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Don Bosco - Esercizio di divozione alla misericordia di Dio
ESERCIZIO DI DIVOZIONE ALLA MISERICORDIA DI DIO
TORINO
TIPOGRAFIA EREDI ROTTA
Via della Consolata, 14.
Gli Editori intendono godere del privilegio accordato dalle vigenti leggi, avendo adempiuto a
quanto esse prescrivono.
Approvazione di questo esercizio e Indulgenze al medesimo concesse.
[è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]
INDEX
Esercizio di divozione alla misericordia di Dio...........................................................................3
Nella Vigilia.............................................................................................................................3
Pratica......................................................................................................................................6
Primo giorno. Iddio usa ogni giorno misericordia a' giusti ed a' peccatori..................................6
Pratica......................................................................................................................................7
Salmo.......................................................................................................................................7
Secondo giorno. Tratti particolari della Sacra Scrittura usati da Dio verso i peccatori.............11
Pratica....................................................................................................................................12
Terzo giorno. Particolari tratti di misericordia usati dal Divin Salvatore nella sua passionea'
peccatori.....................................................................................................................................12
Pratica....................................................................................................................................14
Quarto giorno. L'amorevolezza con cui Iddio accoglie il peccatore è il primo motivo per cui
dobbiamo ringraziarlo................................................................................................................14
Pratica....................................................................................................................................15
Canticus Zacchariae...............................................................................................................15
Cantico di Zaccaria................................................................................................................16
Quinto giorno. Il beneficio del Sacramento della Penitenza è il secondo motivo per cui
dobbiamo ringraziare Iddio........................................................................................................17
Pratica....................................................................................................................................18
Sesto giorno. I mezzi di salute procurati da Dio nella nostra santa religione sono un terzo
motivo di ringraziarlo................................................................................................................18
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BEAT.mo PADRE.
Ne' pii stabilimenti di S. Anna e S. Maria Maddalena eretti in Torino ed ultimamente
approvati dalla S. V. si è praticato da alcuni anni da quelle comunità religiose un divoto
esercizio indirizzato ad implorare la Divina Misericordia nei primi {3 [73]} tre giorni per la
conversione de' peccatori, e nei tre seguenti a ringraziarla dei benefizii compartiti. Consiste
come segue: in un breve ragionamento, che si fa nella vigilia del primo giorno, vi si espone il
piano, e lo scopo della Divozione; nei tre seguenti si propongono le pratiche di divozione,
elemosine, ed altro, e nella sera, dopo breve meditazione si canta il Salmo Miserere, e si dà la
Benedizione col SS.mo Sacramento. Negli ultimi tre giorni, per impiegarli a render grazie sulle
ricevute misericordie, vi è discorso sulla riconoscenza dovuta a Dio, si fa la esposizione del
Venerabile „si canta il Benedictus, e quindi si {4 [74]} dà come ne' precedenti la Benedizione.
Siccome molti vantaggi ne sono già derivati da questa pratica, la Marchesa di Barolo istitutrice
di detti stabilimenti bramerebbe che si eseguisse in alcuna Chiesa pubblica, ad istanza però del
Parroco, o Rettore di essa, e non venendo dall'Ordinario ciò accordato senza il Beneplacito
della S. Sede, ha supplicato la S. V. di degnarsi di annuire alla premurosa di lei istanza, e ne ha
ottenuto graziosamente coll'organo della S. Congregazione dei Riti il seguente favorevole
Rescritto. {5 [75]}
Dall'udienza di Sua Santità avuta il 16 marzo 1846.
S. S. dietro alla relazione di me sottoscritto segretario approvando benignamente il
summentovato Esercizio commise al Rev.mo Arcivescovo di Torino, che alle preghiere di
qualunque Parroco o Rettore di Chiese nella sua Diocesi, i quali desiderassero di farlo
publicamente nella propria Chiesa in ogni tempo dell'anno secondo il SUO arbitrio e la sua
prudenza, annuisca e permetta il predetto Esercizio; osservate le debite condizioni, non ostante
chiunque in contrario.
I. G. FATATI S. R. C. Sec. {6 [76]}
Ora desiderando l'oratrice di sempre più eccitare la divozione a questo pio Esercizio, si
fa umilmente a supplicare la S. V. di voler accordare tanto ne' detti pii stabilimenti, quanto
altrove Indulgenza di giorni cento a tutti quelli che vi assisteranno in un giorno almeno, e
l'Indulgenza Plenaria a quelli che interverranno in tutti i giorni del pio Esercizio.
Dall'udienza del S. Padre.
S. S. Gregorio Papa XVI benignamente concedette a tutti i fedeli dell'uno e dell'altro
sesso l'Indulgenza Plenaria da lucrarsi nell'ultimo giorno dell'anzidetto pio Esercizio da {7 [77]}
praticarsi tanto nelle Chiese de succitati pii stabilimenti, quanto in una Chiesa d'a designarsi
dall'Ordinario per una sol volta, purchè in tale giorno veramente pentiti, confessati, e comunicati,
abbiano visitato qualcheduna di queste Chiese o pii Oratorii, ed abbiano pregato secondo
l'intenzione di S. S. per qualche tempo. ed inoltre siano intervenuti allo stesso pio esercizio. Ogni
volta poi che con cuore almeno contrito divotamente interverranno al prefato pio esercizio, e
avranno pregato come sopra, concede ogni volta l'indulgenza di cento giorni. Le quali indulgenze
saranno in vigore {8 [78]} per sette anni senza alcuna spedizione di Breve, e con facoltà di
applicarle in suffragio de' fedeli defunti. - Dato in Roma dalla Sacra Congregaz.e delle S.
Indulgenze il giorno 6 aprile 1846. - GABRIELE Cardinale FERRETTI Pref.o - A. Arc.
PRINZIVALLI Sost.to
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Il regnante Pio IX Papa estende le anzidette indulgenze a tempo perpetuo.
A perpetua memoria del fatto. Esposto a Noi fu per parte della diletta Figlia in Cristo
Giulia Colbert Marchesa di Barolo, che per umilissime preci da lei indirizzate al nostro
Predecessore Gregorio XVI. {9 [79]} di felice ricordanza, essa aveva ottenuto per lo spazio di
sette anni, con Rescritto della Congregazione preposta alle Indulgenze e sacre Reliquie, dato il 6.
del mese di Aprile del corrente anno MOCCCXLVI, che tutti i fedeli i quali facessero il pio
esercizio chiamato della Misericordia, ed istituito da essa per il bene delle anime, potessero
lucrare diverse Indulgenze tanto plenarie, quanto parziali. Ora la medesima Esponente, affinchè
tal dono spirituale non manchi in verun tempo a questo salutare esercizio, si volse instantemente
a domandarci che degnassimo per Apostolica benignità estendere {10 [80]} a perpetuo tempo le
sopra memorate Indulgenze. Noi dunque volendo favorire anche con. questa dimostrazione di
Apostolica benevolenza la stessa Giulia Colbert Marchesa di Barolo, già commendata da questa
santa Sede per altri Istituti utilissimi alla salute delle anime, confidando nella Misericordia
dell'Onnipotente Iddio e nella autorità de' Beati Pietro e Paolo di lui Apostoli, estendiamo col
tenore delle presenti, per Autorità Apostolica, a tempo perpetuo tutte e singole le Indulgenze,
rimessioni di peccati e abolizioni di penitenze, già concedine per un settennio, come si {11 [81]}
è detto sopra, a favore de' Fedeli che faranno il detto esercizio della Misericordia, osservato
tuttavia nel rimanente della detta prima concessione, la forma e la disposizione,ed adempite
esattamente le condizioni tutte ivi ingiunte. Non ostante chiunque facesse opposizione.
Dato in Roma presso S. Maria Maggiore sotto l'anello del Pescatore nel giorno VII di
agosto MDCCCXLVI, del Pontifica'.o nostro l'anno primo.
Per il Sig. Card. LAMBRUSCHINI
A. PICCHIGNI Sost.to
V.° per le Indulgenze
† LUIGI Aliciv.o {12 [82]}
Esercizio di divozione alla misericordia di Dio
Nella Vigilia.
Per pregare con frutto, bisogna prepararsi, bisogna raccogliere lo spirito,
l'immaginazione, gli affetti ai piedi del nostro adorabile Salvatore Gesù Cristo, bisogna
accendersi d'amore per lui e parlargli con viva fede, tutto sperando dalla sua bontà. Mettiamoci
dunque umilmente e con profonda riflessione dinanzi a lui, e consideriamo {13 [83]} quale sia la
natura della divozione che intendiamo di praticare.
