DECRETO DI PROMULGAZIONE


DECRETO DI PROMULGAZIONE



RATIO FUNDAMENTALIS


Edizione online

Direzione Generale Opere Don Bosco

Via della Pisana, 1111

Casella Postale 18333

00163 Roma Bravetta



SOMMARIO

Sommario 5

Abbreviazioni e sigle 15

Decreto di promulgazione 17

Parte Prima

LA FORMAZIONE SALESIANA IN GENERALE

Capitolo 1

LA FORMAZIONE SALESIANA

NELLE CIRCOSTANZE ATTUALI. LA RATIO 21

1.1 Vocazione e formazione: un dono da accogliere e coltivare21

1.2 Con lo sguardo a Don Bosco Fondatore e formatore e alla realtà della Congregazione 22

1.3 Punti di riferimento per la formazione oggi 25

1.3.1 Attenzione al contesto: stimoli e sfide 25

1.3.2 resperienza e gli orientamenti della Chiesa 28

1.3.3 ljesperienza e gli orientamenti della Congregazione 30

1.4 La Ratio: scopo, contenuti e destinatari 32

1.4.1 Lo scopo della Ratio 32

1.4.2 La struttura e il contenuto della Ratio 33

1.4.3 I destinatari della Ratio 34

Orientamenti e norme per la prassi 36

Capitolo 2

L'IDENTITÀ VOCAZIONALE SALESIANA:

PRINCIPIO E FINE DELLA FORMAZIONE 39

2.1 L'identità vocazionale salesiana 39

2.1.1 Un progetto di consacrazione apostolica 40

2.1.1.1 Educatore pastore dei giovani animato dalla carità

pastorale 42

2.1.1.2 Membro responsabile di una comunità 44

2.1.1.3 Testimone della radicalità evangelica 45

2.1.1.4 Animatore di comunione nello spirito e nella mis‑

sione di Don Bosco 46

2.1.1.5 Inserito nella Chiesa, aperto alla storia e in dialogo

con la realtà 47

2.1.2 Le diverse forme dell'identità vocazionale 48

2.1.2.1 1.1 salesiano presbitero 48

2.1.2.2 Il salesiano coadiutore 49

2.2 La formazione al servizio dell'identità salesiana 50

2.2.1 La formazione è determinata dall'identità salesiana 50

2.2.2 La formazione coltiva in forma permanente l'identità51

2.2.3 La formazione rapporta l'identità al contesto culturale52

2.2.4 La formazione promuove la crescita nell'identità secondo i doni personali 52

2.2.5 La formazione aiuta a vivere l'identità in una comunione di vocazioni 53

Orientamenti e norme per la prassi 54

Capitolo 3

LE DIMENSIONI DELLA FORMAZIONE:

