Salesiani 2011 %28it%29


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SALESIANS 2011
1

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SALESIANI 2011
Don Filiberto González Plasencia sdb
Consigliere Generale per la CS
Cari amiche e amici, grato della favorevole
accoglienza offerta alla rivista “Salesiani
2010”, ho adesso il piacere di presentarvi l’edi-
zione del 2011.
Vi offriamo buone notizie che illuminano con
realismo un mondo che dà l’impressione di
vivere sprofondato nell’oscurità. L’opera di
Don Bosco continua a formulare proposte ef-
ficaci per superare la povertà ed educare i
giovani, grazie alla dedizione di tanti salesiani
consacrati e di tanti laici, contando costante-
mente sull’aiuto e l’adesione di voi tutti.
Formiamo così una Famiglia, un Grande Mo-
vimento, che crede nella forza trasformatrice
del Vangelo, dell’educazione e dei giovani.
La rivista quest’anno è suddivisa in nove set-
tori corrispondenti alla Direzione Generale e
alle otto Regioni in cui si organizza la Congre-
gazione Salesiana. Di ogni Regione troverete
statistica generale e cinque articoli che per-
mettono di percepire una piccola parte del
bene operato a favore dell’infanzia e della gio-
ventù povera e bisognosa nei cinque conti-
nenti del mondo.
Insieme alla numerosa équipe di persone che
hanno curato con buona volontà questa edi-
zione, rinnovo la mia gratitudine per il vostro
generoso appoggio alla Missione Salesiana.
A ognuna e ognuno di voi, ai vostri cari, un
2011 ricolmo delle benedizioni di Dio e di
Maria Ausiliatrice, maestra e guida di Don
Bosco.
8 dicembre 2010
In copertina:
Volontario salesiano in Nigeria
dall’Ispettoria ICP
Indice
SALESIANI 2011 1
» Indice
» Rettor Maggiore: “Cristo è
un diritto di tutti”
» Salesiani nel Mondo
AFRICA - MADAGASCAR 6
» AFC : Oasi di speranza
» AFW: Don Bosco Fambul, un modello credibile
di coesistenza
» ANG: 2.000 leccalecca
» AGL : Oratorio Don Bosco Kabgayi
» AFM: È l’amore che conta!
AMERICA CONO SUD 18
» BRE: “Racconta la tua storia, parla della tua vita”
» CISBRASIL: Conferenza Ispettoriale dei Salesiani di
Don Bosco, Brasile
» Brasile: Volontariato Giovanile Salesiano in Brasile
» Argentina: L’Opera Don Bosco in Argentina
» ARN: Dammi un sorriso!
ASIA EST - OCEANIA 30
» VIE : Darkhan, partire da zero!
» KOR: Scuola biblica estiva per la gioventù
» GIA : Beata Laura Vicuña e Beato Artemides
Zatti patroni della pastorale in Giappone
» AUL:“Progetto Cagliero”- laici missionari
» MYM: Oratori domenicali alla Don Bosco
SALESIANI 2011 (Edizione italiana), 8 dicembre 2010, Roma

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ASIA SUD 42
La magia dei Bosco Kids: INK «
Life Plus Campus per i giovani Mising: IND «
Don Bosco Media: INT «
Un progetto di formazione alla
comunicazione per la Chiesa: India «
Corti per valori forti: INM «
EUROPA NORD 54
L'eredità spirituale e pedagogica
di Don Bosco: BEN «
Missionari nel Parco: PLS «
Una promessa e una sfida: EST «
L’Oratorio su ruote!: SLO «
Deserto delle città: PLN «
EUROPA OVEST 66
Il viaggio di educazione alla fede: Spagna «
Pubblicazioni Salesiane: POR «
Farnières: FRB «
Catequistas y Misión Joven: Spagna «
Missioni Salesiane di Madrid: SMA «
INTERAMERICA 78
» SUE: Una missione parrocchiale a Chicago
» ECU: Università Politecnica Salesiana
» MEM: CECHACI Don Bosco, Prelatura di Mixes
» BOL: Scuole Popolari “Don Bosco”
» ANT: Ragazzi e ragazze con Don Bosco
ITALIA - MEDIO ORIENTE 90
» ICC: Le Catacombe di San Callisto
» ILE : La crescita cristiana dopo la Cresima
» ICP:“Allegria, studio, pietà”
» ISI : Meeting adolescenti
» MOR: Zeitun, terra fertile
ROMA GENERALIZIA 104
» Haiti, un dolore impregnato di speranza
» O salesiani santi, o non salesiani …
» Comunità della Missione di Don Bosco
» Carisma salesiano e Ministero Episcopale
» 141ª spedizione missionaria
redazionerivistesdb@sdb.org, www.sdb.org, ©Direzione Generale Opere Don Bosco
SALESIANI 2011
3

1.6 Page 6

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RETTOR MAGGIORE
4
SALESIANI 2011
”Cristo è
un diritto
di tutti”
don Pascual Chávez V., sdb
Rettor Maggiore
Cari Membri della Famiglia Sale-
siana, Amici di Don Bosco, Gio-
vani del mondo, con grande gioia
porgo a voi il mio saluto ed il mio augurio.
Il nuovo anno 2011 sia per tutti voi sereno,
fecondo di bene e ricco di benedizioni!
La missione salesiana si attua in opere assai di-
verse, soprattutto nel campo dell’educazione, for-
male ed informale. Lavoriamo in scuole primarie e
secondarie, scuole professionali e istituti tecnici, col-
leges e università, convitti e residenze universitarie,
oratori e centri giovanili, parrocchie e missioni, am-
bienti di ampia accoglienza e progetti specializzati
per ragazzi in difficoltà. Ogni nostra presenza
vuole essere una risposta per le persone più
povere e abbandonate, con un’attenzione pre-
ferenziale ai giovani, che sono i nostri primis-
simi destinatari. Per loro vogliamo donare la
nostra vita, spendendo ogni energia, sul-
l’esempio del nostro amato Fondatore, Don
Bosco. Cerchiamo di promuovere un’edu-
cazione attenta ai diritti umani, nel desi-
derio di promuovere la dignità della
persona e di favorire la sua crescita in-
tegrale. Accompagniamo i nostri gio-
vani e tutti i nostri destinatari con un
metodo peculiare: il Sistema Preven-
tivo. Esso si fonda su alcune convin-
zioni fondamentali: che l’amore, ricco

1.7 Page 7

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Elemento centrale che illumina e dà il colore a tutto
l’insieme delle presenze salesiane è l’evangelizzazione,
l’annuncio di Gesù Cristo
di espressioni concrete e tangibili, è la
grande energia dell’educazione; che
l’accompagnamento educativo è un
processo graduale, attento e in conti-
nuo dialogo con la persona; che la pie-
nezza formativa richiede di curare ed
accompagnare non solo l’aspetto
umano, ma anche la dimensione
morale e spirituale della persona. Per
questo la nostra opera è caratterizzata
da una convinta antropologia cristiana
ed ha come continuo punto di riferi-
mento i grandi valori del Vangelo,
anche quando operiamo in contesti
non cristiani.
Evangelizzazione
Elemento centrale che illumina e dà il
colore a tutto l’insieme delle presenze
salesiane è l’evangelizzazione, l’annun-
cio di Gesù Cristo. Esso comprende
tutte le forme che vanno dalla sem-
plice testimonianza silenziosa che su-
scita domande, fino all’annuncio
esplicito, all’inserimento nella comu-
nità cristiana ed al coinvolgimento
attivo nella sua missione.
Don Bosco ha espresso questo aspetto
centrale della missione salesiana con
una ben nota affermazione riguardo
alle origini della sua opera a Torino:
“Questa Società nel suo principio era
un semplice catechismo”.
Ciò vuol dire che l’opera educativa di
Don Bosco è caratterizzata da un’anima
religiosa e cristiana. L’educatore non
deve e non può ritardare questo
grande annuncio: Gesù è l’unico che
può appagare l’infinita sete di amore, di
felicità e di vita che c’è nel cuore dei gio-
vani. E Cristo è un diritto di tutti!
Certamente oggi, come ieri o più di
ieri, dobbiamo fare i conti con gli
ostacoli che incontra l’evangelizza-
zione. Il primo è la disinformazione: di
Gesù non soltanto si parla poco, ma
si cerca di farlo sparire dalla cultura
odierna, dall’organizzazione sociale,
dalla coscienza personale. La sua pre-
senza è sentita come irrilevante nella
società e la sua assenza viene vista
come un vantaggio.
Un secondo ostacolo è la visione sog-
gettivistica di Gesù che, privato dalla
sua reale storicità, diventa sempre più
un Cristo a misura nostra, immaginato
secondo i propri desideri o bisogni. Il
terzo ostacolo è più raffinato: in un
preteso dialogo interreligioso si vor-
rebbe ridurre Cristo a uno tra gli altri
maestri di spirito o fondatori di reli-
gioni, sì da non riconoscerlo più come
l’unico Salvatore di tutti. Infine, c’è il ri-
schio non immaginario, anzi molto
comune tra gli stessi cristiani, di consi-
derare il Cristo talmente conosciuto,
che sembra non abbia più nulla di
nuovo da dirci; a questo punto, dive-
nuto insignificante, non vale più la
pena di averlo come guida e Signore.
L’evangelizzazione richiede pure di
avere attenzione ai diversi contesti. Il
desiderio di portare l’annuncio del Si-
gnore Risorto spinge a confrontarci con
situazioni attuali ed urgenti, avvertite
come un forte appello e una grande
preoccupazione. Intendo riferirmi ai
popoli non ancora evangelizzati, al se-
colarismo che minaccia terre di antica
tradizione cristiana, al fenomeno delle
grandi migrazioni, alle nuove dramma-
tiche forme di povertà e di violenza, alla
diffusione di movimenti e sette. Ogni
contesto presenta le sue proprie sfide
all’annuncio del Vangelo.
Evangelizzare educando e
di educare evangelizzando
È vero che noi Salesiani realizziamo la
nostra missione di evangelizzare edu-
cando e di educare evangelizzando.
Questo non è uno ‘slogan’, né
un’espressione vuota di senso. Essa
esprime lo stretto vincolo che esiste tra
evangelizzazione ed educazione;
senza confondersi e nel rispetto della
loro autonomia, esse sono a servizio
della costruzione della persona umana
per condurla fino alla pienezza di
Cristo. L’educazione è autentica
quando è rispettosa di tutte le dimen-
sioni del bambino, dell’adolescente,
del giovane, ed è chiaramente orien-
tata alla formazione integrale della
persona, aprendola alla trascendenza.
L’evangelizzazione, dal canto suo, ha in
se stessa una forte valenza educativa,
appunto perché tende alla trasforma-
zione della mente e del cuore, alla
creazione di una persona nuova, frutto
della sua configurazione a Cristo.
Auguro che possiate trovare ed apprez-
zare tutti questi valori, mentre sfogliate
e leggete questo annuario Salesiani
2011. Per tutti voi esso rappresenta una
narrazione delle nostre esperienze edu-
cative ed evangelizzatrici nei diversi
paesi del mondo.
SALESIANI 2011
5

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Noi salesiani di Don Bosco siamo una organizzazione internazionale di uomini dedicati a tempo pieno
al servizio dei giovani, specialmente i più poveri e abbandonati.
Ovunque lavoriamo, lo sviluppo integrale dei giovani tramite l'educazione e l'evangelizzazione è al
centro del nostro impegno, perché crediamo che la nostra totale dedizione ai giovani sia il nostro
miglior dono all’umanità.
INTERAMERICA
Canada (1924)
U. S. A. (1896)
Messico (1892)
Guatemala (1929)
El Salvador (1897)
Honduras (1906)
Nicaragua (1911)
Costa Rica (1907)
Panamà (1907)
Cuba (1917)
Haiti (1935)
R. Dominicana (1934)
Puerto Rico (1947)
Antille Olandesi (1979)
Colombia (1890)
Venezuela (1894)
Ecuador (1888)
Perù (1891)
Bolivia (1896)
SALESIANi NEL MONDO
(31 dicembre 2009; Annuario2010, vol. 2)
Numero dei Paesi: 130
Numero delle Ispettorie: 89
Numero dei Confratelli: 15.346
Numero dei Novizi: 487
Numero dei Vescovi Salesiani: 120
6
SALESIANI 2011
ITALIA - MEDIO ORIENTE
Italia (1846)
San Marino (1922)
Svizzera (1889)
Romania (1997)
Moldova (2005)
Albania (1940)
Kosovo (2000)
Lituania (1934)
Turchia (1903)
Iran (1936)
Siria (1948)
Libano (1952)
Palestina (1891)
Israele (1896)
Egitto (1896)
EUROPA OVEST
Francia (1875)
Belgio Sud (1891)
Svizzera (1889)
Andorra (1966)
Spagna (1881)
Portogallo (1894)
Marocco (1929)
Capo Verde (1943)
AMERICA CONO SUD
Brasile (1883)
Paraguay (1896)
Uruguay (1876)
Cile (1887)
Argentina (1875)

1.9 Page 9

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“Camminando con i giovani, prendiamo parte a questa avventura!”
Fondati da san Giovanni Bosco, un santo educatore italiano dell'Ottocento, siamo presenti in 130
nazioni, dal…
ROMA
RMG (1970)
UPS (1965)
Vaticano (1937)
EUROPA NORD
Irlanda (1919)
Svezia (1930)
Gran Bretagna (1887) Polonia (1893)
Belgio (1891)
Slovacchia (1924)
Olanda (1928)
Ungheria (1913)
Germania (1916) Croazia (1972)
Svizzera (1889)
Bosnia -
Rep. Ceca (1927)
Erzegovina (1995)
Austria (1901)
Serbia (1965)
Slovenia (1901)
Montenegro (1966)
Russia (1990)
Bielorussia (1990)
Ucraina (1990)
Bulgaria (1994)
Georgia (1990)
Azerbaigian (2000)
Malta (1903)
Tunisia (1988)
ASIA SUD
AFRICA - MADAGASCAR
India (1906)
Nepal (1995)
Bangladesh (2009)
Sri Lanka (1956)
Kuwait (2000)
Yemen (2000)
Mali (1981)
Senegal (1980)
Guinea Conakry (1986)
Sierra Leone (1986)
Liberia (1979)
Costa D’Avorio (1981)
Burkina Faso (1993)
Ghana (1992)
Togo (1982)
Benin (1981)
Nigeria (1982)
Ciad (1995)
Cameroon (1979) Sudan (1982)
Centro Af. R. (1994) Uganda (1988)
GuineaEquatoriale(1972) Rwanda (1953)
Gabon (1971)
Burundi (1970)
Congo (1959)
Zambia (1983)
Congo R. D. (1911) Zimbabwe (1995)
Angola (1981)
Sud Africa(1896)
Namibia (1998)
Lesotho (1980)
Swaziland (1953)
Eritrea (1995)
Etiopia (1976)
Kenia (1980)
Tanzania (1980)
Malawi (1995)
Mozambico (1907)
Madagascar (1981)
Mauritius (2000)
ASIA EST - OCEANIA
Mongolia (2001)
Cina (1910)
Pakistan (1999)
Sud Corea (1955)
Giappone (1926)
Myanmar (1938)
Thailandia (1927)
Cambogia (1994)
Vietnam (1941)
Macao (1906)
Hong Kong (1927)
Taiwan (1952)
Filippine (1951)
Guam (2009)
Indonesia (1985)
Timor Est (1927)
Papua N. G. (1981)
Australia (1922)
Is. Salomone (1995)
Fiji (1998)
Samoa (1981)
Nuova Zelanda (2010)
SALESIANI 2011
7

1.10 Page 10

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AFRICA-MADAGASCAR
8
SALESIANI 2011
» AFC : Oasi di speranza (10)
» AFW: Don Bosco Fambul, un modello credibile di
coesistenza (12)
» ANG: 2.000 leccalecca (14)
» AGL : Oratorio Don Bosco Kabgayi (16)
» AFM: È l’amore che conta! (18)

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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AFO
AFW
AFW
AFW
AFE
AET
ATE
AGL
AFC
AFE
ANG
ZMB
ZMB
MDG
REGIONE: AFRICA - MADAGASCAR
AFM
Numero dei Paesi: 37
Numero delle Ispettorie: 2 (AFC, AFE)
Visitatorie: 10
Numero dei Confratelli: 1.310
Numero dei Novizi: 87
Numero dei Vescovi Salesiani: 8
SALESIANI 2011
9

2.2 Page 12

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AFRICA-MADAGASCAR
Oasi di speranza
Nel 2011 sono cento anni!
Ispettoria per l’Africa Centrale, Congo D. R. , AFC
di don Dieudonné Makola sdb
La Repubblica Democratica del
Congo è un paese enorme, tra i più
grandi dell’Africa. Vi sono comunità sa-
lesiane nella parte orientale del paese,
verso il Rwanda e il Burundi, altre nel
centro-sud, a Mbuji Mayi, ed altre
ancora a Kinshasa, la capitale, ad ovest.
L’Ispettoria dell’Africa Centrale celebrerà
cento anni di presenza salesiana nel
2011.
Un’Ispettoria fervente
Quella dell’Ispettoria dell’Africa Centrale
(AFC) è una fervente presenza
salesiana, esempio del meglio dell’atti-
vità salesiana nell’assistenza e nel-
l’azione in favore della gioventù svan-
taggiata. Sebbene l’immagine della Re-
pubblica Democratica del Congo a
livello internazionale sia talvolta oscu-
rata dai problemi economici e politici
che la nazione cerca con fatica di supe-
rare, la più grande risorsa del paese
sono i suoi giovani con lo sguardo ri-
volto verso un futuro di speranza, con i
Salesiani che da un secolo curano la co-
struzione di questa speranza. Il Belgio
mandò qui i suoi migliori missionari,
molti dei quali continuano ancora a la-
vorare soprattutto per le migliaia di gio-
vani; quei missionari hanno alimentato
un vivo interesse vocazionale che ha
dato i suoi frutti, e i centri di formazione
iniziale ora fioriscono.
Una caratteristica straordinaria del-
l’opera salesiana nell’Ispettoria dell’AFC,
ben rappresentata in molti centri a
Lubumbashi e dintorni, è l’attività per i
giovani svantaggiati, i figli più poveri di
famiglie poverissime, orfani compresi,
dove i Salesiani offrono formazione tec-
nica e professionale ai più alti livelli. Ci
sono altre importanti opere salesiane
10

2.3 Page 13

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Il meglio dell’attività salesiana nell’assistenza e
nell’azione in favore della gioventù svantaggiata.
L’intento è quello di far percepisce ai giovani di
essere ben accolti, per poi cercare di reinserirli nelle
famiglie d’origine o direttamente nella vita sociale
in altre parti del paese, ma qui ci con-
centriamo sulla zona di Lubumbashi
per dare un’idea delle meravigliose
“oasi di speranza” offerte dai Salesiani.
Oasi di speranza
Don Bosco Masina: situata nel cuore
del sobborgo da cui prende il nome,
quest’opera sorprende sempre i suoi vi-
sitatori per la sua capacità di tenere in-
sieme tanti giovani. Offre un enorme
oratorio con un’ampia gamma di atti-
vità: sport ed arti marziali, danza, molti
giochi, musica locale e straniera. Si può
immaginare l’atmosfera che regna in
quest’opera. Inoltre, molti giovani sono
preparati alla vita attiva attraverso un
centro d’affari, una scuola tecnica e una
scuola elementare con asilo. Don
Bosco Masina è anche una parrocchia
che evangelizza: qui troviamo la splen-
dida ed imponente chiesa di Maria Au-
siliatrice.
Salama: il complesso dell’opera a
Salama accoglie ogni giorno circa
2.500 giovani. Offre loro istruzione,
formazione spirituale e tecnica in tipo-
grafia, elettronica, meccanica gene-
rale, meccanica automobilistica,
elettricità. C’è perfino una scuola di in-
formatica che prepara ingegneri in
Design, Computer Networking, Pro-
grammazione. Per sostenere un apo-
stolato tanto grande i Salesiani qui si
avvalgono della collaborazione di cen-
tinaia di laici. I confratelli assicurano
inoltre l’opportunità per la gente del
posto di partecipare alla Messa la do-
menica e i giorni feriali.
Cité des Jeunes, Lubumbashi: nella
Città dei Ragazzi vivono moltissimi
giovani, ai quali sono proposte molte
attività. L’opera è innanzitutto una
scuola professionale in meccanica, sal-
datura, agricoltura, edilizia, falegname-
ria, ma sono offerte anche altre attività
come sport e musica. Ogni sera i cortili
sono pieni di giovani che giocano una
gran varietà di giochi, mentre ogni do-
menica alle 7.30 i confratelli celebrano
la Messa sia per quelli che vivono lì sia
per i cattolici delle aree circostanti.
Due volte alla settimana si tengono
corsi di catechismo per preparare i
giovani ai Sacramenti dell’iniziazione
cristiana.
Bakanja: Bakanja fa parte di un’opera
chiamata “Œuvre Maman Margueritte”
(OMM). Questa comprende una rete di
case per giovani provenienti da fami-
glie sfasciate. L’intento è quello di far
sentire i giovani accolti e poi tentare di
reinserirli nelle famiglie d’origine o di-
rettamente nella vita sociale. La casa
Bakanja accoglie tre bambini di strada.
Dopo la discussione con il bambino e
l’aiuto per renderlo consapevole della
situazione, si prova a ristabilire il con-
tatto con la famiglia. Quando il dialogo
e la negoziazione portano buoni risul-
tati il bambino torna presso la sua fami-
glia; altrimenti il bambino rimane a
Bakanja e beneficia dell’istruzione sco-
lastica, con la speranza che almeno il
suo recupero sia possibile attraverso il
mestiere che apprenderà.
Imara: situata nel centro di Lubumba-
shi, l’opera salesiana di Imara accoglie
più o meno 5.000 giovani al giorno. Le
sue strutture comprendono una
scuola elementare, una scuola secon-
daria ed una cappella in cui tutti i cri-
stiani del luogo sono i benvenuti. In
entrambe le scuole sono organizzati
corsi aggiuntivi ed attività extra-curri-
culari: sport, musica, ritiri, celebrazioni,
catechismo…
Nella cappella sono condotte molte at-
tività tipiche di una parrocchia: Messa
mattutina e vespertina ogni giorno,
Messe domenicali, attività di gruppi e
movimenti giovanili, coro, celebrazioni,
riunioni… Quest’enorme opera apo-
stolica è portata avanti grazie alla
stretta collaborazione tra Salesiani e
laici
SALESIANI 2011
11

2.4 Page 14

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AFRICA-MADAGASCAR
Un modello
12
SALESIANI 2011
Visitatoria Beato Artemide Zatti, Sierra Leone, AFW
di Lothar Wagner sdb
John Kargbo aveva 12 anni quando
scappò via di casa perché non poteva
più sopportarne l’estrema povertà.
Lui e le sue due sorelle andavano
spesso a scuola affamati, e ancora affa-
mati andavano a letto la sera. Aveva
appena finito la scuola elementare
quando i suoi genitori non poterono
più pagare la sua retta scolastica. Suo
padre, un muratore qualificato, era di-
soccupato; sua madre poteva muoversi
con fatica solamente sulle stampelle a
causa della poliomelite e chiedeva l’ele-
mosina al traghetto. John voleva gua-
dagnarsi da solo di che vivere e lasciò
la famiglia. Durante il primo anno con-
tinuò a far visita ai genitori una volta al
mese, ma in seguito smise di farlo. Il ra-
gazzo cercava una vita migliore nella
capitale, Freetown. Per quasi tre anni
visse, mangiò, lavorò e dormì per strada.
È stato fortunato nonostante tutto,
perché non fu mai vittima di violenza
fisica o sessuale. Fiero di sé racconta
che non ha mai rubato nulla e che è
sempre riuscito a cavarsela. Per strada il
ragazzo sentì parlare di Don Bosco
Fambul* e chiese aiuto là: “Mi dissero
che potevi trovare tutto da loro, un
posto sicuro per dormire, cibo a suffi-
cienza, una scuola e gente che ti
ascolta” racconta. Ora il ragazzo sedi-
cenne siede in un ufficio raccontando
della sua “vita di strada e del seguito”.
All’incirca 4000 bambini, come John,
vivono per le strade della Sierra Leone.
Essi non sanno leggere né scrivere e
vivono in permanente pericolo di
essere sfruttati ed abusati.
Le ferite profonde della
guerra civile
La mortalità infantile nel paese è la più
alta del mondo; inoltre molte donne
muoiono di parto o subito dopo, a
causa di un servizio medico che è rima-
sto arretrato. Tutto ciò ha le sue radici
nella crudele guerra civile che ha infu-
riato in Sierra Leone per undici anni, e
nella incapacità del Governo – unita ad
un inimmaginabile livello di corruzione.
La popolazione ha sopportato soffe-
renze inaudite e ora deve fare i conti
con i traumi della guerra. Gli ex-bam-
bini soldato sono ora alla guida dei
moto-taxi; la gente, violentata o muti-
lata, cerca di tirare avanti in qualche
modo. Le infrastrutture sono andate in
gran parte distrutte. La guerra è ufficial-
mente finita da otto anni in questo
paese dell’Africa occidentale, appena
più grande della Baviera con i suoi
71.000 km quadrati. La situazione poli-
tica, economica e sociale tuttavia è ri-
masta delicata. Circa il 90% della
popolazione vive al di sotto della soglia
di povertà. È la generazione dei giovani
ad essere colpita in modo particolar-
mente duro poiché essi non riescono a
vedere alcuna prospettiva per se stessi,
e la loro disperazione è una fonte la-
tente di fermento nel paese.
Consiglio, formazione e
supporto ai giovani
Don Bosco Fambul è impegnata a dare
ai ragazzi di strada delle prospettive per
il futuro e a rafforzare le loro famiglie
nella difficile situazione del dopo-

2.5 Page 15

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credibile di coesistenza
“I ragazzi di strada che intraprendono la riabilitazione nella nostra
non subiscono violenze né fisiche né verbali.
Noi ci differenziamo da altri istituti in Sierra Leone che offrono
un’educazione al di fuori della famiglia”
guerra. Grazie all’aiuto dell’istituto anche
John Kargbo ha trovato la sua via: è tor-
nato dai genitori e riceve regolarmente
la visita di un assistente sociale della
Don Bosco Fambul che verifica che
tutto vada bene in casa e che John non
ritorni sulla strada. Don Bosco Fambul
paga le sue tasse scolastiche e finanzia
un progetto di generazione di reddito
per la madre come fonte del sostenta-
mento familiare. Non solo i senza tetto
sono accolti nella Don Bosco Fambul,
ma anche i giovani disoccupati: l’istituto
procura degli stage all’interno o al di
fuori di Freetown per 250 ragazzi tra i 18
e i 28 anni, ed offre loro l’accompagna-
mento di assistenti sociali dello “Skills
Department” (Dipartimento Abilità).
Parte dei servizi offerti è costituita da un
centro giovani per bambini, ragazzi e
giovani adulti del distretto e da una
“linea di crisi”. Dall’apertura della linea,
nel gennaio di quest’anno, già più di
750 giovani hanno chiamato ogni set-
timana, trovando un ascoltatore com-
prensivo per ogni genere di problemi.
Il coadiutore salesiano Lothar, Direttore
del Don Bosco Fambul, spiega che
l’obiettivo dell’istituto è educare i bam-
bini a diventare buoni cristiani ed
onesti cittadini. Ciò può essere rag-
giunto con l’aiuto dell’amore, della ra-
gione e della religione. “I ragazzi di
strada che intraprendono la riabilita-
zione nella nostra casa non sono pic-
chiati, né attaccati verbalmente. Noi ci
differenziamo da altri istituti in Sierra
Leone che offrono un’educazione al di
fuori della famiglia” spiega il sig. Lothar,
salesiano dal 1993 ed alla guida dell’isti-
tuto di Freetown da un anno e mezzo.
“Inoltre – aggiunge – noi diamo grande
importanza al ruolo che l’assistenza re-
ciproca gioca anche all’in-
terno dell’équipe. Non
si può dare assistenza
ed amore ai ragazzi
di strada e allo
stesso tempo essere
egoisti nell’équipe o
nel privato della pro-
pria famiglia”.
Un modello per la
soluzione non violenta dei
conflitti
La guerra in Sierra Leone non ha cau-
sato solamente un gran numero di
morti e la distruzione delle attività eco-
nomiche. Le famiglie sono state fatte a
pezzi, i bambini utilizzati come soldati e
schiavi, mentre le droghe e i lavaggi del
cervello hanno causato un’incredibile
frenesia di sangue. Tutte queste espe-
rienze sono ancora lontane dall’essere
affrontate o superate; in effetti, presso
gran parte della popolazione si tende a
minimizzare su questi temi. In molte fa-
miglie o vicinati è il silenzio o il tumulto
a prevalere non appena si presenti un
problema o un conflitto. Di conse-
guenza, istituti come Don Bosco
Fambul possono risultare estrema-
mente preziosi per il paese, poiché pre-
sentano un altro modo di vivere
insieme.
Ogni giorno provano la loro credibilità
attraverso l’esempio dell’assistenza,
della non violenza e della tolleranza. La
loro attiva carità, la loro fede e spiritualità
impegnata possono servire come un
modello laddove la comunicazione e la
coesistenza sono divenute difficili se
non impossibili
Don Bosco Fambul (Fambul significa “fami-
glia”in Krio, la lingua locale) è il più grande isti-
tuto in Sierra Leone che si occupa di ragazzi
di strada e giovani disoccupati. Ogni anno as-
siste circa 1500 bambini e ragazzi in uno dei
paesi più poveri al mondo.
SALESIANI 2011
13

2.6 Page 16

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AFRICA-MADAGASCAR
2.000 leccalecca
“Talvolta basta poco a far felice qualcuno”
Visitatoria di Mamá Muxima, Angola, ANG
di don Luigi De Liberali sdb
Natale è il dono di
Dio per noi ed è
tradizione fare doni in
questo periodo, specialmente
ai bambini. Nell’est dell’An-
gola, povero e distrutto
dalla guerra, i genitori non sono in con-
dizione di fare regali ai loro figli. Quindi
ho preso con me alcune scatole di lec-
calecca per darli personalmente, di vil-
laggio in villaggio, a tutti i bambini. Ho
calcolato di aver incontrato circa 2.000
bambini nei 31 villaggi che ho visitato.
Molti di loro sperimentavano per la
prima volta nella loro vita la gioia di ri-
cevere un dono! Si può solo immagi-
nare lo spirito di festa! Talvolta basta
solo fare felice qualcuno…
Vivo nella regione di Moxico, Angola
orientale, da un anno e mezzo, dopo
un’esperienza missionaria di oltre ven-
t’anni nel nord-est del Brasile. Moxico fu
evangelizzata dapprima nel 1933 dai
Benedettini che venivano dal Porto-
gallo, i quali fondarono molte missioni,
costruirono grandi chiese, monasteri e
collegi. I Salesiani arrivarono 30 anni
dopo, prendendo la cura della parroc-
chia dei Santi Pietro e Paolo alle porte
di Luena, portando lo spirito di Don
Bosco ai giovani e ai gruppi sociali più
deboli. Dal 2002, dopo la fine della
lunga guerra di “indipendenza”, la pre-
senza salesiana nella città fu ulterior-
mente rafforzata dalla costruzione di
una scuola media e una scuola tecnica,
così da poter continuare l’opera di
evangelizzazione nella grande area
urbana e rurale affidata alla nostra par-
rocchia. Ed io seguo quest’opera di
evangelizzazione nella parte rurale.
Un tocco di realtà
Moxico è una delle province dell’An-
gola che ancora oggi mostra molti
segni della guerra civile che ha infuriato
per 30 anni. Ora, quasi dieci anni dopo
la firma dell’accordo di pace (2002), le
conseguenze di questa lotta fratricida
sono ancora visibili ovunque: strade im-
praticabili (la maggior parte sono state
“tagliate”) o chiuse per il pericolo di
mine (l’Angola è il terzo paese più
minato al mondo); ponti distrutti o in-
sicuri perché costruiti con materiali sca-
denti.
Quando sono stato inviato in Angola
pensavo che avrei trovato una terra cal-
dissima, ricca di deserti e di savana; al
contrario, questo pezzo di terra africana
è un paradiso di fiumi ed acqua, con un
clima invidiabile. La maggior parte della
superficie è coperta di foreste, con pia-
nure piene di alberi da frutto ed animali
che accompagnano il corso dei fiumi.
Neanche a parlarne del numero di
fiumi che devo attraversare! Devo attra-
versare fiumi di ogni genere per qual-
siasi viaggio debba fare: grandi e
piccoli, larghi o stretti, dritti o tortuosi…
e ogni volta penso alla ragione per cui
sono qui in Angola: per dare “acqua
viva” (come disse Gesù alla samaritana,
Gv 4,10) a tutti coloro che incontro.
Aspetti religiosi
A causa della mancanza di sacerdoti
nella diocesi, così come nella nostra
parrocchia, noi dobbiamo occuparci
anche di un’altra parrocchia, a 350 chi-
lometri di distanza: in tutto ci sono 175
comunità sparse su un’area di oltre
14
SALESIANI 2011

