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SALESIANI 2012

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SALESIANI 2012
In copertina:
Don Bosco di Tonj!
Don Giovanni Lee Taeseok
(1962 - 2010)
Contenuti
SALESIANI 2012 02
» Editoriale: presentazione
» Rettor Maggiore: essere salesiano oggi!
» Salesiani distribuiti per nazioni
2
SALESIANI 2012
RITORNARE A DON BOSCO 10
» Bicentenario della nascita di Don Bosco
» Basilica di Valdocco, 100 Anni
» L’Università di Don Bosco
» Totus Tuus: Famiglia Salesiana, Famiglia Mariana
» ADMA
» Bollettino Salesiano: a servizio della Vita!
» Chiamati alla Santità
CREARE CULTURA VOCAZIONALE 26
» Parole e Azioni
» Venite e vedrete!
» Seguire le Sue orme
» Volontariato, movimento vocazionale e missionario
» Pellegrinaggio annuale dei ministranti
» Non è noto se una cosa è buona fin quando non viene
provata
» Non dimenticare mai di GIOCARE!
» GMG, “una festa della fede”
» Movimento Giovanile Salesiano alla festa della fede
» “Siete la speranza di Dio e anche la nostra”
» Dal volontariato rinasce la Speranza
» Forum dei giovani: venite e vedrete
Edizione italiana, 8 dicembre 2011. Roma

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STILE SALESIANO DELLA VOCAZIONE 52
» Io sarò con te
» Una scuola con una vocazione missionaria
» Una settimana nella Missione Salesiana
» Pellegrini “al Centro dell’Anima”
» I Catechisti: il fenomeno
» Aiutaci a pregare oggi
» Una risposta esemplare alla Chiamata di Dio
» Venite e vedrete il MGS
» Combattiamo la povertà
» La rete informatica Salesiana tiene le scuole ben collegate
» I bambini cercano Dio
VOCAZIONE SALESIANA D’OGGI 76
» Don Bosco Žepče
» Praga: incontro con i giovani di oggi
» Unire il mondo: da Medellin a Sihanoukville
» Film di sacerdoti promuovono i diritti umani e l’evan-
gelizzazione
» 60 anni di vita condivisa
» Verso il Futuro
» Alborada, un posto animato!
» Proclamare la Parola nelle isole Kiriwina
» La storia del buongiorno insieme alla colazione
» L’evangelizzazione tramite l’esempio in Zambia
» Progetto Vita, una casa per giovani rifugiati
TESTIMONIANZE APPASSIONANTI 100
» “Se la tua gamba non guarisce, non potrai emettere la
professione”
» Un giovane animatore diventa salesiano
» “Ti darò dei capi che ti guideranno come voglio io”
» “Nessuno può portare via ciò che Dio ha progettato
per te!”
» Volontario per sempre
» Cinque storie di vita: dal Vietnam al Giappone
» La pace è possibile quando la Chiesa intraprende l’ini-
ziativa
» Il sogno di Don Bosco per la Cina continua nel figlio di
una signora cinese
» Don Bosco di Tonj: “Tutte le vocazione di tutti i
salesiani sono collegate a Maria Ausiliatrice”
Don Filiberto González Plasencia, sdb
Consigliere Generale per la SC
Stimati amiche e amici,
“Nessuno è andato ieri, né va oggi, né andrà domani verso
Dio lungo questa stessa strada che percorro io. Per ogni uomo tiene
in serbo un raggio nuovo di luce il sole… e un percorso nuovo
Dio” (León Felipe).
Ognuno ha una storia che, se volesse, potrebbe raccontare, la
storia della propria vita, della propria vocazione, storia di luci
donate e di una strada nuova da percorrere.
La nostra storia è importante perché unica, perché è una ri-
sposta a una chiamata personale. E, contraddicendo una visione
pragmatista, non è intessuta solo di fatti notevoli, ripagati o gratuiti.
È fatta dei silenzi importanti di colui che con umiltà sa ascoltare;
di aperture al dialogo per capire; di decisioni rischiose per progre-
dire. Lì ognuno fissa la rotta del percorso e la misura della condi-
visione. Abitualmente solo alla fine si capiscono, e non sempre del
tutto, la chiamata e la risposta, la rotta e la dedizione. Così è capi-
tato a Don Bosco che, alla fine della vita, anziano e malato, soleva
ripetere: “Adesso capisco, ella ha fatto tutto”.
Il tema trasversale della Rivista quest’anno è la vita come vo-
cazione. Abbiamo il piacere di presentarvi testimonianze di reli-
giosi, sacerdoti e laici.
Punti comuni in ogni testimonianza sono la donazione ge-
nerosa e incondizionata, l’allegria serena, il desiderio di condividere
la passione per Dio e i giovani più poveri. Dio e i più poveri di-
ventano chiamata, risposta e senso di vita. Allo stesso modo tro-
verete qualche testimonianza di chi ha completato la vita
donandola sino all’ultimo: fino a rovinarsi la salute, fino a seppel-
lire il seme. Essi vivono in coloro che li hanno ricevuti e più in là
di coloro che li hanno conosciuti.
Tutte queste persone sanno che non possono donarsi da sole.
Con loro ci sono i simpatizzanti di Don Bosco e del suo Progetto
a favore dei giovani, ci sono quelli che in modi e con mezzi diversi
si uniscono per rispondere anch’essi a una chiamata.
Quest’anno vi offriamo la rivista non soltanto con l’intenzione
di presentare percorsi per la donazione di sé o suggerimenti per la
risposta, ma anche per dire grazie per la vostra vocazione che, ge-
nerosamente, si fonde con la nostra.
8 Dicembre 2011
redazionerivistesdb@sdb.org, www.sdb.org, ©Direzione Generale Opere Don Bosco SALESIANI 2012
3

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RETTOR MAGGIORE
Oggi Essere Salesiano
!
EsserCearissimi amici, vi saluto con il cuore di
Don Bosco e vi auguro un anno nuovo
ricolmo di tutte le cose belle che ci atten-
diamo dalla vita.
Salesiano Sono lieto di potervi offrire, ancora una
volta, questa visione della Congregazione
Salesiana attraverso la rivista “Salesiani
2012”, che quest’anno è particolarmente
Oggi! Don Pascual Chávez V., sdb
Rettor Maggiore
centrata sul tema vocazionale. È un modo
per rispondere all’appello che il Signore fa
continuamente a tutti i giovani, ragazzi e
ragazze, del mondo: “Venite e vedrete”.
Ma che cosa significa essere
Salesiano oggi?
Io rispondo a questa domanda raccon-
tando un po’ la storia della mia vocazione
e quindi la mia esperienza personale d’in-
vitare altri a seguire Gesù.
Appartengo a una famiglia numerosa.
Siamo 12 fratelli, 6 uomini e 6 donne. Io ne
sono l’ottavo. Vi devo confessare che,
anche se la mia famiglia è molto cristiana
e se a casa venivano a visitarci il vescovo,
4
SALESIANI 2012

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Avere vocazione significa scoprire che la vita ha senso, e dunque
darle direzione, traguardi da raggiungere, e soprattutto una
grande energia, frutto della motivazione.
preti e suore, mai avevo pensato di diventare
prete io stesso. E difatti, tranne me, non c’è nessun
altro in famiglia che sia prete o suora.
Che cosa dunque è accaduto per
prendere questa decisione?
Una cosa molto semplice! Quando ero undi-
cenne, allievo di una scuola salesiana, nel nord
del Messico, a Saltillo, all’improviso mia mamma
si ammalò e due settimane dopo ci è mancata.
Tre giorni prima che morisse però io ebbi un dia-
logo con lei. Seduto accanto a lei, le parlavo
perché volevo soldi per comperare un paio di
scarpe da ginnastica. Sempre mi è piaciuto gio-
care, a pallacanestro in modo speciale. E lei mi
disse: “Ma sai che io ho sempre chiesto a Dio un
figlio prete?! Ho sei figli maschi e finora nessuno
è andato in seminario”. E io, che volevo le scarpe
da tennis, ho risposto: “Ma io sono quello che tu
hai chiesto”. Lei sorrise e mi diede i soldi per le
scarpe da tennis. Come ho già detto, la mia
mamma morì tre giorni dopo. La cosa più inte-
ressante è che io chiedevo un paio di scarpe da
tennis e ho ricevuto una vocazione.
Infatti, pochi giorni dopo sono andato a parlare
con il mio professore e gli ho detto semplice-
mente che volevo essere prete salesiano. Certo,
non gli ho raccontato il dialogo con mia mamma.
Questo l’ho fatto soltanto 14 anni dopo, il giorno
della mia ordinazione. Allora ho detto a papà e ai
miei fratelli e alle mie sorelle: “Forse voi volete
sapere perché mi son fatto prete”. E ho raccontato
loro la storia.
giungere, e soprattutto una grande energia,
frutto della motivazione, che non è altro che
avere ragioni per essere consapevoli di quello che
siamo e fare quello che facciamo con gioia, con
ottimismo, convinti d’essere utili.
Penso in effetti che la crisi più generalizzata fra i
ragazzi non sia causata dal cercare stupefacenti,
o dall’alcool, o dalla confusione nel campo della
sessualità, ma piuttosto dalla mancanza di senso
della vita e di motivazioni. Perciò essi hanno la
tentazione di sfruttare solo il momento presente,
di fare esperienza di emozioni forti, o di vivere
nell’indifferenza.
Essendo salesiano, ho voluto consegnare tutta la
mia vita a Dio a favore dei giovani, come Don
Bosco.
Compiuta tutta la mia fase di formazione a Gua-
dalajara, subito dopo essere stato ordinato sa-
cerdote, sono stato inviato a preparare la
Licenza in Sacra Scrittura a Roma, presso il Pon-
tificio Istituto Biblico, e a Gerusalemme, presso
l’Università Ebraica. Sono stato quindi professore
di Bibbia e direttore dello Studentato Teologico
Salesiano a Tlaquepaque-Messico per nove
anni, e Ispettore della Provincia di Guadalajara
per altri sei anni. Ultimato questo servizio, ho
potuto ottenere il Dottorato in Teologia Biblica
Adesso mi rendo conto di come Dio ha guidato
la mia vita! Davvero Egli è stato grande con me!
E non mi riferisco al fatto di essere oggi il Rettor
Maggiore dei Salesiani. No! Parlo del dono della
vocazione, perché il regalo più bello che il Si-
gnore mi ha fatto, oltre al dono della vita e della
fede, è quello della vocazione.
Avere vocazione significa scoprire che la vita ha
senso, e dunque darle direzione, traguardi da rag-
SALESIANI 2012
5

1.8 Page 8

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SALESIANI 2012
6
SALESIANI 2012
presso l’Università Pontificia di Sala-
manca. Mi trovavo appunto alla fine
del dottorato quando fui eletto
membro del Consiglio Generale,
come Regionale per l’area Interame-
rica che comprende ben 18 paesi, dal
Canada fino alla Bolivia. E nell’ultimo
Capitolo Generale sono stato eletto
Rettore Maggiore dei Salesiani. Però
sempre i ragazzi sono stati la mia mis-
sione, la mia vocazione, la mia ragion
d’essere.
Sono talmente contento e fiero della
mia vocazione salesiana che non sol-
tanto non mi vergogno d’esserlo, ma
mi piace invitare i ragazzi che consi-
dero idonei per questa vocazione a di-
ventare salesiani, appunto perché
voglio loro bene e voglio che siano
felici come lo sono io.
Vi posso dire che, fra i miei allievi e fra i
ragazzi dell’oratorio dove ho lavorato,
e fra i volontari che hanno collaborato
con noi, ci sono parecchi a cui feci la
proposta e risposero positivamente.
Qualcuno si potrebbe domandare: “ma
quanto difficile è stato per lei fare la
proposta vocazionale alla vita religiosa
nel contesto attuale? Come si fa ad in-
vitare i giovani a seguire Gesù anche se
questo significa andare contro la cul-
tura imperante? Ci sono parti del
mondo salesiano in cui questa promo-
zione vocazionale avviene con suc-
cesso?”.
Io penso che in Occidente, soprattutto
nei paesi ricchi, si dà una serie di fattori
decisamente avversi alla vita consacrata:
il calo demografico (se non ci sono figli
per la società, nemmeno ci saranno per
la Chiesa); il secolarismo che rende più
difficile la proposta e la risposta religiosa;
l’alto benessere che rende la vita più
agiata, per cui sembra andare contro-
corrente il fatto di pensare ad organiz-
zare la propria vita attorno alla rinuncia,
al sacrificio, all’impegno definitivo, oltre
al fatto che lo Stato è autosufficiente per
portare avanti opere che sembravano
essere proprie dei religiosi (scuole, ospe-
dali…).
E sapete da dove ho preso questa de-
cisione? Proprio da una esperienza per-
sonale. Fra i ragazzi che avevo nella
selezione di basketball della scuola
dove ero insegnante durante il tiroci-
nio, c’è stato uno che è andato dai Fra-
telli delle Scuole Cristiane e, mentre
completavo gli studi di teologia, mi
scrisse per comunicarmi che aveva
preso la decisione di andare da loro e
che, fino a quel punto, era rimasto
deluso che io non lo avessi mai invitato
ad essere salesiano. Da quel momento
mi sono detto: “D’ora in poi, sarò
sempre molto chiaro e propositivo”.
È stata una lezione e l’ho imparata
bene, anche con risultati positivi.
In altre parti ci sono invece elementi
che favoriscono la vita consacrata: la
popolazione è in maggioranza giova-
nile, l’humus culturale è ancora molto
religioso, e c’è molta povertà, per cui si
sente il bisogno di fare qualcosa per
dare sollievo alle persone, special-
mente le più povere e bisognose, tanto
più che lo Stato non ha delle risorse
per risolvere tutte queste necessità.
Per esempio, in questo momento,
la maggior parte delle vocazioni
salesiane vengono dall’India, dal
Vietnam, Timor East, e da alcuni paesi
dell’America Latina. Ma anche in
Polonia e in Ucraina ci sono molte
vocazioni.

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Sono talmente contento e fiero della mia vocazione salesiana che non soltanto
non mi vergogno d’esserlo, ma mi piace invitare i ragazzi che considero idonei
per questa vocazione a diventare salesiani, appunto perché voglio loro bene e
voglio che siano felici come lo sono io.
Un caso che merita un accenno è quello del
Vietnam, che è l’ispettoria che in termini rela-
tivi cresce più di qualsiasi altra. E vedete: si
tratta di un paese comunista, con un regime
totalitario, dove prevale il buddismo, e vi ab-
biamo 400 aspiranti alla vita salesiana, tutti
quanti studenti universitari, e con un alto li-
vello di perseveranza.
Sembra, dunque, che la vita consacrata si
addica molto di più ai paesi poveri. Ma
questo non vuole dire che la vocazione
salesiana non sia anche per i paesi benestanti,
sviluppati e ricchi; difatti ne abbiamo in quasi
tutti i paesi occidentali. Questo significa sola-
mente che nei paesi benestanti la vita consa-
crata ha un’ altra funzione: essere segno
visibile, credibile, leggibile di Dio per una so-
cietà atea, che vive come se Lui non esistesse.
Essere Questo lo si potrà fare nella misura che sia ve-
ramente un elemento controculturale, con
identità evangelica, fortemente centrata su
Dio, testimoni di comunione e totalmente
dedita agli altri.
Salesiano Nel caso nostro, basta che ci siano giovani
perché ci siano ragioni per essere presenti e
continuare a proporre ad altri giovani la vo-
cazione salesiana, come faccio io oggi qui, in
mezzo a voi.
Oggi! Fate una cosa grande della vostra vita! Corag-
gio! Date a Dio una opportunità e vedrete
che non vi deluderà.

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SALESIANI 2012
Canada 26
Olanda 43
Belgio 215
Polonia 975
Germania 303 Rep. Ceca 149
Francia 178
Austria 83 Slovacchia 208
Svizzera 20
Ungheria 39
Slovenia 87
Andorra 5
ItaliaSa2n4M1a1rino
Croazia 82
4MoBnotse.nEergzreog.34
Serbia 7
Kosovo
5
Vaticano 12
Albania 12
Malta 31
Gran Bretagna 82
Irlanda 56
U. S. A. 251
Spagna 1160
Portogallo 98
Marocco 3
Tunisia 3
Messico 360
Cuba 16
HaiRti.6D9 ominicana 130
Puerto Rico 28
Honduras 13
GuEaltSeamNlviaCcaladoarsoa9trga5u4Ra3Pica1an7a2m2 à
10
Colombia
Antille Olandesi
Venezuela 199
326
3
Ecuador 185
Perù 157
Brasile 761
Capo Verde 5Senegal 11
Guinea Conakry 10
Mali 15
Burkina Faso 9
Sierra Leone 8
Liberia 6
Costa D’AvorGioh3an6Taog7o260
Bolivia 166
LEGENDA
1001 -
501 - 1000
251 - 500
101 - 250
51 - 100
11 - 50
1 - 10
Nessuna presenza
(Dati presi da Annuario 2011)
8
SALESIANI 2012
Paraguay 94
Cile 180
Uruguay 102
Argentina 474

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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I SALESIANI DISTRIBUITI PER NAZIONI
Svezia 6
LiBtuiaenloiaru9ssia 17
Ucraina 38
Moldova 4
Russia 53
Bulgaria 8 Georgia 3
Turchia 7
Azerbaigian 10
Libano
Siria
6
8
Israele 58
Kuwait 5
Egitto 28
Iran 3
Pakistán 5
Nepal 13
India 2504
Ciad 11 Sudan 14 EritreYae2m4en 4
Centro
Af. R. 8
Etiopia 117
S. Sudan 13
Congo
R. D. 231
Kenia 78
Uganda 14
Rwanda 55
Burundi 14
Tanzania 65
Sri Lanka 65
Angola
78
Zambia
62
Malawi 8
Madagascar 96
Zimbabwe 7
Namibia 3
Sud Africa 44
MSowzaazmilabnicdo763
Mauritius 4
Mongolia 11
Cina 104
Indonesia 45
Corea 116
Giappone 111
Taiwan 19
Filippine 282
Guam 3
Papua Nuova Guinea 30
Timor Est 146
Is. Salomone 6
Samoa 11
Australia 79
Fiji 13
Nuova Zelanda 2
SALESIANI 2012
9

2.2 Page 12

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SALESIANI 2012
10
SALESIANI 2012

2.3 Page 13

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RITORNARE
A
DON BOSCO
Bicentenario della nascita di Don Bosco 12
Basilica di Valdocco, 100 Anni 14
L’Università di Don Bosco 16
Totus Tuus: Famiglia Salesiana, Famiglia Mariana 18
ADMA, Associazione di Maria Ausiliatrice 20
Bollettino Salesiano: a servizio della Vita! 22
Chiamati alla Santità 24
SALESIANI 2012
11

2.4 Page 14

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RITORNARE A DON BOSCO
2011 - 2015: Preparazione al Bicentenario
della nascita di Don Bosco
1. Storia di Don Bosco
16 agosto 2011 - 15 agosto 2012:
“Un cammino sistematico di studio e assimi-
lazione di Don Bosco… Lo studio di Don Bosco è
la condizione per poter comunicarne il carisma e
proporne l’attualità”.
12

2.5 Page 15

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2. Pedagogia di Don Bosco
16 agosto 2012 - 15 agosto 2013:
“Oggi è necessario approfondire la pedagogia
salesiana. C’è bisogno cioè di studiare e realizzare
quell’aggiornato sistema preventivo auspicato da
don Egidio Viganò … di sviluppare le sue grandi
virtualità, di modernizzarne i principi, i concetti, gli
orientamenti, di interpretare oggi le sue idee di
fondo”.
3. Spiritualità di Don Bosco
16 agosto 2013 - 15 agosto 2014:
“Questo è forse l’ambito di Don Bosco meno
approfondito. Don Bosco è un uomo tutto teso al
lavoro, non ci offre descrizioni delle sue evoluzioni
interiori, né ci lascia riflessioni esplicite sulla sua vita
spirituale”.
SALESIANI 2012
13

2.6 Page 16

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RITORNARE A DON BOSCO
Italia
100 Anni
Basilica di Valdocco
di don Natale Maffioli, sdb
Cento anni fa, il 13 luglio 1911, la
chiesa di Maria Ausiliatrice a Val-
docco riceveva il titolo di Basilica. È il
“luogo del cuore” di tutti i salesiani del
mondo.
Un giorno d’estate, un anziano fruttiven-
dolo, che passava con il suo carretto,
vide le imponenti impalcature sorte in
mezzo ai prati di Valdocco e si incuriosì.
«Che cosa succede?» chiese ad uno dei
muratori.
«Facciamo una gran chiesa per la Ma-
donna!»
«E chi mette i soldi?»
«Don Bosco. Ma racimola offerte da
tutte le parti».
L’uomo rimase silenzioso un attimo, poi
chiamò il direttore dei lavori e gli regalò
tutta la frutta del suo carretto perché la
dividesse fra i muratori; poi, volendo
dare una mano, secondo le sue possibi-
lità, si caricò, con l’aiuto d’altri, una
grossa pietra sulle spalle e s’incamminò
su per i ponti. Tremava tutto, il buon
vecchio, sotto il peso, ma sudato e col
fiatone arrivò in cima. Depose la pietra
e tutto allegro esclamò: «Ora muoio
contento, poiché spero di potere, in
qualche modo, partecipare a tutto il
bene che si farà in questa chiesa».
Don Bosco non diceva mai: «Farò
questo o farò quello…». Diceva sempre:
«Maria Ausiliatrice farà questo e farà
quello…».
Insieme, la Madonna e don Bosco,
hanno fatto una bellissima chiesa!
Non aveva il terreno e
neanche i soldi
Fin dagli inizi degli anni sessanta dell’Ot-
tocento, don Bosco sognava di costruire
una chiesa di ragguardevoli dimensioni;
il motivo immediatamente palesato era
quello dell’angustia della chiesa di San
Francesco di Sales, edificata tra il 1851 e
il 1852. Così si esprimeva con don Paolo
Albera una sera del dicembre del 1862:
“Io pensavo: la nostra chiesa è troppo
piccola, non può contenere tutti i gio-
vani, o vi stanno addossati l’uno all’altro.
Quindi ne fabbricheremo un’altra più
bella, più grande, che sia magnifica. Le
daremo il titolo di Maria Ausiliatrice”.
Il primo febbraio 1863, don Bosco dava
risolutamente inizio al progetto della
nuova chiesa, benché il terreno, dove
aveva sognato di fabbricarla, non fosse
suo e gli mancasse un disegno, ma
spedì un gran numero di circolari per
chiedere l’aiuto dei benefattori.
Gli scavi furono in parte compiuti nel-
l’autunno; passato l’inverno, furono ri-
presi nel marzo del 1864.
Sul finir dell’aprile, per invito del capo-
mastro, don Bosco, accompagnato dai
suoi preti e da molti allievi, scese negli
scavi a gettarvi la prima pietra. Termi-
nata la funzione, per esternare la sua
compiacenza, rivolto al capomastro
Buzzetti disse : « Ti voglio dar subito un
acconto pei grandi lavori!». Così di-
cendo tirò fuori il borsellino, l’aprì e
14
SALESIANI 2012

2.7 Page 17

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versò nelle mani del Buzzetti quanto
conteneva, cioè 40 centesimi. « Sta’
tranquillo, aggiunse don Bosco, la Ma-
donna penserà a provvedere il danaro
necessario per la sua chiesa ». « E Maria,
scrisse in seguito don Bosco, volle Essa
medesima porvi mano e far conoscere
che, essendo opera sua, Ella stessa
voleva edificarla: aedificavit sibi domum
Maria. Oh quanti si raccomandarono a
Maria Ausiliatrice facendo la novena e
promettendo qualche offerta se otte-
nevano la grazia implorata! ».
Una devozione illustrata
Don Bosco non fu un intenditore d’arte,
ma aveva una spiccata sensibilità per le
potenzialità di un edificio religioso nel raf-
forzare la memoria e delle figurazioni ar-
tistiche, di carattere sacro, nel trasmettere
un messaggio. Affidò l’incarico all’archi-
tetto Antonio Spezia, che da tempo era
in amichevole relazione con lui.
Per il prospetto della chiesa di Maria
Ausiliatrice lo Spezia trasse ispirazione
dalla facciata della basilica veneziana di
San Giorgio Maggiore dell’architetto
veneto Andrea Palladio. In cinque anni,
la chiesa fu portata a compimento e fu
consacrata il 9 giugno del 1868.
Dopo la consacrazione della chiesa si
apriva il momento della sua decora-
zione. Certamente don Bosco aveva in
mente un preciso piano iconografico:
voleva, attraverso i dipinti posti sugli
altari e le devozioni che vi si espleta-
vano, comunicare dei contenuti, pre-
sentare al fedele non solo dei santi cui
indirizzare le proprie preghiere, ma
degli esempi da seguire.
Nel giugno del 1868, al momento della
consacrazione, era già al suo posto il
quadro maggiore del pittore Tommaso
Lorenzone, con raffigurata Maria Ausi-
liatrice con in braccio il piccolo Gesù e
circondata dagli apostoli ed evangelisti;
all’altare dedicato a San Giuseppe, nel
transetto sinistro, fece collocare una
tela con San Giuseppe e la Famiglia di
Nazareth dello stesso Lorenzone. Suc-
cessivamente, procedendo verso il
fondo, si incontrava l’altare dedicato a
Sant’Anna, con una tela del pittore Gio-
vanni Battista Fino che aveva come
soggetto l’educazione della Vergine.
Ultimo lavoro, compiuto dopo la morte
di don Bosco, fu la decorazione della
cupola con la Gloria dell’Ausiliatrice. Il
progetto, realizzato dal pittore Giu-
seppe Rollini, è comunque da far risalire
a don Bosco stesso.
Tra gli anni venti e trenta del Nove-
cento i superiori salesiani, in vista della
beatificazione e canonizzazione di don
Bosco, vollero por mano all’amplia-
mento e riqualificazione interna della
basilica. Il Rettor Maggiore don Pietro
Ricaldone affidò all’architetto salesiano
Giulio Vallotti il compito di una nuova
progettazione. Presentata nel 1934 fu
approvata all’unanimità e fu deliberata
l’immediata esecuzione. Il progetto
prevedeva che la chiesa di Don Bosco
avesse a subire la minima mutilazione
possibile: la demolizione dell’abside e
la creazione di un nuovo presbiterio,
che accoglieva un nuovo e prezioso
altare dedicato a Maria Ausiliatrice, af-
fiancato da due ampie cappelle sor-
montate da matronei.
L’architetto Ceradini progettò il nuovo
altare di Don Bosco dove un tempo
c’era quello di San Pietro. Degli apparati
originali furono conservati due soli
altari, quello dedicato a San Giuseppe,
che aveva già subito arricchimenti nel
1889 e quello di San Francesco di Sales
che, sempre nel 1889, aveva sostituito
quello originario, dedicato da don
Bosco ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria.
L’inaugurazione dell’ampliamento,
dell’altare monumentale a San Gio-
vanni Bosco e di parte del rivestimento
marmoreo del santuario, avvenne il 9
giugno del 1938, ricorrendo in quel-
l’anno il cinquantesimo anniversario
della morte di Don Bosco. Con l’inizio
della Seconda Guerra Mondiale i lavori
rallentarono, creando difficoltà di ogni
genere, specialmente economiche, ma
il 19 dicembre 1942 il decoratore
comm. Carlo Cussetti scoprì l’ultima
volta della galleria che gira intorno al-
l’altare maggiore, decretando la con-
clusione dei lavori.
Gli interventi, con l’ampliamento, i rive-
stimento marmoreo, le decorazioni pit-
toriche e i nuovi altari (specialmente
quello dedicato a don Bosco e di Santa
Maria Domenica Mazzarello) crearono
un ambiente prezioso e dai risultati si
ha quasi l’impressione che l’economo
generale don Fedele Giraudi (il propu-
gnatore dei lavori), abbia voluto acco-
stare al santuario mariano, un segno
della grandezza della congregazione
salesiana.
SALESIANI 2012
15