VALORI E ATTEGGIAMENTI 57

3.1 La dimensione umana 59

3.1.1 Salute e capacità di lavoro 60

3.1.2 Equilibrio psichico 61

3.1.3 Maturità affettiva e sessuale 63

3.1.4 Capacità relazionale 65

3.1.5 Libertà responsabile 66

3.1.6 Apertura alla realtà 68

Orientamenti e norme per la prassi 69

3.2 La dimensione spirituale 70

3.2.1 Primato di Dio e del suo progetto di salvezza 72

3.2.2 Senso di Chiesa 75

3.2.3 Presenza di Maria Immacolata Ausiliatrice 76

3.2.4 I giovani, luogo dell'incontro con Dio 78

3.2.5 Esperienza di Dio nella vita comunitaria 80

3.2.6 Al seguito di Cristo obbediente, povero e casto 82

3.2.6.1 Seguire Cristo obbediente 82

3.2.6.2 Seguire Cristo povero 84

3.2.6.3 Seguire Cristo casto 86

3.2.7 In dialogo con il Signore 88

Orientamenti e norme per la prassi 93

3.3 La dimensione intellettuale 98

3.3.1 Motivi e urgenza 98

3.3.2 Natura della formazione intellettuale 100

3.3.3 Scelte che qualificano la formazione intellettuale del salesiano 101

3.3.3.1 Caratterizzazione salesiana 102

3.3.3.2 Interazione di teoria e prassi e sintonia con la congiuntura storica 102

3.3.3.3 Impostazione organica e unitaria 102

3.3.3.4 Continuità 103

3.3.3.5 Inculturazione 103

3.3.4 Ambiti culturali 105

3.3.4.1 Una solida cultura di base 105

3.3.4.2 L'approfondimento della fede attraverso la Teologia 106

3.3.4.3 Una coerente visione dell'uomo, del mondo e di

Dio attraverso la Filosofia 107

3.3.4.4 Le scienze dell'uomo e dell'educazione 107

3.3.4.5 La "salesianità" 108

3.3.5 Specializzazione e professionalità 109

3.3.6 Centri di studio per la formazione 110

3.3.7 Alcune indicazioni per promuovere la formazione intellettuale 112

Orientamenti e norme per la prassi 113

3.4 La dimensione educativo-pastorale 125

3.4.1 Formare al Sistema Preventivo, incarnazione della missione salesiana 126

3.4.2 Formare alla Pastorale Giovanile Salesiana, realizzazione del Sistema Preventivo 127

3.4.3 I valori e gli atteggiamenti propri della dimensione educativo-pastorale 128

3.4.3.1 La predilezione e la presenza tra i giovani soprattutto i più poveri 129

3.4.3.2 L'integrazione tra educazione ed evangelizzazione 129

3.4.3.3 Il senso comunitario della pastorale salesiana 130

3.4.3.4 Lo stile di animazione 130

3.4.3.5 La prospettiva di una pastorale organica e la mentalità progettuale 131

3.4.4 Alcune linee di formazione educativo-pastorale 132

3.4.4.1 La qualificazione educativo-pastorale 132

3.4.4.1.1 l'ascolto del Signore nei bisogni dei giovani 132

3.4.4.1.2 Attenzione al mondo dell'educazione 132

3.4.4.1.3 La riflessione teologico-pastorale e gli orientamenti della Chiesa 133

3.4.4.1.4 L'assunzione degli orientamenti pastorali salesiani 133

3.4.4.1.5 La formazione nell'esperienza quotidiana della missione 133

3.4.4.2 Le attività pastorali durante la formazione iniziale 134

Orientamenti e norme per la prassi 136

Capitolo 4

LINEE DI METODOLOGIA FORMATIVA 138

4.1 Raggiungere la persona in profondità 139

4.2 Animare una esperienza formativa unitaria secondo un

progetto organico 140

4.3 Assicurare l'ambiente formativo e il coinvolgimento di

tutti i corresponsabili 143

4.3.1 La persona del salesiano 144

4.3.2 La comunità ambiente della formazione 145

4.3.2.1 La comunità locale 146

4.3.2.2 La comunità formatrice 148

4.3.2.3 Il centro di studi 150

4.3.2.4 La comunità ispettoriale 151

4.3.2.5 La comunità mondiale 152

4.3.3 I corresponsabili della formazione 153

4.3.3.1 I corresponsabili a livello locale 153

4.3.3.1.1 Il Direttore 153

4.3.3.1.2 L'équipe dei formatori 155

4.3.3.1.3 I docenti e gli esperti 158

4.3.3.1.4 Il contributo dei laici 160

4.3.3.2 I corresponsabili a livello ispettoriale 161

4.3.3.2.1 L'Ispettore con il suo Consiglio 161

4.3.3.2.2 Il Delegato e la Commissione ispettoriale per la formazione 163

4.3.3.3 Collegamento e collaborazione a livello interispettoriale 166

4.3.3.4 I corresponsabili a livello mondiale 168

4.4 Dare qualità formativa all'esperienza quotidiana 169

4.4.1 La presenza tra i giovani 169

4.4.2 Il lavorare insieme 170

4.4.3 La comunicazione 171

4.4.4 I rapporti interpersonali 171

4.4.5 Il contesto socio-culturale 172

4.5 Qualificare l'accompagnamento formativo 173

4.5.1 L'accompagnamento comunitario 174

4.5.2 L'accompagnamento personale 175

4.6 Prestare attenzione al discernimento 181

4.6.1 Il discernimento dimensione permanente dell' esperienza salesiana 181

4.6.2 Il discernimento durante la formazione iniziale 181

4.6.3 Il discernimento in alcune circostanze particolari 185

Orientamenti e norme per la prassi 186

Parte Seconda

IL CAMMINO FORMATIVO SALESIANO

Capitolo 5

IL PROCESSO FORMATIVO SALESIANO 197

5.1 Un processo formativo che dura tutta la vita 197

5.2 Le caratteristiche del processo formativo 200

5.2.1 Processo personalizzato 200

5.2.2 Processo comunitario 201

5.2.3 Processo unitario e diversificato 201

5.2.4 Processo continuo e graduale 202

5.2.5 Processo inculturato 202

Orientamenti e nonne per la prassi 203

Capitolo 6

IL PRENOVIZIATO 207

6.1 Natura e scopo 207

6.2 L'esperienza formativa 208

6.2.1 La dimensione umana 209

6.2.1.1 Le condizioni fisiche e la salute 209

6.2.1.2 Conoscersi e farsi conoscere 209

6.2.1.3 Un'affettività serena 210

6.2.1.4 La capacità relazionale 210

6.2.1.5 Il senso di responsabilità 211

6.2.1.6 La rettitudine di coscienza e l'apertura alla realtà211

6.2.2 La dimensione spirituale 211

6.2.3 La dimensione intellettuale 213

6.2.4 La dimensione educativo-pastorale 213

6.3 Alcune condizioni formative 214

6.3.1 Una esperienza comunitaria 214

6.3.2 I formatori: una guida 214

6.4 1.1 discernimento e l'ammissione al noviziato 215

Orientamenti e norme per la prassi 216

Capitolo 7

IL NOVIZIATO 220

7.1 Natura e scopo 220

7.2 L'esperienza formativa 221

7.2.1 La dimensione umana 221

7.2.2 La dimensione spirituale 221

7.2.2.1 La configurazione a Cristo nella prospettiva del da mihi animas 221

7.2.2.2 L'assimilazione del carisma salesiano e l'identificazione con il Fondatore 222

7.2.2.3 L'esperienza di vita fraterna 223

7.2.2.4 L'iniziazione alla preghiera che abbraccia tutta la vita 223

7.2.3 La dimensione intellettuale 224

7.2.4 La dimensione educativo-pastorale 225

