INTRODUZIONE


INTRODUZIONE



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CG21 424/4.0.41






DOCUMENTO 2





IL SALESIANO

COADIUTORE


Una vocazione di "religioso laico"

a servizio della missione salesiana

SOMMARIO





n.

INTRODUZIONE 166-170


1, Il SC nella Comunità Salesiana 171-196


1,1 Lineamenti fondamentali dell'identità vocazionale dei SC 172-180

1.2 L'azione apostolica del SC 181.185

1.3 Alcuni tratti della vita spirituale del SC 186-191

1.4 La partecipazione alla vita e al governo della Congregazione 192-193

1.5 Essenziale correlatività tra SC e SP 194-196


2. La Congregazione Salesiana e il SC 197-198


3. Il servizio del Superiore Salesiano e li SC 199-205


3.1 Il problema 199

3.2 La riflessione e le deliberazioni del CGS 200

3.3 Il Convegno Mondiale Salesiano Coadiutore e i CI '77 201-202

3.4 Il CG21 203-205


4. Orientamenti Operativi 206-211

IL SALESIANO COADIUTORE

una vocazione di "religioso laico"

al servizio della missione salesiana


166

Il cuore grande di Don Bosco avrebbe voluto salvare il mondo intero: per questo fu costantemente alla ricerca di collaboratori che lo aiutassero a realizzare il suo sogno apostolico. Primi furono i suoi stessi giovani; vennero in seguito sacerdoti, chierici e laici. Alcuni di essi diventarono i suoi salesiani «sacerdoti, chierici e laici» previsti e voluti dalia prima stesura, manoscritta, delle sue Regole (1858-60).1

Ai SC Don Bosco indicò una specifica via alla santità nella prestazione di svariati servizi alla Comunità: responsabilità amministrative e direzionali di particolari settori; compiti educativi e apostolici; attività evangelizzatrici in terra di missione e una gamma vastissima di altre attività. Vedeva la necessità e la ricchezza della loro presenza in Congregazione come partecipi all'opera apostolica della comunità nello svolgere mansioni più adatte al laico che al sacerdote, e nella possibilità di portare una testimonianza cristiana e la loro opera evangelizzatrice là dove per il sacerdote era inopportuno o impossibile arrivare.2

Questo primo secolo di storia della Congregazione testimonia il progressivo, e non sempre facile, realizzarsi dell'intuizione di Don Bosco in forme sempre più ricche, svariate e profonde.


11 CG 19 (1965), attento alla nuova sensibilità e alle nuove esigenze 167 della Chiesa in Concilio, affrontò tra l'altro lo studio della figura del SC, soi.tolineandone la realtà originale e caratteristica. Ricordò come egli sia «un elemento costitutivo della Società salesiana, che senza il Coadiutore non sarebbe più quella che Don Bosco volle »; 3 curò una sua più viva inserzione nella vita della Congregazione;4 si interessò per una sua più completa formazione,5 «lasciando agli organi com




1 MB V, 937.

2 MB XII, 152,823; XIV, 394, 783; XVI, 312-314.

3 ACS 244 p. 65.

4 ACS 244 p. 69.

5 ACS 244 p. 71-72.

patenti l'incarico di proseguire lo studio della particolare realtà del SC sotto l'aspetto spirituale, giuridico, storico e apostolico, allo scopo di elaborare una dottrina e una spiritualità del confratello laico ».6

168 Il CGS (1971), chiamato a definire in maniera rinnovata l'identità globale della Congregazione, esaminò la figura del SC nel contesto della missione salesiana attuata dalla comunità religiosa. Parlando dei corresponsabili della nostra missione, affermò la complementarità delle funzioni, la necessità di coesione e di corresponsabilità fraterna fra tutti i membri in vista del raggiungimento degli obiettivi pastorali salesiani. Delineò quindi l'identità del SC, la sua vocazione divina e originale, la sua partecipazione a tutte le forme educative e pastorali salesiane non legate al ministero sacerdotale, il suo ruolo integrante e insostituibile per la riuscita del lavoro comune .7

Concluse con alcuni orientamenti operativi, in cui tra l'altro si afferma: «Il lavoro più importante e decisivo da compiere rimane però la sensibilizzazione o mentalizzazione, come si dice, dell'intera Congregazione di fronte al coadiutore salesiano».' A questo scopo indisse l'organizzazione di Convegni ispettoriali, regionali e mondiale.9

169 I1 «Convegno Mondiale Salesiano Coadiutore », che si tenne a Roma dal 31 Agosto al 7 Settembre del 1975, trattò i seguenti temi: identità dei SC nei suoi aspetti storici, teologici, giuridici; sua azione apostolica; sua formazione; proposta della vocazione religiosa laicale ai giovani della società attuale.

