Vita S. Giovanni Bosco. Lemoyne


Vita S. Giovanni Bosco. Lemoyne



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SAC. G. B. L E M O Y N E
VITA DI SAN
GIOVANNI BOSCO
NUOVA EDIZIONE
A conn or DON ANGELO AMADEI
Volume H
SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO

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- P A R T E Q U A R T A
PROWEDE ALL'AVVENIRE
Leva in circuitu ocllbos tuos
@tvide: omnes isti congre-
gati sunt, vaerunt tibi.
(Isaia, XLIX, 1s).
Volgi attorno lo sguardo,
e mira: tutti quei che vedi
son convenuti per restar
con te.

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PROVVEDE ALL'AVVENIRE
CAPO I
CONSACRAZIONE DEL SANTUARIO
L'Opera del Santo andava prendendo un'espansione meravi-
gliosa, diciam pure prodigiosa. Egli stesso annotava questi rilievi:
<Cihi osserva attentamente, resta meravigliato come siano
memorabiii i decenni dell'oratorio. Il primo decennio (1841-1851)
si può intitolare: L'Oratorio vagabondo. Nel secondo decennio
(1851-1861)si possiede un luogo e ubabitazione fissa, e questo
periodo può defuirsk L'Oratorio stabile L successivo ordinamento
della casa. Nel terzo decennio (1861-1871)si incominciarono ad
aprire alcune case, come Mirabello e Lanzo, e poi .. altre in Italia,
e si denominerk Decmnio d'ingvandirnenfa esterno. Sul principio
del quarto decennio (1871-1881)incominciò la Congregazione
[ad aver domande di nuove case] fuori d'Italia: andò in Francia
colle Case di Nizza e d i Marsiglia, e volò fino al nuovo mondo,
aprendo i suoi collegi nella Repubblica Argentina e in quella del-
I'Umguay; e questo periodo si denominerà: Es$ans<one mondiale n.
Estendendosi questa quarta parte deila "Vita del Santo" dal
1868 ai 1880, e quindi abbracciando gli ultimi anni del terzo
decennio e quasi per intero il quarto, avremmo potuto intito-
larla "Es$an&ne podigiosa ", anche perchè accompagnata d s

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4
- IV Provvede all'avvenire
continue maraviglie. ?da ci par meglio continuare ad attenerci
al criterio seguito nei primo volume, dando anche a questa e alle
due ultime parti un titolo incisivo, che indichi Sopera progressiva
del Santo.
Quindi, come i'abbiamo veduto o NUOVO APOSTOLO DELGA
GIOVENTU h i), (I c o , MAESTRO E PADRE »,che (<COMPIIE,'-
XANDATO B; ora vedremo come « PROVVEDEALL'AVVENTRE P, in
unione o SEXPRE coiu DIO I), e o B E ~ % D D~AoLLE GENTI >).
Quell'anno ci fu un inverno tembile. (<Lmeiserie - scriveva
Don Bosco al cav. Oreglia il 3 gennaio - tra noi crescono o&-
bilmente; il pane & a 70 centesimi al chilo, in tutto circa dodi-
cimila franchi al mese. Ed abbiamo due mesi da pagare, mezzo
metro di neve con freddo intsnso, e la metà dei giovani vestiti
d'estate; preghiamo... Maria SS. è quasi la sola proweditrice
che prowede per la chiesa e per la casa... I).
E di quei giorni egli non istava bene. Ii IO gennaio, scusan-
dosi coila Contessa Caliori di non averle scritto, le. diceva: « E
questa lo fo, dopo d'essere stato alcune settimane incomadato
nelia salute. Ciò soltanto a Lei, come madre, perchè quei di casa
non sanno niente, altrimenti sarebbero in apprensione... n.
In altra del 13 scriveva: ([Qui continuiamo con un freddo
molto intenso; oggi tomb a 18 gradi; malgrado il fuoco della stufa
il ghiaccio in mia camera non pot&fondere. Abbiamo ritardata
la levata dei giovani, e siccome la maggior parte è ancor vestita
da estate, così si posero in dosso due camice, giubba, corpetto,
due paia di calzoni, cappotti da militare; altri si tengono le co-
perte da letto sulle spalie lungo la giornata; e sembrano tante
mascherate da carnevale. In mezzo a tante calamità, i nostri
giovani sono allegri e non abbiamo uno in infermeria da più mesi.
Dao gratias!... >>
E il 13 aprile: <iI1 caro del pane ci mette nella. desolazione.
Fra Lanzo, Mirabelio e Torino, ogni mese montano a fr. 12.000
di solo p+ne. Abbiamo spese enormi per la chiesa, ma qui la Ma-
donna continua a concedere, neila massima abbondanza, grazie
agli oblatori, e casi possiamo continuare... I).
Infatti, nonostante la difficile annata, la Madonna continuò
a mandare tante elemosine da bastare ai biso,& degli orfane
e alle spese occorrenti per ultimare il tempio.

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-I Consacrazione del Sant~ario- 1868
5
Sul principio del 1868, il Vescovo di Casalmoderrato Mon-
signor Ferrè, nelia cui diocesi si trovail paese di Mirabello, dolente
delle difficoltàche incontrava Don Bosco per l'approvazione della
sua Società, convinto che essa era un'opera voluta dal Signore,
i'approvava come Congregazione diocesana e la raccomandava
caldamente alla benevolenza degli altri Ordinari; e Don Bosco
si recò a ringraziarlo, dopo essere stato a Mirabeiio a visitare il
CoUegio S. Carlo.
Ormai i1 pensiero del Santo era tutto ai preparativi per la
prossima consacrazione dei Santuario di Maria Ausiliatrice.
I1 21 maggio, solennità dell'Ascensione di N. S. Gesù Cristo,
Mons. Balma ne benedisse le campane; ma ancor si dovevano
provvedere gli arredi sacri. (r Noi eravamo pressochè alla vigilia
della Consacrazione-narra Don Bosco - e ci mancavano ancora
quasi tutti gli oggetti ~zecessa~piel servzzio religioso. M a Dio, che
d padrone dei cuori degli u o m i k , i%spird a $i% persone di farci
avere quanto occorrevu. Senza che ne fosse richiesto, cominciò
uno a mandarci un calice veramente elegante... È:questo un dono
del Dott. Tancioni, celebre professore di medicina e chirurgia
aila Università Romana. Per grave malattia trovandosi all'estremo
della vita, perduta ogni speranza ne' mezzi umani, venne dagli
amici incoraggiato a fare una novena a Maria Ausiliatrice con
promessa di fare qualche dono allachiesa di Valdocco,se guariva.
Dalla promessa all'esser fuor di pericolo, pas!!ò appena la metà
della novena!
I) E quel che reca più meraviglia si è che, o per grazie ricevute
o per divozione, sembrava ci fosse uno che andasse a significare
a ciascuno quanto occorreva per quella solennità. Una signora
fiancese di alto lignaggio, la Duchessa di Nontmorency, inviò
a sufficienza càmici, cotte, amitti, corporali, tovaglie e tovagline
con alcune pianete. Un senatore torinese prowide candelieri, croci,
carte-gloria per tutti gli altari, di poi voile aggiungemi la cera.
Mancavano ancora le candele per due altari, e ci furono inviate
da un insigne benefattore di Firenze. Altra signora fiorentina
offeriva un elegante incensiere con naviceila. Mancavano piccole
candele per le messe lette, e un torinese le p r o d e .
»Leggete con pazienza, o amici, e facciamo le meraviglie col
Signore. Piviali, tuniceile, pianete, messali, incensiere, navicella,

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6
- IV Provvede an'auvenirc
cera, lampade ordinarie, olio per le medesime, campanello per la
sacrestia, campanelli per i singoli altari, tovaglie d i vario genere,
ampolline, e perfino le funi delle campane, vennero in breve tempo
provvedute, ma in modo e misura che nemmeno un oggetto restò
>>. duplicato, senza che neppure uno di essi ci fosse mancato nel
bisogno...
E questo si verificò anche per quanto era in quei giomi
necessario a tutto l'Oratorio per il vitto, talchè Mons. Ghilardi,
Vescovo di Mondovì, ebbe ad esclamare:
- Chi dicesse che gli oblatori di tante e svariate offerte non
siano stati mossi dailo spirito del Signore, negherebbe la luce del
sole in pieno mezzodì!
In quei giorni, il Santo andò ad Alba a recitare il panegi-
rico di S. Filippo Neri, e dava alla luce un bel libro di pietà, at-
tomo al quale, aiutato da don Bonetti, aveva lavorato per più
anni. Era intitolato: " I l Cattolico p~ovveduto per le +vatiche d i
pietà con anuloghe istruzioni ssccndo i bisogni dei tempi": un vo-
lume di 766 pagine.
L'opera era dedicata a Maria Santissima coll'enhisiasmo e
l'affetto di un figlio, che vede awicinarsi il compimento di un
- voto ardentissimo per la gloria della Madre Celeste.
ci All'Azlgusta Regina del Cielo alla gloriosa sempre Vergine
Maria - conceihita senxa macchia originale - pienu d i grazie e
- benedetta fra tutte le donne - Figlia dell'Eterno Padre - Genitrics
del Verbo increato - Sposa dello Spirito Santo Delizia della
Santissima Trinità - Fonte kesausta d i fede, d i speranza e d i
- carztà - Avvocata degli abbandonati - Sostegno e difesa dei de-
boli - Ancora d i con$denza - Madre d i misericordia Rifugio
- - dei peccatori - Consolatrice degli aflitti - Salute degli infernzi
Confovto dei moribondi Speranza nei mali che opfirimom i l
mondo - Eccelsa benefattrice del genere u m a m - a voi che in que-
sto giorno - l a Chiesa Cattolica proclama - Aiuto dei Cristiani
- W indegno vostro servo - non potendo fare altro - questo libro
umzlmente consacra. - 24 maggio, 1868 8.
(I Noi l'abbiamo letto attentamente da capo a fondo -scriveva
l'Unità Cattolica - e senza parlare del merito letterario, della
chiarezza dei pensieri, dell'unzione morale, per le quali cose l'au-
tore è per molte altre pubblicazioni conosciuto, noi ci iimitiamo

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- - I Comacraxione del Santuario 1868
7
qui ad assicurare il lettore, che vi troverà non una nuda raccolta
di preghiere, ma il racconto biblico ed ecclesiastico sopra cui cia-
scuna preghiera è basata. Cosi che, mentre il cuore trova un pa-
scolo n d a pietà, l'intelletto viene illuminato e rassodato n d e
fondamenta della Religione u.
il Santo ne fece la più larga diffusione anche negli a m i se-
guenti, offrendolo e inviandolo in dono anche a dotte e distinte
persone. Di quell'anno ne mandava una copia ai prof. Carlo Bac-
chialoni il giorno del suo onomastico, con queste graziose parole:
<I 4 nouembre 1868. - Va', o libro, e pieno d i giubilo prese'ntati
al coraggioso, al dotto, al cristiano letterato cav. Carlo Bacchialoni,
e déglé che in questo bel giorno auguro a Lui e a tutta la rispettabile
sua Famiglia lunghi anni di vita felice. Tu rimarrai presso di
Lui in maggio, ed ogni volta che si compiacwd di aprirti, assi-
cziralo sempre che questa tua d i w a è un piccola scgno della nostra
indelebile gratitudine. - Il compilatore D.
I Torinesi stupivano nel veder ultimato il sacro edifizio, spe-
cialmente alcuni che avwano ricordato con ironia le parole del
vangelo:
u Chi d h a noi, che volendo edij%are una torre, prima non si siede
a compratare la spesa, per vedare se ha con che condurla a termine?
- Onde non avvenga, che, gettato 8 fondammto, non @tendo Enirla, "
tutti j riguardanti non comincim a farsi gioco d i lui, dicendo:
Costui ha cofi&ciato a fabbricare senza poter $nirel u.
\\
Don Bosco meva iniziato i lavori, non solo senza fare i conti,
ma senza avere i mezzi; quindi non deve fare maraviglia che più
d'uno lo avesse accusato d'imprudenza. Mentre si stavan gettando
le fondamenta, un bravo sacerdote gli diceva che avrebbe mangiato
un cane il giorno che avesse veduto il nuovo tempio giungere al
tetto! Quando ne vide annunziata la consacrazione, tomb a pre-
sentarsi al Servo di Dio e, nel mettergli in mano un'offerta, sor-
ridendo, lo pregava a volerlo dispensare dalla fatta promessa.
Anche il Teologo Margotti, sedendo di quei giorni a mensa
nell'oratorio con alcuni forestieri. francamente brindava così al
Santo:
- Dicono che Don Bosco Iwr snenza, ed io non ci bado; anzi
gliela getto in faccia. Affe~manochs Don Bosco è u n sunto, ed io me
ne rido. Dicono che Don Rosw fa dei miracoli, ed io non déscuto.

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8
- IV Prouved8 aZl'awclaire
M a c'è un miracolo che io s@o chiunque a negare; ed L questa clziesr
d i Maria Ausiliatr~cev, enuta su in tre anni e senxa mezzi; una chi~za
che costa un milione!
Ed eccoci alla cerimonia della consacrazione.
La sera dell' 8 giugno, l'Arcivescovo Mons. Ricardi di Netr,.
espose le Sacre Reliquie (deiSS. Maurizio e Secondo, Martiri della
Legion Tebea e patroni principali dell'Archidiocesi Torinese) desti-
nate per la consacrazione degli altari, e tosto cominciò il canto
dei divini &ci, che si protrasse per tutta la notte fino alle 5%
dei mattino, quand'ebbeprincipiola cerimonia della consacrazione.
Quindi SArcivescovo disse la prima Messa all'altar maggiore, e
subito dopo saliva allo stesso altare il Santo, a sfogo della sua pietà
e della sua riconoscenza verso la Beata Vergine, e per raccoman-
darle i suoi figli e benefattori.
Al suo ritorno in sacrestia, egli fu circondato da una mol-
titudine di persone di ogni ceto, continuamente rinnovantesi,
venuta a ringraziare o a chiedere grazie a Maria Ausiliatrice.
Sintrattenne alquanto anche con una signora già da lui co-
- nosciuta, venuta a Torino per la festa, che gli fu presentata dal
figlio sacerdote salesiano. I1 Santo disse al sacerdote: Tu non
sarai il solo salesiano di tua famiglia! - Singolare predizione!
In famiglia erano ancora quattro fratelli propensi a tutt'altro che
alla vita religiosa e una sorella ancor piccina; ed ecco, 14 anni
dopo, nei1882, la sorella in modo inesplicabile entra tra le Figlie
di Maria Ausiliatrice, e dopo 25 anni dalla profezia uno dei fra-
telli, per circostanze non prevedibili, si fa anch'esso salesiano!
Di quest'ultimo Don Bosco aveva detto chiaramente al confra-
tello nostro nel 1886, indicando nominatamente la futura con-
quista: - Voglio rubarlo fier me ( I ) .
A mensa, dove quei giorno l'aspettavano vari Vescovi e molti
illustri invitati, alcuni in &e iuneggiarono alle grandi opere da
lui compiute, particolarmente alla chiesa monumentale, frutta
del suo singolare ardimento: e ii Santo, senza dar alcun
di compiacenza a quegli elogi, con l'umiltà abituale:
(I) Quella signora era la mamma del nostro caro Don Lemoyne,
la quale vide la figlia Bianca entrare tra le Suore di Maria Ausiiia-
trice e il figlio Vincenzo tra i Salesiani e salire egli pure ai sacerdozio.

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-I Consacrazione del Santua~o- 1868
9
- Io, rispondeva, non sono l'autore di queste grandi cose
&e eoi dite. È: il Signore, è Maria SS., che si degnarono servirsi
d'un povero prete per compiere tali opere. Di mio non C'& nulla.
AedGcavit sibi domzmt Maria!... 0-4pietra, ogni ornato attesta
una sua grazia!
Anche nel pomeriggio fu circondato da tanti forestieri che
bramavano parlargli; e, prima dei vespri, fu costretto a restar
lungo tempo sui gradini deiia porta laterale che dava alla sacre-
stia e alla cappella di San Pietro (dove ora è l'altare del Santo).
L? moltitudinesi stendeva per lungo tratto in cortiie. V'erano
malati che domandavano la guarigione, divoti che volevano ba-
ciargli la mano, curiosi che ammiravano lo spettacolo d'un uomo
tanto desiderato, ed egli ascolta tutti con somma carità e da
a tutti la benedizione. Uno gli dice d'esser venuto per ottenere
sollievo da un gran mal di denti; Don Bosco gli suggerisce la re-
Cita di un'Ave Mavia, quegli ubbidisce ed è libero ali'istante.
Un altro, che da anni non vedeva più, riacquista istantaneamente
la vista! Era un fremito di commozione e di gioia universale; era
il preludio delle meraviglie, che da quel giorno assai più chiara-
mente avrebbe operato, per mezzo del Santo, Maria Ausiliatrice!
I1 10, mercoledi, un uomo dail'acpetto signode si confessa,
si comunica e, fatto il ringraziamento, ritorna in sagrestia a
- piesentare unofferka al Santo, e:
Pregate per me, gli dice, e narrate a tutto il mondo le
meraviglie che il Signore compie ad intercessione di Maria San-
tissima!
- Si può sapere chi lei sia e qual cosa l'abbia condotto qui?
- r-rri chiede Don Bosco.
Io vengo da Faenza; aveva un bambino, unico oggetto
delie mie speranze. Caduto ammalato a quattro anni d'età non
gli si dava più speranza di vita ed io lo piangeva inconsolabilmente
come morto. Un amico, per consolarmi, mi suggerì di fare una
novena a Maria, Aiuto dei Cristiani, con promessa di qualche
oblazione per questa chiesa. Promisi tutto e vi aggiunsi il voto
di venir personalmente a fare la mia offerta, accostandomi qui
ai SS. Sacramenti, se otteneva la grazia. Dio mi esaudì. AUa metà
deiia novena mio figlio era fuori di pericolo ed ora gode ottima
salute. Egli non sarà più mio, ma lo chiamerò per sempre figlio

2.3 Page 13

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Io
- I V Provvede dl'avvenire
di Maria. Ho viaggiato due giorni: ora, avendo compiuta la mia
obbligazione, riparto consolato e benedirò sempre la Madre delle
Misericordie, Maria Ausiliatrice.
Subito dopo arriva una madre con una figliola di circa 13
anni, e:
- Ecco, prende a dire, sono venuta a compiere la mia obbli-
gazione.
- Chi siete voi?
- Io sono Teresa Gambone, madre di questa fanciulla di
nome Rosa.
-- Donde venite?
Veniamo da Loggia d i Cangnano.
- Per qual motivo siete qua venute e perchè vostra figlia
ha tanta gioia in volto?
- Ah! non si ricorda più? Questa figlia fu condotta qui poco
tempo fa come cieca. Pativa male agli occhi da quattro anni. I
medici la dicevano cieca ed &a, in vero, stentava a distinguere
la luce dalle tenebre. Si fece dare la benedizione, praticò alcune
preghiere da lei suggerite in onore di Maria Santissima, da Pasqua
aU'Ascensione del Signore, e quel giorno era perfettamente gua-
rita. Ora siamo venute a ringraziare la Madonna con una tenue
offerta. Siamo poveri braccianti di campagna e non possiamo
fare di più, ma conserveremo per sempre la memoria di tanta
grazia!
Giunge una paralitica, portata su di un carretto, tirato da
un umile giumento. Il conducente ha un bel +dare alla folla di
far largo, volendo avvicinarsi a Don Bosco; non gli è possibile
dare un passo. L'inferma, che non poteva moversi da tanto
tempo, impaziente dell'indugio, senz'awedersene salta giù dai
carro e, aprendosi un varco, amva ai Santo, e solo quando è al
suo cospetto, si accorge di essere guarita! Il suo grido di mara-
viglia è ripetuto dagli aiti; i parenti piangono per la commo-
zione, e vogliono sottrarla agli sguardi delia moltitudine.
- - Son guarita, son guarita1 elia continua a ripetere.
- Lo vediamo, vieni a casa!
-No, prima voglio andare a ringraziar la Madoma!
Queste scene si rinnovarono durante l'intero attavario, reso
più solenne dall'intervento dei Vescovi, Mons. Gastaldi di Saluzzo,

2.4 Page 14

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- - I Gmswrazime dei Santum'o 1868
11
Mons. Ghilardi di Mondovì, Mons. Ferrè di Casai Monferrato,
e Mons. Gaiietti di Alba.
Pio IX aveva inviato in dono un bei cereo, e concesso in-
dulgenza plenaria a quelli che nei primi otto giorni dalla consa-
crazione avrebbero visitato ii Santuario, e si può attribuire a una
grazia speciale, se in mezzo a tanta gente venuta di fuori, da
Miiano, da Venezia, da Bologna, da Firenze, da Roma, da Na-
poli e da altre parti, non s'ebbe a iamentare ii minimo disordine,
n&in chiesa, n* fuori. Vi accorsero anche gli alunni dei coilegi
di Miabeiio e di Lanzo; e tutti partirono edificati e consolati
per l'imponente spettacolo di devozione dato a Maria Ausiiia-
trice.
Grazie e prodigi senza numero aveva gia concesso la Vergine
ai suoi devoti e agli oblatori per la costruzione dei suo Santuario
in Valdocco, ed in quei giorni non solo effondevapid largamente
i suoi tesori inesauribiiiuima, qual madre tenerissima, prese anche
a glori£icarein modo più manifesto il suo Servo coil'unire ii nome
di lui al suo. Lo si vedeva da tutti, e si prese a chiamare Maria
SS. Ausiliatrice la "Madonna di Don Basco".
I,'II, giovedì, solenniti del Cwpus Domini, fti dal mattino
giungeva a Valdocco un numero di forestieri veramente straordi-
nario. AUa Messa celebrata dal Vescovo di Mondovì si distribul
la Santa Comunione a pih di mille devoti. Verso le IO si presentò
in sacrestia ii frateiio dei nostro Don Costamagna, con la consorte,
per ringraziare Maria Ausiliatrice:
-&Zia moglie, diceva a Don Bosw, ammalata da lungo
tempo, malgrado ogni cura deli'arte medica, era spedita. Non
sapendo piit che fare, la sera che la vidi proprio agii estremi,
le dissi: "Fatti coraggio, raccomandiamoci a Maria. Se tu $ua&xi,
andremo poi a fare le nostre divozioni nella nuova chiesa che
si sta facendo in Torino, e porteremo qualche offerta".Eiia senza
parlare china ii capo per f a d capire che approvava la proposta.
Mirabile a dirsi1 Pochi mhnti dopo riacquistò la loquela, poi
entrò in tale miglioramento, che in pochi giorni 4 trovò perfet-
tamente guarita. - E consegnava al Santo un foglio nel quale
era narrata la @zia.
Subito dopo iiCostamagna, si presenta ai Santo un uomo di
povera condizione che tiene per mano un ragazzo, e gli dice:

2.5 Page 15

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1s
-IV P~ovscdcali'avueni*~
- Io son venuto da Bra per ringraziare la S. Ver,&e Ausi-
liatrice. N o figlio avea pressochè perduta la vista, i medici più
valenti non sapevano che cosa suggerirmi, ed io feci la novena
con promessa di venire a compiere le mie divozioni in questa
chiesa, ed eccomi qui, perchè mio figlio g u a i perfettamente. Lo
guardi come sta bene e come son puiiti gli occhi suoi!
Quindi prende a parlare una signora milanese:
- Sia lodato Iddio e benedetta la S. Vergine. Mio figlio,
travagliato da ami da un'orribile canuena ad una mano, è gua-
rito pezfettamente. I medici avevano poca speranza di salvarlo,
anche coii'ampntazione del braccio. Fu da lei benedetto, fu fatta
novena a Maria Audliatrice, ed ora lo osservi. Guardi le profonde
cicatrici che attestano la gravità del male, ma è perfettamente
sano. Con me son qui altre persone venute unicamente per rin-
graziare la Madonna.
In questo momento successe un vero parapiglia, chè molti
presero a parlare contemporaneamente, e Don Bosco potè rac-
cogliere solo alcune dichiarazio5
- Io vengo da Carignano a render grazie per la guarigione
... inaspettata di mia madre!
- Io vengo da Chieri e ho meco la relazione scritta con pic-
cole oblazioni d i vane persone che riconoscono da Maria Ausilia-
tnce la guarigione de' malanni da cui erano miseramente tra-
vagliate. Io era affetta da una pericolosa eniìagione ai piedi, e,
- fatta la novena a Maria Ausiiiatrice, ne fui perfettamente guarita.
Io pure, soggiunse un'altra giovane, vengo da Chieri pel
medesimo motivo. SODOstata liberata da acuto mal di capo e da
gastricismo, che mi portò suùi'orlo delia tomba; vissi quindici
giorni a sola acqua. Maria Ansiiiatnce mi ha ottenuto la guari-
gione.
Mentre la sagrestia rigurgitava di gente che voleva rendere
pubbliche grazie alia bontà delia Madonna, attirò lo sguardo di
tutti una giovane sui vent'anni, condotta - scriveva il Santo
- neUa speranza di vederla guarire (ida una paralisia, per cui
aveva morto un braccio colla meta del corpo >)U. na scena im-
pressionante! Tosto Sinferma ada un suo fratello e dalla sua ge-
nitrice fu trasportata i n una camera vicina. Di poi, come meglio
potè, si mise ginocchioni, invocando coila voce e col pianto Saiuto

2.6 Page 16

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- - I Consecra#ione &l Santuauio 1868
I3
di Colei, che la santa Chiesa proclama Aiuto dei Cristlafli. Si fe-
cero parecchie preghiere cogli d a n t i , le si diede la benedizione,
quindi si rinnovarono le preghiere. Mentre tutti, pieni di fede,
invocavano grazia e misericordia, la paraitica cominciò a muovere
la mano, poi il braccio. Ella ne rimase talmente commossa che,
gridando ''Io sono guarba", cadde svenuta. La madre e il fratello
la sostennero, le fecero animo, le porsero una bibita. La paraii-
tica riacquistò l'uso dei sensi, e restò perfettamente guarita dal
male, che da quattro anni la rendeva immobile. Ognuno può
immaginare le voci d'ammirazione e di ringraziamento che s'in-
rialzavano da tutte parti! Senza dir più nulia, i parenti dell'am-
malata andarono in chiesa e dopo alquante preghiere uscirono;
la fortunata giovane montò allegramente da sè sulla carrozzetta,
e co' suoi parenti riparti P.
In quel momento aumentò la confusione; da ogni parte si
dimandava una speciale benedizione, mentre alcuni volevano
raccontare cose loro avvenute ed altri fare offerte per grazie
ricevute.
Il quarto giorno dell'ottavario fu put segnalato da fatti singo-
lari. Un mendico entrò in chiesa, si accostò ai SS. Sacramenti,
assiste alle sacre funzioni, ed era angustiato per non poter fare
egli pure un'offerta per la nuova chiesa. Gli si presenta un'idea:
esce di chiesa, si mette ad accattare, ed appena ha raccolto dieci
soldi, rientra, prega, va in sacrestia e tutto commosso esclama:
- Ho raggranellati questi dieci soldi, che costituiscono ora
tutte le mie sostanzel Li dò tutti a benefizio di questa chiesa;
non posso fare di più, ma tomo subito in chiesa a pregare Iddio
che inspiri altri a fare offerte maggioril
Pochi istanti dopo ecco una signora con un cuore d'argento,
perchè, caduta per via e sfraceiiatesi ambo le gambe, nonostante
i suoi 76 anni e la dichiarazione dei medici che, senza un mira-
colo, non avrebbe più potuto fare un passo, raccomandatesi con
fedea Maria Ausiliatrice, in breve si trovò perfettamente g u d t a .
Fra i tanti che si presentavano a ringraziare la Madonna vi
fu pure un certo Giovanni Pinelli di Avigliana, che, prima di
terminare la uovena, aveva ottenuto la guarigione di un suo
figliolo da parecchi incomodi e da etisia.
La mattina del quinto giomo, giungevano da Momese qua-

2.7 Page 17

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ranta capi di famiglia con il Sindaco e Don Domenico Pestarino,
che rappresentava il Parroco, per portare i comuni ossequi e i vivi
ringraziamenti di tutto il paese per particolari benefizi ricevuti
da Maria SS. Ausiliatrice. La loro comparsa per la foggia dei
vestiti destò non poca meraviglia; alcuni avevano in capo un
alto berretto rosso, altri un cappello a larghe falde; altri erano
in brachette e farsetti; tutti in abiti all'antica. Cortesi e garbati,
si presentarono al Santo; e Don Pestarino, facendosi loro inter-
prete, in presenza di rispettabili ed autorevoli personaggi, prese
a parlare così:
&Nonvi rechi maraviglia, o signori, il vedere qua raccolti
questi rappresentanti dei popolo di Momese. Se non ne fossero
stati impediti dai lavori campestxi, forse sarebbero venuti tutti.
Essi adunque fanno le veci di quanti rimasero aile loro case.
Scopo nostro è di ringraziare la S. Vergine Ausiiiatrice dei be-
neiizi ricevuti. Maria per noi è un gran nome; ascoltate.
$Due anni or sono molti giovani del nastro paese dovendo
andare alla guerra, si posero tutti sotto la protezione della S. Ver-
gine, mettendosi per di più in collo la medaglia di Maria Ansiiia-
trice. Andarono, afirontarono coraggiosamente ogni sorta di
pericoli, e niuno rimase vittima di quel flagello del Signore. Inol-
tre ne' paesi vicini fe' strage la grandine, la siccità ed il chlera
mwbus, e noi ne fummo &atto risparmiati. Benedetti dal Si-
gnore e protetti dalla Santa Vergine l'anno scorso abbiamo avuto
abbondanti vendemmie, quali da molti a m i non si erano più
vedute.
s In quest'anno poi awenne cosa che pare incredibile a quegli
stessi che ne furono testimoni. Una grandine fitta e grossa cade
su tutto il nostro territorio, e noi ci pensavamo che il raccolto
fosse totalmente distrutto. In tutte le case, da tutte le bocche si
invocava il nome di Maria Ausiliatnce; ma continuando la gran-
dine oltre a quindici minuti imbiancò il terreno, come fa la neve
quando cade lungamente nella stagione invernale.
r Trovavansi alcuni forestieri e al mirare la costernazione
che appariva a tutti in volto: "Andate, dicevano con maiignità,
andate da Masia Ausiliatrice chè v i restituisca quanto ha poicato
via la grandine". "Non parlate cosl, loro rispose uno con senno:
Maria ci aiutò l'anno scorso, e percib le sirimo riconoscenti; se

2.8 Page 18

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quest'anno continua i suoi favori avrà un motivo di più alla no-
stra gratitudine. Ma se Dio ci trovasse degni di castigo, noi di-
remo col santo Giobbe: Dio ha dato, Dio ha tolto, sia sempre
benedetto il suo santo nome". Mentre facevansi tali discorsi, sulla
pubblica piazza, appena cessata la grandine, giunse uno dei p&-
cipali possidenti del paese tutto ansante e gridante ad alta voce:
"Amici e fratelli, non affannatevi, la grandine copri le nostre terre,
ma non fece alcun danno. Venite e andiamo a vedere quanto
sia grande la bontà del Signore". Immaginatevi con quale pre-
mura ognuno corse a vedere i suoi campi, i suoi prati, le sue vi-
gne che racchiudevano i tesori e le risorse di ciascuna famiglia.
Ognuno trovò vero quanto l'amico aveva riferito, sicchè in tutto
il paese ogni bocca esaltava il nome della S. Vergine Ai& dei
Cristiani... >).
H- Io stesso, interruppe uno dei Momesini, io stesso, in un
mio campo, ho veduto la grandine intorno alle piante di meliga
che faceva una specie di ripa; ma le piante non avevano sofferto
alcun guasto!
I) È voce comune, continuò Don Pestarino, che la grandine
non solo non abbia fatto alcun male alle campagne, ma anzi
abbia fatto del bene; perciocchè ci liberò dalla siccità che minac-
ciava le nostre terre.
»Dopo tanti segni d i benedizione, forsechè vi sarù un mornesino
che non cevchi di professare la $i% sentita riconoscenza a Maria?
Fimha noi vivremo, conserveremo cara memoria di tanti favori, e
ci tornerà sempre della pi% grande consolazione o g ~ violta che fio-
tremo venire in questa chiesa a portare l'obolo della riconoscenza
e inndzare m a preghiera di gratitudine alla divina bontà».
Que' divoti ambasciatori compirono la loro missione in modo
edi6cante. Si accostarono ai SS. Sacramenti, e presero parte a
tutte le pratiche religiose che si compirono in quel giorno, e la
domenica e ii lunedì, fino a quando, a mezzogiorno, coll'allegna
nel cuore e il riso sulle labbra, lasciarono l'Oratorio e tornarono
aiie famiglie.
Aila sera parlò dal pulpito Mons. Gastaldi. Comincib ad espn-
mere la sua meraviglia nel mirare la novella chiesa innalzata alla
Gran Madre &Dio, dove prima era un prato pieno di sterpi, quind~
fece in breve la storia degli Orator? festivi e della casa di Val-

2.9 Page 19

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16
I V - Prmruedc all'avvsnwa
docco, che egli vide nascere e crescere sotto agii occhi suoi; svol-
gendo poi lo scopo degli Oratod e deiia casa annessa, parlò della
necessità di dare alla gioventù quell'educazione che si può sol-
tanto avere nella Chiesa Cattolica. Infule incoraggiava i collabo-
ratori a perseverare nelle loro opere, ed animava la straordinaia
folla degli uditori a sostenere e promovere l'istituzione di Don
Bosco, assicurandoli che, cosl, si sarebbero procacciati le bene-
dizioni di Dio e la riconoscenza di tutta l'umanitài
Anche il sesto giorno dell'Ottavario, domenica 14 giugno, il
nuovo tempio rigurgitava di fedeli fin dal mattino; e non era
tanto la solennità deiie sacre funzioni stabilite che attirava la
gente, quanto la voce ognor più diffusa che la Santa Vergine con-
cedeva grazie particolari. Per questo si videro accorrere anche
illustri personaggi, provenienti da tanti paesi e da tante città.
Uguale spettacolo edincaute e commovente si vide negli ultimi
giorni delle feste, che riuscirono un vero trionfo della Chiesa Cat-
tolica, e, in seguito, si ripetè sempre nelle solennità annuali di
Maria Ausiiiatnce, per le grazie continuamente concesse daiia
Madonna ad intercessione del Santo.
Per le feste della Dedicazione questi fece coniare una medaglia
commemorativa, suiia quale aveva detto che pensava di scrivere
queste parole: - Tohm nos Deus habere voluit $er Mariam! -
E la medaglia, di più di cinque centimetri di diametro, fu coniata,
recandoda una parte l'immagine di Maria Ausiiiatrice,con l'invoca-
done: Maria, Auxilium Christiamvunz, ora ;6ro nobis; e dali'altra,
egregiamente ritratto, 2 prospetto del nuovo tempio (I).
(I) Il Santo, in preparazione aiia consaaazione del Santuario,
pubblicava in queli'anno, nelle LeUuue Cattoliche, efasucolo intito-
lato: Meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria
Adliatrice; e e alalo, nel quale descriveva le feste della dedicazione
del Santuario: Rim~mbvanzedi u w solennitd in onore di Maria A&-
liatrice, con questa dedica, nboccante di santa e grata letizia:
n A Voi, o Supremo Geravca della Chiesa Cattolica, che, zelante pvo-
motme delle gZ09,ie delI'Augustn Regina del Cielo, colle parole e mi fatti
alla costruziane della Chiesa a Mavia Aiuto dei Cristiani te& coma-
cvata efficacemente coopeuaste; a Voi, Veneratissinzo Aroiusscowo della
Diocesi Torinese, che con non leggero incomodo la consacraste al Divin
Culto; a Voi, Veneandi Prelati, che colla pvedicm~me,colle sacve fun-
zioni e pvolungalp fatiche, ne rendesle maestoso I'Ottavario con solnanità

2.10 Page 20

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- - I Consamadaoltc del Santuuvio 1S68
I?
L'inaugurazione del Santuario aumentb la stima e la venera-
zione per Don Bosco. Padre Felice Giordano, degli Oblati di
Maria, gli domandava:
-Come va che Eiia intraprende tante cose, e tutte dai niente,
e poi arriva a proporzioni colossali?
Ed egli con profonda nmiita:
- Sappia che i o non c'entro affatto. È Nostro Signore che
/a tutto. Quando Iddio, nella sua miswicordia, vuol fare qualche
cosa, come f a a dimostrare che quella cosa è sua? S i serve, per me&
ierla in esecuzione, dello strumento $i& disadatto. Questo è il mio
caso. Ed i o usicuro Lei, che mi conosce da lungo tempo, chd se il
Signove avesse trovato nell'Archidiocesi d i Torino un Sacerdote $i&
povero e pih mschino, quello, e n o n altri, avrebbe scelto a stiumento
delle Opere d i cui mi parla; e i l povero Don Bosco l'avrebbe lasciato
da parie a seguire la sua naturd vocazione d i semplice cappe2lano
di campagna.
Neiia sua umiltà, il Santo non faceva altro che incoraggiare
a ricorrere con fiducia aiia Madonna, consigliando questa novena:
(I Recitar ogni giorno tre Patw, Ave e Gloria a Gesù Sacramen-
tato, tre Salve Regina a Maria Amiliatrice e le due giaculatorie:
Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e divinissim Sacra-
mento; Maria, AuxiXum Chrktianwum, ora pro nobis; ed acco-
starsi, aimeno una volta, ai SS. Sacramenti I>.
Quando poi si vedeva applaudito od accolto da intere po-
- polazioni come avveniva ogni anno aiie feste titolari del San-
- tuario, e nei suoi viaggi in Italia, Francia e Spagna con segni
di unanime venerazione e con dimostrazioni imponenti da non
potersi descrivere, oltrechè aiia bontà di Maria Ausiiiatrice attri-
buiva abitualmente ogni applauso come un omaggio rivolto alla
... Chiesa Cattolica e ai carattere sacerdotale, ripetendo:
- Ringraziamo i l Signore che c'è ancora molta fede nel popolo!
Quanta Fede c'd ancora nel popolo e come rispettam i l carattere e
fra noi piuttosto unica che rara; a V& tutti, benemeriti Oblatmi ed Obla-
trici, che col guardo della consolazzone mzrate 21 frutto della vostra carztd
sovgeue a decoro della Gran Madre del Salvatore e a varztaggio dez dzvotz
suoi figli; a Voi questa rimembvanza qual fiiccolo segno dz molta ed
incancellabile g~atztz~dznen,on fiotendo di fizù, agro e dedzco, pregando
Iddio pietoso che degnamente vi comfiefisi nel tempo e nell'etevnzfà.
-i G. B. Isslemwa. Viro di S. Oiok
Borro. VeL 11.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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la digsità sacerdotale!... Se Don Bosco non fosse cattolico, chi pen-
serebbe a lui? l? trattato così perchè è sacerdote, e Izon per altror
(I Il titolo di Auxilium ClzristiaIzorum - rilevava il Santo
neila prefazione dell'accennato opuscolo: Meraviglie della Madre
di Dio, invocata sotto il titolo di Maria Susiliatrice - non P
cosa nuova neiia Chiesa di Gesù Cristo. Negli stessi libri santi ,
deil'antico testamento Maria chiamata Regina che sta alla
destra del suo Divin Figliuolo vestita in oro e circondata di
varieta. Adstitit Regina a dextris tuis i n vestitu deaurnto, circumdata
varietute: salmo 44. Questo manto indorato e circondato di varietà
sono altrettante gemme e diamanti, ovvero titoli con cui si suole
appellare Maria. Quando pertanto chiamiamo la Santa Vergine
aiuto dei cristiani, non P aitro che nominare un titolo speciaie,
che a Maria conviene come diamante sopra i suoi abiti indorati.
In questo senso Maria fu salutata aiuto dei cristiani h o dai primi
tempi dei Cristianesimo.
» Una ragione, per altro tutta speciale, per cui la Chiesa vuole
negli ultimi tempi segnalare il titolo di Auxiliuliz Christianovum
& quella che adduce Monsignor Parisis coUe parole seguenti
"Quasi sempre quandoil genere umanosi è trovato in aisistraordi-
narie, fu fatto degno, per uscime, di riconoscere e benedire una
nuova perfezione in questa ammirabile creatura, Maria SS., che
quaggiù & il più magniiico rifieso delle perfezioni del Creatore ".
[Nicolas, pagina 121).
D ii bisogno oggi universalmente sentito di invocare Maria
non particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare,
peccatori da convertire, innocenti da conservare. Queste cose
sono sempre utili in ogni luogo, presso qualsiasi persona. Ma è
la stesa Chiesa Cattolicache è assalita. È:assalita nelle sue funzioni,
nelle saae sue istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, neila
sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro deiia
verità, come maestia di tutti i fedeli.
s Ed & appunto per meritarsi una speciale protezione dei Cielo
che si ricorre a Maria, come Madre comune, come speciale ausi-
liatrice dei Re, e dei popoli cattolici... di tutto ii mondo1 a.

3.2 Page 22

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CAPO E
APPROVAZIONE DELLA SOCIETA SALESIANA
ii Signore, intanto, con nuovi favori, esaltava SumiitA di
Don Bosco. In luglio egli andò sopra Fenestrelle per confortareil
curato di Ruh, infermo, e recitare il giorno di S. h a il pane-
girico neiia Cappella del Puy. I127 era a Usszaw ed ebbe la visita
di due seminaristi, accompagnati da un giovane, certo Giuseppe
Ronchail, che aveva terminato allora allora gli studi di aosofia,
e, nonostante si sentisse inclinato al sacerdozio, cedendo a i de-
sideri del nonno, aveva deciso d'intraprendere la mercatura, ed
aveva già trovato impiego in una casa di Lione. Senza badare
ai seminaristi, Don Bosco s'indirizza al giovane, che non aveva
mai veduto e gli dice festevolmente: -Ecco qui z ~ nbel merletto
che va messo in gabbia! - A queste parole il giovane rimane
colpito, la sua vocazione subito si rianima, chiede un abbocca-
mento particolare a l Santo, e, ottenutolo, la sua deteiminazione
di consacrarsi a Dio diventa salda e irremovibile. Restava da
convincere il nonno, e un fatto singolare tolse ogni ostacolo
Don Bosco lasciava Fenwtrelle, condotto in vettura da Ste-
fano Bourlot, poi sacerdote e missionario salesiano, quando s'in-
contrò in Giuseppe Ronchail, accompagnato dalla mamma e da
due giovani soreile. Bourlot ferma il cavallo, e la buona mamma
prega Don Bosco a benedire le figlie. La più grandicella, in eth
di circa 14 anni, aveva quasi perduta la vista, tanto che distin-
gueva appena il giorno dalla notte; l'altra, presa da i&ammazione
cronica agli occhi, era costretta a tener le palpebre chiuse, non
potendo sofhire la luce. Don Bosco consigliò una novena a Maria
Ausiiiatnce, affidb al giovane Giuseppe il còmpito di guidar la

3.3 Page 23

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20
-IV Pvovvede all'avvenire
madre e le sorelle neile preghiere, e le benedisse. La prima giovi-
netta guarì istantaneamente e completamente, e non ebbe mai
più disturbi agli occhi. E l'ultimo giorno deUa novena, appena
recitate le preghiere presczitte, anche la seconda ricuperò intera-
mente la vista, rimanendole sugli occhi una piccolissima macchia,
quasi a ricordo del male scomparso. ìlgiovane, testimonio del pro-
digio, credette sempre più aile parole di Don Bosco, e ii 10 otto-
bre 1868 entrò neii'Oratorio, si fece salesiano, prete, e mori di-
rettore deii'Oratorio dei Ss. Pietro e Paolo a Parigi.
Ii 29 dello stesso mese cadeva infermo Don Rua per una
gravissima peritonite, causata daile fatiche eccessive. I1 male,
avendolo trovato sommamente debole per l'abituale insufficienza
di riposo (egli dormiva soltanto quattr'ore per notte), lo ridusse
ben presto agli estremi, sicchè, uditosi spacciato dai medici,
domandò l'Olio Santo.
QueUa sera, quando Don Bosco rientrò in casa, i giovani che
eran gi&usciti dal refettorio gli si affoiiarono attorno per baciargli
la mano e gli dissero che Don Rua era malato e in 64 di vita!
Anche alcuni Superiori avvicinarono il Servo di Dio, pregandolo
- a salir dall'infermo; e Don Bosco scherzevolmente:
Dola Run laon $a& se#2n 2 mio fieymsol... Mciatemi an-
dare! - e, dopo aver ascoltato le confessioni, scesein refettorio.
Com'ebbe cenato, con la solita tranquillità, saiì in camera
a deporre le sue carte, e poi scese al primo piano a visitare Don
Rua. Dopo essersi intrattenuto alquanto coii'infermo, questi con
- un di voce gli disse:
Oh Don Bosco! se è l'ultima mia ora, me lo dica pure li-
beramente, perchè sono disposto a tutto.
- E Don Bosco: O caro Don Rua, non voglio che tu muoia.
- Hai da aiutarmi ancora in tante cose! E, dèttagli qualche
altra consolante parola. lo benedisse.
La mattina seguente, dopo la celebrazione deila Messa, risalì
8lli'ammalato, presso ii quale si trovava il Dott. Gribaudo, che
gli fece riievare la gravità del caso, soggiungendo che sperava
poco neiia guarigione.
- Sia grave quanto si vuole, rispose iiSanto; il mio Don Rua
deve guarire, perchè gli resta ancor tanto da fare!
Era stato deciso di amministrare al malato l'Estrema Unzione

3.4 Page 24

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- I I - Approva~ionedella Socieià Salesiana 1869
21
e Don Bosco, veduta sopra ii tavolino la borsa dell'Olio Santo,
domandb: - E perchè l'Olio Santo? - Per amministrarlo a
Don Rua. - E chi è stato quel bonomo che ha pensato di por-
tarlo qui? - Sono io, rispose Don Savio. Oh se avesse visto come
stava male ieri sera!... e i medici stessi... - Siete proprio gente
di poca fede; l'interruppe Don Bosco.
E: -Fàtti coraggio, Don Rual -aggiunse sorridendo e scher-
zando: - guarda, se awhe ti gettassi g<& dalla jinestra, ora non
+fioriresti!
Infatti, dal momento che Don Bosco lo aveva benedetto,
l'infermo aveva preso a migliorare, e alcuni giorni dopo, contro
ogni aspettazione, era fuori di pericolo.
Bisognerebbe poter consacrar molte pagine al racconto dell;
più insigni deile tante maraviglie, operate in quegli anni dal
Santo nel nome di Maria Ausiliatrice!
L'ultimo giorno del 1868 Don Bosco scriveva al Direttore del
Coilegio di Lanzo. o ... Ho un piacere a dimandarti ed è questo:
Dal 7 gennaio al 7 marzo prossimi, dite ogni giorno un Pater,
Ave e Gloria al SS. Sacramento con una Salve Regina. Quelli che
possono M aggiungano la Santa Comunione secondo la mia inten-
zione, per un grande bisogno. Io procurerb, miei cari giovani, di
ricompensarvi con un regalo, di cui sarete molto contenti D.
Cosi scriveva anche a arabello, e ii 7 gennaio diceva ai gio-
vani dell'0ratono: - Voleva partir di nascosto, ma da ieri a
oggi si & divulgata talmente la nuova della mia partenza, che an-
". dando oggi per Torino una persona mi diceva: "Aspetti, ho una
commissione da lasciarle! E voi, o miei cari giovani, volete
sapere dove vado? Vado a Roma, perchè ho &ari di molta im-
portanza e vado per voi; per far denaxi, se posso, e poi per un'al-
tra cosa che M dirò a suo tempo e di cui sarete molto contenti,
perchè sarA di grande utilità all'Oratorio... Vi esorto caldamente
a recitare fino al 7 marzo un Pater ed una Salve secondo le mie
intenzioni. Addio, a rivederci! u. - Cosi nelle memorie di Don
Rua.
E il 7 gennaio Don Bosco si congedava dall'oratorio, e ii
7 marw v'era di ritorno per celebrar la prima festa di S. Fran-
cesco di Sales nel Santuario di Maria Ausiliatrice e rendere grazie
a Dio e a questa tenera Madre.