2.7 Page 17

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Molti di loro sperimentavano per la prima volta nella
loro vita la gioia di ricevere un dono. Si può solo
immaginare lo spirito di festa!
90.000 km2, quasi tutte di difficile ac-
cesso. I villaggi, per la maggior parte,
hanno un catechista, una cappella e
sono più o meno organizzati, ma il 40%
non conta alcun cattolico al suo in-
terno oppure non è stato ancora visi-
tato. Le statistiche dicono che l’80%
degli abitanti della regione sono prote-
stanti. Moltissimi parlano la lingua
Chókoe, ma ci sono molte altre lingue
locali (dialetti). Già esistono traduzioni
della Bibbia, dei testi liturgici e del ca-
techismo nelle lingue locali.
Riscontro alcune situazioni difficili nelle
comunità: in alcuni posti le cappelle
sono povere e poveramente tenute,
altre sono state distrutte dalla pioggia
o perché i materiali erano troppo leg-
geri, altre ancora sono dimenticate o
non finite; in alcune comunità non c’è
quasi nessuna vita di preghiera e i cat-
tolici non conoscono neanche il “Padre
nostro” o l’“Ave Maria” e alcuni coordi-
natori (chiamati catechisti) sono in di-
saccordo con la comunità, oppure
hanno problemi personali (come il
bere) che scoraggiano gli altri fedeli.
Uno dei problemi più gravi è la strego-
neria e la credenza che ci sia una causa
di questo genere per ogni cosa che
accade (malattie, incidenti, disastri…).
Questo è il motivo per cui la gente si ri-
volge agli “esperti” per scoprire perché
qualcosa è successo o chi l’ha causato,
e in tal modo si producono lamentele,
liti e divisioni tra famiglie e comunità.
L’opera di evangelizzazione
In ogni comunità c’è un coordinatore,
chiamato catechista, che è molto im-
portante perché si mantenga viva la
fede cristiana. Queste persone sono in
contatto con la gente, ma spesso non
sono preparate per questa missione.
Il momento più importante per ogni vil-
laggio è certamente la celebrazione eu-
caristica, che è sempre molto animata
e aiuta a costruire le comunità. Molte
cappelle hanno organizzato delle pro-
cessioni: la processione d’ingresso, in cui
il coro ed i ministri entrano danzando;
la processione della Bibbia, prima della
Liturgia della Parola; la processione of-
fertoriale (chiamata Tambuli), per por-
tare all’altare ciò che la comunità ha
offerto; e una danza dopo la Comu-
nione. Ogni Messa di solito dura più di
due ore. Nei giorni di festa solenne, alla
fine della celebrazione la gente lascia la
chiesa in processione, formando un cer-
chio davanti alla cappella, concludendo
il loro tempo insieme con una celebra-
zione gioiosa.
Formazione e catechesi
Visto il bisogno di formare catechisti,
ho cominciato a raccoglierli insieme
per area e ho dato loro una forma-
zione. Così nel primo anno ho incon-
trato 104 catechisti da 47 villaggi
diversi in sei posti differenti, vivendo
con loro per una settimana di studio,
preghiera e visite alle comunità. Cer-
cando di aiutare i catechisti nella loro
missione, insieme a quattro catechisti
che aiutano a coordinare le visite nelle
varie aree, abbiamo preparato un
nuovo catechismo con un testo sem-
plice, diviso in tre livelli e tradotto nelle
lingue locali.
Conclusione
In questo anno e mezzo ho incontrato
molte difficoltà, ma sempre ricordo le
parole di un canto a Maria che mi ha
dato grande coraggio: “Quando ti senti
ormai stanco e sembra inutile andare,
tu vai tracciando un cammino: un altro
ti seguirà!”
SALESIANI 2011
15

2.8 Page 18

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AFRICA-MADAGASCAR
Visitatoria San Carlo Lwanga, Rwanda, AGL
di don Camille Swertvagher sdb
Da quando i Salesiani sono giunti
per la prima volta a Kabgayi nel
2000, i formatori e i giovani Salesiani
studenti di filosofia al Grand Séminaire
si sono dimostrati di grande aiuto per i
giovani del posto. Si sono impegnati
nel catechismo, nell’ostello, negli sport
e nei giochi e nei movimenti giovanili.
Dal 2003 abitano nella nuova casa di
formazione a Ruli, inaugurata e bene-
detta dal Rettor Maggiore. Questa è
stata una vera benedizione per l’Orato-
rio: nuovi campi da gioco, organizza-
zione dell’ostello…
Nel 2006-2007 l’Oratorio Don Bosco è
cresciuto ulteriormente diventando un
luogo importante di apostolato per il
post-noviziato. I Salesiani della comu-
nità sono i primi responsabili di que-
st’opera educativa e pastorale. La for-
mazione al Philosophicum di Kabgayi
è, comprensibilmente, la priorità per i
Salesiani in formazione, ma soprattutto
durante il fine settimana, e per quanto
possibile anche durante la settimana,
essi s’impegnano nel ministero con i
giovani nell’oratorio, che porta il nome
di Don Bosco.
Successivamente altre aree sono state
aggiunte o rinnovate, ed inaugurate
nel dicembre 2007. In tale occasione
abbiamo ricordato il nostro compagno
post-novizio deceduto, Anaclet Nyiri-
mana, che si era dedicato anima e
corpo all’oratorio.
Dal 2008 alcuni giovani offrono servizio
volontario nell’oratorio come animatori.
Oggi alcuni di loro sono aspiranti
Salesiani o Cooperatori. In tal modo si
è formata la comunità educativa e pa-
storale che ha elaborato il Piano Educa-
tivo Pastorale Salesiano per l’oratorio.
I giovani, ragazzi e ragazze, che ven-
gono all’oratorio sono per lo più molto
poveri. Dal 2009 hanno cominciato a
venire tutti i pomeriggi per partecipare
agli sport: calcio, basket, pallavolo; o ad
altre attività: danza tradizionale, musica
moderna, karate, ginnastica…
Il sabato pomeriggio è il momento più
adatto per accogliere i giovani nei vari
gruppi ed associazioni. Le attività si con-
cludono con un momento di preghiera
e un pensiero per la “buona notte”.
16
SALESIANI 2011

2.9 Page 19

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Le principali festività salesiane sono ce-
lebrate insieme ai giovani. Ogni mese
c’è almeno una Messa all’oratorio, così
come una riunione o sessione di for-
mazione.
Le infrastrutture dell’oratorio sono state
migliorate grazie al sostegno del Rettor
Maggiore, di alcuni benefattori e di
qualche ONG.
Nel 2009 è stata costruita un’area de-
dicata a Maria con l’aiuto di Solidarité
Don Bosco, dell’Ispettoria Salesiana del
Belgio Nord, e si prevedono ancora
altre costruzioni.
Buoni cristiani e onesti
cittadini
Al di là degli aspetti materiali, la priorità
dei Salesiani e della Famiglia Salesiana
è soprattutto quella di educare ed
evangelizzare i giovani per aiutarli a di-
ventare “buoni cristiani e onesti citta-
dini”nella società e nella Chiesa di oggi.
Noi puntiamo a questa meta attraverso
ogni sorta di attività formativa, l’educa-
zione alla fede, la gioia, l’amore e i valori
culturali e morali, l’educazione sociale,
ed incoraggiando i ragazzi a prender
parte ai movimenti giovanili, in modo
che possano scoprire la loro propria vo-
cazione all’interno della società rwan-
dese e nella Chiesa.
Alla luce del Capitolo Generale 26 noi
portiamo la nostra attenzione anche
alle famiglie, dal momento che i geni-
tori sono i primi responsabili dell’edu-
cazione dei loro bambini.
L’Oratorio Don Bosco di Kabgayi, trova
la sua ispirazione nel primo Oratorio a
Valdocco (Torino). Oggi, pur con le ne-
cessarie differenze dovute alla realtà
particolare del tempo e del luogo, noi
lo vediamo come casa che accoglie,
parrocchia che evangelizza, scuola che
avvia alla vita e cortile per incontrarsi da
amici e vivere in allegria.
Noi formatori e confratelli in forma-
zione vogliamo “essere Don Bosco” a
Kabgayi e vogliamo agire come Don
Bosco. Ciò rende felici i giovani e rende
felici anche noi stessi!
Abbiamo ricordato il nostro com-
pagno post-novizio deceduto,
Anaclet Nyirimana, che si era de-
dicato anima e corpo all’oratorio.
La priorità dei Salesiani e della Fa-
miglia Salesiana è soprattutto
quella di educare ed evangelizzare
i giovani per aiutarli a diventare
“buoni cristiani e onesti cittadini”
nella società e nella Chiesa di oggi.
SALESIANI 2011
17

2.10 Page 20

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AFRICA-MADAGASCAR
LoveMatters!
È l’amore che conta!
Visitatoria Beato Mikele Rua, Johannesburg, AFM
di don François Dufour sdb
Per la prima volta in vita mia ho
potuto fare qualsiasi domanda che
mi piacesse e ottenere una risposta”,
dice un giovane minorenne di Soweto.
E’ uno delle migliaia di giovani appar-
tenenti a scuole e organizzazioni eccle-
siali, che hanno partecipato a un corso
residenziale di cinque giorni chiamato
LoveMatters! (E’ l’amore che conta!). Il
corso è stato diretto negli ultimi dieci
anni da un gruppo di Salesiani di Don
Bosco, da ministri del culto e da esperti
invitati al corso presso il Centro Giova-
nile Don Bosco vicino a Johannesburg
in Sud Africa. Il programma cerca di ri-
volgersi a coloro che sono in pericolo
di contrarre la grave malattia AIDS, che
è diventata epidemica in Sud Africa.
LoveMatters si impegna nell’assistenza
a un numero maggiore di giovani. Cer-
tamente alcune volte si rivolge a gio-
vani con problemi, ma il suo impegno
essenziale è quello di rivolgersi al gio-
vane ordinario, che ha solo bisogno di
essere guidato e rassicurato lungo il
cammino che conduce alla salute, alla
felicità e alla santità. “Crediamo”, dicono
gli organizzatori del corso, “che il nostro
programma LoveMatters, che è dina-
mico e formativo, convincerà i parteci-
panti a fare delle scelte moralmente
sicure, in modo da evitare le dolorose
conseguenze di un comportamento ir-
responsabile.”
Conviene portare i ragazzi al
corso finché sono giovani
“Penso che questo programma forma-
tivo dovrebbe essere rivolto alle per-
sone più giovani perché io stesso sono
stato coinvolto in una vasta serie di pro-
blemi un bel po’ di tempo fa e non
sapevo mai dove sarei andato a finire.”,
così scrive un ragazzo di circa 15 anni,
che ha consegnato le sue osservazioni
prima di prendere il bus per andare a
casa dopo il corso. Una scuola di
Soweto si è resa conto che era quasi
troppo tardi mandare al corso ragazzi
di quest’età, dato che i suoi allievi inco-
minciano ad avere esperienze sessuali
a un’età molto più bassa, così questa
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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“LoveMatters” è un programma di prevenzione del contagio AIDS,
basato sull’astinenza, che promuove pure la consapevolezza spirituale,
dal momento che la sessualità non opera a livello puramente fisico,
ma comprende anche piani spirituali e psicologici
scuola ha mandato al corso formativo
una classe di ragazzi di 13 anni. Quella
mattina alcune ragazze si sono impe-
gnate in modo emozionante e deciso
ad astenersi dalle attività sessuali con
una promessa impegnativa e coinvol-
gente. Avevano appena 13 anni e in
varie occasioni erano state violentate
da uomini: da allora in poi erano preda
della paura e della vergogna, ma il
corso LoveMatters aveva fatto passare
molte delle loro paure e infuso ad esse
il coraggio di impegnarsi in modo po-
sitivo per tutta la loro vita.
I partecipanti inizialmente formano
gruppi di 7 giovani, guidati da un ani-
matore. Un dottore e un’ostetrica forni-
scono informazioni appropriate sulle
intricate complicazioni biologiche del
sistema riproduttivo maschile e femmi-
nile e i giovani vengono invitati a fare
qualsiasi tipo di domanda. Durante il
corso vengono fatte delle domande
per avere delle informazioni sui geni-
tori, sul tipo di famiglia, sulle relazioni
interpersonali, sulle amicizie e sulla cul-
tura dei giovani. Una coppia di sposi
racconta ai giovani come si è incon-
trata, perché ha deciso di sposarsi, l’im-
patto dei figli sul loro matrimonio,
eccetera.
desiderio di giocare con la vita deside-
rando di finirla con un suicidio. Verso la
fine della settimana si passa dai fatti,
dalle informazioni e dalla scoperta della
verità alla formulazione di giudizi di
qualità su se stesso: come agirei se mi
trovassi in questa o in quella situa-
zione?
Invito a un impegno
L’ultimo giorno vengono invitati dei
conferenzieri, che si presentano agli
altri come dei modelli. Costoro condi-
vidono con i presenti le loro storie
edificanti e dimostrano quanto la loro
vita è stata importante per la comu-
nità in cui vivevano. Per fare un esem-
pio, Pippa Jarvis racconta la storia
della sua famiglia, che ha accolto
bambini piccoli abbandonati, dan-
dole effettivamente 18 tra fratelli e so-
relle! Questa ragazza invita i giovani
partecipanti a far parte della solu-
zione, piuttosto che restare un pro-
blema e finalmente i giovani sono
invitati a una cerimonia in cui promet-
tono solennemente di impegnarsi in
una vita morale di alto profilo, per la
lotta contro l’AIDS e di astenersi dal-
l’attività sessuale prima del matrimo-
nio e di rimanere fedeli alla loro futura
sposa. Non è raro che il 75% dei par-
tecipanti a tale corso di formazione
faccia questa promessa.
Naturalmente non si tratta solo di con-
versazioni e di discussioni. C’è molto
tempo per i giochi, per lo svago e per
il divertimento giovanile. La ricrea-
zione non è un puro e semplice diver-
timento. I Salesiani sono convinti che
le sfide fisiche forgiano e aumentano
la forza mentale e il sentimento di
colui che dice: “Ci sono proprio riu-
scito! Ce l’ho fatta!” Il cambiamento
che si verifica attraverso il corso-pro-
gramma “LoveMatters” è significativo.
Se il 75% dei giovani si impegnano in
una scelta di astinenza sessuale e
mantengono la loro promessa, essi
stessi diventano figure importanti e si-
gnificative per il cambiamento delle
loro comunità
Alcuni attori professionisti aiutano nella
fase che consiste nel giudicare la realtà,
esaminando le situazioni vitali e l’im-
patto che le scelte fatte hanno su di
esse: la spinta degli amici e coetanei a
fare sesso, usare e abusare dell’alcol du-
rante i festini, fare aborti e commettere
suicidi. A questo punto, a mano a
mano, ragazzi e ragazze incominciano
a condividere alcune delle loro scelte
fondamentali per la vita che hanno già
dovuto fare, come ad esempio una gra-
vidanza non voluta e un aborto, o un
SALESIANI 2011
19

3.2 Page 22

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AMERICA CONO SUD
20
SALESIANI 2011

3.3 Page 23

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» BRE: “Racconta la tua storia, parla della tua vita” (22)
» CISBRASIL: Conferenza Ispettoriale dei Salesiani di Don
Bosco, Brasile (24)
» Brasile: Volontariato Giovanile Salesiano in Brasile (26)
» Argentina: L’Opera Don Bosco in Argentina (28)
» ARN: “Dammi un sorriso!” (30)
BMA
BRE
BCG
BBH
PAR
BSP
ARN
BPA
URU
CIL
ARS
REGIONE: AMERICA CONO SUD
Numero dei Paesi: 5
Numero delle Ispettorie: 11
Numero dei Confratelli: 1.587
Numero dei Novizi: 53
Numero dei Vescovi Salesiani: 43
SALESIANI 2011
21

3.4 Page 24

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AMERICA CONO SUD
“Racconta la tua storia,
parla della tua vita”
Il Festival salesiano mobilita i giovani
Ispettoria San Luigi Gonazaga, Recife, BRE
di Jakeline Lira
Fin dalla sua fondazione, nel 1996, il
Movimento Giovanile Salesiano del
nordest del Brasile organizza, insieme
con la Pastorale Giovanile Salesiana per
l’Ispettoria Nord-Est Brasile, il Festival da
Juventude Salesiana (Festival della Gio-
ventù Salesiana, FJS l’acronimo porto-
ghese). Il Festival costituisce una
magnifica occasione d’incontro e
scambio tra giovani provenienti da di-
versi contesti e situazioni in tutta la re-
gione: possono condividere le proprie
esperienze e sfoggiare le loro capacità
artistiche nel teatro, nella danza e nella
musica, in un’autentica esperienza di
spiritualità giovanile salesiana.
Il Festival si svolge sempre nel mese di
ottobre, al Sagrado Coração College
(Istituto Sacro Cuore) di Recife e dura
quasi tre giorni: inizia il venerdì sera e
prosegue fino al pomeriggio della do-
menica. Durante questo tempo le aule
diventano dormitori, mentre i cortili co-
perti fungono da refettorio, arena per
le coreografie e palco per il festival mu-
sicale.
Considerando una media di parteci-
panti tra 900 e 1000 negli ultimi anni,
l’evento richiede, al di là dei locali adatti,
anche un enorme sforzo umano per
assicurare un risultato positivo e man-
tenere i ragazzi felici e pieni d’energie
nonostante la stanchezza. I Coordina-
tori, gli animatori e i Salesiani, insieme
ad altri gruppi della Famiglia Salesiana,
sono coinvolti nell’organizzazione e
nella ripartizione dei compiti, così che
il Festival si trasforma anche un’espe-
rienza di lavoro di squadra.
Secondo la prospettiva salesiana, ogni
anno viene scelto un tema riguardo ai
giovani, alla società e/o alla Chiesa, sul
quale i ragazzi riflettono sia nei mesi
prima del Festival, anche all’interno delle
loro comunità, sia durante l’evento, at-
traverso delle conferenze e le altre atti-
vità che sono proposte, come i Festival
di Teatro e Coreografia. Per il 2010, ad
esempio, è stato scelto il tema “Giovani
attori sul palco della vita”, con lo slogan
“Racconta la tua storia, parla della tua
vita”. Naturalmente fanno parte del pro-
gramma anche celebrazioni eucaristi-
che e momenti di preghiera.
22

3.5 Page 25

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Considerando una media di partecipanti tra 900 e 1000
negli ultimi anni, l’evento richiede, oltre ai locali adatti,
anche un enorme sforzo umano per assicurare un
risultato positivo e mantenere i ragazzi gioiosi
e pieni d’energia nonostante la stanchezza
I partecipanti al Festival sono principal-
mente membri di gruppi giovanili e
provengono da situazioni anche molto
differenti, non solo in termini di distin-
zione tra popolazione rurale e urbana,
ma anche di differenti livelli socio-eco-
nomici. Per la maggior parte questi gio-
vani appartengono a qualche casa
Salesiana (SDB e FMA) – in particolare
parrocchie, opere sociali, scuole – e il
Festival offre un’occasione privilegiata
per fare esperienza delle differenze,
condividere le esperienze e mostrare le
abilità artistiche nel teatro, nella danza
e nella musica.
Considerato il fattore distanza nella re-
gione – alcuni gruppi devono viaggiare
fino a 12 ore in pullman – la Pastorale
Giovanile organizza una lotteria per aiu-
tare i giovani a partecipare, visto che il
costo di partecipazione può diventare
troppo alto e non affrontabile altri-
menti. Anche i ragazzi, comunque, si
mobilitano nei loro gruppi di origine
per raccogliere in qualche modo i soldi
necessari a venire. Forse questa è pro-
prio la parola chiave del Festival, in
molti sensi: mobilitazione.
Mentre i media e la società spesso pre-
sentano i giovani in maniera negativa
e indistinta, il Festival, al contrario, serve
come occasione per creare una cultura
di vita, mostrando attraverso l’arte e
l’amicizia ciò che molti di questi giovani
già fanno di buono e concreto nelle
loro scuole e comunità
23

3.6 Page 26

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AMERICA CONO SUD
CISBRASIL
Un cammino
di rete e di solidarietà
nella pastorale giovanile
Conferenza ispettoriale dei Salesiani di Don Bosco, Brasile
di don Nivaldo Pessinati sdb
Èdal 1960 che le sei Ispettorie sale-
siane in Brasile condividono sfide e
soluzioni attraverso una Conferenza di
carattere religioso e carismatico. Nel
corso degli incontri annuali abbiamo
individuato significativi schemi di
lavoro e scorto soluzioni ed azioni con-
giunte.
Solo verso la fine del 1999, però, la Con-
ferenza è stata istituita giuridicamente
come la Conferenza Ispettoriale dei
Salesiani di Don Bosco in Brasile – CI-
SBRASIL.
La storia di condivisione che si era co-
struita negli anni precedenti ha confe-
rito, una volta ottenuta l’ufficialità di
uno statuto legale, la maturità e l’espe-
rienza necessarie per esprimere la sua
identità, e confermare l’opportunità
della sua istituzione.
Lo Statuto della CISBRASIL esprime
chiaramente la sua identità, mostra la
consapevolezza di essere fondata sulla
condivisione e costruita come rete:“Co-
ordinazione, articolazione e orienta-
mento volti al perfezionamento,
ammodernamento e produttività”delle
Ispettorie. Lo Statuto stabilisce poi che
CISBRASIL deve creare, coordinare,
incentivare e mantenere la “Rete
Salesiana di Educazione e di Assistenza
Sociale”.
A seguito delle riunioni dell’Assemblea
e della Direzione – composta dagli
Ispettori – le Commissioni Ispettoriali e
in special modo l’ufficio esecutivo di
Brasilia si fanno carico della realizza-
zione delle indicazioni e delle decisioni
prese dalla Conferenza.
“Coordinazione, articolazione e
orientamento volti al
perfezionamento,
all’ammodernamento e alla
produttività” delle Ispettorie
Impegno e risultati
ragguardevoli
Nella sua lettera del 25 aprile 2010, il
Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez,
cita la Rete delle Scuole Salesiane che
ha dato seguito alle linee guida di
Cumbayá (1994 e 2001) e Brasilia (2008)
coinvolgendo le 110 scuole di SDB e
FMA in un unico progetto di forma-
zione per insegnanti, così come per la
preparazione di nuovi libri di testo
basati sui principi della pedagogia
salesiana.
specifici all’interno della loro area d’at-
tività. In generale possiamo dire che la
principale attenzione di questo svi-
luppo è la pianificazione e l’esecuzione
della formazione continua degli inse-
gnanti, sia in presenza che a distanza.
Circa il 20% delle risorse raccolte tra-
mite l’attività di queste reti viene diret-
tamente investito nella preparazione
degli educatori.
Chiaramente ci sono anche problemi e
difficoltà nell’operare come rete, ma i ri-
sultati generali positivi sono gratificanti
Anche Ação Social Salesiana (Azione
Sociale Salesiana) sta facendo passi im-
portanti al fine di costituirsi come rete,
mentre la União Pela Vida (Associazione
per la Vita) continua a dare motivazioni
ai benefattori che appoggiano, con of-
ferte e con preghiere, le opere sociali
salesiane.
Tali reti coprono una serie di progetti
24
SALESIANI 2011

3.7 Page 27

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e consistenti: la conoscenza delle mis-
sioni salesiane è cresciuta a livello na-
zionale; ugualmente il riconoscimento,
da parte della Chiesa e della società,
della qualità dell’opera educativa, so-
ciale e pastorale; è in corso un rinforzo
in positivo dell’immagine dei Salesiani
nel paese e si diffonde un senso di so-
lidarietà e di appartenenza alla Famiglia
Salesiana.
Oltre che per queste reti, l’ufficio ese-
cutivo si occupa, nell’area della comu-
nicazione, della direzione, produzione
e distribuzione del Bollettino Salesiano
per il Brasile, che vanta la notevole tira-
tura di 104.000 copie, e della gestione
di un canale televisivo educativo – TV
Educar.
L’ufficio esecutivo risponde anche alle
richieste provenienti dalle nostre istitu-
zioni universitarie e dalle parrocchie sa-
lesiane offrendo, tra gli altri, servizi di
rappresentanza e logistici. Anche la Fa-
miglia Salesiana fa conto sul suo sup-
porto.
La Direzione di CISBRASIL studia, valuta,
approva e sostiene la programmazione
biennale sviluppata dall’ufficio esecu-
tivo. Tanto i Salesiani SDB e le FMA
quanto i laici sono coinvolti diretta-
mente in questo lavoro esecutivo.
Il risultato è che la missione, l’orizzonte
verso cui marciano tutte le attività di CI-
SBRASIL per mezzo delle sue commis-
sioni e dell’ufficio esecutivo è sempre
più chiaro e meglio perseguito: “parte-
cipare e guidare lo sviluppo della Pasto-
rale Giovanile Salesiana in Brasile”.
Contemporaneamente prende corpo
la visione stabilita attraverso il piano
strategico di CISBRASIL: “essere ricono-
sciuta come un punto di riferimento
per le missioni Salesiane in Brasile”
SALESIANI 2011
25

3.8 Page 28

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AMERICA CONO SUD
Volontariato Giovanile Salesiano
in Brasile
L’attivismo giovanile salesiano porta a una nuova
tappa nelle loro esperienze: il desiderio di farsi
discepoli e missionari di Cristo
perché i meno fortunati
possano ritrovare la gioia della vita
Ispettorie salesiane del Brasile
di don Antonio Ramos do Prado sdb
Il Volontariato Giovanile Salesiano è
nato nel 1968. Don Walter Ivan (oggi
vescovo) partì da San Paolo diretto a
Porto Velho, in Amazzonia, con 12 gio-
vani adulti tra Salesiani e laici. Negli anni
a seguire ci furono altre spedizioni di
missionari verso l’Amazzonia e il Mato
Grosso, e più tardi (nel 1990) giovani uni-
versitari in cerca di una esperienza pa-
storale e ormai al termine dei loro studi
furono inviati in Angola.
Analogamente, altre Ispettorie in Brasile
ampliarono il raggio delle esperienze
missionarie per i Giovani Volontari
Salesiani. Con la formazione dell’Articu-
lação da Juventude Salesiana (Movi-
mento Giovanile Salesiano) nel 1999,
c’era un numero sempre più grande di
giovani che partecipavano a tali espe-
rienze. L’attivismo giovanile salesiano
porta così a una nuova tappa nelle loro
esperienze: il desiderio di farsi discepoli
e missionari di Cristo perché i meno for-
tunati nella società possano avere la vita.
Altre esperienze missionarie sono aperte
anche agli adolescenti, di modo che
possano spartire le loro giornate tra
studio e volontariato in asili, asili nido ed
orfanotrofi. Durante le vacanze questi
adolescenti, dopo un percorso forma-
tivo, trascorrono qualche settimana in
missione, portando il Vangelo e ani-
mando gli oratori festivi nelle parrocchie
bisognose del Brasile.
Il Brasile oggi
Il Brasile conta oggi 189,6 milioni di abi-
tanti, 52 dei quali sono giovani tra 15 e 29
26

3.9 Page 29

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anni. Il 70% di questi abita al margine
della povertà e della promiscuità. Nel
2009 sono morti oltre 45.000 giovani.
Posti di fronte ad una cultura di morte e
corruzione e al collasso delle strutture
sociali, molti giovani vivono senza alcun
punto di riferimento. I modelli che la so-
cietà può offrire loro oggi non hanno
nulla per la crescita dell’uomo, ma sono
tutti per l’ossessione del potere. Le espe-
rienze di volontariato, dunque, aiutano i
giovani ad aprirsi alla solidarietà e li spin-
gono a cercare altri modelli che pro-
muovano la vita.
Le Ispettorie brasiliane organizzano la
dimensione del Volontariato Missiona-
rio in un percorso di quattro tappe:
Infanzia missionaria: dai 10 ai 12 anni,
Adolescenza missionaria: 13 - 15, Gio-
ventù missionaria: 16 - 25, Giovane
adulto missionario: dai 26 anni in poi.
1. Infanzia missionaria: il contenuto
formativo per questa fase è costituito
dal catechismo per la Prima Comu-
nione e dai sussidi missionari della Con-
ferenza Nazionale dei Vescovi del
Brasile. Si studia anche la vita di Dome-
nico Savio, Michele Magone e Laura
Vicuña.
2. Adolescenza missionaria: si segue
l’Itinerario di Educazione alla Fede (Con-
ferenza SDB e FMA del Brasile), i cui temi
sono: l’identità personale, l’incontro con
Cristo, l’inserimento nella Chiesa, l’impe-
gno per il Regno, e quaderni di mistica
della EJS.
3. Gioventù missionaria: studio dei do-
cumenti della Chiesa come Redempto-
ris Missio, il “Documento di Aparecida”,
le vite dei missionari salesiani in Ame-
rica Latina e le Memorie dell’Oratorio di
Don Bosco..
4. Giovane adulto missionario: studio
del Catechismo della Chiesa Cattolica,
dei testi salesiani, delle Sacre Scritture, e
la campagna DOMISAL.
Dopo il Primo Congresso del Volonta-
riato Missionario del Cono del Sud, il Bra-
sile sta cercando di stringere ancora di
più la collaborazione su queste espe-
rienze missionarie tra le Ispettorie
Salesiane del Cono Sud. Ciò favorirà ul-
teriormente lo scambio tra i giovani in-
teressati
SALESIANI 2011
27

