Don_Bosco-Il_Giubileo_del_1875


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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
IL GIUBILEO DEL 1875
SUA ISTITUZIONE E PRATICHE DIVOTE PER LA VISITA DELLE CHIESE
pel sac. GIOVANNI BOSCO
Beato quel popolo che sa che cosa sia Giubileo; infelici coloro che per negligenza o per
inconsiderazione lo abbiano trascurai colla speranza di pervenire ad un altro. (Card. GAETANI
del Giub. 15).
TORINO, TIPOGRAFIA e LIBRERIA
DELL' ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES
1875. {1 [187]}
PROPRIETÀ DELL'EDITORE
VENDIBILE
anche presso la Libreria dell'Osp. di s. Vinc. de' Paoli
IN SAMPIERDARENA. {2 [188]}
INDEX
Al lettore......................................................................................................................................2
Pubblicazione del Giubileo del 1875...........................................................................................2
Enciclica di s. S. Pio Papa IX......................................................................................................2
Condizioni per acquistare il Giubileo......................................................................................4
Esortazione all'acquisto del Giubileo.......................................................................................6
Dialogo I. Del Giubileo in generale.............................................................................................9
Dialogo II. Del Giubileo presso gli Ebrei..................................................................................11
Dialogo III. Il Giubileo presso i Cristiani..................................................................................12
Dialogo IV. Prima pubblicazione solenne del Giubileo, ovvero anno santi..............................14
Dialogo V. Delle Indulgenze.....................................................................................................16
Dialogo VI. Acquisto delle Indulgenze.....................................................................................19
Intenzioni della Chiesa nel promulgare il Giubileo...................................................................20
Favori speciali concessi nel tempo del Giubileo.......................................................................20
Condizioni per acquistare l'indulgenza del Giubileo.................................................................21
Visita alla prima chiesa. La confessione....................................................................................21
Visita alla seconda chiesa. La santa comunione........................................................................23
Visita alla terza chiesa. La limosina..........................................................................................24
Visita alla quarta chiesa. Pensiero della salute..........................................................................26
Indice.........................................................................................................................................27
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Al lettore
Alla voce del Supremo Gerarca della Chiesa ogni fedele cristiano deve con figliale
sommessione e rispetto porgere attento l'orecchio. Egli è per far conoscere il Giubileo
proclamato dal Vicario di Gesù Cristo, che pubblichiamo questo libretto.
Lo scopo principale di esso si è di dare una giusta e chiara idea del Giubileo e di farne
conoscere ai fedeli cristiani la vera origine, e come esso sia passato dalla Sinagoga degli Ebrei
alla Chiesa Cattolica.
Mi sono fatte coscienzioso dovere di consultare i più antichi e i più {3 [189]} accreditati
scrittori, fermo di nulla trascrivere, che presentasse alcun dubbio.
Ciò servirà a confutare l'accusa che alcuni poco istruiti nella loro religione movono alla
Cattolica Chiesa, come se il Giubileo e le sante Indulgenze fossero istituzione degli ultimi tempi.
Si aggiungono in fine alcune pratiche religiose, che possono servire alla visita delle
quattro chiese, secondo che viene prescritto dal Romano Pontefice nell'accordare il presente
Giubileo.
Leggi, o cristiano, e leggi attentamente; chi sa che per me e per te non sia l'ultimo
Giubileo? Fortunati noi, fortunati tutti i cristiani se lo faranno bene. La misericordia divina ci
attende; i tesori celesti sono aperti, faccia Iddio che tutti ne sappiamo approfittare. {4 [190]}
Pubblicazione del Giubileo del 1875
La Santità di Pio IX nel trentesimo anno del suo Pontificato, ventesimoprimo della definizione
dogmatica dell' Immacolata Concezione, mandava ad effetto una delle belle opere del suo
gloriosissimo Pontificato pubblicando l'ANNO SANTO con una Enciclica indirizzata a tutti i
Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi del mondo cattolico. Noi la pubblichiamo tradotta in lingua
italiana, affinché ogni fedele cristiano non potendo udire le parole del Vicario di Gesù Cristo,
possa almeno leggere quanto egli indirizza ai cristiani di tutto il mondo. Crediamo di fare cosa
grata col pubblicare per intiero questo prezioso documento {5 [191]}
Enciclica di s. S. Pio Papa IX
a tutti i patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi ed altri Ordinarii di luoghi aventi grazia e
comunione colla Sede Apostolica e a tutti i fedeli cristiani.
_____
Venerabili Fratelli
e diletti Figli, salute ed Apostolica benedizione
___
MOTIVO DI QUESTO GIUBILEO.
Mossi dalle gravi calamità della Chiesa e di questo secolo, nonché dalla necessità di
implorare l'aiuto divino, giammai omettemmo nel tempo del Nostro Pontificato di eccitare il
popolo cristiano, affinché si adoperasse di placare la Maestà di Dio e di meritare la clemenza
celeste coi santi costumi della vita, colle opere della penitenza e con i pii officii della preghiera.
A questo scopo aprimmo più volte ai fedeli, con Apostolica {7 [193]} liberalità, i tesori spirituali
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delle indulgenze, affinché animati perciò alla vera penitenza, e purgati, pel Sacramento della
riconciliazione, dalle macchie dei peccati, avessero potuto più fiduciosi appressarsi al trono della
grazia, ed essere fatti degni che le loro preghiere venissero benignamente ricevute da Dio.
Questo poi, come altre volte, così specialmente pensammo doversi compiere da Noi in occasione
dell'Ecumenico Vaticano Concilio, affinchè l'opera gravissima, intrapresa per la utilità della
Chiesa universale, colle preghiere parimente di tutta la Chiesa venisse aiutata appresso
l'Altissimo; e quantunque rimanga sospesa, per le calamità dei tempi, la celebrazione dello stesso
Concilio, tuttavia facemmo noto e dichiarammo a bene del popolo fedele, che la Indulgenza da
conseguirsi in forma di Giubileo, promulgata in quella occasione, rimaneva, come rimane
tuttora, in tutta la sua forza, fermezza e vigore. Senonchè proseguendo ancora {8 [194]} il corso
di tristissimi tempi, ecco incominciar l'anno settantesimo quinto dopo il diciottesimo secolo
dell'èra cristiana, l'anno cioè che segna quel sacro spazio di tempo che la santa consuetudine dei
nostri maggiori e le ordinazioni dei Pontefici nostri predecessori consecrarono a celebrare la
solennità dell'universale Giubileo. Con quanto rispetto e religione sia stato praticato l'anno del
Giubileo, quando i tranquilli tempi della Chiesa permisero di celebrarlo con ogni solennità, lo
attestano gli antichi ed i recenti monumenti della storia; imperocchè esso fu sempre riguardato
come l'anno della salutare espiazione di tutto il popolo cristiano, come l'anno della redenzione e
della grazia, della remissione e della indulgenza, nel quale si concorreva da tutto il mondo in
quest'alma nostra città e Sede di Pietro, ed eccitati tutti i fedeli alle opere della pietà, si
offerivano a salute delle anime abbondantissimi aiuti di riconciliazione e di grazia. Qual pia {9
[195]} e santa solennità fu vista dallo stesso nostro secolo, quando cioè, decretato dalla felice
memoria di Papa Leone XII Predecessore Nostro, il Giubileo nell'anno 1825, con tanto fervore
del popolo cristiano fu ricevuto questo beneficio, che lo stesso Pontefice potè rallegrarsi di avere
visto, per tutto quell'anno, un non mai interrotto concorso di pellegrini in questa Città, e di
essersi in essa maravigliosamente manifestato lo splendore della religione, della pietà, della fede,
della carità e di tutte le virtù. Ed oh! fosse pur tale oggi la nostra condizione, e la condizione
delle cose sacre e civili, che ci permettesse di poter felicemente celebrare, secondo l'antico rito e
costume, che serbar solevano i nostri maggiori, quella solennità del massimo Giubileo,. che
ricorrendo nell'anno di questo secolo 1850, ci fu d'uopo di omettere per le luttuose circostanze
dei tempi. Ma quelle gravi cause che allora ci impedirono di intimare il Giubileo, anziché essere
oggi cessate, sonosi {10 [196]} invece, così permettendo Iddio, giornalmente accresciute.
Tuttavia rimirando noi tanti mali che affliggono la Chiesa, tanti sforzi de' suoi nemici diretti a
svellere dagli animi la fede di Cristo, a corrompere la sana dottrina e a propagare il veleno
dell'empietà, tanti scandali che si offrono dovunque ai veraci credenti, la corruttela dei costumi,
che spaziosamente si propaga, e la turpe manomissione dei diritti divini ed umani tanto
ampiamente diffusa, tanto feconda di rovine, e che tende a distruggere nell'animo degli uomini lo
stesso senso del retto; e considerando che in tanta colluvie di mali maggiormente dobbiamo noi
procurare, secondo l'Apostolico nostro dovere, che la fede, la religione e la pietà sia premunita e
si avvivi, che lo spirito della preghiera sia fomentato e si accresca, che i caduti siano eccitati alla
penitenza del cuore e alla emendazione dei costumi, che i peccati, i quali meritarono l'ira di Dio,
siano redenti con sante operazioni;{11 [197]} a conseguire i quali frutti è principalmente diretta
la celebrazione del massimo Giubileo; pensammo non dover noi permettere che in questa
occasione il popolo cristiano fosse privato di questo salutare beneficio, servata quella forma che
è permessa dalla condizione dei tempi, affinché così confortato nello spirito, più alacramente
cammini nelle vie della giustizia, e purgato dalle colpe più facilmente e più ubertosamente
conseguisca la divina propiziazione ed il perdono. Riceva dunque la universa militante Chiesa di
Cristo le nostre voci, colle quali intimiamo, annunciamo e promulghiamo per tutto intero il
prossimo anno 9875 l'universale e massimo Giubileo, per causa ed in riguardo del quale
sospendendo e dichiarando sospesa a beneplacito Nostro e di questa Sede Apostolica la
indulgenza di sopra memorata, concessa in forma di Giubileo per occasione del Vaticano
Concilio, apriamo in tutta la sua ampiezza quel celeste tesoro, che {12 [198]} formato dai meriti,
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patimenti e virtù di Cristo Signore e della di lui Vergine Madre e di tutti i Santi, venne
dall'Autore della umana salute affidato alla nostra dispensazione.
Condizioni per acquistare il Giubileo.
Pertanto appoggiati nella misericordia di Dio e nell'autorità dei beati Apostoli di lui
Pietro e Paolo, in forza di quella suprema potestà di legare e di sciogliere, che Iddio volle a noi,
quantunque immeritevoli, conferita, a tutti i singoli fedeli di Cristo tanto dimoranti in questa
nostr'alma città, o che saranno per venire in essa, quanto a tutti quelli esistenti fuori della detta
città, in qualunque parte del mondo e che si trovano nella grazia e nell'obbedienza
dell'Apostolica Sede, i quali veramente pentiti, confessati e comunicati, una volta al giorno per
quindici giorni continui, o interpolati, naturali o ecclesiastici, da computarsi cioè dai primi {13
[199]} vesperi di un giorno fino all'intero vespertino crepuscolo del giorno seguente, visiteranno
i primi le Basiliche dei ss. Pietro e Paolo, di san Giovanni in Laterano e di s. Maria Maggiore in
Roma, e i secondi la loro Chiesa cattedrale o maggiore, e altre tre Chiese della stessa città o
luogo, ovvero dei suburbii del medesimo, da designarsi dagli Ordinarii dei luoghi o dai loro
Vicarii, o da altri per comandamento dei medesimi, dopo che saranno venute loro a notizia
queste nostre lettere; ed ivi innalzeranno umili preghiere al Signore per la prosperità ed
esaltamento della Cattolica Chiesa e di questa Sede Apostolica, per la estirpazione delle eresie,
per la conversione di tutti gli erranti, per la pace ed unità di tutto il popolo Cristiano, e secondo la
nostra mente, concediamo e misericordiosamente impartiamo nel Signore, che una volta
nell'annuo spazio di tempo di sopra memorato possano conseguire la pienissima indulgenza
dell'anno del Giubileo, e {14 [200]} piena remissione e perdono di tutti i loro peccati; quale
indulgenza concediamo che possa essere applicata per modo di suffragio e valga per quelle
anime che congiunte a Dio nella carità partirono di questo secolo.
In virtù poi delle presenti nostre lettere concediamo che i naviganti ed i viaggiatori, come
prima avranno fatto ritorno ai loro domicilii, o saranno giunti ad una certa dimora, compiute le
opere di sopra prescritte, e visitata altrettante volte la Chiesa cattedrale o maggiore, o parochiale
del luogo del loro domicilio o dimora, possano e sieno abili a conseguire la stessa indulgenza.
