CAPITOLO QUARTO


CAPITOLO QUARTO





1 LINEE DI METODOLOGIA FORMATIVA

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205.L’identificazione vocazionale salesiana (cap. 2°) è in primo luogo dono dello Spirito, ma è anche compito che coinvolge ogni confratello e ogni comunità in un processo di discernimento e di costante maturazione.

La presentazione della vocazione salesiana ha evidenziato i contenuti da assimilare, le attitudini da possedere e gli atteggiamenti da vivere (cap. 3°). Si tratta di farli passare da proposta a progetto, da valori conosciuti a valori vissuti. Rispondere all’appello di Cristo che chiama personalmente significa rendere reali i valori vocazionali.


206. Dall’esperienza educativa salesiana fin dai tempi di Don Bosco e dagli orientamenti della Chiesa e della Congregazione emergono indicazioni di metodologia formativa; si tratta di convinzioni, criteri e condizioni che appaiono indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi del processo formativo e per coltivare in forma continua la vocazione.

Sono indicazioni da calare nelle diverse situazioni e da rendere attuabili in esse. Diverse sono infatti le situazioni vocazionali e formative nelle Ispettorie, diverse le possibilità e le sfide, diversa quindi - per certi aspetti - l’impostazione della formazione iniziale e l’animazione della formazione permanente.

Sono indicazioni che impegnano ogni salesiano e sollecitano la responsabilità delle Ispettorie e dei più diretti responsabili dell’animazione della formazione.

Alcune linee metodologiche si riferiscono in modo particolare alla formazione iniziale che ha una impostazione specifica stabilita dalle Costituzioni con mete, momenti, contenuti, interventi e responsabilità previste.


207. Pur tenendo presente la diversità di situazioni, sono strategicamente importanti le seguenti linee e attenzioni metodologiche: una formazione che raggiunga la persona in profondità attraverso un’esperienza tutta vissuta in chiave formativa secondo un progetto organico e un cammino graduale; la cura dell’ambiente formativo e il coinvolgimento attivo e corresponsabile di tutti i protagonisti; la qualità formativa di alcuni aspetti dell’esperienza; l’attenzione all’accompagnamento e al discernimento.



4.1 RAGGIUNGERE LA PERSONA IN PROFONDITÀ1


208.La formazione, come atteggiamento personale e responsabilità comunitaria, come progetto educativo e pedagogia di vita, ha per scopo l’assimilazione personale dell’identità salesiana per una sua espressione fedele e creativa in ogni momento dell’esistenza.

Diventare o essere salesiano non comporta semplicemente un’identificazione operativa, cioè il voler lavorare per i giovani come Don Bosco; è, più ancora, un’identificazione interiore, la sequela Christi secondo la grazia propria del carisma di Don Bosco. Dalla configurazione con Cristo scaturisce la missione e nella missione si realizza la configurazione con Cristo.

L’identificazione vocazionale avviene nel cuore della persona, al livello più intimo di affetti, sentimenti, convinzioni, motivazioni, e non si limita alla assunzione o trasmissione di contenuti e comportamenti. Pertanto, “la formazione dovrà raggiungere in profondità la persona stessa, così che ogni suo atteggiamento o gesto, nei momenti importanti e nelle circostanze ordinarie della vita, abbia a rivelarne la piena e gioiosa appartenenza a Dio”2. Non si tratta di adattamento o adeguamento, ma di interiorizzazione.

Il testo costituzionale fa consistere il metodo formativo nel fare esperienza dei valori della vocazione3 e i Regolamenti generali affermano che “l’assimilazione dello spirito salesiano è fondamentalmente un fatto di comunicazione di vita”4.


209.Raggiungere la persona in profondità implica anzitutto di partire dalla realtà della persona; una realtà comunicata, conosciuta e interpretata dal punto di vista della vocazione salesiana. È indispensabile costruire sulla base di una conoscenza vera e adeguata della persona nel suo presente e nel suo passato, evitando pregiudizi o supposizioni ingenue e illusioni, e aiutare ognuno a dirsi tutta la verità su se stesso e ad individuare ciò che ha bisogno di purificazione e di crescita.

Raggiungere la persona in profondità nella prospettiva formativa salesiana significa poi confrontare la persona con l’identità vocazionale, con i suoi elementi integranti e con le motivazioni che la sostengono, con l’identità espressa nel progetto costituzionale e incarnata nella realtà della Congregazione; significa costruire un profondo senso di appartenenza.

Solo quando il salesiano si lascia interpellare da Dio nel profondo del cuore, si identifica dal di dentro con i criteri e i valori vocazionali e sa rinunciare agli atteggiamenti che vi si oppongono, fonda il proprio progetto e unifica la propria vita attorno a motivazioni vere e autentiche, la formazione ha raggiunto il suo scopo fondamentale.

Questa formazione dal di dentro è certamente dono dello Spirito ma viene favorita da un’adeguata pedagogia. È un compito e un criterio valido sia per ogni salesiano, che deve curare il cuore della propria esperienza, sia per coloro che animano e accompagnano l’esperienza vocazionale.




4.2. ANIMARE UNA ESPERIENZA FORMATIVA UNITARIA SECONDO UN PROGETTO ORGANICO

210.Le Costituzioni invitano il salesiano ad attribuire efficacia formativa alle attività ordinarie e a “vivere con impegno formativo qualunque situazione”5; allo stesso tempo indicano un cammino che va dal primo orientamento verso la vita salesiana all’impegno definitivo da vivere in un dinamismo di fedeltà e perseveranza.


La formazione parte dalla realtà della persona del salesiano, una realtà in continuo sviluppo, e ha come meta la sua identificazione con la vocazione salesiana, così da poterla vivere con gioia e in pienezza. Il percorso attraverso cui si svolge quest’esperienza formativa è molteplice e diversificato nei soggetti e negli operatori, nei momenti, negli interventi, nei contenuti, nelle espressioni. In particolare la formazione iniziale è segnata da fasi diverse, è vissuta in comunità e con responsabili differenti; prevede esperienze, verifiche, impegni successivi.

L’efficacia della formazione richiede che i diversi aspetti e momenti, le situazioni, i compiti, i rapporti, le valutazioni, che configurano l’esperienza formativa, vengano visti e vissuti come elementi di un unico processo, di un’unica proposta, di un’azione coordinata e convergente. Evitando il rischio di fare della formazione una somma di interventi disorganici e discontinui, affidati all’azione individuale di persone o gruppi.


211.Emerge così l’importanza del progetto - una visione d’insieme e una convergenza attorno a punti chiave - tutto centrato sulla formazione integrale del salesiano. Esso abbraccia armonicamente la responsabilità della persona, gli atteggiamenti da assimilare, la pluralità degli ambienti, la diversità degli interventi, l’azione complementare dei responsabili, e sa concatenare in una continuità progressiva le varie fasi della formazione iniziale e le varie stagioni della vita del salesiano.

In ogni livello la formazione deve essere perciò impostata secondo un progetto organico e unitario, vissuta con mentalità di progetto, portata avanti da un soggetto unitario e dalla convergenza dei diversi agenti. A livello ispettoriale, in particolare, è necessario che esista un progetto, come piano generale di intervento.

Tutti i membri della comunità ispettoriale, specialmente gli animatori e formatori, partecipano in questo processo di riflessione e condivisione sulla formazione, basandosi sugli orientamenti ecclesiali e salesiani e dando attenzione alle sfide della propria situazione socio-culturale e alla condizione delle persone. L’incarnazione dell’identità salesiana nel contesto richiede una buona conoscenza dei valori da incarnare e una lettura continua e aggiornata della situazione, cosi’ da poter arrivare ad un prudente discernimento.


212.Il progetto non si limita a segnalare le grandi mete e le linee generali di formazione. Include anche l’elaborazione specifica di ogni fase, in termini di obiettivi, strategie, programmazione di interventi e processo di verifica.

I contenuti, le esperienze, gli atteggiamenti, le attività, i momenti forti vengono pensati, programmati e indirizzati secondo lo scopo di ogni fase e di tutta la formazione, attraverso una pedagogia che supera il pericolo della frammentazione e dell’improvvisazione o di un agire non finalizzato e convergente.


Questa impostazione fa sì che il passaggio da una fase ad un’altra venga segnato dal raggiungimento degli obiettivi più che dal trascorrere del tempo o dal curriculum di studi, e che una fase prepari la seguente e questa si costruisca sulla base della precedente. Il ritmo di crescita vocazionale viene mantenuto senza cadute di tensione ed è sostenuto da impegni crescenti e da verifiche tempestive.

L’attenzione alla persona e alla sua maturazione richiede che al processo formativo si assicuri il tempo necessario. “Si deve quindi trovare un giusto equilibrio tra la formazione di gruppo e quella di ciascuna persona, tra il rispetto dei tempi previsti per ciascuna fase della formazione e il loro adattamento al ritmo di ciascuno”6.


213.È compito del salesiano assumere sin dall’inizio un chiaro atteggiamento formativo, capire le finalità dell’intero processo e dei singoli momenti, vivere il passaggio da una fase all’altra facendo propri responsabilmente gli scopi del nuovo momento formativo, tracciarsi mete e percorsi concreti, verificare e condividere l’attuazione del progetto formativo personale.

È compito dei formatori assumere e tradurre le indicazioni del progetto ispettoriale e far sì che la proposta formativa sia fatta propria dal candidato, che la vive in comunità con responsabilità.


È in questa ottica che i diversi aspetti e i diversi momenti, le situazioni, i compiti, i rapporti, le valutazioni, che configurano il processo formativo lungo gli anni, vengono visti e vissuti come elementi di un’unica esperienza integrale personalizzata, di una proposta accolta e interiorizzata, di una sfida condivisa da tutti gli agenti, di un itinerario pedagogico animato dall’amore alla vocazione e dalla docilità allo Spirito.


Più che un testo da attuare, il progetto è l’espressione e lo strumento di una comunità che vuole operare insieme al servizio del cammino formativo di ogni confratello.




4.3ASSICURARE L’AMBIENTE FORMATIVO E IL COINVOLGIMENTO DI TUTTI I CORRESPONSABILI


214.L’esperienza vocazionale e formativa è esperienza dialogale, esperienza accompagnata e guidata, che impegna personalmente il candidato e coinvolge la comunità.

Essa parte da un presupposto fondamentale, cioè dalla volontà di compiere insieme un processo di discernimento, di opzione e di fedeltà vocazionale con un atteggiamento di comunicazione aperta e di sincera corresponsabilità, attenti alla voce dello Spirito e alle mediazioni concrete. È necessario quindi che vi sia un dialogo vocazionale permanente tra il confratello e la comunità a vari livelli, e che entrambi assumano la propria responsabilità e mettano in atto le strategie necessarie.



4.3.1 La persona del salesiano


215.Ogni confratello riconosce di essere personalmente chiamato da Dio alla vita consacrata salesiana. È una chiamata ad amare Dio con tutto il cuore e ad amare i giovani con carità pastorale, cercando la loro salvezza.

La carità pastorale è quindi la motivazione che fonda l’impegno della formazione e dà significato alle rinunce, agli sforzi, all’ascesi e alla disciplina che la formazione comporta7. E non è solamente il punto di partenza; è anche la meta della formazione. La carità non è mai sviluppata nella sua pienezza: si è sempre in formazione!


216.Spinto dalla carità, ognuno diventa “protagonista necessario e insostituibile della sua formazione che è sempre un’auto-formazione. Infatti nessuno può sostituire la persona nella sua libertà e responsabilità”8.

Il salesiano assume questo compito, prendendo come punto di riferimento la Regola di vita e coinvolgendosi nell’esperienza quotidiana e nel cammino formativo della comunità. Acquista una conoscenza sempre più profonda di sé, coltiva i diversi aspetti della sua persona e si impegna ad essere strumento duttile nelle mani del Signore per il compimento della missione. Assume l’ascesi e affronta le lotte che comporta la fedeltà alla vocazione.

Una delle forme concrete per esprimere la propria responsabilità nella formazione è avere il progetto personale di vita. In esso ciascun confratello delinea il tipo di salesiano che si sente chiamato ad essere e il cammino per diventarlo, sempre in sintonia con i valori salesiani; periodicamente verifica – in dialogo con il suo Direttore – il progresso nel raggiungimento del suo obiettivo.