Da questo Convegno assieme a notevoli apporti dottrinali emergevano anche evidenti problemi 1° su cui tornarono a un anno di distanza numerosi Capitoli ispettoriali convocati per la preparazione del CG 2I. Essi chiesero a questo CG di raccogliere organicamente gli studi e le riflessioni degli ultimi anni nel tentativo di rispondere ai problemi ancora aperti. 11

Forse l'attuale crisi vocazionale, più grave per i coadiutori che per i sacerdoti, e le difficoltà di convivenza e di collaborazione che affiorano talvolta nelle comunità, sono dovute anche a una incompleta conoscenza e, di conseguenza, a minore apprezzamento della figura del SC. « A differenza della crisi del sacerdote, che è di svuotamento e



6 ACS 244 p. 70.

7 Cost 34; ACGS 145-149.

8 ACGS 184.

9 ACGS 184.

10 ACMSC p. 545-554.

11 Sch Prec. 349-351.

deformazione della sua identità, l'essenza della crisi del SC è di ignoranza della sua identità, o, se vogliamo, proviene da una conoscenza inadeguata, mortificata o addirittura falsata. Ignoranza che purtroppo si deve spesso lamentare nei Salesiani sacerdoti e... talvolta perfino negli stessi confratelli coadiutori».l2

170

Il CG21 intende innanzitutto affermare la piena validità di questa vocazione di religioso laico, in tutte le espressioni volute da Don Bosco e in quelle altre che sono richieste dalla missione salesiana oggi.

In secondo luogo vorrebbe rispondere almeno in parte alle attese della Congregazione con un ripensamento della figura del SC nel quadro del CGS e alla luce della teologia del Vaticano II, Questo studio, più che esaurire l'argomento, continua una riflessione e ne incoraggia ulteriori approfondimenti sulla linea aperta dal Concilio nel campo della teologia della vita religiosa in generale e della vita religiosa laicale in particolare.

Il nostro lavoro si pone così sulla linea del tema proposto per il CG21: «Testimoniare e annunciare il Vangelo, perché il SC è componente indispensabile della comunità salesiana evangelizzata ed evangelizzatrice, e come tale chiamato a essere sempre e dappertutto autentico testimone e fedele evangelizzatore.


1. IL SALESIANO COADIUTORE NELLA COMUNITA' SALESIANA

171

Don Bosco, nel suo impegno di salvare la gioventù, non si servì soltanto di collaboratori saltuari ed isolati, ma, per ispirazione dello Spirito Santo, raccolse quelli più fedeli ed affezionati in una Congregazione. Non saranno quindi i singoli a portare avanti il suo messaggio, ma le sue comunità, «formate di ecclesiastici e laici», fraternamente e profondamente integrati tra di loro.f3 Per questo, solo nella comunità fraterna ed apostolica può essere adeguatamente studiata e valutata la dimensione esatta di ogni Salesiano.

Nel trattare l'identità vocazionale del SC occorre perciò partire dalla sua condizione di membro della comunità salesiana e tenerla pre-



12 ACMSC p. 607.

13 ACMSC p. 88-89; Cost manoscritte MB V, 937.


sente in tutto il corso della trattazione. Nella comunità egli vive, sviluppa, testimonia la sua vocazione; in essa rivela a sé e agli altri la sua vera identità.


1.1 Lineamenti fondamentali

dell'identità vocazionale del SC


172 Ad un primo sguardo di insieme appare che il SC non è un «ecclesiastico »14 e neppure semplicemente un «laico»:15 è un battezzato chiamato da Dio a darsi totalmente a Lui in Cristo, per servirlo come «religioso laico» nella Congregazione salesiana. In essa e in comunione con il Salesiano sacerdote, realizza con lo spirito di Don Bosco la missione specifica di promuovere l'educazione integrale cristiana dei giovani, specialmente i più poveri.l6 Conviene ora esaminare più dettagliatamente alcuni elementi.


1.1.1. Una vocazione salesiana completa e significativa


173 Dicono le Costituzioni: «Il cristiano che entra nella Società come coadiutore risponde a una vocazione divina originale: quella di vivere la consacrazione religiosa laicale al servizio della missione sa

lesiana ».17

Questa vocazione è una realtà:

- concreta. Dio non chiama ad essere genericamente salesiano, ma fa comprendere, a volte gradualmente, che la chiamata è per realizzare il progetto di Don Bosco come religioso laico;

- in sé completa. All'interno della Congregazione non ci sono due gradi diversi, perché il SC condivide tutti gli elementi che compongono la vocazione salesiana: missione giovanile, comunione fraterna-apostolica, consacrazione religiosa, spirito salesiano.' Di conseguenza egli partecipa alla missione a titolo proprio e non derivato da altri; 19

- originale. I1 SC è una «geniale creazione del gran cuore di Don

Bosco, ispirato dall'Ausiliatrice» (Don Rinaldi).2° Questa vocazione è perciò caratteristica rispetto ad altre.: all'interno della



14 Cfr LG III, specialmente n° 28-

15 Cfr LG 31.

16 Cfr Cost 2-7.9-10.17-20.40.

17 Cost 37.

18 Cfr PC 10.

19 Cfr Cost 3.

20 Cfr ACS 40 p. 572.

Chiesa, perché a servizio della missione salesiana; e all'interno della Famiglia Salesiana. perché vissuta come religioso laico in una comunità con caratteristiche proprie ereditate dal Fondatore;

- significativa. Essa investe tutte le dimensioni della vita e offre la possibilità di un pieno sviluppo della propria personalità.