2.8 Page 18

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RITORNARE A DON BOSCO
Italia
L’Università di Don Bosco
C’è una realtà nella Congregazione
salesiana che si presenta con una
connotazione tutta speciale e si caratte-
rizza per la sua internazionalità vissuta in
quella prospettiva che la tradizione
salesiana da sempre ha chiamato“spirito
di famiglia”. Chi c’è dentro se ne accorge.
E non bisogna appartenere alla Famiglia
Salesiana. Gli studenti, a loro dire, lo av-
vertono e lo condividono con quanti
hanno fatto la loro stessa scelta, cioè
quella di formarsi come persone e come
professionisti del futuro presso una delle
sei facoltà dell’Università Pontificia
Salesiana (= UPS) di Roma (Teologia,
Scienze dell’educazione con pedagogia
e psicologia, Filosofia, Diritto canonico,
Lettere classiche e cristiane, Scienze
della comunicazione, a cui è da aggiun-
gere il Dipartimento di Pastorale giova-
nile e Catechetica). Fondata nel 1940, il
24 maggio 1973 Papa Paolo VI l’ha ele-
vata al rango di Università con il Motu
Proprio Magisterium vitae.
Negli ormai oltre 70 anni di esistenza,
l’UPS ha consegnato alla società, alla
Chiesa, alla Congregazione e alla Fami-
glia Salesiana non solo personalità af-
fermate, ma anche una infinità di
pastori e animatori, professionisti ed
esperti, insomma di quei “buoni cri-
stiani e onesti cittadini” sognati da Don
Bosco, capaci di contribuire alla costru-
zione della“civiltà dell’amore”(Paolo VI).
I papi, e Benedetto XVI in particolare,
hanno evidenziato la missione e il ruolo
specifico che l’UPS svolge all’interno
della Chiesa e della società: dedicare
particolare attenzione allo studio e alla
soluzione delle questioni inerenti l’edu-
cazione e l’azione pastorale special-
mente tra i giovani e i ceti popolari,
secondo lo spirito di Don Bosco.
di don Renato Butera, sdb
Sono veramente tante le vocazioni, sa-
cerdotali, religiose e laicali, che si sono
formate in essa. E questo per tutti gli
angoli della terra in ognuno dei cinque
continenti. Oltre 90 sono le nazioni da
cui provengono gli studenti dell’UPS:
un ventaglio di espressioni culturali riu-
nite dall’unico credo che rende ancor
più universale la missione di forma-
zione dell’Università. Questa la caratte-
ristica che la rende speciale rispetto ad
altri centri di studio universitari.
L’UPS è dunque a pieno titolo l’Univer-
sità di Don Bosco per i giovani, non solo
perché rivolge annualmente la sua pro-
posta formativa ai circa 2000 studenti
che la frequentano (senza contare le mi-
gliaia di iscritti nei 28 centri ad essa va-
riamente collegati), ma perché forma
docenti, animatori, formatori, esperti che
a loro volta dedicheranno la loro “sa-
pienza” e competenza, acquisita all’UPS,
a servizio della moltitudine dei giovani
che ritroveranno nel territorio da cui pro-
vengono e per i quali si sono preparati.
La vita accademica ha come criterio
base quello indicato dall’articolo 40
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SALESIANI 2012

2.9 Page 19

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delle Costituzioni dei Salesiani: è “casa
che accoglie, parrocchia che evange-
lizza, scuola che avvia alla vita e cortile
per incontrarsi e vivere in allegria”.
L’UPS è “casa accogliente”, dove si vive
in spirito di amicizia e di solidarietà la
fatica dello studio, sicuri di trovare
qualcuno su cui contare. Esiste infatti,
all’interno dell’Università, l’Equipe di
Pastorale Universitaria, una realtà di vo-
lontariato che viene in aiuto soprat-
tutto a coloro che incontrano le
difficoltà tipiche di chi arriva per la
prima volta in un paese di cui si cono-
sce appena la lingua o in una struttura
accademica che ha delle esigenze ben
diverse da quelle sperimentate du-
rante gli studi superiori. L’accoglienza
si vive intensamente, per esempio, nel
giorno in cui le “vecchie” matricole ac-
colgono le “nuove” introducendole
negli ambienti dell’università.
L’UPS è poi “parrocchia” che evange-
lizza attraverso l’offerta di momenti di
cura e di sviluppo della spiritualità
personale e comunitaria, come la
possibilità quotidiana della celebra-
zione eucaristica e delle confessioni, i
ritiri mensili, la proposta di approfon-
dimento della propria fede o della
vocazione laicale come salesiano coo-
peratore, il confronto con esperienze
forti durante gli ormai tradizionali
“mercoledì di Quaresima”.
L’UPS è anche “cortile” dove coltivare
l’amicizia in spirito di allegria attraverso
momenti di festa come Incontro dei
Popoli, o le agapi fraterne in occasione
delle feste di Don Bosco e di Maria Au-
siliatrice, o la preparazione al Natale, o
le gite o le escursioni a Roma e din-
torni, o le giornate dei curricoli, ecc.
E, soprattutto, l’UPS è “scuola che avvia
alla vita”, la sua vocazione peculiare, at-
traverso la varietà e la serietà della sua
proposta formativa, attenta al pro-
gresso scientifico e culturale e alle
istanze di senso della vita, ed ispirata
ad un umanesimo integrale che sti-
mola il protagonismo degli studenti e
li pone al centro del proprio sforzo in-
tellettuale e di ricerca.
L’UPS, dunque, vuole essere, ed è, l’Uni-
versità di Don Bosco non solo per i gio-
vani, ma dei giovani, dove la persona è
“prima di tutto” e “al di sopra di tutto”.
Non si tratta soltanto di uno slogan,
ma di una intenzione, di una volontà e
- crediamo - anche di una realtà che
sostiene e fa da clima alla intera forma-
zione universitaria
SALESIANI 2012
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2.10 Page 20

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RITORNARE A DON BOSCO
Polonia
Totus Tuus:
Famiglia Salesiana, Famiglia Mariana
VI Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice
Czestochowa, Polonia
La devozione a Maria Ausiliatrice è viva
nella Famiglia Salesiana per volontà dello
stesso Don Bosco.
Dal 3 al 6 agosto 2011 presso il Santuario della Ma-
donna Nera di Częstochowa, in Polonia, si è
svolto il VI Congresso Internazionale di Maria Ausilia-
trice, evento della Famiglia Salesiana, promosso dal-
l’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), che
riconosce nella devozione all’Ausiliatrice uno degli
aspetti carismatici dello spirito comune.
Il motto del Congresso “Totus tuus”, mentre ci pro-
pone la santità e la grande devozione mariana del
Beato Giovanni Paolo II, esprime il nostro filiale affi-
damento a Maria Ausiliatrice per camminare con Lei
sulla via della fede, difendendo i grandi valori della
vita, della famiglia, dell’educazione al fine di rinnovare
il nostro impegno ad essere discepoli autentici ed
apostoli appassionati nel portare il vangelo ai giovani.
La devozione a Maria Ausiliatrice è viva nella Famiglia
Salesiana per volontà dello stesso Don Bosco, che
con la costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice
di Torino, la diffusione della preghiera e la fondazione
di congregazioni e gruppi a Lei dedicati, ha espresso
la consapevolezza che Maria è l’ispiratrice e il soste-
gno dell’opera salesiana.
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SALESIANI 2012

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Dal 1988 si sono celebrati cinque Congressi Internazionali:
Torino-Valdocco nel 1988, in occasione del centenario della
morte di Don Bosco; Cochabamba (Bolivia) nel 1995; Siviglia
(Spagna) nel 1999; Torino-Valdocco nel 2003 in occasione del
centenario dell’incoronazione di Maria Ausiliatrice; Città del Mes-
sico nel 2007.
L’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), fondata da San Gio-
vanni Bosco nel 1869, offre un itinerario di santificazione e di
apostolato secondo il carisma salesiano. Nella Famiglia Salesiana
l’Associazione sottolinea e diffonde il culto eucaristico e la de-
vozione mariana, per l’evangelizzazione e la promozione dei ceti
popolari e della gioventù bisognosa.
SALESIANI 2012
19

3.2 Page 22

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RITORNARE A DON BOSCO
Organizzatore nato, don Bosco non
lasciava alla sola devozione spon-
tanea il culto a Maria Ausiliatrice. Le
dava stabilità con un’Associazione che
da Lei prendeva nome. I testimoni di-
retti hanno visto in questa istituzione
una delle iniziative più care a don
Bosco e di più vasta risonanza dopo
quella delle due congregazioni reli-
giose e dell’associazione dei coopera-
tori.
Come era consueto dire nella presen-
tazione di importanti documenti, don
Bosco attribuiva l’origine dell’Associa-
zione a “ripetute domande”, provenienti
“da tutte le parti e da persone di ogni
età e di ogni condizione” durante e
dopo la costruzione e la consacrazione
della chiesa. Si pensava ad associati “i
quali uniti nel medesimo spirito di pre-
ghiera e di pietà facessero ossequio alla
gran Madre del Salvatore invocata col
bel titolo di Aiuto dei Cristiani”.
Agli associati erano
proposti i seguenti scopi:
» lo zelo nell’accrescere la pietà, la spi-
ritualità, il culto: “promuovere le
glorie della divina Madre del Salva-
tore” (art. 1);
» “dilatare la divozione alla Beata Ver-
gine e la venerazione a Gesù Sacra-
mentato” (art. 2);
» adoperandosi “colle parole, col con-
siglio, colle opere e coll’autorità di
promuovere il decoro e la divozione
nelle novene, feste e solennità che
nel corso dell’anno si compiono ad
onore della B. V. Maria e del SS. Sacra-
mento” (art. 3);
» favorire “la diffusione di buoni libri,
immagini, medaglie, pagelle, inter-
venire e raccomandare l’intervento
alle Processioni in onore di Maria SS.
e del SS. Sacramento, la frequente
Comunione, l’assistenza alla santa
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SALESIANI 2012

3.3 Page 23

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Messa, l’accompagnamento al Via-
tico” (art. 4);
» darsi “la massima cura per sé e presso
le persone”“dipendenti d’impedire la
bestemmia e qualunque discorso
contrario alla religione e per quanto
sta in loro togliere qualunque osta-
colo che possa impedire la santifica-
zione dei giorni festivi” (art. 5).
I mezzi erano ricondotti ad una intensa
vita di pietà personale: “Accostarsi alla
santa Confessione e Comunione ogni
quindici giorni od una volta al mese e
ascoltare ogni giorno la santa Messa
purché le obbligazioni del proprio stato
lo permettano”(art. 6); erano suggerite,
ai semplici fedeli, giaculatorie appro-
priate mattino e sera, e, ai sacerdoti, l’in-
tenzione di pregare nella santa Messa
per tutti gli Aggregati a questa pia As-
sociazione: “Queste preghiere - sottoli-
neava - serviranno come di vincolo ad
unire tutti gli associati in un cuor solo
ed un’anima sola per rendere il dovuto
onore a Gesù nascosto nella santa Eu-
caristia ed all’augusta sua Genitrice,
partecipare di tutte le opere di pietà
che si compieranno da ogni Associato”
(art. 7). Alla crescita spirituale degli as-
“i quali uniti nel medesimo
spirito di preghiera e di pietà
facessero ossequio alla gran
Madre del Salvatore invocata
col bel titolo di Aiuto dei
Cristiani”.
sociati, nel “far comunione di tutte le
opere buone”, di preghiere e di indul-
genze, provvedevano con dovizia
anche gli otto articoli del titolo Van-
taggi spirituali.
Per una maggior diffusione dell’Asso-
ciazione don Bosco ottenne la sua ere-
zione ad Arciconfraternita, con la
facoltà di aggregarsi associazioni con-
simili già esistenti o da erigersi. La con-
cedeva Pio IX con il breve Sodalitia
Fidelium del 5 aprile 1870, che però
limitava la facoltà di aggregazione
all’arcidiocesi di Torino. Con successivo
breve Expositum Nobis del 2 marzo
1877 la facoltà veniva estesa a tutte le
diocesi del Piemonte.
Dopo la morte di don Bosco, Leone XIII,
prima col breve Admotae Nobis preces
del 25 giugno 1889, concedeva la fa-
coltà di aggregazione di tutte le consi-
mili associazioni “erette o da erigersi in
qualsivoglia chiesa o pubblico oratorio
appartenenti alla Società salesiana e
dovunque si trovino”; poi, col breve
Cum multa del 19 gennaio 1894 con-
feriva in perpetuo al rettor maggiore
dei Salesiani e ai suoi successori la fa-
coltà di poter “validamente e lecita-
mente erigere altre associazioni del
medesimo nome ed istituto in ogni
luogo ove esistano case e chiese della
Congregazione e le erette associazioni
aggregare alla sopraddetta Arciconfra-
ternita”; due anni dopo col breve
Sodalitas del 25 febbraio 1826 conce-
deva al rettor maggiore e ai suoi suc-
cessori la facoltà di “aggregare alla
medesima Arciconfraternita, esi-
stente nella chiesa di Maria Ausilia-
trice in Torino, altre associazioni dello
stesso scopo e tenore in qualunque
chiesa o diocesi siano canonicamente
erette”. Infine, la S. Congregazione dei
religiosi con rescritto del 31 luglio 1913
accordava il privilegio che il rettor mag-
giore potesse erigere canonicamente
le Associazioni dei Divoti di Maria Ausi-
liatrice anche nelle case dell’Istituto
delle FMA e aggregarle alla Primaria di
Torino.
SALESIANI 2012
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3.4 Page 24

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RITORNARE A DON BOSCO
Brasile
Bollettino Salesiano:
a servizio della Vita!
di don Nivaldo Luiz Pessinatti, sdb
Un viaggio cosciente
Se le grandi sfide o catastrofi stimo-
larono soluzioni inedite, la routine
della vita quotidiana non sempre offre
altrettante sollecitazioni ai cambia-
menti che, spesso, sono anche neces-
sari. La stampa, nata dalla ripetizione
monotona giornaliera, sembra sia
inclusa in questo elenco. L’effetto mol-
tiplicatore, però, della stampa può
essere considerato uno dei maggiori
eventi trasformatori dell’umanità.
Don Bosco intuì ed attuò molto rapi-
damente l’uso di questa soluzione in-
novatrice di comunicazione. E, inoltre,
le diede una vivacità ed un sapore as-
solutamente cristiani.
Il Bollettino Salesiano, ora in varie
lingue con stili, sfumature e colori di-
versi, conferma la solidità e la conve-
nienza di questa intuizione cristiana.
Nel febbraio 1902, il Bollettino in
lingua portoghese divulga a brasiliani,
portoghesi e “colonie” lusitane la ric-
chezza e forza di un lavoro, che aveva
e avrebbe avuto una lunga storia da
raccontare.
La prima edizione portoghese fa risal-
tare, con eleganza e accuratezza, tutti
gli ingredienti del prezioso tesoro di
iniziative salesiane presenti in Europa
ed America: testi ricchi di dettagli, di
vita e foto ad alta definizione sono
alcuni indicatori della qualità di questa
comunicazione.
Sfogliando il primo numero (Anno 01,
n. 01 febbraio 1902) e confrontandolo
con i seguenti, ci troviamo di fronte ad
una realistica epopea di compromessi
con la vita: cronache, testimonianze di
dedizione dei missionari, segnalazioni
di educatori, giovani, laici e religiosi.
Più che un semplice deposito di curio-
sità culturali “esotiche”, questo veicolo
di comunicazione diventa un vero
araldo rivelatore e socializzatore di pro-
getti di vita dedicati al bene del pros-
simo ed alla difesa della vita di tante
popolazioni diverse: basta pensare
come erano descritte e divulgate le
“missioni”.
Durante il difficile periodo della prima
guerra mondiale, viene interrotta la
pubblicazione del Bollettino Salesiano.
Tuttavia, poco dopo, ritorna a circolare
con regolarità bimestrale e con mi-
gliore qualità grafica.
L’interruzione della sua pubblicazione
durante la seconda guerra mondiale,
fu molto più lunga: si protrasse per
quasi dieci anni!
Da questa situazione sfavorevole, però,
sorge l’opportunità, subito sfruttata,
per diversificare e decentrare il Bollet-
tino Salesiano.
Nel 1950 il Brasile salesiano inizia la
pubblicazione del Bollettino Salesiano
brasiliano: anno 1, numero 1, elabo-
rato, impaginato e stampato in São
Paulo, sotto la direzione dell’Ispettore
Don Giovanni Resende, cessando di
essere tradotto in portoghese ed assu-
mendo una fisionomia brasiliana, pur
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SALESIANI 2012

3.5 Page 25

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mantenendo uno stretto vincolo di
identità con il carisma salesiano.
Nel 2012 si completarà una serie inin-
terrotta di 62 anni di pubblicazione.
Dal 1957 fino al 1972 la rivista venne
chiamata “La Rivista Salesiana”. Questo
cambiamento doveva aiutare a supe-
rare il senso riduttivo del termine “bol-
lettino” usato in Brasile. Nella prima
edizione de 1972, però, ritorna nuova-
mente il suo nome originale: Bollettino
Salesiano, che rimane fino ad oggi.
Successi e sfide
Lo sviluppo, la diffusione e l’uso del Bol-
lettino Salesiano furono e sono ancora
preoccupazioni costanti dei suoi diret-
tori.
Per lungo tempo l’edizione brasiliana
fu sostenuta dallo sforzo e buona vo-
lontà di un direttore. Attualmente la
redazione è composta di SDB e FMA e
da un Salesiano Cooperatore. Il desi-
derio di una maggiore professionalità
è stata una costante: giornalisti, impa-
ginatori,
stampa, di-
stribuzione.
Per diversi decenni la circolazione del
Bollettino Salesiano fu di 20.000 copie.
Negli ultimi cinque anni ha raggiunto
la tiratura di ben 100.000 copie. Inoltre,
in collaborazione con la RSE (Rete
Salesiana di Scuole), produce una col-
lezione di fumetti, che trattano la vita
dei Santi e Sante Salesiani.
In questo senso c’è stata una crescita si-
gnificativa; tuttavia, rimane ancora la
sfida della diffusione e uso da parte
delle Comunità Salesiane, cioè fare del
Bollettino Salesiano uno strumento di
informazione e formazione salesiana
ampiamente utilizzato dalle comunità
educative-pastorali.
Diverse iniziative e strategie sono
suggerite alle parrocchie, scuole ed
opere sociali, perché utilizzino il Bol-
lettino Salesiano come strumento di
comunicazione salesiana. Ispettori ed
Ispettrici sono impegnati a dare ogni
tipo di appoggio: motivando le Co-
munità, espandendo la circolazione,
ecc.
La divulgazione del Bollettino Salesiano
on-line é stato un traguardo impor-
tante. Tuttavia, l’interattività e la flessibi-
lità di questo strumento esigono un
nuovo progetto, una nuova piatta-
forma e nuove figure professionali per
diventare un portale di riferimento
della comunicazione salesiana nel Bra-
sile: e questo è già in costruzione.
Abbiamo anche un importante indica-
tore della sua significatività: studenti
master di alcune Univertà brasiliane
hanno scelto il Bollettino Salesiano del
Brasile come oggetto della loro ricerca
accademica sia nell’area della comuni-
cazione e sia nell’area sociale.
Nel frattempo, il Bollettino Salesiano del
Brasile, attraverso le sue edizioni bime-
strali, resta impegnato ad essere uno
strumento incentrato sul servizio alla
vita.
SALESIANI 2012
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3.6 Page 26

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RITORNARE A DON BOSCO
Chiamati alla Santità
Nella luce della strenna del 2011 ricordiamo che la vocazione fondamentale è quella alla santità. La
Postulazione rende grazie per alcune mete relative ai processi in corso e invita a conoscere e a
pregare questi testimoni che hanno realizzato l’invito evangelico: “Venite e vedrete”.
24 settembre 2010: Andrej Majcen
Apertura a Ljubljana Rakovnik (Slovenia)
dell’inchiesta diocesana per la beatificazione del
Servo di Dio Andrej Majcen SDB (1904–1999),
sacerdote e missionario, “patriarca dei salesiani” nel
Vietnam.
29 ottobre 2010: Augustus Arribat
Consegna della Positio relativa al Servo di
Dio Augusto Arribat SDB (1879–1963). Viso
aperto e sorridente, questo figlio di don Bosco non
allontanava nessuno. Mentre la sua magrezza e il
suo ascetismo richiamavano il curato d`Ars, il suo
sorriso e la sua dolcezza erano davvero di un
salesiano.
19 febbraio 2011: Constantine Vendrame
A Shillong (India) chiusura dell’inchiesta dio-
cesana relativa al Servo di Dio Costantino Ven-
drame SDB (1893-1957). Grande missionario,
puntò sulla formazione di catechisti laici che evan-
gelizzavano le comunità. Da buon salesiano avviò
e seguì gli oratori festivi, educò centinaia di bam-
bini. Portò il cristianesimo anche tra gli indù, i
mussulmani e i metodisti.
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SALESIANI 2012
di don Pierluigi Cameroni, sdb
27 aprile 2011: Stephen Sándor
Consegna della Positio di Sándor Stefano
SDB (1914-1953), coadiutore, martire. Sua co-
stante preoccupazione fu quella di essere fedele alla
vocazione di salesiano coadiutore. Invece di rifu-
giarsi all’estero rimase in patria per salvare la gio-
ventù ungherese.
24 maggio 2011: Jan Swierc
Chiusura dell’inchiesta diocesana del marti-
rio dei Servi di Dio Jan Swierc e 7 compagni SDB,
dell’ispettoria di Cracovia e martirizzati ad Au-
schwitz, e di Franciszek Miśka SDB, dell’ispettoria
di Piła, martire a Dachau. Testimoni di Cristo in
una delle ore più buie della storia dell’umanità.

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23 ottobre 2011: Luigi Guanella
Canonizzazione del beato Luigi Guanella
(1842-1915). Conquistato da don Bosco e dal
suo carisma, divenne fondatore di congregazioni
dedite all’educazione della gioventù, all’assistenza
dei malati mentali, all’accompagnamento e al so-
stegno degli anziani trascurati.
7 giugno 2011: Anna María Lozano Díaz
Ad Agua de Dios (Colombia), apertura del-
l’inchiesta diocesana della Serva di Dio Anna
Maria Lozano Díaz (1883-1982), confondatrice
dell’istituto delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e
di Maria. Affascinata dal carisma del beato Luigi
Variara, ne divenne la discepola e l’erede più
fedele.
27 giugno 2011: Laura Meozzi
Laura Meozzi FMA (1873-1951), viene di-
chiarata Venerabile. Pioniera della presenza delle
FMA in Polonia, pur nella povertà estrema apre
case per ogni esigenza: per bambini orfani e ab-
bandonati, per le ragazze, le postulanti, le novizie,
le suore; poi i rifugiati, i perseguitati, gli ammalati,
i profughi...
SALESIANI 2012
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3.8 Page 28

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SALESIANI 2012
CREARE
CULTURA
VOCAZIONALE
Parole e Azioni 28
Venite e vedrete 30
Seguire le Sue orme 32
Volontariato, movimento vocazionale e missionario 34
Pellegrinaggio annuale dei ministranti 36
Non è noto se una cosa è buona fin quando non viene provata 38
Non dimenticare mai di GIOCARE! 40
GMG, “una festa della fede” 42
Movimento Giovanile Salesiano alla festa della fede 44
«Siete la speranza di Dio e anche la nostra» 46
Dal volontariato rinasce la Speranza 48
Forum dei giovani: venite e vedrete 50
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SALESIANI 2012

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SALESIANI 2012
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3.10 Page 30

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Australia
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SALESIANI 2012
Parole e Azioni
di don Frank B. Freeman, sdb
Un oratore rivoluzionario almeno di nome, se
non per la sua fama, esponeva a un corso di
studenti universitari la necessità di una drastica ri-
forma sociale e di leader convinti che la conduces-
sero. «Ditemi, c’è un leader politico odierno per cui
sareste disposti a morire?». Con sua delusione, nel-
l’aula regnò un perfetto silenzio. A un certo punto, in-
tervenne uno studente: «No, ma sto cercando
qualcuno per cui vivere». Si aprì una vivace discussione
tra gli studenti, che a quel punto non prestavano più at-
tenzione all’oratore, sul modo in cui fosse possibile indivi-
duare una persona per cui vivere. Furono presentati alcuni
nomi di leader rivoluzionari di epoche recenti, che si erano
esibiti sulla scena del mondo, ma tanti, dopo aver incontrato
il sostegno popolare, avevano manifestato punti deboli. Dopo
aver raggiunto il potere, avevano rapidamente adottato uno
stile di vita ricco e opulento. Avevano così sconfessato le belle
parole che avevano pronunciato di fronte alle masse e dunque
non erano sicuramente persone per cui valesse la pena vivere, per
non parlare di morire.
L’oratore comprese di essere stato accantonato. Per ricuperare
l’attenzione degli studenti, pose questa domanda: «Come pro-
ponete di individuare questa persona concreta per cui vor-
reste vivere?». Lo stesso studente che era intervenuto per
primo rispose: «È semplice: basta vedere come vive
realmente dietro la facciata dei suoi discorsi rivoluzio-
nari. Vediamo se il suo modo di vivere è in armonia con
le sue parole».
La storia è piena di personaggi per cui non valeva la pena
morire e anche di persone per cui vale la pena vivere: il
Nuovo Testamento ce ne presenta due.
Giovanni Battista, ardente rivoluzionario, il cui carat-
tere fu temprato nella durezza del deserto per
molti anni, non era un ipocrita. Il suo richiamo
rivoluzionario al pentimento caratterizzava il
suo stile di vita. Tanti giovani entusiasti ne
erano affascinati, perché proponeva la rea-
lizzazione dei loro ideali per una società mi-
gliore. Era un uomo per cui sarebbero
potuti vivere.
Un giorno, però, la loro guida compì

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Le sue parole erano sempre in armonia con le sue
azioni. Don Bosco invitò i giovani ad andare a stare
con lui “e molti rimasero”.
un’azione insolita di fronte a un gruppo
di discepoli riuniti per una missione.
Indicò uno più grande di lui, per il quale
valeva la pena vivere. «Ecco l’Agnello di
Dio… più grande di me. Io non sono
degno nemmeno di abbassarmi a slac-
ciargli i sandali». Alcuni suoi discepoli,
affascinati dall’idea di seguire una per-
sona più grande di lui, guardarono da
una certa distanza colui che Giovanni
aveva indicato. Allora Gesù, compren-
dendo che lo seguivano, domandò
loro direttamente: «Che cosa volete?».
Desiderando sapere qualcosa in più su
di lui, gli domandarono a loro volta:
«Maestro, dove abiti?». Gesù rivolse loro
un invito: «Venite e vedrete». Essi «an-
darono, videro dove Gesù abitava e ri-
masero con lui».
Centocinquant’anni fa, alcuni giovani
che vivevano nella città industriale di
Torino, nell’Italia settentrionale,
furono affascinati da un giovane sa-
cerdote che compiva grandi sforzi per
aiutare i giovani a sopravvivere in
mezzo a tutte le ingiustizie e allo sfrut-
tamento del lavoro a vantaggio di
grandi profitti privati. Questo sacer-
dote, che si chiamava don Bosco, era
arrivato in città dopo essere stato for-
mato da una vita di povertà conta-
dina e dalla difficoltà dei tempi.
Vivendo con loro, don Bosco condi-
vise non solo i suoi scarsi beni terreni,
ma anche l’amore di sua madre. Inse-
gnò loro ad acquisire le capacità di
base per migliorare le loro opportu-
nità di lavoro e per diventare buoni
cristiani e onesti cittadini. Le sue
parole erano sempre in armonia con
le sue azioni. Don Bosco invitò i gio-
vani ad andare a stare con lui “e molti
rimasero”. Vedevano in lui e nella sua
missione una persona per cui valesse
la pena vivere.
Noi, salesiani di don Bosco di oggi,
siamo i suoi successori. Attraverso la
storia della nostra famiglia abbiamo
saputo come viveva. Abbiamo ascol-
tato il suo invito: «Venite e vedrete». Noi
«siamo andati a vedere dove abitava e
siamo rimasti con lui».
Nelle nostre scuole, nei centri giovanili,
nelle missioni e nelle parrocchie che
animiamo, siamo i rivoluzionari di don
Bosco, lavoriamo per i giovani che sono
preda dello sfruttamento da parte di
una società materialista il cui vangelo
senza Dio è un grande inganno: l’idea
che il potere, i beni materiali e il piacere
diano la felicità.
Dunque, noi proponiamo ai giovani di
oggi lo stesso invito di Gesù e di don
Bosco: «Venite e vedrete», perché
queste sono guide per cui vale la pena
vivere.
SALESIANI 2012
29

4.2 Page 32

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Portogallo
VENITE E VEDRETE
di don João de Brito Carvalho, sdb
I contenuti essenziali della Strenna
del Rettor Maggiore sono stati dif-
fusi a luglio 2010 e sono diventati il
punto di partenza per la program-
mazione a livello provinciale e locale.
Questo ci ha permesso di vedere che
le comunità provinciali e locali, pa-
storali ed educative e i gruppi della
Famiglia Salesiana potevano acco-
gliere la Strenna del Rettor Maggiore
come riferimento per l’anno scola-
stico e altre attività pastorali nel
corso dell’anno.
“Venite e vedrete”: la cultura
in Portogallo
Agli inizi di gennaio 2011 abbiamo
pubblicato 1500 volumetti con il com-
mento del Rettor Maggiore sulla
Strenna. L’iniziativa era finalizzata a ga-
rantire che ogni partecipante avesse in
mano una copia dell’opera quando
fosse stata presentata la Strenna. Il 15
gennaio, oltre 600 persone tra SDB,
FMA, membri di altri gruppi della Fami-
glia Salesiana e altri laici che condivi-
dono varie responsabilità con noi si
sono recate a Fatima per conoscere
l’idea fondamentale: «Venite e vedrete».
Il commento alla Strenna è stato pre-
sentato in forma sintetica dai due ispet-
tori (degli SDB e delle FMA) ed è stato
poi illustrato da un DVD che la Congre-
gazione ha prodotto e inviato in tutto
il mondo. L’incontro è stato coordinato
dal delegato nazionale per la Famiglia
Salesiana.
Come parte del progetto per incorag-
giare una “cultura della vocazione” in
ogni comunità locale, l’Ispettore, du-
rante la sua visita consueta alle comu-
nità, ha presentato la Strenna e il
commento ai Salesiani, ai laici, ai gruppi
giovanili, al Movimento Giovanile
Salesiano, ai gruppi parrocchiali. Sono
stati particolarmente coinvolti in
questa iniziativa i gruppi vocazionali di
ogni comunità. Il DVD, utilizzato inte-
gralmente o in parte, è stato molto
utile.
Per ampliare l’ambito delle riflessioni
del Rettor Maggiore, è stata inviata una
copia del commento alla Strenna alle
autorità civili del paese, ai vescovi dio-
cesani e ad altri superiori di comunità
religiose maschili e femminili.
Il servizio ai giovani
A livello nazionale, il gruppo vocazio-
nale dell’ispettoria ha aiutato le comu-
nità locali a far conoscere la Strenna e
accompagnare i giovani a individuare i
semi di una chiamata alla vita consa-
crata o sacerdotale.
Le principali attività intraprese dal
gruppo che offre il suo servizio ai gio-
vani sono state:
30
SALESIANI 2012