Parimente concediamo in virtù di queste stesse presenti nostre lettere ai sopraddetti Ordinarii dei
luoghi, che possano, secondo il prudente loro consiglio, dispensare, solamente in riguardo delle
visite, le Monache, le Oblate, e le altre donne e fanciulle viventi nella clausura dei Monasteri, o
in case e comunità religiose o pie, {15 [201]} nonché gli Anacoreti ed Eremiti, ed altre persone,
qualunque esse siano, tanto laiche che ecclesiastiche secolari o regolari, esistenti in carcere o in
cattività, o affette da qualche infermità del corpo, o ritenute da qualunque altro impedimento dal
potere compiere le dette visite; i fanciulli poi non ancora ammessi alla prima Comunione
concediamo che possano anche dispensarli dalla prescritta Comunione, prescrivendo ad essi tutti
e singoli, sia per sè stessi, sia per mezzo dei rispettivi regolari superiori o Prelati, o per mezzo di
prudenti Confessori, altre opere di pietà, carità e religione in luogo delle visite o della
sacramentale Comunione che dovrebbe compiersi dai medesimi; e per riguardo ancora ai
Capitoli e Congregazioni tanto di secolari che di regolari, ai sodalizii, confraternite, università
che visiteranno processionalmente le nominate Chiese, concediamo che possano ridurre le
prescritte visite ad un numero minore. {16 [202]}
Inoltre alle stesse Monache e loro Novizie concediamo che possano a questo effetto
scegliersi qualunque tra i Confessori approvati dall'attuale Ordinario del luogo, ove si trovano i
loro monasterii, per ascoltare le confessioni delle Monache; e a tutti e singoli gli altri fedeli di
ambedue i sessi tanto laici che ecclesiastici, e ai regolari di qualunque ordine, congregazione e
istituto da doversi ancora specialmente nominare, concediamo licenza e facoltà di potersi al
medesimo effetto scegliere qualunque sacerdote confessore tanto secolare, quanto regolare di
qualunque,. benché diverso ordine e istituto, e parimente dagli attuali Ordinarii, nelle città,
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diocesi e territori dei quali si dovranno ricevere le dette confessioni, approvato per ascoltare le
confessioni delle persone secolari; quali Confessori entro lo spazio del sopra nominato anno,
quelle e quelli che sinceramente e seriamente avranno stabilito di lucrare il presente Giubileo, e
con questo animo di lucrarlo {17 [203]}e di compiere le altre opere necessarie per lucrarlo, si
appresseranno ad essi per emettere la loro confessione, per questa volta e soltanto nel foro della
coscienza, possano assolverli dalla scomunica, sospensione ed altre ecclesiastiche sentenze e
censure comminate ed inflitte a jure vel ab nomine per qualunque causa, ancorché riservata agli
Ordinarii dei luoghi, e a noi o alla Sede Apostolica, compresi i casi in modo speciale riservati a
chiunque e al sommo Pontefice e alla Sede Apostolica, e che altrimenti in qualunque concessione
quantunque ampia non s'intenderebbero concessi; parimente potranno i detti Confessori
assolvere i nominati penitenti da tutti i peccati ed eccessi, per quanto gravi ed enormi, ancora,
come si dice, riservati agli stessi Ordinarii, e a noi e alla Sede Apostolica; ingiunta ad essi una
penitenza salutare ed altre cose da ingiungersi per diritto; come ancora potranno commutare in
altre opere pie e salutari qualunque voto {18 [204]} anche giurato e riservato alla Sede
Apostolica (eccettuati però sempre i voti di castità, di religione e di obbligazione che sia stata
accettata da un terzo, o nei quali si tratti del pregiudizio di un terzo, non che i voti penali che
chiamansi preservativi dal peccato, seppure la commutazione non si giudichi tale, che non meno
della prima materia del voto allontani dal commettere il peccato); e finalmente colla stessa
autorità ed ampiezza dell'apostolica benignità concediamo e permettiamo che possano dispensare
questi tali penitenti, anche regolari, costituiti negli ordini sacri, dall'occulta irregolarità per
l'esercizio dei medesimi Ordini, e per ascendere agli altri superiori, contratta solamente per la
violazione delle censure.
Non intendiamo poi in forza delle presenti dispensare da qualunque altra irregolarità o
pubblica o occulta, o difetto o nota, o da qualunque altra incapacità o inabilità in qualunque
maniera contratta, o concedere {19 [205]} una qualche facoltà di dispensare dalle medesime, o
riabilitare e restituire nello stato primiero, anche nel foro della coscienza; né ancora intendiamo
derogare alla Costituzione colle opportune dichiarazioni emanata dalla fel. mem. di Benedetto
XIV, Predecessore nostro, che incomincia Sacramentum Poenitentiae, in data 1 giugno dell'anno
1741, primo del suo Pontificato. Nè finalmente intendiamo che queste stesse nostre lettere
possano o debbano giovare a quelli, che da noi e dalla Sede Apostolica, o da qualunque altro
Prelato o Giudice ecclesiastico fossero stati nominativamente scomunicati, sospesi, interdetti, o
dichiarati caduti in altre sentenze e censure, o pubblicamente denunziati, seppure entro il termine
del predetto anno non avessero soddisfatto e concordato, ove di bisogno, colle parti.
Del resto, se alcuni con animo di conseguire questo Giubileo, dopo incominciato
l'adempimento delle opere prescritte, prevenuti dalla morte, non {20 [206]} potranno compiere il
prefinito numero delle visite, Noi, desiderando di giovare alla loro pia e pronta volontà,
vogliamo che i medesimi veramente pentiti, confessati e comunicati siano partecipi della predetta
indulgenza e remissione non altrimenti che se avessero nei prescritti giorni realmente visitate le
predette Chiese. Se alcuni poi dopo ottenute, in vigore delle presenti, le assoluzioni delle censure
o le commutazioni dei voti o le dispense predette, muteranno quel serio e sincero proposito
altrimenti necessario di lucrare questo Giubileo e perciò di compiere le opere necessarie per
lucrarlo, quantunque per questo stesso appena possano riputarsi immuni dal reato di colpa;
tuttavia decretiamo e dichiariamo persistere nel loro vigore le assoluzioni, commutazioni e
dispense ottenute colla predetta disposizione.
Vogliamo ancora e decretiamo che le presenti lettere in tutto siano valide ed efficaci, ed
abbiano ed ottengano {21 [207]} i loro plenarii effetti dovunque saranno state dagli Ordinarii dei
luoghi pubblicate e mandate in esecuzione, e che giovino a tutti i fedeli di Cristo che sono nella
grazia ed obbedienza alla Sede Apostolica, che dimorano in detti luoghi, o che ivi si porteranno.
in appresso dalla navigazione e viaggio; non ostando le Costituzioni delle Indulgenze da non
concedersi ad instar e le altre Costituzioni Apostoliche e le Costituzioni, ordinazioni e le
generali o speciali riserve di assoluzioni, rilassazioni e dispense edite nei Concilii generali,
provinciali e sinodali, non che gli statuti, leggi, usi, consuetudini di qualunque Ordine di
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mendicanti e militari, congregazione e istituto, corroborate ancora da giuramento, Apostolica
conferma e da qualunque altro sostegno, come ancora i privilegi, indulti e lettere apostoliche ai
medesimi concesse, e quelle specialmente nelle quali è espressamente proibito che coloro, i quali
professano qualche ordine, congregazione {22 [208]} e istituto, confessino i loro peccati fuori
della propria religione. Alle quali cose tutte e singole, quantunque per la loro sufficiente
derogazione di esse e di tutto il loro tenore si dovesse fare speciale specifica, espressa e
individua menzione, e a ciò si dovesse osservare una qualche speciale forma, avendo tal tenore
per inserito e tali forme per esattissimamente servate, per questa volta e soltanto per l'effetto
sopraccennato, pienamente deroghiamo come anche deroghiamo a qualunque altra cosa in
contrario.
Esortazione all'acquisto del Giubileo.
Mentre poi per l'Apostolico officio che esercitiamo, e per la sollecitudine colla quale
dobbiamo abbracciare l'universo gregge di Cristo, proponiamo questa salutare opportunità di
conseguire la remissione e la grazia, non possiamo astenerci dal pregare e scongiurare pel nome
{23 [209]} del Signor nostro e principe di tutti i Pastori Gesù Cristo, tutti i Patriarchi, Primati,
Arcivescovi, Vescovi e gli altri Ordinarii dei luoghi, i Prelati e i legittimamente esercenti, locale,
ordinaria Giurisdizione in mancanza dei Vescovi e Prelati sopraddetti aventi grazia e comunione
colla Sede Apostolica, affinché annuncino un tanto bene ai popoli alla loro fede commessi, e con
ogni studio s'impegnino affinché i fedeli tutti, riconciliati per la penitenza con Dio, convertano in
lucro ed utilità delle loro anime la grazia del Giubileo. Pertanto sarà vostra prima cura, venerabili
Fratelli, dopo implorata con pubbliche preghiere la divina clemenza a ciò essa riempia della sua
luce e grazia le menti e i cuori di tutti, dirigere con opportune istruzioni ed ammonizioni la plebe
cristiana, affinché percepisca il frutto del Giubileo e accuratamente intenda quale sia la forza e la
natura del cristiano Giubileo per la utilità e vantaggio delle anime, {24 [210]} nel quale in
maniera spirituale per la virtù di Cristo; Signore si compio no abbondantissimamente quei beni i
quali l'antica legge, nuncia delle cose future, aveva introdotto presso il popolo giudaico al ritorno
di ogni anno cinquantesimo; e perché sia ancora bastantemente istruita intorno la forza delle
indulgenze e di tutte quelle cose che deve compiere per la fruttuosa confessione dei peccati e per
ricevere santamente il Sacramento della Eucaristia. E siccome non-basta l'esempio, ma è
assolutamente necessaria l'opera dell'ecclesiastico ministero, onde, si abbiano nel popolo i frutti
della desiderata santificazione, non omettete, venerabili fratelli, di eccitare lo zelo dei vostri
Sacerdoti' a ciò specialmente in questo tempo dì salute vogliano alacremente esercitare il loro
ministero; e certo conferirà molto al bene comune, se essi, ove questo possa farsi,. precedendo il
popolo cristiano coll'esempio della pietà e della religione, vorranno per mezzo {25 [211]} degli
spirituali Esercizii rinnovare lo spirito della loro santa vocazione, onde poi s'impieghino più
utilmente e’più salutevolmente sia nel compiere. i loro officii, sia nelle sacre missioni che
daranno ai popoli secondo l’ ordine ed il metodo che sarà da voi prescritto. Come poi in questo
secolo tanti sono i mali che han bisogno di essere riparati, e i beni che abbisognano d'essere
promossi, imbrandendo la spada dello spirito, che, è la parola di Dio, ponete ogni cura perchè il
vostro popolo venga condotto a detestare l'immane delitto della bestemmia pel quale niente v'ha
così santo, che non venga oggidì violato, e perchè conosca ed adempia i suoi doveri intorno
all'osservare santamente i giorni festivi, e intorno alle leggi del digiuno e della astinenza da
osservarsi secondo il prescritto della Chiesa di. Dio, e così evitare quelle pene, che il disprezzo di
tali cose ha chiamato sulla terra. Parimente il vostro studio e zelo vegli costantemente {26 [212]}
nel mantenere. la disciplina del Clero, e nel procurare la retta istituzione dei Chierici e con ogni
maniera possibile arrecate aiuto alla circonvenuta gioventù, la quale in quanti pericoli si ritrovi e
a quali gravi ruine sia soggetta, Voi certamente non ignorata. Questo genere di male tosi fu
acerbo al cuore dello stesso Redentore divino, da profferire contro gli autori del medesimo quelle
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parole: Chiunque avrà scandalizzato uno di questi fanciulli che hanno fede in me, meglio
sarebbe per lui che gli fosse legata al collo una macina di asino, e fosse gettato nel mare1.
Niente poi è più del tempo del sacro Giubileo quanto esercitarsi indefessamente in opere di
carità; sarà perciò anche questo officio del vostro zelo, venerabili-Fratelli, aggiungere stimoli,
perchè sieno sovvenuti i, poveri; i peccati sieno redenti colle elemosine delle quali tanti beni si
annoverano nelle {27 [213]} sante Scritture; e affinché più ampiamente rimanga il frutto della
carità e riesca più stabile, sarà molto opportuno se i sussidii della carità siano diretti a fomentare
o eccitare quei pii istituti che sono stimati oggigiorno più conducenti alla utilità delle anime e dei
corpi. Se per conseguir questi beni, si uniranno le vostre menti ed i vostri sforzi, non potrà essere
a meno che il regno di Cristo e la di lui giustizia riceva grandi incrementi, e che in questo tempo
accettevole e in questi giorni di salute la celeste-clemenza diffonda sopra i figli dell'amore
grande copia di doni superni.
A voi finalmente, figli tutti della Cattolica Chiesa, rivolgiamo il nostro discorso, e voi
tutti e singoli esortiamo con paterno affetto perché vi serviate di questa occasione del Giubileo
per conseguire il perdono in quel modo che da voi lo richiede il sincero studio della vostra salute.
Se mai sempre, ora poi è necessarissimo, Figli dilettissimi, mondare {28 [214]} la coscienza
dalle opere morte, offrire i sacrificai di giustizia, fare frutti degni di penitenza e seminar nelle
lagrime per mietere nell'esultanza. La divina maestà abbastanza ci fa noto che cosa ricerchi da
noi, mentre già da gran tempo in causa della nostra pravità siamo travagliati sotto le sue minaccie
e sotto il soffio dello spirito dell'ira sua. In verità gli uomini sono soliti, quante volte patisco; io
una troppo ardua necessità, deputare ambasciatori alle genti vicine per riportarne un soccorso.
Noi, ciò é meglio, destiniamo una ambascieria allo stesso Dio; da Esso imploriamo gli aiuti, ad
Esso rivolgiamoci col cuore, colle orazioni, coi digiuni e colle elemosine. Imperocchè quanto
più saremo vicini a Dio, tanto più lontani da noi saranno respinti i nostri avversarii2. Ma voi
principalmente date ascolto alla voce apostolica (imperocchè Noi siamo ambasciatori di Cristo),
voi che siete {29 [215]} affaticati ed aggravati, e vagando lontani dalla strada della salute,
rimanete oppressi dal giogo delle prave cupidigie e della diabolica servitù. Non vogliate
disprezzare le ricchezze della bontà, della pazienza e della longanimità di Dio; e mentre vi si
apre davanti una via così facile ed ampia per conseguire il perdono, non vogliate per la vostra
contumacia rendervi inescusabili presso il divino Giudice, e fare per voi tesoro di indegnazione
nel giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio. Ritornato pertanto, o peccatori,
al cuore, riconciliatevi con Dio; il mondo passa, e con esso la concupiscenza di lui; rigettato le
opere delle tenebre, indossate le armi della luce, cessate d'essere nemici delle anime vostre, onde
meritare finalmente la pace in questo secolo, e nell'altro i premii eterni dei giusti. Questi sono i
nostri voti; questo cose non cesseremo di chiedere al clementissimo Signore, e questi stessi beni,
congiungendosi a noi in questa {30 [216]} società di preghiere i figli tutti della Cattolica Chiesa,
confidiamo potere cumulatamente conseguire dal Padre delle misericordie. Frattanto pel fausto e
salutare fruttò di questa santa opera sia auspice di ogni grazia e di ogni celeste dono l'apostolica
Benedizione, che a voi tutti, venerabili Fratelli, e a voi', diletti Figli, quanti siete annoverati nella
cattolica Chiesa, dall'intimo del nostro cuore affettuosamente concediamo nel Signore.
Dato in Roma appresso s. Pietro il giorno 24 decembre, l'anno 1874, del nostro
Pontificato vigesimo nono.
PIO PAPA IX
Concorda coll'originale.
Torino dall'Arcivescovado 17 Gennaio 1875.