217.Il salesiano non è solo di fronte a questa responsabilità formativa. Anzitutto vive in atteggiamento di dialogo con Dio. Riconosce che l’iniziativa della sua consacrazione apostolica risiede nella chiamata di Dio. Si lascia guidare dallo Spirito di Gesù che è il primo e principale agente della sua formazione9 e plasma nel suo cuore i sentimenti del Figlio10. “Docile allo Spirito Santo, sviluppa le sue attitudini e i doni della grazia in uno sforzo costante di conversione e di rinnovamento”11.

218.Guarda a Don Bosco Fondatore come padre, maestro e guida nella sua esperienza formativa, anzi come suo modello. Scopre in lui il nucleo originario del carisma salesiano, e nutre per lui una “simpatia”, un “sentire comune”, una consonanza intima di valori e di ideali.

Segue con amore e fedeltà gli orientamenti della Chiesa, “generatrice ed educatrice di vocazioni”12, e trova la via sicura nella sua fedeltà al successore di Pietro e al suo magistero.

Accoglie le indicazioni e gli stimoli della Congregazione, comunità carismatica, che cura costantemente la fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al genuino pensiero di Don Bosco.

Si mantiene in dialogo costante con la comunità locale ed ispettoriale, anch’esse mediazioni dell’azione formativa del Signore e responsabili del progetto vocazionale salesiano in un territorio. Partecipando attivamente al cammino comunitario, che è un farsi discepoli insieme, accoglie il ruolo di coloro che hanno la missione di accompagnarlo, orientarlo e guidarlo.


Allo stesso tempo, nella misura del suo impegno di formazione, egli è anche agente di crescita per i suoi fratelli e la sua comunità.



1.1

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1.1.1 4.3.2 La comunità ambiente della formazione

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219.“L’assimilazione dello spirito salesiano – leggiamo nei Regolamenti – è fondamentalmente un fatto di comunicazione di vita”13 e questa comunicazione ha come contesto naturale la comunità, locale e ispettoriale. Don Bosco educatore ha curato il rapporto personale, ma appare soprattutto come formatore di un ambiente ricco di rapporti e di figure educative, di proposte e di stimoli (momenti, interventi, ritmi, celebrazioni, ecc.), creatore di uno stile e di una pedagogia di vita, comunicatore di un progetto da vivere insieme, animatore di una comunità con una chiara fisionomia e con punti di riferimento stabiliti. La comunità di Valdocco, improntata al Sistema Preventivo, offre un ambiente che accoglie, orienta, accompagna, stimola ed esige.

La consistenza comunitaria e la qualità della comunità come ambiente di formazione salesiana costituiscono una esigenza metodologica determinante al servizio della personalizzazione della formazione. Non si tratta evidentemente di una formazione vista come adattamento o adeguamento ad un luogo, ma di un ambiente che presenta le condizioni per incidere qualitativamente sul cammino vocazionale e formativo della persona.


4.3.2.1 La comunità locale


220.La comunità locale è “il naturale ambiente di crescita vocazionale… dove il confratello si inserisce con fiducia e collabora con responsabilità. La vita stessa della comunità, unita in Cristo e aperta alle esigenze dei tempi, è formatrice”14.

Come ambiente e soggetto collettivo di formazione, la comunità:

promuove una rete di autentici rapporti personali e di lavoro e crea un clima che accompagna la crescita di ciascuno;

offre una pedagogia di vita, fatta di condivisione fraterna, slancio apostolico corresponsabile, preghiera comune, e stile autentico di vita evangelica, che diventa stimolo vocazionale;

dimostra un’attenzione particolare per la crescita vocazionale di ciascun confratello;

favorisce la sintonia con la vita della Chiesa e della Congregazione e l’apertura al coinvolgimento con la Famiglia Salesiana e i laici;

formula il proprio progetto formativo in linea con il progetto ispettoriale.


221.La comunità locale è il nucleo animatore di un ambiente più ampio e diversificato di vita salesiana e di formazione a livello locale, che è la comunità educativo-pastorale, orizzonte di condivisione della missione e dello spirito salesiano tra confratelli, laici e giovani.

La stessa comunità educativo-pastorale è formativa in quanto:

nello scambio vicendevole tra i diversi membri, il salesiano si apre a tutta la ricchezza dell’esperienza vissuta, particolarmente del contesto e della cultura giovanile;

nell’atto stesso di comunicare la sua esperienza di consacrato e di accogliere la ricca testimonianza di vita e di fede dei laici, egli diventa più consapevole della sua vocazione e si sente sfidato a vivere con maggiore fedeltà, maturità e gioia.

Oltre ai programmi di formazione reciproca e insieme,15 la comunità prende coscienza che l’impegno quotidiano nella comunità educativo-pastorale, con la rete di rapporti tra le persone e la sinergia operativa nell’elaborazione, nell’esecuzione e nella verifica del PEPS, è uno spazio privilegiato di autentica crescita e intensa formazione permanente. Naturalmente tale formazione reciproca richiede dal salesiano un atteggiamento di apertura e di rispetto e la capacità di dare fiducia.



4.3.2.2 La comunità formatrice


222.Ogni comunità salesiana è ambiente di formazione, ma vi sono comunità pensate appositamente per la formazione iniziale: sono le comunità chiamate specificamente “formatrici”16.

Seguendo gli orientamenti ecclesiali, i candidati durante il periodo di formazione risiedono “in comunità dove non deve mancare nessuna delle condizioni richieste per una formazione completa: spirituale, intellettuale, culturale, liturgica, comunitaria e pastorale”17.

La comunità formatrice, “prima che essere un luogo, uno spazio materiale, rappresenta uno spazio spirituale, un itinerario di vita, un’atmosfera che favorisce ed assicura un processo formativo”18. È una famiglia unita, nella quale formatori e formandi uniti nella fede in Cristo e nell’amore per Don Bosco, nella carità, la mutua stima e la convergenza degli sforzi,19 cercano di rivivere “l’esperienza del gruppo dei Dodici uniti a Gesù”20.

In quanto “comunità educativa in cammino”21, essa si caratterizza per un progetto che fa convergere tutto verso un’unica finalità: la formazione del salesiano. In un clima di corresponsabilità, tutti si impegnano a vivere insieme valori, obiettivi, esperienze e metodi formativi, programmando, verificando e adeguando periodicamente la propria vita, il proprio lavoro e le esperienze apostoliche alle esigenze della vocazione.

Condizione indispensabile e punto strategico determinante per costruire un’atmosfera formativa, per tradurre in prassi il progetto comunitario e per operare con una pedagogia adeguata è l’esistenza di équipes formatrici consistenti, integrate da educatori preparati, che offrono contributi diversi secondo le loro qualità, la loro esperienza e competenza. I formatori, infatti, occupano una posizione chiave, che determina lo spirito e l’intera efficacia dell’opera formativa22.


223.La comunità formatrice assicura le condizioni per la personalizzazione dell’esperienza, la varietà e la pluralità di espressioni, l’integrazione e il confronto di sensibilità e valori – in particolare quando è interispettoriale o internazionale. Per stimolare l’apporto di tutti, essa favorisce il coinvolgimento nell’elaborazione del progetto comunitario e della programmazione, il lavoro di gruppo, la revisione di vita e altre forme articolate di incontro e di partecipazione. Ogni membro assume qualche servizio utile alla vita della comunità e alla crescita della comunione.


Nella comunità formatrice ci si aiuta a vicenda con l’amicizia, la testimonianza, il consiglio e il servizio. Dall’esempio dei formatori, i formandi comprendono che alla comunione di spirito si arriva soltanto attraverso un paziente lavoro di rinuncia a se stessi e di apertura agli altri.

La vita comunitaria è strutturata con una ragionevole flessibilità nell’orario e nella distribuzione delle attività della giornata per educare all’uso personale e alla valorizzazione del tempo e per favorire lo spirito di iniziativa.


Tenendo come criterio determinante la prospettiva vocazionale e formativa, la comunità formatrice mantiene contatti significativi con le famiglie dei formandi, coltiva atteggiamenti di apertura verso i membri della Famiglia Salesiana, si inserisce nel contesto ecclesiale e sociale.


224.Per poter compiere adeguatamente la sua missione la comunità formatrice ha bisogno di consistenza quantitativa e qualitativa. Comunità troppo esigue o troppo numerose costituiscono una sfida per la pedagogia formativa. La consistenza numerica può favorire la convivenza e il confronto, moltiplicare i rapporti, rendere possibile la molteplicità di espressioni nei diversi ambiti della vita comunitaria. D’altra parte, un numero troppo elevato di presenze, se non si danno le condizioni formative richieste, può rendere difficile la partecipazione e la responsabilizzazione dei singoli, il rapporto formativo personale, la conoscenza e l’accompagnamento dell’esperienza, e può favorire l’adeguamento esteriore non interiorizzato, una certa massificazione. La consistenza qualitativa richiede persone capaci di presenza, di animazione, di accompagnamento e orientamento formativo, di attenzione a orizzonti più ampi.

La responsabilità di assicurare un ambiente formativo adeguato, non solo per il numero dei membri ma anche per la consistenza delle équipes, consiglia e richiede in alcuni casi che si uniscano le forze fra le Ispettorie e si costituiscano comunità di carattere inter-ispettoriale.

Nelle comunità che fanno capo a più Ispettorie deve essere assicurata la corresponsabilità formativa in modo stabile, attraverso il “curatorium” o altre istanze e strumenti, e attraverso la presenza di formatori delle diverse Ispettorie. Deve pure essere curato il senso di appartenenza alla propria Ispettoria mediante le visite frequenti dell’Ispettore o di altri confratelli, lo scambio di notizie e ogni altro mezzo e occasione di comunicazione e altre forme possibili di contatto.



4.3.2.3 IL CENTRO DI STUDI


225. Il centro di studi forma parte integrante dell’ambiente formativo. In esso tutti sono coinvolti in un unico progetto che ha come fine la formazione, anche se il contributo del centro è prevalentemente intellettuale.

I rapporti tra i vari componenti del centro sono ispirati al dialogo e alla comprensione, amicizia e corresponsabilità.


È importante attenersi ai criteri indicati dalla Ratio23 per la scelta del centro di studi e assicurare le condizioni che ne determinano la qualità e l’indole formativa.



4.3.2.4 La comunità ispettoriale24


226.Incaricata di “promuovere la vita e la missione della Congregazione” in un determinato territorio,25 l’Ispettoria è comunità formatrice ma anche comunità in formazione.

È costituita da confratelli che vivono momenti e situazioni formative diverse; è composta di comunità che non hanno la stessa storia né vivono un’identica esperienza, e si confrontano con l’evoluzione delle situazioni e le sfide dei tempi.

Per questo, l’Ispettoria s’impegna in un processo continuo di riflessione sulla situazione dei confratelli e delle comunità e sulla loro formazione, e diventa un ambiente animatore, stimolante ed esigente, di fedeltà vocazionale.

Questo compito formativo non è un puro stato d’animo né solo un fatto di buona volontà; è un principio che organizza la vita dell’Ispettoria e coinvolge tutta la sua realtà; partendo dalle esigenze della coscienza vocazionale e della corresponsabilità di tutti per la missione, si traduce in un progetto ispettoriale formativo organico.


227.È responsabilità prima della comunità ispettoriale nell’ambito formativo promuovere l’identificazione dei confratelli, specialmente di quanti sono in formazione iniziale, con la vocazione salesiana, comunicandola vitalmente. Non è indifferente dunque che essa si mostri carica di forti motivazioni o demotivata, fervorosa nell’azione o stanca.

Il clima di preghiera e di testimonianza, il senso di comune responsabilità e l’apertura al contesto e ai segni dei tempi, il vivere con slancio spirituale e competenza i vari impegni della missione salesiana, l’offerta di un ambiente che consegna quotidianamente criteri e stimoli di fedeltà, la rete di rapporti cordiali e di collaborazione tra le comunità, tra i singoli confratelli, tra i gruppi della Famiglia Salesiana e con i laici impegnati nella comunità: tutti questi aspetti costituiscono l’ambiente ispettoriale per la formazione dei confratelli.

Questo clima permette ai confratelli in formazione di fare esperienza viva dell’identità salesiana e di sentirsi sostenuti nel cammino vocazionale. È prezioso anche per gli altri confratelli che vengono stimolati nel processo di fedeltà.


228. Il Capitolo ispettoriale, in particolare, in quanto “riunione fraterna nella quale le comunità locali rafforzano il senso della loro appartenenza alla comunità ispettoriale, attraverso la comune sollecitudine per i problemi generali”26 ha una speciale responsabilità per la crescita vocazionale nell’Ispettoria. Con il suo ritmo triennale di celebrazione, con la preparazione che lo precede e il movimento di idee e di progetti che lo segue, mantiene praticamente l’Ispettoria in stato di continua riflessione, di ricerca e di tensione in ordine alla attualizzazione dell’identità salesiana.

