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Codice scheda: ASC A4580118 (Microscheda: 3989A1/B9)
Luogo e data: TORINO ­ 31/12/1901
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: F.M.A.
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Stampa tipografica
Autenticità: Copia
Contenuto: Parla della santa allegria. Ne precisa il concetto e le
condizioni. Richiama al riguardo il pensiero di D.Bosco. Collega
l'allegria con l'educazione della gioventù.
***
ALLE FIGLIE
DI
Maria SS. Ausiliatrice
Nel presentarvi il vostro Elenco Generale per l'anno 1902, avrei voluto,
secondo il mio solito, aggiungervi due parole alla buona per esortarvi
alla pratica della virtù; ma avendo saputo che tali parole vorreste
averle tutte in particolare, per leggervele a vostro bell'agio, ho pensato
di farne un fascicolo a parte e mandarne una copia a ciascheduna di
voi.
E sapete di che cosa vorrei parlarvi in quest'anno? Della Santa Allegria.
Pensando che l'amato nostro padre D. Bosco tanto raccomandava di
star allegri, e con questo mezzo teneva sollevati gli animi, ho pensato
di darvi alcuni mezzi per essere e mantenervi in questa santa allegria,
che dilatando il cuore rende più facile e giocondo il divino servizio.
E prima di tutto credo non penserete ch'io vi parli di allegria mondana,
perchè
questa distrae e talora stordisce per non lasciar sentire un'interna voce
di rimprovero e di richiamo ad una vita migliore; l'allegria invece di cui
vi parlo io, viene dall'aver il cuore in pace, l'animo tranquillo o sicuro
di trovarsi bene con Dio.
E questa è la prima condizione dell'allegria santa. Chi avesse in cuore
qualche rimorso, ehi dovesse dire a se stesso che non fa quanto può
per compiere bene il suo dovere, chi sentisse di avere sulla coscienza
qualche cosetta da aggiustare, o sapesse che non in tutto contenta il
Signore, non solo non potrebbe stare allegro ma neppur essere
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tranquillo, poichè internamente sempre dovrebbe dire a se stesso:
come posso io essere contento se il Signore di me non è
contento?
E perchè il Signore sia contento di noi non basta che non lo
offendiamo, ma bisogna ancora che corrispondiamo alle sue
mire. Praebe mihi cor tuum (1), Egli dice,
dammi il tuo cuore, dammi tutto il tuo affetto; quindi bisogna che
davvero anche voi altre cerchiate di avanzare nel divino amore, tanto
più che lo stato religioso a Lui vi lega con vincoli dolcissimi, intimi
(1) Provv. 25, 24.
e vi fa sue vere spose. E amando voi così il Signore chi potrà dire la
soavità delle anime vostre? Gustate et videte quoniam suavis est
Dominus! (I); chi potrà dire il contento del vostro cuore?
E questa contentezza noti sarà cosa di un momento, ma durerà stabile,
e nessuno la leverà dal vostro cuore, gaudium vestrum nemo tollet a
vobis (2) se voi amandolo vi abbandonerete interamente in Lui, come
un bambino nelle braccia di sua madre. Se noi in Lui ci gettiamo con
pienezza di confidenza, Egli si prenderà di noi tutta la cura, penserà ad
ogni nostro bisogno: Jacta super Dominum curam tuam, ipse te
enutriet (3), quindi più nulla al mondo potrà menomare la tranquillità
del nostro cuore, la santa allegria dell'anima nostra.
È vero per altro che non per ciò noi saremo in un altro mondo, e fin
che siamo
in questo, sempre avremo a provare la croce, i fastidi, le spine di
questa misera vita
ma se noi amiamo davvero, tali spine verranno a perdere la loro
crudezza. La
mamma è sempre in pensiero pel suo bambino, e ciò anzichè noia le dà
piacere;
(1) Psal 33, 8. (2) Ioan. 16, 22 (3) Psal. 54. 22.
i Santi sostenevano fatiche inaudite pel servizio di Dio, ed in ciò
appunto trovavano la loro consolazione.