7.3, Alcune condizioni formative 226

7.3.1 La comunità e l'ambiente 226

7.3.2 11 maestro dei novizi e i formatori 227

7.4 Discernimento e ammissione alla prima professione 228

7.4.1 Tempo di discernimento 228

7.4.2 La professione temporanea 229

Orientamenti e nonne per la prassi 230

Capitolo 8

IL POSTNOVIZIATO 237

8.1 Natura e scopo 237

8.2 L'esperienza formativa 238

8.2.1 La dimensione umana 238

8.2.2 La dimensione spirituale 239

8.2.3 La dimensione intellettuale 240

8.2.3.1 Gli studi 240

8.2.3.1.1 Le scienze filosofiche 241

8.2.3.1.2 Le scienze dell'uomo e dell'educazione 241

8.2.3.1.3 Il mistero cristiano e l'educazione della fede 241

8.2.3.1.4 Gli studi salesiani 242

8.2.3.2 Altri studi 242

8.2.3.3 Il curricolo dei salesiani coadiutori 243

8.2.4 La dimensione educativo-pastorale 244

8.3 Alcune condizioni formative 245

8.3.1 L'ambiente 245

8.3.1.1 La comunità formatrice 245

8.3.1.2 Il collegamento con altre comunità 247

8.3.2 I formatori 247

8.3.3 La collaborazione inter-ispettoriale 248

Orientamenti e norme per la prassi 249

Capitolo 9

IL TIROCINIO 251

9.1 Natura e scopo 251

9.2 L'esperienza formativa 252

9.2.1 La dimensione umana 252

9.2.2 La dimensione spirituale 252

9.2.3 La dimensione intellettuale 253

9.2.4 La dimensione educativo-pastorale 254

9.3 Alcune condizioni formative 255

9.3.1 La comunità 255

9.3.2 La guida formativa e l'impegno personale del tirocinante 256

9.3.3 L'Ispettore 257

Orientamenti e norme per la prassi 258

Capitolo 10

LA FORMAZIONE SPECIFICA 260

LA FORMAZIONE SPECIFICA DEL SALESIANO COADIUTORE 260

10.1 Natura e scopo 260

10.2 L'esperienza formativa 261

10.2.1 La dimensione umana 262

10.2.2 La dimensione spirituale 262

10.2.3 La dimensione intellettuale 263

10.2.3.1 Lo studio della Teologia 263

10.2.3.2 Gli studi salesiani 263

10.2.3.3 L'educazione in campo sociale 264

10.2.3.4 La preparazione professionale 264

10.2.4 La dimensione educativo-pastorale 264

10.3 Alcune condizioni formative 265

LA FORMAZIONE SPECIFICA DEL SALESIANO PRESBITERO 266

10.4 Natura e scopo 266

10.5 L'esperienza formativa 267

10.5.1 La dimensione umana 268

10.5.2 La dimensione spirituale 269

10.5.3 La dimensione intellettuale 271

10.5.3.1 Lo studio della Teologia 272

10.5.3.2 Prospettiva salesiana e discipline salesiane 273

10.5.4 La dimensione educativo-pastorale 274

10.5.4.1 Gli aspetti da coltivare 274

10.5.4.2 L'esercizio dei ministeri e del diaconato 275

10.5.4.2.1 Il lettorato e l'accolitato 276

10.5.4.2.2 Il diaconato 276

10.6 Alcune condizioni formative 277

Orientamenti e nonne per la prassi 279

Capitolo 11

LA PREPARAZIONE PER LA PROFESSIONE PERPETUA 286

11.1 Natura e scopo 286

11.2 L'esperienza formativa 289

11.3 Alcune condizioni formative 289

Orientamenti e norme per la prassi 291

Capitolo 12

LA FORMAZIONE PERMANENTE 293

12.1 Natura e scopo 294

12.2 L'esperienza formativa 295

12.2.1 La dimensione umana 296

12.2.2 La dimensione spirituale 297

12.2.3 La dimensione intellettuale 297

12.2.4 La dimensione educativo-pastorale 298

12.3 L'attenzione ad alcune situazioni di vita 299

12.3.1 Le stagioni della vita 300

12.3.1.1 I primi anni di pieno inserimento nel lavoro educativo e pastorale 300

12.3.1.2 Gli anni della piena maturità 301

12.3.1.3 L'età avanzata 303

12.3.2 Alcune circostanze particolari 304

12.4 L'animazione della formazione permanente 305

12.4.1 A livello personale 305

12.4.2 A livello locale 307

12.4.3 A livello ispettoriale 309

12.4.4 A livello inter-ispettoriale 313

Orientamenti e norme per la prassi 314

ALLEGATI

  1. Il Direttorio ispettoriale - sezione formazione 321

  2. Il progetto ispettoriale di formazione 326

  3. Linee orientative circa l'ordinamento degli studi 331

  4. Documenti ecclesiali e salesiani sulla formazione 345

INDICE ANALITICO 351




ABBREVIAZIONI E SIGLE

ABBREVIAZIONI E SIGLE



ACGAtti del Consiglio Generale

ACSAtti del Consiglio/Capitolo Superiore

CCostituzioni

cancanone del Codice di Diritto canonico, 1983

CECCongregazione per l’Educazione Cattolica

Cfr Confronta

CG Capitolo Generale

CGSCapitolo Generale Speciale XX

CICCodex Iuris Canonici

CIVCSVACongregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita

Apostolica

CRISCongregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari

DSM Il Direttore Salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della

comunità locale, Roma 1986

Ibid Ibidem

ISM L’Ispettore Salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della

comunità ispettoriale, Roma 1987

MB Memorie Biografiche di S. Giovanni Bosco

MuR Mutuae Relationes. Criteri direttivi sui rapporti tra i Vescovi e i Religiosi nella

Chiesa, Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e Congregazione

per i Vescovi, 1978

OT Optatam Totius – Concilio Vaticano II

PC Perfectae Caritatis – Concilio Vaticano II

PDVPastores Dabo Vobis. Esortazione Apostolica post sinodale, Giovanni

Paolo II, 1992

PIPotissimum institutioni. Direttive sulla formazione negli Istituti Religiosi,

Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica,

1990

PO Presbyterorum Ordinis – Concilio Vaticano II

R Regolamenti generali

RFIS Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum, Congregazione per l’Educazione Cattolica, 1985

SaC Sacerdotalis coelibatus. Lettera Enciclica, Paolo VI, 1967

SC Sacrosanctum Concilium – Concilio Vaticano II

VCVita Consecrata. Esortazione Apostolica post sinodale, Giovanni Polo II, 1996




Siamo chiamati ad essere discepoli del Signore Gesù, testimoni del Regno e missionari dei giovani, vivendo l’esperienza carismatica che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa attraverso Don Bosco.

La formazione alla vita religiosa apostolica salesiana trova nel documento normativo “La formazione dei Salesiani di Don Bosco. Principi e norme” e in “Criteri e norme di discernimento vocazionale salesiano. Le ammissioni”, che ne sono un complemento, una sicura linea direttiva. La Ratio infatti “espone e sviluppa in maniera organica e didattica l’insieme dei principi e norme della formazione che si trovano nelle Costituzioni, nei Regolamenti generali e in altri documenti della Chiesa e della Congregazione” (R 87).


