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Don Bosco - Il Divoto dell'Angelo Custode
IL DIVOTO DELL' ANGELO CUSTODE
TORINO 1845
TIPOGRAFIA PARAVIA E COMP.
Con permissione. {2[87]}
INDEX
Introduzione.................................................................................................................................2
Considerazione Prima. Bontà di Dio nel destinarci i Ss. Angeli Custodi....................................2
Considerazione Seconda. Gli Angeli santi ci amano per riguardo di Gesù e di Maria...............3
Considerazione Terza. Benefizii quotidiani dei Ss. Angeli Custodi............................................4
Considerazione Quarta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di orazione.......................6
Considerazione Quinta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di tentazione....................7
Considerazione Sesta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli nelle tribolazioni...............................8
Considerazione Settima. Tenerezza del santo Angelo verso il peccatore....................................9
Considerazione Ottava. Speciale assistenza del s. Angelo in morte..........................................10
Considerazione Nona. Il Santo Angelo Custode conforta l'anima nel Purgatorio.....................12
Considerazione Decima. Per il giorno della festa. Tenerezza che dobbiamo all'Angelo perché
ci ama.........................................................................................................................................13
Canzoncina spirituale.................................................................................................................14
Giorni di special divozione ai santi angeli.................................................................................16
Indulgenze concedute ai devoti del santo angelo custode.........................................................17
Indulgenze particolari concesse alle vener. Compagnie del s. Angelo Custode, aggregate
all’Arciconfraternita di Roma....................................................................................................17
Esercizio di divozione al s. Angelo Custode.............................................................................17
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Introduzione
Un argomento che mostra l'eccellenza dell'uomo, è certamente l'aver un Angelo per
custode. Creato che ebbe Iddio il cielo, la terra e tutte le cose, che nel cielo e nella terra si
contengono, lasciò che seguissero da per sè stesse il corso delle leggi loro naturali secondo
l'ordine della quotidiana provvidenza, che le conserva. Dell'uomo non fu così. Oltre d'averlo
arricchito di nobili facoltà {3[89]} sì spirituali, come corporali, costituito a presiedere a tutte le
altre creature, volle, che un celeste spirito ne prendesse la cura per modo, che fin dal primo
istante, che egli compare al mondo, l'assista di notte e di giorno, l'accompagni ne' viaggi lungo
le strade, lo difenda da' pericoli tanto dell'anima che del corpo, l'avvisi di ciò che è male, perchè
lo fugga, gli suggerisca ciò che è bene, perchè lo segua (ps. 90); grande dignità dell'uomo (s.
Hier.), grande bontà di Dio, incalzante dovere per noi a corrispondervi!
Per animare pertanto i fedeli a mantener viva divozione verso questi beati spiriti, che
dall'ineffabile provvidenza sono destinati a noi per custodi, i Romani Pontefici già concedettero
{4[90]} molte Indulgenze alle preghiere che in onor de' medesimi si recitano, ed alle compagnie
a loro venerazione istituite. Affine poi di risvegliare vieppiù la gratitudine e la fiducia, che noi
dobbiamo avere verso questi nostri celesti benefattori, venne epilogata la presente operetta, in
cui sono esposti in forma di novena quei più gagliardi e teneri motivi, che ci devono spingere ad
armarci del santo loro patrocinio. Si aggiunge poi la decima considerazione con una
canzoncina spirituale che potrà cantarsi nel giorno della loro festa.
Felice chi meditando il gran merito del suo Angelo, praticherà gli ossequii suggeriti in
questi fogli, e verrà ad esserne costantemente divoto, egli avrà con se un non dubbio {5[91]}
segno di sua eterna salute; giacchè tra i segni di predestinazione riconoscono fondatamente i
Teologi ed i Maestri di spirito sopra l'autorità delle divine Scritture, e de' santi Padri una tenera
e costante divozione verso i santi Angeli Tutelari.
Benedica il Signore quest'operetta e chi la leggerà. {6[92]}
Considerazione Prima. Bontà di Dio nel destinarci i Ss. Angeli
Custodi
Bontà grande ed incomprensibile ci dimostra il nostro celeste Padre nel darci un Angelo
per custode. Questa bontà divina è quella che ci vuol figliuoli, e degni figliuoli di sì gran Padre.
A tal fine c' impresse nel crearci la sua immagine e le sue fattezze, e ci designò eredi di tutti i
beni paterni lassù in cielo. E siccome ai figliuoli di gran Re tosto destinasi ajo di gran carattere,
per istruirli, ed inspirar loro sentimenti principeschi e grandi; al modo stesso sul nascere di
ciascun di noi, destina Iddio uno de'suoi Grandi del cielo, che tutto ciò adempia con noi. Vuol
che un Angelo ci accolga tra le sue braccia fin dal primo comparire che facciamo al mondo, in
{7[93]} manibus portabunt te (Psal. 90. 12.) Vuol ch'ei vegli incessantemente a custodia e difesa
di noi; che il primo latte c'instilli di pietà e virtù. E come s'esprimono i Santi Padri, vuole il
nostro buon Dio, che in tutta la nostra vita sia in verità l’aio e 'l direttore di ciascuno di noi, come
figli d'età minore, che Iddio in questo mondo si alleva per innalzare al trono ed alla corona.
Disegni amabilissimi, che voi, mio Dio, avete sopra di me, esclama s. Bernardo; mentre
veggo verso di me, ed a mio bene tutta la paterna bontà. Vi veggo, mio Dio, entrare in
sollecitudine di me, e prendervi continuamente di me pensiero. Ed in qual pensiero non entrate,
ed in quale sollecitudine? è tale la vostra bontà, che mentre mi promettete il cielo, già quanto è
nel cielo tutto per me impiegate. Avete in cielo il vostro Unigenito, e il vostro Unigenito
mandaste a morir per me. Avete l'amor vostro consustanziale, {8[94]} il Divino Spirito, e il
Divino Spirito con profusione diffondete sopra di me. Avete i vostri Angeli, e gli Angeli ancora
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spedite di lassù ad assistermi e custodirmi; Beatos illos spiritus mittis in Ministerium. A questi
adossate la custodia di me. Questi trascegliete ad essere i nostri aji e direttori (s. Bern. serm. 12
in psalm. 90). Ammirabile bontà del mio Dio sull'opera di mia salute! Se io sono debole, ho
meco un sostenitore fermo ed invitto; se sono povero, ho meco un provveditore ricco e liberale;
se sono misero, ho meco un Angelo, che ricolmo è di tutta la beatitudine. Se poi verso Dio sono
freddo, ho meco chi è un incendio di carità; se carico sono di colpe, ho meco chi può anche
placare il mio Dio sdegnato. Tanto è vero il gran detto di Tertulliano, che la nostra salute è in un
certo modo il grande affare di Dio. Ah quanto poco il pregio della nostr'anima da noi si
comprende! {9[95]}
Ah mio Dio! io stupisco a tanta bontà verso di me, stupisco insieme di me stesso, come
finora, abbia potuto vivere così ingrato. Voi amantissimo mio custode, deh non permettete più in
me tanta ingratitudine e sconoscenza.
Aprite le mie pupille: ammollite il mio cuore, fate, che io corrisponda al mio Dio,
corrisponda a voi, col serbar per Iddio e per voi quest'anima, che con tanto affetto custodite
perché possa un di con vostro tripudio essere coronato di gloria in paradiso.
OSSEQUIO
Ogni giorno almeno, mattino e sera nel recitar l'Angele Dei, abbiate anche intenzione di
ringraziar Dio della bontà usata a nostro bene nel darci per custodi principi cosi eccelsi.
ESEMPIO
Questa bontà di Dio nell'averci {10[96]} destinato un Angelo per custode, viene
praticamente confermata da ciò, che avvenne alla beata Giovanna della Croce. Costei ancora
fanciullina, fu degnata della visibile presenza dell'Angelo suo custode, che le fu Maestro durante
tutta la sua infanzia. Fatta poi grandicella guidata sempre da tal Maestro abbracciò lo stato
religioso, e divenuta, superiore del Monastero, amministrò maravigliosamente ogni più difficile
affare. Qualora poi insorgeva qualche inconveniente nella comunità l'Angelo suo custode era
colui, che le suggeriva le maniere, onde correggere i difetti altrui; e in simil guisa divenne gran
santa.