E nelle contraddizioni, nelle persecuzioni mosseci, con o senza cattiva
volontà, nei pericoli di vederci fatto il maggior male possibile, se
avremo vera fiducia in Dio potremo noi perdere la nostra tranquillità?
il nostro spirito sarà men ilare se anche il nostro esterno potesse talora

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essere accasciato? Nolite timere, Egli ci dice, ego vici mundum (1), non
abbiate timore io ho vinto il mondo. Certi come noi siamo che la nostra
causa è nelle mani di Dio vorremmo noi fargli il torto di dubitare che
Egli non l'abbia da vincere? Si Deus pro nobis, quis contra nos? (2). Se
Dio è per noi chi sarà contro di noi? Possiamo dunque anche in tali
circostanze pregustare la gioia della vittoria che Dio stesso riporterà
per noi nel tempo e nel modo che Egli crederà più opportuno pel
nostro bene. Le fiamme della gran fornace di Babilonia non turbarono
i tre fanciulli confidenti in Dio e non tolsero loro l'estro di cantare
allegramente le lodi del Signore, come l'infuocata graticola che arrostì
le carni di
(1) Ioan. 16, 33.
(2) Rom. 8, 31.
S. Lorenzo non infiacchì l'animo del martire, nè gli impedì di scherzare
su' suoi mali col tiranno stesso.
Chi dunque potrebbe dire la pace soave, l'interno giubilo di una suora,
che delicata di coscienza e ardente nell'amor di Gesù, tutta in Lui si
abbandona e null'altro più vuole che ciò che Egli vuole o permette, di
prospero o di avverso, sicura che tutto sarà pel suo meglio?
Ed ecco, mio buone figlie, qual è il segreto per servire continuamente
Domino in laetitia (1), con questi mezzi aver la vera pace in cuore che,
come dice lo Spirito Santo, dà all'esteriore stesso delle persone quella
dolce ilarità, che noi chiamiamo santa allegria: cor gaudens exhilarat
faciem (2).
Come mai di fatto potrebbe la malinconia menomamente offuscare il
volto di chi interiormente è in pace e tutt'abbandonato nel suo Dio? È
malinconico chi dominato dall'amor proprio crede o di non riuscire
come aveva pensato di riuscire, o di non esser considerato come egli è
persuaso di dover essere considerato, o di non esser creduto in ciò che
egli ha per
(1) Psal. 99, 2.
(2) Provv. 15, 13.
certo, basato più sul suo sentimento che sulla ragiono e verità;
insomma chi guidato dalla pazza fantasia va sognando non so quali
insuccessi, indelicatezze e via dicendo. Ma tutte queste cose sono nubi
che mai giungono all'altezza di chi elevato in Dio, in Lui s'affissa come
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aquila, nel sole.
E certi bronci che talora potrebbero formarsi, come mai sono possibili
in chi ha il cuor contento ? È imbronciato chi si crede contraddetto
colle sue, secondo lui, giuste aspirazioni, o ferito in quella stima che gli
preme più di avere che meritare, e così via, e intanto non pensa che
egli ferisce l'umiltà, la carità, la coscienza, non dà prova. di cercare solo
il gusto di Dio, di abbandonarsi alle sue amorose disposizioni,
piacevoli o no al nostro ancor proprio; ma l'anima che più che a sè
pensa a Dio, oh non la vedrete no imbronciata, ma essa tutto sopporta
generosamente e con santa ilarità, pensando che Dio ama l'ilare
donatore : hilarem datorem diligit Deus (1).
E certe perplessità che rendono fluttuanti come le onde di un mar in
tempesta, certe variabilità che fanno cambiare umore come
(1) 2 Cor. 9, 7.
cambia la faccia della luna, certe fissazioni di fantasia che stancano la
mente, il cuore e rendono inutile ogni consiglio, esortazione o
prescrizione in contrario, certi lamenti ripetuti ed esagerati, certe
susurrazioni e critiche importune ed inopportune, e tanti altri
inconvenienti, come mai sarebbero possibili se davvero vi fosse in
ciascuna Suora uno studio sincero di mantenersi in quello spirito di
calma imperturbabile, di santa ilarità, che sgorga dalla pace d'un cuore
abbandonato nel suo Dio?