3.10 Page 30

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AMERICA CONO SUD
L’Opera Don Bosco in Argentina
Ispettoria Beato Artemide Zatti, ARN
e Ispettoria Beato Ceferino Namuncurá, ARS
dall’Ufficio Nazionale per le Missioni e lo Sviluppo, Argentina
La congregazione Salesiana giunse in
Argentina nel 1875, quando arrivarono
i primi missionari incaricati di inserirsi in
aree di grande conflitto sociale e di avviare
ovunque servizi orientati al completo
sviluppo umano dei bambini e degli ado-
lescenti, rispettando le differenze geogra-
fiche e culturali che avrebbero trovato.
Di qui sono nate scuole agrarie ed indu-
striali, corsi di formazione tecnica, centri
missionari per assistere gruppi etnici in Pa-
tagonia, ambulatori, scuole elementari,
case per giovani in difficoltà, attività di pre-
venzione ed opportunità per impegnare
il tempo libero.
Tutto ciò è stato realizzato – ed ancora
oggi funziona allo stesso modo – met-
tendo insieme gli sforzi di tante per-
sone che condividono lo stesso
interesse per i giovani, ed offrendo reali
opportunità perché gli stessi a cui
questi servizi sono offerti possano tra-
sformarsi a loro volta in agenti di pro-
mozione nei confronti degli altri
giovani, mettendo così in funzione un
meccanismo di autogestione.
L’Opera Salesiana collabora con chiunque,
in qualsiasi modo lavori per il bene dei
giovani in Argentina e in tutto il mondo.
Ma al di là delle cifre, ancora oggi incon-
triamo tanti più giovani ai quali deve
essere riconosciuto il diritto a vivere con
dignità
28
SALESIANI 2011

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L’Opera salesiana in Argentina:
• 96 Case Salesiane.
• 479 tra parrocchie e chiese.
• Rodeo del Medio, la prima Facoltà di Enologia in
America Latina.
• Circa 77.000 studenti tra scuole, istituti superiori e
facoltà.
• 6.000 studenti in 146 Centri di Formazione Tecnica.
• Circa 9.000 insegnanti, istruttori ed altri operatori
educativi.
• Oltre 500.000 ex allievi in tutta l’Argentina.
• 24.000 giovani nei movimenti giovanili, negli scout
e negli oratori.
• 48 gruppi missionari.
• 31 centri per adolescenti a rischio, che seguono più
di 2.000 ragazzi.
• 12 stazioni radiofoniche, 3 centri audiovisivi e 4
musei.
• Ogni mese le due Ispettorie distribuiscono più di
60.000 copie di periodici in tutto il paese.
• 3 case editrici, 14 librerie e 3 tipografie.
• Oltre 100 tra pubblicazioni digitali e siti web.
SALESIANI 2011
29

4.2 Page 32

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AMERICA CONO SUD
“Dammi un sorriso!”
Ispettoria Beato Artemide Zatti, Córdoba, Nord Argentina, ARN
Nel pieno stile d’oratorio che carat-
terizza la Parrocchia dei Santi Gio-
vanni Bosco e Domenico Savio a
Tropezón, Cordoba, un gruppo di per-
sone sta lavorando per accompagnare
i bambini, gli adolescenti e le loro fami-
glie nel tentativo di risolvere i loro pro-
blemi e, così, contribuire ad una società
30
SALESIANI 2011
più umana, avvalendosi anche di un
ricco assortimento di esperienze e di
figure professionali.
Attraverso un programma di borse di
studio per ragazze e ragazzi in difficoltà
con la scuola – vuoi perché non pos-
sono permettersi libri, quaderni, divise,
o materiale di cancelleria, oppure
perché hanno difficoltà di apprendi-
mento e necessitano di ripetizioni – i
“padrini” di questi studenti, per quanto
riguarda l’aiuto materiale, e i loro “me-
diatori”, che lavorano direttamente con
i ragazzi accompagnandoli nel pro-
cesso formativo, operano in sinergia

4.3 Page 33

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con l’équipe d’oratorio, che già di
per sé offre delle forme di aiuto
scolastico.
I Salesiani operano con la ferma
convinzione che l’educazione sia
diritto di ogni essere umano e
che “deve essere orientata al
pieno sviluppo dell’essere umano
e della consapevolezza della sua
dignità”, come recita l’articolo 13
dell’Accordo Internazionale sui
Diritti Culturali, Sociali ed Econo-
mici.
Di conseguenza, attraverso
questo progetto intendiamo ga-
rantire l’apprendimento dei bam-
bini e degli adolescenti, e il loro
sviluppo integrale, mossi dal biso-
gno di rendere consapevoli sia i
beneficiari stessi sia le loro fami-
glie dell’importanza dell’istru-
zione, della disciplina, di un buon
comportamento, delle regole
della convivenza e delle loro re-
sponsabilità, di modo che il loro
accesso ai percorsi educativi sia
sostenibile ed efficace
31

4.4 Page 34

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ASIA EST - OCEANIA
VIE
KOR
GIA
FIS
CIN
MYM
THA
FIN
VIE
FIS
ITM
PNG/SI (FIN)
AUL
REGIONE: ASIA EST - OCEANIA
Numero dei Paesi: 20
Numero delle Ispettorie: 8
2 Visitatorie (MYM, ITM)
2 Delegazioni (Indonesia, PNG/IS)
Numero dei Confratelli: 1.346
Numero dei Novizi: 62
Numero dei Vescovi Salesiani: 12
32
SALESIANI 2011

4.5 Page 35

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» VIE: Darkhan, partire da zero! (34)
» KOR: Scuola biblica estiva per la gioventù cattolica (36)
» GIA: Beata Laura Vicuña, Beato Artemide Zatti: patroni
della pastorale in Giappone (38)
» AUL: “Progetto Cagliero” - laici missionari (40)
» MYM: Oratori domenicali alla Don Bosco (42)
SALESIANI 2011
33

4.6 Page 36

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ASIA EST - OCEANIA
Darkhan,
partire da zero!
Una storia di prima evangelizzazione
Mongolia (Ispettoria San Giovanni Bosco, VIE)
di don Andrew Nguyen Trung Tin sdb
ISalesiani di Don Bosco si sono stabiliti
a Darkhan il 2 aprile 2005, precisa-
mente il giorno in cui moriva papa
Giovanni Paolo II. Quel giorno due
Salesiani, don James Cheruvathur e
don Andrew Nguyen Trung Ting, lascia-
vano Ulan Bator, dopo la Messa e con
la benedizione del Rettore don Carlo,
34

4.7 Page 37

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insieme ad altri due sacerdoti, parti-
vano per la nuova missione. Era un
giorno gelido, c’era moltissima neve
sulla strada per Darkhan, ma i nostri
cuori erano pieni di amore, zelo ed en-
tusiasmo per la nuova missione. Anche
un altro giovane veniva con noi: era un
nostro studente (di meccanica) che si
era appena diplomato. Lui era il nostro
autista.
Cinque anni dopo abbiamo un Centro
di Formazione e la chiesa di Maria Au-
siliatrice. Il Centro di Formazione offre
un corso di apprendimento di lingua
inglese e di computer. Gli insegnanti
mongoli ci aiutano ad insegnare l’in-
glese e il computer ai bambini, raddop-
piando così il loro impegno di lavoro
anche nel tempo libero. Abbiamo pure
aperto una piccola biblioteca che offre
ai bambini un luogo dove svolgere i
compiti o dedicarsi allo studio perso-
nale (alcune famiglie non hanno un
luogo adatto dove i bambini possano
sedersi a studiare, mancando le sedie o
il tavolo, o persino una lampada).
Questa biblioteca ed altre aree interne
sono molto preziose in Mongolia, dove
l’inverno dura sei mesi e la temperatura
precipita a 40 gradi sotto zero, o anche
meno!
Partire da zero
Non solo le temperature arrivano a zero.
Abbiamo cominciato a Darkhan con
zero cattolici! Darkhan non aveva mai
visto prima una presenza cattolica. Oggi
possiamo contare 135 cattolici battez-
zati di recente, il 60% dei quali adulti, il
25% giovani adulti e il 5% bambini, con
un piccolo numero di catecumeni che
comprende circa 20 adulti in tutto. Ci
sono sei catechisti ad aiutare i Salesiani
e le Suore Missionarie della Carità. Ma è
anche vero che buona parte del lavoro
che facciamo qui passa semplicemente
attraverso la testimonianza e la capacità
di parlare della nostra fede con i bam-
bini, i ragazzi e gli adulti, specialmente
quelli che frequentano l’Oratorio e le at-
tività che offriamo. Facciamo del nostro
meglio per alimentare la fede appena
trovata di coloro che partecipano alla
Messa domenicale o ad altre occasioni
religiose. Il parroco visita le famiglie, in
particolare quelle con malati e anziani,
e abbiamo un piccolo ambulatorio, in-
titolato a Sant’Anna, in cui lavora un’in-
fermiera cattolica che accompagna il
sacerdote quando va a visitare gli am-
malati.
Molte altre attività
interessanti
Oltre alla chiesa, al Centro di Forma-
zione, alla biblioteca e all’Oratorio, ab-
biamo un Centro Giovani dinamico,
dove le nostre attività portano i giovani
all’incontro con il Signore, ma anche
dove ci si può incontrare con gli amici
e le altre persone che lo frequentano. È
un luogo dove crescere nell’apostolato,
aiutando gli altri, ed un’opportunità per
noi di incontrare le famiglie, di parlare
delle loro vite, dei loro bisogni e sogni;
ed è anche un luogo dove i giovani
possono studiare e seguire i seminari
che offriamo
SALESIANI 2011
35

4.8 Page 38

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ASIA EST - OCEANIA Scuola biblica estiva per la gioventù cattolica
ISalesiani dell’Ispettoria coreana sono
pieni di zelo nell’annunciare Gesù
ai giovani che incontrano nelle loro
attività pastorali, tra cui la “Summer
Bible School for Catholic Youth” (Scuola
Biblica Estiva per la Gioventù Cattolica).
Nel 2010 circa 2500 giovani, impegnati
nelle scuole domenicali nelle parroc-
chie di varie diocesi coreane, hanno
preso parte alla Scuola di Bibbia sul
tema “Vogliamo vedere Gesù!”.
La Scuola Biblica è una caratteristica
tipica dell’attività pastorale dei
Salesiani in Corea. Si svolge due volte
all’anno, durante le vacanze estive ed
invernali, per gli studenti delle scuole
medie e superiori. I Salesiani che
lavorano nel “Centro Educativo
Salesiano” sono incaricati di questo
progetto. Anche alcuni prenovizi e
teologi sono coinvolti nel progetto
per la loro formazione pastorale. I
Salesiani pubblicizzano la Scuola già
tre mesi prima dell’inizio della prima
sessione, attraverso i bollettini setti-
manali delle diocesi, sui giornali e sui
siti web cattolici. Le iscrizioni non si
fanno individualmente, ma collettiva-
mente, il che significa che la parteci-
pazione viene decisa dai catechisti o
dai parroci e i giovani che sono inte-
ressati alla Scuola Biblica procedono
all’iscrizione attraverso le parrocchie.
La Scuola Biblica non ha nulla a che
fare con lezioni o seminari o altro di
intellettuale. Al contrario, è tutta cen-
36

4.9 Page 39

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Ispettoria dei Santi Martiri Coreani, KOR di don Jun-Seok Lee sdb
trata sull’esperienza. Una sessione
dura tre giorni e due notti e vi parte-
cipano circa 300 giovani per volta. I
partecipanti hanno accesso ai mes-
saggi importanti del Vangelo ed
hanno l’occasione di riflettere sul si-
gnificato di questi messaggi mentre
corrono, nuotano, fanno canoa e
giocano ad una serie di giochi. Il pro-
gramma di ogni sessione è attenta-
mente progettato dai Salesiani al fine
di dare ai giovani la possibilità di cre-
scere nella loro fede sotto la guida dei
messaggi del Vangelo, invece di limi-
tarsi a dar loro un’occasione di giocare
senza riflettere sui contenuti della
propria fede.
I risultati di questo progetto sono
molto significativi. Un numero consi-
derevole dei Salesiani di oggi si sono
sentiti chiamati da Dio a seguire la
vita e l’opera di Don Bosco qui in terra
coreana durante la Scuola Biblica.
L’autore di questo articolo è uno di
questi. Ero uno degli studenti di
scuola superiore che aveva sperimen-
tato la felicità, la gioia e l’entusiasmo
dei Salesiani nella Scuola Biblica
Estiva del 1991. Oggi è arrivato il mio
turno di portare quei valori salesiani
e i messaggi del Vangelo ai giovani,
nelle stesse circostanze in cui io li ho
trovati ed ho scoperto la mia voca-
zione salesiana.
Un’altra conseguenza della Scuola Bi-
blica è il fatto che i Salesiani sono di-
ventati molto ben noti nella chiesa
coreana per questo progetto. La
gente ora sa più facilmente chi sono
e cosa fanno i Salesiani.
C’è infine un altro effetto che merita
di essere evidenziato. Parecchi gio-
vani che hanno partecipato alla
Scuola Biblica si sono affezionati ai
Salesiani ed alle case salesiane, e
questo ora diventa per loro un’impor-
tantissima motivazione ad impe-
gnarsi nel Movimento Giovanile
Salesiano in Corea
37

4.10 Page 40

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ASIA EST - OCEANIA
Beata Laura Vicuña
Beato Artemide Zatti
di don Hitoshi Yamanouchi sdb
Cos’hanno a che fare con il Giappone – ci si
potrebbe ben chiedere – questi due santi
Salesiani che sono vissuti e morti in Sud America?
La risposta si trova nel volto in trasformazione
del Cattolicesimo in Giappone, rappresentato
dalla popolazione immigrata.
Gli immigrati in Giappone ormai superano in
numero la popolazione Cattolica nazionale. Se-
condo l’Ufficio Giapponese per l’Immigrazione
più di 2 milioni di stranieri risiedono in Giap-
pone, un paese di 127 milioni di persone. Più
della metà di questi sono Coreani e Cinesi. Per il
resto, si contano circa 300.000 Brasiliani, seguiti
dai Filippini (200.000) e dai Peruviani (60.000). La
maggior parte di questi ultimi tre gruppi, chia-
ramente, è cattolica, ma non necessariamente
praticante. L’impegno dei Salesiani verso questi
immigrati, spesso in difficoltà, è un aspetto degli
ultimi anni che è stato rilevato con particolare
attenzione. Hamamatsu City conta 800.000 abi-
tanti, 20.000 dei quali appartengono alla comu-
nità brasiliana, soprattutto lavoratori immigrati
che“alimentano”l’industria locale. La parrocchia
38

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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patroni della pastorale in Giappone
Ispettoria San Francesco Saverio, Hamamatsu, GIA
conta tra i fedeli praticanti circa 150
giapponesi e 450 lavoratori immigrati,
con altri 600 che partecipano più o
meno assiduamente.
Il mese di maggio 2010 ha visto l’inau-
gurazione, alla presenza del Vescovo di
Yokohama, S.E. mons. Rafael Masahiro
Uemura, di un nuovo edificio di due
piani pensato per le necessità del mini-
stero verso la popolazione di Hama-
matsu.
Rileggendo la storia fino ad oggi, pos-
siamo dire che questa presenza
Salesiana è cominciata con il sogno di
un Salesiano di origine giapponese nel-
l’Ispettoria di San Paolo del Brasile, il
quale chiese di poter venire in Giappone
come missionario per accompagnare i
Brasiliani che emigravano in Giappone
in cerca di una vita migliore. Il nome di
questo missionario è don Evaristo Higa.
Questi, arrivato in Giappone, si sistemò
in un’area dove già abitavano molti Bra-
siliani impegnati in una fabbrica di com-
ponenti per automobili. Cominciò così
la sua missione, costruendo gradual-
mente una comunità cattolica brasiliana
a Hamamatsu, mettendo insieme di-
verse comunità che erano sorte in altre
città dell’area di Shizuoka.
Quando l’Ispettoria Giapponese rico-
nobbe ufficialmente questa presenza,
don Evaristo lavorava ormai già da dieci
anni ed aveva costruito una solida
comunità cristiana, aperta ad altri
gruppi dell’America Latina e dell’Asia e
profeticamente attenta ai senzatetto
giapponesi, i quali venivano assistiti so-
prattutto attraverso l’opera di volontari
Brasiliani ed altri Latinoamericani, e
anche di qualche Giapponese.
Nel 2006, l’allora Ispettore don Orlando
Puppo inviò don Angel Yamanouchi a
Hamamatsu perché raccogliesse pos-
sibili indicazioni per l’apertura di un
Centro Pastorale Salesiano. Tra l’altro, in
quel periodo la situazione socio-eco-
nomica in Giappone era di forte reces-
sione e la crisi colpiva soprattutto gli
immigrati. Dio nella sua Provvidenza e
Maria Ausiliatrice attraverso la sua pro-
tezione portarono all’acquisto di una
proprietà quasi a ridosso della parroc-
chia. Dopo tanto rincorrere i responsa-
bili dell’amministrazione della diocesi,
così come l’architetto e gli ingegneri,
questo grande e moderno Centro Pa-
storale Salesiano è stato finalmente co-
struito in meno di un anno.
Possano la Beata Laura Vicuña ed il
Beato Artemide Zatti, protettori del
Centro Pastorale, riempirci di gioia e
speranza così che questo Centro sia
una autentica casa salesiana per i bam-
bini svantaggiati e per i giovani e
chiunque altro necessiti di accoglienza,
educazione e formazione cristiana
39

5.2 Page 42

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ASIA EST - OCEANIA
“Progetto Cagliero” - laici missionari
Ispettoria Maria Ausiliatrice, AUL
di Lauren Bicknell
L’insegnamento dell’inglese è un’abilità
di grandissimo valore in Thailandia,
poiché le possibilità di impiego sono
più alte nel settore turistico e la capacità
di parlare inglese in tale industria è es-
senziale. La Casa Don Bosco di Bangsak,
dove Steph, un giovane missionario au-
straliano (coinvolto nel Progetto Cagliero)
si mise a insegnare inglese come vo-
lontario, è davvero un luogo che lascia
sbalorditi – la felicità dei ragazzi è evidente,
quando si sente l’eco delle loro risate
nei bellissimi cortili – lo spirito di Don
Bosco è certamente vivo. Chi sono dun-
que questi missionari del Progetto Ca-
gliero e che cosa fanno?
Nel 2006 lo studioso biblico don Frank
Moloney, salesiano, ritornò dagli Stati
Uniti per diventare superiore dell’ispet-
toria Australia- Pacifico. Tra i suoi obiettivi
per la famiglia salesiana nell’Australia e
nel Pacifico c’era quello della creazione
di un programma che permettesse ai
giovani e alle ragazze di diventare volon-
tari nelle comunità salesiane d’oltremare.
Don Moloney, con l’appoggio dell’Ispet-
toria salesiana, voleva modellare questo
programma su quelli che sono comu-
nemente associati agli ordini e congre-
gazioni religiose degli Stati Uniti. Nel
2007 venne eletto un direttore del pro-
gramma e così iniziò il “Progetto Ca-
gliero”! Il progetto ricevette questo
nome a ricordo del Cardinale Giovanni
Cagliero, che fu il primo missionario
salesiano mandato in Patagonia (Argen-
tina) da Don Bosco nel 1875.
Primi volontari
I primi due volontari di questo progetto
si diressero verso luoghi distinti della
Thailandia nel 2008. Entrambi erano i
dirigenti del Campeggio Don Bosco di
Dromana, Australia. Il compito svolto
da Steph nella “Casa Don Bosco” era
ben più di quello dell’insegnamento
dell’inglese. La casa era stata fondata
dai salesiani thailandesi subito dopo lo
Tsunami del 2004, per prendersi cura
dei molti ragazzi che erano rimasti
orfani nel sud della Tailandia. Così Steph
fu coinvolto nell’assistenza generale a
questi bambini, oltre a recarsi nelle
varie scuole a insegnare l’inglese.
Allo stesso tempo David andò a Chiang
Mai nel nord della Thailandia. La Casa
Don Bosco di Chiang Mai fu fondata
per dare un’istruzione ai giovanotti ap-
partenenti alle tribù delle colline del
nord. Questa casa fornisce un am-
biente vitale di supporto ai giovani che
desiderano studiare. La casa possiede
una fattoria per aiutare i giovani a tro-
vare personalmente dei mezzi di sussi-
stenza. Nel 2010 il Progetto Cagliero è
stato fortunato perché aveva un volon-
tario in possesso di un bagaglio utile
per il settore agricolo: e questo fatto co-
stituiva una realtà di gran valore.
Uno dei principali obiettivi del Progetto
Cagliero fin dagli inizi era la sostenibi-
40

5.3 Page 43

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Gli obiettivi e i sogni del Progetto Cagliero
si sono realizzati con l’avvicinamento dei
giovani a Don Bosco attraverso gli incontri
con i loro coetanei a disagieti dei paesi del
terzo mondo
lità, cioè l’appoggio costante, non sem-
plicemente per fornire dei volontari, ma
per aiutare continuamente le comunità
salesiane d’oltremare. Nelle prime
tappe del Progetto Cagliero, Don Mo-
loney chiese agli altri ispettori della Re-
gione Asia Est-Oceania se avessero
bisogno di volontari. Rispose subito
don John Bosco Theparat Pitisant, su-
periore dell’ispettoria thailandese, che
comprende anche la Cambogia e il
Laos. Iniziò così un’importantissima re-
lazione tra le ispettorie della Thailandia
e quella dell’Australia-Pacifico.
I volontari del Progetto Cagliero man-
dati in Thailandia hanno un lavoro assai
impegnativo, dato che devono sforzarsi
di imparare il tailandese. Tuttavia tutti i
volontari del Progetto Cagliero con de-
terminazione sono riusciti a padroneg-
giare (più o meno) la difficile lingua
thailandese. La comunità salesiana thai-
landese li ha accolti con il vero spirito
di ospitalità thailandese e i volontari
hanno completato la loro esperienza
con profondo amore sia per la cul-
tura thailandese che, natural-
mente, per i salesiani di
quel paese.
Il sogno diventa
la realtà
Agli inizi del Progetto Cagliero il sogno
era quello di poter aiutare in modo
consistente alcuni paesi della regione
salesiana Asia Est-Oceania con vo-
lontari missionari. Questo
sogno si sta realizzando len-
tamente con l’invio di un se-
condo e di un terzo gruppo
di volontari in varie loca-
lità. Il Progetto Cagliero
ha mandato dodici
missionari
volontari in
Thailandia,
Cambogia e
Samoa. In futuro il
Progetto vorrebbe
espandersi ad altri paesi
della regione Asia Est-Oceania.
Questa rapida crescita è dovuta in parte
all’introduzione di un nuovo pro-
gramma: un’esperienza di “immersione
a breve termine”. La prima è stata fatta
nelle Isole Samoa dove i salesiani di
Don Bosco hanno una forte presenza.
Il viaggio fu indimenticabile per il
gruppo, che passò il tempo con le fa-
miglie del luogo per imparare la loro
cultura. La cosa più importante fu che
questo viaggio diede ad ognuno la
possibilità di imparare un’altra cultura e
fare esperienza della vita di un missio-
nario volontario.Questa attività di “im-
mersione” (contatto diretto totalmente
coinvol-
gente) fu ripetuta nel 2010 e ha portato
altri giovani a dedicare il loro tempo ad
un’esperienza di volontariato a lungo
termine nel Progetto Cagliero.
Lentamente gli obiettivi e i sogni del
Progetto Cagliero si sono realizzati con
l’avvicinamento dei giovani a Don
Bosco, attraverso gli incontri con i loro
coetanei a disagio dei paesi del terzo
mondo. La generosità e il servizio dei
nostri missionari volontari nei riguardi
delle missioni salesiane ci sta pure aiu-
tando a raggiungere i nostri
obiettivi di continuo
sostegno e aiuto.
Non è un compito
facile, benché sia
u n’e s p e r i e n z a
che cambia real-
mente la vita,
poiché i missio-
nari volontari
fanno
vita
comune con i
salesiani e i gio-
vani, sia nei pe-
riodi gioiosi che in
quelli difficili
41

5.4 Page 44

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ASIA EST - OCEANIA
Oratori domenicali alla Don Bosco
Non si deve pensare a grandi locali
e attrezzature costose,
ma piuttosto ad attività entusiasmanti
Visitatoria Maria Ausiliatrice, Anisakan, Myanmar, MYM
di don Mariano Naing sdb
42

5.5 Page 45

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Appena conclusi gli esami scolastici, con i favori
della primavera birmana, la “Giornata dell’Ora-
torio”, organizzata dal Noviziato in collaborazione
con le vicine Figlie di Maria Ausiliatrice e le loro ra-
gazze, è stata celebrata in grande stile ad Anisakan,
Pyin Oo Lwin. Quasi trecento ragazzi d’oratorio
sono arrivati al Santuario di Nostra Signora da tutti
i villaggi intorno.
Myanmar, il più grande paese del Sud-Est Asiatico
in termini geografici, confinante con i paesi più
popolosi al mondo (India e Cina), è una Visitatoria
salesiana appartenente alla regione Asia Est –
Oceania. I Salesiani si insediarono dapprima a
Mandalay nel 1939. Da allora non solo sono so-
pravvissuti alle vicissitudini della guerra, dei disastri
naturali e politici; essi formano oggi un gruppo di
Salesiani fiorenti e pieni di zelo, sempre in movi-
mento, in crescita sia nel numero sia nella deter-
minazione. L’intuizione originale di Don Bosco,
l’oratorio, è anche la loro intuizione.
hanno a che fare, per lo più, con Buddhisti, e viene
sempre ricordato ai novizi di badare a non fare pro-
selitismo tra i bambini. Le domeniche, negli oratori,
i ragazzi vengono coinvolti nei giochi, ricevono
un’istruzione educativa e anche dei biglietti che per-
metteranno loro di assistere con dei buoni posti alla
Giornata annuale dell’Oratorio. I bambini sono ben
preparati e sanno come partecipare alla Giornata
degli Oratori, che conclude l’Anno Oratoriano.
Anche quest’anno, come sempre, la giornata è
stata piena di gare e giochi appassionanti. Le ce-
lebrazioni sono state aperte da un’introduzione
per gli animatori – don Francis Cyril ha spiegato le
regole dei giochi della Giornata dell’Oratorio ai
bambini, eccitati ed irrequieti. Seguendo il pro-
gramma da lui dettagliatamente preparato, sono
stati formati tre gruppi, ciascuno con i propri ani-
matori. Tutti i ragazzi e le ragazze hanno avuto
ampie opportunità per cimentarsi e divertirsi nei
vari giochi.
Ad Anisakan ogni domenica dell’anno, come per
quasi tutte le comunità salesiane nel mondo, c’è
un oratorio. Non si deve pensare a grandi locali e
attrezzature costose, ma
piuttosto ad attività fer-
venti, salesiani sdb e fma,
laici impegnati e soprat-
tutto tanti ragazzi nei
cortili, sotto gli alberi,
ovunque.
I novizi di Anisakan orga-
nizzano oratori nei vari
villaggi, privilegiando le
zone più povere. Essi
Da parte loro, le suore e le loro ragazze non si sono
limitate a farsi generosamente carico della distribu-
zione dei premi e della vendita di cibarie e vestiti,
ma alcune di loro hanno anche aiutato nella super-
visione dei giochi ed hanno condotto i giovani se-
condo il loro spontaneo stile salesiano. Verso sera,
dopo essersi divertiti per l’intera giornata, i ragazzi
degli oratori hanno fatto ritorno ai loro villaggi, rav-
vivati nell’entusiasmo e ricaricati di energie.
Interrogato sulle sue impressioni circa gli eventi
della giornata, uno dei ragazzi ha risposto: “Questa
festa dell’Oratorio ha aperto nuove prospettive per
me”. Un altro ha risposto: “Gli eventi di oggi reste-
ranno per sempre nei miei ricordi”
SALESIANI 2011
43

5.6 Page 46

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ASIA SUD
44
SALESIANI 2011

5.7 Page 47

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INB
IND
ING
INN
INB
INC
INK
INH
INP
INK
INM
INT
LKC
REGIONE: ASIA SUD
Numero dei Paesi: 6
Numero delle Ispettorie: 10
Visitatoria: 1 (LKC)
Numero dei Confratelli: 2.431
Numero dei Novizi: 141
Numero dei Vescovi Salesiani: 10
» INK: La magia dei Bosco Kids (46)
» IND: Life Plus Campus per i giovani Mising (48)
» INT: Don Bosco Media (50)
» India: Un progetto di formazione alla comunicazione
per la Chiesa in India (52)
» INM: Corti per valori forti (54)
SALESIANI 2011
45

5.8 Page 48

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ASIA SUD
La magia dei Bosco Kids
Ispettoria del Sacro Cuore, Bangalore, India, INK
di don Jude Anand sdb
Mi piace essere un Bosco Kid (ra- Bosco Kids mette al centro l’amicizia e
gazzo di Don Bosco), e ‘Bosco l’armonia invece di percorsi competitivi
Kids’ è proprio ciò che mi ha permesso e attività dove ognuno sia chiamato a
di compiere quest’impresa incredibile”, dimostrare il proprio valore. Il valore di
così Ashiwni esprime la propria soddi- un bambino è nel suo essere, non nella
sfazione dopo essere risultato il migliore prestazione! Piuttosto, per promuovere
studente ai recenti esa-
mi SSLC nella “Scuola
Un mondo migliore
la fiducia in se stessi e
la creatività, teniamo
superiore Sacro Cuore” comincia con il migliore se mensilmente dei pro-
di Bangalore.
stessi: “diventa il
grammi di “dimostra-
cambiamento che tu vuoi zione del talento”.
Bosco Kids è un movi- nel mondo!”, diceva il
mento per ragazzi tra
10 e 15 anni d’età, li
Mahatma Gandhi.
Bosco Kids offre ai ra-
gazzi una genuina
raccoglie sotto uno Noi vogliamo che i ragazzi esperienza di gruppo
stesso ombrello e li crescano capaci di amare in cui possano speri-
rende una famiglia: se stessi, gli altri, le loro mentare libertà, gioia,
ciascuno fa promessa
di amare tutti come
fratelli e sorelle. I ra-
gazzi pregano ogni
giorno affinché rie-
vite, il mondo e Dio, così
che possano essere gli
artefici di un mondo
migliore
amore, amicizia, so-
stegno, fiducia e
tante altre qualità
umane, sia da parte
degli animatori sia da
scano ad essere sin-
parte dei loro compa-
ceri con se stessi e a fare del bene verso gni. Noi vediamo in Bosco Kids
tutti. Ad oggi contiamo più di 7000 ra- un’esperienza che lascia il segno su
gazzi iscritti al movimento. Bosco Kids tutti gli aspetti della vita di un giovane.
sta spiegando le ali in India!
L’attenzione è posta sulla costruzione
del sé – un “sé migliore”. Un mondo mi-
Bosco Kids mira soprattutto a far cre- gliore comincia con un migliore sé
scere i bambini con amore, perché pos- stesso: “diventa il cambiamento che tu
sano considerarsi come doni preziosi e vuoi nel mondo!”, diceva il Mahatma
unici di Dio, destinati a portare cambia- Gandhi. Noi vogliamo che i ragazzi cre-
menti in positivo ovunque essi si tro- scano capaci di amare se stessi, gli altri,
vino. Questo spirito passa oltre qualsiasi le loro vite, il mondo e Dio, così che
barriera religiosa, linguistica, culturale e possano essere gli artefici di un mondo
territoriale!
migliore
46