Il CG24 ha chiesto una revisione e un aggiornamento della Ratio promulgata nel 1985 (cfr CG24 147). Nel chiedere tale revisione il Capitolo ha preso in considerazione gli orientamenti ecclesiali sulla vita consacrata e sul ministero sacerdotale apparsi dopo la pubblicazione dell’edizione precedente, in particolare le esortazioni apostoliche Vita Consecrata e Pastores Dabo Vobis, le sfide dell’evangelizzazione e dell’inculturazione, di grande incidenza per una vocazione che si sviluppa a livello mondiale in contesti diversi, i nuovi accenti dell’esperienza vocazionale salesiana sottolineati dai Capitoli Generali recenti, la necessità di dare una risposta adeguata alle esigenze odierne e ai problemi della formazione. Allo stesso tempo i Capitolari hanno riconosciuto la sostanziale validità dell’impostazione, dei criteri e delle direttive della Ratio 1985 e hanno sottolineato la necessità di maggior coerenza operativa nel tradurre la Ratio in prassi formativa concreta.


Nel compiere la revisione si è assunto fedelmente l’impegno operativo stabilito dal CG24 e sono stati considerati con attenzione i rilievi e i suggerimenti pervenuti sia dalle Ispettorie, che erano state sollecitate in merito, sia dagli esperti consultati.


Pertanto, avuta l’approvazione del Consiglio generale a norma dell'art 132 § 4 delle nostre Costituzioni, con l’autorità che mi è propria, per mezzo del presente Decreto, promulgo in data odierna, 8 dicembre 2000, solennità della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, “LA FORMAZIONE DEI SALESIANI DI DON BOSCO. PRINCIPI E NORME”, “Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum”, terza edizione, che dovrà essere fedelmente osservata in tutta la Congregazione salesiana. Essa entrerà in vigore a norma del diritto universale. Questo stesso atto di promulgazione si estende anche al testo di “CRITERI E NORME DI DISCERNIMENTO VOCAZIONALE SALESIANO. LE AMMISSIONI”, riveduto in consonanza con la Ratio.


La Ratio, che ora vi consegno, è espressione della cura della Congregazione per il dono ricevuto e per la vocazione di ogni suo membro; costituisce per ogni salesiano un invito a rispondere quotidianamente all’appello del Signore con l’impegno di “una adeguata e continua formazione” (C 96); sollecita la responsabilità carismatica di ogni Ispettoria chiamata ad accompagnare la vocazione di ciascun confratello nelle diverse situazioni e stagioni della vita e a sostenere l’esperienza salesiana delle comunità locali.







Affido a Maria Immacolata Ausiliatrice questo Documento fondamentale perché la “Maestra di Don Bosco” sia l’ispiratrice, il sostegno, la guida della nostra formazione e ci aiuti a percorrere con gioia e con rinnovata fedeltà nella consacrazione apostolica per i giovani “la via della nostra santificazione” (C 2) e della nostra piena realizzazione in Cristo (Cfr C 22).


Roma, 8 dicembre 2000.

Don Juan Edmundo Vecchi

Rettor Maggiore



CAPITOLO PRIMO



LA FORMAZIONE SALESIANA

NELLE CIRCOSTANZE ATTUALI. LA RATIO



1.1 VOCAZIONE E FORMAZIONE: UN DONO DA ACCOGLIERE E COLTIVARE


1. La vocazione salesiana è un dono di Dio radicato nel Battesimo. È la chiamata a divenire, come Don Bosco, discepoli di Cristo e a formare comunità che testimoniano ai giovani il suo amore di Buon Pastore. “A questo appello rispondiamo con l’impegno di una adeguata e continua formazione per la quale il Signore dona ogni giorno la sua grazia”. Nel rispondere fedelmente alla vocazione ogni salesiano trova la via della sua piena realizzazione in Cristo e il suo cammino di santificazione.

Gesù chiamò personalmente i suoi Apostoli perché stessero con Lui e per mandarli a proclamare il Vangelo. Li preparò con amore paziente e diede loro lo Spirito Santo che li guidasse alla pienezza della Verità. Egli chiama anche noi a vivere nella Chiesa il progetto del nostro Fondatore come apostoli dei giovani”.

L’esperienza che fecero i primi discepoli nell’incontro con Gesù, il cammino che percorsero condividendo la sua vita, accogliendo il suo mistero, facendo propria la causa del Regno e assumendo lo stile evangelico da lui proposto costituiscono anche l’esperienza e il cammino di ogni salesiano.

Formazione è accogliere con gioia il dono della vocazione e renderlo reale in ogni momento e situazione dell’esistenza. Formazione è grazia dello Spirito, atteggiamento personale, pedagogia di vita.



1.2CON LO SGUARDO A DON BOSCO FONDATORE E FORMATORE

E ALLA REALTÀ DELLA CONGREGAZIONE


2.Don Bosco è stato un vero discepolo di Cristo, “profondamente uomo di Dio, ricolmo dei doni dello Spirito, viveva come se vedesse l’invisibile”. L’ardore per il Regno, il servizio alla Chiesa, la risposta alle urgenze dei tempi hanno segnato la sua esistenza, nella quale ha avvertito la presenza e il sostegno di Maria Immacolata Ausiliatrice.

I giovani e la loro salvezza sono stati la sua vocazione, la sua missione e il suo orizzonte permanente. Per dono dello Spirito ebbe per loro un cuore di padre e di maestro capace di donazione totale: “Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani”. La predilezione per la gioventù, specialmente la più povera, l’attenzione ai ceti popolari e l’impegno missionario hanno dato identità alla sua vita.


