battaglia e avventandosi da quella parte, ove era il padiglione del Re, trucidò quattro
mila uomini, mettendo tutto il resto in costernazione. Indi in bell'ordine si ritirò in Gerusalemme
Quivi sostenne intrepido gli sforzi degli assedianti, finché stanco Eupatore, e richiamato ne' suoi
stati da alcune turbolenze, esibì volontariamente la pace agli Ebrei, e protestò che li avrebbe
lasciati vivere e governarsi secondo le loro leggi. Stabilite queste condizioni, il Re entrò nel
tempio, chi onorò con sacrifizi e ricchi doni, poscia abbracciò Giuda e dichiarollo principe della
sua nazione. (A. del m. 3841).
Coraggio di Eleazaro. Nell'anzidetta battaglia si segnalò Eleazaro, fratello di Giuda.
Avendo egli veduto un elefante {136 [342]} più grosso degli altri, bello di regia armatura, e
credendo sopra quello stesse' il Re, deliberò di dare la vita pel suo popolo e per la Religione.
Laonde colla spada sguainata si fece strada in mezzo all'esercito nemico, e, di qua e di là
abbattendo quanti se gli paravano davanti, giunse sino all'elefante. Postosi sotto al ventre di
quell'animale, a ripetuti colpi lo ammazzò; ma venutogli addosso l’ enorme peso, ivi rimase
schiacciato.
Pietè di Giuda Maccabeo. Vuolsi ricordare di questo eroe della Qiudea, che riconoscendo
il felice successo delle sue imprese dalla protezione del Cielo, egli non si accingeva mai a cosa
alcuna senza invocare il Divino aiuto, ed animare i suoi soldati a riporre la loro confidenza nel
Dio degli eserciti. Tutte le guerre, alle quali mise mano, non avevano altro di mira se non se la
comune salvezza e l'onor della religione. Aveva in orrore la bestemmia. L'empio Nicanore,
marciando contro a' Giudei, stese la mano e bestemmiando giurò che avrebbe spianato al suolo il
tempio del Signore. Pel che Giuda, acremente addolorato e acceso di santo zelo, con pochi dei
suoi venne alla zuffa, sterminò l'esercito nemico, e quando fra i cadaveri degli estinti trovò il
corpo di Nicanore, comandò gli fosse’reciso il capo, la lingua tagliata a minute parti fosse data
pasto agli uccelli, e la sacrilega mano si appendesse rimpetto al tempio, per incutere terrore a chi
ardisse oltraggiare il nome del Signore, o le cose a Lui consacrate.
Giuda era. intimamente persuaso della esistenza del purgatorio, dove sono trattenute le
anime di quelli che muoiono in grazia di Dio per pagare i debiti che hanno tuttora colla Divina
giustizia; alle quali noi possiamo recar soccorso con opere buone. Giuda Maccabeo, dice il sacro
testo, mosso dal santo e salutare pensiero, che le anime dei morti vengano per la preghiera
aiutate e sciolte dalle pene dovute ai loro peccati, fece una colletta di dodici mila dramme
d'argento (circa sei mila franchi), che mandò in Gerusalemme, perché fossero offerti sacrifizi in
suffragio di quelli, che erano rimasti estinti in battaglia.
Gloriosa morte di Giuda Maccabeo. Giuda, all'uopo di metter fine allo stato di continua
incertezza in cui erano i Giudei per la oppressione e mala fede dei re di Siria richiese l'amicizia
{137 [343]} dei Romani. Questo popolo, al quale era già pervenuta la fama di quell'eroe, accolse
con piacere i legati, li assicuro della intera alleanza inverso di loro. Intanto spedì un' decreto a
Demetrio Re di Siria, con cui proibiva si molestassero i Giudei. Ma mentre si recava questo
decreto, Giuda dovette venir alle mani con Bacchide, nuovamente inviato contro la Giudea. La
moltitudine dei nemici destò tanto spavento ne' Giudei, che, perduta la confidenia in Dio, si
sbandarono qua e là lasciando Giuda con ottocento uomini. Giuda allora, alzata la mente al
Cielo, esclamò: Se è venuta l'ora nostra, andiamo e moriamo valorosamente per li nostri fratelli.
L'esercito nemico si mosse, il combattimento si attaccò da arabe le parti e fu ostinatissimo da
mattina a sera. Linda, vedendo l'ala destra del nemico essere la più gagliarda, si avventò coi suoi
più valorosi per romperla. Ruppero di fatto l'ala nemica e riuscirono a’sbaragliare i più forti
assalitori; ma l'ala sinistra avendo inviluppato Giuda, e le sue genti alle spalle, si rinnovò la zuffa
ed il combattimento divenne ancora più ostinato, finché l’ eroe cadde estinto sopra un cumulo di
nemici da lui uccisi. Così terminava i suoi giorni Giuda Maccabeo, eroe veramente grande perle
solenni sue geste, e pel santo scopo per cui le intraprese. Visse e morì combattendo a pro della
religione e per la' patria. Tutto il popolo per molti giorni lo pianse, e andava pubblicamente
esclamando: Come mai è perito l'eroe, che era la salute del popolo d'Israele! (A. del m. 3843).
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Capo settimo. Alcimo percosse nel tempie. - Gionata succede a Giuda. -
Sue imprese. - Sua morte. - Simone procura la pace alla Giudea.
Alcimo percosso nel tempio. Sparsasi la nuova della morte di Giuda, i suoi nemici
alzarono il capo, e Bacchide, tante volto da lui sconfitto, senza contrasto poté sottomettere tutta
la Giudea, impadronirsi di Gerusalemme e sollevare al pontificato un empio Giudeo di nome
Alcimo. Col pessimo suo operare costui aveva apportato gran male alla sua nazione; ma mentre,
tutto contento del grado sacrilegamente usurpeto, {138 [344]} attendeva ad abbattere una parte
delle mura del tempio del Signore, improvvisamente da Dio. percosso divenne attratto, paralitico
e' muto, di modo che, non; potendo più proferire parola, tormentato da dolori acerbissimi infelice
mente mori. (A. del m. 3844).
Gionata succede a Giuda. Sue imprese. Dopo la morte di Giuda, gli Ebrei elessero
Gionata a loro capo, afiche li liberasse dai mali, a' quali andavano continuamente soggetti.
Vedendo egli le genti dei nemici di troppo superiori alle sue, condusse i suoi nel deserto e vi si
accampò. Bacchide le insegui e gli offerse più volte battaglia, ma ne ebbe sempre la peggio;
onde fu costretto a proporgli condizioni di onesta pace, e, promettere di non più molestare gli
Ebrei. Ferma nelle sue promesse tornò in Antiochia, né più comparve nella Giudea.
Un certo Apollonio, governatore della Celesiria, allestita un grande esercito, venne aneh'
egli ad assalire Gionata, il quale, malgrado gli stratagemmi e le frodi dei nemici, li sconfisse
compiutamente. In una sola giornata ne uccise otto, mila. Indi ricco di spoglie si ricondusse
co'suoi in Gerusalemme.
La fama del valore di Gionata andò tant'oltre, che i Redella Siria e dell'Egitto andavano a
gara per farselo amico. Il Re di Siria, per nome Alessandro Bala, l'onorò grandemente, lo chiamò
in Tolemaide, lo vesti di porpora, costi tuillo capitano e principe della Giudea, e lo rimandò
colmo d'onori.
Gionata ucciso a tradimento. Sostenne Gionata molte guerre poi bene della patria e della
religione, e, protetto dal Signore, fu sempre vittorioso. Tuttavia dovette finire la vita per
tradimento. Trifone, generale del re di Siria, aveva veva concepito il reo disegno di ribellarsi per
salire egli stesso sul trono. Temendo che Gionata, alleato al re di Siria, fosse d'ostacdlo alla sua
impresa, determinò di sorprenderlo e farlo perire. Con finzioni amichevoli, sotto apparenza di
voler trattare cose di governo, lo invitò a Tolemaide. Appena vi fu entrato, ordinò si chiudessero
le porte, si trucidassero quelli che l'avevano accompagnato ed egli medesimo si mettesse in
carcere. Simone, fratello di Gionata, animò tutto Israele a fare ogni sforzo per liberarlo; ma
l'empio Trifone, seco {139 [345]} menando Gionata si avanzò nella Giudea, ed alloro vide
Simone pronto ad attaccarlo, gli mandò dicendo, avere arrestato Gionata per un debito contratto
col Re e, ove gli.fossero pagati cento talenti e mandati i due figliuoli di lui in ostaggio, esser
pronto a metterlo in libertà. Quantunque.Simone temesse l'inganno, poco credendo a quelle
parole, tuttavia, per non mancare a cosa alcuna che giovare potesse:al fratello, spedì i figliuoli e
il danaro. Ma quel perfido, avuto quanto chiedeva, uccise Gionata e i due figliuoli. Tutto.Israele
ne fu in grande cordoglio, e pianse per molti giorni.la morte di chi per la patria e per la religione
aveva dato la vita. (A. del m. 3861).
Simone procura la pace Ala Giudea. Della famiglia di Matatia rimaneva ancora Simone,
il quale, per consenso di tutto il popolo, venne rivestito della doppia autorità di:sommo Sacerdote
e di Capitano. Egli debellò e cacciò fuori della Giudea i nemici che la molestavano; liberò la
fortezza di Gerusalemme, che da venticinque anni era da schiere nemiche occupata; rinnovò l’
amicizia col re di Siria, cogli.Spartani e co' Romani; e temuto essendo dalle nazioni vicine, niuno
più ardiva di muovergli guerra. Così la Giudea, intieramente liberata dagli stranieri, respirò e
godé pace. Il popolo d'Israele, riconoscente a tanti benefizi, volle nelle scritture di obbligo, di
contratto, e negli atti pubblici si noverassero gli anni da quello in cui aveva cominciato a
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governarli Simone. Onde si cominciò a scrivere: L' ANNO SECONDO DI SIMONE SOMMO
SACERDOTE, MAGNO DUCE E PRINCIPE11.
Assicurata in cotal guisa la pace, Simone a nient'altro pensò se non a fortificare la città,
sollevare gli afflitti, far osservare la legge di Mosé e mettere in fiore il Divin culto. Di modo che,
come dice la Scrittura, ciascuno coltivava con sicurezza le sue terre, e riposava tranquillo
all'ombra della vite e del fico; i vecchi sedevano nelle piazze ragionando pacificamente delle
cose attenenti al pubblico bene, e non era chi li spaventasse. {140 [346]}
Capo ottavo. Assassinio di Simone. Governo di Giovanni Ircano. -
Aristobolo ed Alessandro Gianneo. - Suoi successori fino ad Erode. - Erode
strniero re della Giudea.
Simone assassinato da Antioco. Simone, dopo aver condotto più volte gli Ebrei alla
vittoria contro Trifone e il Re’ di Siria, dopo avere oltre vent'anni saviamente governato il suo
popolo, dovette finire la vita a cagione di un barbaro assassinio commesso da suo genero, per
nome Antioco, il quale ambiva succedergli. In quella che Simone con due suoi figliuoli, Giuda e
Matatia, visitava la città di Gerico, Antioco, che ne era il Governatore, lo invitò a pranzo.
Quando sedevano a mensa, fece entrare nella sala del convito uomini armati, che con nero
tradimento tutti e tre li trucidas no. Questa fu la fine dell' ultimo superstite della famiglia di
Matatia, la quale formerà mai sempre l'ammirazione dei buoni, avendo tutti data la vita per la
salvezza della patria e per la gloria della religione. (A. del m. 3869) (1).
Governo di Giovanni Ircano. Giovanni, figliuolo di Simone e di soprannome Ircano, per
aver domata l'Ircania, dopo l'infelice morte del padre conseguì la dignità di sommo Sacerdote e
Principe degli Ebrei. Egli allargò i confini del suo dominio, mise più volte in rotta il re di Siria,
soggiogò gli Idumei, rinnovò l'alleanza co'Romani, e dopo ventinove anni di glorioso governo
morì in pace l'anno del mondo 3898.
Aristobolo ed Alessandro Gianneo. Aristobolo, figlio di Giovanni, succedette al padre nel
pontificato e nel governo, e prese il titolo di Re. Ma il suo regno fu di un anno solo, e pieno di
scelleraggini. Per sospetto fece perire sua madre, uccise di propria mano il fratello Antigono, e
chiuse in carcere gli altri suoi fratelli. Per si enormi atrocità Iddio lo colpì nel luogo stesso dove
aveva, sparso il sangue fraterno, permettendo che venisse soffocato da un traboccamento {141
[347]} di sangue. Più crudele ancora ne fu il successore Alessandro Gianneo suo fratello, il quale
in pena della sua crudeltà morì consumato da penosa malattia fra l'universale abborrimento. (A.
del m. 3926).
Altri successori fino ad Erode. Morto Alessandro Gianneo, sua moglie Alessandra tenne
le redini del governo per nove anni, in capo a' quali pose sul trono il figliuolo Ircano Il, che già
aveva fatto creare sommo Pontefice. Dopo la morte di Alessandra,. Aristobolo figlio di
Alessandro obbligò Ircano suo fratello maggiore a cedergli la tiara e lo scettro, assumendo così
la qualità di Re e di Pontefice. Per la qual cosa questi duo fratelli divennero tra di loro nemici
irreconciliabili, sinchè Pompeo, capitano delle schiere romane, venuto nella Giudea, prese
Gerusalemme, mandò a Roma Aristobolo ce' suoi figliuoli, e restituì il pontificato ed il regno ad
Ircano, fatto per altro tributario a' Romani. In questa guisa la Giudea, perdendo la sua
indipendenza divenne provincia Romana. Antigono, nipote di Ircano, ebbe mezzo di usurpare il
trono dello zio; ma dopo alcuni anni di regno e di pontificato venne deposto, e mandato in esilio
a Babilonia. Di là fu in appresso richiamato da Erode, che lo fece barbaramente ammazzare.
Erode straniero re della Giudea. Erode, soprannominato il' grande (nome che solo può
convenirgli a cagione della sua crudeltà) era figlio di Antipatro di nazione Idumeo, di baassi
natali. Andato a Roma, a forza di secrete trame e di frodi riuscì a far credere Antigono nemico
11 Leggenda consimile troviamo sulle monete che i Maccabei fe'ero coniare,.c molte di esse giunsero fino ai nostri
tempi.
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del popolo Romano, e, col favore di Antonio, dallo stesso Senato Romano ottenne per sè il titolo
di Re della Giudea mediante lo sborso di 800 talenti. Antigono condotto in Antiochia ad
istigazione -di Erode fu decapitato. (A. del m. 3967).
Così ebbe termine la dominazione de'Maccabei nella Giudea, e lo scettro di Giuda passò
da questa tribù in mani straniere, cioè ad Erode Idumeo. Questa circostanza è assai memoranda,
poichè, giusta la profezia di Giacobbe, segna l'epoca avventurosa della nascita del Salvatore del
mondo.
L'anno pertanto 33 del regno di Erode, il Messia, il nostro Divin Redentore Gesù Cristo
(nome da pronunciarsi colla massima venerazione) nacque nella città di Betlemme, circa l'anno
del mondo 4000. {142 [348]}
Nuovo Testamento.Profezie avverate in Gesu Cristo.
Caduti i nostri primi genitori Adamo ed Eva dallo stato d'innocenza. in cui furono da Dio
creati, eglino e i loro posteri dovettero per molti secoli gemere sotto la dura schiavitù del
demonio. Nè per loro eravi altro mezzo di salute, dalla fede in fuori in quel futuro Liberatore,
che la bontà divina aveva promesso. Affinché poi presso gli uomini si mantenesse viva la fede in
questo Liberatore, ne rinnovò Iddio più volte la promessa indicando il tempo, il luogo e più altre
circostanze della sua venuta: a segno che tutta la storia del Vecchio Testamento si può dire una
fedele preparazione del genere umano allo straordinario avvenimento della nascita di questo
Messia. Sebbene più cose siansi già dette nel corso di questa istoria, tuttavia essendo la venuta
del Salvatore il domma più importante, su cui tutta fondasi la nostra santa cattolica Religione,
riuscirà certamente di somma utilità il raccogliere qui in breve le principali profezie, che lo
riguardano, osservando come queste siansi avverate nella persona di Gesù Cristo.
I Profeti predissero adunque: 1º L'origine temporale, il tempo, il luogo della nascita del
Messia. 2º La sua condizione ed il suo carattere personale. 3º Che avrebbe fatto grandi prodigi, e
avrebbe provato gravi contraddizioni da parte del suo popolo. 4º Che i Giudei l'avrebbero messo
a morte. 5º Ch’Egli sarebbe risorto. 6º Che i Giudei sarebbero stati riprovati da Dio per aver essi
fatto morire il Messia; e che i Gentili, cioè tutte le nazioni idolatre, sarebbero state chiamate alla
fede in vece degli infedeli Ebrei.
1. ORIGINE, TEMPO, LUOGO DELLE NASCITA DEL MESSIA. - In più luoghi
dell'antico Testamento leggesi, che il Messia doveva nascere dalla tribù di Giuda, dalla stirpe di
Davidde. Giacobbe, morendo, sotò il tempo della nascita del Messia con queste parole: Lo
scettro, povero la sovrana potestà ed il potere legislativo, non sarà tolto da Giuda, nè il
principato dalla sua posterità, finchè venga COLUI che deve {143 [349]} essere mandato, e
QUESTI sarà l'aspettazione delle genti. (Gen. n. 49). Daniele annunziò, che non sarebbero scorsi
490 anni prima della sua venuta e della sua morte. (Don. o. 9). Michea predisse, ch'EI nascerebbe
in Betlemme. (Mach. c. 5).
Avveramento. - Se noi osserviamo la genealogia del Salvatore esposta nel Vangelo,
vediamo che Gesù Cristo era della tribù di Giuda. della stirpe di Davidde: che nacque in
Betlemme circa trentacinque anni prima che trascorresse il tempo da Daniele predetto, quando
un principe straniero (Erode, di nazione Idumeo) regnava sopra la tribù di Giuda.
2. NASCITA, CONDIZIONE E CARATTERE DEL MESSIA. - Isaia (cap. 7) annunziò,
che il Messia nascerebbe da una Vergine; Zaccaria, che sarebbe povero, ma segnalato tra gli altri
uomini sopra tutto per la dolcezza (cap. 9).
Avveramento. - Tutti quelli i quali hanno letto il Vangelo conoscono, che G. C. nacque da
una Vergine di nome Maria, per sola opera dello Spirito Santo; che nacque in una stalla, visse del
lavoro delle sue proprie mani, e che tutte le virtù, specialmente la bontà e la dolcezza, formarono
la sua indole.
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3. PRODIGI E CONTRADDIZIONI DEL MESSIA. - Isaia nota chiaramente. che il
Messia avrebbe operato prodigi non ancora veduti, e che malgrado tanti prodigi quelli della sua
inazione, i quali maggiormente avrebbero dovuto credere, gli avrebbero mosse gravissime
opposizioni. (Isaia, capo 6, 8, 35).
Avveramento. - Nel progresso di questa Storia noi vedremo come Gesù Cristo abbia
passati i tre ultimi anni della sua vita attendendo ali' opera della_ predicazione, operando
miracoli numerosissimi; e comò' i Farisei, i Sacerdoti, e gli Anziani del popolo Giudaîeo gli
fossero ostinatamente contrari e crudelmente lo perseguitassero.
4. I GIUDEI AVREBBERO PERSEGUITATO IL MESSIA, E MESSOLO A MORTE. -
Isaia disse, che il Messia sarebbesi volontariamente dato nelle mani de' suoi persecutori, e in
mezzo agli obbrobri ed ai tormenti avrebbe taciuto quale innocente agnello; le sue piaghe e la
sua morte avrebbero salvato tutto il mondo; i suoi patimenti e la sua morte l'avrebbero reso padre
di una moltitudine di giusti. (Isaia, capo 53).
Il profeta Davidde predisse, che’una furiosa persecuzione sarebbe succitata contro del
Messia: che gli sarebbero trafitti i piedi e le mani che le suo ossa proverebbero grave scroscio per
la violenza dei tormenti fattigli soffrire: che sarebbe insultato e deriso in mezzo a'suoi patimenti:
che i suoi abiti sarebbero divisi e la sua veste tirata a sorte. (Sal. 21).
Avveramento. - Tutto si avverò in Gesti Cristo. Egli stesso prima di sua morte dichiarò
più volte, che moriva perchè voleva. Disse altresì, che darebbe la vita per la salvezza degli
uomini. Alle calomnie, alle ingiurie, alle crudeltà de' suoi nemici, Egli rispose col silenzio, colla
mansuetudine, e col pregare per loro. Gesù Cristo morendo fondò. la sua Chiesa e divenne capo
di tutti i giusti, i quali furono e sono tutt'ora le sue membra principali. I principi de' Sacerdoti si
unirono contro di Gesù per metterlo a morte. Lo affissero in croce trapassandogli {144 [350]}
mani e piedi con pungenti chiodi, ristandosi a' piè della croce per insultarlo, mentre pativa i più
crudeli tormenti. I soldati, che l’aveano crocifisso,divisero tra loro gli abiti di Liti e tirarono a
sorte la sua veste.
5. IL MESSIA SAREBBE RISUSCITATO. - Isaia predisse, che il sepolcro del Messia
sarebbe stato glorioso; Davidde disse, che Dio non avrebbe permesso che Egli fosse tocco dalla
corruzione. (Sal. 15).
Arveramento. - i quattro Evangelisti vanno d'accordo nel dire, che Gesù Cristo, dopo di
aver affermato che risusciterebbe il terzo giorno dopo la sua morte, risuscitò realmente siccome
aveva detto. Questo miracolo è il più irrefragabile di tutti i miracoli. noi lo vedremo nel
progresso della Storia.
ALTRE COSE INTORNO AL MESSIA. - Fra molte altre cose i Profeti predissero,' che i
Giudei sarebbero da Dio riprovati per aver essi fatto morire il Messia (Dan. e. 9): che tutti i
Gentili, cioè tutte le nazioni idolatre, sarebbero stati chiamati alla vera fede in luogo degli Ebrei
infedeli (Isaia, c. 65). Tutte queste profezie furono letteralmente adempiute, come ognuno può
vedere nella storia Ecclesiastica, da cui consta, che la nazione Ebraica pochi anni dopo la morte
del Salvatore fu del tutto dispersa, e rimane tuttora senza tempio, senza Re e senza Sacerdozio.
Mostrandosi poi gli Ebrei ostinati in non credere alle verità della fede. gli Apostoli, secondo gli
ordini del Signore, andarono a predicare il Vangelo ai Gentili, i quali in folla entrarono nella
Chiesa di Gesù Cristo a segno, che, vivendo ancoragli Apostoli, la luce del Vangelo spandeva i
suoi raggi benefici su tutte le parti del mondo
Conseguenza. - La ciò noi dobbiamo inferire: 1° Che realmente Iddio ha promesso il
Messia. 2° Che i profeti predissero moltissime cose a Liti spettanti. 3º Che tutte queste cose si
avverarono nella persona di Gesù Cristo. 4° Che perciò Gesù Cristo è il vero Messia promesso
da Dio, predetto dai profeti, nato nel tempo, che tutta la terra aspettava un Riparatore; che lo
scettro non era più nella tribù di Giuda circa trentacinque anni prima che finissero gli anni fissati
da Daniele. 5º Che adunque in Gesù Cristo, il quale è il Salvatore mandato da Dio, dobbiamo
collocare tutta la nostra fede e tutta la speranza di nostra salvezza.
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Il. Vangelo e gli Apostoli. S. Matteo, S. Luca, S. Marco, S. Giovanni.
Vangelo è parola greca che significa buona notizia, o buona novella. Da questo nome si
intitolano i quattro libri dettati dallo Spirito del Signore ai quattro sacri scrittori, che narrarono la
vita, la predicazione e la morte di Gesù Cristo. Queste cose sono certamente pei cristiani un
fausto annunzio, perchè viene loro significata la venuta del Salvatore, il quale liberandoli dalla
schiavitù del peccato, chiuse {145 [351]} l’inferno'e aprì loro le porre del Paradiso.. Per la
predicazione e diffusione del Vangelo il Salvatore scelse dodici Apostoli. Questo pure è
vocabolo greco, che vuol dire inviato, perchè gli apost:'1 farono tii'fatto da G. C. mandati a tutte
le nazioni della terra. per cmupiere'il sacro ministero della predicazione evangelica. Agli Apo'toii
il Salvatore aggiunse settantadue Discepoli, quasi scolari o alunni suoi e degli Apostoli.
Molti scrissero le azioni del Salvatore, ma la Chiesa Cattolica ricwi^sce solamente
quattro Evangelisti, ovvero quattro scrittori del Vangelo, assistiti dallo Spirito Santo. Dne di
essi’erano apostoli, cioè: s. Matteo e s. Giovanni. Gli altri due sono s. Marco e s. Luca.
St Matteo. - Il primo dei quattro Vangeli tenuti dalla Chiesa in ogni tempo nel canone
delle divine scritture. è quello di s. Matteo. Egli era figlio di Alfeo, di professione pubblicano,
ossia gabelliere. Chiamato da G. C. all'apostolato fu testimonio oculare di tutte le cose. che di
Lui ha narrato nella sua storia evangelica. Si crede comunemente che dopo l'Ascensione del
Salvatore egli abbia predicato la fede nell'Etiopia, nella Persia e tra i Parti. Prima eh' e' partisse
dalla Giudea, fu invitato dai fedeli e dagli stessi Apostoli a scrivere il suo Vangelo. Ciò avvenne
circa l'anno ottavo dopo l'Ascensione di G. C., cuarantesimo primo dell'era volgare. Lo scrisse in
lingua ebrea, e si vuole che egli stesso,’o s. Giacomo Maggiore, l'abbia tra lotto in greco. La
traduzione latina, che abbiamo noi, è antichissima ed è approvata dalla Chiesa.
S. Marco. -Il secondo evangelista è s. Marco, di nazione Ebreo, e si crede comunemente
che sia uno dei settantadue discepoli del Salvatore. Fedele compagno di s. Pietro, lo seguì né suoi
viaggi fino a Roma. Ivi fecegli da segretario, da interprete, e lo coadiuvò a predicare la fede in
quella capitale del Romano Impero. Per consolazione dei fedeli di questa città scrisse, circa
l'anno 44, il suo Vangelo in greco. litigua molto conosciuta in quel tempo dai Romani. Compiuto
il lavoro, lo diede al suo padre spirituale e maestro s. Pietro, che lo approvò e lo diede a leggere
alle chiese come scrittura autentica. La riù reputata versione del Vangelo di s. Marco rimonta ai
primi tempi del Cristianesimo. ed è 3a traduzione latina approvata dalla Chiesa.
S. Luca. - S. Luca, di Antiochia, era medicp di professione. Fu guadagnato alla fede da s.
Paolo, di cui fu fedele compagno nelle lunghe e faticose peregrinazioni di quel grande apostolo
delle Genti. Predicò il Vangelo nella Dalmazia, nell'Italia, nelle Gallie e finalmente nella
Macedonia e nell' Acaia. Qui in età di ottantaquattro anni riportò la corona del martirio. Scrisse il
suo Vangelo Panno 53 di Gesù Cristo raccogliendo le notizie avute da testimoni oculari e dai
racconti uditi da s. Paolo. Si crede pure che la SS. Vergine abbiagli narrato varie cose importanti.
Di fatto, siamo debitori a s. Luca di molte preziose notizie riguardanti all'infanzia di G. C., ed
alla stessa B. Vergine: delle quali cose nulla hanno scrittogli altri evangelisti. Alcuni attribuirono
a s. Paolo il Vangelo di s. Luca. Ma ciò, dice Tertulliano, devesi intendere soltanto nel senso, che
le opere dei dicepoli {146 [352]} soglionsi attribuire ai: maestri. Quando s. Paolo cita il suo
Vangelo, intende il Vangelo di s. Luca, da lui approvato così da averlo in conto di opera sua.
S. Gio. Evangelista. - S. Giovanni ebbe a padre Zebedeo, a madre Salome, ed era fratello
di Giacomo il Maggiore. Nato in Betsaidrt esercitò con suo padre la professione di pescatore,
finchè tu chiamato.alla sequela del Divin Maestro in molto giovanile età. Fu da G. C. trattato con
particolare affetto per l'innocenza de' suoi costumi. e per la virtù della. purità che conservò
illibata. Per questo motivo il Salvatore pendente in croce diede Giovanni per figlio a Maria, e
Maria per Madre a Giovanni. Nella persona di questo santo apostolo sono rappresentati tutti i
cristiani, di cui Maria è \\ladre pietosa. Dopo l'Ascensione del Divin Maestro egli predicò
specialmente nell'Asia Minore, e stabilì sua dimora in Efeso, che governò come vescovo fino all'
età di oltre a 100 anni, e quivi cessava di vivere nel 10i. Mosso da divina inspirazione e dalle
preghiere dei fedeli, negli ultimi anni di vita scrisse il suo vangelo contro ad alcuni eretici, che
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negavano la divinità di G. C. Di fatto egli si sofferma di preferenza ad esporre quelle azioni del
Salvatore, che lo fanno conoscere per vero Dio. Parla più volte di sè, ma senza mai nominarsi:
scrisse it.greco, e narrò cose da lui vedute.
S. Girolamo, dopo aver parlato dei quattro evangelisti. conchiude così: s. Matteo si fa a
descrivere le azioni dì G. C. come uomo, e ne tesse la genealogia chiamandolo figliuolo di
Davide, figliuolo di Abramo. S. Luca comincia dal sacerdozio di Zaccaria. S. Marco dalla
profezia di Malachia e di Isaia. Perciò il primo ha per simbolo la faccia di uomo; il secondo la
faccia di vitello, che indica il sacrificio solito a farsi dal sacerdote levitico; il terzo la faccia di
leone a cagione della voce di s. Giovanni Battista, che gridava nel deserto: Preparate lq, strada
del Signore, raddirizzate le sue vie. S. Giovanni poi ha per simbolo l'aquila, perchè egli come
aquila s'innalza a volo in verso il cielo in seno all'Eterno Padre, dicendo: Nel principio era il
Verbo, ed il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo. {147 [353]}
Epoca settima. Dalla nascita di Gesù Cristo, l'anno del mondo 4000,
fino all'eccilio di Gerusalemme, l'anno del mondo 4070, di Gesù
Cristo 70.
Capo primo. Maria SS, e s. Giuseppe. - Nascita del Salvatore. - Gesù
adorato dai Magi. – E presentato al tempio.
Maria SS. e s. Giuseppe. Come i profeti avevano predetto, il salvatore nacque da Maria
Santissima figlia di s. Gioachino e di s. Arnia, discendenti amendue dalla regia stirpe di Davidde
della tribù di Giuda. Questi buoni consorti in eta molto avanzata erano tuttora privi di prole:
quando Iddio, ascoltando le fervorose loro preghiere, li consolò concedendo loro una figlinola,
che chiamarono Maria. All'età di tre anni essa fu presentata al tempio per ivi attendere colle altre
vergini al lavoro delle mani, alle cose del Divino servizio e divenire poi degna Madre di Dio. (S.
Gio. Dam).
Fatta adulta, l'u da' genitori, seguendo i divini consigli, sposata a s. Giuseppe, uomo
santissimo di Nazaret, che visse con lei come fratello. Poco dopo, Dio mandò l'Arcangelo
Gabriele ad annunziarle la sublime dignità di Madre del Salvatore dicendo: Io ti saluto, o piena
di {148 [354]} grazia; il Signore è con te tu sei benedetta fra le donne. Maria si turbò a
quell'apparizione., e ancor più a quel saluto; ma I' angelo la rassicurò'. dicendò: Non temeré, o
Maria, poichè hai trovato grazia dinanzi a Dio. Tu sarai Madre di un Figlio, al quale porrai
nome Gesù. Egli san ì grande, anzi sarà Figlio dell'Altissimo; regnerà in eterno nella casa di
Giacobbe, ed il suo regno non avrà fine. Maria fatta certa che ogni cosa avveniva per opera dello
Spirito Santo, e ch'ella avrebbe mai sempre conservata la preziosa virtù della verginità, si inchinò
ai divini voleri. acconsentì di esser fatta madre del Salvatore e rispose all'angelo: Ecco la serva
del Signore, avvenga di me secondo la tua parola.
Nascita del Salvatore. Circa l'anno del mondo 4000, essendo pace per tutto e regnando
nella Giudea Erode il grande, sotto l’ impero di Cesare Augusto, Maria SS. e s. Giuseppe,
secondo la predizione dei profeti, si recarono per ubbidire ai decreti del romano imperatore in
Betlemme, a far colà registrare il loro nome. Essendo tutti gli alberghi pieni di forestieri,
dovettero uscire della città e ricoverarsi in una capanna, ossia specie di stalla, vuota d'abitanti e
alquanto riscaldata da due animali. In questa povera abitazione nacque il Figlio di Dio, il Verbo
eterno, il padrone del cielo e della terra, per confondere la superbia degli uomini. Questo fatto
memorando avveniva il 25 dicembre all'ora di mezza notte, e se ne celebra ogni anno la memoria
colla festa del santissimo Natale. Subito un angelo circondato di splendidissima luce si manifestò
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ad alcuni pastori, che vegliavano alla custodia del gregge, annunziando loro la nascita del Messia
e dando loro sicuri indizi del luogo ove l'avrebbero potuto trovare. In quel momento una
moltitudine di celesti spiriti fece risonar per l'aria quelle parole di gioia: Gloria a Dio nel più alto
de' Cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. A questo annunzio festosi i pastori si
recarono al luogo segnato dall'angelo e vi trovarono il celeste bambino. Come l'ebbero
riconosciuto e adorato per loro Salvatore, colmi d'allegrezza ritornarono là donde eransi partiti.
Otto giorni dopo la nascita il Divin Salvatore fu circonciso, e gli fu posto l'adorabile nome di
Gesù, che vuol dire Salvatore, siccome l'angelo aveva ordinato. {149 [355]}
Gesù adorato dai Magi. Non andò guari clic tre sapienti dell'Oriente, comunemente detti
i tre Re Magi, guidati da una prodigiosa stella, apparsa nel loro paese, vennero per adorare il nato
Messia. Giunti in Gerusalemme, domandarono ad Erode ove fosse nato il Re (le' Giudei. A
questa domanda Erode con tutta la città si conturbò, e fatti radunare i Principi de' Sacerdoti’e i
Dottori della lege, domandò loro dove nascerebbe il Cristo. Questi risposero che doveva nascere
in Betlemme secondo la profezia di Michea, il quale intorno alla nascita del Messia così aveva
parlato: E in Betlemme terra di Giuda, nort sei la minima fra le principali di Giuda, perciocchè
da te uscirà il capitano che governerd il mio popolo d'Israele. Usciti di Gerusalemme, i Magi
furono dalla medesima stella guidati fin là, dove era il Divin fanciullo, dinanzi a cui prostrati
offerirono oro, incenso e mirra. Avvisati poi da un angelo, per altra via ritornarono al loro paese
senza più nulla far sapere ad Erode, il quale con animo perverso li aveva pregati, che venissero
ad informarlo di quello avessero veduto. La venuta de' Magi alla capanna di Betlemme viene
ogni anno ricordata colla festa dell'Epifania. {150 [356]}
Gesù presentato nel tempio. Quaranta giorni dopo la nàscita, Gesù fu da Giuseppe e da
Maria presentato nel tempio al vecchio Simeone, cui era stato rivelato, che prima di morire
avrebbe veduto il sospirato Messia. Appena l’ ebbe tra le braccia provò tale piena di gioia, che
esclamò: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne muoia in pace: poichà gli' occhi miei
hanno veduto il Salvatore da Te inviato ad illuminare le genti e a portare la salvezza ad Israele.
Si trovò parimenti uel tempio una vecchia di nome Anna, donna di singolare virtù e dallo Spirito
Santo fornita di lumi stràordinari. Riconoscendo essa nel presentato Bambino il vero Dio fatto
uomo, prese ad annunziarne la venuta a tutti coloro che lo aspettavano. In memoria della
presentazione di Gesù nel tempio noi celebriamo ogni anno la testa della Purificazione.
Capo secondo. Strage degi'Innocenti. - La sacra famiglia in Egitto. - Trista
morte di Erode. - Disputa ce' Dottori.
Strage degl'Innocenti. Erode nel licenziare i Magi aveva loro ordinato, che al ritorno gli
recassero notizie del nuovo Re, ma con perfida intenzione. Egli temeva, che un altro Sovrano
venisse a sbalzarlo dal regno, perciò voleva a qualunque costo farlo perire. Aspettò invano il
ritorno de' Magi, e forse gli era giunto all'orecchio quanto era accaduto nel tempio. Onde, agitato
da mille sospetti, diede ordine che in Betlemme e nei suoi dintorni fossero trucidati tutti i
fanciulli, i quali non oltrepassassero i due anni, lusingandosi di poter nella comune strage
comprendere altresì il bambino Gesù.
La sacra famiglia in Egitto. Ma lé astuzie degli uomini sono follia, quando contraddicono
alla volontà di Dio! Per mettere a morte un solo è trucidata una moltitudine, e intanto quel solo si
salva! Imperciocchè avvisato Giuseppe in sogno da un angelo delle malvagie intenzioni di
Erode, fuggì con Maria nell' Egitto; nè di là ritornò finché dall'angelo non ebbe nuova della
morte di Erode. Allora soltanto Gesù, Giuseppe e Maria si ricondussero a Nazaret loro patria.
Così fu avverata la profezia di Osea, che aveva detto a nome di Dio: Ho chiamato il mio
figliuolo dall'Egitto. {151 [357]}
Teista morte di Erode. La crudeltà che Erode usò verso gli altri, con la stessa sua famiglia
e fino con sè stesso gli tirò addosso l'ira divina e ne provò gli effetti anche nella vita presente.
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Molte sommosse suscitate ne' suoi stati misero il trono in pericolo. Piombarono sopra la sua
famiglia gravi sciagure, cui egli stesso pose il colmo facendo morire la moglie e il figliuolo.
Intanto continui malanni ed un fuoco ardente lo andavano dentro consumando. Era travagliato da
fame sì stimolante che niente bastava per satollarlo. Le sue viscere divennero piene di ulceri; il
suo fiato fetente a segno che niuno poteva accostarsegli; il suo corpo, fatto un brulicame di
vermi, mandava orrida puzza. In quello stato simile e soffrendo un inferno anticipato, senza
alcun segno di ravvedimento cessò di vivere. Così viene riferita da Giuseppe Flavio la morte del
crudele Erode, autore della strage degl' Innocenti.
Gesù disputa coi dottori. Giuseppe e Maria con Gesù ritornati a Nazaret vivevano
tranquilli, guadagnandosi il vitto col lavoro delle loro mani. Era Gesù in età di dodici anni {152
[358]} quando andò co'suoi parenti in Gerusalemme a celebrare la Pasqua, e fu da essi smarrito.
Cercatolo essi per tre giorni, alla fine del terzo lo ritrovarono nel tempio che disputava coi
Dottori della legge, riempiendoli tutti di stupore colle sue sapienti interrogazioni e risposte.
Appena lo vide Maria, gli disse: Figliuol mio, perché facesti così? E Gesù: Non sapevate che io
debbo occuparmi nelle cose del mio Padre celeste? Questo è l'ultimo fatto, che si racconta della
fanciullezza di Gesù. Ritornato a Nazaret visse tutto sommesso a Maria ed a s. Giuseppe,
occupandosi ne' bassi lavori di artigiano fino all'età di trent'anni.
La storia della giovinezza di Gesti è compendiata in queste parole: Gesù era obbediente a
Maria ed a Giuseppe, e cresceva in età ed in sapienza dinanzi a Dio ed agli uomini. Studiatevi, o
giovani, per imitare Gesù nell' ubbidienza; sia Egli l'unico vostro modello; fate di esser docili e
pii.
Capo terzo. S. Giovanni Battista. - Battesimo di Gesù Cristo. - Cambia
l'acqua in vino. - Sue tentazioni nel deserto. - Martirio di s. Giovanni
Battista. - Gesù scaccia i traflicatori dal tempio. - Elezione degli Apostoli.
S. Giovanni Battista. Allora che l'angelo annunziò a Maria la sublime dignità di Madre di
Dio, Le significò altresì che Elisabetta sua parente doveva aver un figliuolo destinato da Dio a
preparare le genti a ricevere il Messia. Maria n' andò senza indugio a visitare s. Elisabetta, e
stette con essa tre mesi servendola quale umile ancella. Sei mesi prima del Salvatore nacque il
figlio promesso, e fu detto Giovanni, soprannominato poi il Battista, perché amministrava il
batte. simo. Esso era stato scelto Precursore del Messia. Ancora fanciullo, per evitare i tumulti
del secolo, si ritirò nel deserto, ove menò vita angelica. Locuste, miele selvatico erano il suo
cibo: una pelle di cammello ed una cintola di cuoio al fianco formavano il suo vestito. Toccava
Giovanni i trent'anni. quando ebbe ordine dal Signore di trasferirsi sulle rive del Giordano a
predicare la penitenza, e ad annunziare la venuta del Messia. Tutti. accorrevano per udir le sue
prediche, {153 [359]} e commossi e pentiti de' loro peccati si convertivano e ricevevano il suo
battesimo.
Battesimo di Gesù Cristo. Ali' età di trent'anni Gesù venne da Nazaret, per essere
anch'egli battezzato da s. Giovanni. Sebbene questi noi conoscesse ancora di vista, tuttavia,
illuminato dallo Spirito Santo, gli andò incontro sulle rive del Giordano e gli disse: Tu vuoi
essere battezzato da une, mentre io dovrei essere battezzato da te? Gesù rispose: Lascia fare per
ora, imperciocché conviene che si compia da noi ogni giustizia. Giovanni accondiscese, e, come
l’ ebbe battezzato, d' improvviso si aprirono i cieli, e lo Spirito Santo discese in forma di
colomba sopra Gesù.’Nel tempo stesso si udì una voce, che disse: Questi é il mio Figlio diletto
in cui ho riposto ogni mia compiacenza. Di questa guisa Gesù Cristo fu solennemente dichiarato
vero figlio di Dio, mandato per salvare’gli uomini.
Gesù canbia l'acqua in vino. Siccome il miracolo é azione che può procedere solamente
da Dio, così il nostro Salvatore per dimostrare al mondo esser egli Uomo e Dio onnipotente
diede principio alla predicazione co' miracoli. li primo {154 [360]} fu da lui operato in Cana,
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piccola città della Galilea. Gesù ora stato quivi invitato a nozze con sua Madre in casa d gente, a
quanto pare, non molto ricca, percioccliè a mezzo il pranzo mancò il vino a quei buoni ospiti.