Essa fu stabilita già da parecchi anni a Torino in alcuni pii stabilimenti, e specialmente in
quelli di S. Anna, di S. Maria Maddalena e del Rifugio, coll'oggetto d'invocare la Misericordia di
Dio: d'invocarla, non solo ciascun'anima a favore di sè, ma ciascun'anima a favore di tutte le
nazioni della terra, ricordandoci che siamo tutti peccatori, tutti infelici per effetto della colpa,
tutti bisognosi di perdono e di grazia, tutti redenti da nostro Signore col suo preziosissimo
sangue, tutti chiamati all'eterna salvezza, se ascoltando le divine ispirazioni detestiamo {14 [84]}
il peccato e ci diamo di cuore ad una perfetta obbedienza verso Dio e verso la santa Chiesa
Cattolica da lui fondata.
Ma siccome il dovere de' cristiani,nel pregare, esige che oltre al domandare a Dio le cose
che ci occorrono, lo ringraziamo altresì con grande riconoscenza dei benefizi che abbiamo da lui
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ricevuti, si è pensato di consecrare i tre primi giorni di questo divoto esercizio all'intento
d'implorare la misericordia, ed i tre altri a quello di renderle grazie.
Nella sera dei tre primi, nei quali si proporranno alcune pratiche di divozione, vi sarà,
dopo breve meditazione, il canto del salmo Miserere e la benedizione {15 [85]} col santissimo
Sacramento. Nei tre ultimi giorni, vi sarà discorso sulla riconoscenza dovuta 'a Dio, l'esposizione
del Venerabile, il canto del Benedictus e la benedizione.
Siccome le pratiche di divozione vanno soggette a molti pericoli se non sono approvate
dalla santa Sede, depositaria infallibile della verità, affinchè il devoto nostro esercizio fosse
sodamente fondato, e continuassero quegli spirituali vantaggi che già ne derivavano, fu
presentata una supplica a S. S. Gregorio XVI per ottenerne la suprema pontificia approvazione.
Accolse benignamente il Santo Padre tale memoria, e approvò ampiamente l' esposto
esercizio, {16 [86]} commettendo all' Arcivescovo di Torino che a richiesta di qualunque
Parroco o Rettore di chiesa della sua Diocesi lo permettesse pubblicamente in qualsiasi chiesa ed
in qualsiasi tempo dell'anno. Inoltre lo stesso Sommo Pontefice accordò l'indulgenza di cento
giorni a tutti quelli che vi assistessero un giorno almeno, e l'indulgenza plenaria a tutti quelli che
v'intervenissero in tutti i sei giorni; le quali indulgenze sono anche applicabili alle anime del
Purgatorio.
Questa concessione d'indulgenze essendo solamente stata allora data perun settennio,il
regnante Pio IX, confermando quanto il suo Predecessore aveva operato, la estese a perpetuità.
{17 [87]}
Appena ottenuta l'Apostolica approvazione, parecchi Vescovi, Parrochi e Rettori di
chiese adoperaronsi per introdurre siffatto esercizio a benefizio delle anime loro affidate.
Ora, stantechè i Sommi Pontefici vi hanno applicato Indulgenze, eccoci a dare in questa
preparazione una breve notizia di ciò che la Chiesa intende per Indulgenze, riserbandoci negli
altri giorni a considerare più estesamente quanto sia il valore della Misericordia e quanta
necessità abbiamo di essa.
Diremo qui dunque, che fra i luminosi tratti della Misericordia, è da annoverarsi il tesoro
delle sante indulgenze, le quali giovano a cancellare dall'anima nostra le {18 [88]} macchie
contratte col peccato. Due amarissimi effetti produce il peccato nell' anima: la colpa che ci priva
della grazia e dell'amicizia di Dio, e la pena che ne consegue e che c'impedisce l'ingresso al
Paradiso. Questa pena è di due sorta, una eterna, l'altra temporale. La colpa insieme colla pena
eterna ci viene totalmente rimessa mediante i meriti infiniti di G. C. nel S. Sacramento della
penitenza, purchè ci accostiamo a riceverlo con le dovute disposizioni. Siccome però la pena
temporale non sempre ci viene tutta rimessa nel detto Sacramento, così ne rimane in gran parte a
soddisfare in questa vita per mezzo delle opere buone, della penitenza, ovvero {19 [89]}
nell'altra per mezzo del fuoco del Purgatorio. Ma chi può mai penetrare i profondissimi eterni
segreti, e sapere quanto la Giustizia suprema esiga da noi in questa vita in saldo de' nostri debiti,
oppure ci tocchi stare nel fuoco del Purgatorio?
Sia sempre benedetta la Divina Misericordia, e ringraziato il pietosissimo e
clementissimo nostro Divin Redentore G. C. il quale conferì alla S. Chiesa1 fino dalla sua origine
la podestà di comunicare a noi, e a noi partecipare il tesoro delle Sante Indulgenze, in virtù delle
quali con leggerissimo nostro incomodo possiamo {20 [90]} anche intieramente pagare alla
Divina Giustizia quello che le dobbiamo per li nostri peccati.
Questo tesoro il quale persevera inesauribile al cospetto di Dio, è per dir così un deposito
de' meriti, e delle soddisfazioni di G. C., della Beatissima V. M., e de' Santi. Poichè le
indulgenze altro non sono che il valore delle soddisfazioni del Salvatore che furono
sovrabbondanti ed infinite, ed altresì di Maria Ss., de' Martiri, e di altri Santi, a cui non era
necessaria per l'espiazione delle loro colpe. Perciò le indulgenze dal Sacro Concilio di Trento
sono chiamato celesti tesori2. Questa dottrina {21 [91]} l'insegnò il Sommo Pontefice di S.
memoria Clemente VI dicendo che G. C. colla sua grazia, e colla sovrabbondante sua passione
1 Conc. Trid. Sess. 25 de Indulg.
2 Sess. 21 c. 9 de reform
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lasciò alla Chiesa militante qui in terra un infinito tesoro non riposto entro un lenzuolo, nè ascoso
in un campo, ma lo commise, da dispensarsi salutevolmente a' fedeli, al Beato Pietro, che porta
le chiavi del Cielo, e a' suoi successori vicari di G. C. in terra; al quale tesoro somministrano
amminicolo i meriti della Beata Madre di Dio e di tutti gli eletti.3 Tali ricchezze poi infinite non
mai diminuirono nè diminuiranno mai, come un immenso oceano, {22 [92]} che non soffre
diminuzione, per quanto da lui si attinga.
Le indulgenze non sono però in libertà di ciaschedun cristiano, talchè se ne possa
prevalere a suo modo; ne godrà soltanto quando, come, ed in quella maggiore o minore quantità
che la S. Chiesa ed il Sommo Pontefice determina. Quindi si distinguono comunemente in due
classi, parziali ovvero di alcuni mesi od anni, e plenarie. Nel nostro caso sarebbe indulgenza
parziale quella di cento giorni la quale si può lucrare ogni giorno da chiunque intervenga a
questo nostro esercizio. L'indulgenza plenaria è quella per cui ci viene rimessa tutta la pena
temporale di cui per i nostri peccati {23 [93]} siamo debitori con Dio; tale appunto è l'indulgenza
che possono lucrare lutti quelli che intervengono tutti i sei giorni a questo esercizio. Onde
guadagnata l' indulgenza di questi sei giorni noi torniamo ad essere dinanzi a Dio come eravamo
quando siamo nati: di maniera chè se uno morisse in tale stato, andrebbe al Paradiso senza punto
toccare le pene del Purgatorio. E siccome l'indulgenza concessa per questo esercizio è altresì
applicabile per le anime del Purgatorio, così noi possiamo, sempre mediante le debite
disposizioni, liberare l'anima di uno dei nostri defunti e schiuderle il cielo.
Per conseguire poi le indulgenze si ricercano alcune condizioni. {24 [94]} La prima che uno sia
in grazia d'Iddio, perchè colui il quale dinanzi al Signore è reo di grave colpa e di pena eterna,
non è, nè può essere capace di ricevere la remissione della pena temporale. Pertanto sarà ottimo
consiglio a ciascuno di noi che in questi giorni si confessi.
La seconda condizione è l'adempimento di quanto il Romano Pontefice prescrive.
Imperocchè la S. Chiesa nell'aprire il tesoro delle sante indulgenze obbliga sempre i fedeli a
qualche opera buona da farsi in tempo e luogo determinato. Così per acquistare l'indulgenza di
cui specialmente parliamo, il Sommo Pontefice concedendo indulgenza plenaria vuole {25 [95]}
che ognuno ai accosti ai sacramenti della confessione e comunione, e mentre interviene alle sacre
funzioni preghi secondo l'intenzione del medesimo Sommo Pontefice. in quanto poi a' cento
giorni che si possono lucrare ogni giorno intervenendo all'esercizio, basta che uno sia
sinceramente pentito de' suoi peccati. Qui però è da avvertirsi, che per quelle persone le quali si
accostano alla confessione una volta ogni settimana, ciò basta per l'acquisto delle indulgenze
quantunque in detto tempo non vi si accostino.