Dal suo Angelo riseppe pure il tempo della sua morte; quando appunto apparsole in un
aspetto giocondissimo la condusse in sua compagnia al possesso dei beni celesti. (Leg. Franc. 3
mag.) {11[97]}
Considerazione Seconda. Gli Angeli santi ci amano per riguardo di
Gesù e di Maria
La prima misura dell'amore verso di noi i Ss. Angeli Custodi la tolgono dall'amor
medesimo di Gesù, e da quel cuor divino, che fu di noi si tenero e tanto acceso, apprendono ad
amarci.
Mi ama egli Gesù? dunque sono sicuro, che il mio Angelo ancora molto mi ama; perchè
Gesù m'ha parimenti amato molto. Amant nos Angeli quia nos Christus amavit, disse s. Bern.
(serm. 1 de s. Mich.) oltre a ciò hanno essi sempre presente la volontà espressa del divin Padre,
che è di doversi tutti a gara distinguere negli omaggi di quel suo umanato diletto Unigenito. E
che non farebbero essi per quell'Uomo - Dio? Eppure Gesù ecco quel che loro impone. Impone
loro d'esser {12[98]} custodi di quelle anime, di cui egli fu il Redentore, e nelle sue cicatrici fa
lor vedere quanto gli sia costata un'anima sola, che fu per lui quella preziosa perla, per la quale
egli già ha donato quanto aveva, Vendidit omnia quae habuit, fino a rimaner ignudo, e morir
esangue sopra l'infame legno della croce. Ei vuole che mirino le anime nostre quali membra del
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suo mistico corpo, quali figliuole dilette delle sue piaghe, e come destinate ad essere un dì
domestiche di quel gran Padre, che è insieme padre degli Angeli.
Cresce in essi l'amore dall'amor di Maria loro gran Regina. Avendo Iddio, dice santa
Brigida, fatto conoscere agli Angeli, sin dai primi momenti di lor creazione, questa gran
Genitrice del divin Verbo; fin d'allora si accesero d'un amor per Lei sì vivo, sì puro, sì riverente,
che più si compiacquero di poterla un dì servire, che diventar eglino stessi le prime e le più
perfette {13[99]} opere dell'onnipotenza divina. Venuta la pienezza de' tempi con dolce gara
occupavansi a servirla in vita, con solenne trionfo la elevarono al cielo, e quivi venerandola
nell'alto di Lei trono vicino a quello del suo figliuolo, le stanno ognora d’intorno in atto di
omaggio, e godono che a sovvenimento di noi meschini siano essi da Lei prescelti quali esecutori
amorevoli delle sue tenerezze verso di noi. E Maria nello spedirli in difesa e guardia di noi tutti,
loro dice: Filii mei sunt quos donavit mihi Deus (Gen. 48.9). Queste anime, che affido alla vostra
cura, sono mie figlie, e figlie mi sono per la donazione solenne, che in persona di Giovanni me
ne fece Gesù stesso dalla sua croce. Io sono loro madre e Regina, le affido a voi. Che se a questi
riflessi i cuori degli Apostoli accendevansi a segno, che per nulla avevano i sudori, gli stenti, gli
strazii e fin la più spietata morte, purché aiutassero le anime; quali {14[100]} ardori per me non
concepirà l'amore angelico del mio Custode, che al riverbero infiammasi dell'amoroso cuor di
Maria?
Ah mio caro Custode, io non comprendo il vostro amore per me, perchè comprendere
non posso il vostro amore per Gesù e Maria, e meno quel di Gesù e Maria verso di me, conosco
solo, che troppo son reo per avervi finora sì mal corrisposto. Voi trattanto tenerissimo Custode
dell'anima mia, che di continuo specchiandovi ne'Ss. cuori di Gesù e di Maria, nuove fiamme
traete d'amor divino; fate che il mio cuore per l'avvenire non pensi più che amare Voi, amar Gesù
mio Redentore, amare Maria madre mia amantissima.
PRATICA
Quando andate in chiesa, specialmente in tempo della S. Messa, invitate il vostro buon
Angelo ad adorare Gesù sacramentato con voi, e per voi quando non potete andarvi; {15[101]}
fate proponimento di salutar Mari SS. tre volte al giorno colla recita dell'Angelus Domini,
ossequio a Lei graditissimo ed agli Angeli, arricchito di molte Indulgenze.
ESEMPIO
La vita della Beata Maria crocifissa ci ammaestra sensibilmente di quanto abbiamo
osservato in questa considerazione. Questa gran serva di Dio guidata e confortata dal suo Angelo
Custode, in breve tempo giunse a si alto grado di perfezione, che andava sempre esclamando con
s. Paolo, che desiderava lasciare questo corpo, per unirsi al suo celeste sposo Gesù. Cupio
dissolvi, et esse cum Christo. In un rapimento ella vide una moltitudine di Angeli, di cui parte
voleva condurla in paradiso, come ella ardentemente desiderava, parte voleva che rimanesse
ancora in vita per farsi una corona più preziosa in cielo. Intanto comparve Maria SS., e proferita
{16[102]} ch'essa ebbe una parola, tutti gli Angeli si unirono a Lei cantando unanimi Gloria in
excelsis Deo. Visse Crocefissa ancora alcuni anni, finché quegli Angeli che con somma vigilanza
l'avevano assistita in terra, festosi ne accompagnarono l'anima in cielo, onorando pure il
cadavere e il sepolcro con lietissime sinfonie, che furono da molti udite.
(Dom. Bernini nella vita di lei).
Considerazione Terza. Benefizii quotidiani dei Ss. Angeli Custodi
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Il giovine Tobia, viandante col suo Angelo, fu perfetta immagine di noi tutti qui viatori
insieme col nostro; con questa differenza, che egli il vedeva, senza saper che fosse Angelo; noi
per l'opposto il sappiamo, senza vederlo. Egli con padre cieco e di povera famiglia accinger
{17[103]} si deve a lungo e disastroso viaggio, Giovine qual è, inesperto di vie e di affari. Ma
che? appena mette egli il piè fuori di casa, tosto si vede innanzi un graziosissimo giovane,
(l'angelo Raffaello) che in abito da viaggiatore cortesemente se gli offre compagno e guida. Non
altrimenti il nostro Angelo sin dal nostro primo comparir al mondo si fa d'appresso, ci è a lato, nè
più ci abbandona in tutto il cammino di nostra vita. E chi può numerar i pericoli, a cui ci sottrae
l'amante custode, ed i beni che ognor ci comparte? Sappiamo pur troppo a quanti pericoli
andiamo esposti nella nostra infanzia; a quante vicende in gioventù ed in tutta la vita, or per
infermità, or per viaggi, or per malagevoli affari e cattivi incontri, or per casi avversi ed
inopinati. Ci ricordiamo che sovente per una tal impensata provvidenza e quasi miracolosa, ne
usciamo salvi. Leggesi di chi sentissi mosso ad uscir di {18[104]} casa, ed uscitone appena,
quella rovinò; di chi ritrasse il piede da quel luogo, e con ciò vide d'avere sfuggito un incendio;
di chi cambiò strada viaggiando, e si trovò lontano dagli assassini; di chi a casa fermossi, e venne
così a schivare precipizii, o agguati; ed a chi debbesi tutto ciò, se non all'occhio amoroso del
nostro Angelo, sempre attento e vegliante sopra di noi? Sicché s'avvera ben chiaramente il detto
del Real profeta, che l'Angelo del Signore ci libera dai pericoli: Immittet Angelus Domini in
circuitu timentium eum, et eripiet eos. Egli è intorno a noi, dice s. Ambrogio, e ci cammina
davanti, affinché niuno ci possa recar danno. Può ciascheduno dir con Tobia di vedersi, a
dispetto di tanti rischi già corsi, libero e sano, e doverlo al buon Angelo suo custode. Tobia
infatti riscosse prontamente le grosse somme del suo credito, e dapprima lo attribuì a bontà del
debitore, ma poi vide che {19[105]} la bontà fu dell'Angelo a saperle in modi sì propri da lui
riscuotere. Credette un felice incontro d'essersi collocato giusta il dovere e la legge con moglie
ricca del pari, e morigerata, ma poi vide, che fu questo un favore del suo Angelo. Credette sua
sventura di trovarsi a rischio d'esser divorato da un gran pesce; ma poi vide che il rischio fu un
grazioso tratto del suo Angelo, che del pesce si valse a fugare un demonio, e donar la vista al
cieco padre. Così in una condotta di cose in apparenza fortuite, il grato giovine riconobbe una
beneficenza costante del suo buon Angelo, e proruppe in questi accenti: Bonis omnibus per eum
repleti sumus (Tob. 12, 3). Tutti i beni di cui siamo ricolmi é tutta opera di quell'Angelo
benefattore. Oh la gran cura, esclama intenerito s. Agostino, o la gran cura, e l'affettuosa
vigilanza con cui essi ci assistono in tutte le ore, in tuttelecircostanze,edovunquesiamo!