3.5 Page 25

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22
IV - Provvede ald'auvcuive
Quaii ragioni lo richiamarono a Roma?
I1 Ministro Menabrea i'aveva invitato a Firenze, e Vittorio
Emanuele, inviandogli in dono due daini, gli faceva ripetere
i'invito di recarsi d a Capitale provvisoria. Ed egli, nel partire
per Roma 1'8 gennaio, passò per Firefize, vi si fermò fino ai 14,
ma non potè parlare al Re. Vittorio Emanuele f u awisato deiia
presenza di Don Bosco, soltanto quando questi era già partito.
A Roma - dicono le memorie di Don Rua - segli menò
vita apparentemente molto nascosta, per esser maggiormente in
libertà ed avere più tempo a sbrigare gli &ari; e nel tempo della
sua dimora in quella città si sparse la fama di una nuova ele-
zione di Vescovi n.
Scopo principale del viaggio era l'approvazione della Pia So-
cietà, che non aveva ottenuto due anni prima e cui si frappone-
vano gli stessi ostacoli. Diciamo di più La Curia Diocecana, ri-
chiesta di un modulo che salvasse ad un tempo l'autorità deii'Or-
dinario e l'esistenza della nuova Società, aveva lasciato la cosa
sospesa, e vari Vescovi ed altre persone, piissime e favorevoli a
Don Bosco, avevano cercato di persuaderlo a desistere dalla sua
domanda, dicendogli non esser allora possibile che egli potesse
far approvare le Costituzioni, la Società. Anche da Roma
gli avevano scritto che, per il momento, era inutile un viaggio
a quello scopo.
E Don Bosco, come disse di poi, rifletteva fra sè: - Tutto
mi è contrario, eppure il cuore mi dice che, se vado a Roma, il
Signore che ha in mano i1 cuore degli uomini, mi vorrà aiutare.
Dunque io vado' - e, intimamente convinto che la Madonna
lo avrebbe aiutato, partì.
Al suo giungere fu accolto in modo principesco. Tre carrozze
lo attendevano in stazione, e, in via eccezionalissima, dentro il
recinto della ferrovia. Due erano del Card. Berardi. - Per chi
sono queste carrozze? chiese Don Bosco. - Per lei e per chi
i'accompagna. - Oh! perche? - Il Card. Berardi ha voluto così;
anzi mette una carrozza a sua disposizione per tutto il tempo
che si fermerà in Roma. - Oh questo poi no! Don Bosco non &
assuefatto a tanta magnificenza! - Senta, dora, soggiunsero
gli inviati, SEminentissimo la pregherebbe di fare ai più presto
una visita a suo nipote gravisimamente ammalato, per&& lo

3.6 Page 26

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II - Affrmarione dclla Sooietà Salesiana - 1869
23
raccomandi a Maria Ausitiatrice, lo benedica e lo faccia guarire.
- Don Bosco promise che sarebbe andato a visitarlo, e si recò
- a San Bernardo alle Terme a celebrare, poi a casa del Cav. Pie-
tra Marietti, dove prese dimora.
Cominciò subito a tastare il terreno per lo scopo del viaggio
e capi, pur troppo, che pochi lo avrebbero assecondato: tutti
erano freddi e scettici sull'esito dell'impresa, e i più inttuenti
addirittura di parere contrario. Ci voleva un miracolo. Erano
giunte lettere, in cui si lodavano Don Bosco e le sue intenzioni,
l'oratorio e il bene che vi si faceva per la gioventù; ma si espri-
meva il desiderio che la Pia Società non fosse approvata, per
non sottrarre i chierici alla giurisdizione vescovile.
I giorni passavano, e Don Bosco si era dimenticato dell'invito
del Cardinal Berardi, quand'ebbe nuove suppliche perchè vo-
lese recarsi a visitare e benedire il nipotino infermo. Era questi
un ragazzetto sugli undici anni, delizia di q u d a ricca e nobile
famiglia, e futuro erede di straordinarie ricchezze, che dovevano
passar a lui anche i beni di altre famiglie. Il poverino lottava da
15 giorni con febbri tifoidee così maligne e ribelli ad ogni rimedio,
che pareva dovessero trarlo alla tomba. Come giunse Don Bosco,
tutti di casa gli corsero incontro, pregandolo a una voce: - Don
Bosco, lo faccia guarire, lo faccia guarire! - E il Santo fivolto
al Cardinale: - Son venuto, perchè Vostra Eminenza mi aiuti
- presso il Santo Padre ad ottenere l'approvazione della Società
di San Francesco di Sales. Ella, rispose il Porporato, mi faccia
- guarire questo nipote, e io parlerò in favore d d a sua Società
presso ii S. Padre. E l'introdusse n d a stanza deii'infermo.
Don Bosco intanto andava ripetendo:-Abbiate fede! pregate
Maria Ausiiiatrice, incominciate una novena: ed Ella, signor Car-
dinale, si occupi della Società di San Francesco di Sales: - e
aggiunse fra sè e sè: - Lasciamo che la Madonna incominci Lei!
Quindi, recitate alcune preghiere, benedisse I'infermo, che
$11subito libero dalla febbre: et reliquit eum febris! I1 Cardinale
& ripetè la promessa di fare quanto avrebbe potuto in favor
suo, se il nipote guariva; e Don Bosco, tornato dopo tre giorni
a visitar l'ammalato, lo trovò seduto sul letto. Era fuori di peri-
:v!% e in breve si riebbe interamente.
1. fatto commosse la famiglia; la bontà della Madonna era

3.7 Page 27

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24
- I V Provvzdc all'avvcnirc
manifesta. Il Cardinale, fuori di sè dalla consolazione, disse a
Don Bosco: - Qualunque cosa vuole da me, son pronto; non
ha che a comandare! - Emiocnza, Ella sa che cosa desidero:
s'interessi della Pia Societk ne parli ai S. Padre. - I1 Cardinale
andb dai Papa, gli narrò con entusiasmo quant'era occorso e gli
raccomandò con vive istanze la Pia Società Salesiana. Pio IX
ne fu consolato, senti forte in cuore il desiderio di vedere ai più
presto Don Bosco, e si disse pronto ad accontentarlo.
Ma i Prelati, addetti alla S. Congregazione, che dovevano
dare il loro voto in proposito, eran sempre contrari. Chi poteva
influire assai, era l'Em.mo Card. Antonelli, Segretario di Stato. I1
Santo si recò a parlargli e lo trovò immobile sopra un divano.
- Venga avanti, Don Bosco carissimo, venga! - Eminenza,
come sta? - Eh! vede come sto! Sono inchiodato q u i da alcuni
giorni. La mia podagra è ritornata. Mi aveva lasciato dopo l'ul-
tima sua visita, quando mi feci raccomandare a Maria Ausuia
trice, ma ora mi fa provare dolori atrocissimi. - Eminenza, m
aiuti nei miei affari,ed io le garantisco che starà meglio. - Che
cosa desidera? - Son venuto per supplicarla di occuparsi deiia
Società di San Francesco di Sales. - Eh! disse con molta serietà
ii Cardinale, mi pare assai difficile questo; tuttavia le prometto
- - di raccomandarla al Santo Padre, appena potrò andare aii'udienza.
Don Bosco insistè. Ella vede come mi trovo, ripetè ii Car-
dinale, non posso movermi. I1 Papa è solito venire da me quando
non posso andare nelle sue stanze. Venendo, glie ne farò parola.
- Abbia fede in Maria Ausiliatrice e vada presto; prometta sol-
tanto d'impegnarsi per l'approvazione deiia Società di San Fran-
- cesco di Sales. L'Eminentissimo lo guardava e taceva. -
- Procuri d'andar presto dal S. Padre! - replicò Don Bosco.
- Quando? - esclamò l'AntoneUi, fissandogli sorpreso gli occhi
in faccia. - Domani! - Ma come potrà essere? Abbia fede,
fede viva in Maria Ausiliatrice, perchè altrimenti non facciamo
ndia! - Va bene, andrò domani; e se poi mi avverrà di peggio?...
-Lasci la cosa a Maria; Ella saprà come fare. - Va bene, andrò
domani; e se si awera ciò che mi promette, farò quanto potrò
per la sua Societi. - Ali'indomani mattina ii Cardinale Anta-
nelli stava notevolmente meglio, gli spasimi erano cessati; andava
aii'udienza del S. Padre, e gli raccontava il dialogo e la guarigione.

3.8 Page 28

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- I l - Approvaxione dellcz Soci& Salesianca 1869
25
Anche Don Bosco si recò dal Santo Padre. Pio IX, commosso
dai racconti dei due Cardinali, lo accolse con una bontà indescri-
vibiie. Lo intrattenne per un'ora e mezzo, si mostrò favorevolis-
simo ai suo desiderio, gli promise che avrebbe fatto di tutto per
contentarlo, e lo assicurò che la pratica finirebbe bene. In seguito,
gli accordò un'altra udienza di due ore, e una terza di un'ora circa.
Awicinandosi l'ora di queste udienze, chiamò il domestico
e: - Don Bosco non ha la carrozza, disse, andate a prenderlo
colla mia.
- E la carrozza partì. a I servi del Papa - Don Bosco narrava
familiarmente anche quest'aneddoto ai suoi figli scesero aila
casa ove io abitavo e mi invitarono a salire. Entrai. Immagi-
natevi! Una carrozza ove sarebbero state benissimo quattordici
persone, tutta ricoperta di seta e frange, con entro Don Bosco!
&dai ali'udienza e, finita che fu, la stessa carrozza mi aspettava.
Hi domandarono dove voleva andare. - Casa Vitelieschi. - È
ordine del Papa che ve la conduciamo. - Salii in vettura, e
giunto: - Abbiamo ordine dai Papa di aspettarla e ricondurla
a casa. - Se non che, saputo da me che mi doveva fermar molto
tempo, si arresero a tornare indietro)).
Tuttavia le difficoltà persistevano in seno aila Congregazione
deivescovi e Regolari, beuchè il Papa dicesse chiaro a vari Prelati:
-Non voglio più diBcoltà; si studi ii modo di superarle e non di
farle. - Il più contrario era Monsignor Svegliati, Segretario della
S. Congregazione, il quale certo non era estraneo agli studi pre-
paratori per ii prossimo Concilio Ecumenico circa l'approva-
-zione di nuovi istituti religiosi. E Pio IX disse a Don Bosco:
Tirate Mons. Svegliati daiia vostra: egli & i lprincipale opposi-
tore: se vi riuscite, tutto & fatto.
Lo stesso consiglio glie l'avevano dato i Cardinali Autonelli
e Berardi.
Don Bosco s'affrettò ad andarlo a visitare. Lo trovò trava-
- gliato dai primi attacchi di una seria poli .onite, s i ~ & non poteva
uscir d i casa e stava disteso sopra un divano. Ho bisogno dei
suo aiuto, gli disse iiSanto appena entrato; son venuto per I'afIare
che sa: desidererei che mi appianasse tutte le ditncoltà che sor-
- gono per l'approvazione deila Società di S. Francesco di Sales, e
che eiia andasse dai S. Padre e s'interponesse a mio favore.

3.9 Page 29

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26
- IV Provvede al~avvenire
...' Eh! Don Bosco la è una cosa molto seria e grave: e di più io non
so quando potrb andare au'udienza, malato come sono. - Ep-
pure, Monsignore, ho bisogno che ella vada e presto dal Santo
Padre! - Come vuole che vada con questa tosse, così violenta?
- La supplico, faccia questo sacrificio! - Se è così, sabato pro-
curerò di andarvi... - Oh! no; ci vada domani. - In atteggia-
mento d'uomo stupito, Mons. Svegliati lo fissò per un istante
e poi: - Eh! si..., disse, ma è troppo presto! - Si raccomandi
alla Madonna, prometta di interessarsi per la Società di San
- Francesco di Sales e di parlare in favore della sua approvazione,
ed io le prometto che guarirà. - E se mi accade di peggio?
Abbia fede, viva fede in Maria Ausiliatrice, e guarirà. - Ah!
Don Bosco, concluse con slancio Mons. Svegliati; se domani io
posso andare dal Papa, l'assicuro che parlerò in modo che tutto
andrà bene per lei. - A l domani la tosse era spanta, ed egli si
sentiva perfettamente guarito. Riconosceutissimo per la sanità
ottenuta, dopo d'essere stato dal S. Padre, fu nello stesso giorno
a visitar Don Bosco, lo assicurò del suo appoggio, e gli promise
che ogni difficoltA sarebbe superata.
Le grazie concesse da Maria Ausiliatrice conciliarono a Don
Bosco gli avversari, infemorarono i tiepidi e sempre più impegna-
rono in suo favore il Sommo Pont&ce, benche in talmi aves-
sero aumentati i dubbi e le difticoltà.
I giovani dellOratorio e delle altre Case continuavano intanto
a pregare. Don Bosco li invitava a succedersi, a piccoli drappelli,
in continua adorazione innanzi al SS. Sacramento nel Santuario
di Maria Ausiliatrice, per tutto il giorno 19 febbraio: e proprio
quel giorno l'approvazione della Pia Società venne decretata.
Don Bosco disse a Pio IX - Oggi tutti i miei giovani pregano
perchè il Signore mi aiuti! - A queste parole. Pio M: piianse di
tenerezza.
Or qui conviene riferire un tratto del Cemo storico. che
il Santo, insieme colla copia delle Costituzioni, aveva inviato al
Vescovo di Casale e ad altri Vescovi nellimplorare le Commen-
datizie da trasmettere d a S. Sede, scorgendosi in esso nettamente
delineato lo spirito dellopera saiesiana.
u Questa Società nel suo fri%c@io era W se@lice catechismo
che il Sac. Bosco Govanlzi, col consmso e cmiglio del Teol. Lwigì

3.10 Page 30

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- - I I A$provaxione della Sodetd Salesiuna 1869
4
Guala e d i Cafasso Giuseppe, ambgdue d i s e w r e gloriosa memoria,
~ominciavain apposito locale annesso alla chiesa di San Fran-
cesco d'Assisi. Lo scopo era di raccogliere i giovanetti pi& poveri
ed abbandonati e trattenerli nei giorni festivi in esercizi di pietù,
in cantici sacri ed anche in piacevoli ricreazioni. S i avevano spe-
cialmente di mira quelli che nscivano dalle carceri, che tiovavansi
esposti a maggiori pericoli. La prova riusci soddisfacente, ed un vi-
stoso numero di giovani interveniva quanto comportuva la capaciid
del luogo.
s L'anno 1844 il SUG. Bosco a d ò alla direzione spirituale del-
l'Ospedaletto di S. Filonzena @esso al Rifugio, ed allwa col con-
senso dell'Arcivescovo si consacrò al divin culto m a parte di quel-
l'ed$zio che servi qualche tempo per le sacre funzioni. Per due
anni l'Oratorio non potè stabilirsi in località fissa; ma nel 1846
si prese a pigione, di poi si comperò il sito dove in progresso di
tempo venne ed$cata l'attuale chiesa e casa detta Oratorio di San
Francesco di Sales. Quivi l'Arcivescovo Fransoni, di cara e felice
nzcmouia, ipate~vennepipl volte per amministrare il sacramelato d&
Cresima e per fare altre sacre funzioni; dava eziandio facoltà di fare
tridz~i,novene, ammettere a ricevere la Cresima, la S . Comunione,
che valesse anclw per l'adempimento del precetto pasquale. Pel gran
numero di giovanetti che intervenivano l'Arcivescovo acconsenti
e consigliò l'apertnra di un novello Oratorio a Porta Nuova, dedi-
cato a San Luigi, m 1 1847; altro in Vanchiglia nel 1849; e find-
mente quello di San Giuseppe a S . Salvario nel 1859. I n questi
locali furono poco per volta introdotte le scz~oledomenicali, di poi
serali e anche diurne. Fra i giovani che intervenivano, se ne incon-
travano parecchi cui non si poteva provvedere senza somministrare
ricovero, vitto, vestito. Di qui nacque la casa di S . Francesco di
Sales, dove sono raccolti circa 800 fanciulli.
I) La tristezza dei tempi e la diminuzione delle vocazioni per-
suasero di coltivare giovani di ninna o di scarsa fortuna per lo stato
ecclesiastico; d i qui la categoria degli studenti nella casa d i Torino,
nel collegio-convilto di Lanzo e nel piccolo seminario di Mkbello,
dove hanno istruziolze religiosa e scientzj5ca oltre ad a l t ~ iquattro-
cento giovanetti, di cui la maggior parte aspiranti allo stato eccle-
siastico.
u I2 Superiore di questi Oratmt in certo modo fu sempre l'Ar-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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civescovo, dal cui parere e consiglio ogni cosa dipendeva. Per al
tro i sacerdoti che occupavano di tutto proposito il sacro loro mini-
stero negli Oratort, solmano riconoscere il sacerdote Bosco per lorc
sz@eriore, senza legami di voti, ma colla semplice promessa di oc-
cqùarsi in quelle cose che egli avesse giudicato a ""ggior gloria
di Dio.
D Mons. Arcivescovo Fransoni raccomandò $i%volte che si stu-
diasse qualche nzezzo per assicurare l'esistenza degli Orator$ dopo
la morte dell'esponente. L'anno 1852 il Superiore ecclesiastico, di
moto proprio, approvava in genere le Regole che si osseruavano ne-
gli Oiatwzl, costituka il sacerdote Bosco capo di essi, comparten-
dogli tutte le facoltà necessarie ed opportune per queste istituzioni.
» L e calamitù dei tempi obbligando l'Arcivescovo a risiedeve
fuori di diocesi, pure questi non cessava di raccoma+zdarem a in-
stituziow che assicurasse la consewazione dello spirito e della pra-
tica degli Oratori. Nel 1858 consigliava il sac. Bosco di recarsi a
Roma per aver lumi dal Sommo Pontcjke sul modo d i comepire
una istituzione religiosa in faccia alla Chiesa, ma che i suoi membri
fossero altrettanti liberi cittadini davanti alle leggi civili.
u Il Sommo Pontefie accolse con bontà e con grande $remura
L'ideata instituzione, e stabilh le basi, aiutò a miluppare i singoli
articoli e, coll'aiuto del Card. Gaude, l'antico Regolamento della
Società fu portato al tenore della copia che si unisce. I l medesimo
Pio I X con parecchie sue lettere particolari dava avvisi e consigli
perchè ogni cosa rizcscisse bene, e chiese egli stesso che le Regole
fossero presentate alla Santa Sede per l'apostolica sanziow, appenu
fossero state per qualche tempo messe i n p i a t k . L'Arcivescovo
Fransoni lesse i n Lione il Regolamento, poi scrisse una lettera in
cui notava alcz~wcose, di cui si tenne esatto conto. Inviava di poi
le Costituziwi, raccomandando al suo Vicario Generale che facesse
quanto occorreva per venire ad una regolare approvazione delle
medesime. La morte d d compianto Pastore interr@pe ogni @atica
a questo proposito. Mons. Vicario Generale Capitolare giudicò
meglio di attendere il novello Arcivescovo per L'opportuna appro-
vazione e intanto fece una splendida Commendatizia, che w i i a
a quella d i parecchi altri Vescovi fu inviata a Roma l'anno 1864.
0 Il Santo Padre accolse ogni cosa coiz paterna premura, mandò
le Costituzioni, l'analogo Memoriale e le Commendatixie dei Veswvi

4.2 Page 32

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- - II Apgrouaxione de2h Socàetà Salcsiana 1869
29
... alla Congregazione dei Vescovi e Regolari. Pochi mesi do@ E'au-
tovevole Congvegazione emanava un decreto, col quale collaudava
e comnzendawa le Costituzioni e si riserbava, de more solito, a
tempo pi% opportuno i l dare l'apostolica sanzime ai singoli uv-
ticoli... I).
La Società, adunque, che nel 1864 aveva ottenuto il Decretuni
laudis, nel1869 fu canonicamente approvata; e non le mancava
altro che l'approvazione ddnitiva deile Costituzioni per vedersi
- stabiimente costituita.
E il venerando Pontefice disse a don Bosco: Signor abate,
bisogna che facciate presto a condurre a termine anche l'appro-
vazione delle Costituzioni: io sono informato di tutto, conosco
il vostro scopo, e vi sosterrò in ogni maniera. Ma io sono vecchio,
da un momento ali'altro posso mancare, e chi sa chi verrà eletto
Papa dopo di me, e come si prolungheranno le cose.
- Santo Padre, rispose Don Bosco serenamente, ii Signore
vi riserva ancora a grandi cose, a fare dei gran bene aiia sua Chiesa.
- Eh! - rispose Pio M - manca solo un anno e mezzo ai
venticinque, e c'è il "non widebis annos Petri".
-- Non è verità di fede.
È vero che non è verità di fede, ma è tal detto che dai
secoli non venne ancora alterato.
- Ascolti, Santità, proseguì sorridendo il Santo: anzitutto
bisogna dedurre un anno e mezzo in cui V. S. fu a Gaeta, e non
a Roma. Poi S. Pietro, oltre i 25 anni di Roma, stette 7 anni
ad Antiochia e 2 a Gerusalernme; e perciò io dico a V. S.: non solo
videbis dies Petri, ma altri ancora!...
- Ebbene: quando saremo giunti a quel punto, esclamò
commosso il S. Padre, allora terrò conto di quanto mi avete detto,
e vi loderò delia predizione.
La profezia di Don Bosco si avverava: e Pio IX fu il primo
Papa che superò gli anni di S. Pietro: Petri annos unus aequavit!
Anche Don Bosco dovette sentirsi profondamente commosso
nei veder sanzionato il suo Istituto dalla Suprema Autorità della
Chiesa. La S. Congregazione dei Vescovi e Regolari ne emanava
il Decreto, firmato dal Prefetto Card. Quaglia e dal Segretario
Mons. Svegliati, addì IO marzo 1869. Lo stesso Decreto concedeva
al nuovo Istituto la facoltà decennale di rilasciare ai soci, entrati

4.3 Page 33

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30
- ZV Provvede aU'avtienire
come alunni in una delie case deila Pia Societh prima dei 14
anni compiuti, le dimissorie, presso qualunque Vescovo, per le
Sacre Ordinazioni.
Pieno di riconoscenza a Dio per l'ottenuto favore, il 2 marzo,
Don Bosco tornava a Fireizxc, e la sera del 5 a Torino, accolto
con straordinarie dimostrazioni di gioia da tutto SOratorio.
Dai vicino istituto del Rifugio il Teol. Borel, che giaceva a
ietto inferno, sentendo quelle voci di giubilo, comprese che era
tornato Don Bosco, e si alzò. Gli premeva troppo d i sapere se la
Pia Società Salesiana era stata approvata. Ed eccolo, quasi di
nascosto, uscir di casa e, appoggiato a un bastoncino da una parte
e ai muri delle case dall'dtra, attraversare il breve tratto di via
Cottoleugo ed entrar neil'Oratorio (allora l'ingresso era ancor
vicino all'angolo di via Cottolengo e via Cigua) dove, con passo
vacillante ed occhio ansioso, cercò Don Bosco. il Santo era ai
piedi della scala e stava per salire in camera.
- Oh! Don Bosco, Don Bosco! chiamò con qualche sforzo
il venerando sacerdote
- Oh! Teologo1 gli rispose con ammirazione il Santo.
- La Pia Società è approvata?
- Si, è approvata.
- Dea graLias! esclamò il Teol. Borel. Ora muoio contentol
-e senz'dtro tornò a coricarsi (I).
All'indomani, Don Bosco presentava ali'Arcivescovo Mons.
Ricardi il Decreto di approvazione deila Pia Società: e il 7 marzo
(termine che aveva fissato per le speciali preghiere prima della
sua partenza) si celebrò per la prima volta dalla nuova Società
la festa titolare di S. Francesco di Sales nel Santuario di Maria
Ausiliatzice, in rendimento di grazie.
Queila sera, con e a c a n t e semplicità e commossa ricono-
scenza a Dio e a Maria SS.ma, Don Bosco, come un padre af-
(I) Questo pio sacerdote torinese, al quale i Salesiani professe-
ranno sempre tutta la riconoscenza che menta, visse ancora quattro
anni, e volò al cielo il g settembre 1873. I Direttori delle Case Sale-
siane, che si trovavano in quei giorni all'Oratono, 4 fecero un dovere
di portarne essistessilasalma,la quale riposa nel Camposanto generale
di Toniio, accanto a quella di Silvio Pellico, nell'area di proprietà
deli'opera Pia Barolo.

4.4 Page 34

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- I I - A$$~ouaaeonedella Societl Salesiana 1869
31
fettuosissimo ai figli prediletti, narrava ai Salesiani dell'oratorio
le singolari vicende dell'ottenuta approvazione; e in quell'amo,
il 15 agosto, sacro ali'Asssunione di Maria SS.ma, richiamando
con apposita circolare il pensiero dei figli al memorando aweni-
mento, effondeva i sensi della sua gratitudine con queste parole:
«Figliuoli amatissimi, la Divina Provvidenza dispose che la
nostra P{a Società fosse dalla S . Sede definitiamente approvata,
e noi, mentre nell'umiltù del uostro cuore ringraziamo la bonià del
Sigvcore, dobbiamo adoperarci con tutta sollecitudine per cwispon-
dere allo scopo che ci siamo prefissi D. E fatta un'unica esortazione
- quella d'aver piena coddenza nei propri Superiori -<Animo,
miei cari figliuoli, concludeva, noi abbiamo una grande i e r e s a
tra mano. Molte anime attendolw da noi la salvezza; tra queste
anime la prima deve essere la nostra, di poi quella dei nostri soci e
quella di qualunqw fedel cristiano cui ci accada poter recare qual-
che vantaggio. Dio è con noi! Adoperiamoci per coorispondere a i
*. celesti favori che ci ha concessi e e h speriamo ci voglia in maggior
copia concedere pw Pavveniye
Ventiquattro deile Commendatizie di Cardinali, Arcivescovi,
Vescovi, per ottenere l'approvazione deila Pia Società Salesiana,
furono un coro stupendo inneggiante alla santità, che fin d'al-
lora godeva Don Baco. Non potendo trascriverle tutte, ci iimi-
tiamo a una, a quella del Vescovo di Saluzzo, hlons. Gastaldi,
che reca la data del 25 maggio 1868, perchè a quanti sono al
corrente delle vicende che poi si svolsero tra il Santo e questo
Prelato, tornerà molto significativa.
O Dichiaro io sottoscritto di aver piena cognizione dell'Istituto
fondato e diretto dal M. R. Don Giovanni Bosco, nativo del
Comune di Castelnuovo, diocesi di Torino, perchè io stesso vidi
nascere e progredire questo Istituto sotto i miei occhi, e ne vidi
crescere i frutti preziosi di dottrina e virtù cristiana.
n L'Istituto suddetto, nella sua casa principale a Torino e
negli Oratori da esso aperti e diretti, rappresenta alla lettera lo
stesso spettacolo di pietA, che porgevano a Roma gli Oratori
aperti da San Filippo.
I) I1 numero prodigioso di giovani che frequentano questi
Oratori, l'attitudine e disposizione che quivi essi acquistano alla
pietA e a tutte le pratiche cristiane, la perseveranza neilo spirito

4.5 Page 35

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cristiano &e la maggior parte dei giovani quindi usciti consei-
vano, e il loro &etto tutto singolare, che sia al signor Don Bosco,
sia ai suoi compagni nei sacerdozio, dimostrano e che conservano
anche da lungo tempo usciti dagli Oratori, dimostrano e provano
ad evidenza, che quivi il misericordioso Iddio spande in misura
sovrabbondante le sue benedizioni, e che quivi vi ha m a missione
particolare in vantaggio della gioventù.
D Questa benedizione risulta pure daiie vocazioni ailo Stato
Ecclesiastico, che quivi si sono svegliate; lacche fece si che dai-
Sanno 1848 ai 1863, n& qual tempo il Seminario Arcivescovile
di Torino rimase chiuso, SOratorio di Don Bosco, che nei suo
Collegio-Convitto conta circa 800 giovani, forni ed educò i Chierici
aila diocesi di Torino; del che S. E. Mons. Fransoni esprimeva
ai sottoscritto le sue compiacenze, mentre gemeva nei suo esilio
di Lione ed era dai sottoscritto visitato.
D I l sottoscritto dichiara che esso vide formarsi e crescere questa
Società, ne vide le Regole, ne vide il risultato. Vide, che con Posser-
vanza di queste Regole si mantenne constantementein essa lo spirito
di obbedienza, sottwnissione, umttd, pietù, colzcordia, pace e carità.
Trovò mai sempre nei membri formanti questa Societd come m a
sola mente e m sol cuore. Vide, come per miruwlo, sorgere in seno
alla medesima una chiesa colossale che forma la meraviglia di chi
la esamina e che per la spesa... sostenuta da pou& sacerdoéi nuLLa
ienenti, è come un portento, il quale prova che Iddio benedice
questa Società.
1) I l sottoscritto pertanto, no% può a meno di fare voti, perchè
questu Società ilasknae con le sue regole venga approvata da Sua
Santità... congfdando che quindi ne verrebbe del gran bene alle aninze,
al Clero, alla Chiesa in generale, ma in {specie alla gioventh, la quale
abbisogna oggi $i%che mai di ottimi educatori... che ne prendano
cura con quello spirito di caritù, dismezione, pazienza, col quale da
molti unai ne prende c u a la Società istituita e diretta da6 detto
sig. Don Giovanni Bosco D.
E non tardarono i frutti deli'approvazione.
Dalla tipografia dell'Oratono iiscivano e si diffondevano in
tutta Itaiia, con somma utilità delle scuole dei seminari e d'ogni
istituto educativo, i primi volumi della Biblioteca della Giovenh2
Italiana. Fondata dal Santo con la collaborazione di aicuni be-

4.6 Page 36

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- I I - Afifi~ovariondeeila Società Sabsiana 1869
33
nemeriti professori e dottori in lettere, aiio scopo di pubblicare
i classici italiani antichi e moderni, più utili aila gioventù studiosa,
la nuova pubblicazione mensile die' in luce dal 1869 ai 1885 le
opere dei nostli migliori autori, in 204 volumetti, purgati dai
brani riputati inopportuni ai giovani lettori, specialmente per
quanto concerne la moralità.
Uno degli abbonati, e si compiaceva egli stesso di ricordarlo
al prof. Don Francesco Cerruti, fu il marchese Giacomo Delia
Chiesa, poi Papa Benedetto XV, ii quale, da fariciuilo, insieme
con i fratelli, aveva daila mamma ascoltato con piacere la lettura
della vita di Domenico Savio.
Contemporaneamente, per opera del Santo, riceveva nuovo
impulso un'altra collana, quella dei classici latini. iniziata come
dicemmo da qualche anno; e mentre vari Salesiani prendevano
a scrivere molteplici operette di lettura amena o ascetica da dif-
fondersi tra la gioventù e il popolo cristiano, il dott. Don Fran-
cesco Cermti, il prof. Don Celestino Durando e il prof. Don Marco
Pecheniuo, docili alla voce di Don Bosco, attendevano alacre-
inente alla compilazione di nuovi dizionari italiani, latini e greci,
con le accennate norme educative.
Fin dal 1869 un altro gran bene religioso e morale Don Bosco
procacciava ai giovani dei suoi collegi, col sopprimere la consue-
tudine di recarsi a passar otto giorni delle vacanze pasquali ai
propri paesi e col ridurre a un solo i tre mesi delle vacanze au-
tunnali. Queste sagge misure paterne gli causarono un grande
aumento di spesa e di fatica: ma impedirono che molti allievi per-
dessero, in pochi giorni, ii proiitto morale di tutto Sanno scolastico.
Nel medesimo anno aperse un nuovo collegio nella città di
Clwrasco, ed accettò la cura dell'annessa chiesa pmrocchiale di
S. Maria del Popolo, inviandovi vari salesiani, con a capo il
dott. Don Giovanni Francesia, qual parroco e direttore.
in fine, a propagar la divozione della B. Vergine, ed in suo
onore, stabiliva nel Santuario di Valdocco SAssociazione dei devoti
di Maria Ausiliatrice, che, mnonicamente eretta daiSArcivescovo
Mom. Ricardi, e da Pio IX arricchita di molte indulgenze e
poi elevata al grado di Arciconfraternita,ebbe da Papa Leone XIII
la facoltà di aggregare in tutto ii mondo associazioni consimili
- con la comunicazione dei favori spiritusii A Don Bosco stava
C, S. Laaooip Tira df S W@ Botq VA. II,

4.7 Page 37

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34
IV - Provvede all'avven6ve
sommamente a cuore il culto di iVIaria SS. Ausiliatrice, anche per
dimostrare la sua filiale riconoscenza a questa Madre celeste,
che gli era sempre più prodiga di grazie singolari.
il 29 maggio di quell'anno 1869 si recava a Lanzo insieme
con i cantori e la banda deli'Oratorio per celebrare in quel collegio
la festa di S. Filippo Neri e render più solenne la festa del COY-
@US Domi& in paese. Kell'infenneria, anzi in una camera isolata,
giacevano sette alunni colpiti dal vaiolo, i quali, pieni di fiducia
nella benedizione di Don Bosco, pregarono il Direttore d'invitarlo
a benedirli non appena giunto: Cosi, dicevano, subito saremo
guariti e potremo andare a far festa con i compagni! i).
Appena sentono che Don Bosco è giunto, tntti sette si fanno
preparare gli abiti in fondo al letto, e quando il Santo entra nella
loro camera, esclamano ad una voce:
- Oh! Don Bosco, ci benedica, ci guarisca1
Don Bosco sorrtde e li interroga se proprio hanno fede nella
Madonna: rispondono di si, ond'egli: - Recitiamo dunque tutti
insieme un'Ave Martn! - e li benedice.
Quei cari giovani, seduti sul letto, ricevono devotamente la
benedizione, quindi, tendendo con slancio ambo le mani verso
i vestiti, insistono: - Possiamo alzarci? - Ma avete proprio
fede nella Madonna? - ... si... - Ebbene; alzatevi! - dice
il Santo, e si ritira. Senz'altro, in fretta e in furia, incominciano
a vestirsi; e il direttore, accompagnato Don Bosco in camera sua,
torna a vedere che cos'è dei malati. Erano bell'e vestiti, tranne
uno che dubitava della guarigione. - Baravalle non 8 certo di
essere guarito - gridano i compagni. E Giovanni Baravalie
per ordine del direttore rimane a letto, mentre gli altri scendono
in cortile a divertirsi. Poco dopo ii direttore li cerca di nuovo e
li trova impegnati in una calorosa partita di gioco tra i com-
pagni. Le pustole erano scomparse, ma essendo una giornata molto
umida, i superiori, a dir il vero, erano in qualche apprensione.
I1 seguente si compi la distribuzione di premi speciali di
buona condotta a sei alunni, giudicati i migliori, per votazione
degli stessi compagni. Era presente anche il medico, dott. Ma-
gnetti. Primo a essere nominato è il giovane De Magistris. a In-
fermo!» esclama il dottore. u Presente! a esclama più forte l'alunno.
Era uno degli ammalati. I1 secondo ad essere proclamato è Pas-

4.8 Page 38

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-I1 A$$rowaxione della Socieìà Salesiana - 1869
35
serini. ci Infenno! » ripete il dottore; e il giovane ripete più forte:
((Presente!)). Era un altro degli ammalati. ii buon medico s'in-
quietò; si mise a gridare all'impmdenza, disse che le pustole erano
rientrate, che quell'atto sarebbe stato fatale; e si affrettò a re-
carsi nell'infermeria ove non trovò che il Baravalle, il quale, gra-
zie alle sue cure, potè lasciare il letto dopo venti giorni; mentre
gli altri, che avevano avuto fede in Maria Ausiliatrice e in Don
Bosco, eran guariti all'istante.
Di quei giorni le Nozze d'Oro sacerdotali di Pio IX e la convo-
cazione del 10 Concilio Ecumenico Vaticano fecero nuovamente
risplendere lo zelo del Santo per l'esaltazione deiia Chiesa Cat-
tolica e del Romano Pontefice.
Xel febbraio di quell'anno egli pubblicò una nuova operetta
intitolata: La Chiesa Cattol&xz e la sua Gerarchia, neila quale voiie
((dare una giusta idea della Chiesa di Gesù Cristo, spiegare i
principali gradi deli'Ecclesiastica Gerarchia, non che parlare di
quanto ha colla Chiesa Cattolica e colla sua Gerarchia speciale
relazione. Molti, non avendo di questi vocaboli retta cognizione,
sapendo di essi la sapiente istituzione, rimangono neli'igno-
ranza o intendono malamente cose assai necessarie al fedele cri-
stiano e; e, per ovviare a questi difetti, dava e una breve spiega-
zione deile accennate cose, raccontandone l'origine e il si&-
cato morale, il tutto, per quanto si può e lo comporta la brevità,
appoggiando sull'autorità dei santi libri, dei Santi Padri o di
altri accreditati autori I).
L'II aprile il Vicario di Gesù Cristo celebrava la sua Xessa
d'Oro, e quasi tutti i Sovrani d'Europa gl'imiavano, con lettere
autografe, le loro congratuiazioni. L'allegrezza dei fedeli fu in-
descrivibile: fu uno slancio d'amore devoto in tutto il mondo.
Don Bosco volle vi si associassero tutti i suoi figli con solenni
festeggiamenti neile diverse case e con l'invio al S. Padre di un
elegantissimo album con un'epigrde latina, e un indirizzoin lingua
- italiana, firmato dai suoi 32 sacerdoti, 73 chierici e 3430 alunni.
ci Facesse il cielo si diceva al Papa - che in quella gran festa
per tutti i buoni, anche i vostri figliuoli che si allontanarono da
Voi vi benedicessero e ritornassero ai vostri piedi! ».Pio IX ri-
spose a Don Bosco con un'affettuosissima lettera, il 23 giugno,
e: n i molti segni - osservava - di fede e di devozione che tu

4.9 Page 39

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36
- IV Provvede ail'avvenire
Ci hai dati, tendevano senza alcun dubbio a farci conoscere il tuo
grande attaccamento ali'Apostolica Sede e a Noi stessi. Anzi essi
Ci facevano palese, come t u diligentemente ti adop& a infondere
anche in altri i'amore che nutri per questa Cattedra Suprema,
e che hai molti seguaci nei tuo amore ».
Neil'agosto, in una seconda operetta: I Conci16 genevali e la
Chiesa Cattolica: conversazioni tra un f l a ~ r o ce~ m giovane +uv-
rocchiano, Don Bosco esponeva le nozioni più esatte suiia natura
e sull'utilitZa dei Concili, suiia superiorità del Papa ai medesimi,
sui 19 Conciii genrali passati e sul zoo Concilio imminente, che
diceva potersi chiamare (I il Conci50 deU'Immacolata s, perchè
indetto u dal PouteGce dell'Immacolata pel gioino deiia prossima
festa di Lei, che è anche chiamata con ragione i'Aiuto dei Cri-
stiani e la sterminatrice di tutte le eresie D; e finiva coil'esortare
tutti i cristiani a speciali preghiere per ottenere da Gesù Cristo,
daiia Beata Vergine e da S. Pietro, primo Papa, (iqueste tre gra-
zie: la tranquilla celebrazione del Concilio, cio&che il Concilio
non venga impedito, nè disturbato dai nemici di Dio e della
Chiesa: la riunione della Chiesa scismatica alla Chiesa Cattolica;
la conversione dei protestanti, specialmente dell'Inghilterra ».
Un'altra pagina, riboccante di zelo e di amore per la Cbiesa
Cattolica, fu queiia deiie soiiecitudini e deile fatiche sostenute dal
Santo, per vari anni, a favore delle popolazioni cattoliche dei
Canton Ticino. In più luoghi, specialmente neiia valle di Onser-
none, da11855 al 1872 il radicalimo svizze~ovenne addensando
terrore e rovine; iurono commessi assassini, profanate le chiese,
incendiati gli altari, sicchè molte parrocchie rimasero senza pa-
store. Coil'aiuto di alcuni preti zelanti, il Santo potè conoscere
le popolazioni più bisognose di assistenza religiosa e, per più
anni, specialmente dal 1868 ai 1870, si adoperò a prowederle
di buoni sacerdoti. Don Angelo Modini, Prevosto d'Intragna,
dopo trent'anni faceva testimonianza di 19 preti inviati da Don
Bosco nei Locarnese. Non basta. ii Santo s'interessò vivamente,
anche in seguito, dei trionfo deiia fede in quel Cantone; a tal fine
nei 1877 fece fare particolari preghiere nel Santuario di Maria
Ausiliatrice, e nei r885 fu lieto di veder il Cantou TICIIIO,eretto
in circoscrizione ecclesiastica a sè, affidata aiie cure di un proprio
Ordinario.

4.10 Page 40

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- I I - A@fm?vaiionedella Socielh Salesiuna 1869
37
Un'attività così meravigliosa era già conosciuta ed ammirata
universalmente.
Ii 7 ottobre 1869 sbarcavano a Genuva due algerini, inviati
a Don Bosco da Mons. Lavigerie. Raccomandati al capotreno,
salirono in ferrovia e giunsero a Torino. Kon sapevano nulia
d'italiano, tranne il nome di Don Bosco; e, ripetendo questo
nome, fieri nel loro abito nazionale, col candido manteiio svolaz-
zante e il rosso fez in testa, attraversarono la città per le vie più
dirette e furono all'oratorio. Don Bosco, che terminava in quel
momento il parco desinare, li accolse con dolce sorriso, rivolse
loro qualche puola in francese, e a Xatale ebbe la consolazione
di vederli rigenerati a Gesù Cristo col S. Battesimo.
A questi se ne aggiunsero a b i quattro, inviati dallo stesso
Prelato nel 1870, ed alcuni Gerosolimitani; mentre Vescovi e
Essionari, venendo in Italia dalle più remote regioni, accor-
revano, con frequenza sempre maggiore, a visitare il Santo e
I'Oratoris.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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PER LA CHIESA E PER LO STATO
I1 Papa! Ecco, per Don Bosco, il personaggio più grande, il
più degno di rispetto e venerazione dopo la persona di Gesù
Cristo. Si entusiasmava quando ne parlava ai giovani.
- Amiamolo, diceva, il Romano Pontefice! un suo consiglio e
più ancora un suo desiderio sia per hoi un comando... Figlioli
miei, tenete come nemici delia Religione,coloro che coile parole
e cogli scritti offendono l'autorità del Papa, e cercano di scemare
l'ubbidienza e il rispetto dovuti ai suoi insegnamenti!
Che non fece iiSanto per l'esaltazione del Romano Pon-
tefice? Prova di questo ardente affetto erano i frequenti fasci-
coli che uscivano neiie Letture Cattoliche sulla dignità, sulla gran-
dezza o sui ben&i del Papa. Xel 1869, oltre quelli già accen-
nati, ne pubblicava uno che era un'altra prova scultoria del suo
zelo e del suo amore al Papa, e precisamente <iDel dominio tem-
*orale del Paea; conversazioni tra uno studente e e profes-
sore, del Sac. Pietro Boccalandro >>.
L'amor suo per il Vicario di Gesù Cristo lo mostrarono, più
ancora, i frequenti suoi viaggi a Roma.
I1 zo gennaio 1870 egli partiva nuovamente, diretto a quella
volta, toccando prima Bologna e Firenz~e; il 24, giunto a Roma,
prendeva alloggio con Nons. Manacorda in via delia Pedaccbia.
L'S dicembre erasi inaugurato il Concilio Ecnmenico Vaticano,
presenti 767 Prelati, quanti non se n'erano mai visti in alcuno
dei passati Concili; e, mentre neppur un terzo dei Vescovi presenti
era stato ricevuto in udienza da Pio M, il Santo aveva con lui,
1'8 febbraio, due lunghi colioqui privati.