4.3 Page 33

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gli “incontri Don Bosco”, un’iniziativa
che è stata proposta quest’anno in
varie comunità per presentare la vo-
cazione salesiana ai giovani con in-
contri a periodicità regolare;
il 24 ottobre 2010, un incontro
nazionale per giovani a Mogofores
nell’ambito del Pellegrinaggio nazio-
nale della Famiglia Salesiana al San-
tuario Nazionale di Maria Ausliatrice;
il 22 – 23 gennaio, Flashbosco (per
adolescenti) a nord e a sud; il 5 feb-
braio, Incontro per preadolescenti, a
nord e a sud; 9 – 10 aprile, Pasqua per
i Giovani – ritiro per giovani a Fatima;
14 – 15 maggio, Giornata nazionale
del Movimento Giovanile Salesiano
in concomitanza con il 59° Pellegri-
naggio della Famiglia Salesiana a
Fatima, comprendente anche un
forum giovanile sulla Strenna;
10 giugno, Giorno dell’Ispettoria, a
cui sono stati invitati anche i giovani
partecipanti al cammino di discerni-
mento vocazionale;
18 – 22 luglio, Campo nazionale del
Movimento Giovanile Salesiano per
preadolescenti e adolescenti - tema
principale: la cultura della vocazione.
Gruppi della Famiglia
Salesiana
Con la guida della Consulta Nazionale
della Famiglia Salesiana, che si riunisce
tre volte l’anno, è stata elaborata l’idea
di una cultura della vocazione. Questa
idea è diventata parte delle opportu-
nità di formazione e dei ritiri della Fa-
miglia Salesiana ed è stata il tema
centrale dei due pellegrinaggi nazio-
nali al Santuario di Maria Ausiliatrice a
Mogofores e al Santuario Internazio-
nale di Fatima.
SALESIANI 2012
31

4.4 Page 34

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Thailandia
Seguire le Sue orme
di don Dominic Savio Amnuai, sdb
«Venite e vedrete» è la strenna salesiana del 2011.
È un invito del “Rettor Maggiore” all’impegno
per le vocazioni nel mondo salesiano. È per noi
una chiamata a tornare a San Giovanni Bosco,
il nostro fondatore, e a ripensare a Gesù nostro
Maestro d’Amore, per comprendere che cosa
Don Bosco pensava, che cosa ha detto e che
cosa ha fatto, e a seguire le sue orme nella
nostra vita salesiana quotidiana.
Oggi in ailandia la Congregazione
Salesiana ha quattro seminari per
formare i giovani che
diventeranno salesiani e
continuare l’opera
salesiana in futuro:
Il Seminario Santa Teresa del Bambino
Gesù (Hua Hin), fondato nel 1947 (1947 –
1970) e chiuso per circa dieci anni (1971 –
1980). È stato poi riaperto nel 1981 e con-
tinua a operare come seminario per giovani
provenienti da tutta la ailandia, a ecce-
zione della diocesi di Chiang Mai. I nostri
seminaristi di questo centro studiano presso
la Hua Hin Vitthayalai School.
Il Seminario San Giovanni
Bosco (Doi Saked Chiang Mai), fon-
dato nel 2009, è anche un seminario
per i giovani della diocesi di Chiang
Mai, che studiano presso la Sarasat-
Chiang Mai School.
32
SALESIANI 2012

4.5 Page 35

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Il Seminario Sacra Famiglia (Na-
zareth Banpong), fondato nel 1990, è
un centro per ragazzi più grandi che
portano a termine gli studi superiori e
frequentano la Sarasit School Banpong.
Il Seminario San Pietro (Sampran)
fondato nel 1977, è una Casa per postu-
lanti, novizi e post-novizi che studiano
filosofia presso il Saengtham College.
In
questi quattro
seminari, i nostri
giovani hanno la
possibilità di formarsi nello
spirito di Don Bosco e di
cercare di seguire le orme di
Gesù. Ogni giorno hanno tempo
per studiare, conoscere lo spirito
salesiano, metterlo in pratica in vari
campi e sperimentare la loro vera
vocazione salesiana. Diciamo che
«questi seminari sono nel cuore della
nostra Congregazione Salesiana».
SALESIANI 2012
33

4.6 Page 36

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Ecuador
Volontariato movimento vocazionale e missionario
Rafael Correa, l’attuale Presidente
della Repubblica del Ecuador, è
stato uno degli oltre 2.000 giovani che
hanno lasciato la loro casa per com-
piere un’esperienza di volontariato
salesiano nella regione montagnosa
della Cordigliera delle Ande, a Zumba-
hua, una comunità indigena e un
luogo di missione ubicato a 3.500 metri
di altitudine.
Dopo un periodo di formazione, Ga-
briela Jiménez è stata mandata nella
giungla dell’Ecuador a condividere lo
spirito salesiano con gli indigeni Achuar
presso la missione Wasakentsa.
Il movimento di volontariato salesiano
in Ecuador, che prevede un intero anno
di servizio, è stato avviato nel 1971. A
quattro decenni di distanza, ha subito
un processo di evoluzione e consolida-
mento ed è un’opportunità per l’impe-
gno sociale al servizio dei giovani. A
partire dal 1980, le comunità delle FMA
hanno aperto le loro porte per acco-
gliere giovani volontarie e ora parteci-
pano a un impegno congiunto con i
loro confratelli salesiani. Tempo dopo,
negli anni 1990, le Figlie del Sacro Cuore
di Gesù e di Maria hanno accolto
questo modello e hanno elaborato un
programma di formazione che in spa-
gnolo viene definito JUVOMI: Juvenil
(Giovanile), Vociacional (Vocazionale),
Misionero (Missionario). Il movimento di
volontariato prevede tre fasi: “prima”
(pre-volontariato), “durante” (il periodo
di volontariato effettivo) e “dopo” (“vo-
lontari per sempre” o VPS). Molti volon-
tari provengono da comunità e opere
salesiane.
di don Juan Cárdenas, sdb
Il movimento di volontariato ha oggi
una forte componente sociale, eccle-
siastica e vocazionale.
» L’attività di volontariato è presentata
come un’opportunità di impegno
civile finalizzata al rafforzamento del
tessuto sociale, della solidarietà e
della democrazia.
» I giovani volontari vengono mandati
in 40 comunità salesiane e 8 comu-
nità religiose femminili non salesiane,
ma fanno parte della chiesa locale.
Qui lavorano in stretta collaborazione
e favoriscono lo sviluppo di un au-
tentico spirito di chiesa.
» Negli ultimi vent’anni, il movi-
mento di volontariato è stato una
sorgente unica di vocazioni per
34
SALESIANI 2012

4.7 Page 37

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Il movimento di volontariato svolge un
ruolo molto importante, perché permette
ai giovani di compiere un’esperienza di
vita al servizio dei più poveri.
l’Ispettoria. Don Marcelo Farfán,
l’ispettore, ha detto che nell’am-
bito del Progetto vocazionale
dell’Ispettoria il movimento di vo-
lontariato svolge un ruolo molto
importante, perché permette ai
giovani di compiere un’esperienza
di vita al servizio dei più poveri; i
giovani “vengono e vedono” e,
mentre alcuni decidono poi di
diventare salesiani, tutti vivono
un’esperienza molto concreta di
Don Bosco nella loro vita.
Questa proposta è cominciata come
iniziativa personale, ma è poi diven-
tata una scelta dell’ispettoria e
anche interispettoriale. Al momento
abbiamo un solo progetto di volon-
tariato che coinvolge tutta la Fami-
glia Salesiana, orientato al lavoro di
squadra sotto tutti gli aspetti: anima-
zione, coordinamento, condivisione
e risorse, per rafforzare il movimento
di volontariato missionario in Ecua-
dor.
Il numero di volontari è più o meno
equivalente per ambo i sessi e due
volte all’anno mandiamo da 80 a 100
volontari a compiere il loro servizio.
L’Ispettoria accoglie anche volontari
provenienti da Austria, Germania,
Italia e Stati Uniti. Vediamo così che i
giovani sono parte della vita e dell’at-
tività delle comunità e si trovano in un
contesto adatto per un’esperienza di
apostolato e una vita di fede. Fac-
ciamo anche del nostro meglio affin-
ché i volontari siano adeguatamente
accompagnati. Accompagnare i gio-
vani mentre portano a termine la loro
esperienza di volontariato, vedere che
diventano cittadini attivi che matu-
rano una visione cristiana della vita, è
un impegno importante
SALESIANI 2012
35

4.8 Page 38

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Polonia
Pellegrinaggio annuale dei ministranti
di S. Robert Gajewski, sdb
Il pellegrinaggio annuale dei ministranti (che in
polacco è indicato con l’acronimo PIM) è un
grande incontro di ministranti dell’Ispettoria
Salesiana di San Giovanni Bosco a Wrocław, in
Polonia.
Da 30 anni, i primi giorni di maggio i giovani si
recano a trascorrere alcuni giorni al Santuario di
Maria Ausiliatrice a Twardogóra per celebrare il loro
essere ministranti e cimentarsi in gare sportive di
ogni sorta.
Nel corso di questo periodo di tempo, riteniamo
che circa 20.000 giovani ministranti abbiano par-
tecipato a un avvenimento che normalmente im-
pegna ogni anno approssimativamente 700
partecipanti. Questa iniziativa è un’immensa im-
presa organizzativa. I circa 100 componenti dello
staff e arbitri sono giovani Salesiani che sovrinten-
dono all’intero evento. I ministranti sono sistemati
in varie sedi a Twardogóra: scuole, scuole dell’in-
fanzia e pensionati.
I giochi si tengono in città, in diverse strutture
sportive e presso l’oratorio della chiesa.
I partecipanti provengono soprattutto dai nostri
centri salesiani, ma alcuni arrivano anche da par-
rocchie non salesiane. È proposta un’ampia
scelta tra 30 giochi diversi, individuali e di
36
SALESIANI 2012

4.9 Page 39

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I partecipanti provengono
soprattutto dai nostri centri
salesiani, ma alcuni arrivano anche
da parrocchie non salesiane.
gruppo, divisi in 4 fasce di età e vengono
svolte anche molteplici altre attività, sport, li-
turgia, quiz sulle vite dei santi. I ministranti par-
tecipano ogni giorno alla Messa. Le sere sono
dedicate alla cosiddetta “ricreazione culturale”
(musica, giochi, drammatizzazioni) e alla for-
mazione spirituale (preghiere serali, servizio in
chiesa, “buonenotti”).
Il pellegrinaggio annuale PIM di maggio è il co-
ronamento dell’impegno per questi ministranti.
Nel corso dell’anno, in varie zone della nostra
Ispettoria sono proposti mini-incontri di questo
tipo, durante i quali i giovani svolgono diverse
attività sportive: calcio, pallavolo, basket, nuoto.
C’è anche spazio per la formazione spirituale e
liturgica. I punti totalizzati in occasione di questi
mini-eventi sono poi aggiunti a quelli conseguiti
all’evento principale che si tiene a maggio e pos-
siamo dunque dire che l’idea di questa festa è
mantenuta viva nel corso di tutto l’anno e non
si circoscrive a pochi giorni a maggio.
Partecipano all’organizzazione dell’evento per-
sone che fanno parte della comunità locale e
del consiglio cittadino, nostri benefattori e vo-
lontari.
Il pellegrinaggio ha il suo inno, un luogo e un
sito Internet: www.pim.salezjanie.pl
SALESIANI 2012
37

4.10 Page 40

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Malta
Non è noto se una cosa è buona
fin quando non viene provata
di don Paul Formosa, sdb
Il Centro di Pastorale Giovanile Salesiana (Salesian Pastoral Youth Ser-
vices, SPYS), gestito da un gruppo di esperti animatori di gruppi gio-
vanili sotto la direzione del salesiano don Paul Formosa, cerca di
elaborare e realizzare un programma di formazione globale per i
giovani; questo obiettivo viene raggiunto con vari seminari e
altre attività finalizzate a radunare giovani che provengono da
vari percorsi di vita.
Da molti anni, una tra le attività principali svolte dallo SPYS con-
siste nell’offrire ai giovani maltesi esperienze di volontariato in
comunità salesiane in altre nazioni, in particolare in paesi in via
di sviluppo. Lo SPYS nel corso degli anni ha costruito un rap-
porto molto forte con varie comunità cristiane in India e in
Ghana, sebbene abbia anche indirizzato volontari ad altre
organizzazioni che fanno parte della rete “Don Bosco
Youth-Net ivzw”, che comprende varie realtà salesiane
di 13 paesi europei.
L’esperienza, però, inizia prima della par-
tenza e non si conclude con il ritorno. I re-
sponsabili dello SPYS ritengono che
questa esperienza sia un percorso che
comincia molto prima dell’arrivo nella
comunità di destinazione. All’inizio
dell’anno, infatti, si tiene un primo in-
contro informativo per coloro che pen-
sano di fare una attività di volontariato. I
giovani interessati hanno la possibilità di ascol-
tare esperienze di prima mano e, così, poter va-
lutare meglio l’attività di volontariato e lo spirito
salesiano.
Segue una serie di incontri ricchi di attività, du-
rante i quali i futuri volontari hanno l’opportunità
di conoscere Don Bosco e il sistema preventivo,
di riflettere su varie situazioni che potrebbero
sperimentare durante il loro viaggio, ad esem-
38
SALESIANI 2012

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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pio il contatto con una cultura diversa, o la
mancanza di alcune comodità date per scon-
tate nella vita quotidiana dei volontari. Alcuni
incontri sono finalizzati a identificare le loro
capacità; ai futuri volontari viene anche offerta
la possibilità di scoprire se stessi e, in modo par-
ticolare, il lato creativo, in modalità nuove che
non avevano sperimentato prima.
Per quanto curati, gli incontri di pre-
parazione non possono essere
uguali all’esperienza concreta.
Ogni esperienza è unica. I volontari
condividono molti aspetti: tutti ap-
prezzano l’esperienza di impegno
con i bambini; raccontano loro
storie, li fanno sorridere, giocano
con loro, tengono brevi discorsi
istruttivi, disegnano volti, li aiutano a
fare i compiti, realizzano insieme
opere artistiche.
Spesso accade che i veri allievi fini-
scano per essere i volontari! Ogni
piccola nozione di inglese o mate-
matica che possono insegnare ai
bambini, è poco rispetto all’espe-
rienza vitale che li porta a scoprire
le tante cose che hanno, ma che
spesso danno per scontate. Per
questo capita che, sulla scia del
«Venite e vedrete!», i volontari
quando tornano a Malta sono
più ricchi interiormente e de-
siderosi di dedicarsi ad
altre iniziative di volon-
tariato.
SALESIANI 2012
39

5.2 Page 42

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Bolivia
Non dimenticare mai di GIOCARE!
di ea Ricchiuto
A lcune volte ho commesso un errore, e non lo ri-
peterò mai più. Ho dimenticato di giocare.
Quando ero frustrata con le ragazze durante il “mo-
mento dello studio individuale”(estudios), il mio primo
pensiero era mettermi davanti al computer e tutto
procedeva meglio. Il computer è lo strumento di col-
legamento con la mia vita precedente in California,
ma al momento la mia casa non è là. La mia casa è in
Bolivia e non posso andare via accendendo un com-
puter.
L’”Estudios”termina alle 17 e il Rosario comincia verso
le 18,30. Le ragazze hanno così un’ora e mezza di
tempo per raccogliere gli indumenti, consumare uno
spuntino (merienda), e, l’attività più importante, gio-
care. Questo è il momento migliore per giocare,
perché le ragazze sono state sedute a lungo e sono
pronte!
Quando tutte hanno terminato la merenda, comin-
ciano a radunarsi per giocare e le loro grida si sentono
in tutta la città. Adesso ricordo il motivo per cui mi
piace lavorare nei campeggi con i ragazzi: non urlano.
Le ragazze grandi sono molto atletiche e dunque io
rimango fuori da tutti i giochi che svolgono, per evi-
tare di prendere una pallonata in testa. È una versione
speciale della “palla schivata” che mi preoccupa!
In questi momenti sto vicino alle piccole, perché
hanno un’energia sorprendente. Pochi giorni fa ho
avuto la fortuna di fruire della compagnia di cinque
bambine e un pallone da calcio. Abbiamo cominciato
passandoci la palla in cerchio, e presto la nostra atti-
vità si è trasformata nel gioco della “candela”, mentre
tutte le bambine cercavano di evitare che Becca (vo-
lontaria di Washington) e io prendessimo la palla. Alla
fine, ho palleggiato intorno alle bambine e in mezzo
a loro, come se fossero state coni che cercavano di
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SALESIANI 2012

5.3 Page 43

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farmi inciampare. Tenni la palla finché l’affollamento
intorno ai miei piedi diventò così grande che avevo
difficoltà a muovermi senza calpestarne qualcuna. La
parte migliore di tutto questo era costituita dalle loro
incredibili risate!
L’”Estudios” è la parte più difficile della mia giornata,
ma, se tengo presente che andrò a giocare, in qual-
che modo tutto migliora. Non mi rifugio più nel mio
computer per cercare conforto. Gioco! È facile uscire
dalla mia stanza solo quando sorge una necessità, ma
non è questo il motivo per cui sono qui. Mi trovo qui
per amare e per mostrare a queste giovani che cos’è
l’amore. Comprendo più che mai che i sei mesi che
trascorro qui sono molto brevi. Sento nostalgia di
tante persone, ma solo per sei mesi mi mancheranno
la mia famiglia, la persona che amo e i miei amici.
Queste bambine invece mi mancheranno per il resto
della mia vita.
Sto imparando molte lezioni che non avrei appreso
da nessun’altra parte del mondo. Sono stata mandata
nella “Hogar Casa Main” di Santa Cruz, in Bolivia, per
un motivo. Non saprò mai quale sia la ragione precisa,
ma so che sto compiendo ciò che il Signore mi ha
chiesto. Il Signore opera in modo misterioso e at-
tendo la sua benedizione ogni giorno. Tutte le volte
che ho un problema con una ragazza dico a me
stessa che quella persona è stata collocata qui per
una ragione precisa, forse affinché io la aiuti o lei aiuti
me. Ogni risata e ogni scherzo mi avvicinano molto a
Dio. Dopo essere stata qui all’”Hogar”, non dimenti-
cherò mai di giocare!
Dopo un mese di formazione con il
VIDES, a metà gennaio del 2011 ea Ric-
chiuto è stata mandata in Bolivia come missio-
naria salesiana laica.
SALESIANI 2012
41

5.4 Page 44

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Spagna
GMG La Giornata Mondiale della Gioventù,
“una festa della fede”
42
SALESIANI 2012

5.5 Page 45

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La Giornata Mondiale della Gioventù è stata definita da Benedetto XVI “una festa della fede”.
Il motivo è chiaro: mai come in questi eventi si respira un clima di gioia, condivisione e allegria
che sia al contempo ricco di occasioni per riflettere e, soprattutto, per incontrare Gesù, attraverso
i sacramenti e la preghiera.
L’edizione di Madrid non è stata diversa. Giovani provenienti da ogni parte del mondo si sono
incontrati per ascoltare il Successore di Pietro e ricevere da lui indicazioni per essere cristiani
nel mondo moderno. E mentre si preparavano all’appuntamento – attraverso catechesi, con-
fessioni, messe, via crucis e molto altro ancora – hanno colorato la città, salutato gli sconosciuti,
fatto nuove amicizie, cantato e ballato per le strade e nelle metropolitane,… manifestato, cioè,
quella gioia di vivere che è propria dei giovani quando hanno dei sogni in cui credere e qual-
cosa (o meglio ancora, Qualcuno) in cui sperare.
SALESIANI 2012
43

5.6 Page 46

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Spagna
GMG MADRID 2011
Movimento Giovanile Salesiano alla festa della fede
di Gian Francesco Romano
La tipologia della GMG risulta perciò quanto
di più congeniale ci sia per una realtà
come quella del Movimento Giovanile
Salesiano (MGS), un movimento che a partire
dall’insegnamento di Don Bosco ha sempre
integrato l’entusiasmo e la devozione, la festa
e la preghiera, il protagonismo giovanile e la
fiducia nei propri pastori. Il MGS a Madrid si è
trovato allora nel suo “habitat naturale” e dal-
l’incontro tra le sue varie delegazioni nazionali,
nel confronto con i giovani di altre realtà e
movimenti, nell’ascolto delle figure chiave del
movimento, Don Pascual Chávez e Madre
Yvonne Reungoat, e della Chiesa, il Papa e i
vescovi, ha trovato stimoli e linfa per le sfide
che lo attendono.
Alcuni momenti in particolare hanno scan-
dito la GMG dei giovani del movimento
salesiano. La festa-veglia “Fermi nella fede” è
certamente uno di questi. La Pastorale giova-
nile di tutta la Spagna salesiana, incluso le
Figlie di Maria Ausiliatrice, ha iniziato a lavo-
rarci con due anni di anticipo: due anni di
lavoro per un evento durato, tutto compreso,
circa 8 ore. Si potrebbe pensare ad uno spro-
posito; o, al contrario, ad un investimento di
una gran quantità di risorse – umane, di
tempo e ovviamente anche economiche –
che mirava però ad un rendimento incalcola-
bile: lasciare nel cuore dei 7.000 giovani pre-
senti nel cortile di Atocha una convinzione
profonda, un senso di famiglia e di unità, qual-
cosa che ricordasse sempre che è bello essere
cristiani impegnati per la salvezza di altri gio-
vani e che il cammino, se si fa in compagnia
di un gruppo di amici vasto quanto il mondo,
è gioioso ed appassionante.
44
SALESIANI 2012

5.7 Page 47

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L’obiettivo è stato raggiunto. Nella festa
pomeridiana i ragazzi hanno visto la bel-
lezza della varietà di popoli e tradizioni,
di canti e di danze, di storie e di arti; nel
programma serale – centrato sul brano
evangelico della casa sulla roccia – e
nelle parole di Don Chávez e Madre
Reungoat hanno riconosciuto i loro
dubbi e le risposte alle loro angosce;
nell’adorazione eucaristica e nelle pre-
ghiere sono andati incontro al motivo
stesso del loro pellegrinaggio.
Qualcosa di simile è avvenuto anche
sabato 20 agosto, prima e durante la
veglia di preghiera svoltasi a Cuatro Vien-
tos. In mattinata i giovani di tutto il MGS
mondiale si sono riuniti presso il Colegio
di Carabanchel per compiere tutti in-
sieme il pellegrinaggio fino all’area dell’ex
aeroporto di Madrid. È stata l’occasione
per divertirsi ancora coi balli organizzati,
ma soprattutto è stato il momento degli
impegni, quelli presi dai ragazzi del MGS
in vista del rientro nei loro paesi: andare
incontro ai giovani, sostenerli nelle
difficoltà e accompagnarli nel cammino
cristiano, promuovere occasioni di volon-
tariato, creare appartenenza e legami
forti, testimoniare, evangelizzare e pro-
porre un cristianesimo felice.
avvenuto. Cosa può spingere un milione e
mezzo di giovani a restare diverse ore sotto
il sole cocente per ascoltare un uomo di
84 anni, se non una fede ferma e la con-
vinzione che quell’uomo li possa guidare
verso Gesù? E cos’altro può dare la forza
d’intonare cori per il Papa e canti e pre-
ghiere, sotto un temporale impetuoso, nel
fango che rovina i sacchi a pelo e i vestiti,
se non l’entusiasmo e la gioia di sentirsi
tanti e diversi, eppure uniti dalla medesima
fede? E come si può comprendere per
quale motivo centinaia di migliaia di gio-
vani di colpo si zittiscono e s’inginocchiano
per l’adorazione eucaristica, dimenticando
tutto il contesto e le difficoltà logistiche, se
non si mette in conto una fede salda? Non
c’è dubbio, la GMG di Madrid è stata una
vera festa della fede.
Nel seguito della giornata la “fermezza
nella fede”dei giovani – non solo del MGS,
ma di tutti quelli presenti a Cuatro Vientos
– è apparsa in maniera cristallina, nella sua
interezza e per di più in mondovisione.
Senza la fede, infatti, non si spiega quanto
Don Soler Rosendo,
Delegato nazionale
per la Pastorale Giovanile, Spagna
SALESIANI 2012
45

5.8 Page 48

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Cile
«Siete la speranza di Dio e anche
la nostra»
La visita del Rettor Maggiore in Cile
di don Juan Bustamante, sdb
G« iovani del Movimento Giovanile
Salesiano, venite e vedrete!» ha
esclamato il Rettor Maggiore, Don Pa-
scual Chávez, e mille giovani si sono
subito alzati, sono scesi dai banchi e si
sono riuniti intorno al successore di
Don Bosco. Questo è stato sicuramente
il momento che ha descritto nel modo
migliore l’incontro del Rettor Maggiore
con i componenti del Movimento Gio-
vanile Salesiano sabato 26 marzo nel-
l’ambito della sua visita in Cile. Di lì in
avanti, è stata una festa di felicità, in-
contro e impegno che ha coinvolto il
successore di Don Bosco oggi e i gio-
vani dei giorni nostri.
Il Rettor Maggiore ha risposto a tutte le
domande dei giovani, parlando in
mezzo a loro, come se incontrasse
buoni amici che non vedeva da tempo.
«Sono molto felice di stare con voi in
questo momento, perché siete la ra-
gione della mia vita; siete la speranza di
Dio e anche la nostra e per questo vi
amo tanto», ha detto Don Pascual.
Una delle domande proposte riguar-
dava la continuità nella vita di questi
giovani: come potranno portare nella
loro vita la spiritualità del Movimento
Giovanile quando saranno adulti? Don
Pascual ha risposto che il Movimento
deve essere solo una fase della vita di
un ragazzo o di una ragazza, nella quale
si sperimenta il fascino di Don Bosco e
della sua spiritualità, e si forma un
gruppo a garanzia del fatto che non si
è soli. «Se solo sapeste quanti giovani
oggi vivano soli, e poi vi guardaste in-
46
SALESIANI 2012

5.9 Page 49

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torno per vedere quanti si sono riuniti
qui per condividere amore e vita, la
fede e tutto ciò che Don Bosco significa
per noi! Questo però è un passo in più,
perché non rimarremo giovani per
sempre. La cosa più importante è che
il Movimento Giovanile Salesiano vi
aiuti a prendere decisioni importanti e
coraggiose per la vita, come fecero
Laura Vicuña, Domenico Savio e Cefe-
rino Namuncurá».
Il Rettor Maggiore ha anche detto ai
giovani che la vita può essere condotta
in due modi, superficialmente o in
modo creativo. «Vivere in modo super-
ficiale significa recarsi in ufficio sapendo
che ciò che fate ha scarsa attinenza con
quello che vivete realmente», ha detto.
«Gesù ci dice che il Padre è sempre al-
l’opera e che lo è anche Lui, e assicura
che, se siamo creativi, realizziamo
sempre qualcosa di nuovo, per la nostra
vita, il nostro ambiente, tutto ciò che ci
circonda. Vorrei concludere la mia esi-
stenza dopo aver portato frutti, aver ve-
ramente creato qualcosa, e non passare
semplicemente attraverso la vita senza
lasciare una traccia. Tutto dipende dal
modo in cui facciamo esperienza di ciò
che facciamo».
Il Rettor Maggiore ha concluso ricor-
dando che Don Bosco agiva in modo
tale che i suoi giovani diventavano
apostoli di altri giovani, giovani per i
giovani: «Oggi come ieri, le uniche al-
ternative sono quelle all’insegna del-
l’accoglienza: la famiglia, un’atmosfera
intensamente spirituale che può susci-
tare idee per essere impegnati, gene-
rosi». Don Pascual ha invitato i giovani
ad essere dei giganti e ha detto che
tutto dipende dalla nostra capacità di
presentare loro obiettivi elevati da rag-
giungere.
«La cosa più importante è
che il Movimento
Giovanile Salesiano vi aiuti
a prendere decisioni
importanti e coraggiose per
la vita, come fecero Laura
Vicuña, Domenico Savio e
Ceferino Namuncurá».
SALESIANI 2012
47