{20[106]} Amabil mio custode, quanto è vero, che simil condotta d'amore avete tenuto ancor
meco. Un'occhiata che io dia a miei scorsi anni, a miei affari, mi dice subito il cuore, che quanto
ho scampato di male, l'ho scampato per voi; quanto mi è riuscito di bene, mi è riuscito per voi.
Confesso che quanto io sono, quanto possedo, i miei beni, i miei giorni, tutto è vostro dono.
PRATICA
Ogni prospero successo d'affari ben riusciti, o di rischi evitati riconoscetelo dalle
preghiere, dai lumi e dall'assistenza del s. Angelo: perciò pregatelo mattino e sera, specialmente
nell'intraprendere qualche viaggio, nell'uscir di casa, pregatelo di cuore ne'dubbii e nelle
angustie, che vi benedica, e vi liberi dalle disgrazie.
ESEMPIO
Un fatto recentemente avvenuto {21[107]} ci conferma maravigliosamente, che gli
Angeli Custodi ci compartono quotidianamente grandi favori.
Il 31 agosto 1844, all'occasione che una persona si doveva recar in una città per assestare
alcuni suoi affari, le fu suggerito di raccomandarsi al suo santo Custode pel buon viaggio. La
qual cosa fece molto volontieri unitavi la gente di servizio, riponendo così tutta la causa dello
viaggio nelle mani dell'Angelo Tutelare. Montati in vettura, dopo lungo tratto di strada,
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d'improvviso i cavalli tentano disordinato corso: vuolsi frenarli, ma essi non sentono più il
morso, corrono sbrigliati, e mentre si mandano alte grida di spavento, la vettura urtando in un
mucchio di ghiaja, sbalza e rinversa ruinosa quanti erano entro racchiusi. Rotto intanto il piccolo
sportello, correvano il più grave pericolo di rimaner tutti schiacciati. Nullameno i cavalli
continuando a correre precipitosamente, non sperando più {22[108]} altro soccorso che quello
dell'Angelo Custode, uno di essi gridò con quanto aveva di voce: Angele Dei, custodi.... illumina.
Bastò questo per salvar tutti. Subito si calmano gli smaniosi cavalli, ciascheduno subito si
raccoglie nella persona alla meglio che può. Pieno di stupore, uno mira l'altro, e vede con grande
maraviglia che niuno aveva sofferto il menomo male. Il che li fece unanimi rompere in queste
voci: Viva Iddio e l'Angelo Custode che ci ha salvati.
Ripigliato tosto il loro cammino, con prospero viaggio arrivarono al luogo destinato.
Ecco confermata col fatto quella verità che Iddio, c'insegna nella santa scrittura, cioè che il
Signore ci ha dato un Angelo, che ci serva di guardia e di custodia in ogni nostro cammino.
Angelis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis. (ps. 90, 11). {23[109]}
Considerazione Quarta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di
orazione
Preziosissimo essendo il tempo, in cui facciamo orazione, tempo in cui noi possiamo
conseguir grandi beni, il demonio fa ogni sforzo per distrarci, e fare in modo, che questi preziosi
momenti riescano senza frutto; e così pur troppo sarebbe, se l'Angelo Custode non corresse tosto
in nostro aiuto per supplire a quello, che non può la nostra debolezza. Appena io volgo il cuore a
voi, o mio Dio, diceva il santo Davide, ecco i vostri Angeli che mi si schierano d'intorno; In
conspectu Angelorum psattam tibi (psalm. 137, v. 2). E ciò perchè quello è il tempo in cui essi ci
mirano in qualche modo imitatori della vita Angelica, che tutta è unione con Dio, di Dio, amor di
Dio. Quindi dalle scritture ricavasi, che gli Angeli {24[110]} sono a noi sollecitatori per
l'orazione, ne sono i Maestri e gli offeritori. Sono in prima gli amorevoli sollecitatori de' nostri
cuori a staccarci ad ora ad ora dalle cose terrene, e correr con fede a piè del divin trono in ore
fisse del giorno, e ne' dubbii e ne' bisogni. Eglino sono, che con segrete voci ci invitano ai
Sacramenti, ai tempii, agli oratorii, agli altari di Maria e de' Santi, e particolarmente dove trovasi
esposto quasi a pubblica udienza Gesù sacramentato. Nè vi è alcuno, che tra le sue freddezze non
possa dir col profeta di sentirsi di quando in quando scuotere dal suo Angelo, e destare dal reo
sonno di colpa, e richiamar a Dio. Ritornò l'Angelo, e mi svegliò come uomo scosso dal sonno
(Zac. 4. 1). Qual compagno attento ch'egli è della nostr' anima, dice s. Bernardo, coglie i
momenti più adattati a suggerirle il puro piacere, che provasi a trattar con Dio.
Ove poi il buon Angelo veggaci in {25[111]} qualche luogo raccolti, tosto si fa a noi il
caro Maestro dell'orazione, dicendo, come disse al profeta Daniele: io son venuto ad
ammaestrarti, affinché tu intenda le cose di Dio. Esso parla alla mente con superni e vivi lumi, e
parla al cuore con teneri ed accesi affetti. Che se i nostri Angeli, dice Agostino, sempre ci sono
custodi, nell'orazione ci sono poi d'intorno tutti lieti e festosi. Anzi insegna s. Gio. Gris. che gli
Angeli siano d'intorno a noi a far coro; nè solo si rallegrino, ma rispondano con armonia di voci
e d'affetti come intelligibilmente hanno essi fatto più volte. Così il vescovo s. Sabino fu udito dir
cogli Angeli l'uffizio a coro. S. Gustavo nell'intuonarlo, sentì rispondersi dagli Angeli, e con essi
il prosegui. Ella è verità insegnata dallo Spirito Santo nella santa Scrittura, che i nostri Custodi
portino le nostre orazioni sino al trono del Signore, come già offerirono quelle di Tobia
{26[112]} Ego obtuli orationem tuam Domino (Tob. 12, 12).
Deh amante Maestro, voi che in ogni mia preghiera mi siete presente, riscuotetemi dal
pigro sonno, accendete, infiammate il mio cuore, e fate sì, che riponendolo nelle vostre mani,
gran valore ritragga de manu Angeli.
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PRATICA
Avvezzatevi ad offerir a Dio le vostre orazioni per mano del s. Angelo: per tal offerta
acquistano maggior pregio e valore. Nella Messa s. Chiesa prega che il sacrificio presentisi per
manus Angeli, per mano degli Angeli, perciò anche voi, quando ascoltate la s. Messa, presentate
l'ostia santa col calice alla divina maestà per mano del vostro Angelo. Oggi poi eccitatevi ad una
special divozione nell'assistere alla santa Messa.
ESEMPIO
In conferma della verità che abbiamo considerata, leggiamo un fatto {27[113]} luminoso
nella Storia sacra, nel libro di Tobia. Questo venerando patriarca dopo la distruzione del regno
d'Israele fu condotto tra i prigionieri a Ninive, dove nella comune prevaricazione del suo popolo
egli si mantenne sempre mai fedele a Dio. Menando una vita pura ed illibata, occupavasi a
consolare gli afflitti, a fornire di vestimenta i bisognosi, e specialmente a seppellire i morti. Però
in tutte queste sue pie occupazioni non cessava di offerire al Signore fervorose preghiere, le quali
dall'Angelo suo tutelare erano presentate al trono di Dio. Obtuli orationem tuam Domino. Queste
preghiere in simil guisa offerte a Dio dall'Angelo impetrarono a Tobia molte grazie. Egli ottenne
la liberazione di una nipote che era invasata dal demonio, il suo figlio fu liberato da molti
pericoli incorsi in un viaggio; venne arricchito di molte sostanze. Tobia stesso acquistò
miracolosamente la vista. Simili favori {28[114]} pioveranno anche su di noi, se saremo fedeli ai
nostri Angeli tutelari, e per man di loro presenteremo a Dio le nostre preghiere.