E notate bene che a bello studio dissi di mantenersi in tale spirito,
poichè ben vedo qui la difficoltà che taluna mi vorrebbe muovere. Oh
ma io ho un carattere fatto così! non so stare allegra come dicono, sono
seria per natura; che ne posso dunque io? Per mostrarsi allegro,
bisogna esserlo, e se io non lo sono che cosa ci ho da fare !
Rispondo che ci ha da fare molto. Se ben notate l'allegria di cui vi parlo
io, non è cosa fondata sulla natura, ma è frutto di grazia; vorreste
dunque voi dire che la
grazia di Dio lavori solo ne' cuori naturalmente allegri? E poi credete
voi che anche
chi è naturalmente allegro non sia talora
messo a dure prove, e che molto non abbia
da lottare con se medesimo per non perdere
la sua calma, per mantenersi nella sua serenità e mostrarsi nella sua
consueta allegria! Un'allegria istintiva non potrebbe dirsi virtuosa, ed
io vi parlo di allegria santa, e la santità quanto non costa alla nostra

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povera natura! Ognun lo sa; non ci vuole poco sforzo a tener lontano
da noi ogni neo di colpa, bisogna lottare assai contro corrente per
avanzarsi ne' gradi del santo amore, e l'abbandono dell'anima in Dio
non è certo di chi comincia a salire la scala della virtù; e se di tali cose
frutto la santa allegria a cui io vi esorto. comprenderete che essa
richiede impegno, richiede sforzo, essa è un'allegria meritoria. Non mi
state dunque a dire: io non posso essere allegra, poichè sarebbe come
dirmi: io non posso essere virtuosa, io non posso avere le virtù proprio
del mio stato.
Ma come! l'allegria è virtù propriamente doverosa per le Figlie di M.
A.? Oh sentite! Come spiegherete voi il tanto raccomandarci che faceva
l'amato nostro Fondatore di star allegri? Egli, lo sapete, tale antifona ci
cantava in tutti i toni, in tutte le cadenze, nella madre lingua e persino
nel proprio dialetto. È dunque da credere che tanto egli ci
raccomandasse una qualità che non gli stesso molto a cuore di vedere
in noi
come la mostrava in se stesso? E se il S. Padre Leone XIII tanto ci
esortò a mantenerci nello spirito del nostro Fondatore, come potremo
noi dire che anche nelle Figlie di M. A. non ha da vedersi questo spirito
di allegria?
E volete che vi accenni qualche ragione che D. Bosco aveva nel farci
questa ripetuta raccomandazione? Egli non solo mirava, come ho
accennato in principio, a dilatar il nostro cuore per renderci più facile
il servizio di Dio: viam mandatorum
tuorum cucurri cum dilatasti cor meum (1), ma ancora si proponeva
con questo di recidere più efficace l'azione nostra per la salvezza della
gioventù.
È primo nostro fine la perfezione delle anime nostre, ma subito dopo
viene quello di cooperare alla salute della gioventù. Ma per poter
lavorare alla sua salute, questa gioventù bisogna che l'abbiamo nelle
nostre mani, bisogna che l'attiriamo a noi.
Or come mai le fanciulle vi verranno dattorno, come mai resteranno
volentieri con voi se vi vedono colla fronte accigliata, severa o
composta con loro a sovverchia gravità? No, non così ci suggeriva D. Bo
(1) Psal. 118, 32.
sco; ma egli voleva che ci presentassimo dignitosi e affabili, sorridenti,
allegri, premurosi come amici, o di ciò egli stesso ci diede sempre il più
bell'esempio. Io so di un Vescovo d'America, grande conoscitore del
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cuore umano e degli istituti religiosi, il quale diceva di aver notato che i
giovani tenevano contegni ben diversi nel presentarsi ai loro superiori,
secondo che questi appartenevano all'uno o all'altro Ordine od Istituto
Religioso. Talora, diceva, li vedo comporsi ad un grand' inchino e
rimanersene incurvati senz'alzare lo sguardo; talaltra li vedo piantarsi
diritti, serii, impettiti come tanti soldatini che salutano il loro
capitano; ma se hanno da presentarsi ad un superiore Salesiano, io li
vedo corrergli incontro, sorridere di gioia e mostrargli confidenza
com'un figlio con suo padre; quindi esclamava quel santo Prelato: così!
così è guadagnata la gioventù! oh D. Bosco, D. Bosco l'ha veramente
indovinata!