5.2 Page 42

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- - I I I PCPla Chiesa e +ev lo Stato 1869-1872
39
Aveva portato con una collezione dei fascicoli delle Letture
Cattoliche ed una copia dei volumi già usciti nella Biblioteca della
Gioventzl Italiana, e, nel presentarli al Papa:
- Ecco, Santo Padre, diceva, una prova del buon volere .
dei vostri figli della Società di S. Francesco di Sales.
- Che libri sono?
- Queste sono Letture Cattoliche, che si pubblicano da di-
ciasette anni ed hanno per iscopo la W s i o n e di libri buoni e
la distrnzione delle letture cattive.
- Oh! sia lodato il Signore, che vi ha inspirato un'opera
cosi santa.
E guardando con amore quei libri, che, ben rilegati, face-
vano splendida mostra, ne prese alcmd e ne lesse con compia-
cenza qualche brano.
Osservò anche qualche volume della Biblioteca della Gio-
venth, e volgendo quei fogli: - Bravi, aggiunse, cosi si vede
che la vostra non è solo una società di nome, ma anche di
fatti.
I1 Santo gli presentò anche un biglietto da 1000 Ere per il
denaro di S. Pietro, e il venerando Pontefice esclamò:
- Oh! questa è meraviglzosa, che voi, i Z quale avete semipre la
borsa vuota, portiate denari a %e, che ho a n c k sempre lo scrigno
vuoto! Voi ui chiamate Giovanni, e Giovanni mi chiamo ancxio:
sarebbe bene che ci chiamassimo t&< e due Francesco, ch2 saremmo
due veri Francescanil
E venne a parlare deil'Infallibilità Pontificia, di cui doveva
trattarsi in Concilio. A questo proposito si verificavano alcune
scissure fra i Vescovi e crebbero a segno, che Pio I X intimò pub-
bliche preghiere per il buon esito della controversia, e, dal lunedì
dopo la Pentecoste fino al sabato seguente, Roma fu percorsa
da continue processioni salmodianti. 11Papa, all'udire le semplici,
chiare e scultorie risposte di Don Bosco, gli manifestava il desi-
derio di veder diffusofra il popolo un corso di storia ecclesiastica,
improntato a difesa e sostegno di questa verità. Sempre modello
neil'amore al Vicario di Gesù Cristo, il Santo, pur vagheggiando
un lavoro maggiore, sul finire di queli'anno spediva a tutti gli
associati alle Letture Cattoliche, una nuova edizione della sua
Storia Ecclesiastica, riveduta e amcchita di un cenno sui Concilio

5.3 Page 43

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40
-IV Provvede aZZ'auuenive
Vaticano e sul dogma dell'Infallibilità Pontificia, in forma sem-
plice e popolare.
Per Pio IX era sempre una festa il rivedere Don Bosco. Per
tutto quel giorno volle che i fascicoli delle Letture Cattoliche e
deila Biblioteca della Gioventh rimanessero sopra il suo scrittoio
e li mostrò a quanti ricevette in udienza, leggendone qualche
brano, e lodando lo scopo e gli iniziatori di quelle pubblicazioni.
La sera poi, volendoli riporre, chiamò il cameriere e: -Prendiamo,
gli disse, questi libri e mettiamoli negli scaBali. - Sicom, erano
molti, il domestico incominciò col prenderne una parte; ma il
rimanente lo prese senz'altro lo stesso Pontefice, il quale, con quel
carico, salì su d'uno scalotto a mano. I1 domestico insisteva che
lasciasse a lui quel lavoro, non avendo mai veduto il Papa com-
piere un tale ufficio. - In casa mia comando io! - rispose ama-
bilmente il S. Padre; - e, un per uno, aggiustò quei volumetti
colla massima diligenza: indi scese, li guardò e riguardò ancora,
e saiì di nuovo per metterli in vista. Tanto fu il piacere che gli
aveva recato il dono di Don Bosco!
Quella stessa sera volle nuovamenteil Santo con sè, e lo trat-
tenne a lungo sulla Pia Società. Gli disse che, in Concilio, un
Vescovo aveva trattato della necessità di una Società religiosa, i
cui membri fossero vincolati in faccia aila Chiesa, ed in faccia al
mondo fossero liberi cittadini; che un altro Vescovo (quello di
- Panna) si era alzato a dire: - Io godo di poteM partecipare
che questa Società già esiste... ed è quella dei Salesiani; e che
ii Concilio aveva accolto l'annunzio con plauso ed era stato in-
caricato un altro Vescovo (quello di Mondovì) di dame relazione.
Don Bosco meritava dawero tanta benevolenza patema!
Parlando con i Salesiani dell'oratorio di quel viaggio a Roma:
u Ho procurato, narrava, che %e risultasse il nzaggior bene possibile.
Quindi, mentre agli occhi altrui era come a d i p o h , faceva come
quegli accelli che suolazza%o qua e là, e intanto, se vedono saltare
qualche grillo, se lo bwano )).
E ad un'opera di somma importanza egli portò la sua coo-
perazione. Esponiamo con semplicità i fatti.
Sul principio di queli'anno egli era stato favorito di un'iilwtra-
zione dall'alto: Dio solo può tntto, conosce tutto, Dio non ha
presente, nè passato. n+ futuro: ma a lui ogni cosa è presente

5.4 Page 44

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- 111 - Per ?a Chiesa e per lo Slato 1869-1872
‘I1
come in un punto solo. Davanti a Dio non v'è cosa nascosta,
presso di lui hawi distanza di luogo o di persone. Egli solo, nella
sua iniinita misericordia e per la sua gloria, può manifestare le
cose futule agli uomini. La vigilia dell'Epifania dell'anno corrente
1870, scomparvero tutti gli oggetti materiali della camera e mi
trovai alla considerazione di cose sopraunaturali. Fu cosa di brevi
istanti, ma si vide molto. Sebbene di forma e di apparenza sen-
sibili, tuttavia non si possono, se non con grande difficoltà, co-
municare agli altri per mezzo di segni visibiii. Se ne ha un'idea
da quanto segue. Ivi è la parola di Dio accomodata a quella del-
l'uomo a.
I1 Santo aveva con sè una copia dell'esposizione completa
di questo sogno; e in un'altra udienza, che ebbe dal Papa il 12
febbraio, ne consegnava scritti al Sommo Pontefice questi periodi:
u Ora la voce del Cielo è al Pastore dei pastori. Tu sei nella grande
conferenza dei tuoi assessori, ma il nemico del bene non sta un
istante in quiete; egli studia e pratica tutte le arti contro di te.
Seminerà discordie tra i tuoi assessori: susciterà nemici tra i miei
figli. Le potenze del secolo vomiteranno fuoco, e vorrebbero che
le parole fossero soffocate nella gola ai custodi della mia legge.
Ciò non sarà. Faranno male, male a sè stessi. Tu accelera: se non
si sciolgono le diincoltà, siano troncate. Se sarai nelle angustie,
non arrestarti, ma continua, h c h è non sia troncato il capo al-
l'idra dell'errore. Questo colpo farà tremare la terra e l'inferno,
ma il mondo sarà assicurato, e tutti i buoni esuiteranno. Racco-
gli adunque intorno a te anche solo due assessori, ma ovunque tu
vada, continua e tesmina l'opera che ti fu affidata. I giorni corrono
veloci, gli anni tuoi si avanzano al numero stabilito: ma la grande
Regina sarà sempre il tuo aiuto, e, come nei tempi passati, cosi
per l'awenire sarà sempre rnagnzkm a sif8gzblar~ Ecclesia frae-
sidium u.
I1 Papa lesse e rilesse quel foglio, meditò alquanto, gli fece
alcune interrogazioni, e da quel momento, si può dire, risolse a
non più indugiare.
È: evidente che queste frasi avevano lo scopo d'assicurare il
Sommo Pontefice come fosse giunto il tempo voluto dal Signore
per dichiarar dogma di fede l'Infallibilità Pontiiicia. Sta il fatto
che ii Santo, come l'aveva sempre creduto e insegnato, fece quanto

5.5 Page 45

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42
IV - Pro8oede a??'auvelzi~e
potè per &rettare il glorioso awenimento. Parecchi Vescovi
erano di parere contrario ali'opportunità della definizione, e tra
questi ve n'erano al& di quelli che Sanno prima avevano mosso
dinicoltà ali'approvazione della Pia Società Saiesiana, onde Pio M
disse al Santo: - Voi Sanno scorso avete avuto terribili opposi-
tori e li avete superati: vi ammiro e vi lodo, perchè queili che
erano vostri accaniti nemici, quest'anno sono renitenti alla voce
del Pontefice. Bravo Don Bosco, questo vi fa onore!
E Don Bosco prese a frequentare assiduamente i circoli pri-
vati che tenevano i Vescovi. Egli faceva notare come discutere
sull'opportunità gli paresse insostenibile, dal momento che il
Papa ne aveva proposta Sapprovazione al Concilio; come tutti
i parroci e i sacerdoti già insegnassero Sinfallibiiità del Romano
Pontdce dal pulpito e neiie scuole, e il popolo la credesse come
se fosse deiinita. (111Signore, diceva, ha dato l'infallibilità alla
sua Chiesa; resta solo a vedere ove quest'iufaliibiiità risieda. Ogni
Vescovo non è per certo infauibile, quindi non nei singoli Vescovi
si ha da cercare Sinfailibiiità; e se ciascuno è fallibile, radunati
anche tutti insieme, i Vescovi non potranno diventar infallibili
pel solo fatto d'essersi radunati. Che cosa è che li rende infallibili
e dà loro ciò che non hanno? È Sessere collegati col Papa1... I n
m i n e meo!.. . Dunque la fonte deli'infaiiibilità risiede nel Papa
Ora, da un corpo si possono amputare alcune membra senza che
avvenga la morte; ma il capo non può essere tolto: spiccato questo,
manca subito la vita s.
Appena giunto a Roma, Don Bosco aveva appreso da Monsi-
gnor Manacorda come il Sommo PonteGce avesse manifestato il
suo dispiacere perche Mons. Gastaldi s'era dichiarato favorevole
alle opinioni di Dupanloup, specialmente riguardo all'inopportu-
nità della definizione. Il Vescovo di Orlbans aveva esposto al
Vescovo di Saluzzo, facile alle pronte impressioni, le dolorose
conseguenze religiose e politiche, che, secondo lui, sarebbero im-
mancabilmente sorte da tale definizione. Perciò in Roma dicevasi
che Mons. Gastaldi preparasse un memoriale per combatterne
Soppominità. Don Bosco, senza por tempo in mezzo, si recò a
visitarlo per dissuaderlo da un tal passo: ragionò a lungo con lui
sull'ohbligo di non mettere incagli ai dise-pi di Dio, gli fece no-
tare che certe paure eran da considerarsi esagerate, che non era

5.6 Page 46

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I I I - P8r la Chiesa e pev lo Stato - 1869-1872
43
più il tempo d'indietreggiare e tacere, trattandosi di una verità
fondamentale, negata e bestemmiata dagli empi del mondo in-
tero, e che le conseguenze della definizione dovevano lasciarsi in
mano di Dio. Kousignore, il quale era pieno di zelo e di pietà
profonda, e nutriva s o n w venerazione per Don Bosco, fu così
soddisfatto e convinto da quelle ragioni, che gli disse:
- Fin d'oggi mi accingo a trattare la cosa sotto questo aspetto
e preparerò un memoriale in difesa dell'infaliibilità personale dei
Papa e snll'opportunità della dogmatica definizione.
- Su qnest'argomento, suggerì Don Bosco, p r e p d un discorso
che dirà in pieno Concilio. Le assicuro che farà cosa gratissima
al Papa e che le acquisterà grande onore al cospetto di tutta la
Chiesa.
I comidenti si awidero di questo improwiso cambiamento
di pensiero di Mons. Gastaldi, e fu per loro come un colpo di
fulmine a ciel sereno, tanto più che nessuno aveva penetrato il
segreto del suo colloquio con Don Bosco. I1 Vescovo di Saluzzo
tornò egli stesso a parlare col Santo, e i coiioqni si moltipli-
carono ed ebbero per effetto che Mons. Gastaldi divenne uno
dei più efficaci sostenitori dell'opportunità della definizione in
pieno Concilio.
Aiia testa di un gnippo di oppositori era Mons. Audisio, Ca-
nonico di S. Pietro e già preside dell'Accademia di Superga.
Questi, saputo che molti dei suoi, dopo aver parlato con Don
Bosco, ne tornavano mutati e convinti dell'opportunità della de-
finizione, si recò egli pure a visitarlo. I1Santo, impegnato in tante
udienze, due volte non pot& riceverlo, ma il Canonico M tornò
la terza, deciso di parlargli ad ogni costo. Dopo aver aspettato
a lungo, venne finalmente introdotto e rimase presso il Santo
oltre due ore. Stimava Don Bosco per le sue cognizioni storiche
e come awersario lo temeva; quindi lo attaccò sulla questione
generica deli'infaliibilità e su qualche caso speciale, chiedendogli
se fosse dawero di opinione favorevole aila definizione. Erano
presenti al colloquio Padre Perrone e Mons. Galletti ed altri Ve-
scovi. Don Bosco si schermi dal rispondere direttamente, dicendo
che non toccava a lui il prender la parola, di fronte a tali cultori
della storia; ma SAudisio senz'altro entrò a sostenere le sue opi-
nioni con tanta eloquenza, da far strabiliare. Parlò per un'ora di

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41
- IV Prbuvcde aZl'avvenire
seguito. Alla fine il Santo lodò la sua erudizione, disse di non
- poter controbattere i singoli argomenti, e aggiunse gentilmente:
Giacchè si tratta di una questione di tanta importanza
non debbo limitarmi a ragioni e prove mie. Ho qui con me un
testo di uu'autorità, alla quale ella pure non potrà certamente
contradire. l?$ un'opera di un autore dotto, pio, coscienzioso e,
se vuole, gliene leggerò qualche punto che chiarisce bene la que-
stione. Io son pienamente d'accordo con questo esimio scrittore,
- che non è sconosciuto a Vosigmria.
Chi è costui? Non condivido con nessuno opinioni contra-
rie alle mie - rispose SAudisio.
- Quand'ella sappia di chi si tratta, ripetè amabilmente il
Santo, non potrà a meno di accondiscendere e quietarsi.
- Non può essere; ma vediamo e sentiamo le prove.
- E Don Bosco, con graziosa lentezza, preso un volume e te-
nendone celato il frontispizio, disse: Qui in poche parole sono
esposte delle ragioni solidissime per sostenere l'infallibilità del
Pontetice, e l'autore è di tale autorità, che non può desiderarsi
maggiore; - e incominciò a leggere.
Mons. Audisio, che stava ascoltando attentamente, ad un
tratto scattò in piedi, quasi per strappare ii libro dalle mani .
del Santo. Sera accorto di esser caduto in un garbato tranello.
Don Bosco leggeva m volume deila e Storia Religiosa e Civile dei
Papi di Guglielmo Audisio, Canonico di S. Pietro in Vaticano e
Professore di Diritto Razionale delle Genti all'Università deila
... Sapienza » (I).
- Basta, basta! esclamò ridendo il Prelato; la... lasciamo
stare.
Pio M era così soddisfatto dello zelo di Don Bosco che un
giorno gli disse: - N o n potreste lasciar Torixo e venire a stabilirti
a Roma? L a vostra Società W #erderebbe? -Santo Padre, sarebbe
la sua rovina! - I1 Papa non insistette. Don Bosco, lo confessò
... - egli stesso, amava troppo i suoi giovani per lasciarli.
g II mio pens-iero scriveva a Don Rua - vola sempre
(I) Cir. Storia R~ligiosae Civile dei Papi Pw Gugliehpo Audisio,
Canonico di S. Pietro i n Vaticano e Professwe d i Diritto Rasimale
delle Genti all'univevsitd della Safiienzu; volume secondo, pag. 292 e
494.

5.8 Page 48

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- - 111 Per la Chiesa e pcv lo Stato 1869-1872
45
... dove ho il mio tesoro in Gas%Cristo, i miei cari figli dell'oratwio.
P i h volte al giwno v6 loio a fare visita s; ed entrava in particolari
che dimostxavano apertamente come Iddio premiasse il suo zelo
col fargli vedere, anche di lontano, ogni atto dei suoi giovanetti,
perchè più efficacemente potesse spronarli aila virtù.
Neiia stessa lettera, dava loro un ammonimento: P Venerdì
... passato (28 gennaio) sono stato chiamato ad assistere il Granduca
di Toscana Leopoldo. Era agli estremi mi conobbe ancora,
disse più cose, fra le altre: Perdono di buon cuore ai miei nemici
e iltvoco sopra di essi la misericordia del Signore. Lo assistei dalle
Io aile 12%. quando, in presenza di sua moglie, del Duca di Parma,
del Re di Napoli e di molti altri personaggi che pregavano e pian-
gevano, mandò l'ultimo respiro in età di 73 anni. Gli onori, le
persone, le grandezze, nulla valsero ad allungargli di un sol mo-
mento la vita. Con sè portò soltanto quei po' di bene o di male
che ha operato in vita, come dice San Paolo! Giovani miei cari,
ricordiamoci che in pwnto di mwte raccoglieremo quanto avremo
seminato nella vita n.
Toinò ai piedi dei venerando Pontefice il 21 febbraio, e sul
finir dell'udienza parve sopra pensiero. Aveva con sè lo scritto
del sogno dei 5 gennaio, nel quale erano accennati i disastri
che sovrastavano aUa Francia ed all'Italia, ed anche il trionio
finale del Vicario di Gesù Cristo, ma non aveva il coraggio di
presentare il foglio. Si fe' violenza e chiese al Papa:
- Desidera, Santo Padre, che le sveii m a cosa?
- Parlate!
- Vuole proprio che non le faccia misteri?
- Ve lo comandol
AUora prese a parlare dei futuri amenimenti deiia guerra,
da tutti giudicata ormai inevitabile tra la Francia e la Prussia,
deii'abbandono nei quale Napoleone avrebbe lasciato Roma, deiia
caduta del suo Impero e dei terribili flagelli che dovevano piom-
bare sulla Francia, e speciaimente su Parigi.
Giunto a questo punto, commosso e turbato, non sapeva se
dovesse prose,&e, e il Papa in buon punto lo trasse d'imbarazzo. .
dicendogli:
- Basta, basta! altrinamti stanotte non posso pizl dmmire!
in questo viaggio però, sebbene assediato daile udienze e con-

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46
IV - Provvede aU'avvenz+e
tinuamente richiesto di recarsi a celebrare presso nobili famiglie
e comunità religiose, e a benedire infermi, non ebbe le entusiasti-
che accoglienze degli anni precedenti. La ragione era questa.
Nel 1867, nel timore di un'azione rivoluzionaria su Roma, Don
Bosco aveva detto chiaramente: non entreranno! È $i%facile
che le pietre dei selciati di Roma sorgano per battersi l'una contro
L'altra, che La rivoLah.ah.ionemtri ora in Romau. Le sue parole ri-
guardavano soltanto i tentativi d'invasione che si compirono ailora,
che ben altre erano le sue previsioni per gli anni seguenti. Fin
dal xg ottobre del medesimo anno, scusandosi colla Contessa
Callori del ritardo frapposto aila stampa di un libro (I): a Stia
tranquilla - le diceva - che avanti sia com$iuta l'unità italiana
(ciò sarà presto), il Libro sarà ultimato >D.E non diede più alcuna
assicurazione deila t r a n q f i t à di Roma: ma, con prudenti parole,
cominciò a far comprendere la possibilità di un'occupazione. Ora,
quanti la credevano impossibile, e, fiduciosi nel veto e neile armi
di varie potenze si lusingavano anche nella speranza di qualche
portentoso intemento celeste, udivano di mal animo quelle sue
parole e, tenaci nelle loro idee, incominciarono a guardarlo con
diadenza. Ed egli, vedendosi considerato come profeta di malau-
gurio, non rispose più direttamente a certe domande, e, per quanto
potè, si astenne dal comparire i n pubblico.
Aveva stabilito di tornar presto a Torino, e un fatto inatteso
gli fece anticipar la partenza.
Le cose erano cangiate. Più d'uno dei suoi amici e confidenti
desiderava conoscere le future sorti di Roma, e di Pio iX e del
potere temporale, ed egli senz'ambagi aveva detto che il Sommo
Pontefice avrebbe celebrato il suo Giubileo Papale e assicurò che
avrebbe oltrepassati gii anni di S. Pietro. Interrrogato sugli av-
venimenti politici, si schermi dal rispondere direttamente, ma
accennò come Napoleone avrebbe abbandonato Roma ritirandone
il presidio francese, e disse pure chiaramente che vi sarebbero
entrati gli italiani. La voce si sparse, e servì a far sorgere falsi
giudizi
Neppur tutti i Prelati di Curia gli eran favorevoli e lo guar-
d a v a ~di buon occhio. Si parlava di grazie singolari ottenute colle
( I ) Il Cattolico pvouveduto, che usci, come si & detto, nei 1868.

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- 111 - Per h Chiesa e per lo Stato 1869-1872
47
sue benedizioni, e di tanta gente che gli affollava attorno come
a un taumaturgo: ed alcuni non volevano prestar fede a quelle
maraviglie, altri ritenevano fuor di luogo quelle scene in Roma.
&che il tentativo di veder all'Indice il libretto sul Centenario
di S. Pietro, non era da vari dimenticato.
Sta il fatto che lo si voleva far comparire innanzi al S. Uffizio;
e fu scelto uno degli Ufficialidella S. Congregazione, a lui bene-
volo, neUa fiducia che avrebbe meglio ottenuto lo scopo, per an-
darlo ad invitare. ii buon Prelato vi si recò una e due volte
per compier bene il delicato affare e il Santo, l'una e l'altra volta,
rispose che non avrebbe avuto difficoltà di presentarsi qualora
glie ne pervenisse invito formale, con l'esposizione del motivo
della chiamata. La risposta si ritenne giusta; e si pensava a pre-
parare ed inviare l'invito, quando Don Bosco, che aveva capito
di che trattavasi, lasciava Roma.
Quella mattina era atteso a celebrare, nel tempio di San Pie-
tro in Vincoli, da un gran numao di fedeli, i quali appena sep-
pero che non vi sarebbe andato e che sarebbe partito, corsero alla
stazione, ove giunsero pi-ima del Santo. Questi, appena arrivò
e vide tanta gente che l'attendeva, s'aniò difilato al treno. Tutti
gli corsero dietro in massa e con tanta lessa che ruppero la can-
cellata e si riversarono sui binari, voleiido una sua benedizione.
Don Bosco voleva schermirsene, ma fu costretto ad annuire;
e quando s'elevò il fischio della locomotiva che annunziava la
partenza, di nuovo si misero tutti in ginocchio, ed egli dovette
di nuovo benedirli. Vari, intanto, salirono in fretta anch'essi in
treno, desiderando parlargli, e alcuni discesero alle stazioni più
vicine, altri ad aitre più lontane, altri lo accompagnarono sino
a Firenze.
ii domani, Pio LX, desideroso di sentir la continuazione di
quel racconto, mandb a cercar Don Bosco. Questi era già partito
per Firenze; e ii Papa, quando venne a conoscere gli accennati
incidenti, rideva e rideva di cuore.
U Santo ebbe la notizia della presa di Roma mentr'era a Lanzo,
e, con meraviglia dei presenti, la ricevette con la tranqniilità
di chi ode annunziare una cosa conosciuta da lungo tempo. Sotto
la prima impressione degli awenimenti compiutisi, vari membri
deiia Corte Ponti6cia consigliavano ii Papa ad abbandonare la

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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4s
IV - Provvede all'auvenire
città e a cercare un rifugio sicuro altrove. Pio IX esitava ad ab-
braccia questo partito. ma, per prudenza, aveva dato le disposi-
zioni necessarie pel viaggio. I Pielati insistevano. Il Papa volle
allora interpellare Don Bosco, assicurandolo che avrebbe segutto
ii suo consiglio; e, a coloro che lo pressavano, ripeteva: - Aspet-
tiamo la risposta di Don Bosco. - I1 Santo, dopo avere lunga-
mente pregato, mandb, &er mano fida, la risposta concepita in
questi termini: a La sentznella, l'Angelo d'lmaele si jevmi al suo
$oste, e stia a guardia della rocca d i Dio e deil'arca santa s.
Pio IX, lettaia, revocò ogni disposizione per la partenza e
non si mosse da Roma, non ostante che per qualche tempo gli
venissero dati pareri contra& Cosi depose il Card. Giovam
Cagliero, ben informato di questo fatto, poichè egli stesso fu in-
caricato di copiar la lettera spedita al Santo Padre. Qual ser-
vizio rese il Santo aila Chiesa e a1i'Italia con questo consiglio!
Un altro segnalatissimo servizio egli rendeva aila Chiesa
in Italia nei 1871. Più di 60 diocesi mancavano di Pastori, con
danno immenso delle anime, per l'indifferenza religiosa che si
faceva strada fra i popoli; ed egli, esposto ii suo disegno a
Pio IX, scrisse &ciosamente al Ministro Lanza, dicendogli che,
dopo la legge delle Guarentigie, sancita ii 13 maggio, non era
uell'interesse del Governo l'opporsi aile nomine dei Vescovi, aiie
quali il Papa avesse deliberato di procedere; e intanto si o&iva
ad interporre i suoi buoni &ci presso la S. Sede.
ìi Minisbo accettò, ed ecco giungere un plico al Prefetto di
Tonno con incarico di consegnarlo personalmente a Don Bosco.
li Prefetto, che era in città da poco, si afirettò a mandare un
usciere ali'oratorio, meravigliato che il ministro potesse aver
rapporti di grande segretezza con un sacerdote. I1 Santo si affrettò
-a recarsi dal Prefetto e lesse nel plico ministeriale poche parole:
Don Bosco t? pregato, se è $ossibile, di trovarsi injakntemnte
dopo domani a Fir~nze.
La sera stessa egli parti per Firenze. Nei presentarsi al Mini-
- stro Lama gli disse:
Eccellenza, la ringrazio di avermi accordato quest'udienza.
Avrd inteso il m t i v o che a lei m i conduce. Io desidero i l bene della
Chiesa e dello Stato; nza medo c h V. E. conosca chi è Don Bo
perciò sa$rd che prima d i tzrtto W sono catlolico.

6.2 Page 52

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- - I I I Pev la Chiesa e per lo Stato 1869-1872
49
- Oh! lo sappiamo, rispose gentilmente il Ministro, che Don
BosEcodèi.mb'.zi.&
cattolico del
il colloquio
Paba!
delle trattative
sui
vescovi
e
sulle
dio-
cesi vacanti, che continuò a Roiorna, ed ottenne che il Governo
desistesse dal proposito di sopprimere alcune diocesi e poi che
fossero salve dalla soppressione le Case Generalizie con le Case
religiose di Tor de' Specchi, delle Suore della Carità della Bocca
della Verità e della Trinità dei Monti.
In quei giorni Pio IX, primo fra i Papi, raggiungeva gli a m i
di pontificato di S. Pietro. La s o l e d t à ebbe un carattere stretta-
mente religioso e fu celebrata soltanto in S. Giovanni Laterano
e in S. Pietro, ma con straordinario concorso di popoio. Tutti
i Sovrani inviarono al Papa i loro auguri e da ogni parte del mondo
anivarono moite deputazioni, che costituirono un pellegrinaggio
imponente, al quale non rimase estraneo Don Bosco.
Pio IX pianse, allorchè Don Bosco gli espose il quadro deso-
lante di tante diocesi senza pastore; lasciò che trattasse presso i
hfiuistri, e, quando vide a buon punto condotte le pratiche preli-
minari, gli disse:
- Datemi voi la lista dei Vescovi bere fatta, e io I'app<overd!
NelSagosto il Santo andò a Nizza Monferrato, dove, nella villa
della Contessa Corsi, lavorava alacremente per formare la nota
di coloro che giudicava degni deli'Episcopato. Aveva chiesto
moite informazioni e invitati a egregi sacerdoti per conferire
con loro. In un sol giorno si trovarono a pranzo con lui diciotto
Vicari generali o capitolari.
Tornato a Torino, andò a Lanzo per gli Esercizi spirituali; e
vari salesiani, amando conoscere a qual punto fossero le tratta-
tive per la nomina dei Vescovi, gli domandarono: - Ora che
Don Bosco ha fatta la lista, come andrà la cosa? I1 Papa come farà
a collocare i Vescovi nelle loro sedi? Chiederà licenza al Governo?
I Vescovi dovranno chiedere il permesso e assoggettarsi al Regio
Plucet?
E il Santo: - Quante difficoltà andate affastellando! Gesù
Cristo chiese forse licenza a qualcuno, quando mandò gli Apo-
stoli a predicare? Disse loro queste sole parole: Andate!... E
andarono.
Da ciò si capi quali pensieri avesse manifestato a Pio IX.
- 4 G. B. Lmzroysr VI:* dr S. Gzmimuri Bmco. vol. 11.

6.3 Page 53

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50
- IV Prouuede all'avvelzi*e
Il Papa avrebbe agito senza chieder nulla al Governo, il quale
temporeggiava ad arte nel veuire alle conclusioni. La cosa più
importante era quella di avere i Vescovi nelle diocesi; che lo Stato
desse o negasse loro i beni temporali, era una questione secondaria.
E Don Bosco confidava paternamente ai suoi figli: - I1 Papa
m'ha detto: "Fate la lista e presentatemela". E ciò che fece Don
Bosco fu ben fatto.
Era ancora a LanzoTorinese per gli Esercizi spirituali, quando
venne a sapere che il Ministro Lanza l'attendeva a Firenze. Era
giunto al Prefetto della città di Torino un altro telegramma
con@enziale:
Se il Saceidote Doa Bosco si trova costi lo chiami a e lo $re-
ghi recarsi al $i% presto Firenze per confwiie co% me sopra affare
a lzii noto D.
Don Bosco radunò il capitolo e annunziando quella partenza
improwisa, disse tra l'altro, che se qualcuno avesse domandato
perchè era partito, rispondessero che era stato chiamato per %nma-
lato grave! (e questi era il regno d'Italia!).
Da Firenze SII settembre teiegafò a Don Rua: (1 Continua
viaggio. Ritorno prolz~ngato.Scriverò nz<ovameate.Tutto beae >).
Si trattava di superare alcune difficoltà che ostacolavano
la nomina di alcuni vescovi
Giunto a Roma, trovò che il Papa aveva approvata per intero
la lista dei nomi che gli aveva presentata. Vera soltanto qualche
difficoltà da superare per alcune nomine particolari, ed egli fu,
per queste, illuminato intermediario e prudente consigliere.
Era ailora vacante anche l'Archidiocesi di Torino, essendo
passato a miglior vita, i1 18 ottobre 1870, l'Arcivescovo Mons.
Ricardi di Netro: e Don Bosco desiderava che vi fosse promosso
Mons. Gastaldi, col quale era stretto da intima amicizia. Pio IX,
sebbene di altro parere, si lasciò vincere dalle sue istanze e:
- Voi lo volete, gli disse, ed io ve lo do! - E Don Bosco fu il
primo a partecipare a Mons. Gastaldi la promozione avuta.
Tutti sapevano che Don Bosco era andato a Roma a p p u ~ t o
per queste pratiche. I l Fanfulla il 16 ottobre scriveva: (iLe sedi
fino a ieri prowedute erano 59. Per quelle delle vecchie Province
il Papa si è deferito alle proposte di Don Bosco di Torino, chiamato
espressamente in Roma ».

6.4 Page 54

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- I I I Per la Chiesa e +e+' lo Stato - 1869.1872
SI
Più di quaranta furono le diocesi provviste nei Concistoro
del 27 ottobre 1871, e il S. Padre ripetè nell'allocuzione ciò che
Don Bosco aveva detto ai suoi figli:
uASie vedove chiese d'Italia, in nome di Gesù Cristo, Figlio
di Dio, assegniamo oggi in parte i rispettivi pastori e in parte
li assegneremo in se,&to al più presto possibile, portando fiducia
che Colui, il quale Ci ha impartita SAutorità e commesso il dovere,
rimossa per Sidnita misericordia sua ogni difficoltà, se pur ne
volessero opporre a quest'opera dei Nostro Ministero, voglia be-
nedire e secondare queste Nostre premure, intraprese unicamente
per la spirituale salute delle anime... Dichiariamo apertamente
che nell'esercitare questa gravissima parte del Nostro Apostolico
bGnistero Ci serviamo della potestà concesaci da Colui, che è
Principe dei Pastori e Vescovo delle nostre anime, della potestà
cioè dataci da Gesù Cristo Nostro Signore nella persona del Bea-
tissimo Pietro... n. E ai Vescovi presenti in Roma, imposto se-
condo l'uso il rocchetto, ripeteva: « Come un di il nostro Drviu
Salvatore mandava gli Apostoli, cosi io mando voi alle infelici
diocesi d'Italia, da tanto tempo vedovate dei loro Pastori. Forse,
vorrei non dirlo, nzitto oos sicut a g m s in medio lvfioium. Non
so se potrete andare aiie vostre residenze, non so se ci avrete da
vivere... i). Difatti gli eletti non ebbero le temporalità, ma pote-
rono entrare nelle loro diocesi.
Anche in mezzo a questi gravi impegni, che costringevano
il Santo a spiegare tanta parte della sua attivita fuori deli'Ora-
tono, egli continuava, inalterata, in mezzo ai suoi figli, la sua vita
laboriosa in continua unione con Dio.
Un giovinetto, Pietro Marchino, alunno della 28 ginnasiaie
nell'oratorio, in un giomo di maggio del 1870 veniva assalito da
una febbre violenta, sicchè, nella domenica precedente la festa
dell'Ascensione, a stento potè restar in chiesa sino alla iuie. Si
mise a letto, e la sera il medico gli ordinò un calmante: ma il male,
dopo aver ceduto per pochi minuti, ben presto riprendeva tutta
la sua forza. Il giomo dell'Ascemione, il poveriuo, vedendo che
non migliorava, senza dir n d a a nessuno, scese dal letto, si
vestì e uscito dall'infermeria andò in sagrestia, ove Don Bosco
stava per vestire i sacri paramenti e recarsi a celebrare. Mar-
chino gli si avvicinò e gli disse: - Ah! Don Bosco, ho la feb-

6.5 Page 55

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bre, mi benedica. - Don Bosco lo guardò afiettuosamente e n.
spose: - Adesso vado a celebrare, e dopo ti darò la benedi-
zione che dimandi. - Marchino prese il messale, deiiberato a
servirgli la Messa. - I1 Santo si mise l'amitto, ma poi se lo tolse
- dicendo: - No, la benedizione, mio caro Marchino, te la darò
prima di Messa; prendila adesso. Inginòcchiati! Marchino
s'inginocchiò, il Servo di Dio lo benedisse, e d i s t a n t e il giovane
si senti liberato come da un gran peso sul petto, e non ebbe più
febbre.
In quei giorni, pieno di gratitudine alla gran Madre di Dio e
al Sommo Pontdce, che di continui favori e beneiici andavano
arricchendo l'Opera Salesiana, Don Bosco pubblicava due nuove
operette.
XeUa prima, intitolata: ((Nove giw~siconsacrati all'Augusta
Mcadre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice »,illustrava
lo scopo di questa divozione, che è quello di procurarsi la speciale
protezione di Maria in punto di morte, mercè la divozione a Gesù
Sacramentato e alla sua Madre Immacolata i).
Nella seconda: «Fatti anzer~idella oita di Pio I X »,mentre
metteva in mostra ala bontà e la carità incomparabile I> del cuore
del grande Pontefice, faceva (ieziandio ad evidenza conosceie
come la nostra Santa Religione guidi alla suprema fel~citàdel
cielo, e nei tempo stesso sia socievole, utile materialmente,
vi abbia infortunio umano cui essa non intervenga per soccorrere
Sinfelice, consolare SaBtto, illuminarlo nella dubbiezza della
vita, e sostenerlo nella sventura ».
In pari tempo, con la fondazione di due nuovi istituti, aUar-
gava il campo di azione della Pia Società. Nell'ottobre del 1870,
con la benedizione di Pio IX, apriva il Collegio-Convitto Muni-
cipale di Aiassio; e Sanno seguente fondava in Marassi, presso
Genova, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli, trasferito poi nei 1872
a Sampierdarena,in un ex-convento dei Teatini, con annessa m a
beila chiesa che venne riaperta al divin culto. Al dottor Don
Francesco Cerruti affidava la direzione del Collegio di Alassio,
al prof. Don Paolo Albera quella dell'ospizio di Marassi.
Similmente, nei 1870 trasferiva in miglior sede, cioè a Borgo
S. Martirio, il Piccolo Semirzario S . Carlo di Mirabello, e nei 1871
il Collegio di Cherasco da v e s t a città a Varazze.

6.6 Page 56

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- - I I I Pev la Chiesa e per lo Stato 1869-1872
53
Un altro particolare.
Fin dail'anno 1870, gli ex-allievi deli'Oratorio cominciarono
a raccogliersi attorno ai Smto per una dimostrazione d'affetto.
'Cin giorno di magio una dozzina di essi, incontratisi in città,
incominciarono a parlare di Don Bosco. Era nel crocchio Carlo
Gastini, che il Santo aveva accolto tra i primi nell'Oratorio, fin
dal 1847, e che continuava a recarvisi ogni giorno come capo
legatore. I compagni, xicordando le mille prove di bontà, di cui
anch'essi erano stati fatti segno, si rammaricavano che, approssi-
mandosi Sonomastico di Don Bosco, non av~ebberopotuto dirgli
di presenza nemmeno un grazie! - Tu sei fortunato, ripetevano
a Gastini, perchè lavori ail'Orato90, e continui ad esser sempre
con Don Bosco! - Ascoltate! - rispose Gastini: e combinarono
di trovarsi, insieme con altri compagni, il 24 giugno nella chiesa
di Maria Ansiliatnce per assistere alla messa di Don Bosco e,
in corpo, presentarsi a lui.
Detto fatto. 11 29 giugno 1870 un bei nucieo di ex-ailievi si
recavano con gioia al Santuario, e dopo la messa dei Santo, rac-
coltisi n&a sala che era daiia parte opposta aii'antica sagrestia,
invitavano Don Bosco a passare un momento da loro. Non è
a dire quanto ne godette i'animo delicatissimo dei buon Padre,
e come l'ardente sua carità cogliesse a volo queii'occasione per
ripetere ai suoi carissimi figli il semplice ammonimento di con-
servare e mondere n&e famiglie lo spirito deli'Oratorio.

6.7 Page 57

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CAPO IV
LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
1872
Dopo aver assistito aii'ingresso di hfons. Gastaldi in archi-
diocesi, Don Bosco si recava a visitare le nuove case di Marassi
e di Varazze; e, quantunque non si sentisse troppo bene, da Va-
razze andava ancora h o a Celle per farvi una visita. Spirava un
vento umido e violento, e più acuto gli si fece un dolore che già
sentiva alle spalle. Tornato in collegio, si mise a letto; e si tele-
grafò a Don Rua: (iPapà sospende ritorno, r e m a inasprito, fatto
salasso, niente allarmante n. Era la vigilia dell'Immacolata. La
notizia fu presto seguita da altre più gravi: si trattava di una
forte eruzione di sloghi miliarici, con febbre altissima.
u Stassera - scriveva Don Francesia il 13 dicembre - siamo
stati muti per molto tempo neila camera attorno al suo letto,
mentre egli soffriva,senza il coraggio di aprire la bocca. Speriamo
che anche il nostro dolore, offerto a Dio per la guarigione solle-
cita dei povero nostro Padre, otterrà il suo effetto. Vorrebbero
tutti andarlo a vedere, ma è prudenza tenerli lontani. Non ab-
biamo ancora osato togliere dalle pareti il bei motto: Viva Don
Bosco! che qua e si affisse aiia sua venuta, ed egli è già in tanta
pena. Anche sulla porta deiia camera in cui è coricato, sta scritto:
Viva Do%Bosco! Era un augurio in timore di queiio che ci doveva
capitare?... u.
Non appena si sparse la notizia, molte femorose preghiere
saiirono al cielo. Mons. Galletti, Vescovo d'Alba, ne fu quasi at-
territo, e, non potendo reggere al pensiero che il Santo avesse a
soccombere, si gettò in ginocchio e, cogli occhi gonfi di lacrime e
le mani alzate in atto supplichevole, ruppe in queste parole:

6.8 Page 58

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- - IV Le Figlie d i Maria Amiliatrice 1872
55
- Signore, se volete una uihima, ecco1 FU;; ma $er $;età, ri-
sparmiate Don Bosco.
Anche vari giovani e Salesiani, tra cui Don Bonetti e Don Pe-
starino, offersero al Signore Solocausto di sè stessi per la guarigione
deli'amatissimo Padre; tutti lo raccomandarono con una novena
a Maria Ausuiahice; e le notizie incominciarono a migliorare.
L'ultimo giorno deli'anno, ii Santo radunò i Salesiani di Va-
razze attorno al suo letto e spiegò loro due passi scritturali: (iPraebe
teipsum exemphm bonorum ope~uml;a chiave del buon esempio &
l'obbedienza; quindi: Obedite piaepositis vestris et subjaceie eis,
ifisi e n h fieruigilant quasi firo animabus vestris rationem reddi-
turi ».
a Anche nei sogni - scriveva ii salesiano Pietro Enria, che lo
assisteva giorno e notte - e fra i suoi cari... L'ho udito tante volte,
mentre dormiva, gridar cosi forte, che in principio, non sapendo
che cosa fosse e credendo che gli venisse male, gli domandava
n- come si sentisse e se avesse bisogno di qualche cosa. Egli mi
spondeva: -Non ho bisogno di nuiia: sognai chei'oratorio pren-
- - deva fuoco! o altre cose simili. - In questo momento che scrivo,
mi sento chiamare: Enria! Enria! Corro. Ei dorme e sogna,
e domiendo domanda: -Come sta quel giovane?-Gli rispondo:
- Di qual giovane mi parla? - Quel giovane ammalato come
... sta?... - E così dicendo si svegliò. Vi sari chi non sisenta preso
d'amore per un Padre così caro? n.
I1 male minacciò di aggravarsi nuovamente. Don Francesia
il 5 gennaio scriveva a Don Rua: &Abbiamoavuto una decima
... o undecima eruzione. Speravamo... e poi fummo pienamente
delusi 8. Ma soggiungeva in un poscritto:
P Ii Card. Antonelli rispose ieri sera che ii S. Padre dava al-
i'infemo Simplorata Benedizione Apostolica. A Don Bosco riusd
graditissima e assicura che non passò notte si beata e si buona
come la scorsa, in cui ii S. Padre Saveva benedetto. Conserverò
ii dispaccio tutto inghirlandato a festa, come ci venne comunicato
dalia stazione ».
Dopo la benedizione del S. Padre la guarigionedi Don Bosco
si accentuò. I114 gennaio s'alzò di letto e stette levato più di due
ore, fra una letizia indescrivibiie. I giovani si misero a gridare:
Viva Don Bosco! ne presero d'assalto la camera, e fu necessità

6.9 Page 59

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56
- TV Provvede ali'avvenire
lasciarli entrare: ed egli, seduto su di un seggiolone, somdente
e festoso, li ricevette tutti, dai grandicelii ai più piccoli.
Anche Don Rua con altri da Torino, Don Bonetti da E r a -
bello, Don Lemoyne da Lanzo, Don Cemti da Alassio, Don Al-
bera da Marassi, Don Pestasino da Mornese, e molti ex-aliievi ed
ammiratori si recarono durante la malattia a fargli visita, e la
contentezza del Padre fu pari a quella dei figli. Lo stesso Vescovo
diocesano gli usa questo tratto di benevolenza, dicendo che Don
Bosco era assai più di quello che lo si credeva e che egli era ben
lieto di potergli dimostrare la sua stima (I).
11 30 gennaio il Santo si recò ad Alassio, e nell'andare alla
stazione ebbe le più cordiali dimostrazioni di affetto dai buoni
Varazzi$ usciti sulle vie.
il 6 era di nuovo a Va~asze.
I115 era a Torino, dove l'attendevano i giovani e vari be-
nefattori con il nuovo Arcivescovo, raccolti nel Santuario. Al suo
ingresso Giuseppe Buzzetti, il più antico degli &evi, intonò il
salmo: Laudate, @evi, Dominum, che fu proseguito da tutti fra
lacrime di santa aiiegrezza. L'Arcivescovo stesso, dopo il canto
del T e Deum, imparti la benedizione.
Gli alunni avevano comperato un calice d'argento e, accompa-
gnandolo colla lettura di un inno, l'offersero ai Santo. Q u e s ~
disse brevi parole di ringraziamento. All'udire quella voce tanto
amata, fatta fioca e quasi incerta, tutti chinarono gli occhi pieni
di lacrime; non vi fu uno che osasse in quel momento fissarli
sopra di lui. La convalescenza fu lunga, ma non gli impedì di ri-
prendere le ordinarie occupazioni.
Nel frattempo egli non aveva tralasciato di occuparsi delle
pratiche necessaie perchè i Vescovi potessero ottenere senza
tanti imbarazzi le temporaiità. Anche da V-ze, durante la
convalescenza daila grave malattia, 1'11 febbraio aveva scritto
al Ministro Lanza:
(I) hieiia camera abitata dal Santo durante la mortale malattia
usi voiie mettere - scliveva Don E'raucesia a Don Rua il 31 gen-
naio 1872 - la seguente iscrizione a capo dei letto:
- - D In questo letto entro a questa camera ptedzcd co' suo* dolori
- - per lo seazio di giorni nnquanta il nostro caro Pudre Don Bosco.
- Come 6% parvero lunghi ed aijannosil D.

6.10 Page 60

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- - IV Le FzgZie di Maria Azcsi1iat~;ce 1872
57
(I Quando io aveva l'onore di parlare alla E. V. il g passato
settembre parmi che siavi stato pieno accordo che il Governo
lasciava libera la scelta dei Vescovi ai Papa, il Governo avreb-
be opposta Micoltà pel conseguimento della temporalità. Ciò
comunicai al S. Padre, e quando, da parte del medesimo, due
giorni dopo esprimeva i ringraziamenti, con altri pensieri della
stessa Sua Santità, l'Eccellenza Vostra compiacevasi di confer-
mare le medesime cose.
i>Ora mi si domanda ed io dovrei rispondere se le cose furono
veramente espresse in questo senso, e se qualche ragione abbia
dato motivo a modificazione. Se la E. V. nella sua nota bontà
giudicasse farmi dire una parola da comunicare, toglierebbe me
da un grave imbarazzo, e le intenzioni del Govemo sarebbero
nel suo vero senso conosciute... ».
Quindi rilevava come a le nomine dei Vescovi testè proclamate
tornarono ai buoni di gradimento universale, ed alle popolazioni
di soddisfazione che andò all'entusiasmo. Da tutte le parti si fa-
cevano al Governo gli encomi più lusingheri per la libertà lasciata
al Pontsce ed ai Vescovi nello esercizio del loro ministero. Ma
quando rividero i Vescovi obbligati ad andare gli uni nei seminari
diocesani, gli altri a casa propria, o in pensione, o a pigione, non
è a dire quanto siasi cambiato il giudizio e l'opinione pubblica*.
In &e, dopo d'aver dichiarato d'esser persuaso, che se Sua
Eccellenza (1 avesse occasione di ascoltare le cose dette, che 0-4
giorno si vanno vieppiù dicendo a questo riguardo I), era convinto
che avrebbe preso 8 misura &face, a&chè ogni difficoltà venga
appianata, e sembra potersi appianare senza scapito deUe parti
interessate)), concludeva: a Io scrivo con conSdenza, e l'assicu~o
che mentre mi professo sacerdote cattolico ed affezionato al Capo
della Cattolica Religione, mi sono pur sempre mostrato affezio-
natissimo al Govemo, per i sudditi del quale ho costantemente
dedicate le deboli mie sostanze e le forze e la vita. Se EUa crede
che io la possa servire in qualche cosa vantaggiosa al Governo
ed alla Religione, non ha che accennarmene il modo>).
Anche a sulla questione vigente tra i l Ministero dei Culti e i
Vescovi eletti Izel 1871 u faceva giungere al Ministro alcune note
che riassumiamo nettamente.
Se anel 1867 i nuovi Vescovi non furono obbligati a presen-

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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58
- IV Provvede all'avoenire
tare le loro Bolle al R. Exequatur, sebbene in quei tempo vigesse
la formalità dei R. Exequtur in tutta la sua estensione, anche
giusta gli antichi Concordati colla Real Casa di Savoia, e con
tutti i Governi d'Italia, essendosi contentato il Governo di cono-
scere prima le persone che venivano nominate ai Vescovati da
Sua Santità... I); - siccome (1 anche sotto il regime dei Governi
precedenti e dell'Augusto Re Carlo Alberto, quantunque pre-
sentati, i Candidati ai Vescovati dal Re, e coufermati dal Papa,
pure le Bolle Pon%cie si presentavano al R. Exequatur, che con-
cedevasi con grande solennità dal Senato, e chiamavasi il Ma-
g w m Exequatur »; - oggi i< in se,dto della Legge 13 maggio 1871
sulle Guarentigie Pontifcali essendo ristretto il R. Exequatw
alla pura concessione delle temporalità..., sembra inutile la pre-
sentazione delle rispettive Bolle, giacchè cessano gli antichi mo-
tivi per cui i Governi le volevano vedere, come provvidenze, a
detta dei loro canonisti, emanate da un principe estero.
» Ciononostante, avendo i Vescovi giusta le istruzioni pon-
%cie notificato la loro nomina e preso pacifico possesso nelle
rispettive loro sedi dietro presentazione delle loro Bolle ai Ca-
pitoli, sembra che cib basterebbe per ottenere le temporaiità... »;
anche perchè i< la presentazione deiie Bolle per le temporaiità non
cangia punto la giurisdizione ottenuta in forza delle medesime,
che liberamente può esercitarsi a termine degli articoli 15 e 16
della predetta legge... ».
(1 ii voler la presentazione delle Bolle, prima che un Vescovo
possa conseguire le temporalità, renderebbe pressochè inutile
la preconizzazione dei medesimo, perciochè Esso nella società
civile sarebbe nella condizione di un vero mendicante... ».Invece
a sarebbe desiderabile che il R. Governo provvedesse coi fondi dei
R. Economati, che godettero le rendite delle diverse Mense vesco-
vili, a far mobiliare i rispettivi Episcopi' in modo decoroso e sta-
bile, come già si fa per gli appartamenti destinati ai pubblici uf-
fizi delle Prefetture e Sottoprefetture... ».
qui si arrestarono le sollecitudini, e diciam pure le fatiche
del Sant?, con grande conforto del Papa, col quale era sempre
in relazione.
Il 10 maggio 1872, Pio IX, ringraziandolo con affettuosa
Lettera delle notizie inviategli circa le accoglienze fatte daiie

7.2 Page 62

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- - /V Le Figlie di M u e a Awiliatrice 1872
59
popolazioni ai nuovi Vescovi, si rallegrava con lui della sanità
ricuperata, lo lodava dello zelo e della solieatudine con cui aveva
cercato di far avere ai Vescovi i beni delle loro Hense, e, dolen-
dosi che le cose fossero ancora in cattivo stato, lo esortava a pre-
gare il Signore, che solo può commovere il cuore degli uomini
ed alla Chiesa ha promesso la sua perenne assistenza.
Il Santo continuava il suo lavoro con tutta la prudenza pos-
sibile, sempre di nascosto; ma la notizia era trapelata e destava
l'ira delle sètte, che vedendo in lui un invitto sostenitore dei di-
ritti della Chiesa e un attivissimo fautore e sostenitore del p r e
stigio e della dignità sacerdotale, lo presero di nuovo di mira,
cercando di Wamarlo colla stampa, e, più d'una volta, in modc
orribile, non rifuggendo in seguito anche dagli attentati.
A combattere le male lingue, scese in campo l'abate Bar-
dessono dei Conti di Rigras, che pubblicò, anonimo, un breve
cenno biogidco di Don Bosco e ne d&se in Torino migliaia
di copie per mezzo degli strilloni dei giornali.
P Il nome di Don Bosco - diceva il nobile abate -[richiama]
alla mente non solo l'idea della venerazione, della santità, della
beneiicenza, dell'operosità, della provvidenza, ma ancora quanto
possa una ferma volontà operare, malgrado infiniti ostacoli e
peripezie, quando, guidata d a santo scopo e dai bene del prossimo,
fermamente il voglia. Volere è potere... A Don Bosco, come a
tutte le anime ben nate ed infaticabui, non mancuio detrattori.
Questa fu la stona continua di tutto il mondo: è il premio spesse
volte toccato ai benefattori deli'umanità. Ma niun:%guerra valse,
varrebbe a combattere e vincere il pio personaggio, il quale,
altrettanto umile quanto venerando, procede senza posa nell'opera
sua cristiana e civilizzatrice. % stella lche ri£uige nel presente
secolo, in cui esistono pur troppo molti elementi di dissoluzione
della società, e che addita la retta via ai buoni e ai traviati. Ii
nome suo, come ora è sulla bocca di tutti, non morrà per volgere
di tempo... (1).
I1 24 giugno 1871, dopo aver assistito alie dimostrazioni di
filiale d e t t o tributategli dai suoi figli in occasione del suo ono-
(I) Cfr. D o n Giovanni Bosco: Cenni biografci. TOMO, 1872, Tipo-
graba e litografia Foa.