5.10 Page 50

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Giappone
Dal volontariato Rinasce la Speranza
di don Daniel Masaharu Torigoe, sdb
Il forte sisma e il conseguente tsunami
che hanno colpito l’arcipelago giap-
ponese l’11 marzo scorso sono stati gli
eventi più devastanti che hanno col-
pito il paese nipponico dalla fine della
Seconda Guerra Mondiale.
Nel difficile contesto del post-tsunami
brilla la luce della solidarietà e della di-
sponibilità dei giovani.“In questa trage-
dia, uno degli aspetti più commoventi
è lo slancio di solidarietà che manife-
stano i giovani giapponesi” ha dichia-
rato all’Agenzia Fides a quel tempo, don
Yasutaka Muramatsu, Segretario Ispet-
toriale e Delegato per il Volontariato
Salesiano del Giappone.
“I giovani, cristiani e non cristiani, si
sono mobilitati, vorrebbero recarsi
subito nelle aree colpite, per mettere a
servizio delle vittime le loro energie e il
loro entusiasmo, per aiutare, dare un
sorriso restituire un po’ di speranza. È
davvero commovente vedere come
bruciano d’amore verso il prossimo. È
una lezione per tutti noi educatori”.
Alcuni giovani studenti della “Salesio-
Gakuin High School” di Yokohama
hanno accettato di collaborare, nei
limiti delle loro possibilità, alla ricostru-
zione delle aree colpite dal terremoto
e dallo tsunami nel mese di marzo.
Un’iniziativa che ridà speranza alla po-
polazione locale e fa riflettere e matu-
rare i giovani coinvolti.
Don Daniel Masaharu Torigoe è il pre-
side dell’Istituto salesiano di Yokohama.
Come tutti i membri della comunità
salesiana giapponese, non diretta-
mente colpita dalla sciagura, sin dai
giorni immediatamente successivi alla
calamità naturale ha cercato di rendersi
utile per aiutare e confortare la gente
delle regioni più settentrionali, mag-
giormente colpite dal terremoto, dallo
tsunami, e infine dal pericolo nucleare.
“Ma per i primi mesi le conseguenze
della devastazione e la paura della con-
taminazione radioattiva ci hanno impe-
dito di portare anche i giovani in quelle
aree. Neanche noi avevamo la minima
idea di che tipo di aiuto potevamo
dare. Io, da solo, ho visitato l’area a
maggio, per capire cosa fare, ma la città
intera era distrutta, non era rimasto
nulla, tutto era stato spazzato via. Non
c’era spazio per studenti e giovani non
professionisti né qualificati” racconta il
salesiano.
Col passare dei mesi la situazione è mi-
gliorata e i salesiani hanno trovato
un’area sicura dove poter collaborare
insieme agli studenti. A Shiogama-city,
infatti, nella diocesi di Sendai, è sorto
un centro di volontariato della diocesi,
sostenuto dalla Caritas del Giappone, il
cui coordinamento è stato affidato pro-
prio ad un salesiano, il coadiutore Fran-
cesco Fukagawa.
A giugno don Masaharu Torigoe ha
proposto ai suoi ragazzi di cooperare
in prima persona alla ricostruzione
del loro paese e al sostegno morale
delle vittime. “Sorprendentemente
– racconta il salesiano – più studenti
di quanto mi aspettassi hanno
espresso la loro volontà di parte-
cipare. Io poi li ho divisi in 4
gruppi, ognuno dei quali
composto da 5 studenti
accompagnati da 1 do-
cente”.
Il 12 luglio il primo gruppo
48
SALESIANI 2012

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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“Ho ricevuto moltissimo dalla gente di qui, dal loro sorriso, dal
modo positivo di guardare la realtà, di vivere insieme, aiutandosi
a vicenda”.
è partito per Shiogama-city; il secondo
ha operato nei giorni dal 19 al 21 luglio,
il terzo dal 25 al 27 dello stesso mese; e
l’ultimo dal 18 al 20 agosto.
Sotto la supervisione del sig. Fukagawa
e di altri animatori, i ragazzi lavorano
per due intere giornate, ripulendo le
case, le strade e le spiagge, rasando
l’erba incolta, accumulando sacchetti di
sabbia lungo la spiaggia, liberando i
tubi di scolo dal fango, e visitando gli
anziani rimasti soli.
I ragazzi sono stati molto colpiti dal-
l’esperienza: “Ho capito che questa
gente non ha perduto solo le proprietà,
ma i propri ricordi, la propria vita. Mi
sono sentito male pensando che io ho
una casa e una vita confortevole” ha
detto uno dei giovani volontari. “Prima
pensavo che avrei fatto un sacco di
lavoro per gli altri; ma c’erano tante
cose da fare e non ho potuto fare
molto. Al contrario, ho ricevuto moltis-
simo dalla gente di qui, dal loro sorriso,
dal modo positivo di guardare la realtà,
di vivere insieme, aiutandosi a vicenda”
dice un altro.
“Quello che abbiamo fatto – conclude
un terzo ragazzo – potrebbe sembrare
insignificante, ma non lo è: noi offriamo
la nostra buona volontà a chi verrà
dopo di noi e questo significa qual-
cosa!”.
SALESIANI 2012
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6.2 Page 52

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CREARE CULTURA
VOCAZIONALE
Uganda
FORUM DEI GIOVANI: VENITE E VEDRETE
Un modo per ascoltare la chiamata di Dio attraverso
i discepoli e darvi risposta.
di don Jean-Paul Ruriho, sdb
Il Forum dei Giovani nell’Ispettoria Africana dei Grandi Laghi è una
meravigliosa opportunità per riflettere sulla Strenna del Rettor
Maggiore con i giovani.
Questo particolare forum si è tenuto nel dicembre 2010, presso la
Parrocchia Salesiana di Bombo, in Uganda, per iniziativa
dell’Ispettoria. Dai tre Paesi dell’Ispettoria, Burundi, Ruanda e
Uganda, sono giunti 300 giovani.
Durante tre giorni si sono riuniti per riflettere sulla Strenna 2011 Venite
e vedrete, e in particolare per cercare di comprendere come
potevano darvi risposta nella loro vita. Dopo l’attento ascolto di ciò
che è stato loro presentato, hanno avuto modo di condividere la loro
esperienza con i Salesiani nei loro rispettivi Paesi.
50
SALESIANI 2012

6.3 Page 53

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Il nostro incontro con Dio:
Un incontro con il carisma
salesiano, una chiamata a
impegnarsi nella Chiesa
In un’atmosfera familiare, sono stati ricordati molti
esempi biblici, che parlano dell’incontro tra Dio
e l’uomo; tra questi la storia di Samuele e l’espe-
rienza della Vergine Maria, quando le fu chiesto di
diventare la Madre di Dio. Per noi, si tratta di com-
prendere chi siamo e il significato della nostra vita.
La prima parte della Lettera del Rettor Maggiore
invita ad andare verso Dio che ci chiama ogni
giorno. Come le persone di cui parla la Bibbia, ab-
biamo bisogno di qualcuno che ci aiuti ad as-
coltare con maggiore attenzione.
Tutti i partecipanti all’iniziativa, che arrivavano dal
Burundi, dal Ruanda e dall’Uganda, avevano com-
piuto un lungo viaggio per ascoltare il Signore con
maggior attenzione. Abbiamo potuto vedere che
per questi giovani, provenienti da paesi diversi, il
Forum è stato un’occasione unica per stringere
nuovi legami e condividere lo stesso carisma.
È stato ricordato ai giovani che il loro incontro con
Dio deve essere realizzato nel tessuto della loro
vita quotidiana. Ogni persona deve solo aprire gli
occhi per vedere i modi in cui Dio si manifesta.
«Cari giovani, i Salesiani che sono con voi a scuola,
nei campi sportivi, in cortile, sono un vero invito a
“venire e vedere”», dice il Rettor Maggiore nella
Strenna.
«Anche voi potete stare con i Salesiani, dopo averli
incontrati. Stare con i Salesiani oggi significa
rispondere alla chiamata che il Signore vi rivolge
ogni giorno: potete rimanere diventando Salesiani
di Don Bosco, Sacerdoti o Laici, Suore Salesiane,
Cooperatori Salesiani; o impegnandovi attiva-
mente in associazioni animate dallo spirito
salesiano, o semplicemente con scelte di vita
tramite le quali potete diffondere lo spirito
salesiano ricevuto nel corso del tempo che avete
trascorso con i Salesiani».
SALESIANI 2012
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SALESIANI 2012
52
SALESIANI 2012
Io sarò con te 54
Una scuola, con una vocazione missionaria 56
Una settimana nella Missione Salesiana 58
Pellegrini “al Centro dell’Anima” 60
I Catechisti: il fenomeno 62
Aiutaci a pregare oggi 64

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Una risposta esemplare alla Chiamata di Dio 66
Venite e vedrete il MGS 68
Combattiamo la povertà 70
La rete informatica Salesiana tiene le scuole ben collegate 72
I bambini cercano Dio 74
SALESIANI 2012
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STILE SALESIANO
DESLALLAESVIOACNAI Z2I0O12NE
Austria
Io sarò con te
di Sig.ra Sophie Wöginger
Gli allievi della scuola domenicana di
Vienna hanno partecipato alla presen-
tazione della Bibbia per i bambini pubbli-
cata dall’editrice “Don Bosco Verlag”.
Hanno avuto l’opportunità di incontrare
l’autore, il Vescovo, e un Salesiano che ha
cantato con loro.
«Tutte le storie della Bibbia hanno un
lieto fine. Dio ha sempre l’ultima
parola». L’ha detto il vescovo ausiliare
di Vienna, Stephen Turnovsky
(46 anni) ai 150 bambini ra-
dunati nel Centro. Era ve-
stito di nero e, nel mezzo
della sala “Don Bosco
Haus” di Vienna, sorri-
deva. Veniva presentata
la nuova Bibbia per
bambini intitolata “Io
sarò con voi”, pubblicata
d a l l ’e d i t r i c e
Don Bosco Verlag. Il Vescovo Turnov-
sky è responsabile del Servizio per i
Giovani della Diocesi.
All’inizio il vescovo si è seduto insieme
agli allievi. Don Alfons Friedrich (52
anni), il direttore della Don Bosco
Verlag di Monaco, ha condotto i pro-
grammi della mattinata. Quando è
stato invitato a parlare, ha espresso la
sua gratitudine per l’evento. Ha detto
che ama molto la Bibbia. «Se dovessi
scegliere un libro da conservare, opte-
rei per la Bibbia. L’ho letta dall’inizio alla
fine. È un libro commovente e mera-
viglioso».
L’altro ospite è stato Don Rudolf Osan-
ger (60 anni), Ispettore Salesiano del-
l’Austria, che è stato molto felice di
accettare l’invito. I bambini sono stati
subito conquistati dal suo sorriso
sereno. Non sapevano che Don Rudi
è l’autore di molti canti e inni
che conoscono. Alcuni erano
stati intonati durante la Messa
alla quale avevano appena par-
tecipato. Don Osanger sa come
rivolgersi ai più piccoli: «Ho por-
tato qualcosa da farvi cantare
oggi e ho scoperto che siete già
capaci. Me l’ha confidato il vostro
insegnante», ha detto. I bambini
hanno cominciato a ballare e a
battere le mani. «Tutti insieme»,
ha esclamato Don Osanger e tutti
hanno cantato ancora una strofa con
il tono di voce più alto di cui sono riu-
sciti a dare prova.
54
SALESIANI 2012

6.7 Page 57

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«Se dovessi scegliere un libro da conservare, opterei per la
Bibbia. L’ho letta dall’inizio alla fine. È un libro commovente
e meraviglioso».
La presentazione è proseguita. Lene
Mayer-Skumanz è un’autrice di libri per
bambini ben nota in Austria. Don Frie-
drich, in qualità di Direttore della Don
Bosco Verlag, ha già pubblicato alcune
sue opere, tra cui una biografia di Don
Bosco. Entrambi sono stati felici della
pubblicazione di questa nuova Bibbia.
Lene Meyer-Skumanz, con l’aiuto di un
attore, ne ha recitati alcuni passi. Ha poi
firmato alcune copie del nuovo libro e
ha scritto dediche.
Il piccolo Paul, a nome di tutti i bambini,
ha consegnato al vescovo con una certa
emozione una copia del libro come
regalo. Alla fine, Don Friedrich si è rivolto
al vescovo: «Posso chiederle una bene-
dizione?». Il Vescovo Turnovsky ha detto
ai bambini: «Vi invito a concentrarvi un
momento. Preparatevi per la benedi-
zione». Ha chinato un momento il capo
e ha teso le mani per la benedizione,
tracciando il Segno di Croce: «Vi bene-
dica Dio Onnipotente, Padre e Figlio e
Spirito Santo. Amen».
È stata consegnata ai bambini una bella
immagine sacra con una preghiera.
L’hanno inserita nella loro nuova Bibbia.
Sarà un ricordo del giorno in cui il ve-
scovo è stato con loro.
SALESIANI 2012
55

6.8 Page 58

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Argentina
Una scuola con una vocazione missionaria
di Juan José Chiappetti
Victorica è una città ubicata nella
zona ovest dell’Ispettoria della
Pampa. Il suo territorio è costituito prin-
cipalmente da steppe più simili a un
deserto che a verdi praterie, con pascoli
per il bestiame o terre coltivabili.
I Salesiani arrivarono qui nel 1896 e a
poco a poco avviarono un’opera mis-
sionaria diffusa su un’area di circa 400
chilometri quadrati. Di là, i missionari
estesero il loro impegno ad altre sette
località. «Questa comunità cristiana ha
offerto un grande aiuto per l’attività dei
missionari e molti sono partiti di qua
per compiere un’opera di evangelizza-
zione a Santa Isabel e sulla costa
Salado», dice Don Jorge Ledesma, Ret-
tore della comunità salesiana.
La Famiglia Salesiana qui vive una situa-
zione di missione continua, che viene
svolta in parrocchie, scuole, con gruppi
giovanili e progetti di vario genere.
L’aspetto più significativo di questo im-
pegno missionario è stato però realiz-
zato con una scuola missionaria che ha
pochi precedenti simili nel mondo.
Un nuovo genere di scuola
Nel 2008, tenendo conto del cari-
sma comune e della vicinanza re-
ciproca, le scuole Don Bosco e
Maria Ausiliatrice hanno pen-
sato a una scuola che com-
prenda entrambi i rami
(SDB e
FMA) della Famiglia Salesiana. Un isti-
tuto gestisce le classi della scuola
media, mentre l’altro si occupa delle
classi elementari e insieme contano
oltre 650 studenti di ambo i sessi, molti
dei quali provengono da famiglie pro-
blematiche. I Salesiani di Don Bosco
(SDB) e le Figlie di Maria Ausiliatrice
(FMA) hanno riunito le loro energie in
questo ambiente, dopo un periodo di
discernimento che è cominciato anni
fa, e ha portato alla realizzazione di una
nuova opera molto più importante
della semplice somma delle sue
parti.
Procedendo oltre gli istituti ori-
ginari, questa decisione
prevedeva la necessità
non solo di studiare
meglio le opportunità per
i nuovi iscritti, ma anche
di tenere conto che i do-
centi e i genitori insieme
hanno una funzione
educativa e istituzionale
molto più forte di quanto
accadesse in passato.
56
SALESIANI 2012

6.9 Page 59

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La presenza di Don Bosco in questi luoghi ha una natura speciale,
perché i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice lavorano fianco a
fianco con i giovani e gli adulti, aiutandoli a costruire una società più
giusta e accogliente.
In particolare per quanto riguarda
l’istruzione primaria, l’esperienza è stata
più significativa, perché ha abbinato i
due settori principali, per raggiungere
un risultato molto più completo. La di-
rettrice Amalia Martínez e la vicediret-
trice Patricia Manso hanno detto:
«Aggregarci è stato molto più facile di
quanto pensassimo. Lavorare in questo
modo è stata ed è tuttora un’espe-
rienza unica, poiché questo progetto è
il primo nel suo genere. L’aspetto più ri-
levante sta nel fatto che l’unificazione
dei due settori ha contribuito a raffor-
zare il nostro essere comunità e ci ha
insegnato come dobbiamo aiutarci
sempre meglio ogni giorno».
sono accessibili per loro: non sono su-
periori ai 40 pesos. Le teniamo basse
per evitare che costituiscano un osta-
colo per chi vuole frequentare la nostra
scuola». In tutto questo, però, «nell’idea
che trasmettiamo agli studenti e alle
loro famiglie», la natura missionaria
della scuola acquista particolare impor-
tanza: «in un territorio missionario,
l’istruzione curricolare non può igno-
rare questo aspetto della situazione».
La presenza di Don Bosco in questi
luoghi ha una natura speciale, perché i
Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice
lavorano fianco a fianco con i giovani e
gli adulti, aiutandoli a costruire una so-
cietà più giusta e accogliente. «Il sogno
è che, come comunità costituita da
Salesiani, Suore e laici, possiamo conti-
nuare a compiere la nostra missione in-
sieme. Cerchiamo di impegnarci nella
comunione, in modo che tutti co-
struiamo insieme la Chiesa e cresciamo
insieme», dice Suor Susanna Stelo, Su-
periora della comunità delle FMA.
Silvia Torres, rappresentante
dei docenti e membro del
gruppo pastorale per la
scuola secondaria, ha dichia-
rato: «Molti studenti fanno
parte di famiglie che hanno
solo il necessario, o sono
povere e per questo le rette
SALESIANI 2012
57

6.10 Page 60

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Francia
Una settimana nella
Missione Salesiana
di don Jean-Noël Charmoille, sdb
Negli ultimi otto anni, ogni anno una
scuola salesiana vive l’esperienza di una
settimana di “missione”: un gruppo di 15-20
Salesiani (SDB e FMA), che provengono dalle
varie sedi in cui lavorano, offrono anima-
zione, momenti di riflessione e di ce-
lebrazione che coinvolgono giovani
e adulti. L’idea è cambiare la loro
vita quotidiana e offrire spunti
per un impegno pastorale.
In passato la
missione era vista come un’attività di predi-
cazione, di amministrazione del sacramento
della confessione e di celebrazioni in una
parrocchia, gestita da religiosi, spesso cap-
puccini o francescani. Nella nostra Ispettoria,
non tutte le scuole possono beneficiare di
una comunità religiosa. Il catechista in
genere è stato sostituito da un animatore
pastorale, un laico formato a questo fine, ma
spesso per un ruolo completamente di-
verso.
Gli adulti che gestiscono le scuole devono
considerare lo spirito, il clima della scuola,
spesso senza una remunerazione allettante,
e vengono ampiamente occupati da que-
stioni di quotidiana amministrazione.
Dunque, per offrire un sostegno, proporre
spunti operativi, incoraggiare gli adulti e
dare una motivazione agli studenti nel loro
impegno scolastico, è nata l’idea di pro-
grammare “missioni salesiane”. L’idea è stata
apprezzata: molte scuole hanno cercato di
giovarsi di quest’opera pastorale molto con-
divisa.
Una forma coraggiosa di
animazione che ha portato
frutto
Quando viene scelta una scuola, comin-
ciamo preparando gli insegnanti e la diri-
genza della scuola. Spieghiamo ciò che
accadrà: il personale deve accettare la nostra
distribuzione del tempo per la settimana,
perché la programmazione scolastica sarà
completamente modificata. Cerchiamo di
adottare un approccio “ludico” per gli stu-
denti: i “missionari” incontrano le classi
58
SALESIANI 2012

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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oppure raggiungono tutti in cortile o
in palestra. Viene scelto un argomento
principale, che è poi sviluppato sotto i
suoi vari aspetti: personale e umano, di
significato o di valore religioso. Vi sono
varie possibilità di affrontarlo: con atti-
vità e piccoli gruppi, condividendo le
idee in merito a una storia, con giochi,
una veglia, la celebrazione…
Ogni giorno, in cortile o al momento dei
pasti i Salesiani e le Suore condividono
la vita della scuola: sono vicino ai giovani,
giocano con loro, condividono con loro
domande e problemi. Molti si interro-
gano sul significato della loro vita, ma
non sanno a chi potrebbero parlarne.
Questa diventa un’incredibile opportu-
nità di dialogo. Le domande su Dio non
sono mai lontane e i “missionari” non si
esimono dal sollevarle. Come possiamo
trovare segni di Dio nella nostra vita? Se
i partecipanti all’attività non sono ancora
pronti per una celebrazione eucaristica,
la celebrazione può assumere altre
forme fortemente simboliche: condivi-
sione, perdono, solidarietà…
Vita, fede: viene affrontato
ogni argomento
L’animatore cerca di rompere il ghiac-
cio con i giovani e anche con gli adulti.
Una volta che si è stabilita una certa
armonia, emerge il tema della voca-
zione, e spesso qualche giovane pone
una domanda personale: «Che cosa si
deve fare per diventare religiosi?». Vi
sono poi momenti informali, progetti
personali da esprimere: «Vorrei diven-
tare insegnante di sostegno per i
bambini diversamente abili, come la
mia mamma». E arrivano poi i com-
menti sui religiosi che hanno animato
l’evento: «Sono fantastici! Pensavamo
che fossero tutti vecchi, come in par-
rocchia!».
Un direttore ci ha detto: «Come diret-
tore, apprezzo questa splendida
opera dei Salesiani e li ringrazio molto.
Ho potuto vedere i nostri studenti in
un’ottica diversa: alcuni che erano
timidi si sono aperti un po’, altri che
normalmente sembravano turbolenti
si sono mostrati giudiziosi… sono ri-
masto sinceramente sorpreso. Anche
gli adulti sono stati estremamente
collaborativi, hanno preso parte ai
giochi e hanno prestato la loro opera
per la missione, ognuno a suo modo,
aiutando gli studenti nelle loro attività
o offrendo il loro contributo per
l’organizzazione. Infine, esprimen-
domi a titolo personale, ho potuto
parlare molto liberamente di Dio e
della fede dei giovani con i Salesiani:
è stato un importante arricchimento
personale».
In molte scuole, la “missione” ha incen-
tivato i progetti pastorali, gli adulti sono
tornati, i rapporti tra loro e i giovani
sono migliorati, il clima è cambiato.
Ognuno riesce a comprendere meglio
il significato dell’animazione pastorale
salesiana, il riferimento a Don Bosco ri-
sulta più chiaro e viene accolto.
Adesso ci stiamo preparando all’ottavo
anno di questa missione. Si terrà in Al-
sazia, in un Istituto Tecnico.
SALESIANI 2012
59

7.2 Page 62

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Kenya
Pellegrini “al Centro dell’Anima”
È« stata l’esperienza migliore che io
abbia mai vissuto», ha detto un
giovane che ha partecipato a un ritiro
per animatori presso il “Don Bosco
Youth Educational Services”. Nel nostro
congestionato mondo moderno, può
essere difficile trovare spazio e tempo
per fermarsi e riflettere tranquilla-
mente. Il DBYES offre proprio questa
opportunità. Il suo ambiente sereno e
tranquillo accoglie chiunque desideri
fermarsi e attingere un po’di vita. Si tro-
vano qui veri pellegrini diretti al centro
dell’anima, o persone che cercano un
aiuto per il loro futuro.
Il DBYES offre varie proposte: confe-
renze, ritiri, seminari, tutto finalizzato ad
aiutare tutti, in particolare i giovani. In
chiesa, o anche fuori, nel giardino,
questi begli ambienti lontani dalla fre-
nesia della vita quotidiana possono
aiutare a ricuperare il contatto con se
stessi e la natura e a riprendere le forze
per tornare ad affrontare le istanze
della vita quotidiana.
Il DBYES è stato fondato nel 2000,
quando il teologato salesiano della
vicina Utume è stato trasferito in una
nuova sede appena costruita. È un
centro che si propone di sostenere, ac-
compagnare e animare i giovani, i gio-
vani ministri del culto, i catechisti, gli
insegnanti, i genitori e altre persone
che ricoprono ruoli di guida aiutandoli
di don Sebastian Koladiyil, sdb
ad acquisire competenze importanti
per la vita: l’autoconsapevolezza, il
modo di proporsi, l’autostima, la cura
del fisico, la capacità di rapportarsi agli
altri, di comunicare, di controllare la
tensione, risolvere i problemi, prefis-
sarsi obiettivi, programmare, prendere
decisioni, curare la propria vita spiri-
tuale, imparare a svolgere ruoli di
guida, dare importanza all’istruzione,
organizzare il proprio tempo, acquisire
metodi di studio, gestire le emozioni,
apprendere indicazioni per la profes-
60
SALESIANI 2012

7.3 Page 63

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Il DBYES può anche essere considerato un parco a tema
religioso, con percorsi specifici di riflessione per giovani e adulti
in cui è possibile compiere un percorso interiore, a livello fisico,
con il giardino per la preghiera dedicato alla memoria di don
Philip Valayam.
sione, imparare a costruire rapporti in-
terpersonali e amicizie, costruire la
pace, utilizzare i mass media per l’edu-
cazione, conoscere la propria sessualità
e vivere le differenze esistenti in modo
da trasformare la società. Tutto questo
viene offerto negli incontri della durata
di un giorno, dal mattino alla sera, o
nelle strutture residenziali.
Vengono proposti con periodicità re-
golare e su richieste specifiche seminari
universitari, consulenza per i giovani su
temi religiosi e di vario contenuto, ritiri.
Ogni anno il DBYES coinvolge migliaia
di studenti delle scuole medie superiori
e universitari, animatori parrocchiali, in-
segnanti e operatori del mondo giova-
nile.
A circa 20 chilometri di distanza dal
centro di Nairobi, dedito soprattutto
agli affari, nella tranquilla e pittoresca
periferia di Karen, il DBYES può anche
essere considerato un parco a tema re-
ligioso, con percorsi specifici di rifles-
sione per giovani e adulti in cui è pos-
sibile compiere un percorso interiore, a
livello fisico, con il giardino per la pre-
ghiera dedicato alla memoria di don
Philip Valayam, che fu ucciso mentre
tornava al DBYES dopo la Messa natali-
zia di Mezzanotte nel 2005, o con sus-
sidi multimediali. C’è un “Percorso per
la scoperta di se stessi”, l’unico nel suo
genere in Africa Orientale, il “Fiume
Mee” il viaggio nelle proprie origini, la
“Via del Nazareno”, il viaggio della vita,
la “Strada dell’impegno giovanile, ado-
lescenziale” e una bella chiesa piena di
opere d’arte africane.
Il DBYES è veramente un luogo in cui
“Venite eVedrete”diventa una realtà viva.
SALESIANI 2012
61

7.4 Page 64

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Guatemala
I Catechisti: il fenomeno
di don Heriberto Herrera, sdb
I catechisti, uomini e donne, sono il
vero tesoro della Chiesa nelle mis-
sioni salesiane di Carchá e Raxruhá, in
Guatemala.
La parola“catechista”potrebbe risultare
poco precisa, se non avessimo un’idea
concreta del significato che questa
realtà ha nella missione salesiana. I ca-
techisti locali svolgono, per vocazione,
il ruolo di guida ed hanno il compito
di incoraggiare costantemente la co-
munità.
Vi sono catechisti che hanno già alle
spalle decine di anni di servizio. Non ri-
cevono un compenso economico per
il loro servizio. Lavorano con spirito di
gruppo e sono molto stimati nella loro
comunità.
anima gli incontri religiosi domenicali.
Normalmente presiedono questi in-
contri per sopperire alla carenza di sa-
cerdoti. Quando visitano le varie
comunità, i catechisti offrono un aiuto
di importanza inestimabile.
I catechisti si preparano, in particolare,
in alcuni ambiti della catechesi: ci sono
catechisti per i bambini, gli adole-
scenti, la preparazione al battesimo e
al matrimonio, per gli ammalati, gli an-
ziani e l’animazione musicale. I catechi-
sti preparano anche altre persone a
diventare futuri catechisti. Inoltre, svol-
gono il ruolo di ministri straordinari
della Comunione: ricevono questo in-
carico le persone più fedeli e che
godono della migliore reputazione al-
l’interno della comunità.
Il gruppo dei catechisti coordina e Quanti catechisti ci sono nella nostra
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SALESIANI 2012

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missione salesiana? Nemmeno i mis-
sionari sanno esattamente quanti
siano. Secondo una valutazione ap-
prossimativa sono almeno quattromila.
Sembra un numero esagerato, ma
questa è la promettente realtà. Di fatto,
ora si preferisce parlare di ministri,
invece che di catechisti.
Descriviamo ora una situazione tipica:
il sacerdote si reca una domenica in
una comunità, definita centro, perché
comprende vari villaggi circostanti.
» Il catechista che prepara al battesimo
parla ai genitori e ai padrini che
hanno compiuto un cammino in
vista di questo sacramento. Le prati-
che burocratiche vengono svolte dal
catechista.
» Il catechista che prepara al matrimo-
nio fa la stessa cosa per le coppie che
si sono impegnate per ricevere
questo sacramento.
» Un altro catechista presenta l’elenco,
accuratamente preparato, dei mini-
stranti.
» Il catechista che si occupa della
musica ha trascritto tutti i canti da in-
tonare durante la Messa.
» Il catechista dei bambini ha già fatto
sistemare tra i banchi i suoi piccoli al-
lievi, che canteranno o drammatizze-
ranno scene bibliche.
» Le persone incaricate dell’accoglienza
hanno preparato la decorazione della
chiesa, e insieme alle loro mogli,
hanno già preparato il pranzo per
tutta l’assemblea.
» Dopo la Messa, molti catechisti, gio-
vani e adulti, si avvicendano al micro-
fono per informare la comunità di
incontri e attività che si terranno pros-
simamente.
È chiaro che il futuro della vitalità mis-
sionaria è nelle mani di questa schiera
di generosi catechisti. Il compito più
urgente sta nell’offrire loro una solida
formazione, in modo che possano
esprimere in modo valido i contenuti
essenziali della fede cristiana nella
loro cultura.
Sono stati compiuti molti sforzi a
questo riguardo. A dicembre i giovani
catechisti preparano le lezioni da
tenere nell’anno seguente. Insieme al
sacerdote individuano gli aspetti più
importanti. Ne elaborano poi insieme
il contenuto, preparano il materiale e
organizzano gli incontri di gruppo. È
ammirabile il modo in cui si servono
al meglio delle loro capacità per rav-
vivare la fede. In tutto questo non vi è
nulla della noia che a volte la parola
“catechista” richiama.
SALESIANI 2012
63

