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Codice scheda: ASC A4580103 (Microscheda: 3987D2/5)
Luogo e data: TORINO ­ 06/01/1890
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Stampa tipografica
Autenticità: Firma autografa
Contenuto: Fa alcune considerazioni volte ad allontanare alcuni
pericoli, come la cattiva stampa. S'intrattiene sul modo di insegnare e
catechizzare, sull'evitare le critiche reciproche, sulla carità vicendevole.
***
Torino, 6 gennaio 1890
Care figlie in G. C.
Oggi, festa dell'Epifania, giudico far cosa a voi gradita coll'indirizzare a
tutte le nostre Direttrici e per mezzo di esse a tutte le Reverende Figlie
di Maria Ausiliatrice alcune considerazioni che gioveranno, spero, ad
allontanare pericoli e danni molto gravi per voi e per le vostre allieve
interne ed esterne.
Una delle più grandi piaghe della moderna società è la cattiva stampa.
Un'inondazione di cattivi giornali e di pessimi romanzi ha invaso la
città, i paesi e quasi direi perfino le campagne. Nelle librerie, nei
chioschi, nelle stazioni ferroviarie si trovano a profusione simili
pubblicazioni, che purtroppo già penetrarono in gran parte delle
famiglie. Appunto contro tali stampe io intendo premunirvi colla
presente e per mezzo vostro premunire anche le vostre allieve,
esponendovi i pensieri del nostro caro padre Don Bosco in tale
proposito.
Egli aveva studiato i classici italiani e negli ultimi anni di sua vita si
ricordava ancora e recitava a memoria con gran piacere canti interi di
Dante e poesie di altri autori. Sentì il bisogno di conoscerli come cosa
necessaria ad imparare bene la lingua ed a formarsi un bello stile, e ne
promosse lo studio. Vide però i pericoli che in questo studio avrebbe
incontrati la gioventù, tanto più che molti sono proibiti o dalla Chiesa,
o dalla legge naturale; e si sobbarcò all'impresa assai costosa e
laboriosa di correggerli. Promosse perciò le edizioni della Biblioteca
dei classici italiani per la gioventù. Chi lasciasse correre per le mani
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delle allieve questi libri non purgati, sarebbe certamente contro la
volontà di Don Bosco. Secondando adunque lo zelo del nostro padre,
atteniamoci, per la lettura dei Classici alla nostra Biblioteca succitata.
Siccome alcune di voi devono spiegarne in iscuola, così giudico bene
indicarvi le norme da lui date. In modo speciale ci raccomanda di
guardarci bene dal citare alle allieve a sfoggio di erudizione autori
cattivi, e molto meno farne l'elogio, neppure quanto alla lingua o ad
altri pregi accessori. Che se si deve spiegarli in iscuola, mettasi sempre
in piena luce la verità che si oppone ai loro errori, e facciasi le debite
osservazioni sul danno che le giovani potrebbero ricavare dalla lettura
dei medesimi. In una parola, si abbia sempre pronto il controveleno.
A proposito di questi libri Don Bosco raccontava di una conversazione
che ebbe col meritamente celebre professore Amedeo Peyron. Gli
aveva portato le bozze di stampa della Storia d'Italia, pregandolo a
voler leggere, correggere liberamente e dare il suo giudizio su quel
lavoro. Tra le altre brevi biografie degli uomini illustri aveva pur messa
quella di Vittorio Alfieri. Il Peyron ne disse a Don bosco: ­ E perché in
un libro destinato alla gioventù mette la biografia dell'Alfieri, che era sì
guasto di costumi e di idee così perniciose? Tolga questa biografia;
l'Alfieri meglio sarebbe non fosse conosciuto. Se lei lo nomina, o,
peggio, ne tesse le lodi, nei giovani si desterà la curiosità di andarne a
comprare e leggere le opere, con danno grande della loro fede e dei
loro costumi. La tolga. ­ E Don Bosco così fece.
Ai giorni nostri c'è la smania di leggere romanzi; la gioventù leggera
non vuol saperne di letture serie. Dobbiam opporci alla sua leggerezza.
Se i racconti non insinuano la virtù, la religione, la pietà, non mai
siano da noi letti. I libri leggeri ed appassionati sono pericolosi
specialmente per la moralità. Don Bosco era molto rigoroso su questo
punto e diceva continuamente che i romanzi sono il fomite delle
passioni. Neppur consigliava la lettura dei Promessi Sposi. La tollerò
solamente quando fu nelle scuole prescritta dal governo. Da ciò si
argomenti che cosa Don Bosco pensasse degli altri romanzi.
Intesi con pena che in qualche nostra Casa penetrarono libri di
moderni autori, che sono apertamente conosciuti per la loro posizione
ed odio alla religione ed alla moralità. Non occorre che io li nomini,
che ben saranno già noti specialmente alle Direttrici e Maestre. Oh
quanto Don Bosco soffriva allorché veniva a sapere che nelle sue case
s'introducevano libri di simili fatta! E voi forse saprete come in
principio di ogni anno sempre facesse consegnare la lista di libri che
ciascuno aveva, per eliminarne i pericolosi. Quante povere giovanette

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perdono non solo la vocazione, ma ogni sentimento di religione, di
pudore, di riservatezza per la lettura dei cattivi libri e specialmente dei
romanzi! Non è gran tempo, che una donna disgraziata udendosi
leggere sentenza di condanna al carcere perpetuo per causa dei suoi
gravi delitti, confessò apertamente avanti ai giudici che la sua mala
condotta ebbe origine nella lettura dei romanzi. Si impedisca adunque
con ogni sforzo e vigilanza la lettura dei libri cattivi, e particolarmente
dei romanzi pericolosi.