1.1.2 Che si innesta nella vocazione cristiana

174

La vocazione del SC è uno sviluppo della consacrazione conferita dai sacramenti del battesimo e della cresima, mediante la quale egli vive integralmente i valori cristiani del Popolo di Dio: santificato e inviato da Dio Padre per la salvezza del mondo, partecipa della missione e azione di Cristo profeta, sacerdote e pastore, e così si inserisce nella missione propria della Chiesa di testimoniare e annunciare il Vangelo.

Nella sua vocazione di religioso laico salesiano, il SC valorizza gli atteggiamenti cristiani fondamentali: la coscienza della comune dignità di figli di Dio e fratelli in Cristo, della comune corresponsabilità nella edificazione del suo Corpo, e della comune vocazione alla santità; la libertà evangelica, dono dello Spirito, il vivo senso dell'appartenenza alla Chiesa locale presieduta dal Vescovo, la rinnovata presenza nella società, e infine la solidarietà cristiana specialmente con i poveri, la sensibilità e l'apertura ai segni dei tempi », l'attenzione fattiva alle necessità concrete.21


1.1.3 Al servizio della missione salesiana

175

Per realizzare pienamente la sua missione di promozione umana e cristiana tra i giovani poveri e abbandonati, Don Bosco ritenne necessario il contributo del religioso laico.

La vocazione rende ogni SC partecipe della missione salesiana affidata alla comunità, e corresponsabile della sua attuazione. Ogni SC « riceve una parte della missione salesiana da compiere a titolo di rnembro, e quindi in stretta solidarietà con i suoi confratelli»; per questo ogni suo «servizio nella comunità, anche se non è apostolato diretto, partecipa di detta missione, ed è un servizio e una testimonianza dalle dimensioni ecclesiali»,22



21 Cfr ACMSC p. 116-126.

22 Cfr ACGS 29.

1.1.4 Vissuta e realizzata in comunità

176 11 progetto apostolico di Don Bosco è comunitario. Per questo il SC riceve da Dio la vocazione salesiana in vista della sua entrata nella comunità, e la vive all'interno di essa con la coscienza della sua comune dignità di fratello, come Don Bosco lo volle e la tradizione salesiana ha più volte ribadito.23 Fede e carità fondano questa fraternità salesiana caratterizzata dallo spirito di famiglia. Ed è questo spirito che crea nella comunità il «clima di affetto ricambiato, fatto sostanzialmente di stima e di confidenza reciproca, e porta allo scambio fraterno e alla condivisione dei beni tra i confratelli».`

Partecipa alla comunione di preghiera, all'ascolto della Parola di Dio, ai sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione.

Prende parte corresponsabilmente alla programmazione, alla attuazione e alla revisione del progetto apostolico comunitario.

Viene costantemente animato nella fedeltà alla sua specifica vocaAionc, e diventa, insieme con i suoi confratelli, un segno della nuova e definitiva fraternità instaurata da Cristo.



1.1.5 Con la professione dei Consigli evangelici


177 Il SC è cosciente che la santificazione personale e la missione affidatagli sono impegni superiori alle forze umane. Ma sa che il Signore, dopo averlo chiamato, lo rende capace di conseguirli con una particolare consacrazione che pervade tutta la sua vita e la sua azione. Sotto l'azione dello Spirito il SC risponde alla chiamata di Dio offrendogli la totalità del suo essere e del suo agire per la salvezza dei giovani.

Esprime questo suo impegno nei voti religiosi con cui testimonia il suo modo di essere discepolo di Cristo, e annunzia la vita nuova e la futura risurrezione. La professione dei Consigli evangelici costituisce un elemento essenziale del suo essere salesiano.25

Il SC scopre inoltre nella professione religiosa un suo profondo legame con la missione salesiana e la vita di comunione. Trova nei voti una garanzia di autenticità e di soprannaturale efficacia per la sua missione, una sorgente di fraternità e di carità pastorale, di slancio e dinamismo apostolico. I voti lo rendono anche totalmente




23 Cfr ACG XIX p. 65-67; ACGS 146.

24 ACGS499.

25 Cfr LG 44 e Cost 3.

disponibile agli altri, e lo impegnano a vivere integralmente il Vangelo, che deve testimoniare e comunicare ai giovani.26


1.1.6 Caraiterizzala dalla laicitìr

178

La dimensione laicale è la forma concreta con cui il SC vive e agisce come religioso salesiano. E' questa la sua caratteristica specifica, un valore rilevante ed essenziale della sua identità. La laicità non va quindi intesa come qualcosa di negativo; non si riduce neppure a un servizio o a una semplice funzione; è invece l'insieme dei valori che caratterizzano il cristiano laico qualificato dalla consacrazione religiosa salesiana.