Considerazione Quinta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di
tentazione
Tempo al tresì di gran bisogno per noi è il tempo di tentazione, in cui colle vittorie ci
lavoriamo le corone dei nostri trionfi: Coronam vitae (Iac. 1, 12) e a tal lavoro è assaissimo
necessaria l'assistenza e l'aiuto del santo Angelo. Non parrebbe uguale la condizione dei
combattenti, dice s. Tommaso, mentre un uomo sì debole deve vincer un nemico sì forte; un
uomo improvido deve render vane le arti d'un nemico sì astuto. Ma a tutti ha ben provveduto il
Signore, soggiunge il Santo, col darci per sostegno un Angelo, che ci porge abbondevol
compenso di vigore, di {29[115]} lumi, di grazie. In guisa che chi cede vilmente al maligno
tentatore, non cede mai senza nuovo affronto al suo buon Angelo, che per colpa solo dell'uomo
mira inutile la poderosa assistenza. Che se noi non ci stacchiamo, da chi ci è a fianco per
custode, saprà egli tener a freno l'inferno tutto, troppo irritato contro di noi; e niun danno ci
avverrà, ma saremo sostenuti in alto da mani Angeliche, perché il piede non ci fallisca tra gli
inciampi dell'insidiatore (Ps. 90, 12). E due, dice s. Bernardo, sono le mani che ci sostengono,
perché due sono i gran lumi Angelici, con cui tra le tentazioni, quasi con due mani i santi custodi
sollevano la nostra mente ed il nostro cuore; l'uno che ci fa scorgere la brevità del travaglio,
l'altro l'eternità della ricompensa. Felice chi conserva questi bei lumi, che guidano tanti all'eterna
beatitudine in cielo. Egli è sicuro, perché sta nelle mani del suo Angelo, il quale finisce ogni
pugna quasi {30[116]} senza saper d'aver pugnato, riportando ognor gloriosa vittoria. Con
indicibil contento passerà quell'anima dalla mischia alla vittoria, e sentirassi dal suo Angelo
rinnovarsi per lei quegli antichi cantici trionfali, che intonò già nel vincere in cielo lucifero: « già
è salvo questo mio Cliente; perciò si rallegrino i cieli con tutti i suoi abitatori» (ap. 12, 12).
Deh caro mio Angelo, di quante corone sarei adorno, se lasciato mi fossi sempre portar
dalle vostre mani! quanto mi pento di non avervi corrisposto; ora però ripongo intieramente me
stesso nelle vostre mani, ed in esse bramo vivere e morire.
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PRATICA
Nelle tentazioni rivolgetevi subito al vostro Angelo Custode; chiedetegli aiuto, dicendogli
col più vivo affetto del cuore: Angelo mio Custode assistetemi in questo punto, non permettete
che io cada in offesa del mio Dio. Oppure solamente colla voce dei {31[117]} discepoli
pericolanti nel mare: Ah santo Angelo, se non mi salvate voi, per me finita (s. Bern.) Se un vostro
amico al vedervi in procinto di perdervi ne sarebbe commosso, quanto più il buon Angelo vostro
Custode.
ESEMPIO
Gl'importanti soccorsi che i santi Angeli ci prestano nelle tentazioni, si vedono praticati
nell'ammirabile penitente s. Margarita da Cortona. Questa santa dopo la maravigliosa sua
conversione ebbe frequenti colloquii col suo Angelo Custode, il quale le insegnò il modo di
pregare, di evitare gl'inganni del demonio, staccar il suo cuore dal mondo e consecrarlo tutto al
suo celeste sposo Gesù. Ella pure dal canto suo studiava ogni modo per mostrarsi grata
all'Angelo suo benefattore, guardandosi dalla più piccola ombra di mancamento, che disgustar lo
potesse, offrendogli mattina e sera qualche {32[118]} ossequio, e specialmente recitando ogni
giorno con gran fervore cento Pater noster. Il demonio intanto fremeva di rabbia, e s'adoprava
con ogni arte per inquietarla, rimproverandole ora la moltitudine de' suoi peccati, ora che Iddio
non la perdonava più, insomma faceva ogni sforzo per indurla alla diffidenza e disperazione. Ma
sempre il buon Angelo accorreva a rincorar Margarita, facendole vedere che queste erano tutte
insidie del nemico infernale, indicandole nel tempo stesso il modo onde uscirne vittoriosa, in
simil guisa visse e morì da santa. Boll. 23 febb.
Considerazione Sesta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli nelle
tribolazioni
Nel fuoco l’oro deve deporre la sua scoria ed acquistare il suo lustro; di scorie di
tribulazioni pur troppo ne è ripiena tutta la terra, {33[119]} e tutti abbiamo la nostra con noi.
Epperò in tale fornace debbe ogni eletto avere il suo luogo; ma può animosamente entrarvi, sol
che rifletta di non entrarvi solo; ma col suo buon Angelo. Nella fornace di Babilonia parve che
soli entrassero i tre fanciulli; ma essi trovaronsi tutti in compagnia del buon Angelo, il quale fece
sì, che quelle fiamme solo consumassero le catene onde i tre giovanetti erano legati, essi però
liberi e snelli per entro vi passeggiassero, e quindi ne uscissero coi loro abiti totalmente illesi.
Così adopera il buon Angelo con noi tra le nostre afflizioni. Fa che solo si consumino i
legami dei vizii, che ci terrebbero attaccati alla terra; gli abiti poi delle virtù nulla ne soffrano,
anzi più preziosi divengano, più raffinati. Di più esso infonde nel cuor nostro dolce conforto, or
nelle amanti offerte che fa a Dio delle presenti pene, or nelle lacrime stesse sulle passate colpe,
or nelle proteste {34[120]} e risoluzioni d'una vita più santa e più regolata. Ed oh quante anime
fortunate si perfezionano nel fuoco delle tribolazioni, e che di poi il loro Angelo presenta a Dio
purificate, facendole piene di giubilo esclamare col profeta: Voi, o Signore, volete da me la
prova di questo fuoco, ed io ve ne rendo grazie, perché dopo tal prova più non trovo in me le
iniquità di prima! Oh felice e beato chi con dolce fiducia così conferisce alla dimestica col suo
Angelo, e ne ode le voci, e ne siegue i consigli! Oh i gran passi di virtù e di merito! Oh bel
trionfo del Santo Custode sul comun nemico. Non può non arder di rabbia il maligno spirito in
veder le nostre lagrime cangiate dal nostro Custode in preziose gemme, ed il suo astio divenuto
per noi strumento di eterna felicità.
Caro mio Angelo, che sì ben sapete volgere ogni tribolazione a vostra gioia, a mio bene
ed a corruccio del nemico infernale, deh non mi abbandonate {35[121]} in tal tempo di maggior
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Don Bosco - Il Divoto dell'Angelo Custode
bisogno. Fate che dal dolore non resti mai vinta la mia pazienza. Dissipate le mie tenebre coi
vostri lumi, e le mie angosce addolcite co'vostri conforti, sicché sappia io benedire le croci che
Iddio mi manda, per goder poi perfette consolazioni in cielo per tutti i secoli.
PRATICA
Nelle molestie che vi converrà incontrare conversando tra gli uomini, specialmente
d'indole e di costumi diversi dai vostri, animatevi a tollerarle anche per questo, cioè per goder
poi senza fine la compagnia de'santi Angeli in cielo.
ESEMPIO
Fa molto a nostro ammaestramento il conforto che prestò l'Angelo Custode alla vergine s.
Liduina nella lunga sua infermità. All'età di dieci anni cadde in una gravissima malattia; febbri
ardenti, dolori acutissimi, {36[122]} piaghe per tutta la vita, ulceri, marciume la fecero vero
ritratto del santo Giobbe. Sul principio parve ella alquanto disanimata; ma ricorrendo al suo
Angelo Custode, provò ogni sorta di consolazioni dalle frequenti apparizioni che le faceva; «
Non vi è cosa si acerba, diceva, che non divenga dolce quando vedo il mio Angelo, o penso alle
sue parole. Egli è sì bello, che se Iddio non mi conservasse la vita, per più patire per suo amore,
io a tal vista ne morrei per trasporto di gioia. Una sola sua occhiata mi strapperrebbe dal petto
l'anima ed il cuore » Durò l'infermità di Liduina oltre trentotto anni, il di lei corpo era tutto roso
dai vermi, e pressochè disfatto, ma ai rincoramenti del suo Angelo che le porgeva ognor
sott'occhio la dolorosa passione del Salvatore, il premio eterno che a tali patimenti seguirebbe,
tutto coraggiosamente soffrì, e tutte le tribolazioni, tutti i suoi dolori non {37[123]} servirono
che a farla diventar più pura e santa.
