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Codice scheda: ASC A4580133 (Microscheda: 3991E7/12)
Luogo e data: TORINO ­ 31/01/1898
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: F.M.A.
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Stampa tipografica
Autenticità: Copia
Contenuto: Presenta l'Elenco Gen. delle FMA per il 1898 e, come
pensiero, lascia il messaggio di D. Bosco alle prime FMA in occasione
della prima Vestizione e Professione.
***
ELENCO GENERALE
DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
PER L'ANNO 1898
Mie dilettissime Figlie in G. C.
Voi attendete che in quest'anno, come in passato, accompagni il
Catalogo della Congregazione con una parola paterna, che vi animi a
proseguire animoso la via santa che la Divina vocazione vi ha tracciato.
Certamente non voglio venir meno alla vostra aspettazione; anzi,
poichè questo è l'anno giubilare dell'Istituto, intendo farvi un regalo
che tornerà sicuramente gradito al vostro cuore. Rileggendo le
memorie dell'Istituto. ed interrogando le Suore che furono presenti
alla cerimonia della prima Vestizione e Professione, venni a sapere
quale fu l'argomento della conferenza e della predica che il nostro
Padre D. Bosco fece in quella occasione. Si racconta adunque come si
avesse oramai perduta la speranza di possederlo a Mornese per la
solenne cerimonia a cagione di circostanze soppraggiunte che lo
trattenevano altrove; ma, come Dio volle, la vigilia stessa, trovandosi le
esercitande raccolte in Chiesa, egli
giunse improvviso. Il suo arrivo fu come un raggio di luce, che rallegrò
i cuori di tutte. Nella, stessa sera D. Bosco fece ad esse una memorabile
conferenza, nella quale (come riferiscono le memorie) trattò di tre cose
che disse essenziali al genere di vita che stavano per abbracciare, cioè :
Distacco dalla propria volontà; Schiettezza coi superiori; Modestia
religiosa. La predica poi che fece all'indomani dopo la cerimonia, fu un
caloroso invito rivolto alle prime Suore perché ringraziassero Iddio
d'averle liberate dai lacci del mondo, e di averle collocate in condizione
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da rendere sicura la propria santificazione.
Eccovi il regalo che intendeva di farvi. Portar cioè a conoscenza di voi
tutte l'esortazioni che Don Bosco fece alle vostre prime quindici
sorelle. Per verità sarei ben più lieto se potessi riferirvi i discorsi per
intero, ma non sono meno preziose queste brevi memorie. Quanto è
bello infatti conoscere i pensieri che quel dolcissimo Padre esprimeva
alle sue Figlie venticinque anni fa. È certo che in quel momento
solenne in cui aveva principio l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. egli esponeva ad esse quelle virtù, che nella sua niente
inspirata conosceva più necessario e convenienti alla loro condizione.
Anzi, non mi pare esagerazione l'asserire che, parlando alle prime
quindici Suore intendesse di rivolgere la sua parola a tutte quelle
Figlie, che nel corso degli anni e dei secoli si sarebbero aggregate
all'Istituto. Vedete pertanto come sia opportuno il rammemorare quei
santi pensieri nell'anno giubilare, il quale devo appunto segnare un
rinnovamento di spirito e di fervore in tutte!
Sì, mie buone Figlie, vi stia fisso in mente che nel « distacco dalle
proprie volontà » sta riposta la sostanza della vita religiosa. Un santo
Dottore della Chiesa non dubita di asserire, che la volontà nostra i
fonte di tutti i mali, e la S. Volontà di Dio è fonte di tutti i beni. Nel
mondo è cosa assai difficile il conoscere chiaramente la volontà divina,
mira nella vita religiosa, quando vi si entra con vocazione e vi si vive
nell'ubbidienza alla Regola e ai Superiori, è impossibile allontanarsi
dal divin volere. È perciò sicurissima di salvarsi l'anima religiosa che
non segue la propria volontà, ma si lascia in tutto condurre
dall'ubbidienza. Per questo il nostro Padre raccomandava alle prime
Vestiende ed alle professande il distacco dalla propria volontà. È vero
che non è facil cosa, rinnegare se stesso, che val quanto rinunziare al
proprio volere, ma è anche vero che, superate generosamente le prime
difficoltà, l'ubbidienza si rende più facile e. sto per dire, dolce, tanta è
la pace e la sicurezza che porta all'anima.