7.3 Page 63

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mastico, Don Bosco aveva detto che Sanno seguente aviebbe
dato loro notizie assai consolanti. E difatti, la sera di S. Giovanni
Battista del 1872, egli ricordava ai giovani che, per grazia della
&fadonna,nel corso deli'anno erano stati eletti i Vescovi di molte
diocesi vacanti e avevano preso possesso delle loro Chiese; che
egli, caduto gravemente infermo, quasi senza speranza di guari-
gione, per grazia di Maria Ausiliatrice era guarito; che Pio IX,
quasi miracolosamente, aveva superato gli anni di Pontificato
dello stesso S. Pietro.
Un altro fatto rallegrava il cuore del Santo in quei giorni: il
sorgere della sua seconda Famiglia spirituale.
Non sappiamo con precisione quando ne ebbe la prima idea;
ma propendiamo a credere che, essendogii rimasto sempre dinanzi
il primo sogno meraviglioso, ben presto abbia iinito per compren-
dere che il suo apostolato si sarebbe esteso anche a vantaggio
dellefanciulle. Nei primi tempi andò sempre molto adagio a prestai
fede ai suoi sogni, e più ancora a parlarne;ma in parecchi di questi
si hanno dei paiticolari che ci fan ritenere che si siano contem-
poraneamente schierate dinanzi al suo sguardo moltitudini im-
mense di fanciulli e di fanciulle, anche prima che iniziasse la So-
cietà Salesiana. È vero che, giovane garzone alla cascina Moglia,
mentre si occupava con tanto zelo del piccolo Giorgio e dei ra-
gazzi di iiloncucco, non volle mai aver a che fare colle ragazze;
ma pari a cotesta linea di condotta fu sempre in lui l'ardore della
carità, per cui non lasciò d'intraprendere un'opera, quando la
vedeva richiesta per la salvezza delle anime.
Abbiamo inoltre molti altri particolari, uno più espressivo del-
l'altro, che ci additano limpidamente come Dio Sabbia assistito
e guidato nell'iniziare questa seconda Famiglia.
Dieci anni prima, nel 1862, il sac. Domenico Pestarino di Mor-
nese, che aveva compiuti gli studi nel Seminano di Genova, dove
aveva contratto amicizia col Can. Alimonda, poi Cardinale di
S. Chiesa ed Arcivescovo di Torino, e col Servo di Dio Don Giu-
seppe Frassinetti, ebbe un incontro e un colloquio col Santo, in
treno, viaggiando da Acqui ad Aiessandria. I1 zelante sacerdote
monferrino gli parlò di una Pia Unio~zedi Figlie d i S. Mavia
Immacolata, che egli aveva fondato nel suo paese e del bene che
essa andava faceudo, e Don Bosco gli diceva chiaro di aver egii

7.4 Page 64

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- - IV Le Figlie di Maria Ausiliatrice 1872
61
pure in mente, avendo anche ricevuto in proposito istanze da V e
scovi e venerandi Prelati, d'iniziare un istituto religioso femminile,
che si prendesse cura deile fanciuile, come i Salesiani facevano
per i giovinetti.
Ci narrava anche Suor Carolina Provera delle Fedeli Compagne
di Gesù, nativa di Mirabelio Moderrato, sorelia del nostro Don
Francesco, di avere d o r a udito il Santo ripetere in casa sua
che avrebbe fondato anche m'istituzione religiosa femminile sul
programma delia Società SaJesiana; e siccome eila manifestava
il desiderio di farsi religiosa, le aveva soggimto che se avesse
potuto attendere un po', l'avrebbe accolta volentieri tra le
nuove religiose.
L'accennato coiloquio di Don Bosco con Don Pestarin0 non
poteva essere più confidenziale, e terminò coll'invito del Santo
ai buon sacerdote di recarsi a visitare SOratorio di Vaidocco.
Veder l'Oratorio e comprendere lo spirito che l'aveva ispirato,
evidentemente avrebbe giovato a Don Pestariuo a compier bene
SnEcio che il Santo gli riservava.
Un incontro dawero provvidenziale!
A Momese, tra le ascritte alia Pia Unio?%edelle Figlie di
S. Maria Immacolata, v'era una piissima giovane, la B. Maria
Domenica Mazzardo, nata, come abbiam accennato, neilo stesso
anno in cui nacque il Servo di Dio Michele Rua, che doveva dare
al Santo un aiuto singolare; Michele il g giugno 1837, quasi dono
del Sacro Cuore di Gesù; Maria il g maggio, quasi regalo deila
Vergine Santissima. Benchè figlia di umili campagnoli, aveva
un'anima adorna di doti singolari, che l'avrebbero resa degna di
stare d a testa dei nuovo drappello verginale che il Santo do-
veva formare.
Intelligenza aperta e vivace, volontà retta e risoluta, grande
bontà di cuore, amore e fervore per tutte le pratiche religiose,
furono i primi raggi che venne irradiando tra i'ammirazione dei
compaesani, mentre cresceva neila conoscenza deile cose celesti
e di quanto è difetto o virtù, come raramente avviene neila prima
età. Prese subito a mortificar la gola, a fuggire le vanità del ve-
stito, a combattere Samor proprio, ad ascoltar con frutto la pa-
rola di Dio ed a frequentare il catechismo, con tanto profitto
da segnalarsi anche tra i ragazzi, riportando sempre il "ibzsnto

7.5 Page 65

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d'onore". Col fermo proposito di fuggire il male e di praticare il
bene, si preparò aila prima Coinunione; e, dal giorno che ebbe
Gesù nel cuore, crebbe tanto nel suo amore da sentir presto il
bisogno di accostarsi ogni giorno alla Mensa E u d t i c a ; ed a
quindici anni, spontaneamente, prometteva a Dio di conservare
in tutta la vita la purezza verginale.
Vivendo nella Cascina Valporiasca, che i genitori avevano in
affittodai Marchesi Dona, per recarsi in parrocchia doveva com-
piere quasi un'ora di cammino, se vi andava per la strada co-
munale, e non meno di mezz'ora, se prendeva l'accorciatoia: per
cui era altamente edilicaute il veder questa intelligente figlia
dei campi, recarsi assai per tempo, ogni mattina, ad ascoltar la
Messa e ad accostarsi aiia S. Comunione. la stanchezza del
di innanzi - era una lavorattice tenace - il cattivo tempo,
nè l'afa d'estate, nè il freddo d'inverno, riuscivano a trattenerla.
Per svegliarsi di buon'ora, talora dormiva vestita per terra, o si
cingeva strettamente i fianchi; e, appena desta, se era bel tempo,
chiamava una soreiia, e se il tempo era cattivo, partiva da sola,
bramosa di arrivare d a chiesa per la prima e di dare a Gesù il
primo saluto!
Anche lungo il giorno il suo pensiero era sempre a Dio, ed
avrebbe desiderato tanto di t o r n a in chiesa! La lontananza non
glie lo permetteva, ma se per qualche motivo doveva recarsi
in paese, non mancava di rientrare nel luogo santo e di restarvi
un po' a pregare con lo sguardo fisso al Santo Tabernacolo. Anche
durante il giorno, in mezzo ai lavori campestri, aveva il pensiero
a Gesù Sacramentato; ed ogni sera, mentre molte anime pie,
attirate dailo zelo di Don Pestario, si raccoglievano in parrocchia
ad ascoltare un po' di lettura spirituale ed a recitare il Santo
Rosario, ella mai non mancava d'appartarsi e di mettersi in gi-
nocchio accanto a una Jinestra, dalla quale si vedeva la chiesa, e
talvolta si scorgevano nei vetri deii'abside anche i riflessi delle
candele accese suli'altar maggiore, e con lo sguardo fisso al luogc
santo, pregava e pregava con intenso fervore, come se fosse an-
ch'essa innanzi al SS. Sacramento. Tanto è vero che i suoi,
attirati dal buon esempio, presero in quel tempo a radunarsi
accanto a lei, e a recitare le preghiere della sera.
Nei paeselli allora non v'erano scuole per le fanciulle; e Maia,

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IV - Le Figlie d i Maria AusiZiatrzce - 1872
63
desiderosa di avanzare nel bene mediante la conoscenza delle
verità eterne e dei doveri che ne conseguono, imparò privata-
mente a leggere (e più tardi anche a scrivere), e cominciò a leg-
gere libri devoti, come la Pratica di amar Gesd Cristo, e le Mas-
sime eterne di S. Alfonso, il Diario spirituale, traendone teneri
slanci e pratiche direttive per vivere in più intima unioiie con
Dio. "Preghiera e lavoro" era già il suo programma quotidiano.
La Pia Unione deile Figlie di S. Maiia Immucolata s'era ini-
ziata in Momae - scriveva il Servo di Dio Don Giuseppe F r a -
sinetti - ti arca l'anno 1852. Le zitelle, che ne ebbezo la prima
idea [tra cui era Maria Mazzarello] posto in iscritto il loro di-
visamento, lo mandarono [a mezzo di Don Pestarino] a un sa;
cerdote in Genova [allo stesso Don Frassinetti] perchè lo mettesse
in forma di Regola; ma egli [proseguezimilmente] distratto da altre
cure, diiTerì per due anni. Finalmente neil'autunno dell'anno 18jj
consultandosi con persone intelligenti e sperimentate neile cose
dello spirito, compilò un Regolamento della Pia Unione delle Figlie
di Maria SS. Immacolata suiie tracce che gli erano state delineate
dalle medesime zitelle, e loro lo mandò >> (I); u niente aggiungendo
e niente mutando di sostanziale n (2).
Cosi la Pia Unione aveva regolar principio,con cinque ascritte,
la domenica dopo la solennità dell'Immacolata dello stesso anno
1855, il g dicembre. Nell'agosto del 1856 se ne iniziava un'al-
tra, con lo stesso Regolamento, in Genova, dove, benchè in
poche copie, venne anche dato alla stampa il Regolamento,
« &nchè potesse più facilmente esser conosciuta e d"usar; e
difatti prese a diifondersi anella Liguria, nel Piemonte, nella
Lombardia, nel Veneto, nel Modenese, nella Toscana, nelle Ro-
magne e probabilmente eziandio in altre parti d'Italia... in bre-
vissimo tempo ed in un modo che quasi direbbesi aver del mi-
rabile )> (3).
.. 1~1),Cfr. La M o w a in casa oer Giuseo~e&assinetti Priore a
Sauta Cabina in Genova, con due appendici: I ) Pi3 Unioil? delle Fidlie
di S . Alaria Immscolata; 2) Lc amicizie s-pirituali: imitazioue di Santa
Teresa: pag. 186-7.
(2) ffr. Regola della Pia Unione delle nuove Orsoline Figlie d i Santa
Mayia ImmamZata sotio ZG pvotezione d i S. AngeZa Mevici: Genova,
Tipografia deiia GiovenN, 1867: pag. 7.
(3) Ivi: pag. 11.

7.7 Page 67

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64
IV - Provvede all'avvenire
A Mornese, aila fin di maggio 1857, il vescovo diocesano Mon-
signor Modesto Contratto, recatosia festeggiarela chiusura delmesc
mariano, (i radunò in pubblica chiesa le zitelle, ricevette da essr
una specie di professione e di sua mano le decorò deiia medaglk
di Maria SS. Immacolata, la quale è richiesta daiia Regola 8, che
egli di quel mese erasi già degnato di approvare (I).
Così Maria, se non i'aveva già fatto nel 1855 avanti a Don P e
starino, im dai 1857 prese a vivere, regolarmente si può dire, vita
religiosa. Infatti si legge nel Regolamento:
<IQuesta Pia Unione si forma di ziteiie desiderose di farsi sante,
non solo coii'esatto adempimento deiia legge di Dio, ma anche
colla pratica dei coizsigli evangelici >), e precisamente u di quelle
che propongono di evitare o,pi peccato, non solo mortale, ma
- anche veniale aweitito >>; - « di osservare la castità perfetta per
tutto il tempo deila loro vita s; o di sottomettersi pienamente
aii'ubbidienza del loro direttore spirituale per le cose riguardanti
la coscienza e deiia loro superiora per le cose riguardanti questa
regola » - e u di praticare la virtù deila povertà, procurando di
vivere staccate da quanto possiedono in questo mondo e di ser-
virsi deiie proprie sostanze, quanto meglio possono, per la gloria
di Dio, e pel bene dei loro prossimi a (2).
Tra i particolari doveri deiie Figlie dell'lmmacolaiu v'erano
pur questi: - di ciesercitarsi neiie opere di misericordia... >> e
u neiio zelo della gloria di Dio e deiia saiute deiie anime »; - di
((occuparsi deiia coltura deiie fanciulle trascurate dai genitori
e far che frequentino i SS. Sacramenti e la Dottrina Ciistiana;
anzi, potendo, la insegneranno aiie medesime secondo il bisogno 1);
- e di (I coltivare lo spirito deiie già grandiceiie, perchè s'inna-
morino deiie cose sante e si diano ad una vita divota 1) (3); gli
(I) Cir. Regola della Pia Unione delle nuove Orsol%ne:pag. 8.
(2) Cfr. La Monaca in casa: pag. 182-3.
(3) Ivi: pag. 164-5.
La Pia Unione sorta a Homese si credette fino al 1857 ufosse
un'istituzio~~teotalmente novella, e lo ci credette ancora per due
anni, quando si venne a conoscere che neiia sua sostanza, e general-
mente anche ne' suoi accessoni, era una stessa cosa colla ceiebre Com-
pagnia di S. Orsola, fondata da Sant'Angeia Meriei neiia città di
Brescia ed ivi approvata 1'8agosto dei 1536 da Mos. Lorenzo Mario,
Vicario Generale di Sua Erumenza il Cardinale Francesco Comaro

7.8 Page 68

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- - IV Le Figlie d i Maria Ausiliatrice 1872
65
stezsi doveri, possiarn dire, che il Santo aveva assegnato ai Sale-
siani ed ameb'oe assegnato alle sue Figlie.
Vi sono altre circostanze, che ci fanno meglio comprendere
come fu veramente il Signore che guidò la pia e forte sua Serva ad
essere la prima Superiora del nuovo Istituto religioso di Don
Bosco. Essendo così lontana dal paese, eiia non poteva svolgere,
come avrebbe voluto, il suo programma d'azione; ma ecco &e
per un motivo imprevisto, i genitori caugiano dimora e si recano
ad abitare in paese; e, poco dopo, ecco due altri fatti, uno sin-
golare, I'altro comune e a prima vista contrario, ma I'uno e I'altro
voluti in suo favore dalla Provvidenza.
Passando un giorno sull'altura di Borgo Alto, la Serva di Dio
vede un caseggiato e, dentro di esso, molte e molte faciulle. A
tal vista rimane incantata, le par di sognare, eppure è sveglia,
in piedi, per via, in pieno giorno!... Guarda, riguarda, ed esclama:
- M a che cosa è questo? Non c'B mai stato q w t o palazzo! io
non l'ho visto mai! Chi sa che cosa voglia dire questa scena?!...
Racconta la cosa a Don Pestarino, e questi le dice di non pen-
sar più a quella scena, e d i non parlarne, perchè secondo lui era
un'aiiucinazione.
Di li a poco la salute di Maria è scossa; s'ammala, e la ma-
lattia è lunga; guarisce, ma non può riprendere S lavoro dei
campi, e si sente ispirata di mettersi a fare la sarta; e, difatti,
d'accordo con i suoi e Don Pestarino, insieme con la compae-
sana Petronilla Mazzareiio, asuitta anch'essa aiia Pia Unione,
impara il mestiere ed apre un piccolo laboratorio, al quale ac-
corrono alcune fanciulle, che nell'entrami debbono fare que-
sto saluto: (iBuon giorno! Sia lodato Ges& Cristo! x, poi inginoc-
&arsi innanzi ali'immagine della Madonna, fare S segno della
Vescovo di quella Diocesi: e poi, dopo la morte della Santa sua Fonda-
trice, dal Sommo Pontefice Paolo 111. con sua Bolla dei g giugno del-
l'anno 1544.Famosa Compagnia tanto apprezzata da S. Carlo Bor-
romeo, che voUe stabiiita in ogni luogo deila sua vasta Archidiocesii>,
e a che si estese non solo per tutta i'Italia, ma per tutta l'Europa
e per tutte le terre della cristianità. Laonde fu giocuforza persuadersi
che la Pia Unione delle Figlie di Santa Maria Immacolata non poteva
appellarsi in verità una vera istituziuue, ma piuttosto queil'antica,
fatta noveSiame'1te fiorire tra noi a. - Cfr. Regola della Pza Unione
darle Nuove Orsolme FzgZ%edi S. Mausa Immacolata, ecc.: pag. 9-10.
- I G. B. LW(om Vitn di S. O I w m Boria. V1.. 11.

7.9 Page 69

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66
IV - Provvede all'avvenàve
uoce e recitare un'Ave con la giaculatoria: o A voi dono il mio
cuore, Madre del mio Gesu, madve d'amore! e!». L'umile e santa
opera-dopo essere stata randagia come I'Oratorio di Valdocco
- si stabilisce in casa Pampuro, e Maria v'inizia anche un mi-
nuscolo ospizio per alcune fanciulle quasi abbandonate, mentre
molte accorrono volenterose a lavorare con lei, e a queste eiia
dà come progamma:
- Ogni punto sia un atto d'amor di Dio!
Precisamente in quel tempo avveniva il primo incontro di
Don Pestarino con Don Bosco. I1 pio sacerdote non tardò a re-
carsi a visitare l'Oratorio di Valdocco, e restò così ammirato delia
vita che vi si viveva.e del bene che v i si compiva, che domandò
al Santo d'accoglieslo tra i cuoi figli. Don Bosco lo accettò, e da
quel giorno Don Pestarino fu salesiano di nome e di fatto. Ma
il Santo volle che tornasse in patria e prosegiusse a fare il bene
che faceva, specialmente tra le Figlie dell'Imw.acolata; e non solo
gli disse, come abbiam accennato, che egli pure aveva già in mente
di fondare un Istituto religioso femminile col programma di azione
dei Salesiani, ma gli consegnò anche due medaglie, una per Mana,
i'altra per Petronilla Mazzarello, e un bigliettino sul quale aveva
scritte queste parole: u Pregate pure, ma fate del bene $i& che $0-
tete alla gioventh; fate ogwi possi6ile per &$edire il peccato, fos-
a s'anche un solo peccato veniale »; cioè u preghiera e lavoro u.
evidente; il Santo ormai aveva deciso di gettar le basi del
nuovo Istituto a Momese.
Docile alla sua voce, il caro Don Pestarino tornò a casa; ed
ecco, proprio in quel tempo, iniziarsi un altro ramo deii'aposto-
lato delle Figlie di Mana che facevano vita comune, che ci fa ca-
pire, come tra Don Bosco, Don Pestarino e Maria Mazzareiio,
subito fosse avvenuta la miglior comprensione. La casa, dove
Maria e Petroniiia da poco avevano trasportato il laboratorio
ed aperto il minuscolo ospizio, aveva annesso un cortiletto; e
questo nei giorni festivi prese a popolarsi di xagazze, le quali vi
si divertivano onestamente e ne partivano tutte assieme per
recarsi alle funzioni parrocchiali: un vero oratorio festivo, che
formava l'ammirazione e il giubilo del paese.
Nel 1864 tutti i iVfoi~ornesini erano in festa per una visita
di Don Bosco, che giungeva tra loro, accompagnato dalia caro-

7.10 Page 70

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- IV Le Figlie d i Marja Ausiliatrice - 1872
67
vana dei suoi birichini, verso la fine deli'ultima serie del!e pas-
seggiate autunnali. Chi ne fu particolarmente contenta f u Maria,
che lo awicinò più che le f u possibile, ascoltò con intima gioia
la conferenza che teme alle Figlie dell'Inmacolata, e nei cinque
giorni che il Santo restò in paese, si appressb anche lei ogni sera
al drappello dei giovinetti, mentre il buon Padre dava loro la
<biuona mtte 8, e non finiva di ripetere: «Don Bosco è un santo,
è zm santo! io lo sento! s.
Altre circostanze sign5cative. L'anno dopo, il zg aprile, a
Torino si poneva la prima pietra del Santuario di Maria Ausiiia-
trice, e il 13 giugno, a Mornese, d'accordo col Santo e proprio su
Borgo Alto, si poneva la prima pietra di un ampio edilizio per
una nuova casa salesiana;... ed insieme si veniva delineando un
nuovo indirizzo nell'unione delle Figlie di Maria Immacolata.
Come si è detto, alcune avevano preso a far vita comune; altre,
invece, tra cui Angiolina Maccagno che ebbe la prima idea della
Pia Unione, preferivano restare in famiglia; e Don Pestarino,
certo dopo essersi consigliato con Don Bosco, cercò di accon-
tentare le une e le altre, dando aile prime una dimora più accon-
cia in una casa sua, vicina alla parrocchia (e queste continuarouo
a chiamarsi le Figlie delI'Immacolata, e la dimora loro ebbe
il nome di o Casa dell'lmmacolata i)),mentre le altre presero il
nome di (1 Nuove Oisoli?zei),essendosi venuto a conoscere che la
Pia Unione di Momese era, nè più nè meno, che la Compagnia
di S. Orsola, fondata da S. Angela Merici (I).
Intanto, mercè l'entusiastico concorso dell'intera popolazione,
- (I) «Nonsi può mettere in dubbio- aermiamo noi pure che
in questi awenimenti abbia a riconoscersi la mano di Dio. Ecco che
in una quasi ignota terricuuola del Monferrato, per mezzo di alcune
Spoavnetaresicroinnntaodvineiel,a..i.nEcocncsocipeoideclhl'eopqeurealladerilnlanoSvaenlitaat,a
l'opera della
istituzione si
estende come da per in poco tratto di tempo per moltissimi luoghi
de'Idtai laiasc, ectoisrmreondiio(gRieogronliaadssealliasfPazvaorUevnotolinae,qeucacn.:tophaga.m1o7)s:tr.a..dedi peicectoà
anche che in essa si viene mirabilmente formando la prima Superiora
deli'Istitnto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Don Bosco stesso vide in questo fatto la mano di Dio, e, in r i w
noscenza aiia Santa Fondatrice della Compagnia di S. Orsola, volle
che il @o Oratorio festivo, aperto nel 1876 in Torino dalle Figlie
di & r i a Ausiliatrice, f m e intitolato a S. Angela Merici.

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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68
IV - Provvede all'avueni~e
con offerte di materiali e con prestazione gratuita di mano d'opera,
dicendosi tutti felici di aver presto in mezzo a loro i figli di Don
Bosco, veniva sorgendo il nuovo fabbricato; e nel giugno 1867
era condotta a compimento la cappeila, e Don Bosco vi celebrava,
per il primo, I'Augusto Sacrificio, «iuvocanzdo - come si legge
in un'epigrafe ivi scolpita - sul collegio nascenfe e sul fiopolo d i
fiforuese le benedizioni d i Dio ».
In quella circostanza Santo si fermò a Mornese quattro
giorni, predicò neiia chiesa parrocchiale, visitò inrenni, diede
molte udienze, e tenne pure una conferenza particolare aiie Figlie
dell'Immacolata.
Anche da Torino egli ormai volava sovente col pensiero aile
Figlie di Momese, e in una deiie frequenti visite che gii fa-
ceva Don Pestarino, il quale lo teneva sempre al corrente deiia
Pia Unione, gli consegnava, scritto di sua mano, un piccolo re-
golamento per Maria e Petronilia perchè servisse di norma a loro
e aiie ragazze che frequentavano ii piccolo laboratorio. Oltre alle
preghiere che dovevan compiere ed alcune norme circa il modo
di compierle, il qusdemetto conteneva altri consigli: - vivere
alia presenza di Dio; elevare a Lui frequenti giaculatorie; man-
tener sempre la calma per formarsi un carattere dolce, amabile,
paziente; non perder mai di vista le ragazze, ma assisterle assi-
duamente, e insieme awezzarle alia pratica spontanea ed assi-
dua dei Santi Sacramenti, perchè l'avessero a conservare e trame
luce, forza e consolazioni per tutta la vita.
Era venuta l'ora d'iniziare il nuovo Istituto, e Don Bosco,
per lì, non avrebbe potuto trovar in nessun luogo le prime re-
dute così ben preparate e allenate a vivere del suo spirito, come
neiia Pia Unione deiie Figlie di S. Maria Immacolata.
La Società Salesiana aveva, fin dal 1869,l'approvazione rego-
lare delia Santa Sede; ed erano in corso le pratiche per Sappro-
vazione definitiva delie Costitnzioni; e dopo la fondazione di Ge-
nova-&farassis'era deciso di sospenderne ogni altra, per iniziare,
approvate le Costituzioni, le spedizioni missionarie; e il Santo,
nel frattempo, rivolse il pensiero alla fondazione delie Figiie di
Maria Ausiliatrice.
La sua riservatezza in proposito non era ancora scemata.
Sui principio di maggio dei 1871, Don Bosco radunava i1 Consi-

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- - IV Le Fzgla'e d i Maria Awsa'2ialvice 1872
69
glio della Pia Società Salesiana: Don Rna, Don Savio, Don Ca-
gliero, Don Durando, Don Ghivarello e Don Albera: e, dopo aver
accennato di averli raccolti per una comunicazione d'importanza:
*Molte autorevoli persone, continuò, ripetutamente mi hanno
esortato a fare. anche per le giovinette, quel po' di bene che per
la grazia di Dio noi andiamo facendo pei giovani. Se dovessi
badare alla mia inclinazione, non mi sobbarcherei a questo ge-
nere di apostolato; ma siccome le istanze mi sono tante volte
ripetute e da persone degne di ogni stima, temerei d i contrariare
un disegno della Provvidenza, se non prendessi la cosa in seria
considerazione. La propongo quindi a voi, invitandovi a riflet-
temi dinanzi ai Signore; a pesare il prò e il contro, per poter poi
prendere quella deliberazione che sark di maggior gloria di Dio
e di maggior vantaggio alle anime. Perciò, durante questo mese,
le nostre preghiere comuni e private siano indirizzate a questo
fine: - ad ottenere dal Signore i lumi necessari in qwst'importante
affare s.
I convocati si ritirarono, riportandone una profonda impres-
sione. Trascorso il mese, Don Bosco li radunò nuovamente, e li
richiese, un per uno, dei proprio parere, cominciando da Don
Rna; e tutti furono unanimi nel giudicar conveniente che il
Santo prowedesse alla cristiana educazione della gioventù fem-
minile, come aveva fatto per quella maschile. - Ebbene, con-
cluse Don Bosco, ora possiamo tenere, come cosa certa, esser
volontà di Dio che ci occupiamo anche delle fanciulle. E, per ve-
nire a qualcosa di concreto, propongo che sia destinata a quest'o-
pera la casa che Don Pestarino sta ultimando in Mornese.
E ne parlò col pio sacerdote, il quale, ai primo annunzio,
ne rimase un po' turbato. "Che cosa diranno in paese, pensò su-
bito fra sè e se, quando sapranno che non s'apre più il collegio
maschile per cui hanno fatto tanti sacrinzi?". Ma, ossequentein
o,pi cosa a Don Bosco, piegò il capo, e il Santo gli spiegò lo scopo
del nuovo istituto e chiaramente gli tracciò, a grandi linee, le Re
gole cui lo voleva informato.
In quello stesso mese di giugno, il Santo, andando a Roma
per continuare le pratiche delle diocesi vacanti, si fece un dovere
di sottoporre il nuovo disegno anche ai S Padre. L'aiigusto Pon-
tefice l'ascoltò attentamente e li promise che, in un'altra udiesza,

8.3 Page 73

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70
IV - Pyouuede all'auu~aire
gli avrebbe detto il suo parere. Difatti, tornato Don Bosco aila
presenza di Pio IX, questi per prima cosa gli disse:
- Ho riflettuto sul vostro disegno di fondare un Istituto di
Religiose, e m'è parso debba essere a gloria di Dio e a vantaggio
delle anime. I1mio avviso dunque si P, che queste religiose debbano
avere per iscopo principale, di fare, per l'istruzione e per la edu-
cazione delle fanciulle, precisamenke quello che i membri della
Società di San Francesco di Sales fanno a prò dei giovanetti.
In quanto poi alla dipendenza, dipendano esse da voi e dai vostri
successori, a quella guisa che le Figlie deiia Carità di S. Vincenzo
de' Paoli dipendono dai Lazzaristi. In questo senso formulate
le vostre Costituzioni, e cominciate la prova. I1 resto veri-& in
appresso.
Per quell'anno la cosa restò iì. NeU'Epifania del 1872 alcuni
Mornesini si recarono con Don Pestarino a Vayazze per visitar il
Santo che cominciava a riaversi dalla gravissima malattia subita;
e Don Bosco, in un momento in cui, accanto a sè, aveva solo Don
Pestarino, gli domandò come andassero le cose a Mornese, di
quale spirito fossero le Figlie deU'Immacolata, e se fra quelle
poche - eran quattro - che già da vari anni avevano inco-
minciato a far vita comune, ve ne fosse qualama che paresse
adatta al nuovo Istituto. Don Pestaho, così narra egli stesso
in una sua memoria, rispose che delle poche che vivevano in co-
mune si faceva egli garante che sarebbero state upronte aU'ub-
bidienza e a fare qualunque sacrifizio per il bene delle loro anime
e per aiutare le loro simili.
u -Dunque, riprese Don Bosco, si potrebbe dar principio
a ciò di che parlammo quest'estate a Torino; e se credete, andando
a Mornese, radunatele e fate che dieno il loro voto per formare
il Capitolo, la Superiora, le assistenti, ecc., secondo le Regole
[delle quali aveva gi dato la prima idea]: e chiamate pure tutte,
anche quelle che sono nel paese della Compagnia dell'Immaco-
lata: dite loro che preghino e che si facciano coraggio. Tutto si
faccia a gloria di Dio e della Vergine, e io pregherò il Signore e la
Vergine, qui dal mio letto, per loro e perchè vogliano benedire
il nuovo Istituto ».
Lo zelante sacerdote annuì, e dopo al& giorni, ritornato ai
paese, eseguì ciò che Don Bosco gli aveva suggerito. Era a il bel

8.4 Page 74

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- IV Le Figlie di Mauia Ansiliat&e - 1872
. 71
giorno di S. Francesco di Sales », 29 gennario 1872. Furono ven-
tisette le giovani che si adunarono. Don Pestarino espose loro
quanto Don Bosco gli aveva suggerito, e, recitato il "Veni, Crea&
S@>etus", dinanzi al Crocifisso coliocato su di un tavolino tra due
candele accese, le invitò all'elezione della Superiora. Ebbe la
maggioranza assoluta dei voti, 2.1 su 27, in primo scrutinio Maria
MazzareUo, la quale cosl restò eletta Superiora. A questo risul-
tato, la pia giovane, nella sua umiltà, si levò a pregare le compa-
gne di dispensarla da quella carica, dicendo che le ringraziava
tutte, ma non si credeva capace di reggere un tal peso. Queiie
insistevano perche accettasse; ed ella protestò che non l'avrebbe
fatto mai, a meno che non vi fosse stata costretta dali'ubbidienza.
E poichè Don Pestarino che presiedeva l'adunanza, si Limitò a
dichiarare che, per parte sua, non si pronunziava in nessun senso,
senza prima sentire Don Bosco, Maria Mazzarello ebbe un lampo
di luce ed umilmente suggerì di lasciar a lui la scelta della prima
Superiora, aggiungendo che ciò sarebbe stato bene sotto tutti
gli aspetti. Acconsentirono le compagne, ma voliero che ella ac-
cettasse la carica di prima assistente col nome di Vicaria.
Don Bosco, tornato nel febbraio da Varazze, neUa conferenza
generale dei direttori e di tutti i confratelli dell'oratorio, udiva
con piacere dal labbro di Don Pestarino la relazione di ciò che
era awenuto a Mornese.
Cosi il primo passo era fatto, e non si doveva tardare a fare
il secondo, cioè trovare un locale adatto per le nuove religiose.
L'umile casetta abitata dalle poche figlie di Maria non poteva
bastare, per quanto la nuova comunità si venisse formando a poco
a poco; ed ecco che im'altra circostanza, affatto estranea alle
viste umane, dtede loro anche il locale conveniente.
La casa del Parroco di Moruese, vecchia e malandata, minac-
ciava rovina; e Don Pestarino, pregato di cedere al Parroco la
casetta abitata daUe Figlie deli'Immacolata come la più pros-
sima aiia parrocchia, venne consigliato a collocar temporanea-
mente le giovani nel fabbricato del collegio ornai ultimato.
ii buon sacerdote, che sapeva essere quella appunto Sinten-
zione di Don Bosco, non esitò un istante, e, nel modo più quieto
che potè, la vigilia del Coifizis Domi1zi del 1872, fe' ese,&re il tra-
sloco. Quando in paese si seppe che il collegio non sarebbe stato

8.5 Page 75

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72
- IV Provvede all'avvenirc
più aperto, e che il gran locale appositamente co~truitosarebbe
stato abitato da quelle loro figliole, ne nacque un gran mal-
contento; e soltanto per la riverenza che si aveva a Don Bosco,
o meglio per la fama di santitk neiia quale era tenuto, i Morne-
sini si acquetarono, e misero il cuore in pace. Quale commozione
avrà provato la S. Maria Domenica Mazzarello nei prender pos-
sesso di qtteiSedi&io eretto su Borgo Alto, com'ella l'aveva con-
templato in quel dì memorando!...
I1 Santo, dopo aver esposto il suo pensiero anche riguardo
aila modesta forma dell'abito, stabilì che le future religiose co-
minciassero un corso di Esercizi spirituali, in preparazione aiia
cerimonia deiia vestizione; e questa si compì il 5 agosto 1872,
festa della Madonna della Neve. àlonsignor Sciandra, Vescovo
di Acqui, benedisse Sabito delle nuove suore, undici deiie quali
furono ammesse nello stesso giorno ai primi voti triennaii. <<La
funzione religiosa - dice il verbale - fu commoventissima, e
v'interveme, per grazia speciale del Signore, il prefato M.'R. Gio-
vanni Bosco, che più non si aspettava per la sua malferma sa-
lute: e le novelle religiose ebbero la cousolazione di ricevere da
lui i più importanti awertimenti per corrispondere alla grazia
della vocazione neli'Istituto religioso da esse abbracciato. Vi è
un cumulo di circostanze che dimostrano una speciale prowi-
denza del Signore per questo nuovo Istituto s.
In quel dì memorando, il Santo, rivolgendo la parola aiie
riiiove religiose, nel rilevare come si sarebbero chiamate (iFiglie
<li Maria Ansilialiice »:
o Abbiate come una gloria - diceva - il vostro bel titolo di
Figlie di Maria Awiliatrice, e 6ensate sfiesso che i l vostro Istitnto
dovrà essere il monumento delLa giatitudine di Don Bosco alla gran
MarZre di DD, invocata sotto il bel titolo di Ainto dei Cristiani!».
Non era un nome nuovo, per Maria Mazzarelio, nè per i
Momesini. Ii Culto a Maria Santissima sotto il titolo di AUxilinnz
Christianornm, prima ancora che il Santo erigesse in suo onore
il Santuario di Valdocco, era difhso nei Piemonte; a Torino fio-
riva una Confraternita sotto questo titolo, aggregata all'Arci-
confraternita eretta nel 1683 a Monaco di Baviera Sanno dopo
la liberazione di Vienua, dovuta ali'intercessione di Maria Au-
siliatrice.

8.6 Page 76

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IV - Le Figlie di Maria Azldln'atrice - 1872
73
Ai Momesini pure era assai noto; basta ricordare il devoto
pellegrinaggio a Torino durante le feste della consaciazione del
Santuario di Valdocco. Conviene anche aggiungere come Maria
Mazzareiio avesse appena 6 anni, quando, a trecento metri daiia
cascina dov'era nata, venne eretta una cappella in onore di Ma-
ria Auxilhm Christiano~uv~e;chi sa quante volte, in compagnia
della madre, e da sola, avrà portato a lei i primi fiori dei campi
con quelli del vergine cuore!
Passata a Momese, ella andò ad abitare proprio di fronte
ad una casetta dove si vedeva, e si vede ancora, dipinta un'altra
immagine deiia Vergine Santa, con sotto il titolo di Auxilium
Christianorzlm, innanzi aila quale ogni sabato accendevasi la
lampada e la domenica sera, non solo di maggio ma per tutta la
durata della buona stagione, radunavansi le popolane a recitar
il Rosario e a cantare le Litanie; e chi sa quante volte, e con
quale divozione, la pia giovane avrà letta e soavemente ripetuta
quella giaculatoria e cantata quell'invocazione!
La B. Maria Mazzareilo tenne la direzione del nuovo Istituto
col nome di Vicaria fino al 14 giugno 1874, quando, per
i'unanime fiducia deiie consorelle e con l'approvazione di Don
Bosco, ne fu eletta Superiora Generale.

8.7 Page 77

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CAPO v
PER I BENI VESCOVILI
7873-1874
Neiio stesso anno (1872) Don BOSCO ailargava il campo deiia
Pia Società Salesiana in Torino, rilevando il Coilegio-Convitto
Valsalice, fondato nove anni prima da una Società di ecclesiastici
per l'educazione cristiana di giovinetti di nobile condizione.
Con quest'atto dimostrava in forma più tangibile la sua
riconoscenza aile famiglie di molti benefattori e tendeva ad avvi-
cinarne altri; egii però non l'avrebbe mai accettato, perchè esor-
bitava dal programma deil'opera sua; e vi si acconciò fiduciosa-
mente, soltanto quando vi si vide moralmente costretto daile
insistenze dell'Arcivescovo Mons. Gastaldi.
Ma il Signore premiava il suo umile ossequio coii'additargli
l'ampiezza deil'espansione futura deU'Opera Salesiana. I1 IO gen-
naio 1873 il Santo coniidava ai suoi figli deli'Oratono:
<t Se io dovessi esprimere queilo che presentemente mi passa
per la mente, vi descriverei un numero grande di Oratori sparsi
su questa terra, quali in Francia, quali in Spagna, quali in Africa,
quali in America e in tanti altri luoghi dove lavoreranno indefessi
nella vigna di Gesù Cristo i nostri Confratelli. Questo ora è una
semplice mia idea, ma mi pare di poterlo già asserire come cosa
storica n.
Tuttavia per alcuni anni non si ebbero nuove fondazioni.
L'attività del Santo era assorbita da due opere di eccezionale
importanza; le pratiche per l'approvazione deiinitiva delle Costi-
tuzioni deila Pia Società e le raddoppiate sollecitudini per otte-
nere le temporalità ai Vescovi.
Per questi motivi, il 18 febbraio 1873, accompagnato dal se-

8.8 Page 78

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- V - Pw i beni uescoulli 1873-1874
75
gretario Don Gioachino Berto, s'incammuiava di nuovo alia volta
di Roma, per la via di Piacenza, Bologna, Firenze.
A Bologna ricevette le più cordiali dimostrazioni di dettuosa
-riverenza daU'Arcivescovo. (I Appena giunti - scrive Don Berto
il Card. Morichini, Arcivescovo di questa città, diede ordine
di dire a Don Bosco, che lo avrebbe sospeso da tutte le facoltà
ecclesiastiche,se non Sandava subito a trovare... e >); e il zr SEmi-
nentissimo voiie seco a pranzo Don Bosco col suo segretario... >>.
Sui percorso Bologna-Firenze il Santo corse un grave rischio.
Ail'ingreso d'una galleria s'era spostato un pezzo di rotaia, e il
treno sarebbe inevitabilmentecaduto in un precipizio con orrendo
disastro, se non fosse stato fermato a tempo. La brusca scossa,
la lunga fermata e la notizia del corso pericolo inrpaurirono i
viaggiatori ma quando si sparse la voce che sul treno v'era anche
"Don Bosco di Torino", una persona di distinto casato esclamò
con un gran respiro di sollievo:
- Oh! se c'è Don Bosco cm noi, non c'è n&a a temere/ Aves-
simo wche a ;brecipzpztarien jodo d bwrone, non ci jaremm alcun
male!
Mentre, invece, forse proprio perchè c'era Don Bosco, il diavoio
aveva cercato di provocar un disastro; la guerra, che aveva sempre
cercato di fare ai Santo in ogni maniera, non era ancor finita!
La sera dei 24 il Santo arrivò a Roma, e scese in via S. Chiara
n. 49, in casa deiio spedizioniere apostolico Stefano Colonna.
Continue furono le visite che ricevette dai più distinti personaggi,
e sempre paterna fu la bontà con la quaie l'accolse il Papa.
< i I i 26 - scrive Don Berto - siamo andati ai Vaticano per
aver udienza dai Card. Antonelli. Don Bosco s'intrattenne con
lui due ore. Ii soggetto dominante dei loro abboccamento furono
le temporalità dei Vescovi, cioè [il discorso] si raggirb intorno ai
modo di poterle ottenere dai Governo senza lesione dei dintti
della S. Sede. I1 Cardinale fu molto consolato daila visita di Don
Bosco. Nella stessa sera Don Bosco fece domandare a Mons. Ricci
di aver un'udienza particolare dal Santo Padre s, e gli fu con-
cessa il domani.
<iAForafissata, siamo andati al Vaticano. Entrati neiie sale
dell'udienza pubbiica, dopo qualche minuto di aspettazione,
fummo circondati da Monsignori, i quali tutti si rallegrarono

8.9 Page 79

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76
-IV Provvede all'avvenire
con Don Bosco, dimostsando gran piacere di vederlo, ansiosi di
sentirlo parlare... n.
I1 ricevimento non poteva essere più affettuoso, n6 il colloquio
più &portante. (<...Dopo arca un'ora e mezzo di udienza -
prosegue Don Berto - il S. Padre suonò il campanello, e venni
introdotto anch'io... Ed essendogli stato detto del numero stra-
grande di giovanetti che Don Bosco ha per figli)),il S. Padre ne
restò come attonito e stnpefatto, «tanto più quando seppe le
preghiere che facevano per lui I); e largheggiò, secondo il consueto,
di ogni sorta di concessioni al Santo.
Il 10 marzo questi tornò dal Sommo Pontefice, ai quak chiese
particolari indulgenze per coloro che prendevano parte alla com-
pra e alla diffusionedi alcuni biglietti di (I Limosina di fratzchi IO r)
in favore dell'Oratorio; espose come stessero le trattative ufficiose
riguardo aile temporalità; e, venendo agli interessi della Pii So-
cietà di S. Francesco di Sales, gli presentò una supplica ad im-
plorare la definitiva approvazione delle Costitnzioni e la piena
facolta deile Dimissorie.
<Ai ltra visita d'importanza - scriveva Don Berto - fu quelia
d i mercoledi, giorno 4 marzo, ai Xfinistero dell'Interno, palazzo
Braschi. Lo stesso Lama, Presidente dei Ministri e Ministro del-
l'Interno, appena seppe che Don Bosco trovavasi a Roma, gli
scrisse una lettera di premura, fissandogli i'udienza nello stesso
giorno che scrisse, alle due dopo mezzogiorno...
»Dopo d'aver Don Bosco parlato, proposto, discusso per
un'ora col ?vfinistro dell'Interno, trattandosi di conchiudere qual-
che cosa, si mandarono a chiamare i Ministri della Guerra e di
Grazia e Giustizia coi loro segretari; di modo che Don Bosco,
trovandosi in mezzo a simili persone, doveva rispondere alle dif-
ficoltà, alle interrogazioni incessanti or dell'uno or dell'altro, star
bene attento a cogliere il destro per dare qualche ragione favo-
revole alla Chiesa.
a Dopo due ore circa, Don Bosco esce ridendo, sudato, rosso
in faccia, e la prima cosa che disse vedendomi fu questa: - Io
non ne posso più; non vedo più ueppuxe dove vada. - E sorreg-
gendolo ai fianco, scendemmo le scale adagio, adagio s, mentr'egli
continuava a narrare scherzevolmente al segretario come si'
erano svolte le trattative, dicendo che gli era sembrato di tro-

8.10 Page 80

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-V Per i beni vascovili - 1873-1874
77
vari l& come un pulcino n. - Ne avevo sei d'intorno, tutti per
cercare d'imbrogliarmi a forza di raziocinio. Povero Lanza! E
loro piacque il parlare di Don Bosco, perchè io non faccio tanto
uso del raziocinio, quanto deiie contradizioni e conseguenze
che'ne verrebbero, posto questo o quel principio...
Le visite, come annotava Don Berto, furono ripetute, e <i al-
- tra volta Lanza, proseguiva a dire Don Bosco, appena mi vide:
8 Ebbene, Don Bosco, quei tre monasteri che Ella mi rac-
comandò sono salvi, sì o no? L'ho servita bene? dica che l'ho
servita bene.
s Quelle tre case, diceva Don Bosco, io gliele aveva raccoilian-
date in modo particolare dicendogli: - Guardi di salvare Torre
de' Specchi, le monache della Bocca deiia Verità, e quelle della
- - Trinità dei Monti.
u Veda, - soggiwgeva Lanza ho dovuto lottare non
poco, ma sono salve.
s Lanza mi venne ad accompagnare h o alla porta, salutan-
domi cortesemente. Lo stesso Lanza disse: - I cattolici ae-
dono che io sia anticattolico. Tutt'altro. Veda, se noi non fossimo
venuti a Roma, la città sarebbe andata in fiamme. E Don Bosco:
- Veda, signor Ministro; io conosceva abbastanza lo stato di
Roma, ma non eravi neppure un pericolo remoto.
>)DonBosco aveva eziandio parlato caldamente in favore
- delle Case generalizie, e Lanza rispondeva:
Se non posso salvare le Case generalizie, lascio il Ailini-
stero, dò le mie dimissioni... ».
Non possiam dare un ragguaglio preciso del lavoro compiuto
dal Santo a favore deiia Chiesa e dello Stato; ma un manoscritto
del P. Sebastiano Sanguineti, della Compagnia di Gesù, che reca
la data del 16 febbraio 1873, ci fa comprendere qualche cosa.
Questo pio, dotto e stimatissimo Padre deve aver egli stesso
recato al Santo le note sulle cose di cc già avevano intimamente
trattato.
u Nel mettere in iscritto - esordiva - come V. S. Iii.ma me
ne ha mostratoil desiderio,alcuni appunti intorno a quelle questioni
che furono il tema dell'ultimo nostro colloquio, premetto di bel
nuovo quella sincerissima p~otestadi sottomettere pienamente
ogni mio giudizio all'Autorità Apostolica, gloriandomi come dee

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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fare ogni buon figliuolo della Chiesa, di seguire in tutto il Vicario
di Gesù Cristo... D.
E veniva a parlare di due cose: I) delle elezioni politiche;
2) deU'Exequatur.
Quanto al R. Exequatur, dopo aver accennato che k presen-
tazione della BoUa di nomina al R. Exeqz~ahrera già cosa tolle-
rata dalla S. Sede in vari Concordati, rilevava come uii Vescovo
nominato dal Papa benchè abbia con cib solo, in diritto, la pienezza
d i tutti i poteri che spiritualmente e temporaneamente eziandio
gli competono >), tuttavia «essendo il Vescovo altresì cittadino,
e come tale soggetto alle leggi dello Stato, non si vede perchè
non possa susm m a legge, anche vessatoria ed hgiusta, ma che non
13 obbliga ad un atto intrinsecamente cattivo, ademeiendo le prescri-
zio& di quella, nella stessa guica come si sottopone d e leggi per
es. ipotecarie, di successione, ecc. Una tale soggezione è atto deli'in-
dividuo nominato, non della Sede Apostolica H. Quindi (1 come il
Papa non nomina in forza della legge delle Guarentigie, ma pel
potere ricevuto da Dio, cosi, una volta fatta la nomina, tutto è fatto
.per parte della Santa Sede I); e, (I da parte del Vescovo nominato,
non vi è, se ben si riguarda, se non ii riconoscimento di fatto di
un potere vessatorioed ingiusto,al quale tuttavia non può sottrarsi,
se vuol entrare nel pieno possesso de' suoi diritti... s.
Non meno interessanti erano gli appunti riguardanti le elezioni.
6 Per quanto mi sia sforzato di leggere senza passione, anzi stu-
diandomi qualche volta di avere prevenzione favorevole, quanto
si è scritto in Italia di più importante contro ii partecipare de'
cattolici aiie elezioni politiche, confesso candidamente che non ho
trovato ~ u l l ache ve?ame@te provasse non esser esse lecite
opportune 8. Quanto aii'oppartunità osservava, in primo luogo,
come (ii risultati iinora ottenuti in Italia coll'astensione, si riducono
a questo solo di aver resa possibile ed eziandio agevole l'attuazione
di qualsiasi misura anche #i%vessatoria ed ingiusta contro la Chiesa.
So che si vanta essersi con ci6 ottenuto che il Regno d'Italia non
si consolidasse, non venisse falsato ii senso morale deUa nazione
ed altrettali cose... H; mentre, (I quando anche si voglia ammettere
che nei primi momenti una provvisoria astensione sia una die@itosa
protesta contro l'ingiustizia, mi pare che ogni uomo ragionevole
dee capire, che se la Società non può rinunziare al diritto di esistere.