(Tom. da Kempis. Rainaldi).
Considerazione Settima. Tenerezza del santo Angelo verso il
peccatore
La bontà del nostro amorevole Custode non cessa nemmeno quando noi cadiamo in
qualche peccato. È vero che in quell'infausto momento in cui pecchiamo, il nostro buon Angelo
quasi da noi ritirandosi disdegnoso, par che prorompa in alti gemiti di dolore. E benché per lo
stato suo beatifico nuoti in un delizioso mare di pace, ad ogni modo l'odio che porta alla colpa
sembra che lo faccia passare in un mare di lagrime: Angeli pacis amare flebunt. Nondimeno,
benchè affrontato sì oltraggiosamente da chi pecca sotto i suoi purissimi sguardi, benché
posposto anche al maligno spirito; non perciò si ritira, {38[124]} nè abbandona chi l'oltraggiò,
ma soffre e dissimula, e nulla tralascia per ricuperare quell'anima infelice che tutto gli é cara.
Gran cosa! pondera qui s. Pier Damiani, noi tutto di e in tanti modi oltraggiamo questi si amanti
custodi, ed il loro amore tuttavia ci soffre, anzi è poco il soffrirei, seguono ancora ad assisterci, e
cresce e diventa più pietosa in loro la sollecitudine per noi medesimi, perché siamo noi più
miseri e meschini. Nella guisa che il cuor d'una madre diviene più tenero, ove l'infermità d'un
caro figlio diviene più grave; così l'amorevole nostro custode al rimirar l'anima nostra in uno
stato cotanto lagrimevole, tutto per lei intenerito le avanza i primi atti di pietà a piè del divin
trono, intercede e parla così: Deh Signore, pietà di quest'anima a me affidata; voi solo potete
liberarla, e senza di voi è perduta: et dicet libera eum ut non descendat in corruptionem. Tali
suppliche reca egli {39[125]} al misericordioso trono di Gesù Redentore, le reca a quel di Maria
rifugio dei peccatori; e mercé di sì potente intercessore, come non si placherà la giustizia divina?
Ah se non fosse sì ostinata la nostra resistenza a tanti e sì amorosi impulsi del buon
custode, niuno mai vedrebbe sulla sua colpa tramontare il sole, senza averla pianta ed espiata con
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fruttuosa penitenza. Ma neppur quando ci vede ritrosi alle sue voci cessa d'amarci, e spinto, dà
talora di mano alla verga di correzione con disastri, con decadenza di fortuna, che credonsi da
noi disgrazie, e sono finezze del nostro Angelo, il quale sa amare e correggere, e sa rivolgere in
bene il castigo stesso. In quale abisso di colpe non s'immergeva Balaamo, sino a voler maledire il
popolo di Dio? ma l'Angelo avendolo ridotto prima ad uno stretto di via, se gli mostrò con ispada
fulminante alla mano, e gli disse d'essere venuto appunto a rompergli i passi, perchè {40[126]} i
passi suoi erano iniqui e perversi. Così videsi dall'Angelo cambiato Balaamo; così veggonsi
tuttodì cambiare tanti cuori prima indocili, poi tra le strette di qualche traversia, tra i rimproveri
che loro fa sentire l'Angelo si ravvedono dai loro errori, ritornano sulla diritta strada della virtù;
ed oh allora le allegrezze tra cui tripudia il santo Angelo! Giubilando ne vola ad intimar su in
cielo a tutte le gerarchie degli Angeli nuove feste, giusta il detto del Redentore, per la pecorella
smarrita e sì felicemente all'ovile ricondotta. Gaudium erit in coelo super uno peccatore
poenitentiam agente (Luc. 14, 7). Mio pazientissimo Custode, quanto tempo è mai, che vorreste
raggiungere la deviata pecorella dell'anima mia all'ovile di Gesù? Odo le voci che mi chiamano,
pur fuggo da voi, come un giorno Caino dal divin volto. Ah! non voglio più stancare la vostra
pazienza. Rimetto nelle vostre mani quest'anima, {41[127]} perché voi la rimettiate tra le braccia
del buon pastore Gesù. Egli promise di far con tutti i suoi Angeli gran festa per tale ritorno: sia
questo il giorno di tale festa per me: io colle mie lagrime su' miei peccati ne darò il soggetto, voi
con giubilo proseguitela sul mio ravvedimento.
PRATICA
Fuggite più che la peste le cattive compagnieeleconversazioni sospette, tra le quali il
vostro buon Angelo non può vedervi che con disgusto, perché l'anima vostra è in pericolo. Allora
potrete con fiducia promettervi l'assistenza dell'Angelo, la grazia di Dio.
ESEMPIO
Qual sentimento si desti negli amorevoli nostri custodi, allorchè cadiamo in peccato, e
quale premura si prendano per farci ritornar in grazia, si conosce da ciò che Cesario racconta del
famoso Liffardo. Nato questi di nobil famiglia, e fattosi religioso, {42[128]} per esercizio di
umiltà gli fu dal superiore imposto di adempiere uffizi i più bassi. Per alcuni anni egli tenne
questo suo posto con grand' esempio di virtù, quando un dì il maligno spirito lo tentò di superbia,
rappresentandogli il vitupero che tornava alla sua illustre condizione, per esser così vilmente
occupato. Questa tentazione divenne sì gagliarda, che il misero monacò già risolveàsi a depor
l'abito religioso, e fuggir dal chiostro, se non che mentre tali pensieri l'agitavano, di notte tempo
gli`comparve il suo Angelo custode in forma umana e gli disse: «Vieni e seguimi. » Ubbidì
Liffardo, e fu condotto a visitare i sepolcri. Al primo girar per quei luoghi, alla vista di quegli
scheletri, alla puzza di quel fracidume, egli fu talmente preso da terrore, che chiese all'Angelo la
grazia di ritirarsi. La celeste guida lo condusse alquanto più oltre, poscia con voce autorevole,
rimproverandolo della {43[129]} sua incostanza. « Tu pure, gli disse, sarai fra poco un bulicame
di vermi, un mucchio di ceneri. Vedi dunque, se ti può tornar a conto, di dar luogo, alla superbia,
voltando a Dio le spalle, per non voler tollerare un atto di umiliazione, con cui comprarti puoi
una corona di gloria eterna. » A tali rimproveri Liffardo si pose a piangere, dimandò perdono del
suo fallo, promise che sarebbe più fedele alla sua vocazione. L'Angelo intanto ricondottolo nella
sua stanza, disparve, rimanendo quegli fermo ne'suoi sinceri proponimenti fino alla morte.
(Ces. lib. 4, 54).
Considerazione Ottava. Speciale assistenza del s. Angelo in morte
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Don Bosco - Il Divoto dell'Angelo Custode
Come le cure che il nostro Angelo ha per noi in vita non tendono ad altro che a procurarci
una preziosa {44[130]} morte, così quanto egli scorge più vicina quell'ora, tanto più egli
addoppia la sua vigilanza per riuscirvi. Egli procura di preparare per tempo a quel gran passo
l'anima a sè diletta. Ed è costante osservazione specialmente in anime ben regolate, ed alle voci
del loro Angelo più docili, che abbiano un certo presentimento, e come una sicurezza della loro
morte già prossima; ond' è che veggonsi allora in maggior ritiro ed in maggior ardore di opere
cristiane e pie, per così meglio conchiudere la loro vita. Effetto senza dubbio de' segreti
ragionamenti del s. Angelo. E vero, che con più chiarezza da lui lo hanno saputo talora certe
anime più favorite, le quali però in quel breve tempo che loro rimaneva, accrebbero i loro tesori
di buone opere più dell'usato. Tu morrai il primo giorno dell'anno, disse l'Angelo a s. Marcello
abate; Tu morrai il primo giorno di marzo, disse pure l'Angelo al principe David della Reale
stirpe {45[131]} d'Inghilterra; Da qui ad un anno io verrò per condurti meco alla gloria, così
ancora l'Angelo a s. Ubertà. Ma è vero altresì, che in modi men palesi non manca d'ordinario egli
di prevenire con interne voci l'anima a sè data in cura, seppur voglia udirle, quantunque ora più
tacite ed ora più espresse. E credi tu, meschino, di viver sempre? Se morrai tra poco? così udissi
dire nel suo cuore uno che andava a peccare, e datosi a gran penitenza emendò a tempo il poco
che gli restava del suo vivere. Ah misero! or ora morirai, s'udì a dir chiaro internamente un altro
di vita simile, e buon per lui, che corrispose tosto all'avviso; poichè confessato appena, finì di
vivere. Così secondati fossero simili avvisi dell'Angelo, ben frequenti non vedrebbonsi
certamente tante morti infelici!