5.9 Page 49

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Le caratteristiche di Bosco Kids
» Enfatizziamo il ruolo cruciale dell’animatore/guida, il
quale deve riuscire a farsi amare dai ragazzi, ma deve
anche far capire ai ragazzi che loro stessi sono amati. È
l’animatore colui che attira i ragazzi nel gruppo.
» Celebriamo la vita: festeggiamo i compleanni dei ragazzi
così come altri eventi significativi nella loro vita, ma
anche nella vita della comunità, come le feste nazionali.
» Insegniamo ad apprezzare il lavoro di squadra, che pro-
duce sinergie, piuttosto che il lavoro individuale, che rin-
forza l’egoismo.
» Infondiamo lo spirito di apprezzamento verso tutto ciò
che di buono si può trovare negli altri.
» Incoraggiamo i ragazzi a vivere con cuore riconoscente,
che è un segno di autostima!
» Sottolineiamo la necessità di Accoglienza, Affetto ed Ap-
prezzamento nella vita come strumenti per il raggiun-
gimento della vera amicizia.
» Instilliamo nei ragazzi la consapevolezza che ogni per-
sona è differente dalle altre.
I “Bosco Kids” crescono per essere onesti, retti e responsa-
bili cittadini dell’India. Essi accettano tutti gli Indiani come
membri della loro famiglia.
SALESIANI 2011
47

5.10 Page 50

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ASIA SUD
Life Plus Campus per i giovani Mising
Ispettoria San Francesco di Sales, Jorphat, Assam, Dimapur, India, IND
di don K. A. Thomas sdb
Il Piano Educativo e Pastorale Salesiano idee di Don Bosco e gli insegnamenti scono“Don Bosco”solo come nome di
(PEPS) del programma Life Plus (Vita della Congregazione Salesiana sono una scuola.
più) per Bosco Asha, a Jorhat, è stato stati elaborati e riadattati per un pub-
presentato al pubblico in una maniera blico moderno e secolare. Tutto è stato “Mi congratulo con don Thomas – ha
innovativa il 31 maggio 2010. La stessa riscritto, senza perdita della ricchezza detto l’Ispettore – che ha saputo pre-
area di presentazione, chiamata “Don originale, in una lingua comprensibile sentare il PEPS in una maniera innova-
Bosco Lotta”è stata benedetta ed inau- all’uomo comune.
tiva per il pubblico nel campus Life Plus.
gurata da don James Poonthu-
Ciò sarà d’ispirazione anche per
ruthil sdb, Ispettore di Dimapur. Il
termine lotta, proprio della tribù
dei Mising, significa cortile, luogo
in cui avvengono gli incontri e i
raduni, e riceve una nuova con-
Le idee di Don Bosco e gli insegnamenti
della Congregazione Salesiana sono stati
elaborati e riadattati per un pubblico
moderno e laico
altre istituzioni”.
Life plus, divenuto operativo nel
2006, ospita una biblioteca di con-
sultazione, un centro per le pubbli-
notazione nel campus Life Plus.
cazioni dei Mising, una tintoria di
Le centinaia di giovani appartenenti filati, un centro di tessitura a mano e un
Le idee del PEPS, la vita e tutto ciò che agli oltre 250 gruppi di“Giovani Mising” dipartimento per il turismo culturale.
Don Bosco ha realizzato, insieme con la (strutture costituite nel quadro delle at- Viene chiamato “centro d’apprendi-
sua filosofia, sono state tradotte nella tività dell’I-CARD), che frequentano Life mento rapido sui Mising”. A breve, la
lingua Assamese da don Thomas Kala- Plus per una serie di programmi di for- DBTech India avvierà dei corsi di alfabe-
purackal, salesiano, direttore dell’Insti- mazione, e numerosi altri visitatori, po- tizzazione informatica, finanziati dal
tute for Culture And Rural Development tranno ora comprendere meglio la Ministero per lo Sviluppo Rurale, all’in-
(Istituto per la Cultura e lo Sviluppo persona di Don Bosco grazie alle raffi- terno di Life Plus e a vantaggio dei gio-
Rurale, I-CARD l’acronimo inglese), che gurazioni colorate ed alle scritte poste vani disoccupati. Sono in cantiere
è un esperimento di sviluppo tribale sulle pareti della veranda. Al momento, anche un museo sui Mising ed uno
all’interno della comunità Mising. Le infatti, moltissimi nella regione cono- studio per produzioni audiovisive
48

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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49

6.2 Page 52

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ASIA SUD
DON
BOSCO
MEDIA
50
SALESIANI 2011
Don Bosco Media è un centro per
le comunicazioni dell’Ispettoria
salesiana di Tiruchy, nello stato indiano
di Tamil Nadu. In un breve lasso di
tempo si è affermato come uno dei
principali centri di produzione multi-
mediale del Tamil Nadu con il motto
“communicate to educate, empower, em-
ploy and entertain” (comunicare per
educare, dare possibilità, impiegare ed
intrattenere). Esso opera attraverso quat-
tro sezioni operative indipendenti.
Il Don Bosco Institute of Information
& Communication Excellence (Istituto
Don Bosco per l’Informazione e la Co-
municazione d’Eccellenza – DBIICE
l’acronimo inglese) offre opportunità di
istruzione superiore nei campi dell’in-
formazione, della comunicazione e dei
media con l’apporto di valori e la con-
sapevolezza dell’impatto sociale. Esso
propone, in collaborazione con la Bha-
rathidasan University di Tiruchy, cinque
corsi di studio relativi al mondo dei
media: Produzione televisiva; Visual edi-
ting (Apple Final Cut Pro); Tecnologie
per il cinema; Animazione e grafica
(Multimedia); Radio & Video Jockeying
(RJ & VJ). Al completamento dei corsi,
gli studenti ricevono il certificato dal-
l’Università e un posto di lavoro. Questo
è l’unico istituto del Tamil Nadu ricono-
sciuto a livello universitario ad aver ri-
voluzionato gli studi relativi ai media
rendendoli accessibili ai poveri.
alaihal MEDIA (alaihal significa “onde
sonore” in lingua Tamil) è il diparti-
mento di produzione, molto cono-
sciuto e largamente apprezzato per le
sue produzioni audio e video. Ha pro-
dotto 25 opere audio e 26 video, com-
presi alcuni documentari partecipativi,
ed ha pubblicato 10 libri negli ultimi
cinque anni su temi sociali, culturali,
di don A. Raj sdb
Questo è l’unico
istituto del Tamil
Nadu riconosciuto a
livello universitario
ad aver rivoluzionato
gli studi relativi ai
media, rendendoli
accessibili ai poveri
Life, love e hope, una
trilogia di
cortometraggi su
bambini sieropositivi,
ha avuto grande
impatto in Tamil
Nadu e il suo
successivo passaggio
nelle sale
cinematografiche del
paese è un fatto
senza precedenti per
cortometraggi di
questo genere

6.3 Page 53

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educativi e religiosi. Neeye Nirantharam
(Tu sei eterno), uno degli album reli-
giosi, continua ad essere un best-seller
da oltre cinque anni.
Life, love e hope, una trilogia di cortome-
traggi su bambini sieropositivi ha avuto
grande impatto in Tamil Nadu e il suo
successivo passaggio nelle sale cine-
matografiche del paese è un fatto
senza precedenti per cortometraggi di
questo genere. In tale occasione alaihal
MEDIA ha riunito organizzazioni gover-
native e non governative, imprese, ce-
lebrità e pubblico per aumentare la
consapevolezza e promuovere la cura
e la dignità dei malati di AIDS, soprat-
tutto dei bambini. Le nostre produzioni
comprendono anche animazioni video
e videogiochi in 2D. Le produzioni di
sensibilizzazione sociale sono utilizzate
nelle scuole, nei college, dalle stazioni
radio e dalle emittenti televisive per
preservare e promuovere la cultura, ma
anche come strumenti di educazione
ed evangelizzazione.
alaihal MEDIA CLUBS è una rete di
club giovanili, progettati per sviluppare
nelle giovani menti una maggiore con-
sapevolezza, capacità di analisi e parte-
cipazione nei confronti dei media.
Attualmente ci sono 50 club, con 20
iscritti ciascuno, ma il numero è in con-
tinua crescita. Ognuno si distingue per
la propria bandiera e il proprio inno e si
governa secondo il proprio regola-
mento. Un moderatore guida le riu-
nioni che avvengono di norma due
volte al mese. Laboratori, seminari e
simposi tenuti regolarmente, insieme
alla fruizione di contenuti alternativi e
folk caratterizzano l’animazione dei
media club. Ulteriori strumenti educa-
tivi vengono regolarmente distribuiti ai
media club nelle scuole e nei college.
alaihal MEDIA CENTRE si trova a Ma-
durai – mentre gli altri tre dipartimenti
sono a Tiruchy. Esso provvede all’opera
di diffusione occupandosi della distri-
buzione dei prodotti. Il centro sta
anche considerando la distribuzione di
contenuti per dispositivi mobili a fini di
educazione ed evangelizzazione. Orga-
nizza inoltre eventi mediatici e pro-
grammi di premiazione per produzioni
audio o altre produzioni mediali che
abbiano un carattere educativo e di
sensibilizzazione sociale.
Don Bosco MEDIA, con le sue molte-
plici attività, mette in atto uno sforzo
combinato per impartire ai giovani
svantaggiati un’educazione ai media di
qualità, e offre a un gran numero di gio-
vani e di pubblico le sue iniziative me-
diatiche
51

6.4 Page 54

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ASIA SUD
Un progetto di formazione
alla comunicazione
per la Chiesa in India
India, Regione Asia Sud
L’educazione e la preparazione alla comunicazione devono essere considerate parte integrante
della formazione dei sacerdoti e degli operatori pastorali (Aetatis Novae)
L’attenzione è puntata sull’aiuto agli operatori pastorali perché comprendano,
apprezzino e applichino in maniera creativa i principi e
i metodi della comunicazione sociale nei loro differenti ministeri
di don K. J. Louis sdb
La Santa Sede è molto soddisfatta di
una significativa impresa dei Salesiani
indiani, che sta contribuendo alla for-
mazione del clero indiano”. Molti in altri
paesi sono in attesa di questo libro, o
meglio, dell’intera serie di tre volumi.
L’iniziativa rappresenta un momento
importante nella vita della Chiesa e
può essere d’ispirazione per molti” ha
commentato l’Arcivescovo Claudio Maria
Celli, Presidente del Pontificio Consiglio
per le Comunicazioni Sociali il 12 febbraio
2010, presentando l’opera in tre volumi
dei Salesiani dell’India.
La serie, intitolata Communication for
Pastoral Leadership (Comunicazione per
la Guida Pastorale), contiene tre libri di-
stinti: “Basics of Social Communication”
(Fondamenti della comunicazione so-
ciale) di don Louis Kumpiluvelil sdb;
Critical Understanding of Social Com-
munication” (Comprensione critica
della comunicazione sociale) di don
Robert Pen sdb; e “Theological Perspec-
tives in Social Communication”(Prospet-
tive teologiche nella comunicazione
sociale) di don George Plathottam sdb.
Questi libri sono stati preparati su ri-
chiesta della Conferenza Episcopale
dell’India e sono pensati per la forma-
zione continua del personale ecclesia-
stico impegnato nella comunicazione
nei seminari e nelle case di formazione
religiosa.
La Commissione della Chiesa Indiana
per le Comunicazioni Sociali ha soste-
nuto l’iniziativa promuovendo i libri in
tutto il paese attraverso una serie di
nove seminari in cui personale eccle-
siastico ha presentato al pubblico i con-
tenuti e gli obiettivi del progetto.
L’educazione e la preparazione alla co-
municazione devono essere conside-
rate parte integrante della formazione
dei sacerdoti e degli operatori pastorali.
L’Istruzione Pastorale Aetatis Novae sot-
tolinea come “nel mondo di oggi, così
fortemente influenzato dai media, è
necessario […] che gli operatori pasto-
rali abbiano almeno una buona visione
di insieme dell’impatto che le nuove
tecnologie dell’informazione e dei
media esercitano sugli individui e sulle
società” (AN 18). Le future guide della
Chiesa, in special modo i sacerdoti e i
religiosi, potranno essere ministri effi-
caci solamente se sapranno integrare
la comunicazione tra le componenti
essenziali della loro formazione. Ciò ri-
chiede l’acquisizione di conoscenze e
abilità, pensiero critico, giudizi di valore,
creatività e la capacità di elaborare e
gestire l’informazione. La Conferenza
Episcopale dell’India dichiarava nel
2004: “vescovi, sacerdoti, religiosi e
operatori laici dovrebbero acquisire
una preparazione adeguata nella
comunicazione di modo che possano
efficacemente compiere i loro doveri
per l’evangelizzazione e per il genuino
interesse della
Chiesa e della
società”
DVD
Risorse per gli insegnanti di Co-
municazione.
52
SALESIANI 2011

6.5 Page 55

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Libro 1
Fondamenti di comunicazione
sociale: il primo libro presenta
gli elementi essenziali della co-
municazione in una maniera
semplice e diretta. Introduce agli
studenti tutti gli aspetti della co-
municazione, da quella verbale,
non-verbale e para-verbale alla
comunicazione intra-personale,
inter-personale, di gruppo e di
massa; dai “vecchi” ai nuovi
media, dalle sfide della comuni-
cazione nel mondo reale a quelle
del mondo virtuale.
Questo libro è pensato per stu-
denti ad un livello iniziale di for-
mazione, in particolare per quelli
dei seminari minori e dei preno-
viziati, o per studenti pre-univer-
sitari.
Inoltre, non è tutto teoria e con-
cetti astratti; al contrario, c’è
un’intera sezione sullo sviluppo
delle abilità – abilità linguistiche,
di ascolto, oratorie, di scrittura, di
presentazione e per il “mondo
virtuale”.
Libro 2
Comprensione critica della co-
municazione sociale: il secondo
libro è uno studio dettagliato dei
media e della loro pervasiva in-
fluenza sulle persone. Esso esa-
mina le assunzioni sottostanti ai
media stessi, i valori, le “agende”
nascoste, le complessità, gli inte-
ressi e tutto quanto vi ha a che
fare. Mira a rendere gli studenti
dei consumatori critici e degli
utenti creativi dei prodotti della
comunicazione. È pensato per
gli studenti di filosofia, dei semi-
nari diocesani e dei post noviziati
di formazione religiosa.
Libro 3
Prospettive teologiche: il terzo
libro è una presentazione delle
comunicazioni sociali, fondata
su una ricerca approfondita e al
passo coi tempi, dal punto di
vista della direzione pastorale. È
pensato principalmente per gli
studenti di teologia e per quelli
negli ultimi anni di formazione
religiosa. L’attenzione è puntata
sull’aiuto agli operatori pastorali
perché comprendano, apprez-
zino e applichino in maniera
creativa i principi e le pratiche
delle comunicazioni sociali nei
loro differenti ministeri. Sacer-
doti, religiosi ed operatori laici vi
troveranno un autentico tesoro
di strategie perspicaci ed innova-
tive per aumentare la fruttuosità
nei loro ministeri. Il libro com-
prende sessioni sulla predica-
zione, sulle più avanzate
strategie di comunicazione, su
come collegare ed integrare dif-
ferenti forme di comunicazione
nel proprio incarico.
SALESIANI 2011
53

6.6 Page 56

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ASIA SUD
Corti per valori forti
Ispettoria San Tommaso Apostolo, Chennai, INM
di don Glorious Stephen sdb
L’Istituto Don Bosco per le Arti della
Comunicazione (Don Bosco Institute
of Communication Arts, DBICA, in inglese)
si è imposto come uno dei principali
istituti sui media impegnato nella tra-
smissione di valori e competenze, non-
ché nell’alfabetizzazione ai media, tra i
giovani e le persone impegnate nel
settore dei media in India. Il DBICA con-
tinua ad offrire un valido percorso ai
critici e professionisti dei media per di-
scutere le tematiche relative ai media
stessi e alle implicazioni sociali, attraverso
seminari, ricerche, festival di cortome-
traggi e varie altre campagne.
Proprio l’iniziativa di presentare corto-
metraggi di vari generi da ogni parte
del mondo secondo la formula del fe-
stival cinematografico voleva mostrare
ai cinefili ed al pubblico in generale le
potenzialità dei “corti” nel trattare temi
differenti in un modo che è al con-
tempo gradevole, educativo e stimo-
lante. Il cortometraggio è una forma di
cinema molto ricca, che può rappre-
sentare una valida alternativa al cinema
convenzionale e può comunicare in
maniera potente storie toccanti e temi
importanti.
Coerentemente con questa posizione, il
DBICA ha condotto con successo una
serie di festival cinematografici quali il
Festival Internazionale del Cortometrag-
gio dell’India, il Festival cinematografico
sui Diritti Umani, il Festival del Docu-
mentario, Festival Internazionale del
Cortometraggio dei Bambini, il Festival
della Partecipazione al Servizio Pubblico
(PSA Fest), e il DBICA Film Festival. Tutti
quanti sono stati organizzati in collabo-
54

6.7 Page 57

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Il cortometraggio è una forma di cinema molto ricca, che
può rappresentare una valida alternativa al cinema
convenzionale e può comunicare in maniera potente storie
e temi toccanti e di sicuro effetto
razione con numerosi college, organiz-
zazioni non governative, istituti di media
ed anche con la partecipazione del Di-
partimento per l’Informazione del go-
verno di Tamil Nadu.
ISFFI
International Short Film Festival of India
(Festival Internazionale del Cortome-
traggio dell’India). Questo festival, che
si svolge all’Albert Theatres di Chennai,
ha visto finora quattro edizioni, tutte di
successo – l’ultima ha contato 419 par-
tecipanti da 28 paesi. L’ISFFI si sforza di
mettere in mostra cortometraggi che
celebrano culture diverse, tradizioni
estetiche, temi politici e sociali e possi-
bilmente opere che sfidano e vanno al
di là delle aspettative.“Corti”vincitori di
premi a livello mondiale sono stati pro-
iettati in occasione di questo festival e
ciò ha agevolato scambi a livello inter-
nazionale, nazionale e locale ed ha in-
coraggiato l’interazione tra gli autori di
cortometraggi, i professionisti dei
media e la società nel suo complesso.
ICSFF
International Children’s Short Film Festival
(Festival Internazionale del Cortome-
traggio dei Bambini). L’ICSFF ambisce a
presentare“corti”di vario genere diretti
specificamente ai bambini, al fine di ac-
crescere la consapevolezza circa la con-
dizione dei bambini nel mondo, ma
anche per celebrare l’infanzia. Le ultime
due edizioni del festival hanno riscosso
grande successo e prodotto ottimi ri-
sultati, avendo richiamato bambini da
diverse scuole ad assistere insieme alla
proiezione di film e corti in grado, al
contempo, di elevarne lo spirito, diver-
tirli e renderli consapevoli di questioni
che li riguardano. Il festival si è svolto
nell’Auditorium Don Bosco nel mese di
novembre, con la partecipazione di
oltre 2000 bambini.
DBICA Short Film Festival
Non ha mancato un’edizione negli
ultimi nove anni. L’obiettivo del DSFF è
quello di incentivare gli autori locali di
film e i giovani“apprendisti”del mondo
dei media a mettere in mostra le loro
opere, e di fornire loro una piattaforma
che offre interazione, visibilità e possi-
bilità di “mettersi in rete” stabilendo
contatti. Il festival si svolge di solito nel
mese di marzo.
PSAF
Public Service Announcement Festival
(Festival della Partecipazione al Servizio
Pubblico). Questo festival ha luogo
ogni anno con il duplice scopo di mo-
dificare certi atteggiamenti del pub-
blico, accrescendo la consapevolezza
su specifici temi, e di incoraggiare i gio-
vani a diventare produttori di contenuti
mediali creativi ed impegnati social-
mente. Il DBICA ha organizzato con
successo le precedenti cinque edizioni
ed ora sta lavorando alla sesta.
Ci sono ancora altri festival tematici dei
cortometraggi organizzati periodica-
mente dal DBICA in collaborazione con
numerose organizzazioni ed istituzioni,
come il Festival del Documentario, il Fe-
stival cinematografico sui Diritti Umani,
il Festival cinematografico della Donna
e il Festival cinematografico dell’Acqua.
Per quest’anno ci sono anche due
nuovi festival progettati dal DBICA: il Fe-
stival del Cortometraggio Cristiano e
l’Eco Film Festival
SALESIANI 2011
55

6.8 Page 58

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EUROPA NORD
PLN
EST
IRL
GBR
BEN
GER
PLN
PLE
PLO
PLS
CEP
SLK
AUS UNG
SLO
CRO
SLO
CEP
EST (UKR)
SLK
56
SALESIANI 2011
IRL(MAL)
REGIONE: EUROPA NORD
Numero dei Paesi: 24
Numero delle Ispettorie: 15
Circoscrizione Speciale: 1 (EST)
(più 3 Delegazioni - Malta, Olanda, Ucraina)
Numero dei Confratelli: 2.448
Numero dei Novizi: 35
Numero dei Vescovi Salesiani: 9

6.9 Page 59

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» BEN: L'eredità spirituale e pedagogica di Don Bosco (58)
» PLS: Missionari nel Parco (60)
» EST (UKR): Una promessa e una sfida (62)
» SLO: L’Oratorio su ruote! (64)
» PLN: Deserto delle città (66)
SALESIANI 2011
57

6.10 Page 60

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EUROPA NORD
L'eredità spirituale
e pedagogica di Don Bosco
Ispettoria San Giovanni Berchmans, Belgio Nord, BEN
di Colette Schaumont
58
SALESIANI 2011
Le opere salesiane nell’Ispettoria
Belgio-Nord sono numerose e fio-
renti: grandi istituzioni scolastiche,
iniziative a favore dei giovani a ri-
schio, campi da gioco, ecc. L’edu-
cazione si ispira alla spiritualità e
alla pedagogia di Don Bosco.
La collaborazione tra
salesiani SDB, suore FMA e
gruppi di laici e laiche è
profondamente radi-
cata nella spiritualità
salesiana ed ha già
una lunga tradi-
zione nella nostra
ispettoria. Attualmente i
laici assumono molto di più la
responsabilità delle opere e dello spi-
rito salesiano che ne è parte.
Per accompagnare e sostenere questo
processo l’Ispettoria Belgio-Nord ha
creato il “Centro Don Bosco per la for-
mazione e l’animazione”. Il Centro
assicura la formazione, l’accompagna-
mento e il sostegno del personale che
lavora nelle opere salesiane. Un’inizia-
tiva particolarmente importante è il
percorso formativo “l’eredità spirituale
e pedagogica di Don Bosco”, giunto
ormai all’undicesima edizione. Il pac-
chetto formativo richiede 17 giornate
lavorative, giudiziosamente ripartite su
due annate successive. Il corso offre ai

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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partecipanti l’occasione di impiegare la
propria motivazione e competenza
salesiana, con l’intento di far diventare
ogni partecipante un moltiplicatore
dello spirito salesiano nel proprio conte-
sto.
Prima di iniziare il corso ogni parteci-
pante deve dichiararsi disposto ad
assumersi la responsabilità di salva-
guardare l’identità salesiana dell’istitu-
zione in cui lavora. Ogni anno sono
circa quindici le persone che, per loro
iniziativa, intraprendono il percorso for-
mativo, ma le richieste superano
sempre i posti disponibili.
Il percorso formativo comprende quat-
tro grandi aree: storica, pedagogica,
spirituale, organizzativa.
La parte storica descrive la figura di
Don Bosco, situata nel proprio conte-
sto, lo sviluppo della sua opera e del
suo carisma, e parimenti la storia delle
origini delle suore FMA. A conclusione
di questa parte, i partecipanti devono
presentare un breve scritto storico su
un tema salesiano.
La parte pedagogica descrive l’approc-
cio pedagogico di Don Bosco, proce-
dendo a un confronto con le tematiche
attuali dell’educazione e dell’assistenza
ai giovani a rischio. I partecipanti sono
anche invitati a valutare secondo questi
criteri la propria impostazione pedago-
gica. Al termine del primo anno si stila
un bilancio provvisorio.
La parte riguardante la pastorale e la
spiritualità prende nuovamente lo
spunto dalla prassi di Don Bosco edu-
catore della fede e pastore. Anche qui
si procede all’impegnativo confronto
con il tempo presente. Nell’attuale con-
testo secolarizzato dell’Europa le sfide
sono immense. Infine si pone atten-
zione alla spiritualità dell’insegnante ed
educatore salesiano.
La parte riguardante la gestione del-
l’istituzione educativa salesiana cerca di
offrire ai partecipanti le idee e compe-
tenze necessarie per trasmettere ad
altri nel proprio ambiente di lavoro
l’eredità spirituale e pedagogica
salesiana. Si impara in particolare come
sia possibile attivare nel proprio am-
biente di lavoro quanto si è appreso
durante il percorso formativo.
A conclusione del secondo anno i par-
tecipanti devono presentare un lavoro
finale. Progettano una qualche inizia-
tiva, appropriata all’ambiente in cui la-
vorano, con lo scopo di esaltarne
l’identità salesiana. Al termine del corso
ogni partecipante traccia un bilancio
personale e procede ad una valuta-
zione del percorso formativo. Inoltre,
ciascuno deve cercare di esprimere vi-
sivamente l’immagine di Don Bosco,
quale si è formata nella sua mente nei
due anni di corso, con un dipinto che
rappresenti la propria visione di Don
Bosco. È un momento di testimonianze
toccanti.
La risposta a questo percorso formativo
è vasta. Per molti partecipanti è un’oc-
casione unica di ricreare e approfondire
il proprio impegno e la spiritualità per-
sonale. Perfino le Direzioni delle opere
esprimono grande soddisfazione
perché il programma provoca feconde
ripercussioni sulle istituzioni formative.
Grazie a questi corsi sono nati gradual-
mente diversi nuclei di animazione
salesiana che sostengono le Direzioni
nella loro cura dell’identità salesiana.
L’eredità spirituale di Don Bosco è una
sorgente inesauribile. Nell’Ispettoria del
Belgio-Nord laici e salesiani sdb si im-
pegnano insieme ad offrire ai giovani
questa sorgente vitale.
Ecco in che modo noi cerchiamo di
realizzare la missione affidataci dal
CG24: Salesiani e laici insieme si ren-
dono responsabili della missione e del
carisma di Don Bosco
SALESIANI 2011
59

7.2 Page 62

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EUROPA NORD
Missionari nel Parco
““Dove hai passato le ultime vacanze?”
Abbiamo di fronte a noi un gruppo di
bambini di scuola elementare.
In Egitto.
Anche tu?” chiediamo quando un ra-
gazzino, seduto accanto alla bambina
che l’anno scorso ha viaggiato sul cam-
mello, agita la mano. Le risposte ci la-
sciano un po’ perplessi. Sono dei
bambini di famiglie che diremmo piut-
tosto benestanti. Stiamo seduti sotto
un grande albero che ci ripara dal sole
del primo mattino. Ci sediamo spesso
qui con i gruppi per dare ai ragazzi
un’idea di come sono“fatte”una buona
parte delle scuole in Africa.
Ma come?
Sì, sì.
E sapete quanti alunni ci possono essere
in una classe?
30! – 40! – 20!” “Anche più di 100”.
Ma come?
E una maestra sola?” Poi cominciamo a
raccontare.
Ispettoria San Giacinto, Cracovia, Polonia, PLS
di Katarzyna Woźniak
In questi ragazzi che vengono a toccare
il mondo mai visto e mai sentito, a se-
conda dell’età, si riflettono le due
questioni fondamentali del nostro im-
pegno di educatori nell’ambito del
mondo delle missioni salesiane: la
prima riguarda la scarsa conoscenza in
Polonia dei problemi dei paesi in via di
sviluppo; la seconda invece è come
dare loro un’informazione che non sia
semplicemente una raccolta di dati e
di fatti e la visita nel Parco non porti sol-
tanto delle emozioni turistiche in mi-
niatura. Qualcuno potrebbe dire che il
metodo di laboratorio, di contatto di-
retto con le immagini e i sapori è già
qualcosa che cambia la loro perce-
zione, li rende più responsabili. Le visite
al Parco, poi, vengono preparate grazie
a del materiale didattico di supporto
per gli insegnanti, quindi c’è anche cura
per la continuità del processo educa-
tivo e il consolidamento del sapere ac-
quisito. Ma il problema di fondo è
molto più sottile e molto più impor-
tante: è come trasmettergli, assieme
alle informazioni e al divertimento di
tanti laboratori d’arte, anche la consa-
pevolezza della dimensione evangelica
della povertà e della vita umana.
Non è soltanto questione di
metodo educativo
La domanda di fondo, in realtà, è molto
semplice e riguarda il modo in cui par-
liamo della povertà nel mondo d’oggi,
anzi, delle tante povertà che ci sono da
affrontare – ed è anche una domanda
che tocca il cuore della missione
salesiana e, forse ancora di più, il cam-
mino di vita spirituale delle persone
che hanno fondato il Volontariato di
Cracovia 13 anni fa. È il cammino della
Pastorale Giovanile Salesiana, che ha
portato ragazzi e ragazze a dedicare
il proprio tempo libero alle mis-
sioni, nella dimensione di
60

7.3 Page 63

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Volontariato Salesiano per le Missioni – Giovani per il Mondo (SWM)
Fondato nel 1997 a Cracovia, è oggi un’associazione di oltre 200 volontari in tutta la Polonia. È stata la
prima associazione polacca a ottenere finanziamenti europei. Fino ad oggi, ha realizzato circa 120
progetti infrastrutturali o di volontariato: la maggior parte in Africa, ma anche in America del Sud e in
Europa dell’Est. In Polonia e in Europa Occidentale – con i diversi partner locali – si impegna, nello
spirito di Don Bosco, a sensibilizzare i ragazzi e i giovani sui problemi dei paesi in via di sviluppo.
una vita laica, ma saldamente ancorata
nella spiritualità salesiana (portando
anche nuove vocazioni di Salesiani
Cooperatori). La questione dell’identità
cristiana e della dimensione evangeliz-
zatrice del nostro Volontariato è forte-
mente presente nella riflessione sulle
linee di sviluppo dell’Associazione. L’im-
portanza di questa esperienza del
Parco, così come di tutti gli altri progetti
di educazione alla mondialità realizzati
con vari partner europei, è da cercarsi
non soltanto, o non soprattutto nella
spettacolarità dell’impresa.
Il Parco dell’Educazione alla Mondialità,
ideato e realizzato dal Volontariato
Salesiano per le Missioni di Cracovia, in-
fatti, è il primo progetto del genere in
Polonia, nato nel 2007 come un
piccolo villaggio africano.
Oggi, su una superfi-
cie di 2 ettari, bambini, ragazzi e giovani
di tutte le le fasce d’età possono toc-
care il mondo missionario. Il motto
“Vedere, toccare, sentire”che ci accom-
pagna nel nostro lavoro di educazione
racchiude tutte le dimensioni di un
metodo innovativo dell’approccio
all’educazione. All’interno del Parco
siamo invitati non solo a guardare abi-
tazioni, a dimensioni reali, dell’Africa, del
Perù, della Mongolia e degli Indiani
dall’America del Nord, ma anche ad en-
trare dentro questa realtà toccando gli
oggetti originari di quelle zone e, grazie
all’attrezzatura adatta (tra cui gli
schermi interattivi ecc.), farlo in un
modo veramente interattivo. Ma come
abbiamo detto, non è tanto questa di-
mensione innovativa che lo rende im-
portante.
C’è un grande potenziale educativo
in questo ambiente salesiano di in-
contro, di educazione, ma
anche di lavoro, che attraverso il volon-
tariato apre il volontariato stesso a mol-
tissimi gruppi di ragazzi e giovani
sempre più sensibili ai problemi del
mondo. Farli venire qui, da noi, invece
di portare i nostri laboratori nelle
scuole, oltre alla dimensione di avven-
tura e di gita scolastica, dà ai ragazzi la
possibilità di incontrare un ambiente di
educazione salesiano (considerando
oltretutto che il Parco è situato nelle im-
mediate vicinanze del Seminario
Salesiano e del Centro Nazionale per la
Pastorale Giovanile). Questo potenziale,
di cui abbiamo solamente cominciato
ad occuparci nella nostra missione di
educatori nello spirito di Don Bosco, è
significativo anche perché testimonia
della trasformazione di un ambiente
che ha saputo cogliere il bisogno na-
scente, tra i giovani in Polonia, di parlare
dei paesi in via di sviluppo, e dare ad
esso una risposta all’interno della mis-
sione pastorale salesiana
SALESIANI 2011
61