Espressione concreta della responsabilità del Capitolo ispettoriale nell’ambito formativo è l’elaborazione e revisione del Direttorio ispettoriale27.



4.3.2.5 La comunità mondiale


229.La comunità mondiale rende partecipe il salesiano della comunione di spirito, di testimonianza e di servizio che essa vive nella Chiesa universale28. La vitalità della Congregazione, l’attualità del suo lavoro, le esigenze e le sfide che le vengono dalla storia incidono fortemente sui confratelli e sono una spinta provvidenziale per la loro formazione.

Il senso di comunione vocazionale ha la massima espressione nel Capitolo Generale. Esso manifesta l’impegno di tutta la Congregazione per vivere in fedeltà al Vangelo e al carisma del Fondatore e sensibile ai bisogni dei tempi e dei luoghi, e per rispondere alle sfide e alle urgenze che emergono dalla situazione giovanile, dalla Chiesa e dalla società. Con gli orientamenti che offre e le strade che indica mantiene la Congregazione in tensione formativa e in atteggiamento permanente di rinnovamento.


4.3.3I corresponsabili della formazione


230.Tra i molteplici elementi che l’Ispettoria deve assicurare nella formazione (programmi, contenuti, istituzioni, metodologie) quello dei formatori appare certamente come il più determinante e necessario.

Quando si parla di corresponsabili della formazione non ci si riferisce in primo luogo a persone singole o a formatori isolati, ma a formatori che operano nel contesto della comunità formativa e come membri di una équipe di formazione, sia a livello ispettoriale sia a livello locale.

La consistenza qualitativa delle comunità di formazione si fonda anzitutto sulla consistenza effettiva dell’équipe e sulla possibilità reale di assicurare l’azione dei corresponsabili del processo formativo ispettoriale. È questo uno dei criteri da cui dipende la costituzione di una comunità di formazione. Per evitare situazioni di inconsistenza sarà necessario in alcune situazioni operare scelte coraggiose e decise di collaborazione inter-ispettoriale.





4.3.3.1 Corresponsabili a livello locale


4.3.3.1.1 Il Direttore29


231.Il Direttore è al centro della comunità salesiana, e ha il “compito essenziale di animatore spirituale della comunità, formatore, e presidente della carità”30. Il suo servizio di autorità tende alla crescita vocazionale dei suoi confratelli.


Convinto del valore formativo dell’ambiente, egli si sforza di creare un clima ricco di valori salesiani. Tiene unita la comunità in spirito di famiglia e di condivisione e diffonde in essa uno spirito di dinamismo e di zelo pastorale.

Mantiene la comunità in atteggiamento di risposta alla chiamata di Dio e di sintonia con la Chiesa e la Congregazione.

Accompagna la crescita della comunità svolgendo con stile paterno il servizio dell’autorità, valorizzando le istanze di programmazione e di verifica, le riunioni, le conferenze, la preghiera, le occasioni quotidiane.

Coinvolge gli altri ruoli nell’animazione comunitaria, responsabilizzando in modo particolare il Consiglio locale.


232.Stimola e orienta ciascun confratello nella sua esperienza vocazionale.

Momento privilegiato di dialogo è il colloquio con i confratelli31. In esso realizza in modo speciale il suo essere “padre, maestro e guida spirituale”32. È consapevole che l’efficacia del colloquio frequente e regolare dipende soprattutto dal suo atteggiamento umano e spirituale, dalla sua disponibilità e bontà e dalla sua competenza33.

Il Direttore è richiesto dai confratelli anche per il servizio della direzione spirituale. È un compito delicato e una offerta squisita di aiuto nel cammino vocazionale di coscienza. Il Direttore è cordialmente disponibile a questo servizio.


In quanto Direttore della comunità salesiana, animatrice della comunità educativo-pastorale, egli ha precise responsabilità nel creare all’interno della CEP un clima umano e apostolico che favorisca la crescita dei salesiani, dei giovani e dei laici collaboratori.34


233.Oltre ai compiti assegnati ad ogni Direttore di comunità locale, il Direttore di una comunità formatrice ha un ruolo ancora più impegnativo nel campo della formazione. Anima la comunità costituendo un’équipe unita con i formatori e facendo convergere l’impegno di tutti in un progetto comune in sintonia con il progetto ispettoriale.


Egli è responsabile del processo formativo personale di ogni confratello. È anche il direttore spirituale proposto, non imposto, ai confratelli in formazione. È suo compito specifico accompagnare ogni confratello, aiutarlo a comprendere e ad assumere la fase formativa che sta vivendo35. Mantiene con lui un dialogo frequente e cordiale, si sforza di conoscerne le qualità, sa fare proposte chiare ed esigenti e indicare mete adeguate, sostiene e orienta nei momenti di difficoltà, verifica insieme il cammino formativo.


A questo compito che l’Ispettoria affida al Direttore deve corrispondere nel confratello la consapevolezza e l’impegno ad entrare in un rapporto personale di apertura, di fiducia e di condivisione formativa.


Con il Consiglio della comunità il Direttore opera il dovuto discernimento vocazionale, particolarmente in occasione delle ammissioni e delle verifiche.


1.1.2 4.3.3.1.2 L’équipe dei formatori36

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234.Compongono l’équipe formatrice e sono corresponsabili dell’ambiente e del progetto formativo tutti coloro che collaborano con ruoli, funzioni e contributi diversi e complementari, assicurando insieme un’impostazione integrale e unitaria al servizio della comune esperienza formativa. Curano l’animazione della preghiera, l’ambito degli studi o della pastorale, l’aspetto economico e amministrativo o l’accompagnamento spirituale.

Tra di essi un posto di rilievo spetta al confessore per l’importanza che ha il suo servizio nell’orientamento vocazionale dei confratelli.

Significativo è nella comunità formatrice, e possibilmente con compiti di animazione comunitaria o di insegnamento, l’apporto di confratelli coadiutori.


235.Chiamati ad accompagnare i propri fratelli nella crescita vocazionale, i formatori operano in sintonia con la “mens” e la prassi formativa della Congregazione e dell’Ispettoria, come essa viene descritta nella presente Ratio e nel progetto ispettoriale. Fanno propria una visione d’insieme di tutta la formazione come processo graduale, continuo, organico e unitario da compiersi in stile salesiano.

Il loro è un vero lavoro d’insieme, che comporta: comunicazione, coesione, unità e lealtà nello svolgimento dei diversi compiti e dei diversi ruoli. Essi costituiscono con il Direttore una équipe, da lui animata, convinta della propria comune responsabilità37. Si impegnano a unificare i criteri di formazione e di valutazione e programmano insieme la vita della comunità. Si collegano abitualmente con tutti coloro che a diverso titolo e nei diversi momenti sono coinvolti nel processo formativo.


236.Nel compimento della loro missione i formatori sono consapevoli di essere mediatori dell’azione di Dio e della responsabilità della Ispettoria, si sforzano di vivere il loro particolare servizio con lo slancio del Da mihi animas e secondo lo stile del Sistema Preventivo.

Sostenuti da una solida spiritualità salesiana e da una sufficiente esperienza nel lavoro educativo e pastorale, essi comunicano vitalmente l’amore e l’entusiasmo per Don Bosco e per la vocazione salesiana. Mantengono l’ambiente fedele alla pratica delle Costituzioni e valorizzano la complementarità delle forme dell’unica vocazione.

Sono uomini di preghiera e di saggezza spirituale, che sanno aiutare i loro fratelli a discernere l’azione e i segni della volontà di Dio. Guidano nelle vie del Signore, sia con le parole che con la testimonianza coerente della loro vita consacrata.

Prestano una attenzione positiva e critica alla cultura e ai problemi sociali per una adeguata contestualizzazione del processo formativo38.


237.Sanno mettere in atto una pedagogia “dinamica, attiva, aperta alla realtà di vita e attenta ai processi evolutivi della persona”39 e al passo del gruppo.

Rivolgono una particolare attenzione alla persona del formando, al quale forniscono gli elementi spirituali, dottrinali e pastorali necessari alla interiorizzazione della proposta formativa. Accompagnano, consigliano, sostengono, correggono e stimolano secondo le esigenze della situazione personale del confratello in formazione.

Seguono il cammino di ciascuno, valutano a nome della Chiesa e della Congregazione l’idoneità vocazionale e offrono elementi di informazione e di discernimento anche in vista delle diverse ammissioni.

Per svolgere questo servizio è richiesto ai formatori “uno sguardo attento ed affinato da una buona conoscenza delle scienze umane per andare al di là delle apparenze e del livello superficiale delle motivazioni e dei comportamenti ed aiutare [il candidato] a conoscersi in profondità, ad accettarsi con serenità, a correggersi e a maturare partendo dalle radici reali, non illusorie, e dal ‘cuore’ stesso della sua persona”40.


238.I formatori sono animatori del processo formativo e lo conducono indicando le mete, facendo le debite verifiche e prendendo le decisioni opportune.

Posseggono “capacità e volontà di incidere, di entrare in dialogo con i candidati, di interagire in forma evangelicamente autentica con le sfide che essi presentano, senza chiusure né rinunzie. Insomma non formatori che ‘vedono’ impotenti come i [candidati] elaborano le proprie convinzioni e atteggiamenti. Non sono ‘esempi’ silenziosi e imparziali, ma educatori propositivi e convincenti”41.


239.Per svolgere questo servizio si richiedono doni personali uniti ad una soda preparazione dottrinale, spirituale, pastorale e pedagogica di base e, ordinariamente, anche ad una qualificazione specifica.

La formazione nel quotidiano, la capacità di lavoro condiviso, programmato e verificato, la disponibilità a incontrarsi periodicamente per riflettere sull’andamento del processo formativo, per l’interscambio e l’aggiornamento, le periodiche occasioni di rinnovamento costituiscono per i formatori dell’Ispettoria una vera scuola di formazione permanente. A tale scopo è importante una certa stabilità nel compito formativo ed è indispensabile l’azione animatrice del Delegato e della Commissione ispettoriale per la formazione .



4.3.3.1.3 I docenti e gli esperti


240.I docenti – in primo luogo i docenti salesiani – sono veri formatori, anche quando sono impegnati solo nell’ambito accademico. Mantengono una stretta collaborazione con gli altri formatori e operano nella prospettiva integrale dell’esperienza e del progetto formativo. Il loro compito va oltre l’aspetto puramente intellettuale e il loro insegnamento è accompagnato dalla testimonianza di una fede convinta. Essi sono formatori con la loro presenza amichevole ed educativa in mezzo ai candidati salesiani, partecipando con loro quando è possibile ai momenti di preghiera, di ricreazione e di attività apostoliche.

Consapevoli di svolgere un servizio ecclesiale e salesiano in virtù dell’obbedienza, essi sono mediatori dell’esperienza e della dottrina della Chiesa e della Congregazione. Offrono con generosità e rigore scientifico il loro apporto originale e qualificato nelle diverse discipline, affinché gli studenti giungano ad un’assimilazione profonda del mistero cristiano. Guidano lo studio personale, in modo che gli alunni apprendano un metodo di lavoro scientifico, assimilino i contenuti culturali, li approfondiscano e li attualizzino.


241.Per svolgere la loro funzione i docenti hanno una buona preparazione di base a livello umanistico-filosofico e teologico e sono qualificati nel proprio settore di insegnamento.

Sono dotati di capacità pedagogiche, e a questo fine ricevono una preparazione conveniente42, per aiutare gli alunni a coltivare una visione critica e una mentalità di formazione permanente. Sono inoltre formati ai metodi didattici attivi per stimolare la partecipazione degli alunni, e si mantengono aggiornati nel campo scientifico e metodologico.


242.Coltivano l’esperienza della vita salesiana seguendo con interesse e partecipando alla vita della Congregazione e dell’Ispettoria, mantenendo una viva sensibilità per il mondo giovanile e popolare, per poter collegare efficacemente i temi dell’insegnamento ai contenuti e alle esigenze dell’azione apostolica salesiana.

Esercitano il ministero educativo-pastorale che può offrire a loro occasioni e stimoli di confronto, ma vi si dedicano senza trascurare le esigenze del compito accademico43.