Finalmente si richiede in terzo luogo per conseguire l'indulgenza plenaria, e remissione di
tutti i peccati, che si detestino gli stessi {26 [96]} peccati anche venia li, e di più, si deponga
l'affetto a tutti, e a ciascheduno de' medesimi.
Eccovi in breve spiegato quanto occorre per acquistare in questi giorni le sante
indulgenze e corrispondere alla bontà e misericordia grande del nostro Iddio. Così noi potremo
approfittare di questo Divino Tesoro a pro dell'anima nostra ed anche in suffragio delle anime de'
nostri defunti, i quali aspettano di essere da noi sollevati dalle pene di quel fuoco in cui si
trovano. La qual cosa moverà Iddio a spandere in grande copia sopra di noi le sue grazie,
affinchè possiamo vieppiù nel decorso di questi giorni conoscere la Divina Misericordia o
invocarla {27 [97]} per la conversione de' peccatori. Faccia Iddio che tutti i nostri cuori
rimangano infiammati per l'acquisto delle sante indulgenze a nostro spirituale vantaggio, e che la
Divina Misericordia discenda benefica su tanti infelici peccatori, i quali sgraziatamente vivono
lontani da quella strada che unica può condurli a salvamento.
3 Clem. 6 in dd. est.
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Pratica
La pratica di questa. sera sia l'animare tutti i vostri parenti ed amici ad intervenire, per
quanto loro sarà possibile, a questo pio esercizio. {28 [98]}
Primo giorno. Iddio usa ogni giorno misericordia a' giusti ed a'
peccatori.
O misericordia di Dio! noi v'imploriamo non solo per noi, ma per tutte le umane creature!
Per animare la nostra confidenza nella divina Misericordia consideriamo da prima come
il Signore dia prove della sua bontà a tutti indistintamente. Tutta la terra, dice la sacra Scrittura, è
piena della divina misericordia, misericordia {29 [99]} Domini piena est o omnis terra. Non
possiamo in nessun luogo portare i nostri sguardi senza che sentiamo i benefizi di Dio. L'aria che
ci dà il respiro, il sole che c'illumina, gli elementi che ci sostentano, il fuoco, l'acqua che ci serve
a tanti usi, gli animali mansuefatti per nostro comodo, quanto si vede di bello, di prezioso o di
magnifico per ogni dove lutto dimostra la bontà divina. A quanti accidenti va soggetta la vita
dell'uomo di giorno, di notte, nel cibo, nella bevanda, nelle strade, negli impieghi e in ogni altra
azione, eppur Dio ci ha conservali sinora:
Ciò noi vediamo operarsi in quanto alle cose temporali; che diremo poi di quanto fa Iddio
intorno {30 [100]} allo cose spirituali? L'intelletto per cui l'uomo conosce la verità, la ragione
per cui si distingue il bene dal male, la volontà con cui l'uomo può seguire la virtù e meritare
avanti al Signore, la memoria, la facoltà di parlare, ragionare, conoscere, insomma il principio
pensante, ovvero l'animo, sono doni del Signore che ci ha dati, e colla cotidiana sua bontà o
provvidenza per noi conserva. Le chiese, i sacramenti, tutti gli altri conforti spirituali fanno
vieppiù palese questa Misericordia divina a beneficio degli uomini.
Eppure il Signore ci assicura che questi benefizi compartisce indistintamente a'giusti ed a'
peccatori. Egli fa risplendere il suo solo sopra {31 [101]} i buoni, e sopra i malvagi e fa cadere la
rugiada del cielo tanto sopra i giusti, come sopra i peccatori4.» Siccome poi il peccatore
peccando perde molti di questi doni, così pare che i I Signore vada in cerca di lui onde
beneficarlo e restituire quanto ha perduto col peccato. Vediamo come fa parlare un santo sto
profeta. «L'uomo peccatore lasci la strada del male e ritorni al suo Signore, egli avrà di lui
compassione». Venite a me, dice in un altro posto , ed io vi renderò quanto avete perduto nel
tempo che viveste lontani da me, vi renderò non solo ciò che non avete, ma quello che nemmeno
vi pensate. {32 [102]}
Lo stesso viene dimostrato dal nostro Salvatore, il quale nel mistero ineffabile
dell'Incarnazione avrebbe dovuto avere particolar riguardo alle anime giuste che da tanto tempo
l'aspettavano; pure egli medesimo ci assicura che non è venuto a prendere umana carne e operare
quanto nel S. Vangelo leggiamo per i giusti, ma per i peccatori , non veni vocare justos sed
peccatores , ed altrove: io sono venuto a salvare ciò che era perduto: veni salvum facere quod
perierat. Quasi volesse dire: il peccatore colla colpa disprezza e rigetta da se tutti i favori della
bontà divina e' non altro più si merita che la morte eterna: io sono venuto a ridonargli la speranza
di {33 [103]} vita , e rendergli quanto ha perduto: veni salvum facere quod perierat. Inoltre dopo
il peccato tutte le creature si ribellano contro del peccatore. Dice s. Tommaso che il fuoco, la
terra., l'acqua, l'aria per loro naturale istinto tenderebbero a punire il peccato per vendicare
l'ingiuria fatta al loro Creatore. Omnis creatura excandescit adversus iniustos. Solo Iddio per la
sua pietà mentre tutti gli elementi verrebbero ad esterminare dallafaccia della terra l'uomo
peccatore, non solamente li trattiene, ma fa che continuino servire all'uomo, quasi, secondo
4 Psal. 8
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Don Bosco - Esercizio di divozione alla misericordia di Dio
l'espressione della Sacra Scrittura, egli dissimuli la vista ch'egli ha dei peccati degli nomini
affinchè si ravvedano. Dissimulans {34 [104]} peccata hominum propter pœnitentiam. Egli
continua a spandere i suoi doni a tutti indistintamente; guarda con occhio di rincrescimento il
peccatore lontano da lui, lo favorisce in mille guise, gli vuole usare misericordia.
Pure chi lo crederebbe? a dispetto di sì commoventi tratti di bontà del nostro Iddio molti
vivono quasi insensibili ne' disordini della loro vita senza badare che possa finire per loro il
tempo di misericordia e sottentrarvi la rigorosa sua giustizia. Questo pur troppo avviene, che il
peccatore lontano dal suo Dio più non pensa a lui, e mentre egli lo cerca per usargli
misericordia , sembra che esso faccia a gara per irritarlo e {35 [105]} muoverlo al castigo.
Ponderiamo bene questi tratti della divina bontà, e mentre ogni giorno li vediamo rinnovati a
nostro vantaggio, deh! non siamo più ingrati; e se mai il peccato ci tiene lontani da Dio,
detestiamolo di vivo cuore e facciamo quanto prima a lui ritorno. E poichè il peccatore per lo più
dopo la caduta più non pensa di ritornare al suo Signore, noi in questo giorno in modo speciale
da Dio illuminati prostriamoci davanti al trono della divina Misericordia e invochiamola che
faccia discendere la sua divina grazia sull'ostinato peccatore, lo illumini affinchè a lui ritorni.
Piangendo lo stato infelice di tutti i peccatori , detestiamo i nostri propri peccati; {36 [106]}
diciamo a Dio così: ah! mio Signore, intendo che a quest'ora mi toccherebbe stare nell'inferno, e
per la vostra misericordia mi è ancor dato questo giorno di gettarmi a' vostri piedi e sentire che
voi mi volete usare misericordia e perdonarmi purchè io mi penta delle ingiurie a voi fatte.