Ma nelle ultime angoscie si mostra più che mai e protettore potente, e consolator
amoroso. Si oppone allora agli insulti dell'inferno, egli ne rintuzza {46[132]} gli assalti, ne
snerva le forze; così rende tranquillo e sicuro il suo cliente tra le stesse amarezze della morte;
perchè sa ben egli più d'ogni altro non solo i modi, con cui rattemperare le ambasce mortali, ora
con suggerire soavi sentimenti di amorosa rassegnazione; ora con porgere fiducia nelle paterne
mani del suo Signore o nelle sue piaghe, e viva brama di godere delle celesti divine bellezze; e
per ottenere più vigorosi soccorsi, ne diviene egli stesso intercessore amorevole colle sue preci a
Gesù Salvator delle anime, ed a Maria gran Madre e protettrice pietosa de' moribondi. Nè lascia
egli d'invitare in soccorso più altri Angeli e santi, e specialmente s. Michele, che presiede alle
agonie, e s. Giuseppe che allora presterà singolar assistenza; eccita altresì il fervore delle anime a
Dio più accette, il zelo de' sacerdoti a' quali in quel punto vedeva s. Filippo Neri essere sin le
parole dall'Angelo suggerite. {47[133]} Così in quell'estremo egli diviene come un celeste
balsamo all'anima nostra in quelle poche ore di vita che ci restano, mentre s'avvia all'eternità, Oh
il gran conforto che mi dà il mio buon Angelo, disse un moribondo, egli mi dà il bacio di pace,
con lui ne vado, addio: ed un altro sullo spirare: Oh come combatte l'Angelo per i suoi divoti! oh
come egli consola! nol vedete qui voi! io muoio tra le sue braccia: e con lui ne partì. E santa
Teresa nello spirare il figlio d'una dama, Ah signora, disse, quanti Angeli ne vengono a prender
l'anima di questo piccolo Angelo della terra, oh ben avventurato chi così muore!
Santo ed amabilissimo mio Custode, fedele e costante amico anche di chi vi oltraggiò ed
offese, purché sia pentito, a voi raccomando le ultime mie agonie e quei momenti affannosi, che
decideranno di mia eterna salute. Me beato, se voi li renderete felici, e principio di una
{48[134]} migliore ed eterna amicizia tra voi e me. Deh caro Angelo: in hora exitus mei
illumina me, rege et guberna.
PRATICA
Ogni giorno mattina e sera raccomandate di cuore all'Angelo vostro custode le ultime ore
di vostra vita, e protestatevi di affidare nelle sue mani la vostra eterna salute: In manibus tuis
sortes meae. Oggi fate una visita a qualche infermo, oppure date qualche cosa in limosina.
ESEMPIO
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Fra gl'innumerevoli esempi che si potrebbero addurre in conferma di quella cura
sollecita, che hanno di noi gli Angeli nostri custodi all'estremo di nostra vita, parmi molto
luminoso quello che racconta il venerabile Pietro di Cluny. Scrive esso, che un giovanetto
avvicinandosi per grave infermità al fine de' suoi giorni, si confessò, ma per rossore lasciò
qualche colpa da confessare. La seguente {49[135]} notte il suo Angelo custode oltremodo
dolente dello stato infelice in cui si trovava l'anima di lui, con una terribile visione gli fece
conoscere, che se egli non confessava quel peccato, che aveva tacciuto in confessione, il paradiso
non era più per lui, e se ne andrebbe eternamente perduto. L'infermo ritornato in sè, confuso e
compunto chiamò in fretta il confessore, e con effusione di lagrime gli dichiarò tutto quello che
aveva tacciuto prima per vergogna, e ricevuto divotamente il SS. Viatico e l'estrema unzione,
rendendo incessanti grazie al suo Angelo tutelare, morì placidamente tra segni apertissimi d'
eterna salvezza.
(Lib 2 de mir. pres. sever.)
Considerazione Nona. Il Santo Angelo Custode conforta l'anima nel
Purgatorio
Ogni cura, ogni sollecitudine che {50[136]} il nostro Custode impiega durante la nostra
vita per l'anima nostra, ha per unico scopo di poterla poi un giorno condurre seco in Paradiso.
Che se l'anima pei debiti contratti colla divina giustizia deve dopo morte patir alcun tempo le
pene del purgatorio, quali premure non si prende, perchè ella ne sia sollevata, e presto liberata?
Spesso egli va a visitarla, a consolarla colla speranza che presto debbano finire quelle pene,
presto sia per entrare nella celeste Gerusalemme. Dum purgantur ab Angelis saepe visitari et
consolari non dubitamus, promittentes coelestem Hierusalem. (S. Ag., ser. 46). Indi egli stesso
discende in terra a sollecitar i fedeli, affinché con preghiere, limosine, sacrifizii, indulgenze
concorrano a mitigar quelle atroci fiamme, od accelerarne il fine. A qual cosa infatti si può
attribuire il mantenersi fra noi cotanto viva e costante quella tenera compassione verso le anime
purganti, se non alle incessanti sollecitudini {51[137]} dell'Angelo tutelare? Mentre le povere
anime vedono il paradiso aperto, e non vi possono ancora entrare, desiderano conforto, e non v'è
chi conforto lor porga, sanno che i viatori in terra sono capaci di suffragarle, e non possono far
loro intendere lo stato infelice in cui si trovanó. Egli indefesso corre a sollecitar i mortali che le
suffraghino. Questi medesimi suffragi li offre a Dio, e lo supplica perchè si degni abbreviare il
tempo delle lor pene; quindi ritorna a quelle anime, che tanto ama, le conforta ne' modi più
consolanti. Consolabuntur consolatione inenarrabili (s. L. Gius.) Quando poi per l’ultima volta
l’Angelo discende a visitar un' anima recandole il faustissimo annunzio del fine di sue pene e del
principio di sua beatitudine, qual tripudio vicendevole, qual gioia, qual contento? Allora si
rinnovano le festose voci udite già da s. Gioanni: Nunc salus facta est: 12, 10. Ecco
l'avventuroso {52[138]} momento di salute per quest'anima, momento di onnipotente pietà,
momento d'un nuovo regno che Dio acquista in un nuovo eletto. Fra tali trasporti di gaudio, fra i
più giubilanti inni d'allegria, quell'anima fortunata vien condotta al possesso di quella beata
eternità, ove unendosi con lei tutti gli altri santi e beati, tutti i cori degli angeli trionfando, riceve
la corona di gloria, godendo col suo Angelo le celesti delizie per tutta l'interminabile eternità.
Amantissimo mio Custode, voi vi degnerete dunque tra gli orrori di quel penoso carcere a
me venire, ricercare di me, ed alleggerire i miei affanni coll'amabile vostra presenza e co' vostri
dolci conforti, porgendomi il sospirato soccorso de' fedeli ancor militanti su questa terra? Deh
fate dunque che io vi possa onorare e ubbidire in vita, per esser poi degno di tanto favore dopo
morte in quel luogo di terribile espiazione. Allora se scambievole sarà la nostra allegrezza,
{53[139]} vivi ed incessanti saranno i miei ringraziamenti, quando voi mi condurrete al possesso
di quell'inenarrabile felicità del paradiso.
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PRATICHE
Adopratevi quanto più potete, per soccorrere le anime dei trapassati, che di mezzo a
quelle fiamme dimandano a voi soccorso e pietà. Tanto più che colla stessa misura che farete
loro del bene, Iddio disporrà che altri ne facciano per voi. Oggi offrite la recita dell’Angele Dei,
dell’Angelus Domini colle indulgenze annessevi in suffragio delle anime del Purgatorio.