243.Un particolare contributo, in forma sistematica od occasionale e in ambiti diversi, sono chiamati a dare salesiani o altri che possiedono una competenza specifica (esperti). Il loro apporto all’esperienza formativa e al cammino dei candidati o dei confratelli può situarsi in linea preventiva, pedagogica o integrativa. Quando questi esperti non sono salesiani, è importante fare in modo che il loro servizio presti attenzione alle caratteristiche proprie della vocazione e sia visto nella prospettiva globale della formazione salesiana. Quando l’intervento dell’esperto fosse a scopo terapeutico, è doveroso che sia proposto con opportune motivazioni, mai imposto.



4.3.3.1.4 Il contributo dei laici


244.L’ecclesiologia di comunione ha portato alla valorizzazione dei laici, mettendo in evidenza il loro apporto non solo nell’ambito della missione salesiana ma anche nel terreno specifico dell’esperienza formativa44.

Dalla prospettiva della loro vocazione specifica, i laici possono essere di aiuto al salesiano per percepire con più profondità la sua identità e per maturare un più forte senso di Chiesa nella complementarità e reciprocità delle diverse vocazioni.


In questa prospettiva si colloca la sensibilità e l’atteggiamento di accoglienza della donna, con la sua capacità di umanizzare e di personalizzare relazioni e ambienti, e la valorizzazione del suo contributo nell’ambito dell’educazione e della formazione salesiana, in modi coerenti con i valori della consacrazione e attenti ai vari contesti culturali45.


Riconoscendo “l’utilità di un sano influsso della spiritualità laicale e del carisma della femminilità su ogni itinerario educativo”46, il CG24 propone programmi di formazione insieme per salesiani e laici, sia uomini che donne,47 in cui ognuno apporta la propria specificità.


245.Per quanto riguarda il coinvolgimento dei laici, uomini e donne, nella formazione iniziale dei salesiani, è auspicabile che essi possano svolgere ruoli di diretta incidenza formativa. Il CG24 dichiara che i confratelli in formazione “ricevono più efficace aiuto quando dalla formazione iniziale sono avviati ad esperienze di collaborazione con i laici sia sul piano pratico, sia sul terreno dell’elaborazione del PEPS”48. Per questo chiede che, “tenendo presente la diversa natura delle vocazioni degli SDB e dei Laici e i tempi di maturazione umana, affettiva e apostolica, le tappe della formazione iniziale prevedano contenuti ed esperienze di formazione reciproca e complementare per la crescita comune”49.


Ci sono inoltre dei settori in cui i laici possono dare un contributo specifico in virtù delle loro particolari competenze e della loro esperienza, come la spiritualità familiare, alcuni ambiti pastorali, il campo politico, economico e sociale, la comunicazione sociale50. In questi casi essi “sono da scegliersi con cura, nel quadro delle leggi della Chiesa e secondo i loro particolari carismi e le loro provate competenze”51 e la loro collaborazione deve essere opportunamente coordinata e integrata con le responsabilità educative primarie dei formatori .



4.3.3.2Corresponsabili a livello ispettoriale


4.3.3.2.1 L’Ispettore con il suo Consiglio52


246.Nella comunità ispettoriale è l’Ispettore con il Consiglio il primo responsabile della formazione sia iniziale che permanente.

Il suo servizio si manifesta in forme molteplici:

assume in prima persona la responsabilità della formazione, assicurando il raggiungimento dei suoi obiettivi e curando l’identità salesiana nel contesto culturale; stimola la convergenza di tutti nell’ambito formativo e guida l’Ispettoria nell’elaborazione del progetto formativo;

agisce come animatore spirituale dell’Ispettoria, sensibilizzando i confratelli alla conoscenza e docilità verso il Magistero ecclesiale e offrendo loro il patrimonio spirituale del carisma di Don Bosco, in sintonia con gli orientamenti della Congregazione;

promuove la corresponsabilità del Consiglio ispettoriale e della Commissione ispettoriale per la formazione, coordinata dal Delegato ispettoriale;

accompagna e sostiene le comunità locali come ambienti e soggetti di formazione; cura che esse vengano animate in modo da essere ambienti vocazionalmente stimolanti, ricchi di valori salesiani; presta speciale attenzione alla preparazione dei direttori e al loro accompagnamento, dedicandovisi personalmente e promuovendo iniziative periodiche e sistematiche (incontri, corsi…);

assicura alle strutture di formazione quell’insieme di condizioni che permettono la realizzazione di un’autentica esperienza formativa nelle sue diverse dimensioni, il raggiungimento degli obiettivi delle singole fasi e dell’intero processo formativo;

assicura alle comunità formatrici un Direttore e una équipe adeguatamente preparati per svolgere una valida azione formativa; provvede con scelte tempestive e oculate alla qualificazione e riqualificazione dei formatori; visita frequentemente le comunità formatrici e i confratelli in formazione iniziale; si informa sulle loro qualità e inclinazioni e li incoraggia a perfezionarsi in vista delle esigenze del bene comune;

cura la crescita di tutti nella vocazione salesiana, incoraggiando in diverso modo i confratelli a viverla nel lavoro apostolico con lo slancio del “da mihi animas”, a maturarla attraverso rapporti veri, a esprimerla in un particolare stile di vita evangelica, a fondarla su un permanente e attivo dialogo con il Signore e a rinnovarla nella fedeltà a Don Bosco53;

cura che siano offerti a chi si orienta verso la vita salesiana l’ambiente e le condizioni adatte per il primo discernimento vocazionale; accompagna nei delicati periodi della formazione iniziale e assume la propria responsabilità nel discernimento e nelle ammissioni;

prende come impegno prioritario la qualificazione dei confratelli, individua le aree in cui la preparazione culturale e la competenza professionale appaiono più urgenti in prospettiva di presente e di futuro per una migliore realizzazione della missione, elabora e mette in atto un Piano ispettoriale di qualificazione del personale e lo verifica periodicamente; impegna i confratelli qualificati in compiti specifici al servizio dell’Ispettoria e della Congregazione e fa il possibile perché permangano nell’ambito della propria qualificazione;

promuove iniziative ordinarie e straordinarie che favoriscono i processi di formazione permanente;

offre una collaborazione aperta e generosa per la formazione a livello inter-ispettoriale e della Congregazione e nell’ambito della Famiglia Salesiana; valorizza le proposte e le occasioni offerte a livello ecclesiale e di vita consacrata.



4.3.3.2.2 Il Delegato e la Commissione ispettoriale per la formazione


247. Al Delegato ispettoriale per la formazione e alla Commissione ispettoriale per la formazione (CIF), da lui coordinata, sono attribuiti compiti di riflessione, progettazione, programmazione, coordinamento, attuazione e verifica stabiliti dal Direttorio.


Il Delegato per la formazione è delegato dell’Ispettore e opera in dipendenza e in accordo con lui e con il suo Consiglio. Diversa può essere, di fatto, la sua figura, a seconda delle attribuzioni che gli sono assegnate, del tempo di cui dispone, degli altri ruoli a lui affidati.

Conviene che sia membro del Consiglio ispettoriale per poter fare presenti abitualmente la prospettiva e le preoccupazioni formative.

Nell’impegno di animazione, che svolge in collaborazione con i membri della Commissione, è attento ai confratelli e alle comunità, in modo particolare alle comunità formatrici, cura la comunicazione e la collaborazione nell’ambito formativo con altri gruppi della Famiglia Salesiana e a livello interispettoriale.


La situazione dell’Ispettoria e le scelte ispettoriali possono portare a diverse articolazioni e a diverse forme di composizione della Commissione. L’animazione dei vari ambiti può suggerire o richiedere la costituzione di diversi gruppi: per la formazione iniziale, per la formazione permanente, per la formazione di salesiani e laici, per il collegamento con la Famiglia Salesiana. È importante però assicurare una impostazione convergente ed evitare un agire parallelo o settoriale.

La composizione della Commissione è determinata dalla sua natura e dai suoi compiti e richiede che i membri, oltre a poter dare un contributo valido e complementare per la loro esperienza, la loro competenza o il loro ruolo, dispongano del tempo richiesto per gli incontri, la riflessione e il confronto, l’attenzione agli orientamenti riguardanti la formazione, la collaborazione nei servizi concreti.


Tra i compiti del Delegato – in collaborazione con la CIF – si segnalano i seguenti:


riflettere – insieme con l’Ispettore e il suo Consiglio – sulla situazione della formazione nell’Ispettoria;

assistere l’Ispettore nell’elaborazione, attuazione e revisione del Progetto ispettoriale per la formazione54;

collaborare all’elaborazione e alla verifica del Piano ispettoriale di qualificazione e specializzazione dei confratelli55;

compiere in via ordinaria la verifica dell’attuazione del Direttorio ispettoriale - sezione formazione56;

curare che la Ratio e il fascicolo Criteri e norme di discernimento vocazionale salesiano siano conosciuti e costituiscano un costante punto di riferimento57;

assicurare un’azione organica, programmata e coordinata nel campo formativo58, in modo tale che le diverse aree della formazione, gli interventi, le iniziative, il lavoro dei responsabili tendano alla realizzazione dell’identità vocazionale salesiana e contribuiscano a fare dell’Ispettoria una comunità formatrice;

curare l’unità e la continuità del processo di formazione iniziale, con speciale attenzione ai criteri di discernimento e alla pedagogia formativa59;

accompagnare le comunità formatrici e, là dove occorre, anche i centri studi per la formazione, nella impostazione e verifica dell’azione formativa;

verificare periodicamente l’itinerario delle attività educativo-pastorali, in dialogo con la Commissione ispettoriale per la Pastorale Giovanile60;

assicurare iniziative di animazione e accompagnamento dei tirocinanti e di sostegno delle loro comunità61;

collaborare con l’Ispettore e il suo Consiglio nella realizzazione del Piano organico di formazione permanente, nell’animazione del processo di formazione permanente delle comunità e dei confratelli, e nel programma di formazione assieme ai laici62;

prevedere un programma annuale di formazione permanente in linea con il Progetto ispettoriale di formazione, che risponda alle diverse situazioni dei confratelli (età, vocazione specifica, ruoli)63, che preveda l’organizzazione di servizi specifici, l’elaborazione di contenuti e sussidi;

assicurare le condizioni e promuovere iniziative per favorire nei confratelli la conoscenza degli orientamenti della Congregazione, l’approfondimento dello spirito salesiano e un approccio serio e aggiornato della storia, della spiritualità e del patrimonio pedagogico proprio del nostro carisma64;

prevedere incontri sistematici per il dialogo e l’interscambio con i delegati e le équipes ispettoriali della Pastorale Giovanile, della Famiglia Salesiana e degli altri settori, per effettuare un maggior adeguamento della formazione alla realtà ispettoriale e per un miglior coordinamento dell’animazione;

curare e valorizzare i contatti e le iniziative a livello interispettoriale o regionale e con la Famiglia Salesiana nel campo della formazione;

mantenere il contatto con il Consigliere per la formazione.



4.3.3.3 Collegamento e collaborazione a livello interispettoriale


248. L’azione formativa delle Ispettorie trova sostegno e stimolo grazie a diverse modalità di comunicazione, collegamento e collaborazione interispettoriale nel campo della formazione iniziale e permanente.

Si è già fatto riferimento alle comunità di formazione iniziale e ai centri di studio interispettoriali, sottolineando l’importanza di unire le forze al servizio della qualità della formazione e indicando le forme concrete.

Altre iniziative si riferiscono ai delegati ispettoriali, ai formatori, ai confratelli in formazione, o toccano tutto l’ambito della formazione permanente.

Le forme e le strutture di collegamento, il tipo e i livelli di servizio e i destinatari sono diversi, dipendendo anche dal rapporto esistente tra le Ispettorie. Si va dal coordinamento occasionale, alle “delegazioni” (o delegati) ed équipes stabili, interispettoriali o di Conferenza, ai centri nazionali o regionali; da incontri sporadici, a iniziative periodiche, a programmazioni organiche; dalla condivisione dell’esperienza, alla riflessione e allo studio realizzati insieme, all’organizzazione di incontri, seminari, esperienze formative, alla preparazione di punti di riferimento comuni e di sussidi di appoggio; da una prima attenzione ai delegati ispettoriali e ai formatori, al servizio offerto ai diversi gruppi di confratelli (direttori, sacerdoti e coadiutori del “quinquennio”, confratelli che si preparano alla professione perpetua, esperienze di formazione permanente, ecc.).