† LORENZO Arcivescovo. {31 [217]}
1 Marc. IX, 44
2 Massimo. Torinese Om. XCI.
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Per la Diocési di Torino MONSIG. LORENZO GASTALDI nostro Veneratissimo Arcivescovo
spiega le condizioni e le grazie del Giubileo come segue:
Le condizioni del Giubileo sono: 1º fare debitamente la confessione sacramentale dei
nostri peccati, meritandone con vero pentimento l'assoluzione; 2º ricevere degnamente la ss.
Eucaristia. I confessori potranno dispensare quelli che non vi sono ancora ammessi, imponendo
loro qualche altra opera pia; 3º visitare (con intenzione di acquistare il Giubileo) per giorni
quindici o continui o interpolati quattro chiese da designarsi dal Vescovo, stando in esse in
orazione per qualche tempo, e pregando {33 [219]} secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.
Noi per Torino ed i sobborghi designiamo la Basilica metropolitana, compresa., s'intende,
la cappella della santissima Sindone, il santuario di Maria Consolatrice, la Chiesa dei santi
martiri Solutore, Avventore ed Ottavio, i quali col sangue consacrarono questa città, e ne sono i
Patroni più antichi; e quella di Sant'Eusebio martire vescovo di Vercelli, detta volgarmente di s.
Filippo.
Per tutta la Diocesi designiamola Chiesa collegiata, e in difetto di questa quella che è
uffiziata dal Vicario foraneo, oche è riguardata come la Parochia maggiore, e poi le altre
parochiali e poi quella che è considerata come un santuario o di Maria santissima o di qualche
Santo; e poi le Chiese servite dai Regolari, quindi quelle uffiziate dalle Confraternite, e dopo
queste qualunque sia Cappella pubblica, in cui si celebri la santa Messa almeno una volta
all'anno. Dove poi è una sola Chiesa senza {34 [220]} pure una Cappella, si visiteranno le Chiese
parochiali, o le altre Chiese e Cappelle dei luoghi vicini, quando queste non siano distanti dalla
propria Chiesa parochiale o dalla propria abitazione oltre a 20 minuti di cammino a piedi. Si
osservi che a Roma per fare a piedi le visite delle Basiliche designate pel Giubileo non bastano
tre ore di cammino. Altrimenti si visiteranno nella propria Chiesa parochiale quattro altari; e
dove questi fossero in numero minore, si visiteranno gli stessi altari tante volte quante basterà a
fare quattro visite. E questa regola sarà pure osservata nel territorio di Torino fuori dei
sobborghi.
Lasciamo però, alla prudenza e pietà dei signori Paroci di determinare ciascuno pei suoi
Parochiani quanto gli parrà conveniente.
Quelli poi che faranno le visite processionalmente, unendosi o a qualche Confraternita, o
al Clero parochiale, od a qualunque sia corporazione, basterà che facciano le dette {35 [221]}
visite per tre giorni o continui o interpolati.
Le monache e tutte le persone del sesso femminile, che vivono in comune nei ritiri
approvati, benchè non astrette a clausura, visiteranno la loro Chiesa o Cappella, e, se ve ne ha, le
altre Cappelle interne che hanno, benché in esse non si celebri la s. Messa.
A tutte le persone, che per infermità o per qualunque sia altra causa è impossibile il fare
le dette visite, i Confessori possono commutarle in altre opere di religione, o di carità, secondo le
circostanze in cui sono. Non potranno però dispensare alcuno dalla confessione sacramentale, e
nemmeno dalla santa Comunione, eccetto quelli che non vi sono ancora ammessi.
Le visite delle Chiese possono precedere o susseguire la Confessione e la Comunione, o
farsi in-mezzo ad esse.
Non è necessario, che le visite si facciano in istato di grazia santificante, {36 [222]}
quantunque ciò sia oltre ogni dire desiderabile, ma basta che l'ultima opera, per esempio la
Comunione, si faccia in tale stato.
Le grazie che si acquistano nell'anno santo sono:
1° la remissione non solo di tutti i peccati, ma anche di tutta la pena temporale dovuta
ai peccati, e questa applicabile alle anime del purgatoriò.
2° Ogni Confessore ha piena podestà di assolvere, quanto alla coscienza, da qualunque
colpa e da qualunque censura, ossia pena ecclesiastica incorsa, ancorché riservata al Vescovo od
anche al Papa.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
3° Ogni Confessore può dispensare una gran parte dei voti, commutandoli in altre opere
pie.
Tutte queste grazie hanno incominciato col primo gennaio e spireranno col 31 dicembre
di questo anno santo; ma si possono ottenere solo una volta.
Carissimi Fratelli e Figliuoli, solleviamo il cuore alla speranza nella {37 [223]} bontà di
Dio; non poniamo indugio a trarre profitto dalle grazie che la sua misericordia ci offre;
ascoltiamo prontamente la sua voce che ci chiama a penitenza, acciò godendo di questo Giubileo
in terra, possiamo prender parte alla festa eterna che si fa in cielo.
Intanto Noi vi impartiamo la nostra benedizione nel nome del Padre, del Figliuolo, e
dello Spirito Santo.
Torino, dal nostro Arcivescovado li 17 gennaio 1875.
† LORENZO Arcivescovo.
T. CHIUSO Segretario. {38 [224]}
Dialogo I. Del Giubileo in generale.
Giuliano. - La riverisco, signor Prevosto, sono qui a farle esercitare un po' di pazienza.
Prevosto. - Benvenuto, caro Giuliano, mi fate sempre piacere quando venite a vedermi, e,
come ho detto più volte, sono sempre ai vostri cenni in tutto quel che posso fare per utilità
spirituale di tutti i miei parochiani e specialmente per voi, che essendo da poco tempo venuto alla
fede cattolica, avete in più cose maggior bisogno di essere instruito.
Giul. - Mi hanno detto che il Papa ha concesso il Giubileo; io non {39 [225]} l'ho ancor
mai fatto, vorrei ora essere instruito intorno al modo di farlo bene.
Prev. - Saviamente, pensaste a cercar di farvi istruire per tempo, imperocchè da quando
vi siete fatto cattolico, non ebbe ancora luogo alcun Giubileo; e nella circostanza della vostra
abiura non avendo parlato in proposito di questa pratica della Chiesa Cattolica, è a temere, che
abbiate in capo non pochi errori. Ditemi pertanto ciò che vi sta maggiormente a cuore di sapere,
ed io studierò di appagarvi facendovi quelle osservazioni che mi parranno utili per vostro
spirituale vantaggio.
Giul. - Prima di tutto avrei bisogno, che ella mi dicesse in modo facile e chiaro, che cosa
voglia dire la parola Giubileo e quale senso diano i cattolici alla medesima, perchè quando
sgraziatamente era protestante ne udiva dire di tutti i generi contro al Giubileo e contro alle
Indulgenze.
Prev. - Due cose, o Giuliano, desiderate {40 [226]} da me, la spiegazione della parola
Giubileo, e in quale senso da noi si prenda come pratica religiosa proposta dalla Chiesa
Cattolica.
In quanto al significato della parola non occorre trattenermi molto, perciocchè ci deve
bastare il sapere, che cosa con essa si voglia significare. Tuttavia vi citerò le principali
spiegazioni che ne danno i santi Padri.
S. Girolamo ed altri dicono la parola Giubileo derivare da Iubal, inventore degli
istrumenti musicali, oppure da Iobel che significa corno, perchè l'anno del Giubileo presso agli
Ebrei era pubblicato con una tromba fatta a foggia di corno di ariete.
Alcuni altri fanno derivare Giubiléo dalla parola Habil, che significa restituire con
allegrezza, perchè in quell'anno le cose comprate, mutuate o impegnate erano restituite al
primiero padrone; la qual cosa cagionava grande allegrezza.
Altri dicono da Iobil essere derivata {41 [227]} la parola Giubileo, che vuole anche dire
allegrezza, perché in queste occasioni i buoni cristiani hanno gravi motivi di rallegrarsi pei tesori
spirituali, di cui possono arricchirsi.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
Giul. - Questa è spiegazione della parola Giubileo in genere, ma io vorrei sapere come si
definisca dalla Chiesa in quanto è una pratica di pietà, cui sono annesse le Indulgenze.
Prev. - Vi appagherò di buon grado. Il Giubileo preso come pratica stabilita dalla Chiesa
è una Indulgenza plenaria concessa dal Sommo Pontefice alla Chiesa universale con piena
remissione di tutti i peccati a coloro, che degnamente lo acquistano, adempiendo le opere
prescritte.
Primieramente dicesi Indulgenza plenaria, per distinguerla dall'Indulgenza parziale che si
suole dai Sommi Pontefici concedere a certi esercizi di cristiana pietà, a certe preghiere e a certi
atti di religione.
Questa Indulgenza dicesi straordinaria, {42 [228]} perché si suole soltanto concedere
raramente ed in casi gravi, come quando minacciano guerre, pestilenze e terremoti. Il sommo
Pontefice Pio IX concede in quest'anno il Giubileo ordinario, che suole avvenire ogni
venticinque anni, a fine di eccitare i fedeli cristiani di tutto il mondo a pregare pei presenti
bisogni della religione e specialmente per la conversione dei peccatori, per la estirpazione delle
eresie e per allontanare molti errori che taluni cercano diffondere nei fedeli cogli scritti, coi libri
o con altri mezzi, che pur troppo il demonio sa suggerire a danno delle anime.
Giul. - Godo molto della definizione che mi dà del Giubileo, ma esso è chiamato con tale
diversità di nomi, che io ne rimango assai confuso - Anno santo, anno centenario, secolare,
giubilare, Giubileo particolare, Giubileo universale, grande Giubileo, Indulgenza in forma di
Giubileo, - ecco i nomi con cui odo chiamarsi promiscuamente il Giubileo; {43 [229]} abbia la
bontà di darmene la spiegazione.
Prev. - Questi nomi, sebbene siano talvolta usati ad esprimere la stessa cosa, tuttavia
hanno significato l'uno alquanto diverso dall'altro. - Ve ne darò breve spiegazione.
Il Giubileo direvasi anno Giubilare, anno santo perchè in quell'anno (siccome vi dirò di
poi) gli Ebrei dovevano cessare da. ogni genere di lavoro ed occuparsi esclusivamente in opere
di virtù e di santità. Al che sono egualmente invitati tutti i fedeli cristiani, senza che per altro
siano obbligati ad abbandonare le ordinarieloro occupazioni temporali. Appellavasi eziandio
centenario od anno centesimo, perchè nella sua prima instituzione celebravasi ogni cento anni.
Il Giubileo poi dicesi parziale, quando si concede solamente in alcuni luoghi determinati,
come sarebbe in Roma, o in Compostella nella Spagna. Questo Giubileo si appella anche
generale, quando si concede ai fedeli in ogni luogo della cristianità. {44 [230]}
Ma è detto propriamente Giubileo Generale o Grande Giubileo, quando si celebra
nell'anno, in cui è fissato dalla Chiesa. Presso gli Ebrei succedeva ogni cinquanta anni, presso ai
cristiani in principio era ogni cento anni, di poi ogni cinquanta ed ora ogni venticinque.
Il Giubileo si dice straordinario ed anche Indulgenza in forma di Giubileo, quando per
qualche grave ragione si concede fuori dell'anno santo.
I Sommi Pontefici, quando sono elevati alla loro dignità, sogliono solennizzare questo
avvenimento con un' Indulgenza plenaria, ovvero un Giubileo straordinario.
La differenza tra il grande Giubileo ed il Giubileo particolare consiste in ciò, che il primo
dura un anno intero, e l' altro dura solamente una parte dell'anno. Quello p. es. che il regnante Pio
IX concedette nel 1865 durò soltanto tre mesi, ma vi erano annessi i medesimi favori del
presente Giubileo, che dura per tutto l'anno 1875. {45 [231]}
La breve spiegazione che vi ho dato di queste parole, credo che sarà viemmeglio schiarita
dalle altre cose, che spero di potervi esporre in altri trattenimenti. Intanto, o amato Giuliano,
persuadetevi, che il Giubileo è un gran tesoro pei cristiani, onde ben a ragione il dotto Cardinale
Gaetani nel suo trattato del Giubileo (c. 15) scrisse queste belle parole: «Beato quel popolo, il
quale sa che cosa sia il Giubileo; infelici coloro, che per negligenza o per inconsiderazione lo
trascurano colla speranza di pervenire ad un altro3.» {46 [232]}
3 Chi desiderasse più copiose notizie intorno a quanto fu sopra brevemente accennato, potrebbe consultare:
MORONI: Anno santo e Giubileo - BERGIER articolo Jubilé - L' opera: Magnani theatrum vitae humanae articolo
Iubileum - NAVARRO de Iubileo nota 1° Benzonio lib. 3, cap 4. Vittorelli - Turrecremata - Sarnelli tum. X. S.
Isidoro nelle Origini lib. 5.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
Dialogo II. Del Giubileo presso gli Ebrei.
Giul. - Ho ascoltato con piacere quello che mi ha detto intorno ai vari significati, che
sogliono darsi alla parola Giubileo, e intorno ai grandi vantaggi che dal medesimo si possono
ricavare. Ma questo non mi basta, qualora dovessi dare una risposta ai miei antichi compagni di
religione; perché essi, prendendo la sola Bibbia per norma della loro fede, sono fissi nell'asserire,
che il Giubileo è una novità nella Chiesa, di cui non havvi traccia nella Bibbia. Desidererei
pertanto di essere instruito sopra questa materia.
Prev. - Quando gli antichi vostri ministri e. compagni di religione asserivano, che nella
sacra Scrittura non si parla di Giubileo, essi cercavano di nascondervi la verità, o eglino stessi la
ignoravano.
Prima peraltro di esporvi ciò che la Bibbia dice del Giubileo, conviene {47 [233]} che io
vi faccia notare come esiste nella Chiesa Cattolica un'autorità infallibile, che viene da Dio, ed è
da Dio medesimo diretta. Ciò apparisce da molti testi della sacra Bibbia e specialmente dalle
parole dette dal Salvatore a san Pietro quando lo stabilì capo della Chiesa, dicendogli: - Tutto,
quello che legherai sopra la terra, sarà legato in cielo; tutto ciò che scioglierai in terra, sarà anche
sciolto in cielo (S. Matt. 18). Perciò noi possiamo ammettere con certezza tutto quello, che
questa autorità stabilisce pel bene dei cristiani senza timore di errare. Inoltre é massima ammessa
da tutti i cattolici, che quando incontriamo qualche verità creduta e praticata in ogni tempo nella
Chiesa, né si può trovare alcun tempo o luogo in cui sia stata instituita, noi la dobbiamo credere
come rivelata da Dio medesimo e trasmessa a parole o in iscritti dal principio della Chiesa fino ai
nostri giorni.