9.2 Page 82

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V - Per i beni vescovili - 1873-187~
'i9
non può altresì rinunziare ai mezzi essenzialmente necessari a
tal uopo, e prima d'ogni altro a buone leggi. Questo se vale so-
prattutto per le religiose, le politiche, amministrative e morali,
non esclude le finanziarie, militari, giacchè da tutte, quando siau
buone, risulta ii progresso sociale. Quindi ogni uomo ragionevole
dee capire che ii participare al potere legislativo con coscienza
cattolica è cosa che P ordinata di per sè al bene sociale, e che quando
P anche ne seguisse il consolidamento ed successivo legittimarsi
del governo di fatto, ciò awiene per indiretto, e in ogni caso sarà
sempre minor male del disordine e deii'anarchia...
» A questo s'aggiunge l'esempio delle altre nazioni. Non ignoro
che da coloro che hanno contraria opinione, si dice che noi Italiani
siamo in un caso speciale. Si dice, ma non si prova. Tutto sta in
queii'equivoco che il deputato cattolico coila sua partecipa-
zione al potere legislativo a$$rovi tutto queilo che ha prodotto
Sordinamento politico esistente; non lo approva, ma lo firende come
un tatto, e in forza d i un altro $rinci$io, cioè della consemazione
sociale, si awale di quel potere che ha in mano per impedire effi-
cacementeil male ed operare il bene. Ora in ciò non v'ba differenza
tra nazione e nazione...
u Un'altra osservazione che sèmbranii importantissima... Non
si può paragonare la società presente colie passate. Se nei cangia-
menti di governo che ora accadono si frequenti, non vi fosse che
una differenza di forma e intatti rimanessero i più essenziali diritti
sociali, Sastensione potrebbe avere per suo motivo l'abbominio
per un governo usurpatore, e d'altra parte non correrebbe pericolo
per essa la Società. Ma ora il non far nulla è lo stesso che affrettare
la dissoluzione sociale... n.
Queste semplici spigolature del prezioso manoscritto del buon
Padre Sanguineti, ci fanno comprendere come il Santo lavorasse
per raggiungere, ciò che riteceva conveniente, nel modo migliore.
Anche dopo il cambiamento di Ministero (il g luglio cadde
ii Ministero Lanza e il giorno dopo gli succedeva il Ministero
&&ghetti) le pratiche di Don Bosco per venire ad una buona
conclusione proseguirono assiduamente, di piena intesa col Car-
dinal Segretario di Stato. I1 6 agosto il Card. Antonelli gli ripe-
teva per lettera di non veder alcun inconveniente nella prose-
cuzioiie di tali trattative, e <i a scanso di qualsiasi possibile equi-

9.3 Page 83

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80
IV - Provvede a2l'avvenirc
- - voco n gli additava i limiti di esse, e oltre i quali diceva non
dovrà ella ripromettere cooperazione o acquiescenza per parte
della S. Sede.
r Questi termini sono i seguenti: - Chiedendosi a Mons. Se-
gretario della S. C. Concistoviale che si desidem conoscere l'epoca, i
nomi dei Vescovi, e le diocesi loro sfidate nei vari Concistori, non
s'i.ncontrerà dilficoltà di ris$ondere indicando norni, tempo e diocesi,
cui ciascun Vescovo fu destinato, e dichiarando che a ciascuno furuno
seedite le solite Bolle ».
Don Bosco continuò a trattare dell'importante d a r e con il
Card. Segretario di Stato ed anche con altri Prelati, e il 12 otto-
bre scriveva direttamente al valente giureconsulto Paolo Ono-
rato Vigliani, Ministro di Grazia, Giustizia e Culti, mettendolo
al corrente delle pratiche in corso:
e Circa la metà di luglio io faceva relazione di queste cose
a S. E. I'iinghetti, che il 16 dello stesso mese con bontà accusava
ricevuta mia lettera, aggiungendo mi avrebbe quanto prima fatto
categorica risposta. La gravità e la moltitudine delle cose pub-
bliche, cui egli dovette prender parte, avranno fatto certamente
forse ritardare, o dimenticare, l'oggetto in discorso. Per questo
motivo mi sono fatto ardito di rivolgermi all'E. V. che appunto
tiene il Ministero, cui tali &ari si riferiscono... H.
Ed accennando ai vmi schemi presentati circa il mudus vi-
vendi da applicare ai Vescovi nominandi, insisteva che si desse
la preferenza ai secondo:
e Come prete io amo la Religione, come cittadino desidero
di fare quanto posso pel Governo, e prendendo qui le parti di
questo, parmi che il nzodus vivendi B sia più di ogni altro con-
sentaneo alle viste governative, perciocchè con esso ii Govemo:
B I) Si mette in relazione diretta con la Santa Sede;
P 2) La Santa Sede risponderebbe ufficialmente al Govemo;
3) I1 Govemo poi, avuta comunicazione dei Vescovi preco-
nizzati, potrebbe liberamente, ove ne fosse il caso, fare k sue
"eccezioni psima d i concedere le temporalità;
4) Anzi, ammettendo questo principio, parmi che il Go-
verno avrebbe un vero Exeq%atur, giacchè potrebbe concedere
o non concedere le temporalità, ed anche mettere conokioni
qualora Savvisasse opporfuno v.

9.4 Page 84

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Il Ministro, a volta di comere, rispondeva gentilmente e
cordialmente: t La delicata comunicazione che V. C. M.to Rev.da
si compiaceva di farmi con la riverita sua del 12 corrente circa
la deplorabile condizione dei Vescovi non muniti del R O ExequaLuv
e dei parroci da essi nominati, è del tutto conforme ad altra che
Ella indirizzò al Presidente del Consiglio dei Ministri, po
la costituzione deii'attuale Ministero, e che mi venne tost
cipata. Le fu risposto che si sarebbe fatta ricerca dei prece
a i quali la sua lettera accennava, e quindi si sarebbe matu
lo studio ddia pratica o8ciosa. Sono state vane finora le f
ricerche, non essendosi trovata preso il &Gnistero deii'Inte
alcuna carta relativa a tale d a r e . Mi rivolgerò all'ottimo
amico il Comm. Lama per avere da lui medesimo
tezza di quanto si è passato sotto la sua amminist
e Nessuno è a-ato da miglior volontà delia mia e
del Presidente del Consiglio, per trovare un modo accettev
di far cessare od almeno attenuare le cattive condizioni, i
versa I'Episcopato Italiano. Conviene però che da una pa
daii'altra si faccia prova di buon volere e di cristiana tolleranz
per amvare ad un accomodamento che salvi tutte le c
A Lei, che è ottimo sacerdote e buon cittadino, mi s
di rivolgere una calda preghiera, percbè voglia adoperare i sri
più efficaci o%ci a persuadere la Santa Sede a fornire al Go
i mezzi, che sono indispensabili a conciliare l'osservanza
legge, superiore alla volontà di hitti i ministri, con tutte le agev
lezze possibili per la concessione del RO Exepuatzbr. Ella sa
che ai Vescovi di Alessandria, di Saluzzo e di Aosta è stato
molta indulgenza concesso SExequaLur; e perchè il loro b
esempio non sarà seguito dai loro confratelli?Perchè tutti i nuo
Vescovi non troveranno modo di far pervenire un transunto
meno deiie loro Boile col mezzo dei loro Capitoli, o dei Sind
locali, o di altra persona di loro fiducia, senza assumere la ve
di postulanti? Io non so davvero vedere in siiratta
proprio nulla, che offenda la santa nostra Religj
» A V. S. confido questi miei sentimenti, e co
alleanza per fare del bene... n.
I1 Santo, dopo nuove intese col Card. Anton
gnato da Don Berto, sul finir del 1873 tornava a

9.5 Page 85

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82
PV - Provvede all'avvenire
i1 30 dicembre, dal 31 cominciò le sue visite al Cardinai Anto-
nelli ed ai Ministro Vigliani. (iAddì 2 gennaio - scrive Don Berto
- ai matrino portai una lettera di Don Bosco ai Ministro di Gra-
zia e Giustizia, al Palazzo in Piazza Firenze. Nella stessa sera
Don Bosco ritornò dal Ministro. Ci stette un'ora e mezzo e più, e
ne uscì molto stanco. Quasi non poteva più reggersi in piedi.
Mentre Don Bosco stava in coaferenza, nell'anticamera io ebbi
comodità di recitare il breviario. Senonchè di quando in quando
era disturbato dalle scampanellate e dal continuo andare e venire
di segretati e camerieri per commissioni. Chi produceva tutto
quel disturbo era Don Bosco, che metteva in impiccio il 3finistro
di Grazia e Giustizia, il quale perciò chiamava or l'uno or l'altro,
mandando a vedere nel tale e ne1 tal altro codice. Uscito fuoti,
io lo accompagnai sotto braccetto. Egli mi diceva: - Sono stanco.
I d n e dissi al Ministro: "Veda, signor Ministro, io non son uso a
trattar di questi affari:adesso sono stanco". Ed egli: "Sono stanco
a?zch'io". Ho anche detto che il fine per cui aveva anticipato la
mia venuta a Roma fu per trattare questo affare prima delle se-
dute dei Ministri neiie Camere: perche, forse, dopo non si avrebbe
più avuto tempo. - Per Don Bosco, disse Vigliani, son disposto
a lasciare Ministero e Camera e tiitto; venga pure quando vuole 8.
il 5 gennaio Don Bosco fu ricevuto dal Santo Padre, e quella
sera stessa scriveva: « a tutti i [suoi] cari $gli di Larzzo ».
t Questa mattina alle II sono stato ammesso all'udienza del
Santo Padre, che ho trovato amorevole, generoso ed accondiscen-
dente in tutto quello che ci è occorso. Egli parlò molto delle
cose nostre, della Congregazione, dei preti, dei chi&, dei gio-
vani e infine tenne speciale discorso sul collegio di Lanzo, di cui
aveva già altra volta fatto parola. Quindi, volendo dare un segno
di speciale benevolenza incaricò me di comunicarvi la sua santa
ed apostolica benedizione, con indulgenza plenaria in quel giorno
in cui farete la vostra confessione e Comunione. Io ringraziai da
parte vostra la bontà del S. Padre, e lo assicurai che oltre la Co-
munione fatta p u lucrare indulgenza plenaria in quel giorno,
ciascuno sarebbesi dato cura di farne un'altra secondo l'intenzione
di Sua SantitB. - Anche per questa Comunione, disse con viva-
cità il Santo Padre, concedo l'indulgenza plenaria. - Ora, o miei
cari figliuoli, ammirate la benevolenza del Vicario di Gesù Cristo,

9.6 Page 86

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giorni - attesta il
aveva udienza dal S. Padre. Arrivavano Cardinali,
dignitari, e si diceva loro: - Abbiano pazi
Papa vi è Don Bosco! - E si aspettava.
Uscendo dal Papa, si recava dal Ministro
attendere. Gli uscieri ed i camexieri gli andavano incontro,
toglievano dalle spalle il mantello e, se non poteva aspetta
era subito introdotto dal Ministro, col auale s'intratteneva o
mise la coda; l'affare ex
per mezzo di un ex-prete (il quale p
e vicse gli ultimi anni
uTrovasi a Roma il celebre Don Bosco
Egli gode le grandi entrate al Vatic
bene. Perb non desta più l'entusia
che venne qui. È un pochino in
verno egli ha larghezza d'entratura. Non
ei tratta cose gravi ».
Al foglio di Torino facevano eco il Fa
Gazzetta d'Italia, gridando ai quattro venti
- &Daqualche giorno scriveva, SII
circolano voci di pretesi sforzi di una
mostrato contrario di accettare, sotto una forma che gar
la sua digniti, l'assegno votato dal Parlamento Italiano u.

9.7 Page 87

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84
IV - Pvovvcde ali'avveaive
Subito dopo, La Libertù di Roma (nel numero di lunedì 12
gennaio) dava questo giudizio: a I1 Faflfulla di ieri accenna aile
voci di tentativi ài conciliazione fra lo Stato e la Chiesa, che
si stanno facendo in questo momento.-Questi tentativi devono
essere attribuiti a Don Bosco, pietoso e rispettabile prete piemon-
tese. Egli è qui da qualche tempo, ha parlato e parla con molti;
e qui si dice che abbia avuto incarico di far questo da alti prelati
deli'Alta Italia; ma nei circoli bene informati, così della Chiesa,
come del Governo, aon si dà nessuna importanza a questo ten-
tativo dell'onesto sacerdote. Da una parte e daii'aitra si com-
prende abbastanza bene ch'è inutile occuparsi di cosa, per la
quale non P ancora venuto il tempo, e non pare che verrà tanto
presto 1).
n Don Bosco - dichiarava la Libe~tÙi1 16 gennaio - avrebbe
immaginato tutto un sistema di espedienti e di compromessi,
ed ha voluto esporli a l Consiglio di Stato. Vuolsi ch'egli abbia
trovato lodi e compiacenze non lievi nel seno di quel consesso,
e alcuni &emano che anche l'on. Ministro di Grazia e Giustizia
sarebbe disposto a favorire le idee del reverendo sacerdote. A
questo poi non voxliamo prestare fede alcuna; giacchè ci sembra
del tutto impossibile che o I'on. Vigliaui o il Consiglio di Stato
vogliano mutare la legislazione deilo Stato in una materia deli-
catissima senza l'intervento del Parlamento >>.
L'Italie diceva inesatta la notizia che il Santo lavorasse uni-
camente a favore delle temporalità dei Vescovi; e Il Secolo di
Milano insisteva: a La Prelahira Piemontese sarebbe venuta nella
determinazione di mandare a Roma, coll'incarico di gettare le
basi dell'accordo da lei desiderato, un tale Don Bosco, sacerdote
conosciuto per ampiezza di dottrina, di costumi specchiatissimi,
e sommamente zelatore degli interessi chiesastici. Un tale uomo
sarebbe stato abilmente scelto, in quanto, mentre da una parte
non può destare sospetti al Vaticano, dall'altra deve essere cor-
tesemente accolto daile rappresentanze più o meno &ali del
Governo Italiano. Don Bosco è dunque qui, da diversi giorni, e
paie abbia cominciato l'opera sua, ottenendo coiioqui con Cardi-
nali, con Prelati di alto conto, e con uomini politici creduti da lui
iduenti piesso i membri del Gabinetto. Quali siano le basi del-
l'accordo che egli propone, nessuno sa, mentre finora non ne è

9.8 Page 88

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per il carnevale, e le stesseiratiche per le temporalità dei Ves
stavano per raggiungere l'esito
ai coniugi Sigismondi, suoi ospiti, e accennando ai fine
- facevafrequenti visite ai Ministero e in Vaticano, il Santo
geva: (I Preghiamo: a Tori
pregano per questo. La cosa
- a spedire le Bolle ai Vescovi, se ii demonio non viene a mett
impedimento. Vedano, oss
trattar quest'affare person
altro che esacerbare e ina
viene da Torino!... Si ve
perchè si serve di
Cattolica, ii 16 gennaio -i diari della rivoluzione, grandi e picco
ci parlavano dei negoziati aperti in Roma per conciliare ciò
prima il Vangelo e poi il Sillaba di Pio IX hanno dichiarato
conciliabile come la luce colle tenebre e Cristo con Belial.
pria sede...
P Finalmente l'illustre prelato,
un sacerdote piemontese, che va spesso a cercare la
ottocento e più giovinetti, o, com'
in Tonno, nel suo Oratorio di San
H Come non essere muti quando vengono a dirci che Don
è andato a Roma per conciliare
ceversa? Don Bosco ha un mez
è pronto ad usarlo, e Pio IX

9.9 Page 89

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86
IV Provvsde d?nvu#mir8
Eccolo. Bisognerebbe che tutti i ministri italiani si adagiassero
a venire con lui in Torino e a rinchiudersi sotto la sua disciplina
almeno per dieci anni neli'Oratorio di San Francesco di Saies.
Dicono che Don Bosco già riuscisse ad ammansare giovani di-
scoli, che erano il tormento e la desolazione del proprio padre e
della propria madre. Chi sa che colla sua pazienza non fosse anche
capace di rimpastare la testa ed ii cuore a Marco Minghetti e com-
papial Certo, l'operazione non è facile, ma il buon sacerdote
talvolta col suo zelo opera miracoli.
%Quandoin dieci anni (e non ci vorrebbe minore spazio di
tempo) i ministxi italiani avessero imparato nella chiesa di Don
Bosco il Catechismo e tutti, dai primo ali'ultimo, i precetti dei
Decaiogo, assaggiando anche nel suo refettorio i primi mdimenti
dell'economia politica, d o r a potrebbero ritornare con lui a Roma,
e prima li condurrebbe dai Penitenziere maggiore, e quindi a'
piedi del Santo Padre, che, trovandoli migliorati dawero, li ri-
concilierebbe con Dio e poi con stesso. A nessun'altra conci-
liazione ha mai pensato Don Bosco, n&può pensarvi, appunto
per&& egli è, come dice la Perseseueranza, "uomo di molta pietd
e dottrina". Tuttavia veggiamo con piacere che questa volta la
conciiiazione della nuova Italia col Papa si aspetta da chi s'è
consacrato da tanto tempo a custodire i monelli e guarire i biri-
chini. Siamo sulla buona strada u.
La Capitale il 18 gennaio aveva queste frasi maligne: t Le
fratiche per la conciliazione: - Tutti i giorni la Capitale vede con-
fermati i suoi giudizi. Dicemmo che i consorti non pensano che a
far lega c m preti, e infatti ieri il famoso Don Bosco, il prete pie-
montese, fu ammesso nientemeno che al Co~~sigldioi Stato per pro-
porre il modo di conciliarsi. I ministri, massi% il Vigliani, dicono
l'abbiano ascoltato a bocca apwta, p r o ~ ~at i far htto quel cKei wEe.
Oglaun s'immagini quanto debbano essere utili alla libertà e d l a
civiltd ZItaCia le proposte d'un prete Bosco, clwicale famoso.
h&'le:siamo ancora ai tempi di Barbarossa; il povero Arnaldo,
cioè la liberSà, verd consegnata in mano al Papa che la porrd s d
rogo 1>.
Tutta la stampa continuava a diffonderei'atiarme di una con-
&azione. ed anche La Voce d d a Verità e L'Osservatore Catto-
lico di Muano insorgevano acremente contro Don Bosco. L'Italie.

9.10 Page 90

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il Jour~al de Florence, l'Unità Cattolica e l'Em$o~io
respinsero le violenti insinuazioni: e la Gazzetta di
febbraio, recava questa corrispondenza da Roma: <<
è ancora qui, e voi sapete che lavor
onde i Vescovi possano trovare la mensa imbandita, senz
sentare la Boila e che so io. Ma egli cadde in sospetto... si,
spetto di liberalismo e di giacobini
ai Vescovi, fu costretto ad awicinare Vigliani, il qual
il corteggiamento dei prelati. E i1 sospetto f u denunz
camente: La Voce della Verità scrisse contro di lui un a
violentissimo e villanissimo, in cui gli si dava anche del fari
e lo si minacciava, se
Santo si trovava neile sale attigue all'aula del Parla
tando l'ultima risposta del Ministro Vigliani; e vari
fra i quali Crispi, udendo che c'era Don Bosco, si a
curiosamente attorno a lui ;ber conoscere - so
Era giunto il segreGo deli'ilmbasciatore Pmssiano, con
lungo dispaccio urgentissimo. I1
poco dopo, dicendo a Don Bo
in proposito; ecco il dispaccio; non si vuol nessuna tre
guerra al Papa. - Nel telegramma, Bismarck si ma
che il Governo venisse a trattative con un p
nacce, se si fossero pro
- Che fare? concluse Vigliani. La Pr
le nostre sorti!
Così caddero quelie trattative soste
Parroci fu ottenuto l'exequatur; e fu
e infine approvato, un modulo, secondo il quale i Vesco

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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ber0 potuto chiedere in awenire i beni delle loro mense, sema
ledere i diritti della Chiesa.
Ma quante fatiche ed umiliazioni ebbe per questo a tollerare
Don Bosco! Sono pagine gloriose che scriverà la storia ad en-
comio dcll'umile sacerdote torinese, che si levb tutto solo, qual
forte campione dei diritti deiia Chiesa in Italia.
Qui ci pare assai conveniente trascrivere anche una pagina
del Jmkrnal de FlweItce, che a dà un'idea esatta del modo con
cui si svolsero e si troncarono le trattative. La riportiamo tale
quale venne allora pubblicata dall'Empwio popolare, e precisa-
mente il 19 aprile:
«Noi ci siamo studiosamente astenuti 6n qui dal dire tntto
quello che sapevamo intorno al viaggio del reverendo Don Bosco
a Roma. Noi vedemmo protrarsi ii soggiorno del degno eccle-
siastico in quella città molto al di di quello che egli stesso aveva
preveduto; non a era ignoto in quali delicatissimi negoziati avesse
la mano, ed insieme conoscevamo qual vero spuito di devozione
alla Chiesa lo guidasse nel maneggiarli. Credemmo un dovere
strettissimo per noi, il non porre ostacoli, con imprndenti mani-
festazioni, a un'opera già per & stessa =cile, quella cioè di ri-
vendicare un atto di giustizia presso coloro che da gran pezza
hanno smarrito Suso di renderla.
*Ma al presente, la pretesa missione di Don Bosco ha fatto
tanto parlare di se, e tanto & divenuta soggetto di menzogneri
racconti, che noi non possiamo più omettere di darne la vera ed
unicamente esatta relazione autentica, in modo che non potra
essere smentita.
r ii viaggio del nostro venerato amico a Roma sul cominciare
di quest'inverno, aveva più fini, che ora distintamente esporremo.
11 pvim era quello di ricorrere ail'inesauribiie carità dei romani
a sostegno di queiie Opere molteplici a bene del pubblico ch'egli
ha create; il secondo quello di ottenere dal Santo Padre Sappro-
vazione d e t i v a della Congregazione fondata da lui in Torino,
la quale conta già oltre trecento membri; ii terzo di ottenere pa-
rimenti la facoltà di stabilire delle succuisali della Congregazione
medesima in Cina e... ne1l'America ...
n I1 solo scopo che nel partir da Torino Don Bosco non sveva
in mira, e appunto quello che gli venne attribuito, di adoperarsi

10.2 Page 92

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cios ad ottenere m a condiazione dissennata ed impossibile
il Vaticano ed il Quirinale.
n Ma i prodigi che Dio opera tutto giorno per mezzo del su
Servo, il quale, povero e spoglio di ogni bene, strappa al vizi
ed al pericolo della perdizione da omai quarant'anni migliaia
quello che le portino amore.

10.3 Page 93

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CAPO l'l
APPROVAZIONE DELLE COSTITUZIONI
1874
Anche per l'approvazione deiie Costituzioni della Pia Società
Salesiana il Santo incontrbdifficoltàassai gravi, perchè insieme con
più di quaranta commendatizie di Arcivescovi e Vescovi, erano
giunte aiia Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari altre
lettere, contrarie all'approvazione deiia Pia Società, che dice-
vano ancor sprovvista di regole atte a formare buoni soggetti, e
quindi incapace a sostenersi oltre la morte del Fondatore. Una
di esse, e precisamente di chi avrebbe dovuto appoggiarla di più,
cominciava cosi:
«Stimo esser mio gravissimo dovere l'esporre a Vostra Emi-
nenza Rev.ma e, per essa, aiia S. Congregazione dei Vescovi e
Regolari, lo stato delle cose della Congregazione di S. Francesco
di Sales... riguardo aiia quale m i premerebbe assai d'intendere
da Vostra Eminenza, se debba riguardarsi come già approvata
dalla S. Sede, e perciò già ammessa a godere dei diritti e privilegi
dei Regolari. oppure debba essere considerata come una Congre-
gazione, che solo gode della beflevolenza della S. Sede: e quel tanto
de' privilegi che le fu concesso debba aversi solo in conto di cosa
provvisoria ad ezperiwentum, e non mai da estendersi in gene-
rale ai privilegi de; Regolari... n.
Chi scrisse questa lettera, tentò d'insinuare uguali sentimenti
in tutti gli altri Vescovi del Piemonte, i quali non avevano che
- a lodarsi dell'Opera del Santo. « Nolte diocesi e segnatamente la
mia - attestava Mom. De Gaudenzi, Vescovo di Vigevano
ebbero dai Collegi del Sac. Don Bosco ottimi sacerdoti. Non era
per nulla necessaria questa nostra testimonianza, perchè le opere

10.4 Page 94

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professiamo per un
temente, ed in cui, fino dagli esordi
abbiamo ammirato un uomo suscitato dal Signo
Cattolico Sacerdozio, a bene deii'umanità,! a.
stenza dei cielo Don Bosco non le avrebbe mai superate.
parte sua nuila trascurò per riuscirvi. Pubblicò un opuscolo
diffuse tra i membri più iduenti
scrisse una risposta aile più gravi obiezioni che gli venivano fatt
estese un'esposizione sommaria dei motivi che i'inducevan
insistere per la definitiva approvazione, e le presentò ai s
tario Mons. Viteiieschi e agli Em.
De Luca, e Martineiii, componenti la Commissio
lo studio deii'approvazione, nionchè all'Em.mo
ai Papa.
I1 Santo, neli'accennato opus
particolari più importanti per ott
deile Costituzioni
sunto dei suoi primordi.
n In queil'anno (1848) uno
agli Ordini Religiosi, e contro alle Congregazioni Ecclesi
di poi in generale contro ai Clero e tutte le Autorità d d a
Questo grido di furore e di
la conseguenza di aiiontan
pietà,; quindi d d a vocazi
vocazione religiosa e
Mentre gli Istituti R
erano dipesi, taluni messi in prigione,
coatto; come mai umanamente parlando
spirito di vocazione?
In quei tempo [qui il Santo accenna delicQtante
( I ) Cenno storico sulla Congregazione di S . Framesco di Sal
veat%visch%arzme%tiR, oma, %p. Poliglotta di Propag. Fide, 1874

10.5 Page 95

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auute, e da noi rifeuile] Dio fece in maniera chiara conoscere un
uuovo genere di milizia, che egli si voleva scegliere, non già tra le
famiglieagiate, per&&esse per lo più mandando la loro figliolanza
alle scuole pubbliche o ne'grandi collegi, ogni idea, ogni tendenza
a questo stato veniva presto soffocata. Quelli che maneggiavano
la zappa od il martello dovevano esser scelti a prendere posto
glorioso tra quelli da avviarsi allo stato sacerdotale.
>> Ma dove trovar mezzi per gli opportuni locali, per lo studio,
pel vestito, vitto, titolo ecclesiastico e più tardi pel riscatto dalla
leva militare? L'uomo è misero stmmento della Divina Prov-
videnza, che nelle mani di Dio e col suo santo aiuto fa quello che a
lni piace. Ho pertanto cominciato a raccogliere alcuni contadini
dalie campagne; a questi associai alcuni artigianelli dell'Oratorio
di S. Francesco di Sales, commeudevoli per moralità ed attitudine
alio studio. A h e poi di risparmiare qualche spesa e ricordare ai
novelli allievi la loro bassa condizione, mentre frequentavano le
scuole, prestavano assistenza ai loro compagni, facevano scuola
serale e catechismo nei vari oratorf festivi già aperti nella città
d i Torino. A questi primi se ne aggiunsero altri e poi altri. D%-
ciimente si possono capire le fatiche, gli stenti e le altte difficoltà
che si dovettero allora sostenere in faccia a tutte le autorità civili
e scolastiche. Tuttavia, benedicendo Iddio l'opera sua, nel 1852 si
era già riuscito a formare un nucleo di parecchi giovinetti, che
in pubblico ed in privato prestandosi a molte opere di carità erano
ben veduti da ogni classe di persone.
>> Vivendo inosservati in mezzo al mondo, si istituivano oratod
festivi nei vari quartieri di questa città, apnvansi scuole, ospizi
di carità e mandavansi ogni anno parecchi &enti nei Seminari
delle vane diocesi, mentre alcuni, che ne avevano la vocazione,
fermavansi ad accrescere ii numero della nascente Congregazione.
Neii'anno 1858 si numeravano parecchi sacerdoti, chierici e alcuni
laici, che. tenendo vita comune. in massima osservavano le Regole
della Società Salesiana.
I) m o r a(1858)l'Arcivescovo Fransoni,sempre di cara memoria,
mi consigliò di provvedere in modo stabile ali'awenire dei molti
ragazzi, che erano accolti negli Ospizi e frequentavano gli Oratori
domenicali. Munito di una sua lettera, mi inviava al Sommo Ge-
rarca deiia Chiesa, a l Grande Pio IX...a.

10.6 Page 96

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che si era recato a Roma appunto pe
nuova Società Religiosa:
Passata una settio~auae, ritornato d
Chiesa sia un religioso e nelia Clvue societa sia
tadino...
speciale benedizione, ho tosto - dichiarava - dato
uniformase le costituzioni scritte e da parecchi anni pr
Torino con quello che mi era stato esposto s.
mero, gli diedero in quei giorni iin lavoro assili
I1 Santo Padre voleva si concedesse ii favo
Bosco, e invitò un Eminentissimo a lasciar da

10.7 Page 97

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94
IV - Provvede all'auveliirs
anni, in cui si poterono modincare, aggiungere o togliere le cose
rawisate utili al buon andamento pratico deli'Istituto: le com-
mendatizie di quarantaqnattro Vescovi, i quali fanno voti pel
medesimo favore, e considerando essi il modo, il tempo, i mezzi
con cui la Pia Societi si è fondata e i fmtti spirituali, che per
la misericordia del Signore si riportarono, riconoscono in que-
st'opera la mano di Dio: ...il niimero dei congregatiche è di circa
330, e dei fanciulli (circa 7000) loro &dati: le trattative pressoche
ultimate di aprire case neU'Ainerica, neU'Africa e neUa Cina,
rendono necessaria una regola che escluda l'incertezza in cui
' vivrebbero i Cougregati pel timore di eventuali modincazioni
deila medesima. All'opposto tornerebbe delia massima conso-
lazione e inspirerebbe in tutti grande fiducia e coraggio, quando
fossero assicurati che le loro Costituzioni sono definitivamente
approvate e per conseguenza che essi sono, con legami stabili,
uniti a l Vicario d i G. C. i>.
In ultimo, Don Bosco insisteva per l'approvazione definitiva
cosi: «Quel santo e meraviglioso Pontefice che, spiritualmente
e materialmente, qual Padre amoroso si degnò benedire, proteg-
gere ed approvare questa Congregazione, sia quello stesso che
alle Costituzioni della medesima dia definitiva approvazione, a
maggior gloria di Dio e della santa e cattolica Religione, a van-
taggio delle anime, e a decoro della Salesiana Società $.
I tempi parevano poco propizi, ma egli rilevava:
a Questa Pia Societi conta 33 asmi di esistenza. Nacque e si
consolidò in tempi e luoghi burrascosi, in cui si voleva abbattere
ogni principio, ogni autorità religiosa, specialmente quella del
Sommo Pontefice. In tempi e luoghi in cui furono soppressi e
dispersi tutti gli Ordini Religiosi e le pie Congregazioni dell'uno
e deli'altro sesso; furono soppresse le Collegiate, incamerati i beni
dei Seminari e deUe Neose Vescovili. Tempi in cui erano, si può
dire, annullate le vocazioni religiose ed ecclesiastiche.
s In faccia alla Chiesa la sua posizione P [q~esba]N. on si mai
fatto cosa alcuna senza il consenso e l'espressa approvazione
deli'Autorit&Ecclesiastica.N&mai, per quanto si sappia, da alcuna
autorità ecclesiastica o civile fu mosso lamento o contro ai soci
o contro l'andamento della Congregazione W.
I1 16 marzo, con lettera circolare alle Case, annunziando l'im-

10.8 Page 98

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minente discussione deli'approvazione della Costituzioni, invita
tutti i Soci e gli allievi dalla Divina Prowidenza loro affid
u a far un cuor solo e un'anima sola per implorare i lumi deiio
Spirito Santo sopra gli Em. Porporati~),e fissava tre
digiuno per i Saiesiani e per le Figlie di Maria Ausili
triduo di speciali preghiere da farsi mattino e sera e lungo
-giorno. dai 21 al z?- marzo. con ordine di rip- eterlo nei giorni 26
27 e z8 pei bisogni di S. Chiesa e secondo I'intenzione dei Sommo
Pontefice.
I1 24 marzo la Commissione si radunò, e Don Bosco, il z
scriveva nuovamente alle Case: 6 Favete linguis atpue os clauda
ad ora! La prima Congregazione dei 24 riuscì bene. La secon
ed ultima sarà il 31 di questo mese. Se ne spera eziandio e
felice. Continuate a pregare. State allegri e attendete con p
zienza quanto il Signore disporrà di noi... Dio ci benedica tutti .
Anche queste trattative trapelarono; e lo stesso giorno il
... Pofiolo Romano ne informava i lettori, aggiungendo: (i
che il Decreto deiia Commissione sia stato contrario
le difficoltà non eran tutte superate, e Don Bosco pass
lunghe ore, chino sul manoscritto deiie Costituzioni.
ii 31 si radunò nuor.amente
Cardinali deputati, che discussero daiie g del mattino h o
12 e 30; e tutti furono d'accordo per l'approvazione temporan
ad experimentzlm, e tre anche per l'approvazione d a t i v a .
ferita la cosa ai Santo Padre la sera del 3 aprile, giorno del
nera Santo, dai segretario Mons. Viteiieschi, Pio IX esclamò:
- I1 voto che manca ce lo metto
desse il Decreto deli'approvazione dehitiva.
Queiia medesima sera Don Bosco si recò a casa
ov'era da poco rientrato Monsignore; e questi, scrive Don Bert
u appena vide Don Bosco, disse: - Don Bosco, metta i lant
noni! Le Costitzkzioni della sua Congregazione degin' '
provate... Dimissorie assolute ad decenoiumu.
It Santo, pieno il cuore di riconoscenza, t
confetto, con grande amabuità e
signore dicendo: - Monsigeore, premia questa caramella! - L
- - aprile fu nuovamente alla presenza del Santo Padre, che a l ve-
derlo esdamò: - Questa volta si è finito1 E Don Bosco:

10.9 Page 99

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Sì, Santo Padre, e ne sono contentissimo. - Anch'io! soggiunse
ii Papa.
In quella circostanza il Santo umiliò al Pontefice una copia
di una nuova edizione della Storia d'Italia, uscita in quei giorni.
Pio IX la guardò, ne lesse qualche pagina ed esclamò tre o quat-
tro volte: - Evviva Don Bosco! - soggiungendo: - Conosco lo
sfiirito da cui siete animato.
Quindi gli concesse alcuni indulti, tra cui la facoltà di occu-
pare i chierici in vari lavori neli'anno di prova:
- Anzi, a questo fiuofiosito, soggiunse il Papa, non metteteli
in sacrestia, fierchi diventano oziosi; m occufiateli a lavorare, e
sfiecialme+zte a fare il catechismo.
Uscendo d&udienza, si avvicinarono al Santo Mons. Ne-
grotto e Mons. De Merode, e questi gli domandò se tutto era ter-
minato; e Don Bosco: - Sì, Monsignore, non ci manca più altro
che V. E. ci prepaxi una tettoia per raccogliere i ragazzi, e poi
verremo a stabilir una casa anche qui in Roma.
La Riforma, La Cafiitale ed altri giornali s'afTrettarono ad
annunziare, con irose menzogne, il nuovo atto compiuto daila
S. Sede, che veniva sancito dalla S. Congregazione dei Vescovi e
Regolari con Decreto del 13 aprile.
Come ebbe ritirato il Decreto, lo stesso giorno il Santo ne dava
annunzio &Arcivescovo Mons. Gastaldi, mentre dali'Oratorio
di Valdocco volava al cielo il Sac. Francesco Provera di Mirabelio,
modello di virtù non comuni.
Don Bosco parti da Roma il 14 aprile e, dopo breve sosta
a fiivenze, faceva ritorno a T o r i w la mattina del 16, recandosi
subito in chiesa a celebrare.
Al suo uscir di sacrestia, mentre i giovani lo applaudivano
entusiasticamente, avvenne un fenomeno singolare. Sopra la sua
cameretta si vide un candido alone, o cerchio luminoso, dentro
ii quale se ne scorgeva un altro di vari colori, quasi un'iride
graziosissima, eppure il cielo era sereno. I1 fenomeno durò circa
un quarto d'ora; tutti i giovani lo contemplarono, estatici, e poi
dettero in un grido: - Evviva Don Boscol
Al dopo pranzo la bianca iride comparve di nuovo, ma piU
alta e di tali proporzioni che pareva racchiudere l'oratorio intero.
Interrogato che casa ne pensasse, Don Bosco rispose: - Forse

10.10 Page 100

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- - VI A&ùrovaxions dcIle Costitueiosi 1874
97
il Signore ha voluto d a n i un simbolo della vittoria riportata
con l'approvazione assoluta della Società di San Francesco di
Sales, e ravvivare la nostra fede, e consolarci col pensiero che
Don Provera sia già coronato di gloria in cielo!
La domenica seguente si celebrò una funzione di ringrazia-
mento, e i giovani festeggiarono con tanto amore e con tanto
entusiasmo il Santo, che egli, nel rivolgere loro la parola, non
riuscì a frenare le lacrime. I1 voto suo più ardente era compiuto,
ma ne fremettero di rabbia i nemici della Chiesa e del Sacerdozio.
Una sera di quell'anno, sul &ire deli'autunno, mentre i gio-
vinetti erano a cena, vigilava in porteria il giovane Luigi Dep-
pert. Lungo il giorno eran giunte al suo orecchio vaghe voci di
un certo complotto ordito contro Don Bosco. La porta che dà
sulla strada è semiaperta, e, d'un tratto, è spinta violentemente
ed entrano tre giovinastri, che all'aspetto sembrano coscritti
ubriachi. Deppert, che sta saivendo, si alza e domanda che cosa
desiderino. - Desideriamo, risponde uno, di vedere Don Bosco.
- Scusatemi, non è questa l'ora: venite domani. - Eppure,
insistono tutti e tre, vogliamo parlare con lui stasera. - E d
io vi ripeto che non si può; a quest'ora è a cena. D'altronde non
è questo il tempo e il momento di far visite. - E in così dire li
accompagna alla porta. Appena usciti, egli cerca di chiudere e
di mettere il catenaccio, ma quelli tentano di impedirglielo. Al-
lora si pianta tra la porta e il muro, punta il piede e stende le
braccia per respingere i tre, che a forza vorrebbero rientrare.
Quelli, vedendo che non posson riuscirvi, si guardano in faccia,
e uno, estratto un coltellaccio, vibra a Deppert un colpo diretto
ai cuore, brontolando: - A te, ciò che era destinato ai tuo pa-
dronel - E si dànno alla fuga. il povero giovane, trovato sulla
porta in un lago di sangue, fu trasportato all'ospedale Mauri-
ziano, e, grazie a Dio e alle sollecite cure di valenti dottori, dopo
quindici giorni potè entrare in convalescenza.
Ma quegli scellerati che volevano dal Santo a quell'ora? La
polizia, informata, non seppe trovarne le tracce: noi però, nel
corso della narrazione, dovremo registrare nuovi fatti consimili,
e trame logiche deduzioni.
Intanto Don Bosco pensava a nuove imprese.
V o i m dovete andare alle Missioni! gli aveva detto Don Ca-
-7 G. ia. imepha V& k S.
Bav. Vol. LL

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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98
-IV Provvede all'auuenire
fasso: ma Seroico zelo di Don Bosco per la salute delle anime
doveva, per mezzo dei suoi figli, maturare frutti copiosi anche
nei campo delle Missioni Cattoliche. Quante volte, al pensiero di
tante regioni ancor giacenti nelie tenebre dell'idolatria, egli ma-
nifestò il santo desiderio di portar la luce del Vangelo in luoghi
non raggiunti da altri missionari! Fin dal 1848 Giacomo Beliia
Sudi esclamare: - Oh! se avessi molti preti e molti chierici! vor-
rei mandarli ad evangelizzare la Patagonia e la Terra del Fuoco.
E sai tu il per&*, caro Bellia? Indovina! - Perchè forse è il luogo
dove c'è più bisogno di Missionari. - Hai indovinato; perchè
questi popoli iinora furono i più abbandonati.
Questi ardenti desideri si accentuarono, a grado a grado, dopo
la fondazione e i'approvazione deiia Pia Società e la sanzione
definitiva deile Costituzioni.
AUa fine del 1874 erano già oltre cinquanta le richieste di
nuove fondazioni salesiane in vari luoghi d'Italia, d'Asia, d'Africa
e d'America; e Don Bosco, posando lo sguardo suli'Amenca del
Sud. riscontrava finalmente negli abitanti della Patagonia le indi-
cazioni misteriose avute qualche anno prima.
«%1 parve - mrrò nel 1876 ad alcuni intimi - di trovarmi
in una regione selvaggia ed affatto sconosciuta. Era un'immensa
pianura, tutta incolta, nella quale non scorgevansi colline,
nè monti. Nelie estremità lontanissime però tutta la profilavano
scabrose montagne. Vidi in essa t u b e di uomini che la percor-
revano. Brano quasi nudi, di un'altezza e statura straordinaria,
di un aspetto feroce, coi capelli ispidi e lunghi, di colore abbron-
zato e nerognolo, e vestiti solo di larghi mantelli di pelli di animali
che loro scendevano dalle spalle. Avevano per armi una specie
di lunga lancia e la fionda (il lazo).
u Queste turbe di uomini, sparse qua e là, offrivano aiio spet-
tatore scene diverse; questi correvano dando la caccia alle fiere;
quelli andavano e portavano conficcati suile punte delie lance
pezzi di carne sanguinolenta. Da una parte gli uni si combatte-
vano fra di loro: altri venivano aUe mani con soldati vestiti al-
Seuropea, e il terreno era sparso di cadaveri. Io fremeva a que-
sto spettacolo: ed ecco spuntare ail'estremità deiia pianura molti
personaggi, i quali dal vestito e dal modo di agire conobbi Mido-
nari di vari Ordini. Costoro si avvicinavano pex predicare a quei