Nella diversità delle situazioni e dei contesti il collegamento tra i delegati di formazione, le commissioni ispettoriali e i formatori aiuta le Ispettorie a:

riflettere insieme sulla formazione salesiana e sulle sfide che essa presenta nell’ambito interispettoriale;

promuovere l’interscambio di esperienze e tutto ciò che qualifica il cammino formativo salesiano nelle singole Ispettorie;

elaborare criteri, linee di riferimento, sussidi per il lavoro formativo;

dare risposta ai bisogni della formazione con una visione aperta e condivisa e con reale capacità di collaborazione;

appoggiare l’azione formativa delle singole Ispettorie attraverso iniziative comuni;

stimolare e valorizzare il contributo dei Salesiani dei centri di studio e dei centri di formazione permanente.


L’incidenza delle forme di coordinamento e di collaborazione, che si svolgono in dipendenza e in stretto rapporto con gli Ispettori e con i responsabili a livello di Conferenza o di Regione, dipende in gran parte dalla dedizione dei coordinatori, da una programmazione sistematica e attenta alle reali necessità, dall’impegno dei Delegati ispettoriali e dalla corresponsabilità degli Ispettori.



4.3.3.4 Corresponsabili a livello mondiale


249.Il governo a livello mondiale assicura l’unità di vita e di azione nella diversità di ambienti e situazioni, promovendo la costante fedeltà dei soci al carisma salesiano.

Il Rettor Maggiore, come padre e centro di unità, promuove con l’assistenza del suo Consiglio, una costante e rinnovata fedeltà alla vocazione salesiana, anima i confratelli con il governo ordinario, con i suoi autorevoli orientamenti dottrinali, con le prese di contatto, le visite e gli incontri.


250.Tutti i membri del Consiglio Generale, sia i Consiglieri incaricati di settori specifici sia i Consiglieri regionali incaricati di gruppi di Ispettorie, nell’esercizio del loro servizio prestano particolare attenzione alla formazione.

Il Consigliere Generale per la formazione ha il compito di “promuovere la formazione integrale e permanente dei soci. Segue con particolare sollecitudine la formazione iniziale nelle sue varie fasi perché in esse i contenuti, l’ordinamento degli studi, i metodi formativi e le strutture garantiscano le condizioni per la crescita della vocazione salesiana”65.

D’accordo con i Consiglieri regionali, richiede alle Ispettorie la programmazione e l’attuazione di iniziative e orientamenti di formazione permanente e ha una cura speciale dell’andamento dei centri che la promuovono.




4.4 DARE QUALITÀ FORMATIVA ALL’ESPERIENZA QUOTIDIANA


251.Dare qualità formativa all’impegno quotidiano è una linea strategica della metodologia salesiana. Don Bosco attribuiva valore educativo agli impegni di ogni giorno, nel cortile e nella scuola, nella comunità e nella chiesa66, alla maniera di vedere e di leggere gli avvenimenti, di rispondere alla situazione dei giovani, della Chiesa e della società..

Far sì che l’esperienza quotidiana sia formativa per la persona, e non indifferente o deformante, comporta di assicurare alcune condizioni (atteggiamenti, mentalità, impostazione, verifiche) e di aiutare ciascuno ad assumerla, a viverla ed a valutarla come cammino concreto che manifesta, coinvolge e favorisce l’esperienza di se stesso, i criteri di azione, la maniera di rapportarsi agli altri e con la realtà, l’identificazione vitale con i valori vocazionali.

L’esperienza quotidiana vissuta in chiave formativa ci avvicina alla verità di noi stessi e ci offre occasioni e stimoli per rendere reale il nostro progetto di vita.

Il salesiano, che “attribuisce efficacia formativa alle sue attività ordinarie67, è chiamato a vivere come momento formativo l’incontro con i giovani, il “lavorare insieme”, la comunicazione e i rapporti interpersonali, l’apertura e il confronto con il contesto pastorale, culturale e sociale.



4.4.1La presenza tra i giovani


252.L’incontro con i giovani è per il salesiano cammino e scuola di formazione.

Diventando compagno di viaggio dei giovani il salesiano fa “esperienza diretta del loro mondo”, ascolta le “loro domande ed esperienze”, entra nella “loro cultura e nel loro linguaggio”. Impara ad accettarli e ad amarli come sono e a vivere con loro il Sistema Preventivo.

Il contatto con il mondo dei giovani in costante evoluzione lo rende consapevole della necessità di competenza educativa e professionale, di qualificazione pastorale, e di un aggiornamento costante.

Conoscendo il ruolo determinante che ha la comunicazione nella vita dei giovani, fa ogni sforzo per diventare un buon comunicatore, capace di trasmettere loro messaggi significativi.

E siccome “la testimonianza è l’unico linguaggio capace di convincere i giovani che “Dio esiste e il suo amore può colmare una vita””,68 si sente sfidato a vivere e rendere trasparente la sua fede in Gesù Cristo.



4.4.2 Il lavorare insieme


253.La realizzazione della missione giovanile richiede comunione operativa e capacità di convergenza.

Lavorando insieme”, il salesiano impara a operare con senso di corresponsabilità, rispettando e integrando i diversi ruoli, attraverso una pedagogia di vita che lo aiuta a superare l’individualismo, l’attivismo e l’immediatismo.


Il lavorare insieme diventa veramente formativo quando viene accompagnato dalla riflessione e, più ancora, quando questa è permeata da un atteggiamento di preghiera.

Perciò, la comunità crea momenti e spazi che favoriscono uno sguardo attento, una lettura più profonda, una condivisione serena. E il salesiano è chiamato a confrontarsi con le proprie motivazioni di fondo, con il proprio senso pastorale, con la coscienza della propria identità.

La riflessione porta ad “imparare dalla vita”69 (avvenimenti, situazioni, esperienze) e matura una mentalità e una capacità di scoperta comunitaria e personale; è la base della formazione continua.



4.4.3 La comunicazione


254.La comunicazione reciproca è formativa in quanto è vero scambio di doni e di esperienze per il mutuo arricchimento delle persone e della comunità. Essa richiede intelligenza, apertura di spirito e abilitazione pratica al dialogo, e da essa si riceve illuminazione, stimolo e incoraggiamento per la crescita personale.

Più ancora, la comunicazione s’impara; ad essa ci si abilita. Da parte di chi comunica, occorre superare una certa paura o timidezza nell’esprimere i propri pensieri e sentimenti e avere il coraggio della fiducia nell’altro. Da parte di chi riceve la comunicazione, ci vuole la capacità di accoglierla con stima per la persona, senza giudicarla, e di apprezzare la differenza di vedute70. Da entrambe le parti, è necessaria la disponibilità a modificare giudizi e posizioni e a cercare la convergenza.


4.4.4 I rapporti interpersonali


255.I rapporti interpersonali favoriscono e rivelano il livello di maturazione di una persona, indicando fino a che punto l’amore ha preso possesso della sua vita e fino a che punto ha imparato ad esprimerlo. Al contrario, “i rapporti disagevoli, le situazioni di conflitto non risanate opportunamente attraverso la riconciliazione agiscono all’interno della persona bloccando il processo di maturazione e creando delle difficoltà alla stessa donazione serena e gioiosa alla missione e a Dio”71.

I rapporti interpersonali si costruiscono sulla base delle qualità “richieste in tutte le relazioni umane: educazione, gentilezza, sincerità, controllo di sé, delicatezza, senso dell'umorismo e spirito di condivisione”72. Sono “ispirati all’oblatività e donazione e non centrati sulla propria persona o sui propri fini”73; dove si vive il perdono e l’amore, è possibile costruire buoni rapporti interpersonali.



4.4.5 Il contesto socio-culturale


256.Anche il rapporto con il proprio contesto socio-culturale è un’istanza che incide quotidianamente sulla maniera di essere, di sentire e di valutare; esso interpella la propria identità.

Il primo passo consiste nel conoscere la situazione e nel formarsi un quadro del contesto socio-culturale in cui si è avvolti, degli stimoli e dei condizionamenti che da esso giungono.

Ma, ancora più importante della conoscenza è l’interpretazione della situazione, compito difficile a causa dell’ambivalenza dei vari elementi presenti. “Non si tratta solo e semplicemente di accogliere i fattori positivi e di contrastare frontalmente quelli negativi. Si tratta di sottoporre gli stessi fattori positivi ad attento discernimento, perché non si isolino l’uno dall’altro e non vengano in contrasto tra loro, assolutizzandosi e combattendosi a vicenda. Altrettanto si dica dei fattori negativi: non sono da respingere in blocco e senza distinzioni, perché in ciascuno di essi può nascondersi un qualche valore, che attende di essere liberato e ricondotto alla sua verità piena”74.


257.Tale interpretazione, elaborata alla luce del Vangelo, fa emergere dalla situazione non semplicemente dei “dati” di fatto che non coinvolgono, ma la “voce” di Dio che sfida attraverso la percezione del “compito” da fare. È un vero discernimento spirituale, “l’arte di cercare i segni di Dio nelle realtà del mondo”75.

Con coraggio e sapienza si cercano risposte adeguate e nuovi approcci, si creano nuove forme di vita e di pedagogia man mano che si selezionano, modificano e assumono i valori culturali che possono essere armoniosamente fusi con il Vangelo, e con le richieste della propria consacrazione e dello spirito e missione salesiana.

La capacità di “vedere” Dio nel mondo e di cogliere il suo richiamo attraverso le urgenze dei momenti e dei luoghi è una legge fondamentale del cammino di crescita salesiana. Come dice l’art. 119 delle Costituzioni, “vivendo in mezzo ai giovani e in costante rapporto con gli ambienti popolari, il salesiano si sforza di discernere negli eventi la voce dello Spirito, acquistando così la capacità d’imparare dalla vita”. Cioè: diventa discepolo intelligente della vita, arriva alla sapienza attraverso l’esperienza.




4.5 QUALIFICARE L’ACCOMPAGNAMENTO FORMATIVO


258.L’esperienza formativa è esperienza personale, accompagnata e guidata. L’accompagnamento è condizione indispensabile per la personalizzazione dell’esperienza formativa e per il discernimento vocazionale.


L’accompagnamento comunitario e personale è caratteristica fondamentale della pedagogia salesiana. Don Bosco è stato maestro nell’avviare e accompagnare i giovani attraverso la direzione di comunità o di ambiente, la direzione occasionale e la direzione di coscienza abitualmente nella confessione.


Dare qualità all’accompagnamento significa assicurare al confratello la vicinanza, il confronto, l’orientamento e il sostegno adeguati in ogni momento del percorso formativo e far in modo che egli sia disponibile e attivamente responsabile nel cercare, accogliere e trarre vantaggio da questo servizio, tenendo presente che esso può assumere molteplici forme e vari gradi di intensità. Non si limita al dialogo individuale, ma è un insieme di relazioni, un ambiente e una pedagogia, propri del Sistema preventivo: va dalla presenza vicina e fraterna che suscita fiducia e familiarità, al cammino fatto a livello di gruppo, all’esperienza comunitaria; dagli incontri brevi e occasionali al dialogo personale cercato frequente e sistematico; dal confronto su aspetti esterni alla direzione spirituale e alla confessione sacramentale.


L’attuale situazione dei candidati e il fatto che l’esperienza formativa venga vissuta successivamente in diverse comunità rende ancora più determinante l’incidenza dell’accompagnamento formativo. D’altra parte, l’esperienza insegna che l’assenza di accompagnamento o un accompagnamento che non va in profondità o è discontinuo possono mettere un’ipoteca seria su tutta l’azione formativa.



4.5.1 L’accompagnamento comunitario.

259.Della comunità come ambiente di formazione e delle condizioni da assicurare affinché lo sia realmente si è già detto, come pure del ruolo del direttore in essa.

Nello stile salesiano l’accompagnamento delle persone è dato anzitutto dall’ambiente educativo, da ciò che nella comunità si ascolta e si comunica, dall’ispirazione che muove tutto e tutti, guida il lavoro e propone quell’esperienza vissuta, che diviene criterio costante di identificazione e di orientamento.

L’ambiente, il clima, i rapporti interpersonali, di gruppo e con gli educatori, l’orientamento da parte dei responsabili fatto con uno stile che rende partecipi, il procedere secondo un progetto comune e con obiettivi definiti, tutto questo orienta e accompagna ogni membro della comunità nel suo cammino personale, in quanto sottolinea l’attenzione alla persona e la prospettiva vocazionale, propone delle mete, suggerisce criteri, segnala un itinerario, stabilisce momenti di confronto e di verifica. Comunità di basso profilo formativo, con debole capacità di proposta e scarso orientamento, con poca interazione e limitata partecipazione nel progetto comune, sono di poco sostegno ai singoli confratelli.


