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Codice scheda: ASC A4580341 (Microscheda: 3998E10­3999A1)
Luogo e data: TORINO ­ 20/07/1901
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: COOPERATORI SALESIANI E BENEFATTORI
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Stampa tipografica
Autenticità: Copia
Contenuto: Manda copia dell'appello che i Missionari rivolgono a
favore dei lebbrosi della Colombia, datato Bogotà 12/04/1901.
***
Illustrissimo signore,
È col cuore commosso dal vivo sentimento di pietà che dirigo alla S. V.
Ill.ma copia dell’Appello che i nostri missionari ci fanno a favore dei
miseri lebbrosi di Colombia
La prego di leggere, e dalla lettura della lettera comprenderà di giri in
quale ardore faccio preghiera alla Carità della S. V. perché voglia
aiutarci a soccorrere e coprire quei poveri sventurati.
Le saremo riconoscenti di qualunque offerta in danaro, abiti, pezze di
stoffa, camicie, scampoli, che vorrà inviare al sottoscritto pei lebbrosi.
Il Signore benedirà, ne sono certo, i comuni sacrifici e ci renderà al
centuplo quanto daremo per sì fiorita carità.
S'abbia intanto la S. V. Ill.ma i miei ossequi ed anticipati
ringraziamenti mentre augurandole dal Cielo ogni bene mi professo
Della S. V. Ill.ma
Devotissimo servitore
Sacerdote Michele Rua
I MISSIONARI DI DON BOSCO TRA I LEBBROSI
La guerra civile in Colombia ­ Grande miracolo ­
Archivio Salesiano Centrale ­ A4580341 ­ 1
Appello urgente.
VENERATISSIMO E CARISSIMO PADRE.
Bogotà, 12 aprile 1901.
trovo in alcune lettere che ci ha portato la posta di aprile, che costì si
crede generalmente che la rivoluzione Colombiana è finita. I giornali lo
dicono e l'assicurano , ma pur troppo la rivoluzione non è finita ancora
: se il telegrafo ha voluto dare una notizia di sensazione ai suoi
corrispondenti d'Europa, si è sbagliato.
Vicende della guerra civile.
Era giusto sì che la guerra finisse davvero un anno fa, dopo la battaglia
di Palonegro che durò 16 giorni consecutivi colle relative notti,
spargendo rivi di sangue e facendo monti di cadaveri; allora distrutto
ed annichilito il più grosso esercito che la fazione contraria al Governo
aveva radunato con mille stenti e con un lavoro febbrile di più mesi,
era giusto che il vinto si dichiarasse impotente a sostenere ormai
quella lotta; ma si salvarono quasi tutti i capi della rivoluzione, e
furono questi
che, raggranellato un altro esercito, credettero sorprendere le poche
forze del Governo nei dipartimenti della Costa del Mar Caube; e così
l'incendio spento in Santander, si riaccese in Bolivar ed in altre parti.
In dicembre però il nuovo esercito rivoluzionario era pure distrutto
dopo una trentina di combattimenti tutti avversi, ed i capi a mala pena
poterono imbarcarsi e salpare per altri lidi. Allora sì, si credette
davvero che tutto fosse terminato ; ma il 1° gennaio del nuovo anno
moriva qui in Bogotà di febbre gialla il Generale in capo degli eserciti
del Governo, Prospero Pinzer, il fortunato vincitore in Palonegro,
Cucuta ecc. ecc ; l'uomo provvidenziale, il più temuto dalla rivoluzione.