7.6 Page 66

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Regno Unito
Aiutaci a pregare oggi
Lavorare in una scuola salesiana – Lavorare con il cuore
SwQatch & didonAnthonyBailey,sdb
uarant’anni fa, le nostre scuole in Gran
Bretagna erano gestite da Salesiani di
Don Bosco (SDB). Con il calo delle vocazioni
e quando i Salesiani hanno cominciato a ri-
determinato quali scuole avremmo dovuto
chiudere. Di fatto non abbiamo chiuso nes-
suna delle nostre scuole superiori. Oggi nelle
nostre scuole abbiamo più studenti di
tirarsi dall’insegnamento, abbiamo comin- quanti ne abbiamo mai avuti. Gran parte di
ciato a pensare a cosa fare nelle nostre queste scuole sono gestite da direttori e do-
scuole. Ci siamo anche posti questa do- centi laici e sono scuole estremamente
manda: «Di quanti insegnanti SDB abbiamo salesiane. Ora sappiamo che ci ponevamo la
Pray bisogno per far sì che una scuola con-
tinui a essere “Salesiana”?». Al-
l’epoca si riteneva che la
risposta a questa
domanda
domanda sbagliata. Avremmo dovuto chie-
derci: «Quale sostegno dobbiamo offrire alle
nostre scuole per garantire che rimangano
salesiane?».
avrebbe Un’ispettoria salesiana ha il dovere di soste-
nere le sue scuole. I docenti hanno il diritto
di sapere che cosa ci si aspetta da loro
quando vengono incaricati di ope-
Don
Bosco
rare
Publication
in una scuola salesiana.
Ogni ispettoria ha dispo-
sto varie modalità
di sostegno
per le
Swatch & Pray by David O’Malley SDB
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SALESIANI 2012

7.7 Page 67

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esempio “Lavorare in una
scuola salesiana – Lavorare con
il cuore”, sono state scritte spe-
cificamente per i docenti delle
nostre scuole salesiane. Questo
volumetto, che riassume gli aspetti
fondamentali del nostro sistema
preventivo salesiano, viene conse-
gnato a tutti coloro i quali lavorano
nelle nostre scuole salesiane. Quando
lo presentiamo nel corso di conferenze
destinate agli insegnanti ne offriamo gra-
tuitamente una copia a tutti. I parteci-
panti alle conferenze apprezzano sempre
questo dono.
Siamo consapevoli delle necessità dei do-
centi e degli allievi delle nostre scuole
salesiane, tuttavia gran parte delle nostre
pubblicazioni si rivolge a un pubblico più
ampio; sono indirizzate a tutte le scuole
cristiane. Il libro “L’insegnante cristiano:
un pastore amorevolmente sollecito” di
David O’Malley SDB ne è esempio. Esso è
basato sui principi salesiani, ma è molto
apprezzato nei vari ambienti cristiani e
viene utilizzato nei corsi di formazione per
gli insegnanti.
sue scuole. Una piccola
parte di questo aiuto è la
pubblicazione di opere.
Negli ultimi anni, gli incaricati
della Don Bosco Publications
hanno cercato di offrire parte
di questo aiuto incoraggiando i
Salesiani a collaborare alla realiz-
zazione di opere che il personale
in servizio nelle scuole apprezza,
perché aiutano a svolgere l’opera di
educare e formare i giovani affidati a
loro. Alcune pubblicazioni, come ad
Un’interessante iniziativa recentemente
intrapresa è l’adozione di una raccolta, in
sessanta pagine, di preghiere, attività e ri-
flessioni da utilizzare con i giovani. Que-
st’opera raccoglie la tradizione della
Chiesa di pregare con il corpo e con il
cuore. Questa modalità di pregare può
essere adottata in gruppi ampi e piccoli o
individualmente. Può essere data a un sin-
golo giovane l’opportunità di scegliere la
preghiera, oppure l’animatore può pro-
porre una preghiera adatta per quel
giorno. Le attività e le riflessioni condu-
cono dall’esperienza di vita alla preghiera.
Questo sussidio ha ricevuto una risposta
davvero positiva da parte di molte scuole
cattoliche ed è stato richiesto anche da
scuole anglicane. A tutti piace pregare in
questo modo salesiano.
SALESIANI 2012
65

7.8 Page 68

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Repubblica Dominicana
Missionarie parrocchiali:
una risposta esemplare alla
Chiamata di Dio
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SALESIANI 2012

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L’obiettivo principale del gruppo è la santità, tramite la pratica della virtù e
la salvezza del prossimo, attraverso l’esercizio di un intenso apostolato negli
ambienti parrocchiali.
di don Pablo Abreu, sdb
Il nostro Paese caraibico è stato bene-
detto dalla presenza di grandi missio-
nari, che vi hanno piantato i semi del
Vangelo, come ha fatto San Giovanni
Bosco, in un modo così costruttivo, da
farlo fruttare il centuplo. Uno di questi
è stato Don Andrés Németh Herczeg,
un missionario ungherese. Con tipica
inventiva salesiana, ha lavorato instan-
cabilmente per la salvezza delle anime
e ha lasciato come sua preziosa eredità
un gruppo di donne, che si sono con-
sacrate a Dio nel mondo, collaborando
alla realizzazione del regno di Dio. Si
chiamano Missionarie Parrocchiali di
Maria Ausiliatrice.
L’8 dicembre 1961, nell’ambito delle ce-
lebrazioni per la solennità dell’Immaco-
lata Concezione, nella Parrocchia San
Giovanni Bosco di Santo Domingo, il
primo gruppo di giovani donne ha
emesso i voti di povertà, castità e ob-
bedienza, consacrandosi al Signore. È
nato così l’Istituto Secolare Missionarie
Parrocchiali di Maria Ausiliatrice.
L’obiettivo principale del gruppo è la
santità, tramite la pratica della virtù e
la salvezza del prossimo, attraverso
l’esercizio di un intenso apostolato
negli ambienti parrocchiali. Queste
consacrate s’impegnano nel servizio
dei più poveri tra i poveri, in partico-
lare dei giovani di ogni età, e nello spi-
rito del carisma di Don Bosco.
Lo zelo apostolico le ha rese capaci di
diffondere immediatamente il Regno
con la loro attività nelle parrocchie,
compiendo un’opera di insegnamento
catechistico nei quartieri più poveri e
dimenticati e nelle scuole pubbliche,
in fedele risposta alla chiamata di Dio.
Ritengono che il Signore le abbia
chiamate alla santità, tramite l’offerta
della loro vita per il servizio delle per-
sone che non Lo conoscono vera-
mente. Attualmente sono impegnate
nelle parrocchie Sacra Famiglia e
Doña Chucha; inoltre nella Città dei
Ragazzi Altagracia e nella scuola San
Domenico, tutte situate nella capitale
della Repubblica Dominicana.
Queste Missionarie sono al servizio
della Chiesa: si occupano di bambini
orfani, dei più poveri, o dei giovani a ri-
schio. Offrono loro un posto in cui
vivere, vitto, istruzione, attenzione per
la loro salute, momenti ricreativi e una
formazione completa a livello umano
e religioso, sia personale, sia sociale; ma
in particolare donano a questi bambini
quell’amore che è stato loro negato.
Come afferma il Vangelo di Luca, queste
donne accompagnano e aspettano il
Signore (cfr. Lc 8,1-3): hanno sperimen-
tato un incontro personale con il Signore
con il loro impegno per trasformare il
dolore in un sorriso. Da questo incontro
ricevono la forza, sostenuta dalla carità,
che le aiuta a diventare Missionarie au-
tentiche del Vangelo.
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7.10 Page 70

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Canada
Venite e vedrete il MGS
di don Michael Pace, sdb
La ricerca di un equilibrio tra chiesa “che
conserva la tradizione” e chiesa di “missione” è
scritta nel nostro DNA salesiano. La pedagogia
di Don Bosco, costruita sui pilastri dei
sacramenti, della devozione al papa e della
fiducia in Maria Ausiliatrice ci fa sentire “a
casa” in una chiesa che conserva la tradizione,
mentre il motto di Don Bosco “da mihi animas”
concentrato in particolare sui giovani ci invita a
metterci all’avanguardia per facilitare l’incontro
tra i giovani e Cristo.
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SALESIANI 2012
Questa ricerca trova una soluzione
costruttiva nel “Salesian Youth Mo-
vement” (SYM, Movimento Giovanile
Salesiano). Più di quanto possa mai fare
qualsiasi altra opera, il Movimento ri-
specchia una chiesa che è armoniosa-
mente “sede di tradizione e missione”. È
questo il tipo di chiesa di cui i giovani
devono fare esperienza quando ven-
gono a vedere i Salesiani.
A Toronto, ad esempio, abbiamo solo
un’opera salesiana: la parrocchia di San
Benedetto. È una bella opera, ma limitarsi
a venire e vedere qui darebbe un’idea in-
completa, perché non può esprimere in
modo adeguato gli obiettivi della mis-
sione salesiana svolta a Toronto. La mis-
sione salesiana si compie tramite l’opera,
ma non è limitata a essa. D’altra parte,
quando invitiamo i giovani a venire e
vedere espressioni concrete del Movi-
mento Giovanile Salesiano, i partecipanti
possono sperimentare un’ampia gamma

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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di sforzi per evangelizzazione che, pur
essendo compiuti a partire dalla parroc-
chia di San Benedetto, procedono ben
oltre i confini, le possibilità e le persone
che operano nella parrocchia.
Pochi esempi basteranno a illustrare
questo aspetto. Il Salesian Leadership
Retreat (SLR, Ritiro per Animatori
Salesiani) è un “battesimo” di tre giorni
di spiritualità giovanile salesiana. Coin-
volge ogni anno 120 giovani che fre-
quentano scuole superiori di Toronto.
In origine era animato da Salesiani e
negli ultimi dieci anni è stato portato
avanti da insegnanti laici impegnati
provenienti da 8 scuole non salesiane,
nessuna delle quali ha Salesiani in ser-
vizio e una sola si trova nel territorio
della nostra parrocchia.
Il Campo estivo è un’esperienza “di
oratorio” della durata di sei settimane
che è diventata una scuola di forma-
zione per il servizio nel Movimento Gio-
vanile Salesiano. I partecipanti all’inizia-
tiva “si diplomano” impregnandosi del
Sistema Preventivo e si preparano a di-
ventare protagonisti che formeranno
altri giovani animatori in parrocchia e
altrove.
Sono anche degni di nota i movimenti
ecclesiali ispirati allo spirito salesiano
che arricchiscono il Movimento Giova-
nile di Toronto. Il Consiglio Don Bosco
dei Cavalieri di Columbus ha una forte
identità salesiana, mentre il ramo gio-
vanile dei Cavalieri trae la sua ispira-
zione dal santo di cui porta il nome:
Circolo degli Amici di Domenico Savio.
Il nostro gruppo nazionale per la World
Youth Day (WYD, Giornata Giovanile
Mondiale) coordina i giovani di tre
opere salesiane a Surrey (Columbia Bri-
tannica), Toronto (Ontario) e Montreal
(Quebec). Questo gruppo canadese si
è aggregato ad altri gruppi nazionali
del Movimento Giovanile Salesiano in
Spagna nell’agosto 2011 per compiere
un’esperienza nell’ambito del Movi-
mento a livello internazionale.
Infine, il Movimento permette ai gio-
vani di Toronto di fruire di una costrut-
tiva collaborazione tra SDB e FMA. Il
VIDES apre le porte alle missioni estere,
mentre Duc in Altum ha creato colle-
gamenti tra SDB e FMA per il servizio
dell’accompagnamento spirituale e del
discernimento vocazionale.
Ovviamente, il Movimento apre sulla
missione salesiana una finestra più
ampia di quanto possa fare qualsiasi
altra opera. Immaginate quali frutti po-
trebbe portare l’invito venite e vedrete
se ogni confratello si domandasse:
«Che cosa posso fare per dare un
contributo al Movimento Giovanile
Salesiano? Che cosa intendo fare per
portare il mio aiuto?»
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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Stati Uniti
Combattiamo la povertà:
iniziativa di incontro e musica per giovani 2011
di Delano Perera
In una
pio-
vosa domenica, il 30 gen-
naio 2011 molti adolescenti
si sono riuniti presso il Centro
Salesiano“Saint Joseph’s Youth Re-
newal Center”per prendere una po-
sizione contro la povertà nel mondo.
La giornata è stata ricca di conferenze,
musica, cibo, rappresentazioni e la
Messa per concludere.
Sono nato nello Sri Lanka, dove ho
visto molti poveri per le strade.
Questo avvenimento mi ha ricor-
dato quanto io sia fortunato ad
avere un tetto sulla testa e cibo
nel piatto. Quando ho sentito
parlare per la prima volta
della recessione, mi
sono domandato
se sarei finito
a
vivere per la strada, come le persone
che avevo visto nello Sri Lanka. A volte
è facile dimenticare i poveri che vivono
per strada.
Il cibo che è stato servito quel giorno
non era elaborato; si trattava di ali-
menti che mangiano abitualmente i
poveri: panini con burro di arachidi e
marmellata, pane comune, fagioli e
“tortillas”, riso con patate dolci, frutta e
patate lesse. Non erano le cibarie più
allettanti a cui si possa pensare, ma è
stato un modo per ricordare quanto
siamo fortunati.
Entrambi gli oratori invitati hanno spie-
gato come la povertà e le malattie
stroncano milioni di vite umane ogni
anno. Sono stato molto colpito
quando è stato riferito che il 93 per
cento della popolazione mondiale
guadagna meno di 50 dollari al giorno.
Abbiamo concluso la giornata cele-
brando la
Messa e la festa
di San Giovanni Bosco,
che è vissuto nel 1800 e ha
portato i ragazzi poveri via
dalle strade, dando loro una casa.
Anche se San Giovanni Bosco non
è più fisicamente tra noi, il suo spirito
sarà sempre presente nelle persone
che si mettono al servizio dei poveri. È
un modello perfetto per noi. A volte è
facile dimenticare le persone povere e
abbandonate. Questo evento mi ha
indotto a riflettere e ha infuso in me
nuove energie, spronandomi a im-
pegnarmi per i poveri e seguire
Don Bosco. Dobbiamo “Guardare
Don Bosco ed essere Don
Bosco”. Cerchiamo di porre
fine alla povertà nel
mondo per il 2015.
Delano Perera è uno
studente del terzo anno della
St. John Bosco High School
a Bellflower, CA.
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SALESIANI 2012

8.3 Page 73

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SALESIANI 2012
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8.4 Page 74

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Brasile
RSELa rete informatica
Salesiana tiene le
scuole ben collegate
Rede Salesiana de Escolas
La rete salesiana delle scuole, che si avvicina ai dieci anni di vita, raf-
forza i collegamenti tra le istituzioni scolastiche che ha costituito, favo-
rendo iniziative concentrate sulla gestione dei centri e l’investimento
sulla formazione permanente dei docenti.
di don Nivaldo Luiz Pessinatti, sdb and Ms Ana Cosenza
Sono passati quasi dieci anni da
quando i Salesiani di Don Bosco e
le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno
realizzato una rete informatica che
collega le loro scuole di tutto il Brasile
con una proposta basata sui principi
pedagogici lasciati in eredità da San
Giovanni Bosco e Madre Mazzarello. È
stato un percorso lungo e lento, che
ha coinvolto oltre 100 scuole appar-
tenenti alla Rete Salesiana delle
Scuole, incoraggiandole ad accogliere
la proposta, e invitandole a contri-
buire con la loro esperienza a co-
struire la Rete.
Il network, che ormai è ben consoli-
dato, offre un’ampia continuità per
l’opera costante compiuta dal suo co-
mitato direttivo, ai cui vertici attual-
mente si trovano Don Luiz Pessinatti,
SDB, e Suor Ivanette Duncan, FMA, ed
è entrato in una nuova fase. «È ora di
completare questo progetto, di aiutare
le scuole nel loro percorso quotidiano,
mostrando che l’opera del network si
serve dello stesso materiale per l’inse-
gnamento», dice il sovrintendente
della rete, il professor Dilnei Lorenzi.
Le nuove sfide per la Rete Salesiana
delle Scuole riguardano una maggior
attenzione per la gestione dei percorsi
educativi, per rafforzare il collegamento
tra le scuole e investire sulla formazione
permanente dei docenti.
Educare evangelizzando ed evangeliz-
zare educando. «Oggi la discussione
non riguarda l’opportunità dell’uso del
network, perché è già una realtà. Si tratta
di comprendere come sia possibile la-
vorare meglio, con una maggior consa-
pevolezza per la qualità dell’istruzione»,
dice la coordinatrice del progetto, Kátia
Stocco Smole. È questo il motivo per cui
una sfida nell’ambito educativo, tra le
altre, è l’aggiornamento costante dei
docenti. Nel 2011, il programma ha
riguardato strutture nazionali e locali,
coinvolgendo circa 5.100 insegnanti.
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SALESIANI 2012

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“Educare evangelizzando
ed evangelizzare educando”.
“Il network intende
conferire a questo motto un
contenuto più ampio,
mostrando che deve far
parte della prassi
quotidiana a scuola”.
Se l’eccellenza è un obiettivo dell’istru-
zione, la differenza principale della Rete
Salesiana delle Scuole nel fatto che si
riesce a garantire un insegnamento di
qualità quando ci si avvicina al carisma
salesiano. Lo dice il coordinatore del
servizio pastorale, Antonio Boeing. Per
lui, la sfida più importante consiste nel
far sì che tutta la scuola comprenda
che cosa significa “educare evangeliz-
zando ed evangelizzare educando”. “Il
network intende conferire a questo
motto un contenuto più ampio, mo-
strando che deve far parte della prassi
quotidiana a scuola. Non importa che
un operatore del mondo della scuola
sia un docente o un coordinatore, che
insegni religione o fisica: nessuno può
ignorare i principi dell’educazione
salesiana”.
Gestione del network – Il progetto della
gestione integrata cominciò a essere
implementato nella Rete Salesiana delle
Scuole 2010. La sua finalità consisteva
nel promuovere la miglior gestione
possibile ed estendere il concetto di
rete all’amministrazione. Il primo passo
è dunque consistito in un’analisi delle
istituzioni scolastiche. Questa fase è già
cominciata con un esame dei dati della
scuola, della città e della regione in cui
la scuola si trova, la concorrenza che
deve affrontare, ecc. I resoconti così pre-
parati costituiranno la base per le altre
fasi del progetto: l’implementazione del
software di gestione, la definizione di
un modello centralizzato per le opera-
zioni e di un modello di dislocazione
per il controllo della gestione.
L’altra sfida per la Rete Salesiana delle
Scuole consiste nel consolidare il “mar-
chio” del più importante network di
scuole cattoliche del Brasile, mettendo
in luce il suo approccio pedagogico e
pastorale sia per il proprio target, sia per
l’esterno: gli ottantacinquemila stu-
denti che oggi fanno parte del net-
work. La campagna di comunicazione
del 2011 spiega che i giovani, residenti
in molte regioni del Brasile, sono prota-
gonisti, e illustra temi quali l’etica, l’au-
tocoscienza, la solidarietà, l’innovazione
e l’imprenditorialità. «Abbiamo mo-
strato il ruolo della Rete Salesiana delle
Scuole nel guidare e preparare una
nuova generazione di cittadini per il
futuro del Brasile», ha concluso il presi-
dente del settore della Comunicazione
e del Marketing, Célio Ballona Júnior.
Preparare materiale per l’insegnamento
nel linguaggio digitale odierno è il
nuovo compito per i professionisti della
rete e l’”entusiasmo per la vita” rimane
lo slogan e l’orizzonte per questo sforzo
educativo che viene compiuto colletti-
vamente.
SALESIANI 2012
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8.6 Page 76

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STILE SALESIANO
DELLA VOCAZIONE
Burkina Faso
I bambini cercano Dio
di S. Jacques Nagalo, sdb
74
SALESIANI 2012
Il 3 aprile 2011, oltre 330 bambini si sono riuniti nella chiesa
di San Giovanni a Bobo-Dioulasso (Burkina Faso), una pic-
cola missione che fa parte della Parrocchia di San Domenico
Savio, per la “Marcia per Dio” organizzata dal loro gruppo di
coordinamento. I bambini, accompagnati dalle loro guide e
dai coordinatori, sono arrivati dall’oratorio e dai gruppi gio-
vanili e di catechismo. Erano organizzati in sette gruppi iden-
tificati dai diversi colori dei distintivi
Provenienti da Koffin, un paesino all’estremità settentrionale
di Bobo, dopo aver ricevuto la benedizione del diacono dio-
cesano Paul-Frédéric, i piccoli pellegrini sono partiti pieni di
entusiasmo alla ricerca di Dio. I chilometri percorsi sono stati
scanditi da inni e preghiere, che i bambini hanno cantato
pieni di gioia. Sette pause del cammino sono state dedicate
alla preghiera.
Giunti a Koffin, dopo alcuni saluti, i bambini hanno seguito
con attenzione la presentazione di Christopher, un salesiano
tirocinante. Il suo discorso si è basato sul messaggio di Papa

8.7 Page 77

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Benedetto XVI per la Giornata Mondiale per le Vocazioni.
Grazie al suo impegno e nonostante la mancanza di
esperienza, l’oratore ha saputo attirare l’attenzione dei
più giovani, aiutandoli a cogliere gli aspetti essenziali del
messaggio del Papa. È stata per loro un’opportunità
per comprendere meglio alcuni aspetti riguardanti la
vocazione.
Tutti si sono poi riuniti nei rispettivi gruppi per rispondere
ad alcune domande sul tema che era stato presentato. A
metà mattina il salesiano Don Paul, coordinatore giovanile
locale, ha celebrato la Messa, animata dagli stessi giovani.
Dopo la S. Messa il gruppo giovanile ha offerto il pranzo,
che è stato consumato insieme agli amici e alle guide. Il
resto della giornata è trascorso tra giochi, canti e un po’ di
riposo. A metà pomeriggio, un gruppo dei più giovani tra i
partecipanti ha cominciato il viaggio di ritorno, felici di aver
trascorso insieme una giornata “alla ricerca di Dio”. Lo hanno
trovato? È una domanda da un milione di euro! Lo diranno
il futuro e il percorso vocazionale di ognuno di loro.
SALESIANI 2012
75

8.8 Page 78

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SALESIANI 2012
VOCAZIONE
SALESIANA
D’OGGI
Don Bosco Žepče 78
Praga: incontro ai giovani di oggi 80
Unire il mondo: da Medellin a Sihanoukville 82
Film di sacerdoti promuovono i diritti umani e l’evangelizzazione 84
60 anni di vita condivisa 86
Verso il Futuro 88
Alborada, un posto animato! 90
Proclamare la Parola nelle isole Kiriwina 92
La storia del buongiorno insieme alla colazione 94
L’evangelizzazione tramite l’esempio in Zambia 96
Progetto vita, una casa per giovani rifugiati 98
76
SALESIANI 2012

8.9 Page 79

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8.10 Page 80

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Bosnia-Erzegovina
Don Bosco Žepče
di don Tihomir Šutalo, sdb
I Salesiani sono arrivati in Bosnia su
invito dell’Arcivescovo di Sarajevo e
del governo locale croato. Volevano
offrire segni di speranza a una popola-
zione sofferente, a persone che nutri-
vano incertezze sul futuro. Nel 1997 è
stata avviata la costruzione del nuovo
Centro e i Salesiani hanno cominciato
la loro opera pastorale iniziando la loro
attività in una scuola. Era una scuola
statale.
C’erano tante incertezze a livello poli-
tico, finanziario e sociale, ma con l’aiuto
della Provvidenza l’opera ha comin-
ciato a crescere. Molte persone e molte
organizzazioni della comunità interna-
zionale sono entrate a far parte del pro-
getto e possiamo onestamente dire
che siamo stati toccati dalla mano della
Provvidenza, tanto che nel
1999 è stato
aperto un Istituto Tecnico con i primi
72 allievi e l’anno dopo è stata la volta
di una scuola media.
Il centro scolastico
Oggi, 16 anni dopo l’arrivo dei Salesiani,
e 11 anni dopo l’inizio delle attività
del KŠC Don Bosco tra i giovani a
Žepče, possiamo mostrare con orgo-
glio quanto è stato fatto per tante per-
sone e i risultati che continuiamo a
ottenere nell’Istituto. In termini costrut-
tivi, adesso la scuola è stata completata
quasi all’80%. È ben attrezzata, sicura-
mente molto meglio delle scuole sta-
tali della stessa zona. Il personale della
scuola è costituito da 60 insegnanti,
molti dei quali hanno titoli adeguati e
continuano a prepararsi relativamente
ai loro ambiti.
La scuola superiore ha 200 allievi
e l’Istituto
Tecnico ne conta 350, così distribuiti:
» 4 classi di economia aziendale (4 anni
di corso);
» 4 classi di meccanica (4 anni di corso);
» 3 classi di saldatura idraulica e per tor-
nitori (3 anni di corso);
» classi di elettronica, installazione e au-
toelettronica (3 anni di corso).
Non possiamo dare una risposta positiva
a tutti quelli che vorrebbero iscriversi qui,
perché tante famiglie sperano in un
futuro migliore per i loro figli tramite la
nostra scuola. La difficoltà principale sta
nel fatto che l’80% degli allievi che fre-
quentano la scuola superiore e comple-
tano la preparazione universitaria, o la
preparazione per il lavoro, lasciano il
Paese per emigrare in Croazia, in Italia o
in Germania e spesso non tornano.
Questo è un problema per noi, perché
sappiamo che i giovani non hanno spe-
ranze, se rimangono nel loro Paese.
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SALESIANI 2012

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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Oratorio – Centro giovanile
Grazie a un progetto patrocinato dal VIS
e finanziato dal Ministero degli Esteri ita-
liano, e dopo aver attrezzato una sede in
cui i giovani possono riunirsi per svol-
gere varie attività, abbiamo aperto un
oratorio per i giovani del luogo e cer-
chiamo anche di coinvolgere il maggior
numero possibile di ragazzi provenienti
dall’area urbana. Quest’opera caratteri-
stica dei Salesiani in Bosnia - Erzegovina
era sconosciuta prima che arrivassero i
Salesiani; siamo dunque pionieri in
questo genere di attività. In questo mo-
mento, il nostro impegno principale è fi-
nalizzato ad aprire le porte a tutte le
persone che intendono raggiungerci e
offrire il nostro contributo per la realiz-
zazione di un luogo tranquillo in cui tutti
possano trovare qualcosa che risponda
ai loro desideri. Il nostro oratorio festivo
raduna circa 250 giovani con un gruppo
di animatori che li guida. La seconda at-
tività specifica consiste nel formare ani-
matori ed educatori, in modo che in
futuro possiamo avere un gruppo a cui
affidare l’opera indirizzata ai giovani. Al
centro delle attività dell’oratorio festivo
c’è la Messa domenicale, che è un’occa-
sione di incontro e di condivisione della
comunità intorno al Signore.
Le nostre sfide
La piccola comunità religiosa è compo-
sta da tre sacerdoti e un confratello in
formazione che compie il suo tirocinio, i
quali fanno del loro meglio per essere il
volto di Don Bosco per i giovani di oggi
tramite la loro testimonianza e l’impe-
gno instancabile che profondono. Nel
Paese ci sono però ancora varie diffi-
coltà, molte incertezze, molte carenze
che affliggono i giovani, parecchi dei
quali non credono di poter ottenere
molto più del puro necessario per la
sopravvivenza, se rimangono qui. Dei
30.000 abitanti, 5.500 sono in età di
scuola primaria e secondaria. Questo
indica che i giovani costituiscono circa
un terzo della popolazione complessiva.
Ma che cosa li attende? Quali modelli
educativi vengono proposti? Che so-
cietà offriremo loro? Quali modelli di
adulti hanno? Purtroppo, le risposte in
qualche modo sono limitate e per noi
Salesiani non sono accettabili. Vor-
remmo offrire ai giovani modelli e scelte
di vita alternativi, aiutarli a vedere e a cre-
dere che il futuro è nelle loro mani. Il Si-
gnore non si stanca mai del Suo popolo
e continuerà a essere il Signore della
storia malgrado il peccato dell’uomo.
“Don Bosco Zepče” è solo una delle
gocce della Divina Misericordia che
sono cadute in questo bel posto, un pa-
radiso che la malvagità umana ha tra-
sformato in una valle di lacrime. Questa
è la storia della civiltà, ma redenta dal Si-
gnore, il quale, tramite noi e a volte mal-
grado noi, è ancora presente.
SALESIANI 2012
79