La gioventù, mio buone figlie, è naturalmente allegra perchè senza
gravi pensieri, e se le si vuol fare del bene bisogna assecondarla, dove
si può senza peccato, in questa sua natural propensione, bisogna
allegramente lasciarla divertire, e guidandola ne' suoi trastulli tenerla
lontana dalle occasioni pericoloso, indrizzarla soavemente a compiere
con gusto il suo dovere. E D. Bosco guidato da Dio a questo fine
appunto aprì gli Oratorii festivi, dove non solo i Salesiani tra i ragazzi,
ma anche le F. M. A. tra le ragazze raccolgono frutti così consolanti di
pietà, di moralità e d'istruzione religiosa. Or come sarebbe possibile
tenere un Oratorio, se chi lo assiste non si facesse fanciullo coi
fanciulli? non si adattasse nei loro giuochi e direi quasi non si desse ad
un'esterna allegria che nei ragazzi potrà essere spensierata, ma in chi li
guida è riflessa e mantenuta a costo di
incalcolabili sacrifizi?
Quelli medesimi che non la pensano
come noi, quelli stessi che combattono nel campo avversario,
comprendono che l'infanzia e la gioventù hanno da esser prese da
questo lato; quindi è che vedete sorgere i giardini d'infanzia dove il
bambino impara trastullandosi tra balocchi proporzionati alla sua età,
vedete impiantarsi i ricreatori festivi dove, pur troppo con mire ben
diverse dalle nostro, i fanciulli sono attirati con ogni sorta di
divertimenti, che valgono a far loro passar, come si dice, qualche ora
allegra. E la povera gioventù
che di allegria e di sollazzo ha veramente bisogno, corre, corre a quei
convegni, ove poi non sentendosi parlare di Dio, non venendo istruita
nella nostra santa religione, essendo anzi imbevuta di massime che
non sono quelle del Santo Vangelo, e formata a discorsi o ad esempi
che non sono santi, riesce come l'esperienza ci dimostra.
Ma, viva Dio! noi non ci lascieremo vincere in questa lotta alla

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conquista della gioventù. Se gli avversari metteranno più lustra esterna
noi mireremo più direttamente all'anima. Essi potranno forse colpire
maggiormente i sensi, ma non infondere l'interior pace che essi non
hanno; essi con molto clamore e con mezzi non pochi arriveranno a
mettere qualcuno in un'esaltazione momentanea seguita poi da
amarezza e noia grande, e noi con quei mezzi che la Divina
Provvidenza ci mette fra mano e sovratutto colla lieta accoglienza e
soavità del tratto, speriamo di arrivare al cuore della gioventù per
infondervi l'orrore al peccato, l'amore al dovere, la pratica della pietà,
insomma ci sforzeremo di mettere nei cuori la contentezza di chi si
sente nella via del bene, dell'onestà, del Paradiso. E quando la gioventù
è trattata con affabile cordialità, con amorevole festività, quando può
divertirsi
senza offendere il Signore, e ne' cuori ancor teneri soavemente penetra
il gusto della pietà, oh credetelo che all'Oratorio si affezionerà
cordialmente, vi accorrerà festosamente e noi faremo così un gran
bene ad un numero sempre maggiore di anime. che un dì canteranno
con noi le glorie del Signore.
E di questo risultato pare che il demonio già si vada accorgendo,
poichè la guerra che muove agli Oratorii si fa più aspra e più palese.