Questo fatto mise le ali alle speranze dei vinti, i quali, scomparso
l'uomo che li aveva battuti in cento battaglie, credettero possibile una
rivincita, e subito riapparvero piene di audacia le guerriglie in tutte le
parti. A questo punto ci troviamo ancora alla metà di aprile. Non è
gran cosa se si vuole; la rivoluzione così come si trova, divisa in cento
guerriglie, con poche armi e, pochissime munizioni, senza i capi
principali, in una repubblica vasta come la metà dell'Europa, sfinita e
sfiduciata per le perdite sofferte, non potrà mai trionfare contro le
forze numerose e disciplinate del Governo; ma frattanto questo
impedisce che si promulghi la pace; le braccia di migliaia d'uomini,
invece di maneggiare la zappa e l'aratro, s'affaticano nel maneggiare il
fucile od il machete (specie di grossa scure che serve in tempo di pace a

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tagliare gli alberi del bosco,
e in tempo di guerra per tagliare le teste, quando finite le munizioni gli
squadroni vengono ad arma bianca). I campi sono sempre
abbandonati, le arti ed i mestieri negletti, le scuole chiuse, non si parla
che di politica
e di stragi. Le squadriglie che non hanno mezzi di sussistenza, li
prendono dove possono. D'improvviso cadono su di una popolazione
inerme, o con piccola guarnigione, e saccheggiano senza compassione i
magazzini
e le case, portando via tutto quello che trovano. Resistere in questi casi
è impossibile; fortunati si stimano quelli che possono salvare la pelle o
scappando in tempo, o consegnando senza resistenza quel poco che
hanno, e certe volte anche quello che non hanno, dovendo chiedere in
prestito quello
che i capi guerilleros esigono da loro come tributo di guerra. Nessuno
ha coraggio per lavorare i campi, perchè il giorno che meno si pensa,
arriva il nemico che tutto distrugge. Viaggiare pure non si può so non
con grande difficoltà per la stessa ragione ; il pericolo di essere colto
all'improvviso, privato della propria cavalcatura, svaligiato, ed
obbligato rifare la via a piedi, se pure non succede di peggio, come
sovente è accaduto a tanti e tanti. Il Governo, che non ha altra entrata
fuorchè quello che producono le dogane, chiuse adesso, per poter far
fronte alle enormi spese che la guerra richiede e sostenere migliaia e
migliaia d'uomini, deve procurarsi i mezzi necessarii. Come fa ? Con
alcune macchine litografiche che fabbricano moneta (carta straccia di
tutte le forme e colori e valori) lavorano febbrilmente giorno e notte; di
qui la depressione graduale di questa moneta. Il cambio sull'estero che
prima della guerra era al 100 per % adesso è giunto al mille ottocento
per cento ! di qui che le transazioni commerciali abbiano prezzi
veramente favolosi. Industrie nazionali quasi non ve ne sono ; tutto
viene dall'Europa o dagli Stati Uniti ; tutta roba che bisogna pagare in
oro. Questo spiega perchè ogni cosa abbia prezzi fenomenali. Per
esempio una bottiglia di vino da Messa costa già L. 60; un paio di
scarpe ordinario L. 150, le fine fino a L. 500, e di più ancora. Un
capello da prete costa già L. 500 o 600 ; un sacco di farina, di grano L.
450. La carne, che è il principale alimento del povero, costa già L. 20 il
chilogramma, e molti non la vedono più da mesi ; ed è veramente un
problema difficilissimo adesso il poter vivere, anche contentandosi di
quello che è assolutamente necessario pur non morire.
Naturalmente poi la guerra ha la sua corte qui la formano la fame, la
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miseria e molte malattie, come la febbre gialla nei paesi caldi, il
vaiuolo, il tifo nero e di tutti i colori, la dissenteria nei climi temperati
ecc. ecc. Si aggiungi, una siccità tale, quale non si ha ricordo in questi
paesi, e si avrà una idea della spaventosa situazione di questa povera
Repubblica, che senza di queste guerre intestine, potrebbe essere un
eden per le sue grandi ricchezze naturali. Ma qui ci sono di quelli che
hanno un gusto matto nell'ammazzarsi vicendevolmente; per questo
ogni tanti anni, come se il calendario lo notasse, ogni
cinque generalmente, hanno la loro guerra civile, nella quale prendono
parte tutti, chi più chi meno, lo vogliano o no; guerra che dura più o
meno secondo le circostanze, gli eventi prosperi od avversi, la tenacità
dei capi, il numero degli eserciti ; guerra che in pochi mesi distrugge
gran parte delle ricchezze accumulate con immensi sacrifizi durante gli
anni di lavoro, che miete migliaia di vittime, le migliori di una nazione,
come lo sono i giovani robusti, che fanno migliaia di orfani, di vedove,
che accende odii nelle famiglie, nella società intiera, che più non si
spengono... Oh che flagello è mai la guerra civile ! Eppure in queste
povere Repubbliche Sud­Americane, è sempre all'ordine del giorno ; la
Venezuela, per esempio, ha la sua brava guerra civile ogni anno,
quando non ne ha due. Non è ancora finita una, che già se ne comincia
un'altra, e così per anni ed anni con una costanza degna di miglior
causa. Sarà questo quello che dicono i Libri Santi che propter peccata
veniunt adversa ? Chi lo sa ? Ad altri la soluzione dell'ardua sentenza.