Giul. - Questo credo anch'io; perciocchè, posta l'autorità infallibile {48 [234]} della
Chiesa, nulla importa che essa proponga cose scritte nella Bibbia o tramandate per tradizione.
Tuttavia io desidererei grandemente di sapere, che cosa ci sia nella Bibbia riguardo al Giubileo; e
ciò tanto più desidero, perchè pochi di or son un antico mio amico protestante ricominciava a
motteggiarmi intorno alla novità del Giubileo di cui, egli diceva, non havvi cenno nella Bibbia.
Prev. - Eccomi pronto ad appagare questo vostro giusto desiderio. Apriamo insieme la
Bibbia e leggiamo qui nel libro del Levitico al capo XXV, e troveremo l'istituzione del Giubileo,
come era praticato presso agli Ebrei.
Il sacro testo dice così:
Conterai, parlò il Signore a Mosè, sette settimane di anni, viene a dire sette volte sette,
che fanno in tutto quarantanove anni; e il settimo mese ai dieci del mese, nel tempo della
espiazione, farai suonare la tromba per tutto quanto il paese. E santificherai l'anno
cinquantesimo, e annunzierai {49 [235]} la remissione a tutti gli abitanti del tuo paese;
perocchè egli è l'anno del Giubileo. Ognuno tornerà alle sue possessioni e ognuno tornerà alla
sua famiglia, perché l'anno cinquantesimo è l'anno del Giubileo. Voi non farete la semente, e
non mieterete quello che sarà nato spontaneamente pei campi, e non coglierete le primizie della
vendemmia per santificare il Giubileo, ma voi mangerete quello, che vi si parerti davanti.
Nell'anno del Giubileo tornerà ciascuno nei suoi beni.
Fin qui sono parole del Levitico, intorno alle quali credo, che non occorra lunga
spiegazione per farvi comprendere quanto antica sia la istituzione del Giubileo, cioè fin dai primi
tempi che gli Ebrei erano per entrare nella Terra Promessa, circa l'anno del mondo 2500.
Del Giubileo si parla poi ancora in tanti altri luoghi della Bibbia; come nello stesso libro
del Levitico, al cap. XXVII; nel libro dei Numeri, al cap. XXXVI, in quello di Giosuè {50
[236]} al cap. VI. Ma vi basti ciò che ne abbiamo detto, che è per sè troppo chiaro.
Giul. - Mi ha fatto molto piacere a farmi vedere queste parole della Bibbia, e godo molto
che la Bibbia, non solo parli del Giubileo, ma ne comandi l'osservanza a tutti gli Ebrei. Desidero
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
per altro che mi spieghi alquanto diffusamente le parole del sacro testo, per conoscere qual fine
abbia avuto Iddio nel comandare il Giubileo.
Prev. - Dalla Bibbia apparisce chiaro qual fine abbia avuto Iddio nel comandare a Mosè
l'osservanza del Giubileo. Piemieramente Iddio, che è tutta carità, voleva che quel popolo si
abituasse ad essere benigno e misericordioso verso il prossimo; perciò nell'anno del Giubileo
erano rimessi tutti i debiti. Quelli che avevano venduto od impegnato case, vigne, campi od altre
cose, in quell'anno riprendevano tutto come primieri padroni; gli esigliati facevano ritorno,alla
loro patria, e gli schiavi {51 [237]} senza alcun riscatto erano lasciati in libertà. In questa
maniera si impedivano i ricchi di fare acquisti fuori di misura, i poveri potevano conservare il
retaggio dei loro antenati, e s'impediva la schiavitù cotanto praticata in quei tempi appresso le
nazioni pagane. Inoltre, dovendo il popolo cessare dalle occupazioni temporali, poteva occuparsi
liberamente un anno intero nelle cose risguardanti il divin culto, e così ricchi e poveri, schiavi e
padroni si univano in un cuor solo ed in un'anima sola a benedire e ringraziare il Signore dei
benefizi ricevuti.
Giul. - Forse non sarà a proposito, ma mi nasce una difficoltà: se nell'anno del Giubileo
non si seminava, nè si raccoglievano' i frutti dei campi, di che cosa la gente poteva cibarsi?
Frev. - In quella occasione, cioè nell'anno del Giubileo, avveniva un fatto straordinario,
che è un vero miracolo. Nell'anno precedente il Signore faceva produrre dalla terra {52 [238]}
tale abbondanza di ogni sorta di frutti, che bastavano per tutto l'anno 49 e 50 e parte del 51. Nel
che dobbiamo ammirare la bontà di Dio, il quale, mentre comanda di occuparci delle cose che
riguardano al suo divin culto, pensa egli medesimo a tutto ciò, che può abbisognarci pel corpo.
Questa massima fu di poi confermata più volte nel Vangelo, specialmente quando Gesù Cristo
disse: Non vogliate essere solleciti per dimani, dicendo: Che mangeremo? Che beveremo? Di
che ci copriremo? Quaerite primum regnum Dei et iustitiam eius et haec omnia adiicientur
vobis. Cercate in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia, e le altre cose vi saranno
aggiunte.
Giul. - Altro dubbio mi nasce in questo momento: l'anno del Giubileo è ancora
presentemente preceduto da quell'abbondanza in qualche luogo della terra?
Prev. - No, o Giuliano, l'abbondanza materiale del Giubileo ebraico durò presso a quel
popolo soltanto {53 [239]} fino alla venuta del Messia; d'allora in poi, essendosi avverato ciò
che figurava il Giubileo antico, cessò quell'abbondanza materiale per dare luogo all'abbondanza
di grazie e di benedizioni, che i cristiani possono godere nella santa Cattolica Religione.
Giul. Sono assai soddisfatto di quanto mi ha detto4.
Dialogo III. Il Giubileo presso i Cristiani.
Giul. - Procurerò di ritenere a mente come il Giubileo era praticato presso agli Ebrei, e
come esso sia sorgente di celesti benedizioni in tempi determinati. Ora desidererei ancor di
sapere se nel Nuovo Testamento si faccia menzione di Giubileo; perchè, se havvi qualche testo
{54 [240]} a questo proposito, i protestanti sono belli e suonati e dovranno per forza convenire,
che i cattolici praticano il Giubileo seguendo il Vangelo.
Prev. - Sebbene ad ogni cristiano debba bastare che una verità sia registrata in qualunque
parte della Bibbia, perchè sia per lui regola di fede, tuttavia in questo caso possiamo
abbondantemente essere appagati e coll'autorità del Vecchio e con autorità del Nuovo
Testamento.
S. Luca al capo quarto (v. 19) racconta il seguente fatto del Salvatore. Essendo Gesù
andato in Nazaret sua patria, gli fu presentata la Bibbia perchè ne spiegasse qualche brano al
popolo. Egli aprì il libro del profeta Isaia e fra le altre applicò a sè stesso le parole seguenti: Lo
4 Sopra questa materia si possono consultare CALMET DELL' AQUILA Diz. Biblico all'articolo Giubileo. -
MENOCHIO: Dell'anno cinquantesimo del Giubileo degli Ebrei.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
spirito del Signore mi mandò ad annunziare agli schiavi la liberazione e ai ciechi la ricuperazione
della vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicar l'anno accettevole del Signore ed il
giorno della retribuzione. {55 [241]}
Dalle quali parole,.o Giuliano, voi conoscete come il Salvatore ricorda il Giubileo antico,
che era tutto materiale e lo nobilita in senso morale, dicendo, che egli annunziava il vero anno
della retribuzione, anno gradevole nel quale coi suoi miracoli, colla sua passione e morte avrebbe
data la vera libertà ai popoli schiavi del peccato coll'abbondanza di grazie e di benedizioni, che si
hanno nella cristiana religione (V. MARTINI in San Luca).
Anche san Paolo nella seconda lettera ai Corinti parla di questo tempo accettevole, del
tempo della salvezza e della santificazione (c. 6, 2).
Dalle quali parole e da altri fatti del Nuovo Testamento veniamo a conchiudere: 1° Che il
Giubileo antico, il quale era tutto materiale, passò di fatto nella legge nuova tutto spirituale. 2°
La libertà che il popolo di Dio dava agli schiavi, figurava la compiuta liberazione, che noi
acquisteremo colla grazia di Dio, cui mercè siamo liberati dalla dura schiavitù del {56 [252]}
demonio. 3. Che l'anno della retribuzione, ovvero del Giubileo, fu confermato nel Vangelo,
ricevuto dalla Chiesa e praticato secondo il bisogno dei fedeli, e secondo che le oppurtunità dei
tempi lo permettevano.
Giul. Mi persuado sempre più di una verità, che credo fermamente, perchè registrata
nell'Antico è nel Nuovo Testamento. Ora desidererei ancora di sapere come questa pratica
religiosa siasi conservata nella Chiesa Cattolica.
Prev. - É questa una cosa di grande importanza, ed io procurerò di soddisfarvi. - Siccome
l'anno del Giubileo presso agli Ebrei era un anno di remissione e di perdono, così fu anche
istituito l'anno del Giubileo presso i cristiani, in cui si concedono grandissime indulgenze, ossia
remissione e perdono dei peccati. Di qui avvenne che l'anno del Giubileo presso ai cristiani fu
detto anno santo, sia per le molte opere di pietà che i cristiani sogliono esercitare in quell'anno;
sia pei grandi favori celesti che {57 [253]} in tale congiuntura ognuno si può procacciare.
Giul. - Non è questo che io voglio dire; io vorrei udire a raccontare il modo con cui
questo Giubileo fu introdotto presso ai cristiani.
Prev. - Per comprendere come il Giubileo siasi introdotto e conservato presso i cristiani,
bisogna che io vi noti una credenza religiosa seguita dai primi tempi della Chiesa. Essa
consisteva in una grande venerazione che nell'anno del Giubileo, detto nel Vangelo anno di
retribuzione, e da san Paolo anno accettevole, tempo di salute, si potesse acquistare una
indulgenza plenaria, ovvero la remissione di ogni soddisfazione dovuta a Dio pei peccati. Si
vuole che il primo Giubileo sia stato concesso dagli stessi santi Apostoli nell'anno 50 dell'èra
volgare5.
I primi Pontefici, che succedettero a s. Pietro nel governo della Chiesa, continuarono a
mantenere viva tale {58 [254]} pratica religiosa, concedendo grandi favori a quelli che in
determinati tempi si recassero in Roma a visitare la chiesa, dove era sepolto il corpo di s. Pietro6.
Imperciocchè fu sempre persuasione presso ai cristiani, anche dei primi secoli, che in
determinati tempi visitando la chiesa di S. Pietro in Vaticano, dove era stato sepolto il corpo di
quel principe degli Apostoli, si guadagnassero straordinari favori spirituali, che noi chiamiamo
indulgenze.
I favori celesti che si speravano, il gran rispetto che tutti i cattolici nutrivano pel glorioso
san Pietro, il desiderio di visitare la chiesa, le catene ed il sepolcro del principe degli Apostoli,
traeva gente da tutte parti del mondo. In certi anni si vedevano vecchi, giovani, ricchi e poveri
partire da lontanissimi paesi, superare i più gravi disagi delle strade per recarsi a Roma, nella
piena persuasione {59 [255]} di ottenere grandissime indulgenze.
S. Gregorio Magno, desiderando di secondare lo spirito religioso nei cristiani, e volendo
nel tempo stesso regolare il frequente loro concorso a Roma, nel secolo sesto stabilì che ogni
cento anni si potesse guadagnare l'Indulgenza plenaria, ovvero Giubileo da tutti quelli, che
5 V. Scaligero e Petavio.
6 V. Rutilio, De Iubileo, Laurea, Navarro, Vittorelli ed altri.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
nell'anno secolare, detto anche anno santo, si portassero a Roma per visitare la Basilica Vaticana,
dove era stato sepolto il principe degli Apostoli.
Giul. - Qui incontro una difficoltà: ho letto in alcuni libriccini, che il Giubileo fu
instituito solamente nell'anno 1300 da un Papa di nome Bonifacio VIII; e secondo quello che ella
dice, sarebbe molto più antico.
Prev. - So anch'io, che ci sono alcuni libretti stampati, i quali asseriscono essere
Bonifacio VIII autore del Giubileo; ma ciò dicono inesattamente, perciocchè questo Pontefice fu
bensì il primo a pubblicare con Bolla l'anno santo, ossia l'Indulgenza {60 [256]} plenaria del
Giubileo; ma in questa Bolla medesima assicura, che egli non fece altro che stabilire per iscritto
quello che già praticavasi universalmente presso ai cristiani.
Dialogo IV. Prima pubblicazione solenne del Giubileo, ovvero anno
santi
Giul. - Questa prima pubblicazione del Giubileo o dell'anno santo è un fatto tanto grave e
solenne che io desidererei di udirlo raccontare corredato delle più notabili sue circostanze.
Prev. - Poichè vi piacciono i racconti, credo opportuno di esporre le cagioni che
indussero il Pontefice Bonifacio VIII a pubblicar con solennità speciale una Bolla intorno al
primo Giubileo solenne. - Correva l'anno 1300, quando una straordinaria quantità di gente dello
Stato Romano e forestiera accorse a Roma in tanto numero che pareva essersi {61 [257]} colà
aperte le porte del cielo. Sul cominciar del mese di gennaio eravi tale folla di popoli per le vie di
quella città, che appena potevasi camminare. A quel fatto commosso il Pontefice comandò, che
venisse ricercato quanto potevasi trovare a questo riguardo nelle memorie antiche; e poi fece
chiamare alcuni dei più vecchi colà accorsi per sapere da che fossero mossi. Tra gli altri fu un
nobile e ricco savoiardo dell'età di centosette anni. Il Papa stesso, alla presenza di parecchi
Cardinali, il volle interrogare così: Quanti anni avete? - Centosette. -Perché siete venuto a
Roma? - Per guadagnare le grandi Indulgenze. - Chi vel disse? - Mio padre. - Quando? - Cento
anni fa mio padre mi portò secolui a Roma, e mi disse che ogni cento anni in Roma si potevano
ottenere grandissime Indulgenze, e che se io fossi ancora stato vivo di lì a cento, anni, non avessi
trascurato di recami a visitare la Basilica del principe degli Apostoli. {62 [258]}
Dopo costui furono anche fatti venire altri individui vecchi e giovani di varie nazioni, i
quali, interrogati dal medesimo Sommo Pontefice, tutti erano d'accordo nell'asserire che avevano
sempre inteso a dire, che ogni anno secolare andando a visitare la Basilica di S. Pietro avrebbero
lucrato grandi Indulgenze colla remissione di tutti i peccati. In vista di quella universale e
costante persuasione il Papa promulgò una Bolla con cui confermava quanto fino allora erasi
praticato per tradizione orale. Uno scrittore di quei tempi, famigliare col Pontefice Bonifacio,
assicura aver udito quel Papa a dire, che egli era stato mosso a pubblicare la sua Bolla dalla
credenza divulgata e ammessa in tutto il mondo cristiano, cioè che fin dalla nascita di Cristo si
soleva concedere una grande Indulgenza in ogni anno secolare7.
