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Codice scheda: ASC A4570338 (Microscheda: 3983C3/5)
Luogo e data: TORINO ­ 18/02/1901
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: SALESIANI
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Manoscritto
Autenticità: Copia
Contenuto: Comunica la morte del Prefetto Gen. D. Belmonte D. a 57
anni di età. Tratteggia il profilo della sua vita e dà disposizioni per i
suffragi.
***
Torino, 18 febbraio 1901
Miei cari Figliuoli
La notizia che mi tocca comunicarvi è proprio grave e tanto improvvisa
quanto dolorosa. Se la mano del Signore non mi sorreggesse temerei di
non aver forza a darvela. Questa mattina, all'una dopo mezzanotte
spirava nel bacio del Signore il Prefetto Generale della nostra Pia
Società il compianto Don Domenico Belmonte in età di anni 57. Come
sapete, da parecchi mesi la sua salute era scossa; ma pareva rimessa in
modo da poter riprendere, in parte almeno, le sue occupazioni. Già
veniva a tavola con noi; già prendeva parte alle gioie ed ai dolori e ai
lavori comuni. Ieri sera producendosi per la prima volta una
commedia del caro Don Lemoyne, poco solito a partecipare a questi
trattenimenti, discese a presenziarlo sentendosi in condizioni di salute
da poterlo fare. Dopo un po' di tempo, in cui si mostrò molto allegro
(alle 21 e 20 m.) un insulto apoplettico lo colpì. Fu immediatamente
portato a letto, e gli si usarono subito tutte le cure. Io, avvisato, fui
immediatamente ai suoi fianchi, e con Don Luigi Rocca che lo
accompagnò non lo abbiamo più abbandonato.
Arrivò anche prontamente il medico, ed un pò prima che spirasse,
anche suo fratello Giuseppe con altro medico; ma ogni cosa tornò
inutile: l'ora sua era suonata e all'una dopo mezzanotte spirava tra
l'universale compianto. Si era confessato il mattino medesimo ed aveva
pure celebrata la S. Messa. Poté ricevere l'Estrema Unzione con la
Benedizione papale; ma il Viatico non fu possibile portarglielo non
potendo trangugiare cosa alcuna. Conservò in terra la sua conoscenza
fino all'ultimo istante, sebbene non potesse più parlare. Sia pace
all'anima sua. La sua natural bontà, le sue virtù, la sua operosità son
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note a tutta la Congregazione senza che io mi fermo in questo
momento a parlarne; questo sarà tema di altre circostanze. Ora non
accennerò se non quei dati che conviene si conoscano generalmente.
Era nato il 18 settembre 1843. Entrò nell'Oratorio nostro di Torino il
13 aprile 1860. Già conosceva la musica sapeva suonar bene il piano,
ed anche mentre ancor percorreva il ginnasio vendette un bel servizio
all'Oratorio sia in casa, sia in molte solennità, andando a suonare in
varii istituti religiosi di Torino. Dal chierico subito si diede a conoscere
per abilità ed operosità. Fu dapprima maestro di musica ed assistente
a Mirabello, poi Prefetto ivi stesso ed a Borgo San Martino, e
distinguendosi sempre più in virtù e scienza, il 16 aprile 1870 fu
ordinato sacerdote. L'anno dopo lo troviamo ad Alassio quale
professore di scienze fisiche naturali e nel settembre 1877 Direttore a
Borgo San Martino dove stette fino al 1881 facendo ben prosperare
quel collegio. Nel 1881 traslocato a Sampierdarena poté dar corso
all'immensa sua operosità sia dirigendo quella importantissime e
complicata casa, sia attendendo alla parrocchia; ed ivi stetti finché nel
Capitolo Generale del 1886, detto Prefetto Generale della
Congregazione, tornò all'Oratorio dove tenne anche per due anni la
carica di Direttore.
Ora permettetemi che ad utilità di tutti ed a sfogo del mio cuore vi
faccio notare due cose.
La prima è che ci persuadiamo sempre più praticamente del detto del
Divin Salvatore di star preparati perché la morte viene nel momento in
cui meno la aspettiamo. Fortunato lui che era continuamente
preparato, egli né provò perturbazioni per dover morire, né lasciò
affari imbarazzanti per la sua subitanea dipartita. Solo le opere buone
fatte in vita possono essere di consolazione in quel punto estremo: i
godimenti, gli onori, le cariche a nulla valgono fuori che a far pesar di
più la bilancia della responsabilità.
La seconda è che si preghi in ogni casa molto per lui affinché, se
partito così subitamente, avesse ancora a soddisfare qualche cosa con
la divina giustizia, le nostre preghiere ed i nostri sacrifizi gli possano
aprire tantosto le porte del cielo. E nello stesso tempo pregate anche
per me, affinché si possano aggiustare presto le cose in modo che la
nostra Pia Società non abbia a sentirne scossa.
Di Voi, miei ottimi figli conforto del mio cuore.
Aff.mo in G. e M.
Sac. Michele Rua

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