9.2 Page 82

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Repubblica Ceca
Praga:
incontro
ai giovani
di oggi
80
SALESIANI 2012
L’ispettoria salesiana ha potuto ricomin-
ciare a svolgere liberamente le sue attività nel 1990,
dopo la lunga epoca del regime comunista. Questa
ispettoria fu fondata nel 1927 e, dopo un periodo di
espansione e nuove fondazioni (Frystak, Ostrava,
Praga, Pardubice), fu repressa dal nazismo e venne poi
completamente dispersa dopo l’avvento del regime co-
munista nel 1948. Tutte le comunità furono chiuse e
dichiarate fuori legge dallo Stato socialista. Tanti con-
fratelli furono arrestati e gettati in carcere o in campi
di concentramento per molti anni. Per ben 40 anni tutti
dovettero adottare uno stile di vita diverso da quello re-
ligioso. Nonostante tutto questo, tanti confratelli sono
rimasti fedeli alla loro vocazione e hanno lavorato come
religiosi nella clandestinità, compiendo anche un’opera
di apostolato vocazionale. Vennero ordinati nuovi
sacerdoti che lavoravano con i giovani, soprattutto du-
rante le vacanze, ma anche nel corso dell’anno.
Dopo la caduta del regime, nel 1989, i Salesiani
hanno continuato la loro opera con i giovani e hanno

9.3 Page 83

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rifondato il noviziato, che nei primi anni
dopo la caduta del comunismo era pieno di
giovani. I Salesiani boemi sono tornati nelle case
dove avevano già lavorato nell’arco di tempo com-
preso tra le due guerre mondiali (Praga, Brno, Os-
trava, Pardubice) e hanno fondato opere salesiane
anche in altre città (Teplice, Ceske Budejovice, Zlin,
Plzen).
Le opere primcipali in cui si svolge oggi la mis-
sione salesiana sonoi i centri giovanili (in alcune città i
Salesiani si occupano degli zingari), le parrochie, la co-
municazione sociale (la casa editrice Portal a Praga,
Don Bosco Media Centrum a Brno, la TV Noe a Os-
trava, la scuola Jabok per la pedagogia sociale e la teolo-
gia), le missioni. In Bulgaria, Paese in cui la maggior
parte della popolazione è ortodossa, a Kazanlak, Stara
Zagora, è stata avviata un’opera al servizio degli zingari.
Dieci anni dopo l’inizio delle nuove fondazioni si è
verificata anche qui per la vita religiosa una situazione che
preoccupa quasi tutta l’Europa occidentale: il drastico calo
delle vocazioni. Nonostante questo, i Salesiani lavorano con
tanti giovani collaboratori, organizzano il volontariato per gio-
vani che vengono inviati in tutti i continenti del mondo con le de-
nominazioni SADBA- Cagliero e accolgono a loro volta volontari
dall’estero per le opere salesiane.
Per promuovere nuove vocazioni, noi Salesiani organizziamo
giornate di riflessione, durante le quali i giovani possono discernere la
loro vocazione (COME IN, Incontri con i SDB, convegni sulla
spiritualità salesiana).
SALESIANI 2012
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9.4 Page 84

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Colombia - Cambogia
Unire il mondo:
di don Albeiro Rodas, sdb
Nel novembre 2010, Laura Villadiego, cro-
nista dell’EFE (agenzia di stampa in
lingua spagnola, l’equivalente della Reuters o
dell’API in inglese) ha visitato la Sezione di Co-
municazione Sociale e Giornalismo dell’Isti-
tuto Tecnico Don Bosco di Sihanoukville.
L’articolo che ha scritto a seguito della sua
visita, Periodismo joven en el corazón
de Camboya (Giornalismo giovane
nel cuore della Cambogia), è stato
pubblicato da giornali come El
Mundo e El Tempo in Spagna, e in
America Latina. I mass media spa-
gnoli sono rimasti sorpresi dal
modo in cui l’Istituto Tecnico Don
Bosco è riuscito ad aprire una scuola
di giornalismo in un Paese in cui sus-
sistono non poche difficoltà per la li-
bertà di espressione e da come i
giovani di comunità vulnerabili
hanno potuto avere accesso alle
tecnologie e all’informazione.
L’attenzione della stampa ha susci-
tato l’interesse della radio e ho rice-
vuto alcune chiamate da stazioni
radiofoniche colombiane desiderose di
conoscere il progetto. Prima di tornare a Me-
dellín (un viaggio che richiede circa 50
ore da Phnom Penh, via Bangkok,
Frankfurt e Bogotá) sono stato
contattato dal sindaco della
città. «Potrebbe offrire
qualche seminario sulla
comunicazione al
nostro programma
Fuerza Joven?», mi ha domandato. La mia ri-
sposta come salesiano è stata, ovviamente,
«Sì».
“Fuerza Joven”(Forza Giovane) è un programma
proposto dal sindaco di Medellín ai giovani dei
quartieri più poveri della città, vittime della vio-
lenza urbana, e ai giovani vulnerabili che sa-
rebbero potuti entrare a far parte di gang.
Amico di Don Bosco
Ho chiamato la mia esperienza Fuerza Joven
Don Bosco Parce. “Parce” è il termine gergale in
spagnolo della Colombia che equivale ad
“amico”a Medellín. Tutte le mattine un’auto del
comune con alcuni organizzatori del pro-
gramma mi ha condotto dalla casa della fami-
glia in Barrio Castilla in un altro “barrio” della
città perché incontrassi un piccolo gruppo di
giovani coinvolti in un programma di reinte-
grazione sociale. Ho però chiesto che i gruppi
fossero piccoli, formati ognuno da 15-20 ra-
gazzi, in modo che i più giovani potessero
trarre miglior giovamento dall’esperienza.
Ho cominciato con una presentazione cultu-
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SALESIANI 2012

9.5 Page 85

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da Medellin a Sihanoukville
rale della Cambogia e del nostro pro-
gramma di formazione sulla comunica-
zione per giovani come loro. Questi
giovani di Medellín, provenienti dai
“barrio” più poveri, presentati molto
spesso dai mass media come violenti e
fonte di ispirazione per molti film sulla
violenza urbana, erano ovviamente
molto curiosi di conoscere questo
“nuovo arrivato”. Ho poi parlato della
storia di giovani come loro, che vivono
dall’altra parte del pianeta (tenendo
conto dei fusi orari, tra la Cambogia e
la Colombia c’è una differenza di 12
ore), per attirare gradualmente la loro
attenzione. Molti ragazzi avevano più
di un tatuaggio e volevano farsi impri-
mere il loro nome in khmer!
Dopo l’esposizione culturale sulla Cam-
bogia e molte domande da parte dei
miei “parce” (amici), siamo arrivati al se-
minario sulla comunicazione. Ho spie-
gato che non possiamo fare a meno di
comunicare. Tutto nella nostra
società signi-
fica comunicazione e ogni comunità
elabora i suoi codici d’informazione.
Ho poi spiegato che cosa avevo avviato
in Cambogia nella sezione di comuni-
cazione e giornalismo della nostra
scuola.
Che cosa dobbiamo
comunicare noi, come
giovani?
Per migliorare il nostro stile di vita, co-
struire la pace e abbandonare le bande
a favore delle videocamere, Internet e
simili, come giovani dobbiamo comu-
nicare quattro elementi.
1. Speranza. Dovremmo comunicare
speranza per la nostra società con i
nostri valori e i nostri talenti. Come gio-
vani, dovremmo mostrare la nostra
città al mondo.
2. Sviluppo. Abbiamo detto che mi-
gliorare il proprio stile di vita è un
diritto di tutti.
3. Tenerezza. Tenerezza significa bel-
lezza ed estetica. La trasformazione di
Medellín negli ultimi due decenni è
un buon esempio. Abbiamo costruito
grandi parchi, biblioteche e complessi
turistici in quartieri che erano poveri e
abbandonati e così la città è stata resa
più bella e internazionale.
4. Tolleranza. Dovremmo comunicare
la tolleranza, che consiste nel rispetto
per l’altro così com’è. Diamo impor-
tanza all’umanità. Amiamo tutti perché
ogni persona è un figlio o una figlia di
Dio, e dunque ogni individuo è un mio
fratello o una mia sorella.
Per concludere il seminario, abbiamo
realizzato un video. I Parceros di Medel-
lín hanno mandato messaggi e do-
mande ai loro coetanei cambogiani di
Sihanoukville. Hanno parlato della loro
città e delle loro tradizioni. In aprile,
dopo aver attraversato di nuovo tre
continenti, sono tornato in Cambogia
e ho filmato i giovani cambogiani che
hanno risposto ai loro amici
di Medellín e hanno con-
diviso la loro esperienza.
SALESIANI 2012
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9.6 Page 86

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
India
Film di sacerdoti
promuovono
i diritti umani
di don C.M. Paul, sdb
e l’evangelizzazione
Due sacerdoti cattolici che si occupano atti-
vamente di cinema da quasi dieci anni af-
fermano che i loro due lungometraggi aiutano
le persone del luogo in cui vivono ad acquisire
dignità e sostenere i diritti umani. I due cineasti
salesiani hanno vissuto per oltre vent’anni tra la
popolazione Kokborok di Tripura, nell’India nor-
dorientale, ai confini con il Bangladesh. Il loro
primo film, “Mathia” (2002), della durata di 132
minuti, aiuta ad acquisire la consapevolezza del
male sociale della caccia alle streghe, mentre il
secondo film,“Yarwng”, di 95 minuti (2008), illu-
stra la difficile condizione delle persone sacrifi-
cate sull’altare dello sviluppo economico. I due
cineasti sono salesiani di Guwahati, Joseph Ki-
zhakechennadu (produttore) e Joseph Pulin-
thanath (direttore).
Don Pulinthanath ha collaborato con un cinea-
sta salesiano, Don Jiji Kalavanal, che ha vinto il
terzo premio della DB IMAGE Kochi con un do-
cufilm intitolato “La MANO di Don Bosco”. Il
lancio, promosso in sette stati dell’India nord
orientale (Assam, Arunachal, Manipur, Megha-
laya, Mizoram, Nagaland e Tripura) è un omag-
gio ai pionieri salesiani, alla vigilia del primo
pellegrinaggio in assoluto delle spoglie di Don
Bosco nell’India nord orientale, che è comin-
ciato il 1° maggio 2011.
Quando il film“Mathia”(Braccialetto) ha vinto il
primo premio al festival di Niepokalanow (Var-
savia) del 2004, la più importante organizza-
zione cinematografica internazionale dello
stato di Tripura, l’Accademia Kokborok Sahitya
(Società Letteraria), ha organizzato una manife-
stazione pubblica ad Agartala, capitale dello
stato, per congratularsi con lo staff.
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SALESIANI 2012

9.7 Page 87

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Il nostro intento non consisteva nel realizzare
un film che piacesse necessariamente alla
gente; ci siamo proposti di compiere un’opera
che “stimolasse”.
Il ministro del welfare dello stato di Tripura, Aghore
Debbarma, ha offerto 200.000 INR (4.000 Euro) per
aiutare “Sampari Pictures”, la compagnia cinemato-
grafica dei sacerdoti che era in grave difficoltà per
gli ingenti debiti.
Sei anni dopo, il secondo film dei sacerdoti,“Yarwng”
(Radici), il 19 marzo 2010 ha ricevuto il primo premio
nazionale dello stato di Tripura dalla presidente del-
l’India, Pratibha Patil a Delhi.
Evangelizzare tramite la promozione
della cultura
«Il cinema riguarda in larga misura le immagini e
nessuna immagine è neutra. Il processo dell’impe-
gno dinamico di fronte a queste immagini può ar-
ricchire a livello individuale e collettivo. Le immagini
interpellano, criticano, incoraggiano. Il nostro in-
tento non consisteva nel realizzare un film che pia-
cesse necessariamente alla gente; ci siamo proposti
di compiere un’opera che “stimolasse”», spiega don
Pulinthanath.
Inoltre, questi due film hanno aiutato ad allontanare
il pregiudizio secondo cui i cristiani di questo Stato,
il 2 per cento della popolazione, non sarebbero ra-
dicati nella cultura locale.
degli abitanti dell’Asia nord orientale, il portavoce
della Chiesa del Tripura don Pulinthanath lascia da
parte la sua abituale riservatezza e si mostra elo-
quente.
Rifiutando decisamente l’accusa, dice: «Non è
vero! Le persone che dicono questo danno
per scontato che la Chiesa non attribuisca
valore alle culture locali. Forse si basano
su alcune idee datate e superate riferite
a casi isolati del passato. Negli ultimi 50
anni (a partire dal Concilio Vaticano II)
la Chiesa promuove sinceramente la
cultura locale…».
Se si compie un’analisi seria, si riscon-
trerà che la Chiesa ha offerto un con-
tributo alla cultura locale tramite
l’istruzione nella lingua madre, il pro-
gresso nell’espressione scritta, le feste
locali, centri di ricerca culturali e lingui-
stici, accademie d’arte e
musei antropologici;
l’elenco è solo in-
dicativo e non
esaustivo.
Le numerose opere di evangelizzazione, sviluppo e
servizio sociale che la Chiesa compie nel Tripura e
in tutta l’India nord orientale, a volte in modo eroico,
saranno notevolmente favorite da questo progetto,
che concentra l’attenzione sulla cultura e la sua crisi
in una società in continuo cambiamento.
Quando viene proposta la comune accusa secondo
cui la Chiesa distruggerebbe la cultura e la lingua
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9.8 Page 88

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Mozambico
6 0anni di vita condivisa
di don Rogelio Arenal, sdb
Al servizio della vita
I Salesiani si impegnano per favorire la
crescita globale delle persone, e in
particolare dei giovani più poveri, nelle
varie situazioni politiche e sociali che la
giovane nazione del Mozambico si
trova ad affrontare.
Molti che già lavorano e hanno la re-
sponsabilità di una famiglia sono since-
ramente grati per l’educazione umana
e l’istruzione professionale che hanno
ricevuto e che ha permesso loro di
compiere progressi nella loro vita.
Nelle quattro province del Mozambico
e con le otto comunità salesiane, cer-
chiamo di offrire varie opportunità ai
giovani:
» La scuola di Moatize, gestita insieme
ad alcune piccole scuole rurali.
» La “Casa San Giuseppe” e i Collegi di
Moamba e Inharrime per ragazzi
poveri o provenienti da zone rurali.
» Istruzione tecnica, presso gli Istituti di
Moamba, Tete, Inharrime, Lhanguene
e Matola. Accogliendo la richiesta da
parte dello Stato e della società di la-
voratori qualificati nell’ambito tec-
nico, i Salesiani hanno elaborato
progetti di istruzione specifica che
hanno già dato risultati. C’è un rap-
porto di collaborazione garantito dal
Segretariato Tecnico per le Scuole
Professionali.
» Alla richiesta riguardante l’istruzione
tecnica è stata data una risposta fon-
dando l’“Istituto Superiore Don Bosco
di Pedagogia e di Formazione”per in-
segnanti nell’ambito tecnico.
» Un impegno interessante è costituito
dall’attenzione per le comunità rurali
nella Missione di Moatize tramite lo
sviluppo di progetti finalizzati a inse-
gnare alle popolazioni più povere a
trarre beneficio dalle risorse agricole.
Annunciare Cristo
In tutti gli ambiti in cui la maggioranza
dei giovani è composta da non cristiani,
avviene un primo annuncio di Gesù.
Questi istituti di istruzione sono anche
centri di evangelizzazione.
Le missioni di Moatize e Moamba, in
centri rurali, con molte comunità cri-
stiane diffuse all’interno, e le parrocchie
cittadine di Lhanguene e Jardim, sono
centri importanti di evangelizzazione
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SALESIANI 2012

9.9 Page 89

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diretta per migliaia di giovani e anche
per le famiglie che li accompagnano.
Una nuova opera per la Visitatoria è la
fondazione di centri di Spiritualità
“Emmaus” a Matola, intesi come sedi di
incontri e di ritiri per vari gruppi di gio-
vani.
Vedere la vita come una
vocazione
Il Movimento Giovanile Salesiano riuni-
sce i diversi gruppi e rafforza la voca-
zione ad assumere un ruolo di guida
dei giovani. Ogni anno, vari incontri di
formazione, opportunità di preghiera,
occasioni di ritiri conferiscono conte-
nuto al Movimento.
La Famiglia Salesiana cresce tramite i
gruppi di Salesiani Cooperatori, ADMA
ed exallievi, che offrono l’opportunità
di sperimentare la vocazione laica dello
spirito salesiano.
Il risultato migliore e più importante è
dato dalle vocazioni alla vita salesiana
consacrata. Nel 2011, i Salesiani locali
del Mozambico costituiscono già il
50% della Visitatoria. Il carisma di Don
Bosco è così arricchito. Per formare
queste vocazioni salesiane, la Visitatoria
ha un aspirantato a Matola e un preno-
viziato a Moamba. Il noviziato, frequen-
tato anche da novizi dell’Angola, è a
Namaacha.
Malgrado il numero relativamente ri-
dotto di confratelli (57) e la scarsità di
risorse, continuiamo a seminare la bel-
lezza della vita nel cuore dei giovani
mozambicani, un’esperienza di incon-
tro con Gesù attraverso il servizio ai fra-
telli e alle sorelle.
SALESIANI 2012
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9.10 Page 90

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Lituania
Verso il Futuro
La Lituania e i Salesiani
di don Alessandro Barelli, sdb
Don Bosco era già conosciuto in
Lituania alla fine del diciannove-
simo secolo. Nel 1909, poi, un giovane
lituano, Antanas Skeltys, decise di di-
ventare salesiano. Arrivò a Torino clan-
destinamente, senza documenti, e
chiese di essere accolto tra i figli di Don
Bosco. Pochi decenni dopo, divenuto
sacerdote salesiano, cominciò a far co-
noscere in Lituania Don Bosco e la vita
salesiana. Ogni anno, quando rientrava
durante il periodo estivo, grazie al suo
entusiasmo per il carisma salesiano e
ai suoi racconti su Don Bosco nelle
parrocchie diocesane, convinse molti
giovani a riflettere sulla loro vocazione.
Dieci anni dopo, centinaia di giovani
lituani studiavano in Italia e oltre 60
partirono per le missioni salesiane. La
prima comunità salesiana in Lituania
si insediò solo nel 1934. Si trattava di
una scuola e di un aspirantato che
fecero crescere molte vocazioni. Pur-
troppo, la seconda guerra mondiale
congelò i germogli di questa prima-
vera salesiana. Molti Salesiani lituani si
rifugiarono a ovest, dove dedicarono
le loro energie all’ampia diaspora li-
tuana. Coloro i quali rimasero in patria
furono dispersi e vennero costretti a
vivere come sacerdoti diocesani, al
tempo delle persecuzioni.
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SALESIANI 2012

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10.1 Page 91

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Nel 1990, quando la Lituania ricuperò
l’indipendenza, i Salesiani lituani di-
spersi nel mondo e quelli sopravvissuti
decisero di aggregarsi e di avviare le at-
tività pastorali tipiche di Don Bosco.
Con il passare degli anni, purtroppo,
malgrado un grande entusiasmo, le
forze disponibili erano limitate. La Con-
gregazione inviò in questa regione gio-
vani sacerdoti dalla Polonia e dall’Italia,
molti dei quali lavorano ancora insieme
ai confratelli lituani nelle città di Vilnius
e Kaunas.
Il contesto in cui oggi si svolgono le
attività pastorali dei Salesiani è forte-
mente caratterizzato dalle conse-
guenze dell’occupazione sovietica; gli
ambiti sociale e religioso sono note-
volmente influenzati, in particolare tra
i giovani è diffusa una forte tendenza
al relativismo, al materialismo e all’in-
differenza religiosa.
Vilnius
È la capitale della Lituania con una po-
polazione di 600.000 abitanti. La popo-
lazione è formata da lituani (60%),
polacchi (30%) e russi (10%); etnie
spesso in disaccordo tra loro. I Salesiani
abitano nella periferia operaia di Lazdy-
nai, ove risiedono 45.000 abitanti; qui
animano la parrocchia San Giovanni
Bosco. Il servizio parrocchiale, svolto in
lingua lituana e polacca, consiste nelle
attività di catechesi per i giovani, opere
di carità e cura dei parrocchiani. Nel
corso degli anni la parrocchia ha acqui-
sito notorietà grazie al suo specifico
lavoro giovanile: oratorio festivo, dopo-
scuola per i bambini bisognosi, campi
estivi, centro giovanile, gruppi giovanili
e pastorali e l’insegnamento della reli-
gione nelle scuole statali. Una iniziativa
importante e molto apprezzata in tutta
la Lituania è il Bollettino Salesiano, pub-
blicato fin dal 1927 e distribuito gratui-
tamente. I Salesiani offrono anche
assistenza spirituale al gruppo di Volon-
tari con Don Bosco lituani.
Kaunas
La comunità salesiana di Kaunas vive
nella periferia povera di Palemonas,
nota in passato per i suoi stabilimenti
industriali, ora in disuso. La parrocchia
della Madonna del Rosario, ubicata in
un territorio che comprende 10.000
abitanti, cerca quotidianamente di ri-
spondere alle necessità religiose, so-
ciali ed economiche delle persone.
Oltre alle attività consuete di una par-
rocchia, si svolgono quelle tipiche
salesiane, come l’oratorio quotidiano
e i campi estivi organizzati sia in par-
rocchia e sia in campagna. Preziosa è
la collaborazione tra la comunità
salesiana e quella delle Figlie di Maria
Ausiliatrice che si concretizza ogni
giorno nei programmi di doposcuola
quotidiano per bambini bisognosi e
copre l’insegnamento della religione
cattolica nelle due scuole elementari
locali. Alla comunità salesiana sono
legati anche un piccolo gruppo di
Salesiani Cooperatori e uno del-
l’ADMA.
Prospettive per il futuro
Le attività per i giovani fanno sì che il
carisma salesiano sia sempre più cono-
sciuto e apprezzato. I giovani hanno
manifestato grande interesse e non
pochi vogliono offrire il loro aiuto come
animatori. Grazie anche al Bollettino
Salesiano, che costituisce una vetrina
nazionale, molti giovani chiedono
informazioni sulla vita salesiana, anche
se questo non si traduce direttamente
in nuove vocazioni. Lo sguardo dei
salesiani verso il futuro è positivo anche
se è importante consolidare le opere
e curare una giusta visibilità. Rispetto
alle necessità del campo pastorale, i
Salesiani in Lituania non sono molti.
Una delle difficoltà per lo sviluppo della
presenza salesiana è data dalla lingua
che non è facile da apprendere e ri-
chiede molti anni di pratica. Il calo delle
vocazioni è avvertito ovunque e inviare
qualcuno all’estero non è una solu-
zione così immediata. Il popolo lituano,
che ha subito molte occupazioni, ha
sempre dovuto difendere tenace-
mente la sua identità e questa realtà in-
fluenza anche la possibilità di una
piena accoglienza degli stranieri, so-
prattutto se la differenza culturale è
ampia. La sfida resta: riuscire a inserirsi
in modo visibile, rispettando sempre le
tradizioni e i valori locali.
SALESIANI 2012
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10.2 Page 92

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Messico
Alborada, un posto animato!
di don Waldo Gómez Pacheco, sdb
Sono arrivato a Mérida Yucatán otto mesi
fa. Ho trovato gli Oratori Alborada 1 e 2 e
presto si aggiungerà il numero 3 (il futuro
“Xotlán College”). Tutto era diverso da come
avevo immaginato: un altro paese, un altro
popolo, altre abitudini, un clima diverso,
modi di parlare diversi. C’è sempre qualcosa
da imparare; a essere sincero, ho poco
tempo per riposare!
Alborada propone molteplici attività: calcio
all’aperto e in palestra per ragazzi e ragazze,
piccoli e grandi; ci sono laboratori, attività
riguardanti moda, design e cultura, ripara-
zione di condizionatori e frigoriferi, prepara-
zione di dolci, corsi per elettricisti e di
formazione per adulti, inglese, informatica,
corsi di perfezionamento. Sono anche attivi
un’orchestra sinfonica e gruppi di chitarra. Ad
Alborada 2 al momento sono attivi meno
corsi, ma le proposte sono in aumento. Ad
Alborada 3 la scuola avvierà la sua attività nel
2012.
Come in qualsiasi altra sede, anche qui la
missione salesiana è piena di sfide,
perché i giovani sono ovunque gli
stessi, con i loro sogni, i loro pro-
blemi e le loro aspirazioni. Le
adolescenti tendono a lasciare
i capelli alle loro mamme,
come segno del fatto che
sono cresciute, dato che co-
minciano a frequentare le
scuole medie, e i ragazzi
sono vivaci come tutti i gio-
vani del 2011!
La nostra opera consiste nel
tenere un piccolo discorso per
il buongiorno e la buonanotte
nei laboratori e altre brevi consi-
derazioni di 10 o 15 minuti prima
dei giochi. Alborada è anche nota
come Centro di Maria Ausiliatrice,
perché a tutti gli effetti è una parrocchia
con 6 cappelle, in cui sono attivi gruppi di
90
SALESIANI 2012

10.3 Page 93

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Ogni generazione di salesiani ha il compito nobile e di grande
responsabilità di testimoniare la propria fede ed essere strumento di
Dio tramite lo straordinario carisma di don Bosco.
ogni sorta: attività per i laici, liturgia, prepara-
zione al matrimonio e al battesimo,
gruppi per gli adolescenti, gruppi di
Famiglie Cristiane, centri pastorali,
Salesiani Cooperatori, cura degli
ammalati, gruppi mariani
(“Guadalupanos” e ADMA), ca-
techismo e persino ginna-
stica aerobica! Ci occupiamo
anche delle necessità spirituali
dei nostri collaboratori laici.
Ci viene offerto un sostegno
morale ed economico da chi
patrocina l’iniziativa e da per-
sone che apprezzano ciò che
facciamo. Ringrazio tutti a nome
di don Bosco. Ogni mese man-
diamo loro il Bollettino Salesiano:
grazie!
In generale, malgrado i nostri limiti siamo
molto apprezzati. La gente è lieta di rivol-
gersi ai salesiani, che ricchi di umanità e at-
tenti alle persone, forse commettono gli
stessi loro errori, ma amano Dio come loro.
I bambini veramente problematici sono
pochi, ma ne esistono ancora; sono riuscito
a stabilire un dialogo con loro e giochiamo
insieme quasi ogni giorno. Li chiamo “ADR”,
Amici del Resistol, dal nome della sostanza
che sniffano regolarmente. Sono bambini
di don Bosco di oggi, difficili da amare,
come sempre; quando pensiamo che
stiano migliorando, ci sorprendono sba-
gliando di nuovo, come se volessero dire:
perché vi affannate tanto per persone
come noi? In questi casi, l’unica soluzione
che abbiamo è amarli, e amarli molto.
Ogni generazione di salesiani ha il compito
nobile e di grande responsabilità di testi-
moniare la propria fede ed essere stru-
mento di Dio tramite lo straordinario
carisma di don Bosco.
SALESIANI 2012
91

10.4 Page 94

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Papua Nuova Guinea
Proclamare la Parola nelle
Isole Kiriwina
di don John A. Cabrido, sdb
Sono arrivato alle isole Kiriwina con due anni di ri-
tardo! Don Johnny Fayardo, il nostro parroco
salesiano per le isole Kiriwina, popolarmente chia-
mate“Isole dell’amore”dal sedicente antropologo po-
lacco Bronislaw Malinowski, mi ha invitato per la
prima volta a tenere un seminario sulla Bibbia per gli
animatori della sua parrocchia all’inizio del 2009. Pur-
troppo, le forti piogge di quel periodo avevano de-
terminato una scarsa disponibilità di patate dolci e
l’iniziativa della parrocchia dovette essere abbando-
nata. Così, quando don Sonny ha rinnovato l’invito
alla fine dello scorso anno, ho prontamente accet-
tato, non solo perché in questo modo avevo un’op-
portunità per visitare il paradiso di corallo delle isole
Kiriwina, ma potevo anche aiutare un confratello.
Il mio bagaglio aveva un peso sicuramente eccessivo.
Dovevo portare tutta la mia attrezzatura per l’inse-
gnamento, compresi volantini, un computer portatile
e perfino un proiettore! Inoltre, Don Timothy Choi
colse l’occasione per arricchire la dispensa di don
Sonny con alimenti in scatola e altre cibarie. Per finire,
92
SALESIANI 2012