7.4 Page 64

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EUROPA NORD
Una promessa e una sfida
La Delegazione Salesiana Ucraina di rito bizantino
Circoscrizione speciale
Immacolata Concezione di Maria, EST
di don Rino Pistellato sdb
Il 24 Gennaio 2005 il Rettor Mag-
giore Don Pascual Chávez firmò il
Decreto con cui costituiva la Delega-
zione Salesiana Ucraina di rito bizan-
tino. Per il carisma di Don Bosco si
apriva la grande sfida dell’incultura-
zione con la Chiesa Orientale, assu-
mendone “in toto” il patrimonio
teologico, spirituale, liturgico e
disciplinare. I Salesiani sono
chiamati a fondersi con l’anima
e con la vita di un popolo di an-
tichissima tradizione, da poco
uscito da intense e sistemati-
che persecuzioni religiose
sopportate con grande
coraggio morale, e non
sono pochi i martiri che
hanno donato la vita.
Le radici
del
binomio Salesiani-Ucraina di rito bi-
zantino risalgono agli anni Trenta,
quando Papa Pio XI chiese al Rettor
Maggiore Don Filippo Rinaldi di aprire
in Ucraina collegi ed istituti, in special
modo di arti e mestieri, per promuo-
vere una sana istruzione ed educa-
zione cattolica nelle classi meno
abbienti. Invitava i Salesiani a comin-
ciare subito, senza perdere tempo
prezioso, suggerendo di inviare in
Italia giovani per l’opportuna forma-
zione nel proprio rito e di preparare la
creazione di un’Ispettoria religiosa.
I grandi pionieri
Fu così che, tra il 1932 e il 1939, parti-
rono uno dopo l’altro quattro gruppi
di giovani. Tra di essi sono giunte a
maturazione una quindicina di voca-
zioni. Il porta bandiera era don Stefan
62

7.5 Page 65

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La Delegazione conta 43 Salesiani e un solido
gruppo di Cooperatori attivi ed entusiasti
Czmil, morto in concetto di santità,
tanto che si sta lavorando per aprire la
causa di beatificazione e canonizza-
zione. Accanto a lui, reliquia vivente, è
Andrij Sapelak che sarebbe diventato
Vescovo Eparca per i fedeli ucraini in
diaspora nell’Argentina e avrebbe par-
tecipato al Concilio Ecumenico Vati-
cano II. Ora, con i suoi 91 anni, è il più
anziano vescovo dell’Ucraina e della
Congregazione Salesiana e nel 2012
celebrerà, a Dio piacendo, il cinquante-
simo di ordinazione episcopale.
Questi sono solo due nomi, ma
non dimentichiamo gli altri
che si sono fatti onore lavo-
rando all’estero e con grande
sacrificio hanno preparato il
ritorno in patria, impedito solo
dalle circostanze storiche. Le porte, tut-
tavia, si sono aperte con la caduta del
regime sovietico e alcuni di loro, con a
capo Mons. Sapelak, hanno
fatto ritorno. Avanti
con gli anni, ma
ringiovaniti dal
soffio della spe-
ranza primave-
rile della storia e
della Chiesa, si
sono dedicati
con grande zelo
a incontrare giovani lasciati in balia di
se stessi, poiché erano crollate tutte le
istituzioni preesistenti del comunismo,
senza che ancora nulla di nuovo appa-
risse a sostegno delle famiglie, della
scuola, della società.
Il sogno diventa realtà
La Chiesa stessa, che usciva dalle cata-
combe in cui la repressione l’aveva con-
finata, non era in grado di far fronte al
grande bisogno religioso dei fedeli,
data la scarsità di sacerdoti, di edifici re-
ligiosi, di mezzi. Il lavoro e il
sacrificio dei
pionieri
salesiani
ha dato
come
frutto le prime vocazioni, dopo 75 anni.
Attualmente la Delegazione conta 43
Salesiani, un solido gruppo di Coopera-
tori attivi ed entusiasti impegnati nelle
seguenti opere sorte in tempi recenti:
una scuola superiore, una scuola pro-
fessionale, una casa famiglia per ragazzi
orfani, una casa di formazione per can-
didati alla vita salesiana e prenovizi, una
grande parrocchia con oratorio, un
centro giovanile con tanti giovani ani-
matori e un centro polisportivo. La mis-
sione salesiana è condivisa con le suore
Figlie di Maria Ausiliatrice presenti a
Leopoli fin dalla prima ora. Lavoriamo
perciò insieme come Famiglia
Salesiana.
Il futuro salesiano è promettente e di
grande attualità, anche perché il paese
non ha ancora una solida struttura
politica né economica ed è ai primi
passi nel cammino della democrazia.
Ci sono indubbiamente anche nu-
merose sfide, tra le quali il dia-
logo ecumenico con la
Chiesa ortodossa e
l’apertura della Dele-
gazione a tutta la
Congregazione
63

7.6 Page 66

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EUROPA NORD
L’Oratorio su ruote
SKALA, Il minibus dell’allegria
Ispettoria Santi Cirillo e Metodio, Slovenia, SLO
di don Marjan Lamovsek sdb
Per conseguire il suo scopo di sal-
vare anime, Don Bosco era dispo-
sto ad adoperare una gran varietà di
mezzi e attrezzature, compresi molti di
quelli più all’avanguardia al suo tempo.
Questo carisma di scovare nuove vie e
possibilità con cui raggiungere i gio-
vani e metterli in sintonia tra di loro,
con la società e con Dio, è qualcosa che
i Salesiani hanno nel sangue. Un mo-
desto segno di questa ricerca di nuovi
modi per raggiungere i giovani sulle
strade d’oggi è il progetto “Minibus ve-
selja”, il Minibus dell’allegria.
L’iniziativa è partita circa dieci anni fa
nell’Ispettoria della Slovenia, all’interno
del progetto “Skala” (in sloveno, la
roccia) che si occupa di affrontare i pro-
blemi dei giovani a rischio, anche quelli
di strada. L’idea del Minibus parte dal
presupposto che guidò lo stesso Don
Bosco: i giovani bisogna cercarli là dove
si trovano. Ecco perché un oratorio su
ruote gira per le strade della capitale
Slovena, Ljubljana, specie in quei quar-
tieri dove l’immigrazione, soprattutto
dai Balcani, lascia il segno con tutte le
conseguenze che essa comporta: il
problema dell’educazione, scuola, inte-
grazione, lavoro…
Il veicolo, adattato a questo particolare
lavoro di strada, offre tre spazi educativi:
“salotto” nella parte anteriore del vei-
colo,“sala giochi”nella parte posteriore
e una “veranda” all’esterno, sotto la
tenda. La struttura educativo sociale
del progetto è divisa in tre parti: ci sono
attività psicosociali e di orientamento,
altre di stimolo alla creatività, formative
e spirituali e, infine, quelle sportive e di
divertimento. Il primo scopo del centro
giovanile “ambulante” è raccogliere i
giovani di strada (quelli a cui la vita offre
meno opportunità) in un ambiente sti-
molante, secondo il sistema preventivo
di S. Giovanni Bosco. Oltre la preven-
64
SALESIANI 2011

7.7 Page 67

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zione, possiamo anche intervenire in
alcuni dei casi più difficili (la preven-
zione secondaria) che richiedono il
supporto delle istituzioni specializzate.
Il programma “Minibus dell’allegria” si
svolge tre volte alla settimana, e quoti-
dianamente durante le vacanze
d’estate e d’autunno, quando viene
anche chiamato “Oratorio di strada”. In
tal modo le vacanze diventano, anche
per quei giovani, un’esperienza di
tempo libero vissuto in modo attivo e
proficuo e per fare comunione.
potenziale per l’attuazione del sistema
preventivo nei contesti sociali d’oggi. Il
Minibus si è dimostrato pratico e adat-
tabile e offre una varietà di possibilità
per l’avvicinamento dei giovani e l’edu-
cazione. Però è sempre e solo uno stru-
mento. Il cuore e l’anima gliela danno
gli educatori e gli animatori, che si
sentono ispirati ed
animati dalla passione di Don Bosco
per il bene materiale e spirituale dei
giovani
I risultati dell’ultimo anno, da quando il
progetto è stato rilanciato con l’acqui-
sto di un nuovo veicolo, hanno supe-
rato le aspettative. Bisogna però fare
attenzione alla varietà del programma,
verificando l’adeguatezza di ciò che
viene offerto una volta compresa la
specificità dei giovani con cui si ha a
che fare.
Un centro giovanile mobile offre nuovo
65

7.8 Page 68

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EUROPA NORD
Deserto delle città
Comunità Evangelizzatrici Salesiane
Ispettoria Sant’Adalberto, Piła, Polonia, PLN
di don Jarosław Wąsowicz sdb
L’idea di fondare le
Comunità Evan-
gelizzatrici Salesiane è nata sull’onda del
grande movimento causato, agli inizi degli anni
’90, dalla Giornata Mondiale della Gioventù a
Częstochowa. Giovanni Paolo II radunò allora
presso il santuario di Nostra Signora di Jasna
Góra giovani dell’Est e dell’Ovest. La cortina di
ferro era caduta, il mondo cominciava a cam-
biare, la gente prendeva posizione, i ragazzi
della“generazione GPII”prendevano posizione.
Il Papa a Częstochowa chiamava i giovani ad
essere parte, anzi a prendere in mano l’iniziativa
della nuova evangelizzazione.
La comunità deserto delle città
Appena un anno dopo questi avvenimenti è
nato il gruppo “Pellegrinaggio Evangelizzatore
Salesiano” e nel 1994 all’interno di questo
gruppo si è formata la comunità“Deserto delle
città”. Vale la pena sottolineare che, fin dall’inizio
della loro esistenza, tutte e due le comunità si
nutrivano della ricca esperienza dello stile
salesiano. Queste esperienze hanno fruttificato
e si sono concretizzate nelle attività intraprese
da queste comunità nel campo della Nuova
Evangelizzazione. Lungo l’anno la formazione
viene fatta durante gli incontri settimanali; i
membri del gruppo intraprendono anche atti-
vità di apostolato. Il lavoro e lo sforzo maggiore
delle comunità si concentrano nelle parrocchie
dei membri. La caratteristica di questi gruppi
consiste nel fatto che i giovani stessi inventano
e mettono in pratica le loro idee. Nelle parroc-
chie animano le attività per ragazzi e giovani, la
santa Messa, veglie di preghiera e adorazioni, e
aiutano nell’organizzazione degli esercizi spiri-
tuali.
66
SALESIANI 2011
Dopo ogni anno di lavoro di formazione e di
evangelizzazione, d’estate, i membri delle Co-
munità Evangelizzatrici salesiane partecipano
agli esercizi spirituali in cammino. Ogni anno il
pellegrinaggio parte da Szczaniec. I giovani
della comunità Deserto delle Città, invece, svol-
gono i loro esercizi spirituali in varie località. Du-
rante gli esercizi i giovani intraprendono molte
iniziative di evangelizzazione: incontri con gli
abitanti dei paesi; incontri con le persone sole
e senza parenti, come ad esempio negli ospe-
dali, nelle carceri, nelle case di recupero ecc.

7.9 Page 69

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Animano tutte le sante Messe domenicali
della parrocchia in cui in quel momento si
fermano, parlano con le persone incontrate.
L’obiettivo di tutte queste iniziative è portare
il messaggio cristiano a quelle persone che
non esprimono la propria fede, non fre-
quentano la chiesa da lungo tempo, a
coloro che si sono allontanati molto da Dio.
Un’attenzione particolare la rivolgiamo ai
giovani, quelli ribelli compresi, che hanno
ceduto alle lusinghe del mondo di oggi:
sesso, alcool, droga, stile di vita consumi-
stico, uso distorto del denaro come sosti-
tuto di Dio. Ai nostri coetanei mostriamo
un’altra realtà, non senza problemi ma più
semplice da accettare grazie al posto che
diamo alla presenza misericordiosa del
nostro Dio. Durante l’estate è più facile av-
vicinare le persone: parlano più volentieri
con noi, condividono i loro dubbi e le espe-
rienze dolorose. Abbastanza spesso capita
che qualcuno sperimenti la conversione e
si aggreghi a noi nel “cammino di Dio”.
La storia del gruppo, quasi ventennale, è se-
gnata dalla costante lettura dei segni del
tempo. Siamo riusciti a perseverare come
un gruppo vivo ed attivo proprio perché
continuamente abbiamo cercato vie nuove
per arrivare ai giovani, sperimentando
nuove forme di evangelizzazione, elabo-
rando il programma formativo per tutti i
membri della comunità. Consideriamo
questo come il nostro maggior successo.
Capolinea Gesù!
Per la cronaca vale la pena ricordare alcuni
avvenimenti del passato: la comunità De-
serto delle città è diventata membro fonda-
tore di un’iniziativa a dimensione nazionale
di nome “Capolinea Gesù”, che è un’alterna-
tiva religiosa all’interno del grande festival
della musica rock nell’Europa dell’Est, chia-
mato “Capolinea Woodstock”; da alcuni
anni il gruppo Pellegrinaggio Evangelizza-
tore Salesiano, anima il gruppo “giallo” du-
rante un Pellegrinaggio internazionale a
piedi da Suwałki a Ostra Brama (Vilnius);
sono stati trasmessi parecchi programmi in
radio e in televisione su di noi, e tutte le più
importanti pubblicazioni cattoliche in Polo-
nia hanno scritto di noi. Alcuni di noi creano
attivamente lo spazio della evangelizza-
zione tramite i mass-media. La più prolun-
gata forma di attività è la pubblicazione del
bollettino “Il Tempo di Grazia”. Abbiamo
portato a termine la pubblicazione di alcuni
libri all’interno dell’attività del bollettino
delle Comunità Evangelizzatrici Salesiane.
Da anni, con successo, abbiamo un nostro
sito web. Dal 1999 organizziamo regolar-
mente pellegrinaggi verso i luoghi dove
Don Bosco ha vissuto e operato
SALESIANI 2011
67

7.10 Page 70

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EUROPA OVEST
FRB
SLE
SBI
SBA
POR
SMA
SVA
SSE
POR
SSE
POR
68
SALESIANI 2011
FRB
REGIONE: EUROPA OVEST
Numero dei Paesi: 7
Numero delle Ispettorie: 8
Numero dei Confratelli: 1.548
Numero dei Novizi: 6
Numero dei Vescovi Salesiani: 4

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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» Spagna: Il viaggio di educazione alla fede (70)
» POR: Pubblicazioni Salesiane (72)
» FRB: Farnières, l’evangelizzazione incomincia con la natura (74)
» Spagna: Catequistas & Misión Joven, una felice coincidenza! (76)
» SMA: La Procura delle Missioni Salesiane di Madrid (78)
SALESIANI 2011
69

8.2 Page 72

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EUROPA OVEST
70
Il Viaggio di
educazione alla fede:
una scena pastorale fertile e matura
in ogni Ispettoria spagnola
Ispettorie spagnole, Regione Europa Ovest
di Manuel F. Ruiz Piqueras
Nel 1981 il Centro Nazionale del Ministero Giovanile
della Spagna pubblicò una tesi per il conseguimento
del dottorato da parte di Angel Larrañaga (sdb) dal titolo:
“Ministero giovanile come esperienza di catecumenato”. Il
suo pensiero, promosso e incoraggiato dal Centro Nazio-
nale Catechistico, ha trovato un terreno fertile in molte
Ispettorie salesiane nelle quali aveva lavorato durante gli
anni di educazione e accompagnamento della fede nei
giovani in modi nuovi.
Ministero giovanile – un nuovo modello?
Il modello fu fatto proprio dalla delegazione nazionale
salesiana per il ministero giovanile ed è diventato realtà in
tutte le Ispettorie spagnole. Verrà completato con la pub-
blicazione di una raccolta completa e ben strutturata di
testi di vari livelli e stadi nel processo in un approccio con-
sistente e unificato con materiale ben adattato. Il grado di
accettazione e di uso diffuso di questi materiali ci permette
di dire che “Il ministero giovanile seguendo la traccia del
catecumenato” negli anni ottanta e novanta del secolo
scorso ha ottenuto una risposta pastorale assai positiva
nell’accompagnamento alla fede per adolescenti e giovani
sia nella Chiesa spagnola che in quella latino-americana.
Negli anni seguenti, i cambiamenti delle circostanze socio-
culturali e religiose di coloro a cui mirava questo pro-
gramma, richiesero la necessità di una revisione totale e
radicale del programma per poter rispondere alle esigenze
di una nuova generazione di giovani il cui profilo ha subìto
un profondo cambiamento in una società segnata dalla
secolarizzazione e dall’indifferenza religiosa.
Negli anni novanta, dopo il 23° Capitolo Generale

8.3 Page 73

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Oggi il “Viaggio” è tenuto in grande
considerazione nei progetti educativi e
pastorali che richiedono la nostra
presenza, e si può trovare nelle nostre
scuole, oratori, centri giovanili e
parrocchie
Salesiano sull’educazione alla fede nei
giovani, fu sviluppato un nuovo pro-
getto pastorale, il “Viaggio di educa-
zione alla fede” nel desiderio di
continuare ad accompagnare i giovani
nel loro viaggio verso la fede in nuovi
contesti socio-culturali e religiosi. Il
“Viaggio di educazione alla fede”(1994)
fu gradualmente adottato in tutte le
ispettorie spagnole con le modifiche ri-
chieste dai diversi contesti e dalle diffe-
renze culturali nel paese.
La situazione odierna
Oggi il “Viaggio” è tenuto in grande
considerazione nei progetti educativi e
pastorali che richiedono la nostra pre-
senza, e si può trovare nelle nostre
scuole, oratori, centri giovanili e parroc-
chie. Persino in un contesto fortemente
secolarizzato, migliaia di bambini, ado-
lescenti e giovani crescono e maturano
nella loro fede attraverso questa offerta
che è chiaramente evangelica, unifi-
cata e graduale.
Attraverso l’infanzia, l’adolescenza e la
giovinezza fino all’età adulta, questo
progetto di maturazione umana e cri-
stiana, dinamico e orientato alle attività
di gruppo nel suo metodo, mira a ren-
dere la fede personale attraverso espe-
rienze significative che aiutano, ad ogni
stadio e livello, ad incontrare il Dio Tri-
nitario nella comunità ecclesiale. Gli in-
contri di gruppo, le celebrazioni, le
esperienze vissute in prima persona, i
ritiri spirituali, i campi estivi, il movi-
mento del volontariato... sono queste
solo alcune delle occasioni che fanno
parte della struttura educativa annuale
e che vengono offerte in modo siste-
matico.
La ricerca della propria identità come
credente è parte integrante del pro-
cesso, è un’iniziazione alla celebrazione
cristiana, è l’occasione per condividere
esperienze personali e il coinvolgi-
mento vitale attraverso vere attività,
che sono un invito, rivolto ai giovani,
all’impegno personale, mettendoli in
grado a loro volta di aiutare altri giovani.
La formazione degli animatori continua
ad essere una priorità in ogni ispettoria.
I giovani, accompagnati dagli adulti
che hanno già fatto questo viaggio di
crescita nella fede, accompagnano
quelli più giovani di loro. E’ essenziale
garantire la loro formazione cateche-
tica, teologica e spirituale per rendere
più sicuro il cammino di fede e il loro
accompagnamento adeguato.
Il “viaggio” ha anche una ben marcata
dimensione vocazionale lungo tutto il
suo tragitto. Una volta che i giovani
hanno intrapreso questo cammino,
scoprono la chiamata di Dio e il loro
posto nella società e nella Chiesa. Molti
rispondono con una vocazione alla
vita consacrata nella congregazione
salesiana o ad una vocazione laicale
oppure entrano a far parte delle varie
comunità cristiane nelle Chiese locali.
Il Centro Nazionale del Ministero Gio-
vanile continua a trainare e seguire
queste esperienze, puntando sempre
più avanti. Negli anni recenti, la preoc-
cupazione per la formazione dei vari
operatori pastorali ha portato ad offrire
delle esperienze significative nella pre-
parazione degli animatori all’accompa-
gnamento spirituale, specialmente di
giovani adulti, continuando così il viag-
gio di maturazione nella fede.
Non c’è dubbio che il “viaggio” in
Spagna è stato e continua ad essere un
“tesoro” che caratterizza in modo signi-
ficativo il ministero giovanile e che ha
prodotto e continua a offrire frutti
buoni e abbondanti. L’invito del Capi-
tolo Generale 26° alla necessità urgente
dell’evangelizzazione ci spinge a conti-
nuare a presentare un modello valido
e credibile di presenza animatrice e ad
accompagnare i giovani spagnoli nel
loro cammino di fede
SALESIANI 2011
71

8.4 Page 74

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EUROPA OVEST
72
Pubblicazioni Salesiane:
una porta aperta
Ispettoria San Antonio, Portogallo, POR
di don Rui Almeida sdb
Da oltre cinquant’anni i salesiani di-
rigono una Casa Editrice che porta
il nome di “Pubblicazioni Salesiane”.
Quest’attività, considerata ovviamente
come un’opera di evangelizzazione, è
un modo con cui l’Ispettoria porto-
ghese condivide la ricchezza spirituale
e pastorale della Congregazione
salesiana con la Chiesa locale.
l’evangelizzazione. E la Chiesa apprezza
l’attenzione specifica che rivolgiamo ai
ragazzi e ai giovani. Un altro aspetto di
questa scelta evangelizzatrice è l’impe-
gno profuso nella formazione di ope-
ratori pastorali.
Una Casa Editrice che “fa”
formazione
L’innovazione fa parte della
nostra tradizione
A partire dagli anni ottanta del secolo
scorso, “Pubblicazioni Salesiane” è al-
l’avanguardia della catechesi porto-
ghese. Attraverso il coinvolgimento e
la pubblicazione di materiale per la ca-
techesi degli adolescenti, questa casa
editrice ha introdotto nella Chiesa por-
toghese la necessità di accompagnare
i giovani con offerte di qualità e credi-
bili. Negli anni novanta l’editrice
salesiana ha collaborato con i vescovi
portoghesi in un progetto catechistico
nazionale. Agli inizi del 21° secolo
questa editrice, combinando il duro
lavoro fatto dalla congregazione per
seguire i giovani nel loro cammino di
fede con le necessità della Chiesa por-
toghese, ha presentato un progetto ca-
techetico innovativo per i giovani: il
“Progetto GPS”.
L’evangelizzazione ha la
priorità su tutto
In questi ultimi decenni “Pubblicazioni
Salesiane”si è sempre sforzata di offrire
alla Chiesa locale la “tradizione
salesiana” delle intuizioni a vasto raggio
nel settore ecclesiastico riguardanti
Questa Società Editrice è anche un
centro di formazione pastorale. Per
libera iniziativa o in risposta alle richie-
ste da parte delle diocesi, parrocchie o
gruppi religiosi, la nostra editrice svolge
dozzine di attività formative ogni anno.
Oltre a permettere una più vasta diffu-
sione del materiale pubblicato, il con-
tatto con gli operatori pastorali
permette la raccolta di risposte ai que-
siti sulle difficoltà e sulle sfide a cui
devono far fronte. La raccolta di infor-
mazioni e il dialogo con centinaia di
parrocchie, animatori e catechisti aiu-
tano la nostra Casa Editrice a restare a
contatto con la realtà. Tale coopera-
zione diventa così uno stimolo allo svi-
luppo di un materiale di qualità, che
può offrire valide soluzioni ai problemi
della pastorale.
Musica cristiana
In questi ultimi anni la nostra Casa Edi-
trice ha messo tutto il suo impegno per
il rinnovamento della musica cristiana
in Portogallo. Come è avvenuto in tutta
Europa, la musica cattolica ha ben
poco impatto al di fuori della liturgia.
Per cambiare questa situazione, con-
vinta dell’enorme potenziale educativo
ed evangelizzante della musica, la

8.5 Page 75

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La raccolta di informazioni e il
dialogo con centinaia di parrocchie, di
animatori e di catechisti aiutano la
nostra Casa Editrice a restare a
contatto con la realtà
nostra Editrice aiuta realisticamente i gio-
vani artisti cristiani nello sforzo di tradurre
le loro esperienze in forma musicale.
Questa impresa non mira al risultato della
pubblicazione di CD classici. Noi cer-
chiamo invece dei nuovi luoghi dove si
possa godere la musica cristiana. Gli spet-
tacoli dal vivo nelle piazze delle città o
l’opportunità di spazi di preghiera sono
importanti per la visibilità e la fattibilità di
questi progetti.
In collaborazione
Trovandosi in un paese piccolo, la nostra
Ispettoria, che ha risorse limitate, cerca
una collaborazione più attiva con altre
editrici salesiane: questa è la strada che
dobbiamo seguire. Lo scambio di mate-
riali, lo stimolo mutuo, la ricerca di solu-
zioni comuni, hanno rafforzato la nostra
parte nel “Progetto Europa”.
Offriamo una rivista al
mondo degli adolescenti:
tenendo presenti le loro espe-
rienze, possiamo dare suggerimenti
e fornire valori che possano aiutarli
nel loro cammino di formazione cri-
stiana. E’ uno strumento molto utile
per gli animatori dei gruppi di ra-
gazzi di quest’età.
Un’altra rivista, “Cavaleiro na Ima-
culada” (Cavaliere dell’Immaco-
lata), che stampa circa 118.000
copie mensili, è gratuita. Si ri-
volge agli adulti dei ceti popo-
lari. Questa pubblicazione aiuta
un settore, importante, ma cul-
turalmente debole della popo-
lazione portoghese, a riscoprire
la Chiesa presentata dal Con-
cilio Ecumenico Vaticano
Secondo
Giornali e riviste
La nostra Casa Editrice continua ad essere
responsabile della pubblicazione di vari
periodici. “Catequistas” è una rivista che
mira alla formazione catechetica di base.
I suoi scrittori provengono dalla Famiglia
Salesiana e da varie diocesi. La rivista ha
un aspetto moderno. Valorizziamo il
contenuto interdisciplinare e l’atten-
zione al concreto, all’approccio
educativo e al contesto da cui
possiamo ricavare l’effettivo
processo della maturazione
della fede. La suddetta rivista,
fondata nel 2005, ha avuto rapida-
mente 3.000 abbonati ed è divenuta
la rivista di catechesi a maggior diffusione
in lingua portoghese.
SALESIANI 2011 73

8.6 Page 76

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EUROPA OVEST
Farnières: l’evangelizzazione incomincia con la natura
Ispettoria San Francesco di Sales, Francia-Belgio Sud, FRB
di don Jean-François Meurs sdb
Grand-Halleux, Belgio, paese di col-
line e foreste. Lasciamo la valle del
fiume impetuoso per scoprire la calma
e la bellezza della zona collinare di Far-
nières. Moltissimi giovani arrivano qui
camminando attraverso i boschi: il viag-
gio spirituale incomincia con questo
scenario e con questo sforzo comune,
attraverso il contatto con la natura. Il
luogo è magico, pieno di bellezza e di
pace, con il castello di pietra e il bel
campanile della cappella. In brevissimo
tempo i giovani si sentono completa-
mente a loro agio. Percepiscono una
presenza. Scoprono subito una comu-
nità di amici.
Gruppo di animatori
La vita di comunità a Farnières coin-
volge sia i salesiani che le Figlie di Maria
Ausiliatrice. Entrambi hanno il loro
spazio ben distinto; e si va oltre – il ca-
risma e lo stile di vita
sono rispettati e valo-
rizzati per quello che sono. Ma quando
si tratta della preghiera, del lavoro, dei
pasti, del recupero delle energie, dello
sviluppo della vita di comunità e delle
celebrazioni, i due gruppi si fondono.
Il gruppo che si dedica al ministero è
vasto: c’è un volontario laico, che s’inte-
ressa dell’accoglienza, ci sono pure due
animatori laici e una rete di operatori
volontari. Assieme valutano, analizzano,
riflettono, formano, redigono pro-
grammi adatti alle varie richieste dei
giovani.
Un valore per le scuole
Durante la settimana arrivano molti
gruppi scolastici, soprattutto giovani di
17-18 anni. Dedicano due o tre giorni
per esaminare la propria vita e guardare
al futuro con gli altri – un tempo dav-
vero troppo breve! L’assoluta necessità
di raggiungere certi traguardi accade-
mici (diploma o laurea) crea uno stato
ossessivo, che fa sì che
alcuni si domandino
se ne vale la pena, dato che è così lo-
gorante. Non osano fidarsi delle loro in-
tuizioni sul loro profondo senso di
generosità, e ciò li rende talvolta tristi.
Sono stufi di qualsiasi discorso su Dio,
e spesso ci vuole un bel po’ di tempo
per riscoprire un’altra immagine della
Chiesa. Ma c’è una ricerca di spiritualità:
la necessità di dare una vigorosa spinta
alla loro vita, di mettersi d’accordo con
Colui che è più grande di noi: così sco-
prono e riconoscono nella natura
l’esperienza dell’amore. Cerchiamo di
aiutarli a scoprire la fonte della gioia
nell’espressione, nell’ascolto, nella ri-
cerca di significato, nell’esperienza di
gruppo e nella scoperta del Vangelo.
Accogliamo anche ragazzi più giovani
(dai 10 ai 12 anni) per gli incontri cultu-
rali nella foresta. Offriamo loro la sco-
perta della natura e momenti di
riflessione profonda sulla propria espe-
rienza vitale.
74
SALESIANI 2011