Don Bosco ha vissuto con gioia questa vocazione, consapevole di aver ricevuto un dono da comunicare e partecipare ad altri. In ogni momento ha saputo coinvolgere e suscitare corresponsabilità. Molti ne hanno condiviso lo spirito e la missione, esprimendoli e realizzandoli in progetti vocazionali diversi. Così, sin dall’inizio il carisma salesiano è divenuto comunità, famiglia, movimento.

Don Bosco Fondatore ha voluto al centro della sua opera una comunità di consacrati, che dedicassero tutta la loro vita come educatori e missionari dei giovani, specialmente i più poveri, in comunità fraterne e apostoliche, al seguito di Gesù obbediente, povero e casto. Ispirandosi alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, Don Bosco diede loro il nome di Salesiani.


3. Consapevole della responsabilità carismatica che il Signore gli aveva affidato, Don Bosco si dedicò con priorità alla formazione dei suoi primi figli. “È impossibile pensare a Don Bosco fondatore senza pensarlo formatore”.

La formazione fu la sua “preoccupazione permanente e la sua fatica più grande dai tempi dell’Oratorio, quando sceglieva fra i suoi ragazzi quelli che davano speranze di poter rimanere con lui, agli ultimi anni della vita quando raccomandava con insistenza ai Direttori, agli Ispettori e ai missionari l’impegno per le vocazioni e la formazione”. Non si limitò a cercare dei collaboratori: li chiamò ad essere, in qualche modo, contemporaneamente discepoli e maestri, a divenire con lui “cofondatori”.


4.“I primi salesiani – affermano le Costituzioni – trovarono in Don Bosco la loro guida sicura. Inseriti nel vivo della sua comunità in azione, impararono a modellare la propria vita sulla sua”.

La “paternità carismatica”, vissuta con lo stile del Sistema Preventivo, portò Don Bosco:

a condividere con i suoi figli spirituali il fuoco del “da mihi animas”, l’entusiasmo per la missione giovanile, e la gioia interiore di una dedizione totale alla causa del Regno nel lavoro e nel sacrificio;

ad offrire loro un ambiente ricco di valori e di rapporti, fondato sulla fiducia reciproca e sulla libertà interiore;

ad accompagnarli uno a uno, educandoli ad una esperienza semplice e profonda di Dio, proponendo loro una pedagogia incarnata nel quotidiano, aprendo grandi orizzonti, rendendoli responsabili del suo progetto apostolico.

Nel coltivare le vocazioni e nella lunga fatica della formazione dei suoi, egli fu al tempo stesso esigente e paziente, fermo e flessibile.


Formazione salesiana è identificarsi con la vocazione che lo Spirito ha suscitato attraverso Don Bosco, avere la sua capacità di condividerla, ispirarsi al suo atteggiamento e al suo metodo formativo.


5.La Congregazione salesiana è portatrice nella Chiesa della originale esperienza di Spirito Santo, vissuta da Don Bosco; prolunga con creatività nella storia il suo progetto e il suo spirito. Dalle origini sino ad oggi essa l’ha vissuta e coltivata con affettuosa e costante fedeltà, impegnandosi a comunicarla in diverse forme, soprattutto attraverso la cura per le vocazioni e l’azione formativa. Lo sforzo di fedeltà e l’impegno di rinnovamento si sono espressi con speciale intensità nel periodo postconciliare, come dimostrano il processo di riformulazione delle Costituzioni e la riflessione e gli orientamenti dei Capitoli Generali.


Oggi il volto e le radici della Congregazione sono universali. Lo Spirito Santo ha reso fecondo il carisma per il bene dei giovani e continua a suscitare persone che scelgono di “restare con Don Bosco”, vivendo nella consacrazione religiosa la missione salesiana. La Congregazione è presente in tutto il mondo, inserita nei contesti umani, culturali, religiosi e pastorali più svariati. In essi vive situazioni differenti: situazioni di inizio o di rifondazione, di consolidamento o di espansione, di ridimensionamento e nuova collocazione. Diversi sono anche i contesti da cui sorgono e in cui si sviluppano le vocazioni, e disuguali il loro numero, la loro condizione e la loro consistenza.

Riferirsi alla formazione salesiana comporta di tener presente la realtà di un’unica vocazione vissuta a raggio mondiale in modi diversi; pensare con gratitudine, con responsabilità e realismo a questo “Don Bosco nel mondo”.


La vocazione salesiana si presenta così come una identità in movimento che, pur rimanendo se stessa, è chiamata a rinnovarsi con fedeltà creativa e a incarnarsi costantemente. Come per Don Bosco nei primi tempi, così oggi per la Congregazione e per ogni salesiano l’identificazione con il carisma e l’impegno di fedeltà ad esso, cioè la formazione, costituiscono una priorità assolutamente vitale.




1.3 PUNTI DI RIFERIMENTO PER LA FORMAZIONE OGGI


6.Perché risponda agli obiettivi, si richiede oggi che la formazione abbia attenzione ad alcuni punti di riferimento: il confronto con il contesto in cui si sviluppa la vocazione, la capacità di camminare con la Chiesa e docilità ai suoi orientamenti, la sintonia con l’esperienza carismatica della Congregazione e coerenza con la prassi formativa da essa proposta.



1.3.1 Attenzione al contesto: stimoli e sfide


L’esperienza vocazionale e formativa è un’esperienza connotata dal contesto umano e storico di cui ognuno forma parte e in cui è chiamato ad operare; è un’esperienza “contestualizzata”. L’ambiente e le esigenze dell’inculturazione e della evangelizzazione toccano profondamente ogni progetto di vita religiosa e di missione pastorale. I diversi contesti culturali comportano stimoli e sfide che incidono sulla visione e sullo sviluppo della persona e sulla sua formazione.


Di fronte a questa realtà coinvolgente e ambivalente è indispensabile lo sforzo di discernimento e la capacità di dare una risposta pedagogica adeguata. Comprendere i contesti, coglierne gli interrogativi, capire le condizioni che presentano a chi vuol vivere la vocazione è responsabilità di ogni confratello ed è compito specifico di chi opera nell’animazione vocazionale e nella formazione. Se si vuol impostare un’esperienza formativa adeguata si deve prendere in attenta considerazione il proprio contesto.