Curare l’accompagnamento comunitario al servizio della formazione dei confratelli significa assicurare la qualità pedagogica e spirituale dell’esperienza comunitaria e la qualità dell’animazione e dell’orientamento della comunità. È quella che viene detta “direzione spirituale comunitaria”, e tende a costruire una comunità orientata con chiarezza d’identità e pedagogicamente animata e un’esperienza comunitaria che attraverso le molteplici quotidiane espressioni dello stile salesiano orienta, stimola e sostiene. Costituisce un impegno per ogni ambiente formativo e specialmente per le comunità troppo esigue o troppo numerose76.



4.5.2 L’accompagnamento personale


260.Se l’esperienza comunitaria è determinante per la formazione salesiana, altrettanto necessario è un accompagnamento personalizzato, che aiuti ognuno ad assumere e interiorizzare i contenuti dell’identità vocazionale.

Sono diverse le forme che assume questo accompagnamento e le persone che intervengono: il direttore della comunità, il direttore spirituale, che può essere lo stesso direttore, il confessore, i formatori cui sono affidati diversi aspetti dell’esperienza formativa , i confratelli più vicini che sanno aiutare in nome di una vera amicizia spirituale, l’Ispettore. La Ratio esplicita i diversi contributi, le responsabilità e le forme di intervento in quest’opera comune.


Qualificare l’accompagnamento personale significa assicurare la presenza, la competenza, la dedizione, l’unità di criteri e la convergenza di interventi delle persone chiamate a prestare questo servizio con apporti diversi.


261. Nella tradizione salesiana occupa un ruolo particolare il Direttore che ha responsabilità diretta verso ogni confratello e lo aiuta a realizzare la sua personale vocazione77. Durante la formazione iniziale il direttore è responsabile del processo formativo personale. “È suo compito specifico accompagnare ogni confratello, aiutarlo a comprendere e ad assumere la fase formativa che sta vivendo. Mantiene con lui un dialogo frequente e cordiale, si sforza di conoscerne le qualità, sa fare proposte chiare ed esigenti e indicare mete adeguate, sostiene e orienta nei momenti di difficoltà, verifica insieme il cammino formativo”78.

Espressione tipica di questo servizio del direttore è il colloquio, elemento integrante della prassi formativa salesiana, segno concreto di attenzione e cura della persona e della sua esperienza, di condivisione fraterna e di confronto. Don Bosco vedeva nel colloquio con il Direttore un momento privilegiato di dialogo per il bene del confratello.79 Con questa attenzione al cammino di ognuno e alla sua crescita, le Costituzioni stabiliscono che ogni confratello “fedele alla raccomandazione di Don Bosco, si incontri frequentemente con il proprio superiore in un colloquio fraterno”80.

Nella formazione iniziale il colloquio, vissuto secondo lo spirito delle Costituzioni, deve essere autentico momento di accompagnamento formativo. “Un incontro che chiama in causa i valori della vita salesiana, la storia personale del confratello: virtù, attitudini e limiti, successi e insuccessi, gioie e speranze, bisogni profondi”81. Una forma di orientamento spirituale che aiuta a personalizzare il percorso formativo e a interiorizzarne i contenuti.

Per i confratelli in formazione, seguendo la nostra tradizione, la frequenza del colloquio resta fissata “una volta al mese”82. Se il confratello lo desidera, può manifestare anche la sua situazione di coscienza83.


Una forma di accompagnamento esplicitamente prevista dalla pedagogia formativa salesiana è costituita dai momenti periodici di verifica personale (“scrutini”), attraverso i quali il Consiglio della comunità aiuta il confratello a valutare la sua situazione formativa personale, lo orienta e lo stimola concretamente nel processo di maturazione84.

262.Qualificare l’accompagnamento significa assicurare la qualità del servizio della direzione spirituale fatta dal direttore o da altri confratelli disponibili e preparati.


La direzione spirituale di coscienza è un aiuto offerto a chi è alla ricerca della pienezza della sua vocazione cristiana e religiosa. È un ministero di illuminazione, di sostegno e di guida nel discernere la volontà di Dio per raggiungere la santità; motiva e suscita l’impegno della persona, la stimola a serie opzioni in sintonia con il Vangelo e la confronta con il progetto vocazionale salesiano.

La direzione spirituale è un ministero ecclesiale di qualità, che domanda al direttore spirituale equilibrio umano e saggezza, paternità vera, capacità di amore gratuito, grande disponibilità e rapporti che ispirano fiducia e ottimismo. Al direttore spirituale giova l’autorevolezza che viene dall’esperienza vissuta, in particolare – per noi – dall’esperienza salesiana, una certa competenza nelle scienze psico-pedagogiche, la capacità di leggere i movimenti dello Spirito nella persona, di comunicazione, di ascolto e di empatia. Egli mette in gioco la qualità stessa della sua persona come uomo, credente, consacrato e salesiano. Oltre alle qualità personali e all’esperienza, è indispensabile la dovuta preparazione e l’aggiornamento.


Secondo la tradizione salesiana il Direttore della comunità di formazione, “maestro e guida spirituale”85, “guida della comunità e maestro di spirito”86, è il direttore spirituale proposto ai confratelli, pur rimanendo loro la libertà di scegliere un altro direttore spirituale.


263.Di grande importanza nell’accompagnamento formativo è il ruolo del Confessore, il cui intervento si colloca nell’ambito sacramentale. Don Bosco sottolineava la sua rilevanza pedagogica e la sua efficacia nel cammino di crescita dei giovani. Non è da dimenticare che nel sacramento della Riconciliazione viene offerta a ciascun confratello una direzione spirituale molto pratica e personalizzata, arricchita dalla efficacia propria del sacramento. Il Confessore non solo assolve dai peccati ma, riconciliando il penitente, lo incoraggia e stimola sulla via della fedeltà a Dio e quindi anche nella prospettiva vocazionale specifica. Proprio per questa ragione è bene che durante la formazione iniziale i confratelli abbiano un confessore stabile e ordinariamente salesiano87.


Sono da curare anche altre forme di accompagnamento personale che aiutano il confratello a integrare nella sua esperienza formativa l’esercizio educativo pastorale e l’impegno degli studi.

Qualificare l’accompagnamento significa assicurare un servizio prestato con sensibilità formativa da chi accompagna in ambiti specifici dell’esperienza formativa, ad esempio nel campo pastorale88 e nel settore degli studi89.


264.L’accompagnamento formativo nei suoi diversi livelli esige da coloro che prestano questo servizio in primo luogo disponibilità e dedizione; la consapevolezza di essere mediatori dell’azione del Signore, del ministero della Chiesa, della mens della Congregazione. Inoltre sono indispensabili alcuni convincimenti, atteggiamenti e condizioni: un atteggiamento spirituale e una prospettiva di fede, l’ottica della vocazione salesiana e quindi la conoscenza dei criteri per discernerla e delle condizioni per viverla, una sensibilità pedagogica che favorisca un clima di libertà e l’attenzione alla persona e al suo ritmo di maturazione, alcune competenze specifiche riguardanti sia la dimensione umana sia la pedagogia spirituale. Ognuno è chiamato a vedere il suo contributo in complementarità con gli altri interventi e ad attenersi ai criteri di prudenza e di giustizia che, secondo i casi, richiedono discrezione o assoluto rispetto del segreto professionale90 e del segreto sacramentale.


Per dare qualità all’accompagnamento formativo è indispensabile che i responsabili ispettoriali si preoccupino della preparazione e dell’aggiornamento dei direttori, dei confessori, dei formatori e della loro reale dedizione a questo compito. Curino la convergenza dei criteri e la continuità del processo di accompagnamento lungo il percorso formativo e nei passaggi da una comunità all’altra.


265. Condizione chiave per l’accompagnamento è l’atteggiamento formativo del confratello in formazione iniziale91. Sin dal prenoviziato egli è consapevole che il cammino vocazionale è in primo luogo opera di Dio, che “si serve della mediazione umana”92; che la formazione salesiana è dialogo sincero e corresponsabile con la comunità portatrice del carisma; che l’autoformazione non vuol dire auto-sufficienza o cammino individuale.

Per questo prende l’iniziativa e si sente responsabile di avere un direttore spirituale93 e un confessore, di mantenere con loro e con il proprio direttore un rapporto improntato a fiducia, apertura e ricettività, di valorizzare in forma stabile il loro servizio e quello di altri che possono accompagnarlo nel suo cammino, di accogliere in prima persona le espressioni dell’accompagnamento comunitario.


266.L’accompagnamento formativo si colloca nell’ambito dell’animazione. Evita due atteggiamenti estremi: quello di forzare chi va crescendo, imponendogli dall’esterno, in certo modo, un’esperienza altrui, con una direttività che deresponsabilizza, e l’atteggiamento dell’indifferenza, che lascia tutto allo spontaneismo e al soggettivismo e rinuncia a consigliare, a proporre e a correggere. Sottolinea la capacità di accoglienza e di attenzione alla persona, stimola la comunicazione, impegna la responsabilità personale.


Attento alla meta, cioè allo scopo della formazione salesiana, e tenendo presente la realtà della persona e il suo ritmo di crescita, l’accompagnamento formativo: introduce il salesiano alla conoscenza di sé, alla percezione della sua realtà e dei suoi valori; lo aiuta ad accettarsi e a possedersi; lo muove a “staccarsi da sé” in ciò che lo allontana da Dio e dai valori vocazionali; lo orienta costantemente a ricercare la volontà del Signore nelle circostanze concrete e a vedere la sua vita in questa prospettiva; lo stimola ad organizzare progressivamente la sua esistenza secondo il progetto vocazionale..


267. Il salesiano adulto, che cammina secondo la Regola di vita e assimila vitalmente quanto gli offre l’animazione comunitaria, si sente sostenuto nell’esperienza vocazionale e stimolato ad una permanente fedeltà. Anche se vi possono essere momenti e situazioni che richiedono un confronto personale e un discernimento più attento, ordinariamente nell’età adulta non è necessaria la direzione metodica richiesta dal primo periodo della formazione. È stato questo l’intendimento di Don Bosco, confermato dalla sua prassi abituale e dalla tradizione salesiana94.






4.6 PRESTARE ATTENZIONE AL DISCERNIMENTO


4.6.1 Il discernimento dimensione permanente dell’esperienza salesiana.


268.L’atteggiamento di discernimento spirituale e pastorale è indispensabile ad ogni salesiano per vivere la vocazione con fedeltà creativa e come risposta permanente.

Il discernimento comunitario, vissuto come esperienza di fede e di carità, rafforza la convergenza e la comunione, sostiene l’unità spirituale, approfondisce il senso della vocazione, stimola la ricerca di autenticità e il rinnovamento. Per questo ogni comunità attenta ai segni dello Spirito, aperta agli stimoli della Chiesa e della Congregazione, coltiva uno sguardo evangelico sulla realtà e cerca la volontà del Signore in fraterno e paziente dialogo e con vivo senso di responsabilità95. Lo fa in un clima di verità e di fiducia reciproca, alla luce della Parola, nella preghiera e mediante la riflessione e la condivisione.


4.6.2 Il discernimento durante la formazione iniziale.96


269. Il discernimento vocazionale, come servizio al candidato e al carisma, riveste una importanza determinante nella formazione iniziale, che è pedagogicamente impostata a questo fine. I diversi periodi formativi “sono necessari sia al candidato che alla comunità per discernere, in mutua collaborazione, la volontà di Dio e per corrispondervi. Il candidato conosce progressivamente la Società ed essa, a sua volta, può valutarne le attitudini alla vita salesiana”97. Le ammissioni sono momenti di sintesi lungo questo processo.

Il discernimento si compie in intima collaborazione tra il candidato e la comunità locale e ispettoriale. L’esperienza formativa parte da un presupposto fondamentale: la volontà di compiere insieme un processo di discernimento con un atteggiamento di comunicazione aperta e di sincera corresponsabilità, attenti alla voce dello Spirito e alle mediazioni concrete.

Oggetto del discernimento vocazionale sono i valori e gli atteggiamenti richiesti per vivere con maturità, gioia e fedeltà la vocazione salesiana: le condizioni di idoneità, le motivazioni e la retta intenzione.