Vedendo che la gioventù lietamente corre ove col divertimento
esteriore può avere la pace interna, vedendo che mentre certi
ricreatorii svaniscono, gli Oratorii ove c'è vero spirito di pietà ed
allegria si mantengono e crescono rigogliosi, non è a dire come spinge i
suoi ad ostacolare gli Oratorii con tutti i pretesti più speciosi. Ma
facciamoci coraggio e sempre lieti di poter ad altri comunicare la pace
dell'anima e formarli per la felicità del Paradiso, non lasciamoci
turbare: non turbetur cor vestrum neque formidet (1) ma generosi e
confidenti diamo gloria al Signore perchè Egli si è gloriosamente
esaltato: cantemus Domino, gloriose enim magnificatus est (2).
(1) Ioan. 14, 27. ­ (2) Exod. 15, 1.
Procuriamo per altro che questo spirito di santa allegria, basato sulla
soda pietà, davvero vi sia e cresca rigoglioso, e mai e poi mai perdiamo
di vista un tale impegno che se questo venisse a mancare con ciò stesso
mancherebbe la prosperità, la vita de' nostri Oratorii, e allora gaudebit
inimicus noster super nos (1), il nostro nemico si rallegrerà, o si befferà
di noi e la gioventù ci potrebbe rinfacciare di non avere da noi quegli
aiuti che, da noi si può aspettare.
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Comprendo che tali aiuti soventi vi possono costare dolorosi sacrifici,
che la vivacità, l'indisciplinatezza e talora anche la malignità di qualche
spirito non ancora ammansato, potrebbero mettere talvolta a
repentaglio la vostra pazienza e strapparvi parole tutt'altro che dolci;
comprendo che la fatica, improba, continua, opprimente e forse non
considerata o corrisposta d'insuccessi potrebbe attentare alla vostra
serenità; comprendo persino che qualche volta la scarsezza di mezzi, la
momentanea deficienza di aiuto, la mancanza di un pronto consiglio
nell'incertezza d'una sorpresa potrebbero dare fieri assalti all'abituale
giovialità a cui già foste formate; ma ricordate bene,
(1) Psal. 40, 11.
come sopra vi ho detto, che l'allegria in voi ha da essere meritoria, ha
da essere santa, e tutte queste non sarebbero che occasioni per
meritare di più, occasioni che prevedete vi devono trovare coll'animo
preparato a tollerarlo, impegnate a sopportarlo con proposito di
crescere nella virtù o direi anche, a chi mi può intendere, col cuore
contento di poter dimostrare in ciò il suo saldo amore al buon Gesù.
E queste disposizioni d'animo e di buon cuore sono da aversi non solo
negli Oratorii, ma ancora negli Educatorii e nei Pensionati, nei
Laboratorii e nelle Scuole, negli Asili e negli Ospedali, sono da aversi
dovunque vi può mettere l'ubbidienza; perché se ciascuna casa pel
genere di occupazioni per sè può avere le sue difficoltà particolari,
bisogna però che in tutto regni il medesimo spirito, poichè tutte sono
figlie del medesimo Padre, della medesima Società, e tutto sono
formate ai medesimi principii, agli stessi insegnamenti, tutte sono
governate dalle medesime leggi, dai medesimi Superiori ; in una
parola, se le case nostre possono avere diversa fisionomia l'una
dall'altra, devono però avere la medesima impronta generale, carità ed
allegria, come hanno i membri d'una stessa famiglia.
Ma io vorrei accora aggiungere una parola, e questa si è che lo spirito
di santa allegria in voi non solo deve mirare al bene della gioventù
affidata alle vostre cure, ma ancora ha da essere di reciproco conforto
fra di voi. E qui oh! quale altra sorgente di meriti personali per voi mi
si para dinnanzi allo sguardo, quale fonte di benedizione per le vostre
case, quali principii di fecondità e prosperità per la Congregazione
tutta intiera! Se questa mia non fosse già troppo lunga io vorrei
passarvi ad una ad una le occasioni e comodità che vi si presentano,
nella vita comune, di cooperare al benessere delle vostre sorelle, a

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rendere la loro vita soave, serena, allegra, confortata, santa; vorrei
dipingervi la felicità che si gode in quelle case ove tale spirito regna
in tutte le suore e farvi gustare il paradisino che esse sono e nel quale
Gesù volentieri scende a deliziarsi; vorrei dimostrarvi
come se tutte le case delle Figlie di Maria
Ausiliatrice fossero così, a tanta fragranza
di soavità tratte le fanciulle in odorem unguentorum (1) correrebbero
non solo per sollazzarsi, per istruirsi nella religione o fare
qualche esercizio di pietà, ma per fermarsi
(1) Cant. 1, 3.