Questo è tanto più vero in una situazione complessa, frammentata e in costante evoluzione e per una Congregazione che sta diventando sempre più universale e pluriculturale.


7.Non mancano a livello ecclesiale e di Congregazione visioni d’insieme della realtà e letture appropriate di alcuni contesti particolari. Il farvi cenno ha lo scopo di sottolineare un atteggiamento formativo permanente che deve impegnare la Congregazione a livello mondiale, le Ispettorie e i formatori nei diversi contesti: l’attenzione e il discernimento delle situazioni nel loro rapporto con la formazione permanente e iniziale.

Gli obiettivi e la pedagogia della formazione devono essere costantemente attenti al riferimento culturale e alla valutazione pastorale e i formatori devono rendersi capaci di un dialogo che metta a confronto entrambi.


Tenendo presente la varietà delle situazioni, che rende impossibile una presentazione unitaria, si possono evidenziare alcune sfide, che provengono dai differenti contesti e toccano da vicino l’esperienza vocazionale.

Si riconosce oggi universalmente il valore originale e inviolabile della persona umana, ma si danno situazioni dove un’esagerata esaltazione dell’individuo porta al soggettivismo e individualismo.

Cresce la coscienza della dignità della donna e del suo ruolo nella costruzione di una nuova società, ma sono ancora molti gli ambienti dove essa viene manipolata e sfruttata in varie forme, creando ambiguità nei suoi confronti.

C’è una forte sottolineatura della dimensione della sessualità, ma spesso in forma ambigua o distorta, con il conseguente bisogno di personalità mature e solide.

Il pluralismo è un fatto ormai diffuso in molti contesti, che può costituire una ricchezza, ma esso sottolinea la necessità di identità forti e scelte maturate per non cadere nel relativismo e debolezza di pensiero.

Anche il valore della libertà è fortemente sottolineato, e cresce la consapevolezza che la libertà viene salvaguardata mediante una coscienza ben formata.

L’attuale complessità del mondo e della vita tende alla frammentazione e rende difficile vivere una vita unificata.

Il costante flusso di cambiamenti e l’accentuazione della globalizzazione e dei particolarismi richiedono un atteggiamento critico e di equilibrio, con un radicamento nella propria cultura, insieme alla dovuta apertura.

In campo religioso, si avverte un maggior desiderio di spiritualità e di Dio, mentre – d’altra parte – in vaste aree si constata la crescente irrilevanza o marginalità dei valori religiosi nel progetto di vita degli uomini.


8.Questo quadro di elementi, positivi e problematici insieme, trova una forte risonanza nell’animo di tutti, e ha una particolare incidenza sulla formazione di coloro che optano per la vocazione consacrata, i giovani e anche quelli che non sono tanto giovani. È doveroso chiedersi da quale “condizione giovanile” provengono oggi le vocazioni e quale rapporto vi è tra i criteri e le forme di vita che essa propone e il progetto di vita consacrata salesiana. La risposta non può essere univoca, perché le “condizioni giovanili” sono molteplici, e coloro che iniziano la prima formazione portano con sé esperienze familiari, culturali, religiose, di lavoro, di studio e di contatto salesiano molto diverse e hanno fatto percorsi vocazionali differenti.

Si possono richiamare alcuni tratti che interessano in particolare la prospettiva formativa:

– I giovani vogliono essere i protagonisti della propria vita, ma spesso mancano di grandi orizzonti o trovano difficoltà nel fare scelte definitive, a lunga scadenza o per la vita, scelte che richiedono costanza e sacrificio.

Sono sensibili ai valori della persona umana, e allo stesso tempo sono affascinati dalla società consumista.

Tendono a difendere la loro libertà; d’altra parte la mancanza di solidi punti di riferimento e i rapidi mutamenti possono creare personalità disorientate, non sufficientemente strutturate, mancanti di consistenza psicologica.

Particolarmente nel campo della sessualità sono influenzati dai comportamenti degli ambienti in cui vivono; anche l’aspetto emotivo ha un forte peso.

Derivano spesso le loro conoscenze, le loro percezioni della realtà e i loro valori dal mondo della comunicazione sociale. Non hanno molto senso della storia, per cui sono portati a sottolineare l’immediato.

Nei rapporti quotidiani sanno essere accoglienti, sinceri e comunicativi. Sono flessibili, adattabili alle nuove situazioni e tolleranti. In genere sono capaci di generosità e servizio ai bisognosi, e parecchi si offrono per il volontariato; occorre però che queste esperienze positive siano integrate con la loro vita e non rimangano una parentesi.

Mentre l’impatto educativo ed evangelizzatore della famiglia e della scuola diminuisce, l’odierna complessità della vita rende difficile l’unificazione personale e prolunga i processi di maturazione e di auto-definizione.

I giovani sono sensibili al fatto religioso, alla ricerca di Dio e di quei valori che possono dare senso alla loro vita. Sentono il bisogno di spiritualità e di preghiera, anche se non è sempre facile per loro mettere insieme il seguire la moda e l’interiorizzazione del proprio rapporto con Dio.



1.3.2L’esperienza e gli orientamenti della Chiesa


9. Consapevole delle sfide del tempo presente e continuando il rinnovamento conciliare, la Chiesa si è impegnata decisamente nell’approfondire le diverse espressioni della vocazione battesimale, e ha mostrato come le diverse vocazioni specifiche si integrano e si arricchiscono a vicenda in una ecclesiologia di comunione.