Si mio Dio, io vi ringrazio di tutti i beneficii che mi avete fatti e che ogni giorno andate
facendo; vi fui sconoscente per lo passato, ma ora vi amo con tutto il mio cuore, mi pento
d'avervi oltraggiato, mi rincresce più di avervi offeso che qualunque male avessi potuto
incorrere; deh illuminatemi o bontà infinita, fatemi conoscere la mia grande ingratitudine;ah non
vi avessi {37 [107]} mai offeso! o Gesù mio perdonatemi e fate che da oggi avanti io non ami
altri che voi, viva solo per voi, che siete morto per me. La grazia che domando per me, la
domando altresì per tutti i peccatori affinchè tutti conoscano la vostra grande bontà in
beneficarli, lascino una volta lo stato infelice in cui si trovano e ritornino a gustare le delizie di
un patire amante quale siete voi. Questa grazia dimando per i meriti infiniti del vostro divin
figliuolo e nostro Salvatore Gesù Cristo. E voi, o amorosa Madre delle misericordie, dolcezza e
conforto de' peccatori , fate ch'io sia esaudito, giacchè non si è mai dimandata grazia a Dio per
voi la quale non sia stata concessa. {38 [108]}
Pratica
Perdonate a qualche persona che vi abbia offeso, e quanto sarà più grave l'ingiuria che
perdonerete al vostro prossimo, altrettanto vi potrete aspettare dalla Misericordia divina. {39
[109]}
Salmo
Miserere mei Deus, secundunt magnam misericordiam tuam.
Et secundum multitudinesn miserationum tuarum, dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea: et a peccato meo munda me.
Quoniam iniquitatem meam ego cognosco, et peccatum meum contra me est semper. {40 [110]}
SALMO
Pietà, pietà, Signore,
Se grande è il fallo mio,
So che non è, mio Dio,
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Don Bosco - Esercizio di divozione alla misericordia di Dio
Minor la tua bontà.
Fosti da' primi tempi
Sempre con noi pietoso,
Rinnovi i vecchi esempi
In me la tua pietà.
Qual macchia il reo peccato
Nel cuor lasciò funesta!
Tergila e al primo stato
Io tornerò così.
Ah! che sugli occhi ho sempre
La colpa e fra me stesso
Penso qual sono adesso,
Penso qual era un dì. {41 [111]}
Tibi soli peccavi, et malum coram te feci: ut justificeris in sermonibus tuis, ed vincas cum
judicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum: et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti: incerta, et occulta sapientiœ tuœ manifestasti mihi. {42 [112]}
È ver peccai, ma solo
Pende da te mia sorte,
Tu dammi vita, o morte,
Giudice il Re non ha.
Tu sei potente o giusto
E l'appellarne è vano,
Io bacierò la mano,
Che mi condannerà.
Peccai, ma non ignori,
Che generommi il padre,
Mi concepì la madre
Nel fallo, e nell'error:
Eppur ti piacque un tempo
Tanto il mio cuor sincero,
Che ogni tuo gran mistero
A me svelasti ancor. {43 [113]}
Asperges me hyssopo, et mundabor: lavabis me et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et lœtitiam : et exultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis:et omnes iniquitates meas dele. {44 [114]}
Spargimi il coro altero
Tu coll'issopo umile,
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Don Bosco - Esercizio di divozione alla misericordia di Dio
E reso a te simile
Teco trionferò.
Benchè deforme e nero
Or sia nell'alma oppressa,
Più della neve stessa
Candido diverrò.
Parlami in dolci accenti ,
Consolami, o Signore,
Ritorni al mesto cuore
La pace che perde.
Non più sdegnato, ah! fogli
Ogni cagion di sdegno,
Fa che non resti un segno
Più del peccato in me. {45 [115]}
Cor mundum crea in me Deus: el spiritum rectum innova in visceribus meis.
Ne projicias me a facie tua: et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi lœtitium salutaris lui: et spiritu principali confirma me. {46 [116]}
Deh! dammi un altro cuore,
Cangiami il cuore infido,
E fa, che sia più lido,
Più bello il nuovo cuor.
Lungi da te pertanto
Non mi cacciar dal seno,
Dopo la colpa almeno
Resti la speme ancor.
Deh! se sanarmi brami,
Fa, che il color già tolto
Ritorni i mesto volto
Di nuovo a rallegrar;
Debol rimasi il sai,
Nuovo vigor m'aggiungi,
Sicchè non sia giammai
Costretto a vacillar. {47 [117]}
Docebo iniquos vias tuas: et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meœ: et exultabit lingua mea justitiam tuam.
Domine labia mea aperies : et os meum annuntiabit laudem tuam. {48 [118]}
Così il mio esempio stesso
Gli empi a pentirsi invita,
E dalla via smarrita
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Ritorneran con me;
Pur troppo è ver che reo
Di mille colpe io sono,
Ma a te chiedo perdono,
Confido solo in te.
Prima che torni, o Dio,
Al dolce canto antico,
Tu schiudi il labbro mio,
Che più parlar non sa;
E sì con dolci modi
Al popolo che ascolta
Ricanterò tue lodi,
Dirò la tua bontà. {49 [119]}
Quoniam si voluisses sacrificium dedissem utigue: holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus: cor contritum et humiliatum Deus non despieies.
Benigne fac Domine in bona voIuntate tua Sion: ut œdificentur muri Jerusalem. {50 [120]}
Tu vittima non vuoi,
Ma se ti son pur grate,
Ben cento a te svenate
Vittime io posso offrir.
E vittima a le cara
È un cuor, che umil si pente,
Un cuor, che già dolente
Detesta il suo fallir.
Pace, Signor, ti chiede
Sionne abbandonata:
Deh! la tua grazia usata
Rendile, e il primo amor.
E Solima dolente
Ah! di sue mura un giorno,
Sorger si vegga intorno
Il già perduto onor. {51 [121]}
Tunc acceptabis sacrificium justitiœ, oblationes, ed holocausta: tunc imponent super altare tuum
vitulos. {52 [122]}
Accetterai benigno
Dal popolo divoto
Il sacrificio, il voto
Che sempre ei t'offrirà.
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Allor verrà nel Tempio
Tutto Israello a gara
E incenerir sull'ara
Le vittime farà. {53 [123]}
Secondo giorno. Tratti particolari della Sacra Scrittura usati da Dio
verso i peccatori.
O misericordia di Dio! noi v' imploriamo non solo per noi, ma per tutte le umane creature!
La condotta maravigliosa che in ogni tempo Iddio tenne co' più grandi pecca!ori
dovrebbe essere un potente stimolo per animarci di confidenza e ritornare a Dio. Tutta la sacra
scrittura è ripiena {54 [124]} di queste maraviglio. I nostri primi genitori Adamo ed Eva
disobbediscono a Dio e col peccato si rendono indegni del paradiso e colpevoli di morte. Il
misericordioso Iddio loro cangia la morte eterna nella morte temporale e li conforta colla
promessa di un Salvatore. Tutto il genere umano si abbandona ad ogni sorta di vizii. Iddio
giustamente sdegnato decreta di mandare un diluvio universale, ma per lo spazio di
centovent'anni fa loro intendere per mezzo di Noè che si convertano e ritornino a lui e senza
dubbio li avrebbe perdonati. Moltissime volte gli ebrei si ribellarono contro al vero Dio, il quale
per farli emendare li abbandonava {55 [125]} nelle mani de' loro nemici. Quelli si pentono de'
loro peccati, ricorrono di cuore a Dio, egli subito mosso a pietà li riceve nella sua grazia, li libera
da'loro nemici e li fa godere pace e tranquillità. Ma ingrati a'Divini favori replicate volte gli si
mostrano infedeli e sempre sono da Dio ricevuti appena a lui ritornano.
Quello poi che mostra singolarmente la bontà. grande d'Iddio verso il peccatore si è il
fatto di Davidde. Questo Re dopo aver ricevuto da Dio segnalati favori cade in gravissimi
peccati. Un male conduce ad un altro; passano giorni, mesi ed anni, e Davidde vive
infelicemente lontano dal suo Signore, o punto non pensa di ritornare {56 [126]} a lui.