8.7 Page 77

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Cerchiamo di aiutarli a scoprire la fonte della
gioia nell’espressione, nell’ascolto, nella ricerca di
significato, nell’esperienza di gruppo e nella
scoperta del Vangelo
Ministero parrocchiale
Abbiamo un posto ben preciso nella
cura pastorale delle parrocchie locali e
delle diocesi, accogliendo gruppi di ra-
gazzi che fanno la professione di fede
(all’età di undici anni) e la cresima (dai
15 ai 16 anni) e creiamo dei programmi
per loro in base al tempo che inten-
dono trascorrere al centro. Vengono
principalmente alla fine della settimana
o durante le vacanze. La villetta in cui
avvengono gli incontri è proprio adatta
per accogliere giovani che vengono a
fare esperienza ai campi estivi e al fine
settimana.
Farnières fa parte del movimento “Apri-
tevi a Don Bosco!”. Giovani dai 14 ai 16
anni vengono regolarmente a far espe-
rienza di un week-end di animazione
spirituale. Un gruppo di giovani anima-
tori suggerisce di ap-
profondire un pro-
blema e di lavorare
attorno a un pro-
gramma sulle dimen-
sioni dell’identità, la
reciprocità e la solida-
rietà. Alcuni giochi o
degli audiovisivi intro-
ducono la riflessione
e la condivisione, il
che porta al “tempo del deserto” (rifles-
sione personale in silenzio), dopodiché
c’è una testimonianza, seguita dalla ce-
lebrazione dell’Eucaristia. Ogni estate, al-
ternativamente, c’è un pellegrinaggio in
bici oppure si organizza il campo “Canta
& prega”. Se i giovani hanno dai 17 anni
in su, entrano a far parte di un gruppo
diverso.
Un luogo per le famiglie
Per il bene dei giovani estendiamo la
nostra cura pastorale alle fami-
glie: molte coppie cercano un
posto dove ci sia un grande
ottimismo, dove ci si trovi
bene, dove possano mi-
gliorare i rapporti di
coppia, dove ci sia la
possibilità di rimettere
in sesto una vita assai
travagliata, dove sia
possibile essere aiu-
tati a riscoprire o
arricchire la vita
spirituale. Abbiamo
incontri di fine
settimana per
genitori e figli:
durante questo
tempo si esplo-
rano temi bi-
blici, si scopre
la natura e il canto. C’è un tempo per la
vita e per la formazione cristiana.
Coltivare lo spirito salesiano
Farnières è un luogo ricco di risorse per
la famiglia salesiana: cooperatori, ex-al-
lievi, amici di Don Bosco e volontari di
Don Bosco. A loro piace andarci molte
volte all’anno per coltivare lo spirito
salesiano, la conoscenza di Don Bosco
e il loro impegno per i giovani. Noi, da
parte nostra, vi portiamo la nostra
esperienza e le nostre risorse per for-
mare educatori imbevuti dello spirito e
della capacità pedagogica di Don
Bosco. Ogni anno si organizzano corsi
di formazione per insegnanti e per il
personale delle nostre istituzioni.
Il laboratorio delle icone
L’arte della pittura di icone gioca un
ruolo speciale in ciò che offriamo. Ogni
estate e una volta al mese durante i
weekend si organizzano dei pro-
grammi su questo argomento. E’ un
modo di entrare in un rapporto di let-
tura orante con il Vangelo, nel silenzio,
nella meditazione e nella spiritualità
orientale. Una breve introduzione a
quest’arte permette ai giovani di creare
una piccola icona del Buon Pastore in
tre giorni
SALESIANI 2011
75

8.8 Page 78

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EUROPA OVEST
CATEQUISTAS y MISIÓN JOVEN,
una felice coincidenza!
Ispettorie spagnole, Regione Europa Ovest
Nel 1960, nacque la rivista:“Misión Joven”con il sotto-
titolo“Tecnica di Apostolato”. Nel 1985 nacque una
seconda rivista: “Catequistas” con il sottotitolo “Progetto
Conquista -Progetto Catechistico”.
Le due riviste si fusero diventando la voce pastorale e ca-
techistica dei salesiani di Don Bosco in Spagna e ora ce-
lebrano rispettivamente il giubileo d’oro e d’argento,
ringraziando entrambe Dio che ha chiaramente giocato
la sua parte nel dare una motivazione alla loro pubblica-
zione regolare, agli autori e ai lettori di ieri e di oggi.
Un po’ di storia di MISIÓN JOVEN
Misión Joven è una rivista specializzata nell’apostolato
giovanile, che fornisce un servizio per animatori nel
campo dell’educazione e della pastorale ed è un aiuto
specifico che i salesiani danno alla società civile e alla
Chiesa spagnola, attraverso il Centro Nazionale Salesiano
per il Pastorale Giovanile.
Essendo stata parte dello sviluppo che seguì il Vaticano II,
è una piattaforma di ricerca e di dialogo e incoraggia le
proposte per la gente di oggi, specialmente per quanto
riguarda I’istruzione e l’evangelizzazione della gioventù.
E’ rivolta a coloro che nella Chiesa e nella società
hanno la responsabilità dell’educazione e del mi-
nistero dei giovani al di sotto dei vent’anni e di
quelli che formano la fascia immediata-
mente seguente. Lo scopo di questa rivi-
sta è quello di fornire delle opportunità
di analisi e di riflessione critica sulla
prassi, lo scambio di esperienze e
di materiale e la promozione di
un pensiero pastorale creativo
in ogni nuovo contesto
della fede nella “Buona
Novella”, cioè la “Bella
Notizia” della salvezza
che Cristo ci ha portato.
Nel contesto odierno di una cultura
democratica, pluralistica e secolarizzata,
Misión Joven cerca di affermare una mentalità
pastorale che porti a un’umanità più giusta, fraterna
e solidale.
Misión Joven ha già una storia. Quando incominciò nel
1960, con umiltà e speranza, legata ai movimenti spon-
tanei e all’esperienza dei gruppi religiosi, per 17 anni il
76

8.9 Page 79

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Catequistas nel corso della sua storia è stata una rivista fedele alla formazione del-
le basi culturali e religiose per i catechisti:
- con il suo stile particolare che aiuta a capire il valore formativo attraverso le sue
pagine;
- con un equilibrio tra teoria e pratica;
- con l’impegno a rimanere vicino al catechista ordinario.
Catequistas” ha dato come risultato una vasta gamma di iniziative catechetiche
complementari, che raggiungono un pubblico molto più vasto di quello degli ab-
bonati.
suo nome“Tecnica di apostolato”riflet-
teva il suo aspetto eminentemente pratico. Nel
1977 venne ampliata e rinnovata, fece appello a un
pubblico più vasto e assunse un nome nuovo “Mision
Joven”.
Questi 50 anni della sua esperienza le hanno
permesso di chiarire i suoi obiettivi e di arric-
chire il suo contributo generale di rivi-
sta di qualità. Il suo fondatore e primo
direttore fu Luis Chiandotto (1960-65).
Gli altri furono: José Antonio Rico
(1965-66), Antonio Mélida (1966-70),
Jesús Mairal (1970-78), Antonio Sán-
chez Romo (1978-83), Eugenio Al-
burquerque (1983-86), Alfonso
Francia (1986-90), José Luis Moral
(1990-2002), Manuel Cantalapiedra
(2002), Jesús Rojano (2003), Euge-
nio Alburquerque (2003-2009) e
Koldo Gutiérrez (2009-…).
La storia di CATEQUISTAS
La prima edizione fu pubblicata
nel gennaio del 1985. Il titolo originale era Proyecto Ca-
tequista, il cui scopo era la formazione degli animatori
nel campo della fede.
Era riservata grosso modo ai catechisti. Il suo obiettivo
particolare e distinto era quello di fornire strumenti di ri-
flessione, semplici, ma seri, che potessero permettere ai
giovani di partecipare al dialogo ecclesiale sulla fede.
La rivista ha 32 pagine: quelle di un lato sono in bianco-
nero, quelle dell’altro a colori. Tra ottobre e maggio viene
pubblicata mensilmente (il 15 di ogni mese). Ha delle se-
zioni che sono sviluppate da un singolo scrittore per otto
edizioni. Questa struttura permette continuità in un ap-
proccio formativo.
Più che una rivista
Dicendo che è più che una rivista, vogliamo dire che
l’idea iniziale è stata sviluppata, assumendo così un con-
cetto più vasto. Ci riferiamo a pubblicazioni che formano
attorno a sé un“piccolo universo”o“una piccola famiglia”.
Oggi un abbonamento a Catequistas comprende altre
cose: un calendario degli avvenimenti per i catechisti, lo-
candine catechetiche, calendario liturgico
77

8.10 Page 80

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EUROPA OVEST
Missioni Salesiannee
La Procura delle Missioni Salesiane di Madrid
Ispettoria Giovanni Bosco, Madrid, Spagna, SMA
Sostenere centinaia di missionari e
collaboratori nell’intraprendere pro-
getti di sviluppo nei luoghi in cui ope-
rano è compito arduo. Per realizzarlo il
Rettor Maggiore creò nel 1970 la Pro-
cura delle Missioni Salesiane di Madrid.
È un’opera di animazione missionaria e
di appoggio ai salesiani inviati in terra
di missione, oltre ad essere un luogo di
accoglienza per i missionari spagnoli
che vengono in Spagna per un breve
periodo, o per riposare o per visitare i
familiari o sottoporsi a qualche tratta-
mento medico.
L’ufficio delle Missioni Salesiane è situato
nella strada Ferraz 81, vicino al parco
Rosales de Madrid. É incaricato dei rap-
porti con i benefattori e della gestione
economica delle donazioni, che per-
mettono di risolvere molti problemi
economici riguardanti il sostentamento
delle missioni e i progetti di sviluppo ge-
stiti dalla famiglia salesiana.
Alcuni strumenti di animazione missio-
naria utilizzati sono le riviste: Gioventù
Missionaria, per i lettori più piccoli, e Mis-
sioni Salesiane, con reportages, intervi-
ste e notizie dai missionari; così come le
campagne di sensibilizzazione e il sito
www.misionessalesianas.org
È anche attiva una esposizione missio-
naria itinerante che visita collegi e par-
rocchie di tutto il paese. In essa vengono
esposti oggetti molto curiosi prove-
nienti dalle diverse parti del mondo, che
i missionari hanno raccolto un po’ do-
vunque nei cinque continenti. Esiste
nella sede della Procura un’altra esposi-
zione permanente; attualmente è in fase
di potenziamento e di restauro.
Giovani e sviluppo
Fa parte della Procura delle Missioni Sa-
lesiane di Madrid la Fondazione Gio-
vani e Sviluppo (JyD), organizzazione
non governativa senza scopo di lucro
che nacque nel 1988 ed è legata al mo-
vimento associativo salesiano.
Sua finalità principale è cooperare per
78

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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uno sviluppo sostenibile, umano, sociale ed
economico, che contribuisca allo sradica-
mento della povertà nel mondo mediante la
realizzazione di progetti nelle opere salesiane
dei paesi in via di sviluppo.
Nella JyD si dedica una speciale attenzione al-
l’infanzia e alla gioventù considerando l’educa-
zione come lo strumento più efficace. Grazie a
ciò, nell’anno 2006 essa fu riconosciuta dal-
l’Agenzia Spagnola di Cooperazione come Or-
ganizzazione Specializzata nell’Educazione.
un’importante scommessa per la formazione
professionale e occupazionale nell’ambito
dell’educazione.
In Spagna l’attività principale si concentra nella
sensibilizzazione e coscientizzazione della popo-
lazione, specialmente dei più giovani, promuo-
vendo i valori della giustizia, pace, uguaglianza,
democrazia, partecipazione, solidarietà e rispetto
per l’ambiente. Si promuove anche il volonta-
riato internazionale come luogo per esercitare la
solidarietà
Nell’ambito della cooperazione si realizzano
una media di 80 progetti all’anno in più
di 20 paesi, realizzando negli ultimi anni
79

9.2 Page 82

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INTERAMERICA
SUO
SUE
MEG
MEM
CAM
ANT
HAI
REGIONE: INTERAMERICA
Numero dei Paesi: 17
Numero delle Ispettorie: 12
Visitatoria: 1 (HAI)
Numero dei Confratelli: 2.055
Numero dei Novizi: 79
Numero dei Vescovi Salesiani: 24
COM VEN
COB
ECU
PER
BOL
80
SALESIANI 2011
» SUE: Esperienza di una missione parrocchiale a Chicago (82)
» ECU: UPS, Università Politecnica Salesiana (84)
» MEM: CECHACI Don Bosco – Prelatura dei Mixes (86)
» BOL: Scuole Popolari “Don Bosco” (88)
» ANT: Ragazzi e ragazze con Don Bosco (90)

9.3 Page 83

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SALESIANI 2011
81

9.4 Page 84

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INTERAMERICA
Esperienza di una missione parrocchiale
Ispettoria San Filippo Apostolo, Stati Uniti Est, SUE
di don Timothy Zak sdb
Per venire incontro all’urgente ne-
cessità di evangelizzazione, la Par-
rocchia San Giovanni Bosco di Chicago
ha organizzato la sua quinta missione
parrocchiale. La parrocchia è in gran
parte una comunità di lingua spagnola,
in un ambiente culturalmente eteroge-
neo. Per un periodo di due settimane,
numerosi membri della parrocchia par-
tecipano al lavoro della Chiesa per con-
dividere con gli altri la Buona Novella
(Bella Notizia del Vangelo di Cristo) sia
in modi espliciti che impliciti. Questa
vasta operazione nell’ambiente è divisa
in cinque attività collegate l’una all’al-
tra.
La preghiera
Lo zelo nell’annuncio della Buona No-
vella deriva dalla gioia della cono-
scenza di Gesù Cristo. Durante la
missione parrocchiale, i volontari che
vanno per le strade e per le case inco-
minciano con la preghiera e una bene-
dizione. Mentre costoro annunciano il
Vangelo, altri parrocchiani sono sempre
in preghiera davanti al Santissimo Sa-
cramento. Coloro che non possono
andare in chiesa sono invitati a pregare
a casa loro. Si organizza una catena di
preghiere, in modo che, in ogni ora del
giorno durante la missione, qualche
persona della parrocchia sia in pre-
ghiera.
Visite a domicilio. I missionari vanno
per le strade in gruppi di due o tre con
un messaggio semplice, ma chiaro: Dio
ti ama. Questi missionari vanno di casa
in casa a condividere la Parola di Dio
con chiunque voglia riceverli. Dopo
aver annunciato la Buona Novella, i
missionari invitano i loro ascoltatori a
partecipare a un incontro durante il
quale le persone condividono con
coloro che sono presenti nella casa la
loro fede. Nell’esperienza dei missionari
moderni, vediamo che le storie del Van-
82
SALESIANI 2011

9.5 Page 85

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a Chicago
gelo si attualizzano ancora una volta:
molte persone non hanno tempo o
non sono interessate e rifiutano di
aprire la porta, alcune sono sorprese
che dei cattolici stiano predicando il
Vangelo, alcune accettano con gratitu-
dine il messaggio evangelico.
Luoghi d’incontro
Un piccolo gruppo di catechisti si
raduna con i vicini di casa per riflettere
sulla parola di Dio e pregare. Condivi-
dono le loro esperienze di fede, dando
una testimonianza personale all’impor-
tanza di Cristo nella loro vita.
Il Giardino di
Mamma Margherita.
Un gruppo di catechisti molto impe-
gnati e di volontari si offre per predicare
una missione tra i ragazzi. Ai giovani
della comunità parrocchiale si insegna a
vivere alla presenza di Dio, allo stesso
modo che Mamma Margherita insegnò
ai suoi figli (tra cui Giovannino Bosco) e
ai ragazzi dell’Oratorio.
Caffè Don Bosco. Gli adolescenti della
parrocchia organizzano le loro attività
durante la missione parrocchiale.
Ogni sera si discute un argomento
che mette in relazione la fede con la
vita. Nel luogo d’incontro c’è la possi-
bilità di un rinfresco, musica, sport e
giochi vari. I giovani sono responsabili
per la preparazione degli incontri e
per gli inviti da fare ai loro amici: si
tratta di giovani che evangelizzano
altri giovani.
Dopo nove giorni,
otto ore al giorno di par-
tecipazione attiva alla missione evan-
gelizzatrice della Chiesa, la parrocchia
celebra un festival di due giorni.
È un’occasione meravigliosa per espri-
mere lo spirito dinamico di famiglia,
così tipico delle opere salesiane. Rin-
nova pure le energie dei parrocchiani,
come comunità di credenti, per conti-
nuare ad annunciare il Vangelo lungo
tutto il corso dell’anno
Il gruppo organizzatore
Queste persone sono responsabili della
preparazione dei volontari e della coor-
dinazione della missione. Offrono otto
ore di formazione, presentando Cristo
come modello di ogni tipo di evange-
lizzazione. Incoraggiano i volontari a
dare la parte migliore di se stessi per il
Signore durante la missione parroc-
chiale. Queste persone prendono nota
dei problemi emersi durante le visite a
domicilio, per esempio la necessità dei
sacramenti, in modo che ci sia un se-
guito positivo nei mesi che seguono la
missione.
SALESIANI 2011
83

9.6 Page 86

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INTERAMERICA
di Luis Alfonso Alvarez Rodas
Ispettoria Sacro Cuore di Gesù,
Ecuador, ECU
• L’Università Politecnica Salesiana (UPS) è
una delle più importanti opere
dell’Ispettoria in Ecuador.
• È stata fondata nel 1994 e fa tesoro del
prestigio conquistato dalla Congregazione
Salesiana nel campo dell’istruzione tecnica e
dell’educazione delle popolazioni indigene e
dei ragazzi di strada durante i 106 anni di
presenza nel paese.
• Il Politecnico ha tre sedi principali (Cuenca,
Quito e Guayaquil) e una serie di
Programmi Accademici nelle missioni nei
territori di montagna e in Amazzonia. Ciò
ha permesso di accogliere studenti
provenienti da diverse parti del paese e da
differenti realtà economiche, sociali,
etniche, fisiche e psicologiche, così come di
rivolgersi a gruppi sociali che erano
tradizionalmente esclusi dall’istruzione a
questo livello.
• L’UPS offre 27 corsi di laurea e 20 di
specializzazione, insieme con 8 centri di
ricerca le cui attività spaziano dalle scienze
umane e gli studi sociali alle scienze della
vita, agrarie e studi ambientali, dalle
tecnologie e le scienze esatte all’economia e
l’amministrazione.
• L’UPS in Ecuador è una struttura che crea,
gestisce e comunica conoscenza con tutti i
necessari requisiti e il rigore accademico,
attraverso la ricerca, l’insegnamento e il
legame con la comunità, oltre ad essere una
istituzione di Istruzione Superiore di
ispirazione cristiana, cattolica nel carattere e
di indole salesiana, con una componente
pastorale che attraversa ogni attività.
84

9.7 Page 87

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SALESIANI 2011
85

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INTERAMERICA
CECHACI Don Bosco, Prelatura dei Mixes
Ispettoria Nostra Signora di Guadalupe, Oaxaca, Messico, MEM
di don Isidro Fábregas Sala sdb
Imissionari salesiani della Prelatura
di Mixes, assieme alle “Figlie di
Maria Ausiliatrice”, cioè alle suore sa-
lesiane di Don Bosco, con l’ap-
poggio di un gruppo di
ex-allievi, volontari e
altri laici impegnati,
hanno fondato il
centro “CECACHI”,
nella regione di
Chinanteca, o
più precisa-
mente a Rio
Manso Joc.,
Oax., Messico.
Lavorando a
stretto contatto
con i parroci in
questa parte della
prelatura, queste per-
sone si prendono cura di
un centinaio di ragazzi e di
un’ottantina di ragazze provenienti
da oltre cento paesi e villaggi della
zona.
Si tratta di un centro residenziale che
organizza classi della scuola media,
offrendo pure occasioni di recupero
per gli allievi che ne hanno bisogno.
Il programma scolastico va dal lunedì
al venerdì dalle 7 del mattino alle 2.15
del pomeriggio. In altri periodi e du-
rante il fine settimana sono disponi-
bili dei corsi programmati, secondo
le esigenze specifiche di ogni centro,
ma tenendo sempre presente un
programma culturale completo,
compresa la religione, in modo che
gli studenti possano avere una solida
base culturale e cristiana, e siano
pronti a servire le loro comunità e fa-
miglie. L’intenzione degli educatori è
di elevare il livello socio-culturale
della regione.
Questo fatto ha creato un’atmosfera
sana e felice, dove ogni studente si
sente parte di una famiglia e vicino
all’esperienza che si potrebbe tro-
vare nel paese o villaggio di origine:
86

9.9 Page 89

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i ragazzi lavorano nella campagna,
s’interessano all’allevamento del pol-
lame dopo le ore scolastiche, colti-
vano una gran varietà di prodotti,
allevano il bestiame e si dedicano al-
l’allevamento dei pesci nei vivai e pe-
schiere. Le ragazze lavorano alla
coltivazione delle verdure, piantan-
dole e raccogliendole e hanno corsi di
laboratorio dove imparano a cucire e
ricamare.
Le domeniche e le altre feste speciali
offrono delle ulteriori attività per com-
pletare la formazione dei giovani: la
meccanica, i computer, il pronto soc-
corso, l’apprendimento della segnale-
tica, la musica, i sistemi audiovisivi, la
danza e i corsi di aggiornamento.
L’istruzione musicale che essi ricevono
è speciale: orchestra filarmonica, coro,
chitarra per tutti, mentre i più anziani
imparano a suonare il flauto.
Si mostra uno speciale rispetto per
coloro che vengono a questo centro,
provenienti da varie culture quali la
Chinanteca, la Mixe, la Zapoteca e la Me-
stiza (meticcia). Questo fatto com-
prende l’apprendimento delle lingue
della regione: il Chinanteco e il Mixe
che hanno anche la loro speciale scrit-
tura. La lingua indigena viene inse-
gnata ai giovani del settimo grado
(corrispondente alla seconda media).
La santa messa viene celebrata il
sabato per i gruppi etnici: un sacerdote
dice la messa per i Mestizos (meticci),
un altro per i Chinantechi e un terzo
per i Mixes.
Sono stati pubblicati dei testi bilingue
in Chinanteco e Mixe per aiutare gli
studenti a rafforzare la loro identità
culturale. Molti missionari nel corso
degli anni hanno mostrato una
grande cura e rispetto per le culture.
Al centro “CECHACI” don Mario Marti-
nez Gallegos, un chinanteco che usa
la sua lingua e ha scritto la prima
grammatica chinanteca, è aiutato da
don Isidro Fàbregas Sala, autore di
varie opere in questa lingua. Suor
Edith e Suor Beatriz Reyes Chàvez, loro
stesse provenienti dalla tribù Mixes,
prestano la loro collaborazione in
questa lingua e don Raùl Prado Garcìa
ha lasciato del materiale eccellente
sulla cultura Mixes.
Il sogno del Centro per ora è quello di
aumentare e allargare le possibilità di
attenzione a quegli studenti che tro-
vano difficile proseguire gli studi in altri
centri; si sta tentando di fondare un
centro residenziale per loro e di accom-
pagnarli mentre continuano a lavorare
con grande sforzo nel centro di studio
nel vicino villaggio di Rio Manso.
Si prova una grande gioia al Centro nel
vedere che c’è già un bel gruppo di ex-
allievi, che si sta preparando al sacer-
dozio; alcune ragazze hanno già fatto
la professione religiosa, ed altri lavo-
rano come dottori, ingegneri, inse-
gnanti, veterinari e nel mondo delle
belle arti
87

9.10 Page 90

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INTERAMERICA
Scuole Popolari “Don Bosco”
88
SALESIANI 2011
Ispettoria Nostra Signora di Copacobana, Bolivia, BOL
di don José Ramón Iriarte sdb, Direttore nazionale di EPDB
Le attività educative dei Salesiani in Boli-
via ebbero delle umili origini, ma in
breve quest’albero è fiorito fino a creare
265 scuole e collegi che accolgono 110.000
allievi, 4.500 insegnanti e amministratori.
Questa istituzione è nota come Scuole Po-
polari “Don Bosco” o EPDB. Non è facile cal-
colare il numero di famiglie coinvolte in
questo sistema educativo, tuttavia pos-
siamo dire che questa istituzione culturale
sta crescendo e rinnovando la società.
Il Vaticano II ha risvegliato un impegno di
fedeltà e un ritorno alle fonti del carisma
dei fondatori. L’opera salesiana in Bolivia
iniziò con il lavoro per i più poveri, gli orfani
e il ceto operaio nelle città di La Paz e
Sucre. Con il passar del tempo, siccome i
governi non davano alcun aiuto finanziario
a queste istituzioni, si creò tra i salesiani un
sentimento di sfiducia nei riguardi delle
autorità politico-amministrative, con la
conseguente necessità di autofinanziarsi.
Nel 1970 c’erano sei centri salesiani in Bo-
livia: Don Bosco a La Paz, Quintanilla, Sucre,
Santa Cruz, Calacoto e Muyurina, tutti in un
ambiente urbano. La maggior parte della
popolazione a quel tempo, costituita da
persone rurali e da minatori, non benefi-
ciava dell’attenzione della congregazione.
Muyurina aveva iniziato con un’opera pio-
nieristica nel settore dell’educazione agri-
cola: ciò venne formalizzato con una

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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Il nostro scopo
è che il dono carismatico dell’educazione,
sulla scia dello spirito di Don Bosco,
possa raggiungere tutti coloro che lo
desiderano
risoluzione ministeriale il 30 novembre
1970, con l’autorizzazione della gestione
di una scuola di avviamento agricolo.
La stessa data vide la firma di un’altra ri-
soluzione che autorizzava l’istruzione,
libera da controlli statali, nei collegi, in
particolare nel“Collegio Don Bosco”di La
Paz e in altri collegi salesiani della Bolivia,
attraverso un accordo stipulato tra il Mi-
nistero della Pubblica Istruzione e il Col-
legio Don Bosco.
Origine e sviluppo
Queste ed altre date sono contenute in
un foglietto intitolato: “Verso una rivolu-
zione culturale: Scuole Popolari per
l’istruzione agricola” nel 1970.
L’intenzione di offrire i servizi educativi
salesiani agli strati ordinari della popola-
zione, resi noti nel suddetto documento,
venne quindi confermata da un accordo
firmato il 31 gennaio 1990, ratificato e
poi riformulato il 23 novembre di quel-
l’anno, che entrò in vigore il 1° gennaio
1991. Abbiamo così le origini legali delle
“Scuole popolari Don Bosco”, approvate
dal ministro Dott. Mariano Baptista Gu-
mucio e dall’Ispettore salesiano di allora,
don Carlos Longo Donà.
I primi quattro anni di vita delle“Scuole po-
polari Don Bosco”furono segnati dalla ge-
stione vigorosa, creativa e
innovativa del coadiutore
salesiano Pacifico Felletti.
Istituì il certificato di scuola supe-
riore nelle materie tecniche e umanisti-
che, tenendo presente la scuola di
Muyurina. Ci furono delle ulteriori risolu-
zioni ministeriali che appoggiavano
queste scuole e fornivano loro il materiale
culturale necessario. Durante l’amministra-
zione di don Luis Chamizo e don Carlos
Longo, questo tipo di lavoro crebbe e si
consolidò. Fu durante questo periodo che
don Carlos Longo istituì il famoso corso
preparatorio biennale per insegnanti che
portò agli inizi dell’Università salesiana in
Bolivia.
Durante gli ultimi undici anni, grazie agli
sforzi decisi e costanti di laici imbevuti del
carisma di Don Bosco e all’appoggio di
progetti finanziari da parte di organizza-
zioni internazionali, le Scuole popolari Don
Bosco hanno potuto crescere e offrire alla
società e alle istituzioni pubbliche la forza
educativa di Don Bosco per gente ordina-
ria appartenente al mondo del lavoro.
Senza alcuna ambizione all’infuori di
quella del servizio, il nostro scopo è che
il dono carismatico dell’educazione, sulla
scia dello spirito di Don Bosco, possa rag-
giungere tutti coloro che lo desiderano,
senza gravarli di un pesante fardello fi-
nanziario
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10.2 Page 92

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INTERAMERICA
Ragazzi e ragazze con Don Bosco:
una pedagogia che fa miracoli
Facciamo parte dell’Ispettoria salesiana
delle Antille: Cuba, Porto Rico e la Repub-
blica Dominicana. Siamo in pieno Mare dei
Caraibi, circondati dalla bellezza, dal calore,
dal colore e dalla vita.
“Ragazzi e ragazze con Don Bosco” (Mucha-
chos y Muchachas con Don Bosco o MMDB)
cominciò come una tipica opera oratoriana
Ispettoria Giovanni Bosco,
in risposta a una decisione dell’Ispettoria
delle Antille a nome di coloro che erano stati
Santo Domingo, scelti per trarre vantaggio dalla cosiddetta
ANT “opzione preferenziale del carisma salesiano”.
di don Juan Linares sdb MMDB è il risultato dell’attività pastorale dei
Centri Giovanili e del coinvolgimento di un
gruppo di giovani che iniziarono a lavorare
con fanciulli di otto anni, che ogni mattina si
dirigono verso le strade cittadine in cerca di
lavoro a Santo Domingo, Repubblica Domi-
nicana.
MMDB è una rete ispettoriale di organizza-
zioni per lo sviluppo educativo e pastorale,
che mirano a fornire un’istruzione completa
e uno sviluppo adeguato. Questa rete è ge-
stita dalla famiglia salesiana per aiutare ra-
gazzi e ragazze a rischio e le loro famiglie. E’
offerta attraverso varie strutture consistenti
in centri locali (dodici in tutto) e un ufficio
90
SALESIANI 2011

10.3 Page 93

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centrale che mette in funzione tutti i meccanismi di
una rete.
I centri accolgono bambini e ragazzi al di sotto dei
vent’anni, che vivono nelle strade, specialmente
coloro che devono trovar lavoro a motivo della situa-
zione finanziaria precaria in cui si trovano. Si tratta di
ragazze e ragazzi orfani o senza famiglia, ragazzini che
hanno abbandonato la scuola, giovani che sono stati
scoperti a far uso continuo della droga, ragazze mino-
renni incinte…
Il curricolum ben programmato offerto dall’organiz-
zazione “MMDB” comprende sei tappe:
- Ricerca, andiamo in giro a cercare dei ragazzi
per mostrare loro amore e interesse e quindi
li invitiamo ad andare al centro locale.
- Accoglienza, accogliamo come se fossimo noi
a ricevere un dono, accettando una persona
con cui vogliamo fare la conoscenza e facendola
parte di noi.
- Socializzazione, facciamo lo sforzo per inte-
grare le persone nel mondo di cui fanno parte
e a cui appartengono, cioè la loro famiglia, il
loro gruppo, la loro scuola, i vari programmi,
la società.
- Accompagnamento, creiamo una gran varietà
di programmi, tra cui la scuola, l’istruzione
professionale, lo svago, l’educazione alla fede,
l’apprendistato artistico, ecc.
- Progetti di vita, li presentiamo con una carat-
teristica eminentemente professionale, dando
ai giovani delle direttive vitali a livelli distinti:
professione, educazione familiare, vita consa-
crata.
- Coinvolgimento cristiano e socio-politico, ciò
significa un’attiva partecipazione alla vita so-
ciale, presentandoci come persone pronte ad
attuare dei veri cambiamenti e a lavorare per
una vera giustizia sociale.
Questo curricolum, offerto ai nostri ragazzi e alle
nostre ragazze, e che può durare fino a dieci anni, ha
dei programmi che riguardano cinque aree: pedago-
gia, lavoro, attività familiari, sociali, legali, ricreative e
culturali e ogni area può avere vari programmi.
Il nostro segreto consiste nel creare un grande movi-
mento che coinvolga tutti e che chieda ad ognuno il
suo coinvolgimento: gli stessi ragazzi e ragazze, le loro
famiglie, gli insegnanti, l’amministrazione locale, le
varie Chiese, i professionisti, gli uomini d’affari, i mezzi
di comunicazione sociale, ogni cittadino.
Ci sono più di quattromila fanciulli e ragazzi al di sotto
dei vent’anni in questi centri, e, siccome le attività si
estendono alle loro famiglie, la popolazione che
viene raggiunta dai nostri programmi comprende
circa trentamila persone.
I risultati migliori che stiamo sperimentando sono
scritti nell’enciclopedia che ha il titolo seguente:
“Storie a lieto fine”, storie di coloro che hanno avuto
dei momenti critici nella loro vita, ma che ora hanno
superato con successo tali problemi
91