Maria, avendone compassione, disse a Gesù: Non hanno più vino. E Gesù, il quale niente nega a
stia Madre, disse a' servitori che empiessero d'acqua alcuni’grossi vasi di pietra, ed essi li
riempirono fino ali' orlo. Gesti soggiunse: Ora attignete. Attinsero, e trovarono che l'acqua erasi
inutata in vino migliore che quello gustato prima. Questo fu il primo miracolo operato da Gesù, e
con esso Egli cominciò a manifestare la sua potenza divina e a far conoscere a tutto il mondo,
quanto sia efficace la protezione di Maria Santissima.
Gesù nel deserto. Gesù, sebbene Dio onnipotente, volle nondimeno come uomo
assoggettarsi alle miserie della nostra natura. Dopo il battesimo andò nel deserto, dove passò
quaranta giorni e quaranta notti nella preghiera e nel {155 [361]} digiuno senza gustare cosa
alcuna; dopo ebbe fame. Da questa il demonio, volendo sapere’se Gesù fosse il Messia, gli si
presentò e dissegli: Se tu sei figliuolo di Dio, comanda che queste pietre diventino pane. Gesù
ributtò la tentazione dicendo: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce della
bocca di Dio. Gesù permise pure che il demonio lo portasse sopra il pinnacolo del tempio, sorta
di balcone che dalla parte più elevata di quel sacro edifizio riusciva sulla piazza. Il demonio,
dubitando tuttavia che Gesù fosse il Messia, gli disse: Se tu sei figlio di Dio gittati giù,
perciocchè sta scritto, che gli angeli ti sorreggeranno affinché non abbi ad urtar in alcuna
pietra. Gesù rispose: Non tentare il Sgnore Iddio tuo. Il demonio, vedendosi per la seconda volta
in questo modo confuso, trasportò il Salvatore sopra di un alto monte, donde gli fece vedere tutti
i regni della terra nella loro magnificenza, e gli disse: Io ti darò tutti i regni del mondo, se tu
prostrandoti mi adorerai. - Vattene, o Satana, rispose Gesù, perciocchè sta scritto: Adorerai il
Signore Dio tuo, ed a lui solo servirai. Il demonio, mal potendo reggere alla confusione, se ne
fuggì. Allora subito apparve una schiera di angeli, che ministrarono a Gesù quello di che aveva
bisogno. Se alcuno volesse darci tutto il mondo per indurci ad adorare Satanasso, a commettere
cioè ti n sol peccato, rigettiamo con orrore qualsiasi offerta.
Martirio di s. Giovanni. Gesù era venuto sulla terra per distruggere il peccato, e s.
Giovanni, qual Precursore, col più vivo zelo predicava contro i vizi del popolo. Erode Antipa,
figlio di Erode autore della strage degl' innocenti, ne aveva più volte seguito i consigli. Ma
instigato dalla malvagia Erodiade sua cognata, lo fece chiudere in prigione finché la medesima
vide modo di farlo perire. Ecco qual ne fu l'occasione. Celebrando Antipa un solenne banchetto
nel suo giorno natalizio, la figlia di Erodiade danzò sì destramente alla presenza dei convitati,
che tutti ne fecero grandi maraviglie. Lo stesso Re mezzo briaco le disse chiedesse quanto
voleva, anche la metà de' suoi stati, giurando glie l'avrebbe conceduta. Allora la perfida Erodiade
suggeri alla figlia di domandare al Re la testa di Giovanni Battista. R Re, sebbene suo malgrado,
acconsentì all'empia domanda, e Giovanni fu {156 [362]} decapitato. Ecco a quali funeste
conseguenze conducono il balla e la disonestà. L' elogio di questo gran martire della verità e
della giustizia fu fatto da Gesti Cristo medesimo quando disse: Tra i nati di donna noa comparve
guai chi fosse più grande di Giovanni Battista.
Dio non lasciò impunita cotanta malvagità. Raccontano accreditati scrittori, che Erode
venuto in sospetto ai Romani iii deposto dalla stia dignità e mandato in esiglio, dove colla rea
famiglia finì miseramente la vita.
Gesù scaccia i trafficatori dal Tempio. Andato Gesù in Gerusalemme per celebrare la
Pasqua, si recò al tempio e lo vide profanato da' trafiicatori. Alcuni facevano mercato di buoi, di
pecore, di colombe: altri tenevano cambio di monete. A quella vista il Redentore vivamente
sdegnato, fece una sferza con alcune cordicelle, scacciò i venditori dal tempio, rovesciò a terra i
banchi dei cambiatori gridando: Sta scritto: la mia casa sarà detta casa di orazione, e voi ree
faceste spelonca di ladroni.
Quanto rispetto dobbiamo aver noi alle nostre chiese, che sono immensamente più
rispettabili del tempio antico!
Vocazione degli Apostoli. Gua grande moltitudine d'uomini tratti da' luminosi miracoli,
che Gesù operava, si fecero discepoli, ossia seguaci di lui. Intra questi scelse egli dodici,
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comunemente detti i dodici Apostoli. I loro nomi sono Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo il
maggiore e Giovanni l'Evangelista fgliuoli di Zebedeo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso,
Giacomo il minore figliuolo d'Alfeo, Simone soprannominato il zelante, Giuda detto anche
Taddeo figliuolo di Giacomo, e Giuda Iscariota, che tradì poscia il suo Maestro. A costoro si
aggiunsero poi settantadue discepoli destinati aneli' essi alla predicazione del Vangelo. Fattane la
scelta, il Salvatore deputò s. Pietro capo degli Apostoli e dei Discepoli, quindi diede principio
alla maravigliosa sua predicazione. {157 [363]}
Capo quarto. Beatitudini Evangeliche. - Continuazione del discorso sul
monte. - Intenzione e cure del buon cristiano. - Giudizi temerari. – Fine del
discorso sul monte. - Gesù riprende i Farisei. - Parla del giudizi:.
universale. - Riceve la Maddalena. - É vero amico dei fanciulli.
Beatitudini Evangeliche. La predicazione del Salvator, può dividersi in ragionamenti, in
parabole ed in miracoli. Noi accenneremo le cose principali. Al principio della su. predicazione il
Salvatore condusse i suoi Apostoli sopra ili un monte. Una folla di popolo tenendogli dietro si
adagi} intorno a Lui per ascoltarlo. Allora Egli pronunziò quell'ammirabile discorso, che è (letto
comunemente: Discorso di Gesir sul monte. Abbraccia in compendio tutta la morale del
Vangelo. Cominceremo dalle otto beatitudini, che sono le seguenti:
1. Beati i poveri di spirito, perché di questi è il reno de'eieli.
2. Beati i mansueti, perché possederanno la terra.
3. Beati coloro che piangono, perchò saranno consolati.
4. Beati quelli che hanno fame della giustizia, perché saranno saziati.
5. Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia. 6. Beati coloro elio hanno il
cuor puro, perché vedranno Dio.
7. Beati i pacifici, perché saranno detti figliuoli di Dio.
8. Beati coloro che soffrono persecuzioni per amore della giustizia, perché di essi il
regno de' Cieli.
Continuazione del discorso sul monte. Rivolgendo la parola a'suoi discepoli, Gesù così
continuò: Voi siete il sall della terra. Ora se il sale diventa insipido, con quale dosa si salerà?
non val più a nulla, se non ad esser gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del
inondo; non accendono la lucerna per metterla sotto il moggio, nè per nasconderla sotto il letto
od entro un tino; ma la posano sopra il candelliere, affinchè faccia lume a tutta la gente di casa.
Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, acciocchè veggano le vostre opere buone, e
glorifichino il Padre vostro che è ne'cieli. {158 [364]} Di nuovo rivolto ai popolo Gesù
proseguì: Non pensate che io sia venuto ad annullare la legge di Mosè, o gli oracoli dei profeti,
anzi son venuto per adempierli. Imperocchè in verità vi dico, che se la vostra giustizia non sarà
più abbondante che quella degli scribi e de' farisei, voi non entrerete nel regno de' cieli. Avete
udito che fu detto agli antichi: Non far omicidio. Ma io vi dico che chiunque si adirerà contro il
suo fratello, sarà sottoposto al giudizio e, chi gli dirà «pazzo» sarà reo del fuoco dell'inferno. Se
tu dunque stai per fare la tua offerta davanti all' altare ed ivi ti torna alla memoria che il tuo
fratello ha qualche cosa contro di le, deponi la tua offerta davanti tare, va in prima a
riconciliarti col tuo fratello. e poi ritorna a fare la tua offerta. Quando voi state per pregare,
perdonate anzitutto agli altri i loro mancamenti, a/fznchè il vostro Padre celeste perdoni
similmente i vostri peccati. Ma se voi non perdonate, ne meno il Padre celeste nei cio;zern a voi
i vostri mancamenti.
Avete udito che fu detto: Amerai il tuo prossimo; e gli scribi hanno aggiunto: Odierai il
nemico. Ma io ti dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite a
qua' che vi maledicono, e pregate per quell% che vi perseguitano e ri calunniano; si che siate
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figli del vostro Padre, che è ne'cieli, il quale fa nascere il sole sopre' i buoni e sopra i cattivi, e
piovere sopra i giusti e sopra gl' ingiusti. Imperocchè se amate solamente coloro che v amano.
che mercede n'avrete voi? Non fanno altrettanto pubblicani? E se salutate solo i vostri fratelli,
che cosa fate più degli altri? Non fanno altrettanto i gentili? Voi dunque siate perfetti come il
Padre vostro che è ne'cieli.
Intenzione del buon cristiano. «Badate di non fare le opere buone col fine di essere veduti
dagli uomini.» Quando adunque tu fai limosina, non sonare la tromba, anzi non sappia la tua
sinistra quello che fa la destra: di modo che la tua limosina rimanga secreta, e così il Padre tuo,
che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
E quando fai orazione, entra nella tua carnera e prega. in segreto al tuo Padre: ed il
Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
Quando poi digiuni non sii mesto d'aspetto, affinchè non {159 [365]} s'avveggano gli
uomini che tu digiuni; ed il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
Cure del cristiano. Non accumulate tesori sopra la terra, dove la ruggine ed i vermi li
consumano, e dove i ladri li dissotterrano e li rubano. Ma fatevi tesori in cielo, dove nè la
ruggine nè i vermi possono consumarli, nè dissotterrarli e rubarli i ladri. Imper occhè dove è il
tuo tesoro, quivi eziandio è il tuo cuore. Niuno può servire a due padroni; così voi non potete
servire a Dio e alle ricchezze.
Però non vi prendete affanno dicendo: Con che mangeremo, cola che ci vestiremo!
Virate gli uccelli dell'aria! essi non seminano, non mietono, non raccolgono in granai; pure il
Padre vostro celeste li nudrisce. Non siete voi da più di essi? Mirate i gigli del campo! essi non
faticano, non filano; pure vi dico, che Salomone stesso in tutta la sua gloria non fu mai vestito,
al pari di uno di questi. Ora se Dio riveste in tal snodo l'erba del campo, che oggiè e domani
sarà gettata nel fuoco, non vestirà egli molto più voi, uomini di poca fede? Non vogliate
angustiarvi coree i gentili. Il vostro Padre sa le cose di cui avete bisogno. Cercate p•imarnente
il regno di Dio e la sua giustizia; il resto vi sarà dato per giunta.
Giudizi temerari. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete
condannati; perdonate e sarti a voi pure perdonato. Colla stessa misura,. onde avrete misurato,
sarà rimisurato a voi. Perehè osservi una pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, e non vedi la
trave, che è nell'occhio tuo? Ipocrita! cava prima dal tuo occhio la trave, e poi argomenterai di
levare il filo di paglia dall'occhio del tuo fratello. Fate adunque agli altri quello volete che. gli
altri facciano a voi. In questo sta tutta la legge e i pro feti.
Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non ispengiurare. Ma io vi dico, non vogliate
affatto giurare, ma sia il vostrò parlare: sì, sl; no, no; quanto è di più viene dal male.
Fine del discorso sul monte. Dopo aver date queste ed assai altre istruzioni, Gesù
conchiuse il suo discorso con queste parole: Chiunque ascolta queste mie parole e temette {160
[366]} ad effetto è simile all’ uomo saggio, che fondò la sua casa sopra la pietra. Cade la
pioggia e i venti si avventano a quella casa, ma essa non rovina, perchè è fondata sopra salda
rupe. Al contrario chiunque ascolta queste mie parole e non le riduce in atto è simile all'uomo
stolto, il quale edificò la sua casa sopra i' arena. Si rovescia la pioggia, si scatenano i venti, ed
essa crolla e la sua rovina è orrenda.»
Quand' ebbe finito di parlare, le turbe erano estatiche d'ammirazione, perchè le
ammaestrava con autorità divina.
Gesù riprende i Farisei. I profeti predissero che il Messia sarebbe stato contraddetto dal
suo-popolo, e specialmente da coloro, che primi gli avrebbero dovuto credere. Furono questi gli
Scribi e i Farisei12 giurati nemici del Salvatore.
12 A' tempi del Salvatore erano quattro le sètte dominanti tra Giudei; una de' Saducei. così detti da Sadoc di cui
dicevansi seguaci. Essi negavano l' immortalità dell' anima, la risurrezione dei morti, l'esistenza degli spiriti e molte
altre verità. L'altra de' Farisei, i quali facevano consistere tutta la loro pietà nel portamento esterno, riputando lecita
ogni sorta di nequizia, puichè si facesse in segreto. Una parte degli Ebrei d'oggidì segue ancora la dottrina de'
Farisei.
Agli Scribi era commesso di scrivere la legge, interpretarla e spiegarla al popolo. La, maggior parte erano
Farisei.
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Trovandosi Gesù nella Galilea, alcuni di questi si recarono a Lui da Gerusalemme per
censurarlo delle sue azioni. Avendo osservato che i suoi discepoli metteansi a mangiare senza
lavarsi in prima le mani, dissero: Perchè i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione de' nostri
antenati, mangiando senza lavarsi le mani? Gesù, che conosceva la malvagità del loro cuore,
rispose: Ipocriti! bene di voi profetò Isaia quando disse: Questo popolo mi onora colle labbra,
ma il suo cuore è lontano da me. Voi osservate le tradizioni degli uomini nel lavare le mani e i
bicchieri, e intanto non osservate i Divini Comandamenti. Iddio per Mosè disse: Onora i
genitori; chi maledirà il padre o la madre, sia punito colla morte. Ma voi andate insegnando
che chi offre al tempio quanto è necessaria {161 [367]} ai genitori, soddisfa a questo
comandamento. Così per la vostra avarizia violate i precetti del Signore. E voltosi alla
moltitudine disse: Ascoltate ed intendete. Non è quello che entra per la bocca, che contamini i'
uomo, si quello che ne esce: perciocché dal cuore e dalla bocca procedono i cattivi pensieri, gli
omicidi, i furti, l'avarizia, le malvagità, le frodi, le false testimonianze, le impudicizie, la
superbia, e le bestemmie; le quali cose rendono l'uomo immondo e all'anima dànno morte, non
già il mangiare colle mani non lavate. I Farisei altra volta gli dissero: Maestro, é lecito o no
pagare il tributo a Cesare? Erano essi persuasi che dicesse di no, perciò si pensavano di poterlo
accusare come nemico di Cesare, cioè dell'Imperatore Romano. Gesù, conoscendo la loro
malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? mostratemi la moneta, con cui pagate il tributo.
Gliela porsero. E Gesù: Di chi presenta l'immagine questa moneta? Risposero: Di Cesare.
-Dunque, conchiuse, date a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che é di Dio. Allora i Farisei
si tacquero. Più altre volte cercarono di sorprenderlo, ma furono sempre vergognosamente
confusi.
Gesù parla del giudizio universale. Il Salvatore un giorno parlava del giudizio universale,
e gli Apostoli dimandarongli quando sarebbe questo avvenuto e da quali segni sarebbe stato
preceduto. Gesù rispose: Badate bene che nessuno v' inganni, perciocchè verranno parecchi, i
quali diranno Io sono il Cristo, e sedurranno molti. Udirete parlare di guerre, di sedizioni; si
ribellerà nazione contro nazione, regno contro regno; vi saranno pestilenze, farri, terremoti in
vari luoghi. Il Cielo darà segno di terrore grande, ma ciò non sarà se non il principio dei mali.
Quando il Vangelo sarà predicato per tutto il mondo, allora verrà la fine. Vedrete l'abbominio
nella città Santa; la tribolazione sarà grande, quale non fu mai dal principio del mondo, ne sarà
mai più. Si leveranno falsi Cristi e falsi Profeti, i quali faranno maraviglie e prodigi da
ingannare gli stessi eletti, se fosse possibile. Ma ricordatevi che ve l'ho detto, non. credete loro.
Se vi diranno: Cristo è qua, Cristo è là, non uscite fuori. Dopo la tribolazione' di quei giorni si
oscurerà il sole, la luna non darà più chiarore, cadranno le stelle dal firmamento, gli elementi
dell' aria saranno in iscompiglio {162 [368]} e gli uomini tremeranno per lo spavento. Apparirà
quindi nel Cielo il segno del Salvatore, cui tutte le tribù della terra, battendosi il petto, vedranno
venir sopra le nuvole in grande maestà. Egli manderà i suoi Angeli, iquali a suono di tromba e
con gagliarda voce raduneranno gli eletti dai quattro venti, da una estremità all'altra dei Cieli.
Verranno numerosissime schiere di Angeli. assisi con lui sul trono della sua gloria. Mentre tutte
le nazioni si raccoglieranno dinanzi a lui, dividerà i buoni dai cattivi; e il Re della gloria direi a
coloro, che sono alla sua destra: Io aveva fame e voi rni avete dato da mangiare; aveva sete e
mi avete dato da bere, era nudo e mi avete vestito, era pellegrino e mi avete ricevuto ad albergo
in casa vostra. Diranno i Giusti: Quando mai abbiamo noi fatto tali opere? Gesù risponderci:
Ciò che faceste agli infelici, faceste a me stesso. Voi pe,tanto, o benedetti dal mio celeste Padre,
venite e possedete il Regno che vi' fu apparecchiato dal principio del mondo. Si volterà poi a
coloro, che sono alla sinistra, farà loro aspro rimprovero, perché non usarono carità verso i
poveri, appresso dirà: Lungi da me, o maledetti, andate nel fuoco eterno. Quant'è al giorno in
cui avverranno queste cose, niuno lo sa eccetto il Padre celeste e coloro cui gli piacerà di
Vi erano altresi gli Erodiani, i quali credevano che bisognasse sottoporsi al dominio de' Romani, e si
potessero seguire le pratiche dei pagani. L'ultima era quella degli Esseni, i quali praticavano parecchie virtù, ma
negavano la risurrezione dei corpi.
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rivelarlo. Perciò vegliate e pregate acciocché non siate colti all'improvviso. In verità vi dico che
passeranno cielo e terra, ma le mie parole non verranno meno.
Gesù riceve la Maddalena. Maria Maddalena apparteneva ad un'agiata famiglia di
Betania. Aveva un fratello di nome Lazzaro ed una sorella chiamata Marta, ambidue di gran
virtù. Ma essa lasciossi ingannare dal mondo e divenne pubblica peccatrice. Tocca dalla Divina
grazia andò a chiedere perdono delle sue colpe al Salvatore. Lo trovò nella città di Naim in casa
di un Fariseo nominato Simone, che lo aveva seco invitato a pranzo. Appena gli fu vicino gittossi
a'suoi piedi, e incominciò a lavarglieli con le lagrime, ad asciugarli co'propri capelli e a
profumarli con balsamo. Simone, ciò osservando, disse tra se medesimo: Se questi fosse profeta,
saprebbe chi è questa donna. Gesù, il quale come Dio conosceva il ravvedimento di lei, voltosi
all' ospite disse: Simone, ho una cosa a dirti. Ed egli: Parla, o maestro. E Gesù: Due debitori
erano tenuti ad un prestatore, l'uno gli {163 [369]} doveva dare cinquecento denari, l'altro
cinquanta; ed egli perdonò a ciascuno i debiti. Chi di’costoro debb'essere più riconoscente?
Rispose Simone: Colui al quale fu più rilasciato. - Hai detto bene, soggiunse Gesù: a costei
sono perdonati molti peccati,’perché ha molto amato. Indi a lei, volto: I tuoi peccati, disse, ti
sono rimessi; la tua fede ti ha salvata, vanne in pace. Questo fatto ci ammaestra che per
quantunque siano numerosi i nostri peccati, se andremo a' piè di Gesù pentiti e ci confesseremo
con ferma volontà di ravvederci, otterremo misericordia.
Gesù vero amico de' fanciulli. Sebbene il Figliol di Dio siasi fatto uomo per salvare tutti
gli uomini, tuttavia ai fanciulli diede segni speciali di benevolenza. Da uno stormo di giovanetti
faceasi un di tanto schiamazzo dietro a lui, che gli Apostoli assordatili volevano allontanare.
Gesù loro disse: No, non discacciateli; lasciate che vengano a me, che di questi tali é il regno
de' Cieli. Onde li chiamava a se, e li accarezzava dando loro la sua benedizione. Avvenne
eziandio che gli Apostoli facessero a gara per sapere chi di loro sarebbe stato il maggiore nel
regno dei Cieli. {164 [370]} Gesù fece venire un’fanciullo e, postolo in mezzo a loro, soggiunse:
In verità vi dico, che se non diventerete umili e semplici come fanciulli, non entrerete nel regno
deCieli. Chi dunque si sarà fatto piccolo come questo fanciullo, sarei il maggiore nel regno de'
Cieli. Chi accoglie in mio nome un fanciullo, riceve me; e chi riceve me, riceve Colui che mi ha
mandato, cioè il mio Padre celeste.
Indi prosegui: Chi scandalizzerà uno di questi piccoli i quali credono in me, è meglio per
lui gli sia appesa al collo una macina, e venga sommerso nel profondo del mare. Guai a chi
cagiona un tale scandalo! Pur troppo vi hanno scandali nel mondo; ma guai a chi ne è la causa.
Onde guardatevi bene dal disprezzare uno di questi pargoli, perchè vi dico, che gli Angeli loro
tutelaci sempre vedono in Cielo la faccia del Padre mio. Operò anche molti miracoli a pro dei
fanciulli.
Capo quinto. Il lebbroso. - Il servo del centurione. - La figlia di Giairo. - Il
figliuolo di una vedova. - Moltiplicazione dei pani. - Varie guarigioni. - Un
cieco nato vede lume. - Risurrezione di Lazzaro.
Il lebbroso ed il servo del centurione. Le azioni, che abbiamo finora riferite del nostro
Salvatore, ce lo fanno specialmente conoscere come uomo. I miracoli poi lo manifestano come
Dio: imperciocchè derivando il miracolo da un effetto che supera ogni forza creata, esso non può
venire se non da Dio, il quale solo non fu creato da alcuno, solo è onnipotente e padrone di tutte
le cose, e perciò solo può sospendere le leggi della natura.
Fra i miracoli operati dal Redentore fu la guarigione di un lebbroso. Accostatosi costui al
Divin Maestro, lo adorò, e tutto’addolorato gli disse: Signore, se tu vuoi, mi puoi mondare. E
Gesù, stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii mondato; e incontanente fu mondo della
lebbra. Ma Gesù ripigliò: Guarda che a nessuno tu dica questo; ma va, mostrati al sacerdote, ed
ot erisci il dono, siccome comanda Mosè. Nell'antica alleanza, quando un lebbroso si trovava
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guarito, doveva presentarsi ai sacerdoti, i quali lo dichiaravano mondo ed assolto. Questa
assoluzione è figura dell'assoluzione {165 [371]} sacramentale che si dà nellea nuova legge ai
lebbrosi spirituali, ai peccatori.
Di poi Gesù fe'ritorno a Cafarnao, ed ecco che venne a Lui un Centurione romano, il
quale lo pregò dicendo Signore, il quale lo pregò dicendo: Signore, il mio servo giace nel letto
paralitico, e soffre acuti dolori. Gesù gli rispose: Io verrò e lo guarirò. Ma il Centurione ripigliò:
Signore, io non son degno, che tu entri sotto il mio tetto, ma, dì una parola sola, e il mio servo
sani risanato. Gesù, udite queste parole, disse a coloro che lo seguivano: In verità vi dico, che
non ho trovato tanta fede in Israele. Ed io vi dichiaro, che molti verranno dall' oriente e
dall'occidente, e con Abramo, Isacco e Giacobbe sederanno al convitto del regno de' cieli; in
quella che i figliuoli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori dove sarà pianto e stridore
di denti. Poi disse al Centurione: Va, e ti sia fatto conforme hai creduto: e nello stesso momento
il servo rimase guarito.
Gesù risuscita la figlia di Giairo. Giairo, capo della sinagoga di Cafarnao, aveva una
figlia di dodici anni malata {166 [372]} a morte, e come seppe che Gesù entrava nella città, corse
a gettarsegli a' piedi pregandolo volesse andare a casa sua per sanarla. Gesù seguito dalla
moltitudine tosto partì, ma nella folla incontrò una donna che da dodici anni pativa flusso di
sangue. Questa correva per raggiungerlo e diceva tra sù: Purchè io tocchi l'orlo della sua veste,
sarò guarita. Come gli fu vicino, toccato appena il lembo del suo mantello, nell'istante si sentì
perfettamente risanata. Gesù guardò attorno per vedere chi lo avesse tocco, e quella tremante se
gli gettò ai piedi; cui egli disse: Figliuola, sta di buon animo, la tua fede ti ha guarita.
Frattanto giunse la nuova, che la figlia di Giairo era morta; onde, arrivato Gesù in casa di
lui, trovò uomini e donne i quali piangendo assettavano le cose per la sepoltura. Avendo egli in
animo di operare un miracolo, disse: Allontanatevi, perché la giovane non è morta, ma dorme.
Voleva significare che l'avrebbe risuscitata colla facilità, con cui si risveglia uno il quale dorma.
Quelli per altro sapevano di certo che era morta e lo burlavano. Quando ebbe mandato via tutti,
entrò col padre e colla madre della fanciulla e co' tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni nella
camera, dove la morta giaceva. Presala per mano disse: Fanciulla, alzati. Ella subitamente
alzossi e cominciò a camminare; indi alla p',esenza di tutti prese cibo, essendo di ogni male
guarita.
Gesù risuscita il figlio di una vedova. Un giorno Gesù entrando nella città di Naim
incontrò una moltitudine di gente, la quale portava un morto alla sepoltura. Era questi un
giovanetto figliuolo unico di madre vedova, che inconsolabilmente piangendo gli teneva dietro, e
lo accompagnava con molte altre persone. Gesù ebbe pietà di lei e le disse: Non piangere. Intanto
avvicinatosi alla bara fece fermare i portatori, i quali sostarono e deposero il feretro a terra.
Allora il Salvatore con voce forte esclamò: Ti dico, o giovanetto, sorgi. E il giovanetto
immantinente si levò su e cominciò a parlare. Gesù, presolo per mano, lo restituì alla madre
piena di consolazione. Tutti quelli, i quali si trovarono presenti a questo miracolo, glorificarono
Iddio dicendo: Un gran profeta è comparso fra noi. Veramente il Signore ha visitato il suo
popolo.
Gesù moltiplica i pani. Condottosi Gesù in un deserto fu {167 [373]} seguito da
numeroso popolo, che da tutte parti a lui correva. Vedendo tanta moltitudine di gente, si pose. ad
ammaestrarla nella fede e a guarire gl'infermi, e senza che alcuno se ne avvedesse giunse la
notte. I discepoli gli dissero, che lasciasse andare quelle, turbe alle loro case, perché erano in
luogo deserto, prive del necessario sostentamento. Gesù rispose: Non bisogna partano digiune,
perché forse verranno meno per istrada; date loro a mangiare. Filippo soggiunse: Non bastano
dugento danari di pane per darne un tozzo a ciascuno. Gesù dimandò: Quanti pani avete?
Andrea rispose: C'è qui un fanciullo, il quale ne ha cinque, con due pesci; ma che cosa sono per
tanta gente? E Gesù: Recatemeli qui, e fate che tutti si pongano a sedere sull'erba. Si assisero
tutti, e il numero era intorno a cinque mila uomini senza contare le donne ed i fanciulli. Poscia
Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, e li diede agli
Apostoli, perché li distribuissero. I pani e i pesci si moltiplicarono siffattamente, che tutti ne
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ebbero a sazietà. Quando ebbero mangiato, Gesù comandò si raccogliessero gli avanzi, dei quali
si riempierono ancora dodici ceste. A quel miracolo stupefatte le turbe dicevano: Questi è
veramente quel profeta, che doveva venire al mondo. Intanto volevano crearlo Re, ma egli
ritiratosi sali sopra un monte a far orazione. Lo stesso miracolo ripetè altra volta, quando nutrì
abbondantemente più migliaia di persone con pochi pani.
Altre guarigioni miracolose. In alcune malattie anche l' uomo col tempo e con rimedii
adatti può restituire la sanità a chi l'ha perduta; ma sull'istante e senza il voluto rimedio può
ridonarla solamente Iddio, autore della vita e della morte. Quindi Gesù, essendo vero Dio, guarì
in sì fatto modo malattie anche incurabili, e risuscitò eziandio parecchi morti. Ai miracoli già
narrati altri ne aggiungiamo.
Nella città di Sidone gli fu condotto un sordo-muto, affinchè lo guarisse. Gesù lo ebbe in
disparte, gli mise le dita nelle orecchie, gli toccò la lingua colla propria saliva e alzati gli occhi al
Cielo disse: Apritevi; e di subito furono aperte le sue orecchie, si sciolse la lingua e cominciò a
parlare distintamente.
A Betsaida gli venne presentato un cieco; al quale avendo {168 [374]} tocchi gli occhi’
con saliva ed imposte le mani, fece interamente ricuperare la vista.
In Cafarnao era un indemoniato, il quale schiamazzava contro a Gesù, ed Egli così lo
sgridò: Taci e partiti da costui. Il demonio incontanente gittò quell' uomo a terra lasciandolo per
morto; indi uscì del corpo e quegli rimase perfettamente guarito.
Nella stessa città la suocera di Pietro era in letto travagliata da grave febbre. Gesù
comandò che si alzasse dal letto e all' istante fu sana.
Da tutte parti conducevano a Lui infermi d'ogni genere ed indemoniati, i quali tutti erano
da Lui guariti. In Cafarnao alcuni cercavano di presentargli un paralitico e, non potendo per la
grande folla, montarono sopra il tetto, di dove il calarono giù nel suo lettuccio davanti al'
Redentore. Veduta la loro fede, Gesù disse al paralitico: Figliuolo, ti sono rimessi i tuoi peccati.
I farisei, udendo questa parola, dissero tra sè: Costui dice bestemmie. Chi può perdonare i
peccati, se non Iddio solo? Gesù, il quale come Dio vedeva tutti i loro pensieri, soggiunse: E egli
più facile a dire: Ti sono perdonati i peccati, oppure alzati e cammina? Ora affinché sappiate
che ho podestà di rimettere i peccati: Alzati su, disse in quel punto al paralitico, prendi il tuo
letto, e vattene a casa tua. A quel divino comando il paralitico subito si drizzò e in presenza di
tutto il popolo prese il letto, e se n'andò a casa glorificando Iddio pel gran, favore ricevuto. In
tutte le guarigioni operate dal Divin Salvatore noi dobbiamo ammirare la singolare bontà, con cui
prima guariva i mali dell'anima -e appresso quelli del corpo, dandoci così il grave
ammaestramento di mondare la nostra coscienza prima di ricorrere a Dio nei nostri bisogni
corporali.
Gesù rende la vista ad un cieco nato. Eravi un uomo cieco dalla nascita, a cui Gesù toccò
gli occhi con un pò di fango e disse: Va e lavati nella piscina di Siloè. Egli andò, e lavatosi
riebbe la vista. Gli ostinati Farisei lo fecero venire alla loro presenza e gli dissero: Chi ti ha fatto
guarire? Rispose: Quell'uomo, che si chiama Gesù, mi ha sanato. Dà gloria a Dio, soggiunsero,
noi sappiamo che Colui, il quale ti ha guarito, è un peccatore. Rispose egli: Se sia peccatore
non so, ma è certo che io era cieco ed ora {169 [375]} veggo lume. Quelli ripresero: Che cosa ti
fece, come ti aprì gli occhi? Rispose: Già vi ho detto, che quell'uomo, il quale si chiama Gesù,
fece del fiango, me lo stese sugli occhi dicendo, che andassi a lavarmi in Siloé, e così ottenni la
vista- Perchè domandate questo un'altra volta? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?
A codeste parole quelli lo maledissero e risposero: Sii pur tu suo discepolo, noi seguitiamo la
dottrina di Mosè. Costui non sappiamo donde sia. E quegli: Fa maraviglia che ignoriate la sua
origine ed abbiami dato la vista. Se costui non fosse da Dio, non potrebbe operar tali cose.
Arrabbiati e confusi i Farisei soggiunsero: Sei pieno di peccati fin dalla nascita, e ci fai da
maestro? Ciò detto lo cacciaron fuori. Ma egli incontrato Gesù ed inteso che era desso l’
aspettato Messia, prostrossi a' suoi piedi, lo adorò e divenne suo discepolo.
Risurrezione di Lazzaro. La casa di Lazzaro, specialmente dopo la conversione della
Maddalena, era l'ospizio de' predicatori del Vangelo, e il Salvatore aveva più volte in essa preso
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albergo. Mentre egli predicava al di là del Giordano, gli fu annunziato che Lazzaro trovavisi
gravemente infermo. Gesù induuiò alquanto ad andarne a lui, e {170 [376]} giunse quando già
da quattro giorni era seppellito. Maria Maddalena stavasi mesta in casa con alcuni Giudei venuti
da Gerusalemme per consolarla. La sorella Marta, come prima intese' che Gesù veniva a far loro
visita, gli andò subito incontro, e giunta a lui gli disse: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello
non sarebbe morto. Fu quindi alla sorella e le disse in secreto ch'era venuto Gesù. Maria, levatasi
incontanente, corse a lui e cogli occhi bagnati di lagrime disse: Signore, se tu fossi stato qui, il
mio fratello non sarebbe morto. Gesù a quel pianto turbossi e avendo domandato dove fosse, fu
condotto al sepolcro che era chiuso da una pietra. Qui il Salvatore rimase commosso per modo
che cominciava a lagrimare. Perciò dissero i Giudei: Vedete come l'amava! Dicevano altri:
Costui che aprì gli occhi del cieco nato, non poteva fare che questi non morisse? Allora Gesù di
nuovo si commosse e tosto comandò si togliesse la pietra che copriva il sepolcro. A cui Marta: È
morto da quattroo giorni, ed é già fetente. Ripigliò Gesù: Non ti ho forse detto che se avrai fede,
vedrai la gloria di Dio? Levarono dunque la pietra, e Gesù, alzati gli occhi al Cielo e
ringraziando il Padre che lo aveva sempre esaudito gridò: Lazzaro, vieni fuori. A quelle parole
Lazzaró, legati i piedi e le mani col volto coperto da un velo, uscì fuori subitamènte. Gesù disse
agli apostoli Scioglietelo e lasciatelo andare. Questa fu la risurrezione di Lazzaro. Lazzaro nel
sepolcro è figura dell'uomo nel peccato; egli può risorgere dalla morte dell'anima, se risponde
alla voce del Signore, che lo chiama a ravvedimento, e ove l'assolvano i sacerdoti sarà sciolto
dalle sue colpe.
Capo sesto. Parabola della pecora smarrita. - Del figliuol prodigo. - Delle
dieci Vergini. - Del ricco Epulone.
La pecora smarrita. Le parabole sono esempi, ovvero similitudini, tolte da ciò che
comunemente accade agli uomini. Presso gli antichi e specialmente presso gli Ebrei erano molto
in uso, e il Salvatore si servi più volte di esse per ispiegare le verità della fede. In ciò si avverava
quanto un profeta disse del Messia con queste parole: Aprirà la sua bocca e con parabole
renderà manifesta la sua dottrina. {171 [377]}
Gesù Cristo essendosi fatto uomo' per salvare i peccatori, assai volentieri con loro si
tratteneva, -e talvolta andava nelle stesse lor case mangiando e bevendo con essi. Ma gli Scribi e
i Farisei, giurati suoi nemici, mormoravano perchò con tanta amorevolezza li accogliesse. Gesù,
per confonderli e far insieme conoscere quanto desideri il' ritorno dei peccatori a penitenza,
espose una parabola, in cui qual buon pastore delle' anime nostre va in cerca del peccatore
raffigurato nella smarrita pecorella.
Disse adunque: Un pastore menò al pascolo cento pecore e nel ricondurle all'ovile si
accorse di averne solo novantanove. Col cuore addolorato lasciò queste nel loro cammino, e
andò per valli e per monti in cerca di quella che allontanata si era dalle altre. Come l' ebbe
trovata, se la pose sulle spalle, e giunto a casa chiamò gli amici ed i vicini, dicendo loro:
Rallegratevi meco, perché ho trovato la smarrita pecorella. Così dico a voi, conchiuse il
Salvatore, che in cielo sarà più gaudio per un peccatore, che si converta, che per novantanove
giusti i quali non abbisognino di penitenza.
Parabola del figliuol prodigo. Il Salvatore per dimostrare la somma benignità con cui la
misericordia divina accoglie {172 [378]} i peccatori ravveduti, disse la seguente parabola: Un
padre aveva due figliuoli a' quali provvedeva abbondantemente quanto era necessario. Il più
giovane mosso dal desiderio di sottrarsi all'ubbidienza paterna si presentò un giorno al genitore
e gli disse: Padre, dammi la parte dei beni che mi' spetta. Il padre con grande rincrescimento
gliela diede. Allora i' incauto giovane, r aunato ciò che eragli toccato, si trasferì in- lontano
paese, e datosi in preda a' vizi scialacquò in breve ogni suo avere. Appresso in quel paese
sopraggiunta grave carestia, fu costretto di allogarsi pressa un padrone, che lo mandò a
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pascere i porci nella sua villa. Qui l'infelice, travagliato dalla fame, desiderava di cibarsi delle
ghiande, che quegli immondi animali mangia, vano, e non poteva averne onde sfamarsi. Entrato
allora in se stesso, andava dicendo: Quanti servi trovansi in casa di mia padre, i quali hanno
pane in abbondanza, ed io qui muoio difame! Ah! voglio lasciar questo miserabile stato, andrò a
lui, gli dimanderò perdono. Ciò detto, s'incamminò verso la casa paterna. Il genitore, afflitto per
la lontananza del suo figlio, stava ogni giorno aspettandolo, e come da lungi lo scorse venire,
tutto commosso gli corse incontro, gli si gittò al collo E lo baciò. Il ravveduto figliuolo
prostrassi a'piedi suoi dicendo: Padre, peccai contro del Cielo e contro di te; non sono più:
degno di essere tenuto per tuo figlio. Il padre non gli rispose„ lo rialzò, e pieno di allegrezza
disse a' suoi servitori: Presto portate qui la miglior veste, mettetegli l'anello in dito E le scarpe
ne' piedi, uccidete il vitello più grasso, invitate gli amici e facciamo festa, perché questo mio
figlio era morto ed ora è ritornato a vita, era perduto e si è ritrovato.
Il figliuolo maggiore, il quale era sempre stato fedele ae padre, nel ritornare dalla
campagna avendo udito la musica e l'allegria grande che si faceva in casa, e inteso ché ciò era
perché suo fratello scialacquatore era ritornato, si lamentò col padre, quasi usato avesse più
benevolenza con quel discolo, che con esso lui, che l'aveva sempre obbedito. Il genitore gli
rispose: Figliuol mio, tu sei sempre meco, tutte le cose mie sono tue. Non era conveniente far
festa, oggi che tuo fratello é tornato? Egli era morto ed è risuscitato, era perduto e si è
ritrovato.
Il ricevimento fatto da questo padre al suo figliuolo esprime {173 [379]} le amorevoli
accoglienze, che Dio fa al peccatore quando pentito a lui ritorna.
Parabola delle dieci vergini. Il Salvatore, per animarci ad essere solleciti delle cose
attenenti alla nostra salute eterna, propose la parabola delle dieci Vergini, dicendo: Il regno de'
Cieli è simile a dieci Vergini, le quali, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo ed
alla sposa. Cinque di loro erano stolte, e cinque prudenti. Le prime pigliarono bensì le lampade,
ma non i' olio. Le altre pigliarono l' olio colle lampade. Indugiando lo sposo a venire, si misero
a riposare e presero sonno. A mezza notte si fece udire una voce, la quale disse: Eccolo sposo
viene, andategli incontro. Allora si alzarono tutte, ed aggiustarono le loro lampade, ma le stolte
dissero alle prudenti: Dateci del vostro olio, chè le nostre lampade si spegnano. Quelle
risposero: Affinché per avventura non manchi olio a noi ed a voi, andate piuttosto a
comperarne. Mentre andavano per olio, giunse lo sposo e le prudenti accompagnandolo
entrarono con lui alle nozze, e fu chiusala porta. Alcun tempo dopo giunsero le altre dicendo:
Signore, aprite anche a noi. Ma egli rispose: In verità vi dico che non vi conosco.
Il regno de' Cieli significa lo stato presente della Chiesa, e nelle vergini prudenti sono
adombrati coloro, che vivendo nel mondo pensano ad adornarsi di virtù per l'altra vita, e perciò
saranno ricevuti alle nozze dello sposo celeste, che è G. C. Le vergini stolte denotano quelli i
quali attaccano smodatamente il loro cuore alle cose del mondo, e quando avranno a comparire
dinanzi a Cristo giudice si troveranno privi di opere buone, e saranno per conseguenza esclusi
dal Paradiso.
Parabola del ricco Epulone. Colla parabola del ricco Epulone il Salvatore ci volle
ammaestrare del buon uso, che fare dobbiamo delle ricchezze. Disse egli pertanto: Fu un uomo,
il quale andava fastosamente vestito, ed ogni giorno si dilettava in apparecchiar lauti banchetti.
Era eziandio un mendico per nome Lazzaro, il quale tutto coperto di piaghe giaceva alla porta
del ricco, e sentivasi così travagliato dalla fame, che desiderava saziarsi delle briciole che
cadevano dalla mensa di quel ricco, e non le poteva avere. I cani soltanto, più compassionevoli
del padrone, {174 [380]} andavano a leccare le sue piaghe. Non molto dopo Lazaro mori e
dagli angioli fu portato nel seno di Abramo vale a dire nel luogo dove riposavano i giusti morti
prima della venuta del Redentore.