ESEMPIO
Nelle rivelazioni di santa Brigida (le quali sono state approvate dai Padri del concilio di
Costanza) leggesi ch'ella vide molte anime dall'Angelo tutelare condotte al Paradiso: « ho
veduto, ella dice, l'anima di un Soldato che in quarant'anni, {54[140]} che soffri quelle pene, fu
di tempo in tempo visitata e consolata dal santo Angelo. Ho anche veduto l'anima di un Re, che
pur condannato a quella prigione di fuoco, dal Salvatore istesso intese, che vedrebbe venire il suo
Angelo, il quale per li suffragi della chiesa militante le applicherebbe i frutti del divino suo
sangue. » Le stesse consolazioni, gli stessi suffragi saranno altresì per noi, se nella vita presente
seconderemo gli impulsi del nostro Angelo nel suffragare le anime di quelli che penano nel
purgatorio (Lib. 6 Red., cap. 39).
Considerazione Decima. Per il giorno della festa. Tenerezza che
dobbiamo all'Angelo perché ci ama
Se ci venisse a notizia che un qualche personaggio potente in Corte, avesse trattato, senza
che noi il sapessimo, {55[141]} i nostri interessi presso al Principe, e promosso con impegno i
nostri vantaggi: ci parrebbe di non aver lingua, nè mano, nè affetto, da corrispondere a tanto
amore. Eppure che cosa sono mai simili protezioni rispetto a quella del nostro Angelo? Appena
venimmo noi alla luce, mentre nulla conoscevamo, di nulla sapevamo, il nostro amantissimo
Custode vegliava di continuo intorno a noi, e per noi pregava altresì incessantemente l'Altissimo,
perchè contro alla nostra vita non prevalessero quei tanti pericoli che sovrastano a quella tenera
età. Crebbe del pari l'impegno e la cura del nostro zelante Custode col crescer degli anni nostri, e
appena cominciò a splender in noi il lume della ragione, rivolse egli le sue premure più ardenti
per condurci ad un genere di vita assai più sublime; val quanto dire alla nostra vita
soprannaturale e di grazia; e tutto fu inteso a drizzare i nostri passi per la strada della salute, e ad
avvezzarci {56[142]} per tempo alla vita di buon cristiano. Quante incessanti insinuazioni del
nostro buon Angelo e nell'età più fresca, e nella più florida adolescenza, e negli anni maturi? Ora
lo sperimentare di continuo la di lui beneficenza verso di noi anche dopo tante e sì enormi
ingratitudini non accenderà una volta l'amor nostro per sì costante e degno protettore? Mosè
certamente meritò sempre l'amore di quel protervo popolo, cui per divina ordinazione fu posto a
guidar nel deserto, attesa la cura amantissima che sempre ne ebbe, ma più che mai se lo meritò,
allorchè Iddio giustamente sdegnato contro quel popolo che con orribile sacrilegio era trascorso
ad adorar il vitello d'oro, già era sul punto di farne un generale macello, e ancora si contenne per
le violenti preghiere del buon Mosè. Noi quante volte peccammo, ribellandoci a Dio ed al nostro
amorevole tutelare per seguire i nostri folli capricci! Iddio allora {57[143]} contro di noi
sdegnato, ben con ragione voleva già fulminare la sentenza d'eterna morte. Si frappose il nostro
amabile Custode a favore di noi ingrati, parlando a Dio in nostra difesa, e co'suoi validi prieghi
disarmò l'ira divina, e ci ottenne tempo e grazia di ravvederci.Se non fosse stato per lui, noi
miseri!Già saremmo ad ardere in quellefiammeinestinguibili a noi ben dovute, senza speranza di
refrigerio o scampo. Che se taluno per sua gran ventura fosse ancor innocente, a chi deve egli un
sì raro pregio di aver mantenuto fino a quest'ora la prima grazia che ricevette col s. Battesimo? A
chi, se non al suo buon Angelo, che colla sua condotta maravigliosa lo preservò da tutti i pericoli
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in cui si trovò? E se è vero infine, che trovò l'arte di legare gli animi, chi l'uso introdusse di
beneficare: quai forti legami a tutti stringere i nostri affetti al buon Angelo Custode esser non
debbono tanti benefizii senza numero {58[144]} di natura e di grazia, che da lui ci pervengono in
ogni tempo?
Amabilissimo tutelare, ben il conosco, non solo per il vostro eccelso merito, ma per i
miei più rilevanti vantaggi giorno e notte debbo occuparmi a lodarvi e benedirvi; e se fin ora il
feci di rado e con sì languido affetto; deh fate che d'or innanzi, compreso da vivo sentimento di
gratitudine a voi consacri per sempre il mio più tenero amore ed il mio ossequio più fervido e
riconoscente.
PRATICA
Se un amico è con noi, ogni dovere esige che ci volgiamo a lui di quando in quando, gli
parliamo con garbo, e lo trattiamo da amico. Avvivate spesso la fede della presenza del vostro
Angelo, che è con voi ovunque siate. Santa Francesca Romana sel vedeva sempre avanti colle
mani incrocicchiate sul petto, e cogli occhi rivolti al cielo: ma per ogni leggier mancamento
l'Angelo coprivasi, {59[145]} come per vergogna, il volto colle mani, e talora volgeva le spalle.
Ricorrete adunque al vostro buon Angelo con preghiere affettuose e piene di santa fiducia,
acciocchè non permetta che abbiate a macchiarvi di colpa, celebratene in questo giorno la festa
coll'accostarvi fervorosamente ai Ss. Sacramenti della confessione e comunione.
ESEMPIO
Un giovanetto andando al catechismo fu animato a ricorrere al suo Angelo Custode e
raccomandarsi a lui in ogni pericolo. Or avvenne un giorno che servendo a' muratori, ad un tratto
si ruppe il ponte, su cui egli lavorava con altri tre suoi pari, e caddero tutti rovinosamente senza
ritegno dall'altezza del quarto piano. In quel terribile frangente mentre precipitavan giù
brancolando, quel buon giovine si mise a gridare a tutta voce: «Angelo mio Custode, aiutatemi, »
cosa {60[146]} del tutto ammirabile! caddero tre, uno rimase morto all'istante, un altro, fu
portato all'ospedale tutto sfracellato, e indi a poco morì. Solo colui che erasi raccomandato
all'Angelo suo Custode andò illeso da ogni legger male, dimodochè potè continuar i suoi
giornalieri lavori. Che se tanta è la premura del nostro Angelo Custode nel favorirci intorno alle
cose temporali, quali non saranno le grazie che egli otterrà a pro dell'anima, che è il principale
scopo delle sue cure e vigilanze.
Canzoncina spirituale
L'ANIMA E L'ANGELO
An. Angioletto del mio Dio
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio
Che fai tu vicino a me?
Ang. Son l'amico del tuo cuore,
Son un Angiol del Signore;
Quando vegli, quando dormi,
Sempre sempre son con te. {61[147]}
An. Angioletto del mio Dio,
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Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Non sai tu, che debol son?
Ang. So che misera è tua argilla,
So che inferma è tua pupilla,
Ti compiango, ti soccorro,
Spera ed ama, e avrai perdon.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Io vorrei con te volar.
Ang. Se vuoi l'ali del fervore,
Sia la Vergine il tuo amore,
Una mente a lei fedele
Si può al cielo sollevar.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
A Maria vorrei piacer.
An. Per piacer a mia Regina,
Lascia il mondo, e t'incammina
Sulle traccie di suo Figlio
Della croce sul sentier.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Ah Gesù dimmi dov è? {62[148]}
Ang. Egli è in Cielo e sull'Altare,
In te stessa il puoi trovare:
Chi in lui fida, lo respira,
Chi ben l'ama, l'ha con sè.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Il timore approvi tu?
Ang. Temi pur, ma come figlia
Ch'osa al padre alzar le ciglia,
Sia un affanno pien d'amore,
Un sospiro di virtù.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
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Don Bosco - Il Divoto dell'Angelo Custode
L'allegria m'inuonda il sen.
Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso
Gioia sia di Paradiso,
Sia contento d'alma pura,
Che di Cristo a' piè si tien.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Dammi il core il mio ti do.
Ang. Prendo il tuo, il mio tu l'hai,
Separati non sien mai.
Ah! formiamo un solo core
Per colui che ci creò. {63[149]}
Giorni di special divozione ai santi angeli
1° Il Martedi di ogni settimana è giorno consacrato dalla Chiesa in modo particolare al
culto de'santi Angeli. Ad imitazione di s. Luigi Gonzaga, amantissimo particolarmente del suo
Custode, non lasciale in tal giorno di onorare il vostro Tutelare con più tenera e distinta
divozione, praticando qualche special mortificazione, come di astinenza, di preghiera colle
braccia in croce, baciando l'immagine di Gesù Crocifisso, e se potete fate qualche limosina
conforme al consiglio di san Raffaele. Bona est oratio cum ieiunio (Job.12, 8).