Un grande miracolo.
E dei lebbrosi non ho nulla a dire? Saranno tutti morti in questo
frattempo? I­lebbrosi vivono ancora; quelli di Agua de Dios hanno
avuto sempre i loro tre reali (un franco e mezzo) ogni giorno, che da
Bogotà manda loro la Società di Beneficenza, coi proventi delle
mortuarie. Non è certo gran cosa, ma almeno si vive. In quanto ai
lebbrosi di Contratación, la carità veramente inesauribile di questa
capitale Bogotà, come già dissi in altra mia, li ha sostenuti fino ad oggi.
Sono ben SEICENTO MILA LIRE (600.000) che già passarono per le
mie umani a quelle del Vescovo del Socorro, che le trapassò a quelle
piagate dei miseri lebbrosi. Lire SEICENTO MILA tutto frutto della
carità di questa città, che non mi disse mai di no, sempre che feci
ricorso alla sua proverbiale generosità. Mi diedero i ricchi, ed anche i
poveri moltiplicando le loro piccole limosine; tutti hanno concorso a
sostenere quest'opera di religione, di carità, di patriottismo e di
umanità; mi aiutarono i Colombiani, non si rifiutarono gli stranieri, ed
io sono proprio meravigliato di vedere tanta generosità in un'epoca di

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tanta miseria. Qui dicono che quello che passa coi lebbrosi di
Santander, è il più gran miracolo di Don
Bosco, che dal cielo lavora ancora nel beneficare i derelitti, toccando i
cuori e vuotando le borse in loro favore. Se D. Bosco ha parte in
questo, io non lo so; non sarebbe però strano che chi ha passato tutta
intiera la sua vita nel sacrificarsi per i poveri, facendo loro il maggior
bene possibile, pensi a loro adesso dal cielo una qualche volta, e
rinnovi quei prodigi di carità che erano usuali per lui in vita; non sono
di certo esaurito le misericordie di quella Vergine Ausiliatrice, che
tanto ha protetto D. Bosco mentre era in vita. Ad ogni modo, al
miracolo di D. Bosco, io debbo aggiungerne un secondo, quello della
carità cristiana di questa generosissima Bogotà! Ad essa in nome di D.
Bosco e dei suoi figli Salesiani, i miei più sinceri ringraziamenti.
Ma dice il proverbio : aiutati che il Signore ti aiuta. Finora non feci
altro che mandare il necessario per l'alimentazione; tre reali per giorno
sono appena sufficienti perchè uno non muoia di fame : prima della
guerra erano già scarsi ; adesso sono proprio insufficienti, e non si
muore è vero, ma si stenta, si ha fame, si agonizza ; e poi le limosine
diminuiscono ogni dì più, ed è naturale; tutti sono stanchi di dare;
molti, anche volendolo non possono più, la miseria ha fatto capolino
anche nelle case delle famiglie benestanti, e presto mi mancherà anche
il necessario per quei meschini.
Appello urgente.