Mori anche il ricco, ma l'anima sua fu seppellita giù nell'inferno. In mezzo agli
acerbissimi torrenti ch'ivi si sofono, permise Iddio all'Epulone di levare lo sguardo e vedere
Lazzaro nel seno di Abramo’Padre Abramo, si.mise allora ad esclamare, una grazia ti chiedo,
per pietà mandami Lazzaro, che col dito intinto nell'acqua venga a me e ne lasci cadere una
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
goccia sulla mia lingua, perchè questa fiamma mi cruccia orribilmente. Abramo rispose, che
avendo egli malamente goduto de' beni, nella vita sua, si meritava quelle pene e che Lazzaro,
avendo soltanto sofferto patimenti, era ben giusto fosse al possesso di quella gloria: che vi stava
un immenso abisso fra di loro, nè potevansi mai più avvicinare. Allora il ricco: Deh! almeno
concedimi questo favore: mandalo a casa di mio padre, a dare testimonianza ai miei fratelli dell'
infelice mia sorte, acciocchè eglino non vengano quaggiù a patire questi atroci tormenti. {175
[381]} Rispose Abramo: Hanno Mosè ed i profeti li ascoltino. Ed egli: Se alcuno de' morti
andasse a loro, farebbero penitenza. Conehiuse Abramo: Se non credono a Mosèè e ai Profeti,
nari' presteranno fede neppure a chi risuscitasse da morte a vita.
Oh! quanto mai è infelice lo stato de'dannati nell'inferno, dove in mezzo a tanti orribili
patimenti non si può manco avere il conforto, che dar potrebbe una piccola goccia d'acqua.
Capo settimo. Trasfigurazione di Gesù Cristo. - Predica la sua passione. -
Concilio de' Farisei. - Gesù entra trionfante in Gerusalemme. - Celebra la
Pasqua cogli Apostoli. - Instituisce l'Eucarestia. - Lava i piedi agli Apostoli -
Predice la negazione di Pietro e la venuta dello Spirito Santo.
La trasfigurazione di Gesù Cristo. Il Redentore condusse un giorno Pietro, Giacomo e
Giovanni sopra il Taborre, alto monte della Palestina. Là alla loro presenza si trasfigurò in modo,
che il suo volto risplendeva come il sole, e le sue vesti {176 [382]} divennero candide come la
neve. In quel momento apparvero Mosè ed Elia, ohe -si posero a ragionare con lui A quel celeste
spettacolo Pietro disse a Gesù: Signore, egli è cosa buona che noi stiamo qui: se tu vuoi,
facciamo qui tre tabernacoli, uno a te, un altro a Mosè, ed un altro ad Elia. Ma mentre egli così
parlava, una nuvola luminosa involse quelli, e dalla nuvola uscì una voce, che disse: Questi è il
mio Figliuolo diletto, in cui ho riposto le mie compiacenze, Lui ascoltate. Sbigottiti i discepoli
caddero bocconi a terra; ma Gesù accostatosi li toccò e disse: Levatevi e non temete. Ed essi,
alzati gli occhi, non videro alcuno se non Gesù tutto solo. Questi nel discendere dal monte diede
loro quest'ordine: Non dite ad alcuno questa visione, prima che io sia risorto da morte.
Gesù con questo fatto si manifesta Figliuolo di Dio, Dio eterno egli stesso, e predice nel
tempo medesimo che sarebb:, di virtù propria risuscitato.
Gesù predice la sua passione e la risurrezione. In più luoghi dell'Antico Testamento fu
predetta la dolorosa passione di Gesù C. in modo così chiaro, che pare alcuni profeti abbiano
esposto un fatto già avvenuto, non una profezia. Egli stesso poi quasi al principio della sua
predicazione significò a' discepoli, che sarebbe andato in Gerusalemme, che ivi avrebbe sofferto
molte cose dagli Anziani e dagli Scribi del popolo Giudaico, che lo avrebbero finalmente ucciso,
ma il terzo di sarebbe risuscitato. Altre volte raccomandava agli Apostoli di non raccontare
alcuni suoi miracoli se non dopo la sua risurrezione. Un giorno diceva a molti che lo
ascoltavano: Siccome Giona stette tre giorni nel ventre di un pesce, così io rimarrò tre giorni nel
seno della terra. E altrove: Distruggete questo tempio, ed io lo riedificherò in tre giorni. Il
tempio di cui parlava era il suo corpo, il quale doveva risorgere tre giorni dopo la morte.
Concilio de' Farisei. Più volte i Farisei avevano tentato di mettere in prigione il
Salvatore, ma non mai riuscirono perchè l'ora sua non era ancora giunta. Un giorno avendo
convocato un concilio per trattare del modo con cui metterlo a morte, uno di essi nominato
Caifasso, il quale era pontefice di quell'anno, disse: È meglio che uno muoia pel popolo, afnchà
non perisca tutta la nazione. Questo non {177 [383]} diceva egli di suo capo, ma, essendo
pontefice di quell'anno profetò, che Gesù doveva morire per salvare tutto il mondo. Diedero
pertanto ordine, che se qualcuno sapesse dov'egli fosse, lo denunziasse per catturarlo. Giuda
Iscariotaperfido traditore del suo maestro, si presentò loro dicendo: Quanto mi volete dare,
perché ve lo dia nelle mani? Molto si rallegrarono i Principi de' Sacerdoti a queste parole, e gli
offri. rono trenta danari d'argento. Giuda accettò il patto; e perché e' potessero distinguere Gesù
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da' suoi discepoli, soggiunse: Colui che io bacierò, é desso; tenetelo. Intanto aspettava
l'occasione per mettere ad effetto il suo tradimento.
Gesù entra trionfante in Gerusalemme. Quest'ingresso fu accompagnato da circostanze
predette dai profeti le quali tornarono a molta gloria del Salvatore. Vicino al castello di Betfage
Egli disse a' suoi discepoli: Andate nel castello che é dirimpetto a noi; là troverete un' asina
legata e con essa il suo puledro; scioglietela e conducetela qui. Avviaronsi, trovarono la
giumenta ed il puledro, sul quale posero le loro vestimenta e vi si assise Gesù, acciocché
entrando {178 [384]} in Gerusalemme si:Compiessero le parole dei Profeti: Dite agli abitanti di
Gerusalemme: Ecco il vostro Re viene a voi mansueto, seduto sopra il puledro di una giumenta.
Saputosi che Gesù veniva, numeroso popolo uscì ad incontrarlo. Alcuni portavano rami di
palme, altri spargevano per via frondi di alberi, ed altri stendevano le loro vesti dove Egli doveva
passare; indi, tutti commossi alla vista di lui, giubilando gridavano: Benedizione al figliuolo di
Davidde: Benedetto Colui, il quale viene nel nome del Signore. Colle quali parole Cristo
pubblicamente era riconosciuto per vero Messia e Salvatore degli uomini.
Gesù volse uno sguardo al popolo e a quella città e pensando alle sventure, che le
soprastavano, piangendo esclamò: Oh Gerusalemme, Gerusalemme, se tu conoscessi quanto le
cose di questo giorno importino a te per la tua salvezza! Ma ora i tuoi occhi non le vedono!
Verrà giorno che tu sarai circondata d'assed o dai tuoi nemici, i quali ti ridurranno a gravi
strettezze, atterreranno te, ammazzeranno i tuoi flgliuoli, e non lasceranno in te pietra sopra
pietra, perché non hai conosciuto il tempo della tua visita.
Entrato poi in Gerusalemme, tutti i cittadini ne furono inteneriti e con voci di festa lo
accompagnarono al tempio. Ivi giunto trovò che si vendeva e si comperava pubblicamente, ed
Egli, come già altra volta, ne cacciò i traffcatori, e disse: la mia casa è detta casa dì orazione,
ma voi l'avete fatta spelonca di ladroni. A quelle maraviglie i ragazzi stessi, pieni di rispetto,
andavano gridando: Osanna al Figliuolo di Davidde. Il che udendo di mal animo i Principi ed i
Sacerdoti, dicevano a Gesù: Odi tu quello che dicono costoro? Ed Egli: Si, odo, ma non leggeste
mai che dalla bocca de' fanciulli si é venduta perfetta lode? Vi dico, che se taceranno costoro,
grideranno le pietre. Il Signore gradisce molto le lodi cantategli dalla gioventù.
L'ultima Pasqua. Malgrado' le insidie degli Scribi e dei Farisei, Gesù non cessava di
predicare ogni giorno nel tempio ma di notte si ritirava nella casa di Lazzaro in Betania, ovvero
sul monte Oliveto. Avvicinandosi il tempo in cui doveva cominciare la sua passione, volle per
l'ultima volta mangiare l'Agnello pasquale co' suoi discepoli. Il giorno avanti la sua passione
mandò i due Apostoli Pietro e Giovanni in Gerusalemme, {179 [385]} perché apparecchiassero
quanto facea mestieri. La sera postosi a mensa co' suoi. discepoli, dopo aver alquanto mangiato,
d'improvviso si turbò e loro disse: Uno di voi qui assiso sta per tradirmi. A queste parole, pieni
di orrore e di tristezza, andavano l'uno dopo l'altro dicendo: Sono io forse, o Maestro, son io?
Gesù rispose: Quegli che pone meco la;nano nel piatto sta per tradirmi. Anche Giuda con
isfacciato ardire si fece a dimandargli: Sono io? E Gesù: Sei tu appunto. Ma guai a colui dal
quale sarò tradito! Meglio per lui se non fosse nato. Questo per altro non valse a Giuda a fargli
cangiare proposito, che anzi vie più si ostinò in voler effettuare il suo tradimento.
Listituzione dell'Eucaristia. In quest'ultima cena il Salvatore diede agli uomini il più
evidente segno del suo amore coll'instituire il Sacramento dell' Eucaristia. Sul fine della cena
disse a' suoi Apostoli: Ho grandemente desiderato di celebrare con voi questa Pasqua, prima
che io vada a patire. Intanto prese del pane, e rendute grazie al suo Padre celeste, lo benedisse,
lo spezzò e lo diede loro dicendo: Prendete e Mangiate, questo é il mio corpo. Similmente prese
un calice, {180 [386]} lo benedisse, indi lo porse loro con queste parole: Bevete tutti, perciocchè
questo è il mio sangue della nuova ed eterna alleanza, sangue che sarà sparso per voi e per
molti in remissione dei peccati. Ogni volta che voi farete questo, fatelo in mia memoria. E questa
l'instituzione del SS. Sacramento,dell'Eucaristia, in cui il Salvatore sotto le specie del pane e del
vino, mediante la facoltà di consacrare concessa ai Sacerdoti dà il suo Corpo ed il suo Sangue
per cibo spirituale delle anime nostre. Ricordiamoci bene, che questo Sacramento non è una
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memoria di, quanto ha fatto Gesù, ma che dà alt' uomo quello stesso. Corpo e quello stesso
Sangue, che Gesù sacrificò sulla croce. Il Corpo, che sarà sacrificato per voi, dice la Bibbia.
Lavanda dei piedi. Terminata la sacra Cena, Gesù si alzò da mensa, si cinse uno
sciugatoio alle reni e, messa acqua in un catino, cominciò a lavare i piedi a' suoi discepoli.
Giunto a Pietro sentissi dire: Tu lavi i piedi a me? e Gesù: Si, Pietro. Soggiunse questi: Io non
permetterò giammai che tu mi lavi i piedi. Gesù replicò: Se non ti laverò i piedi, non avrai parte
meco. Allora Pietro: Lavami non solo i {181 [387]} piedi, ma ancora le mani e la testa.
Compiuta la lavanda de' piedi a tutti gli apostoli, loro disse: Sapete quello che ho fatto? Se io
vostro padrone e maestro vi ho lavati i piedi, mi dovete seguirne l'esempio lavandovi l'un l'altro
i piedi.
Con questo fatto volle il Redentore ammaestrarci nell'umiltà, e di non aver rossore di
prestare qualunque servigio, quando sia opera di carità verso del nostro prossimo.
La negazione di Pietro e la venuta dello Spirito Santo. Finita così l'ultima cena, si volse
Gesù a'suoi discepoli dicendo: Poco ancora io rimarrà con voi. Una cosa vi raccomando
costantemente, e questa sia, che vi amiate l'un l'altro. Da ciò tutti conosceranno che siete miei
discepoli, se vi amerete scambievolmente. A quelle parole: poco io rimarrò con voi, Pietro
soggiunse: Signore, dove vuoi andare? Io ti seguirò in ogni luogo, quando anche dovessi mettere
la mia vita. Gesù rispose: Simon Pietro, il demonio va in cerca di te. In verità ti dico: Questa
medesima notte, prima che il gallo abbia due volte cantato, tu mi negherai tre volte. Ma io ho
pregato per te, affinché la tua fede non venga meno, e tu dopo la tua conversione conferma i
tuoi fratelli nella fede.
Promise quindi che dopo la sua morte e risurrezione avrebbe loro mandato lo Spirito
Santo con queste parole: Se amate me, osserverete i miei comandamenti, ed io pregherò il Padre
celeste, il quale vi manderà lo Spirito di verità. Egli v'insegnerà tutte le cose, vi rammenterà
quanto vi ho detto. Se io non andassi al mio Padre celeste, lo Spirito Paraclito non verrebbe
sopra di voi. Quando egli sia venuto, vi insegnerà ogni verità. Io vi lascio, vi do la mia pace, ma
non come la dà il mondo. Poscia, rendute grazie al celeste Padre, usci co' suoi Apostoli dal
cenacolo e s'incamminò verso il monte degli Olivi, poco distante da Gerusalemme. {182 [388]}
Capo ottavo. Gesù nell'orto di Getsemani. - È tradito da Giuda. - È percosso
cradelmente in casa di Caifasso. - Pietro rinnega Gesù. - Disperazione di
Giada. - Gesù condotto a Ponzio Pilito. - Flagellato, coronato di spine e
condannato a morte: - Via del Calvario. - Gesù in croce. - Conversione del
buon ladrone. -Ultime parole di Gesù. - Spira in croce.
Gesù nell'orto di Getsemani. Giunto Gesù a piè del monte degli Olivi entrò in un orto
della vicina valle, detta Getsemani. Disse poi agli altri Apostoli che si fermassero, ed Egli con
Pietro, Giacomo e Giovanni andò alquanto più in là per fare orazione. Questo fu appunto il
luogo, dove il Salvatore sentì tutto il peso delle miserie umane, che volontariamente si era
addossata. Pregò, e tutto attristato disse a' tre discepoli: L'anima mia patisce una tristezza
mortale. State qui e vegliate con me. Avanzatosi tutto solo quanto un trar di pietra, pregò di
nuovo: Padre mio, se è possibile, passi da me l' amaro calice della passione; per altro non si
faccia la mia, ma la tua volontà.
Continuando a pregare più intensamente cadde in agonia, e tale fu la veemenza del
dolore, che diede in un copioso sudor di sangue, il quale, bagnate le vestimenta, a gocce a gocce
grondò fino a terra. In quel momento gli apparve un Angelo, che lo consolò. Dopo quella lunga
preghiera fe'ritorno ai tre discepoli e trovandoli addormentati, disse loro: Così dunque non avete
potuto vegliare meco neppure un' ora? Vegliate e pregate, affinché non cadiate nella tentazione.
Tradimento di Giuda. Gesù andò tre volte a pregare, conchiudendo sempre che non si
facesse la sua, ma la volontà del suo celeste Padre. Finalmente ritornato a' discepoli, e vedutili
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aggravati dal sonno loro disse: Dormite pure e riposate. E giunta l'ora, in cui io sarà` dato nelle
mani dei peccatori. Chi ha da tradirmi è vicino. Parlava ancora, quando Giuda a capo di una
masnada di gente munita di lance, di bastoni, di lanterne e di fiaccole, gli si avvicinò dicendo: Ti
saluto, Maestro; e lo baciò. Gesù placidamente rispose: Amico, a che sei venuto? Con un bacio
mi tradisci? Poi, voltosi alla turba, disse con maestà: Chi cercate? Risposero: {183 [389]} Gesù
Nazzareno. Ed Egli: Sono io. A queste parole, come colpiti da un fulmine, caddero tutti a terra.
Soggiunse quindi: Se cercate me, lasciate costoro in libertà.
Pietro in veder mettere le mani addosso al suo Maestro, trasportato da eccesso di zelo,
sguainò la spada, e d' un colpo tagliò l'orecchia ad uno degli assalitori di nome Malco. Gesù il
riprese; indi toccò l'orecchio a Malco e lo rendè perfettamente guarito. Poscia disse alla turba:
Voi siete venuti ad arrestarmi muniti di spade e di bastoni, come n' andaste ad un ladro; io era
ogni giorno con voi nel tempio, e non mi avete arrestato. Ma questa è l'ora vostra. Ciò detto
diedesi nelle loro mani. Tosto lo legarono e con maltrattamenti lo condussero ad Anna, indi a
Caifasso, il quale in quell'anno era pontefice degli Ebrei. I discepoli, presi da spavento
fuggirono. Pietro solo da lungi seguiva il suo Maestro.
Impariamo dagli Apostoli i gravi danni, che suole cagionare la negligenza e il difetto di
preghiera.
Gesù in casa di Caifasso. Avendo Caifasso interrogato Gesù intorno alla sua dottrina e
intorno ai discepoli suoi, ne ebbe in risposta che egli nulla aveva detto segretamente, e che
poteva conoscere la sua dottrina da quelli, i quali lo avevano udito. Un ministro, giudicando aver
Gesù mancato di rispetto, il percosse con uno schiaffo dicendogli: Cosi rispondi al Pontefice?
Gesù con ammirabile pazienza replicò solamente: Se ho parlato male, dimmelo; se ho parlato
bene, perchè mi batti?
Tutti que', che si radunarono in casa di Caifasso, cercavano acceso per farlo condannare a
morte. Ma il pontefice scorgendo frivole tutte le loro imputazioni, disse a Gesù: In nome di Dio
ti scongiuro a dirmi, se tu sei Cristo, il figlio di Dio. Gesù rispose: Tu l'hai detto, io lo sono. Anzi
mi vedrete assiso a destra di Dio venire sulle nubi. A quelle parole Caifasso, squarciandosi le
vesti, gridò: Egli ha bestemmiato, che ve ne pare? Tutti risposero: E reo di morte. Da questa
iniqua sentenza avendo i soldati preso coraggio, durante la notte esposero Gesù a mille insulti e
strapazzi, e giunsero fino a bendargli gli occhi, a percuoterlo in faccia dicendo: Indovina chi ti
ha battuto!
Pietro rinnega Gesù. Disperazione di Giuda. Fu in casa di Caifasso che Pietro, per timore
di essere anch' egli dannato {184 [390]} alla pena del suo Maestro, lo negò tre volte asserendo di
non conoscerlo nemmeno. Ma udito il gallo per due volte cantare, rammentossi di quanto gli
aveva detto il Redentore, che gli volse uno sguardo amoroso; pel che egli si pentì di cuore, e
subito uscito da quel luogo pericoloso pianse amaramente il suo peccato.
Di Giuda non fu così. Il mattino vegnente avendo egli inteso che il divin Maestro era
stato dichiarato reo di morte si recò da'principi della Sinagoga, e presentando il danaro da loro
ricevuto disse: Ho peccato in tradire il sangue di un giusto. A cui essi risposero: Che c'importa?
Pensaci tu. Allora egli invece di pentirsi gíttò i danari nel tempio, e fuggendo disperatamente
andò ad appiccarsi ad un albero con un capestro, e spaccatosegli il ventre le sue viscere si
sparsero in sul terreno.
Gesù condotto a Ponzio Pilato. Benché Caifasso avesse profferito sentenza di morte
contro Gesù, tuttavia il sovrano potere non essendo più presso gli Ebrei, non poteva eseguirsi se
non era confermata da Ponzio Pilato, mandato dai Romani a reggere la Giudea. Condotto
pertanto Gesù dinanzi a lui, fu dagli Ebrei accusato perché sollevava il popolo, impediva di
pagare i tributi all'imperatore, e pretendeva di essere Re degli Ebrei. Pilato lo prese in disparte e
dissegli: Sei tu il re de' Giudei? Gesù rispose che sì, aggiungendo subito: Il mio regno non è di
questo inondo, cioè io non ricevo l' autorità dagli uomini, nè il mio regno è costituito come i
regni della terra. Pilato soggiunse: Dunque Tu sei Re? E Gesù: Appunto come hai detto. Io sono
venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità. Pilato gli dimandò: Che cosa è la verità?
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senza attendere risposta significò agli accusatori, che egli non trovava in lui verun motivo di
condannarlo a morte, quindi lo mandò al Re Erode Antipa.
Costui desiderava ardentemente di vederlo, sperando che alla sua presenza operasse
qualche miracolo; ma alle varie interrogazioni Gesù non rispose mai. Perciò Erode lo disprezzò,
e qual pazzo, fattolo vestire di bianco, lo rimandò a Pilato. Frattanto le turbe instavano perché
Gesù fosse condannato a morte, ma Pilato, conoscendolo innocente, ed essendo costume di dare
a Pasqua la libertà ad un reo di morte, {185 [391]} propose la scelta tra Cristo ed un assassino
appellato Barabba, e chiese quale de' due salvar si volesse. Pensava Pilato che avrebbero
anteposto Gesù, ma il popolo, stimolato dai Sacerdoti e dai Farisei, schiamazzando chiese
Barabba. Allora Pilato disse: Che farò adunque di Gesù Nazareno? da ogni banda si gridò: Sia
crocifisso, sia crocifisso. E.che male ha egli fiuto? soggiunse Pilato. Il popolo frenetico replicò:
Sia crocifisso.
Flagellazione, corona di spine, condanna di morte. Consegnato Gesù nelle mani dei
soldati, questi lo spogliarono delle vesti e tanto lo flagellarono, che il suo corpo, come predisse
Isaia, dal capo a' piedi era una sola piaga. Per ischernirlo poi come Re, lo vestirono di uno
straccio di porpora e, fatta una corona di pungentissime spine, gliela conficcarono sul capo,
dandogli per scettro una canna. Di poi inginocchiandosi davanti, dicevano: Ti saluto, o Re de'
Giudei. Appresso fu ricondotto a Pilato, il quale ne rimase commosso e, salito sopra una loggia,
mostrollo al popolo dicendo: Ecco l' uomo. Ma i Giudei, lungi dall'averne pietà, gridarono più
furenti: Crocifiggilo, crocifiggilo. Alle quali istanze Pilato soggiunse: Volete che io crocifigga il
vostro Re? Risposero: Noi non abbiamo altro Re che Cesare. Egli replicò: Prendetelo adunque
voi, io non trovo in lui colpa alcuna. Coloro vie più schiamazzando ripigliarono: Noi non
abbiamo potere di far morire alcuno, ma secondo la nostra legge egli deve morire. Se tu lo
liberi, sei nemico di Cesare, perché costui facendosi re si ribella a Cesare.
Pilato vedendo non poterlo in alcun modo liberare, anzi crescere il tumulto, fecesi portare
dell' acqua, e in presenza di tutto il popolo si lavò le mani facendo la seguente protesta: Io sono
innocente del sangue di questo giusto, pensateci voi. Tutto il popolo, cieco per furore, a guisa di
frenetico gridò: Il sangue di costui cada sopra di noie sopra i figliuoli nostri. Dopo di che Gesù
venne da Pilato lasciato in balia dei carnefici, i quali come gli ebbero fatto patire -ogni sorta di
strazi lo rivestirono de' suoi abiti e gli posero sulle spalle una croce.
La via del Calvario. Usciti della città, s'incamminarono alla volta del Calvario per
crocifiggerlo. In questo doloroso viaggio Gesù, sfinito di forze per tanto sangue già sparso, {186
[392]} cadde più volto sotto la croce. I carnefici temendo non forse morisse per istrada,
costrinsero un uomo di Cirene, nominato Simone, ad aiutarlo nel portare la croce. Presso al
Calvario incontrò Gesù alcune: pie donne, che nel vederlo ingiustamente dannato a morte
inconsolabili piangevano. A cui Gesù disse: Non piangete sopra di me, ma piangete per voi e pei
vostri figliuoli, perché verranno giorni che si dirti: beate quelle che non hanno prole. Oh monti!
Oh. colli! cadete sopra di noi e copriteci.. Colle quali parole Gesù accennava le terribili sventure
che soprastavano agli Ebrei nella rovina di Gernsalemiuoo.
Gesù in croce. Conversione del buon ladrone. Giunto Gesùsul monte Calvario venne
spogliato nudo, disteso sopra la croce, confitto ad essa con chiodi alle mani ed ai piedi, quindi
elevato fra due ladroni con esso lui crocifissi. Mentre così addolorato pendeva da quel patibolo,
fu nelle più vituperose maniere insultato, deriso, bestemmiato. Qual Dio onnipotente avrebbe
potuto con una sola parola sterminar tutti que'beffardi dalla faccia della terra, ma volendo dalla
croce insegnar il perdono de' nemici, non fece altro che rivolgersi {187 [393]} al suo Eterno
Padre e pregare pei suoi crocifissori con queste parole: Padre, perdona a costoro, perché non
sanno quello si facciano. Uno dei due ladroni bestemmiava contro Gesù, ma l'altro lo riprendeva
dicendo: Anche tu non temi Iddio? Noi riceviamo giustamente la pena dei nostri misfatti, ma
questi è innocente. E pentito de' suoi peccati diceva a Gesù: Signore, ricordati di me, quando
sarai nel tuo regno. La sua fede il fece santo. Infatti gli fu dal Redentóre risposto: Oggi tu sarai
meco in Paradiso.
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Intanto i soldati si divisero le vesti di Gesù, ma non divisero la tunica perché era senza
cucitura, e la tirarono a sorte. Così fu avverata la profezia di Davidde, allora che parlando del
Salvatore disse: Si divisero le mie vesti, e tirarono a sorte la mia tunica.
Ultime parole di Gesù. Spira in croce. Erano vicin della croce Maria madre di Gesù,
Maria Maddalena, Maria figliuola di Cleofe e l'Apostolo Giovanni. Gesù rimirò sua madre e
additandole col guardo Giovanni disse: Donna, ecco il figliuolo tuo. Indi rivolto all'apostolo
prediletto soggiunse: Ecco la tua madre. Da quel punto Giovanni tenne sempre Maria in luogo di
Madre. Dal mezzodì fino alle tre ore si oscurò il sole, e le tenebre coprirono tutta la terra. All'ora
nona avendo Gesù detto: Ho sete, uno degli astanti, messa una spugna inzuppata d'aceto sopra un
bastone, glie l'appressò alle labbra. Finalmente Gesù gridò ad alta voce: Tutto è consumato. Indi
proferendo queste parole: Signore, nelle tue mani raccomando il mio spirito, piegò il capo e
spirò.
Siamo grati, o giovani, al nostro Divin Salvatore. Egli patì e sparse tutto il suo sangue per
noi. Amiamolo con tutto il cuore, e questo amore ci muova all'osservanza de'suoi santi precetti a
costo di qualunque sacrifizio.
Capo nono. Carità di Gesù. - Miracoli seguiti alla sua morte. - È deposto nel
sepolcro - Risorge il terzo giorno. - Comparisce alla Maddalena. - I
discepoli di Emaus.
Carità di Gesù. Fra le molte virtù, che il Redentore fece luminosamente risplendere nella
sua passione, fu segnalata la costanza con la quale soffri tanti dolori senza pronunciar {188
[394]} parola di lamento, e più ancora l'amore che dimostrò inverso a' peccatori. Giuda lo
tradisce, e ciò non ostante ci lo accoglie come amico. Malco lo fa prigione, e gli risana
l'orecchio., lo nega, e con uno sguardo amoroso lo fa ravvedere. E battuto orribilmente, è fatto
una sola piaga, egli tace. I carnefici lo inchiodano sopra la croce, lo insultano, lo bestemmiano,
ed ei prega il suo celeste Padre che loro perdoni. Spasimando in croce, un assassino gli dimanda
perdono, e subite ei gli promette il paradiso. Carità fu questa che non può essere se non di un
Dio, e che animar deve tutti i cristiani a patire per Lui e a perdonare generosamente agli
offensori.
Miracoli seguiti alla morte del Salvatore. Tutta la natura parve commossa alla morte del
Salvatore. Oltre le tenebre che coprirono tutta la terra, il velo del tempio, ovvero la cortina che
separava il grande altare dal resto del tempio, squarciossi; tremò la terra, si spaccarono i macigni,
aprironsi i sepolcri, parecchi morti, che da gran tempo giacevano nella tomba, risorsero a nuova
vita e si manifestarono a molti. Gli stessi soldati scossi dallo spavento e compresi di dolore,
andavano esclamando: Questi era veramente giusto, era figliuolo di Dio. Alla vista di tali e tanti
prodigi quei, che eransí trovati presenti a quello spettacolo, ritornavano battendosi il petto per
rincrescimento.
Gesù nel sepolcro. La legge degli Ebrei non permetteva che nel sabato si lasciassero in
croce corpi morti; perciò andarono a Pilato affinché facesse spezzare le gambe ai crocifissi, e
così più presto morissero, quindi tolti di là fossero sepolti. Ciò fecero riguardo a' ladri che ancor
vivevano, ma Gesù, come quegli che era già morto, fu invece d'una lancia trafitto nel costato, da
cui usci sangue ed acqua. Allora Giuseppe di Arimatea, discepolo segreto di Gesù, si presentò
coraggiosamente a Pilato per chiederne il corpo e seppellirlo. Pilato stupì che Gesù fosse già
morto e acconsenti alla domanda. Giuseppe aiutato da Nicodemo, altro discepolo segreto, calò
dalla croce il corpo di Gesù, lo unse, lo imbalsamò, e avvoltolo in un lenzuolo13, il pose in un
Sepolcro {189 [395]} nuovo scavato nel sasso, ove niuno ancora era stato riposto; e chiusa con
13 Questo lenzuolo dopo molti prodigiosa avvenimenti fu portato a Torino, dove tuttora conservasi nella real
Cappella detta della SS. Sindone, attigua alla Chiesa Metropolitana di questa città.
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grossa pietra la bocca del monumento ae ne parti. Alcune donne, fra cui la Maddalena,
osservarono ben bene dove lo avevano riposto e se n'andarono anch'esse.
I Sacerdoti e i Farisei, rict datisi che Gesù vivendo aveva detto che tre giorni dopo mote
risusciterebbe, si recarono da Pilato, affinché ne facesse diligentemente guardare il sepolcro.
Pilato loro rispose: Avete de'soldati, fatelo custodire a vostro talento. Pertanto andarono, e
suggellando la pietra vi posero delle guardie, sicché niuno potesse togliere il corpo di Gesù e poi
dire che egli era risuscitato. Ma Gesù era Dio onnipotente, padrone della vita e della morte, e
perciò poteva risorgere quando volesse e rendere vani tutti gli artifizi degli uomini.
Risurrezione di G. C. I profeti predissero che il Messia, dopo essere stato messo a morte
da que' di sua nazione, sarebbe gloriosamente risuscitato. Ecco in Gesù Cristo compiuto eziandio
questo straordinario avvenimento. Stette egli tre dì nel sepolcro, acciocché tutti conoscessero che
era veramente morto. La mattina del terzo giorno, domenica di Pasqua, udissi un grande
terremuoto. Il divin Salvatore per virtù propria risuscitò ed uscì glorioso del sepolcro col volto
più risplendente che la folgore, con le vesti più bianche che la neve. Con lui risuscitarono
parecchi di quei che eran morti, e apparvero a molte persone in Gerusalemme. I soldati, che
facevano la guardia, atterriti a quel rumore e a quel prodigio, caddero come morti; indi, presa la
fuga, riferirono a' Sacerdoti quanto avevano veduto. Questi si studiarono di corromperli
offerendo loro danaro, affinché spacciassero che, mentre dormivano, era stato il corpo di Gesù
rubato dai discepoli. Pazzia dell'ostinatezza ebraica! Se dormivano, dice s. Agostino, come
poterono vedere? Se vegliavano, perché non impedirono?
Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e Maria Salome venute -per tempo al
sepolcro, lo videro aperto. Perciocchò un angelo del Signore, disceso dal cielo, aveva scossa la
pietra del sepolcro e stava seduto sopra di quella. Maddalena corse a darne avviso a' discepoli, e
le altre entrarono nel monumento. In quella che guardavano qua e là, due Angioli in abito-
risplendente loro dissero: Non temete, voi cercate {190 [396]} Gesù Nazareno, il quale fu
crocifisso, non è più qui, é risuscitato. Andate tosto a' discepoli, e annunciatene a Pietre il
risorgimento. Elleno prèstamente uscirono, e con grande allegrezza corsero agli Apostoli.
Gesù appare alla Maddalena e ad altre donne. Maria Maddalena, dopo aver significato
agli Apostoli il corpo di Gesù non trovarsi più nel sepolcro,\\tornava piangendo, ignara di quanto
era avvenuto. Inchinatasi per guardar entro al sepolcro, vide due Angioli, i quali dissero: Donna,
perché piangi? Ella rispose: Perché hanno tolto il mio Signore, e non so dove l'abbiano posto.
Detto questo si voltò indietro e vide Gesù senza conoscerlo, perché aveva il sembiante di
ortolano, il quale così parlò: Donna, perchè piangi? Chi cerchi? Ella pensandosi fosse l’ ortolano
di quel giardino, rispose che cercava Gesù, e che, se egli lo avesse tolto, lo pregava a restituirlo.
Gesù allora la chiamò per nome: Maria! A quella parola il riconobbe, e piena di stupore esclamò
Maestro! Quindi prostrossi per baciargli i piedi. Gesù le comandò che andasse a darne avviso
agli Apostoli. Mentre Maddalena facea strada, Gesù apparve anche alle altre donne e loro disse:
Iddio vi salvi. Elleno tosto lo riconobbero, e dopo averlo adorato andarono a Gerusalemme per
raccontare ogni cosa agli Apostoli.
I discepoli di Emaus. In stilla sera dello stesso giorno Gesù apparve eziandio a due
discepoli, che andavano nel castello di Emaus, e senza lasciarsi conoscere si accompagnò con
loro in sembianza di viaggiatore. Nell'udire i loro discorsi dimandò di chi parlassero, e perché
fossero così afflitti. Uno di essi rispose: Sei tanto forestiero da non sapere quanto è avvenuto in
Gerusalemme? Egli raccontarono come Gesù Nazareno fosse stato condannato a morte e
crocifisso. Noi speravamo, dicevano, che fosse per salvar Israele, ma oggi è già il terzo dì
dacchè sono avvenute queste cose. Per altro alcune donne hanno detto che egli è risuscitato.
Allora Gesù, ancora sconosciuto, li riprese dicendo: O stolti, e tardi di cuore a credere quelle
cose, che sono state predette dai profeti! E spiegando loro le Sacre Scritture, dimostrò essere
stato predetto che Gesù doveva patire prima di entrare nella sua gloria. Approssimandosi al
castello, Gesù finse di voler andare più avanti, ed essi gli fecero istanza che rimànesse {191
[397]} con loro, perchd facevasi sera. Egli acconsenti e come furono a mensa, prese del pane, l'o
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benedisse, lo ruppe, e ad essi lo distribuì. Nel quale atto si aprirono i loro occhi e lo riconobbero:
ma egli immantinente disparve.
Capo decimo. Gesà si manifesta agli Apostoli. La confessione dei peccati. -
Dubbie di e. Tommaso. - Pesca miracolosa. - S. Pietro capo della Chiesa. -
Missione degli Apostoli - Ascensione al Cielo.
Gesù si manifesta agli Apostoli. La confessione dei peccati. Gli Apostoli sapevano da
molti che Gesù era risorto, ma non lo avevano ancor veduto, e pieni di paura a porte chiuse
stavano discorrendo di lui con altri discepoli, quando ad un tratto apparve in mezzo a loro
dicendo: La pace sia con voi: sono io, non temete. A quella inaspettata comparsa, gli apostoli
rimasero spaventati e pareva loro di vedere un fantasma. Onde per assicurarli Gesù soggiunse:
Perché vi turbate e dubitate ancora? Mirate, guardate le mie mani, e i miei piedi: toccate e
vedete che ho carne ed ossa, le quali cose non hanno i fantasmi. Avete qualche cosa da
mangiare? Ed eglino gli porsero un potò di pesce, e un favo di miele. Come Gesù ebbe mangiato
alla loro presenza per maggiormente confermarli nella fede della sua risurrezione, prese gli
avanzi, diedene loro e disse: A me è dato ogni potere in cielo e in terra: come il Padre celeste
mandò me, così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo: a coloro a cui rimetterete i peccati,
sciranno rimessi, ed a chi li riterrete saranno ritenuti. Colle quali parole confermava l'istituzione
del Sacramento della penitenza, di cui aveva già più volte parlato. Perciocchè le parole rimettere,
o ritenere, significano dare o non dare l'assoluzione, secondo le disposizioni dei penitenti. Il
sacerdote qual giudice spirituale non può adempiere questo carico, senza che gli siano dichiarate,
ovvero confessate le colpe interne ed esterne. Inoltre il confessore siccome medico dell'anima
deve spesso dare consigli, imporre obbligazioni, o sciogliere i penitenti' da quelle che non
fossero in grado di compiere. Queste cose non può fare, se i segreti non gli sono manifestati.
{192 [398]}
Dubbio di s. Tommaso Apostolo. L'Apostolo Tommaso, non essendosi trovato presente a
questa apparizione, non poteva credere quanto gli altri Apostoli raccontavano, e protestava non
avrebbe creduto se colle medesime sue mani non avesse toccate le piaghe del divino Maestro.
Ma otto giorni dopo ritrovandosi i discepoli nello stesso luogo e con essi Tommaso, venne di
nuovo Gesù e stette in mezzo di loro, e rivolto a Tommaso disse: Metti il tuo dito nelle piaghe
dellee mie mani, poni la tua mano nel mio costato, e non essere più incredulo. Tommaso,
compreso da fede sincera, si gettò incontanente a' suoi piedi e lo adorò esclamando Signor mio, e
Dio mio. Gesù soggiunse: Tu hai creduto, o Tommaso, perché hai veduto; beati coloro che
crederanno senza vedere.
Pesca miracolosa. Più volte Gesù apparve agli Apostoli dopo la sua risurrezione. Un
giorno Pietro, Tommaso, Bartolomeo, Giacomo e Giovanni con altri due discepoli andarono a
pescare in sulle rive del mare Tiberiade. Entrati nella navicellà, si affaticarono tutta la notte
senza prendere un pesce. Fattosi giorno, comparve Gesù sulla riva e dimandò se avessero
qualche pesce da mangiare; rispostogli di no, soggiunse: Gittate la rete a destra, e ne troverete.
Così fecero, e tosto la loro pesca fu sì abbondante, che le loro reti minacciavano di rompersi, e si
trovarono 153 pesci dei più grossi. Giovanni allora disse a Pietro: E il Signore. A queste parole
Pietro si gittò nel mare a nuoto, acciocché gli fosse dato di giungere più presto a lui. Come
furono tutti a terra, videro del pesce sovra la bragia e del pane con cui il Signore aveva loro
preparato da mangiare.
Pietro capo supremo della Chiesa. Più volte Gesù aveva manifestato che eleggeva Pietro
capo della sua Chiesa, e quando gli predisse la sua caduta avevagli tosto soggiunto: Ho pregato
per te, o Pietro, a frznchè la tua fede non venga mai meno; e come ti sarai riavuto della caduta,
conferma i tuoi fratelli nella fede. Con queste parole il Salvatore assicurò Pietro che la sua
dottrina non sarebbe mai venuta meno, cioè che il suo insegnamento sarebbe stato infallibile, e
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che a lui e a'suoi successori era commesso il carico di confermare gli altri apostoli e i loro
successori nella fede. Questa suprema autorità venne dal Salvatore confermata dopo {193 [399]}
la suddetta pesca miracolosa, Gesù disse tre volte a Pietro: Simone, mi ami tu? e Pietro altrettante
volto e sempre con maggiore asseveranza rispose: Tu lo sai quanto io ti amo. Gesù: Se mi ami,
pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli. Qui pascolo significa la parola di Dio; per agnelli
s'intendono i fedeli, e nelle pecore sono raffigurati tutti i pastori della Chiesa. Con queste parole
Gesù diede a Pietro e a' suoi successori la piena e somma podestà non solo sopra i semplici
fedeli, ma in tutte quelle cose che riguardano la fede ed i buoni costumi e al bene spirituale de'
cristiani.
Missione degli Apostoli. Ascensione di G. C. Avvicinandosi il tempo che il Divin
Salvatore doveva salire al Cielo ed entrare nella sua gloria si affrettava di interpretare la Sacra
Scrittura agli Apostoli e raffermarli nella fede. Fra le altre cose loro disse: A me é data ogni
podestà in cielo ed in terra, andate adunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome
del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo; insegnate loro quanto avete da mne imparato.
{194 [400]} Ed ecco che io sono ogni giorno con voi sino alla fine del mondo.
La stessa cosa ripeté altra volta dicendo loro, che andassero a predicare il Vangelo a ogni
creatura, annunziando a tutti la penitenza e la remissione dei peccati; indi soggiunse: Chi
crederà e sarà battezzato, sarà salvo; e chi non crederà, sarà condannato. Io manderò a voi lo
Spirito Paraclito, che vi ho promesso; e voi intanto rimanete in Gerusalemme fino a tanto che
abbiate ricevuti i suoi doni celesti.
Ciò detto, li condusse al sommo del monte degli Ulivi. Quivi, stese le mani, li benedisse,
e mentre li benediceva sollevossi visibilmente in alto, finché una nube luminosa 10 circondò e lo
tolse ai loro sguardi. Stavano ancora cogli occhi all'insù, quando apparvero due Angioli, i quali
dissero: O uomini di Galilea, a che state qui rimirando in Cielo? Quel Gesù, che ora avete
veduto salirvi, ritornerà un giorno sulle nuvole pieno di maestà; alludendo con queste parole alla
seconda venuta di Cristo, il di del giudizio universale.
Così ascese al Cielo Gesù Cristo, l'anno del mondo 4033.
Capo undecimo. Gli Apostoli nel cenacolo. - Discesa dello Spirito Santo -
Prime prediche di S. Pietro. Vita de' primi Cristiani. - Persecuzione di
Gerusalemme: - Martirio di s. Stefano. - S. Pietro liberato.
Gli Apostoli nel cenacolo. Salito al Cielo il nostro divin Salvatore, gli Apostoli
ritornarono dal monte Oliveto in Gerusalemme e si ritirarono nel Cenacolo, che era una gran
sala, dove -solevano radunarsi a far preghiera. Ivi con Maria SS. e con altri fedeli in numero di
120 si trattennero in orazione aspettando la venuta dello Spirito Santo, che Gesti Cristo aveva
loro promesso. Mentre erano colà radunati Pietro esercitò il primo atto della suprema autorità di
capo della Chiesa. Rivoltosi alla moltitudine, Fratelli miei, disse loro, è d'uopo che si adempia
quanto presagì lo Spirito Santo intorno a Giuda, il quale fu condottiere di coloro, che posero
Gesù in croce. Egli, tradi il suo divin Maestro ed ebbe la ricompensa della sua iniquità: egli si è
impiccato, e, {195 [401]} scoppiatogli' il ventre, le sue viscere si sparsero a terra. Ma poiché fu
predetto che un altro gli debba sottentrare nell' Apostolato, così è necessario si elegga uno di
quei, che furono con noi tutto il tempo in cui visse il Signore in nostra compagnia.