10.4 Page 94

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ITALIA - MOR
ILE
ILE INE
ICP
INE
ICC
ICC
IME IME
ISI
MOR
MOR
MOR
MOR
92
SALESIANI 2011
REGIONE: ITALIA - MEDIO ORIENTE
Numero dei Paesi: 15
Numero delle Circoscrizioni Speciali: 2 (ICC, ICP)
Numero delle Ispettorie: 5
Numero dei Confratelli: 2.410
Numero dei Novizi: 24
Numero dei Vescovi Salesiani: 5

10.5 Page 95

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» ICC: Le Catacombe di San Callisto (94)
» ILE: La crescita cristiana dopo la Cresima (98)
» ICP: “Allegria, studio, pietà” (100)
» ISI: Meeting adolescenti (102)
» MOR: Zeitun, terra fertile (104)
SALESIANI 2011
93

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ITALIA - MOR
Le Catacombe di San Callisto
Iniziazione cristiana
come l’hanno vissuta i primi Cristiani
Circoscrizione speciale Sacro Cuore, Roma, ICC
di don Rozmus Tadeusz sdb
Nel 1930 Papa Pio XI invitò i salesiani
a prendere cura, a nome della
Santa Sede, di una delle più preziose te-
stimonianze della Chiesa dei primi
secoli, terra di tanti santi e martiri, meta
di innumerevoli pellegrinaggi. Il fascino
della "terra dei martiri" attira fino ad oggi
i pellegrini che continuano a visitare
questo posto arrivando da tutte le parti
del mondo. Una gran parte dei pelle-
grini, alcune centinaia di migliaia
ogni anno,
è costituita da giovani. Si tratta delle Ca-
tacombe di San Callisto a Roma, “le più
auguste e le più celebri catacombe di
Roma” (Papa Giovanni XXIII), “Catacombe
per eccellenza, primo cimitero ufficiale
della Comunità di Roma, glorioso sepol-
creto di ben 16 Papi del III secolo” (Gio-
vanni Battista de Rossi).
Oggi, dopo 80 anni di servizio continuo
da parte dei salesiani, le Catacombe di
San Callisto sono servite da una comunità
costituita da 30 salesiani
provenienti da 14
diverse nazioni.
94

10.7 Page 97

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Le Catacombe di San Callisto
Le Catacombe di San Callisto costitui-
scono il nucleo cimiteriale più antico, e
meglio conservato, della Via Appia. Sorte
verso la fine del secolo II da una grande
area sepolcrale comunitaria della Chiesa,
gestita autonomamente dall'autorità ec-
clesiastica, prendono nome dal diacono
Callisto che fu preposto all'amministra-
zione del cimitero da Papa San Zefirino.
Divenuto a sua volta Pontefice, Callisto
ingrandì il complesso funerario e questo
fu il luogo dove trovarono sepoltura
sedici Pontefici romani del III secolo
(Cripta dei Papi).
Alla catacomba si scende mediante un
ripido scalone e, passando proprio
dalla Cripta dei Papi, si accede, me-
diante una piccola apertura, al cubicolo
in cui fu rinvenuta la tomba di Santa
Cecilia: sulle pareti si conservano pit-
ture del V-VI secolo, tra cui la più antica
immagine della Santa in atteggia-
mento di orante. Da qui, nell'821, Papa
Pasquale I tolse il sarcofago della mar-
tire per trasportarlo nella chiesa omo-
nima in Trastevere.
Usciti dalla cripta di Santa Cecilia, si può
scendere ad un ossario, costituito da strati
sovrapposti fino a raggiungere 4 metri di
altezza, e poi percorrere una galleria in cui
si apre una serie di cubicoli detti "dei Sa-
cramenti" a causa delle pitture che allu-
dono al Battesimo e all'Eucarestia. Dopo
aver visitato il monumentale sarcofago
detto "di papa Milziade", si penetra nelle
altre regioni dei Santi Gaio e Eusebio e in
SALESIANI 2011
95

10.8 Page 98

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ITALIA - MOR
quella detta "liberiana" per tre iscrizioni
del tempo di papa Liberio (352-366), nella
quale vi sono arcosoli dipinti con scene
del Vecchio e Nuovo Testamento. Conti-
nuando, si può anche giungere ad un
nucleo primitivo, le "cripte di Lucina",
dove si trovano il sepolcro di papa Cor-
nelio decorato da pitture in stile bizanti-
neggiante e, vicino, due affreschi che
raffigurano uno, "il Buon Pastore e orante"
e l'altro due pesci con due cesti pieni di
pane e al centro un bicchiere di vetro
colmo di vino, simboli evidenti del cibo
eucaristico.
Per motivi organizzativi e legati con la si-
curezza i visitatori e pellegrini possono vi-
sitare soltanto una piccola parte delle
Catacombe, ma già questa lascia un’im-
pressione indimenticabile. La consapevo-
lezza di toccare i posti legati con la
sepoltura di più di 56 martiri e 18 santi
coinvolge e fa un forte richiamo spirituale.
Il servizio svolto dai
salesiani e guide laiche
Non c’è niente da meravigliarsi vedendo
tanti gruppi giovanili, di carattere cate-
chistico, scout, studenti, scolaresche, ecc.
che da diverse parti del mondo arrivano
alle Catacombe per respirare l’aria della
freschezza della fede.
96

10.9 Page 99

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I visitatori vengono accompagnati da
guide della loro lingua per riempire
appena 30 minuti della visita con la ricca
parola di spiegazione che non si limita solo
agli aspetti storico - culturali. Ogni visita è
una catechesi per eccellenza che lascia
una forte impronta. Per dare alla visita il si-
gnificato ancora più profondo tanti gruppi
chiedono la possibilità di celebrare la Santa
Messa. Ogni giorno sono decine di Messe
che in diverse lingue, sparse nei cubicoli
delle catacombe, si riuniscono con la voce
sussurrante dei santi.
Le Catacombe di San Callisto attirano tanti
salesiani da tutte le parti del mondo che,
come guide, dedicano una parte della loro
vita a questo prezioso servizio. Ci sono
alcuni che svolgono questo servizio da più
di 50 anni e ci sono altri che vengono a San
Callisto solo per un periodo breve.
Il contatto diretto con la "terra dei santi", la
possibilità di conoscere posti legati con
Don Bosco, l’approfondimento dell’italiano,
la vasta conoscenza della storia romana,
ecc. sono alcuni dei vantaggi che ogni
salesiano porta con sé.
Tra le guide non mancano i giovani volon-
tari che rafforzano la loro fede in sintonia
con il messaggio profondo della Chiesa
primitiva
97

10.10 Page 100

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ITALIA - MOR
Sono arrivato alla Cresima. E poi?
Ispettoria San Carlo Borromeo, Bologna, Italia, ILE
Comunità Educativa della Parrocchia San Benedetto, Ferrara
Èarrivato il grande giorno della Cre-
sima. Questa festa di fine Iniziazione
Cristiana sembra assomigliare tanto al
diploma di fine cammino scolastico. E
come la vacanza dopo il dovere scola-
stico segna uno stacco che non si vor-
rebbe mai finire, così tanti ragazzi se ne
vanno dalla Parrocchia con un senso di
compiutezza. Anche la Parrocchia San
Benedetto di Ferrara, in cui è inserito il
popolare Oratorio salesiano detto di
“Sambe” non sfugge a questo “esodo”
che si ritrova in tante parti d’Italia (e non
solo). Molti ragazzi passano volentieri
per giocare o per incontrarsi nei nostri
ambienti, ma solo un’esigua minoranza
accetta proposte riguardanti il prose-
guimento del cammino di fede.
Stimolati dalla necessità di porre l’evan-
gelizzazione al centro della nostra atti-
vità tra i ragazzi, molte volte ribadita dai
Vescovi e dal Rettor Maggiore, da alcuni
anni stiamo percorrendo un sentiero
nuovo, per cercare una via che apra i ra-
gazzi alla vita cristiana dopo l’iniziazione
cristiana. La Comunità educativa, com-
posta di Salesiani e laici, ha iniziato a
guardare a tante altre esperienze a livello
italiano, nelle Diocesi e nei Movimenti.
Interessanti sono apparse alcune con-
cordanze nel pensare il punto iniziale e
l’obiettivo a cui tendere: si parte dal
complesso e variabile mondo del prea-
dolescente per tendere ad un gesto
pubblico, la professione di fede, che
segna, con varie sfumature, l’ingresso
nella Comunità cristiana a pieno titolo.
Viste le tante soluzioni ci siamo messi in
dialogo con il nostro Ufficio Catechistico
Diocesano e abbiamo iniziato a speri-
mentare proposte di gruppo, indivi-
duando un cammino mistagogico che
crediamo debba avere due fasi: il tempo
delle promesse e il tempo delle profes-
sioni di fede.
Le promesse
I primi passi di un cammino di fede che
apra alla vita cristiana in modo realistico
ci sembra la riappropriazione personale
di ciò che è stato ricevuto negli anni di
catechismo. Questa adesione avviene
con la formula della promessa; essa è
un impegno importante, ma non così
solenne e definitivo come una profes-
sione di fede. Nell’attuale situazione di
precarietà costante e relatività diffusa,
ci sembra opportuno accompagnare
gradualmente i ragazzi a consolidare la
loro capacità umana di dare una rispo-
sta di fede il più possibile realizzabile.
98
SALESIANI 2011

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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La crescita cristiana dopo la Cresima
L’intuizione iniziale è nata leggendo
alcuni passi del Vangelo di Luca che ri-
guardano i discepoli di Gesù. Sono
divenute le tracce di un triplice movi-
mento di adesione a Lui. Sullo sfondo
del dinamismo conciliare di mistero –
comunione – missione:
Le professioni di fede
Passato il tempo delle promesse, gui-
date e sostenute da un accompagna-
mento personalizzato, si propone di boratorio che, pur avendo iniziato
maturare una professione di fede in tre senza molte pretese, ha portato frutti
tempi. Il cammino deve partire dal insperati. Abbiamo colto che non è
punto in cui si trova chi riceve l’annun- possibile pensarlo come un cammino
cio. Al centro occorre l’adesione a cadenza annuale in forma statica, ma
sempre più convinta e reale alla per- dinamica. Occorre cioè adattarlo alla
sona di Gesù che diviene scelta di concreta capacità recettiva dei destina-
vivere da cristiani. L’educazione alla pre- tari preadolescenti, adolescenti e gio-
ghiera liturgica e personale, corredata vani, senza però perdere di vista il
dalla possibilità di un ac-
segnacolo della tappa
compagnamento perso- L’età adolescenziale successiva. La scansione
nalizzato, diventa il
terreno fecondo per pro-
seguire il cammino. L’età
adolescenziale ha biso-
gno di riferimenti per
ha bisogno di
riferimenti per
poter esprimere
fiducia
in tappe è un invito rivolto
a tutti, ma spesso si arriva
in tempi diversi anche
nell’ambito dello stesso
gruppo. Attualmente
poter esprimere fiducia incondizionata a se siamo arrivati alla quinta
incondizionata a sé o agli stessi e agli altri tappa con un gruppo di
altri. Guidati dal Catechi-
ragazzi di 16/17 anni; alla
smo della Chiesa Cattolica (usato come seconda tappa con un secondo
traccia di riferimento) si propone una gruppo di 14/15 anni e altri stanno
riscoperta del mistero di Dio e della seguendo le tracce per un totale di
realtà dell’uomo a partire da Gesù, rive- oltre settanta ragazzi. I risultati sono
latore del Padre, perché il dono dello incoraggianti perché hanno più che
Spirito Santo porti a esprimere un’ade- raddoppiato i numeri precedenti e, so-
sione che divenga pubblica e reale. prattutto, cogliamo nei ragazzi l’ap-
prezzamento per questa gradualità e
I passaggi fra le varie tappe sono stati libertà di scelta che viene proposta.
scanditi da pellegrinaggi a luoghi che
hanno visto sorgere santi significativi: Alcuni interrogativi rimangono sulla
Torino (Don Bosco e Domenico Savio), necessità di fare unità degli interventi
Roma (Pietro e Paolo), Assisi (Chiara e formativi nella fascia dell’età adolescen-
Francesco), Alta Savoia e Sud Francia ziale. Spesso i ragazzi si trovano a pren-
(Francesco di Sales, Curato d’Ars…) san- dere parte al proprio gruppo,
tuari dell’Abruzzo (Manoppello, Lanciano, partecipano ad un corso per Animatori
San Gabriele dell’Addolorata…). Al di là di Oratorio, sono aiuto Catechisti e
della scelta del luogo, è stato importante magari, qualche volta, partecipano al
studiare formule e segni che segnassero Gruppo missionario! Altro punto
il cammino, da porre ufficialmente du- debole rimane la formazione e prepa-
rante una celebrazione. Crediamo che razione degli educatori adatti a questo
occorra creare dei riti di passaggio (che sostegno nel cammino.
ci auguriamo siano presto costruiti e
condivisi a livello ecclesiale) in cui ragazzi Concludendo possiamo lodare il Signore
ed educatori sappiano a che punto del che ci sta aiutando ad aprire questa
cammino si è arrivati.
strada già tracciata da tanti, ma che fa ap-
parire ai nostri ragazzi la gioia e la bellezza
La nostra esperienza si è rivelata un la- del camminare dietro a Gesù
SALESIANI 2011
99

11.2 Page 102

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ITALIA - MOR
Circoscrizione speciale Maria Ausiliatrice, Torino, ICP
di don Luca Barone sdb
Il progetto di un percorso biennale di 4
incontri annuali il sabato mattina per
sdb, fma e laici che abbia di mira il tema
prezioso e delicato dell’accompagna-
mento spirituale in chiave vocazionale ha
radici ormai lontane, eppure vale la pena
riprenderli per riuscire a comprendere
fino in fondo gli obiettivi che ci siamo
posti e cerchiamo di perseguire.
Nella riunione congiunta dei due Consigli
Ispettoriali SDB e FMA del dicembre 2005
viene affrontato il tema dell’animazione
vocazionale. Si constata da entrambe le
parti che è giunto il momento di ufficia-
lizzare in qualche modo la collaborazione
che ormai da molti anni sta avvenendo e
così si chiede ad un gruppo ristretto di
persone di formare una Commissione
Congiunta (Animazione Vocazionale SDB-
FMA) che abbia lo scopo di condividere e
progettare l’animazione vocazionale delle
due ispettorie.
La Commissione prospetta quattro possi-
bili vie di sviluppo del lavoro che ha di
fronte: in primo luogo una revisione e ri-
progettazione dell’esistente, ossia di
quelle attività di animazione vocazionale
in senso specifico che già vengono svolte
in comune dalle due ispettorie; una se-
conda linea potrebbe essere lo sviluppo
di un progetto globale di animazione vo-
cazionale nelle varie fasce di età con cui si
lavora, dai più piccoli fino agli sbocchi
finali; terzo possibile lavoro è il confronto
e la condivisione dell’animazione vocazio-
nale come animazione della cultura voca-
zionale delle comunità religiose e delle
comunità educanti o CEP; infine, forse il
filone più lontano come attuazione, ma
anche fecondo, i ruoli delle due comunità
di formazione iniziale nelle attività di ani-
mazione vocazionale del territorio delle
due ispettorie.
Fin da subito ci si rende conto che se da
un lato sembra più immediatamente ur-
gente la programmazione congiunta
delle attività direttamente rivolte ai gio-
vani, d’altro lato risulta assolutamente ne-
cessario lavorare sulle comunità religiose
e comunità educative/educanti che sono
il vero perno e il vero protagonista del-
l’animazione vocazionale. Per questo
motivo la Commissione decide, d’accordo
con i Consigli Ispettoriali, di puntare la
propria attenzione alla formazione delle
comunità. Nasce così l’idea del percorso
di formazione guidato da alcune decisioni
di fondo:
L’urgenza del lavorare insieme
ossia del presentarsi e agire come un
unico movimento, variegato al suo in-
terno, ma coordinato nelle azioni e nei
punti di riferimento, anche teorici. A
100
SALESIANI 2011

11.3 Page 103

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Allegria, studio, pietà:
l’accompagnamento spirituale
questo corrisponde anche l’urgenza
della compresenza delle vocazioni, al
maschile e al femminile, così da poter
offrire ai giovani un accompagna-
mento personalizzato e personaliz-
zante. Inoltre, grazie anche al fatto di
lavorare su un territorio comune, è
sempre più necessario poter coordi-
nare non solo le proposte concrete, ma
anche progetti e obiettivi, così da ac-
crescere la possibilità di una presenza e
proposta più significativa ed incisiva.
La necessitàdiunacomunità
L’animazione vocazionale non è né so-
litaria, né ispettoriale, ma è comunitaria
e ha nella comunità educativa/edu-
cante e nella comunità religiosa il suo
punto di forza e la sua vera realizza-
zione. Per questo progettare come
movimento salesiano, due Ispettorie in-
sieme, l’animazione vocazionale sul ter-
ritorio vuol dire riuscire a pensare
insieme anche parte della formazione
delle comunità e parte della forma-
zione di confratelli e consorelle a fare
comunità.
L’urgenza di un itinerario
personale e accompagnato
Il ruolo della comunità certo non toglie
la necessità di una personalizzazione
del cammino a due livelli: quello del-
l’accompagnatore e quello dell’accom-
pagnato.
La comunità è infatti composta da per-
sone che devono sempre più essere
preparate alla proposta vocazionale, in
modo specifico e programmato, così
da essere testimoni efficaci e efficienti
della chiamata del Signore.
Inoltre il cammino vocazionale non
può essere solamente cammino di
gruppo, ma anche cammino proposto
ai singoli giovani che vanno perciò se-
guiti in modo particolare e personale,
con qualità e costanza.
In questa doppia personalizzazione
trova il proprio ruolo e la propria impor-
tanza la qualità dell’accompagna-
mento spirituale.
La scelta della formazione
Lavorare insieme come movimento ca-
rismatico e come comunità, personaliz-
zando il cammino da proporre ai giovani
e seguendone lo sviluppo in chiave vo-
cazionale non può certo esser improv-
visato, ma richiede una formazione
solida e continuata che possa fare da ri-
ferimento anche “ideologico” delle per-
sone coinvolte. Una formazione che
però non può essere appannaggio di
pochi specialisti o di chi ha “il pallino”
della vocazione, ma che deve coinvol-
gere più operatori possibili affinché di-
venti terreno comune delle mentalità e
programmazioni comunitarie.
Da queste linee portanti ecco la strut-
turazione biennale realizzata nell’anno
pastorale 2008-2009 e 2009-2010, il
primo anno in termini generali circa
l’accompagnamento spirituale; il se-
condo anno il tema è ripreso in chiave
carismatica salesiana
Al termine del percorso la stampa degli
atti in formato libro e la consegna ai
partecipanti e alle case delle due Ispet-
torie
SALESIANI 2011
101

11.4 Page 104

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ITALIA - MOR
Meeting adolescenti:
“ … un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto … ” (Mt 13,8)
Leggendo i giornali, studiando statisti-
che sociologiche, ascoltando la tele-
visione, entrando su blog e facebook,
navigando su internet c’è la sensazione
di ascoltare un unico ritornello:“Ma dove
andremo a finire se continua così?”.
L’immagine che il mondo di oggi dà
degli adolescenti è tratteggiata con
colori cupi e negativi: lontani dalla fede,
diffidenti verso gli educatori, incapaci di
scegliere valori forti e duraturi, appiattiti
in uno stile di vita dissipato e promiscuo,
indifferenti ai bisogni degli altri fratelli, di-
stanti dal mondo del volontariato.
Noi non ci stiamo! Non condividiamo
questa visione negativa, pessimistica e
sfiduciata. Crediamo, anzi, ci accorgiamo
che non è così. Sono tantissimi gli ado-
lescenti che fanno un cammino intenso
di fede, di discernimento spirituale e vo-
cazionale; molti scelgono di dedicare il
loro tempo ai ragazzi più piccoli e svan-
taggiati attraverso esperienze di servizio,
di volontariato, di animazione salesiana;
sono capaci di fare scelte forti ed impor-
tanti, e sanno dire di no alle soluzioni
facili e banali. E non parliamo di mosche
bianche. Nella nostra terra siciliana, sono
più di 3000 gli adolescenti che, frequen-
tando i vari centri salesiani, accolgono il
dono della fede, e seguendo il carisma
educativo di Don Bosco maturano
come uomini e come cristiani.
Una delle esperienze più significative di
evangelizzazione che realizziamo nella
nostra Ispettoria per questa fascia di età
è il Meeting adolescenti. Quattro
giorni di formazione che i migliori ado-
lescenti delle nostre case salesiane rea-
lizzano durante le vacanze di Natale. È
ormai un appuntamento annuale vis-
suto da circa 250 partecipanti che si
confrontano sul proprio cammino di
fede e sulla disponibilità a seguire il Si-
gnore nello stile salesiano.
I temi sono differenti di anno in anno.
In questa presentazione ci riferiamo ad
un tema particolarmente pregnante, ri-
guardante l’evangelizzazione: “Mi fido
di Te”. Riprendendo il titolo di una can-
zone conosciutissima nel mondo gio-
vanile, abbiamo fatto un cammino di
analisi dell’itinerario cristiano e un per-
corso in cui prospettare le tappe e gli
impegni successivi.
Dopo essersi lasciati interrogare da un
video provocazione (“La gente chi dice
che io sia?”) che presentava interviste
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SALESIANI 2011

11.5 Page 105

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Ispettoria San Paolo, Sicilia, Italia, ISI di don Marcello Mazzeo sdb
fatte a coetanei sul percorso di fede in
questo delicato periodo di maturazione
cristiana, i partecipanti si sono confrontati
in gruppi sulla domanda fondamentale
che Gesù fa a tutti coloro che vogliono
seguirlo: “E voi, chi dite che io sia?”.
I lavori sono proseguiti con tre labora-
tori, durante i quali i partecipanti hanno
potuto confrontarsi, sotto la guida degli
animatori, su alcuni degli interrogativi
più forti che gli adolescenti si portano
dentro: “Il Vangelo nell’esperienza di
fede; il rapporto/legame tra Cristo e la
Chiesa; l’importanza dei Sacramenti nel
cammino cristiano”.
I ragazzi hanno avviato, così, la seconda
fase del Meeting, che ruotava attorno alla
relazione biblica dal titolo “Il volto
umano di Gesù”, attraverso la quale sono
stati indicati i tratti fondamentali di Gesù
di Nazareth. Dopo un confronto con un
relatore i ragazzi sono tornati in gruppo
per approfondire, attraverso il laborato-
rio di drammatizzazione, alcune delle
principali pagine evangeliche in riferi-
mento all’itinerario di fede che Gesù ha
proposto a coloro che incontrava.
Si è realizzata, poi, la dinamica “I Lin-
guaggi della fede”, un percorso che, at-
traverso l’uso di differenti stili artistici
(musica, film, arte, poesia, danza) ha
permesso ai partecipanti di approfon-
dire il proprio grado di adesione perso-
nale e profondo a Cristo.
L’itinerario è proseguito attraverso la
presentazione di alcune figure di
importanti testimoni della fede, in
particolar modo con Padre Puglisi,
Piergiorgio Frassati e tanti altri.
Il Meeting si è concluso con una rilettura
salesiana del cammino della fede attra-
verso la relazione “Ogni volta che avrete
fatto una di queste cose ad uno dei miei
fratelli, l’avrete fatto a me. Il servizio e
l’animazione tratto caratteristico della
Spiritualità Giovanile Salesiana”.
Durante tutto l’itinerario formativo i ra-
gazzi sono stati accompagnati da mo-
menti forti di preghiera personale e
comunitaria e da tempi intensi di frater-
nità e di animazione in stile salesiano.
Questa esperienza, insieme ad altre, ha
rafforzato la nostra convinzione: i ra-
gazzi cercano valori forti e vogliono
impegnarsi seriamente nel loro cam-
mino di fede per “vedere Gesù”
SALESIANI 2011
103

11.6 Page 106

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ITALIA - MOR
Zeitun: terra fertile
Ispettoria Gesù Adolescente,
Zeitun, Egitto, MOR
di don Giancarlo Manieri sdb,
Direttore del Bollettino Salesiano Itliano
chia copto/cattolica del quartiere. Si trovano di fronte a diffi-
coltà davvero particolari, più con i fratelli cristiani che con i
musulmani. Mi ha sbalordito sentire che i parroci ortodossi,
per scoraggiare i fedeli dal frequentare le chiese cattoliche,
avvertono: “Se entrate in una chiesa cattolica fate peccato e
dovete confessarvi!”… Alla faccia della fratellanza cristiana e
degli sforzi di papa Benedetto a favore di
un ecumenismo che almeno al Cairo
sembra “di là da venire!”. Zeitun è un quar-
tiere cristiano, abitato da fedeli sia della
Chiesa latina, sia di quella copto cattolica,
sia di quella copto ortodossa, sia di quella
greco cattolica, sia dai fedeli di alcune con-
fessioni protestanti.
Isudanesi si sono stabiliti nel
quartiere Zeitun dove i salesiani
hanno solo un oratorio e un’opera di
assistenza con una chiesa pubblica e
alcune cappellanie. Gli zabbalin, spazzini,
sono a Mansheya. Due realtà straordinarie.
Mi ha colpito, visitando l’opera cairota di Zeitun
l’ordine… della settimana. Ogni giorno la comu-
nità, composta da quattro salesiani sacerdoti, è im-
pegnata in diverse attività formative e/o sportive e/o
culturali, e/o religiose, senza contare le cappellanie
presso due comunità di FMA, una comunità di rifugiati
armeni, due altre comunità di suore e l’aiuto nella parroc-
I Sudanesi
La comunità più numerosa e per certi versi
folcloristica di fedeli è quella dei rifugiati su-
danesi, profughi scappati dalla guerra che
per quasi cinquant’anni ha insanguinato il
loro sventurato Paese… A Zeitun ci sono
arrivati con tutti i mezzi possibili, alcuni ad-
dirittura a piedi… carichi soltanto della loro
fede cattolica e della speranza di un futuro
migliore di quello che potesse offrire la loro
patria. Come bagaglio niente, eccetto i
pochi panni addosso e una fame ende-
mica. Sono stati i padri comboniani a muo-
104
SALESIANI 2011

11.7 Page 107

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versi per primi, dandosi d’attorno per cercare di trovare ai ri-
fugiati una sistemazione, un tetto, un lavoro… Quella dei su-
danesi è una comunità coesa, attiva, ecclesialmente
impegnata. Si aiutano e sostengono a vicenda. I giovani più
vivaci studiano, ma poi tutti si danno da fare anche nei lavori
più umili. Le donne si offrono come domestiche o badanti
per gli anziani, gli handicappati, i malati. La
comunità salesiana è impegnata a loro
favore oltre che per l’assistenza religiosa,
anche per facilitare le visite mediche, tro-
vare latte per i bambini, medicine per gli
ammalati, libri di scuola per i ragazzi.
La Messa
Ho assistito a una normale messa della co-
munità sudanese nella chiesa salesiana, loro
punto fisso di riferimento, anzi ormai loro
chiesa. Tale, in effetti, la considerano. È stata
una celebrazione straordinariamente sugge-
stiva, durata oltre un’ora e mezza, animata
dall’inizio alla fine da un coro composto da
tutti i fedeli. L’entrata in chiesa è caratterizzata
dal “saluto di pace”: piccoli e grandi, giovani
e vecchi, uomini e donne… una santa con-
fusione!“È una loro caratteristica?”, ho chiesto.
“Proprio così, ma è una cerimonia in qualche
modo evangelica: se ti ricordi che tuo fratello
ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono
davanti
all’altare e
va prima a
riconciliarti
con lui”. Fanno
sul serio i suda-
nesi! La celebra-
zione è stata un
susseguirsi di preghiere,
canti, danze, offerte: una
partecipazione da far invi-
dia alle nostre messe più par-
tecipate!
È un quartiere povero Zeitun,
dove oltre il 98% sono ortodossi,
ma, dice don Nagib, il direttore: “È ter-
reno fertile”. Ho visto un oratorio senza
campi né altre strutture tipiche di ogni
centro giovanile, eppure vivo: animazione,
catechesi, preparazione ai sacramenti, rap-
presentazioni, recite e perfino la buonanotte.
Così, mi sono convinto che i campi, le palestre,
le sale/giochi, le stanze di gruppo, ecc. sono mezzi
buoni ma non indispensabili: “Tutto dipende da
come si lavora, dalla disponibilità, dall’accoglienza,
dalla pazienza”. In situazioni come queste, ho pensato
a voce alta, o si è preti fino in fondo o si è destinati al fal-
limento. “Proprio così!”, mi ha risposto il direttore
SALESIANI 2011
105

11.8 Page 108

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ROMA GENERALIZIA
106
SALESIANI 2011
ROMA GENERALIZIA (RMG)
Numero delle Visitatorie: 1 (UPS)
Numero dei Confratelli: 211
Numero dei Novizi: 0
Numero dei Vescovi Salesiani: 5 (Vaticano)

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» Haiti, un dolore impregnato di speranza (108)
» O salesiani santi, o non salesiani… (112)
» Comunità della Missione di Don Bosco - CMB (114)
» Carisma Salesiano e Ministero Episcopale (116)
» 141ª spedizione missionaria (118)
107