Giul. - Giacché io vedo che ella ha letto molto, mi porti qualche brano {63 [259]} di
quella Bolla, affinché io possa essere ben istruito intorno a questa pratica universale della
Chiesa.
Prev. - Sarebbe troppo lunga il riportarvela tutta, io ne recherò il principio, è credo che
per voi basterà. Ecco quali sono le parole del Pontefice: «Una fedele e antica tradizione di
uomini da lungo tempo vissuti assicura, che a quelli i quali vengono a visitare l'onorevole
Basilica del principe degli Apostoli in Roma, sono concesse grandi Indulgenze e remissione dei
peccati. Noi pertanto, che per dovere del nostro uffizio desideriamo e ci adoperiamo con tutto
l'animo di procurare la salute delle anime, colla nostra autorità apostolica approviamo e
confermiamo tutte' le Indulgenze mentovate, e le rinnoviamo autenticandole col presente nostro
7 Giovanni Cardinale Monaco.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
scritto.» Dopo di che il Papa espone i motivi che lo indussero a concedere tali Indulgenze, e quali
siano le obbligazioni da adempiersi da coloro che le vogliono acquistare. {64 [260]}
Conosciuta la Bolla del Papa, è incredibile l'entusiasmo che si destò da ogni parte per fare
il pellegrinaggio a Roma. Dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Spagna, dalla Germania venivano
in folla i pellegrini di ogni età, condizione, nobili e sovrani. Il numero dei forestieri a Roma
giunse fino a due milioni contemporaneamente. La qual cosa avrebbe prodotto una grave
carestia, se il Papa non avesse per tempo provveduto al bisogno, facendo venire viveri da altri
paesi.
Giul. - Ora comprendo benissimo quanto nella Chiesa sia antica la pratica del Giubileo,
ma quello che celebriamo oggidì, mi pare assai diverso; sia perchè se ne parla più spesso, sia
perchè non si va più a Roma per acquistarlo.
Prev. - Mi fate opportuna osservazione; e a questo proposito vi dirò che il Giubileo,
secondo la Bolla di papa Bonifacio, doveva avere luogo ogni cento anni; ma siccome tale spazio
di tempo è troppo lungo e {65 [261]} troppo breve è la vita dell'uomo, perchè tutti ne possano
approfittare, così da un. Papa di nome Clemente VI fu ridotto ad ogni cinquant'anni, come
appunto era quello degli Ebrei. Poi un altro Pontefice di nome Gregorio XI lo restrinse ad ogni
trentatré anni in memoria dei trentatrè anni della vita del Salvatore; finalmente il Papa Paolo
Secondo, per fare in modo che quelli eziandio, che muoiono giovani, potessero acquistare
l'Indulgenza del Giubileo, stabili che avesse luogo ogni venticinque anni. Così nella Chiesa fu
praticato fino ad, oggidì. Inoltre l'obbligazione di recarsi a Roma impediva che molti o per
distanza, o per età, o per malattia potessero approfittare dei favori spirituali del Giubileo. Per la
qual cosa i romani Pontefici concedettero la medesima Indulgenza, ma invece dell'obbligazione
di recarsi a Roma, sogliono imporre alcune obbligazioni da adempiersi da quelli che vogliono
fare il santo Giubileo.
Noi abbiamo già nella storia ecclesiastica registrati 20 anni santi, {66 [252]} ossia venti
anni in cui fu pubblicato dai Pontefici in tempi diversi il favore del Giubileo.
L'ultimo di quelli, che vennero celebrati, fu• celebrato da Leone XII l'anno 1825. Doveva.
parimenti pubblicarsi l'anno 1850, ma le pubbliche turbolenze di quell'epoca non permisero di
poterlo fare. Ora stiamo celebrando quello del Sommo Pontefice Pio IX, che è veramente l'anno
santo del 1875.
Giul. - Il presente Giubileo perchè fu concesso dal Papa?
Prev. - Quello che il Papa concede presentemente, è un Giubileo ordinario. I motivi poi
di questo Giubileo sono la conversione dei peccatori, e particolarmente degli eretici; la pace fra i
principi cristiani ed il trionfo della santa Cattolica Religione sopra l'eresia; e per aggiunta il santo
Padre si è proposto anche il fine di ottenere da Dio lumi particolari per conoscere molte
proposizioni erronee che da qualche tempo si vanno spargendo tra fedeli con {67 [253]} grave
danno della fede e con pericolo di eterna dannazione per molti. Il Papa nella sua Encliclica dà
ragione di quanto fa; ed in fine prescrive. le opere da eseguirsi per l'acquisto delle' sante
Indulgenze.
Giul. - Pare a lei, signor Prevosto, che le cose di religione vadano tanto male? Gli eretici
si convertono di quando in quando in gran numero alla Cattolica Religione; il Cattolicismo
trionfa e progredisce molto nelle missioni straniere.
Prev. - É vero, mio buon Giuliano, che la Religione Cattolica prospera assai nelle
missioni straniere; è vero altresì che da alcuni anni in qua, molti ebrei, eretici, particolarmente
protestanti, rinunziarono ai loro errori per abbracciare la santa Cattolica Religione, ed appunto
per questi progressi il demonio fa tutti i suoi sforzi per sostenere e spargere l'eresia e l'empietà.
Del resto in quante maniere oggidì la religione è disprezzata in pubblico ed in privato, nei
discorsi, nei giornali, nei libri! Non {68 [254]} havvi cosa santa e veneranda che non sia presa.
di mira e non sia censurata e motteggiata. Prendete, io vi do la lettera che il Papa scrive a tutti i
Vescovi della cristianità, leggetela con vostro comodo; in essa vi sono accennati gli sforzi che
l'inferno fa contro la Chiesa in questi tempi, quali favori si possono godere nella circostanza del
Giubileo, e quali cose debbansi fare per acquistarli. Intanto voi ritenete ben a mente che il
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
Giubileo fu un'istituzione divina; fu Iddio che lo comandò a Mosè. Questa istituzione passò
presso ai cristiani, e fu praticata nei primi tempi della Chiesa con qualche modificazione, finchè
Bonifacio VIII la stabilì regolarmente con una Bolla. Altri Pontefici poi la ridussero alla forma,
con cui si osserva oggidì. Perciò noi pratichiamo una cosa da Dio comandata, e la facciamo
perchè è dalla Chiesa ordinata pei nostri bisogni particolari; quindi vi dobbiamo essere solleciti
di approffittarne, e professare sentimenti di {69 [255]} somma gratitudine verso Dio, che in tante
maniere dimostra, il suo vivo desiderio, che approfittiamo dei suoi favori, e che pensiamo alla
salute dell'anima nostra; e dobbiamo nel tempo stesso. professare viva venerazione al Vicario di
Gesù Cristo, adempiendo colla massima sollecitudine quanto egli prescrive, a fine di
procacciarci i celesti favori8.
Dialogo V. Delle Indulgenze.
Giul. - Siamo ad un punto difficile, di, cui ho sempre udito a parlare male dagli antichi
miei compagni di eresia, voglio dire delle Indulgenze. Di esse pertanto desidererei essere
instruito, appianandomi quelle difficoltà che si presenteranno alla mente mia. {70 [256]}
Prev. - Non mi stupisco che i vostri antichi compagni di eresia abbiano parlato e parlino
tuttodi con disprezzo delle Indulgenze, perciocchè dalle Indulgenze i protestanti tolsero pretesto
di separarsi dalla Chiesa Cattolica. Quando voi, o mio Giuliano, avrete una giusta idea delle
Indulgenze, ne sarete certamente soddisfatto, e benedirete la divina misericordia, che. ci porge un
mezzo cotanto facile per guadagnarci i divini tesori.
Giul. - Mi spieghi adunque che cosa siano queste Indulgenze, ed io mi adopererò per
trarne frutto.
Prev. - Per farvi comprendere ciò che voglia dire Indulgenza, è bene che riteniate come il
peccato produca, due amarissimi effetti nell'anima nostra: la colpa che ci priva della grazia e
dell'amicizia di Dio, e la pena che ne consegue, e che impedisce l'ingresso al paradiso. Questa
pena è di due sorta: una eterna, l'altra temporale. La colpa insieme colla pena eterna ci viene
totalmente {71 [257]} rimessa, mediante i meriti infiniti di Gesù Cristo, nel Sacramento della
Penitenza, purché ci accostiamo a riceverlo colle debite disposizioni. Siccome pois, la pena
temporale non ci viene sempre tutta rimessa nel detto Sacramento, così rimane in grande parte a
soddisfare in questa vita per mezzo delle opere buone e della penitenza; ovvero nell'altra per
mezzo del fuoco del purgatorio. Egli è su questa verità che erano fondate le penitenze canoniche
così severe, che la Chiesa nei primi secoli faceva imporre ai peccatori pentiti. Tre, sette, dieci,
sino a quindici e vent'anni di digiuni in pane ed acqua, di privazioni e di umiliazioni, talvolta per
tutta intiera la vita; ecco ciò che la Chiesa imponeva per un solo peccato, ed essa non credeva
che quelle soddisfazioni sorpassassero la misura di cui il peccatore era debitore alla giustizia di
Dio. E chi può mai misurare l'ingiuria che la colpa fa al sommo Iddio e la malizia del peccato?
{72 [258]} Chi può mai penetrare i profondissimi eterni segreti e sapere quanto la giustizia
divina esiga da noi in questa vita per soddisfare i nostri debiti? quanto ci toccherà stare nel fuoco
del purgatorio? Ad abbreviare il tempo che ci toccherebbe rimanere in quel luogo di purgazione
e ad alleviare la penitenza che dovremmo fare nella vita presente, tendono i tesori delle sante
Indulgenze: e queste sono come un cambio delle severe penitenze canoniche quali per molti anni,
e talvolta per intiera la vita, come dissi, la Chiesa nei primi tempi usava d'infliggere ai peccatori
pentiti.
Giul. - Parmi cosa ragionevole, che dopo il perdono del peccato rimanga ancora a
soddisfarsi la divina giustizia mediante qualche penitenza; ma che cosa propriamente sono le
Indulgenze?
8 Trattano più diffusamente, quanto fu sopra esposto Card. GAETANI: Dell'anno centesimo. - MANNI: Storia
dell'anno santo - ZACCARIA: Dell'anno santo.
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Prev. - Le Indulgenze sono la remissione della pena temporale dovuta pei nostri peccati,
il che si fa {73 [259]} per mezzo dei tesori spirituali da Dio affidati alla Chiesa.
Giul. - Che cosa sono questi tesori spirituali della Chiesa?
Prev. - Questi tesori spirituali sono i meriti infiniti di nostro Signor Gesù Cristo, quelli
della ss. Vergine. Maria e dei Santi, come appunto professiamo nel Simbolo degli Apostoli,
allorché diciamo: Io credo la Comunione dei Santi. Posciachè essendo infiniti, i meriti di Gesù
Cristo sovrabbondanti quelli di Maria santissima, che, concepita senza macchia e vissuta senza,
peccato, nulla perciò pei suoi peccati doveva alla divina giustizia; i Martiri poi ed altri Santi
avendo coi loro patimenti, in unione di quelli di Gesù Cristo, soddisfatto più di quanto bisognava
per proprio conto: tutte queste soddisfazioni al cospetto di Dio sono quale un tesoro inesauribile,
che il Romano Pontefice dispensa secondo l'opportunità dei tempi e secondo i bisogni dei
cristiani..
Giul. - Qui siamo alla grande {74 [260]} difficoltà: la Sacra Scrittura non ci parla di
Indulgenze. Chi adunque può accordare le Indulgenze?
Prev. - La facoltà di dispensare le sante Indulgenze risiede nel sommo Pontefice.
Imperocchè in ogni società, in ogni governo, una delle più nobili prerogative del Capo dello
Stato è il diritto di far grazie e di commutare le pene. Ora il sommo Pontefice, rappresentante di
Gesù Cristo in terra, Capo della grande Società Cristiana, senza dubbio ha diritto di far grazia, di
commutare, di rimettere in tutto o in parte le pene incorse pel peccato, in favore di quelli che di
cuore fanno ritorno a Dio.
Giul. - Sopra quali cose si fonda questo potere del' sommo Pontefice?
Prev. - Questo potere, ossia autorità del sommo Pontefice nel dispensare le Indulgenze,. è
appoggiato sopra le medesime parole di Gesù Cristo. Nell'atto, che egli deputava san Pietro a
governare la Chiesa, gli disse queste parole: «Ti darò le chiavi del regno dei cieli, {75 [261]}
tutto ciò che tu scioglierai sopra la terra, sarà pure sciolto in cielo, e ciò che tu legherai in terra,
sarà similmente legato in cielo.» La quale facoltà abbraccia senza dubbio un diritto di poter
concedere ai cristiani tutto ciò che può contribuire al bene delle anime loro.
Giul. - Ma queste, parole mi paiono magiche; esse costituiscono san Pietro capo della
Chiesa, gli danno la facoltà di rimettere i peccati, là facoltà di fare precetti, di concedere le
Indulgenze, e ciò tutto in quelle poche parole!
Prev. - Le parole dette da Gesù Cristo a san Pietro conferiscono un pieno ed assoluto
potere, e questo pieno ed assoluto potere costituisce san Pietro Capo della Chiesa, Vicario di
Gesù Cristo, dispensatore di tutti i favori celesti, perciò anche delle sante Indulgenze. Ciò
apparisce dacché il Signore gli diede le chiavi, del regno dei cieli: Tibi dabo claves regni
coelorum; e dalle parole con cui comandò a san Pietro {76 [262]} di pascolare, cioè di
dispensare ai cristiani ciò che le persone e i tempi avrebbero richiesto da lui pel bene spirituale
ed eterno: le quali parole del Salvatore vengono a conchiudere che il potere dato a san Pietro ed
ai suoi successori, esclude ogni dubbio sulla facoltà di concedere le Indulgenze.