Maraviglioso tratto di clemenza Divina anche a favore di chi non lo cerca! Iddio si muove a pietà
dell'infelice stato di lui e gli manda il Profeta Natan a risvegliarlo dal sonno di morte. Sotto
aspetto di chiedergli giustizia di un misfatto commesso Natan si presenta a Davidde. Signor mio
Re, gli disse, erano nella medesima città due uomini, uno ricco possedeva moltissime pecore e
moltissimi buoi , l'altro aveva una sola pecorella che formava ogni suo avere. Avvenne che il
ricco dovendo apprestare un pranzo ad un forestiere giunto a casa sua, risparmiando alle
numerose sue mandre tolse la pecorella del povero ed imbandì la sua mensa. {57 [127]} A tale
racconto sdegnato Davidde esclamò: chi fece questo è reo di morte. Allora gli disse Natan : «Tu
sei quell'uomo, o Re; ecco quanto ti dice il Signore Iddio d'Israele: io ti consacrai Re sopra il mio
popolo , ti liberai da' tuoi nemici, e ti ricolmai di ogni bene; tu ingrato a tanti favori con
iscandalo del mie popolo abbandonasti la mia legge e fosti occasione che altri bestemmiasse il
nome del Dio degli eserciti.» Davidde che. aveva un cuor buono conobbe la clemenza Divina che
lo cercava , e rientrando in sè stesso alza uno sguardo al Cielo e tutto commosso esclama: peccai
contro il Signore. Di poche parole fu questa confessione, ma bastanti per farlo entrare {58 [128]}
nella grazia del suo Dio, ed incontanenti si meritò di sentirsi quelle consolanti voci dal Profeta:
«Anche il Signore perdonò il tuo peccato, non morrai.» Dominus transtulit peccatum tuum, non
morieris. (2 Regum, cap. 12). Questi luminosi tratti di bontà usati a Davidde sono quelli stessi
che in ogni tempo faceva pubblicare per bocca de' suoi Profeti. Ecco alcune di tali espressioni:
venite e vedete come il Signore è pronto a perdonare: e altrove quasi lamentandosi perchè il
peccatore ritarda di andare a Lui, dice: io mi allevai de' figliuoli , gli educai e li ricolmai di ogni
bene; essi mi disprezzarono. Abbandoni l'empio la via dell'iniquità e venga {59 [129]} al suo
Signore e troverà compassione. Se il peccatore ritornerà a me pentito, io dimenticherò tutte le sue
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iniquità, e chiamando particolarmente il peccatore gli va dicendo, che vuoi che io faccia? che
cosa mai poteva fare a tuo riguardo che non abbia fatto?
Se poi osserviamo la condotta del nostro Divin Salvatore nel Vangelo, oh come risplende
la sua Misericordia per l'uomo peccatore! Ora si rassomiglia ad una donna che mette sossopra la
casa cercando la moneta smarrita; ora si figura qual pastore afflitto che lascia camminare insieme
novantanove pecorelle, e va per valli e rupi in cerca di una sola che era stata smarrita , la quale
trovata {60 [130]} se la indossa al collo e festoso la porta all'ovile. Altre volte si presenta qual
tenero padre, il quale con grande trasporto di gioia accoglie il suo figlio scialacquatore che
ritorna alla casa paterna. Tutti questi modi di dire del nostro buon Dio mostrano il desiderio
grande che il Signore ha di usare misericordia a tutti, ma specialmente al peccatore. Anzi ci
assicura che allorquando un peccatore ritorna a Dio, dà motivo di festa più grande in cielo che
non farebbero novantanove giusti che camminino per la via della giustizia. Notiamo però bene
che non solo le parabole ma gli stessi letterali racconti del Vangelo rendono del pari evidente
quanto diciamo. {61 [131]} Valga per tutti il fatto della Maddalena. Questa donna datasi ad una
vita licenziosa era divenuta lo scandalo pubblico di un'intiera città. Iddio mosso a pietà dello
stato suo deplorabile con un raggio della sua grazia la illumina. Ella, senza più abbandona il
mondo colle sue lusinghe, corre a prostrarsi a' piedi del Salvatore. Forse le avrà fatto
rimprovero? anzi amorevolmente l'accoglie, e scorgendola pentita le fa risuonare quelle
memorande parole: i tuoi peccati ti sono perdonati. Onde non c'è maraviglia se i santi padri
applicano quanto segue al nostro Divin Salvatore, quasi vada dicendo all'uom peccatore laboravi
clamans, raucœ factœ sunt {62 [132]} fauces meœ. (Psalm. 68). Figlio, ho quasi perduto la voce
in chiamarti. Avvertite, o peccatori, dice Santa Teresa, che vi sta chiamando quel Signore che voi
avete tanto offeso. Ah dunque! più non la durate a disgustare questo amante e celeste padre; egli
vi picchia al cuore e va dicendo all'anima vostra : anima cara aprimi. Soror mea aperi mihi.
(Cant. 5. 2.) Dunque non andiamo più lontani da lui, ascoltiamo quanto egli ci va dicendo:
ingrati, non fuggite più da me; ditemi perchè fuggite? Io amo il vostro bene ed altro non desidero
che rendervi felici: perchè volete perdervi? Ma che fate mai, o Signore? perchè tanta pazienza e
tanto amore a questi ribelli? Voi, {63 [133]} o mio buon Dio , mi rispondete sempre che non
volete la morto del peccatore, ma che si converta e viva. Nolo mortem peccatoris , sed ut magis
covertatur et vivat.
Misericordioso Iddio, non meriterei più compassione da voi, ma quella bontà che vi
trattenne finora di abbandonarmi mentre fuggiva , spero farà che ben mi vorrete ricevere ora che
ritorno a voi. Datemi un vero dolore dei miei peccati, onde li pianga finchè viva, e in iscambio
delle ingiurie a voi fatte io farò ogni sforzo per ricondurre sulla buona strada quelli che vi hanno
offeso, e quando gli empi saranno a voi tutti assieme convertiti canteremo le Divine
Misericordie. Docebo iniquos {64 [134]} vias tuas et impii ad te convertentur.
Pratica
Fate oggi qualche astinenza per ottenere da Dio misericordia a tutti i peccatori, ma
specialmente a quelli, che si trovano in punto di morte. Miserere etc. pag. 42. {65 [135]}
Terzo giorno. Particolari tratti di misericordia usati dal Divin Salvatore
nella sua passionea' peccatori.
O misericordia di Dio! noi v' imploriamo non solo per noi, ma per tutte le umane creature!
Tutte le azioni del nostro amato Salvatore sono una serie continua di tratti della sua
generosa bontà divina, specialmente col non avere mai rigettato o trattato duramente {66 [136]} i
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più gravi peccatori; tuttavia quo sta bontà più luminosa apparve nella sua passione, e quel che ò
più, a favore de' peccatori ch'erano cagione della sua morte. Giuda dopo aver ricevuto grandi
segni di speciale affezione e confidenza sacrilegamente lo vende a' suoi nemici e in capo di
numerosa sbirraglia va per consegnarlo nelle loro mani. Egli altro non dice che questo amorevoli
parole: amico a che sei tu qua venuto? Amice ad quid venisti? Pietro trasportato da Zelo
smoderato taglia l'orecchio ad un manigoldo; l'amoroso Gesù comanda che gli venga applicato e
con un miracolo perfettamente lo guarisce. Pietro lo nega per tre volte, egli lo mira con uno
sguardo {67 [137]} di compassione, lo fa rientrare in sè stesso, e lo riceve di nuovo nella sua
grazia. In seguito della più ingiusta ed empia sentenza è flagellato, coronato di spine, trafitto con
chiodi; egli non fa parola di lamento, e quantunque potesse fare la più terribile vendetta de' suoi
giudici e de' suoi carnefici, pure ha per buona la sua condanna, tace, soffre e a tutti perdona.
Quello fu poi un eccesso di bontà e di amore quando inchiodato sopra una croce, trafitto con
chiodi, bestemmiato e insultato in mille guise dagli stessi nemici, egli che fa? Avrebbe potuto
giustamente comandare a' fulmini che tutti li incenerissero, o fare aprir ia terra sotto a' loro piedi,
{68 [138]} e tutti sarebbero stati inghiottiti ne' suoi abissi; ma questo non voleva la bontà di un
Dio Salvatore. Egli non fa altro che alzare lo sguardo al suo celeste Padre: Padre mio, gli disse,
perdonate a costoro perchè non sanno che cosa si facciano. Adorabili parole le quali non possono
essere che di un Dio! In croce sta posto in mezzo a due ladroni; uno di essi a lui rivolto lo prega
ad aver pietà di lui. Subito l'addolorato Salvatore amorosamente l' assicura che in quello stesso
giorno sarebbe con lui in Paradiso. All'ora poi estrema di sua vita in mezzo a quegli acutissimi
spasimi proferisce quelle ultime parole: Sitio; le quali, come spiega S. Bernardo, fanno conoscere
{69 [139]} di quale carità cd immensa misericordia ardesse nel cuor suo lino all'ultimo sospiro.
E si può immaginare un amore più grande ed una più grande misericordia?. Che dirò di voi, mio
Dio? esclama come fuori di sè per lo stupore il S. Arcivescovo S. Tommaso di Villanova (serm.
de dom. 2 adv.). Dirò coll'Apostolo dello genti che l'amore vostro e la vostra misericordia sono
giunti all'eccesso. Dirò che mi avete amalo senza alcuna misura. Dirò che voi il quale fate ogni
cosa in numero, peso, e misura, nell'amarmi avete sorpassato ogni peso, modo e misura: in
diligendo me modum, pondus, atque mensuram excersisti.” Coraggio adunque anime {70 [140]}
tribolate, e voi miseri peccatori, coraggio e confidenza nella bontà di questo Dio. Sarà grande il
numero de' vostri peccati, ma sappiate che la sua misericordia, se vi pentite, li sorpassa. Egli vi
dice: la pace sia con voi, non temete, sono io che vi parlo. Potranno forse venire meno queste
ampie promesse? Non mai; passeranno il cielo e la terra, ritorneranno al niente tutti gli elementi,
ma sarà sempre quel Dio che parla così , non mancherà mai nelle suo promesse , sarà sempre
buono o misericordioso e qual tenero padre amorosamente ci accoglierà ogni qualvolta a lui
ritorneremo.