270. Il discernimento costituisce un punto chiave della metodologia formativa. È quindi indispensabile curarne le condizioni a livello ispettoriale e locale e in tutti coloro che intervengono in esso, assicurando la conoscenza della sua natura e delle sue caratteristiche, l’uso dei mezzi suggeriti e l’attenzione ai momenti specifici, e soprattutto l’impegno costante e qualificato di tutti.


Prestare attenzione al discernimento vuol dire in primo luogo rendere effettivo l’impegno e la collaborazione dei responsabili.

Si deve preparare il candidato sin dall’inizio del processo formativo ad assumere attivamente la responsabilità del discernimento personale e condiviso, come componente necessaria dell’atteggiamento formativo. Il candidato è il primo interessato a scoprire il progetto di Dio nei suoi riguardi, perciò coltiva un’apertura costante alla voce di Dio e all’azione dei formatori, orienta la sua vita secondo una prospettiva di fede, si confronta con i criteri vocazionali salesiani. Cerca di conoscersi in verità, di farsi conoscere e di accettarsi, si avvale di tutte le mediazioni e dei mezzi che l’esperienza formativa gli offre, in particolare dell’accompagnamento formativo e del confronto fraterno, del colloquio con il Direttore, della direzione spirituale, del sacramento della Penitenza, delle verifiche e del discernimento comunitario.

La responsabilità della comunità ispettoriale e locale nel discernimento si manifesta in vari modi. L’Ispettore cura l’unità dei criteri di discernimento e promuove una adeguata conoscenza dei candidati sia da parte dei membri del Consiglio ispettoriale sia da parte dei responsabili delle diverse fasi, “favorendo lungo il processo formativo l’atteggiamento di discernimento e la comunicazione di adeguate informazioni con le modalità più opportune”98. I membri del Consiglio ispettoriale, dal canto loro, sono responsabili di farsi un giudizio quanto più possibile personale e informato del candidato.

A livello locale deve essere assicurato il ruolo del Direttore e del Consiglio, che compiono un discernimento periodico sui confratelli in formazione mediante le verifiche trimestrali; valutano il progresso fatto dal candidato nel suo cammino vocazionale e offrono i suggerimenti e le indicazioni opportune, ed esprimono un parere in occasione delle domande di ammissione.

Fondamentale è per il candidato coinvolgere nel discernimento il direttore spirituale e il confessore.

In occasione delle ammissioni la comunità è invitata ad esprimere un proprio parere nella forma più consona99.


271. – Chi interviene nel discernimento deve assumere una prospettiva vocazionale e un atteggiamento di fede, avere sensibilità pedagogica e curare alcune competenze specifiche. Il discernimento vocazionale infatti è scoperta del dono di Dio, riconosciuto attraverso i segni quotidiani nella realtà stessa della persona, mediante una prudente ed illuminata interpretazione, è collaborazione con lo Spirito. Ciò comporta consapevolezza delle mediazioni spirituali e quella sensibilità umana, che rendono capaci di una conoscenza profonda della realtà umana e dei suoi processi, e di un atteggiamento che sa unire fiducia ed esigenza, attenzione ai ritmi individuali e ai requisiti vocazionali.


272. – Il discernimento ha come punto di riferimento l’identità salesiana, i suoi elementi costitutivi, i requisiti e le condizioni per viverla; non è discernimento generico. Richiede quindi conoscenza e consonanza con i criteri indicati dalla Congregazione, in primo luogo con il criterio di qualità carismatica, che mira a porre le basi di un’esperienza vocazionale autentica e fedele, superando preoccupazioni quantitative o funzionali, entusiasmi non fondati o impegni costruiti su idoneità fragili e non provate. Chi interviene nel discernimento lo fa a nome della Congregazione, responsabile del carisma.


273. – La durata del cammino di discernimento, la successione e la diversità di comunità in cui si svolge, la molteplicità dei responsabili che in esso intervengono richiede unità di criteri e convergenza di interventi, consapevolezza della gradualità del processo e della specificità dei momenti. Il discernimento va compiuto nella prospettiva dell’unità e dell’evoluzione della persona, nella continuità della conoscenza di essa e di valutazione del suo percorso.

D’altra parte, la gradualità del processo comporta che vi siano, in certo modo, criteri per una valutazione iniziale (idoneità di base), per le valutazioni intermedie (criteri di crescita), per gli impegni definitivi. L’attenzione alla gradualità implica il darsi tempo per la conoscenza e la valutazione, e il saper intervenire per prendere le decisioni nel momento opportuno, evitando di “protrarre situazioni problematiche o di indecisione, che non offrono prospettive serie di miglioramento”100.

Chi interviene nel discernimento deve essere consapevole che collabora in un lavoro d’insieme e si inserisce in un processo coerente e aperto.


274. – Le ammissioni ai diversi impegni del cammino vocazionale costituiscono momenti importanti di discernimento per il candidato che presenta la domanda e per chi è chiamato a valutarla; raccolgono il frutto di un atteggiamento permanente e lo esprimono in un parere o in un consenso nel quale confluiscono la conoscenza, il confronto e la valutazione. La serietà del processo di ammissione, da parte del candidato, della comunità e dei responsabili diretti a livello locale e ispettoriale, è prova della qualità del discernimento. Speciale incidenza hanno sull’esperienza formativa e sulla perseveranza vocazionale l’ammissione e quindi il discernimento per l’inizio del processo formativo e per la professione perpetua.


275. – Il discernimento si fonda sulla conoscenza degli elementi necessari per la valutazione richiesta, elementi che si riferiscono alla persona, alla sua esperienza, alle sue attitudini e alle sue motivazioni. Un discernimento informato e fondato comporta che ognuno, secondo la sua situazione e il suo ruolo, valorizzi i mezzi e i procedimenti necessari per raggiungerlo: la condivisione nel quotidiano vissuto con lo stile del Sistema preventivo, le diverse forme di rapporto personale, il confronto formativo con il candidato stimolato all’auto-osservazione, le verifiche, la raccolta sistematica e la valutazione delle informazioni fatte con prudenza e rispetto, il ricorso al contributo di esperti nei diversi ambiti.



4.6.3 Il discernimento in alcune circostanze particolari


276. Vi possono essere nella vita del salesiano momenti in cui si sperimenta il bisogno di uno sguardo più profondo, di una verifica più attenta del proprio cammino, di una revisione delle proprie scelte per una riaffermazione di esse o per una nuova opzione vocazionale. Possono presentarsi situazioni nuove o nuove sfide, momenti di difficoltà o di dubbio, situazioni di forte demotivazione o gravemente compromesse.

È quanto mai necessario che il confratello si ponga in un vero atteggiamento di discernimento spirituale, libero da pressioni interne ed esterne, aperto al confronto ed evitando l’isolamento o le decisioni prese in solitudine, dandosi il tempo necessario, accettando le opportunità e i mezzi che gli vengono offerti. Alla comunità, attraverso i responsabili, corrisponde riconoscere, comprendere e accompagnare il confratello con rispetto e stile fraterno, e sostenerlo opportunamente con interventi ordinari e straordinari 101.

Una occasione concreta di verifica della qualità del discernimento, che si compie durante la formazione iniziale, è data dalla valutazione della perseveranza dei confratelli e dall’analisi dei casi di uscita durante la formazione iniziale e nei primi anni di impegno definitivo. La lettura del cammino vocazionale permetterà di comprendere se i diversi momenti di discernimento e di ammissione, i criteri applicati e la metodologia seguita, l’intervento dei responsabili, l’atteggiamento del candidato o del confratello, la maniera di percepire e accompagnare le eventuali crisi sono stati adeguati o se mettono in rilievo aspetti ai quali si deve prestare responsabilmente maggior attenzione.





1.2 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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277. Ogni salesiano assume la responsabilità della propria formazione e s’impegna in uno sforzo costante di conversione e di rinnovamento102. Elabora il proprio progetto personale di vita a partire dalla sua esperienza e dal progetto vocazionale dei Salesiani di Don Bosco e lo verifica nei momenti forti.


278. L’azione formativa intende raggiungere il salesiano in profondità aiutandolo a far esperienza dei valori vocazionali in un itinerario che egli assume in prima persona e coinvolge tutti i protagonisti.


279. Ogni comunità salesiana è per i confratelli il naturale ambiente di crescita vocazionale.103


280. L’Ispettoria assicuri le condizioni per un’autentica esperienza formativa e in particolare: il clima formativo in tutte le comunità, lo stile di vita e di azione pastorale, il servizio di animazione dei Direttori e di altri responsabili, la consistenza qualitativa e quantitativa delle comunità formatrici, specialmente attraverso équipes formatrici consistenti e sufficientemente stabili, il progetto formativo e la continuità del processo formativo.


281.La Commissione ispettoriale per la formazione curi l’unità del processo formativo ispettoriale, l’atteggiamento di discernimento, la convergenza dei criteri e la continuità metodologica.


Comunità formatrici e formatori


282. “La formazione iniziale si realizza ordinariamente in comunità strutturate appositamente a tale scopo104. Solo in casi speciali il Rettor Maggiore può permettere che i formandi siano integrati in altre comunità.

I responsabili assicurino la consistenza qualitativa della comunità formatrice con l’attenta cura delle condizioni richieste dal processo.


283. La comunità formatrice sia costituita da un numero di membri sufficiente allo sviluppo dell’esperienza formativa, evitando numeri troppo esigui, che non consentono le condizioni minime per alcuni aspetti formativi, come pure un numero eccessivo che non favorisce la personalizzazione e l’accompagnamento del processo.


284. I formatori siano uomini di fede, capaci di dialogo, con sufficiente esperienza pastorale e in grado di comunicare vitalmente l'ideale salesiano. L’Ispettore scelga un Direttore e un’équipe particolarmente preparati, soprattutto per la direzione spirituale comunitaria e personale105.

I formatori, consapevoli del loro compito, costituiscano insieme con il direttore un gruppo convinto della comune responsabilità e assicurino ai confratelli in formazione le condizioni per una valida esperienza, l’accompagnamento e il discernimento106.

Si faccia in modo che le équipes formatrici includano salesiani coadiutori. Si curi la loro preparazione specifica per questo compito.


285. Si includa nel Piano ispettoriale di qualificazione e specializzazione dei confratelli la programmazione per la qualificazione in pedagogia e metodologia formativa e in spiritualità salesiana dei confratelli che vengono scelti per il servizio formativo: Direttori, maestri di novizi, formatori107.

L’Ispettoria preveda per i Direttori delle comunità formatrici un periodico e specifico aggiornamento che sia loro di aiuto nell'assolvere il compito dell’accompagnamento formativo, della direzione spirituale comunitaria e personale108.

In analoga misura si offrano opportunità di perfezionamento e riqualificazione agli altri formatori.


286. I responsabili della formazione ai diversi livelli (Ispettori, Consigliere regionale, Consigliere per la formazione) promuovano iniziative e forme di collaborazione per la qualificazione dei formatori.


287. La comunità formatrice, vero laboratorio di maturazione personale, si distingua per il clima di famiglia e la condivisione fraterna, la convergenza degli intenti e la corresponsabilità nella realizzazione degli ideali salesiani, la partecipazione di tutti ai momenti di elaborazione e di verifica del progetto comunitario e della programmazione.


288. Si curino le condizioni ambientali della comunità: locali, spazi e strumenti, che favoriscono la vita comunitaria e religiosa (cappella, biblioteca, sala audiovisivi, spazi per la ricreazione...)109.


289. La comunità formatrice sia comunità aperta, secondo lo stile educativo di Don Bosco, e inserita nel contesto sociale ed ecclesiale di cui forma parte110.

Si tenga informata sulla situazione e sugli orientamenti pastorali della Chiesa particolare111 e sviluppi forme concrete di partecipazione112; mantenga scambi vicendevoli e momenti d’incontro113 con le comunità formatrici di altri Istituti religiosi; sia attenta alla realtà giovanile e culturale.


290. Durante la formazione iniziale va coltivato il senso di appartenenza alla propria Ispettoria. Per i confratelli inviati a comunità formatrici che appartengono ad altre Ispettorie, sono utili a questo scopo – oltre alla presenza nella équipe formativa di formatori della propria Ispettoria – le visite dell’Ispettore o di altri confratelli membri del Consiglio, lo scambio di notizie, gli incontri d’informazione e comunione con i confratelli della propria Ispettoria, la programmazione del periodo delle vacanze accademiche fatta in accordo tra il Direttore della propria comunità e l’Ispettoria d’origine, e altre forme di comunicazione.


291. Nella comunità formatrice l’animazione spirituale e l’accompagnamento personale sono compito primario del Direttore114.