E quali norme, mi domanderete voi, per conoscerli? Sovente si
conoscono dal titolo o dalle figure che portano sulla copertina, ed
anche dalle tipografie da cui escono. In casi dubbi poi si ricorra ai
Superiori od al Confessore.
Questi avvisi non intendo farli solamente alle Maestre, ma anche alle
altre, giacché dovendo le Figlie di Maria Ausiliatrice attendere agli
Oratori festivi e ai catechismi, tutte possono trovarsi nell'occasione
d'inculcare alle allieve di evitar simili pericolose letture,
raccomandando invece le buone letture ed anche insinuando, a chi può
e lo desidera, di associarsi a qualche nostra utile pubblicazione, come
ad esempio alle nostre Letture Cattoliche che tanto stavano a cuore al
nostro caro padre Don Bosco e che tanto bene fanno alle famiglie.
Occorre dire qualche cosa anche sul modo d'insegnare e di
catechizzare. Don Bosco raccomandava sempre di prendersi cura di
tutti gli allievi, interrogare tutti e sovente, e non solamente alcuni; e
nel fare spiegazioni aver sempre di mira che intendano coloro che sono
più indietro di studi o di men infelice ingegno. ­ Sia inoltre impegno
delle maestre e delle catechiste seguire le norme del metodo
preventivo; per conseguenza non mai si impongano castighi gravi o
violenti, neppure si umililino le allieve con termini di disprezzo; se vi
sarà necessità di infliggere qualche castigo, si miri sempre
all'emendazione della colpevole, e non mai a sfogare la collera. Se
volete poi che le vostre alunne facciano molto progresso, correggete le
pagine a tutte e fate loro conoscere gli errori commessi. Quanto più
sovente ciò farete, tanto più grande sarà il loro profitto. Che se si
hanno autori adottati, si spieghino i loro libri con chiarezza e
semplicità da farsi intendere da tutte.
Lasciamo da parte l'amore di novità. Esce una grammatica nuova, e
piuttosto vi è chi la vorrebbe introdotta nelle scuole. Parimenti si
vogliono adottare altri libri di testo, che escono alla luce, perché se n'è
sentito fare degli elogi. Allontaniamo ogni smania di cambiamenti. Il
nostro Consigliere scolastico pubblica ogni anno il programma;
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uniformiamoci a questo. In esso si cerca di conciliare il nostro
insegnamento con le esigenze governative: e questo deve bastarci. Non
si parli di riformare il sistema da noi adottato, bensì ciascuna riformi il
proprio metodo e la propria condotta, se non sono conformi ai nostri
regolamenti. Il caro padre Don Bosco ci inculcava sempre di guardarci
dal ticchio delle riforme.
In ultimo guardatevi dal censurarvi le une le altre. Una Maestra non
parli contro dell'altra sul modo d'insegnamento o sulle materie che
spiega. Se scorgeste alcuna imperfezione in qualche Maestra,
astenetevi dalla censura contro una che è vostra consorella; non
parlatene con le altre consorelle, e tanto meno con le alunne, o con gli
estranei. Piuttosto avvisate voi stesse, o per mezzo della Superiora,
questa Maestra, indicandole in quale errore sia caduta: e ciò si faccia a
titolo di carità, di zelo per il buon andamento delle cose nostre e non
mai per ambizione di comparire più abili, o più dotte delle altre. Le
Suore costituite in qualche autorità od applicate all'insegnamento non
si fungano dal trattare fraternamente con le altre; giacché siete tutte
sorelle e tutte consacrate al servizio di Dio ed alla salvezza delle anime,
malgrado la diversità delle occupazioni.
A compimento della presente mi restringerò a raccomandarvi che
regni sempre tra voi tutte la carità nelle opere, nelle parole e negli
affetti. Tra voi non usate mai moine o sdolcinature; parimenti non
usatene colle vostre allieve e neppure mai si usino con esse mezzi
violenti; ma con molta pazienza e con industriosa sollecitudine si
procuri il loro profitto religioso, morale, scientifico e letterario.
Ricordiamoci che noi mancheremo alla parte più essenziale nel nostro
compito, se ci riducessimo solo ad impartire l'istruzione elementare
letteraria senza unirvi l'educazione del cuore. A questo soprattutto
dovete mirare, a formare delle vostre allieve delle buone cristiane,
delle figlie obbedienti, pie e laboriose, coltivando pure le vocazioni che
fra loro s'incontrano.
Da quasi tutte le vostre Case, o care Figlie, mi si scrisse negli scorsi
giorni nell'occasione delle feste Natalizie. Io vi sono riconoscente delle
felicitazioni e specialmente delle preghiere che per me fate; vi ringrazio
di cuore di tutti gli auguri che mi avete mandati e veli li ricambio
centuplicati. Questa lettera abbiatela come mia strenna pel 1890, anzi
come strenna del nostro amato Don Bosco, non avendo io cercato che
di esporvi i suoi sentimenti e desideri; e certo egli dal cielo non
mancherà di proteggervi come dilette sue figlie, se voi sarete fedeli
nell'eseguirli.

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La carità e la grazia di N. S. G. C. regnino sempre nei nostri cuori.
Continuate nelle vostre orazioni e a ricordarvi di chi, implorando sopra
di voi e sopra tutte le vostre dipendenti le più copiose benedizioni del
cielo per il nuovo anno, gode professarsi
Vostro Aff. Amico in G. C.
Sac. Michele Rua
P. S. Le Sigg. Direttrici sono invitate a dar lettura della presente alle
Consorelle nella prima conferenza che si farà nel gennaio corrente.
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