Ecco come il CGS delinea questa laicità: « Egli vive con le caratteristiche proprie della vita religiosa la sua vocazione di laico che cerca il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio; esercita il sacerdozio battesimale, la sua funzione cultuale. profetica e di testimonianza, e il suo servizio regale, in modo da partecipare veramente alla vita e alla missione di Cristo nella Chiesa; realizza con l'intensità che deriva dalla sua specifica consacrazione e per «mandato » della Chiesa, non in persona propria come semplice secolare, la missione di evangelizzazione e santificazione non sacramentale; svolge la sua azione di carità con maggior dedizione all'interno di una Congregazione che si dedica all'educazione integrale dei giovani particolarmente bisognosi; infine, come religioso, anima cristianamente l'ordine temporale, avendo egli rinunciato alla secolarità, con un apostolato efficacissimo, educando i giovani all'animazione cristiana dei lavoro e degli altri valori umani ».27

La dimensione laicale investe tutta la vita del SC: la missione salesiana, la vita di comunità, l'azione apostolica, la professione religiosa, la preghiera e la vita spirituale sono vissute da lui come religioso laico. In questo modo l'intera sua esistenza si trasforma in una testimonianza salesiana concreta sia verso i confratelli sacerdoti, sia verso i destinatari, sia, in genere, verso tutti i gruppi della Famiglia Salesiana. E ciò fa assumere anche alla comunità salesiana un aspetto suo proprio voluto da Don Bosco: arricchita della dimensione laicale, è capace di accostarsi al mondo in maniera più apostolicamente valida,28


26 Cfr Cost 68-72; ACGS 106. 117-125.

27 ACGS 149.

28 Cfr ACMSC p. 147-154. 574-576.

179 I1 SC si differenzia dai secolari sacerdoti e laici per la consacrazione religiosa; in quanto religioso salesiano si differenzia dai consacrati in altre famiglie religiose o in Istituti secolari, e dagli altri gruppi della Famiglia Salesiana; in quanto Salesiano laico si differenzia dal Salesiano sacerdote. Questa non è una differenza di classe, ma carismatica, che non deve essere né dissolta in un genericismo salesiano che disattende le differenziazioni concrete, né essere isolata dalla correlativa dimensione sacerdotale, poiché nella nostra Congregazione «il SC porta la sua caratteristica laicità in stretto rapporto di integrazione con la sacerdotalità del Salesiano prete ».29 Si corre il primo rischio quando si sottolineano gli elementi comuni ai SC e ai SP, affermando soltanto che tutti siamo Salesiani»; in questo modo si dimostra di considerare la laicità o la sacerdotalità come elemento accidentale e secondario. Considerando invece i singoli SC ed SP all'infuori dei legami di comunione che li uniscono vitalmente tra di loro, si rischia di cadere in una visione individualistica o peggio ancora classista della vita salesiana.

Questa diversità carismatica esige che nella formazione di base del SC siano messi nel giusto rilievo gli elementi specifici della sua identità.30 Anche la pastorale vocazionale deve presentare la vocazione salesiana nelle sue due componenti, laicale e sacerdotale.31


180 Dobbiamo confessare che lo studio dell'identità del SC incontra ancora oggi particolari difficoltà per la mancanza di approfondimenti adeguati sui terni laicato-laicità (il laicato cristiano nella Chiesa e nella singola comunità cristiana - laicità e vita religiosa - carismi e autorità della vita religiosa in rapporto alla laicità). Approfondire ulteriormente il significato della laicità nella vita e nell'azione della comunità salesiana in genere e del SC in specie, esplicitandone le ricchezze, le possibilità, le esigenze concrete, è compito suggestivo offerto a tutti i confratelli per i prossimi anni: dovrà essere realizzato con un discorso che sia salesiano e contemporaneamente attento allo sviluppo della teologia.


1.2 L'azione apostolica del Salesiano Coadiutore


181 Il SC, in base ai sacramenti del battesimo e della cresima e alla sua consacrazione, partecipa alla missione salesiana nella Chiesa. Di


29 Cfr ACMSC p. 574.

30 Cfr Reg 92; CG21 Doc. sulla «Formazione» n. 263.

31 Cfr CG21 Doc. «I Salesiani Evangelizzatori dei giovani» n. 111.

conseguenza ha il dovere e il diritto di esercitare un'azione apostolica profetica, santificatrice e rinnovatrice dell'ordine temporale, come membro educatore cd evangelizzatore della comunità salesiana.

Dal fatto che partecipi della missione affidata alla comunità con la sua caratteristica di religioso laico, consegue che c'è un modo laicale a lui proprio di compiere i servizi di promozione umana e cristiana con cui viene attuata la missione salesiana.