come nella casa del Signore: in domum Domini ibimus (1), ingrossare
le vostre file, moltiplicare in altre figlie il bene che esse hanno ricevuto,
aumentare così l'efficacia della Congregazione nel mondo e cingere la
sua fronte già gloriosa di gloria ognor maggiore.
Ma è giocoforza ch'io m'arresti nel dire; voialtre però non arrestatevi
nel considerare quanto vi ho detto, e nell'ardenza del vostro cuore
comprendete quanto io solo accennai, maturato in voi la semente ch'io
vi gettai, fate ch'io possa deliziarmi ne' frutti che festanti mi metterete
innanzi: venient cum exultatione portantes manipulos suos (2) ed
allora insieme ne ringrazieremo il Signore, ed io confortato dalla
vostra corrispondenza alla mia parola di padre, chissà che più sovente
non ve l'abbia da far sentire in aiuto delle anime vostre, per cooperare
con voi alla salute del prossimo, e tutti insieme con tutta la nostra
forza esaltare l'infinita bontà di Dio a cui solo sia dato l'onore e la
gloria ora ed in eterno; cui soli honor et gloria in saecula, saeculorum.
Amen (3).
(1) Psalm. 121, 1. (2) Psalm. 125, 8. (3) Tim. 1, 17.
E perché possiamo raggiungere un fine così eccelso, io benedicendovi
con tutta l'effusione dell'animo e raccomandandovi particolarmente
alla gloriosissima vostra patrona Maria SS. Ausiliatrice, intensamente
pregherò per voi e voi pregate, pregate pe' bisogni grandi della
Congregazioue e non dimenticatevi di pregare per me, che vi sono
Torino, ultimo giorno del 1901.
Aff mo Padre in G. C. Sac. MICHELE RUA.
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PS. Permettetemi ancora che colga questa occasione per
1° Ringraziare tutte degli auguri, preghiere, comunioni, ecc. che avete
fatto per me, pel Direttore Generale, per le Madri in occasione delle
Feste Natalizie e capo d'anno; il Signore ve ne ricompensi tutte colle
sue grazie più elette:
2° Promettervi che fra poco vi farò avere
in qualche modo la strenna per l'anno 1902:
3° Notificarvi che in un'udienza privata che ebbi la fortuna di avere
negli ultimi giorni del novembre scorso, il S. Padre ha conceduto a
tutte e singole le nostre case la sua Apostolica benedizione. Ciascuna
di voi adunque ne ringrazi il Signore e preghi per questo miracolo di
Pontefice che nel prossimo anno 1902 comincia il suo Giubileo
Pontificale, che noi pure festeggeremo con figliale cordialità:
4° Raccomandarvi che in vista della moltiplicazione delle case e delle
persone vogliate avvezzarvi a far centro nella rispettiva Visitatrice per
augurii, difficoltà, soccorsi, personale occorrente, ecc. La Visitatrice
quando lo vedrà conveniente ricorrerà essa al Capitolo Superiore. Ciò
vi dico non perchè non vi possiate anche rivolgere alle Madri, quando
ve ne sia bisogno, ma unicamente perché non le abbiate da opprimere
con un lavoro che si può distribuire fra molte, con immenso sollievo
delle Madri e grande vantaggio della Congregazione, ed anche perchè
rivolgendovi di più alle Visitatrici esse vi potranno conoscere meglio ed
aiutare più prontamente e da vicino.
Di nuovo il Signore vi benedica.

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