In questa prospettiva:

ha stimolato una rinnovata coscienza della vocazione dei laici, invitando tutti ad una vita cristiana di maggior qualità, più solida, personalizzata, capace di confrontarsi con la cultura;

ha approfondito l’identità della vita consacrata e la sua collocazione nella Chiesa, spingendo a viverla con autenticità e fedeltà al proprio carisma, proponendo una testimonianza profetica tanto necessaria al mondo d’oggi;

ha ripensato il ministero dei presbiteri, mettendo in evidenza il loro servizio nel Popolo di Dio e la necessità di rinnovare i rapporti e qualificare la comunicazione nel lavoro pastorale.


Ha evidenziato la dimensione testimoniale e apostolica della vocazione cristiana, coinvolgendo tutti nell’impegno per la nuova evangelizzazione, in un rinnovato slancio missionario e nel confronto tra fede e cultura. Attivamente inserita in situazioni di pluralismo culturale e religioso nei diversi contesti sociali, ha approfondito le ragioni e le modalità dell’inculturazione della fede e dell’apertura al dialogo ecumenico e interreligioso, la sua solidarietà con il mondo, in particolare per la promozione della giustizia e della pace.


10. La Chiesa vede in una formazione di qualità e adeguata ai tempi la chiave del rinnovamento e della vitalità vocazionale e la propone come priorità strategica e impegno costante, accentuando alcune attenzioni: l’importanza di una chiara identità vocazionale e carismatica, di una formazione personale e allo stesso tempo condivisa, di un itinerario formativo che si metta in confronto con le caratteristiche dei nuovi candidati e con il contesto umano e culturale in rapida evoluzione, e della necessità della formazione permanente che tenga vivo lo slancio e la fedeltà vocazionale.

Non pochi documenti recenti offrono criteri, orientamenti e disposizioni al servizio della formazione; tra essi: Vita consecrata, Potissimum institutioni, La collaborazione inter-Istituti per la formazione, Pastores dabo vobis, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari.



1.3.3L’esperienza e gli orientamenti della Congregazione


11.La Congregazione si sente interpellata dal rapido mutamento culturale, dal mondo dei giovani, dalle sollecitazioni della Chiesa e dalla sua stessa realtà a livello mondiale. Il cammino di questi decenni testimonia l’impegno per la ricomprensione dell’identità carismatica e per il rilancio della missione, la disponibilità al rinnovamento.

Alcuni aspetti della vocazione sono stati oggetto di nuovi accenti: dal significato della consacrazione apostolica alla ricomprensione del Sistema preventivo, dalla esigenza di spiritualità all’esperienza comunitaria, dalla qualificazione di base alla formazione permanente, dalla consapevolezza della specificità vocazionale alla complementarità e reciprocità di vocazioni nella Famiglia salesiana, dalla capacità di coinvolgimento dei laici al ruolo animatore dei salesiani nella comunità educativo-pastorale.

Nuove sfide provengono dalla situazione delle comunità, dal nuovo modello operativo e dal nuovo rapporto con i laici, da un più forte senso dell’insieme nella Famiglia salesiana, dalle nuove frontiere della missione e dalle nuove situazioni di povertà, dall’esigenza di significatività.

12.La risposta a queste sfide impegna ogni salesiano e chiede con forza alla Congregazione di curare un’esperienza salesiana autentica e rinnovata e di assicurare una formazione che aiuti i confratelli e le comunità ad essere:

portatori di una chiara identità salesiana e di un’esperienza spirituale ed apostolica di qualità;

fortemente marcati dalla grazia di unità, a imitazione di Don Bosco, che realizzò in sé “uno splendido accordo di natura e di grazia”;

capaci di discernimento della realtà e di reazione positiva, che si traduce in creatività pastorale e in progetti giovanili significativi;

coscienti del loro ruolo come nucleo animatore all’interno della rete di corresponsabilità con i laici che è la Comunità Educativo-Pastorale;

consapevoli che la vocazione salesiana è vocazione aperta alla condivisione della missione e del carisma con una Famiglia spirituale e un Movimento che si ispirano a Don Bosco Padre e Maestro.

Tutto questo richiede l’elaborazione di una prassi che porti alla formazione di salesiani per l’oggi della Chiesa e del mondo.


13. Il testo delle Costituzioni, ufficialmente approvato dalla Chiesa, costituisce la base sicura sulla quale fondare il cammino di fedeltà vocazionale e l’impostazione della formazione.


Il Capitolo Generale e il Rettor Maggiore sono chiamati ad assicurare l’unità di spirito, con responsabilità e competenza, offrendo i mezzi adeguati per la cura, la custodia e lo sviluppo del carisma, e proponendo particolari orientamenti normativi sulla formazione dei soci in vista delle esigenze della comune vocazione.


Sulla scia delle indicazioni delle Costituzioni, dei Capitoli Generali e dei Rettori Maggiori, la Congregazione ha elaborato altri documenti che approfondiscono l’esperienza salesiana e indicano il modo di coltivarla: tali sono, ad esempio, il commento alle Costituzioni, i testi che si riferiscono alla prassi educativo-pastorale, alla condivisione nella Famiglia Salesiana, e all’esercizio dell’autorità dell’Ispettore e del Direttore.

Fra tutti i testi ufficiali riveste una singolare importanza la Ratio (“La formazione dei Salesiani di Don Bosco”). Essa traccia il modo di trasmettere il carisma di Don Bosco perché “sia vissuto nella sua genuinità dalle nuove generazioni, nella diversità delle culture e delle situazioni geografiche” e insieme illustra ai salesiani “i mezzi per vivere il medesimo spirito nelle varie fasi dell’esistenza progredendo verso la piena maturità della fede in Cristo Gesù”.




1.4 LA RATIO: SCOPO, CONTENUTI E DESTINATARI


1.4.1 Lo scopo della Ratio


14.“Il carisma del Fondatore – dicono le Costituzioni – è principio di unità della Congregazione e, per la sua fecondità, è all’origine dei modi diversi di vivere l’unica vocazione salesiana. La formazione è dunque nello stesso tempo unitaria nei contenuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete: accoglie e sviluppa tutto ciò che di vero, di nobile, di giusto le varie culture contengono”.