Questo modo si realizza nell'esercizio di quelle funzioni e di quei ministeri tipicamente laicali con cui si attua la missione salesiana; nell'assolvere i compiti più svariati all'interno della comunità apostolica, della cui missione diviene egli pure partecipe; nello svolgere tutti i ruoli educativi, pastorali e missionari che non sono legati al ministero presbiterale, portando in essi una propria testimonianza di educatore alla fede.32

182

Tutte le attività del SC, siano esse catechistiche, missionarie, evan- gelizzatrici, oppure educative, culturali, amministrative, burocratiche o domestiche, hanno un senso e un valore educativo-pastorale all'interno della comunità salesiana-apostolica, costituiscono una vera testimonianza comunitaria, sono profondamente collegate tra di loro e tutte insieme finalizzate al Cristo.33

A questo riguardo, anche in risposta alle richieste dei CI,34 si sottolinea la necessità di confermare ed esplicitare la dimensione apostolica del lavoro e dell'azione educativa del SC, evitando una visione unicamente professionale della sua attività.

Sarà opportuno, ove è possibile, allargare i compiti del SC a educatore esplicito della fede. Ciò lo aiuterà ad unire più profondamente nella sua azione la promozione umana e la formazione cristiana; lo aprirà a più ampie esigenze di formazione e di collaborazione, in vista di un più efficace servizio salesiano ai giovani,'

Il CG21 accoglie l'invito di Paolo VI: «I laici possono anche sentirsi chiamati, o essere chiamati, a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare »; 36 e auspica che anche



32 Cfr Cost 37; ACGS 149; ACMSC p. 134-141. 148-154. 185-186.555-557.641-642.

33 Cfr Cost 37; ACGS 29.

34 Cfr Sch Prec. 367-371. 400.

35 Cfr ACMSC p. 338-342. 555-557.

36 EN 73.

i SC, convenientemente preparati, abbiano la possibilità di esercitare come religiosi i «ministeri non ordinati» 37 a servizio dell'azione evangelizzatrice della comunità salesiana.

11 SC, dunque, può partecipare a tutti i compiti educativi e pastorali salesiani non legati al servizio specificamente sacerdotale.3S Ciò significa che nella comunità salesiana, all'infuori dei ministeri e dei ruoli strettamente laicali o sacerdotali, non ci sono zone o azioni assolutamente proprie dei SC o dei SP. Il loro contributo specifico consiste piuttosto nel realizzare i diversi compiti o ruoli del servizio salesiano con stile, spirito e dimensione laicale o sacerdotale: in questo modo crescerà la ricchezza e l'efficacia della comune missione.


183 Considerando però la natura di certe attività e l'ambiente socio-culturale in cui si svolgono, può risultare che alcune di esse sono più evidenti e significative dell'identità del SC. Così, se si guarda l'importanza e l'incidenza che il « mondo del lavoro » ha in molte nazioni, appare chiaro che le attività concernenti l'area del lavoro risultano non le uniche ma certo fra le più significative per l'azione apostolica del SC in quelle zone.39

Già Don Bosco, con la sensibilità propria del suo tempo, aveva sottolineato che uno dei compiti caratteristici del SC doveva essere quello di animare cristianamente il mondo del lavoro di cui aveva colto alcuni valori sempre attuali: il carattere di ascesi e di severa autodisciplina; la testimonianza e l'efficacia apologetica di religiosi lavoratori di fronte a un'opinione pubblica particolarmente sensibile al significato del lavoro.

Oggi il lavoro non si riduce solo a questo. E' un nuovo vasto fenomeno che rende interdipendenti le categorie sociali, determina le caratteristiche di un gruppo sociale, crea nuovi modelli culturali, forgia un tipo di uomo; è un potente fattore di sviluppo per la persona umana. Perciò con l'espressione «Inondo del lavoro» ci riferiamo non tanto alla materialità del lavoro quanto al lavoro come fatto culturale e sociale.

184 Le diverse presenze del SC in questo campo saranno significative a due condizioni:

- non dimentichi mai che è sempre e dovunque un educatore salesiano, il cui obiettivo dev'essere quello di portare i diversi ele-



37 EN 73.

38 Cfr Cost 37.

39 Cfr ACMSC p. 322-338.

menti di questa realtà sociale al servizio dei valori individuali e collettivi della persona, per aprirla così promossa, a trovare nella fede la sua piena c totale realizzazione;

- sia fedele al suo essere «religioso salesiano laico». Questo comporta numerosi doveri:

saper cogliere il bene presente nel mondo del lavoro (un progetto di società e di uomo personalistico, comunitario e solidale), ma contemporaneamente segnalare. i mali che lo minacciano (visione materialistica della vita, chiusura alle realtà spirituali, individualismo, invidia, sentimenti di ostilità, tentazione della violenza);

difendere e promuovere questi valori come religioso tutto orientato a Cristo, fondamento e vertice degli stessi valori umani, potrà più facilmente individuare i pericoli che li minacciano e aiutare gli altri a superarli;

testimoniare, mediante il disinteresse e l'amore con cui si dona incessantemente, una solidarietà profonda e universale che dovrebbe mettere in crisi ogni forma di egoismo, di sfruttamento, e di esclusiva ricerca del proprio interesse;

rivelare il Regno di Dio già presente nel mondo e nella storia, e proprio in questo modo specifico annunciare profeticamente il Regno futuro.