Tutti approvarono quanto il principe degli Apostoli aveva proposto. Furono presentati
due uomini conosciuti per virtù e santità, l'uno chiamato Barsaba, l'altro Mattia. Fatta preghiera
al Signore, acciocché facesse conoscere quale de' due avesse scelto per suo apostolo, tirarono la
sorte e la sorte cadde sopra Mattia, il quale perciò venne annoverato tra gli undici altri Apostoli.
Discesa dello Spirito Santo. Erano scorsi cinquanta giorni dalla Risurrezione del Signore,
ed appunto in quel di ricorreva la festa di Pentecoste, quando gli Apostoli cogli fedeli stavano
tuttora nel cenacolo raccolti in orazione. Alle nove circa del mattino si udì ad un tratto un rumore
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come vento impetuoso. Nel tempo stesso apparvero alcune fiammelle a guisa di lingue di fuoco,
le quali visibilmente andarono {196 [402]} posarsi sopra il capo di ciascuno di que' che erano in
quel santo luogo. Tutti rimasero pieni dei doni dello Spirito Santo per modo, che cominciarono a
parlare molti linguaggi prima loro sconosciuti, e di cui si valsero a pubblicare le maraviglie, che
si erano in essi operate, e far conoscere il Vangelo.
Prime prediche di S. Pietro.- A quel tempo un numero straordinario di Giudei era
intervenuto a Gerusalemme, per celebrare la Pentecoste. Al rumore del gran, prodigio accorse
molta gente, per vedere che fosse avvenuto. S. Pietro, come principe degli Apostoli e capo della
Chiesa, si pose tosto a predicare pubblicamente il Vangelo e a far conoscere Gesù crocifisso e
risuscitato. Alle parole di san Pietro tutti maravigliarono altamente, né sapevano che dirsi perché,
essendo essi di diverse nazioni, ciascuno lo udiva parlare nella lingua del proprio paese. Quel
discorso, accompagnato dalla grazia del Signore, convertì a Gesù Cristo tre mila persone. Sul far
della sera s. Pietro in compagnia di s. Giovanni andava a far orazione al tempio. Giunto alla
porta incontrò un povero zoppo dalla nascita, il quale, non potendo valersi delle proprie gambe,
facevasi ogni giorno portare colà per chiedere limosina a quelli che entravano. Pietro, mosso a
compassione per lui, e rimiratolo gli disse: Io non ho né oro né argento, ma ti do quel che ho.
Nel nome di Gesù levati su e cammina. Lo zoppo si alzò, senti le sue gambe guarite, e pieno di
gioia si mise, a camminare. Allora egli fece la sua seconda predica con tanta efficacia, che
credettero in Gesù Cristo altre cinque mila persone, senza contare le donne ed i fanciulli. Così la
Chiesa di Gesù Cristo in pochi giorni numerava già nel suo seno oltre ottomila fedeli. (A. di G.
C. 33).
Vita dei primi cristiani. Era maraviglioso il tenor di vita di que' primi fedeli. Vivevano tra
di loro uniti, che, secondo l'espressione della Sacra Scrittura, formavano un cuor solo ed
un'anima sola. Non ci erano poveri, perciocché coloro, i quali possedevano terre o case, per lo
più le vendevano e ne portavano il prezzo agli Apostoli, affinché ne facessero la distribuzione a
chi fosse in bisogno. Erano attenti nell'ascoltare la parola di Dio, perseveranti nell'orazione e
frequenti nel rompere il pane, cioè nel partecipare alla Santa Eucaristia. Così quegli uomini, che
poco prima {197 [403]} vivevano intemperanti, ambiziosi, avari, voluttuosi, non si tosto erano
illuminati dalle verità del Vangelo e confortati dalla divina grazia, divenivano umili e mansueti
di cuore, casti e mortificati, distaccati dai beni della terra e pronti a dar la vita pel nome Ai Gesù
Cristo.
Persecuzione di Gerusalemme. Sebbene gli Apostoli proponessero una religione la più
pura e la più santa, tuttavia a principio della loro predicazione trovarono gravi ostacoli,
specialmente da parte degli Ebrei. Il popolo e gran parte dei più ragguardevoli di quella nazione
venivano alla fede di G. C.; ma i principi della sinagoga, avendo in non cale i miracoli,
l'innocenza, e la santità dei cristiani, mossero contro di loro accanita persecuzione. Da prima si
fecero a disputar cogli Apostoli, ma rimasti confusi si studiarono di farli mettere in prigione e
batterli spietatamente con verghe. Que' coraggiosi seguaci di G. C., mostrandosi pieni di gioia in
essere giudicati degni di patire per amore del loro divin Maestro, acquistavano nuove forze; anzi
pareva che le battiture dessero loro maggior coraggio.
Martirio di S. Stefano. S. Pietro liberato. Prima vittima di questa persecuzione e primo
martire della' fede cristiana fu santo Stefano. Gli Apostoli lo avevano ordinato diacono, ossia
ministro, con altri sei fervorosi cristiani, affinché assistessero alla mensa, avessero cura de'
poveri e distribuissero la santa Eucaristia. Gli Ebrei diedero opera a disfarsi di Stefano, che loro
pareva il più zelante. Confusi in una pubblica disputa tenuta con lui intorno alla fede, talmente si
sdegnarono, che trascinatolo fuori di Gerusalemme a furia di popolo, a colpi di pietre lo misero a
morte. Egli è detto protomartire, cioè primo dei martiri, che abbiano dato la vita per amore di
Gesù Cristo.
Poco tempo appresso l'Apostolo s. Giacomo Maggiore ebbe tronca la testa per ordine del
re Erode. Questi, vedendo che il perseguitare i Cristiani piaceva agli Ebrei, fece anche mettere s.
Pietro in catene per farlo morire dopo le solennità Pasquali. Ma un Angelo inviato da Dio lo
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liberò miracolosamente la notte stessa, che precedette al giorno segnato al suo supplizio. Così s.
Pietro fu salvo, e andarono fallite le speranze del re Erode. {198 [404]}
Capo duodecimo. S. Paolo e sua conversione. - Cornelio Centurione
abbraccia la fede. Simon Mago.
S. Paolo e sua conversione. La persecuzione di Gerusalemme parve alquanto mitigarsi
per la morte spaventosa del re Erode, e per la conversione di uno de' più fieri persecutori dei
cristiani. É questi s. Paolo, conosciuto prima sotto il nome di Saulo. Egli era nato in Tarso,
capitale della Cilicia, da parenti Ebrei della tribù di Beniamino. Fornito di mente sagace, d'indole
focosa e intraprendente, fu mandato in Gerusalemme a fare gli studi presso un dottore della legge
chiamato Gamaliele, di credenza Fariseo. Paolo aveva molto contribuito alla morte di s. Stefano,
e poiché la sua età non gli permetteva di scagliar pietre contro al santo martire, custodiva le
vestimenta de' compagni e li eccitava a metterlo presto a morte. Insomma faceva ogni sforzo
perché i cristiani fossero da per tutto perseguitati. A fine di perseguitarli con maggiore autorità,
egli ottenne di andarli a cercare nella città di Damasco, per trascinarli incatenati a {199 [405]}
Gerusalemme. Mentre tutto spirante minacce e strage contro di loro camminava alla volta di
Damasco, giunse il termine in cui la divina Provvidenza voleva di un persecutore fare un
apostolo del Vangelo.
Percorsa la maggior parte del viaggio, ad un tratto lo circondò una luce fulgidissima, e
intanto una voce gli disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Saulo colpito da quelle parole,
come da un fulmine, fu gittato a terra e con voce tremante: Chi siete voi, rispose, o Signore? La
voce continuò: Io sono Gesù Nazzareno; tu, perseguitando i miei discepoli, perseguiti me stesso.
Dura cosa ti é ricalcitrare allo stimolo. - Che volete io faccia? soggiunse Paolo. Alzati,
conchiuse la voce; entra nella città di Damasco, e quivi ti sarà detto quanto hai a fare. Allora
Paolo si rizzò da terra, aprì gli occhi e si accorse di essere divenuto cieco; di maniera che fu
costretto a farsi condurre per mano dai suoi compagni sino a Damasco. Ivi ricevette il battesimo
da un discepolo, chiamato Anania. Mentre eragli amministrato questo Sacramento, gli caddero
dagli occhi alcune squame a guisa di scaglie, e riacquistò la vista. Pieno di gratitudine verso Dio,
si pose tosto con zelo a predicare il Vangelo. Quelli che sapevano il furore, cui Paolo nutriva
contro i cristiani, rimasero stupiti a quel repentino mutamento. Ma egli vincendo ogni rispetto
umano, lasciava, che altri dicesse quello vólea della sua conversione, e disputava con gli Ebrei
provando colle sacre scritture e coi miracoli, Gesù Cristo essere il Messia predetto dai profeti,
inviato da Dio a salvare gli uomini.
Cornelio Centurione abbraccia la fede. Quelli, che insino a qui avevano abbracciata la
fede del Vangelo, erano soltanto Ebrei. Ma volendo Iddio chiamare tutte le nazioni alla
conoscenza della vera religione, cominciò dallo spandere le sue benedizioni sopra la famiglia di
un centurione romano, per nome Cornelio. Egli dimorava in Cesarea, città vicina al
Mediterraneo. Amato da tutti per la sua probità, temeva Iddio, faceva abbondanti limosine e
frequenti preghiere. Un giorno mentre pregava, gli apparve un Angelo e gli disse: Le tue
preghiere e le tue limosine sono giunte al trono di Dio. Ora manda nella città di Joppe per un
certo Simone, soprannominato Pietro.Egli t'insegnerà quanto dovrai fare {200 [406]} per esser
salvo. Udite queste parole. Cornelio mandò tre dei suoi servi a Joppe. Erano ornai vicini alla
città, quando Iddio con misteriosa visione fece conoscere a Pietro che tanto i Gentili, quanto gli
Ebrei erano chiamati alla cognizione del Vangelo. Perciò senza esitazione il santo Apostolo partì
in loro compagnia.
Intanto il pio Cornelio aveva raccolto in casa i parenti e gli amici, per fare liete
accoglienze al santo Apostolo. Appena lo vide,,s'inginocchiò umilmente. Pietro lo rialzò, ed
entrato con lui in casa si pose ad istruire nella fede quell'adunanza. Parlava ancora, quando in
modo sensibile discese lo Spirito Santo sopra i suoi uditori e comunicò loro il dono delle lingue,
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siccome era accaduto in Gerusalemme. Per la qual cosa Pietro incontanente li battezzò. Questi
furono i primi Gentili, che abbracciarono la fede.
Simon Mago. Fino dai primi tempi della Chiesa sorsero uomini a spargere errori contro al
Vangelo. Il primo di essi fu Simone della città di Gitone, detto per soprannome il Mago a motivo
dei prestigi, che egli faceva per ingannare la gente. Venuto nella Samaria, si presentò a s. Pietro
per comperar con danaro la virtù di operare miracoli nel modo che vedeva operarsi dal santo
Apostolo. Cif gli fu negato con orrore. Il tuo danaro, rispose Pietro, sia teco in perdizione.
Allora egli si dichiarò nemico dei Cristiani, e finché visse mise ad effetto ogni arte per opporsi ai
progressi della fede. Venne eziandio a Roma per ingannare quel popolo tuttora immerso
nell'idolatria. Per accertar i Romani dell'aver egli con sé la potenza di Dio, propose di far un volo
fin sopra le nubi in presenza di Nerone e d'immensa moltitudine, e a forza di incantesimi riuscì a
sollevarsi a molta altezza. Ma s. Pietro e s. Paolo avendo fatto una preghiera, i demoni perdettero
la loro forza, e il misero Simone, cadendo precipitosamente a terra rimase sfracellato. {201
[407]}
Capo decimoterzo. Divisione degli Apostoli. - Libri del Nuovo Testamento. -
Miracoli di S. Pietro. - Concilio di Gerusalemme. - Persecazious di Nerone. -
Martirio de' ss. Pietro e Paolo.
Divisione e predicazione degli Apostoli. Gli Apostoli da prima si erano stabiliti nella
Giudea; ma quando seppero che Iddio volea far conoscere il suo santo nome a tutte le nazioni, si
separarono andando a portare la parola di salute ai vari popoli della terra, involti da tanti secoli
nelle tenebre della idolatria.
S. Pietro, dopo di aver dimorato tre anni in Gerusalemme, andò a stabilire la sua sede in
Antiochia, dove i seguaci di Cristo presero il nome di Cristiani. Di poi predicò nella Siria, nell'
Asia Minore, e dopo sette anni si recò a Roma. S. Paolo predicò nell'Arabia, nell'Asia Minore,
nella Macedonia, nella Grecia; quindi andò a raggiungere s. Pietro nella capitale del Romano
impero. S. Tommaso annunziò Gesù Cristo nelle Indie. S. Giovanni Evangelista si fermò
specialmente nell'Asia Minore. S. Andrea predicò agli Sciti, e fu coronato del martirio in
Patrasso, città della Grecia. S. Filippo andò nell' Asia, s. Bartolomeo nell'Armenia, s. Matteo
nell'Arabia e nella Persia, s. Giacomo il Maggiore in vari paesi e fin nella Spagna, s. Giuda
nell'Arabia, s. Mattia nell'Etiopia. Così, in meno di 30 anni dopo la prima predicazione del
Vangelo fatta da s. Pietro in Gerusalemme, il vero Dio ebbe adoratori in tutte le parti del mondo.
Libri del Nuovo Testamento. Gesù Cristo, come ebbe predicato a viva voce la sua
dottrina, salì al Cielo, senza ch'egli l'avesse scritta o raccolta in un libro da lui dettato. Perchò
mai? Per insegnarci che egli aveva commesso il deposito della sua dottrina agli Apostoli, ossia
alla Chiesa, a cui spettava poi di proporla ai fedeli. Circa otto anni dopo la morte del Salvatore,
l'apostolo s. Matteo, ed altri deprimi discepoli diedero opera a scrivere alcuni libri, i quali, presi
insieme, formano quel volume, che noi appelliamo Nuovo Testamento. Questi scritti sono i
quattro Vangeli, come si è detto, di s. Matteo, di s. Marco, di s. Luca e di s. Giovanni; gli Atti
degli Apostoli; quattordici lettere di s. Paolo, {202 [408]} due di s. Pietro, una di s. Giacomo,
una di s. Giuda, e finalmente tre lettere e l' Apocalissi di s. Giovanni. Questi libri furono inspirati
da Dio; tuttavia non contengono tutte le verità insegnate da G. C., ne le contengono in modo
esplicito. Le altre furono dagli Apostoli tramandate come sacro deposito ai loro successori.
Perciò, quando la Chiesa propone a credere un domma, lo ricava dalla Sacra Scrittura e dalla
tradizione a lei affidata; e questo domma ò nuovo bensì quant' è all'obbligo di crederlo, ma è
antico quanto G. C. e gli Apostoli. Tal é il domma dell'Immacolata Concezione della Beata
Versine e quello dell'infallibilità del Romano Pontefice.
Miracoli di s. Pietro. I miracoli erano i mezzi principali, con cui gli Apostoli
dimostrbvano la divinità della loro dottrina e commovevano i popoli a ricevere quella religione,
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che chiari palesava i segni della potenza di Dio. S. Pietro poi faceva tali miracoli, quali nemmeno
si legge essersi operati dal Salvatore. Era così grande la moltitudine di storpi, ciechi, sordi e
malati d'ogni sorta, i quali venivangli portati, che non era possibile di avvicinarsi a lui. Pertanto
li portavano nei letti sulle piazze e sulle strade, ove passava s. Pietro, affinché almeno l'ombra
sua cadesse sopra di loro; e ciò bastava per rimetterli in sanità. Maraviglioso fra gli altri è il
miracolo operato in Loppe nel risorgimento di una donna per nome Tabita, comunemente detta la
madre dei poveri. Questa donna cristiana, rimasta vedova, impiegava le molte sue sostanze in
opere pie a pro dei bisognosi. I poverelli inconsolabili per aver perduta colei, che facea loro da
madre, mandarono a chiamare s. Pietro, perché la venisse a risuscitare. Egli accondiscese. Giunto
alla casa della defunta, subito gli si fece intorno un nembo di znendici, tutti pieni, di dolore e
mostrando vari abiti e calzari, di cui la defunta li aveva coperti. Pietro pianse con loro, e pieno di
fede in Dio si avvicinò al cadavere e ad alta voce disse: Tabita, levati su. All'istante Tabita aprì
gli occhi e si pose a sedere. Sparsa la voce di questo miracolo, quasi tutti quei cittadini si
convertirono alla fede.
Concilio di Gerusalemme. Sin dal tempo degli Apostoli, quando insorgevano questioni di
religione, si ricorreva al Capo della Chiesa stabilito da Gesù Cristo. Egli poi negli: affari di
maggior rilievo soleva radunare gli altri Apostoli e Vescovi, per meglio conoscere la volontà del
Signore. Tre {203 [409]} volte si radunarono gli Apostoli in Gerusalemme per trattare cose
spettanti al bene dei fedeli. La prima fu per la elezione di s. Mattia in luogo di Giuda traditore;
l'altra per la scelta e consacrazione de' sette diaconi; la terza poi si ebbe propriamente il nome di
Concilio, e servì di norma a quanti vennero ne' tempi posteriori celebrati. Esso fu convocato per
determinare, se si dovessero mantenere in vigore alcuni riti della legge Mosaica, quali sono la
circoncisione e l'astinenza da certi cibi. La questione fu particolarmente agitata nella città di
Antiochia, d'onde s. Paolo, e s. Barnaba furono mandati a consultare s. Pietro dimorante allora in
Gerusalemme. Per definire la cosa formalmente, Pietro convocò a concilio, gli altri Apostoli e
quei pastori, che avevano più larga parte al sacro ministero. Pietro, principe degli Apostoli e
vicario di G. C. sopra la terra, è il Capo del Concilio. Egli propone la questione, ragiona intorno
alle cose da stabilirsi, e udito il parere degli altri apostoli, colla sua suprema autorità pronunzia la
sentenza. Tutti aderiscono al parere di lui; e viene formato un decreto da pubblicarsi a' fedeli del
tenore seguente: Piacque allo Spirito Santo e a noi di non obbligarvi se non a quelle osservanze,
che giudichiamo ancora necessarie, che vi asteniate cioé dalle carni sacrificate agli idoli, dal
sangue di animali soffocati e dalla fornicazione.
É bene di notare che la fornicazione è un peccato proibito dal sesto precetto del decalogo,
e perciò non occorreva rinnovarne la proibizione. Ma si giudicò bene proibirlo di nuovo a motivo
dei gentili, venuti alla fede, da' quali non si riputava peccato. Dopo questa decisione, cessarono il
precetto della circoncisione e molte altre osservanze della legge antica. (Anno 50).
Persecuzione di Nerone. É proprio della religione cristiana essere sempre combattuta, ma
essere sempre vittoriosa, perchè ella ha Dio per autore, Dio che l’ assiste e la proteggerà sino alla
fine dei secoli. Onde nelle persecuzioni non si ha a temere per la religione, ma solo per gli
uomini, -che sono esposti a gravi pericoli di prevaricare. La più sanguinosa persecuzione si
giudica quella mossa dall' imperatore Nerone. Questo-principe, che la storia chiama carnefice del
genere umano, aveva dato alle fiamme la città di Roma {204 [410]} pel solo piacere di vederla
bruciare: e avendo questa cosa cagionato grande indignazione fra i suoi sudditi, egli addossò la
malvagità di quest' azione sopra i cristiani. Erano essi sommamente odiati da lui, perchò s. Pietro
e s. Paolo colle loro preghiere avevano procurato la rovina di Simon Mago, anzi avevano fatte
delle conversioni nel medesimo palazzo imperiale. Lo scopo di Nerone era di far prevaricare i
cristiani e a quest'effetto praticò i più atroci supplizi. Fra il gran numero fatto perire, gli uni
erano avviluppati in pelli di bestie feroci ed esposti ai cani affamati; altri unti di pece, legati a
pali, quindi postovi fuoco facevansi servire di fiaccole poi giuochi detti del Circo, durante la
notte
Martirio di s. Pietro e di s. Paolo. In questa persecuzione i due principi degli Apostoli
Pietro e Paolo coronarono il loro lungo apostolato colla palma del martirio. Furono ambidue
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chiusi nel carcere Mamertino, che è in Roma ap piè del Campidoglio. S. Pietro fu condannato ad
essere posto in croce, e per umiltà chiese di essere crocifisso col capo all'ingiù. Lo stesso giorno
s. Paolo fu condotto tre miglis più in là da Roma nel luogo detto Acque salvie. Ivi giunto, gli fu
tronca la testa. (Anno 67).
Ma l’ ira del Signore non tardò a colpire colui, che era cagione di tanta ferocia. Uno
sdegno universale si deste contro Nerone. Per non cadere nelle mani dei suoi nemici, egli fugge
da Roma e finisce col darsi volontariamente la morte. (Anno 68).
Capo decimoquarto. Profezia sopra Gerusalemme. -Segni che ne
precedono l'avveramento Eccidio della città e dispersione degli Ebrei.
Profezia sopra Gerusalemme. Siccome il Deicidio fu il delitto più enorme, che siasi mai
Commesso; così fu da Dio punito col più tremendo castigo. Lo stesso Salvatore nel Vangelo
aveva predetto, che gli Ebrei in pena della loro ostinazione sarebbero stretti d'assedio nella
propria città, e ridotti a tali calamità da chiamar fortunate quelle madri, che non avessero avuto
figliuoli; che quel popolo deicida andrebbe disperso in tutte le parti del mondo privo di. principe,
di sacerdozio, {205 [411]} di tempio; che lo stesso tempio, nel quale, per l'avanti erasi Dio
cotanto compiaciuto, sarebbe affatto distrutto, non rimasta pietra sopra pietra: e che questi mali
si sarebbero veduti prima che passasse la presente generazione.
Segni,che precedono la rovina di Gerusalemme. Terribili erano queste predizioni,
terribile l'avveramento delle medesime. Dio per altro che è bontà infinita volle ancora ammonire
gli ebrei con parecchi segni orribilmente strani, che giorno e notte rendevansi manifesti. Nel di
della Pentecoste fu udita nel tempio una voce, che senza potersi conoscere d'onde venisse,
fortemente rimbombava: Usciamo di qui, usciamo di qui. Un uomo chiamato Anano venne dalla
campagna, ed entrato nella città non rifiniva di gridare: Guai al tempio, guai a Gerusalemme;
voce dall'Oriente, voce dall'Occidente, voce dai quattro venti; guai al tempio, guai a
Gerusalemme. Egli fu preso, messo in prigione, battuto severamente; ma non si tenne mai dal
ripetere i medesimi lamenti sui bastioni, nella città per tre anni, dopo cui sclàmando: Guai a me
stesso, venne colpito da una pietra sul capo e morì. Una notte apparve intorno al tempio e all'
altare una luce sì viva, che risplendette per mezz'ora come di mezzogiorno. Una porta del tempio
di bronzo e di peso così enorme, che ci volevano 20 uomini per chiuderla, si aperse da per se
stessa. Alcuni giorni dopo in tutti i paesi vicini a Gerusalemme si vedevano in aria eserciti
schierati, i quali la cingevano di assedio. Apparve una cometa, che vomitava fiamme a guisa di
fulmini, e una stella in forma di spada stette sospesa un anno colla punta rivolta a Gerusalemme.
Tali sono i segni prodigiosi, che notte e dì annunziavano a questo popolo l'imminente sua rovina,
e chiamavanlo a penitenza.
Eccidio della città e dispersione degli Ebrei. A tanti segni non mai veduti gli Ebrei erano
atterriti, ma niuno pensava a invocare la misericordia del Signore. Intanto videro circondarsi la
città da un esercito romano, prima guidato da un celebre guerriero di nome Vespasiano, e poi da
suo figliuolo per nome Tito. Costoro senza saperlo, fatti strumenti dell'ira divina, cooperarono ad
avverare quanto era scritto nel Vangelo riguardo allo sterminio degli Ebrei. Formato da prima un
assedio, a due miglia dalla città, ne chiusero tutte le uscite. Avvenne questo circa le solennità
pasquali, in {206 [412]} cui grande moltitudine di Giudei restando chiusi nella città, la scarsezza
deicibi si fece tosto terribilmente sentire. Gli abitanti furono. ridotti a mangiare qualunque sorta
di alimenti, anzi l'un l'altro strappavnnsi di mano le cose più schifose a fine ` di acquetare la
rabbiosa fame. Per avere una qualche idea degli eccessi, cui furono dalla miseria condotti gli
Ebrei, basti quello di una madre. Stretta essa dalla fame, ruppe i vincoli del sangue, calpestò i
diritti della natura e, fissando gli occhi sopra un innocente fanciullo, sventurato, gli disse, a che
ti serbo? A soffrire mille orrori prima di spirare o per colmo di sventura soffrire un'indegna
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schiavitù. Così dicendo lo impugna, lo scanna, lo arrostisce, ne mangia la metà e il resto
nasconde. Orrore, al quale quelli stessi che videro a grande pena potevano credere!
Tito, che già s'era fatto padrone di una parte della città, diede l'assalto al tempio e appiccò
il fuoco alle porte, ordinando per altro di conservare il corpo dell'edifizio. Ma un soldato romano,
preso un tizzone ardente, lo gettò nella parte interiore del tempio. Il fuoco si dilatò e, a dispetto
degli sforzi di Tito per arrestare l'incendio, tutto il tempio fu consumato dalle fiamme.
I Romani trucidarono quanti caddero nelle loro mani, e misero tutto a sangue e fuoco.
Così avveraronsi le sciagure predette dal divin Salvatore a Gerusalemme. Lo stesso’rito
confessò che il buon successo dell'impresa non era opera sua, e, che egli era soltanto stato
strumento dell'ira divina. Nell'eccidio di Gerusalemme perirono un milione e cento mila abitanti.
Il resto degli Ebrei fu disperso per tutto il mondo, condannato da Dio di andare qua e là errante,
senza principe, senza altare e senza sacrifizio, in mezzo a nazioni straniere sino al finire dei
secoli, nel qual tempo egli aprirà gli occhi e riconoscerà il suo Dio in Colui, che ebbe crocifisso.
{207 [413]}
Capo decimoquinto. Conclusione.
Dalla Storia Sacra noi impariamo le seguenti verità, che si concatenano l'una coll'altra.
1. L'uomo fu creato da Dio nella giustizia originale e per la felicità eterna.
2. Da questo stato egli cadde per la colpa originale, che oscurò la sua ragione nel
conoscere la verità, e debilitò il suo volere nell'amare il bene.
3. Dio, compassionando l'uomo scaduto, supplì al suo oscurato intelletto col mezzo della
rivelazione, e gli promise un Messia riparatore.
4. La prima rivelazione fatta ad Adamo fu ripetuta più estesa ai patriarchi colla conferma
del promesso Messia.
5. Ma quando il popolo Ebreo, liberato dalla schiavitù d'Egitto, cominciò a formare
nazione, allora Iddio gli diede un codice religioso, ossia la rivelazione Mosaica, e stabilì la
Sinagoga come Chiesa, che conservasse, interpretasse e facesse eseguire la data legge. {208
[414]}
6. Venuto il tempo di compiere la grande promessa, apparve il Messia, Uomo-Dio, che
predicò la sua dottrina e ne commise il deposito agli Apostoli, ossia alla Chiesa, chò egli non
scrisse alcun libro. La Chiesa pertanto conserva, interpreta e applica la nuova legge.
7. Capo della Chiesa fu stabilito da G. C. s. Pietro e dopo lui i suoi successori.
8. S. Pietro, capo della Chiesa, parti di Antiochia e condottosi a Roma, capitale allora del
mondo intiero, vi stabili la sua sede. I suoi successori continuarono a farvi residenza, che per
causa delle persecuzioni voleva essere nelle catacombe. Dopo il terzo secolo dell'éra cristiana
l'imperatore Costantino abbracciò la religione di Cristo, fondò chiese in Roma, le forni di dote.
Appresso trasportò il suo seggio imperiale in Costantinopoli, da lui fondata. D'allora in poi gli
imperatori, i re che dominarono in Italia, non soggiornarono:più in Roma, ma solamente la
traversarono come viaggiatori, risiedendo a Ravenna, o a Pavia, o a Milano. Cosi Roma divenne
ner divina provvidenza la città del Vicario di Cristo. {209 [415]} {210 [416]}
Dizionario dei vocaboli riguardanti la geografia, gli uffizi ed i riti
religiosi di cui è più frequente l'uso nella Storia Sacra.
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A.
Abarim
Abba
Abdon
Abel o Abila
Abel Setim
Abib o Nican
Abilene
Abisso
Abominazione
Abor o Caboras
Acaia
Accaron
Acco
Aceldama
Achila
Acor
Acsaf
Adama
Adar
Adar
Adarsa
Ada
Adora
Adommim
Adonai
Africa
catena di montagne al di là del Giordano, la quale, si estende fino
nell'Arabia. Ivi Geremia nascose Targa dell'alleanza quando i
Caldei s'impadronirono di Gerusalemme. Il monte Nebo, su cui
morì Mosè, è parte di quella catena.
Ebraico, significa padre.
città della tribù d' Aser accordata a' Levìti.
Abelmaim, città al sett. della Palestina tra il Libano e l'Antilibano.
valle di Moab al di là del Giordano, quasi dirimpetto a Gerico.
primo mese dell'anno Ecclesiastico presso gli Ebrei, che
corrisponde ad una parte del mese di marzo e di aprile.
regione della Celesiria così detta dalla cap. Abila, oggidì Bellina.
l'inferno e i luoghi più profondi del mare e il caos, sopra il quale
nella creazione del mondo era portato lo spirito di Dio.
l'idolatria e gli idoli, così detti perchè il culto di essi è una cosa
abomieevole, e le cerimonie degli idolatri erano quasi sempre
accompagnate da dissolutezze.
fiume celebre della Mesopotamia, che si scarica nell'Eufrate, e
sulle cui rive abitarono gli Israeliti nella loro schiavitù.
oggidì Livadia, provincia della Grecia, dove san Paolo predicò il
Vangelo. Corinto ne è la capitale.
città de' Filistei presso il Mediterraneo
città dettapoi Tolemaideed ora s. Giovanni d'Acri; era al
settentrione del Monte Carmelo con porto sul Mediterraneo.
campo di sangue, vicino alla valle di Ennon, al mezzodì del monto
Sion, che serviva di cimitero agli stranieri e pellegrini che morivano
in Gerusalemme. È così chiamato perchè comperato coi trenta
denari ricevuti da Giuda per aver dato G. C. in potere dei sacerdoti
Ebrei.
città e monte della tribù di Beniamino, dove Davidde si era
nascosto per fuggire il furore di Saulle.
valle nel territorio di Gerico presso Galgala, dove Acan e tutta la
sua famiglia furono lapidati per essersi ritenute le spoglie di Gerico.
città della tribù di Aser.
città della Pentapoli incendiata e sepolta sotto il mar Morto. {211
[417]}
dodicesimo mese dell'anno Ecclesiastico degli Ebrei, sesto
dell'anno civile, corrispondente quasi al nostro febbraio.
sorta di moneta; valeva in circa cinque dramme o due franchi e
sessanta cent.
città della tribù d'Efraim.
torre o fabbrica a poca distanza da Betlemme, sotto cui si
ricovravauo i pastori. In questo luogo essi ricevettero I' annunzio
della nascita del Messia.
città sulle rive del Giordano.
città e monte nella tribù di Beniamino.
nome di Dio che significa Signore.
una delle tre parti del mondo conoscìuto dagli antichi, popolata da
Cani e dai suoi discendenti. Questo nome non si adoperava quasi
mai per esprimere una delle grandi parti del globo: per lo più si
usava a denominare tutte le terre conosciute sul Mediterraneo dallo
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Agareni od Agareí
Agata
Ai o Am
Ala
Alabastro
Albania
Alef
Alessandria
Alfa ed Omega
Alicarnasso
Alleanza
Alleluia
Amat
Amen
Amfipoli
Ammon o Noammon
Amot-Dor
Anagogia
Anaton o Cannaton
Anatot
Anfora
Angelo
Animali
Anno
stretto di Gibilterra sino ai confini dell' Egitto.
popoli così chiamati perchè discendenti da Agar serva di Abrarno.
Chiamavansi purelsmaeliti dalsmaele figliuolo di Agar, e Saraceni.
Abitavano nell'Arabia.
pietra preziosa che trae il nome dal fiume dove ella trovasi, che è
nella Sicilia e se ne trovano ancora nelle Indie e nella Frigia.
città della tribù di. Beniamino.
città e contrada al di là dell'Eufrate, dove i re dell'Assiria
trasportarono gli Israeliti delle dieci tribù.
pietra polita, e molto facile a lavorarsi e di cui si fanno preziosi
vasi.
regione situata tra il Mar Caspio e il Caucaso in Persia. Oggidi
Chirvan.
prima lettera dell' alfabeto ebraico, d'onde si è formato l'a dei
Latini, l'alfa dei Greci.
cap. dell'Egitto fondata da Alessandro Magno, riguardata come
seconda città del romano impero prima che Costantinopoli fosse a
questo grado innalzata.
prima ed ultima lettera dell'alfabeto Greco; significano
proverbialmente primo ed ultimo. G. C. è alfa ed omega; cioè il
principio e il fine di tutte le cose.
oggidì Melt capit. della Caria nella Caramania; ora è quasi
rovinata.
Antica e Nuova alleanza è lo stesso che Antico e Nuovo
Testamento.
ebraico, Lodato Dio. Grido di santa gioia, principalmente per
ringraziare Dio dei favori da lui ottenuti.
paese che è tra la Palestina e l'Eufrate.
ebraico, vero, certo; si prende ancora per affermare e giurare la
verità.
oggi Emboli città tra la Macedonia e la Tracia.
città di Egitto, la stessa che Diospoli, o città del sole, nel Delta
sopra un braccio del Nilo a poca di stanza dal Medit.
città di rifugio nella tribù di Neftali.
elevazione di spirito alle cose celesti. Uno dei quattro sensi che si
possono dare alla Sacra Scrittura. Il senso {212 [418]} anagogico è
quando si spiega il testo sacro per rapporto al fine che i cristiani
devono proporsi che è la vita eterna.
città della tribù di Zabulon.
città della tribù di Beniamino, patria di Geremia prof.
vaso o misura pei liquidi corrispondente a 25 litri. Si davano a
Belo sei anfore di vino al giorno, cioè circa 150 litri.
messaggero. inviato. Nome comune a tutti gli spiriti celesti, perchè
sogliono essere da Dio mandati a comunicare agli uomini i santi
suoi voleri.
Gli Ebrei dividevano gli animali in quattro specie: i quadrupedi, gli
uccelli, i rettili ed i pesci. In ciascuna di queste specie essi
distinguevano gli animali puri, dei quali era permesso l'uso, dagl'im
puri, che non si potevano nè mangiare nè offrire al Signore.
Gli Ebrei avevano anni di quattro maniere: 1° l'Anno civile che
regolava il corso degli affari civili composto di dodici mesi, e
cominciava dal mese di Tisri, settembre; 2° l'ànno ecclesiastico o
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Anticristo
Antiliibano
Antiochia
Aphel
Apocalissi
Arabia
Aram
Aran o Harem
Ararat
Arasse
Arat
Arbella
Arbor soientiae boni
et mali
Arbor vitae
quello che regolava le feste, cominciava dal mese di Nisan, marzo;
3º l'anno sabatico o del riposo, che si celebrava ogni sette anni,, in
cui si lasciava la terra incolta e tutto ciò che produceva era a tutti
comune. Cominciava e finiva nel mese di settembre; 4º l'anno santo
o del Giubileo che si celebrava nel fine delle sette settimane d'anni
ossia l'anno cinquantesimo. Aveva la medesima prerogativa
dell'anno sabatico, ed il diritto di rimettere in possesso dei loro beni
coloro che ne fossero rimasti in qualunque modo privi.
contro Cristo. Nome dato a colui che deve venire alla fine del
mondo a perseguitare i cristiani.
catena di montagne della Siria e della Fenicia di rimpetto al
Libano, da cui è divisa dalla Celesiria o Bassa Siria.
più città ebbero questo nome; nella Scrittura si fa special menzione
di due: Antiochia la grande, oggidì Antokié sull'Oronte nella Siria a
18 miglia circa dal Mediterraneo. S. Pietro tenne ivi la sede
apostolica sette anni. Antiochia di Pisidia, nell'Asia Minore, ove i
Giudei mossero un'accanita persecuzione contro a s. Paolo e a s.
Barnaba.
Sono molte città di questo nome; una nella tribù di Giuda, dove
erano accampati i Filistei quando l'arca presa nella battaglia fu
trasportata in Silo; altra nella valle di Iesrael, dove accamparono i
medesimi Filistei, quando Saul era sul monte Gelboe. La terza era
nella Siria, celebre per la vittoria di Acabbo contro il re Benadad.
Ultimo libro della Bibbia, dove si contengono i misteri che G. C.
ha rivelati a s. Giovanni Evang. e che riguardano specialmente alle
persecuzioni ed ai trionfi della Chiesa sino alla fine del mondo.
Vasta penisola al Mezzogiorno dell'Asia fra il Mar Rosso, l’
Oceano Indiano ed golfo Persico. Si suol dividere in tre parti:
L'Arabia Petrea da?etra (ogg. Urach) sua capitale è la parte meno
estesa ed è posta al sett. del golfo Arabico in prossimità dell'Egitto:
La Deserta, così detta perla grande {213 [419]} sterilità del sua
terreno, comprendevala maggior parte della penisola; L'Arabia
Felice verso il mare delle Indie: era così chiamata per la sua gran
fertilità. Gli Israeliti liberati dalla schiavitù dell' Egitto vagarono
nell' Arabia Petrea quarant'anni.
paese così detto da Aram quinto figlio di Sem padre di quei popoli
della Siria che furono detti di poi Armeni. Oggidì Soria o Sham.
Charan o Chara v. Caran.
monte altissimo nell'Armenia, sopra cui sì fermò l'arca dì Noè
dopo il diluvio. N poco distante dal monte Tauro, 12 miglia da
Erivan cap. della Turcomania. Si crede che da questo monte
traggano origine i quattro fiumi del paradiso terrestre; cioè Fison,
Geon,Tigri, Eufrate (V. questi nomi).
fiumeche nasce dal monte Ararat e si scarica nel mar i Caspio. Si
crede che sia il Geon del paradiso terrestre.
Arath, città degli Amorrei, al mezz. della tribù di Giuda verso il
deserto di Cades.
nel Diarbek, dove Alessandro vinse Dario la terza volta.
albero della scienza dell bene e del male, che Iddio aveva piantato
nel paradiso terrestre, col divieto ad Adamo di non toccarne il frutto
sotto pena di morte.
albero della vita. Così chiamato, perchè Iddio gli aveva data la
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Areadia
Archisinagogo
Architriclino
Areopago
Aret
Argo
Arimatea
Armenia
Arnon
Aroer
Aroset
Artassata
Ascalona
Asfaltide ossia mare
Morto
Asia
Asia Minore
Asion-Gaber
Asmodeo
Asmonei
Asof
virtù di conservar la vita all'uomo, la salute, ed il vigore.
oggi parte della Livadia nella Morea.
capo della Sinagoga, le cui funzioni erano di regolare ciò che
doveva farsi nella Sinagoga, d'interpretar la legge, di far preghiere,
di castigare i trasgressori della legge.
mastro di casa, che aveva cura dei festini, gustava le vivande e i
vini, che si distribuivano ai convitati.
luogo e celebre tribunale di Atene, dove radunavansi i famosi
giudici detti Areopagiti. S. Paolo fece ivi una stupenda predica, in
cui fra gli altri convertì s. Dionigi, uno di questi giudici.
foresta della tribù di Giuda dove Davidde ritirossi fuggendo Saulle.
città cospicua del Peloponneso cap. dell'Argolide o regno d'Argo.
città della tribù di Efraim, patria di quel Giuseppe che domandò a
Pilato il corpo di Gesù Cristo per seppellirlo. Quivi nacque Samuele
prof. e fu consacrato Re Saulle.
vasta provincia dell'Asia dove si vuole che sieno stati creati Adamo
ed Eva e collocati nel paradiso terrestre. Dividevasi in Maggiore e
Minore. La Maggiore, ora Turcomania, era di là dell'Eufrate, e
confinava colla Colchide e l'Iberia a sett. col mar Caspio e colla
Media all'oriente, colla Mesopotamia al mezzodì. La Minore aveva
il monte Tauro al mezz. e lo Stordisco all' occidente e sett.:
quest'ultima ora fa parte della Natolia.
torrente che nasce nelle montagne di Galaad, e si versa ad oriente
nel mar Morto.
città della tribù di Gad vicino al torrente Arnon, celebre {214
[420]} per la vittoria di Iefte sugli Ammoniti.
città sopra il lago Semecon, dimora di Sisara generale delle truppe
di labin re di Azor.
città principale dell'Armenia Maggiore posta sul fiume Arasse.
città de' Filistei, patria di Erode il grande, oggidì villaggio
dipendente da loppe.
Questo lago non esisteva prima di Abramo. Ivi era una
deliziosissima pianura in cui trovavasi Sodoma, Gomorra, Adama,
Seboim e Segor, appellate Pentapoli. Iddio per punire i misfatti di
quegli abitanti distrusse le loro città con una pioggia di fuoco che le
consumò ad eccezione di Segor. E detto Asfaltide per la densità
delle sue acque, che rassomiglia al bitume.
parte del mondo la più vasta e la più conosciuta dagli antichi.
Quasi tutti i fatti dell'Antico e Nuovo Testamento avvennero
nell'Asia. Dividesi in Asia Maggiore e Minore. La Maggiore
comprende tut4o quel tratto che oggidì si denomina Asia, eccetto
l'Asia Minore.
oggidì Natolìa penisola compresa fra il Medit. l'Arcipelago e il
Mar Nero.
città dell' Idumea o dell'Arabia sul lido del Mar Rosso,
accampamento degli Israeliti nel deserto.
distruttore, demonio che fece morire i sette primi mariti di Sara
figlia di Raguele, avanti che sposasse il giovane Tobia.
discendenti di Matatia, che noi chiamiamo Maccabei; così chiamati
probabilmente, perchè traevano loro origine da qualche illustre
sacerdote chiamato Asmoneo.
città della tribù di Manasse sopra le sponde del Giordano.
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Asor
Assaron o Gomor
Assiria
Asson
Astarot Camnaim
Astarte o Astarot
Atene
Azimi
Azoto
città fortissima cap. del regno di Iabin re de'Cananei, distrutta da
Giosuè.
misura di capacità che vale la decima parte dell'Efa cioè circa 3
litri.
oggidì Curdistan nel regno di Persia; era compresa tra l'Armenia
Maggiore, la Mesopotamia, il Tigri, la Susiana e la Media.
oittà dell'Eolide provincia dell'Asia Minore.
città della Palestina al di là del Giordano vicino al torrente Iaboc
già cap. di Og re di Basan.
dea dei Fenici, sotto al cui nome si adorava la luna, ed il suo culto
era sempre unito a quello di Baal.
città principale dell' Attica, dove predicò s. Paolo.