11.10 Page 110

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ROMA GENERALIZIA
Haiti,
un dolore impregnato di speranza
Grazie a chi accompagna la risurrezione della nostra gente
dei Salesiani di Haiti
Quando il presidente Sténio Vincent
ha saputo che i salesiani avrebbero
aperto una scuola professionale nella Re-
pubblica Domenicana, ha approfittato
dello scalo di don Pittini a Port-au-Prince
per presentargli la necessità di una simile
presenza anche nella zona occidentale
della “perla delle Antille”, Haiti.
Se nel 1936 l’educazione della masse po-
polari era un’urgenza per i quattro primi
salesiani qui arrivati – li guidava don Gim-
bert – con la missione di aprire la Escuela
Nacional de Artes y Oficios (ENAM –
Scuola Nazionale di Arti e Mestieri), nella
zona che attualmente è La Saline, uno dei
quartieri più degradati del pianeta, im-
maginatevi l’immenso campo di lavoro
che oggi si apre ai 62 haitiani che for-
miamo questa Visitatoria: ragazzi di
strada, internati, scuole elementari,
medie, tecniche, superiori, artigianali, not-
turne, agronomiche; oratori, centri giova-
nili, parrocchie, chiese pubbliche.
In una Congregazione di 150 anni, i 75
di presenza ad Haiti sono testimonianza
di maturità giovane. Maturità testimo-
niata dalla missione realizzata e dalla
consistenza delle attività portate a ter-
mine; e testimoniata dalla gioventù,
perché la Visitatoria è nata nel 1992, l’età
dei salesiani che la compongono è di 44
anni, e grande è il dinamismo educa-
tivo-pastorale che li anima.
I salesiani hanno offerto al popolo
haitiano un enorme servizio nei
campi della formazione professionale
(dal 1936, ENAM ha formato operai
qualificati in meccanica, elettricità,
falegnameria, taglio e cucito, idraulica;
posteriormente si sono aperte scuole
professionali a Cabo Haitiano, Gonaïves,
Les Cayes, Fort Liberté), la pastorale gio-
vanile (in modo specifico a Thorland, ma
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12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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“Cercavo di ascoltare Dio che stava parlando attraverso il rumore sordo delle
migliaia di persone che stentano a vivere sotto le tende, quelle consegnate dagli
organismi internazionali o quelle fatte da stracci, messi insieme in qualche modo”
come attività generale in tutte le pre-
senze), l’insegnamento elementare e
secondario (Pétion-Ville, Cabo Haitiano,
Gressier, piccole scuole OPEPB, Fort Li-
berté), la formazione superiore (Centro
di filosofia), la parrocchia (Inmaculada
Concepción de Cité Soleil), i ragazzi
della strada (Lakay).
Il Dr. Jean Price-Mars, conosciuto poli-
grafo haitiano, incominciava una delle
sue opere affermando che “nella Storia
Universale non si dà forse nessun
dramma più patetico di quello che
deve affrontare la popolazione haitiana”.
È una frase del 1953, riguardante l’inter-
minabile lotta dei discendenti degli
schiavi neri per ottenere la piena libertà,
ma sembra essere scritta per riferirsi alla
situazione in cui si trova il paese dopo
la catastrofe causata dal terremoto del
12 gennaio 2010.
Il nostro Rettor Maggiore, don Pascual
Chávez, dopo la sua storica visita dello
scorso febbraio, a un mese dalla cata-
strofe, ha scritto una lettera puntualiz-
zando la situazione e il futuro delle
presenze salesiane di Haiti. In essa, tra
l’altro, afferma:
“Sono rimasto sgomento davanti alla vastità della
distruzione, al paesaggio apocalittico di morte, di soffe-
renza e disperazione. Il Palazzo Nazionale, simbolo
dell’orgoglio e del potere, si è praticamente schiantato
su se stesso con le colonne saltate in aria e, alla stessa
maniera, gli altri edifici dei ministeri. Della Cattedrale
sono rimaste in piedi solo la facciata e le mura laterali;
il tetto e le colonne sono crollate a terra. Sembrava
come se la città, in quei 28 secondi di durata della for-
tissima scossa, avesse perso la testa e il cuore. Infatti è
proprio così, perché da quel momento in poi c’è una
mancanza assoluta di leadership, e la vita, immensa-
mente mortificata, continua ad andare avanti più per
spinta d’inerzia e per lotta per la sopravvivenza che per
un’organizzazione sociale che la sorregga e la stimoli.
Mentre sentivo le testimonianze dei sopravvissuti,
in particolare di quelli che sono riusciti a scappare dalla
morte dopo ore o giorni in cui erano rimasti intrappo-
lati tra pavimenti, soffitti e mura, e man mano che con-
templavo gli edifici e le case distrutte, cercavo di sentire
la voce di Dio che, come il sangue di Abele, grida con
le voci delle migliaia di morti sepolti in fosse comuni o
ancora sotto le macerie. Cercavo di ascoltare Dio che
stava parlando attraverso il rumore sordo delle migliaia
di persone che stentano a vivere sotto le tende, quelle
consegnate dagli organismi internazionali o quelle fatte
da stracci, messi insieme in qualche modo. Cercavo di
aprire le orecchie e il cuore all’urlo di Dio che si faceva
sentire, attraverso la rabbia e il senso d’impotenza, da
coloro che vedono come tutto quanto avevano costruito
– fosse molto o fosse poco – si sia vanificato nel fumo,
nel nulla. Ma anche a livello ecclesiale, la morte dell’Ar-
civescovo, del Vicario Generale, del Cancelliere, di 18
seminaristi e 46 religiosi e religiose, con il crollo di case,
di scuole e centri di assistenza ha significato una dolo-
rosa perdita di pastori, oltremodo necessari per questa
gente.
È scoccata l’ora di rimboccarsi le maniche ed in-
cominciare a ricostruire il paese, anzi a farlo rinascere
dalle ceneri. Ecco la grande opportunità che viene of-
SALESIANI 2011
109

12.2 Page 112

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ROMA GENERALIZIA
ferta a questa povera nazione, l’antica ‘Perla delle An-
tille’.
Da parte nostra sentiamo il bisogno di rinnovare
il nostro impegno nella rinascita del paese, rifondando
di pari passo la Congregazione con presenze che siano
rispondenti alle attese e ai bisogni della società haitiana,
della Chiesa, dei giovani. Più che rialzare semplice-
mente le mura, si tratta di un cambio di mentalità. La
Chiesa, ed in essa la vita consacrata, deve cambiare, cer-
cando sempre più identità, fedeltà al Signore Gesù e al
suo Vangelo, integrando bene evangelizzazione, pro-
mozione umana e trasformazione della cultura e della
società.
Ha già pure preso corso un piano immediato, che
contempla la riorganizzazione della Visitatoria a tutti i
livelli, compreso quello della rifondazione delle opere,
la revisione dell’approccio pastorale in genere, ed in
certi ambienti, avendo sempre in mente, in modo par-
ticolare, i bisogni della società, della Chiesa e dei gio-
vani.
Si vede necessario innanzitutto:
- rendere sicure tutte le opere, alcune delle quali sono
state già saccheggiate, ricostruendo i muri di cinta
che sono caduti;
- ricostruire tutto l’insieme delle OPEPB, quelle ac-
canto ad ENAM e quelle situate in Cité Soleil, il che
implica l’elaborazione di un piano d’insieme per la
Scuola Lakay e un Centro Giovanile;
- ricollocare ENAM in modo tale da costruire un
Centro di Formazione Professionale che sia all’altezza
della domanda, anche voltando pagina alla storia di
questa opera: si deve perciò cercare il posto migliore;
- ricostruire il Centro dei Giovani di orland e la sala
polivalente;
- ricostruire la Parrocchia di Cité Soleil ed il Centro
Giovanile;
- ricostruire il dormitorio e le aule di scuola di Gres-
sier;
- ricostruire una parte della Scuola Primaria di Pétion-
Ville;
- ripensare tutta l’opera di Fleuriot, tenendo conto dei
bisogni della casa per i postnovizi e del Centro Studi;
- ricollocare la Casa Ispettoriale, lasciando nell’attuale
sede la casa per la comunità di Cité Soleil;
- semplificare il complesso di opere a Fort-Liberté, pri-
vilegiando il Centro di Formazione Professionale, la
scuola di formazione di docenti, che è strategica e as-
solutamente necessaria per formare il nuovo tipo di
110
SALESIANI 2011

12.3 Page 113

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educatori di cui ha bisogno Haiti, e la scuola di in-
fermeria, unica rimasta nel paese;
- discernere sul futuro della Scuola Agricola ‘Fonda-
zione Vincent’ di Cap-Haïtien, situata in una pro-
prietà che non è nostra, e vedere di collocarla a Tosià.
Per il momento deve continuare a funzionare con i
diversi servizi educativi che offre;
Questo non vuol dire che si dovrà fare tutto e
nello stesso tempo. Si dovrà ancora fare una gerarchiz-
zazione nell’ordine degli interventi da compiere. Do-
vremo contare sulla disponibilità, già in atto, della
Protezione Civile Italiana, che ha espresso la sua inten-
zione e la sua soddisfazione di collaborare strettamente
con noi, e sulle offerte già arrivate dalle Procure, da or-
ganismi internazionali, da Ispettorie o singole case, da
Conferenze episcopali e da benefattori.
Quello che diventa prioritario, considerando il
presente e il futuro, è continuare a far funzionare le
scuole e i centri giovanili lì dove sono agibili, ed inoltre
costruire o ricostruire il più presto possibile quelle opere
che sono rimaste inagibili. La priorità per la cura e per
l’educazione dei giovani è assoluta, tanto più che quello
che è in gioco è la creazione di una nuova cultura, at-
traverso una
nuova educazione,
capace di costruire
la nuova Haiti.
Il prossimo
anno 2011 la Visi-
tatoria “Beato Fi-
lippo Rinaldi” di
Haiti celebrerà il
75° anniversario di
presenza in questo paese. Per i confratelli haitiani sarà
un autentico giubileo, e mi auguro che già allora pos-
siamo vedere la rifondazione del carisma come un dono
rinnovato di Dio per i giovani haitiani.
Mentre ringrazio la Congregazione, le nostre Pro-
cure, gli organismi internazionali vicini a noi, i bene-
fattori e simpatizzanti dell’opera salesiana per la
generosità e l’intraprendenza con cui hanno risposto
alla mia lettera precedente, invito a continuare nel
nostro sforzo di venire incontro alle necessità ingenti
di questo paese così bisognoso. Affido a Maria questa
nuova fase della storia. Lei ci guidi per saper stare al-
l’altezza della sfida. Lei benedica tutti voi.”
Ecco perché siamo qui i figli di Don
Bosco, anche noi toccati, fisicamente e
psicologicamente, dagli effetti del deva-
stante terremoto dello scorso gennaio.
Siamo coscienti di essere i “nuovi mis-
sionari”salesiani di Haiti; e, con l’entusia-
smo dei primi arrivati nel 1936, ci
impegniamo a far rinascere la vita
salesiana con una pastorale che ri-
sponda alle sfide della società e alle ne-
cessità dei giovani.
Il 2010 ha collocato tutte le case sale-
siane di Haiti in un nuovo punto di par-
tenza. Dobbiamo ritornare al cortile,
organizzare gli oratori, rilanciare l’asso-
ciazionismo, favorire i movimenti giova-
nili … I ragazzi e i giovani sono lì, ad
aspettarci; molti senza casa e senza
scuola. Dobbiamo pensare a loro e
metterci accanto a loro, trasformando
in realtà la spiritualità del da mihi animas
cetera tolle.
Lo possiamo fare contando sulla grazia
di Dio e sulla solidarietà di tutta la Con-
gregazione e di moltissime altre per-
sone. La nostra vita è già, di per sé,
azione di grazia
“Da parte nostra sentiamo il
bisogno di rinnovare il nostro
impegno nella rinascita del
paese, rifondando di pari
passo la Congregazione con
presenze che siano rispondenti
alle attese e ai bisogni della
società haitiana, della Chiesa,
dei giovani”
111

12.4 Page 114

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ROMA GENERALIZIA
O salesiani santi,
o non salesiani…
Incontro dei novizi dell’Europa
a Torino
dei novizi di Monte Oliveto (Pinerolo)
L“ a santità del Padre fu la causa effettiva della vo-
cazione di tutti i suoi figli”. Queste parole di don
Paolo Albera possono ben fare da sfondo ad una ri-
flessione circa l’incontro - che è anche chiamata - dei
noviziati europei, come se tale incontro tra i prossimi,
novelli figli di Don Bosco, desiderosi di diventare
come il loro padre, fosse stato proprio ispirato da lui,
ancora umile servo della volontà di Dio che vuole
tutti partecipi della Sua santità.
Per questa via, all’interno delle iniziative legate al Pro-
getto Europa, e ai festeggiamenti per il 150° della
fondazione della Congregazione salesiana, il dica-
stero per la formazione ha progettato d’inserire un
incontro di tutti i novizi d’Europa, quale occasione
proficua e strategica per permettere a questi di fare
una prima conoscenza e d’iniziare a costruire così
una possibile, futura, solidale e giovane rete salesiana
europea.
L’incontro ha avuto luogo da venerdì 21 a lunedì 24
maggio, presso il noviziato di Monte Oliveto, a Pine-
rolo (TO). Il maestro don Carlo Maria Zanotti, il socio
don Ivan Ghidina, i confratelli e tutti i novizi hanno
accolto con gioia l’arrivo di altre comunità di novi-
ziato. In tutto i novizi erano più di 50, provenienti da
Monte Oliveto, da Genzano di Roma, da Madrid,
dalla Slovacchia e dalla Polonia.
Le giornate trascorse hanno veduto i novizi impegnati
in momenti di studio, sulla figura storica del beato Mi-
chele Rua, di fraternità e spiritualità, arricchite dalla
112

12.5 Page 115

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visita ai luoghi in cui il carisma salesiano
è sbocciato.
I novizi, guidati dai loro formatori,
hanno iniziato col ricordare l’anniversa-
rio di fondazione della Congregazione
salesiana rileggendo e commentando
l’episodio del 18 dicembre 1859 ripor-
tato nelle Memorie Biografiche. Hanno
presentato i cammini e le peculiarità
dei vari noviziati tenendo conto dei
tratti specifici delle culture e delle tra-
dizioni di ciascun Paese. Hanno poi
condiviso la propria esperienza voca-
zionale, momento formativo e spiri-
tuale centrale di tutto l’incontro. Il
pellegrinaggio alla Madonna della
Grazie di Pinerolo e l’incontro con
mons. De Bernardi, ordinario del luogo,
ha infine sancito il legame stretto tra
salesiani e Chiesa locale e universale.
La parte finale dell’incontro ha avuto
luogo a Valdocco in occasione della
Festa di Maria Ausiliatrice, nella cui ce-
lebrazione i novizi hanno preso parte
attiva, e della riunione di tutti i vescovi
salesiani del mondo.
Freschi di Costituzioni, nello
spirito così bello ed esigente
di fraternità,
i novizi hanno esternato
le loro impressioni,
tutte positive
Freschi di Costituzioni, nello spirito, così
bello ed esigente, di fraternità, positive
sono state le impressioni che i novizi
hanno manifestato, sia durante che ad
incontro concluso, da tutti considerato
potenzialmente fecondo.
“Bello, interessante il confronto con
altre culture, con le diverse esperienze
spirituali e di fede. Peccato non ci fosse
più tempo per approfondire una cono-
scenza, la quale spero abbia spazio di
crescita futura”, rivela Giacomo, come
per suggerire altre occasioni d’incontro
e scambio. Gli fa eco Ivan: “Bello il con-
fronto, in vista di mantenere un legame
d’amicizia in Cristo profondo e dura-
turo. Nonostante non sia facile inserire
questo incontro all’interno del perso-
nale cammino formativo, ed è forte la
tentazione di considerarlo solo una
bella parentesi. Ma ci teniamo uniti
nella preghiera e nella consapevolezza
di essere amati da Dio e da lui chiamati
a seguire Don Bosco come educatori di
paradiso coraggiosi e intraprendenti”.
“Mi è piaciuto particolarmente” – am-
mette Davide – “come ciascun gruppo
di novizi abbia la sua impronta e la
voglia lasciare, il suo stile, la sua sfuma-
tura particolare. Ciò testimonia la va-
rietà e originalità dello Spirito”.
Queste sono solo alcune delle impres-
sioni, ma simboleggiano in generale la
buona riuscita dell’incontro e il giudizio
complessivo positivo da parte di tutti i
novizi. Al di là delle differenze, sfida e
ricchezza dell’oggi e del domani, resta,
crediamo, nel cuore di tutti, il desiderio
grande di rimanere, con lo stile
salesiano, nel cuore di Cristo, e su
questo fondare la propria vita religiosa.
Un bel segno e una grande speranza
per una Congregazione che vuole con-
tinuare il suo cammino come porta-
trice dell’amore di Dio ai giovani
SALESIANI 2011
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12.6 Page 116

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ROMA GENERALIZIA
Comunità della Missione di Don Bosco - CMB, 28° grouppo della Famiglia Salesiana
Quattro verbi per l’azione educativa
Salesiani della Comunità della Mis-
sione di Don Bosco, già! Salesiani
CMB! Dopo un cammino di 15 anni
eccoci ad essere riconosciuti come 28°
gruppo della Famiglia Salesiana di Don
Bosco, dallo scorso gennaio 2010. Che
dire … ci siamo sempre sentiti salesiani
per diverse ragioni ma sentircelo dire uf-
ficialmente, è una conferma che riempie
il cuore di gioia e rinnova lo slancio apo-
stolico. Operare per il bene dei ragazzi
secondo quanto ci insegna Don Bosco
è una vocazione che impegna la vita e
non solo i momenti del tempo libero e
di servizio specifico in un determinato
ambiente.
Già dal 1990 ci è stato detto che era-
vamo chiamati a trafficare il dono di
Don Bosco al servizio delle Diocesi, non
esclusivamente, ma certo quella strada
sembrava particolarmente indicata. In-
fatti la prima parrocchia non salesiana
della Diocesi di Bologna, dove è stata
fondata la Comunità, che ha chiamato
la Comunità per aprire l’Oratorio (1996)
di Guido Pedroni cmb
è stata San Carlo, dove circa 100 anni
prima arrivarono i primi salesiani inviati
da don Michele Rua. Possiamo dire che
questo è per noi un segno concreto di
originalità nel cammino di servizio ai
giovani? Noi ci crediamo.
Questa peculiarità operativa è sicura-
mente suggestiva ma non è senza diffi-
coltà, soprattutto perché è necessario
rimanere fedeli alla propria identità in
un contesto che ti chiede, spesso, di se-
guire le indicazioni diocesane o le linee
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pastorali e personali dei parroci. Due
realtà diocesane sono interessanti in
questo percorso di pastorale giovanile,
la prima proprio nella Diocesi di Bolo-
gna e la seconda in un distretto missio-
nario in Madagascar, nella Diocesi di
Fianarantsoa.
A Vado, una piccola cittadina dell’Ap-
pennino bolognese, il parroco ha affi-
dato alla Comunità la pastorale giovanile
e l’animazione dell’Oratorio. In questo
caso si vive un rapporto di grande fidu- caviamo una indicazione forte: abbiamo la CEI lancia l’emergenza educativa per i
CMB cia e stima reciproca, dove sono coin-
volti oltre che bambini e ragazzi, anche
alcune famiglie che si accorgono del
clima familiare in cui si vive.
L’attività ha nei percorsi formativi diver-
sificati a seconda delle età, il punto
fondamentale. Il sussidio formativo
scoperto che il Sistema Preventivo di
Don Bosco può essere vissuto oggi con
una originalità tipica, che prende forza
dall’attività che si cerca di portare avanti
là dove si è presenti e che viene rias-
sunto per la linea operativa della Comu-
nità nei quattro verbi indicati di seguito:
prossimi 10 anni; lo stesso Pontefice sot-
tolinea più volte e con forza l’urgenza
educativa e la necessità di educare.
Parafrasando San Paolo si potrebbe dire
che la“buona battaglia per ilVangelo”di-
venta oggi la“buona battaglia per l’edu-
cazione”. E’ una missione che si cerca di
generale preparato dalla CMB stessa è di Credere, creare, suscitare e portare avanti con uno spirito missiona-
aiuto per il cammino di fede personale coinvolgere
rio che si identifica con un valore speci-
ma anche per arrivare a mettersi al ser-
fico della Comunità della Missione,
CMB vizio dei più piccoli.
In particolare è presente il gruppo degli
educatori e il gruppo giovani della Co-
munità, quest’ultimo formato da quegli
educatori che stanno facendo un cam-
mino formativo comunitario specifico.
A Vohimasina, villaggio di brusse sulle
credere che Cristo arriva al cuore dei ra-
gazzi (e anche al nostro); dobbiamo cre-
dere in un “umanesimo salesiano” come
diceva Don Bosco;
creare relazione, cioè occasioni di dia-
logo, di confronto, di gioco, per…
suscitare l’attenzione dei ragazzi e…
indicato come Stato di Missione.
Tutta la nostra azione educativa è in
Stato di Missione e non importa se in
Italia, in Madagascar o in Argentina, l’im-
portante è essere presenti sul territorio
con una costante attenzione ai ragazzi,
con la voglia di“provocarli”, di richiamare
la loro attenzione, di renderli consape-
montagne intorno a Fianarantsoa, l’ani-
voli, credendo che il Signore anche oggi
mazione dell’Oratorio, la catechesi e coinvolgere la loro responsabilità.
può arrivare al loro cuore attraverso la
l’animazione dei diversi gruppi giovanili
nostra testimonianza.
CMB è stata affidata alla CMB locale, che da
alcuni anni scandisce il percorso forma-
tivo ed ecclesiale dei numerosissimi
bambini e ragazzi presenti in quella
zona. Anche qui esiste un gruppo gio-
vani della Comunità formato da una
dozzina di ragazze che si formano per
l’entrata in Comunità e per mettersi sta-
Prevenire, prevenire, ancora prevenire; è
un problema oggi perchè sembra di
essere all’interno di un sistema che arriva
prima del bene; sembra che il sistema
preventivo sia utilizzato da altri; sembra
che il cuore dei ragazzi sia preso da altri
interessi, altri pensieri, altre suggestioni,
così come le loro famiglie.
Questo è un punto essenziale: Lui può
arrivare al loro cuore se siamo capaci di
rendere una testimonianza credibile,
cioè con uno spirito di accoglienza, at-
tenzione, condivisione che porti a vivere
la relazione tra ragazzi ed educatori nella
familiarità affettiva ed effettiva.
bilmente al servizio dei bambini.
La preoccupazione generale, ma anche Penso che sia questo quello che ci viene
Da queste due esperienze di vita e di vita molto generica, è per i ragazzi, che chiesto all’interno della nostra vocazione
oratoriana (ma non solo da queste), ri- hanno perso i riferimenti fondamentali; specifica
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ROMA GENERALIZIA
Mons. Malayappan Chinnappa,
arcivescovo di Madras (India)
Carissimi Confratelli,
Ècon il cuore colmo di gratitudine che
in questa Eucaristia desidero rendere
grazie a Dio per gli intensissimi giorni tra-
scorsi a Torino con i Salesiani Cardinali, Ar-
civescovi e Vescovi, insieme al Rettor
Maggiore e al Consiglio generale. Siamo
stati convocati proprio dal Rettor Mag-
giore per celebrare i 150 anni di fonda-
zione della nostra Congregazione, per
ricordare il centenario della morte di Don
Rua e nello stesso tempo il 125° anniver-
sario della elezione e ordinazione del
primo salesiano Vescovo, il Cardinal Gio-
vanni Cagliero.
Sono stati giorni in cui ci siamo sentiti a
casa, vivendo un grande spirito di famiglia,
in un clima di sincera cordialità e con un
vero coinvolgimento da parte di tutti. Nella
Casa Madre di Valdocco abbiamo perce-
pito la presenza di Don Bosco, come pure
ai Becchi a Castelnuovo. Aldilà di ciò che
abbiamo condiviso insieme e delle espe-
rienze vissute, gli stessi luoghi salesiani ispi-
ravano un’atmosfera tutta particolare e ci
richiamavano la nostra comune vocazione
salesiana. Qui abbiamo compreso meglio
cosa significhi ripartire da Don Bosco, nel-
l’avvicinarsi ormai al Bicentenario della sua
nascita nell’anno 2015.
Per me è stato come un secondo noviziato,
un bagno di salesianità, un profondo rinno-
vamento spirituale. Tutti hanno vissuto dav-
vero una intensa esperienza spirituale, il cui
frutto immediato era un’allegria spontanea
ed una gioia contagiosa. Nelle nostre Dio-
cesi non abbiamo la possibilità di essere a
contatto con le sorgenti del nostro carisma;
abbiamo così potuto rinnovare le scelte
della nostra vocazione, che rimangono
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SALESIANI 2011

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Carisma Salesiano e
Ministero Episcopale
Incontro dei vescovi salesiani
Il Rettor Maggiore, don Pascual
Chávez, ha convocato i 120 vescovi
salesiani del mondo intero a Torino dal
21 al 25 maggio 2010 con il motto e il
tema: “Carisma Salesiano e Ministero
Episcopale”. Sfide e cammini di fede per
una nuova evangelizzazione dei gio-
vani di oggi! Nel 125º anniversario della
consacrazione di Mons. Giovanni Ca-
gliero”. Nel suo discorso di apertura egli
fa notare:“Carissimi fratelli vescovi, sono
veramente lieto di darvi il benvenuto
più cordiale, ringraziarvi per la risposta
positiva all’invito a questo Incontro, e
manifestarvi la gioia per la vostra pre-
senza. Questa è sempre la vostra casa,
il nostro focolare, perché in qualche
modo tutti noi Salesiani siamo nati qui,
a Valdocco”.
Sono stati cinque giorni di convivenza
fraterna, di preghiera serena e di rifles-
sione profonda, celebrati nella luce
delle solennità di Pentecoste e di Maria
Ausiliatrice. La città di Torino, Valdocco
e Colle Don Bosco sono stati testimoni
di questo evento ecclesiale-salesiano,
condiviso anche dal Consiglio Gene-
rale. Innumerevoli le testimonianze e le
lettere di ringraziamento arrivate al
Rettor Maggiore da parte di cardinali,
arcivescovi e vescovi partecipanti.
Eccone una che riassume il sentire ge-
nerale:
sempre presenti in noi e che in un’oc-
casione straordinaria come questa ab-
biamo potuto ravvivare.
Anche la visita alla Sacra Sindone ha
arricchito queste nostre giornate.
Nell’Eucaristia ci hanno aiutato a pre-
gare i novizi salesiani di tutta Europa.
Questo prezioso lenzuolo rimanda
alla passione di un uomo, che ha una
grande somiglianza con la descri-
zione dei vangeli. Il Rettor Maggiore
don Pascual Chávez e l’Arcivescovo di
Torino Cardinal Poletto ci hanno illu-
strato il senso di questa visita che ri-
chiama la passione di Cristo e la
passione dell’uomo: “Passio Christi,
passio hominis”. Guardando l’uomo
della Sindone siamo stati invitati a
prenderci cura nel nostro ministero di
tutti coloro che soffrono.
Le solennità di Pentecoste e di Maria
Ausiliatrice ci hanno fatto vivere a Val-
docco come in un Cenacolo. La pro-
cessione di Maria Ausiliatrice è stata
molto partecipata e nello stesso
tempo vissuta con raccoglimento e
spirito di preghiera. Quante esperienze
abbiamo vissuto in poco tempo!
Siamo grati a Dio e al Rettor Maggiore.
Sono stati giorni indimenticabili.
Siamo orami agli ultimi giorni del mese
di maggio; la Vergine Maria ci accom-
pagni, perché possiamo portare frutti
abbondanti nelle nostre diocesi di ciò
che con larghezza è stato seminato
nella nostra vita. Ella accompagni con
la sua intercessione La nostra Congre-
gazione, la famiglia salesiana, il Rettor
Maggiore con il Consiglio generale e
tutti i confratelli salesiani
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ROMA GENERALIZIA
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SALESIANI 2011
Non basta essere
evangelizzati …
ma è importante diventare
protagonisti dell’evangelizzazione
141ª spedizione missionaria
di don Stanislaw Rafalko sdb
La vocazione cristiana in tutte le sue
dimensioni è per sua natura una
vocazione missionaria. In modo
particolare un cristiano laico, religioso,
sacerdote o vescovo, che vive il carisma
di Don Bosco sente, come lui, l’urgenza
di evangelizzazione.
In vista della preparazione della 141ª
spedizione missionaria, don Václav Kle-
ment, Consigliere Generale per le Mis-
sioni, scriveva agli ispettori salesiani: Per
Don Bosco essere cristiano significa
sentirsi inviato – mandato da Dio a pro-
clamare il Vangelo. Non c’è maniera più
soddisfacente e felice di spendere la
propria vita, che donarsi come missio-
nario ad gentes ad extra – ad vitam,
con tutta la radicalità del da mihi
animas, cetera tolle.”
E infatti nel corso di 150 anni della con-
gregazione salesiana, da Valdocco sono
partiti più di 11.000 missionari. Come
ogni anno, anche questa volta, l’ultima
domenica di settembre, il nono succes-
sore di Don Bosco, don Pascual Chávez,
consegnando il crocifisso missionario,

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13.1 Page 121

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ha inviato nuovi gruppi di
salesiani, Figlie di Maria Ausi-
liatrice e volontari laici per
portare Gesù in tutti e cinque
i continenti. E’ stata la 141ª
spedizione missionaria, co-
La testimonianza dei missionari salesiani
e laici può essere un appello per tanti giovani
a fare il discernimento vocazionale
e missionario, secondo l’invito di Gesù:
Venite e vedrete
gliamo dare un impulso forte
al volontariato missionario
salesiano in tutte le nostre
Ispettorie. Un giovane missio-
nario durante il corso di pre-
parazione alla spedizione, che
minciando da quella prima,
si è svolto in settembre a
fatta da Don Bosco stesso nel 1875. zione è stato l’invio di volontari laici, Roma nella casa generalizia disse: “Di-
che di anno in anno si rende presente ventando salesiano, ho scoperto la
La missionarietà è particolarmente viva sempre più nella storia delle spedizioni gioia di essere discepolo di Gesù. Il Si-
oggi, perché il mondo è tornato ad missionarie.
gnore mi ha fatto capire, che non
essere “terra di missione”- scriveva Don
posso conservare questa esperienza
Pascual Chávez nella strenna 2010. In- Il desiderio del Rettor Maggiore solo per me stesso, ma che la devo
fatti la tradizionale distinzione per i espresso nella strenna 2010, che i gio- condividere con altri giovani molte
paesi di missione e quelli già cristiani, vani da discepoli diventino evangeliz- volte smarriti come lo ero io prima.
non vale più, visto che anche l’Europa zatori dei giovani, si fa sempre più Sarò un missionario dell’Asia in
è sempre più una terra di missione. In realtà. Ogni anno infatti, centinaia di Europa.” Invece una volontaria della
questo contesto è significativo il fatto, giovani volontari da diverse nazioni Polonia, dopo essere tornata da un
che tra i 38 salesiani che hanno rice- vengono mandati in diversi continenti anno di servizio tra i ragazzi di strada
vuto il crocifisso missionario, 12 ven- per essere evangelizzatori dei loro in Perù, disse: “È una cosa eccezionale
gono dal Vietnam e gran parte di loro coetanei. Questo dinamismo giova- condividere con gli altri l’amore di
sono giovani salesiani in fase di forma- nile espresso nel volontariato missio- Cristo e la propria piccola fede.”
zione iniziale. Inoltre, 11di questi nuovi nario, in modo particolare sarà il tema
missionari sono stati inviati in diversi della Giornata Missionaria Salesiana La testimonianza dei missionari
paesi europei nel contesto del Pro- 2011: I volontari per proclamare il Van- salesiani e laici può essere un appello a
getto Europa che, anche se non è gelo. Nell’anno del 125º anniversario tanti giovani per fare il discernimento
facile, comincia a dare i primi frutti. Il del quinto sogno missionario – ultimo vocazionale e missionario secondo l’in-
terzo fatto significativo della spedi- – che Don Bosco fece a Barcellona, vo- vito di Gesù: Venite e vedrete
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13.2 Page 122

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Grazie
Redazione:
Don Filiberto González Plasencia,
Consigliere per la Comunicazione Sociale
Membri del Dicastero della CS
Traduttori:
Don Francesc Balauder sdb
Don Wilfried Mushagalusa sdb
Don Luciano Coldebella sdb
Don Hilário Passero sdb
Don José Antenor Velho sdb
Don Julian Fox sdb
Gian Francesco Romano
Sig.ra Oralia Alejos
Si ringraziano:
Don Guillermo Basañes,
Consigliere per Regione Africa-Madagascar
Don Natale Vitali,
Consigliere per Regione America Cono Sud
Don Andrew Wong,
Consigliere per Regione East Asia-Oceania
Don Maria Arokiam Kanaga,
Consigliere per Regione Asia Sud
Don Štefan Turanský e Don Marek Chrzan,
Consigliere per Regione Europa Nord
Don José Miguel Núñez Moreno,
Consigliere per Regione Europa Ovest
Don Esteban Antonio Ortiz,
Consigliere per Regione Interamerica
Don Pier Fausto Frisoli,
Consigliere per Regione Italia-Medio Oriente
Don Klement Václav,
Consigliere per le Missioni
Le Procure delle Missioni Salesiane
Stampa:
Editoria Don Bosco
Bratislava, Slovakia
Editrice S.D.B.:
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Via della Pisana 1111, Casella Postale 18333,
00163 Roma-Bravetta, Italia
Per ulteriori informazioni:
redazionerivistesdb@sdb.org
www.sdb.org
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