2° Il giorno della vostra nascita fu il primo ad esser distinto dalla sua custodia; perciò
rinnovate tutte le promesse, che alla presenza {64[150]} di lui faceste nel battesimo, cioè di
voler imitar Gesù Cristo e osservare la sua santa legge. Un tal giorno santificatelo con una
comunione fervorosa; con qualche più lunga preghiera od altro esercizio di pietà più segnalato in
segno di riconoscenza di quel primo amore, col quale l'Angelo prese cura di voi.
Nel primo giorno d'ogni mese, buon per noi, se imitando il divoto costume di tante
anime buone, che han premura di lor salute, procureremo di meditare qualche massima eterna,
col riflettere seriamente al gran fine per cui fummo da Dio creati, qual sia lo stato di nostra
coscienza, se la morte ci cogliesse in tale momento, che sarebbe dell'anima nostra? Accostatevi
poscia ai santi Sacramenti, e adoperatevi a tutta possa di scuotere da voi quella polvere, dalla
quale per l'umana fragilità, come disse il gran pontefice san {65[151]} Gregorio, è quasi
impossibile che anche le anime buone ne vadano libere. Contento sarete in vita, e più ancora lo
sarete al punto di morte, cioè quando bramerete d'aver fatto molto più per l'anima vostra, e non
avrete più tempo di farlo. Pensateci con serietà, e fatevi del bene mentre siete in tempo. Dum
tempus habemus, operemur bonum (ad Galat. 6, 10).
ESEMPIO
A farci conoscere la premura grande, che i nostri Custodi hanno pel nostro bene spirituale
e temporale, valga per ultimo l'esempio de' tre giovanetti Anania, Azaria e Misaele.
Nabucodonosor re di Babilonia avea fatto erger una statua di smisurata altezza, innanzi a cui tutti
dovessero prostrarsi ed adorarla. I tre giovani ricusarono di piegarsi a quest'atto d'idolatria,
perciò il re fece loro intimare che qualora non ubbidissero, avrebbeli fatti gettar in una fornace
{66[152]} di fuoco. Niente da ciò atterriti si offrirono tutti e tre pronti a tollerare ogni più acerbo
tormento anziché far cosa contraria alla legge divina; onde il re salito in furore ordinò che la
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Don Bosco - Il Divoto dell'Angelo Custode
fornace fosse accesa sette volte più, che non solevasi, e che legati i tre giovani, vi fossero entro
precipitati. Ma appena essi furono lanciati nell'avvampante fornace, un Angelo spedito da Dio
ruppe le catene da cui erano stretti, destò loro intorno un fresco ed umido venticello, tal che illesi
e intatti rimasero, e lieti passeggiavano in mezzo alle fiamme, benedicendo il Signore, e
invitando tutte le creature a benedirlo. Nabucodonosor alla vista di tal prodigio liberò
immantinente i tre fanciulli, rese loro grandi onori, e stabilì con legge, che chiunque avesse
bestemmiato il loro Dio, fosse reo di morte, perché quello era il vero Dio. Così quei tre
magnanimi giovanetti, malgrado tutti gli sforzi che il demonio adoperò {67[153]} per farli
prevaricare, conservarono innanzi a Dio l'anima loro immacolata e pura (Dan. 3).
Indulgenze concedute ai devoti del santo angelo custode
Affine d' infervorare i Fedeli a spesso ricorrere al s. Angelo Custode, S. S. Papa Pio VI,
ed indi S. S. Pio VII estesero a tutti i Fedeli Cristiani dell'uno e dell'altro sesso le Indulgenze
seguenti:
Indulgenza di 100 giorni per ogni volta che con cuore contrito reciteranno l'Angele Dei in
qualsiasi idioma; ed a quelli che l'avranno recitato mattina e sera tutto l'anno, Indulgenza
plenaria nel dì della Festa dei santi Angeli Custodi; ed a quelli che almeno una volta al giorno lo
reciteranno per un mese, Indulgenza plenaria ad arbitrio, purché confessati e comunicati, visitino
{68[154]} qualche chiesa, pregando per il sommo Pontefice. E tutte queste Indulgenze sono
anche applicabili alle anime del Purgatorio.
Indulgenze particolari concesse alle vener. Compagnie del s. Angelo
Custode, aggregate all’Arciconfraternita di Roma
La Santità di N. S. Papa Paolo V concesse:
1° A tutti quelli che confessati e comunicati si ascriveranno in detta compagnia, Indulgenza
plenaria nel giorno del loro ingresso.
2° A tutti quelli che in articolo di morte invocheranno il SS. Nome di Gesù, o daranno qualche
segno di penitenza, Indulgenza plenaria.
3° A' Fratelli e Sorelle che confessati e comunicati la prima Domenica dopo la festa di s. Michele
Arcangelo, dai primi vespri fino al tramontar del sole del dì seguente {69[155]} visiteranno la
detta Chiesa, Indulgenza plenaria; si potrà anche lucrare Indulgenza di sette anni nelle feste
dell'Apparizione di a. Michele Arcangelo, della Purificazione di Maria SS., delle Natività di N.
S. Gesù Cristo e di s. Gioanni Battista, visitando come sopra la detta Chiesa.
4° I Fratelli e le Sorelle che interverranno a'divini uffizii in detta chiesa, o alle congregazioni,
accompagneranno il SS. Viatico, o non potendo, diranno un Pater ed un' Ave al segno della
campana, ovvero interverranno a qualche sepoltura, o ridurranno qualche discolo sulla buona
strada; per ciascheduna delle suddette opere si conseguiranno sessanta giorni di penitenza.
5° Finalmente a chi al segno del Ave Maria dirà Angele Dei, qui etc. ha concesso venti giorni
d'Indulgenza. Il che tutto è ricavato da una Bolla di detto Pontefice, in data dell'anno 1614.
{70[156]}
Esercizio di divozione al s. Angelo Custode
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1° Angelo mio Custode, voi che non isdegnaste di prendere tanta cura di me abbominevole
peccatore; deh! vi prego, avvalorate il mio spirito con viva fede, ferma speranza, e infiammata
carità, sicchè disprezzando il mondo, io pensi solo ad amare e servire il mio Dio.
Tre Angele Dei; e tre Gloria Patri.
2° Nobilissimo principe della corte celeste? che vi degnaste prendere tanta cura di questa povera
anima mia; difendetela voi dalle insidie, e dagli assalti del demonio, onde non m'accada mai più
di offendere il mio Signore per l’avvenire.
Tre Angele, etc.
3° Gloriosisissimo spirito, che con assidua benignità vi occupate indefesso per l'anima mia;
ottenetemi grazia, ch'io vi sia sempre divoto, e fedele in eseguire tutto ciò, che vi degnerete
suggerirmi al cuore.
Tre Angele, etc.
4° Pietosissimo custode dell'anima mia, voi, che tanto vi siete umiliato col venire dal cielo in
terra, per impiegare il vostro ministero a favore di un essere sì vile qual io sono; fate, che possa
anch'io acquistare lo spirito di vera umiltà; e sia pienamente persuaso, che da per me niente
posso senza il vostro possente aiuto, e la grazia del mio Signore.
Tre Angele, e tre Gloria. {71[157]}
5° Benignissimo spirito, che tante cure e fatiche spendete per salvar l'anima mia; ottenetemi dal
Signore, che nell'estremo della mia vita l'anima mia da voi difesa possa in quel punto passare
dalle vostre mani, nelle amorosissime braccia del mio Gesù.
Tre Angele, etc.
ORAZIONE
Poichè, amabilissimo mio Custode, tutto quello che voi fate per me in questo mondo,
niente altro ha di mira che la salute dell'anima mia; deh! vi supplico, quando mi troverò nel letto
di morte privo di tutti i sensi, immerso nello angoscie dell'agonia, e l'anima mia si separerà dal
corpo, per comparire avanti al suo Creatore, Voi difendetela da'suoi nemici, e vincitrice
conducetela con voi a godere per sempre la gloria del paradiso. Così sia.
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Quanto si scrisse, o si riferì, si giudichi tutto secondo il decreto di Urbano VIII.
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Con permissione. {72[158]}
Et tibi dabo claves regni caelorum.
Matth 16, 19 {2[160]}
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