185

La scuola professionale, il centro giovanile operaio, i movimenti cristiani dei giovani lavoratori sono, tra le altre, strutture valide per l'azione educativa del SC secondo un progetto alternativo di lavoratore.

Infine il SC è particolarmente indicato per animare Cooperatori ed Exallievi lavoratori nella loro formazione umana e cristiana e nella loro azione apostolica.4


1.3 Alcuni tratti della vita spirituale

del Salesiano Coadiutore

186

La vita spirituale è qui intesa come la forma concreta di recepire, sperimentare, maturare e vivere la santità cristiana e salesiana. Il SC è chiamato a vivere e testimoniare nella comunità salesiana un'esperienza di fede e di Chiesa rispondente alla vocazione specifica ricevuta. Anche ciò la parte della sua identità vocazionale.



41 Cfr ACGS 744. 750.

La spiritualità salesiana non esiste in astratto, ma concretamente incarnata e vissuta da laici, religiosi, sacerdoti. Il SC la recepisce e la vive come laico religioso, per essere anche animatore di un apostolato di tipo laicale.42

187 In sintonia con le linee portanti della spiritualità salesiana, il SC ha una vitale unione e adesione a Cristo apostolo del Padre, che chiama costantemente tutti alla salvezza; sa di partecipare alla carità preferenziale di Cristo per i giovani poveri; è cosciente di essere un cooperatore di Dio come strumento umile ma anche necessario ed efficace; ha un radicato senso di appartenenza alla Chiesa e alla comunità salesiana; nella sua vita e azione mantiene un costante riferimento alla persona, allo stile e allo spirito di Don Bosco, come suo fondatore e modello. Sa inoltre che questi atteggiamenti sgorgano dallo Spirito Santo ricevuto nel battesimo e nella cresima: egli vivifica costantemente la sua vocazione specifica e la orienta alla gloria del Padre e alla salvezza della gioventù bisognosa.

Ogni esperienza spirituale ha certamente carattere profondamente personale e quindi non facilmente comunicabile. Tuttavia riuscirebbe esemplare a questo proposito la raccolta di testimonianze di SC che hanno avuto una intensa vita di preghiera e unione con Dio, un grande amore al lavoro, un vivo senso di appartenenza alla Congregazione e un profondo attaccamento a Don Bosco.

188 Si possono indicare qui alcuni elementi fondamentali della vita spirituale del SC tratti da tutto l'arco della sua esperienza salesiana:

- il SC vive gioiosamente la sua vocazione di religioso salesiano laico come un valore positivo e completo, significativo ed essenziale alla Congregazione; la considera dono di Dio, e allo stesso tempo una risposta libera e personale; ne fa l'unica ragione della propria vita, l'unico cammino di santificazione; Il

--- vive una vita di fraternità, di lavoro e di preghiera con sacerdoti. Da questo fatto deriva che una caratteristica della sua spiritualità dev'essere l'esperienza profonda della sua comunione col SP. Ciò gli comunica un vivo senso della Chiesa come famiglia, in cui tutti sono figli dello stesso Padre, e ugualmente responsabili, sebbene con ministeri e ruoli diversi, che arricchiscono vicendevolmente. Perciò ha coscienza della propria responsabilità, dell'originalità



42 Cfr ACMSC p. 154-157. 186. 189-191; Spiritualitii dell'azione, a cura di M. Midali,

Roma 1977, p. 278-282.

43 Cfr Cost 37. 4.

del suo indispensabile contributo e allo stesso tempo del bisogno dell'altro; 44

189

- le caratteristiche del «mondo del lavoro» - frequente campo dell'azione apostolica del SC - (solidarietà, concretezza, adattabilità, verifica, ece.) gli permettono di fare un'esperienza propria di alcuni valori dello spirito salesiano: senso del concreto e delle urgenze, spirito di iniziativa e creatività, capacità di verifica e di adattamento; Il

la situazione laicale del SC e il tipo di lavoro che frequentemente svolge gli permettono una « nuova e specifica vicinanza » ai giovani e ai laici; essa lo rende capace di mettere in pratica in modo originale «lo stile salesiano di relazioni»: apertura e cordialità, semplicità, delicatezza di tratto, sviluppo delle qualità sociali raccomandate al laico; 1