Forse ci atterrirà l'abuso delle grazie da Dio fatteci per il passato? {71 [141]} Che enorme
abuso ne fece un Giuda! Eppure niun rimprovero sentesi, ed è chiamato col dolce nome di
amico. Che se si perde, è solo per volere ostinatamente durare nel male. S. Pietro era stato
ricolmo di segnalatissimi favori, ciò non ostante per tre volte lo nega; ma come si pente, tosto ne
riceve il perdono. Ci spaventerà la gravezza de' nostri peccati? L'esempio del buon ladrone ci
deve consolare e animare a chiedere quanto egli ottenne. Le vostre iniquità eguaglieranno quelle
di coloro che hanno ucciso un Dio fatto uomo? Ebbene avremo anche noi un Salvatore che per
noi intercede appresso al suo celeste Padre dicendo: Padre perdonate {72 [142]} loro, non sanno
che cosa si tacciano, ignosce illis, nesciunt enim quid faciunt. Ah! dunque tutti pieni di
confidenza accostiamoci a questa croce su cui muore l'autor medesimo della vita; mentre sparge
fino all'ultima goccia il preziosissimo sangue, mentre prevede tutte le ricadute, i disprezzi, egli
non cessa di chiamarci: venite a me tutti, venite ad me omnes5. {73 [143]}
5 Alcune persone a caso ebbero tra le mani il manoscritto contenente la considerazione di questo giorno.' Presero a
leggerlo con animo di metterne in burla l'autore e non più. Ma il Signore sempre buono uso un tratto di sua paterna
bontà. Si lesse con profondo silenzio e in vece di riso soltentrò viva compunzione; e finirono coll'andare a dichiarar
le loro colpe a' piedi d'un confessore, abbandonando così la loro vita disordinata.
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Pratica
Fate qualche limosina secondo le vostre forze: e non potendo, recitate cinque Pater, Ave e
Gloria alle cinque piaghe del nostro Divin Salvatore, colla giaculatoria Gesù mio, misericordia6.
Miserere etc., pag. 42. {74 [144]}
Quarto giorno. L'amorevolezza con cui Iddio accoglie il peccatore è il
primo motivo per cui dobbiamo ringraziarlo.
O misericordia di Dio! siate in eterno ringraziata dei benefizii fatti a tutte le umane
creature!
Nei tre passati giorni abbiamo procurato di far conoscere quanto grande sia la
Misericordia divina invocandola di tutto cuore per noi {75 [145]} e per la conversione de'
peccatori. In questi tre giorni che ancora ci rimangono di questo santo esercizio ci occuperemo
per quanto ci sarà possibile nel ringraziare la divina bontà delle misericordie e de' benefizi a noi
concessi. Sebbene siano innumerabili i motivi che ci muovono a ringraziare Iddio, tuttavia pare
che meriti speciale rendimento di grazie per l'amorevolezza con cui accoglie il peccatore, e ciò
farà che esso con maggior confidenza si presenti al suo offeso Signore, il quale amorosamente lo
chiama.
I principi della terra non sempre si decidono ad ascoltare i sudditi ribelli che vanno a
chiedere loro perdono, e a dispetto de'più {76 [146]} vivi segni di pentimento bisogna pagarla
colla vita: Iddio non fa così con noi. Ci assicura che non volterà giammai da noi la sua faccia
ogni volta che faremo a lui ritorno; no, poichè egli stesso c'invita, e ci promette accoglienze le
più pronte ed amorevoli. Revertere ad me et suscipiam te: ritorna a me, o peccatore, ed io ti
riceverò. (Jerem 3. 11). Convertimini ad me, et convertar ad vos, ait Dominus: solo che vogliate
ritornare a me, io ,correrò ad incontrarvi. (Zac. 1.13). Ah con che amore, con che tenerezza
abbraccia Iddio un peccatore quando a lui ritorna! Ricordiamo nuovamente la già mentovata
parabola della pecorella smarrita. Il buon Pastore la ritrova,se la stringe {77 [147]} sulle spalle,
la porta a casa e chiama gli amici a rallegrarsene seco gridando: rallegratevi con me perché ho
trovato la pecora che aveva smarrita. Congratulamini mihi guia inveni ovem quœ perierat.
Questo maggiormente significò il Redentore colla parabola del figliuol prodigo, dicendo che egli
è quel padre il quale vedendo ritornare il tiglio perduto gli corre all'incontro; e prima che quegli
parli l'abbraccia, lo bacia teneramente, e quasi vien meno di tenerezza per la consolazione che
prova (Luca 15. 20). Una cosa che potrebbe allontanare i peccatori da questo ritorno è il timore
che Iddio rinfacci loro le offese cagionate; cosa che ha luogo negli uomini, i quali {78 [148]}
dimenticano le offese per qualche tempo, e ad un piccolo accidente novellamente le suscitano.
Del Signore non è così: egli giunge a dire che se il peccatore si pente, egli vuole anche scordarsi
de'suoi peccati come se quegli non lo avesse mai offeso, ascoltate le sue precise parole: se
l'empio farà penitenza avrà il perdono, ed io mi dimenticherò affatto di tutte le sue iniquità: si
impius egerit, pœnitentiam vita vivet; omnium iniquitatum ejus non recordabor. Dice ancor di
più (e pare che non possa andar più oltre la misericordia divina) venite et arguite me, dicit
Dominus: si fuerint peccata vestra ut coccinum, quasi nix dcalbabuntur. (Is. 1. 18) E vuoi dire,
venite, o {79 [149]} peccatori, e fate la prova; quand'anche l'anima vostra fosse nera per mille
iniquità, se io non vi perdono, arguite me, riprendetemi e trattatemi da infedele. Ma no che Dio
6 I Sommi Pontefici Pio VI e Pio VII hanno concesso l'indulgenza di 100 giorni tutte le volte che si recita il Gloria
Patri. Il Regnante Pio IX. ha concesso I' indulgenza parimenti di cento giorni a chi recita la giaculatoria Gesù mio,
misericordia.
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non sa disprezzare un cuore contrito ed umiliato; piuttosto si gloria il Signore allorchè usa
misericordia e perdona a' peccatori: exaltabitur pareens vobis. (Is. 30. 18); e quel che deve
maggiormente consolare il peccatore si è che egli non avrà molto da piangere: alla prima
lacrima, al primo dire io mi pento, il Signore si muoverà subito a pietà, statim ut audierit,
respondebit tibi; subito che tu ti penti e gli dimandi perdono, subito egli ti perdona.
Forse diranno le anime timide, {80 [150]} è vero la misericordia del Signore è grande,
ma niuno può negare che egli sia anche un giudice giusto, il quale ci tratterà come meritano le
nostre colpe. Pur troppo vi sono molti peccatori, i quali spaventati dall'idea di trovare in Dio un
giudice severo, non osano fare a lui ritorno. Tali sono i giudici di questo mondo i quali trattano i
delinquenti secondo la gravità del misfatto. Ma, lo ripetiamo, Dio non tratta così co' peccatori.