La festa degli azimi era delle' più celebri tra' Giudei. Cominciava il
quintodecimo della luna di Nisan (marzo), e durava sette giorni, in
cui non si mangiava che del pane senza lievito, in memoria di ciò
che i loro padri praticarono nell'uscir dall'Egitto, portando la farinae
facendo il pane con celerità senza lievito.
città de'Filistei con porto sul Medit. Ivi fu da un angelo trasportato
il Diacono Filippo per battezzare l’ eunuco della regina Candace.
B.
Baal o Belo
Baala o Cariatiarim
Baal-Asor
Baal-Berit
Baal-Gad
Baalmeon
Baal-Tatuar
Babele
Babilonese e Caldea
Babilonia
Bacar o Bacurim
Barba
parola che significa Signore ed era una falsa divinità la quale sotto
vari nomi {215 [421]} veniva adorata dai popoli orientali. Talora
gli stessi Ebrei gli offersero in sacrifizio umane vittime.
città della tribù di Giuda.
cittàà della tribù di Efraim, dove si tosavano le greggi di
Assalonne, quando fece uccidere suo fratello Ammone.
divinità dei Sichemiti adorata anche dagli Ebrei nella loro
prevaricazione. Aveva sontuoso tempio in Sichem.
città alle radici del monte Ermon al mezzodì del Libano e di
Damasco.
città della tribù di Ruben, caduta in potere dei Moabiti.
campagna nella tribù di Beniamino.
torre edificata circa cento venti anni dopo il diluvio nelle pianure
del Sennaar, o Babilonese dai figli di Noè prima che nadassero ad
abitare le varie parti del mondo. Babele significa confusione,
perchè nella fabbrica di quella torre Iddio confuse il linguaggio di
coloro che lavoravano.
oggidì Irach-Arabi, cioè paese abitato dagli Arabi. Per lo più con
tal nome intendevasi la parte meridionale della Mesopotamia.
città celebre della Mesopotamia nella Caldea. Fondatada Nembrot
dove fu cominciata la famosa torre di Babele, venne di poi
accresciuta ed abbellita da Semiiàmide. Gli’ scrittori sacri e profani
parlano di Babilonia come di una delle più grandi e delle più potenti
città del mondo. Oggidì è all'atto distrutta. Era edificata sulle rive
dell'Eufrate in vicinanza dell'odierna Bagdad.
villaggio vicino a Gerusalemme verso il Giordano, dove Semei
caricò di imprecazioni Davidde fuggiasco perla ribellione di
Assalonne.
Gli Ebrei portavano tutta la barba sul mento, ma non già sul labbro
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Basan o Batanea
Bat
Battriana
Bean
Beca o numismna
census
Beelfegor
Beelsefon
Beelaebub
Becrsabee
Bel o Belo
Belial
Benedizione
Berillo
Berito
Bersabea
Beseter
Besor o Bosor
Bestemmia
Betabara
Betania
Betaran
Betaven
Betbessen
Bete
Betel
superiore, nè sulle gote o guance.
paese fertilissimo tra il Giordano, e il mar di Galilea, i monti di
Ermon e quelli di Galaad
unità di misura pei liquidi; equivaleva a litri 31,544. La stessa
misura pei solidi si chiamava Ea.
oggidì Usbek, provincia della Persia verso la Tartana.
città della tribù di Gad al di là del Giordano.
cioè il mezzo siclo che ciascun Israelita dava ogni anno pel
mantenimento del Tempio. Corrispondeva circa ad una lira della
nostra moneta.
falsa divinità dei Moabiti, che gli Israeliti adorarono nel deserto di
Sin.
città sui confini dell'Egitto, dove gl' Israeliti passarono il Mar
Rosso.
voce composta da beel o baal e zebub, e significa Dio delle
mosche. Era una falsa divinità adorata dai Cananei perchè li
difendesse dagli insetti. Gli Ebrei appellavano il demonio con
questo nome.
deserto tra il mar Morto ed il Medit. dove abitarono lungo tempo
Abramo, Isacco, Giacobbe, Elia e molti celebri solitarii.
primo re di Pabilonia, che dopo sua morte ricevè {216 [422]} in
questa città ed in tuttala Caldea gli onori divini. Si crede che sia lo
stesso che Nembrot.
significa empio, e talora lo stesso demonio.
valle di benedizione, luogo nella tribù di Giuda ad Occid. del mar
Morto presso Engaddi, notabile per la vittoria riportata da
Giosafatte sugli Ammoniti, Moabiti e Idumei.
ottava pietra del razionale del Sommo Sacerdote.
città della Fenicia oggidì Bairout nella Siria.
città della tribù di l'atrio del tempio di GerusaSimeone distante
venti miglia da Ebron a mezzogiorno.
montagna di Gerusalemme, la più alta della città dirimpetto al
tempio a sett.
torrente che nasce nella tribù di Giuda, circonda la città di
Bersabea, e si scarica nel Medit. vicino a Gaza.
parola ingiuriosa a Dio. La legge di Mosè puniva i blasfemi colla
morte.
borgo della Giudea sul Giordano non molto distante dal mar
Morto, dove battezzava s. Gio. Battista.
bergo e castello distante circa tre chilom. da Gerusalemme, a pie'
del monte Oliveto. In questo borgo abitavano Marta, Maria e
Lazzaro, il quale fu da Gesù Cristo risuscitato quattro giorni dopo
morto.
città nella tribù di Gad.
nome dato alla città di Betel, dopochè Geroboamo vi ebbe fatto
innalzare i vitelli per fare idolatrare il popolo. Era nella tribù di
Efraim vicino a Sichem.
città della tribù di Giuda, dove Simeone e Gionata tagliarono a
pezzi l'esercito di Bacchide e l'obbligarono a dimandar la pace.
città della Siria conquistata da Davidde, donde trasse molto oro ed
argento per l’ edificazione del tempio.
deserto sui confini della tribù di Beniamino e di Efraim, dove
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Bete-da o Betsaida
Bet faggi
Betlemme od Efrata
Betmaon
Betoron
Betsarnes
Betsan o Scitopoli
Betseta
Betsura
Betulia
Betzaida
Bezoe o Bezeca
Bibbia
Biblo
Bisso
Bitinia
Boanerges
Bosor, o Bostre, o
Bosra
Botrus
Bubaste
Bui
Giacobbe, fuggendo allo sdegno di Esaù, vide una scala misteriosa,
che gli pareva toccasse il cielo.
lavatoio delle pecore o peschiera detta di poi Probatica Piscina,
accanto all’atrio del tempio di Gerusalemme, dove si facevano bere
gli animali destinati pei sacrifizi.
castello tra Gerusalemme e Betania, ove Gesù montò a cavallo, per
fare il suo ingresso trionfalè in Gerusalemme.
città della tribù di Giuda, otto kilom. a mezzodì da Gerusalemme,
celeberrima per la nascita del Salvatore. Avvi altra città di tal nome
nella tribù di Zabulon.
città de' Moabiti nella tribù di Ruben.
città edificata da Salomone nella tribù di Beniamino, celebre per le
vittorie che Giuda Maccabeo riportò sopra i generali del re di Siria.
città della tribù di Giuda, dove si trasportò l'arca quando fu resa dai
Filistei, e dove Iddio fece perire cinquantamila uomini per averla
voluta guardare con troppa curiosità.
città della Palestina vicino al mar di Genezaret: oggi El-Beisan.
città e pianura nella tribù di Manasse al di là del Giordano.
città al sett. della tribù {217 [423]} di Giuda sulla frontiera di
quella di Beniamino.
città forte sopra un monte vicino a Tiberiade, patria di Giuditta.
ogg. Giuliade, città sulla sponda del mar di Tiberiade vicino al
Giordano, patria degli apostoli Pietro, Andrea, Giacomo il
Maggiore, Giovanni e Filippo.
città della tribù d'Aser vicino al Giordano.
libro per eccellenza, nome che i Cristiani dànno alla collezione dei
libri sacri tanto dell' Antico quanto del Nuovo Testamento, scritti
per inspirazione e coll'assistenza dello Spirito Santo.
città della Fenicia alle radici del monte Libano sopra il Medit. detta
anche Gebul.
lino finissimo d'Egitto che s'impiegava per le tonache dei sacerdoti.
provincia dell'Asia Minore sulla costa sett. di rincontro a Bisanzio,
dominante in parte la Propontide, e in parte il Ponto Eusino.
figlio del tuono, nome che G. C. diede ai figli di Zebedeo per
significare lo zelo e la fermezza loro nella fede.
città di rifugio al di là del Giordano nella tribù di Ruben.
torrens botri. torrente del grappolo d'uva, luogo così detto perchè
ivi si fermarono i dodici esploratori ritornando. dalla terra
promessa.
città d'Egitto sopra la riviera orientale del Nilo verso l'Arabia.
ottavo mese degli Ebrei, detto ancora Marsevan, corrisponde ad
una parte del nostro mese di ottobre e di novembre.
C.
Cabala
Cabo o Cab
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la Cabala è la conoscenza dei differenti misteri nascosti
sotto il senso letterale della Scrittura, che i Giudei
pretendono aver ricevuto da Mosè.
decima parte del Sea, decima ottava dell' Efa. Conteneva
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Cademot
Cades o Cades-Barre
Cadumim
Cafarnao
Calammo in ebraico Kanè
Calcedonia
Caldea
Calende
Calende o Calan
Calice
Cansnon
Camos
Cara
Cananea
Canat
Candelliero
Canone
Cantico dei Cantici
Cantori
Capitazione
litri 1,175.
deserto nella tribù di Ruben dove Mosè inviò gli
ambasciatori a Seon re degli Amorrei per dimandar il
passaggio sopra le sue terre.
città nel deserto di Sin, tra la terra promessa e l'Arabia.
si crede il medesimo che il torrente Cison.
città della tribù di Neftali sulle sponde del mare di
Tiberiade. Nel Vangelo è detta città di Gesù C. pei molti
miracoli da lui quivi operati. Ogg. affatto distrutta.
Ezechiele e s. Giovanni nell'Apocalisse parlano di questa
misura fatta a guisa di canna o pertica. Era lunga sei cubiti e
sei palmi; circa 3 metri.
oggidì Scutari o KadiKeui, città della Bitinia posta sul
Bosforo Tracio dirimpetto a Costantinopoli. Ivi fu celebrato
il 4° concilio ecumenico contro agli Eutichiani nel 451.
v. Babilonese.
nome derivato da parola greca che significa convocare,
primo giorno del mese, cosi chiamato perchè sul comparire
la nuova luna si convocava il popolo per avvisarlo intorno
alle cose che avevano luogo in quel mese.
città della campagna di Senaar, edificata da Nembrot, dove
gettò i primi {281 [424]} fondamenti della sua Monarchia.
Nel senso proprio significa coppa, di cui si fa uso nel
pranzi. Nel senso figurato si prende per le afflizioni che
Iddio ci manda. I cattolici intendono il sacro vaso in cui si
mette il vino per la s. Messa.
città al di là del Giordano nel paese di Galaad, dove fu
sepolto Iair giudice degli Ebrei.
idolo dei Moabiti, cui Salomone sedotto dalle donne fece
edificare un tempio sopra un monte presso Gerusalemme.
piccola città della Galilea nella tribù di Zabulon, dove il
Salvatore operò il primo miracolo cangiando l'acqua in
vino. Fu patria di s. Simone apostolo. Oggidì piccolo borgo
abitato dai Turchi.
La Terra Santa prima che gli Ebrei ne prendessero possesso
era così chiamata da Canaan figlio di Cani primo abitatore;
oggi parte della Soria.
città della tribù di Manasse detta Nobe dopo che un israelita
di questo nome ne ebbe fatta la conquista.
d' oro di sette rami fatto da Mosè e messo nel tabernacolo.
Era d' oro battuto a martello del peso di un talento, circa 28
chilogr. Aveva un piede del medesimo metallo, ed un
gambo accompagnato da sei rami ornati.
regola o catalogo dei libri santi, inspirati. Perchè questi libri
trovansi nel canone diconsi anche libri canonici.
libro sempre tenuto fra i canonici dai Giudei e dai Cristiani.
Nel tempio di Gerusalemme eravi gran numero di leviti
impiegati a cantare le lodi del Signore, ed a suonare gli
strumenti innanzi all'altare.
Mosè aveva ordinato che ciascun Israelita dovesse dare un
mezzo siclo come testatico per l'anima sua, allorchè si
farebbe la enumerazione del popolo, acciocchè essi non
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Cappadocia
Corano Carro
Cariatiarim
Cariat-Sefer o Dabir
Carit
Carmelo
Carmelo
Casleu
Caspie (porte)
Caspio (mare)
Cattedra
Caucaso
Cedar
Cedintot
Cedmnei o Cadmonei
Cedro
Cedron
Celesiria o bassa Siria
Cena
Cenacolo
Ceneris
fossero colpiti da qualche piaga.
oggidì Amasia, regione dell'Asia, Minore, racchiusa tra il
Ponto a sett., la Galazia a ponente, la Cilicia a mezzodì, e
l'Armenia Minore all'oriente.
celebre città della Mesopotamia vicina all'Eufrate, dove
Abramo da Ur sua patria andò ad abitare. Ivi ebbe anche
sepoltura Tare suo padre. Giacobbe si ritirò in Caran quando
fuggiva lo sdegno di Esaù. Crasso generale romano fu
disfatto ed ucciso dai Parti in questa città.
città dei Gabaoniti, che di poi passò alla tribù di Giuda,
presso a questa città fu l'arca del Signore in casa di
Abinadab, donde Davidde la fece trasportare in casa di
Obededom per condurla di poi sul monte Sion.
città della tribù di Giuda, di quelle assegnate a Caleb.
torrente al di là del Giordano, vicino a cui Elia stette
nascosto per evitare la persecuzione di Gezabele.
città della tribù di Giuda sopra un monte del medesimo
nome nella parte più meridionale della Palestina. Era dimora
di Nabal marito di Abigaille.
monte tra Tolemaide e Dora sul Medit., celebre per la
dimora di Elia e per le maraviglie {219 [425]} dal
medesimo ivi operate. I Carmelitani traggono il nome da
questo monte a cagione dei profeti Elia ed Eliseo che ivi
abitarono, e che eglino considerano come loro fondatori.
nono mese degli Ebrei nell'anno sacro, terzo nell' anno
civile e politico; risponde ad una parte di novembre e di
dicembre ed ha trenta giorni.
montagne della Persia lungo le coste del mare Caspio.
amplissimo lago tra l'Europa e l'Asia.
la Cattedra di Mosè, sulla quale erano assisi gli Scribi ed i
Farisei, dinota l'autorità dei Dottori della legge, e la facoltà
d'insegnare, che ai medesimi apparteneva.
catena di montagne fra il Caspio ed il mar Nero.
paese dell'Arabia, abitato altre volte dai Cedareni
discendenti da Cedar figlio d' Ismaele.
città della tribù di Ruben all'oriente dell'Arnon.
antichi popoli della terra di Canaan, sterminati dagli
Israeliti.
albero famoso il cui odore ed amarezza allontanano i
vermi: ciò che lo rende quasi incorruttibile.
torrente che scorre tra Gerusalemme e il monte degli Olivi,
e va nel mar Morto.
oggidì parte della Soria. Davasi tal nome alla gran vallata
posta tra il Libano e l'Antilibano da Emat fino ad Eliopoli.
pasto della sera. E celebre la cena dei morti, che era di due
specie: altra si apparecchiava nella casa del defunto in
tempo che la gente dopo le esequie ritornava a casa; altra si
preparava sopra i sepolcri dei morti.
gran sala destinata per mangiare. S. Elena convertì in
chiesa il cenacolo di Gerusalemme, dove il Salvatore aveva
fatto l’ ultima cena e dove fu mandato lo Spirito Santo.
porto di Corinto, sull'Arcipelago, dove s. Paolo, sul punto
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Ceneret
Cenezei
Centurione
Cesarea di Filippo
Cesarea di Palestina
Chale
Cherubino o cherub
Chidon
Cibsaim
Cidaris
Cilicia
Cinei
Cinifes o Sinifes
Cinnamomo
Cintura
Cipro
Circoncisione
Cirene
Cison
Cobar
Colchide
Colomba
Colonna
d'imbarcarsi per andare a Gerusalemme, si fece tagliare i
capelli per soddisfare ad un voto che aveva fatto.
città al mezzogiorno della tribù di Neftali.
antichi popoli di Canaan, al mezzodì della Giudea.
capitano di cento soldati, e di cui si fa spesso menzione nel
Nuovo Testamento.
città alle radici del monte Libano verso le sorgenti del
Giordano. Ivi G. C. guarì la donna che pativa flusso di
sangue. Antic. dicevasi Paneas, oggidi Banias.
città sul Medit., della quale rimangono le rovine sotto il
nome di Kaisarieh, patria di Filippo diacono. S. Paolo vi
stette due anni prigioniero.
o Cale città dell' Assiria edificatada Assur vicino al fiume
Caboras.
angiolo della prima, gerarchia.
l'aia di Chidon dove Oza cadde morto per avere
imprudentemente distesala mano sull'arca che vacillava
sul.carro.
città di rifugio nella tribù di Efraim data ai leviti della
famiglia di Caat.
berretta del Pontefice degli Ebrei e dei semplici sacerdoti.
{220 [426]}
provincia dell' Asia Minore a mezz., tra la Siria, il Tauro, la
Panfilia, ed il Medit. oggi parte della Caramania.
popoli dell' Arabia nella I provincia di Madian, discendenti
di Cin figlio di Tetro.
piccola mosca che morde a guisa duna spilla
pungentissima. Iddio se ne servì per domare l'inflessibilità
di Faraone.
albero che ha la corteccia di ammirabile odore somigliante
alla cannella.
Gli Ebrei portando gli abiti lunghi; essi gli alzavano e
raccoglievano con una cintura quando volevano faticare e
far viaggio.
grande isola del Medit. tra la Cilicia e la Siria dove
predicarono s. Paolb e s. Barnaba.
cerimonia che gli Ebrei praticavano sui loro fanciulli otto
giorni dopo la loro nascita. Iddio la ordinò ad Abramo per
segno dell'alleanza che faceva con lui.
città cap. della Cirenaica nell'Africa, oggidì Cairoan, nel
regno di Barca. Era patria di quel Simone che aiutò G. C. a
portare la croce sul Calvario.
torrente che nasce dal monte Tabor e va nel Medit.
Caboras, fiume dell'Assiria, che si scarica nell'Eufrate.
è l'antica Evilat della Scrittura. Oggidì Mingrelia o Georgia
tra la Sarmazia e l'Iberia, ad oriente del Ponto Eusino o mar
Nero.
uccello domestico, simbolo della semplicità ed innocenza,
dichiarato puro dalla legge. Mosè ordinò che una donna
divenuta madre dovesse presentarsi al tempio ed offrire al
Signore un agnello od una colomba.
Gli Israeliti erano guidati nel deserto da una colonna di
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Culzum
Concilio
Concordanza
Contraddizione
Corbon o Corbona
Corinto
Coro o Crmer
Corozaim, o Corozim
Correi od Horrei
Creta
Croce
Ctesifonte
Cubito
Cutei
nuvole durante il giorno, la quale diveniva di fuoco durante
la notte. Essa copriva ancora il tabernacolo ed in mezzo di
essa Iddio parlava a Mosè e ad Aronne.
città sul mar Rosso ora distrutta interamente.
si prende in senso generico per ogni sorta di assemblea,
altre volte pel Sinedrio, o Senato di Gerusalemme; e
finalmente per un' assemblea di vescovi riuniti per trattare
di religione.
nome dato a molti libri, dove si sono accordati diversi passi
della Scrittura, e dissipate le apparenti contraddizioni che gli
increduli cercano di trovarvi.
acqua di contraddizione, accampamento in cui Mosè
percosse la rupe per trarre acqua, e dove mostrò qualche
diffidenza alle parole del Signore.
offerta o presente che si fa a Dio, od al suo tempio.
S'intende anche la cassa dove tenevansi questi doni nel
tempio.
celebre città sussistente col medesimo nome anche oggidì
sull'istmo che separa il Peloponneso o Morea dal resto della
Grecia. S. Paolo predicò ai Corinti e loro scrisse due lettere.
misura di capacità pei solidi che conteneva 10 Bat pari a
litri 315,445.
città della Galilea sul lido occidentale del mar di Tiberiade.
primi abitatori {221 [427]} del paese di Seir che fa dipoi
occupato dagli Idumei.
grande isola dell' Arcipelago oggidì Candia dalla città cap.
di questo nome. S. Paolo vi dimorò qualche tempo e
partendo stabili s. Tito vescovo dei Cretesi.
suppliziousato presso quasi tutti gli antichi popoli, e su cui
morì confitto il N. S. G. C.
città della Mesopotamia sul Tigri, un tempo reggia dei re
persiani.
misura di lunghezza di circa centim. 50.
popoli dell' Assiria che Salmanasar inviò nella Samaria in
luogo delle’dieci tribù che egli trasportò schiave nel suo
impero.
D.
Daberet
Dafea
Dagon o Dog
Dagon
Dalet
Dalmanuca
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città di rifugio data a' Leviti, nella tribù d'Issacar, innaffiata dal
torrente Cison.
accampamento degli Ebrei, dov'essi giunsero da Cin.
fortezza nel piano di Gerico nella tribù d'Efraim, dove Tolomeo
uccise con tradimento Simone Maccabeo suo suocero con Matatia
e Giuda suoi figli.
idolo de' Filistei sotto forma mostruosa di un uomo senza coscie.
Alcuni vogliono che fosse Saturno,, altri Giove, altri Venere.
quarta lettera dell'alfalieto ebraico, d'onde venne il delta dei Greci
e il d delle altre lingue.
città della tribù di Manasse al di là del Giordano.
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Dalmazia
Damasco
Damna
Dan
Danaro
Datema o Datnian
Deblata
Decacordon
Decalogo
Decapoli
Decima
Decurione
Dedicazione
Delfo
Demonio
Denaba
Derbe
Deserto
Deserto di Faran
Deserto di Sur
Deuterocanonico
Deuteronomio
Diaconessa
Diacono
parte dell'antica Illiria sull'Adriatico, dove s. Paolo mandò a. Tito
a predicare.
città cap. dell'antica Siria, in una pianura fertilissima a' piè del
monte Libano verso l'oriente. là una delle più antiche città del
mondo. Esisteva già ai tempi di Abramo. S. Paolo fu battezzato in
questa città ed ivi predicò Gesù Cristo.
città della tribù di Zabulon. Città dello stesso nome era nella tribù
di Neftali.
anticamente Lais, città nella tribù di Neftali, dove Geroboamo
figlio di Nabat mise uno de' suoi vitelli d'oro.
Antic. cc-sì chiamavasi una specie di moneta equivalente a circa
50 cent.
fortezza nel paese di Galaad sulle frontiere dell'Arabia, celebre
per gli assalti sostenuti contro all'esercito di Timoteo.
città nel deserto della tribù di Ruben.
strumento di musica a dieci corde, molto simile alla nostr'arpa, di
figura triangolare con ventre incavato, che risuonava di sotto.
Due parole greche che significano i dieci precetti o comandamenti
che Iddio diede agli Israeliti sul monte Sinai per mezzo di Mosè.
dieci città, contrada della Palestina così chiamata, perchè
comprendeva dieci città situate alcune al di qua ed altre al di là del
Giordano.
parte dei frutti della terra, o di una eredità, o altra porzione
consimile. Si usò in ogni tempo di pagare le decime ai sacerdoti
dell'Altissimo.
officiale dei -soldati che comanc'.ava a dieci uomini.
cerimonia colla quale si consaera un tempio, una chiesa o un
altare al Signore. Mosè dedicò il tabernacolo che {222 [428]}
aveva eretto nel deserto; Salomone dedicò il tempio.
oggi Castrio in Lìvadia nella Grecia.
Questo nome si prende sempre in cattivo senso cioè per gli angeli
malvagi.
città dell' Idumea in cui regnò Bala figlio di Beor, della stirpe
d'Esaù.
città della Licaonia nell'Asia Minore, dove s. Paolo e s. Barnaba si
stabilirono dopo essere stati scacciati da Iconio.
luogo incolto. Si dà particolarmente questo nome al deserto
dell'Arabia, in cui gli Ebrei vagarono quarant'anni.
era nell'Arabia Petrea all'intorno della città di Faran.
É all'estremità del Mar Rosso,
significa secondo canonico; libro sacro che è stato messo più tardi
degli altri nel canone, o perchè sia stato scritto dopo gli altri che di
già esistevano, o perchè da principio vi sia stato qualche dubbio
della sua canonicità.
uno dei libri dell'antico Testamento, ultimo di Mosè e significa
seconda legge, poichè contiene una ripetizione abbreviata delle
leggi comprese nei libri precedenti.
vergine o vedova la quale faceva nella chiesa certe funzioni in
favore delle persone del suo sesso, che i Diaconi non potevano
esercitare.
ministro, coluì che aiuta il sacerdote nel divin sacrifizio, nella
distribuzione dell'Eucaristia, e nel servizio de' poveri.
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Diana
Diavolo
Didracma
Dipondio
Discepolo
Divinazione
Dor o Dora
Dotaim o Dotam
Dragone
Dramma
Dura
Le favole la fanno figlia di Giove e di Latona, sorella d'Apollo.
Gli Asiatici e specialmente gli Efesini avevano innalzato un
tempio a questa divinità, che passava per una delle sette maraviglie
del mondo.
parola greca che significa calunniatore. In ebraico corrisponde a
Belial, libertino; oppure a Satan accusatore; ma in senso ordinario
significasempre il demonio, il gran nemico del genere umano.
moneta del valore di due dramme; circa una lira.
specie di moneta piccolissima detta anche asse; corrispondeva a
circa 8 centesimi.
nome dei settantadue seguaci che G. C. inviò a predicare il
vangelo. In generale poi sono così chiamati tutti i fedeli cristiani.
l’ arte di scoprire l'avvenire coli' ispezione degli astri, de' voli, del
canto, o degli intestini degli animali, e di altre cose simili. Iddio
condanna l'empietà di chi fa uso di questi ridicoli mezzi per
indovinare le cose future.
città nella tribù di Manasse sul Medit.
città della tribù di Zabulon vicino, a Samaria verso settentrione.
specie di serpente il cui nome nella scrittura significa il Demonio.
moneta che valeva 52 cent. Ogni capo di famiglia pagava ogni
anno 2 dramme pel mantenimento del tabernacolo, come aveva
prescritto Mosè.
gran pianura intorno a Babilonia, dove Nabucodonosor fece
innalzare una grande statua affinchè fosse da tutti adorata.
E.
Ebal
Ebenesor
Ebron
Ebron
Ecbatana
Ecclesiaste
Ecclesiastico
Eden
Edessa
Edrai
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monte nella tribù d'Efraim vicino alla città di Sichem
attaccato al monte Garizim. {223 [429]}
campo dove erano gli Israeliti, quando, disfatti dai Filistei
l'arca del Signore cadde nelle loro mani.
città della tribù di Giuda, edificata poro dopo: il diluvio,
nelle cui vicinanze era la spelonca di Masfa,dove furono
seppelliti Abramo, Sara, ed Isacco.
accampamento degli Israeliti nel deserto tra Ietebata ed
Elat.
cap. della Media; si vuole sia l'odierna Amadan.
vuol dire predicatore. libro dell'Antico Testamento, scritto
da Salomone, così detto perché declama contro i vizi e le
vanità del mondo.
libro sacro così chiamato, perchè contiene precetti e ricordi
per la sapienza e per la virtù. Se ne credeautore certo Gesù
figlio di Sirac.
Paradiso Terrestre. Si distendeva nell'Armenia
racchiudendo le sorgenti dei fiumi Eufrate, Tigri, Fison e
Geon. Era il paese più piacevole e delizioso del mondo. Una
città del medesimo nome era sopra il monte Libano.
città della Mesopotamia sulla sinistra dell'Eufrate, oggidì
Nasbin.
Erano due città’di questo nome, una al di là del Giordano
nella tribù di Manasse, l'altra nella tribù di Neftali.
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Efa
Efa od Efi
Efod
Efra
Efraim
Efrata
Egeo
Egitto
Eglon
Elam
Elba
Elbir o Macmas
Elcesi
Eleat
Eleutero
Elim
Elimaide
Eliopoli
Ellade
Ellenisti
Ellespontooggi Dardanelli
Elmon-Deblataim
Elon
Elul
Emat
città marittima, alle radici del monte Carmelo vicino a
Tolemaide.
misura di capacità, la medesima che il Bat (v.). Efeso, città
della Ionia sulle rive del mar Egeo, ora meschino villaggio.
S. Paolo predicò agli Efesini, e loro scrisse una lettera.
vestimento del Sommo Pontefice degli Ebrei, così detto da
afad legare, cingere. Era corto, senza maniche, si metteva
sopra tutti gli altri abiti e copriva solamente le spalle.
città della tribù di Manasse patria di Gedeone.
contrada della Palestina, così chiamata perchè abitata dalla
tribù di Efraim.
Viene così chiamata la città di Betlemme da Efrata seconda
moglie di Caleb.
oggi Arcipelago, mare tra la Grecia e l'Asia Minore.
vasta provincia dell'Africa sul Medit., confinante col Mar
Rosso a levante, colla Cirenaica all'occ. e coll'Etiopia a
mezz. Mesraim figlio di Cani ne fu il pripio abitatore, e si
crede che sia lo stesso Mene che dagli storici antichi si dice
essere stato il primo re d'Egitto. Antic. dividevasi in alto
Egitto o Tebaide oggidì Saida; in Medio, ovvero
Eptanomide (sette prefetture) oggi Vostani; in Basso Egitto
ossia Delta oggi Bahari.
città della tribù di Giuda.
Persia; Elamiti, Persiani.
città di Canaan nel territorio della tribù di Aser.
città della tribù di Efraim, celebre per la vittoria riportata
dai Filistei sugli Israeliti, e per quella de' Maccabei sopra
questi nemici. In questa città Maria e Giuseppe s'accorsero
che Gesù non era con loro. Ora mesch. villaggio.
villaggio della Galilea nella tribù di Neftali patria del
profeta Naum.
città de' leviti a settentrione della tribù di Aser.
fiume che nasce tra il Libano e l'Antilibano, e va a
scaricarsi nel Mediterraneo.
settimo accampamento degli {224 [430]} Israeliti nel
deserto dove trovarono 12 fontane e 70 palme.
cap. del paese di Elam o dell'antica Persia.
città dei sole sul Nilo, così detta perchè aveva un tempio
dedicato al sole ed eravi uno specchio che rifletteva in tutta
la giornata i raggi di questo pianeta di modo che tutto il
tempio n'era illuminato. Ogg. quasi rovinata.
V. Grecia.
Si chiamavano così i Giudei nati fuori della Giudea, dove si
parlava Greco.
stretto che unisce il mar di Marmara all'Arcipelago.
quarantesimo accampamento degli Israeliti vicino al
torrente Arnon.
città della tribù di Giuda data a'Leviti. Altra città dello
stesso nome era nella tribù di Ruben.
Presso gli Ebrei era il sesto mese dell'anno eccl. e secondo
del civile; ha 29 giorni.
città della Siria presso il Monte Libano ai confini di
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Emiro
Emmaus
Emoroissa
Encaenia
Endor
Engaddi
Engallim
Eenon
Epifania
Epiro
Epoca
Era
Ermon
Ermon Ermoniim
Erodiani
Erodion
Esebon
Esodo
Espiazione
Espiazione
Damasco, così chiamata da Emat undecimo figlio dì Canaan
suo fondatore. Altra città di questo nome era nella tribù di
Neftali.
popoli bellicosi e giganteschi di Canaan disfatti da
Codorlaomor, e suoi alleati nella pianura di Cariatiarim. Il
loro nome deriva dall'Ebraico ensim, terribile.
borgo o castello undici chilom. da Gerusalemme, dove
Gesù Cristo si manifestò a due discepoli, che venivano da
Gerusalemme. Oggidì Nicopoli.
persona che patisce gran flusso di sangue.
rinnovazione; festa che si celebrava ogni anno in memoria
della dedicazione, che Giuda Maccabeo fece del Tempio
profanato da Antioco.
città della tribù di Manasse vicino al monte Tabor. Quivi
Saulle andò a consultare la pitonessa prima della battaglia di
Gelboe. Oggi distrutta.
città della tribù di Giuda vicino al mar Morto. Il suo terreno
è fertilissimo, le sue vigne molto stimate.
città sulle rive del mar Morto, alle foci del Giordano.
villaggio tra Salico ed il Giordano dove s. Giovanni Battista
battezzò Gesù Cristo.
manifestazione, festa dell'adorazione dei Re Magi, del
battesimo di G. C. e del suo primo miracolo nelle nozze di
Cana.
prov. della Grecia sett. tra il mar Ionio, la Tessaglia e la
Macedonia; ogg. parte dell'Albania detta anche Carnia.
termine di cronologia che dinota certi punti fissi segnati da
fatti importanti, che servono a dividere la storia in più parti
dette periodi.
aera, parola latina di cui i cronologi si servono per
significare il principio di qualche tempo, e fissare il punto da
cui comincia la loro cronologia.
che gli Ebrei chiamano Chermon e gli Amorrei Sanir è
un'altissima montagna al di là del Giordano dove era la tribù
di Manasse.
alto monte al di qua del Giordano nella tribù di Issacar
presso il monte Tabor.
setta fra' Giudei così detti da Erode, di cui vantavansi
seguaci. {225 [431]}
palazzo magnifico ben fortificato, che Erode fece edificare
60 stadii, cioè 11 kilometri lontano da Gerusalemme.
città data alla tribù di Ruben e ceduta in seguito a quella di
Gad.
vuol dire uscita; si chiama così il secondo libro del
Pentateuco, perchè contiene la storia dell'uscita degli
Israeliti dall' Egitto sotto la condotta di Mosè.
cerimonia colla quale gli Ebrei si purificavano con diversi
sacrifizi secondo le colpe che commettevano. Era questa una
specie di confessione che metteva il trasgressore in salvo
dalla pena temporale stabilita contro i colpevoli.
festa solenne che si celebrava nel decimo giorno del mese
Tisri (settembre) nella quale il Sommo Sacerdote faceva la
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Esseni
Etan
Etanim
Etiopia
Eucaristia
Eufrate
Europa
Evangelo
cerimonia dell' espiazione pei peccati del popolo. In questo
solo giorno il Sommo Sacerdote entrava nel Sancta
Sanctorum, luogo più venerando del Tempio.
setta tra' Giudei, della quale s'ignora l' origine, che alcuni
rapportano ai Recabiti i quali vivevano prima della cattività
babilonese; ed altri agli Assidei, al tempo dé Maccabei.
terzo accampamento degli Ebrei usciti dall'Egitto.
settimo mese dell'anno ecel. degli Ebrei, chiamato anche
Tisri (settembre).
nerezza, vasta regione dell'Africa a mezz. dell'Egitto, ogg.
Abissinia e Nubia.
parola greca, azione di grazia. Nome dell' augustissimo
Sacramento che G. C. instituì nell'ultima cena.
fiume notevolissimo dell'Asia, che ha origine sul monte
Ararat, bagna le frontiere della Cappadocia, della Siria, della
Mesopotamia, e va a scaricarsi nel golfo Persico. Il suo
corso fu per lungo tempo il confine del romano impero in
oriente.
una delle tre parti del continente antico, le cui regioni
settentrionali oltre il Reno e il Danubio, erano poco
conosciute dagli antichi.
parola greca, buona nuova. Ha tal nome poichè contiene la
storia della vita di G. C. che ha portato agli uomini
l'annunzio felice della loro liberazione e riconciliazione con
Dio, ed ha insegnata la via ed i modi di condurli alla salute.
F.
Farne
Faraone
Faraonn
Farina
Farisei
Faselide
Fasga
Fau
Fenice
Fenicia
Ferezei
Fesdomim
Festa
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vasto deserto dell'Arabia Petrea, confinante col Mar Rosso alla cui
riva si trova una città ed un promontorio dello stesso nome.
nome comune ai re d'Egitto fino al tempo del profeta Ezechiele.
Equivale a re o a principe.
città della tribù di Efraim sui monti di Amalec.
La legge di Mosè permetteva agli Israeliti che non avevano il
modo di offerir degli animali in olocausto, di offerir la farina.
cosi detti da Faras, che significa separare, poichè gonfi della loro
pretesa giustizia, si separavano dagli altri uomini.
città della Panfilia sulle frontiere della Licia.
montagna al di là del Giordano nel paese di Moab, che era come la
cima del monte Nebo. {226 [432]}
città dell' Idumea, ove. regnava Adar o Adad.
porto di Creta, dove san Paolo voleva passar l'inverno per essere la
stagione molto avanzata.
provincia dell'Asia oeca tra il Medit. e la Siria; al sett. della
Palestina, ove era Tiro e Sidone.
uno dei sette popoli della Cananea. prima degli Ebrei.
luogo nella tribù di Giuda dove i Filistei furono disfatti.
generalmente significa giorno di giubilo. I giorni di festa si
celebravano o in onor di Dio, o in ringraziamento di
qualchebenefizio segnalato. Non si sa se vi fossero giorni festivi
ordinati prima della legge mosaica, eccetto il sabato, la cui
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Fiairot
Filacteria
Filadel fia
Filippi
Firmamento
Fison o Fisis
Fitom
Fogor
Fontana d'Eliseo
Fontana suggellata
Formica
Fratello
Frigia
Frombola
Frusta
Funon
Fur o Furim
osservanza era stabilita presso il popolo di Dìo.
quarto accampamento degli Israeliti.
fascia di pergamena ov erano scritte le parole della legge per
conservarne la memoria. Di queste si cingevano la fronte o le mani.
antica città della Lidia nell'Asia Minore.
città considerevole della Macedonia sulla riva dell'Arcipelago. S.
Paolo predicò ai Filippesi eloro scrisse una lettera.
quello spazio che si estende dalla superficie della terra fino alle
stelle.
oggidì Fasi, uno dei quattro fiumi del Paradiso Terrestre, che del
monte Ararat bagnando la terra di Evilat, ovvero Colchide, detta
oggi Mingrelia e Georgia, va a scaricarsi nel mar Nero.
città che gli Ebrei edificarono agli Egizi.
monte dei Moabiti che faceva catena col monte Nebo.
così chiamata perchèle sue acque furono raddolcite da Eliseo. Essa
scola nella campagna di Gerico e va a scaricarsi nel Giordano.
Pone signatue, fontana distante 2 kilom. da Gerusalemme.
Salomoneìa fece fare per trasportare con un canale le acque
necessarie ai ministri ed uffiziali del tempio. Si crede così chiamata
perchè il re ne faceva suggellare la porta col suo anello regale
acciocchè nessuno vi entrasse senza sua licenza.
insetto conosciutissimo simbolo della precauzione e della fuga
dell'ozio.
Si prende nella Sacra Scrittura per ogni parente fino al quarto
grado, poi per un uomo del medesimo paese e in genere pel nostro
prossimo, e ancora per uno che si rassomigli ad un altro tanto nel
bene quanto nel male.
duplice regione ad occid. dell'Asia.LaFrigiaMinore èposta
sull'Egeo verso l’Ellesponto dove una volta era Troia. La Frigia
Maggiore si trova ai confini della Galazia tra la Bitinia e la Lidia.
o fionda, stromento di corde per lanciar pietre. Gli Ebrei molto se
ne servivano e quei della tribù di Beniamino la maneggiavano con
tanta destrezza, ch'essi avrebbero potuto colpire un capello,
secondo l'espressione della Scrittura. Davidde ammazzò Golia con
un colpo di frombola.
supplizio comune tra gli Ebrei. Mosè ordinò che colui il quale
avesse meritato la la pena della frusta, fosse condannato {227
[433]} dai giudici ad essere disteso in terra, e battuto colle verghe
alla loro presenza per quanto richiedeva la colpa; ma che non si
eccedesse il numero di 40 colpi.
accamp degl Israeliti dove il Signore mandò i serpenti infuocati,
per punirli delle loro mormorazioni.
festa solennissima dei Giudei in memoria delle sorti tirate
dall'empio Aman per sapere il giorno in cui doveva farli tutti
trucidare.
G.
Gaas
Gabaa
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monte della tribù di Efraim celebre pel sepolcro di Giosuè.
città della tribù di Beniamino patria del re Saulle. Gabaa
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Gabaat di Finees
Gabaon
Gabaton
Gad
Gad
Gadara
Gadgad
Galaad
Galazia
Galgal o Galgala
Galilea
Garizim
Gaulan
Gaver
Gaza
Gazofilacio
Gebal o Gebalene
Gebbeton
Geennon
Gelboe
borgo, ovvero collina di Cariatiarim, dove dimorò l'arca
del Signore finchè Davidde la fece trasportare sul monte
Sion.
città nelle montagne di Efraim, luogo della sepoltura
d'Eleazaro.
città cap. dé Gabaoniti sopra un'altura a sett. di
Gerusalemme.
città della tribù di Dan, ceduta ai leviti.
città della tribù di questo nome, al di là del Giordano.
divinità pagana; si crede volesse significare la fortuna.
città della tribù di Manasse al di là del Giordano.
montagna nel deserto di Faran.
montagne all'oriente del Giordano, le quali dividono i
paesi d'Ammon, di Moab, di Ruben e di Manasse
dall'Arabia Deserta.
vasta regione dell'Asia Minore tra il Ponto Eusino, la
Panfilia, la Cappadocia e la Frigia Maggiore. Fu detta
Gallo-Grecia per essere stata occupata dai Galli e dai
Greci.
luogo celebri presso il Giordano dove gli Ebrei dopo il
passaggio di que' fiume venendo dall'Egitto, ricevettero la
circoncisione.
provincia sett. della Palestina la quale si estendevi; sino al
monte Carmelo. Il Redentore è chiamato Galileo,perchè
passò quasi tutta la sua vita in questa provincia, operandovi
grandi miracoli. Gli apostoli erano appellati Galilei, perchè
quella era loro patria nativa.
montagna di Sichen: nella provincia di Samaria, su cui
Giosuè per ordine di Mosè fece innalzare un altare dove
offerì sacrifizi a Dio, e pubblicò la legge del Decalogo in
presenza dell'Arca.