Giul. - Capisco benissimo che con queste parole il Salvatore abbia dato specialmente a
san Pietro grandi poteri, tra i quali la facoltà di rimettere i peccati; ma non posso comprendere,
che sia stata data la facoltà di dispensare le Indulgenze.
Prev. - Se comprendete benissimo che con quelle parole il Salvatore abbia dato
specialmente a san Pietro (come con altre simili diede pure agli altri Apostoli) la facoltà di
rimettere i peccati, cioè di perdonare la pena eterna, dovremo dire che non sia stata data facoltà
di rimettere la pena temporale per mezzo delle Indulgenze, che in confronto di quella si può dire
infinitamente minore? {77 [263]}
Giul. - È vero, è vero: mi dica solo se quelle parole siano state intese in questo senso
dagli Apostoli.
Prev. - Questa è cosa certa, e posso addurvi più fatti notati nella Bibbia; io mi limito ad
accennarvene un solo. Questo é di san Paolo, e riguarda ai fedeli di Corinto. Fra quei fervorosi
cristiani un giovine aveva commesso un peccato grave, per cui meritò di essere scomunicato.
Egli tosto si dimostrò pentito, esternando vivissimo il desiderio di farne la dovuta penitenza.
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Allora i Corinti pregarono san Paolo, che lo volesse assolvere. Questo Apostolo usò indulgenza,
vale a dire lo liberò dalla scomunica, e lo restituì in grembo alla Chiesa, sebbene per la gravezza
del peccato, e secondo la disciplina in quel tempo in vigore, avesse dovuto rimanere ancora
molto tempo separato dalla Chiesa. Dalle quali parole e da altre del medesimo san Paolo,
apparisce che egli stesso legava ed assolveva, cioè usava rigore ed indulgenza, secondochè
giudicava {78 [264]} tornare a maggior vantaggio delle anime.
Giul. - Sono assai contento di ciò che mi ha narrato delle Indulgenze, come appunto si
contiene nella sacra: Scrittura. Io sono pienamente sicuro e tranquillo in credere che Iddio ha
dato alla Chiesa la facoltà di dispensare le Indulgenze. Mi farebbe per altro assai piacere a dirmi
se la dispensa di queste abbia sempre avuto luogo nella Chiesa, perciocchè i protestanti dicono
che nei primi tempi non si parlava di Indulgenze.
Prev. - Anche in ciò la sbagliano i protestanti, e la Storia ecclesiastica è piena,di fatti, i
quali dimostrano la divina istituzione delle Indulgenze e l'uso costante delle medesime fin dai
primi tempi della Chiesa. E poichè io so che vi piacciono molto i fatti, così voglio raccontarvene
alcuni in conferma di quanto vi dico.
Giul. - I fatti mi piacciono assai, più ancora delle ragioni, e se ne {79 [265]} racconterà
molti, mi farà gran piacere.
Prev. - Dopo il tempo degli Apostoli continuò l'uso delle indulgenze. Nel primo secolo
dell'era volgare abbiamo il fatto accennato; nel secondo secolo leggiamo che nel tempo della
persecuzione, quando qualche peccatore faceva ritorno alla Chiesa, prima era obbligato a
confessare i suoi peccati, quindi gli s'imponeva un tempo fra cui, se esercitavasi con fervore in
opere di penitenza, avrebbe ottenuto Indulgenza, vale a dire gli sarebbe abbreviato il tempo della
penitenza. Per ottenere ciò con maggior facilità si raccomandava a quelli che erano condotti al
martirio, di pregare il vescovo, oppure di scrivergli un biglietto, supplicandolo a voler loro usare
indulgenza in vista dei patimenti dei martiri e così conceder ad essi pace con Dio e colla Chiesa9.
Nel secolo terzo san Cipriano, {80 [266]} scrivendo ai fedeli detenuti in carcere, li avvisa
di non intercedere troppo facilmente l'Indulgenza per quelli che la dimandano, ma d'aspettare che
essi diano sufficienti segni di dolore e di pentimento delle proprie colpe. Dalle quali parole
apparisce che nei tempi di san Cipriano erano in uso le Indulgenze, e che il santo raccomandava
ai martiri, che andassero cauti a non interporre la loro mediazione presso i Vescovi, se non per
quelli che si mostrassero sinceramente. pentiti10.
Nel secolo quarto, nell'anno 325, fu radunato un Concilio generale nella città di Nicea, in
cui si trattarono più cose riguardanti al bene universale della Chiesa. Venendosi poi a parlare
delle Indulgenze, vi si stabilì, che coloro i quali fanno penitenza possano ottenere Indulgenza dal
Vescovo; e che i più negligenti debbano fare la loro penitenza pel tempo stabilito. Il che non {81
[267]} è altro se non concedere l'Indulgenza a. quelli e negarla a questi11.
Nei tempi posteriori i fatti sono senza numero. S. Gregorio Magno in una lettera scritta al
Re dei Visigoti mandò una piccola chiave che aveva toccato il corpo di san Pietro, ed aveva
entro di, sè un po' di limatura delle catene con cui era stato legato quel santo Apostolo, affinché,
dice il Papa, ciò che aveva servito a legare il collo dell'Apostolo quando andava al martirio, vi
assolva da tutti i vostri peccati. Il che i santi Padri interpretano nel senso d'Indulgenza plenaria,
che il Papa mandava insieme con quella chiave benedetta.
San Leone Papa, nell'anno otto centotré, essendosi con gran comitiva di,cardinali, di
arcivescovi, prelati, recato dall'Imperatore Carlo Magno, fu dal pio sovrano ricevuto colla
massima pompa. Quel monarca dimandò ed, ottenne come favore particolare che dedicasse il
palazzo reale {82 [268]} di Aquisgrana (Aix-la-Chapelle) alla beata Vergine, e che lo arricchisse
di molte indulgenze da lucrarsi da coloro che fossero andati a visitarlo. Se volete che io vi
racconti ancora altri fatti, potrei recitarvi quasi tutta la Storia ecclesiastica e segnatamente la
9 Tertulliano, Ad Maj. 1, I.
10 Ep. 21, 22, 23.
11 Conc. Nic., canone 11, 12.
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Storia delle Crociate, nelle quali circostanze i Papi concedevano l'Indulgenza plenaria a quelli
che si arruolavano per andare in Palestina a liberare i Luoghi Santi.
Per conclusione e conferma di quanto ho detto finora, vi espongo qui la dottrina della
Chiesa Cattolica intorno alle Indulgenze come fu definita nel Concilio Tridentino:
«La facoltà di dispensare le Indulgenze essendo stata da Cristo concessa alla Chiesa, di
questa facoltà la Chiesa se ne è fin da remotissimi tempi servita; perciò il sacrosanto Concilio
comanda ed insegna doversi ritenere che le Indulgenze sono utili alla salute del cristiano, come è
provato dall'autorità dei Concilii. Chi poi dice che le Indulgenze {83 [269]} sono inutili, o nega
che nella Chiesa vi sia la facoltà di dispensarle, sia anatema: sia scomunicato12
Giul. - Basta, basta, se la facoltà di dispensare le Indulgenze fu data da Dio alla Chiesa,
fu praticata dagli Apostoli, e dai loro tempi è sempre stata in uso nella Chiesa in ogni secolo fino
ai nostri giorni, dobbiamo dire schiettamente che i protestanti sono in grave errore quando si
fanno a censurar la Chiesa Cattolica, perché dispensa le sante Indulgenze, quasi che l'uso delle
medesime non sia stato praticato nei primi tempi della Chiesa.
Dialogo VI. Acquisto delle Indulgenze.
Prev. - Mentre noi ammiriamo la bontà di Dio nel dispensare le sante Indulgenze, nel
concedere celesti {84 [270]} tesori che non diminuiscono, né diminuiranno mai tuttochè se ne
spandano, come un immenso oceano che non soffre diminuzione per quanta acqua ai attinga,
dobbiamo tuttavia adempire alcune obbligazioni per lo acquisto delle medesime. Primieramente
vuolsi notare non essere in libertà di ciascun cristiano di servirsi di questi divini tesori a suo
piacimento; ne godrà solamente quando, come ed in quella maggiore o minore quantità, che la
santa Chiesa ed il sommo Pontefice determina. Quindi le Indulgenze si distinguono
comunemente in due classi: le parziali, ovvero di alcuni giorni, mesi od anni, e plenarie. Per
esempio, dicendo: Gesù mio, misericordia, si guadagnano cento giorni di Indulgenza. Quando si
dice: Maria, aiuto dei cristiani, pregate per noi, se ne lucrano 300 giorni. Ogni volta poi che si
accompagna il Viatico ad un infermo, si possono guadagnare sette anni d'Indulgenza. Queste
indulgenze sono parziali. {85 [271]}
L'Indulgenza plenaria è quella, per la quale ci viene rimessa tutta la pena, di cui pei nostri
peccati siamo debitori, con Dio; tale appunto è quella, che il Papa concede nell'occorrenza di
questo Giubileo. Lucrando questa: indulgenza, voi tornate ad essere dinanzi a Dio, come eravate
quando siete nato, quando cioè siete stato battezzato; a segno che, se uno morisse: dopo aver
lucrato l'Indulgenza del Giubileo, andrebbe al paradiso senza toccare le pene del purgatorio.
Giul. - Io desidero di tutto cuore di, guadagnare questa Indulgenza plenaria; mi notifichi
soltanto qual cosa io debba fare.
Prev. - Per lucrare questa, come ogni altra Indulgenza, si ricerca anzitutto che uno sia in
grazia di Dio, perchè colui il quale dinanzi a Dio è reo di colpa grave e di pena eterna,
certamente non è, né può essere capace di ricevere la remissione della pena temporale. É pertanto
ottimo consiglio che ciascun cristiano, {86 [272]} il quale desideri di acquistar indulgenze
quando e come sono concesse, si accosti al Sacramento della confessione, procurando di eccitarsi
ad un vero dolore, e fare un fermo proponimento di non più offendere Dio in avvenire.
La seconda condizione è l'adempimento di quanto il romano Pontefice prescrive.
Imperocchè la santa Chiesa nell'aprire il tesoro delle sante Indulgenze, obbliga sempre i fedeli a
qualche opera buona da farsi in tempo e luogo determinato. E ciò per preparare il nostro cuore ad
accogliere quei favori straordinarii, che la misericordia di Dio ci tiene preparati. Così per
acquistare l'Indulgenza di questo Giubileo il sommo Pontefice vuole che ognuno si, accosti ai
Sacramenti della Confessione e della Comunione, visiti divotamente quattro chiese per 15 volte
diseguito o interpolatamente, pregando secondo la sua intenzione, per l'esaltazione e prosperità
12 Sess. 25, cap. 21.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
della nostra santa madre Chiesa, per la estirpazione {87 [273]} dell'eresia, per la pace e
concordia dei principi cristiani, perla pace ed unità di tutto il popolo cristiano.
Giul. - Bastano queste cose per guadagnare l'Indulgenza del Giubileo?
Prev.- Non bastano queste due cose, ma ce ne manca ancor una, che è la principale.- Si
richiede che - si detestino tutti i peccati anche veniali, e di più si deponga l'affetto a tutti ed a
ciascuno dei medesimi. E ciò noi faremo certamente, se ci disporremo a praticare quelle cose,
che il confessore c'imporrà, ma sopra tutto se, faremo una ferma ed efficace risoluzione di non
voler mai più commettere alcun peccato, se ne eviteremo le occasioni e praticheremo i mezzi per
non più ricadere. Il sommo Pontefice Clemente VI per eccitare i cristiani di tutto il mondo
all'acquisto del Giubileo, diceva:
«Gesù Cristo colla sua grazia e colla sovrabbondanza dei meriti di sua passione lasciò alla
Chiesa militante qui in terra un infinito tesoro {88 [274]} non nascosto entro un lenzuolo, né
sotterrato in un campo, ma lo commise da dispensarsi salutevolmente ai fedeli, lo commise al
beato Pietro, che porta le chiavi del cielo, ed ai suoi successori Vicarii di Gesù Cristo in terra; al
quale tesoro somministrano amminicolo i meriti della beata Madre di Dio e di tutti gli eletti13
Ora, o mio caro Giuliano, avete imparato quanto è necessario per acquistare questa
Indulgenza plenaria, e poichè fra le altre cose è prescritto di fare una visita a quattro chiese, così
io vi metterò qui le occorrenti pratiche divote, che vi potranno servire in ciascuna di tali visite14.
{89 [275]}
Per maggior comodità vengono qui riassunte le intenzioni della Chiesa nel promulgare questo
Giubileo, i favori concessi durante il medesimo e le condizioni per acquistare l'Indulgenza
Plenaria.
Intenzioni della Chiesa nel promulgare il Giubileo.
Le intenzioni della Chiesa nell'invitarci a prender parte al Giubileo, sono: 1° di rinnovare
la memoria della nostra Redenzione e di eccitarci perciò ad una viva gratitudine verso il Divin
Salvatore; 2° di ravvivare in noi i sentimenti di fede, di religione e di pietà; 3° di premunirci
mercè i più abbondanti lumi che il Signore largisce in questo tempo di salute, contro gli errori,
l'empietà, la corruzione e gli scandali che da tutte parti ne attorniano; 4° di ridestare ed
accrescere lo spirito di preghiera che è l'arma {91 [277]} del cristiano; 5° di eccitarci alla
penitenza del cuore, a emendare i costumi e a redimere con buone opere i peccati, che ci
attirarono l'ira di Dio; 6° di ottenere mediante questa conversione dei peccatori e il maggior
perfezionamento dei giusti, che Iddio anticipi nella sua misericordia il trionfo della Chiesa in
mezzo alla crudel guerra che le fanno i suoi nemici.
A queste intenzioni dobbiamo noi pure associarci nelle nostre preghiere.
Favori speciali concessi nel tempo del Giubileo.
13 Clem. VI. DD. eut.
14 Chi desiderasse istruirsi vie più intorno alle sante indulgenze potrebbe consultare il MORONI articolo:
Indulgenze. Magnum Theatrum vitae humanae. Artic. Indulgentia. - BERGIER Indulgenze. - FERRARI in
Biblioteca.