Trovo nella sua lettera di gennaio, carissimo Padre, in quella lettera
diretta a tutti i Cooperatori del mondo, che lei f a un appello
delicatissimo a tutti essi in favore di questi lebbrosi, anche figli suoi, di
Colombia. Mille grazie in nome loro : IO VOGLIO PROVARE AD
UNIRE LA MIA DEBOLE VOCE ALLA SUA POTENTISSIMA E
CHIEDERE ANCH'IO, IN NOME DI DIO, DELLA RELIGIONE,
DELL'UMANITÀ, UN OBOLO IN BENEFIZIO DEGLI ESSERI PIù
DISGRAZIATI DELLA TERRA. Se D. Bosco ha incominciato a fare il
miracolo aiutalelo voi, buoni Cooperatori e gentili Cooperatrici,
compirlo intiero. Per adesso, fra le opere di carità che sostengono i figli
di D. Bosco in tutto il mondo, io credo che nessuna è più urgente e
nello stesso tempo più bella e più accetta agli occhi di Dio e della
religione, come l'opera dei lebbrosi di Colombia, minacciati di morire
di fame per causa della rivoluzione.
Per dir tutto, aggiungerò che più del pane, che finora non è mancato a
quei lebbrosi, abbisognano di roba per cambiarsi e per vestirsi.
Nell'ultima mia visita in maggio del 1899, già era deplorevole il loro
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stato ; molti facevano pietà e mettevano ribrezzo; da anni non avevano
potuto comprarsi un vestito; adesso dopo due anni, moltissimi non
solamente non poterono comprarsi un vestito, ma neppure cambiarsi
la biancheria. Or sono pochi giorni, mi scriveva quella Superiora delle
Figlie di Maria Ausiliatrice in questi termini : molte delle nostre Figlie
di Maria, non possono più venire all'Oratorio, né entrare in Chiesa
perchè il pudore loro vieta mostrarsi in pubblico in quello stato di
quasi nudità, tanto contrario alla decenza cristiana. Quelle che ancor
escono fanno compassione.
Tutti poi, uomini, donne, ragazzi, fanciulle, sono l'immagine di quel
Lazzaro del Vangelo, coperti di piaghe, senza neppur poterle coprire.
Oh quanta miseria in quella miserrima popolazione! Poco più poco
meno, si trovano nello stesso stato i mille duecento lazzarini di Agua
de Dios. Sono quindi due mila i lebbrosi che io vorrei vestire. Avrei
quindi bisogno di tele anche grossolane per camicie, mutande; di
stoffe, anche di ultima qualità, per vestiti da donna e da uomo. Oh! se
questo mio grido di dolore giungesse fino all'orecchio e più al cuore di
tanti che, facendo un piccolo sacrifizio, potrebbero rimediare a questa
enorme necessità in cui si trovano due mia, figli di Dio cotanto
sofferenti !
A voi in particolare mi dirigo, o fabbricanti di tele, di stoffe, padroni di
cotonifici e delle grandi fabbriche di tessuti d'ogni genere : METTETE
A PARTE QUELLE PEZZE, CHE POCO VI SERVONO; MANDATELE
AL R.m° SIG. D. RUA, SUPERIORE DEI SALESIANI, VIA
COTTOLENGO, N. 32, TORINO E FARETE UN'OPERA SQUISITA DI
CARITÀ, ED IL SIGNORE SEMPRE RICCO IN MUNIFICENZA,
SEMPRE FEDELE ALLE SUE PROMESSE, VI DARÀ IL CENTO DI
TUTTO QUELLO CHE GLI DARETE NELLA PERSONA DEI SUOI
POVERI, BENEDICENDO LE VOSTRE FAMIGLIE, PROSPERANDO I
VOSTRI NEGOZI, E PIù ANCORA DANDOVI A SUO TEMPO UNA
PARTE DEL SUO PARADISO. È UN BEL NEGOZIO CHE VI
PROPONGO ; FATELO, FATELO PRESTO E NE SARETE CONTENTI
PROMESSA DIVINA CHE MAI NON FALLA.
Per tutti gli oggetti che si raccolgono ho promessa dal Governo di qui,
di non far pagar nulla di dogana. Lo Compagnie dei vapori fluviali me
li porteranno gratis fino a Monda, e confido che anche la Veloce, di
sicuro, ci farà qualche ribasso.
Mi benedica , carissimo Padre , benedica tutti i suoi figli di Colombia, e
mi creda tutto suo
Ubb.mo figlio in corde Jesu, D. EVASIO RABAGLIATI.

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