Cagliero 11 Ottobre 2011-ita


Cagliero 11 Ottobre 2011-ita



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Titolo notiziario
Nome società
Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana
C arissimi missionari salesiani
e amici delle Missioni Sale-
siane!
Un saluto cordiale nel mese missio-
nario, nel mese del Santo Rosario!
In occasione della 142°
spedizione missionaria, da Valdoc-
co sono partiti 74 missionari della
Famiglia salesiana. E’un numero
piccolo che diventa un grande se-
gno della missionarietà di tutti.
Sappiamo che la vocazione missio-
naria esprime la nostra fede in Ge-
sù Cristo. Condivido le parole di
Madre Teresa di Calcutta scritte 16
anni fa a un giovane coadiutore
salesiano: ‘Sono sicura, che è
l’amore di Dio, che ti spinge a
diffondere sua Parola a tutte le
nazioni. Lui stesso porterà la tua
vocazione missionaria al compi-
mento. Però non dimenticare
mai: la tua prima vocazione è di
appartenere a Gesù! Non importa
dove stai, che lavoro svolgi. Tu
offri il miglior servizio al Signore
quando fai il meglio per apparte-
nere a Gesù!’
Accogliamo nel nostro cuo-
re la parola di Gesù proposta da
Benedetto XVI per il 2011: ‘Come il
Padre mi ha mandato, anche io
mando voi!’ (Gv 20,23). Offriamo il
nostro Santo Rosario nell’Ottobre
2011 anche per le vocazioni missio-
narie salesiane!
Don Václav Klement, SDB
Consigliere per le Missioni
Inculturare fedelmente il carisma di Don Bosco
“… e voi, cari nuovi missionari, per svolgere
questa missione di evangelizzazione e di tra-
sformazione del cuore delle persone e, at-
traverso esse, del mondo non avete modello
migliore di Gesù, così come ci viene presen-
tato da Paolo nella lettera ai Filippesi (2, 6-
11). Infatti, l’Apostolo ci invita a fare nostri
gli stessi sentimenti che furono in Cristo Ge-
sù, vale a dire, a servire il prossimo con
grandissima umiltà. Per riuscire a vincere il
nostro egoismo, che ci porta ad annunciare il vangelo con spirito di
rivalità o mossi dalla vanagloria, non c’è altra via che l’imitazione di
Cristo... Ecco il modello della vera inculturazione, indispensabile
per evangelizzare e toccare il nucleo della cultura dei popoli e lievi-
tarlo e trasformarlo. Andare alla «missio ad gentes» implica di spo-
gliarsi di tutto quanto ci può separare dalle genti cui siamo inviati,
delle nostre presunzioni, dei nostri saperi, dei nostri titoli, dei no-
stri mezzi economici, ecc., ed incominciare umilmente ad impara-
re come bambini la loro lingua, a conoscere la loro cultura, ad ap-
prezzare quanto hanno di buono, di vero, di bello, in una parola ad
amarli come Cristo ha amato loro, sì da dare se stesso per loro.
Questa imitazione del Cristo si renderà più facile e più fedele
se riuscirete ad unire impegno nella missione ed Eucaristia. Questa è
la strada per la vostra santificazione, in modo che possiate vivere
quello che celebrate e possiate celebrare quello che vivete. Così
l’Eucaristia diventerà la sorgente della vostra missione e spiritualità,
e la missione sarà un prolungamento della celebrazione
dell’Eucaristia, completando nel vostro corpo quanto manca alla pas-
sione di Cristo.
In questo primo anno di preparazione al bicentenario della na-
scita di Don Bosco, vi invito a studiarlo per poter inculturare fedel-
mente il suo carisma nei diversi luoghi dove sarete inviati …”
D. Pascual Chávez Villanueva
Omelia per la 142º spedizione missionaria salesiana
Valdocco, 25 settembre 2011
(per il testo integrale vedi http://tinyurl.com/5wp2rko)