In questa prospettiva si pone la Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum come strumento di identità vocazionale e peculiare servizio all’unità e al decentramento della formazione. Essa “espone e sviluppa in maniera organica e didattica l’insieme dei principi e norme della formazione che si trovano nelle Costituzioni, nei Regolamenti generali e in altri documenti della Chiesa e della Congregazione”; contiene gli orientamenti e le direttive comuni che devono guidare le Ispettorie nello stabilire il modo di attuare la formazione secondo le esigenze del proprio contesto culturale.

La Ratio è una guida pratica e sicura, che intende esprimere gli ideali che Don Bosco ci ha lasciato in eredità. Stabilisce disposizioni operative di carattere normativo e presenta in sintesi le condizioni, le scelte pedagogiche e i processi che devono caratterizzare la formazione a livello mondiale. Ogni legittimo pluralismo nel modo di attuare la formazione e l’ordinamento degli studi trova in essa la sua base di unità.


15.L’elaborazione della Ratio salesiana fu stabilita dal CG21. La prima edizione fu pubblicata nel 1981; la seconda, del 1985, fu preparata dopo la pubblicazione del Codice di Diritto Canonico e l’approvazione definitiva del testo rinnovato delle Costituzioni salesiane. L’attuale revisione è stata voluta dal CG24 in attenzione alle nuove sfide dell’evangelizzazione e dell’inculturazione, e come risposta all’esigenza di un rinnovato impegno per la formazione, emersa fortemente dall’analisi della situazione della Congregazione e dall’approfondimento del tema capitolare.



1.4.2 La struttura e il contenuto della Ratio


16.La Ratio è strutturata in due parti, seguite da quattro Allegati.


La prima parte si apre con un capitolo che evidenzia alcuni aspetti della formazione salesiana nelle circostanze attuali e lo scopo della Ratio (cap. 1°). Segue la presentazione dell’identità vocazionale salesiana: principio e fine della formazione (2°), delle dimensioni della formazione, con l’indicazione di alcuni valori e atteggiamenti richiesti dalla vocazione salesiana (3°), e di alcune linee strategiche di metodologia formativa (4°).


La seconda parte si concentra sul processo formativo visto in una prospettiva di formazione permanente. Dopo una introduzione che delinea le caratteristiche del processo formativo (5°), segue la presentazione dei diversi periodi o fasi della formazione iniziale fino alla professione perpetua: di ognuna si indicano la natura e lo scopo, le caratteristiche particolari e alcune condizioni necessarie (6° - 11°). L’ultimo capitolo tratta della formazione permanente (12°).


Quattro Allegati completano il documento. Due offrono indicazioni per l’elaborazione del Direttorio ispettoriale – Sezione Formazione e del Progetto ispettoriale di formazione. Un terzo contiene le linee orientative circa l’ordinamento degli studi. Il quarto presenta alcuni documenti significativi per la formazione.



1.4.3 I destinatari della Ratio


17.La Ratio è un testo consegnato a tutti i salesiani. Essi vi trovano la sollecitudine della Congregazione per la santità e la qualificazione dei suoi membri. I confratelli in formazione vi trovano, in particolare, un invito motivato ad una personale identificazione con la vocazione salesiana e ad assumere in piena coscienza i loro impegni.


In modo speciale la Ratio è consegnata alle Ispettorie ed impegna direttamente l’Ispettore e il suo Consiglio, i Direttori delle comunità, il Delegato ispettoriale e la Commissione ispettoriale per la formazione, i formatori e tutti coloro che hanno incarichi nell’animazione vocazionale e nella formazione iniziale e permanente.

Tenendo conto dei principi e dei criteri generali della Ratio, ad ogni Ispettoria viene demandato il compito di stabilire, tramite i diversi organi di animazione e governo, “il modo di attuare la formazione secondo le esigenze del proprio contesto culturale, in conformità con le direttive della Chiesa e della Congregazione”. Questa responsabilità richiede un atteggiamento permanente di riflessione e di confronto tra l’identità salesiana e il contesto culturale. È da favorire in questo campo la collaborazione tra Ispettorie dello stesso contesto.


18.L’accoglienza dello spirito e dell’intenzione che animano la Ratio da parte dell’Ispettoria, comunità responsabile dell’inculturazione del carisma, esige che si stabiliscano un clima e una mentalità formativa a livello ispettoriale, un servizio di animazione e di governo che dia reale priorità alla cura della vocazione e l’esistenza di un gruppo di confratelli - normalmente il Delegato ispettoriale per la formazione e la Commissione ispettoriale di formazione - con reale capacità di riflessione, di verifica e di proposta, che si senta responsabile, in dipendenza dall’Ispettore e il suo Consiglio, e sia in condizioni di animare e di coordinare l’azione formativa ai diversi livelli.


Espressione della responsabilità della Ispettoria nei confronti della Ratio è l’elaborazione:

del Direttorio ispettoriale - sezione formazione, che traduce le modalità e le esigenze della Ratio in norme precise, applicate alle realtà locali;

del Progetto ispettoriale di formazione, piano di formazione iniziale e permanente che contiene obiettivi, urgenze e priorità, linee operative concrete fissate – in sintonia con la Ratio – dopo una lettura attenta e aggiornata della situazione della formazione e in base ad essa. Il progetto assicura gradualità e organicità nell’operare, permette una verifica e un costante adattamento alle situazioni, e aiuta a superare i rischi dell’improvvisazione e dell’immediatismo.



1 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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2 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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3 CAPITOLO QUARTO

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4 LINEE DI METODOLOGIA FORMATIVA

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5 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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6 6.2.1.1 Le condizioni fisiche e di salute

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7 6.2.1.3 Un’affettività serena

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8 6.2.1.5 Il senso di responsabilità

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9 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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10 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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11 LA PREPARAZIONE

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12 PER LA PROFESSIONE PERPETUA

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13 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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14 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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