Gaulon, città che diede il nome alla piccola provincia
chiamata Gaulanite nella tribù di Manasse al di là del
Giordano.
distretto presso Gerusalemme dove Ocozia re di Giuda fu
ferito a morte da Ieu.
città de' Filistei che toccò in sorte alla trihù di Giuda, dove
Sansone morì uccidendo gran numero di Filistei.
significa camera del tesoro. Nel tempio di Gerusalemme
eranvi più luoghi dove si custodivano i' doni che si
offerivano al Signore. Nel vangelo si dinota la cassa dove
si gettavano le offerte all'entrata del tempio.
paese dell' Idumea al mez. della tribù di Giuda di cui Petra
era cap.
città della tribù di Dan, dove Baasa usurpatore del {228
[434]} regno d'Israele uccise Nadab figlio di Geroboamo.
o la valle di Ennon alle falde del morite Moria, dove i
Giudei innalzarono un altare a Moloc, cui essi
sacrificavano i fanciullì gettandoli nel fuoco. Dopo fu detta
Geenna o valle della tristezza. Geenna di fuoco nel vangelo
significa l'inferno.
monte della Palestina celebre per la disfatta e morte di
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Gemara
Genesi o generazione
Gentile
Geon
Gerara
Gerasa, o Gergesa
Geraseni o Gergeseni
Gerico
Gerusalemme o Gerosolima
Gessen
Gessur
Get
Geteper
Getsemani
Giblos o Biblos
Gigante
Ginea
Gion
Giordano
Saulle e di Gionata suo figlio.
complemento, perfezione. E il nome della seconda parte
del Talmud, la prima del quale si chiama Misnà. Così detta
perchè gli Ebrei la riguardano come il compimento della
legge ed una spiegazione alla quale non vi sia nulla da
aggiungere.
primo libro della Bibbia, scritto da Mosè, così chiamato
perchè comincia dalla creazione del mondo e viene fino
all'anno 2569.
Gli Ebrei chiamavano le altre nazioni Goiim, che significa
gentile o pagano.
uno dei quattro fiumi del Paradiso Terrestre; si giudica che
sia l'Arasse che dal monte Ararat va nel Caspio.
città de' Filistei nell'Arabia Petrea, ove Abramo e poi
Isacco si ricoverarono in occasione di gran carestia.
capitale dei Geraseni ogg. Deierrac. Presso questa città G.
C. guarì un inftlice posseduto da molti demonii, i quali
entrati in un gregge di porci li spinsero nel mare facendoli
tutti annegare. Per questa ragione i cittadini intimoriti
pregarono Gesù che si allontanasse dai loro confini.
popoli discendenti da Gergeseo quinto figlio di Canaan.
città circa dodici miglia da Gerusalemme e quattro ad
occid.del Giordano. Oggi meschino villaggio detto Erican.
cap. della Giudea, delle più antiche città del mondo. Prima
dicevasi Salem dipoi Gebus dai Gebusei che ne furono i
padroni fino a Davide. Da questo tempo prese il nome di
Gerusalemme. I paesi d'intorno a Gerusalemme si dicono
oggi Elkados, cioè paesi della città santa.
contrada molto fertile del Basso Egitto o Delta che
Giuseppe fece dare a suo padre ed a' suoi fratelli quando
vennero ad abitare in quel regno. Oggidì Vadi Tomdat.
che fu dipoi chiamato Traconitide, paese tra le sorgenti del
Giordano ed il monte Ermon.
città toccata in sorte alla tribù di Giuda una delle cinque
satrapie de' Filistei, patria di Golia.
città della tribù di Zabulon, patria del prof. Giona.
valle a' piedi del monte Oliveto ove Gesù soleva ritirarsi a
pregare, e dove sudò sangue e fu tradito da Giuda.
città sopra la costa della Fenicia fra Tripoli e Berìto.
La Scrittura parla dei giganti, che vivevano prima del
diluvio; li chiama uomini violenti e rapitori, ed anche
Rafaim. Gli Enacim poi erano i più famosi giganti della
Palestina: dimoravano in Ebron e nelle sue vicinanze.
Mosè parla del letto di Og re di Basan che aveva nove
gomiti di {229 [435]} lunghezza, cioè circa 5 metri. Golia
aveva sei gomiti ed un palmo di altezza ossia circa 4 metri.
città nella gran pianura tra la Samaria e la Galilea.
fontana all' occidente’ di Gerusalemme,-dove Salomone fu
unto re dal profeta Natan e dal sommo sacerdote Sadoc.
fiume principale della Palestina che la divide in due grandi
parti. Esso ha due sorgenti: una vicina a Damasco, l'altra
presso Cesarea di Filippo; passa in mezzo al lago di
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Giosafat, valle di Giosafat
Giovenca rossa
Giubileo
Giudea
Giudei
Gob
Gog e Magog
Golgota
Gomor
Gomorra
Gozan
Greci
Grecia
Gurbaal
Genezaret, e va a scaricarsi nel mar Morto. Dai Turchi
dicesi Erden.
in cui il Signore congregherà tutte le nazioni, colle quali
entrerà in giudizio. É tra Gerusalemme ed il monte Moria.
vittima d'espiazione per le impurità che i Giudei
contraevano alla presenza e al toccamento di un morto.
parola che significa corno d'ariete, poichè si faceva uso di
questo corno per annunziare al popolo l'anno del Giubileo,
in cui si riposava, si restituiva la libertà agli schiavi, e si
restituivano le possessioni che si erano comprate.
Cominciava nel mese di settembre, ed era il cinquantesimo
dopo sette settimane di anni cioè sette volte sette. La
Chiesa Cattolica istituì il giubileo spirituale per cui rilascia
o rimette i peccati, e concede le indulgenze.
quella porzione della Palestina, che è tra il mar Morto ed il
Medit. Dopo la schiavitù di Babilonia col nome di Giudea
s'intese la Palestina intera, perchè quelli che ritornarono in
patria erano nella maggior parte della tribù di Giuda. Più
tardi fu detta Terra Santa.
nome dato ai discendenti di Abramo dopo la cattività
babilonese.
gran pianura in cui si diedero due grandi combattimenti tra
i Filistei e gli Ebrei.
dinotano gli Sciti secondo alcuni, i Persiani, ed i Goti
secondo altri.
montagna vicino a Gerusalemme. Questo nome si gnifica
cranio, e si vuole così chiamato dal cranio di Adamo che
credesi quivi sepolto. G. C. fu su questo monte crocifisso e
sepolto nel giardino di Giuseppe d'Arimatea.
misura di capacità; la medesima che l'Assaron, decima
parte dell'Efa; circa 3 litri.
una delle cinque città della Pentapoli distrutta per la
malvagità de' suoi abitanti.
fiume dell'Asia sul quale Salmanassar trasportò gli i
sraeliti delle dieci tribù che e gli aveva soggiogate.
Dicevansi Greci non solo gli abitanti della Grecia vera, ma
ancora quelli che occupavano l'estremità meridionale
dell'Italia e la Sicilia e quelli che erano stabiliti sul littorale
dell'Asia Minore lungo l'Egeo. Nella Sacra Scrittura per
Greci comunemente s'intendono gl'idolatri ed i gentili.
in senso stretto era il Peloponneso (ora Morea) e l'Ellade,
(ora Livadia). Nella Scrittura per Grecia s'intendono tutti i
paesi abitati dai discendenti di Iavan nella Grecia, nella
lonia e nell'Asia Minore.
città e paese dell'Arabia contro i cui abitanti Ozia re di
Giuda combattè e riportò grandi vantaggi. {230 [436]}
I.
Iabes
Iaboc
città della mezza tribù di Manasse al di là del Giordano.
torrente che scorre dalle montagne di Galaad e si scarica nel Giordano
presso al mare di Tiberiade.
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Iamniao Iamnes
Iar o Yar
Iarammot
Iasa o Iosia
Iconio
Idolatria
Idolo
Idumnea
Ieova
Iernel
Iesrael o Iesrael
Ieter
In
Incendio
Indi o Indiani
Inno
Ionio
Ioppe
Ircania
Iride
Ismaeliti
Israeliti
Issopo
Itureo
Iturei
città della tribù di Dan sul mare tra Azoto e loppe.
secondo mese dell'anno ecclesiastico degli Ebrei, ottavo dell' anno
civile, che corrispondeva al nostro Aprile; era di 29 giorni.
città della tribù d'Issacar data a' Leviti ed assegnata per città di rifugio.
città nella tribù di Gad.
cap. della Licaonia, dove gli Ebrei mossero persecuzione contro s.
Paolo. Oggidì Cogni nell'Asia Minore.
culto divino renduto alla creatura. L'idolatria non si è sparsa in tutta la
terra se non dopo il diluvio; e il disegno insensato della torre di Babele
ne è stata l'epoca.
rappresentazione o figura. Si prende per ogni sorta di rappresentazione
di false divinità del paganesimo.
provinciaalmezzodi della Palestina fra l'Arabia deserta, il Medit. ed il
mar Rosso. Ella trasse il suo nome da Edom o Esaù, che ivi stabilì sua
dimora.
Nome dì Dio, nome ineffabile e misterioso, che il Signore non dichiarò
agli antichi patriarchi prima di Mosè.
deserto della Giudea, a ponente del mar Morto, dove il re Giosafat
riportò grande vittoria sopra gli Ammoniti e i Moabiti collegati.
città nella gran pianura della tribù di Issacar, soggiorno ordinario di
Acabbo, dove era la vigna di Nabot.
città della tribù di Dan.
misura di capacità che conteneva circa 5 litri.
nome del sito dove gli Ebrei si accamparono partiti dal Sinai, così
detto perchè Iddio sdegnato per le loro mormorazioni inviò contro di
loro un fuoco, che fece perire gran numero d'Israeliti.
abitanti dell'India, vasta regione dell'Asia, bagnata dai fiumi Indo e
Gange riguardata dagli antichi come il confine della terra all'Oriente.
conponimento poetico. E un cantico pietoso composto in onore di Dio
o dei Santi.
mare fra la Grecia e l'estremità dell' Adriatico così detto da lavan o Ion
figlio di Giafeto che popolò la Grecia, e da cui ebbero origine i Ionii.
oggi Zaffa, città e porto della Palestina sul Medit. dove. Giona
s'imbarcò per fuggire a Tarso, e s. Pietro risuscitò la buona Tabita e
ricevette i messi di Cornelio Centurione.
oggidì Masanderan, provincia della Persia.
si prende per l'arco baleno. Il Signore avendo promesso a Noè che egli
non sommergerebbe più la terra col diluvio universale, gli diede per
segno della sua parola l'arco in cielo.
discendenti da Ismaele figlio di Abramo e da Agar; abitavano l'Arabia.
Una parte degli Arabi moderni si vantano di essere procreati da
Ismaele.
I discendenti di Abramo, detti prima Ebrei, furono anche chiamati
Israeliti da che un angelo {231 [437]} cangiò il nome di Giacobbe in
quello di Israele.
erba molto conosciuta. Si usava come aspersorio in alcune sacre
funzioni.
provincia settentrionale della Palestina tra la Siria e l'Arabia.
popolo che misto con Arabi abitava le falde del monte Libano.
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
L.
Laban
Labana o Lebna
Lacedemoni
Lachis
Lago
Lamtentazioni
Laodicea
Lavanda de’piedi
Lebbra
Lebna
Lechi
Lepre
Lesa o Lasa
Letec,o Ardob
Leviatan
Levitico
Libano
Libazione
Licaonia
Licia
deserto al di là del Giordano nella pianura di Moab, dove Mosè lesse
il Deuteronomio agli Israeliti.
città di Giuda in cui accamparono gli Israeliti durante il loro viaggio
nel deserto.
lo stesso che Spartani, abitanti di Lacedemone o Sparta nel
Peloponneso, prov. della Grecia: ogg. Morea.
città della tribù di Giuda dove da un angelo fu disfatto l'esercito di
Sennacheribbo.
Nella Giudea vi sono tre laghi, cioè l'Asfaltide, il lago di Tiberiade, e
quello di Semecon ossia di Merom. La parola lago è anche usata ad
esprimere una fossa, una cisterna, un sepolcro, un luogo incavato e
profondo capace di contenere le fiere, i leoni
Geremi a penetrato dal dolore di vedere il suo popolo condotto
schiavo in Babilonia e Gerusalemme distrutta, proruppe in amarissimi
pianti, detti lamentazioni, che la chiesa canta nella settimana Santa in
memoria della morte del Salvatore.
oggidi Licia, o Ladié, in Siria a sette leghe da Antiochia. Antic.
Diospoli.
Gli orientali avevan costume di lavare i piedi agli stranieri, poichè
per l'ordinario si marciava a piedi nudi e guarniti solamente di
sandali. Così Abramo fece lavare i piedi ai tre angioli. Il Salvatore
volle dar agli Apostoli l'ultima lezione d'umiltà lavando loro i piedi.
malattia contagiosa da cui i Giudei erano di frequente afflitti.
accampamento degli Israeliti presso la città dello stesso nome al
mezz. della Cananea.
città nella tribù di Dan già detta Tamna. Prese il suo nome dalla
mascella d'asino, con cui Sansone uccise mille Filistei. Il luogo, dove
egli avea riportato questa vittoria maravigliosa chiamossi Ramat-
Lechi, elevazione della mascella. Legione. La legione romana era
composta di dieci coorti, la coorte di cinquanta manipoli, il manipolo
di quindici uomini e conseguentemente la legione era un corpo di
circa sei mila soldati. Nel Vangelo sono anche chiamati col nome di
legione gli spiriti maligni da'quali era posseduto un uomo.
animale conosciutissimo dichiarato impuro dalla legge di Mosè.
Mosè fissando i limiti della terra di Canaan dice che essa si distende
verso mezzogiorno fino a Lesa, città tra il mar Morto ed il mar Rosso.
misura ebraica che valeva metà del Corner, cioè circa 158 litri.
parola composta di due che significano un gran pesce o mostro
marino, sotto al cui nome s'intende il demonio.
terzo libro del Pentateuco{232 [438]} così detto poichè contiene
principalmente le leggi, i regolamenti poi sacerdoti- e, pei leviti.
catena di montagne che divide la Siria dalla Palestina. Ivi sorgevano
i famosi cedri che servirono pel tempio di Salomone, di cui se ne
veggono ancora alcuni oggidì. La parte orientale del Libano è detta
Antilibano.
l'effusione dei liquori che si spargevano sulle vittime immolate al
Signore.
oggi governo di Cogni; era parte della Cappadocia.
prov. dell'Asia Minore sulla costa merid. fra la Caria la Panfilia, e la
Frigia. Ivi approdò s. Paolo quando recavasi a Roma per presentarsi a
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Lidda
Lidia
Limbo
Lione
Listri o Listra
Lobna
Lodabar
Log
Lucifero
Luna
Lunule
Lupo
Lustrazioni
Luza
Nerone.
oggidì Diospoli, città della tribù d' Efraim sul Medit., dove S. Pietro
guarì il paralitico Enea.
oggi Carosia, provincia dell'Asia. Minore.
luogo ove le anime dei giusti erano ritenute prima che G. C.
discendesse perliberarle.
animale noto. Il lione di Giuda è G. C. il quale è uscito dalla stirpe di
Davidde, ed ha vinto il demonio.
città della Licaonia, patria di s. Timoteo, dove a. Paolo guarì un
cieco dalla nascita.
città di rifugio a mezzodì della tribù di Giuda.
città dove dimorava Mifiboset figlio di Gionata, allorchè Davidde lo
fece venire alla corte.
misura dì capacità che valeva circa litri 0,.43.
significa portatore della luce. Si prende per la stella del mattino, o
per G. C. che è lume del mondo. Qualche volta indica il demonio per
ricordare la sua bellezza prima della prevaricazione.
astro che gira attorno alla terra, creato nel quarto giorno per
presiedere alla notte, e per far distinguere i tempi e le stagioni. Gli
Ebrei hanno adorato quest'astro sotto il nome di Astarte, di Dea dei
boschi e di Regina del Cielo.
ornamento in forma di croce che gli Ebrei mettevano alla loro
calzatura.
animale selvaggio e carnivoro, cui la scrittura paragona sovente i
persecutori della Chiesa, i falsi dottori e gli scandalosi.
cerimonie per le quali si purificavano i luoghi, e le persone
contaminate.
città dell'Arabia Petrea edificata da un uomo di Betel.
M.
Moaca
Moanaim o Manaim
Maccabei
Maccabei
Maccabei
Maceda
Macedona
Maoheron
Madian
Madon
piccola prov. della Siria al sett. delle sorgenti del Giordano.
città dei Leviti della famiglia di Merari nella tribù di Gad.
nome dei principi Asmonei che liberarono il popolo Giudaico dalla
tirannia dei re di Siria.
nome di sette fratelli ct?e colla loro madre morirono per la
religione in Antiochia nella persecuzione di Antioco.
Si appellano dei Maccabei due libri canonici, che contengono le
azioni prodigiose de'Maccabei o degli Asmonei.
città cap. del regno che ne portava il nome, distrutta da Giosuè.
{233 [439]}
parte settentrionale della Grecia tra l' Epiro e la Tessaglia, la Tracia
ed il mar Egeo. Nella' Bibbia è detta Cetim.
fortezza al di là del Giordano nella tribù di Ruben premo il lago
Asfaltide, dove e. Giovanni Battista fa posto inprigione e decapitato
per ordine di Erode Antipa.
paese dei Madianiti all'oriente del mar Morto, aveva per cap.
Madian. Altro paese di Madian era all'oriente del mar Rosso, dove
si salvò Mosè e dove sposò Sefora figlia di Tetro.
città de' Cananei, il cui re Iobab si collegò con molti altri contro
Giosuè, che lo prese l'uccise e ne abbruciò la città.
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Magala
Magdalel
Magedo o Mageddo
Maghi
Mambre
Mammona
Mangiare
Manna o Man
Mare
Mare di Libia
Mare di rame
Mare Morto
Mare Rosso
Maresa
Masal
Masfa
Masfa
Masfa
Massada
Medaba o Meda'ra
Media
luogo dove gli Israeliti erano accampati quando Davidde abbattè
Golia.
città della tribù di Neftali.
città della tribù di Manasse, dove morì Ocozia per tradimento di
Ieu.
Indovini e pronosticatori di felici avventure. Mosè proibisce di
consultarli sotto pena di morte. Il nome di mago significa pure
Savio, Filosofo.Tali erano i Magi venuti ad adorare il Salvatore.
valle fertilissima vicina ad Ebron, dove Abramo accolse i tre
angeli, che gli predissero la nascita d' Isacco, e li servì a mensa
sotto di un albero detto terebinto; perciò anche laa valle fu detta del
terebinto. S. Girolamo assicura che ai suoi tempi quest'albero
esisteva ancora.
nome siriaco che significa ricchezze. G. C. dice che non si può
servire a Dio ed a Mammona cioè alle ricchezze.
Gli Ebrei credevano di contaminarsi e di perder l'onore, se-
mangiavano con gente di altra religione e di professione
vergognosa e screditata. Nel tempo di G. C. non mangiavano
co'Samaritani; ed erano scandalizzati perchè Gesù Cristo mangiava
co' pubblicani e peccatori.
nutrimento che Iddio somministrò agli Israeliti per lo spazio di
quarant'anni nel deserto d'Arabia. Cadeva dal cielo ogni mattina ad
eccezione del sabato. Aveva il sapore del miele e la grossezza di un
seme di coriandro. Maon, città della tribù di Giuda dove Davidde
dimorò lungo tempo durante la persecuzione di Saulle.
Gli Ebrei davano questo nome a tutti i grandi ammassi d'acqua, ai
gran laghi, agli stagni. I profeti disegnavano spesso i grandi fiumi
sotto il nome di mare.
oggi quella parte del Mediterraneo che bagna le coste dell'Africa.
gran vaso che Salomone fece collocare nel tempio per uso delle
purificazioni dei sacerdoti prima e dopo i sacrifizi.
V. Asfaltide.
così detto da Edom ó Esaù che vuol dire rosso, ogg. golfo Arabico,
che separa l'Egitto dall'Arabia.
città della tribù di Giuda patria del profeta Michea.
c. della tribù d'Aser sul mare presso al monte Carmelo.
città ai confini della tribù di Giuda e di Beniamino, assai celebre
come luogo di preghiera innanzi la costruzione del Tempio.
Samuele vi tenea {234 [440} le adunanze e vi fù eletto Saul primo
re degli Ebrei.
cap. della tribù di Gad, nelle montagne di Galaad dove Giacobbe e
Labano fecero alleanza. Era dimora di Iefte, il quale ivi congregò le
truppe con cui abbattè gli Ammoniti.
Spelonca a poca distanza da Ebron comprata da Abramo per
servire. di sepolcro a Sara ed alla sua famiglia.
piazza forte della Palestina nella tribù di Giuda, sopra una rocca
scoscesa, e fabbricata da Gionata Maccabeo per resistere a' re di
Siria.
c. al di là del Giordano nella tribù di Ruben, celebre per la vittoria
che sotto le sue mura Gioabbo riportò sui Siri e sugli Ammoniti.
provincia dell' Asia, alt' Oriente dell' Assiria. Ebbe tal nome da
Madai nipote di Noè, che l’ andò ad abitare. Dividevasi in Media
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Medicina
Mefaat
Melchiom
Nello
Mello
Melota
Menfi
Menniti
Meroe
Meroz
Merula
Mese
Mesopotamia
Messenia
Messia
Metea
Metreta
Mina o Mna
Minuto,moneta
Ebraica che valeva
circa
mezzo
centesimo.
Mira
Mirra
Minore e Media Maggiore; questa è detta ogg. Irak-Agemi ed aveva
per cap. Ecbatana patria di Gabelo. La Media Minore ogg.
Aderbiian, ha per cap. Tauris.
La Scrittura non parla dei medici prima del tempo di Giuseppe che
ordinò a' Medici d'Egitto d'imbalsamare il corpo di suo padre
Giacobbé. Non si legge che gli Ebrei avessero medici per le
malattie interne, ma essi ne avevano per le piaghe e malattie
esterne.
città della tribù di Ruben ceduta a' Leviti della famiglia di Merari.
falsa divinità adorata tra gli Ammoniti che le offrivano i loro
figliuoli bruciandoli in suo onore.
città vicina a Sichem, i cui abitanti uniti ai Sichemiti stabilirono re
Abimelec figlio di Gedeone.
valle profonda tra l'antica Iebus e la città di Davidde.
pelle di pecora colla lana di cui servivansi i profeti.
cap.dell'Egitto, dimoradegli antichi re fino al tempo de' Tolomei,
che trasferirono la residenza in Alessandria. Vicino a Menfi
esistevano le famose piramidi d'Egitto, che sono annoverate fra le
sette maraviglie del mondo: ogg. Gran Cairo.
città al di là del Giordano a otto chilom. da Esebon.
quasi isola dell'Alto Egitto tra due braccia del Nilo, anticamente
detta Saba. Cambise la chiamò così in onore di Meroe sua sorella.
città della tribù di Neftali, presso cui si diede la famosa battaglia
contro labin e Sisara.
città della tribù di Zabulon vicino al Medit.
Gli antichi Ebrei non chiamavano i mesi che coll'ordine che essi
avevan tra loro, il primo, il secondo, il terzo ecc. Dopo la cattività
di Babilonia presero i nomi de'mesi da' Caldei e dà Persiani.
nome greco, tramezzo ai fiumi, era infatti racchiusa tra i fiumi
Eufrate e Tigri: e forma ogg. i due Pascialati di Diarbekr verso il
settentrione e di Bagdad verso mezzodì, appartiene alla Turchia
Asiatica.
provincia della Grecia nel Peloponneso o Morea.
ebraico, unto. Si chiamavano così i re, il gran sacerdote, i patriarchi
ed i profeti, perchè si consacravano con olio benedetto. Ma il nome
di Messia conviene per eccellenza al sovrano Liberatore, che {235
[441]} i Giudei aspettavano, e che inutilmente aspettano ancora, es-
Fendo già venuto nel tempo notato nellè Sante Scritture.
accampamento degli Israeliti-nel deserto tra Tare ed Esmona.
parola greca, significa misura; ordinariamente si prendeva per
l'unità delle misure di capacità, cioè pel Bat od Efa uguale a litri 31,
54.
La mina Ebraica valeva 60 sicli, che fanno lire 123, 46 cent.; ma
l'Attica della Grecia, di cui si parla nel Vangelo, valeva 100
dramme o 92 lire.
città della Licia dove san Paold s'imbarcò per andare a Roma sopra
un vascello d'Alessandria.
gomma che scaturisce da un albero comune nell'Arabia là di due
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Misia
Misnà
Mistero
Mitilene
Moabiti
Modin
Moloc
Moneta
Morasti
Moria
Mosca
sorta: Mirra eletta, che scorre da se medesima senza incisione, e
questa è la migliore. Mirra semplice, di qualità inferiore e
s'impiegava nell'imbalsamare i corpi onde preservarli dalla
corruzione.
prov. dell'Asia Minore, dove s. Paolo predicò ilVangelo.
codice del diritto ecclesiastico e civile de Giudei. Questa parola
significa ripetizione della legge o seconda legge. I Giudei credono
che oltre la legge scritta, Mosè abbia ricevuto sul monte Sinai altre
leggi che comunicò a viva voce e che si sono conservate tra' dottori
della Sinagoga fino al tempo del famoso rabbino Giuda il santo, che
scrisse il Misnà verso l'anno di G. C. 180. Esso non è altro che la
raccolta de' riti e' delle leggi orali de' Giudei.
cosa nascosta o difficile a penetrarsi. Prendesi principalmente per
le verità della religione che superano la capacità dello spirito
umano.
isola dove san Paolo passò, quando da Corinto si trasferì a
Gerusalemme. Oggidì Metelino..
discendenti da Moab figlio di Lot. Essi abitarono all'oriente del
Giordano e del mar Morto lungo il fiume Arnon.
celebre città sui confini della tribù di Dan, patria del gran Matatia,
e famosa per la battaglia in cui Giuda Maccabeo suo figlio la tolse
ad Antioco Eupatore.
idolo degli Ammoniti, che aveva forma di uomo colla testa di
vitello tenendo le braccia aperte. Se gli sacrificavano fanciulli
gettandoli nel fuoco, che se gli teneva sempre acceso.
Nella Scrittura non si fa parola di monete, se non quando
Abimelecco diede a Sara mille pezzi d'argento; si fa eziandio
menzione di 400 sicli da Abramo dati ad Efron pel sepolcro di Sara.
Il siclo era la principal moneta degli Ebrei, valeva circa 2 fr.
Dapprima queste monete non erano coniate ma prendevano il
valore dal loro peso. Il primo a coniar moneta fra' Giudei fu Simone
Maccabeo circa 130 an. av. C.
o Maresa, città della tribù di Giuda patria del profeta Michea.
nome del monte su cui Iddio aveva comandato ad Abramo di
offerire Isacco in sacrifizio. Questo monte si divide in tre colline, in
una delle quali Salomone fece edificare il tempio di Gerusalemme.
La fortezza di Davidde era su quella {236 [442]} que si chiamava
Sion. E G. C. Fu crocifisso sulla terza fuori della città, che si
chiamava Calvario, dove credesi che Isacco dovesse essere
immolato.
insetto dichiarato impuro della legge Mosaica e adorato da’
Filistei, Amorrei e Cananei.
N.
Naaliel
Naalol
Naarata o Noan
Naballo
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pianura del deserto dei Moabiti, che servì di accampamento agli
Israeliti.
città della tribù di Zabulon che apparteneva ai leviti della famiglia di
Merari.
c. della tribù d'Efraim presso la valle delle Canne.
città dell' Arabia, conquistata dai Giudei.
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Nablo
Nabo o Nebo
Nabutei
Nafta
Naim
Naiot
Napoli
Nardo
Natatoria Siloe
Nazarei
Nazareni
Nazareno
Nazaret
Neapolis
Nebaas
Neballat
Nebo
Nebsan
Neveb o Adami
Ncel-Escol
Nierda
Nefi
Negromanzia
Nembra o Nimbra
Neofito
Neomenia
Neptoa
Neregel o Nergel
strumento musicale degli Ebrei proprio a risvegliare la gioia. Era una
specie di piva o zampogna.
città della tribù di Ruben a' confini de' Moabiti. Una città dello
stesso nome era nella tribù di Giuda; chiamavasi anche così un idolo
dei Babilonesi.
popoli dell'Arabia discesi da Nabajot, il cui paese detto Nabatena si
distendeva dall'Eufrate al mar Rosso.
specie di bitume sì ardente che brucia tutto ciò che tocca senza
potersi estinguere se non con molta pena. Daniele dice che la fornace
accesa pe' suoi compagni era piena di nafta, di pece e di altre materie
combustibili.
città della Galilea, nella tribù d'Issacar, vicino al monte Tabor, dove
G. C. risuscitò un morto. Ora è quasi rovinata.
città presso Ramata nella tribù d'Efraim.
città della Palestina, la medesima che Sichem ogg. Naplosa.
pianta aromatica di buon odore, di cui si fa eccellente profumo.
piscina o conserva d'acque alle mura di Gerusalemme dalla parte
orient. G. C. inviò il cieco nato a lavarsi in quelle acque.
coloro che separavansi dal comune degli uomini e consacravansi a
Dio con voto. Non bevevano nè vino, nè altro che potesse ubbriacare,
conservavano la chioma e simili.
nome di tutti i Cristiani perchè seguaci di Gesù Nazareno.
di Nazaret. Gesù C. è detto Nazareno perchì visse e fu educato in
Nazaret città della Galilea.
piccola città della Galilea presso al monte Tabor dove nacque Maria
Vergine e ricevette l’annunzio dell’Arcangelo Gabriele. Ivi G. C.
dimorò fino ai trent'anni. ogg. Nazza.
greco, citai nuova, nella Macedonia, dove s. Paolo giunse tornando
dalla Samotracia. Oggidi Cristopoli.
idolo degli Evei. Si crede che avesse la figura di un cane.
città della Palestina, dove quei della tribù di Beniamino si stabilirono
dopo il ritorno dalla cattività Babilonica.
monte sui confini dei Moabiti nella tribù di Ruben, sulla cui cima
morì Mosè senza che maisiasi potuto scoprire il luogo del suo
sepolcro.
città della tribù di Giuda vicino al mar Morto.
città della tribù di Neftali.
torrente dell' uva, {237 [443]} luogo nel territorio d' Ebron, dove gli
esploratori della Terra Promessa colsero un grappolo d'uva, che si
portò nell'accampamento di Cades-Barne attaccato ad una pertica.
città del Babilonese sull'Eufrate.
luogo dove era stato nascosto il fuoco sacro prima della cattività.
arte vera o pretesa d'invocare le anime dei defunti per opera dei
demonii. Mosè proibisce di consultare gli indovini, ed i morti.
città della tribù di Gad all'oriente del mar Morto.
nome greco, nuovamente piantato, colui che di recente convertito
alla fede non vi è ancora ben confermato.
nuova luna, giorno solenne, e primo del mese che s'annunziava a
suon di trombe.
fontana nella tribù di Beniamino vicino alla casa di Zaccaria padre di
s. Gio. Battista.
idolo de' Samaritani rappresentante la figura di un gallo, simbolo del
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Nesib
Nesroc
Netafa o Natufa
Nicea
Nicomedia
Nicopoli
Ninive
Nisan
Nisibi
Nitro
Noa
Noara
Nob
Nod
Nodab
Nofe
Nofet
Noram
Nosse
Nube
Numeri
Numisma census
Nycticorax
sole. Questa idolatria era stata introdotta dai Cutei originarii della
Persia dove si adorava il fuoco e il sole.
città della tribù di Giuda.
dio degli Assiri, che aveva un tempio magnifico in Ninive dove
Sennacheribbo fu dai suoi figli ucciso.
campagna vicino a Gerusalemme, dove era una città del medesimo
nome.
oggi Isnik, città della Natolia, celebre pel primo concilio generale ivi
tenuto nel 325.
città della Bitinia sulla Propontide ove morì l'imeratore Costantino
l'anno 337, oggi Iznikmid.
città dell' Epiro sul golfo d'Ambracia. S. Paolo vi passò un inverno, e
scrisse a Tito di venirlo ivi a trovare.
una delle più antiche e celebri città del mondo, cap. dell'Assiria,
fondata da Assur figlio di Seni, sulla sponda o rientale del Tigri, oggi
am masso di pietre nel Diarbekr poco lungi da Mossul.
mese degli Ebrei corrispondente in parte a Marzo e in parte ad
Aprile.
città della Mesopotamia verso l'Armenia, non molto distante dal
Tigri, ogg. Nissibin o Nisbin.
specie di fiele comune nella Palestina, del quale si servivano per
lavare e pulire.
c. della tribù di Zabulon.
città della tribù d'Efraim, dieci chilom. da Gerico.
o Nobe. città sacerdotale della tribù di Beniamino o d'Efraim. Il
tabernacolo ivi dimorò lungo tempo, ed il pontefice Abimelec vi
faceva la sua residenza.
Caino si ritirò nella terra di Nod dopo l'uccisione di Abele.
città tra l'Arabia e la tribù di Ruben, distrutta per aver dato soccorso
à Moabiti contro la tribù di Ruben.
città dei Moabiti, che dipoi passò agli Amorrei e finalmente agli
Israeliti.
paese al contorno della città di Dor sul Medit., posseduto in parte
dalla tribù di Zabulon e di Manasse.
città della tribù d'Efraim presso il Giordano.
dal latino nubere, coprir d'un velo, poiché i novelli maritati si
coprivano il capo {238 [444]} per modestia. Questa parola si prende
per le cerimonie e le solennità che si praticano' nel giorno dello
sposalizio.
Allorché gli Israeliti uscirono dall'Egitto, Iddio con una colonna di
nube li condusse nel loro cammino.
libro sacro così chiamato poiché i tre primi capi contengono la
numerazione degli Ebrei e dei Leviti.
pezzo di moneta battuta e scolpita; era d'argento e portava l'impronta
e l'iscrizione di Cesare. Valeva un mezzo siclo cioè fr. 1,03.
corvo notturno, barbagiani, uccello dichiarato immondo dalla legge
Mosaica.
O.
Oba
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città della Siria prossima a Damasco.
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Oblazione
Obolo
Obot
Obrizum
Odollam
Ofaz
Ofel
Ofomaco
Ofir
Olimpio
Oliva
Oliveto o Monte
Ulivi
Olocausto
Olon
Omega
Omer o Comer
Onix
Onocentauro
Ora
Oracolo
Oreb
Orione
Oriz
degli
offerta, dono. Si offerivano a Dio degli uomini,come i
sacerdoti ed i Leviti destinati al servizio del Tempio. Si
offerivano animali puri, come buoi, agnelli, piccioni,
tortorelle ecc. Si offerivano anche le primizie dei frutti della
terra.
ventesima parte del siclo. Era di due specie: l'obolo ebraico
valeva dieci centesimi, l'attico quindici centesimi.
accampamento degli Ebrei dove Iddio mandò i serpenti di
fuoco contro gli Israeliti, e dove Mosè fece innalzare il
serpente di bronzo.
oro fino che Salomone faceva venire da Ofir.
città della tribù di Giuda presso cui era una miniera, e dove
ritirossi Davidde.
paese donde veniva l'oro più eccellente.
vi era in Gerusalemme un muro ed una torre di questo nome.
cavallettacosì chiamata perché combatte coi serpenti.
celebre paese che da varii autori credesi nell'America. Le
navi di Salomone impiegavano tre anni tra andata e ritorno.
cognome di Giove cui si edificò un famoso tempio in
Olimpia città della Grecia.
sono di due specie; una detta speciosa o coltivata, e l'altra
selvaggia.
all'oriente di Gerusalemme, diviso da questa città dal torrente
Cedron e dalla valle di Giosafat. G. C. dopo la risurrezione,
da questo monte salì al cielo.
parola greca, tutto bruciato, sacrifizio della chiesa giudaica,
dove la vittima era inti eramente consumata dal fuoco.
città sacerdotale della tribù di Giuda.
ultima lettera dell'alfabeto greco, e proverbialmente significa
l'ultima cosa.
misura di capa cità equivalente a 315 litri.
pietra preziosa del pettorale del gommo sacerdote degli
Ebrei.
mostro col volto dell'uomo, col seno della donna e colle
coscie dell'asino,
ventesimaquarta parte del giorno naturale. Gli Ebrei solevano
dividere sia la notte che il giorno in dodici ore ovvero parti
uguali, onde ne avveniva che di estate le ore diurne erano più
lunghe che nell'inverno, e le notturne più brevi. Nell'inverno
avveniva il contrario.
propiziatorio, d'onde Iddio soleva parlare ed esaudire le
preghiere degli Ebrei. Si {239 [445]} prende ancora poi
santuario o poi luogo dov'era l'Arca dell'Alleanza. Si, usa
eziandio, per significare gli oracoli delle false divinità.
montagna dell'Arabia Petrea, unita al; Sinai, dove Iddio
comparve a Mosè nel cespuglio ardente, e dove Mosè
percosse una rupe: da cui uscì acqua abbondante.
costellazione vicino a quella del Toro; comparisce sul
principio dell'Equinozio di Autunno e presagisce il freddo.
specie di capra selvaggia che ha solamente un corno in mezzo
alla fronte; è annoverata nel deuteronomio fra gli animali
impuri.
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Orma
Oronaim
Orrei
Ortigometra
Ortosia
Osanna
Otre
Ozensara
città della tribù di Simeone antic. Sefaat.
città dei Moabiti sui loro confini.
antichi abitatori delle montagne di Seir al di là del Giordano.
gran quaglia che serve di guida alle altre quando esse mutano
paese.
cittàmarittima della Fenicia presso a Tripoli.
parola usata per esprimere una formola di benedizione o di
presagio di felicità.
pelle di capra cucita ed accomodata, in cui si mettea l'acqua,
il vino, l'olio ed altri liquori prima dell'uso delle botti di legno.
città edificata da Sara nipote di Efraim.
P.
Paflagonia
Pafo
Palestina
Palma
Palmira
Palmo
Panfelia
Pani della proposizione
Parabola
Paracleto
Paradiso
Paralipomeni
Paralitico
Parasceve
Parti
Pasqua
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distretto della Galazia nell' Asia Minore verso il Ponto
Eusino e la Bitinia.
città dell'isola di Cipro, dove e. Paolo convertì il proconsole
console Paolo e castigò colla cecità il mago Elima.
ogg. Terra Santa, così detta dai Palestini o Filistei suoi
antichi abitatori.
albero conosciutissimo che oltre i datteri nella Palestina
produce una specie di miele, da cui si estrae vino prelibato.
Nella Bibbia sono assai rinomate le palme di Cades.
città edificata da Salomone sui confini dell'Arabia deserta,
oggi Tadmor.
misura antica. Ve n'erano di due sorta. La prima è lo spazio
che passa tra il pollice e il mignolo spiegati; equivaleva a m.
0, 22. La seconda ne è la terza parte cioè m. 0, 07.
prov. dell'Asia Minore tra la Cilicia, la Licia ed il Media.
dove s. Paolo e s. Barnaba predicarono.
detti anche pani delle faccio, perchè ponevansi alla
presenza del Signore, cui si offerivano ogni sabato senza
lievito. Erano 12 in memoria delle dodici tribù.
significa paragone e nella Bibbia per lo più è una
similitudine e spesso un fatto vero usato ad esprimere
qualche verità della religione.
nome greco, consolatore, avvocato, nome attribuito
principalmente allo Spirito S.
greco, luogo di delizie, si prende per la gloria immensa che
i Beati godono in cielo.
due libri canonici che sono come una specie di
supplemento ai libri dei Re, e ad altri libri della Bibbia.
chi ha perduto l'uso delle membra del corpo per l'infermità
chiamata Paralisia. {240 [446]}
preparationi. i Giudei davano questo nome al venerdì in cui
apparecchiavano i cibi poi dì seguente, essendo proibito di
farlo nel sabato.
popoli dell'Asia, i medesimi che glii antichi Persiani.
ebraico, passaggio, festa stabilita in memoria tlel passaggio
del mar Rosso e di quello dell'Angelo quando risparmiò i
primogeiliti degli Ebrei dallo sterminio comune.
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Passo
Pastoforia
Patriarca
Pedagogo
Pentateuco
Pentecoste
Perea
Porge o Pera
Peritolo
Peripsema
Persiani o Persi
Petor
Petra
Piangere
Pietre
Pigmei
Pinnacolo del Tempio
Pisidia
Pitone
Plejadi
Poliglotta
misura di lunghezza che corrispondeva circa ad un metro e
mezzo.
gran velo che si metteva alla porta dei templi pagani. Nella
Bibbia si dà questo nome alle abitazioni dei sacerdoti, che
erano intorno al Tempio.
Quello da cui una famiglia o una tribù ha origine. Gli
antichi patriarchi governavano il popolo nelle cose
temporali e nelle spirituali.
greco, maestro dei fanciulli o di quelli cui si compartisce
l'istruzione religiosa.
greco, cinque volumi scritti da Mosè vale a dire Genesi,
Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.
greco, cinquantesimo. Festa solenne degli Ebrei chiamata
ancora Clausura, perchè chiudeva ossia terminava il tempo
pasquale. Si celebrava in memoria della legge data da Dio a
Mosè sul monte Sinai il giorno 50 dopo la uscita degli Ebrei
dall'Egitto. I Cristiani la celebrano in memoria della discesa
dello Spirito Santo sopra gli apostoli 50 giorni do, la
Pasqua.
paese al di là del Giordano; è terminato dai monti che lo
[Bosco: Storia Sacra] separano dall'Arabia deserta, ogg.
Adgeloum.
città della Panfilianell'Asia Minore, dove passò s. Paolo.
greco, recinto, chiostro muro che cingeva l'atrio destinato
poi sacerdoti.
greco, sucidezza, lordura, scopatura.
popolo della Persia, regione dell'Asia al di là del Tigri tra la
Media, il golfo Persico e la Partia. Siccome la Partia. faceva
parte dell'impero Persiano, così Persiani e Parti si
prendevano spesso per un medesimo popolo.
città della Mesopotamia patria del falso profeta Balaam.
cap. dell'Arabia Petrea così detta perchè era fabbricata
sopra una rupe.
Gli Ebrei piangevano per far risplendere il loro dolore nel
lutto e nell'afflizione. I piangitori e le piangitrici erano
stipendiati per piangere nei funerali.
Nel razionale del Gran Sacerdote erano dodici pietre
preziose sopra ciascuna delle quali era scritto il nome d'una
delle dodici tribù.
popoli valorosi della Fenicia.
Era la pennata che circondava il tetto del tempio quasi in
forma di balcone, dove il demonio portò la persona del
Salvatore dopo averlo tentato nel deserto.
prov. dell'Asia Minore tra la Galazia e la Panfilia, dove
predicò s. Paolo.