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Il volontariato mi ha fatto pensare: “a cosa mi chiama Dio?”
Io sono francese ed ingegnere. Durante il mio ultimo anno nel 1999, ho
deciso di partire come un volontario. La Provvidenza ha voluto che io
fossi in un’opera di Don Bosco in Costa d'Avorio come insegnante. In effetti,
ho pensato un po’ alla vita consacrata. Ma la mia ricerca non era ancora ma-
tura. L'impressione all’arrivo dai Salesiani di Korhogo è stata quella di essere
accolto come un fratello. Abbiamo condiviso tutto: riflessioni, lavoro, gioie e
dolori ... Dopo due anni, ho cominciato a pensare seriamente al mio futuro: a
che cosa mi chiama Dio? Cosa posso fare di buono per il mondo? Come servi-
re? Nel leggere la vita di Don Bosco, ho visto che era un tipo di una parabola
pedagogica per aiutarci a trovare soluzioni per i giovani di oggi. Questo mi ha permesso di sintetizzare le mie
molteplici aspirazioni personali: formare, sostenere, evangelizzare i giovani più poveri. Ma l'amore di Gesù è
centrale anche nella mia chiamata. Amarlo veramente vuol dire seguirlo per tutta la vita. Allora, ho deciso di
iniziare il mio noviziato nel 2001. La guerra civile in Costa d'Avorio nel 2002-2003 mi ha anche segnato molto.
Dio non mi ha chiamato a diventare un missionario forse per essere un attore di pace in questo continente? E
allora, ho fatto la domanda al Rettor Maggiore e sono stato mandato in Ciad nel 2009 dopo la mia ordinazione.
In Francia e in Europa, le vocazioni salesiane sono scarse. Diventare un missionario "ad extra" non è facile, vi-
sta le necessità dei nostri Paesi europei. Tuttavia, non è il numero dei confratelli locali che determina la quali-
tà della nostra presenza. In questo contesto bisogna essere sul crocevia con dei progetti significativi ed essere
nel cuore dei problemi della gente. Questa è la missione! La congregazione l’ha capito bene inviandoci lì dove
si trovano i giovani più bisognosi.
Il Corso d’Orientamento per i Nuovi Missionari mi ha fatto un gran bene. Mi ha fornito una ricchezza missiolo-
gica e antropologica di massima importanza. Ci ha anche messo in guardia circa le possibili illusioni e le sfide
della vita missionaria: lo shock culturale, l'adattamento ad un contesto a volte più povero, l’allontanamento
dalle famiglie. Essere missionario "ad vitam" richiede una profondo discernimento sia da parte del missionario
che della congregazione.
In questo grande Paese nel cuore dell'Africa che è il Ciad, ho scoperto un contesto difficile dal punto di vista
del clima e molti altri problemi. Molte sfide sono fatte per i Salesiani: prevenire la spirale di povertà, la pro-
mozione dei giovani per il lavoro, l’inculturazione nel contesto inter-religioso con una forte presenza Islamica.
La buona volontà non è sufficiente contro lo scoraggiamento che viene. Un missionario in Ciad deve essere ra-
dicato nella preghiera e nei sacramenti per portare frutto. La congregazione ha una grande attenzione ai Paesi
del Sahel che vivono in precarietà e povertà. Ma dobbiamo essere più numerosi per inculturare il nostro cari-
sma! Due punti sembrano particolarmente importanti: adattare il sistema preventivo al contesto africano e la-
vorare insieme in progetti ben focalizzati. Possa il Signore suscitare tra i confratelli tanti missionari entusia-
smati per il Ciad!
D. Xavier de Verchère
francese, missionario in Ciad
Intenzione Missionaria Salesiana
DELEGATI D’ANIMAZIONE MISSIONARIA IN TUTTE LE ISPETTORIE DEL MONDO
Perché in tutte le 90 Ispettorie si trovino Salesiani che portino con zelo l’animazione missionaria dei
confratelli, delle comunità, dei giovani e dei laici collaboratori con le loro equipes.
Per mantenere viva la fiamma missionaria dei confratelli ci vuole una
buona disponibilità per l’animazione missionaria in ogni Ispettoria.
Un libro di P. Anthony Roy, “Salesian Missionary Vision 1923-
1967”, pubblicato a Shillong, India nell’agosto 2010, ci mostra le
dinamiche d’animazione missionaria attorno ai gruppi missionari e la
rivista “Gioventù missionaria” da Don Rinaldi fino al Vaticano II.
Possiamo ispirarci oggi a dinamiche carismatiche, come il gruppo mis-
sionario in ogni opera salesiana, l’invio di materiali d’animazione con
certa frequenza, le preghiere per le vocazioni missionarie ad gentes,
la condivisione delle esperienze dei missionari.
Invia i tuoi suggerimenti e contributi a cagliero11@gmail.com