--- in genere, il tipo di lavoro che svolge avvicina di più il SC alla creazione, alla tecnica, all'arte, rendendolo capace di esercitare in modo particolare l'ottimismo salesiano. Così accoglie con riconoscenza i valori terrestri,d7 ammira la creazione e il potere che Dio in essa affida all'uomo, gioisce per i successi del progresso umano;

190

- il SC è un religioso santamente preoccupato di trasformare tutte le sue attività, dalle più umili alle più brillanti, in offerta a Dio per la sua gloria e il suo Regno: così la sua vita riceve particolare «slancio filiale e sacerdotale: diventa liturgia alla sola gloria del

Padre »;48

- il Vaticano Il afferma che la professione religiosa permette di conformarsi «al genere di vita verginale e povera che Cristo Signore scelse per sé e che la Vergine Madre sua abbracciò»,49 e presenta ai laici Maria come «modello perfetto della loro vita spirituale e apostolica».-511 In questo senso la devozione mariana del SC può essere vissuta in modo caratteristico e personale.

191

La profondità della vita spirituale tocca il suo vertice e si fa ricchezza per tutta la Congregazione quando, ad imitazione di Don Bosco, si


44 Cfr Cost 2. 34.

45 Cfr Cost 43.

46 Cfr Cost 45; AA 4i. 2ge.

47 Cfr Cost 47.

48 Cfr Cost 67. 70.

49 Cfr LG 46b; PC 25.

50 Cfr AA 4.

raggiunge la perfezione della carità in grado eroico. Abbiamo motivi sufficienti per credere che questo dono è stato concesso a non pochi Salesiani coadiutori. Ogni confratello ha presente qualche figura che ha realizzato questa pienezza in luoghi diversi e in svariate situazioni, anche le più nascoste e sacrificate. Molti sono entrati nella storia della Congregazione; alcuni di essi, martiri per la fede o eroi nella carità, sono candidati alla glorificazione dei santi.

Tutte queste testimonianze ci offrono una prova ulteriore della ricchezza carismatica contenuta nella vocazione salesiana laicale.


1.4 Partecipazione alla vita e al governo

della Congregazione

192 il SC come membro della Congregazione salesiana si trova in una dimensione di correlazione e di corresponsabilità proveniente dalla sua originale vocazione salesiana nella quale è fratello tra fratelli.

Tutta la tradizione salesiana sta a dimostrare il ricco e vario contributo del SC alla vita della comunità con spazi di responsabilità diretta anche negli organi di governo a tutti i livelli:

--- a livello locale esercita diverse responsabilità sia nella comunità

religiosa che in quella educativa: preside, capo-laboratorio, di

rettore tecnico, economo... membro del Consiglio;''

- a livello ispettoriale partecipa a tutte le strutture di animazione

della Ispettoria (consulte, segretariati...), fa parte del Consiglio

ispettoriale 52 e, può essere delegato al Capitolo ispettoriale; 53

- a livello mondiale può essere membro del Capitolo Generale 54 e

far parte del Consiglio Superiore della Congregazione.55

1 n questo modo il SC dà il suo contributo responsabile cd effettivo, correlato ed organico'6 all'animazione della comunità fraterna e apostolica, con una vera autorità in base ai principi di partecipazione, di sussidiarietà e decentramento,-51 Questa autorità è da lui esercitata costantemente aa nome e ad imitazione di Cristo e nello spirito di Don Bosco, come un servizio ai fratelli, per ricercare e adempiere la volontà del Padre ».58



51 Cost 185-189.

52 Cost 171-176.

53 Cost 179.

S4 Cost 156.

ss Cost 146.

S6 Cfr Cost 34.

S7 Cfr Cost 126. 127.

58 Cost 125.

193

Il CG21 ha potuto costatare che i SC partecipano a un numero considerevole di Consigli locali, sono presenti nei Consigli ispettoriali di quasi la metà delle Ispettorie; la loro partecipazione invece ai CI '77 è stata piuttosto scarsa, e molto scarsa la loro presenza al CG21. A questo riguardo sia il CMSC 59 che i CI '77 60 hanno chiesto che venga assicurata e si renda più effettiva la già possibile partecipazione di SC ai Consigli e specialmente ai Capitoli.

Considerando la natura e le finalità dei CI e del CG 61 sembra fondata la richiesta di garantire in essi una presenza reale e significativa di SC affinché la Congregazione non resti privata del contributo diretto della esperienza laicale salesiana in momenti così importanti di riflessione, verifica e decisione sulla sua vita e missione.

Non si tratta di assicurare la partecipazione di un «gruppo o classe di confratelli», e neppure di rispondere ad una esigenza sociologica. E' invece un'esigenza carismatica alla quale forse non siamo ancora sufficientemente sensibili: con una partecipazione significativa di SC ai CI e ai CG si vuole assicurare la presenza in essi delle due dimensioni, sacerdotale e laicale, che compongono la Congregazione.