11.2 Page 102

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- VI - Appvovazione delle Costitudoni 1874
99
barbari la religione di Gesù Cristo. Io li fissai ben bene, ma non
ne conobbi alcuno. Andavano in mezzo a quei selvaggi, ma i
barbari appena li vedevano, con un furore diabolico, con una
gioia infernale erano loro sopra e li uccidevano, con feroce strazio
ii squartavano, li tagliavano a pezzi e ficcavano i brani di quelie
carni suUa punta delle loro lunghe picche. Quindi si rinnovavano
di tanto in tanto le scene delie precedenti scaramucce fra di
loro e con i popoli vicini.
... I) Dopo di essere stato ad osservare quegli orribiii macelli,
dissi tra me: -Come fare a convertire questa gente così brutale?
- E vedo in lontananza un drappello d'altri missionari, che si
awicinavano ai selvaggi con volto ilare, preceduti da una schiera
- di giovinetti.
3) Io tremava pensando:
Vengono a farsi uccidere! - E
mi awicinai loro: erano chierici e preti. Li fissai con attenzione,
e li riconobbi per nostri Salesiani. I primi mi erano noti e sebbene
non abbia potuto conoscerne personalmente molti altri che se-
guivano i primi, mi accorsi essere anch'essi Missionari Salesiani,
- proprio dei nostri.
s - Come mai va questo? esclamava. - Non avrei vo-
luto lasciarli andare avanti ed era ii per fermarli. Mi aspettava
da un momento ali'altro che corressero la stessa sorte degli an-
tichi Missionari. Voleva farli tornare indietro, quando vidi che
il loro comparire mise in aiiegrezza tutte queile turbe di bar-
bari, le quali abbassarono le &, deposero la loro ferocia, ed
accolsero i nostri missionari con ogni segno di cortesia. Mara-
vigiiato di ciò, diceva fra me: - Vediamo un po' come l'andrà
a finire! -E vidi che i nostri Missionari si avanzavano verso quelle
orde di selvaggi; li istruivano, ed essi ascoltavano volentieri la
loro voce; insegnavano, ed essi imparavano con premura; am-
monivano, ed essi accettavano e mettevano in pratica le loro
ammonizioni.
u Stetti ad osservare, e mi accorsi che i Missionari recitavano
il Santo Rosario, mentre i selvaggi correndo da tutte parti fa-
cevano ala al loro passaggio e di buon accordo rispondevano a
queila preghiera.
n Dopo un poco i Salesiani andarono a porsi nei centro di
quella foiia che li circondò, e s'inginocchiarono. I selvaggi, depo-

11.3 Page 103

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ste le anni per terra ai piedi dei Missionari, piegarono essi pure
le ginocchia. Ed ecco uno dei Salesiani intonare: - Lodate Maiia,
o li93gue fedeli, - e quelle turbe, tutte a una voce a continuare
il canto di detta lode così aii'unisono e con tanta forza di voce
che io, quasi spaventato, mi svegliai.
)) Questo sogno l'ebbi quattro o cinque anni fa e fece molta
impressione sul mio animo, ritenendo che fosse avviso celeste.
Tuttavia non ne capii bene il significato particolare. Intesi però
che trattavasi di Missioni straniere, le quali prima d'ora avevano
formato il mio più vivo desiderio a.
Chi erano cotesti selvaggi?
Don Bosco, dapprima, credette che fossero i popoli deli'E
tiopia. Quest'idea si collegava con una visita fatta ali'Oratorio
da Mons. Comboni, ancor semplice sacerdote; ma, presa notizia
di quei luoghi, ne abbandonava ii pensiero.
Pensò ai dintorni di Hong-Koag, ed essendo venuto a Torino
un missionario di queile parti, in cerca di anime generose che
volessero seguirlo, iniziò deile trattative con lui; ma poi conobbe
che non eran quelli i popoli veduti nel sogno.
Si volse a studiare le Missioni d'Australia, ma quando fu in-
formato dello stato e deil'indole di quei selvaggi, M per credere
che neppur quelli erano i popoli contemplati.
Dall'Australia il suo pensiero passò alle Indie; si procurò libri,
parlò con sacerdoti inglesi venuti di e, per qualche tempo,
credette che il sogno riguardasse le Indie, e poi di nuovo SAu-
stralia, cui prese a ripensare ed a parlarce con trasporto, e racco-
mandò a qualcuno dei suoi di studiare i'inglese, tanto più che a
Roma si pensava di &dargli un Vicariato Apostolico in queile
regioni.
Ma ecco, nel dicembre del 1874, per i buoni uffici ciei signor
Gazzolo, Console della Repubblica Argentina a Savona, giungergli
da h'fons. Federico Leone Aneyros, Arcivescovo di Buenos Aires,
e da Mom. CeccareUi, parroco di S. Nicolis de 10s Arroyos, i
più caldi ed affettuosi inviti di mandare i suoi figli in q~eilaRe-
pubblica: e fu allora che venne a capiie, con chiarezza, che i
selvaggi visti nel sogno erano gli abitanti di quelill'immeasaregione,
allora quasi sconosciuta, che era la Patagonia.
Da quel giorno il pensiero delie future Missioni non gli si al-

11.4 Page 104

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- - V I Afi$vova$ione del28 Costituzioni 1874
101
lontanò più dalla mente. Rispondendo agli anguri del Collegio
di Laozo, la vigilia dell'Epifania del 1875, scriveva: N Io ascoltc
la voce che viene di lontano e grida: - O figlioli, o allievi di
Lanzo, veuiteci a sal are! - Sono le voci di tante =;.me, che
aspettano una mano beneiica, che vada a tbrli dall'orlo della per-
dizione e li metta per la via della salvezza. Io vi dico questo,
perchè parecchi di voi siete chiamati alla camera ecclesiastica
al guadagno delle anime. Fatevi animo; ve ne sono molte che vi
attendono. Ricordatevi delle parole di S. Agostuio: Aninzam snb
vasti, animam tuam praedestinnsti n.
I1 Santo avrebbe voluto accenderein tutti il più grande amore
per le Xissioni Cattoiiche, per u riuscire pesto, com'egli diceva,
a condccrre u n buon nztmero di selvaggi alla fede e alla civiltd, $re.
sentare alla Chiesa ?z?covijgli, offrire a Dio veraci adoratori, e far
sl che dove fioun sorgeva la cattedra di Satana s'innalzi il trono
di Gas% Ciisto e ~is%onai pplaudito i1 sno Santissi?~zoh'ome! I).
Ardente ndla propagazione della Fede, voleva anche sug-
gerire al Papa di aggiungere nelle Litanie dei Santi la preghiera:
- - Ut bonos et dignos ofiernrios in messem tuam mittere digneris,
T e roganius audi nos; non osb far la proposta, ma oggi, quasi
con le stesse parole, il santo suo desiderio è compiuto1

11.5 Page 105

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CAPO VI1
I PRIMI MISSIONARI
1875
Avute dall'Ametica nuove lettere, i1 29 gennaio, festa di San
Francesco di Sales, dal palco del teatrino che allora s'improwi-
sava nella vecchia sala di studio, circondato da tutti i membri
del Capitolo e dai Direttori delle Case, presente il Console Gaz-
zolo in grande uniforme, il Santo ne dava lettura ai giovani. Non
mancava che l'approvazione del S. Padre; ed a questo fine andò
a Roma, e pregava il Card. Bernabò a trattarnG col Papa. Non
parve ali'Eminentissimo che fosse il caso di fondare una nuova
missione in Patagonia, dicendola una regione disabitata; e il
Santo ne parlò egli stesso a Pio IX, che, incaricato il Cardind
Franchi di fargliene relazione, e uditala, approvò e benedisse
!a nuova missione.
In questa visita a Roma, Don Bosco compi altre pratiche
!>:esso la Santa Sede: umiliò un'istanza per la comunicazione
dei Privilegi aiia Pia Società e per la concessione assoluta deile
Dimissorie; invocò la Benedizione Apostolica su due altre opere
aUe quali aveva posto mano, la Pia Unione dei Coofieratorie
l'0fievadei Figli di Maria per le vocaziolzi degli adulti allo stato
ecclesiastico; ed esternb il desiderio di avere un Cardinale Protet-
tore, al pari degli altri Istituti.
L'amabile Pontefice, che i Salesiaai venereranno sempre come
- loro confondatore, con dolce somso rispose:
Quanti protettori volete? Non vi basta quello che avete
avuto finora? Mi avete sempre chiamato padre e protettore, ed
io lo sarò!
Il Santo, nell'uitima udienza che ebbe da Pio IX, dicevagli

11.6 Page 106

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- - VII I primi Misnoltari 1875
103
nel congedarsi: - Santità, partendo io da Roma per ritornare
in mezzo ai miei figli, vorrei pregarla di dirmi una parola che
porterei a tutti come ricordo del Vicario di Gesù Cristo. Anch'io
ho da dir una parola a Vostra Santità da parte loro; ma desi-
dererei di sentir prima quanto V. S. avrà la bontà di comunicarmi.
I1 Santo Padre rispose affabilmente:
- S i , che l'ho una parola, od un ricordo che può jar del bene
a tutti, che voi dovete cercare d'inculcare nell'anintu dei vostri,
tanto dei Salesiani, come degli alun.ni. Raccomandate a tutti che
promettano oubedkza e jedeltd al Vicario di Ges%Cristo.
A queste parole, Don Bosco mostrava a Pio IX il piccolo
promemoria che aveva in mano, dove aveva preso appunti su
ciò che avrebbe dovuto dire al S. Padre in queii'udienza, e gli
fece vedere che, in ultimo, c'era anche questa frase: Assicuriamo
obbedienza e jedeltd al Vicario di Gesh Cristo I). I1 Santo Padre,
lieto di constatare quella coincidenza di sentimenti e persin di
parole, esclamb:
- Bisogna che vi riconosciamo un'ispirazione del Signore!
tenetele dunque ben preziose.
- Certo, rispose Don Bosco, il Signore ispirò Vostra San-
tità a darci un ricordo cosi saluiure. Per parte mia, arrivato a
Torzno, non solo lo noti$cherò ai miei $glioli, ntu procurerò che
sia a tutti ri9etuio e spiegato in prediche ed esoriazioni o9portune.
Dopo brevi fermate a Orvieto, Firenze, Bologna, Modena,
&Ilano, dove visitò il Duca Scotti e altre famiglie, il 24 marzo
il Santo rientrava a Torino, dove la sua carità e il suo zelo
stavano per riportare un'altra vittoria.
Nel 1874, i protestanti avevano aperto presso il Santuario
di &lanaAusiliatrice una scuola gratuita, ed egli ne aveva aperta
un'altra nell'Oratorio, tentando di strappar loro i poveri alunni.
Quelli però avevano e davano denari a bizzeffe; ed egli, vivendo
di exità, si limitava a qualche regaluccio a coloro che frequen-
tavano l'Oratorio festivo. &fai giovani interni pregavano, e fa-
cevano, secondo la sua intenzione, frequenti Comunioni. La lotta
durò un anno, e nei primi giorni del mese di Maria Ausiliatrice
del 1875, gli alunni deile scuole dei protestanti passavano tutti
neiie scuole di Don Bosco, costringendo gli eterodossi a ritirarsi.
Don Bosco era intimamente convinto che, senza la scuola

11.7 Page 107

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cristiana, non è possibile aver una gioventii schiettamente, inti-
mamente cattolica. <<L'educazione,diceva, formata tutta su
classici pagani, imbevuta di massime e sentenze esclusivamente
pagane, impartita con metodo pagano, non formerh mai e poi
mai, ai giorni nostri segnatamente in cui la scuola è tutto, dei
veri cristiani. Ho combattuto tutta la mia vita contro questa
perversa educazione, che guasta la mente ed il cuore della gio-
ventù ne' più begli anni: e fu sempre il mio ideale il riformarla
su basi sinceramente cristiane P. A questo &e intraprese la pub-
blicazione dei Classici lati& cristiani, perchè essi, con la santità
delle loro dottrine e dei loro esempi, resa più attraente da una
forma elegante e robusta ad un tempo, completino ciò che manca
nei classici pagani, che sono il prodotto deila sola ragione, ab-
biano a render vani possibilmente gli effetti distruttori del natu-
ralismo pagano, e riporre neli'antico dovuto onore quanto pro-
dusse di grande, anche ueile lettere, il Cristianesimo. D'altra
parte: - Sarei contento, aggiungeva, che i miei chierici e i miei
preti venissero a scrivere il latiao, come S. Gerolamo, S. Ago-
stino, Scu Cipriano, S. Leone, battanzio e Sulpicio Severo. -
E dispose che in tutte le sciiole classiche della Pia Società Sale-
siana, si tenesse, o&, settimana, una lezione sopra un autore
latino cristiano (I).
La sera, poi, del 12 maggio, potè annunziare a tutto l'Ora-
to~+oche l'invio dei Salesiani in Argentina era concluso:
- Oggi, diceva con santa letizia, è arrivata Sultima risposta
definitiva. Chi vuol partire, si metta aii'ordine. La lettera giunta
poc'anzi mi dice che I'alcalde (il sindaco) di S. Nicolk, ricevuto ii
(I) La p~i~b!icazion&eeiClassici latini &stiani u Latini Christiani
scriptores a, suggerita e voluta dai Santo, venne iniziata nel 1875 dai
salesiano Dott. Don Tamietti, colla pubblicazione dei DEVMSillu-
stvibus di S. Girolamo; pochi fascicoli lo seguirono.
I1 pensiero di Don Bosco, però, non cadde. Nel 19x2il nostro Don
Ubaldi intraprendeva la bella pubblicazione mensile u I Padvi della
Chicsa io, clie per la tristezza dei tempi non ebbe lunga vita; ma.
nel 1934.per volere del nostro Rettor Maggiore Don Ricaldone. s'ini-
ziava felicemente la (< C m m a Patrum Salesiana »,una collana di
scritti patristici, latini e greci, nel testo originale e con la traduzione
italiana, a cura dei saiesiauo Dott. Don Sisto Colombo, con la coiia-
boraziorie di v y i caufratelli ed altti insigni studiosi.

11.8 Page 108

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- - VII I evimi Missionari 1875
105
foglio di accettazione, s'inginoehiò per terra, e alzando gli occhi
al cielo ne ringraziò il Signore come di uno dei più grandi favori
da Lui concessi a quella città; poi andò egli stesso a dame av-
vi30 a tutte le altre autorità del paese; e subito tni rispose assi-
curandomi di accettare volentieri tutte le condizioni apposte e
di porre subito a nostra disposizione il collegio cittadino.
Don Bosco terminò il fausto annunzio rivolgendo caldo invito,
a chi si sentiva chiamato, di prepararsi a partire per quei paesi
lontani, e a tutti di essere ovunque veri missionari.
I1 7 giugno egli andava a far visita ai collegi della Riviera:
e il 16 dello stesso mese, ricorrendo il 20 centenario delle rive
lazioni del Sacro Cuore di Gesù alla Beata hfargherita Alacoque,
dopo alcune parole di Don Rua suii'atto solenne che si stava
per compieie, anche l'Oratorio, insieme con tutta la Cnstidtà,
si consacrava ai Cuore Divino.
Don Bosco ardeva di un desiderio incessante: combattere il
peccaio e accendere in ogni cuore l'amore a N. S. Gesh Cristo. Pieno
di fede nell'efficaciadel ministero sacerdotale e del buon esempio
d'una vita fervente anche tra i semplici cristiani, due cose rite-
neva più urgenti e necessarie a combattere il regno del demonio
ed estendere il regno di Gesù Cristo: mol~iplicarele vocazioni
sacerdotali e spronare i fedeli ad unirsi in un progranma di
aiiouc cattolica secondo i bisogni dei tempi. A\\rendo già esposti
questi pensieri al S. Padre, non appena fu di ritorno a Torino
si &rettava a sottoporli anche a vari Vescovi col programma
deil'operu di Maria Ausiliutrice per le oocazioni dezli udzllti allo
stato ecclesiastico e con quello dell'uniolce C~isticmuo, deUa Pia
U+zionedei Cooperatori Salesiani, di cui diremo diftusamente più
innanzi. I due disegni, che erano stati benedetti e incoraggiati
dai Sommo Pontefice, non tardarono ad avere le più ampie com-
mendatizie dai Vescovi di Acqui, Albenga, Alessandria, Casal-
monferrato, Vigevano, Tortona, e dall'ilrcivescovo di Genova,
Mom. Bfagnasco.
«hTeiia tristezza dei tempi, in cui gli amatori del secolo vor-
rebbero &o, cosa ciisperdae - notava X h s . Caboni, Vescovo
d i Albenga - sembra non potersi mai lodare abbastanza &o,
opera, che tenti di riuoiie i veri credenti, aEnclie di comune ac-
cordo promovano quanto possa contribuire al bene D.

11.9 Page 109

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106
- IV Pvovucde aB'auvenire
ci11 Sac. Don Bosco Giovanni - dichiarava Mons. De Gau-
denzi, Vescovo di Vigevano, - mi trasmise i due suoi progetti,
tendente Suno a coordinare le vocazioni ecclesiastiche..., l'altro,
detto Unione Cristiana, avente lo scopo di associare possibil-
mente tutti i buoni per operare il bene e mettere una diga al
torrente d'iniquità che ogni dì si fa piii impetuoso. Io trovai
improntato, in questi progetti e nelie norme stesse particolari, 13
spirito del signor Don Bosco, in cui io ammiro sempre l'uomo
del Signore R.
Mons. Sciandra, Vescovo d'Acqui, riievava praticamente Sop-
portunità deil20+eradi Mavia Atlsiliatrice. «Non più tardi di
ieri (14aprile) mi si presentb un paroco, esprimendomi che nelia
sua parrocchia v'è un giovane d i zq anni, fuori deila leva mili-
tare, di molta pietà e di svegliato ingegno, il quale bramerebbe
d'abbracciare la carriera ecclesiastica, ma ignaro qual & della
lingua latina, non pnb, nella inoltrata sua età, assoggettarsi nel
Seminario ai corsi ordinari di latinità, ed anche non avrebbe
mezzi sufficienti per percorrerli... P.
u Se si considera che i bisogni urgentissimi deila cattolica so-
cietd in questa nostra tristissima epoca - confermava Monsignor
Ferrè, Vescovo di Casalmonferrato - sono di promovere effi-
cacemente le vocazioni aiio stato ecclesiastico miseramente dap-
pertutto trascurate e incagliate, in modo che si prepaxi alla Chiesa
un numero sufficente di sacerdoti ben istruiti e zelanti, il quale
basti per le molteplici esigenze del sacro ministero, per la santi&
cazione dei popoli fedeli e per la conversione di quelli che giac-
ciono ancora involti nell'eresia e nell'infedeltà - e di promovere
nella SocietA cattolica lo sviluppo delia vita spirituale, quasi
ormai generalmente languida e sopita, e specialmente di accre-
scere e dilatare nei popolo la religiosa istruzione, penso che le
due associazioni del piissimo sacerdote Don Bosco possano dirsi
i mezzi suggeriti dalia Divina Provvidenza per dare valido ecci-
tamento aiio spirito della fede e deiia carità, per rimediare con
questo ai gravi disordini, che ora si deplorano nelle popolazioni
cattoliche e preparare un vicino splendido trionfo alla chiesa
di Gesù Cristo >>.
Avute queste Commendatizie, Don Bosco le trasmetteva
alla S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, a mezzo dell'l3m.mo

11.10 Page 110

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- V I 1 I prznri Missionari 1875
Io7
Card. Berardi, per ottenere ail'una e all'altra associazione un'e-
spressa benedizione del S. Padre e, a coloro che l'avrebbero asse-
ccndate e promosse, particolari indulgenze e grazie spirituali.
Premeva al Santo di metter mano, sem'indugio, ail'0pera di
Maria Ausiliatrice; e il S. Padre, a mezzo dell'Em.mo Cardinal
Berardi e del Segretario deUa S. Congregazione dei Vescovi e
Regolari, Xons. ViteUeschi, ripetutamente la benediceva tcol
massimo piacere e con twtto il cuore R.
Avuta la Benedizione Apostolica, Don Bosco si affrettò ad
affidare alla tipografia deii'Oratorio la stampa deii'appelio-pro-
gramma deli'0pera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni aUo
gtato ecclesiastico: ma, duole il dirlo, non potè avere dail'Auto-
ritB Ordinaria il sulb osta per la stampa. Non solo. Subito, in
data 24 lugiia 1875, si scrisse anche a i Vescovi deUe Province
Ecclesiastiche di Torino, Vercelli e Genova, per eccitarli ad in-
viare una protesta al S. Padre contro il disegno di Don Bosco;
e il 25 luglio si ricorse &a stessa S. Congregazione dei Vescovi e
Regolari, e, quaiifìcandoil disegno del Santo ala rokna dei piccoli
Seminari diocesani a e a un grade attentatu agli ilctwessi #i& vitali
delle rispettive diocesi a, si chiedeva di e ordinare immediatamente
a Don Bosco s di desistere dal suo disegno. Sta il fatto che il Santo
non riuscì ad avere il ndla osta richiesto: e fu costretto a far
stampare l'opuscolo a Fossano, con approvazione dei Vescovo
Mons. Xanacorda: poi, seguendo il consiglio della Sacra Congre-
gazione dei Vescovi e Regolaxi, a iniziare la nuova opera nel-
l'Ospizio S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena.
Le continue contradizioni, &e quali Iddio permise che fosse
sottoposta l'attiviti del Santo, e l'umiltà, la prudenza e la for-
tezza che questi dimostrò anche neiie fasi più acute deUa lotta,
hanno impresso profondamente nell'opera sua il suggello divino.
L'ArCvescovo Mons. Gastaidi, che ebbe più volte a dichiarare:
t l'Opera di Don Bosco ha con sè il dito di Dio » ed t t una di
quelle opere che deve aiwtayc chi può I), h dai g novembre 1872
ammoniva il Santo: u Se incontra qualche specie di contrasto,
non se ne risenta, almeno esteriormente; n&permetta ad alcuno
dei suoi di mostrarne risentimento; ma si persuadano tutti che,
per loro, il modo efficacedi vincere e di trionfare & di aver pa-
zienza, pregare, ed umiiiarsi coram Deo et hminibus. Casi fe-

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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108
- IV Prowede ait'avve1zire
cero i Santi Fondatori di Ordini religiosi, e così & necessario che
facciano quanti li vogliono seguire in simili fondazioni... h.
E tale, costantemente, fu il contegno di Don Bosco celle
opposizioni, sistematicamente frapposte, dal 1872 al 1S82, prima
all'approvazione definitiva delle Costituzioni della Pia Società
e alla loro libera esecuzione, poi alia comunicazione dei Prici-
legi, necessari allo sviluppo d'ogni religioso Istitnto. Non si diede
per vinto, non pretese mai esenzioni singolari, procurò unica-
mente, e non si die' pace finchè non l'ottenne, che anche l'Isti-
tuto Salesiano avesse quel normale tenore di vita, comune ad
ogni altro Istituto canonicamente approvato daila Suprema
Autorith d d a Chiesa.
Di quell'anno medesimo, egli era ritornato a Roma, non
solo per esporre al Papa i suoi dethitivi dise,& deiS0pera di
Maria Amiliatrice e dei Cooper~oriSalesiani, ma anche per
ottenere alla Pia Società Salesiana la comunicazione dei Pri-
vilegi e le dimissorie assolute per le sacre ordinazioni. E Pio IX,
tre giorni dopo la prima udienza concessagli, e cioè il 25 feb-
braio 1875,stabiliva una Commissione di Cardinali che si occu-
passe dell'istanza di Don Bosco, la quale, ove non si fossero frap-
poste le accennate difficoltà, subito avrebbe avuto benevola ac-
coglienza. Difatti, sebbene si giudicasse pmdente non accoglierla,
per il momento, tale quale Don Bosco l'aveva presentata, pure
si volie, con previdente e patema bontà, assicurare Don Bosco
che avrebbe ottenuto quanto aveva chiesto. I1 Santo, col chie-
dere la facoltà deiie dimissorie assolute, voleva assicurata la
libmti che gli era necessaria neii'amtnissione dei suoi chierici
alle sacre ordinazioni. e la S. Congregazione assumevasi spon-
taneamente l'&Scio di ricordare a chi moveva difficolth, che
Don Bosco, fin dal 13 aprile 1874, godeva di u n indulto decen-
nale in proposito, e di esortare a riconoscerlo, (1 per aon rendere
necesscrrio che la S. Congvegarione provveda altrimenti, perchè
$ossa di qw1I'fidulto fruiven. Il Santo, allo stesso scopo, aveva
chiesto la comunicazione dei Privilegi: e la S. Congregazione,
pur rimandando la concessione a tempo più opportuno, affret-
tavasi a dichiarar le Case Salesiane, composte di almeno sei soci,
esenti dalla giusisdizione degli Ordinari.
Altri indulti, man mano che se ne riconobbe necessaria la

12.2 Page 112

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- VI1 - I primi Missionari 1875
IOg
- concessione, e copiose grazie spirituali come quella di co-
municare ai benefattori deila Pia Società tutte le indulgenze
concesse ai Salesiani - vennero direttamente accordati al Santo
e al suo religioso Istituto. Con questo benevolo contegno della
S. Sede pareva dovesse cessare ogni motivo di contrasto; ep-
pure, ci doloroso il dirlo, le opposizioni al Santo e aiia Società
Salesiana, provenienti sempre dalla stessa persona, crebbero ognor
più, dando infinite noie a Don Bosco, che si vide obbligato ad
impiegare gran parte deiia sua attività nei difendersi. Se si enu-
merassero tutte le lotte che ebbe a sostenere, la sua santa h
gura brilierebbe d'una luce così viva, che verrebbe a raddop-
piargli l'ammirazione unive~sale.Noi invece, fedeli agli esempi
e docili aiie raccomandazioni di Lui, che fu così delicato del-
l'onore altrui da sacrificare ad esso, talora, anche il proprio, tac-
ciamo i dolorosi particolari, e, negli accenni che non possiamo
omettere, ci limiteremo sempre a poche parole, serene ed og-
gettive.
L'anno 1875. settimo daiia consacrazione dei Santuario di
Maria Ausiliatrice, fu contrassegnato da Don Bosco con la pub-
blicazione di un nuovo fascicolo a gloria della Madre Celeste:
o Maria Ausiliatr<c6, col racconto di alcune grazie, ottenute nel
fiiivzo sell'enfiiodella consacrazione della chiesa a Lei dedicata i n
Tmilto u: e lo stesso anno, per visibile ricambio di protezione
materna, doveva restare memorando neiia vita dei Santo e neiia
- storia della Pia Società per l'inizio deile Missioni Salesiane.
Dieci furono i prescelti per la prima spedizione: il Teologo
Don Gio. Batt. Cagliero, il prof. Don Giuseppe Fagnano, de-
stinato direttore dei Collegio di S. NicolSs, il Sac. Valentino Cas-
sini, il Sac. Domenico Tomatis, il Sac. Giovanni Battista Bac-
cino, il Sac. Giacomo Aiiavena; e Bartolomeo Scavini, maestro
falegname, Bartolomeo Blolinari, maestro di musica vocale e
istrumentale, Vincenzo Gioia, cuoco e maestro calzolaio, e Ste-
fano Belmonte, musico e attendente ali'economia domestica.
Don Bosco li raccolse, e diss6 loro:
- Voi, o amati figlioli, andrete a Roma, vi prostrerete ai
piedi dei nostro incomparabile benefattore Pio IX, gli h a n -
derete l'Apostolica Beiledizione. E come Gesù Salvatore inviò
i suoi Apostoli a predicare il Santo Vangelo, così egli, Vicario

12.3 Page 113

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di Gesù Cristo, Successore di S. Pietro, manderh voi a predi-
care la medesima religione, che, fondata da Dio, deve predi-
carsi e durare sino alla fine dei secoli.
E il Vicario di Gesù Cristo, il 10 novembre, dopo aver rice-
vuto in privata udienza il Teol. Cagliero e il Console Gazzolo,
nel presentarsi a tutti, esclamava:
- Ecco un povero vecchio: e dove sono i miei piccoli Mis-
sionari?... Voi dunque siete i figli di Don Bosco che andate in
terre lontane a predicare il Vangelo. Desidero che cresciate di
numero, perchè grande è il bisogno, e copiosissima è poi la messe
tra le tribù selvagge! - E, rivolte a ciascuno benevole parole,
ailettnosamente li benedisse.
Tornato a Torino, il generoso drappdo accomiatavasi dai
benefattori, dai confratelli e dai giovani SII novembre. Ne&
mattinata furono a ossequiare l'Arcivescovo, che aveva ma-
nifestato il desiderio di benedirli solennemente n d a Metropo-
litana il giorno di Ognissauti, mentr'essi invece arano a Roma.
Quindi assistevano nel Santuario di Maria Ausiliatrice al bat-
tesimo di un giovane Valdese, che, entrato da qualche tempo
au'oratorio, abiurava i suoi errori per entrare nel seno della
Chiesa Cattolica. Ne ricevette l'abiura e gli amministrò il bat-
tesimo, szab conditione, Don Cagliero, cominciando cosi, ai pi:di
di Maria A d a t r i c e , queli'apostolato che andava a continuare
nei nuovo emisfero.
Aila sera si cantarono i vespri, e al Magnifiat i dieci mis-
sionari sfilarono, a due a due, nel presbiterio, insieme col Con-
sole Gazzolo. Don Bosco salì in pulpito 'pel discorso di addio.
Al suo apparire tutto l'uditorio che gremiva il tempio ebbe un
fremito di commozione.
u I1 nostro Divin Salvatore, - esordi - quando era su que-
... sta terra, prima di andare al Celeste Padre, radunati i suoi Apo-
stoli, disse loro: Ite in mudum miverszam docete omnes gentes...
praedicate evangelizam omni creatzarae. Andate per tutto il mondo...
insegnate a tutti... predicate il mio Vangelo a tutte le creature!
u Con queste parole il Salvatore dava, non un consiglio, ma
un comando ai suoi Apostoli, aikchè andassero a portare la
luce del Vangelo in tutte le parti d d a terra. Questo comando,
o missime, diede ii nome di %ssionari a tutti quelli che nei no-

12.4 Page 114

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V I I - I puimi Missionari - 1875
111
s t i paesi o nei paesi esteri vanno a promulgare, o predicare le
verità deUa fede. Ite, andate ».
E detto come in tutti i tempi vi siano state mo&e anime ge-
cerose, che hanno raccolto questo comando divino, proseguiva:
(LAnoi pure, studiando, nei nostro piccolo, di eseguire, se-
condo le nostre forze, ii precetto di Gesù Cristo, varie Missioni
si presentavano nella Cina, neii'India, neU'Australia, neli'America
stessa; ma per vari motivi, specialmente per essere la nostra
Congregazione appena incipiente, si preferi una missione nell'A-
merica del Sud, nelia Repubblica Argentina. Per seguire l'uso
adottato, anzi il precetto di Gesù Cristo, appena s'incominciò
a parlare di questa missione, subito si interrogb la mente dei
Capo deUa Chiesa e tutte le cose si fecero con piena intelligenza
di Sua Santità...
D In questo modo noi diamo principio ad una grande opera,
non perchè si abbiano pretensioni o si creda di convertire l'uni-
verso intero in pochi giorni, no; ma chi sa, che non sia questa
partenza e questo poco, come un seme da N abbia a sorgere
una grande pianta? Chi sa, che non sia come un graneUino di mi-
glio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non sia
per fare un gran bene? s.
Ed accennato al bisogno di sacerdoti nella Repubblica Ar-
gentina, volgendosi ai partenti, con paterno affetto continuava:
a 17i raccomando con insistenza particolare la dolorosa posi-
zione di molte famiglie italiane, che numerose vivono disperse
in quelle città e in quei paesi e in mezzo alle stesse campagne.
I genitori, e la loro figliolanza, poco istruiti delia lingua e dei
costumi dei luoghi, lontani dalle scuole e daile chiese, o non vanno
aile pratiche religiose, o, se ci vanno, non capiscono niente.
Perciò mi suivono che voi troverete un grandissimo numero di
fanciulli, e anche d i adulti, che vivono nelia più deplorevole
ignoranza dei leggere, dello suivere, e di ogni principio religioso.
Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o la sventura
portò in terra straniera, adoperatevi per far loro conoscere quanto
sia grande la misericordia di quei Dio che ad essi vi manda pei
bene delle loro anime, per aiutarli a conoscere e seguire queiia
strada, che sicura li conduca alia eterna loro salvezza.
Q Nelie regioni poi che circondano la parte civiiizzata vi sono

12.5 Page 115

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112
- IV Provvede all'avvenire
grandi orde di selvaggi, tza cui non penetrò ancora la Religione
di Gesù Cristo. Questi paesi sono le Pampas, la Patagonia e al-
cune isole che vi stanno attorno...
n Ora tutte quelle vastissime regioni sono ignare dei Cristia-
nesimo, ed ignorano aiiatto ogni principio di civiltà,, di commercio,
di religione. Oh noi dunque preghiamo, preghiamo il padrone
della vigna, che mandi operai nella sua messe, che ne mandi
molti: ma che li mandi fatti secondo il suo cuore, ainnch* si pro-
paghi su questa terra il regno di Gesù Cristo n.
E rese le grazie (r a tanti benefattori, che in tanti modi si ado-
perarono per la riuscita di questa Missione », volgendosi nuova-
mente ai partenti
<Prima di ogni altra cosa, concludeva, vi raccomando che
nelle vostre private e comuni preghiere non dimentichiate mai
i nostri benefattori di Europa, e le prime anime che riuscirete
a guadagnare a Gesù Cristo offritele ai Padre Celeste in omag-
gio e pegno di gratitudine ai benemeriti oblatori di questa
missione. A tutti in particolare ho gih detto a viva voce quelio
che il cuore m'inspirava o che io credeva più utue; a tutti
poi 12scio scritti alcuni ncorcìi speciali che siano come mio testa-
mento.
v Ma la voce mi manca, le lacrixnesoffocanola parola. Soltanto
vi dico che se l'animo mio in questo momento è commosso p e ~
la vostra partenza, il mio cuore gode di una grande consolazione
nei mirare rassodata la nostra Pia Società; nei vedere che nelia
nostra pochezza anche noi mettiamo in questo momento il nostro
sassolino nei grande ediEzio della Chiesa. Si, partite pure corag-
giosi, ma ricordatevi che vi è una sola Chiesa, che si estende in
Europa ed in America e in tutto il mondo, e riceve nel suo seno
gli abitanti di M e le nazioni che vogliono venire a rifugiarsi
nel suo materno seno...
n Dovunque andiate ad abitare, o &li amati, voi dovete co-
stantemente ntenere che siete preti Cattolici e siete Salesiani.
... Come Cattolici voi siete andati a Roma a ricevere la benedizione,
anzi la missione dal Sommo Pontefice
D Pertanto quegli stessi Sacramenti, quello stesso Vangelo
predicato dal Salvatore. dai suoi Apostoli, dai Successori d i San
Pietro fino ai nostri giorni, quelia stessa Religione, quegli stessi

12.6 Page 116

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- V I 1 f primi Missionari - 1875
113
Sacramenti dovete gelosamente amare, professare ed esclusiva-
mente predicare, sia che andiate tra selvaggi, sia tra popoli in-
civiliti. Dio vi liberi dai dire una parola o fare la minima azione
che sia o possa anche solo interpretarsi coutro gli ammaestra-
menti infallibili deUa Suprema Sede di Pietro, che & la sede di
Gesù Cristo, a cui si deve ogni cosa riferire e da cui in ogni cosa
si deve dipendere.
I) Come Saiesiani in qualunque remota parte dei globo vi
troviate, non dimenticate che qui in Italia avete un Padre che
vi ama nel Signore, una Congregazione che ad ogni evenienza
a voi pensa, a voi prowede, e sempre vi accoglierà come fia-
telli
u Andate adunque; voi dovete aftrontare ogni genere di peri-
coli, di fatiche, di stenti; ma non temete, Dio è con voi; egli vi
darà tale grazia, che voi direte con S. Paolo: - Da me solo non
posso niente, ma col divino aiuto io sono onnipotente: Omnnia
possum in eo qui me confoztat...
W Addio! forse tutti non potremo più vederci su questa terra;
ma ho ferma speranza che per la in6nita misericordia del Si-
gno:e ci vedremo tutti raccolti in quella patria, dove le fatiche
della terra e i brevi patimenti deiia vita saranno degnamente
ricompensati cogli eterni godimenti dei cielo D.
Data la benedizione, s'intonb il V e n i Creato?, e il Santo, re-
catosi all'altare, disse quelle care orazioni che la Chiesa mette
in bocca ai suoi figli, ailorchc?si accingono ad un viaggio, s p e
cialmente quando vanno in lontani paesi ad esercitare il sacro
ministero; e chiuse le prea dando, in mezzo al più profondo si-
lenzio, la bene&one a i novelli Missionari. Allora inconiinciò la
parte piu commovente della funzione, che sollevò in tutto il tem-
pio singhiozzi e pianti e vinse la stessa sexenità dei giovani apo-
... stoli. Mentre un coro cantava suii'orchestra il mottetto: - Sit
no-men Domini òenedictum Sia benedetto il nome del Signore,
adesso, sempre, in eterno1 - nel presbiterio si procedc? all'addio
e all'abbraccio dei partenti. La commozione crebbe, quand'essi
dovettero attraversare la chiesa; tutti volevano salutarli, baciarli
e abbracciarli, con tanta tenerezza da riprodurre veramente la
scena della separazione di S. Paolo dai suoi discepoli, com'è de-
scritta negli Atti degli Apostoli. Fuori del Santuario, li attendeva
8 - G. R. 1.w-9.
7,:s di S Gwvonm Bwno V*! IL

12.7 Page 117

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I14
IV - Provvede all'avuenive
pure una gran folla, desiderosa d i vederli ancora una volta e @ar
loro un ultimo addio.
A quello spettacolo, illuminato dai torrenti di luce che usci-
vano daila porta spalancata del tempio:
- Ah! Don Bosco, gli dicemmo sulla soglia: si comincia
dunque ad awerare l'Iride exibit gloria meal...
- È vero!... ci rispose egli profondamente commosso.
Quella sera i nuovi Missionari, in compagnia del Santo, m-
darono a Sampierdarena. Colà erano attesi da Don Albcra, che
li alloggiò nell'ospizio di S. Vincenzo; ed impiegarono i due
giorni seguenti ad ultimare i preparativi del viaggio.
A Sampierdarena si dimostrò sensibilmente tutto l'affetto
che i partenti nutrivano per Don Bosco. <I Io - narrava il buon
Padre di ritorno all'Oratorio - non potei neppure p-.I un mo-
mento essere distaccato da loro. Andavo in chiesa, ed eccoli in
chiesa a pregare con me; andava a far colazione ed èccoli dietro
a me in refettorio; andava in camera ed essi in camera con me;
non faceva un passo, che essi non mi seguissero. Ma anch'io devo
dirvi che non potevo star diviso da loro, e che se essi non fossero
venqti a cercar me, sarei andato io in cerca di loro. Molte cose
aveva da dir loro, ma molte di più essi desideravano d'ascoltarne
e dirne a me. Sembrava proprio che dovesse riuscire impossibile
la separazione n.
Nei partire dai Santuario di Maria Ausiliatrice, il Santo aveva
dato loro per iscritto i suoi ricordi paterni:
<I Cercate anime, m a non denuri, nè onori, ?tè digsitù.
>)Predete cura speciale degli a m a l a t i , dei fanciulli, dei vecchi,
dei poveri, e guadagnerete la benedizione d i Dio e la benevolenza
degli ftoinini.
» Resdete osseqztio a tutte le Autorità civili, reliciose, munici-
$ali e governutive.
1) Raccomarzdate costantemente la divoziolze a Maria SS. Ami-
liatrice ed a Ges% Swanzentato u.. ( I ) .
A Sampierdaiena consegnava un altro foglio a Don Cagliero,
nei quale diceva: uFate quello che potete, Dio farà quello che
(I) Ved. ii prezioso documento h Appendice I I I : Ricordi ai piimi
Missioilan.

12.8 Page 118

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- - V I I I przmi Missionari 1875
115
non possiamo noi. Confidate ogni cosa in Gesù Cristo Sacramen-
tato e in Maria Amiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli! u (I).
La partenza era fissata pel 14 novembre; e Don Bosco accom-
pagnb i suoi figli al porto di Genova e salì con essi a bordo del
Savoie. Sembrava che non sapesse distaccarsi; visitò con loro
il bastimento e poi sostò nella sala di prima classe, dove uno dei
missionari cominciò a suonare una bella marcia e intonb una
iode alla Xadonna, che i compagni cantarono sino alla fine. Quel
canto attirò molte altre persone. Allora Don Cagliero si fece
iargo tra la folla e colse quell'occasione per incominciare la sua
missione con un semoncino.
iXa (isi awicinava il momento deUa partenza ed io - con-
tinuava a narrare Don Bosco - doveva distaccarmi dai miei
figli... MI stavano sempre tutti intorno, ed ecco uno incomincia
a singhiozzare di qua, I'altro a piangere di là. Vi so dire che seb-
bene volessi fare il disinvolto e star tutto d'un pezzo, non potei
far che molte lacrime non scendessero dagli occhi miei. &fa
devo eziandio far proprio ammirare il coraggio di tutti. È vero
che si piangeva, ma era un pianto che diceva palesamente: -
Le lacrime non le possiamo trattenere, ma partiamo contenti
(I) I miracoli sono evidenti! ii piccolo seme, gettato da Don
Bosco nel 1875, si è sviluppato e con la grazia di Dio va producendo
fmtti consolanti.
Senza contare tutte le fondazioni in tene di Missione, nel
1941 i Salesiani avevano già il Vicariato Apostolico di Mendes
e Gualaquiza neli'Equatore, le Prelature NuZlzus di Regzstro do
Araguaya, del Rzo Negro, e di Pmto Velho nel Brasile, la Preiettma
Apostolica dell'AZto Or$noco nel Venezuela, la &fissione del Gran
Czaco del Paraguay, il Vieaiiato Apostolico di Shiw-Chow nella
Cina,le Diocesi di Shillong e Iirishnagar e SArchidiocesi di Madras
nell'lndia, i Viealiati Apostolici di Devna neiia Libia, di Sakania
nel Congo Belga, e di R a j a b d nella Thaiiandia, oltre il Vicariato
di MagelZano e la diocesi di Viedma, cioè le prime Ussioni della
Patagonia.
I1 Capo della prima Spedizione Missionaria, Don Giovauni Ca-
gliero, nel dicembre del 1915,a m centenario deila nascita di Don
Bosco, veniva elevato alla Sacra Porpora, e nel 1925 misteva alla
sobme Commemorazione, tenuta a Vaidocco, del 10 Cinquantenario
delle Missioni Salesiane, dail'Emmo Card. Maffi, alla presenza di
S. P R. il Principe Umberto di Savoia.

12.9 Page 119

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116
- IV Provvede dZ'avueni~e
perche andiamo nel nome del Signore a salvare anime in luoghi
dove vi è proprio mancanza di operai evangelici.
I) Intanto era dato il segnale che i semplici visitatori scendes-
sero dal bastimento... Oh! qui ci fu una vera scena... In quel
momento tutti s'inginocchiarono intorno a me, chiedendo la be-
nedizione. Anche il Capitano e alcuni signori, ivi presenti, s'in-
ginocchiarono.
v Impartii loro la benedizione e ridiscesi nella barca che mi
aspettava per condurmi a terra, portando meco il cuore dei miei
figli, accompagnato dai loro sguardi e dai loro saluti, fin& di-
sparvero ai miei occhi...
» Naturalmente - terminava il Santo - molti di voi sentono
in questo momento gran desiderio di partire e di andare a fare il
missionario; ebbene i o v i so dire che se anche tutti fase in questo
~zwmero,ci sarebbe .posto per tzltti, ed i o saprei benissimo dove
occwparui... B.
I giovinetti dell'oratorio restarono talmente infiammati da
queste parole, che ci fu chi voleva digiunare rigorosamente
tre giorni aila settimana per tutto il tempo degli studi, per
ottenere la grazia di andare un giorno ad evangelizzare gl'in-
fedeli!
I1 16 novembre Don Bosco arrivava a Nizza Marittima per
l'inaugurazione di una casa salesiana in quella città. I1 nascente
Istituto venne intitolato Patronage de Saint-Pierre in ossequio
ai Vescovo Mons. Pietro Sola, che lo benedisse il 28 novembre,
in onore di S. Pietro Principe degli Apostoli, e in omaggio ai
Sommo Pontefice che degnavasi mandare una speciale benedi-
zione all'Istituto, ai benefattori e a tutti i promotori di esso,
aggiungendo l'offerta di duemila lire. Anche quel Sindaco, ben-
chè protestante, ne fu tanto entusiasmato, che ne faceva ai Pre-
sidente della Repubblica il ragguaglio più favorevole, dicendolo
«%mechose pi maIzque à la Frame v, e suggeriva l'impianto di
simili istituti uelia Capitale.
Nel iitorno, Don Bosco si fermò a VeIztimiglia per trattare
col Vescovo Alons. Biaie della fondazione di una casa a Bordi-
ghera; poi si fermava a Varazze, dove Io colse una nuova esplo-
sione di miliare, che non gli era ancor completamente scomparsa.
Ogni due mesi, ed anche più sovente, dopo qualche grave fatica,

12.10 Page 120

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- V I I I pini; Missionari - 1875
1x7
gli comparivano sempre le pustolette accompagnate da un po'
di febbre, fortissimo mal di capo, insonnia e molestissimo sba-
diglio. Tuttavia non restò mai a letto oltre l'usato, sebbene alcune
di queste esplosioni fossero gravi.
11 14 dicembre, intanto, duecento italiani accoglievano con
giubilo al porto di Buenos Aires i dieci missionari; e questi, quan-
tunque destinati alla fondazione di un Coilegio a San Nicolds
de 10s Arroyos, cedendo aiie preghiere dei loro connazionali e
all'invito deli'Arcivescovo Mons. Aneyros, si dividevano in due
,pppi, uno dei quali restava al servizio della chiesa Mater M i s e
ricordiae, detta volgarmente la IgJesia de 10s Italia?cos, o chiesa
degli italiani, nella Capitale.
Nonostante la penuria di personale, Don Bosco vagheggiava,
fin d'allora, sempre nuove imprese apostoliche e su vasta scala.
Don Berto dice che lo vedeva spesso con i'occhio attentamente
&so su carte geogrdche a studiarvi terre da conquistare al Van-
gelo! E più volte fu udito esclamare n che bei giorno sarà quello! >),
quando i Missionari Salesiani, coraggiosamente avanzando nei
loro campi d'apostolato, s'incontreranno qua e ... in ogni parte,
in America, in Africa, in Asial... Evidentemente dinanzi al suo
sguardo si delineava netto l'avvenire riservato d a sua Pia So-
cietA. Faccia Iddio che i figli, seguendo fedelmente le sue racco-
mandazioni, giungano a realizzare quanto il buon Padre, nelle
intime unioni con Dio, ha ripetutamente contemplato!

