Don Bosco - Strambi, Avvisi alle figlie cristiane
Se mangio qualche cosa di gusto più gradito, subito io penso al fiele che Gesù Cristo gustò
sulla croce, e gli sacrifico l'eccesso della mia sensibilità.
Allorchè io ho appetito, e non ho di che reficiarmi, io non lascio di essere contenta,
considerando che Gesù Cristo digiunò 40 giorni e 40 notti, che soffrì la fame e la sete per espiare le
intemperanze degli uomini.
Se sono in ricreazione e conversazione, io penso quanto Gesù Cristo era piacevole, affabile e
santo conversando co' suoi Apostoli.
Se poi io sento cattivi discorsi o vedo fare qualche mancanza fuggo chiedendone perdono a
Dio, e riflettendo come Gesù Cristo avea il cuore trafitto da dolore, quando vedea il suo eterno Padre
offeso. {13 [499]}
Se considero ai peccati innumerevoli che si commettono nel mondo, e come Iddio è offeso
sulla terra, io gemo sospirando, e mi unisco alle disposizioni di Gesù Cristo che dicea al suo Padre
piangendo: Ah! Padre Santo! il mondo non vi conosce.
Quando io vado a confessarmi, io penso a Gesù afflitto, che piangea i miei peccati nel
giardino degli olivi e sulla croce.
Se assisto alla santa messa, io unisco il mio spirito ed il mio cuore alle sante intenzioni di
Gesù che si sacrifica sull'altare per la gloria del suo eterno Padre per cancellare i peccati degli
uomini, e per la salute di tutti.
Se io canto qualche lode, o sento a cantare le lodi di Dio, io mi rallegro con lui, e mi
rappresento quel glorioso canlico, quell'inno sacro che Gesù Cristo disse co' suoi Apostoli dopo
l'istituzione del Santissimo Sacramento.
Allorchè io vado a prendere riposo, io penso che Gesù Cristo non riposava, che per prendere
nuove forze per la gloria del suo celeste Padre: oppure io considero che il mio letto è ben diverso
dalla croce sulla quale Egli si distese come un agnello, offerendo a Dio il suo spirito e la sua vita;
quindi mi addormento dicendo nel mio cuore le parole di Gesù crocifisso: Mio {14 [500]} Padre, io
vi raccomando il mio spirito, e l'anima mia sia nelle vostre mani.
Il Parroco non potendo a meno d'ammirare tanti lumi in una giovine figlia, le disse: O
Dorotea, come voi siete felice! quante consolazioni non avete voi nel vostro stato?
Egli è ben vero, rispose ella, che io ho grandi consolazioni nel servizio di Dio, ma io ho
l'onore di assicurarvi che non lascio di avere delle pene e combattimenti a sostenere: bisogna che mi
faccia grandi violenze per soppor tare gli scherzi e le beffe con cui taluni si burlano di me, e per
vincere le mie passioni che sono assai vive.
Se Iddio mi fa delle grazie, Egli mi permette pure che abbia frequenti e moleste tentazioni:
soventi volte io soffro amarezze e noie che mi opprimono.
Che fate voi, disse il Parroco, per superare le vostre ripugnanze, e le vostre tentazioni?
Dorotea gli rispose francamente: allorchè io soffro afflizioni, e disgusti, io penso al Salvatore
nell'orto degli olivi oppresso, tristo ed afflitto sino alla morte: oppure io me lo rappresento senza
consolazioni sulla croce, ed unendomi a Lui io dico tosto nel mio cuore quelle parole che Egli stesso
proferì nell'orto degli olivi: Mio Padre, sia fatta la vostra volontà. {15 [501]}
Quanto alla mie tentazioni, allorchè io sento qualche attrattiva che mi spinge in certe
compagnie, ne' circoli, nelle danze, nei divertimenti pericolosi: quando io vedo pure oneste figlie,
che si trovano in quelle occasioni, e che mi invitano ad andare con esse, oppure quando io ho
violente tentazioni di darmi un po' di libertà, tosto io penso a Gesù Cristo che mi dice queste parole:
«E perchè, figlia mia, vuoi tu «dunque lasciarmi per darti al mondo, ed ai «suoi piaceri? Vuoi tu
ripigliarmi il tuo cuore «per darlo alle vanità ed al demonio? Non «è abbastanza il numero di coloro
che mi «offendono? Vuoi tu unirti a loro ed ingrata «abbandonarmi?»
Io gli rispondo nel fondo del mio cuore: No, mio Dio, non v'abbandonerò giammai, io vi
sarò fedele sino alla morte. Questo pensiero mi riempie subito di coraggio e di forza.
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