È suo dovere attuare l’animazione formativa e pastorale e la direzione spirituale attraverso l'esercizio paterno dell'autorità, le riunioni del Consiglio e dell'Assemblea dei confratelli115, le conferenze e gli incontri116, l’elaborazione del progetto formativo locale117, la programmazione annuale118, il giorno della comunità, le esortazioni pubbliche e private, la ‘buona notte’ quotidiana119, il colloquio mensile120, la direzione spirituale personale121, la valorizzazione delle opportunità offerte nel territorio e a livello ispettoriale.


292. Il Direttore della comunità è sempre anche il direttore spirituale proposto, non imposto, ai singoli confratelli. I confratelli in formazione possono rivolgersi, oltre che al Direttore, anche ai confessori e ad altri confratelli capaci e preparati122.

Anche quando il Direttore della comunità non fosse il direttore spirituale del confratello, egli rimane il responsabile del processo formativo personale; ciò richiede che vi sia verso di lui un rapporto di apertura e di fiducia, che gli assicuri la conoscenza necessaria per orientare, discernere e decidere.

Se un confratello domandasse uno speciale confessore o direttore spirituale, il superiore glielo conceda123, ma ricordando la massima convenienza che, nei periodi della formazione iniziale, sia salesiano e stabile.

Nei noviziati la guida spirituale è il maestro124.


293. Su richiesta del confratello in formazione, anche il Direttore e il Maestro possono offrire il loro ministero nel sacramento della Riconciliazione, ma soltanto in forma straordinaria, e purché al momento delle ammissioni si sentano capaci di una serena distinzione fra foro interno conosciuto in ambito sacramentale, e foro esterno unicamente riferibile in quella sede125.


Verifiche


294. “Formatori e confratelli in formazione attuino in corresponsabilità una periodica programmazione e revisione126.


295. Il Direttore e il suo Consiglio verifichino periodicamente la qualità delle istanze di animazione e di accompagnamento comunitario e personale.


296. Nel periodo della formazione iniziale, per valutare e stimolare il processo formativo personale si compiano gli scrutini ogni tre mesi. Si mettano a confronto gli obiettivi della fase e il cammino del confratello, verificando la maturazione vocazionale in continuità con le valutazioni precedenti. Il confratello sia coinvolto nella verifica con diverse modalità127.


297. All’interno della comunità (Direttore, Consiglio, formatori, confessori) e fra le comunità di formazione (prenoviziato, noviziato, postnoviziato, tirocinio, formazione specifica) si favorisca l’unità dei criteri di discernimento vocazionale e di ammissione, seguendo quanto è indicato in “Criteri e norme per il discernimento vocazionale. Le ammissioni”.

Allo stesso scopo si tengano incontri tra i responsabili locali e il Consiglio ispettoriale.


298. L’Ispettore promuova, soprattutto all’inizio di una fase formativa, la conoscenza dei formandi da parte dei responsabili della fase, e favorisca lungo tutto il processo formativo la comunicazione di adeguate informazioni con le modalità più opportune.


299. “Si utilizzino in forma stabile e sistematica (e non solo per alcuni casi difficili) le risorse delle scienze psicologiche e pedagogiche128, sia per i momenti di discernimento, sia per l’accompagnamento formativo ordinario.

Si assicuri che gli interventi professionali nel discernimento iniziale e nell’accompagnamento successivo siano coerenti con la vocazione salesiana. Perciò è conveniente che si scelgano esperti la cui impostazione sia attenta alla vocazione religiosa, e, nel possibile, che abbiano una conoscenza sufficiente della vita salesiana.

La decisione finale sull’idoneità dei candidati è compito dei responsabili salesiani.


Collaborazione inter-ispettoriale


300.In più di una situazione le condizioni indicate per assicurare la consistenza qualitativa e quantitativa dei centri formativi sono tali che non possono essere facilmente assicurate da ogni singola Ispettoria. È conveniente, in tali casi, che più Ispettorie, specialmente se dello stesso contesto culturale, collaborino per dare vita a strutture formative inter-ispettoriali.

La collaborazione inter-ispettoriale deve tradursi in una reale corresponsabilità e deve esprimersi anche attraverso l’implementazione e il funzionamento di quegli organismi intermedi (ad esempio, il “curatorium”, commissioni, ecc.), che rendono possibile un'efficace partecipazione delle Ispettorie nello stabilire l'orientamento della formazione (progetto formativo), nell’assicurare le condizioni e i mezzi per attuarla (personale, strutture, economia, ecc.) e nel fare le opportune verifiche129.

Discernimento vocazionale


301. Nelle modalità di ammissione alla professione, ai ministeri e agli ordini si seguano queste tappe, tenendo conto della diversità di situazioni:

- colloquio dell’interessato col Direttore e presentazione della domanda;

- parere della comunità130 ed eventualmente di quei membri della CEP che siano in grado di dare un contributo significativo, rispettando le norme della prudenza;

- parere del Consiglio ispettoriale d'origine (quando il confratelli è fuori della sua Ispettoria);

- voto del Consiglio locale;

- voto del Consiglio ispettoriale e decisione dell’Ispettore.


302. La comunità locale, in quanto corresponsabile della maturazione di ogni confratello, è invitata a esprimere il proprio parere quando uno dei suoi membri chiede di essere ammesso alla professione o agli ordini sacri. Lo farà nelle forme più consone alla carità”131. Si tenga presente che spetta al Direttore col suo Consiglio la responsabilità giuridica del parere da trasmettere all’Ispettore132.


303. Si faccia il possibile affinché i membri del Consiglio ispettoriale, che hanno il compito di dare il proprio consenso per l’ammissione alla professione, ai ministeri e agli ordini133, conoscano i candidati, ne seguano la preparazione, attuando quelle forme di contatto e di accertamento, che permettono di dare un voto motivato e consapevole.


304. Quando un confratello o un novizio si trovano in difficoltà nel cammino vocazionale, i Superiori e i formatori procurino di seguirlo con particolare cura nel suo discernimento, per aiutarlo a chiarire le proprie motivazioni e scoprire qual è il disegno di Dio nella sua vita. Questo cammino di discernimento risulti anche nella eventuale domanda di mutare la propria opzione vocazionale.

L’Ispettore o il Direttore della comunità formatrice, valendosi di opportune collaborazioni aiutino con prudenza e discrezione quanti lasciano la Congregazione a inserirsi nel loro ambiente sia dal punto di vista professionale che apostolico.


305. Allo scopo di consentire una valutazione dal punto di vista formativo delle uscite di confratelli con voti temporanei, l’Ispettore solleciti chi lascia la Congregazione alla scadenza dei voti a formulare per iscritto i motivi della sua decisione. Questa informazione sia comunicata con la dovuta prudenza alla Segreteria Generale.


306. L’Ispettoria faccia periodicamente una valutazione della perseveranza vocazionale per una miglior comprensione della situazione e allo scopo di adeguare la pedagogia formativa. Comunichi i risultati al Consigliere Generale per la formazione, che indicherà criteri per tale valutazione.



1 Cfr VC 65

2 VC 65

3 Cfr C 98

4 R 85

5 C 119

6 PI 29

7 Cfr C 98

8 PDV 69

9 Cfr CRIS, Gli Elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa sugli istituti dediti all’apostolato, 1983, 47

10 Cfr VC 66

11 C 99

12 PDV 35

13 R 85

14 C 99

15 Cfr CG24 145

16 Cfr C 103

17 PI 27

18 PDV 42

19 Cfr C 103

20 PDV 60

21 Ibid

22 Cfr CEC, Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari, 1993, 1

23 Cfr precedenti n. 145-146.167-180

24 Cfr ISM cap. 10, “Animazione e governo dell’Ispettoria, comunità in formazione e formatrice”

25 Cfr C 157

26 C 170

27 Cfr C 171

28 Cfr C 59

29 Cfr Il Direttore Salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale, Roma 1986

30 Cfr CG21 53

31 Cfr C 70

32 C 55

33 Cfr Il Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, pag. 528-530

34 Cfr C 55

35 Cfr DSM 234

36 Cfr CEC, Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari, 1993

37 Cfr C 104

38 Ibid

39 CEC, Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari, 1993, 10

40 Ibid 57

41 vecchi j., I protagonisti della formazione sacerdotale, in Dal Covolo-Triacca, Sacerdoti per la nuova evangelizzazione. Studi sull’Esortazione apostolica ‘Pastores Dabo Vobis’ di Giovanni Paolo II, Roma 1993, pag. 321

42 Cfr RFIS 35

43 Cfr RFIS 37

44 Cfr PDV 66; DES 20

45 Cfr vecchi j., Un amore senza limiti a Dio e ai giovani, ACG 366 (1999), ad esempio pag. 26-28; cfr anche PDV 66; CG24, Indice analitico Donna

46 PDV 66

47 Cfr CG24 138-141

48 CG24 53

49 CG24 142

50 Cfr Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari, 10-11

51 PDV 66

52 Cfr L’Ispettore salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della comunità ispettoriale, Roma 1987, specialmente cap. 10: “Animazione e governo dell’Ispettoria, comunità in formazione e formatrice”

53 Cfr ISM 305-307

54 Cfr precedente n. 24

55 Cfr precedente n. 158

56 Cfr precedente n. 23

57 Cfr precedente n. 21

58 Cfr precedente n. 22

59 Cfr precedente n. 29; seguente n. 278

60 Cfr precedente n. 202

61 Cfr seguente n. 437

62 Cfr seguente n. 556

63 Cfr ibid

64 Cfr precedente n. 50

65 C 135

66 Cfr C 40

67 C 119

68 CG23 219

69 Cfr C 119

70 Cfr vecchi j., Esperti, testimoni e artefici di comunione, ACG 363 (1998), pag. 32-34; CG24, Indice analitico Comunicazione

71 vecchi j., Esperti, testimoni e artefici di comunione, ACG 363 (1998), pag. 31

72 La vita fraterna in comunità, 27

73 vecchi j., ibid

74 PDV 10

75 VC 68

76 Cfr seguente n. 280

77 Cfr C 55

78 Precedente n. 233; cfr seguente n. 290

79 Cfr C 70

80 C 70

81 DSM 252

82 R 79

83 Cfr C 70

84 Cfr precedente n. 294

85 C 55

86 C 104

87 Cfr precedente n. 117

88 Cfr precedenti n. 199.204

89 Cfr precedente n. 162

90 In termini giuridici è chiamato talvolta “segreto commesso” o di coscienza, in quanto viene consegnato (“commesso”) alla coscienza della persona per l’ufficio che essa esercita

91 Cfr precedente n. 213

92 VC 66

93 Cfr C 105

94 Cfr DSM 266-267

95 Cfr C 66

96 Una presentazione più ampia e concreta del discernimento vocazionale salesiano durante la formazione iniziale e in particolare del discernimento per le ammissioni si trova nel fascicolo Criteri e norme di discernimento vocazionale salesiano. Le ammissioni, che è un complemento della Ratio

97 C 107

98 FSDB 298

99 Cfr R 81

100 FSDB 321

101 Per l’accompagnamento dei confratelli in situazioni particolari cfr ISM 390-395.DSM 268

102 Cfr C 99

103 Ibid

104 C 103

105 Cfr R 78

106 Cfr C 104.101; CG21 112

107 Cfr CG21 276

108 Cfr CG21 252

109 Cfr ACS 276, pag. 84

110 Cfr CGS 679a; R 89

111 Cfr MuR 47

112 Cfr MuR 30a; C 48

113 Cfr MuR 48

114 Cfr CGS 678b; C 104

115 Cfr C 178-186

116 Cfr R 175

117 Cfr C 44b; R 4b.5

118 Cfr C 181.1; R 184.3

119 Cfr R 48

120 Cfr R 79

121 Cfr R 78

122 Cfr CGS 678c

123 Cfr ACS 244, pag. 97

124 Cfr C 112

125 “Il maestro dei novizi e il suo aiutante, il rettore del seminario o di un altro istituto di educazione, non ascoltino le confessioni sacramentali dei propri alunni, che dimorano nella stessa casa, a meno che gli alunni in casi particolari non lo chiedano spontaneamente” (CIC, can. 985)

126 R 78

127 Cfr OT 11; ACS 293, p. 3-12

128 CGS 673a; cfr RFIS 39: SaC 163; OT 11

129 Cfr CG21 277. 250b

130 Cfr R 81

131 R 81

132 Cfr C 108

133 Cfr ibid

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