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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CAPO Vi11
DUE PIE UNIONI PROWIDENZIALI
1876
La partenza dei Missionari ridestb la fiducia di maggiori
conquiste nel cuore di Don Bosco. I1 10 gennaio 1876 diceva a
Don Giulio Barberis: @Sedal presente si argomenta il futmo,
la mente si perde. Se in pochi anni, tra miile difficoltà, con sog-
getti tutti giovani, si condusse l'oratorio ad avere oltre 800 ra-
gazzi e si apersero dieci case fiorenti; ora che ci siamo estesi con
una casa in Francia e due in Amexica, che cosa sarà di noi nel-
i'awenire? Di qui a venti o trent'anni credo che avremo tesa
una rete ben fitta, non solo in tutta l'Italia, ma in tutta l'Europa,
e col tempo in quasi tutto il mondo. L'importante si è che non
ci rendiamo indegni dei favori e deile grazie del cieio ».
il 12 ggennaio, riferendo sulla visita compiuta alle Case, scri-
veva a tutti i swoi jiglimli i% G. C. carissiflzi. «... Si lavora, si
osservano le Costituzioni della Società, si mantiene la disciplina,
si frequentano i Santi Sacramenti, si promove lo spirito di pietà
e si coltivano le vocazioni in coloro che per buona ventura danno
segni di essere chiamati allo stato ecclesiastico. Di tutto siano
rese grazie al Signore, alia cui bontà e misericordia P dovuto quel
poco di bene che si va facendo tra noi...
>Ma che diremo deile dimande che si fanno di aprire case
in tutte le parti? In molte città d'Italia, di Francia, d'Inghilterra,
neU'America dei Nord, dei Centro, del Sud, e segnatamente nel-
l'Impero del Brasile e nella Repubblica Argentina: in Algeria,
neUa Nigrizia, in Egitto, in Palestina, nelle Indie, nei Giappone,
neiia Cina, neli'Australia vi sono milioni e d o n i di creature
ragionevoli, che, tutte sepolte nelle tenebre dell'errore, dall'orlo

13.2 Page 122

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- V I I I Due Pie Unioni +rovuideniiari - 1876
1x9
- della perdizione levano le loro voci al Cielo, dicendo: Signore,
mandateci operai evangelici che ci vengano a portare il lume
della verità e ci additino quella strada che sola può condurci a
salvamento...
» O miei cari, io mi sento profondamente addolorato al ri-
Bettere alla copiosissima messe che ad ogni momento e da tutte le
parti si presenta e che si è costretti a lasciare incolta per difetto
d'operai I).
I1 3 febbraio, in una coderenza ai Salesiani dell'oratorio, in-
sisteva: voglio esporvi un pensiero perchè tutti ci animiamo
a percorrere generosamente la nostra strada. Se un povero prete
con niente, e con meno di niente, perche bersagliato da tutti e
da ogni parte, potè portare le cose fino al punto in cui si trovano
ora: se uno solo, ripeto, fece tutto ciò che voi vedete e con niente,
qual bene il Signore non aspetterà da trecento trenta individui,
sani, robusti, di buona volontà, forniti di scienza, e coi mezzi
che ora abbiamo in mano?
» I1 Signore aspetta da voi cose grandi; io le vedo chiaramente
e distinte in ogni parte, e potrei già esporle una ad una, o per
lo meno accennarvele... Esse riguardano il Borido stato della Con-
gregazione, mentre io sarò già &a mia eternità. Sì, il Signore,
come incominciò le cose e diede loro l'avviamento e l'incremento
che hanno, Egli stesso, col volgere degli anni, le sosterrà, Egli
le condurrà a temine. Vna sola cosa Egli richiede da noi: che noi
non ci rendiamo indegni di tanta sna bontà e misericordia. Finchè
noi corrisponderemo aUe sue grazie col lavoro, colla moralità,
col buon esempio, il Signore si servirà di noi, e voi vi stupirete
che si sia potuto far tanto e che possiate fare tanto; poiche se si
procede collo spirito dolce e coll'operosità di S. Francesco di
Sales, il mondo deve cedere e ne verrà la gloria di Dio ed il bene
della sodetà... >).Nel dire queste parole era estremamente com-
mosso e la sua voce aveva acquistato un'energia straordinaria.
Non solo alle Missioni, ma a due altre opere, come abbiamo
già detto, il Santo teneva fisso da qualche tempo il pensiero:
Sofiera da' Maria Awdiat~ice$67 Le vocazioni degli adulti allo stato
ecclesiastico, e la Pia U~iolzedei Cooperatmi e delle Cooperatrici
Salesiane.
u Fin dai primi tempi in cui Don Bosco cominciò a coltivare

13.3 Page 123

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- giovani negli studi attesta Don Rua - ebbe fra loro degll
individui di età alquanto matura, i quali non avendo potuto,
per cause varie, seguire la carriera ecclesiastica durante la loro
adolescenza, l'intrapresero appena si trovarono liberi dagli impe-
dimenti. Scorgeva Don Bosco nelia loro generalità molta appli-
cazione, fervida pieth e buona volontà di prestar eziandio s e ~ z i
a benda0 dei loro più giovani compagni, come sarebbe aiutare
ad assisterli, servirli in ~efettorio,ecc. Notò eziandio, che la riu-
scita di questi giovani nella c a m a a ecclesiastica, era molto più
sicura che quella dei fanciulli, dirnodoche soleva dire, che, fra
loro, su dieci che cominciavano gli studi di latinita, otto riusci-
vano pienamente a.
Questa persuasione si fece più profonda nel Santo in modo
singolare,sul principio del 1875 Un giorno, mentre stava co&-
saudo, dominato dal pensiero deila scarsità dei preti e delle vo-
cazioni, pensava fra se e se:
- Chi sa quanti di questi giovani non toccheranno l&
meta! E quanto tempo passerà ancora prima che vi giungano
quei8 che persevereranno, mentre il bisogno della Chiesa è
pressante.
uAssorto in questo pensiero, pur continuando a confessare,
mi sembrò - narrava Don Bosco - di trovarmi in camera mia
al tavolino, a cui con solito lavorare, tenendo in mano il registro
d i tutti coloro che erano in casa. E diceva fra me: - Come va
questo? Son qui in sacrestia che confesso, o sono in camera al
tavolino? Che io sogni? No: questo è proprio il registro dei gio-
vani, questo è il tavolino a cui son solito a lavorare. - I n quel
mentre sentii dentro di me una voce che mi disse: -Vuoi sapere
il modo di accrescere, e presto, il numero dei buoni preti? 0s-
serva quei registro, da esso ricaverai ii da farsi. - Osservai,
ma poi dissi: - Ho qui i registri dei giovani di quest'anno e degli
anni antecedenti, e non altro. - E pensieroso scorreva i nomi,
- guardando sotto e sopra, se non vi fosse altro: ma nulla. Riflettei
d o r a tra me: Sogno o son desto? Eppure son qui realmente
al tavolino, e la voce che ho udito, era una vera voce. - E ad
un tratto mi volh alzare per vedere Colei che mi aveva parlato;
e mi alzai iealmente. I giovani che, attendendo il loro turno per
confessarsi, mi stavano d'intorno, vedendomi alzare in fretta e

13.4 Page 124

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13.5 Page 125

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La voce, che lo chiamava a moltiplicare le vocazioni al Sacerdozio,
cercandole anche fra gli adulti, dovette certo farsi sentire altre
volte a l a sua mente: ed egli, come vedremo, se ne farà eco ancbe
presso il Successore d i Pio IX.
L'altra istituzione, cui Don Bosco pensava da tempo, era
- quella dei Cooperatori Salesiani. a Appena s'iucominciò l'opera
degli Orator? nel 1841,tosto egli scrive - alcuni pii e zelanti
Sacerdoti e laici vennero in [mio] aiuto a coltivare la messe, che
6.n d'allora si presentava copiosa nelia classe de' giovanetti peri-
colanti. Questi collaboratori, o Coo$eratori, furono in ogni tempo
il sostegno delie Opere pie, che la Divina Provvidenza ci poneva
in mano ». Quindi, il dar loro un programma, affinche, mediante
l'unione delle forze e il buon esempio reciproco, venisse a molti-
plicarsi il bene, e in compenso ottenere ad essi grazie e favori
spirituali, era da tempo un suo ideale.
Già nel 1845 aveva ottenuto dal Sommo Pontefice Grego-
no XVI l'Indulgenza Plenaria in articolo di morte per 50 dei
principali collaboratori. Nei 18jo vagheggiò duna Pia Unio+ze
provvisoria, sotto l'invocazione di San Francesco di Sales n. Aveva
scelto questo Santo «per ragione di analogia tra le circostanze
attuali dei nostio paese e quelle della Savoia ai tempi di detto
Santo, il quale col suo zelo illuminato, predicazione prudente e
carità illimitata, l'ha liberata dagli errori del ProtestantesimoI). La
Pia Unione doveva essere <iil principio & un consorzio in grande,
il quale col contributo di tutti i Soci e con quegli aitxi mezzi leciti
e legali e coscienziosi » di cui avrebbe potuto disporre, avrebbe
atteso (ia tutte quelle opere di beneficenza istruttiva, morale
e materiale »,che si sarebbero ravvisate «le più adatte e spedi-
tive ad impedire ali'empietà di fare ulteriori progressi e, se è
possibile, sradicarla dove già si fosse radicata n. L'Unione doveva
essere laicale, onde non potessero certi malvagi appellarla, nel
loro gergo di moda, un ritrovato pietesto della bottega u senza esclu-
dere «quei buoni e fervorosi ecclesiastici D, che avrebbero voluto
(favorire la società colla loro adesione, coi lumi e colla coope-
razione secondo lo spirito ed i fini dell'Istituto s.
A questa Unione provvisoria egli pensava di dare ampia e
stabile forma, ponendo nelle prime Costituzioni delia Pia Società
Salesiana un apposito paragrafo "Dsgli EsWni ",aggregando cioè

13.6 Page 126

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VZII -Due Pie Unioni $rddcnn'ali - 1876
123
aila medesima Societk tutti quei buoni cristiani, che ne avrebbero
professato lo spirito. qualunque persona, anche vivendo nel
secolo, nella propria casa, in seno alla propria famiglia, può ap-
partenere alla nostra Società. Non farà alcun voto: ma procurerà
di mettere in pratica quella parte del Regolamento, che è compa-
tibile colla sua età, stato e condizione, come sarebbe fare o pro-
movere catechismi a favore de' poveri fanciulli, promovere la
diffusione di buoni libri, dare opera perchè abbiano luogo tridui,
novene, esercizi spirituali ed altre opere di canta, che siano spe-
cialmente dirette al bene spirituale deiia gioventù o del basso
popolo >.
Tolto questo paragrafo daile Costituzioni, per ripetuto consi-
glio deiia S. Congregazione de' Vescovi e Regolari, ed approvate
le Costituzioni della Pia Società Salesiana, Don Bosco deiiberb
di fondare senza indugio la nuova Associazione. Nei 1874 ne
abbozzò il Regolamento, chiamandola Unione Cristiana; nel 1875
corresse quest'abbozzo dicendola Associazione d i Opere buone,
poi Associazz'one Saìesiafla, e finalmente, nei 1876. Coo+eratora'
Salesiani, o modo pratico di giovare al buon costume ed alla civile
sociefà.
Don Bosco studiò lungamente per stabilire nel modo migliore
quest'opera. Lo scopo fondamentale che si prefsse, non fu qudio
di coadisvare i Salesiani, ma d i coadizavare la Chiesa, i Vescovi,
i Parroci, secondo lo spirito della Pia Societd Salesiana, con opwe
di beeqkefiza, catechismi, educazione d i fanciulli poveri, e simili.
Soccorrere i Salesiani, diceva Don Bosco, non è &o che aiutare
una delle tante opere che si trovano nella Chiesa Cattolica. È:
vero che i Salesiani faranno appello ai Cooperatori nelle loro
strettezze, ma i Cooperatori devono essere altrettante braccia
nelle mani dei Vescovi e dei Parroci, per il bene deiia Chiesa Uni-
versale e, più specialmente, delle rispettive Diocesi s. In questo
senso il Santo ebbe a dichiarare: ((Verràun tempo in cui i l nome
d i Coo+e~a$oreSalesiano, vorrà dire vero Cristznno D.
Per conoscere appieno che cosa dev'essere la Cooperazimze
Salesiana, conviene meditare i singoli schemi che egli ne &a*
ciò prima di accingersi a quest'opera. Egli pensava: sSe gli uo-
mini dei secolo sono tanto accorti neiie cose della terra, quanto
devono essere attenti i fighuoli della luce nei trattare ii grande

13.7 Page 127

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IZq
- IY Provvede all'avvmirs
... affare dell'eterna salvezza? Fra i mezzi efficaci, che in questi
tempi è d'uopo usare, & l'unione. È un fatto che gli uomini del
secolo si associano per la dinusione di stampe cattive, per ispar-
gere cattive massime nel mondo, si associano per propagare istnt-
zione erronea, spargere falsi principi nell'incauta gioventii, e vi
riescono maravigliosamente! E i cattolici rimarranno inoperosi,
h o separato dall'altro, in modo che le loro opere sieno paraliz-
zate dai cattivi? Non mai D. L'Unione cristiama, o A s s o c i a z i ~ ~ e
di ofiere buolce, doveva unire i buoni cattolici nel promuovere il
bene, secondo lo spirito della Società Salesiana.
Avute, come abbiamo detto, le più ampie commendatizie,
tanto per I'Ofiera di Maria Ausiliatrice, quanto per quella dei
Coofieratmi Salesiani, il q marzo 1876 le ricordava di nuovo al
S. Padre, supplicandolo di aprire il tesoro delle Sante Indulgenze
a coloro che avrebbero dato il nome aile pie istituzioni.
La nuova istanza diceva:
n Due umili istituzioni sembrano essere di gloria a Dio in que-
sti calamitosi tempi; una detta Cooperatori Salesiani, l'altra Opera
di Maria Ausiliatrice. La prima è una specie di terz'ordine, il
cui fine è di associare buoni cattolici nel secolo, e proporre loro
un mezzo facile per venire in aiuto della Congregazione Salesiana,
osservandone le regole per quanto è compatibile col proprio stato,
ed [ese~citandoi]l loro zelo in opere di carità e di religione, spe-
cialmente in favore dei fanciulli poveri ed abbandonati.
a L'Ofiera di Maria ha per fine di cercare giovani adulti dai
sedici ai trent'anni, con tendenze alla carriera ecclesiastica; col-
tivarli, awiarli allo studio in siti e con corsi appropriati; guidarli,
se chiari ne manifestino i segni, a compiere la loro vocazione.
Quando però dovranno vestire l'abito chiericale e intraprendere
gli studi Elosofici e teologici, si lasciano liberi di ritornare alla
propria Diocesi, recarsi neile Missioni, o abbracciare lo stato
reiigioso. Di quest'opera si fece in quest'anuo (187576) ii primo
esperimento, il quale riuscì con grande sodisfazione; perciocchè
oltre a cento di tali allievi vennero raccolti, e circa quaranta di
essi chiedono di vestirsi da chierici nel prossimo autunno e an-
dare nei rispettivi seminari pet proseguire gli studi superiori...a.
Recatosi a Ronza, Don Bosco non mancò di rinnovare verbal-
mente al Santo Padre le più umili suppliche perche, con la sua

13.8 Page 128

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- V I I I - D w Pie Usioni ~uovvidenziali t876
125
suprema autorità, volesse sanzionare ed arricchire di favori spi-
rituali le due opere. Il programma dei Cooperatori Salesiani non
faceva parola delle Cooperatrici, e Pio IX disse a Don Bosco:
- E perche non aggregate a quest'opera anche le Coopera-
trici? No, no! non fate esclusione; mettete pure le Cooperatrici.
Le donne ebbero sempre parte principale nelle opere buone, nella
Chiesa stessa, nella conversione dei popoli. Esse sono benefiche
e intraprendenti nel sostenere le opere buone anche per inclina-
zione naturale, più che gli uomini. Escludendole, vi privereste
del più grande degli aiuti.
ii Santo ubbidì.
Era tornato a R m a per leggere nel Venerdì santo del 1876
11discorso suiia passione di N. S. Gesù Cristo alla solenne tornata
accademica dell'Amdia al Palazzo Altemps. Due anni prima il
Pastore Supremo dell'Arcadia, Mons. Ciccolini,e lfons. G. B. Fra-
teiacci gli avevano presentato il diploma di Arcadr, col noine già
tenuto dal Card. Altieri, di Clistem Cassiopeo; ed ora non aveva
potuto esimersi dali'accettare l'invito pel suddetto discorso.
Al suo ingresso neli'aula, gremita da più di un centinaio di
signori di ogni ceto, u ecco - scrive Don Berto - tutti gli occhi
rivolgersi sopra di lui, e accompagnarlo fin sopra ii palco collo
sguardo. Cessò ogni chiaccherio e si diede principio. Fu asco!tato
con molta attenzione. Piacque il suo ragionare, semplice e facile,
delle cose più difficili. Nel corso della IeWara udii di mezzo alla
folla più d'un "7xav0, bene"; vidi mandargli più d'un bacio colla
mano, specialmente dai Sacerdoti. Venne ripetutamente applau-
dito. In fine della seduta, che f u verso le II,I5 pom., molti distinti
personaggi vennero a stringergli la mano, e congratularsi con
lui, Monsignori e Sacerdoti e secolari e nobili matrone, poiche
tutto il fiore di Roma stava quivi raccolto... u.
Molte altre cose, secondo l'usato, egli compì in questa visita
a Roma. Puirroppo per le continue opposizioni che gli si move-
vano, non vide accolta una nuova istanza per la comunicazione
dei Privilegi alla sua Pia SocietA; ma, in cambio, con Breve g
maggjo 1876, ottenne direttamente alla stessa molte grazie e
favori spirituali: e con a k i due Brevi, iecanti la stessa data,
ebbero un cumulo d'indulgenze la Pia Unioae dei Coo$eralori
Salesiani e l'opera dei Figli di Ma.il3ria Audidrice.

13.9 Page 129

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xz6
IV - Provvede all'av~.eni~e
Pio IX conosceva bene Don Bosco, e lo proteggeva (I).
ciNei fondare la P i a U ~ i o n edei Cooperatori Salesia%i - 0s-
serva Don Rua con I'ammirabile sua precisione - Don Bosco
ebbe di mira anzitutto di soddisfare un dovere di ricouoscenza
verso i benefattori deiie sue Opere, chiamandoli a partecipare a
tutti i vantaggi spirituali della Pia Societi di San Francesco di
Sales; in seeondo luogo ebbe di mira di animare d a perseveranza
nel beneficare le sue opere e procurare dei nuovi benefattori:
in teno luogo di unire i suoi benefattori e le sue benefattrici
costituendoli come altrettanti ausiliari del proprio Parroco, e
per mezzo di lui ausiliari dei proprio Vescovo, e quindi altrettanti
figli devoti e ubbidienti al supremo Capo deiia Chiesa. Infatti
dispose che in ogni paese il decurione nato dei Cooperatori sia
il Panoco, il quale potrà valersi dell'opera loro, non solo a bene-
fizio dell'Istituzione Salesiana, ma altresì in aiuto di qualunque
opera parrocchiale. In ogni Diocesi, dove siavi un certo numero
di Cooperatori, il Vescovo dovrà essere pregato di stabilire un
(I) L'O$ara dei Figli di Maria AusiUatrice ha gia dato migliaia di
sacerdoti e valorosi missionari, tra cui Don Filippo Rinaldi,terzo Suc-
cessore di Don Bosco, Don Michele Unia, pio e generoso protettore
dei lebbrosi di APa de Dios (Colombia),Don Domenico Milanesio,
zelante apostolo della Patagonia, Don Bartotomeo Pistone, indehso
Missionario deiia Terra del Fuoco; ed anche molti parroci e canonici
delia diocesi di Torino e di altre diocesi.
Gli associatied ascritti ali'O$era di Maria AusiZiBtdce si dividono
in tre categorie: Oblaioii, corvispondslzti e bcnefatfori:
I@ Oblatori: Si obbligano per d w soldi al mese, oppure per .m
franco ali'anmo. Pei sacerdoti basta che celebrino una santa Messa,
cedendone la iimosina a beneficio dell'opera.
20 Corri@ostdentO: In onore dei dodici Apostoli si fanno capi di
una o più dozzine di Oblatofi, ne raccolgonole offertee le indirizzano
al Superiore deli'opera. I Corrispondenti ricevono con riconascenza
quaiunque piccola offerta, fosse anche di un soldo all'auno.
3' Bsn6fattori: A piacimento fanno qualche offertain danaro od
in natura, per es., in commestibili, in biancheria, in libri e simili.
Quelii che fanno un'offerta adeguata, possono, a loro scelta, in-
viare un allievo ail'Istituto, pnrche esso sia nelie condizioni accennate
nel programma.
Per altre inforniazioni o programmi, rivolgersi direttamente alla
Direzione d a o p e r a di Maria Ansiiiatrice, Via Cottolengo, 32: To-
rino (109).

13.10 Page 130

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V I I I - Due Pie Unioni provvidenriali - 1876
127
ecclesiastico di sua confidenza, come Direttore dei decurioni della
propria Diocesi.
D Costituita per tal modo la pia Unione dei Cooperatori Sale-
siani, si andò moltiplicando grandemente il numero dei me-
desimi, non solo in Italia, ma aitresi in Francia, Austria, Po-
lonia, e in vari altri Stati d'Europa, come anche in molte parti
del mondo, e specialmente in America. Di modo &e credo di non
errare, neii'asserire che alia morte di Don Bosco erano circa ot-
tantamila i Cooperatori Salesiani.
*Tali amici e benefattori vennero e vengono costantemente
in aiuto alle Opere salesiane, e ben si possono riguardare come
gli strumenti della Divina Prowidenza a sostegno delle mede-
sime. Era necessario informarli delle opere, che la Dio mercè
si andavano compiendo dai Salesiani, mediante la loro carità;
come pure sentivasi il bisogno di qualche rassegna mensile deiie
opere, che i loro fratelli andavano compiendo nelle vane parti
del mondo. A tal ilne Don Bosco ideò la pubblicazione di un
Bollettilzo Sa18sian0, il quale si pubblica mensilmente e si spedisce
a tutti e solamente i Cooperatori, non per modo di abbonamento,
bensi come informazione gratuita ai benefattori delle Opere Sa-
lesiane. Si cominciò a stampare in lingua italiana nel 1877, quindi
poco dopo in francese, poi in spagnuolo, e coll'andar del tempo
in inglese e tedesco n (I).
In questo viaggio a Roma Don Bosco perorb caldamente un
altro disegno: l'impianto di una Colonia Italiana in Patagonia,
in quel vastissimo territorio abbandonato che avrebbe potuto
invece divenire mèta di larga immigrazione per gli italiani diretti
ail'America del Sud. Lo aveva esposto già Sanno prima al
(I) I1 Bollettino prese a stamparsi anche h altre lingue, in molte
migliaia di esemplari. Soltanto del Bolietlino italiano si stampano
mensilmente più di 270.000 copie.
Le condizioni per essere asuitti alla Unione dei Coo$eratmi Sale-
siani sono: lo Età non minore di 16 anni; zo godere buona reputa-
zione religiosa e civile; 3 O essere in grado di promovere, o da sè o
per mezzo d'altri. con preghiere, con offerte, limosine, o lavori, le
Opere della Pia Società Salesiana.
Quelli che desiderano ascriversi aiia Pia Unione possono rivolgersi
ai Direttori delle Case Salesiane, o direttamente al Rettor Maggiore
dei Salesiani, Via Cottolengo, 32, Torino (109).

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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128
I V - Proauede all'ewm6r~
Cav. Xlalvano, Segretario al NLinistero degli M a r i Esteri, al quale
aveva pur suggerito la Convenzione postale coll'Argentina e
coll'Urugnay. I1 Ministro Melegari prese la cosa in considerazione
e gli rispose che ne avrebbe riferito al Consiglio di Stato.
Tornato a Tmino, Don Bosco insistè nel suo disegno, invian-
done al Ministro un memoriale.
I1 Santo era persuaso che gli emigranti, alla notizia di una
colonia dove avrebbero potuto conservare lingua e costumi patrii,
sarebbero accorsi assai volentieri, sia per coltivare le campagne,
sia per esercitare la pastorizia, e intanto u i Salesiani continue-
rebbero i loro studi sopra i Patagoni, assinuerebbero le scuole,
aprirebbero ospizi, eserciterebbero il culto religioso per tutti gli
abitanti della colonia, e colla massima cautela e prudenza si dif-
fonderebbero nelle tribù dei selvaggi ». ol?orse questi miei pen-
sieri - concludeva Don Bosco - non sono altro che un po' di
poesia, ma V. E. saprà darmi benigno compatimento e apprez-
zare il mio buon volere di giovare alla povera umanità I}.
Alla proposta, univa un resoconto deii'assistenza prestata
dai suoi agli Italiani immigrati neiYArgentina e n&Uruguay,
e ciò per più ragioni; per chiedere un sussidio per le Missioni;
per mostrare al Governo che u noi non facciamo nuiia in segreto,
che non navighiamo sott'acqua, ma che esponiamo al pubblico
quanto vogliamo fare D; e «per far vedere come si possa conci-
liare l'amore delia Religione col vero amor di Patria u.
Intanto veniva allestita una seconda spedizione di Missionari,
tra cui i sacerdoti Don Bodrato, Don Lasagua, Don Bourlot: e
la sera del 7 novembre si ripeteva nel Santuario di Maea Ausi-
liatrice la commovente funzione dell'addio. Dal pulpito Don
Bosco espose ciò che a gloria di Dio avevano fatto i IO missionari
partiti Panno prima, e quello che dovevano fare i 23 nuovi mis-
sionari che stavano per partire. Disse delle case aperte a S. Ni-
col& e a Buenos Aires, parlb degli ospizi per giovinetti abbando-
nati da erigersi in varie città dell'kgentha e del Chilì; di par-
rocehie che attendevano i Salesiani; di missioni già iniziate, di
aitre da intraprendersi e del gran bene che già si operava colla
predicazione. A~munziòcome vari giovani indigeni della Pata-
gonia e delle Pampas si fossero ricoverati nelle case salesiane,
col proposito di recare a suo tempo la luce dei Vangelo alle loro

14.2 Page 132

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- V I I I - Due Pie Unioni puovvidsnxiali 1876
129
tribù; e come vari dei più potenti Caeichi si fossero presentati
a Don Cagliero, chiedendo con vive istanze molti Salesiani pei
loro sudditi, e assicurandolo che sarebbero stati rispettati ed
amati come fratelli.
«Giova qui ripetere, aggiungeva Don Bosco, che lo scopo di
questa missione è di venire in aiuto morde agl'Italiani abitanti
in gran numero l'America dei Sud, e fare novella prova di avvi-
cinarci ai selvaggi delle Pampas e deiia Patagoniaa.
Egli stesso accompagnò quei suoi generosi figlioli a ricevere
- la benedizione dei Papa, che aveva offerto cinquemiia lire per
la spedizione. Non pago di tanto: Se viene Don Bosco, aveva
- detto Pio IX al Card. Bilio, fategli sapere che io gli pagherò le
spese di viaggio e difatti, generosamente, diede ai Servo di
Dio altre mille lire in oro.
I1 Vicario di Gesù Cristo si presentò ai nuovo drappello dei
missionari accompagnato dagli Em.mi Cardinali Asquini, Cate-
rini, Franchi e Di Pietro, e da molti prelati, arcivescovi e vescovi.
e: - Ecco, disse con accento paterno, ecco un drappello di Sale-
siani che vanno in America. Dio vi benedica, figlioli miei, e la
Santa Vergine vi protegga.
A queste parole i buoni figli deii'Oratorio, come trascinati da
una piena di ardeutissimi affetti, si slanciarono verso il Papa
per baciargli la mano, e: - No, no, esclamò Pio IX sorridendo,
servate ordilzem; io farò il giro, e ognuno poha appagare la sua
divozione.
Compiuto il giro e detta ad ognuno qualche parola neii'atto
che gli dava a baciare la mano - a vari raccomandò di aver
cura degli emigrati italiani e della loro figliolanza - ritornò
accanto ai Cardinali, e indirizzò a tutti queste parole: c< &li f a
piacere questa nuova spedizione di Salesiani. Dio M benedica
e la Santa Vergine vi protegga. Col santo aiuto divino voi farete
gran bene. Si racconta di S. Francesco Solano che abbia percorsa
a piedi tutta l'Ame6ca da una parte e dall'altra. Ciò non può
essere awenuto naturalmente. Credo che gli Angeli del Signore
lo abbiano portato per sì lungo e faticoso cammino. Io non dico
che dobbiate percorrere da una parte aii'attra l'America; queiio
che vi posso assicurare si è che coii'aiuto di Dio voi potrete fare
un gran bene. E chi sa quanto possano essere estesi i luoghi e
-9 G. B. Lzwo- VUe di S. Oia<uuu Borrr VoL IL

14.3 Page 133

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130
- IV Provvede all'avvenire
copiosa la messe che Dio vi va preparando? Studiate soltanto
di corrispondere alle amorevoli cure della Prowidenza Divina, e
poi non dubitate che le vostre fatiche produrranno molti fmtti
Prego Dio che vi conceda fermezza nei buoni propositi. Dio vi
benedica tutti, ed il vostro Angelo Custode vi accompagni per via,
per mare, sul lavoro e sempre a.
Dio proteggeva visibilmente l'opera Salesiana e mostrava di
gradire in speciai modo la nuova spedizione di missionari. U U
Card. Biiio - scriveva il Santo a Don Cagliero in data 13 otto-
bre di qnell'anno - per mezzo del Santo Padre chiede nostn
maestri pel suo Seminario Sabino: idem ii Card. Franchi per
Axiccia: idem il Card. Di Pietro pel piccolo Seminario di Albano
Lmiale: idem il Muriicipio di Nbano pel suo Ginnasio: idern il
Seminario di Novara a Miasino. Vuoi sapere tutto? In quest'anno
apriamo zo case fra l'uno e l'altro mondo, caicolaildo anche
quelie delie Figlie di Maria Ausiiiatrice, che fanno assai bene
dove vanno... I). o Dio ci aiuta - iipeteva il 16 novembre - ed
ogni cosa procede in modo che i profani direbbero che ha del
favoloso, e noi diciamo che ha del prodigioso... a. (<Ascoltala
bella storia! - scriveva di nuovo ii 30 deilo stesso mese. - Sei
preti vau in America, sei altri preti entrano neila Congregazione.
Sette chierici partono con quelli, e sette chierici dimandano di
entrare, e ci sono di fatto. Dodici coadiutori devono andare in
America, ad Nbano, d a Trinità; dodici nuovi coadiutori assai
zelanti fecero dimanda e furono accolti tra noi. Vedi come Dio
guida le cose nostre? ».
A d e l'Opera di Maria Ausiliatrice e quella dei Cooperatori
andavano fiorendo, e Don Bosco sentiva di dover innalzare ii
più fervido ringraziamento al Signore: «Noi Salesiani, diceva,
siamo uomini miserabui, ma le opere che abbiamo fra mano sono
favorite dai Signore. Gli uomini non possono far tanto; è Dio che fa
e si serve di noi per compiere i suoi disegni, quindi ci benedice a.
Questa dichiarazione non era fmtto unicamente deiia sua fede,
della sua umiltà e deila constatazione dello sviiuppo reale che
l'Opera andava prendendo, ma anche delia brama d'infondere
un'ugual fiducia e una generosa corrispondenza nei figli, e del
ripetersi di misteriose promesse di aiuti celesti, quasi a conforto
e a sostegno tra l'imperversare di molte lotte.

14.4 Page 134

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CAPO IX
L'ORIZZONTE SI ALLARGA !
1877
Nel settembre di queli'anno, durante ii secondo corso di Eser-
cizi spirituali a Lauzo, ii Santo fece un sogno, lungo e variato,
m cui il personaggio, che ordinariamente gli stava al fianco in
tali visioni, gli aveva detto: (I Vieui, ti farò vedere il trioufo della
Congre~azioned i S. Fraizcesco d i Sales. Sali su questo sasso e v e
drai!
Era un gran macigno in mezzo ad un piano sterminato ed
io vi salii sopra. Oh che vista immensa si dacciò ai miei occhi!
Quel campo, che non avrei creduto tanto vasto, mi comparve
come se occupasse tutta la terra. Uomini d'ogni colore, d'ogni
vestito, d'o,@ nazione, vi stavano radunati. Vidi tanta gente,
che non so se il mondo tanta ne possegga. Cominciai ad osservare
i primi che si affacciarono al nostro sguardo. Erano vestiti come
noi italiani. Io conosceva quelii delle prime Ne e vi erano tanti
Salesiani che conducevano come per mano squadre di ragazzi e
di ragazze. Poi venivano altri, con altre squadre; poi ancora altri
ed aitn che più non conosceva e più non poteva distinguere, ma
erano in un numero indescrivibiie. Verso il mezzodì comparvero
ai miei occhi, Siciliani e... Africani e un popolo sterminato di
gente che io non conosceva. Erano sempre condotti da Salesiani,
i quali io conosceva neiie prime file e poi non più.
»- Vòltati - mi disse tale. - Ecco che mi s'daccia-
rono agli occhi altri popoli sterminati di numero, vestiti diversa-
mente da noi; avevano pellicce, specie di mantelli che sembra-
vano di velluto, tutti a vari colori. Mi fece voltare verso i quattro
punti cardinali. Tra le altre cose vidi in oriente donne con i piedi

14.5 Page 135

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132
/V - ProvveJo all'auvenive
tanto piccoli, che stentavano a star diritte e quasi non potevano
camminare. Il singolare si era che dappertutto vedeva Salesiani
che conducevano squadre di ragazzi e di ragazze e con loro un
... popolo immenso. Nelle prime file sempre li conosceva, poi, an-
dando avanti, non li conosceva più, e nemmeno i Missionari
2 Aliora quel tale che mi aveva condotto e consigliato fino
- a questo punto che cosa avessi a fare, prese di nuovo la parola
e soggiunse: Guarda, considaa: t u ora non capirai tutto quei
che ti dico, ma sta' attento; tutto questo che hai visto è tutta
messe preparata ai Salesiani. Vedi quanto sia immensa la messe?
Questo campo immenso in cui ti trovi, è il campo in cui i Salesiani
devono lavorare. I Salesiani che vedi sono i lavoratori di questa
vigna dei Signore. Molti lavorano e tu li conosci. L'orizzonte poi si
allarga, a vista di occhio, pieno di gente che t u non conosci ancora;
e questo vuol dire che non solo in questo secolo, ma ben anco
nellaaltro e nei secoli futuri i Salesiani lavoreranno nel proprio
campo. Ma sai a quali condizioni si potrà arrivare ad eseguire
quello che vedi? Te lo dirò io. Guarda: bisogna che tu faccia
stampare queste parole che saranno come il vostro stemma, la
vostra parola d'ordine, il vostro distintivo. Nbtale bene: IL LA-
VORO E u TEMPEWZA PARBNNO FIORIRE M COHGEGGAZIO~T
SALESIAHAQ.ueste parole le farai spiegare, le ripeterai, insisterai,
farai stampare il manuale che le spieghi e faccia capir bene che
~rUV.ORO E LA T E ~ E E A N ZsAono l'eredità che lasci d a Congre-
gazione, e nello stesso tempo ne saranno anche la gloria...».
Come già nell'anima di Don Bosco, così in quella della sua
dolce famiglia spirituale, la pietà è la base, l'alimento e l'energia
quotidiana alla multiforme attività, interamente rivolta aila
maggior gloria di Dio. Vivere ogni istante, non per gli interessi
propri, ma per queili di Gesù Cristo, sacxi6cando tutto ad essi
con generosità, anche il riposo, questo fu l'ideale costantemente
inculcato da Don Bosco a i suoi figli (I).
(I) I1 dire che"Lavoro e pieghiera" è la bandiera di Don Bosco,
non è sutnciente. Questo motto non da nessun riiievo alla vita e
allo spirito del Santo e dei suoi figli, perche ogni uomo e quindi
ancor piU ogni cristiano deve lavorare e pregare. La preghiera, come
fu la vita e l'alimento del Padre, è e dev'essere la forza e I'&-
mento quotidiano dei figii; di qui le stesse denominazioni di Pia So.

14.6 Page 136

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- IX - L'o~ixxoute si dlavgdf 1877
I33
11 2 gennaio 1877 Don Bosco era nuovamente a Roma. Pio IX
lo aveva incaricato di riformare le Regole di u n Istituto Romano
secondo lo spirito deiia Società Saiesiana, alla quale lo voleva
incorporato, pur mantenendogli lo scopo di fondazione. Le lun-
ghe e difficili trattative occuparono assai il Santo, non solo nella
sua permanenza a Roma, ma anche durante Sanno.
L'angelico Pontefice lo ricevette tre volte in udienza. L'ultima,
che fu ii 21 gennaio, essendo coricato, non Wtb ad ammetterlo
neiia sua camera, e lo trattenne quasi un'ora con una tenerezza
commovente. Don Bosco (i ne uscì - scrive Don Berto - fuori
di sè per la meraviglia. Concentrato e silenzioso oltre i1 solito,
discendeva dalle scale del Vaticano, accompagnato dal suo po-
velo segretario e venimmo a sederci neii'anticamera dei Cardinal
- Simeoni, già Xunzio Apostolico a Madrid. Quivi il nostro amato
Padre, guardandomi fisso e commosso, dissemi: I1 Santo Padre
è a letto; e ii suo letto è così basso e povero come quello dei noslri
giovani; non ha [nessun ta@peto] in terra, ove posare i piedi scal-
zandosi; il pavimento è tutto di mattoni, già così logori e scalci-
nati, che bisogna guardar bene per non inciampare. Difatti, men-
tre Don Bosco si avvicinava, il S. Padre, sapendolo corto di vista,
-gli disse: - Venite adagio, passate qua, chè c'è un intoppo.
Mio Dio, che esempio di povertà nei Capo della Chiesa! Che
spettacolo vedere ii primo personaggio di questa terra, giacere
nella miseria.Ahl se venisseroiSovranie i Principi di questo mondo
a visitare la camera di Pio IX, quanto avrebbero da imparare! ».
Questo gran Papa, che viveva in tanta povertà e aileviava
le miserie di tutto il mondo cattolico, ii 23 gennaio mandava
zo.ooo lire anche a Don Bosco, sapendolo in pensiero per pagare
un debito equivalente, contratto per l'ultima spedizione di Edis-
sionari.
Memorande furono anche le parole che Pio I X rivolse a Don
Bosco neii'accennata udienza; esse sembrano un'eco di quelle
- che il Santo aveva udito in sogno.
Andate, gli disse il Papa, scrivete ai vostri figli e comin-
vcioet?d~Sa, dalreusizqaune.a.,.dei
Paa Unzone
fanperanaa:
dei Cooperatori Salesiani... ecc. - La-
ecco ii distintivo, la parola d'ordjrae
della Pia Societj Salesiana.

14.7 Page 137

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134
IV - Provvede al2'auvenire
uate a dire ora, e a ripetere sempre, che non v'è dubbio che la
mano di Dio è queiia che guida la vostra Congregazione. Pesa
però su di voi una grande responsabilità, e voi dovete corrispon-
dere a tanta grazia. Ma io vi dico, a nome di Dio, che se voi cor-
risponderete al divino aiuto col vostro h@on esempio, se pro-
moverete lo spinto di moralità, e speciainimte quello di castità,
se questo spirito rimarrà in voi, avrete coadiutori, cooperatori,
ministri zelanti, vedrete centuplicarsi le vocazioni religiose, sia
per voi e per la vostra Congregazione, come per gli altri Ordini
religiosi ed anche per le diocesi, che non mancheranno di buoni
ministri, i quali faranno molto bene.
u Io credo di svelarvi un mistero.
>>Iosono certo che questa Congregazione sia stata suscitata
in questi tempi d d a Divina Provvidenza per mostrare la potenza
di Dio: sono certo che Dio ha voluto tener nascosto fino al pre-
sente un importante segreto, sconosciuto a tanti secoli ed a tante
altre Congiegazioni passate. La vostra Congregazione nuova
nella Chiesa, perchè di genere nuovo, perchè venne a sorgere in
questi tempi in maniera che possa essere [insieme] ordine reli-
gioso e secolare, che abbia voto di povertà ed insieme poseedere,
che partecipi del mondo e dei chiostro, i cui membri siano religiosi
e secol&, claustrali e liberi cittadini. I1 Signore ciò manifestò ai
giorni nostri e questo io voglio svelarvi. La Congregazione fu
istituita affinchè nel mondo, che secondo l'espressione dei S. Van-
gelo i n maligno positus est, si desee gloria a Dio. Fu istituita per-
chè si vegga e vi sia ii modo di dare a Dio queiio che è di Dio,
a Cesare quel che è di Cesare, secondo queilo ehe disse Gesù Cristo
ai suoi tempi: "Date a Cesare queilo che è di Cesare e a Dio queiio
che è di Dio". E vi predico, e voi saivetelo ai vostri figliuoli, che
la Congregazione fiorirà, si dilaterà miracolosamente, dumà nei
secoli venturi e troverà sempre dei coadiutori e dei cooperatori,
in6no a tanto che cercherà di promovere lo spinto di pietà e di
religione, ma specialmente di moralità e castità D.
U Santo ripetè queste parole in una conferenza ali'Oratorio,
soggiungendo: - Raccomando a qualcuno di voi, che abbia buona
memoria, di mettere in iscritto queilo che ho detto ora; io lo ri-
vedrò volentieri e si terrà come un memoriale di gran conto per
la nostra Pia Società.

14.8 Page 138

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- - IX L'ovizzonte si allarga! 1877
135
ii zg gennaio, festa di S. Francesco di Sales, Don Bosco si
recò a Magliano Sabiao. Al domani celebrò messa in cattedrale
e fece varie visite, pranzò dal Vescovo, quindi andò in Seminario
ove gli si fece un po' di festa, ed egli lasciava agli alunni gli
stessi ricordi dati da Agesilao ad una scuola: ([Di non far mai
cosa di cui in awenire possiamo pentirci: di compiere sempre
quelle cose, che ci possano tornar utiii per I'awenire >).
I1 Vescovo di Magliano lo invitò a confessare i giovani interni
ed esterni, e tutti circondarono con grande affetto il Santo, chie-
dendogli di farsi salesiani.
Tornato a Torino il 4 febbraio, ne ripartiva d a fin del mese
alla volta di Nizza Marittima e Marsiglia, visitando le case della
Riviera. A Nizza assistette ali'inaugu~azionedella nuova sede
dei Patronage de Saint-Pisure, ed espose ai Cooperatori lo scopo
ed i bisogni deli'Istituto, sciogliendo un inno tenerissimo d a
Divina Prowidenza:
(I Per sostenere le opere già incominciate si dovettero contrarre
parecchi debiti, e questa medesima casa è soltanto pagata per
metà; cioè vi sono ancora oltre a cinquantamila franchi da pagare.
Malgrado tutto questo non dobbiamo sgomenkci. Quella Prov-
videnza Divina, che qual madre pietosa veglia su tutte le cose,
che provvede agli uccelli dell'aria, ai pesci del mare, agii animali
della terra, ai gigli del campo, non provvederà a noi, che davanti
al Creatore siamo di gran lunga più preziosi di quegli esseri mate-
riali? Di più quei Dio che in voi, nei benefici vostri cuori ha
ispirato il generoso pensiero di promovere, di fondare, di soste-
nere finora quest'opera, non continuerà ad infondervi grazia,
coraggio, e somministrarvi i mezzi per continuarla? Più ancora:
Quei Dio che con niente fece che si fondassero degli istituti,
in cui sono raccolti oltre a quattordici mila fanciulli, senza che
per loro vi sia nemmeno un soldo da parte, quel Dio vorrà forse
lasciarci ora mancare il suo aiuto in queste opere, che tutte ten-
dono a sollevare la classe più abbandonata e bisognosa della civile
società, a sollevare le anime più pericolanti, quelle anime per
cui fu creato ilcielo e la terra e tutte le cose che nei cielo e sulla
terra si contengono; quelle anime per cui l'adorabile Nostro Sal-
vatore ha donato fin l'ultima goccia del suo sangue? No, adunque,
niun dubbio, niun timore che possa mancarci l'aiuto dei cielo.