Egli usa bensì qualche volta di sua giustizia, ma questo solo per emendare il peccatore e farlo
ritornare al suo ovile; egli è terribile, ma per chi ritorna a lui è tutto amabile, e tutto carità; Deus
caritas est. Forse ci atterriranno {81 [151]} gli oltraggi fatti al divin Salvatore? Nemmeno questo
ci deve atterrire: Gesù Cristo è nostro giudice, ma è anche nostro amico, vos amici mei estis,
sono sue parole. Anzi Gesù Cristo è venuto per salvare i peccatori. Veni salvum facere quod
perierat. Per il peccatore discese dal cielo in terra, nacque nella povertà, visse fra gli stenti, diede
la vita fra dolori, o sparse tutto il suo preziosissimo sangue per salvare il peccatore. Perciò non
può a meno che provare soddisfazione quando vede i suoi patimenti produrre frutti col
ravvedimento del peccatore. Questo volle egli stesso dimostrare allorchè disse, che al
ravvedimento di un peccatore tutti i beati ne godono {82 [152]} e fanno festa per tutto il
paradiso. Via dunque ogni timore pel rigor della giustizia divina, ringraziamo piuttosto il nostro
buon Dio dei tanti benefizi che ci ha comportai nel corso di nostra vita, e specialmente coll'averci
aspettati a penitenza. Promettiamogli di cuore che per l'avvenire gli saremo sempre fedeli e
costanti nel servirlo. E diciamogli con amore che per gl' innumerabili tratti di bontà che ci ha
usati, qualunque pena, tribolazione, patimento, la vita ed anche la morte non basterebbero a
ringraziarlo secondo il nostro immenso debito. Intanto noi riconoscenti a tanti, segni della bontà
divina e animati dalle amorevoli accoglienze con cui ci riceve, accostiamoci {83 [153]} con
confidenza al trono della grazia, e sicuri di ottenere il perdono de' nostri peccati promettiamo a
Dio d'impiegare ogni momento di nostra vita nel ringraziarlo, benedirlo e lodarlo. La-onde tutti i
giorni che a lui piacerà lasciarci in questa vita altro non siano che un continuo rendimento di
grazie per la bontà a noi usata, affinchè esaltando la sua misericordia qui in terra la possiamo un
giorno lodare ed esaltare con tutti i santi ed i beati in paradiso. Misericordias Domini in œtermini
cantabo.
Pratica
Fermatevi alquanto a considerare {84 [154]} i peccati della vita passata, e preparatevi a fare
una santa confessione. {85 [155]}
Canticus Zacchariae.
Benedictus Dominus Deus Israel, quia visitavit et fecit redemptionem plebis suœ.
Et erexit cornu salutis nobis in domo David pueri sui.
Sicut locutus est per os sanctorum, qui a sœculo sunt, prophetarum ejus.
Salutem ex inimicis nostris:, et de manu omnium qui oderunt nos. {86 [156]}
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Cantico di Zaccaria.
Benedetto il Signore d'Israello,
Pietoso Iddio, che visitò sua gente
Schiudendole del ciel il chiuso ostello.
Del serro suo Davidde in la splendente
Scelta magione eresse a pro di noi
Di salvezza immortal rocca possente.
Qua’l per la voce già de' santi suoi
Profeti che ne' secoli parlaro
Parlato sempre avea da prima e pot,
Promettendo così saldo riparo
Dagl’inimici nostri, e da colura
Che contro noi l'irata mano alzaro. {87 [157]}
Ad faciendam misericordiam cum patribus nostris: et memorari testamenti sui sancti.
Jusjurandum quod juravit ad Abraham patrem nostrum, daturum se nobis.
Ut sine timore de manu inimicorum nostrorum liberati, serviamus illi.
In sanctitate et justitia coram ipso omnibus diebus nostris.
EI tu puer, propheta Altissimi vocaberis: prœibis enim ante faciem Domini parare vias ejus. {88
[158]}
Così de’ padri nostri il mesto cor
Rassicurò membrando il testamente
Santo che al mondo tutto diè ristoro.
Ciò che giurò ad Abramo è giuramen
Da darsi a noi, perchè di tema sciolti
Servir possiamo a lui col cor contento.
E gl’inimici nostri in fuga volti,
Meniam tutta la vita in santitate
Ed in giustizia sempre al ciel rivolti.
E tu fanciullo mio verace Vate
Dell'Altissimo andrai avanti il Signore
A preparar le vie da lui bramate. {89 [159]}
Ad dandam scientiam salutis plebi ejus in remissionem peccatorum corum.
Per viscera misericordiœ Dei nostri, in quibus visitavit nos oriens ex alto.
Illuminare his, qui in tenebris, et umbra mortis sedent: ad dirigendos pedes nostros in viam
pacis. {90 [160]}
E scienza a portar, lume e chiarare
Nella sua plebe, onde salvezza ottiene
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Perdono ottien d'ogni commesso errore.
Dalle divine viscere che piene.
Son di misericordia, or che dal trono
Dio viene a noi, qual sol che d'alto viene.
Coloro a illuminar che immersi sono
Nelle tenebre e nell'ombra di morte,
E a dirizzarci il piè col suo gran dono
Per via di pace alle celesti porte. {91 [161]}
Quinto giorno. Il beneficio del Sacramento della Penitenza è il
secondo motivo per cui dobbiamo ringraziare Iddio.
O misericordia di Dio! Siate in eterno ringraziata dei benefizii fatti a tutte le unione
creature!
Il nostro buon Dio di cui la saviezza e bontà sono grandi in tutte le sue operazioni niente
lasciò mancare a' nostri bisogni. Fondò una Chiesa di cui egli stesso è capo {92 [162]} e tutti i
fedeli ne sono membri. E prevedendo le nostre debolezze, deputò in nostro soccorso i suoi
ministri con facoltà di rimettere i peccati in guisa che a tutti quelli a cui fossero da loro rimessi,
fossero altresì rimessi in cielo, di maniera chè noi abbiamo nel tribunale di penitenza chi fa le
veci d'Iddio in terra.
Vedete, o fedeli, con quanta facilità possiamo noi accertarci del perdono delle nostre
colpe mediante il sacramento della penitenza. Qual grande beneficio, esclama S. Tommaso da
Villanova, non ci fece, e qual grande misericordia non dimostrò Iddio coll'istituire un così utile e
necessario sacramento! quam grande beneficium, {93 [163]} quam grandis misericordia fuit
hœc! Pensa, continua questo Santo, o uomo ingrato, e sconoscente al tuo Dio che talor ti lamenti
come di un carico insopportabile al dover confessare i tuoi peccati; pensa, dice, se mai si trovò
nei secoli passati che vi sia stato qualche principe così buono e clemente, il quale abbia fatto
altrettanto con ciascuno de' suoi nemici, quanto fa Iddio con noi, e non abbia altra pena esatta da
essi che il confessare e pentirsi de' loro delitti lasciando in loro mano riposto l'ottenerne il
perdono. (In Dom. 3. quad.).
È vero che alcuni peccatori vanno dicendo, essere sì grande il numero delle loro colpe,
che temono {94 [164]} non più conseguirne il perdono. Deh non temete, no, venite pure a questa
misericordia, e la troverete pronta a perdonarvi. Questo lo dimostrò il Divin Salvatore
specialmente quando S. Pietro lo interrogò se poteva perdonare infine a sette volte. Egli come
pieno di benignità e di misericordia verso i peccatori rispose: non dico, o Pietro, di perdonare
sette volte, ma infino a sette volte settanta: non dico tibi usque septies, sed usque septuagies
septies (25): colle quali parole, soggiunge S. Giovanni Grisostomo, non intende fissare quel
numero determinato,ma vuole significare, che desse a nome suo il perdono ogniqualvolta si
presentasse veramente pentito a' piedi {95 [165]}suoi il peccatore a confessare i suoi falli: non
numerum statuit hic, sed infinite, perpetuo, et semper denotat. Anzi continua lo stesso Santo, I'
ottimo nostro Dio nella istituzione di così grande sacra mento volle eleggere a ministri di esso
non gli angeli, ma uomini vestiti di carne come noi, affinché conoscendo l'umana fragilità e
debolezza sapessero compatire la miseria altrui e usassero dolcezza e carità nel ricevere il
peccatore.
Potrebbe soggiugnere taluno: io mi sono già confessato più volte, e sempre sono ricaduto
negli stessi peccati; dunque per me è inutile il confessarmi. Adagio, non parlate così, altramente
vi mostrate ingrati a G. C.; esso nello istituire {96 [166]} questo sacramento non promise di
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renderei impeccabili, ma promise che qualunque volta avremmo fatto a lui ritorno ci avrebbe
perdonato: quorum remiseritis peccata, remittuntur eis. Non è poi vero che sia stato inutile per
Voi questo Sacramento della confessione, imperciocchè dei peccati che sinceramente confessaste
otteneste il perdono, come pure vi sarà perdonata ogni vostra ricaduta, purchè l'andiate a
detestare a' piedi del confessore: perché stanno sempre ferme quelle parole: cor contritum et
humiliatum, Deus, non despicies.
Potrebbe ancora dirsi: che vale lasciare il peccato? io conosco la mia fragilità, sono così
debole, {97 [167]} che se oggi andassi a confessarmi, domani ricado negli stessi peccati, perciò
che mi giova la confessione? Anime care, state bene attente, è questo un laccio di cui servesi il
demonio per tenere legato il peccatore e condurlo seco a perdizione. Abbandonate
coraggiosamente il peccato, fate fermo proponimento di non peccare mai più confidando nella
grazia di Dio che vi darà la forza d' osservare questo gran proponimento. Pentendovi e
proponendo di non offendere più il Signore, egli vi può dare valevole assistenza per settimane,
mesi, ed anni, e per tutta la vostra carriera. Altronde chi vi assicura che domani siate ancora in
vita? Non può essere che {98 [168]} oggi sia l'ultimo giorno per voi, e perciò siavi tolto ogni
pericolo? Ma è tanto difficile fare una buona confessione, chi sa che non aggiungiamo un
sacrilegio a' peccati già commessi? È vero che è difficile il fare una buona confessione; perciò
chi va a confessarsi senza volontà di abbandonare il male, è meglio non vi vada.