Apollo era così detto dal serpente Pitone che egli ammazzò,
od anche da una parola greca che significa interrogare, {241
[447]} poiché rendeva i oboi oracoli’a quei che
l'interrogavano.
costellasione di sette stella le quali còtnpariscono sul petto
del Toro, uno dei dodici segni del Zodiaco.
greco, molte lingue. Si chiamano po'iglotte quelle Bibbie'
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Polimita
Pomo
Ponto
Ponto Eusino o Mare
Pontico
Porco
Porpora
Portinaio del Tempio
Possessione
Pozzuoli
Pretorio
Priapo
Primizie
Prino o elce
Profeta
Propiziatorio
Propontide
Proseliti
Proverbio
Pubblicano
Purgatorio
che sono scritte in più lingue.
opera di molte fila con differenti colori.
significa ogni sorta di frutta di albero buono a mangiare.
prov. dell' Asìa Minore lungo il Ponto Eusino tra la Galazia
e l'Armenia.
ogg. Mar Nero, che bagna la Russia merid., la Circassia, la
Georgia, la Natolia e la Turchia Europea.
animale impuro, il cui uso era espressamente proibito agli
Ebrei.
pesce in conchiglia da cui si trae un liquore, che serviva
altre volte a tingere di color rosso molto vivo detto color di
porpora.
I leviti custodivano il tempio notte e giorno. Davidde stabilì
portinai i figli di Iditun. Essi guardavano i tesori sacri, quelli
del re ed avevano cura delle occorrenti riparazioni.
Esercitavano anche le funzioni dei Giudici e dei Dottori
della legge.
stato di un uomo che è posseduto dal demonio. Differisce
dall'ossessione, perché in questa il diavolo opera di fuori, ed
in quella al di dentro.
città nel Napolitano ove s. Paolo soggiornò 7 giorni.
casa del governatore di Gerusalemme, ove per parte dei
Romani egli rendeva giustizia ed ove condannò G. C.
divinità infame adorata dai pagani, principalmente a
Lampsaco sull'Ellesponto, ove era nato.
doni che gli Ebrei facevano al Signore d'una parte dei frutti
della raccolta in' testificazione della loro obbedienza, ed in
riconoscetna del suo sovrano dominio sopra tutti Moro beni.
sortadi quercia verde che conserva le sue foglie tutto l'anno.
colui che per inspirazione di Dio predice l'avvenire o
conosce le cose secrete. Gli Ebrei lo chi amavano anche
Veggente, poichè esso vedeva nell'avvenire ciò che niun
uomo poteva vedere.
tavola d'oro massiccio che serviva di coperchio all'arca, a'
due lati della quale erano due Cherubini del medesimo
metallo, che colle loro ali spiegate sembravano formare un
trono alla Maestà di Dio.
ora Mar di Marmara.
coloro che, nati nel paganesimo, passavano alla religione
Giudaica.
significa: 1° sentenza comune e popolare; 2° una canzone;
3° giuoco, o scherzo; 4' una sentenza oscura; 5° una
parabola, discorso figurato, per cui si rappresenta una verità.
appaltatore, gabelliere o ricevitore dei pubblici dazi.
luogo dove le anime dei giusti sono ritenute fino a tanto
che, o coi patimenti che soffrono, o coi suffragi dei vivi
abbiano soddisfatto alla divina Giustizia.
Q.
Quadrante
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un quarto, la quarta parte di qualche cosa. Si usa {242 [448]} per lo più
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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Quadriga
Quarantena
per un quarto' d'ora; chiama anche: quadrante una piccola mot eta del
valore d'un centesimo.
carro a 4 cavalli.
Il deserto di Quarantana è nelle vicinanze di Gerico e del mar Morto.
Ivi lo spirito di Dio condusse G. C. dopo il battesimo, ed è il luogo più
orribile che si possa vedere.
R.
Rabbat
Rabbat Moab
Rabbi
Raca
Racal
Rafidim
Rafon
Ragan
Rages
Rama
Ramat-Lechi
Ramesse
Ramot
Razionale
Re (libri dei)
Rebla o Reblata
Recabiti
Redentore
Reggio
Remmon
Remmon-Fares
cap. degli Ammoniti al di là del Giordano alle sorgenti del fiume
Arnon. Ogg. Amman.
cap. dei Moabiti sull'Arnon, che la divide in due, e la fa chiamare i due
leoni di Moab.
rabbino, rabboni; sono nomi di dignità presso gli Ebrei e suonano lo
stesso che Maestro.
parola Siriaca di gran disprezzo come chi dicesse testa vuota o testa
senza cervello.
città della tribù di Giuda.
accampamento degli Israeliti nel deserto.
città della tribù di Gad al di là del Giordano, celebre per la disfatta di
Timoteo battuto da Giuda Maccabeo.
gran pianura dove Nabucodonosor vinse Arfaxad re dei Medi.
città della Media dove dimorava Gabelo, a cui Tobia aveva imprestati
dieci talenti.
città della tribù di Beniamino. Il profeta Geremia predicendo la strage
dei bambini di Betlemme disse, che i pianti e le grida si sarebbero uditi
sino in Rama.
luogo dove Sansone gittò a terra la mascella, con cui aveva sconfitti i
Filistei.
cap. della terra di Gessen abitata dagli Ebrei durante la loro dimora in
Egitto.
città di rifugio nel paese di Gad assegnata ai Leviti.
ornamento che il Gran Pontefice degli Ebrei portava sul petto. In esso
eranvi dodici pietre preziose, su cui era scolpito il nome delle dodici
tribù. Nel mezzo.vi erano in caratteri d'oro queste due parole Urim e
Tumim, cioè dottrina e verità. Dicevasi razionale poichè ilgran
Pontefice se ne ornava per consultar Dio e quando pronunziava i
giudizi d'importanza.
quattro libri in cui sono esposte le azioni dei re degli Ebrei e le cose
più importanti del loro governo.
città della Siria nel paese di Emat, dove i re di Babilonia facevano
volentieri dimora per la bontà del clima.
setta di Giudei così chiamata da Ionadab figlio di Recab, il quale
viveva sotto il regno di Ieu, con cui era stretr tissimo amico.
nome dato per eccellenza a G. C. che ci ha ricomprati dal peccato,
dalla morte e dalla schiavitù del demonio.
città della Calabria Ulteriore, dove s. Paolo approdò nel condursi a
Roma.
idolo dei popoli di Damasco, che si crede Saturno.
accampamento degli Israeliti dove fu lapidato colui, che aveva raccolti
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Retma
Rifugio
Rinoceronte
Rogel
Roma
Romani
Ronfea
Roob
alcuni ramoscelli in giorno festivo.
quindicesimo accampamento degli Israeliti..
Erano sei le città di rifugio dove potevano sicuramente ritirarsi coloro,
che a {243 [449]} caso: avessero ucciso un uomo, acciocchè avessero
tempo di giustificarsi e difendersi avanti ai giudici, senza avere nulla a
temere da' parenti del morto. Godevano di quasi egual privilegiò altre
42 città assegnate ai beviti..
animale feroce così chiamato per cagione di un corno, che gli esce di
sopra `del naso.
fontana presso Gerusalemme, la stessa che la fontana di Siloe.
città cap. del vasto Impero Romano, ora divenuta capitale del
Cattolicismo.
I Romani fecero alleanza coi Giudei ai tempi di Giuda Maccabeo;
Pompeo rese la Giudea tributaria ai Romani.
grande spada a due tagli.
città della tribù di Aser data per abitazione a' Leviti.
S.
Saananim
Saarim
Saba
Sabactani
Sabama o Sebama
Sabaot
Sabato
Sabato
Sacerdozio
Sacrilegio
Sadducei.
Safir
Saguon
Salamina
città e piccola contrada, frontiera della tribù di Neftali.
città della tribù di Giuda ceduta a quella di Simeone.
paese dell'Arabia deserta. I Sabei andarono a rubare i bestiami a
Giobbe. La regina di Saba si crede di questo paese. Credesi pure che
questo fosse l'antico nome della città di Meroe nell'Egitto.
parola Caldea o Siriaca che significa dereliquisti me; voi mi avete
abbandonato.
città edificata dai discendenti di Ruben.
voce ebraica, significa esercito; Dominus Sabaot, il Signore degli
eserciti.
ebraico, riposo. Ultimo giorno della settimana. Esso è giorno di
riposo presso gli Ebrei. Gran Sabato, era quello in cui s incontrava la
festa della Pasqua. Parasceve o preparazione del sabato, cioè il
venerdì in cui si apparecchiava quanto era necessario pel nutrimento
del sabato.
chiamavansi in genere le feste de' Giudei, poichè in esse si riposava
come nel sabato.
dignità sacerdotale. Si distinguono quattro specie di sacerdozi. 1°
Quello dei re, dei patriarchi, dei capi delle famiglie, dei primogeniti,
ai quali apparteneva il diritto di offerire certi sacrifizi a Dio; 2° Il
Sacerdozio di Melchisedecco, il quale rappresentava il sacerdozio di
G. C.; 3° Il sacerdozio d'Aronne e della sua famiglia che durò fino a
G. C.; 4' Il sacerdozio di G. C. o della nuova legge che è eterno e
senza successione.
profanazione di una cosa, di un luogo o di una persona sacra.
Sacrilego è colui che profana le cose sacre.
Una delle quattro principali sette de' Giudei così detti da Sadoc, di cui
vantavansi discepoli.
pietra preziosa macchiata di segni d' oro e molto risplendente.
saio. vestimento corto usato in tempo di guerra.
ora Porto Costanza, città nell'isola di Cipro vicino al porto di
Famagosta.
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Salebim
Saleca
Salem
Salim
Saline
Salica
Salmo
Salmi graduali
Salmona
Salutazione
Angelica
Salvatore
Samaria
Sambuca
Sauro
Samotracia
Sandali
Santuario
Sapienza
Sarta
Sardi
Sardio
Sardonico
Sareda
Saredatao Sarta
Sarepta
Sarid o Sared
Saran o Sarona
Saran
città nella tribù di Dan.
città ai confini sett. della porzione di Manasse al di là del Giordano.
città ove regnò Melchisedecco chiamata di poi Gerusalemme. Altra
città del medesimo {244 [450]} nome Bravi nel paese dei Sichemiti,
ove si fermò Giacobbe nel suo ritorno dalla Mesopotamia.
paese nella tribù di Beniamino con capitale del medesimo nome. Ivi
battezzava san Giovanni. Battista.
valle delle Saline, tosi detta dalle saline che vi sono presso il mar
Morto.
paese nella tribù di Beniamino. Saulle passò per questo paese
cercando le asine di suo padre.
canto sacro in onor di Dio. Tali sono i cantici di Davidde contenuti
nel libro dei salmi, in numero di 150.
quindici salmi così detti perchè furono cantati da' Leviti sui quindici
gradini del secondo tempio,quando se ne fece la dedicazione.
città e promontorio dell'isola di Creta vicino a cui passò s. Paolo nel
condursi a Roma. Oggidì Capo Salmani.
parole che l'Arcangelo Gabriele indirizzò a Maria Vergine
nell'annunziarle che doveva diventar madre del Salvatore. Intendesi
anche tutta l'Ave Maria.
Si dà specialmente questo nome a G. C. che salvò gli uomini dalla
loro eterna perdizione.
oggi Sebaste, cap. del regno d'Israele, così detta da Somer padrone
del podere ove fu edificata quella città.
strumento musicale usato nella Caldea, di cui si fece uso nella
dedicazione della statua di Nabucodonosor.
isola famosa dell'Arcipelago, dove s. Paolo approdò andando in
Gerusalemme.
isola del mar Egeo dove capitó s. Paolo per andare nella Macedonia.
specie di calzamento che si attaccava ai piedi con legaccie di cuoio.
parte più secreta del tempio di Gerusalemme, in cui eravi l’ arca dell'
Alleanza, e dove il solo Pontefice entrava una volta l'anno nel giorno
dell'Espiazione.
libro sacro in cui l'autore sotto il nome di Salomone istruisce i re ed i
grandi della terra.
città di Giuda edificata o fortificata da Roboamo. Altra città di
questo nome era nella tribù di Dan, dove nacque Sansone.
era cap. della Lidia nell'Asia Minore, ora Aldinelli.
pietra preziosa di color rosso posta nel primo ordine del razionale.
pietra preziosa che secondo l'Apocalisse serve di quinto fondamento
alle mura della celeste Gerusalemme.
c. della tribù di Efraim.
città della tribù d'Efraim, nella quale si fusero le grandi opere, che
Iram fece fare pel tempio di Salomone.
città della Fenicia, fra Tiro e Sidone sul Medit., celebre per la dimora
ivi fatta da Elia.
città della tribù di Zabulon, ultima dalla parte meridionale.
regione tra il Tabor e Tiberiade; una città dello stesso nome era tra
Cesarea di Palestina e loppe; una terza nel paese di Basan. Ve n'era
ancora un'altra nella tribù di Efraim presso Lidda.
greco, avversario, accusatore. Nome del démonio che sì {245 [451]}
oppone continuamente alla volontà di Dio.
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Satrapo
Savé
Scinifes
Scisma
Scitopoli o Betsan
Scorpione
Scriba
Sebat o Sebet
Secrona
Sedada
Sefaat
Sefama
Sefamot
Sefarveim
Sefata
Sefer
Sefet
Segor
Zoara
Seira
oggidi
Seleba
Selebin
Seleucia
Selim
Sella
Selmon
Sematei
Semecon o Merom
Sen
Sene o Sechene
Senna
Sennaar
governatore di provincia.
valle di Savè, o valle dei Re dove Melchisedecco ed il re di Sodoma
vennero ad incentrare Abramo, quando ebbe disfatto Codorlaomor e i
suoi alleati.
moncherini, terza piaga che Iddio mandò per castigar gli Egiziani.
greco, rottura, divisione. Si prende ordinariamente per una divisione
in materia di religione.
città della Giudea presso il Giordano e il lago di Genezaret-nella
tribù di Manasse, detta Scitopoli perchè fondata o ristabilita da' Sciti.
piccolo animale velenoso, che morde con un pungolo che tiene alla
coda.
scrittore, segretario che scriveva ed interpretava i libri santi.
quinto mese dell'anno civile degli Ebrei, undecimo dell'anno
ecclesiastico, che corrisponde ad una parte del nostro gennaio e
febbraio.
città della tribù di Giuda ceduta con molte altre alla tribù di
Simeone.
città sui confini della terra di Canaan dalla parte settentrionale.
città della tribù di Simeone detta Orma o Anatema dopo la vittoria
che riportarono gli Israeliti sul re Arad.
città della Siria che limitava la Terra Promessa dalla parte d'oriente.
città a cui Davidde fece parte del bottino fatto nella sconfitta degli
Amaleciti.
popoli che il re d'Assiria inviò nel regno d'Israele in vece
degl'Israeliti traspor taci al di là dell'Eufrate.
valle nella tribù di Giuda ove diedesi battaglia tra Asa Re di Giuda e
Zara re dell'Etiopia
monte del deserto dove si accamparono gli Israeliti.
città della tribù di Neftali, patria di Tobia.
città della Pentapoli vicina al mar Morto, salvata dal comune
incendio per le preghiere di Lot.
città dell'Idumea dove Gioram assalì notte tempo gli Idumei e li
tagliò a pezzi.
città del regno di Og nel paese di Basan al di là del Giordano.
città nella tribù di Dan.
città nella Siria non lontana dallo sbocco dell' 0ronte nel Medit. dalla
quale traeva il nome ilterritorio detto Seleucide. Ve n' era un: altra
nella Mesopotamia, là dove il Tigri si unisce coll'Eufrate.
città della tribù di Giuda, la stessa che Saroen.
luogo in Gerusalemme dove loras fu assassinato.
monte della tribù d'Efraim oscurissimo e pieno di alberi, quasi
sempre coperto di neve.
gli abitanti di Sema, città della tribù di Giuda.
lago pel cui mezzo passa il Giordano. Trovasi a settentrione del lago
di Genezaret.
rupe presso cui Samuele eresse una pietra per monumento della
vittoria, che gli Ebrei riportarono sui Filistei.
rupe molto scoscesa dove passò Gionata col suo scudiere per entrare
nel campo de' Filistei. {246 [452]}
città ai mezzodi della Terra Promessa.
contradadell'Asiaoccids dove i discendenti di Noè intrapresero ad
edificare la torre di Babele.
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Seon
Sepolcro
dellaconcupiscenz
a
Sepolcro
di
Rachele
Sepoltura
Serafini
Sestario
Sesterzio
Setim
Setim
Settanta
Siceleg
Sicera
Sichem o Sicar
Sicione
Siclo
Sicomoro
Side
Sidone
Siene
Silo
Siloe
Sin
Sinagoga
Sinai
Sinedrio
città della tribù d'Issacar; ve n'era un'altra de'Moabiti.
luogo nel deserto, dove gli Israeliti, coi loro lamenti avendo mosso
Dio a sdegno, furono castigati con una terribile piaga.
luogo dove fu sepolta Rachele sulla via che conduceva ad Efrata pei
confini di Beniamino e di Giuda.
Gli Ebrei avevano gran cura di seppellire i morti, ed avevano a
disonore di esserne privi. Non avevano cimiteri comuni, ma ciascuno
si faceva seppellire dove più gli gradiva.
angeli del primo coro della gerarchia celeste, che il profeta Isaia
rappresenta al di sopra del trono di Dio.
misura pei liquidi: valeva circa mezzo litro.
moneta che valeva 6 centesimi e mezzo; otto sesterzi fanno una
dramma oppure 0,52.
legno prezioso ed incorruttibile, di cui Mosè si servì per costruire
l'arca, gli altari, la tavola, il tabernacolo medesimo e molte altre cose
attinenti al tabernacolo. Trovasi nei deserti dell'Arabia.
sito della campagna di Moab dirimpetto a Gerico.
Si dà questo nome a settanta o settantadue interpreti, che il re
Tolomeo Filadelfo impiegò a tradurre l'antico Testamento
dall'Ebraico in Greco circa 260 anni avanti G. C.
città della tribù di Giuda che Giosuè diede a quella di Simeone.
ogni bibita che possa ubbriacare.
oggidì Naplosa, città della Samaria dove G. C. convertì la
Samaritana.
città del Peloponneso cap. del regno del medesimo nome.
prima moneta di cui gli uomini si siano serviti; era già in uso ai
tempi di Abramo. La Sacra Scrittura la chiama anche stater od
argenteus; valeva circa due franchi. Il siclo era eziandio un peso di
circa mezz'oncia o 9 grammi.
Specie di fico le cui foglie sono simili alle foglie del gelso. Il suo
legno si reputa incorruttibile.
città della Panfilia nell'Asia Minore, a cui il Senato romano scrisse a
favore de' Giudei.
celebre città marittima della Fenicia, al settentrione della Terra
Promessa, oggidì Salda nella Soria.
città sul Nilo nella frontiera settentrionale dell'Egitto.
città della tribù di Efraim vicino a Betel, dove Giosuè divise al
popolo la Terra Promessa e piantò il tabernacolo, quando colà si
stabilirono gli Israeliti. L'arca ed il tabernacolo vi dimorarono molti
anni. In essa si celebravano i sacrifizi e le solennità.
fonte vicino alle mura di Gerusalemme, che formava la gran
peschiera o piscina di Siloe.
deserto dell'Arabia tra Elim ed il Sinai.
greco, Assemblea, o il luogo dell'Assemblea. Nel primo senso
s'intende, la chiesa degli Ebrei; nel secondo, il luogo destinato alla
lezione della legge. Significa ancora ogni sorta di assemblee. {247
[453]}
oggidi s. Catterina, o Tor, celebre montagna dell’Arabia Petrea,
dove Iddio diede il decalogo al popolo Ebreo.
ebraico, assernbiea, tribunale degli Ebrei istituito da Mosè, che per
consiglio di tetro suo suocero scelse 70 seniori. perchè l'aiutassero a
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Sion
Sion
Sior
Siracusa
Sirena
Siria
Sirofenicia
Sistro
Sivan
Soba
Soco
Socot
Solidus
Sparta
Lacedemone
Stadio
Stater
Stilo
Storace
Struzzo
Suba
Suna o Sunasn
Sur
Susa
portare il peso del governo.
monte ossia parte più elevata di Gerusalemme, su cui eravi una
fortezza. Davidde fece ivi trasportare l'arca dell' alleanza; Salomone
vi edificò il famoso tempio.
uno dei nomi del monte Ermon.
città nella parte occid. della tribù di Aser. Ve n'era un'altra nella tribù
di Giuda, che si chiamava Sior d'Egitto.
città della Sicilia già cap. di quest'isola sulla costa orientale. S. Paolo
nell'andare a Roma vi dimorò tre giorni.
mostro marino celebre per le favole dei poeti, i quali finsero che
fosse metà femmina e metà pesce, che si trattenesse sulle coste della
Sicilia, per arrestare i viandanti colla i melodia de' suoi canti. Nella
scrittura questa parola si prende per un animale mostruoso e crudele.
oggi Sorga, così detta da Syrus, che anticamente ne era re. Dicevasi
Aram da Aram quinto figlio di Seni che l'abitò. La Siria propriamente
detta confinava all'oriente coll'Eufrate, all'occidente col Medit., a sett.
colla Cilicía. a mezzodì colla Palestina.
La Fenicia essendo stata conquistata dai re di Siria, unì il suo nome a
quello di questo regno, e fu considerata come una sua parte.
specie di timpano i rame di cui gli Egizi servivansi sei sacrifizi ad
Iside.
terzo mese dell'anno sacro e nono dell'anno civile: corrispondente in
parte al nostro maggio e giugno.
paese della Siria al settentrione di Terra Santa.
città della tribù di Giuda ove i Filistei erano accampati quando Golia
sfidò gl'lsraeliti.
primo accampamento degli Israeliti quando uscirono dall'Egitto.
soldo, scudo d'oro del valore di circa 20 franchi di nostra moneta.
o oggidì Misitra nella Morea in Grecia.
misura di lunghezza equivalente a circa 187 metri.
moneta che valeva un sielo, cioè circa 2 franchi.
istrumento di ferro o d'altra materia, aguzzo da una parte per formar
le lettere e schiacciato dall'altra per cancellarle.
liquor prezioso che scaturisce dall'albero di tal nome nell'Arabia o
nella Siria.
il più grosso degli uccelli, dichiarato impuro dalla legge di Mosè.
Esso ama i deserti. Fa le sue uova e le copre di sabbia, lasciando al
sole la cura di schiuderle.
contrada della tribù di Neftali alle radici del Libano.
città della tribù d'Issacar, dove Eliseo risuscitò il figlio di una
vedova.
deserto che limita la terra di Canaan dalla parte dell'Egitto.
cap. dell' antico regno di Persia, dove Daniele ebbe molte visioni; ivi
pure avvenne la storia di Ester. Oggidì Tuster cap. del Kusistan. {248
[454]}
T.
Taat
Tabeera
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luogo ove accamparono gli Israeliti nel deserto.
accampamento degli Ebrei nel deserto, dove un prodigioso fuoco
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Tabernacolo
Tabes
Tabor
Tacasin
Talassa
Talento
Talmud
Tamnata
Tamnus
Tana
Tanat-Selo
Tanis
Tapsa
Tardac
Tare
Tarsis
Tarso
Tau
Tauro
Tebbat
Tebe
Tebe
Tebes
uscito dal tabernacolo abbruciò una parte del loro campo a cagione
delle mormorazioni del popolo.
luogo dove gli Ebrei facevano i sacrifizi e adoravano il Signore,
prima che fosse edificato il tempio di Salomone. Era un tempietto
portatile, che si poteva comporre e scomporre, e portare dove
volevasi. Si poneva sempre in mezzo al campo degli Israeliti cinto da
tutte le loro tende. Festa dei tabernacoli, una delle tre grandi solennità
presso i Giudei, che si celebrava dopo la mietitura. Cominciava nel dì
quindicesimo di Tisri, e durava per sette giorni, ch'essi passavano
sotto le tende fatte di arboscelli in memoria dell' accampamento de'
loro padri nel deserto.
città della Persia sulle frontiere di Babilonia dove morì l'empio
Antioco.
monte della Palestina ove avvenne la trasfigurazione di nostro Signor
G. C.
città della tribù di Zabulon.
città al mezzodì dell'isola di Creta.
era la più grossa moneta che avessero gli Ebrei. Il talento di Mosè
valeva circa 6172 fr., il talento Babilonese valeva 7407 fr., mentre
l'attico non ne valeva che 5560. Come peso corrispendeva a 28
chilogrammi.
corpo di dottrina Ebraica, che abbraccia la religione, le leggi e i
costumi degli Ebrei. Ve ne sono due: quello di Gerusalemme
composto dai rabbini di questa città verso l'anno 200 dell éra volgare,
in favore dei Giudei che dimoravano nella Giudea, e quello di
Babilonia composto in questa città circa 200 anni dopo il primo per
uso dei Giudei che abitavano al di là dell'Eufrate. Sono ripieni di
stravaganze e di assurdità.
c. nella tribù di Giuda.
quarto mese dell'anno ecclesiastico e decimo dell'anno civile.
città della tribù di Manasse di qua del Giordano.
città della tribù di Efraim, di cui è confine dalla parte di oriente.
città per molto tempo capitale d'Egitto nel Delta dove Mosè segnalò
la potenza divina con tanti prodigi.
c. della tribù di Efraim.
idolo degli Evei che aveva la figura di un asino.
accampamento degli Israeliti nel deserto. Tare era anche il nome del
padre di Abramo.
paese ove Salomone mandava i vascelli per riportarne oro e legni
preziosi.
cap. della Cilicia nell'Asia Minore, patria di s. Paolo, ora piccolo
villaggio dello stesso nome.
ultima lettera dell'alfabeto Ebraico; aveva da prima la figura di una
croce, di poi si è alterata dando la forma del nostro T.
lunghissima catena di monti che cominciando nella Panfilia si
estende d'occidente in oriente per tutta l'Asia Minore, dividendola in
settentrionale e meridionale.
città nella tribù d'Efraim {249 [455]}
celebre ed antichissima città della Tebaide nell'alto Egitto.
poi Stives in Grecia; ora’è affatto distrutta.
città della tribù di EfJraim, nel cui assedio Abimelec fu ucciso da un
sano tiratogli da una femmina.
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Tebet o Tevet
Tecua
Tentazione
Teocrazia
Terapeuti
Terebinto
Tersa
Tessaglia
Tessalonica
Tetrarca
Thecel
Tiara o Mitra
Tiatira
Tiberiade
Timpano
Tirataba
Tiro
Tisri
Tob
Tofel
Tofet
Tofo
Tolad
Tolemaide od Acco
Tolemaide
o
Rosetta
Tolomeo
Topazio
Traconitide
Tribù
Tributo
decimo mese delranno ecclesiastico, quarto dell'anno civile che
corrisponde a parte del nostro dicembre e gennaio.
città della tribù di Giuda, circa 30 chilometri da Gerusalemme.
accampamento degli Israeliti nel deserto chiamato altrimenti
Rafidim.
forma di governo degli Ebrei, in cui Iddio n'era sempre alla testa.
specie di setta tra gli Ebrei. Menavano vita dura nei deserti, occupati
a contemplare la divinità e a pregarla.
albero resinoso di cui spesso si parla nella Scrittura.
città amena della tribù di Efraim cap. dei re d'Israele fino alla
fondazione di Samaria.
prov. della Grecia; trovavasi tra l'Epiro, il mar Egeo, la Macedonia e
la Livadia.
città celebre della Macedonia sul mare Egeo, detta oggi Salonicchio.
S. Paolo scrisse una lettera ai Tessalonicesi.
greco, governatore della quarta parte d'uno stato senza il titolo di re.
una delle tre parole che comparvero scritte sulla muraglia da mano
invisibile, durante il pranzo sacrilego di Baldassarre.
ornamento dei sacerdoti Ebrei in forma di corona fatta con lino. Il
Sommo Pontefice oltre a questa ne aveva ancorann'altra di giacinto
attorniata da tre corone d'oro.
città dell'Asia Minore nella Micia.
c. della Galilea, in riva al lago di Genesaret ediàcata da Erode
Agrippa in onore di Tiberio. Ogg. Tabarich.
strumento musicale presso gli Ebrei che comprendeva ogni specie di
tamburi.
borgo della Palestina nella tribù d' Efraim presso il monte Garizim.
città celebre della Fenicia con porto sul Medit. Ogg. Sur
primo mese dell'anno ci vile degli Ebrei, settimo dell'anno
ecclesiastico corrispondente a parte di settembre e di ottobre.
paese al di là del Giordano a settentrione della tribù di Manasse.
luogo al di là del Giordano dirimpetto al mar Morto, dove Mosè
parlò a tutto il popolo prima dì morire e dove abitò dipoi la tribù di
Ruben.
luogo della valle di Ennon presso Gerusalemme, in cui i Giudei
facevano dei sacrifizi a Moloc e bruciavano i loro figli in suo onore.
città di Giuda fortificata da Bacchide generale del re di Siria.
città della tribù di Giuda ceduta a quella di Simeone.
ogg. s, Giovanni d'Acri o semplicemente Aera, c. della Fenicia al
mezzodì del Carmelo, porto sul Medit.
città della Pentapoli d Egitto, dove si congregavano i Giudei di
questo regno fuggiti dalla persecuzione di Filopatore.
nome comune ai re d'Egitto da Tolomeo figlio di Lago {250 [256]}
fino alla conquista dell'Egitto fatta dai Romani.
pietra preziosa così chiamata da udisola del mar Rosso. Era la
seconda del primo ordine nel Razionale.
paese della Siria pieno di montagne e di pietre di cui Filippo figlio di
Erode il Grande era tetrarca.
Gli Ebrei erano divisi in dodici tribù secondo il numero dei figli di
Giacobbe, ciascuno dei quali dava il nome alla sua.
Gli Ebrei non riconoscevano che Dio medesimo per sovrano; ed essi
credevansi indipendenti da ogni altra potenza; perciò ciascuno gli
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Tripoli
Trombe
Troni
Tubianei
pagava annualmente un mezzo siclo in segno di tributo.
città della Fenicia sulla spiaggia del Medit. così chiamata perchè
composta di tre città vicine l'una all'altra.
festa delle trombe. Si celebrava nel primo giorno di Tisri settimo
mese dell'anno ecclesiastico e primo dell'anno civile, così chiamata
perchè veniva annunziata dal suono delle trombe con gioia maggior
delle altre.
angeli del terz'ordine della gerarchia celeste, così chiamati poichè
sono come troni alla maestà di Dio.
popoli al sett. della Batanea.
U.
Ur
Us
Usura
città della Caldea; patria di Abramo, di Sara sua moglie e di Lot suo nipote.
paese tra l'Idumea e l'Arabia, patria di Giobbe.
interesse illecito che si esige contro le disposizioni delle leggi.
V.
Vacca rossa
Vino di mirra
Vulgata
sacrifizio della vacca rossa che Dio aveva ordinato nella legge. Questa
vacca era data al Gran Sacerdote che l'immolava fuori del campo alla
presenza di tutto il popolo.
Specie di liquore che si dava ai giustiziati per cagionar loro assopimento
ed estinguere il senso del dolore. Così fu fatto a G. C. in croce.
si chiama così il testo latino della Bibbia, che è stato dichiarato autentico
dal Concilio di Trento, non già per preferenza agli originali, ma per
comparazione alle versioni latine di quei tempi, delle quali molte erano
state fatte da persone sospette.
Z.
Zabadei
Zana o Zanos
Zared
popoli dell'Arabia all'oriente dei Monti di Galaad vinti da Gionata
Maccabeo.
città della tribù di Giuda. Altra del medesimo nome era sui monti della
stessa tribù.
torrente o valle al di là del Giordano nel deserto dei Moabiti, e che va a
scaricarsi nel mar Morto. {251 [457]}
Monete, pesi e misure ebraiche
Gli antichi non avevano monete coniate ad uso del commercio; ma da principio la
mercatura si esercitava col semplice cambio delle merci. Più tardi poi, per maggior comodità,
s'introdusse l'uso dell'oro e dell'argento il quale si riduceva in pezzi o verghe, il cui peso ne
indicava il maggiore o minor valore.
In questo senso leggiamo nella Santa Scrittura che Abramo, volendo comperare un
campo ove seppellire Sara sua moglie, pesò 400 sicli d'argento ad Efron e glieli diede in cambio
del campo.
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15.4 Page 144

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Il costume di pesare l'oro e l'argento durò per lungo tempo ed ancora oggidì i Cinesi e gli
Abissìni fanno il lor commercio pesando questi metalli.
Le prime monete coniate rimontano a Ciro re di Persia circa 560 anni av. Cristo ed a
Servio Tullio re di Roma nel 550. Gli Ebrei non coniarono monete loro proprie, finchè Simone
Maccabeo circa 130 anni av. Cristo ebbe da Antioco Sidete questo permesso.
Mosè per conservare l’ uguaglianza nei pesi e nelle misure ne faceva conservare nel
tabernacolo gli archetipi, cioè quei campioni che dovevano servire per unità cui le altre dovevano
conformarsi. I sacerdoti poi, prima di approvare nuovi pesi o misure le confrontavano con quelle.
Più tardi questi archetipi si collocarono nel tempio di Gerusalemme e si stabilirono sacerdoti
appositamente a vegliare, che in ciò non succedessero frodi «super orane pondus atque
mensuram.» Ma quando venne distrutto il tempio, si perdettero questi archetipi, cosichè noi ora
non ne conosciamo più il valore preciso, e gli Ebrei stessi dovettero servirsi dei pesi e delle
misure dei popoli, ai quali furono soggetti, come a dire Babilonesi, Persiani, Greci, Romani.
Volendo qui dare un' idea delle monete, dei pesi e delle misure Ebraiche accenneremo
anche alle principali monete, pesi e misura di questi diversi popoli, distinguendo però bene le
une dalle altre; poichè alcune d'egual nome, presso gli Ebrei avevano un valore, mentre presso
altri popoli ne avevano un altro. {252 [458]}
Pesi.
L'unità di peso presso gli Ebrei era il Seechel o Siclo parola che in ebraico vuol dir peso.
Il siclo valeva 20 Gera ossia Oboli; il mezzo siclo chiamavasi Beca; 60 sicli formavano una
Mina o Mna e 3000 sicli un talento, detto in ebraico chiccor. Le altre suddivisioni secondarie si
vedranno nello specchio qui sotto.
Misure di lunghezza.
Gli Ebrei come tutti gli antichi popoli dedussero dal corpo umano le misure di lunghezza,
quali erano il dito, il palmo, il cubito, il piede, il passo. Dapprima queste misure non erano uguali
per tutti non essendo tutte prese dal medesimo corpo umano, ma ben presto si cambiarono in
misure artificiali. L' unità fondamentale di lunghezza era il dito; 4 dita fanno un palmo, il quale
si ha misurando alla prima piegatura le 4 dita della mano distesa tolto il pollice; 3 palmi ossia 12
dita fanno una spanna; 2 spanne ossia 24 dita, un cubito o gomito che è la distanza che corre dal
gomito alla punta delle dita di un uomo di mediocre statura. Questo cubito si chiama naturale per
distinguerlo da un altro cubito pure adoperato antichissimamente e detto reale o sacro, il quale è
di 28 dita cioè di un cubito naturale più un palmo. L' origine del cubito reale viene da questo, che
per misurare una lunghezza si portava successivamente lungo di essa il braccio, piegato ad
angolo retto col gomito, intercalando ad ogni braccio un palmo, la qual operazione naturalissima
spiega il motivo per cui ogni misura era data da un numero di cubiti più un ugual numero di
palmi. Il più delle volte quando si nomina semplicemente la parola cubito o gomito, s'intende
parlare del cubito naturale di 24 dita. Sei cubiti naturali e 6 palmi, ossia 6 cubiti reali fanno una
canna o calamo; Il piede è una spanna con un palmo cioè 16 dita; 5 piedi fanno un passo; 125
passi fanno uno sta dio; 8 stadii cioè 1000 passi fanno un miglio; 20 stadii una parasanga.
Misure di capacità.
L'unità delle misure pei volumi era il Bato o Bat, il quale serviva pei liquidi; la stessa
misura pei solidi chiamavasi Efa. Queste due misure dai greci erano anche dette metreta. Il Bat
valeva 3 Sea, oppure 6 In, oppure 10 Gomor od Assaron; oppure 18 Cab o Cabi. La quarta parte
del cabo chiamavasi Log, la sesta parte del log chiamavasi Betzab o uovo rabbinico. Il Coro o
Comer valeva 10 Efa; il Letee 5, il Nebel 3.
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É da osservarsi che non conoscendosi con precisione il valore del Bat o Efa non si può
neanche conoscere il valore preciso delle altre misure di capacità. Noi ci atterremo all' opinione
più comune che dice, il Bat valere litri 31, 544. {253 [459]}
Quadro delle monete, pesi e misure ebraiche
confrontate con le monete, coi pesi e colle misere del Sistema Metrice-decimale.
Monete e loro valore in lire o franchi.
Talento Attico d'oro (Grecia) ..
Talento d'Egina o di Corinto ..
Talento di Babilonia (uguale ad 1 e 1/5 del talento di Mosè) ..
Talento di Mosè (uguale a 50 mine di Mosè) ..
Talento Attico d'argento (Grecia) ..
Talento Attico cominciando dal 2 sec. av. Cr ..
Cintar (uguale a 40 mine di Mosè) ..
Mina di Mosè (uguale a 2 e 215 del gran Cesef) ..
Mina Greca od Attica detta anche Min o Mnà nel vangelo ..
Grande Cesef (uguale a 2 e 1/12 del Darico) ..
Darico o Daracusmim o Siclo d'oro (uguale a 12 Stater) ..
Aureus o Solidus (Roma) ..
Adar (equivale circa a cinque dramme) ..
Stater, Siclo, piccolo Cesef, Argenteus(uguale a 4dramme) ..
Beca Didracma o Numisma Census (mezzo solo o 2 dramme) ..
Dracma o Dramma (Grecia) ..
Danaro (Roma) ..
Dramma o Danaro (Ebraici, pari a 2 rebiite) ..
Rebiite (uguale 2 e 213 del Gera) ..
Obolo (Greco) ..
Ocra, Agora, Obolo (Ebraico) ..
Mea, Dipondio, Asse ..
Sesterzio ..
Assar, (uguale ad 8 Peruta) ..
Quadrente ..
Minuto ..
Peruta ..
55608
9268
7407
6172
5560
5222
4938
123
92
51
24
20
2
2
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
990
170
380
820
890
410
400
460
680
440
690
380
600
060
030
920
810
520
260
150
104
086
065
021
010
005
002 {254 [460]}
Pesi e loro valere in grammi e chilogrammi.
Talento Babilonese ..
Talento di Mosè detto anche Chiccàr ..
Talento attico (Grecia) ..
Cintar ..
Mina di Mosè ..
Mina Greca ..
Mina Talmudica ..
Siclo (unità di peso) ..
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33 528 430
27 940 360
26 178 000
21 552 000
558
807
436
300
232
830
9
312
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Beca (mezzo siclo) ..
4
656
Dramma (greca) ..
4
363
Dramma (Ebraica) Danaro, Zuz. Mitcalos ..
2
329
Obolo Greco ..
0
727
Obolo Ebraico o Gerà (ventesima parte del solo) .. 0
465
Danico ..
0
386
Misure di capacità e loro valore la litri.
Micnè ..
Coro o Comer od Omer (uguale a 10 Bat) ..
Letec o Ardob (poi solidi) ..
Cofitos ..
Nebel (uguale a 3 Efa) ..
Medimmo (Grecia) ..
Artaba (Babilonia, Persia) ..
Anfora (Grecia) ..
Bat od Efa (Il Bat pei liquidi l'Efa pei solidi) ..
Anfora (Roma) ..
Rebeim o Batim ..
Sefel ..
Sea o Sato (un terzo di Bat) ..
Cofinos degli Ebrei ..
In (pei liquidi) ..
Cab o Cabo, Chila, Gera, Campsaces ..
Gomor od Assaron ..
Mares ..
Sestario (Roma) ..
Log, Rob, Acsab, Evid ..
Rebiite (pei liquidi) ..
Sedafa ..
Betzab (specie di uovo usato dai Rabbini) ..
Cos ..
La Metreta, nome generico che in greco significa misura,
ordinariamente si prendeva per l'unità di misura ossia pei Bat ed Efa
uguale a litri ..
420 582
315 445
158 110
126 187
94 632
51 790
46 650
38 843
31 544
25 900
22 029
15 772
10 514
7
885
5
260
1
745
3
154
1
314
0
540
0
438
0
108
0
218
0
073
0
073
31 544 {255
[261]}
Misure itinerarie e loro valere in metri.
Viaggio d'un giorno, 150, oppure 160 atadii cioè circa ..
28000 000
Parasanga (Persia, Palestina) uguale a 30 stadii ..
5685
000
Miglio di Palestina o Miglio Orientale o Cribrat-Bara degli Ebrei, Caldei, Siri 1500
000
..
Viaggio del giorno di Sabato, circa ..
900
000
Stadio ..
187
500
Misure di lunghezza e loro valore in metri.
Asla ..
Chebel ..
Calamo o Canna (in Ebraico Kanè) ..
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27 8060
16 6900
3
1500
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Passo, uguale a 5 piedi ..
1
Cubito (Gomito) Reale, Sacro detto anche Egizio (28 dita) ..
0
Cubito Litico, Virile o Naturale (24 dita) ..
0
Cubito, Comune detto Fileterio od Alessandrino (20 dita) ..
0
Piede (in Ebraico Paam) ..
0
Spanna, in greco Spitama; in Ebraico Zeret; in latino palmus maior .. 0
Palmo, in greco Docma; in Ebraico Topac; in latino palmus minor .. 0
Condyle (doppió dito) ..
0
Dito, in Ebraico Esba o 0187 ..
0
Misure agrarie e loro valore la are.
Betcor ..
232
Betletec ..
116
Betsea (unità di misura) .. 7
Socab ..
3
Betcab ..
1
Betrob ..
0
Cubito sacro quadrato ..
0
0006
0003
7333
8666
2888
3222
0030 {256 [462]}
5000
5250
4500
3750
3000
2240
0750
0345
0181
Geografia della Terra Santa
I.
VARII NOMI DELLA TERRA SANTA.
La Terra Santa fu denominata con varii nomi: 1. Cananea o Terra di Canaan dai
discendenti di Canaan ovvero Cananei, che l'abitavano prima che gli Israeliti ne andassero al
possesso. 2. Palestina dai Palestini o Filistei, antichi popoli che abitarono una parte di questo
paese. 3. Terra Promessa, dalla promessa fatta da Dio di darla alla posterità di Abramo, d'Isacco
e di Giacobbe, i quali vissero colà, ma come stranieri. 4. Terra degli Ebrei o degli Israeliti,
dacchè Giosuè la divise tra le dodici tribù del popolo Ebreo. 5. Regno di Giuda e d'Israele,
dacchè dieci tribù si separarono da Roboamo figlio di Salomone, formandosi due regni separati
detti Regno d'Israele uno, Regno di Giuda l'altro. 6. Giudea, perchè quelli che ritornarono ad
abitarla dopo la schiavitù Babilonica erano quasi tutti della tribù di Giuda. 7. Terra Santa così
appellata dai Cristiani, a cagione dei santi misteri ivi operati da G. Cristo.
Oggidì la Giudea non forma iù un regno particolare, ma e unita a quella parte dell'impero Turco,
che si appella Sorìa. [Bosco: Storia Sacra.]