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3.1 Page 21

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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
Onde incoraggiare i peccatori a partecipare al Giubileo, è dato in tutto quest'anno santo
ad ogni confessore la facoltà di assolvere da qualsiasi peccato anche riservato al Vescovo od al
Papa; nonchè di commutare in altre opere di pietà i voti, di quasi ogni specie, che uno avesse
fatto e che non potesse osservare.
Ognuno poi, adempiendo alle condizioni qui sotto indicate, può in questa circostanza
acquistare non solo la remissione di tutti i i suoi peccati, ma anche l'Indulgenza Plenaria, vale a
dire la remissione di tutta la pena temporale che ancora gli rimarrebbe a {92 [278]} scontare in
questo mondo o nel purgatorio.
Tale indulgenza è applicabile alle anime del Purgatorio, ma si pub acquistare una volta
sola nel corso del Giubileo.
Il tempo del Giubileo è cominciato col 1° Gennaio e finisce col 31 Dicembre 1875.
Condizioni per acquistare l'indulgenza del Giubileo.
Confessarsi colle dovute disposizioni, meritando l'assoluzione con un vero pentimento.
Accostarsi degnamente alla Comunione: quelli che non fossero ancora ammessi
potranno farsela commutare in un' opera pia dal confessore. Non basta una sola Comunione a
soddisfare in pari tempo al precetto pasquale e ad acquistare il Giubileo.
Visitare per quindici giorni di seguito od interpolati quattro Chiese con intenzione di
acquistare il Giubileo; la qual intenzione basta metterla una volta da principio. La visita deve
esser fatta a tutte quattro le Chiese15 nello stesso giorno. Si può però calcolare per un giorno solo
il tempo dai {93 [279]} primi vespri di un giorno fino a tutto il giorno seguente; così p. e. da
mezzo giorno d'oggi a tutto dimani si può calcolare un giorno solo. Non basterebbe visitare una
Chiesa per giorno. Però in caso di grave impedimento i confessori hanno facoltà di modificare le
visite od anche commutarle in altre opere pie. Le visite possono farsi prima o dopo là
Confessione e Comunione, od anche frammezzo. Non è necessario, ma è sommamente
desiderabile che si facciano in istato di grazia, cioè senza peccato mortale sulla coscienza.
Non sono prescritte preghiere speciali nel far queste visite, e può bastare che uno si
trattenga circa un quarto d'ora in ciascuna Chiesa recitando gli Atti di Fede, di Speranza, ecc. con
cinque Pater, Ave e Gloria, pregando secondo l'intenzione della Chiesa e del Papa.
Per comodo però dei divoti si mettono qui alcune considerazioni che possono servire di
lettura nel fare queste visite. {94 [280]}
Visita alla prima chiesa. La confessione.
Un tratto grande della misericordia di Dio verso i peccatori lo abbiamo nel Sacramento
dalla Confessione. Se Dio avesse detto di perdonarci i peccati solamente col Battesimo, e non più
quelli che per disgrazia si sarebbero commessi dopo aver ricevuto questo Sacramento, oh! quanti
cristiani se ne andrebbero alla eterna perdizione! Ma Iddio conoscendo la nostra miseria stabili
un altro Sacramento, con cui ci sono rimessi i peccati commessi dopo il Battesimo. E questo il
Sacramento della Confessione. Ecco come parla il Vangelo: Otto giorni dopo la sua risurrezione
Gesù apparve ai suoi discepoli e loro disse: La pace sia con voi, Come il Padre celeste mandò
me, così io mando voi, cioè la facoltà datami dal Padre Celeste di fare {95 [281]} quanto è bene
per la salvezza delle anime, la medesima io do è voi. Di poi il Salvatore soffiando sopra di loro
disse: Ricevete lo Spirito Santo, quelli a cui rimetterete i peccati, saranno rimessi; quelli a cui li
riterrete, saranno ritenuti. Ognuno comprende che le parole ritenere o non ritenere vogliono dire
15 Per Torino sono designate le Chiese di a. Giovanni, della Consolata, dei se. Martiri e di s. Filippo. Negli altri
luoghi ciascuno ai consigli col proprio parroco o direttore.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
dare o non dare l' assoluzione. Questa è la grande facoltà data da Dio ai suoi Apostoli e ai loro
successori nell'amministrazione dei Santi Sacramenti.
Da queste parole del Salvatore nasce una obbligazione ai sacri Ministri di ascoltare le
confessioni, e nasce ugualmente l’ obbligazione pel cristiano di confessare le sue colpe, affinchè
si conosca quando si deve dare o non dare l’ assoluzione, quali consigli suggerire per rimediare
al male fatto, dare insomma tutti quei paterni avvisi che sono necessari per riparare ai mali della
vita passata e non commetterli più in avvenire.
Nè la confessione fu cosa praticata solamente in qualche tempo e in qualche luogo.
Appena gli Apostoli cominciarono a predicare il Vangelo, tosto cominciò a praticarsi il
Sacramento della Penitenza. Leggiamo che quando s. Paolo predicava in Efeso, molti fedeli che
già avevano abbracciata la fede, venivano ai piedi degli Apostoli e confessavano i loro peccati.
Confitentes et annunciantes {96 [282]} actus suos. Dal tempo degli Apostoli fino a noi fu
sempre osservata la pratica di questo augusto Sacramento. La Chiesa Cattolica condannò in ogni
tempo come eretico chiunque ebbe ardimento di negare questa verità. Neppure avvi alcuno il
quale se ne sia potuto dispensare. Ricchi e poveri, servi e padroni, re, monarchi, imperatori,
sacerdoti, vescovi, i medesimi Sommi Pontefici, tutti devono piegare le ginocchia ai piè d'un
sacro ministro per ottenere il perdono di quelle colpe, che' per avventura avessero commesse
dopo il Battesimo. Ma ohimè! quanti cristiani approfittano male di questo Sacramento! Chi si
accosta senza fare l’ esame, altri si confessano con indifferenza, senza dolore o senza
proponimento; altri poi tacciono cose importanti in confessione, o non adempiono le
obbligazioni imposte dal confessore. Costoro prendono la cosa più santa e più utile per
servirsene a rovina di loro medesimi. S. Teresa ebbe a questo proposito una tremenda
rivelazione. Ella vide che le. anime cadevano giù all'inferno come cade la neve d'inverno sul
dorso delle montagne. Spaventata di quella visione dimandò a G. C. la spiegazione, e n'ebbe in
risposta, che coloro andavano alla perdizione per le confessioni mal fatte in vita loro.
Per animarci poi ad andarci a confessare {97 [283]} con piena sincerità consideriamo che
il sacerdote, che ci attende nel tribunale di penitenza, ci attende a nome di Dio e a nome di Dio
perdona i peccati degli uomini. Se vi fosse un reo condannato a morte per grave delitto, e
nell'atto di essere condotto al patibolo si presentasse a lui il ministro del re dicendo: La tua colpa
è perdonata; il re ti fa grazia della vita, e ti accoglie fra' suoi amici, e perchè tu non dubiti di
quanto dico, ecco il decreto che mi autorizza a rivocarti la sentenza di morte, quali sentimenti di
gratitudine e di amore non esprimerebbe questo colpevole verso il re e verso il suo ministro! Ciò
avviene appunto di noi. Noi siamo veri colpevoli che peccando abbiamo meritata la pena, eterna
dell'inferno. Il ministro del Re dei re a nome di Dio nel tribunale di penitenza ci dice: Iddio mi
manda a voi per assolvervi dalle vostre colpe, per chiudervi l'inferno, aprirvi il Paradiso, per
restituirvi in amicizia con Dio. Affinché poi non dubitiate della facoltà a me data, ecco un
decreto segnato dal medesimo Gesù Cristo, che mi autorizza a richiamare da voi la sentenza di
morte. Il decreto viene espresso così: Quelli, a cui rimetterete i peccati, sono rimessi; quelli a cui
li riterrete, sono ritenuti. Quorum remiseritis peccata, remittuntur eis, quorum retinueritis,
retenta {98 [284]} sunt. Con quale stima e venerazione dobbiamo accostarci verso di un ministro
che a nome di Dio può farci tanto bene ed impedirci tanto male!
Un motivo poi tutto speciale ci deve animare a dire ogni colpa al confessore, ed è che in
occasione di Giubileo egli ha facoltà di assolvere da qualunque peccato anche riservato.
Chiunque avesse incorse censure, scomuniche ed altre pene ecclesiastiche può essere assolto da
qualunque confessore senza ricorrere nè al Vescovo né al Papa.
Nè ci tenga lontani dalla confessione il timore che il confessore sia per rivelare ad altri le
cose udite in confessione. No, questo non fu mai per lo passato, nè mai lo sarà per l'avvenire. Un
buon padre tiene senza dubbio sotto segreto le confidenze dei suoi figli. Il confessore è un vero
padre spirituale; perciò anche umanamente parlando egli tiene sotto rigoroso segreto quanto gli
palesiamo. Ma avvi di più;. un precetto assoluto. naturale, ecclesiastico e divino stringe il
confessore a tacere qual sfasi cosa udita in confessione. Si trattasse anche d'impedire un grave
male, di liberare se stesso e tutto il mondo dalla morte, egli non può servirsi di una notizia avuta
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in confessione, a meno che il penitente gli doni espressa facoltà di parlarne. Va dunque, o
cristiano, va spesso {99 [285]} da questo amico, più sovente andrai da lui, più ti assicurerai di
camminare per la via del cielo; più sovente andrai da lui, ti verrà ognor più confermato il
perdono dei tuoi peccati, e ti verrà assicurata quella eterna felicità promessa da quel medesimo
Gesù Cristo, che diede un sì grande potere ai suoi' ministri. Non ti ritenga la moltitudine, nò la
gravezza delle colpe. Il sacerdote è ministro della misericordia di Dio, che è infinita. Perciò egli
può assolvere qual siasi numero di peccati, comunque siano gravi. Portiamo soltanto il cuore
umiliato e con trito, e poi avremo certo il perdono. Cor contritum et humiliatum, Deus, non
despicies.
PREGHIERA.
O Gesù mio, che siete morto in croce per me, io vi ringrazio di tutto cuore, che non mi
abbiate fatto morire in peccato; sin da questo momento io mi converto a voi, vi prometto di
lasciare il peccato e di osservare fedelmente i vostri comandamenti per tutto quel tempo che mi
lascierete in vita. Sono pentito di avervi offeso; per l'avvenire vi voglio amare e servire fino alla
morte. Vergine SS. Madre mia, aiutatemi in quell'ultimo punto di vita. Gesù, Giuseppe, Maria,
spiri in pace con voi l'anima mia. - Tre Pater, Ave e Gloria. {100 [286]}
Visita alla seconda chiesa. La santa comunione.
Comprendi, o cristiano, che vuol dire fare la santa comunione? Vuol dire accostarsi alla
mensa degli angioli per ricevere il corpo, il sangue, l’ anima e la divinità di nostro Signor Gesù
Cristo, che viene dato in cibo all'anima nostra sotto alle specie del pane e del vino consacrato.
Alla Messa, al momento che il sacerdote proferisce sul pane e sul vino le parole della
consacrazione, il pane ed il vino diventano corpo e sangue di Gesù Cristo. Le parole usate dal
nostro divin Salvatore nell'istituire questo Sacramento sono: Questo è il mio corpo, questo è il
mio sangue: Hoc est corpus meum, hic est calix sanguinis mei.
Queste parole usano i sacerdoti a nome di Gesù Cristo nel sacrifizio della Santa Messa.
Perciò quando noi andiamo a fare la Comunione riceviamo il medesimo Gesù Cristo in corpo,
sangue, anima e divinità, cioè vero Dio e vero uomo, vivo come è in cielo. Non è la sua
immagine, nemmeno la sua figura, come è una statua, un crocifisso, ma è Gesù Cristo medesimo
siccome è nato dall'Immacolata {101 [287]} Vergine Maria e per noi morto sulla croce. Gesù
Cristo medesimo ci assicuro di questa sua reale presenza nella santa Eucaristia quando disse:
Questo è il mio corpo, che sarà dato per la salvezza degli uomini: Corpus quod pro vobis
tradetur. Questo è quel pane vivo che discese dal Cielo: Hic est panis vivus qui de coelo
descendit. Il pane elio io darò è la mia carne. La bevanda che io darò è il mio vero sangue. Chi
non mangia di questo mio corpo e non beve di questo sangue non ha con sè la vita.
Gesù avendo istituito questo Sacramento pel bene delle anime nostre desidera che noi vi
ci accostiamo sovente. Ecco le parole con cui egli ci invita: «Venite a me tutti, o voi, che siete
stanchi ed oppressi ed io vi solleverò: Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego
reficiam vos. Altrove diceva agli Ebrei: I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e
morirono; ma colui che mangia il cibo figurato nella manna, quel cibo che io do, quel cibo che è
il mio corpo e il mio sangue, egli più non morrà in eterno. Colui che mangia la mia carne e beve
il mio sangue egli abita in me ed io in lui; imperocchè la mia carne è un vero cibo, e il mio
sangue una vera bevanda.» Chi mai potrebbe resistere a questi amorevoli inviti del divin
Salvatore? Per corrispondere {102 [288]} a questi inviti, i cristiani dei primi tempi andavano
ogni giorno ad ascoltare la parola di Dio ed ogni giorno si accostavano alla santa comunione.
Egli è in questo sacramento che i martiri trovavano la loro fortezza, le vergini il loro fervore, i
santi il loro coraggio.
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E noi con quale frequenza ci accostiamo a questo cibo celeste? Se esaminiamo i desideri
di Gesù Cristo e il nostro bisogno, dobbiamo comunicarci assai sovente. Siccome la manna ogni
giorno servì di cibo corporale agli Ebrei in tutto il tempo che vissero nel deserto finchè furono
condotti nella terra promessa, così la santa Comunione dovrebbe essere il nostro conforto, il cibo
quotidiano nei pericoli di questo mondo per guidarci alla vera terra promessa del Paradiso. S.
Agostino dice così: Se ogni giorno dimandiamo a Dio il pane corporale, perchè non procureremo
anche cibarci ogni giorno del pane spirituale colla santa Comunione? S. Filippo Neri
incoraggiava i cristiani a confessarsi ogni otto giorni e a comunicarsi anche più spesso secondo
l'avviso del confessore. Finalmente la santa Chiesa manifesta il vivo desiderio della frequente
Comunione nel Concilio Tridentino, ove dice: «Sarebbe cosa sommamente desiderabile che ogni
fedele cristiano si mantenesse in tale stato di coscienza da poter {103 [289]} fare non solo
spiritualmente, ma sacramentalmente la santa comunione ogni volta. che interviene alla santa
Messa.