Come la prima, così è parimenti importantissima la seconda massima
di cui tratta allora Don Bosco : la schiettezza coi Superiori. Essi vi sono
dati provvidenzialmente da Dio per guida, ma è certo che senza la
vostra confidenza filiale, non saranno al caso di prestarvi aiuto, di ben
dirigervi, benché ne avessero tutto il desiderio. Onde si vede in pratica
che quelle Suore che nei superiori ripongono la loro confidenza e ad
essi ricorrono nei loro bisogni, vivono contente, progrediscono nella
pietà, lavorano con soddisfazione e con frutto; al contrario vivono
nell'incertezza, nell'abbattimento, e, diciamolo pure. nel pericolo di

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mille
tentazioni quelle suore che verso i superiori non usano schiettezza.
Eppure esse sono certe che nei Superiori non vi è altro desiderio che il
bene delle anime;. Come dunque può darsi che una suora si lasci così
circonvenire dal demonio da dimenticare un dovere, che poi non è che
il principio della sua propria felicità ? Deh ! buone figlie, non ponete in
dimenticanza il paterno suggerimento di D. Bosco; e per essere vere e
docili sue Figlie fermate in cuore di usare sempre schiettezza coi
superiori.
In ultimo nella sua conferenza, il Padre parlava della Modestia come
della virtù che doveva in ogni luogo e in ogni circostanza
accompagnare la Figlia di M. Ausiliatrice. E con ragione, perchè la sola
virtù interna non giunge ad edificare il prossimo, se non si appalesa
all'esterno mediante la modestia che poi è singolarmente propria ad
una figlia religiosa. Difatti G. C. nel S. Vangelo dopo di aver
ammaestrati i suoi discepoli nelle varie virtù, soggiunse: Fate che gli
uomini reggano le vostre opere buone, affinchè glorifichino il Padre
vostro che è nei cieli. » La modestia nelle parole, nel tratto, negli
sguardi, nel portamento è presso il mondo e presso le fanciulle di cui
voi dovete occuparvi, la più efficace delle esortazioni. Vi sia adunque
cara questa virtù come quella di cui parlò il vostro Padre nel momento
più solenne della Congregazione, appunto quando essa prendeva
forma e vita.
Non posso porre termine a questa lettera senza aggiungere ancora una
riflessione intorno al pensiero svolto da D. Bosco subito dopo la
ceremonia del 5 Agosto 1872. Egli invitò quelle fortunate
Figlie a ringraziare Dio d'averle, mediante la s. professione, liberate dai
lacci del mondo. Credo che esso dal fondo dell'anima ringraziassero
davvero Iddio e che i loro sentimenti concordassero pienamente con
quelli del loro Padre. Ebbene anche voi, buone Figliuole in Gesù, avete
ricevuto egual grazia entrando in Congregazione. Sia adunque sempre
vivo in voi il sentimento della riconoscenza verso il Signore che si
degnò di sottrarvi da quei lacci terribili, che sotto gli affetti mondani, le
vanità, i piaceri, le illusioni, da tutto ciò insomma che è causa di
perdizione a tante povere figlie nel secolo. Ringraziate Iddio, e sia
frequente sulle vostre labbra e nel vostro cuore la frase che si legge nei
Salmi: « L'anima. nostra è stata sciolta qual passera dal lacciuolo dei
cacciatori : il laccio è stato spezzato e noi siamo state liberate. Il nostro
aiuto è nel nome del Signore che fece il cielo e la terra. ».
Ho creduto di non poter dirvi in questo anno cosa più utile che
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ripetervi in succinto le esortazioni di D. Bosco. Fatene vostro pro,
affinchè corrispondiate alla vostra vocazione e D. Bosco vi riconosca
dal cielo per sue figlie e come tali vi benedica e vi protegga.
Torino, 31 Gennaio 1898.
Affez. Padre in G. C.
Sac. MICHELE RUA.

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