10.5 Page 95

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don Albert Swer mandò anche una
pompa per la bicicletta della parroc-
chia!
Dopo un volo insolitamente piacevole
(e puntuale!) con la compagnia aerea
Airlines PNG, sono atterrato a Losuia e
mi si è presentata una vista indimenti-
cabile. L’aeroporto era una piccola
struttura il cui recinto perimetrale era
affollato di gente. Sembrava che metà
dell’isola, la cui popolazione è pari a
40.000 abitanti, fosse là per vedere i
nuovi arrivi o in attesa dell’ultima let-
tera. Per fortuna, don Sonny era già là
per aiutarmi a ricuperare il mio baga-
glio, che era stato scaricato senza ri-
guardo sul terreno erboso.
Il seminario sulla Bibbia cominciò il
giorno dopo, lunedì 9 maggio, e vi par-
teciparono circa 120 animatori della
parrocchia, provenienti da sei comu-
nità cattoliche. Facevano parte del
gruppo, costituito prevalentemente da
persone anziane, anche 15 “giovani”.
Pare che nelle isole Kiriwina per essere
definiti “giovani” basti non frequentare
più la scuola. Quando domandai
perché non vi fossero molti giovani,
dato che i villaggi in cui passavamo
sembravano “fucine di bambini”, mi fu
gentilmente spiegato che quello era il
loro momento, e che il “momento” dei
giovani avrebbe dovuto attendere.
Nei cinque giorni successivi tenni tre
incontri e condussi seminari ogni
giorno, due al mattino e uno nel po-
meriggio, fino alle 16:30. Le 15 lezioni
spaziavano sull’intera Bibbia e com-
prendevano momenti di riflessione
comune, danze, rappresentazioni tea-
trali e arte. Nel 2002 avevo tenuto un
seminario simile nei villaggi di campa-
gna di Kelologeia e Kurada nell’isola
Normanby. Nel corso di quest’ultima
esperienza, sono stato colpito dall’in-
teresse e dal gran numero di parteci-
panti. Nei cinque giorni successivi i
presenti non sono mai stati meno di
100. C’erano anche credenti della
Chiesa Unita e una comunità locale di
fedeli “Rema”, compreso il loro pastore.
I partecipanti che vivevano nei villaggi
“vicini” compivano ogni giorno a piedi
un percorso di un’ora-un’ora e mezzo
per poi tornare a casa. Altri si sistema-
vano nel complesso della parrocchia e
della scuola. Di sera, per intrattenere i
presenti abbiamo proposto alcuni film,
ansiosamente attesi da tutti i bambini
del villaggio. Per commemorare la
beatificazione del nostro amato
Giovanni Paolo II, abbiamo visto un
film in due parti prodotto in Italia,
ovviamente nella versione inglese. Il
momento saliente delle serate cine-
matografiche è però stato un film di
Jackie Chan che ha prodotto un boato
di risate nel paese. Durante la mia per-
manenza, le Figlie di Maria Immacolata
(Suore del PIME) hanno generosa-
mente cucinato per noi. È stata una
gradita pausa, poiché nella casa par-
rocchiale non c’era elettricità e c’era
appena un po’ d’acqua corrente. Per
fortuna, la casa parrocchiale aveva
almeno adeguate zanzariere, così le
onnipresenti zanzare venivano lasciate
fuori, anche se l’invasione dei mille-
piedi non era arginata.
Sono partito dalle isole Kiriwina la do-
menica successiva, il 15 maggio, pro-
fondamente impressionato dal calore
della gente e dalla scarsità di opportu-
nità e di speranza per i giovani dell’isola.
I coraggiosi sforzi dei missionari del pas-
sato (MSC e PIME) e del presente (Suore
della Riparazione a Gusaweta; Suore del
PIME a Wapipi; don Sonny) sono vera-
mente incoraggianti. Prego fervida-
mente affinché la nostra “condivisione
del mondo” possa sostenere gli abitanti
delle isole Kiriwina nel loro impegno e
alimentare la loro fede.
SALESIANI 2012
93

10.6 Page 96

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Ungheria
A Budapest, nel terzo distretto, la porta di
via Kiscelli, 79 al mattino è gia aperta.
Don Gábor Vitális, sacerdote salesiano dal
2009, tutti i giorni feriali accoglie alunni
che si preparano ad andare a scuola e offre
loro la colazione. Questi bambini
rischierebbero di rimanere a digiuno fino
all’ora di pranzo.
La storia del buongiorno
insieme alla colazione
di Erzsébet Lengyel
Il lavoro inizia tutti i giorni alle 6 del mattino:
don Gábor e le persone che lo aiutano, adulti
e giovani, sistemano i tavoli nel seminterrato
dell’oratorio, preparano il tè e sacchetti per il
pranzo. I bambini possono venire qui dalle
6:45 alle 7:45. C’è dunque un po’ di tempo
anche per colloqui individuali e per una breve
preghiera del mattino.
«Quando ho saputo che molti bambini anda-
vano a scuola con lo stomaco vuoto, sono ri-
masto letteralmente sbalordito. Sapevo di
dover offrire loro la colazione, ma sapevo
anche di non avere denaro a disposizione.
L’ispettore mi ha incoraggiato: neppure Don
Bosco aveva denaro, ma ha fatto tanto per i
giovani… Non abbiamo organizzato una ri-
94
SALESIANI 2012

10.7 Page 97

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chiesta di offerte su larga scala; ne ab-
biamo solo parlato in chiesa e un be-
nefattore ha dato notizia della nostra
iniziativa sul giornale locale. Il giorno
dopo, una signora pensionata è venuta
a offrire 1.000 fiorini (circa 4 Euro) per la
colazione dei bambini. È stata la prima
offerta, poi ne sono seguite altre… e il
“Progetto colazione” è partito. Quando
rimanevamo a corto di denaro, pre-
gavo: se è la volontà di Dio che prose-
guiamo con questa iniziativa, Egli ci
darà anche la possibilità economica per
sostenerla. E sorprendentemente ab-
biamo sempre avuto offerte impreviste
che ci hanno permesso di dare da
mangiare ai bambini il giorno succes-
sivo. È un piccolo miracolo…».
In prossimità della comunità salesiana si
trovano tre scuole elementari. Don
Gábor ha chiesto ai dirigenti scolastici di
informare i bambini in condizione di ne-
cessità di questa iniziativa. «Il primo
giorno sono venuti qui quattordici bam-
bini», ricorda don Gábor. «Non sape-
vamo chi fossero e quale fosse la loro
situazione. La notizia si è poi diffusa e, dal
gruppo iniziale di 15-20 bambini, siamo
passati a cinquanta. Grazie ai nostri gentili
benefattori, possiamo servire tè o cioc-
colata calda con biscotti, ciambelline e
sacchetti per l’intervallo che i bambini
possono portare a scuola». Nell’arco di
un anno e mezzo, don Gábor e i suoi col-
laboratori hanno distribuito 10.000 sac-
chetti per l’intervallo.
Alle sette circa, il sacerdote prepara la
preghiera del mattino per i bambini.
«Abbiamo pensato molto al modo di
proporre la preghiera», dice don Gábor,
«perché molti bambini non praticano
la religione e non sono nemmeno bat-
tezzati. Innanzitutto, ci siamo limitati a
esporre su tabellone le parole della pre-
ghiera, che i bambini hanno imparato
a poco a poco. Con il passare del
tempo, alcuni hanno acquisito alcune
conoscenze nell’ambito della religione,
ma, con un’idea un po’ ingegnosa,
siamo riusciti a portare un pizzico di re-
ligione a tutti».
«La vicina pasticceria “Don Bosco” ci ha
aiutati fin dall’inizio, mandandoci un po’
di dolci», dice il giovane salesiano. «I bam-
bini che vengono a fare colazione da noi
aspettano i dolci, e inoltre in cambio di un
piccolo gelato possono riportare i sac-
chetti in cui erano contenuti, sui quali è
stampigliato il logo salesiano. Abbiamo
avuto l’idea di inserire nei sacchetti un
piccolo quiz, che i bambini devono risol-
vere per ricevere il dolce. Ovviamente le
domande sono molto semplici, ma
grazie a questo metodo possiamo pro-
porre ogni settimana una “minilezione di
religione” ai nostri bambini.
Sebbene non chiediamo alcuna certi-
ficazione, sappiamo che molti di questi
bambini devono affrontare varie diffi-
coltà; hanno problemi economici e
vivono situazioni di svantaggio. I bam-
bini possono parlarci delle loro preoc-
cupazioni quotidiane, condividere con
noi il dolore o i timori che nutrono. Pos-
sono completare lo svolgimento dei
compiti, se non li hanno ancora termi-
nati, studiare a memoria poesie e fe-
steggiare insieme i compleanni, il
Natale e la festa di Babbo Natale… Ab-
biamo anche organizzato un campo
estivo per i bambini per l’ultima setti-
mana di giugno, e, grazie a questa ini-
ziativa, i legami che si erano creati tra
loro non si sono indeboliti, anzi, si sono
persino rafforzati. È stato meraviglioso
vedere i cambiamenti avvenuti in
questi bambini! Queste piccole “feste
quotidiane” hanno trasformato il
gruppo di bambini che si incontravano
occasionalmente per la colazione in
una vera comunità.
Tutto questo richiede però un grande
impegno finanziario e umano. Molti
hanno offerto e offrono denaro, cibo
e aiuto per questo programma, che è
tutto permeato dell’amore di Don
Bosco. Questo piccolo aiuto mattu-
tino è davvero diventato un esempio
di amore e sacrificio cristiano “al-
l’opera”».
SALESIANI 2012
95

10.8 Page 98

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Zambia
L’evangelizzazione tramite l’esempio
La missione salesiana in Zambia svolge soprat-
tutto un’opera pastorale ed educativa per
giovani lavoratori dei quattro paesi che costi-
tuiscono l’Ispettoria: Zambia, Zimbabwe, Na-
mibia e Malawi. Sebbene la presenza salesiana
nello Zambia sia cominciata essenzialmente
con la missione nelle parrocchie, nel corso
degli ultimi dieci anni sono stati organizzati
piccoli centri per la formazione professionale
per giovani e adulti. Quest’opera si prefigge di
aiutare una popolazione che ha risorse limi-
tate, a essere parte attiva e a fare uso delle op-
portunità di crescita, che si presentano per
raggiungere un livello molto più competitivo
e aiuta ad affrontare le sfide di una società che
sta diventando industriale. I giovani e gli adulti
che frequentano questi centri partecipano
anche al programma catechistico per gli isti-
tuti tecnici e, tramite l’istruzione che viene
offerta loro, possono anche beneficiare del-
l’educazione alla fede; in questo modo, fede e
cultura diventano parte dell’opera di educa-
96
SALESIANI 2012

10.9 Page 99

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in
di don Javier Antonio Barrientos, sdb
zione ed evangelizzazione offerta dalla mis- la loro vita e la loro fede nei programmi extra-
sione salesiana.
curricolari proposti dai Salesiani.
L’influenza di questo lavoro educativo e pasto-
rale nelle scuole tecniche e nelle parrocchie fa-
vorisce l’opera di evangelizzazione tra giovani
che forse altrimenti non si avvicinerebbero alla
fede. Molti giovani che frequentano i nostri
centri diventano a poco a poco missionari
presso altri giovani, che invitano a condividere
Molti giovani di altre denominazioni religiose,
tra cui le religioni tradizionali africane, sono
stati aiutati a compiere un percorso di fede e
di conversione che è culminato nella decisione
di ricevere il battesimo ed entrare a far parte
della Chiesa Cattolica, che continua la sua mis-
sione evangelizzatrice con l’esempio.
SALESIANI 2012
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10.10 Page 100

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VOCAZIONE SALESIANA
D’OGGI
Germania
Progetto Vita,
una casa per giovani rifugiati
Testo: Katharina Hennecke / Christina Tangerding / Claudia Klinger
Foto: Wolfgang Maria Weber
Un certificato scritto in caratteri persiani Asif vive al terzo piano del Salesianum con
con la foto di suo padre è tutto ciò dieci altri ragazzi che sono dovuti fuggire
che rimane della vita trascorsa da Moha- dai loro Paesi di origine per situazioni di
med Asif Dorani in Afghanistan, il suo emergenza di vario genere. Hanno tre
Paese di origine. Non ha altri documenti, camere singole, quattro camere doppie,
un passaporto o altre foto. Valutando il suo due cucine, una stanza comune, un bagno
grado di sviluppo fisico e mentale, le au- e servizi in comune. Assistenti sociali ed
torità tedesche hanno ritenuto che avesse educatori si prendono cura dei ragazzi 24
16 anni. Il 1° giugno è stato adottato come ore al giorno. Li aiutano nelle incombenze
giorno della sua nascita.
quotidiane, come cucinare, lavare e fare le
pulizie. Accompagnano i giovani rifugiati
Asif Dorani è fuggito dall’Afghanistan a svolgere pratiche burocratiche, li aiutano
nel novembre 2008. Suo fratello Abdul a compilare moduli e a scrivere lettere.
Samad (18 anni) era stato rapito nella Mantengono ogni altro contatto e colla-
loro città dai talebani circa cinque mesi borano con la scuola. In primo luogo, gli
prima. I suoi genitori erano preoccupati educatori aiutano i giovani rifugiati molto
per la sicurezza del loro secondo figlio e traumatizzati a elaborare le loro esperienze
dunque lo hanno mandato nella lontana e a costruire passo passo un futuro in Ger-
Germania con l’aiuto dei contrabban- mania.
dieri. Il viaggio è stato avventuroso e a
volte la sua stessa vita è stata in pericolo. Tutte le volte in cui Asif parla della sua
Asif, però, in qualche modo è sopravvis- vita, tornano brutti ricordi: la guerra nel
suto. Adesso vive in una casa per giovani suo Paese di origine, il rapimento di
di Monaco chiamata “Salesianum”, in cui suo fratello, l’addio ai suoi genitori e il
i Salesiani di Don Bosco hanno avviato il viaggio di quasi due mesi per passare
Progetto Vita
Ogni anno, arrivano in Germa-
nia centinaia di rifugiati minorenni
“Progetto Vita”. È un programma di soste- dall’Afghanistan alla Germania. Non sa
gno per minorenni rifugiati non accom- esattamente quanto sia durata questa
pagnati.
odissea, ma ricorda che lui e i contrab-
non accompagnati. In genere fuggono
da condizioni in cui la loro vita è messa a repentaglio a causa di guerre, dittature, per-
secuzioni, espulsione, fame e disastri naturali. Si trovano in un Paese straniero senza
casa, senza la loro famiglia e senza amici. Per questo motivo i Salesiani di Don Bosco
hanno avviato in Germania il “Progetto Vita”. Da agosto 2009, undici rifugiati mino-
renni non accompagnati vivono nel centro per giovani “Salesianum” a Monaco. Qui
trovano una casa e ricevono aiuto per le esigenze della vita quotidiana. Inoltre, viene
loro offerto un sostegno pedagogico e pastorale per elaborare le loro esperienze trauma-
tiche. L’obiettivo del progetto consiste nell’aiutare i giovani a procedere con la loro vita,
prepararli per il futuro e renderli capaci di superare le varie difficoltà.
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SALESIANI 2012

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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bandieri hanno cambiato spesso
auto. Sono stati stipati in due o tre in
un buio bagagliaio di auto senz’aria
oppure sul piano di carico di un auto-
treno. Temevano per la loro vita.
Quando Asif ha finalmente raggiunto
il territorio tedesco, tutto è accaduto
molto in fretta: una spinta sulla
schiena ha svegliato il ragazzo dal
sonno. In un punto imprecisato di
una zona buia, il contrabbandiere ha
cacciato i rifugiati fuori dell’autotreno.
Hanno trovato la banchina di una sta-
zione, hanno preso un treno e hanno
chiesto come fare per raggiungere
Monaco.
Nel frattempo, Asif ha trovato un ap-
poggio in Germania e ha sogni per il
futuro: vuole diventare meccanico,
vivere senza timore e avere denaro a
sufficienza per mangiare. Riesce anche
a immaginare di avere una moglie e
figli, «ma in Germania, non in Afghani-
stan», dice. Pensa che rivedrà suo fra-
tello? Asif scuote il capo. «Penso che sia
morto», dice. E si asciuga in fretta le la-
crime.
SALESIANI 2012
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SALESIANI 2012
TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
«Se la tua gamba non guarisce, non potrai emettere la professione» 102
Un giovane animatore diventa salesiano 104
“Ti darò dei capi che ti guideranno come voglio io” 106
“Nessuno può portare via ciò che Dio ha progettato per te!” 108
Volontario per sempre 110
Cinque “storie di vita”: dal Vietnam al Giappone 112
La pace è possibile quando la Chiesa intraprende l’iniziativa 114
Il sogno di Don Bosco per la Cina continua nel figlio di una
signora cinese 116
Don Bosco di Tonj: “Tutte le vocazione di tutti salesiani sono
collegate a Maria Ausiliatrice” 118
100
SALESIANI 2012

11.3 Page 103

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11.4 Page 104

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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
India
«Se la tua gamba non guarisce,
non potrai emettere la professione»
Sig. James Marcus, sdb
James Marcus sdb è nato il 25 giugno
1971, ha emesso la prima professione il
24 maggio 1994 e la professione perpetua
nel 2000. Attualmente è direttore
dell’Istituto Tecnico Don Bosco a
Fatorda, direttore dell’oratorio e
incaricato di seguire i giovani.
102
SALESIANI 2012
James Marcus proviene da una famiglia nu-
merosa; è il quinto di nove figli. I suoi genitori
si trasferirono a Sulcorna insieme ai Salesiani
che hanno avviato la loro opera in questa sede.
La sua famiglia, che proveniva da un piccolo
paese vicino a Sagayatotam in Tamil Nadu
(India), si impegnò per allevare i bambini in un
posto nuovo, senza l’aiuto delle famiglie di ori-
gine. Inoltre, c’erano problemi economici.
James ricorda: «Abbiamo fatto molta fatica. Per
molti anni, abbiamo avuto solo lo stretto neces-
sario». Fino a 6 anni, James non aveva mai visto
un’aula, perché in quella località non c’erano
scuole. Ha però bei ricordi della sua infanzia,

11.5 Page 105

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che è stata piena di avventure: caccia,
pesca e trekking; cattura di rettili e in-
contri ravvicinati con bisonti, gatti sel-
vatici e altri animali allo stato brado
nelle foreste di Sulcorna.
Mentre procede lungo la strada della
memoria, James ricorda la sua prima
esperienza con i Salesiani: Don Moja,
l’uomo con la lunga barba, e Don
Ludvik, il grande agricoltore. Il suo in-
teresse e la sua ammirazione per la
vita salesiana sono stati però ispirati
da Don Daniel Venia, che era noto tra
i lavoratori come “Padre Pollo”. James
ha trascorso molti anni della sua in-
fanzia in compagnia di questo grande
uomo, che manifestava un affetto
speciale per questo bambino vivace.
Don Venia viveva in semplicità, confi-
dando sempre nella provvidenza di
Dio che esprimeva con il suo costante
ritornello: «Non c’è problema!».
James Marcus è cresciuto nel collegio
salesiano di Sulcorna, anche quando
la sua famiglia si è trasferita altrove
per un breve periodo. Inizialmente,
James era molto interessato a diven-
tare ispettore di polizia. Sebbene
fosse bravo nello sport e negli studi,
ha ammesso che non aveva fiducia in
se stesso. Ricorda chiaramente che un
giorno aveva deciso di impegnarsi
per raggiungere il secondo posto in
una gara per avere la possibilità di
vedere alcuni velocisti africani sulla
pista. Con sua sorpresa, vinse la me-
daglia d’oro e fu anche dichiarato
sportivo promettente. Nello stesso
anno, alcuni salesiani tennero un
campo vocazionale. James, però, non
faceva parte del novero dei 12 ragazzi
che accolsero la proposta. Don Mi-
chael Mascarenhas, il rettore di Sul-
corna, che fu trasferito a Fatorda,
invitò James e alcuni altri ragazzi a se-
guire studi tecnici.
Dopo 2 anni di studio nell’ambito tec-
nico, Don Michael incoraggiò James
ad andare a Lonavla. James accettò
senza pensarci tanto. I superiori lo con-
siderarono idoneo alla vita religiosa e
fu inviato in noviziato. Là James scoprì
la sua vocazione salesiana. Per otto
mesi soffrì a causa di una spina nella
gamba, malgrado tutte le cure medi-
che prestate. Gli fu detto: «La tua
gamba non guarisce, non potrai emet-
tere la professione». Tuttavia, dal 19
marzo (giorno in cui furono effettuate
le applicazioni) al 24 maggio (giorno
della prima professione), la gamba non
diede problemi. James emise la sua
professione, ma la gamba continuò a
fargli male per altri 8 mesi, finché un
giorno, mentre giocava a basket, una
parte della spina uscì da sola e non gli
diede più fastidi.
Dopo aver compiuto il corso di magi-
stero a Kalyani, nell’ispettoria di Cal-
cutta, Don James ha completato il suo
tirocinio a Matunga e Pingui, mentre
negli stessi anni portava a termine il
CTI(Central Training Institute). Dopo aver
conseguito il diploma tecnico, ora sta
compiendo studi di ingegneria ed è
impegnato nell’apostolato salesiano a
Don Bosco Fatorda.
James ammette che, sebbene forse
non abbia preso consapevolmente la
decisione di diventare salesiano laico,
è molto felice di esserlo. Si trova bene
tra i giovani, a condividere la loro
vita, ascoltare le loro storie, aiutarli a
risolvere i loro problemi, a prendere
decisioni per la loro vita e incorag-
giarli a procedere. «Come sacerdote,
non avrei avuto tutto questo tempo
per i giovani», dice. Si sente perfetta-
mente a suo agio con i poveri, in
particolare con i più giovani che pro-
vengono da situazioni difficili.
SALESIANI 2012
103

11.6 Page 106

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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
Benin
Un giovane animatore diventa salesiano
“La mia vocazione”: Arnaud racconta la sua storia
di don Jean Baptiste Beraud, sdb
Arnaud è uno studente salesiano di teologia che vive a Ya-
oundé. Racconta come attraverso la sua attività con “sei ra-
gazzi e quattro ragazze”, che aiutavano i loro compagni a scuola, è
diventato salesiano di Don Bosco.
«Sono nato, ultimo di tre figli, il 2 febbraio 1980 nel Benin, in una buona
famiglia cattolica monogama (non tutte lo sono!). Ho imparato a pre-
gare quando avevo tre anni, grazie al fatto che nella nostra famiglia la
sera, prima di andare a dormire, si pregava. Già all’età di sette anni,
quando frequentavo una classe che si preparava al catechismo,
volevo diventare sacerdote, perché ero attirato dai begli abiti che
il sacerdote indossava alla Messa domenicale!».
Così Arnaud è diventato ministrante, poi è entrato a far
parte di un gruppo vocazionale. Prosegue così il suo
racconto:
«Don Fermin Nuevo, parroco e anche animatore del
gruppo vocazionale, mi diede un libro scritto da Te-
resio Bosco sulla vita di Don Bosco. Grazie a questo,
ho scelto la vita salesiana, perché ho compreso che
104
SALESIANI 2012

11.7 Page 107

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potevo essere sacerdote e continuare a impegnarmi
attivamente per l’educazione dei giovani e per miglio-
rare la loro vita.
Mentre frequentavo la quinta classe, rimasi profonda-
mente addolorato dal fatto che alcuni miei compagni
di classe furono mandati via dalla scuola. Spesso questo
accadeva perché non avevano pagato le tasse scola-
stiche. Dopo avere analizzato la situazione, compresi
che almeno il 90% degli studenti che erano stati man-
dati via finivano per pagare le tasse entro la fine del-
l’anno; tuttavia nel frattempo un buon numero di loro
aveva perso molte lezioni, e quindi non riuscivano a
portare a termine il corso con successo.
Di fronte a questa situazione, decisi di agire. Imprestai
ad alcuni miei compagni di classe parte del denaro di
cui avevano bisogno, in modo che potessero conti-
nuare a frequentare le lezioni. Avevo con me circa sei-
mila franchi per le piccole spese, che non avevo mai
toccato. Ma presto mi resi conto che con così poco non
avrei potuto realizzare grandi cose. Allora, insieme ad
alcuni amici ho fondato la “Association des Jeunes pour
la Construction de notre Avenir (AJECA)’’ (Giovani insieme
per costruire il nostro futuro). Eravamo in dieci: sei ra-
gazzi e quattro ragazze, tutti iscritti alla quarta (in
questo Paese, i numeri che indicano le classi sono de-
crescenti, n.d.t.). Abbiamo organizzato attività di ogni
genere per dare un sostegno finanziario ai nostri com-
pagni di scuola. Durante le vacanze estive, abbiamo or-
ganizzato tornei di calcio e partite di basket; abbiamo
proposto corsi estivi e abbiamo anche venduto mate-
riale scolastico. Dopo circa cinque anni, eravamo ben
noti a tutti i giovani del luogo e delle zone circostanti.
Eravamo diventati animatori conosciuti in questo
ambito.
Grazie a queste manifestazioni sportive, ho conosciuto
per la prima volta l’opera salesiana di Cotonou, ma solo
nel 1999 ho scoperto questa missione educativa al ser-
vizio dei giovani e in particolare dei più poveri.
SALESIANI 2012
105

11.8 Page 108

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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
Spagna
“Ti darò dei capi che ti guideranno
come voglio io”
(Ger 3,15)
106
SALESIANI 2012
di don Sergio Oter Díaz, sdb
Il 30 aprile 2011, nella comunità
salesiana di Paseo de Extramadura
(Madrid) sono stati ordinati tre giovani
Salesiani. Carmelo Donoso è stato ordi-
nato diacono, mentre Guzmán Pérez e
io, Sergio Oter, siamo stati ordinati sa-
cerdoti.
«Ti darò dei capi che ti guideranno
come voglio io» è stato il motto
scelto per le ordinazioni sacerdotali
e diaconale. Non è stato adottato af-
finché rimanesse solo nell’invito al-
l’ordinazione, o come un semplice
promemoria di quel giorno molto spe-
ciale. È uno slogan che vorrei costi-
tuisse la base della mia vita di sacerdote
salesiano, un versetto del libro di Gere-
mia che vorrei fosse un riassunto e una
sintesi di ciò che significa per me essere
consacrato al Signore.
E’ il Signore che ha scelto me, non sono
stato io a scegliere Lui. Egli si è presen-
tato a me affinché io compissi la sua
missione. Il sacerdozio è stato, è e sarà
un vero dono, un vero dono da parte
di Dio. Egli mi ha veramente condotto
lungo questo sentiero che porta dav-
vero alla vera felicità, al vero amore. Dio
è venuto da me e mi ha chiamato. Dio
mi ha cercato ed è sempre stato con
me lungo la mia strada per offrirmi un
dono autentico.
Il Signore mi ha scelto affinché io serva
il suo popolo, il grande popolo di Dio.
Mi ha scelto perché io offra la mia vita
senza riserve. Mi ha scelto perché io
cooperi a costruire il suo regno, qui e
ora. Mi ha scelto perché io trasmetta ai
giovani, con la mia vita, un messaggio
di speranza che proviene dalla Pasqua
del Signore. E infine mi ha scelto
perché io serva il suo popolo a imma-
gine di Cristo, il Buon Pastore.
Il profeta Geremia ha detto: «Ti darò dei
capi che ti guideranno come voglio io».
Questo significa che il mio cuore deve
essere plasmato sul modello del cuore
di Gesù, il cuore di colui che mi ha chia-
mato a seguirlo lungo questa strada
che porta alla piena felicità, una felicità
che colma l’animo e invade tutto. Un
cuore pieno di Dio, il cuore di un pa-
store autentico, un cuore generoso, un
cuore dedicato esclusivamente agli
altri, un cuore umile, un cuore impe-
gnato fino alla fine.
Per me la celebrazione quotidiana
dell’Eucaristia è sicuramente un vero
impulso e un aiuto per il bellissimo
e importante compito di rendere
concreto il comandamento di Gesù:
«Fate questo in memoria di me»:
essere testimone dell’amore di Dio
per i giovani, in particolare i più
poveri, e un pastore amorevole per il
gregge che Dio mi affida nel compito
altrettanto meraviglioso di portare i
giovani a Gesù.
Questi sono gli aspetti salienti della mia
vita di sacerdote salesiano. «Ti darò dei
capi che ti guideranno come voglio io»
mette in evidenza chi sono io e che
cosa faccio, la mia vita e le mie azioni.
Dio vuole che io guidi i giovani come
Egli desidera, con il cuore del Buon Pa-
store.