Il Signore che ben conosceva la nostra debolezza nello istituire questo sacramento ci
assicurò che andando noi a detestare i nostri peccati a' piedi del confessore ci sono tutti rimessi,
senza spaventarci della difficoltà di confessarci bene. Via dunque ogni timore. Coraggio e
confidenza e fermo proponimento. Noi andiamo ad un {99 [169]}
Mio Dio, vi ringrazio di tutto cuore per avermi tanto tempo aspettato affinchè ritornassi a
voi. {100 [170]} Dio che è padre tanto buono il quale ama noi sue creature; che cosa possiamo
temere da uno che ci ami? Ringraziamo piuttosto la Misericordia Divina di avere per noi istituito
quel benefico e consolante sacramento, per mezzo di cui l'anima nostra è lavata dalle macchie,
che la rendono odiosa agli occhi suoi. Promettiamo, ah! sì promettiamo di cuore di volere per
l'avvenire corrispondere all'immensa sua bontà coll'accostarci colle debite disposizioni, e sovente
quanto possiamo, a lavare e abbellire le anime nostre nell'acque salutari della penitenza.
Eh! non potevate giustamente privarmi di vita nello stato di colpa e condannarmi eternamente
nell'inferno? Ciò non volle la vostra clemenza. Aggiugneste favori a favori onde ritornassi: ora
eccomi Dio pietoso, eccomi pronto a faro quanto voi volete. Fate che il mio cuore, la mente e
l'anima mia altro più non cerchino che piacere a voi, mio Dio, mio padre, mio Salvatore, mio
tutto. Vergine Santissima, rifugio de' peccatori, ottenetemi dal vostro Divin figliuolo il vero amor
di Dio, ed un sincero dolore de' miei peccati.
Pratica
Sette Ave, e sette Gloria ai sette dolori di Maria SS., affinchè e i {101 [171]} ottenga un
vero dolore de' nostri peccati.
Benedictus v. pag. 88. {102 [172]}
Sesto giorno. I mezzi di salute procurati da Dio nella nostra santa
religione sono un terzo motivo di ringraziarlo.
O misericordia di Dio! siate in eterno ringraziata dei benefizii fatti a tutte le creature!
Ed oh qual benefizio inapprezzabile fu il crearci capaci di profittare della sua grazia e di
andare in paradiso! qual benefizio particolarmente per noi l' averci {103 [173]} fatto nascere in
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Don Bosco - Esercizio di divozione alla misericordia di Dio
paesi cattolici ove abbiamo tanti aiuti per salvarci! Come Signore supremo ci ha dato l'esistenza;
come padre ci ha conservati, come Redentore ci ha riscattati. E che diremo d'un beneficio così
grande qual è il sacramento della penitenza, la cui mercè noi possiamo riacquistare l'amicizia
d'Iddio perduta col peccato? Però non finirono qui i divini favori; volle di più provvederci di tutti
i mezzi necessari a fortificare la nostra debolezza, e 'mantenerci in grazia sua. Ci ha dato le
chiese dove noi possiamo intervenire alle sacre funzioni; ci assicura che questo santo luogo è
casa sua, e che chiunque ivi dimanderà qualche cosa, ne sarà infallibilmente esaudito: {104
[174]} in ea omnis, qui petit, accipit. Inoltre il misericordioso nostro Iddio conoscendo la nostra
inclinazione al male, le passioni, gli abiti cattivi che ci portano e stimolano a nuove ricadute, per
rimedio efficacissimo alla nostra fragilità istituì il Sacramento eucaristico in cui col proprio suo
corpo e col suo sangue preziosissimo ci fortifica contro ad ogni assalto del nemico dell'anima
nostra, e ci fa invincibili a' suoi sforzi. Siccome per lo stato miserabile in cui ci troviamo
potremmo essere atterriti dalla grandezza di questo Sacramento, così egli c'invita con quelle
amorosissime parole: venite a me, o voi tutti, che siete affaticati e deboli, io fortificherò {105
[175]} la vostra stanchezza: venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam
vos. Comanda poi a' suoi ministri, che facciano a noi una dolce violenza e quasi ci costringano a
frequentar questo grande Sacramento, compellite intrare.
Noi non sappiamo il modo di pregare, nè quali cose si debbano a Dio dimandare; il Divin
Salvatore ci ha insegnato il Pater! il Pater! che è un'orazione colla quale noi possiamo pregare
efficacemente Iddio senza pericolo di domandare cose le quali non facciano per la nostra
salvezza.
Il tempo in cui più d'ogni altro abbiamo bisogno della misericordia Divina è senza dubbio
il punto {106 [176]} di morte; quando sfiniti di forzo il demonio si adoprerà con ogni arte a fine
di guadagnarci. Oh quanti rimedi ci procurò Iddio! Il Viatico che ci fortifica, l'estrema unzione,
la quale scancella i peccati se ancor in noi ne rimanessero, la benedizione papale, per cui ci viene
compartita l'indulgenza plenaria; molte altre benedizioni e preghiere che la Chiesa impone di fare
per tutti coloro che si trovano in quegli ultimi momenti; questi sono tutti tratti di pura
misericordia e bontà Divina per dimostrarci quanto gli sia cara la nostra salvezza. Ma a che
tendono tutti questi tratti della misericordia Divina? Tendono ad innamorare quelli che vivono
ancora nella {107 [177]} Chiesa militante della celeste gioia che si gode nella Chiesa trionfante.
Imperciocchè lo stesso Salvator nostro G. C. è capo della Chiesa in cui noi ancora viviamo, la
quale altro non è se non un passaggio alla gloria della Chiesa trionfante, della quale parimente è
Capo lo stesso G. C delizia di tutti que'beati. Egli desidera grandemente fare di queste due chiese
un solo regno di santi, perciò non ha risparmiato alcuna cosa che potesse giovare alla salvezza
delle anime, talmente chè chiunque si perda, è di sua propria colpa non volendosi servire de'
mezzi che Iddio gli ha procurati. Ma quando verrà quel desideratissimo tempo in cui lasciando
l'esilio di questo mondo {108 [178]} ci uniremo perfettamente con Dio nella Chiesa dei beati?
Fedeli miei cari, è certo che abbiamo colasse un posto preparato per ciascuno di noi, è certo che
il Signore ci vuole tutti salvi con lui, è certo altresì che breve è il tempo della vita presente e da
questo tempo dipende la nostra celeste beatitudine. Eh coraggio adunque, il regno della gloria ci
fu acquistato dal nostro Salvatore, egli è il mezzo, la guida e la corona, e non vi manca altro che
la nostra cooperazione. Ci toccherà patire qualche cosa in questi pochi giorni di vita che ancora
ci restano; ma se paragoniamo questi brevi patimenti col premio eterno che ci è apparecchiato in
cielo, ah no, non {109 [179]} hanno paragone alcuno. Qui si patisce per poco, là si godrà per
sempre; qui ci toccherà patire fame, sete, tribolazione ed anche la morte; non importa, questo
sarà compensato con un gaudio, con un'allegrezza di perfetta e compiuta felicità e con quella
gloria che noi possiamo immaginare bensì, ma non mai comprendere, nè, mai esprimere, se non
con dire che saremo per sempre col Signore; semper cum Domino erimus.
Ah! sia dunque vero che noi conformemente alle speranze dateci dalla Fede, e ravvivate
in questo divoto esercizio nel contemplare la Misericordia Divina, possiamo un giorno trovarci
nel regno de' beati, in compagnia della {110 [180]} Beatissima Vergine, de' Santi Angeli custodi,
di tutti i Santi e di tutte le Sante del paradiso! E sia pur vero che possiamo trovarci in quel regno,
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congiuntamente non solo ai nostri genitori, parenti ed amici, ma ad una infinita moltitudine di
salvati, giacchè abbiamo pregato per tutti! bramando che tutti cessino, per la Divina
Misericordia, d'essere peccatori, e che noi tutti insieme, colmi di ogni bene, viviamo col Signore
eternamente. Semper cum Domino erimus. Così sia.
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(Almeno un' Ave Maria per le persona che ha pro mosso questa divozione.) {111 [181]}
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