Se si costata che la presenza della dimensione laicale è molto scarsa, sembra doveroso provvedere nel miglior modo possibile a colmare questa lacuna. Il CG2.1, anziché moltiplicare norme giuridiche, crede più opportuno affidarsi alla sensibilità salesiana dei confratelli.


1.5 Essenziale correlatività

tra il Salesiano Coadiutore e il Salesiano Prete

194

Abbiamo detto all'inizio che, per volontà di Don Bosco, le comunità salesiane sono composte di sacerdoti e di laici. Ciò fa sì che il SC viva la sua vocazione salesiana con tutti i tratti e le ricchezze finora presentate, non da solo, ma in fratellanza e correlatività con il SP.

«Nella nostra Congregazione -- afferma don Ricceri - il SC porta la sua caratteristica laicità in stretto rapporto di integrazione con la sacerdotalità del SP... Tale laicità non esiste da sola e indipendente... Essa sussiste tra noi in simbiosi con la sacerdotalità del SP; entrambe sì compenetrano mutuamente in una originale spiritualità di azione, propria della comunità salesiana nella Chiesa... Anche la


59 ACMSC p. 552, proposta 7.

60 Sch Prec. 372-374.

61 Cost 177. 151.

sacerdotalità, tra noi, non esiste da sola e indipendente... Laicità e sacerdotalità si compenetrano nella nostra Congregazione. Qui c'è tutto un aspetto carismatico originale da approfondire... Equesta la realtà vivente su cui riflettiamo; una comunità di preti e laici che interscamhiano vitalmente nello spirito le ricchezze delle loro differenze vocazionali in vincolazione intrinseca a una missione comune di pastorale giovanile e popolare».62

La correlazione, dunque, non significa subordinazione o contrapposizione, e neanche la perdita o la fusione delle proprie caratteristiche. Al contrario, è qualcosa che caratterizza le persone e la comunità salesiana apostolica.

195 In questo modo la presenza del SC arricchisce la comunità; rende presente ai sacerdoti i valori della vita religiosa laicale e li richiama in permanenza alla viva collaborazione coi laici; attua il progetto di Don Bosco, che vuole raggiungere i giovani con un'azione fatta di profonda collaborazione tra preti e laici, fratelli nella stessa comunità religiosa; «ricorda al SP... una visione e un impegno apostolico assai concreto e complesso, che va più in là dell'attività sacerdotale e catechistica in senso stretto ».6_3

Ai giovani testimonia i valori della vita religiosa laicale, come alternativa alla vita religiosa sacerdotale; offre a quanti non si sentono chiamati ad una vita consacrata un modello più prossimo di vita cristiana, di santificazione del lavoro, di apostolato laicale. Permette alla comunità una particolare incarnazione nel mondo e una particolare presenza nella Chiesa.

196 Perché correlati tra di loro all'interno della comunità salesiana, SC e SP si caratterizzano e si influenzano vicendevolmente: non è possibile definire adeguatamente l'identità del SC senza doversi riferire all'identità del SP, e viceversa. La crisi di identità o il cambio della Figura di uno coinvolge più o meno profondamente l'altro. Le loro ricchezze spirituali, si alimentano a vicenda, e la povertà della propria vita spirituale rispettivamente laicale o presbiterale, si ripercuote negativamente su entrambi.

Affinché la comunità salesiana resti fedele al progetto originale e i suoi membri sviluppino fedelmente la propria fisionomia caratteristica, bisognerà che sacerdoti e coadiutori si capiscano, si aprano gli uni agli altri in contemplazione del dono di Dio. «Così si realizza questo scambio mirabile, dove ognuno è se stesso, ma per gli altri, e


62 ACMSC p. 574-577.

63 Don Ricceri, Cfr ACMSC p. 575.

tutti per coloro a cui si è mandati. In fondo un sacerdote che non consideri così il proprio fratello coadiutore e ne sminuisca la reale presenza e portata profetica, è uno che lotta contro il proprio significato.

Questa medesima inquietudine dovrebbe turbare la coscienza dei coadiutori e il loro desiderio di fraternità, essi che si sono liberamente compromessi per una vita di comunione, quando vi fossero preti che non sembrano accettare di sentirsi scuotere l'esistenza da cima a fondo da Lui il Signore... e mercanteggiano il proprio ministero con vari clericalismi, terrenismi, o con gli spiritualismi disin

carnati ».14

Riguardo alla correlatività, il Rettor Maggiore don Egidio Viganò ha affermato: «Penso sia cosa assai utile che gli studiosi continuino ad approfondire questo tipo peculiare di fusione e di complementarità organica tra ministero sacerdotale e laicità nella consacrazione sa

lesiana ».65

Perciò la Congregazione deve continuare la riflessione sul modo con cui la laicità e la sacerdotalità caratterizzano in forma correlata e complementare rispettivamente il SC e il SP all'interno dell'unica comunità salesiana apostolica.


2. LA CONGREGAZIONE SALESIANA

1 E IL SALESIANO COADIUTORE

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