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SALESIANI 2012
107

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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
India
“Nessuno può portare via
ciò che Dio ha progettato per te!”
Era il 21 marzo 1970 quando Dio
piantò un seme nel bel giardino di
Viktor e Shakuntala Mota. Il piccolo
Anisio è nato in Mozambico (Africa
orientale). Questo bambino, il se-
condo dei tre figli della famiglia Mota,
era sempre considerato il più affet-
tuoso e sensibile. «Vivere in Africa era
gradevole e stimolante», ci ha detto
Anisio. Gli abitanti del luogo, con i loro
usi, i loro culti e la loro religione, non
rendevano molto semplice la pratica
del cristianesimo, ma questo non
ostacolava Anisio nel suo cammino
per diventare discepolo di Gesù. A
cinque anni, quando tornava dalla
chiesa cominciava a predicare ai suoi
fratelli dietro le porte chiuse, e ripe-
teva quasi alla perfezione l’omelia che
aveva ascoltato durante la Messa do-
menicale.
Quando aveva 11 anni, tornò insieme
alla sua famiglia a Goa. C’era il pro-
blema della lingua, perché Anisio co-
nosceva solo il portoghese, ma senza
perdere tempo si impegnò per stu-
diare l’inglese e il konkani. A scuola,
presso l’istituto “Loyola” di Margao, in
India, Anisio non studiava solo le
lingue, ma prendeva parte a quasi tutti
i giochi che erano proposti a scuola.
Dopo aver frequentato la settima
classe, espresse il desiderio di diven-
tare sacerdote. Ne parlò prima a Don
Francisco Ataide, poi a un sacerdote
della parrocchia di Margao alla quale
apparteneva. Apprezzando le qualità
di Anisio, che era un ottimo mini-
strante, Don Ataide lo indirizzò senza
indugio al Seminario Diocesano di Sa-
ligao. Sotto la guida spirituale di Don
Ataide, Anisio crebbe e progredì nel
seminario fino alla dodicesima classe.
Arrivò poi il momento di prendere
una decisione concreta sulla sua VO-
CAZIONE. Durante le vacanze estive,
mentre offriva il suo aiuto in parroc-
chia per le attività estive al servizio dei
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SALESIANI 2012

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12.1 Page 111

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Don Anisio Mota, sdb
Anisio Mota sdb ha emesso la prima professione nel 1993 ed
è stato ordinato sacerdote nel 2003. Attualmente lavora
presso il Don Bosco Ganv di Quepem, Gos, come
vicepreside della scuola e del liceo. È stato animatore
dell’Ispettoria di Konkan per vari anni. È molto apprezzato
nell’ambito dell’animazione giovanile.
bambini, incontrò un giovane sacer-
dote salesiano pieno di entusiasmo che
lasciò una profonda impressione su di
lui. A seguito dell’incoraggiamento di
Don Dominic Savio, Anisio accettò l’in-
vito a seguire Cristo secondo lo stile di
Don Bosco. Ricordando quell’espe-
rienza, racconta: «Non sapevo chi fosse
Don Bosco, ma quel giovane sacerdote
mi indusse a pensare che Don Bosco
aspettasse proprio me… Mi piacevano
la personalità di Don Bosco, il suo
amore per i giovani e le tante opere
che aveva compiuto; nulla poteva trat-
tenermi dal seguirlo».
«I miei genitori non volevano che io se-
guissi Don Bosco, perché sarei dovuto
andare a Lonavla e in altri luoghi del
Maharashtra per la mia formazione»,
dice Anisio. Poi però aggiunge: «Ricor-
date però che nessuno può portare via
ciò che Dio ha progettato per voi. Ho
parlato con i miei genitori e ho chiesto
a Don Dominic Savio di cercare di per-
suaderli. Alla fine ho vinto quella batta-
glia che avevo combattuto per Gesù».
Infine, Anisio è stato ordinato sacerdote
il 27 dicembre 2003. Il giorno è signifi-
cativo: era il compleanno del sacerdote
che aveva sostenuto la sua prima voca-
zione, il reverendo Don Francisco
Ataide. «La mia ordinazione è stata
come un regalo di compleanno per
lui», dice Anisio.
Come sacerdote salesiano, Anisio è
molto impegnato nel servizio con i gio-
vani. Ama stare con loro e i giovani si
trovano molto bene con lui. Sanno che
è sempre presente per loro, per offrire
un consiglio e una guida. Le sue omelie
molto sentite sono sempre un’occa-
sione di arricchimento e riflessione.
Molti giovani ai quali si dedica deside-
rano che sia lui a celebrare il loro matri-
monio o a impartire loro la benedizione
prima che si trasferiscano all’estero.
Anisio ha contratto una malattia fortu-
natamente di breve durata, nel corso
della quale si è trovato a un passo dalla
morte. Ha chiesto a Dio di lasciarlo in
vita; Dio gli ha accordato questa grazia
e Anisio ha promesso di vivere per la
gloria di Dio. Dopo la sua guarigione
miracolosa, continua a svolgere il suo
servizio a favore dei giovani. Quando
era a Benaulim, in qualità di Direttore
del Centro Giovanile e animatore voca-
zionale dell’Ispettoria, Don Anisio met-
teva il cuore e l’anima in tutto ciò che
faceva, nell’animazione dei gruppi gio-
vanili, visitando scuole per la promo-
zione vocazionale, organizzando
attività e campeggi estivi, animando
ritiri e momenti di festa per i giovani.
Dice con grande gioia che il momento
più gratificante della sua vita è stato
quello in cui sei giovani con segni di vo-
cazione religiosa hanno deciso di en-
trare a far parte della Congregazione
salesiana, perché sono rimasti favore-
volmente impressionati dallo stile di
vita salesiano.
Quando gli viene chiesto se ha avuto
difficoltà a rispondere alla chiamata di
Dio, Don Anisio risponde: «Ho attraver-
sato momenti difficili, sono stato frain-
teso, ma Dio conosce la verità, perché
nulla mi dissuade. Sono diventato sacer-
dote salesiano per servire i giovani ed
essere un fratello per loro. Non farò nulla
che possa allontanarmi dai giovani».
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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
Austria
Volontario per sempre
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SALESIANI 2012

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di S. Peter Rinderer, sdb
A luglio 2006 sono partito per il Messico, avevo 19
anni e avevo appena terminato la scuola superiore.
La mia destinazione era il‘Proyecto Salesiano Tijuana’per
fare un anno di volontariato dai Salesiani. Questa espe-
rienza di servizio ai ragazzi e alle loro famiglie non finì,
ma si è prolungata molto: oggi sono salesiano!
il tirocinio nel ‘Don Bosco Flüchtlingswerk’. In una casa
famiglia accompagno 16 ragazzi profughi, che sono ar-
rivati in Austria senza famiglia e hanno tanto bisogno di
aiuto. Spesso travolti da esperienze di guerra, si trovano
adesso in un ambiente totalmente diverso e iniziano
una vita nuova.
Nell’oratorio ‘Maria Auxiliadora’ a Tijuana giocavo tutte
le sere con i ragazzi. Insieme ad alcuni giovani e adulti
del quartiere facevo l’animazione. Inoltre insegnavo
inglese e computer e aiutavo nella pastorale parroc-
chiale. Una volta un dodicenne mi chiese:
«Qui nella Casa Don Bosco ci vogliono bene», ha affer-
mato un giovane afghano. Do repitizione a loro e nel
tempo libero ci divertiamo nel cortile giocando a palla-
volo o calcio. Ai ragazzi diamo nuove speranze per co-
struirsi un futuro migliore!
«Perché sei venuto qui?»
«Dare mi rende felice! Voglio usare le mie forze per
aiutare gli altri». Era la mia risposta.
Durante il volontariato non ho potuto fare grandi cose.
Penso che la cosa più importante sia stata l’essere vicino
ai ragazzi nell’oratorio. Durante quell’anno leggevo una
biografia ampia su don Bosco.
La sua vita mi ha affascinato dal primo momento e pen-
savo: per me don Bosco è un modello di vita. Lui era
convinto che Dio vuole usare le nostre mani per fare il
bene e ha speso tutte le sue forze in favore dei ragazzi
poveri.
Il volontariato è stato l’inizio di un’avventura, la voca-
zione che Dio ha messo nel mio cuore. Quest’anno di
servizio in Messico mi ha portato a dare
una direzione alla mia vita: Dove
è il mio posto? Cosa voglio fare
da grande? La risposta l’ho trovata
durante il volontariato e ho detto:
“Voglio essere volontario per
sempre alla
maniera di
don Bosco!”
Oggi c’è bisogno di tantissime persone come don
Bosco, in Messico e anche in Austria! Questo pensiero
rimaneva nel mio cuore e dopo un lungo discerni-
mento e molta preghiera ho deciso: “Voglio essere
salesiano a servizio dei giovani!”
Cinque anni dopo mi trovo a Vienna. Dopo l’aspirantato,
il noviziato e gli studi filosofici e pedagogici ho iniziato
SALESIANI 2012
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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
Vietnam - Giappone
Cinque “storie di vita”:
dal Vietnam al Giappone
John
Le Pham
Nghia Phu
Questi cinque giovani missionari vietnamiti hanno
portato un soffio di aria fresca alla comunità di
formazione di Chofu. Non hanno ricevuto la croce
missionaria da Torino, ma portano una croce non
sempre facile da sostenere in un paese che non è
molto ricettivo nei confronti del Vangelo.
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SALESIANI 2012

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Joseph Nguyen Giao Hoa
Solo prima di venire in Giappone,
cinque anni fa, ho studiato un po’ di giap-
ponese, con l’idea di diventare sacerdote salesiano nel
Ho com-
mio nuovo paese di adozione. Durante la mia esperienza
piuto il mio
di impegno con i giovani all’oratorio ho scoperto la
cammino di
mia vocazione missionaria. L’esempio dei miei
aspirante
confratelli giapponesi, e in particolare dei
salesiano in Viet-
missionari, mi ha aiutato molto.
Joseph Nguyen Khac Diep
nam e i quattro anni
Penso che una seria difficoltà sia
che ho trascorso con i
data dal fatto che il cristia-
Sto compiendo i miei studi
salesiani, e in particolare il
nesimo non affascina
di post-noviziato di filosofia. Prima
contatto con le minoranze
i giapponesi
di venire in Giappone come aspirante alla
etniche a K’long, in Vietnam,
vita salesiana forse ero attratto più dallo spirito
sono alla base della mia voca-
di avventura che dalla vocazione missionaria. Du-
zione missionaria. Stare con i gio-
rante il prenoviziato sono andato in crisi, ma sono
vani e parlare loro dell’amore di Dio mi
poi riuscito a comprendere con maggior chiarezza
aiuta a essere una persona migliore. La
che stare in questo paese significa essere un mis-
lingua giapponese è difficile. Sto facendo
sionario con il compito di diffondere il Vangelo
del mio meglio per imparare a cono-
di Gesù. Per adesso, però, sono solo un mis-
scere la società e la cultura
sionario che sta compiendo la
giapponesi.
sua formazione.
Andrew Tran Minh Hai
Devo dire sinceramente che quando sono
venuto in Giappone come aspirante
salesiano la mia vocazione missionaria, se
esisteva, era debole e incerta. Verso la fine
del periodo del noviziato mi sono sentito
chiamato a condividere con gli altri le grazie
che avevo ricevuto e lo spirito del Vangelo.
Devo tutto questo alla vita esemplare dei
missionari che ho incontrato. Vivere in Giap-
pone e assimilare la cultura di questo paese
non è facile. Le parole di san Paolo mi sono
di aiuto: «Non son più io che vivo: è Cristo
che vive in me».
Joseph Nguyen Duy Hun
Sono arrivato in Giappone quattro
anni fa come aspirante, dopo due anni di pre-
parazione nella mia terra di origine, il Vietnam. Devo
ammettere che la mia vocazione a diventare missio-
nario è cominciata qui. Non è sorta impercettibil-
mente; è stata una scoperta. Infatti, lavorando
all’oratorio con i più giovani, quasi nessuno dei
quali era cristiano, ho scoperto che ero chiamato
a diventare missionario per loro. I miei confratelli
vietnamiti sono stati una fonte di sostegno
molto importante per me, e naturalmente lo
è stato anche l’aiuto di Maria nostra Madre.
Il Giappone è una nazione fortemente svi-
luppata ed è difficile diffondere il Van-
gelo qui.
SALESIANI 2012
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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
India
La pace è possibile
quando la Chiesa
intraprende l’iniziativa
Arcivescovo Menamparampil, sdb
22 ott 1936 - nato a Kelara India
24 mag 1955 - prima professione
02 mag 1965 - ordinaz. sacerdotale
24 nov 1981 - ordinaz. epicospale
10 lug 1995 - arcivescovo di Guwahati
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SALESIANI 2012
Le personalità della Chiesa che intrapren-
dono azioni di pace in situazioni di con-
flitto non possono essere considerate
semplicemente individui che compiono atti
“politically correct”, in particolare quando a
prendere l’iniziativa è un arcivescovo cattolico.
Quando persone con ruoli di guida all’interno
della Chiesa ed eminenti cittadini delle fazioni
in guerra collaborano per il processo di solu-
zione del conflitto, “la Parola di Dio viene resa
viva nella vita della gente”, afferma l’arcive-
scovo salesiano Thomas Menamparampil di
Guwahati. .
Nei 15 anni scorsi, l’arcivescovo ha condotto
con successo sette importanti iniziative di
pace. Con la sua guida, il Joint Peace Team (JPT,
Gruppo Unito per la Pace) dell’India nord
orientale è intervenuto nei seguenti conflitti:
Bodo-Adivasi (1996), Kuki-Paite (1998),
Dimasa-Hmar (2003) e Karbi-Kuki (2003),
Dimasa-Karbi (2004), Bodo-Musulmani a
Udalguri (2010) e Rabha-Garo (2011).
Tutto è cominciato con una Suora missionaria
che visitò campi di assistenza in cui avevano
trovato rifugio 250.000 persone dopo il con-
flitto tra Bodo e Adivasi-Santal nel 1996.
«Molti bambini sono ammalati e moriranno
tutti», riferì la suora.

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«Quelle parole mi colpirono e mi scos-
sero dal senso di impotenza che pro-
vavo di fronte a un problema così
grave», ricorda l’arcivescovo.
Oltre 500 persone morirono, centinaia
di case furono incendiate e la gente fu
stipata in 42 campi di accoglienza.
«Ho cominciato conducendo nei
campi di assistenza persone con limi-
tate competenze in quell’ambito spe-
cifico, ma dotate di buona volontà:
seminaristi, giovani in cammino voca-
zionale, novizi. Fornivo costantemente
informazioni all’esterno su ciò che cer-
cavamo di compiere. Vedendo il nostro
lavoro, cominciarono ad arrivare in-
fermieri, medici, studenti universitari
da ogni parte dell’India. Avviammo
un’opera di collaborazione con altre
Chiese e chiedemmo aiuto a organiz-
zazioni non governative».
Oltre 400 volontari si sono avvicendati
per sei mesi, aiutando le persone che
erano rifugiate nei campi di assistenza.
Anche il Primo Ministro dello stato
dell’Assam visitò i campi ed espresse
plauso per l’opera che vi veniva svolta.
È stato istituito così il JPT, a cui si sono
aggregati fautori della pace, moderati,
lungimiranti del luogo. Quando lan-
ciano un appello per la pace, tutti li
ascoltano.
L’arcivescovo settantacinquenne non si
lascia scoraggiare dai faticosi tentativi
di stabilire la pace, malgrado l’immensa
fatica e gli sforzi enormi che questo
processo richiede, per sfociare a volte
in un completo insuccesso. Monsignor
Menamparampil ricorda occasioni in
cui la sua speranza è stata ravvivata,
quando un gruppo musulmano ha
detto: «Siamo venuti qui solo perché
l’arcivescovo Thomas ci ha invitati a
questo incontro di pace», o quando
alcuni amici presbiteriani o battisti
citano i suoi testi sulla pace dicendo:
«come suggerisce il “nostro” arcive-
scovo». Negli ultimi anni, il JPT è andato
oltre le iniziative di pace, impegnan-
dosi per una “società libera dalla corru-
zione”. Il volumetto di 78 pagine
dell’arcivescovo Menamparampil inti-
tolato “Onestà nella vita pubblica” è
stato usato come testo di riferimento
quando gli esponenti della Chiesa
dello stato del Mizoram hanno
espresso indicazioni per evitare la cor-
ruzione in occasione delle elezioni
che si sono tenute recentemente.
Il drastico cambiamento, avvenuto in
questo stato dell’India nord orientale,
deve molto a questo invito all’onestà
nella vita pubblica. L’arcivescovo ag-
giunge: «Alcuni gruppi giovanili, come
la Bodo Student’s Union, mi chiedono
di tenere discorsi sulla pace e il “risve-
glio etico”. Leggono i miei articoli e i
miei volumetti. Forse il gruppo Assam
Students’Union sarà il prossimo a espri-
mersi al riguardo».
Oltre a essere invitato speciale al sinodo
dei vescovi per l’Asia e sulla Parola di
Dio, l’arcivescovo Menamparampil at-
tualmente è Presidente della Confe-
renza Episcopale dell’India Nord
Orientale, Presidente della Commis-
sione Episcopale per l’Istruzione e la
Cultura e Presidente della Federazione
della Commissione per l’Evangelizza-
zione della Conferenza Episcopale
dell’Asia.
L’arcivescovo Menamparampil, che fa
parte di varie commissioni del Vaticano,
nel 1998 ha ricevuto il prestigioso
premio per i diritti umani “Maschio” a
Mumbai.
SALESIANI 2012
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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
Cina - Mongolia
Il nostro amato Padre Don Bosco nelle notti comprese tra l’8 e il 10 aprile 1886 a Barcellona
fece un sogno missionario, del quale faceva parte anche il futuro dell’opera salesiana in Cina.
Questo sogno ha avuto la sua realizzazione in varie epoche storiche. Nel 1906 Monsignor Luigi
Versiglia fu mandato da don Rua a Macao insieme a cinque altri missionari. Di là, i Salesiani
passarono a Hong Kong e in altre città della Cina. Nel 1946, don Mario Acquistapace arrivò a
Beijing, con la convinzione che fosse la città che Don Bosco aveva visto nel suo sogno. Vi fondò
una casa per orfani e bambini poveri e diffuse rapidamente la devozione a Maria Ausiliatrice tra
i fedeli. A pochi anni di distanza, anche l’opera salesiana si stava espandendo rapidamente e
sbocciavano vocazioni. Improvvisamente, nel 1949 il regime comunista, impostosi in Cina,
infranse il sogno e i Salesiani furono espulsi dalla Cina continentale; l’opera dovette ridursi e fu
concentrata a Hong Kong, Macao e Taiwan. Il numero di Salesiani oggi è di centodieci, in
maggioranza di età abbastanza avanzata.
Il sogno di Don Bosco per la Cina
continua nel figlio di una signora cinese
di don Pedro Leong, sdb
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SALESIANI 2012
Nel 2006, malgrado la carenza di per-
sonale, Don Paul Leung, un giovane
sacerdote che ha ricoperto diversi incari-
chi importanti nell’ispettoria, ha avuto dal
Rettor Maggiore il permesso di recarsi
come missionario in Mongolia, dove ha
avviato un’opera per ragazzi poveri a Dar-
khan. Quando gli è stato domandato
perché avesse insistito tanto per andare in
missione, lasciando molti impegni impor-
tanti a Hong Kong, ha risposto semplice-
mente: «Io sono stato battezzato e ho
potuto conoscere Dio perché c’erano
buoni missionari. Adesso a Hong Kong
molti miei concittadini hanno tante op-
portunità di sentir annunciare il Vangelo,
di trarre giovamento dai ricchi frutti del-
l’evangelizzazione. Come posso essere
così egoista da non condividere ciò che
ho ricevuto con tante altre persone che
non hanno la possibilità di sentir parlare
di Dio e che non hanno nulla?».

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Di fatto, quando il primo gruppo di
Salesiani è arrivato a Darkhan, nel 2005,
in città non c’era nemmeno un catto-
lico. Nessuno sapeva chi fosse Gesù
Cristo. Adesso, quando è stato recente-
mente nominato primo parroco della
Parrocchia Maria Ausiliatrice di Seleng
Aimag, una vasta regione che com-
prende Darkhan, 22 volte più grande di
Hong Kong, don Paul ha riscontrato
che c’erano già circa 150 cattolici grazie
al grande impegno dei missionari.
Alcuni ora si stanno preparando
a diventare catechisti o Salesiani
cooperatori. E adesso Don Paul si sta
apprestando a costruire un santuario
dedicato a Maria Ausiliatrice.
Don Paul è tornato recentemente per
stare accanto alla madre in fin di vita.
Abbiamo saputo che la madre di
questo nostro primo missionario è
stata una donna meravigliosa, madre di
cinque figli. Non era cattolica; è sempre
rimasta un’onesta signora pagana.
Come ci disse lo stesso Don Paul,
quando era ancora un giovane stu-
dente, dopo essersi diplomato presso
la scuola salesiana di Hong Kong, un
giorno chiese a sua madre il permesso
di essere battezzato e sua madre gli ri-
spose: «Non c’è problema». Però ag-
giunse: «Ma non dovresti mai diventare
missionario». Dopo circa un anno, Paul
disse a sua madre che un sacerdote gli
aveva telefonato e la signora rispose
istintivamente: «Un sacerdote? Vorrai
diventare sacerdote anche tu?». «Sì», ri-
spose Paul. La madre non disse nep-
pure una parola, ma si chiuse nella sua
camera e pianse per tre giorni per il
dolore che le provocava il misterioso
progetto di suo figlio. Poi diede gene-
rosamente il suo consenso: «Abbi cura
di te… se un giorno non riuscissi a so-
stenere le difficoltà, sarai sempre il ben-
venuto a casa».
Alcuni anni dopo, Don Paul fu mandato
a studiare a Roma. Un giorno telefonò
a sua madre dicendole che avrebbe
trascorso una lunga vacanza estiva vi-
sitando un altro paese. La mamma
comprese immediatamente che sa-
rebbe potuto andare in qualche luogo
pericoloso ed esortò il figlio: «Ti prego,
sta’ attento, se andrai in paesi in cui ci
sono rischi». Di fatto, Don Paul si recò in
Albania a prestare la sua opera ai per-
seguitati di questo paese.
Dopo che furono trascorsi ancora
alcuni anni, Don Paul le disse che sa-
rebbe voluto andare in missione in
Mongolia a diffondere il Vangelo e che
probabilmente sarebbe stato lontano
da lei per molto tempo. Anche in
quell’occasione, la mamma continuò a
essere generosa e sempre disponibile.
Gli disse: «Figlio mio, so che sei sempre
attivo, ma devi sapere che in Mongolia
fa molto freddo. Indossa abiti pesanti,
mangia di più e tutte le volte in cui sei
libero torna a trovarmi».
Da allora, si è sempre presa cura di lui e
ha dato pieno appoggio a tutto ciò che
suo figlio ha compiuto nelle sedi di mis-
sione. È sempre stata orgogliosa di lui.
Il sogno di Don Bosco sull’opera
salesiana in Cina e la chiamata di Don
Paul alla vita missionaria sono difficili da
comprendere per molti di noi. L’unica
spiegazione può consistere nel fatto
che Dio ha un progetto meraviglioso
per il futuro della nostra Ispettoria e che
dobbiamo cooperare con lui affinché
diventi realtà.
Il 25 marzo, l’Ispettoria della Cina ha ac-
colto il solenne arrivo dell’urna di Don
Bosco a Hong Kong. Nella cerimonia di
benvenuto alla scuola Tang King Po, or-
ganizzata dall’Ufficio per il Servizio ai
Giovani, con nostra grande sorpresa
Don Paul si è presentato tra noi con sei
giovani della Mongolia e un sacerdote
salesiano. Hanno ballato e cantato da-
vanti alle reliquie di Don Bosco. Il
giorno dopo, durante la cerimonia
pubblica di fronte all’urna, alcuni sacer-
doti e suore, e alcuni giovani prove-
nienti dal sud e dal nord della Cina,
sono venuti a vedere Don Bosco. Ave-
vano avuto notizia dell’evento da pe-
riodici o da Internet.
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12.10 Page 120

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TESTIMONIANZE
APPASSIONANTI
Corea - Sudan del Sud
Tutte le vocazioni di tutti salesiani
sono collegate a Maria Ausiliatrice”
di † don Giovanni Lee Taeseok, sdb †
In Corea non c’è tanta devozione a
Maria Ausiliatrice rispetto a Santa
Maria della Pace o a Santa Maria della
Misericordia. Per cui prima di essere
salesiano non avevo mai sentito né re-
citato la preghiera “Maria Aiuto dei cri-
stiani, prega per noi” che noi salesiani
recitiamo almeno 3 volte al giorno.
Vorrei raccontarvi una piccola storia
della mia vocazione.
Nel periodo in cui avevo sentito la chia-
mata del Signore, ho
potuto fare una bella
esperienza di Maria
Ausiliatrice. Quando
mi sono deciso ad
incamminarmi
nella vita salesiana con grande gioia, ho
però avuto una piccola angoscia do-
vendo comunicare la mia decisione a
mia mamma. Siccome mio papà è
mancato quando avevo 10 anni, mia
mamma ha dovuto faticare molto per
farmi studiare medicina. E grazie ai suoi
molti sacrifici sono potuto diventare
medico. Allora potevo cominciare ad
aiutare mia mamma e a ricompensarla
dei sacrifici che ha fatto senza rinfac-
ciarmi mai niente. Con questa situa-
zione mi risultava tutto difficile nel
comunicarle la mia decisione. Per me
era quasi impossibile dirglielo. Ho ten-
tato tante volte, ma non sono mai riu-
scito perché guardandola mi veniva
meno il coraggio. Pure ho tentato di
dirlo a una delle mie sorelle con cui par-
lavo spesso di tante cose con facilità.
Nemmeno ci sono riuscito. Così sono
passati 3 mesi senza dire niente.
In un giorno così bello, quando sono
andato da quella sorella, mi sono me-
ravigliato restando a bocca aperta. La
sorella sapeva già della mia decisione
attraverso un sogno che aveva
fatto notte precedente. Comun-
que mia sorella ha raccontato
la mia decisione conosciuta
118
SALESIANI 2012

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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Don Bosco di Tonj!
Don Giovanni Lee Taeseok
in sogno a mia mamma. Tutte le mie difficoltà
erano risolte in un istante.
Però non mi sono accorto che questo evento fosse
un aiuto di Maria Ausiliatrice fino a quando ho sen-
tito, per la prima volta, dal maestro dei novizi che
tutte le vocazione di tutti salesiani sono collegate
a Maria Ausiliatrice.
Non avevo chiesto l’aiuto a Maria. Ma Maria si è
accorta della mia difficoltà e mi ha aiutato in
modo silenzioso. Questa era la prima esperienza
di Maria che ho potuto fare. Per me questa espe-
rienza è stata molto preziosa perché attraverso
essa ho potuto avere l’immagine di Maria così viva
e reale come una Signora che mi vuole tanto
bene. Così ho potuto capire la realtà di “Maria
aiuto dei cristiani” e imparare l’atteggiamento che
dobbiamo avere quando aiutiamo gli altri: cioè
stare attenti al bisogno degli altri ed essere pronti
a dare loro l’aiuto necessario. D’allora in poi
potevo dire ai ragazzi con certezza della presenza
di Maria Ausiliatrice.
È certo che Maria non sia un privilegio solo per
i salesiani. Ma Maria è l’aiuto di tutti i cristiani.
Però noi salesiani siamo molto riconoscenti e
sensibili all’aiuto di Maria Ausiliatrice. Con questa
sensibilità, Don Bosco ha scelto Maria Santissima
come l’ispiratrice, la Maestra e la Madre della sua
Congregazione.
Nato il 19-9-1962 (Pusan, Corea)
Laureato in medicina dall’Università di Inje nel
1987 (Pusan)
Prima professione: 30-1-1994 (Daejeon)
Professione perpetua: 27-4-2000 (Roma)
Ordinazione sacerdotale: 24-6-2001 (Seoul)
Inviato alla Missione in Sudan: 1-11-2001
Gli diagnosticarono il cancro nel nov. 2008 (Seoul)
Morto il 14-1-2010 (Seoul)
SALESIANI 2012
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Mentre riflettevo sulla vita di
questo grande sacerdote, Don
Giovanni Lee Taeseok, ho voluto
raccontare la sua storia e condi-
videre la sua preziosa, splendida
vita e anche pagare un profondo
debito interiore. Ho deciso di orga-
nizzare una mostra in memoria
della sua vita.
Come ha detto Don Lee con le sue
parole, l’amore, il virus dell’amore,
supererà il tempo e lo spazio.
Desidero vivamente che questo
virus si diffonda instancabilmente
tra tutte le persone che incontri-
amo nel grande progetto di Dio.
Prego sinceramente che tutti i
semi che Don Lee ha piantato
portino grandi frutti e donino la
pace a questa terra.
L’artista, Michaela Kang Hyunjoo
Grazie
Editorial team:
Don Filiberto González Plasencia
Consigliere per la Comunicazione Sociale
Membri del Dicastero della CS
e Sig. Seo Hilario, dall’Ispettoria di Korea
Traduttori:
Ci sono troppe persone coinvolte per indicarle
individualmente, ma vogliamo ringraziare
traduttori e traduttrici, sia salesiani o laici
dall'Africa (soprattutto per il francese),
dall'America (soprattutto per lo spagnolo e il
portoghese), dall'Europa (per il resto delle lingue,
incluso inglese, italiano, spagnolo, francese,
portoghese, polacco)
Si ringraziano:
Vogliamo ringraziare anche i direttori del Bollettino
Salesiano e le loro ispettorie, che hanno offerto la
maggior parte degli articoli, con l'appoggio dei
Consiglieri Regionali
Le Procure delle Missioni Salesiane
L’artista Michaela Kang Hyunjoo
Stampa:
Editoria Don Bosco
Bratislava, Slovakia
Editrice S.D.B.:
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Via della Pisana 1111, Casella Postale 18333
00163 Roma-Bravetta, Italy
Per ulteriori informazioni:
redazionerivistesdb@sdb.org
www.sdb.org
Salesiani di Don Bosco
SALESIAN1 2012

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