Taluno dirà: Io sono troppo peccatore. Se tu sei peccatore procura di metterti in grazia col
Sacramento della Confessione, e poi accostati alla santa Comunione, e ne avrai grande aiuto. Un
altro dirà: Mi comunico di rado per avere maggior fervore. E questo un inganno. Le cose che si
fanno di rado per lo più si fanno male. D'altronde essendo frequenti ì tuoi bisogni, frequente deve
essere il soccorso per l’ anima tua. Alcuni soggiungono: Io sono pieno d'infermità spirituali e
non oso comunicarmi sovente. Risponde Gesù Cristo: Quelli che stanno bene non hanno
bisogno del medico: perciò quelli che sono maggiormente soggetti ad incomodi, loro è mestieri
essere sovente visitati dal medico. Coraggio adunque, o cristiano, se tu vuoi fare un'azione la più
gloriosa a Dio, la più gradevole a tutti i santi del cielo, la più efficace per vincere le tentazioni, la
più sicura a farti perseverare nel bene, ella è certamente la santa Comunione.
PREGHIERA.
Perchè mai, o Gesù mio, la vostra Chiesa, mia madre, vuol ch'io giubili in quest'anno?
Evvi forse un motivo di gioia più che in altri {104 [290]} tempi? Ah! L'essere voi qui in terra, il
poterci unire a Voi nella santa Comunione non è egli un motivo sopra ogni altro da farci
giubilare continuamente? Per me non vedo altro che rallegri il mio cuore fuori di Voi, vero sposo
della Chiesa trionfante, solo consolatore e fortificatore della Chiesa militante. Ma come dunque
si stabilì di destinare al giubilo un anno in particolare? Ah, pur troppo, o Gesù mio, che di questo
gran bene della Comunione non ne facciamo quel caso che ne dovremmo fare! pur troppo che ci
dimentichiamo facilmente di questo incomprensibile tesoro, per il che la vostra sposa, la nostra
madre tenerissima, è costretta di quando in quando a risvegliar la nostra attenzione per farci
tornare a voi. Ecco, ecco il perchè vuol essa ch'io giubili. Non vuol già ch'io giubili solo in
quest'anno, ma con questo mezzo vuol richiamarmi a Voi, che mai avrei dovuto perdere e da cui
mai avrei dovuto allontanarmi. Deh! legatemi a Voi nella santa comunione con tale vincolo che
non si sciolga mai più in eterno. Tre Pater, Ave e Gloria. {105 [291]}
Visita alla terza chiesa. La limosina.
Un mezzo molto efficace, ma assai trascurato dagli uomini per guadagnarci il paradiso è
la limosina: Per limosina io intendo qualunque opera di misericordia esercitata verso il prossimo
per amor di Dio. Iddio dice nella santa scrittura, che la limosina ottiene il perdono dei peccati,
quando anche fossero in grande moltitudine Charitas operit mu ltitudinem peccatorum. Il divin
Salvatore dice nel Vangelo così: Quod superest date pauperibus. Ciò che sopravanza ai vostri
bisogni datelo ai poveri. Chi ha due vesti ne dia una al bisognoso e chi ha già oltre il necessario,
no faccia parte a chi ha fame (Luca 3). Dio ci assicura che quanto facciamo poi poveri, egli lo
considera come fatto a se medesimo: tutto quello dice G. C., che farete ad uno de’ miei fratelli
più infelici, lo avete fatto a me (Matt. 25). Desiderato poi che Dio vi perdoni i peccati e vi liberi
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dalla morte eterna? Fate limosina. Eleemosyna ab omni peccato et a morte liberat. Volete
impedire che la vostra anima vada alle tenebre dell'inferno?{106 [292]} Fate limosina.
Eleemosyna non patietur animam ire ad tenebras (Tob. 4). Insomma ci assicura Iddio che la
limosina é un mezzo efficacissimo per ottenere il perdono dei nostri peccati, farci trovare
misericordia agli occhi suoi e condurci alla vita eterna. Eleemosyna est quae purgat a peccato,
facit invenire misericorjiam et vitam aeternam.
Se dunque desideri che Iddio usi misericordia a te, comincia tu ad usarla verso i poveri.
Tu dirai: io fo quel che posso. Ma bada bene che il Signore ti dice di dare ai poveri tutto il
superfluo: quod superest date pauperibus. Perciò io ti dico che sono superflui quegli acquisti e
quegli aumenti di ricchezze, che tu fai di anno in anno. Superflua quella squisitezza che tu
procuri pegli oggetti di tavola, dei pranzi, dei tappeti, degli abiti che potrebbero servire per chi ha
fame, per chi ha sete, e a coprire i nudi. Superfluo quel lusso nei viaggi, nei teatri, nei balli ed
altri divertimenti dove si può dire che va a terminare il patrimonio dei poveri.
Pare opportuno di notare qui l'interpretazione che alcuni danno al precetto del superfluo
non certamente secondo le parole di Gesù Cristo: E un consiglio, dicono essi, perciò, data una
parte del superfluo in limosina, {107 [293]} possiamo spendere il resto a nostro piacimento. Io
rispondo che il Salvatore non fissò alcuna parte; le sue parole sono positive, chiare e senza
distinzione: Quod superest date pauperibus. Date il superfluo ai poveri. Affinchè poi ognuno
fosse persuaso che la severità del suo comando era motivata dall'abuso che molti ne fanno e per
cui corrono grave rischio di perdersi eternamente; volle aggiugnere queste altre parole: É più
facile che un gammello passi pel loro di un ago, che un ricco si salvi, condannando così i vani
pretesti con cui i possessori di sostanze temporali studiano di esimersi dal dare il superfluo ai
poveri.
Taluno poi dice con verità: Io non ho ricchezze. Sé non hai ricchezze, dà quello che puoi.
Per altro non ti mancano mezzi e modi; per far limosina. Non vi sono infermi da visitare, da
assistere, da vegliare? Non vi sono giovani abbandonati da accogliere, istruire, albergare in tua
casa, se puoi, o almeno condurli dove possono imparare la scienza della salute? Non vi sono
peccatori da ammonire, dubbiosi da consigliare, afflitti da consolare, risse da calmare, ingiurie da
perdonare? Vedi con quanti mezzi tu puoi fare limosina e meritarti la vita eterna! Di più non puoi
tu fare qualche preghiera, qualche confessione, comunione, recitare un rosario, {108 [294]}
ascoltare una messa in suffragio delle anime del purgatorio, per la conversione dei peccatori, o
perchè siano illuminati gli infedeli e vengano alla fede? Non è eziandio una grande limosina
mandare alle fiamme libri perversi, diffondere libri buoni e parlare quanto puoi in onore della
nostra santa Cattolica Religione?
Altro motivo ancora, che deve eccitarti a fare limosina, è quello che accenna il Salvatore
nel Santo Vangelo. Egli dice così: Voi non darete ai poveri un bicchiere di acqua fresca, senza
che il Padre celeste ve ne dia la mercede. Di tutto quello che darete ai poveri, ne avrete il
centuplo nella vita presente ed una ricompensa nella vita eterna. Di modo che il dare qualche
cosa ai poveri nella vita presente è un moltiplicare, ovvero è un dare a mutuo del cento per uno
anche nella vita presente, riserbandoci poi Iddio la piena ricompensa nell'altra vita.
Ecco la ragione per cui si vedono tante famiglie dare copiose limosine da tutte le parti e
crescere sempre di ricchezze in ricchezze e di prosperità in prosperità. La ragione la dice Iddio:
date ai poveri, e ne sarà dato a voi: date, et dabitur vobis. Vi sarà dato il centuplo nella vita
presente, e la vita eterna nell'altra: centuplum accipiet in hac vita et vita,n aeternam possidebit.
{109 [295]}
PREGHIERA.
O Gesù mio, sono pienamente convinto della necessità che io ho di fare elemosina, ma
come farò io, che di veri beni, vale a dire spirituali, ho tale penuria che appena appena vivo?
Come pregherò io per gl'infedeli e per gli eretici se appena languidamente credo alle verità dalla
vostra s. Chiesa insegnate? Come pregherò pei peccatori, se io stesso amo il peccato? Come
pregherò per la Vostra Chiesa, pel Vostro Vicario, se mi accorgo quasi appena che essi sono
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perseguitati, tanto io sono acciecato dalle mondane occupazioni? Ah, Signore! pel vostro ss.
Cuore vi scongiuro a volermi fare un po' d'elemosina, donarmi un po' di quella carità che
animava i vostri primitivi discepoli, di quella carità che ferveva nei cuori dei santi Giovanni
elemosinario, Francesco Saverio, Vincenzo de' Paoli; in quello della B. Margherita Alacoque;
allora sì che tutto quel eh' io ho sarà di tutti i miei fratelli, e, per quanto sta da me, celebrerò
veramente l’anno del giubileo, facendo parte a chi n' è senza dei beni da Voi ricevuti, onde così
meco goda e giubili delle vostre richezze. Tre Pater, Ave e Gloria. {110 [296]}
Visita alla quarta chiesa. Pensiero della salute.
Agli occhi della fede il pensiero della salvezza è la cosa più essenziale, ma in faccia al
mondo è il più trascurato. Mentre pertanto tu sei in questa chiesa, o cristiano, porta il tuo sguardo
sopra di un Crocifisso, e ascolta ciò che Gesù ti dice. Egli scioglie la sua lingua e ti parla così:
una cosa sola, o uomo, ti è necessaria: salvar l'anima: unum est necessarium. Se tu acquisti onori,
gloria, ricchezze, scienze e che poi non salvi l'anima, tutto è perduto per te. Quid prodesi homini
si mundmn universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur?16.
Questo pensiero ha determinato tanti giovani a lasciare il mondo, tanti ricchi a dispensare
ai poveri le loro ricchezze, tanti missionari ad abbandonare la patria, andare in lontanissimi
paesi, tanti martiri a dare la vita per la fede. Tutti costoro pensavano che se perdevano l'anima,
niente loro avrebbero giovato tutti i beni del mondo per la vita eterna. Per questo motivo s. Paolo
eccitava {111 [297]} i cristiani a pensare seriamente al negozio della salute: «Vi preghiamo, egli
scrive, o fratelli, affinchè badiate al grande negozio della salute»17.
Ma di qual negozio parla qui s. Paolo? Parlava, dice s. Girolamo, di quel negozio che
importa tutto, negozio che se va fallito, è perduto il regno eterno del Paradiso, e non rimane più
altro che essere gittati in una fossa di tormenti, che non avranno più fine.
Aveva perciò ragione s. Filippo Neri di chiamar pazzi tutti coloro, che in questa vita
attendono a procacciarsi onori e impieghi lucrosi, ricchezze e poco attendono a salvarsi l'anima.
Ogni perdita di roba, di riputazione, di parenti, di sanità, anche della vita, può ripararsi in questa
terra; ma con qual bene del mondo, con qual fortuna si può riparare alla perdita dell'anima?
Ascolta, o cristiano, è Gesù Cristo che ti chiama: ascolta la voce di lui. Egli vuole concederti
misericordia e perdono de' tuoi peccati, e la remissione della pena pei medesimi peccati dovuta.
Ritieni però ben fisso nella mente che colui il quale oggi non pensa a salvarsi, egli corre grave
rischio di essere dimani coi dannati in inferno e di essere perduto per tutta la eternità. {112
[298]}
Ma considera che in questo momento, mentre tu sei in chiesa a pensare all'anima tua,
tanti muoiono e forse vanno all'inferno. Quanti dal principio del mondo fino ai nostri giorni
morirono di ogni età e di ogni condizione e se ne andarono eternamente perduti! Forsechè
avessero volontà di dannarsi? Io non credo che alcuno di loro avesse questa intenzione.
L'inganno fu nel differire la loro conversione; morirono in peccato, ed ora sono dannati. Tien
bene a mento questa massima: l' uomo in questo mondo fa molto se si salva, e sa molto se ha la
scienza della salute; ma fa nulla se perde l’ anima, e sa nulla se ignora quelle cose che lo possono
eternamente salvare.
PREGHIERA.
O mio Redentore, voi avete speso il vostro sangue per comperare l'anima mia, ed io l'ho
tante volte perduta col peccato! Vi ringrazio che mi diate ancor tempo di mettermi in grazia
vostra. O mio Dio, io sono pentito di avervi offeso, fossi morto prima e non avessi mai
disgustato un Dio sì buono come siete voi. Si, mio Dio, io vi offro tutto me stesso, nascondo le
16 Matt. 16, 26.
17 Thess. 10, 4.
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Don Bosco - Il Giubileo del 1875
mie iniquità nelle vostre sacratissime piaghe, e so con certezza, {113 [299]} o mio Dio, che voi
non sapete disprezzare un cuore che si umilia e si pente. O Maria, rifugio dei peccatori,
soccorrete un peccatore che a voi si raccomanda e in voi confida. - Tre Pater, Ave e Gloria, colla
giaculatoria - Gesù mio, misericordia.
_______
Con permesso dell'Autorità ecclesiastica.
_______
{114 [300]}
Indice
AL LETTORE
Pubblicazione del Giubileo
ENCICLICA DI S. S. PIO PAPA IX.
Motivo di questo Giubileo
Condizioni per acquistare il Giubileo
Esortazione all'acquisto del Giubileo
Per la Diocesi di Torino Mons. Lorenzo Castaldi nostro Veneratissimo
Arcivescovo spiega
le condizioni e le grazie del Giubileo
DialogoI. Del Giubileo in generale
--- II. Del Giubileo presso gli Ebrei
--- III. Il Giubileo presso i cristiani
--- IV. Prima pubblicazione solenne del Giubileo, ovvero anno santo
--- V. Delle Indulgenze
--- VI. Acquisto delle Indulgenze
Intenzione della Chiesa nel promulgare il Giubileo
Favori speciali concessi nel tempo del Giubileo
Condizioni per acquistare l’ Indulgenza del Giubileo
VISITA ALLA PRIMA CHIESA - La Confessione
--- ALLA SECONDA CHIESA - La santa Comunione
---ALLA TERZA CHIESA - La limosina
---ALLA QUARTA CHIESA - Pensiero della salute
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93
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101
106
111 {115 [301]}
Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
300 giorni d'indulg., ogni volta. (Pio IX. 11 febb. 1869).
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