Dai Turchi è divisa in provincie, cui dànno il nome di Pascialati ossia governi di un Pasciò.
II.
PAESI ABITATI DAGLI ANTICHI
PATRIARCHI.
Paradiso terrestre. - Il più àntico luogo abitato dagli uomini fu il Paradiso terrestre. Si
crede comunemente che fosse nell'Armenia, fra le sorgenti del Tigri, dell'Eufrate, del Geon e del
Fison. quattro fiumi nominati nella Genesi. Ma non si sa niente di certo sul sito di Enochia,
prima città del mondo’fabbricata da Caino.
L'Armenia. - Questo paese che mantiene ancora il suo nome antico, sta ai piedi del
Caucaso, il quale con alcuni prolungamenti di montagne forma amene vallate nelle quali la
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vegetazione si spiega in tutta la sua ricchezza. La più notabile di queste montagne è il monte
Ararat sn cui si fermò l’ arca dopo il diluvio universale.L'Armeniaora appartiene parte alla
Turchia, parte alla Russia.
Si crede che i figliuoli di Noè dopo il diluvio abbiano anch'essi fermato la loro dimora in
questo paese, d'onde vennero poi ad abitare le pianure {257 [464]} del Sennaar, fra il Tigri e
l'Eufrate. Ivi fondarono la città di Babele o Babilonia, e diedero cominciamento alla famosa
torre, il cui:innalzamento fu dal Signore arrestato colla confusione delle lingue.
Costretti’a dividersi i figliuoli di Noè andarono a popolare i vari paesi della terra. Ai figliuoliì di
Sem toccò il mezzodì e l'oriente dell'Asia. La famiglia di Cam occupò l'Arabia, la Siria e
l'Africa. La posterità di Iafet si stabilì nell' occidente dell'Asia, donde venne a stendersi
nell'Europa.
Tra i figliuoli di Sem si distinguono: Elam, padre degli Elamiti ossia Persiani; Assur, padre degli
Assirii; Aram, padre degli Aramei o Sirii; Arfaxad, padre de' Caldei, dal quale discesero gli Ebrei
da Eber e da Abramo.
Tra i figliuoli di Cam sono da nominarsi: Cus, padre di Nembrot e degli Etiopi; Misraim, padre
degli Egizi; Cancan che popolò e diede il nome alla Cananea.
Tra i figliuoli di Iafet son da notarsi: Gomer, padre dei Galati e dei Celti: Magog, padre de' Sciti;
Madai, padre dei Medi; Iavan, padre dei Ionii ossia dei Greci: Tiras, padre dai Tiraseni o Tirreni
primi abitatori d'Italia.
III.
SE NNAAR.
Quelle vaste pianure dell’ASIa attorno ai fiumi Tigri ed Eufrate in cui si erano adunati i
Noachidi prima di separarsi, furono chiamate Sennaar. La parte settentrionale del Sennaar posta
tra il Tigri e l'Eufrate fu detta Mesopotamia, parola che vuol dire in mezzo ai fiumi. La parte
meridionale chiamossi Babilonia o Babilonese ora Irah-Arabi. Il paese posto ad oriente della
Mesopotamia sulla riva sinistra del Tigri fu detto Assiria ogg. Curdistan; e Caldea quello che si
estende alla destra sponda dell'Eufrate fino al golfo Persico. Molti canali partendo dal Tigri e
dall'Eufrate percorrono queste pianure e le rendono fertilissime. Tra le città del Sennar si
annoverano: Ur, i cui abitanti adoravano il fuoco: Carran dove morì Tare, padre di Abramo:
Ninive capitale dell'impero Assiro dove predicò Giona, e Babilonia cap. dell'impero Caldeo-
Babilonese.
IV.
EGITTO.
L'Egitto detto anche terra di Misraim, è una delle contrade più anticamente incivilite.
Fino dai tempi di Abramo formava già un regno potente e ricco. Lo traversa il Nilo dal mezz. al
sett., e colle sue inondazioni supplisce alla mancanza delle pioggie. Era diviso in tre parti: Alto
Egitto o Tebaide verso mezzodì: Medio od Eptanomide nel centro; Basso Egitto o Delta al sett.
sul Medit.
Le città principali di questo regno erano: Tebe dalle cento porte: Menfi presso cui s'
innalzano le famose piramidi che esistono ancora oggidì: Tanis, nel Delta sul Nilo, patria di
Mosè, e luogo di residenza di Faraone. Ramesse, fabbricata dagli Ebrei nel tempo della loro
schiavitù. Ivi essi radunarcnsi prima di mettersi in viaggio per {258 [464]} la Terra Promessa. La
terra di Gessen, dove abitarono gli Ebrei era paese molto fertile e pingue di pascoli, situato nel
Delta tra il Nilo e l’Arabia.
V.
ARABIA.
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Questa contrada posta al Mezzodì dell’Asia ha conservato il suo nome antico. Il mar
Rosso, ossia golfo Arabico, la separa dall’Egitto, ed è celebre pel passaggio degl’Israeliti sotto la
condotta di Mosè. Si vuole che questo mare sia così chiamato da Esaù detto anche Edom, parola
che significa rosso. Gli Idumei suoi discendenti abitarono le spiagge di questo mare. L’Arabia si
divideva in Petrea, Deserta e Felice. L’Arabia Petrea così detta da Petra sua cap. Occupava la
parte settentr. Sopra il mar Rosso. L’Arabia Deserta chiamata cosi dai grandi deserti che
contiene, comprendeva la maggior parte della penisola. L’Arabia Felice, con questo nome
appellata per le sue ricchezze e fertilità, occupava la parte Meridionale.
Vi sono nell’Arabia: 1. gli ismaeliti, i quali traggono la loro originedalsmaele figliuolo di
Abramo: 2. I Madianiti discendenti da Madian, altro figliuolo di Abramo: 3. I Moabiti, e 4. gli
Ammoniti discendenti da Lot per mezzo de’ suoi due figliuoli Moab ed Ammon: 5. Gli Idumei
discendono da Esaù detto anche Edom: 6. Finalmente gli Amaleciti figli di Amalec nipote di
Esaù.
Molte celebri montagne sonvi nell’Arabia. Il Sinai dal quale il Signore diede la sua legge Agli
Israeliti: l’Oreb su cui Dio apparve a Mosè in un roveto ardente: la montagna di Or sopra la
quale morì Aronne. Il deserto in cui gli Ebrei passarono 40 anni fa parte dell'Arabia Petrea. La
terra di Us, dove visse Giobbe, era pure al settentr. dell'Arabia.
VI.
PALESTINA.
Confini.- La Palestina confinava al sett. colla Siria; all'oriente ed al mezzodì coll'Arabia;
all'occidente col Mediterraneo.
Produzioni. - Eccettuati alcuni luoghi deserti, questo paese era d'una fertilità prodigiosa.
Il frumento, il vino, l'olio e squisitissitni frutti erano lar ricompensa che aveano i suoi coltivatori,
e numerosi greggi arricchivano i pastori col latte, colla lana e colle carni.
Montagne.-Una catena di montagne, continuando il Libano, traversa la Palestina da sett. a
mezzog. È notabile il Tabor su cui avvenne la trasfigurazione di N. S. G. C. Il Carmelo
soggiorno dei profeti Elia ed Eliseo. Il Gelboe su cui finì i suoi giorni Saulle. Il Garizim sopra il
quale i Samaritani innalzarono un tempio. All'oriente del Giordano erano i monti di Galaad, che
producevano un balsamo rinomato, e la catena dei monti Abarim fra cui era il monte Nebo
celebre perchè su esso avvenne la morte di Mosè.
Laghi. - Vi erano nella Palestina tre laghi notabili: il Merom detto anche Semeconite o
Semecon nelle cui vicinanze Giosuè vinse i re Cananei: il lago di Genezaret, ossia mar di
Tiberude, {259 [465]} sulle cui spiaggie G. C. fece un gran numero di' miracoli. L' Asfaltide,
ossia mar Morto,le cui acquesommamente salse e bituminose coprono il sito in cui si trovavano
le cinque città della Pentapoli consumate dal fuoco caduto dal cielo ai tempi d'Abramo.
Fiumi. - Il Giordano irriga la Palestinadal sett. al mezz. Questo fiume, tanto celebre pel
battesimo del Figliuol di Dio, traversa il lago di Genezaret, e si getta nel mar Morto. Gli altri
corsi d'acqua non sono che ruscelli durante la siccità e torrenti rapidi nella stagione delle pioggie.
I due principali sono l' Escol o torrente del Grappolo così detto perchè vicino ad esso gli inviati
da Mosè raccolsero il famoso grappolo d'uva, ed il Cedron, che attraversa la valle di Giosafat
conducendo le sue acque al mar Morto. Questo torrente è molto nominato pel passaggio di
Davide allorquando fuggiva inseguito da Assalonne, per quello del Salvatore nell'andare al
giardino degli Ulivi, e pel martirio di santo Stefano.
VII.
SUA DIVISIONE.
La terra di Canaan allorquando fu conquistata dagli Israeliti contava un gran numero di
città abitate da differenti popoli, fra i quali citeremo gli Amorrei, i Gebusei, i Gabaoniti ed i
Cananei propriamente detti. Giosuè divise quel territorio fra le dodici tribù. Nove di esse con una
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metà della tribù di Manasse furono collocate alla parte occidentale del Giordano; le due altre
tribù e l'altra metà di quella di Manasse ebbero i loro possedimenti all'oriente di questo stesso
fiume.
Al sett. eravi la tribù di Nettali, le cui città principali erano: Asor, Cades, Cafarnao; quella
d'Asse, città principali Acsaf Abdon; quella di Zabulon e. pr. Cana, Nazaret, Séforis e Dotain
dove Giuseppe fu venduto da' suoi fratelli.
Nel centro eravi la tribù di Issacar, c. pr. Iesrael, soggiorno di Acabbo e di Gezabele; Sunam che
vide il profeta Eliseo risuscitare un fanciullo. La metà Occid. della tribù di Manasse aveva c. pr.
Dora, Betsan, Mageddo e Atsa. La tribù d'Efraim c. pr. Sichem, Tamnat-Sare, Silo, dove l'arca
santa si fermò qualche tempo. Quella di Dan, c. pr. Saraa, Estaol e Loppe; quella di Beniamino c.
pr. Gerico, prima città assalita da Giosuè dopo di aver tragittato il Giordano. Betel, dove
Giacobbe vide la scala misteriosa. Gabaon non lungi dal luogo in cui Giosuè pregando fermò il
sole; quivi Salomone venne a domandare la sapienza. Gabaa patria di Saulle. Ivi, regnando
Davide, vennero depositati il tabernacolo del Signore, e l'altare degli olocausti, prima della
costruzione del tempio; Rama, Gerusalemme capitale di tutta la Palestina.
Al mezzog. era la tribù di Simeone; e. pr. Siceleg., Bersabéa, che ricorda il soggiorno che vi fece
Abramo. In quei dintorni Agar incontrò l'angelo, che le annunziò i destini del suo figliuolo
Ismaele; la tribù di Giuda; c. pr. Betlemme, Eglon, Ceila dove fu sepolto il profeta Abacuc,
Engaddi, Ebron dove si vede tuttora {260 [466]} il sepolcro di Abramo e quello di Sara.
Al di là del Giordano eravi l'altra metà della tribù di Manasse e. pr. Jabes-Galaad, Gadare,
Astarot, Edrai: quella di Gad, c. pr. Socot, Masfa, Manaim, Aroér, Ramot, Laser.
Al mezzodì la tribù di Ruben c. pr. Esebon, Bosor.
La tribù di Levi non ebbe nessun paese in proprietà; ma a lei furon donate quarantotto città nel
territorio delle varie tribù. Sei di queste furono dette città di rifugio, perchè in esse i rei
d'omicidio involontario trovavano un asilo: quasi ugual diritto competeva pure alle altre città
levitiche.
I Fenici ed i Filistei erano padroni di alcune parti della Palestina sulle spiaggie del Medit.
I primi avevano per città principali, Afee, Sidone, Tiro, Acco, Sarepta, Lais, contenute entro i
confini assegnati alla tribù di Aser. I Filistei stabilitisi al mezzog. avevano Gaza da cui Sansone
uscì schiantandone le porte; Ascalona, città reale, nota nell' antichità per le sue colombe; Azoto
dove si adorava I' idolo Dagone; Get, dove nacque Golìa.
VIII.
PALESTINA O TERRA SANTA AI TEMPI DI GESÚ CRISTO.
Dopo la cattività di Babilonia la Cananea fu detta Giudea, perchè coloro che ritornarono
in patria, appartenevano quasi tutti alla tribù di Giuda. Non vi rimase più traccia della divisione
per tribù fatta da Giosuè, ed il paese fu diviso in quattro grandi provincie:
1. La Galilea al settentr. che comprendeva le terre di Neftali, d' Aser, di Zabulon, e d'issacar;
2. La Samaria nel mezzo che comprendeva quelle di Efraim, e la metà occid. della tribù di
Manasse:
3. La Giudea propriamente detta a mezzog., comprendeva quelle di Dan, di Beniamino, di Giuda
e di Simeone;
4. la Perea che abbracciava tutti i cantoni posti all'oriente del Giordano.
IX.
GALILEA.
La Galilea si divideva in Galilea inferiore al mezzodì., ed in Galilea superiore al sett. che
era detta dei Gentili, perchè rinchiudeva molti pagani. Questa contrada è particolarmente celebre
pei viaggi, per la predicazione, pei miracoli operati dal Figliuol di Dio. Sue città principali erano
Asor sopra un braccio del Giordano, capit. degli stati del re Jabin: Cafarnao non lungi dal lago di
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16.1 Page 151

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Don Bosco - Storia Sacra per uso delle scuole [10a edizione]
Genezaret, celebre pei miracoli e la predicazione del Salvatore; Cana, che ricorda il miracolo
dell'acqua cambiata in vino, Betulia, assediata da Oloferne, e liberata da Giuditta; Betsaida, in
cui nacquero s. Pietro, s. Andrea e s. Filippo: Nazaret (città dei fiori), in cui dimorava la Ss.
Vergine allorquando l'angelo andò ad annunziarle il mistero dell'Incarnazione, ed in cui N. S.
visse fino ai 30 anni nascosto nell' umile officina di s. Giuseppe; Nuim, dove Gesù Cristo
risuscitò a vita il figliu, lo di una vedova; Tolesnaide o San Giovanni d'Acri che è l'antica Acco
dei Sidonii.{261 [467]}
X.
SAMARIA
La Samaria, la cui capitale del medesimo nome fu distrutta da Giovanni Ircano e
riedificata da Erode il Grande sotto il nome di Sebaste, contava fra le sue città principali Cesarea
di Palestina, con un porto sul Medit. dove Cornelio Centurione fu battezzato da s. Pietro;
Maggeddo, in una pianura, dove Giosia fu mortalmente ferito da Necao: ivi pure morì Ocozia re
di Giuda, sconfitto da Jeu; Sichesn (oggidì Naplosa), città reale, in altri tempi potentissima. In
questa città gli Israeliti trasportarono dall'Egitto le ossa di Giuseppe. Qui pure Giosuè radunò
tutte le tribù per ricordare loro i benefizi del Signore. Distrutta da Abimelec. figliuolo di
Gedeone, questa città fu riedificata da Geroboamo che la fece luogo di sua residenza, prima di
fermare sua dimora in Tersa. Essa in appresso divenne la capit. dei Samaritani. Tamnatsare, in,
cui morì Giosuè. Ai tempi di s. Girolamo se ne faceva ancora vedere il sepolcro.
XI.
GIUDEA.
La Giudea aveva per capitale Gerusalemme, e comprendeva sette regioni, l'Acrabatana,
la Tamnitica, la Topica, la Gafnitica, la Dromade, la Geraritica, la Filistea. Fra le sue città sono
notabili: Gerusalemme, che forse è la più antica città del mondo, di cui siansi conservate
memorie. Da prima fu detta Salem, poi Jebus. Davide la tolse ai Gebusei, e la fece sua cap. e
Salomone in essa fece pompa di tutta la sua grandezza. Era costrutta sopra 4 colline. Fuori del
suo recinto si vedeva da una parte il monte Golgota, dall'altra il monte degli Ulivi ai cui piedi
scorre il torrente Cedron. La reggia di Davide s'innalzava sulla collina di Sion tanto celebre nella
e. Scrittura. Molte volte distrutta, altrettante riedificata essa sussiste ancora, e la pietà cristiana
venera in essa i luoghi consacrati dalla presenza dai prodigi, dai patimenti del Salvatore. La vasta
e maestosa chiesa del Santo Sepolcro venne innalzata sul luogo del Calvario; essa è custodita dai
religiosi dell'ordine di e. Francesco. Betleemme o Efrata a dieci chilometri da Gerusalemme,
illustrata già dalla nascita di Davide, divenne molto più gloriosa per avere veduto nascere il
Messia. La povera stalla in cui si degnò di riposare è una specie di caverna sopra cui è stata
innalzata una chiesa magnifica. Betania, in cui dimorava Lazzaro, Marta e Maria. Azeea nelle
cui vicinanze Davide uccise il gigante Golia Betsabnes, città levitica della tribù di Giuda. Loppe
(oggidì Iaffa), città marittima dove i profeta Giona s'imbarcò pei Tarso invece di andare a
predicare a Ninive. In questa, s. Pietro ebbe la celebre visione della conversione dei Gentili.
Betfage, borgo vicino al monte degli Ulivi, dove i discepoli andarono a cercare l'asina, su cui il
nostro Signore fece l'entrata in Gerusalemme; Em maus, castello dove G. C. si manifestò a due
de' suoi discepoli {262 [468]}
La sera della sua risurrezione; Gerico nei cui contorni si raccoglieva un balsamo
prezioso.
XII.
PERSA.
La' Perea contiene cinque cantoni: la Batanea ossia paese di Basan, la Gaulonitide, la
Traconitide, l'Iturea, e la Docapoli, c. pr. Seltopoli o Betsan.
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Fra le altre città si notano: Jabes- Galaad, fabbricata ai piedi della montagna dello stesso nome.
In questa città furono sepolti Saulle ed i suoi figliuoli. Masfa, che fu incendiata da Giuda
Maccabeo; Corozairn, conoscìuta pei rimproveri fattile dal Salvatore, perchè non volle ascoltare
la sua predicazione; Gaulon, città di rifugio che diede in seguito il nome alla Gaulonitide; Pella
sul torrente Jaboc. Qui si ritirarono i primi Cristiani, allorchè Tito assediava Gerusalemme;
Rantot-Galaad, città di rifugio all'oriente del Giordano. In essa Acabbo re d'Israele fu ucciso in
un combattimento. Jeu vi fu consacrato re.
XIII.
DEI QUATTRO GRANDI IMPERI.
I quattro grandi imperi che si succedettero l'uno all'altro in Oriente, ed a cui in diversi
tempi fu soggetto il popolo di Dio seno: 1. L'impero degli Assiri e dei Babilonesi: 2. L'impero
dei Medi e dei Persiani; 3. L'impero dei Greci; 4. L'impero dei Romani.
XIV.
IMPERO DEGLI ASSIRI E DEI BABILONESI.
Spesso questi due popoli ebbero il medesimo nome ed anche un solo dominante, che
comandava a quasi tutte le contrade dell'Oriente.
L'Assiria propriamente detta, paese ricco e fertile all'oriente della Mesopotamia, al di là
del Tigri, fu la culla della più antica monarchia del mondo. Ninive, città vastissima fondata da
Assur sulla riva sinistra del Tigri n'era la capitale. Le sue mura erano di tale larghezza, che sopra
di esse potevano camminare tre carri di fronte. Avevano 50 chilom. di circuito. Ai tempi del
profeta Giona questa città contava non meno di due milioni d' abitanti. Quivi il buon Tobia
sostenne la schiavitù dopo che Salmanassarre distrusse il regno d'Iiraele.
La Babilonia o Babilonese si estèndeva più verso il mezz. fra le rive dell'Eufrate e del
Tigri. Questa contrada, favorita d'un clima dolcissimo e resa fertile da un gran numero di canali
d'acqua, ha veduto nascere coll'agricoltura e coll'astronomia la maggior parte delle arti e delle
scienze. Babilonia che n'era la capit. venne fondata da Nembrot, vicino all'Eufrate nel luogo
dove sorgeva la torre di Babele. Abbellita da vari sovrani divenne la più magnifica città
dell'Asia. Avea cento porte di bronzo; i suoi grandi giardini pensili, ossia sostenuti da alte volte,
passavano per una delle sette maraviglie del mondo. Qui Nabucodonosor {263 [469]} condusse
inischiavitù Sedecia ultimo re di Giuda ed il profeta Daniele. Affluivano in Babilonia le
ricchezze dell'India, della Persia e dell'Arabia; ma questa magni-, fica città, il cui nome è
diventato un contrassegno di lusso e di corruzione, tirò sopra di sè la maledizione del cielo; e,
secondo che predissero i profeti, i suoi ruderi abbandonati, ad altro più non servono che a
ricettacolo di bestie selvagge.
Il Tigri e l'Eufrate, due fiumi che si riuniscono un po' prima di gettarsi nel golfo Persico
inaffiano i paesi che formavano l'impero d'Assiria e di Babilonia.
XV.
IMPERO DEI MEDI E DEI PERSIANI.
Ciro, secondo che aveva predetto Isaia duecento anni innanzi, s'impadroni di Babilonia, e
diede agli Ebrei la libertà di ritornare in patria. Fatto erede dei re di Persia e della Media stese i
suoi dominii dalle rive del Medit. al fiume Indo.
La Media è un paese montagnoso, che confina al sett. col mar Caspio e coll'Armenia, ad occid.
coll'Assiria, e al mezz. colla Persia. I Medi prima soggetti agli Assiri s' impadronirono in
appresso di Ninive che distrussero. La loro religione come la loro lingua era quella dei Persiani.
Ecbatana cap. era cinta da sette ordini -di mura, nel cui mezzo stava la reggia coperta di
lastre d'argento. Ella occupava il luogo dell'attuale città di Amadan, dove si vedono ancora i
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sepolcri di Ester e di Mardocheo. Rages, dove dimorava Gabelo, cui Tobia prestò dieci talenti,
era una città considerevole all'oriente di Ecbatana.
La Persia aveva per confini al sett. la Media, al mezz. il golfo Persico. Provincie della
Persia sono anche la Susiana e la Partia. Questo paese interrotto da pianure sabbiose e da vallate
fertili, aveva una popolazione attiva e guerriera. I Persiani adoravano il sole ed il fuoco, e i loro
sacerdoti si chiamavano magi o sapienti. Le principali città erano: Susa, città grande e molto
fortificata in cui si custodivano i! tesori reali. Assuero vi faceva residenza quando sposò Ester.
Poco lungi dalle ruine di questa città si fa vedere il sepolcro del profeta Daniele; Persepoli, nelle
cui vicinanze si scorge un monumento in forma di piramide, che rinchiude le ceneri di Ciro.
XVI.
IMPERO DEI GRECI..
I Greci occupavano al mezzodì dell'Europa un piccolo paese diviso in parecchie
repubbliche. Il loro valore pose un ostacolo insormontabile ai disegni ambiziosi dei re Persiani. Il
giovane Alessandro re di Macedonia, dopo d'aver sottomesso i diversi stati della Grecia, senza
difficoltà assoggettò a se l’impero dei Medi e dei Persiani e parecchie altre contrade dell'Asia.
Egli aveva risoluto di distruggere Gerusalemme, la quale si mostrava fedele ai re di Persia; ma
trattenuto dal gran Sacerdote Jaddo, {264 [470]} rispettò la santa città, colpito da maraviglia per
le profezie che avevano annunziato le sue conquiste. Dopo la sua morte avvenuta in Babilonia, i
suoi luogotenenti divisero i vasti di lui dominii in quattro regni: la Macedonia, la Tracia,
l'Egitto, e la Siria.
La Giudea restò da prima sotto la dominazione dei re di Egitto, i quali avevano per cap.
Alessandria, città magnifica fondata da Alessandro sull' imboccatura del Nilo. I Giudei vi furono
attirati in gran numero, e vi fecero una traduzione in greco dei libri santi, la quale è conosciuta
sotto il titolo di traduzione dei settanta.
La Siria si estende dalla Palestina e dall' Arabia fino al monte Tauro nell'Asia Minore. La
catena del Libano traversa questa contrada da sett. a mezz. e la separa dalla Fenicia. Antiochia
sull'Oronte era la capitale déi re successori di Alessandro e fu da questi molto abbellita. S. Pietro
stabilì in questa città la prima sua cattedra, ed i fedeli vi presero il nome di Cristiani. Damasco,
città principale della Celesiria, era già celebre ai tempi di Abramo -e di Davidde. Si mostra
ancora la casa di Anania, dove s. Paolo alloggiò dopo la sua conversione. Al mezz. di Damasco
vi era l' Iturea e la Traconitide, la cui popolazione abitava entro caverne. Eravi ancora Abile, che
diede il suo nome al piccolo paese di Abilene, governate dal tetrarca Lisania allorquando s.
Giovanni Battista diede cominciamento alla sua predicazione.
La Fenicia era un paese sulle spiagge del Medit. occupato dai Sidonii, soli fra i Cananei,
che gli Israeliti non poterono mai soggiogare. I Sidonii - o Fenicii si credono inventori dell' arte
di navigare, della scrittura, e di altre arti utili. Sidone è la più antica delle città fondate sul Medit.
I suoi operai erano eccellenti nell'arte di fabbricar il vetro e tessere il lino. Salomone e
Zorobabele domandarono il loro aiuto per la costruzione del tempio. Tiro, celebre per la tintura
della porpora e per l'attività del suo commercio, fu una prima volta distrutta da Nabucodonosor,
e una seconda volta da Alessandro, secondo la predizione del profeta Ezechiele. Sarepta piccola
città fra Tiro e Sidone è celebre per la dimora del profeta Elia in casa di una povera vedova, a cui
egli risuscitò il figliuolo, e moltiplicò l'olio e la farina che non mancarono più per tre anni e
mezlo.
XVII.
IMPERO ROMANO.
Dalla città di Roma fondata sul Tevere l'anno 753 prima di G. C., e dal piccolo territorio
in cui stettero lungo tempo rinchiusi in Italia, i Romani si stesero, ed a poco a poco si fecero
padroni di tutto ciò che i Greci avevano prima posseduto.
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La Giudea venne ridotta in provincia romana, come pure l'Egitto e la Siria. L'imperat.
Augusto, concedendo ad Erode il titolo di re de Giudei, fece che si compisse la profezia di
Uiacobbe, che annunziava la venuta del Messia allorquando lo scettro sarebbe uscito dalla {265
[471]} casa di Giuda. I tributi si pagavano a Cesare; ed è appunto per ubbidire al comando
dell’imperatore romano, che la B. Vergine da Nazaretdove abitava andò a Betlemme, quando era
imminente la nascita del Figliuolo di Dio.
Nei consigli di Dio, l' unità di questo vasto impero, e l'estensione della lingua latina e
greca, giovarono alla predicazione del Vangelo. S. Pietro trasferì la sua cattedra da Antiochia a
Roma l’ an. 42. Tre anni dopo il martirio del principe degli Apostoli in questa città, destinata ad
essere la sede del Capo della Chiesa, un esercito romano comandato da Tito e seguì i divini
decreti distruggendo Gerusalemme ed il tempio di Salomone che Zorobabele e Neemia dopo la
schiavitù di Babilonia avevano riedificato (l'an. 70 dell'era Cristiana). {266 [472]}
Raccomandiamo caldamente questo libro siccome molto atto per fare conoscere ed
imparare ai giovanetti la Storia Sacra.
Torino, 23 agosto 1872.
† LORENZO ARCIVESCOVO.
Indice
PREFAZIONE.
Nozioni PRELIMINARI. - Sacra Bibbia - Storia Sacra - Antico e
Nuovo Testamento - Divisione della Storia Sacra - Sacri Scrittori
- I Profeti - Veracità dei Sacri Scrittori - Assistenza Divina negli
Scrittori Sacri
pag. 3
5
Epoca PRIMA.
Dalla creazione del mondo sino al diluvio: abbraccia anni
1656.
Capo Primo. Creazione del mondo. - Creazione dell'uomo. -
Paradiso terrestre. - Creazione degli Angeli.
7
Capo Secondo. Primo peccato. - Suo castigo. - Promessa del
Salvatore .
10
Capo Terzo. Caino ed Abele. - Castigo di Caino. -Suoi
discendenti. - Morte di Adamo ed Eva.
11
Capo Quarto. Set. - Malvagità degli uomini. - Noè e la
costruzione dell'arca. - Noè predica la giustizia - Osservazione. 13
Epoca Seconda.
Dal diluvio l'anno 1656 fino alla vocazione di Abramo l'anno
2083:
comprendo anni 427.
Capo Primo. Noè nell'arca. - Diluvio universale. - Fine del 15
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diluvio. - Noè ringrazia il Signore. - Insolenza di Cam e morte di
Noè.
Capo Secondo. Torre ai Babele. - Divisione del mondo. -
Particolarità della torre di Babele. - Gli Ebrei. – Nascita di
Abramo. - Origine e propagazione dell'idolatria
18
Epoca Terza.
Dalla vocazione di Abramo l'anno 2083 fino all'uscita degli
Ebrei dall'Egitto
l'anno 2513: comprende anni 430.
Capo Primo. Vocazione di Abramo. - Le tre promesse. - Abramo
in Egitto. - Si separa da Lot. - Sua vittoria. - Melchisedecco. -
Ospitalità di Abramo. - Incendio di Sodoma e di Gomorra
Capo Secondo. Sacrifizio d'Abramo. - Abramo ed Eliezero. -
Matrimonio d’Isacco e di Rebecca. - Nascita di Esaù e di
Giacobbe. - Morte di Abramo. - Isacco in Gerara
Capo Terzo. Esaù vende la primogenitura. - Conseguenze di
questa vendita. - Scala di Giacobbe. - Giacobbe in casa di
Labano - Sua partenza. -. Labano lo insegue. - Lotta con un
angelo. - Giacobbe si riconcilia con Esaù. – Fatto di Dina. -
Giacobbe fa le esequie al padre
Capo Quarto. Figliuoli di Giacobbe.-Predilezione per Giuseppe e
invidia dei fratelli. - Sogni di Giuseppe. - Giuseppe nella
cisterna. - È venduto a mercanti di Madian. - Dolore di
Giacobbe. - Giuseppe in prigione
Capo Quinto. Giuseppe spiega i sogni del coppiere e del
panattiere. - Spiega i sogni del Re. - Trionfo di Giuseppe. -
Grave carestia
QAPA Sesto. I fratelli di Giuseppe in prigione. - Sono mandati a
casa. - Ritornano con Beniamino. - Giuseppe li tratta lautamente.
- La tazza d'argento. - Angustie per questa tazza. - Giuseppe si
dà a conoscere ai fratelli
Capo Settimo. Incontro di Giacobbe con Giuseppe. -Morte di
Uiacobbe. - Suoi funerali. - Morte di Giuseppe
Capo Ottavo. Giobbe. - Suoi infortuni. - Sua pazienza eroica.
Iddio lo ricompensa. - Sua santa morte
Capo Nono. Oppressione degli Ebrei. - Mosè salvato dall'acque.
- Fugge in Madian. - Va a liberare il suo popolo
Capo DEciuo. Mosè ed Aronne accolti dal popolo. - Si
presentano a Faraone. - Piaghe d'Egitto. - Agnello pasquale. -
Morte de' primogeniti. - Liberazione degli Ebrei. - Osservazioni
20 {267 [474]}
pag. 23
27
31
34
37
41
43
45
47
Epoca Quarta.
Dall'uscita degli Ebrei dall'Egitto l'anno 2513, fino alla
fondazione
del tempio di Salomone l'anno 2953: racchiude anni 480.
Capo Primo. Gli Ebrei escono dall Egitto. - Colonna di nube. -
Faraone insegue gli Ebrei. - Passaggio del mar Rosso. - Faraone
sommerso. Acque amare raddolcite. – La Manna. - Acqua
prodigiosa. - Vittoria sopra gli Amaleciti. - Giudici del popolo 52
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Capo SECONno. Monte Sinai. - Decalogo. - Vitello d'oro. -
Tavole della legge. - Tabernacolo. -Arca dell'alleanza. - Sacritizi
e feste degli Ebrei. - Ministri del divin culto. - Castigo del fuoco.
- Sepolcri della concupiscenza. - Esploratori della terra
Promessa. - Ribellione e castigo di Core, Datan ed Abiron. -
Verga di Aronne. - Serpente di bronzo. - Il bestemmiatore ed il
profanatore delle feste puniti. - Balaarlo. - Ultime azieni di
Mosè. - Sua Morte
Capo Terzo. Passaggio del Giordano. - Fertilità della terra
promessa. - Caduta di Gerico. - Ingegnosa finzione dei
Gabaoniti. - Fermata del sole. - Ultime azioni di Giosuè
Capo Quarto. Gli Ebrei sotto i Giudici. - Debora e Sisara. -
Gedeone. - Sue vittorie. - Sua morte. - Abimelecco. - Sacrificio
di Iefte
Capo Quinto. Sansone. - Flagella i Filistei. - Vari tentativi per
catturarlo. - Etradito daDalila. – Sua morte- Ruth
Capo Sesto. Figli di Eli malvagi. - Samuele virtuoso. - Castigo di
Eli e de' suoi figli. - Dagon e l'arca del Signore. - L'arca in
Betsames e in Gabaa. - Saulle primo Re d'Israele. - Sua.
infedeltà.
Capo Settimo. Davìdde. - Lo scettro nella tribù di Giuda. -
Davidde alla corte di Saulle. - Stringe amicizia con Gionata. -
Vince il gigante Golia. - Ingratitudine di Saulle. - Sua tragica
morte
Capo Ottavo. Davidde piange Saulle. - L'arca dell'alleanza sul
monte Sion. - Vittorie di Davidde. - Sua caduta e suo
ravvedimento. - Ribellione d'Assalonne. - Pestilenza in Israele. -
Santa morte di Davidde
55 {268 [476]}
pag. 64
67
71
73
76
80
Epoca Quinta.
Dalla fondazione del tempio di Salomone, l'anno del mondo
2993, fino alla cattività
degli Ebrei in Babilonia, l'anno 3416: racchiude anni 423.
Capo Primo. Salomone ottiene da Dio la sapienza. - Primo tratto
di giustizia. - Edificazione del tempio. - Solenne dedicazione. -
La regina Saba. - Prevaricazione e fine infelice di Salomone
83
Capo SECONSDO. Osservazione. - Divisione del regno
d'Israele. - Regno di Roboamo e di Geroboamo. - Scisma
Samaritano
86
Capo TERzo. Elia riprende Acabbo e predice una siccità. -E
pasciuto dai corvi. - Miracoli di Elia. - Confonde i profeti di
Baal. - Ottiene da Dio la pioggia
88
Capo Quarto. Fuga di Elia. - Eliseo lo segue. – Assassinio di
Nabot. - Morte di Acabbo e trista fine di Gezabele.
91
Capo Quinto. Elia predice la morte di Ocozìa. – È rapito in cielo.
- Acque amare raddolcite. - Miracolo dell'olio. - Minestra
risanata. - Pani moltiplicati. - Risurrezione di un fanciullo. -
Naamano Siro. - Bugia punita.
93
Capo SERTO I soldati di Benedad in Samaria. - Strettezze e 97
liberazione di questa città. - Morte di Eliseo, e le sue reliquie. -
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Giona profeta. - Sua predicazione a Ninive
Capo Settimo. Fine del regno d'Israele. - Gli Israeliti nell'Assiria.
- Virtù di Tobia. - Sua pazienza. Ricordi di Tobia Manda suo
figlio in Rages. - Stia guarigione e sua morte
Capo Ottavo. Abia ed Asa re di Giuda. - Pietà di Giosafatte. -
Trista fine di Gioramo e di Ocozia. Gioas, Giojada. -
Depravazione e trista fine di Gioas. - Empietà di Amasia. - Ozia
punito; Gioatano giusto; Acaz empio. - Isaia profeta. - Infermità
e guarigione di Ezechia. - Castigo del bestemmiatore
Sennacheribbo. - Santa morte di Ezechia
99 {269 [475]}
pag. 103
Capo Nono. Empietà di Manasse e sua conversione. - Morte di
Oloferne. - Ammone empio. - Giosia pio. - Gioacaz e Gioachino
fratelli. - Geremia profeta. - Trista fine di Gioachino. - Zelo di
Geremia. - Anania falso profeta. - Geconia in Babilonia. -
Sedecia. - Strettezze e saccheggio di Gerusalemme
107
Epoca Sesta.
Dal totale passaggio degli Ebrei in Babilonia, l'anno del
mondo 3416, sino alla
nascita del Salvatore, l'anno del mondo 4000: racchiude anni
584.
Capo Primo. Osservazione. - Daniele alla corte di
Nabucodonosor. - Libera Susanna. - Spiega il primo sogno di
Nabucodonosor. - E innalzato a grandi onori. - I tre fanciulli
nella fornace. - Secondo sogno di Nabucodonosor. - Si
compiono le divine minacce
Capo Secondo. Convitto sacrilego di Baldassarre. - Daniele in
mezzo ai leoni. – Atterra l'idolo di Belo. - A di nuovo messo
nella fossa dei leoni. - Daniele liberato
Capo Terzo. Ester e Mardocheo. - Gli Ebrei salvati. - Amano
punito. - Ezechiele profeta. - I dodici profeti minori. - Ciro dà la
libertà agli Ebrei. - Riedificazione del tempio. - Parole di Aggeo.
- Gerusalemme rifabbricata. - Gli Ebrei dopo la schiavitù. -
Alessandro il grande in Gerusalemme
Capo Quarto. Eliodoro flagellato nel tempio. - Funesti presagi. -
Comincia la persecuzione di Antioco. - Il vecchio Eleazaro. -
Splendido martirio di una madre coi suoi sette figliuoli
Capo Quinto. Zelo e coraggio di Matatia. - Giuda Maccabeo
vince Apollonio e Gerone. - Vince Nicanore, Gorgia e Lisia. -
Ristorazione del tempio di Gerusalemme
Capo Sesto. Giuda visibilmente protetto da Dio. - Terribile
morte di Antioco. - Eupatore fa pace cogli Ebrei. - Coraggio di
Eleazaro. - Pietà di Giuda Maccabeo. - Sua gloriosa morte
Capo Settimo. Alcimo percosso nel tempio. - Gionata succede a
Giuda. -Sue imprese. - Sua morte. - Simone procura la pace alla
Giudea
Capo Ottavo. Assassinio di Simone. - Governo di Giovanni
Ircano. - Aristobolo e Alessandro Gianneo. - Suoi successori
fino ad Erode. - Erode straniero re della Giudea
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NUOVO TESTAMENTO
Profezie avverate in Gesù Cristo
pag. 143
Il Vangelo e gli Apostoli s. Matteo, e. Luca, s. Marco, a.
Giovanni
145
Epoca Settima.
Dalla nascita di Gesù Cristo, l'anno del mondo 4000, sino
all'eccidio di Gerusalemme,
l'anno del mondo 4070, di Gesù Cristo 70.
Capo Primo. Maria SS. e s. Giuseppe. - Nascita del Salvatore. -
Gesù adorato dei Magi. - È presentato al tempio
Capo Secondo. Strage degl' Innocenti. La sacra famiglia in
Egitto. - Trista morte di Erode. - Disputa eo Dottori
Capo TERzo. S. Giovanni Battista. - Battesimo di Gesù Cristo. -
Cambia l'acqua in vino. - Sue tentazioni nel deserto. - Martirio di
s. Giovanni Battista. - Gesù scaccia i trafficatori dal tempio. -
Elezioni degli Apostoli
Capo Quarto. Beatitudini evangeliche. - Continuazione del
discorso sul monte. - Intenzione e cure del buon cristiano. -
Giudizi temerari. - Fine del discorso sul monte. – Gesù riprende i
Farisei. - Parla del giudizio universale. - Riceve la Maddalena -
É vero amico dei fanciulli
Capo Quinto. Il lebbroso. - Il servo del centurione. - La, figlia di
Giairo. - Il figliuolo di una vedova. – Moltiplicazione dei pani. -
Varie guarigioni. - Un cieco nato vede lume. - Risurrezione di
Lazzaro
Capo Sesto. Parabola della pecora smarrita. - Del figliuol
prodigo. - Delle dieci Vergini. - Del ricco Epulone
Capo Settimo. Trasfigurazione di Gesù Cristo. - Predice la sua
passione. - Concilio de' Farisei. - Gesù entra trionfante in
Gerusalemme. - Celebra la Pasqua cogli Apostoli. - Instituisce
l'Eucaristia. - Lava i piedi agli Apostoli. - Predice la negazione
di Pietro e la venuta dello Spirito Santo
Capo Ottavo. Gesù nell'orto di Getsemani. - A tradito da Giuda.
- E percosso crudelmente in casa di Caifasso. – Pietro rinnega
Gesù. - Disperazione di Giuda. - Gesù condotto a Ponzio Pilato.
- Flagellato, coronato di spine e condannato a morte. - Via del
Calvario. - Gesù in croce. - Conversione del buon ladrone. -
Ultime parole di Gesù. - Spira in Croce
Capo Nono. Carità di Gesù. - Miracoli seguiti alla sua morte. - A
deposto nel sepolcro. - Risorge il terzo giorno. - Comparisce alla
Maddalena. - I discepoli di Emaus
Capo Decimo. Gesù si manifesta agli Apostoli: - La Confessione
dei peccati. - Dubbio di s. Tommaso. - Pesca miracolosa. - S.
Pietro capo della Chiesa. - Missione degli Apostoli. - Ascensione
al Cielo
Capo UNDICIMO Gli Apostoli nel cenacolo. - Discesa dello
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Spirito Santo. - Prime prediche di s. Pietro. - Vita de’primi
Cristiani. - Persecuzione di Gerusalemme. - Martirio di s.
Stefano. - S. Pietro liberato
Capo DUODecimo. S. Paolo e sua conversione. - Cornelio
Centurione abbraccia la fede. - Simon Mago
Capo DECIMOTerzo. Divisione degli Apostoli. - Libri del
Nuovo Testameùto. - Miracoli di s. Pietro. - Concilio di
Gerusalemme. - Persecuzione di Nerone. - Martirio de' ss. Pietro
e Paolo
Capo DECIMOQuarto. Profezia sopra Gerusalemme. - Segni
che ne precedono l'avveramento - Eccidio della città e
dispersione degli Ebrei
Capo DECIMOQuinto. Conclusione
DIZIONARIO dei vocaboli riguardanti la geografia, gli uffizi ed
i riti religiosi di cui è più frequente l'uso nella Storia Sacra
Monete, pesi e misure usate dagli Ebrei e loro confronto con le
monete pesi e misure del Sistema Metrico-decimale
Geografia della terra Santa
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202
205
208
211
252
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