14.9 Page 139

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136
- IV Provvede all'awendw
Kon facciamo questo torto alla divina bontà, non facciamo questo
torto aila nostra Religione ed alia vostra grande e tante volte
esperimentata generosità I).
Voleva spingersi sino a Tolosa e a Bordeaux, ma non potè. A
Marsiglia fu preso da uno sbocco di sangue, e per tutto il tempo
che stette in quella città fu obbligato a riposare e poi a tornare
a Torino; ma in compenso ricevette domanda di aprire nove
Case Salesiane in Marsiglia e trenta in tutta la Francia.
In quei giorni, Iddio andava matiirando per la Pia Società
Salesiana una vocazione singolare. La vigilia della solennità di
Maria Ausiliatrice, l'anticamera del Santo era piena di gente,
quando entrò una signora di Torino, la quale, anzichè condurre,
in parte trascinava e in parte portava una sua figlioletta di circa
dieci anni, per nome Giuseppina Longhi. Da qualche tempo sog-
getta a terribili convulsioni, la povera fanciulla era rimasta pa-
ralitica; non poteva più reggersi in piedi, aveva perduto l'uso
deUa mano destra, e da circa un mese anche la parola. Desolati,
i palenti erano ricorsi a medici, a medicine e a ogni rimedio del-
l'arte, ma senza alcun giovamento, poichè non solamente la fan-
ciulla andava deperendo di giorno in giorno, ma anche le sue
facoltà mentali andavano spegnendosi. Vedendo inutili i mezzi
terreni, si appigliarono allora ai mezzi celesti. La madre, avendo
udito raccontare le grazie straordinan'e che Man'a SS. otteneva
in favore di quelli che la invocavano sotto il titolo di Aiuto dei
Cristiani, animata dalla più viva fiducia, aveva in quel mattino
coudotto la figlia al Santuario di Valdocco; e dopo averla racco-
mandata alla celeste Regina, la portava a Don Bosco, perche
le desse la benedizione di Maria Ausiliatrice.
Entrata che fu nellil'anticamera, pose a sedere la piccola ma-
lata, la quale mosse a compassione tutti gli astanti, perchè si
vedeva che soffriva immensamente e, sebbene la madre le usasse
0-4possibile attenzione, tuttavia si lasciava cadere or di qua
- or di là, perchè in piedi non poteva stare, e seduta neppure.
Dopo alcuni minuti: Mi è impossibile aspettare di più,
disse la madre al segretario; questa povera figliola non resiste;
devo ritornare a casa, - e desolata si disponeva a uscire. Tra
i presenti si trovava il Conte Carlo Cays di Giletta e di Casdette,
già Deputato al Parlamento Subalpino, e tra i primi benefattori

14.10 Page 140

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- - IX L'orizonte si aI1a~~al1877
137
di Don Bosco, 2 quale andava maturando il pensiero di farsi
salesiano. Vòltosi alla p o m a madre, facendosi interprete dei sen-
timenti degli altri, le disse che tutti ben volentieri l'avrebbero
- lasciata entrare per la prima; e aggiunse fra sè:
Se quella fanciulla torna a casa guarita, io deporrb ogni
cliibbio sulla mia vocazione.
La madre, quando fu dinanzi a Don Bosco, fatta sedere sopra
il divano la figlioletta, narrò ai Santo il caso doloroso e implorò
la sua benedizione, dicendo che non le rimaneva altra speranza,
fuorchè nella misericordia di Dio e nella potente intercessione
della B. Vergine. Don Bosco la esortò ad aver fede nella bontà
della &donna e, fatta inginocchiare la madre, imparti d l a pic-
cola malata la benedizione di Maria Ausiliatrice e la invitò a f a s i
il segno della Croce. La fauciiiUa si dispose a farlo, ma con la
- - mano sinistra. Non colla sinistra, ma colla destra! disse
- - ii Santo. Non può colla destra, - osservò la madre.
Lasci, lasei che provi! - e ripetè l'invito.
La fanciulla, obbediente, alza il braccio paralizzato e la mano
attratta, la porta alla fronte, indi al petto, alla spalla sinistra e
alla d&a, come se non avesse mai amto alcun male.
- Brava! le disse 2 Santo, l'hai fatto bene il segno della
Croce, ma non hai dette le parole. Ora ripètilo e accompàgnalo
coUe parole, come fo' io: (iIn nome del Padre, e del Figiiuolo e
delio Spirito Santo. Cosi sia n.
La fanciulla, muta da circa un mese, scioglie la lingua, ripete
l'augucto segno e lo accompagna colle parole; poi, fuori di
- per la gioia, si mette a @dare: - O mamma, la ilfadonna mi ha
guarita! AU'udire qudia voce, la madre getta un grido altis-
simo e scoppia in pianto.
- Ora che la Madonna ti ha ridonata la parola, continuò
- Don Bosco, ringràziala tosto, e recita di cuore U v e Maria;
e la figlioletta la recitò chiaramente e con divozione.
Eou era ancor tutto; rimaneva a vedere se poteva stare in
piedi e camminare senza sostegno, e Don Bosco la invitò a pas-
seggiare per :a camera, ed essa camminò speditamente. La gua-
rigione era completa. A questo punto, la fortunata figliola, non
potendo più contenere i sentimenti di gratitudine che le riempi-
vano il cuore, aprì la porta deii'anticamer8, si presentò agli astanti

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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138
IV - Pvovvede all'avvenire
che pochi minuti innanzi l'avevano veduta attratta, zoppa, e
muta, e con disinvoltura superiore alla sua età e con accento
che pareva inspirato:
- Signori, disse, ringraziate con me la S. Vergine. Essa con
un atto grande della sua misericordia mi ha g u d t a . Vedete1 io
movo la mano, cammino e parlo, non ho piii alcun male.
Quella vista e quelle parole produssero una commozione in-
descrivibile: tutti attorniarono la fanciulla, chi piangeva, chi
pregava, chi esclamava: - Oh gran Dio! Oh Maria! Che miracolo!
Oh fortunata figliola!- Lo stesso Don Bosco n'era così impres-
sionato, che tremava da capo a piedi. Dopo essere stata per alcuni
minuti oggetto di maraviglia e di gioia a tutta quella gente, la
graziata scese colla madre dalla camera di Don Bosco, ed ambedue
si recarono nuovamente innanzi all'altare di Maria Ausiliatnce
e, più colle lacrime che coiie parole, le dissero tutta la gratitudine
per la grazia ottenuta.
- I1 Conte Cays, testimonio oculare del fatto, non ebbe più
bisogno d'altro per decidere la sua vocazione: La Madonna
ha parlato, disse fra sè: questo mi basta, io sono salestano! -
Ed entrato poco dopo nella camera di Don Bosco: - Era venuto
per parlare con lei, disse, e prendere una risoluzione; avevo ancora
qualche dubbio; ma la Madonna me ne liberò &atto; - e rac-
contatagli la condizione posta, soggiunse: - Se Don Bosco mi
- accetta, sono salesiano. - Venga pure tra noi, rispose il Santo,
e sarà formalmente accettato. Verrei fin da domani, festa
di Maria Ausiliatrice, ma siccome ho ancora qualche affare da
sistemare, se n& osta, verrò il giorno 26. - ii 26 è festa
di S. Filippo Neri, concluse Don Bosco; e questo santo così di-
voto della Madonna le otterrà, io spero, la perseveranza sino
aiia fine.
ii Conte fu di parola; e il 17 settembre di quell'anno mede-
simo vesti l'abito chiericale e il 20 settembre dell'anno dopo
ricevette la consacrazione sacerdotale nella Metropolitana d i
Torino, in età di 66 anni.
Roma era in festa per le Nozze d'Oro Episcopali di Pio IX,
ai cui piedi convenivano in ossequio Vescovi e pellegrini da tutto
il mondo cattolico. Don Bosco promosse speciali festeggiamenti
in tutte le sue Case, e mandò a Roma il Teol. Giulio Barberis

15.2 Page 142

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- - IX L'orizzonte si allarga1 1877
139
e il Sac. Giuseppe Lazzero, per presentar ai VicaRo di Gesù Cri-
sto gli omaggi della Pia Società Salesiana.
AUo stesso Ene, a capo dei pellegrinaggio argentino, giun-
geva in Italia I'Arcivescovo di Buenos Aires col parroco di San
Nicolis Mons. Ceccarelli: e il Santo, lieto di poter mostrare
la sua riconoscenza a quei grandi benefattori, andò ad incon-
trarli a Genova, li ospitò per alcuni giorni a Saq3ievdavena
e li accompagnò poi a Roma, volendo egli pure rendere omag-
gio ai Papa nella solenne ricorrenza.
Infatti vide Pio IX il IO giugno, in un'udienza accordata ai
giornalisti cattolici e ai loro rappresentanti, alla quale egli prese
parte com'editore delle Lettu~eCattoliche; e prima di partir da
Roma ottenne anche un'udienza privata. Ma forse non fu quella
iuitima volta che su questa terra s'incontrarono e parlarono
i due S ~ Mdi Dio! Cosi ci fa pensare un sogno fatto da Don Bo-
... sco, precisamente un anno prima che 1'Augusto Pontefice volasse
ai paradiso!
Da Roma 3 Santo accompagnò Mons. Aneyros, Mons. Cec
careiii e aitn preti argentini a visitare Ancona, Loveto, Milano.
Dopo aver visitato Loreto, scriveva a Don Cagliero: ((il 25
da Ancona andammo direttamente a Milano ed albergammo
presso il Cav. Comaschi. Il 26 a Toui?zo. Qui tutto entusiasmo,
tutta festa. Monsignore fu soddisfattissimo Eno ali'entusiasmo... I).
Il Santo presentò SArcivescovo d i a comunità, daiia prima
balconata deli'antico Ospizio, e con gesto espansivo e voce alta
e commossa: - Ecco SArcivescovo di Buenos Aires! - esclamò:
quasi volesse dire: @Eccoil nostro Padre, l'amico dilettissimo,
che tanto abbiamo desiderato di vedere e i cui ben& ci ob-
bligano ad eterna gratituduie n.
Anche la sera del 29 giugno, dopo aver ringraziato i Egli che
in quel giorno avevan voluto festeggiarlo, ebbe per gli ospiti
i1 più commovente saluto: 6 Voi ritornate ai vostri paesi, ai campo
deiia vostra messe, ma dite ai vostn compagni, al signor Be-
nitez (i primo benefattore dei Salesiani di S. Nicolk) che la
nostra riconoscenza per i benefizi ricevuti da voi e da loro, non
si estinguerà giammai. State certi che noi, benchè divisi da tanto
spazio di mare, vi aviemo sempre presenti aiia nostra mente,
23 nostro cuore, neiie nostre preghiere. State certi che nei Sa-

15.3 Page 143

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140
- IV Provvede all'avvmire
lesiani avrete sempre un fedele aiuto e un gran numero di fra-
telli che vi amano con tutto l'affetto del cuore e che cercano
d'aiutarvi nell'opera vostra P.Sul finire del discorso la sua voce
aveva assunto un tono così caldo e vibrante quale non s'era mai
udito.
n giorno 30 Mons. Aneyros partiva per la Liguria. Don Bo-
sco lo raggiungeva ad Alassio e, quantunque malfermo in salute,
lo accompagnava sino al porto di Marsiglia, dove gli prediceva
che il suo arrioo a Buenos Aires sarebbe stato ritardato per
un incidente di viaggio, come infatti awenne. Tornato all'Ora-
torio, il Santo era così sfinito che, nel confessare, a stento riu-
sciva ad alzare la mano per dare I'assoluzione.
Ma neppure tanta stanchezza pot& distoglierlo dall'occu-
parsi dei molteplici afiari che lo attendevano per l'apertura di
nuove case, per l'allestimento di una nuova spedizione di hes-
sionari, per l'assistenza agli Esercizi spirituali, e per la convo-
cazione del 10 Capitolo Generale della Pia Società, che si tenne
in settembre a Lanzo Torinese.
- I1 buon Padre era sempre guidato dalla Fede. 6 I1 Divin Sal-
vatore - esordi nell's.~rire'il Capitolo dice nel Santo Vau-
gelo che dove sono due o tre congregati nel suo nome, ivi Egli
si trova in mezzo a loro. Noi non abbiamo altro fine in queste
radunanze che la gloria di Dio, e la salvezza delle anime redente
dai prezioso Sangue di Gesù Cristo. Possiamo adunque esser
certi che il Signore si troverà in mezzo a noi, e condurrà le cose
in modo da produrre un gran bene>>.
Le adunanze furono ventisei. In esse molte cose si stabiii-
rono, e molte già prima stabilite si confermarono, o meglio si
dichiararono secondo lo spirito deiie Regole della Pia Società,
e il tutto fu esattamente raccolto da due segretari. Discussa
ed approvata la mateiia proposta, e così raggiunto lo scopo per
cui si era convocato il 10 Capitolo, il giorno 5 ottobre, dovendo
i direttori far ritorno alle Case loro &date, e rimanendo ancora
altre cose da ordinare, da chiarire e da esprimere più esatta-
mente, prima di partire, tutti decretarono di lasciar ampia fa-
coltà al Rettor Maggiore di cancellare, aggiungere o mutare
quanto avrebbe creduto conveniente. Tanta era la cordiale de-
ferenza dei figli verso Don Bosco. Per parte sua, il Santo non

15.4 Page 144

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aveva risparmiato fatica per preparare il lavoro più utile alle
adunanze e per informare le singole deliberazioni allo spinto
deiia Pia Società. E perchè il nascente istituto potesse giovarsi
della preziosa esperienza altrui, invitò anche alle adunanze due
Padri deiia Compagnia di Gesù, P. Giuseppe Rostagno, valente
canonista, e P. Secondo Franco, che aveva tanta stima per Don
Bosco e per i suoi figli che soleva ripetere:
- Se non fossi neiia Compa,&a di Gesù, entrerei senz'in-
dugio nella Pia Società Salesiana!
Durante gli Esercizi, presenti vari confratelli, tra cui anche
il Conte Cays e Don Barberis, il Santo narrava che, poco prima
di ricevere una lettera del Vescovo di Fréjiis, che l'invitava ad
aprire in Francia una Colonia Agricola a La flavarre, aveva
fatto qcesto sogno.
Aveva innanzi a sè una legione che non sembzava apparte.
nere ai dintorni di Torino. Era una casa d c a e disadoma,
davanti alla quale si stendeva una piccola aia. Dalla camaa,
dove egli si trovava, si accedeva per mezzo di alcuni scalini
ad altre camere, le une situate più in alto, le altre più in bzsso;
e tutto intorno alla stanza girava una rastrelliera, da cui pen-
devano vari strumenti agricoli. I1 luogo appariva deserto e si-
lenzioso, quand'ecco giungere alle sue orecchie la voce di un ra-
gazzo. Guarda e vede neli'aia un fanciulio di dieci o dodici acni,
vestito da artigiano, e vicino a lui una doma puiita ed assestata,
che aveva i'apparenza di una campagnola. U giovanetto cantava
in francese: a Amico vmerdo, siateci Padre diletto! >).Don Bosco
non comprendeva, e ii fanciullo continuava a cantare: (II mi&
compag%itz'diran~wciò che aogliamo n. Ed eccoavanzarsi, dal campo
incolto verso l'aia, una moltitudine di giovani, &e cantavano
in pieno coro: q O noslia gztida, colzduceteci al giardino dei &%i
costumi n. Domandòchi fossero e gli fu risposto, sempre cantando:
e La nostra fiatria è il fiaese d i Maria )). A queste parole la doma
prese per mano il fancidetto che aveva parlato per ii primo e,
accennando agli altri di se,@la, s'incamminò verso un'aia più
grande, non molto lontana, di fronte alla quale sorgeva un altro
fabbricato. Giunta colà, la Donna, che intanto aveva assunto un
- aspetto misterioso, si volse a Don Bosco e gli disse:
Questi giovani sono tutti tuoi.

15.5 Page 145

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142
- IV Provvede alJ'avvelzi~e
- Miei?! rispose il Santo. E con quale autorità voi mi date
- questi giovinetti? Non sono nè vostri, nè miei; sono del Signore
Con quale autorità? rispose la Donna. Sono i miei figlioli,
e a te li affido.
- Ma come farò io a sorvegliare tanta gioventù così vispa
- e chiassosa?
Osserva! disse la Donna. - Don Bosco si voltò e vide
avanzarsi una schiera numerosisima di altri giovanetti sopra
dei quali Eiia gettò un gran velo che li copri tutti; quindi trasse
il velo a sè, ed ecco si videro quei giovanetti trasformati in altret-
tanti preti e chierici.
- E questi preti e chierici sou miei? chiese Don Bosco.
- Saranno tuoi, se saprai formarteli. - E fatto cenno a
tutti i giovani di raccogliersi attorno a Lei, dette un segnale e
- quelli incominciarono a cantare a pieno coro: - Gloria, laus,
honor et gratiarwn actio Domiao Deo Sabaoth! A questo punto
Don Bosco si svegliò.
In vista di questo sogno, il Satito, com'ebbe l'accennata lettera
del Vescovo di Fréjus, certo di compiere la volontà del Signore,
accettò senz'altro la direzione della Colonia offertagli. Noi
stessi, recatici a visitare quella Colonia poco tempo dopo la
fondazione, restammo estati*. entrati nella casa ove abitava il
Direttore, vedemmo ai piano superiore una stanza con attorno
una rastrelliera e ai lati deile parte con scalini da cui si saiiva
e si scendeva in aitre stanze: davanti aila casa una piccola aia
e un vasto campo incolto, cinto da una corona di aiben; e al di
un'altr'aia più grande, con un'aitra casa, ov'erano stati collocati
i primi giovanetti; insomma, nè più nè meno, la località descrit-
taci a Lanzo da Don Bosco.
Ne scrivemmo subito ai Santo, ed egli, in seguito, recatosi a
visitar quella Colonia, ci fe' sapere d'avervi trovato qualche cosa
<aincor più meravigliosa 1). Al suo giungere, infatti, tutti i giovani
gli andarono incontro, preceduti da un compagno che portava
un mazzo di fiori. Quando lo vide, Don Bosco cambiò di colore
per la commozione: era il giovinetto del sogno!... Non basta:
alia sera vi fu un po' di accademia e si cantò un inno; e quei gio-
... vinetto vi sostenne una parte « asolo B...più, meno, quanto
aveva già contemplatol

15.6 Page 146

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CAPO x
SEMPRE COL PAPA!
Queste meravigliose iilustrazioni venivano a confortare ii
Santo specialmente nei periodi più acuti delle contrarietà accen-
nate, alle quali si aggiunse presto un altro dolore: il sentire che
Pio I X soffriva per causa sua. Lo seppe alla vigilia della terza
spedizione di Missionari.
Questi, guidati dal Teol. Don Giovanni Cagliero, tornato in
Italia pel Capitolo Generale, il g novembre si prostravano ai
piedi di Pio IX, che li accolse con grande detto, a tutti die' a
baciare la mano, e con voce ferma e robusta, malgrado i suoi
85 anni, rivolse loro un dettuoso discorso, concludendo cosi:
- Amate, miei cari figli, la Chiesa, difendetene Sonore, fatela
amare dai popoli. Ecco il ricordo che vi da in questo momento
solenne ii Vicario di Gesù Cristo. E affinchè il vostro coraggio
nel bene operare non venga mai meno, io ben di cuore v'imparti-
sco la mia benedizione. Benedico tutti gli oggetti di divozione
che portate con voi. Benedico in modo speciale il vostro Supe-
riore! Benedico i vostxi parenti, le vostre anime, le vostre sante
imprese, e questa benedizione vi aiuti a santificare voi stessi e
tutti quei popoli che andrete a evangelizzare.
Anche l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dopo soli
cinque anni di esistenza, contando omai arca duecento suore
e dodici case in Italia e in Francia, inviava le prime religiose
in America, ad aprire un Ospizio per fanciulle povere ed abban-
donate, a Viiia Colbn, presso Montevideo. I1 fervore, suscitato
dalla prima spedizione salesiana nelle case della Pia Società, si
era M u s o anche in mezzo alle Figlie di Maria Ausiliatnce, spe-

15.7 Page 147

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I44
- TV Provvede alravvefiire
cialmente neiia casa-madre di Mornese. L'umile e santa Superiora
generale, Madre Maria Mazzarello, scriveva a Don Cagliero che
molte volevano andare in America, e aggiungeva: o Io vorrei
già esserci >>e ,u non la finirei più, se dicessi il nome di tutte queiie
che desiderano andarvi )). E proseguiva: u f3 vero che non siamo
buone a niente, ma, coll'aiuto del Signore e coiia buona volontà,
spero che riusciremo a far qualche cosa. Faccia adunque presto
a chiamarmi... Oh!... se il Signore ci facesse davvero questa gra-
zia... Se non potessimo far altro che guadagnargli un'anima, sa-
remmo pagate abbastanza di tutti i nostri sacrifiz.i.. ».
Ed anche a Mornese si compì, per la prima volta, la commo-
vente funzione d'addio. Sei furono le prescelte, e due, accompa-
gnate da Madre M&a Mazzareilo, si recarono a Roma per volere
di Don Bosco. L'angelico Pio restò e a c a t o dali'umile contegno
della Superiora Generale e dalla semplicità che traspariva dal
volto delle sue consorelle, e col suo gran cuore di padre invocò
i'abbondanza deile celesti benedizioni sull'espansione che, per la
gloria di Dio e la salute deile anime, iniziava anche la seconda
famiglia di Don Bosco (I).
L'Augusto Pontefice in quei mesi aveva scritto tre lettere al
Santo e questi gli aveva sempre risposto, ma pur troppo le risposte
- non erano arrivate in mano di Pio IX, il quale andava dolorosa-
mente esclamando: Che cosa ho fatto io a Don Bosco che non
si degna neppur di rispondermi? Non ho fatto per lui tutto a ò
che ho potuto?- Elo confidava al Card. Buio, che ne scrisse ai
Santo e svelò anche a Don Cagliero il dolore del Papa; e Don
Cagiiero lo assicurò che il Santo, con fuiale ailetto, aveva sempre
compiuto il suo dovere, anzi era sorpreso di non aver ricevuto
riscontro a certe domande da lui fatte ai venerando Pontefice.
I1 Cardinale si affrettò a dissipare ogni dnbbio dalla mente del
Papa, e Pio IX alzò gli occhi ai cielo, esclamando: n Pazienza! I).
(I) Anche le Fzglze di Maria Aztsilzatrice presero rapidamente
un'cspansione piiodigiosa, in Italia, nell'Europa, neii'Asia, neli'iifrica
e nelle Aneriche. Sul principio del 1941 contavano 827 case, di cui
67 iu t m e di Missione, dove, con ospedali, lebbrosari, ambuiatmi,
dispezsari farmaceutici,orfanotrofi, ospizz per la S. Infanzia, ricovero
p u i vecchi, catechismi, catecumcnaii, visite ai villaggi, riuscivano
a beneficare complessivamentecirca 2zo.000 pasoue.

15.8 Page 148

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- aveva aperto d o r a una -&sa,
Apostolo S. Paolo: Egli,
ha la spada e saprà combattere e
che scn pur +temici nostri1
,
Appena giunto a Roma, si
mente. Gii stava assai a cuore di vedere ancora una volta
menti, che commoveranno i tristi e i buoni! D. E ii
Bosco aveva ordinato che nei Santuario di hlaria Aus
prima deiia benedizione della sera, si dicesse I'Oremus u Pr
ii 29 gennaio, sacro a S. Francesco di Sales, che vemva
ii venerando Pontefice, meraviglia dei secolo XIX, era neil'
trentaduesimo di ponMcato e neii'ottantesimo sesto di sua
Nella Cappella Sistina erano incominciati i Noven
- G. B.
Vita di S. Gimmni Borro. Voi. 11.

15.9 Page 149

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I46
IV - P~ovvedeall'auvenire
e nei Palazzi Apostolici del Vaticano fervevano già i preparativi
per il Conclave, quando Don Bosco fu incaricato d'esplorare le
intenzioni del Govemo in proposito. Troppo importava che
l'elezione del nuovo Pontefice si potesse compiere libera e tran-
quilla.
11 Santo si presentò al Ministro Mancini, che lo ricevette poco
cortesemente. Domandò udienza a Crispi ed anche questi non
gli fece a tutta prima la più lieta accoglienza; ma quando udi
che il S. Collegio voleva una risposta pronta e categorica, e che
in ogni caso il Conclave si sarebbe fatto, foss'anche a Venezia,
a Vienna, o ad Avignone, mentre era nell'interesse del Governo
che il Papa fosse eletto a Roma, restò un momento pensoso,
quindi, alzatosi e porgendo la mano a Don Bosco, gli disse: -
Assicuri da parte mia i Cardinali che il Govemo rispetterà e farà
rispettare il Conclave, e che l'ordine pubblico non sarà meno=-
mente turbato. - E sedendo, invitò il Santo a fare lo stesso, e
- Dunque, lei è Don Bosco? - continuò. E prese a parlare fa-
miiiarmente, di Torino, deil'antico Oratorio di Valdocco, che
aveva conosciuto nel 1852, quando abitava in un piccolo alloggio
in via delle Orfane, presso il Santuario della Consolata, e: -Don
Bosco, gli domandò: non si ~icordache talora veniva a confes-
sarmi da Lei ail'oratorio? - Non me ne ricordo più, gli fe' il
Santo sorridendo; ma se vuole, io son pronto ad ascoltarla anche
adesso!... - E il discorso continuò, aggirandosi sull'Oratono,
sull'Opera Salesiana, e sui sistema preventivo nell'educazione
della gioventù.
Tornato in Vaticano, Don Bosco era ansioso di parlare col
Card. Segretario di Stato, e non sapendo dove trovarlo, si ag-
girava per le sale e pei corridoi, che in occasione del Conclave
divenivano altrettante cellette di seminaristi. Centinaia d'operai
lavoravano alacremente giorno e notte agli ordini del Card. Pecci,
Camerlengo di S. Chiesa, col quale Don Bosco s'incontrò. -Ecco
qui è ii C&. Camerleugo, 1'Em.mo Pecci - gli fu detto. - Don
Bosco guarda l'angelico volto del Porporato e, awicinandoglisi,
con fìiiale d e t t o gli dice:
- Vostra Eminenza mi permette che le baci la mano?
- Chi & lei, che si appresa con tanta autorità?
- Io sono un povero prete, che ora bacia la mano a V. E.

15.10 Page 150

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E ii Santo:
- Eila finora non ha auto
l'abbia, saprb rispettarla.
- Ma chi è lei che mi parla così autorevo
- Sono Don Bosco.
di scherzare.
Ma, come il Santo aveva predetto, il zo febbrai
sppena dopo la morte di Pio IX, 1'Em.mo Card. Gioa
Arcivescovo-Vescovo di Penigia, era eletto Papa e
nome di Leone XIII.
nuovo Pontefice la devozione sua e queiia
quest'iudirizw:
di Vostra Santità, affiuchè
a promovere la maggior

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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148
- IV Pvwvvede all'avven~ve
SIncoronazione, facendo parte del seguito deiSEm.mo Card. Ore.
glia, col quale, due giorni dopo, tornò in Vaticano ed ebbe la sorte
d'incontrarsi col nuovo Papa, che gli fissò un'udienza privata
per quella sera. Ma quella sera, il domani, n& per dieci
giorni ancora pot&avvicinare il S. Padre. Le difficoltà, sorte a!
tramonto del Pontificato di Pio IX, non erano scomparse.
È certo però che Don Bosco fece nuovamente giungere al
Santo Padre la sua parola. Infatti, in uno di quei giorni, il pro:.
Don Giovanni Turchi, che stava a Roma in qualità d'istitutore
presso il Conte di Mirafiori, andò a visitare Don Bosco e lo trovò
tutto intento a finire una lettera lunga che pareva un quaderno,
e, il Santo, con quella confidenza che usava con i suoi più cari
figlioli, gli disse: -Aspetta che io finisca. Ho scritto al S. Padre
intorno a ciò che è più necessano nei tempi presenti.
Non sappiamo di che cosa trattasse quella lettera, ma sta il
fatto che tra gli scritti di Don Bosco si conserva anche un foglio
contenente quanto segue:
1878. - u Un povero servo +l Signore che talvolta inviava
al Santo Padre Pio IX alcune cose, che giudicava venire dal
Signore, è queilo stesso che ora umilmente, ma letteralmente, dà
comunicazione a S. S. Leone XIII di alcune cose che paiono di
non leggera importanza per la Chiesa.
s Esordio sulle cose p& necessarie per la Chiesa.
» S i vogliono disperdere le pietre del Santuario: abbattere il m m
e l'alztemurale, e casi mettere coufusione neUa Città e nella Casa
di Swn. Non riusciranno, ma farartlzo molto ,male.
>>ASl upremo Reggitore della Chiesa in terra, tocca provvedere,
riparare i guadi che fanm i nemici.
u Il male comilzcia dalla dejicienza di Operai Evangelici.
s È dsfìcile trovare leviti nelle agiatezze: perciò si cerchino con
massima sollecitudine tra la zappa ed il martello, senza badare al-
l'età ed alla condizione. S i radulzino e si coltivino fMzo a che siaso
capaci a dare il frutto che i popoli attendono.
1) Ogni sforzo, ogni sacr$zio fatto a questo$ne è sempre poco, h
paragone del male che si può impedire e del bene che si +uò ottgnere.
v I $gli del chiostro, che oggi vivono dispersi, v~zganoraccolti
e ss non possono più forntare dieci Case, si adoperirzo pw ricosti-
tuirne anche m sola, ma con tutta la regolare osserwma.

16.2 Page 152

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spesso disprezzano chi prega e chi medita:
stenute, favorite da colo
recenti, si avranno operai evangelici
religiosi e pei. le missioni estere » ( I )
maniere glorificare i'au,rmsta sua Genitrice invocata so
t010 di M&, Az~xiliumCJZristianorum»;e afra i diver
menti havvi qudio deiia efficacia deiie benedizioni coii
zione di questo titolo glorioso, che sogliono impartirsi in
chi luoghi, segnatamente nel Santuario a Lei dedicato in
ii Santo supplicava ii nuovo Pontegce ad approvare a una
scritto viene Oa
sa@poYYe D. Questa 1
carte di Pio IX.

16.3 Page 153

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150
- IV Provveds all'auvenive
I1 16 marzo potP finalmente avvicinare ii S. Padre, e di quel-
i'udienza ci lasciò un'ampia narrszione. Per prima cosa il Santo
gli parlò deila Chiesa di S. Giovanni Evangelista e delle Case
e Chiese del Torrione di Bordighera e della Spezia, promosse da
- Pio I X per far argine alla propaganda protestante.
Oh! che gran merito hanno quei pii fedeli - esclamò
Leone XIII - che impiegano le loro sostanze a sostenere queste
opere di carità! Mi rincresce che le attuali strettezze della S. Sede
non permettano di concorrere in larga proporzione; ma farò tutto
quello che poso, moralmente e materialmente.
(I In quel momento - narra Don Bosco -lo pregai umilmente
a permettere di essere annoverato tra i Cooperatori, come lo era
giA stato Pio 1X e come lo sono molti Cardinali. Allora egli me
ne domandò qualche schiarimento, ma appena intese che era
un'associazione promossa da Pio IX e tendeva a giovare al buon
costume, specialmente dei fanciulli abbandonati: - Basta così,
prese a dire, in questo senso io sono non solo cooperatore, ma
operatore, e come Pontefice e come semplice fedele. Promoverò
senza dubbio tutte le istituzioni che hanno di mira il bene deUa
società, soprattutto quelle che prendono cura dei fanciulli peri-
colanti. Sono persuaso che non ci sis ministero più nobile che quello
... di achperarsi a diminuire ii numero dei discoli per fame onesti
Sttadini e buoni cristiani
- )) Ho fatto dimanda - prosegue Don Bosco di un Cardi-
nale Protettore, pel cui mezzo comunicare con Sua Santità. Da
prima pareva che desiderasse egli stesso di essere nostro Protet-
tore, ma quando gli feci notare che ii Cardinale Protettore era
appunto un referendario deiie cose salesiane a Sua Santità; che
tali cose noi non potevamo trattare nelle Sacre Congregazioni,
perchè lontani; che Sua Santità sarebbe appunto stato ii nostro
- Protettore di fatto, e ii Cardinale avrebbe maneggiato le cose
nostre nei vari dicasteri per riferide poscia a Sua Santità: In
questo senso va bene, egli aggiunse, e comunicherò ogni cosa aiia
Congregazione dei Vescovi e Regolari...
» Neli'atto di congedarmi ho chiesto una parola da comuni-
care ai Salesiani in genere, ai loro Allievi, ai Cooperatori Sale-
siani, agli Ascritti, ed ai nostxi Missionari d'America. Rispose
per ciascuna domanda.

16.4 Page 154

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Dio loro ha fatto nei chiamarli là dove
al culto, le Missioni che già riportano frutto soddisfacente, e
questo essersi fatto senza possedimenti materiali, fanno
mente palese la benedizione del Signo
quali negano i miracoli, se volessero spiegare come
siani, pertanto, siano grati a questa
dimostrino la gratitudine loro colla esatta osservanza
gole...
» A i giovanelti che la Divina Pro
coraggio a combattere il formidabile nemico delle anime
N Ai Cooperato~i.I Coopera
campo, dove lavorare e fare del bene. Vivono nel
acquistano i menti di coloro che fanno vita comune.
opera più meritoria agli occhi di Dio che co
delle anime.
impiegare le loro solle
che devono compiersi in mezzo al secolo, e non & conve
coltivarle col farne un uso santo, a&&& in punto di
odoseri fiori, con cui gli angeli abbiano ad intrecciar
rona di gloria celeste.
»Agli ascritti. Agli ascxitti, ai novizi ricordo le piante
nose chiuse in un giardino. Guai se si rompe la siepe: i ladri

16.5 Page 155

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trano, derubano i pochi frutti che vedono, guastano le piante,
rovinano tutto. Dunque ai novizi, alle speranze della Congrega-
zione Salesiana, si raccomandi la xitirataza, e la pratica di quelie
virhì che devono praticare in tutta la vita...
a, Quando 4 venne ai Missionari, dimandò quali paesi abita-
vano, quanti erano, quante Case e Chiese avevano aperte.
u Ho risposto che tra case e chiese erano dodici, che i Sale-
siani partiti daU'Europa erano 60: uno dei più zelanti è morto
sul lavoro (I): oltre a trenta sono gli indigeni ascritti; sicchè tra
tutti toccano i cento...
s - Deo gratks! ripiglib. Nel parlare delie Bfissioni e dei Mis-
sionari il Pontefice deve usare maniere particolari. il Missionario,
che va a dar la sua vita per la fede, ha diritto ad una beneme-
rema speciale. Io considero i Missionari come altrettanti incari-
cati dalla Chiesa, mandati a portare la civiltà e la religione nei
lontani paesi. Essi hanno Sincarico di conservare la fede nelle
regioni, dove è già predicata, e propagarla fra i selvaggi. Le fa-
tiche dei loro viaggi, le sofferellze, le privazioni, cui devono cer-
tamente sottostare in climi diversi, tra nomini sconosciuti, igno-
ranti e spesso pericolosi, i disagi nei nutrimento, nel riposo, e
in altri modi, sono tutte cose che rendono il Wssionaxio bene-
merito della Religione e della civile società. Dite loro che io li
ringrazio del servizio che prestano alla Chiesa, che io li amo, li
stimo assai, prego Dio che li conservi in grazia sua, che li scampi
dai pericoli morali, che faccia fruttare le loro fatiche.
r> Li benedico ben di cuore. Ma non mancate di ricordare loro
una rigorosa vigilanza sopra se stessi. Gli ammaestramenti che
dànno al popolo giovano assai; ma la luce delle opere, una vita
esemplare, deve essere come una luce che rischiari la mente, il
cuore di tutti queili che mirano le loro opere, od ascoltano i loro
discorsi.
a Quando poi fate la scelta di coloro che devono andare neiie
Missioni, preferite sempre coloro che sono già stati ben provati
... nella virtù. Queste cose sono i1 fondamento deile Missioni Cat-
toliche o.
(I) Don Giovanni Battista Baccino, morto, vittima del suo zelo,
prwo 1;? chiesa degli Italiaai, il r j giugno 1877.

16.6 Page 156

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I1 Santo usci dal Vaticano coii'animo ino
letizia. Dal labbro del nuovo Pontelice era
- di Dio, e questa voce gli aveva ripetuto:
L'opera vostra è opera del Signore, quindi non
coraggio e avanti!
passati, con= presentemente ne. è I.unica gloria1 >>.
che si spargono siilla sua qualith di Capo della Chiesa; parlate
sempre gli scxitti infami che si pubblicano contro la sua auto
e giurisdizione, distruggendoli, confutandoli, contrapponendo lor
e diffondendo buone scritture, anche con sacrfiio di

16.7 Page 157

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CAPO m
SPINE E FATICHE
Don Bosco non era mai stato tanto assente daii'oratgrio: e
precisamente oltre quattro mesi. Era partito il 18 dicembre 1877
e vi rientrava il 23 aprile 1878.
Sera fermato a Roma sino aila fine di marzo; e arrivato a
Genoua, in compagnia di Don Rua si era recato a Marsiglia,
quindi, pur facendo vane fermate a FrÉius, Nizza Marittima,
Bordighera, Alassio, Varazze e Sampierdare~za,faceva conto di
essere presto a Tonno. Grande era stato il lavoro cui aveva
dovuto sobbarcarsi per le nuove fondazioni di Marsiglia, dove i
primi salesiani entravano il z luglio, e dell'orphelinat agricole de
la Nauarre presso la Craw d'fiyères (Var), che si apriva il 5 luglio:
ma nelle varie tappe non si manifestò ancora tutto queli'entu-
siasmo che vedremo accendersi e crescere, in forma incredibile,
a partire dai 1879.
Sempre tutto a tutti, dovunque era awicinato da ogni sorta
di persone, anche ragguardevoli, ed egli accoglieva tutti con la
bontà abituale, e, per mostrare la sua riconoscenza a quelii che
gli mettevano in mano o gli promettevano una belia offerta,
accettava anche di andare a desinare a casa loro.
A Nizza, un giorno, la damigella Beaulieu, che aveva una
grande venerazione per il Curato d'Ars, venne invitata a recarsi
presso una di coteste famiglie, per vedere un santo! Elia vi andò,
ma, ritenendo la santiti uguale in tutti i grandi Servi di Dio,
cioè impressa in ciascuno col medesimo stampo, e dubbiosa di
quanto le avevano affermato,sentì farsi più forte la sua diffidenza,
quando vide Don Bosco a lauta mensa, con un bicchiere in mano

16.8 Page 158

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che faceva un brindisi! Presentatasi poco dopo a lui, egli,
vinse che la santità si può
Fortemente scosso
violenza ed aveva continuato a lavorare, ma gli strapazzi
l'Oratorio, corsero tutti ai piedi di Maria Ausiliatrice. Gli as
chiesero d i passar la notte innanzi al S. Tabernacolo: v e p
*. aprile, da Sampierdarena giungeva a Torino un dispaccio: « E
dite freghime: Padre meglio: franza connoi ìimale s'era arrest
giore sfoizo, corresse pericolo di speg
non leggere nè scxivere dopo il tramonto.
Questa notizia recò gran dolore a tutt'
si votarono a Dio con promesse, tremando ai pensiero che

16.9 Page 159

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156
- IV Provvede a2l'avv$nire
case fu una gara di tenerezza male. E, fin d'allora, alcuni giovi-
netti, scelti tra i migliori per l'angelico candore, ad invito di
Don Berto, cominciarono durante le ricreazioni pomeridiane a
raccogliersi neli'anticamera del Santo e a pregare per la sua sa-
lute. La pia pratica continuò affettuosamente fino alia morte di
Don Bosco; e negli ultimi anni della sua vita si compiva nel coro
del Santuario di Maria Ausiliatrice.
Altri gravi dolori avevano afflitto, in quell'anno, ii cuore
del Santo. A breve intervallo erano passati ail'etemità, 1'Em.mo
Card. Giuseppe Berardi, il barone Carlo Giacinto Bianco di Bar-
bania, e il marchese Domenico Fassati, suoi grandi benefattori.
Inoltre, cogliendo l'occasione deli'accennata epidemia di mal
d'occhi, il Prefetto deila città aveva ordinato una visita &Ora-
torio, in seguito alla quale, in mala fede, s'era tentato di scre-
ditare i'istituto. In ottobre si ordinava la chiusura delle scuole
elementari esterne - le uniche che in quel tempo fossero aperte
a benetizio dei fanciulli dei vicini caseggiati, - e cominciava
una fierissima lotta contro le inteme scuole giunasiali. Ii Santo,
come aveva provveduto d'insegnanti legalmmte approvati le
altre Case, poteva anche prowederne l'oratorio; ma riteneva
di andarne legalmente esente, essendo persuaso che nessun al-
tro insegamento potesse dirsi "+aternoW,come quello che veniva
impartito ai suoi orfanelli; e per tre anni sostenne una lunga
vertenza presso il Consiglio Provinciale Scolastico e lo stesso
Consiglio di Stato. Cinque insegnanti diplomati rappresenta-
vano per lui ii personale d'un nuovo istituto; aveva quindi in-
teresse a non occuparli neli'Oratorio.
A queste pene e preoccupazioni si univa ii dolore di vedersi
acerbamente combattuto di fronte alla Suprema Autorità deila
a e s a , precisamente da chi aveva sperato d'avere a sostenitore. I1
25 marzo 1878, scrivendone a un Eminentissimo, con la consueta
serenità, oggettività, e discrezione impeccabiie: - uSe i% qua-
sta lettera, ossemava umhente, I'Emine%za Vostra trova qualche
es+ressione che sia meno o@ortuna, la condoni all'animo che i n
(I) ii C&. Giuseppe Berardi, insigne protettore di Don Bosco,
merita dai Salesiani eterna riconoscenza. Nel 1875 \\?me a Torino in
incognito, scese all'H6tel d'Europc, e si ferm6 tre giorni. unicamente
per visitare l'oratorio.

16.10 Page 160

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colmandolo di noie e di
scemare la sua a!&ività
ed eroico la sua santi
Alle nuove fondaz'
Spezia, deiia Boca in
e dava insieme il più forte sviluppo
Maria Ausiliatrice.
Neiio stesso anno, sul Corso Vittorio Ema
1878: Panno primo del regno di Umberto I, nostro amaio Sov
Panno settimo dell'Episcopato di S. E. Rev.ma Mons. Lo
Gastaldi, nostro Veneratissimo Arcivescovo: d e ore nove del m
tino, la prelodata S. E. Rev.ma e il signor barone Giuse$pe Cer

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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158
- I V Provvede ai.l'avvenive
tempo anche in quelia che si stava innalzando u ad onwe deII'Apo-
stolo prediletto del Divin Salvatore e a memoria del Nono Pio, che
ne portava il nome >).
I1 Santo vedeva finalmente iniziarsi un'opera, che gli co-
stava già innumerevoli preoccupazioni. L'aveva vagheggiata
fin dal 1869. L'anno dopo, con la benedizione di Mons. Ricardi
di Netro, Saveva annunziata al pubblico col pensiero d'intra-
prendere la costruzione senz'indugio, ma le difiicoltà, i contrasti
e le lotte che ebbe a superare anche solo per l'espropriazioue di
minimi appezzamenti di terreno, pur necessari per sviluppare la
super6cie dello splendido tempio, furono tanti, che sarebbero
bastati - diceva Don Albera - ad attestare la sua eroica for-
tezza.
Contemporaneamente, anche in America, l'Opera Salesiana
prendeva incremento. La domenica di settembre, a Buenos
Aires-Aimagro, con gran concorso di popolo, di magistrati e
sacerdoti, alla presenza dell'Arcivescovo Mons. Aneyros e dt
S. E. il Ministro deUa Pubblica Istruzione e Culti, s'inaugurava
la nuova Casa di Arti e Mestieri, dedicata anch'essa alla me-
moiia di Pio IX. I1 18 delio stesso mese, il nuovo Papa inviava
un Breve ai Missionari Salesiani <<invocandoda Dio tutta la pie-
nezza delle grazie sopra d i loro, a@hè potessero essere costan-
temente validi strumenti della sua gloria e della salute delle anime I).
ed era già in viaggio una quada spedizione, quando l'Em.mo
Card. Jacobini, Segretario di Stato, a nome del Vicario di Gesù
Cristo implorava da Don Bosco il soccorso di nuovi missionari
per la Repubblica del Paraguay, contento che vi s'ulviassero
da Torino o da Buenos Aires, (I dove - diceva - già hanno dato
prova d'infelligente zelo e d i operosità veramente apostolica ».
In mezzo a tanto lavoro, il Santo trovò tempo di pubbli-
care un'altra operetta, intitolata: " I l pitì bel fiore del Collegio Apo-
stolico, ossia l'elezione d i Leoni X I I I , con breve biografia dei suoi
elettori", e ne mandò copia al S. Padre, pregandolo u di gradire
il buon volere deli'autore,)b che con quello scritto mirava <<uni-
camente a dare un segm d i profondo ossequio, gratitudine, v e n e
razione grandissima verso il Capo della Chiesa ». Leone X I I I ,
- nel ricevere il dono, esclamò: - Ma come fa Don B m a tro-
vare ancor del tempo per sciivere libri? e facendo riporre

17.2 Page 162

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,,.lii volumi neiio scaifale, ritenne" I l $i& bel fiore" sdio scritto
iciudo: - Lo voglio leggere! - Anche molti Cardinali e hr
rescovi e Vescovi, ai quali il Santo mandò in omaggio il librett
on deferenti lettere glieue resero grazie, facendo an
.crdiale elogio della caritatevole Opera sua.
In vero, fra tante occupazioni e preoccupa
:naticava mai di essere un padre in mezzo ai suoi figlioli.
uglio del 1878, un salesiano deii'Oratorio, nativo di Cara
:na, corse a dirgli che aveva la mamma moribonda. I1 S
gli rispose: - Sta' sicuro che tua madre non muore, ma
mora per parecchi anni. - Ed aggiunse: - Domani mat
prima d'andar a casa, passerai in sagrestia aile sette e mezzo
e io ti dar6 la benedizione per tua madre. - I1 buon figliolo
fu puntuale: e il Santo, fattolo inginocchiare e dàtagli la ben
dizione, gli disse: -Io la mando a tua madre; e tu, giunto a
la troverai perfettamente guarita. - Cosi fu. Quelia stessa mat-
tina, alle sette e mezzo prease, tutt'a un tratto ella aveva
tito come una forza misteriosa di una mano invisibile che l'a
strappata dai letto.
il 4 agosto di queii'anno un centinaio d'ex-allievi
a tavola col Santo, il quale, sul levar delie mense, invi
unirsi in società allo scopo di mutuo soccorso:
ogni pensiero, e troppi me ne s'aifacciano alia mente, che
trebbero troncarmi la parola in bocca per la commozione, C
avvenne altre volte. Vi dirò una cosa sola: ai mstri gemni
cercano di stringersi in unione e di formare società di mutuo so
cmso. Ebbene, ora che tutti siete in grado d i poter fare pualche '
sparmio, fatelo; unitevi per questo, ma che il vantaggio non s i
miti a voi, e si estenda a quei buoni giovani che, uscendo daU'0ra
torio, hanno bisogno di aiuto speciale. Una società simile fra vo
quanto sarebbe preziosa! E non ui sia che una condizione: che tutt
quelli che faranno parte di questa società siem di vita onesta e m i
stiana. Se qualcuno non tenesse una vita conforme ai dettami
N. S. Religione, non accettatelo +n queste radun
m state voi stessi dl'erta. S i capisce che non parlo di unu disgr
zia, O d i una mancanza isolata: cid fiotrebbe succedere a Don Bos
e ad orni fiersunu: +aro di ch; tenesse vita fiow o w a t a . COS

17.3 Page 163

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160
- IV Pvouuede a1Z'avvenive
xione alcuna, $rocurate di far onore al nome che portate, alla casa
dove foste educati, alla Religione che projessate, e alla societd dei
Cooperatori Salesiani cui appartenete u. Gli ex-aSlievi vennero
subito considerati da Don Bosco come membri nati della Pia
Unione dei Cooperatori.
Sul principio dei 1879 il buon padre tornò in Francia, dove
il 5 e il 6 gennaio si fermò a ATizza, e ii 7 parti per Marsiglia.
-((Avessevisto - scriveva Don Ronchail a Don Rua il giorno g
&e bella figura faceva Don Bosco col cappello alla francese
e ii rabat (le strisce di tela bianca inamidata che portano al collo,
davanti al petto, i preti francesi). Don Bosco rideva e disse: -
- Quest'oggi incomincia il carnevale e 6isogna ben fare qualche cosa
di straordinario! >, I1 Santo aveva posto nelle Costituzioni della
Pia Società: l'abito dei Salesiani u sarà vario, secondo l'uso di
quei paesi in cui i soci dovranno stabilire la loro dimora >); ed egli,
dovendo dimorare vane settimane in Francia, ritenne opportuno
adattarsi alla foggia in uso in quella nazione.
Fatta una breve tappa a Fréjus, la stessa sera del 7 giungeva
a Marsiglia, e SII gennaio Don Bologna scriveva a Don Rua:
u Don Basa fu un po' indisposto la prima mattina che f u tra noi,
ma ora sta bene: parla sempre francese più dei francesi, e tutti
sono maravigliati d i sentirlo parlare con tanta franchezza. La sua
venuta porta già dei buoni frutti. CoUa sua tranquulità, tutta
antifrancese, mette in moto tout k. l e d e . Tutti vanno a gara
nei descriverela rapidità colla quale la nostra casa sarà ingrandita.
In sei mesi sarà preparata a ricevere duecento e cinquanta ra-
... gazzi. Tutto sembra già fatto v.
I1 12 gennaio Don Bologna tornava a scrivere: «L'entusiasmo
si sveglia 8; e il zo: (<ii suo nome è come un elettrico &e in breve
percorse tutta Marsiglia!... u. E Don Ronchaii il 14 gennaio:
uNon ci saremmo mai aspettati di trovare tanta generosità e
tanto buon volere. A considerare queiio che si fa in questi giorni,
pare di essere nei tempi favolosi. Don Bosco è fuori di sè, e non
sa darci ragione come siansi oltrepassate le sue speranze e le stesse
... sue immaginazioni. Questa settimana formera una bella pagina
neiia storia deila Congregazione I).
Che cosa era successo? L'Oratorio di San Leone era un piccolo
e povero e&io, e la camera destinata a Don Bosco aveva di-

17.4 Page 164

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quest'ilzconveniente, e avremo m a casa bella e grande, con un
l'infelice figliolo, perchè lo benedicesse. I1 Santo
Santo, che non si pub spiegare, neppur esso,
di Comunioni e di preghiere secondo la mia intenzione e
allegri con m solenne

17.5 Page 165

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162
IV - Provvede dl'avumi~e
21 mondo, m a noi diciamo ilz modo ;brodigioso. S i a sempre lodata
ed esaltata la bonM del Signore! I).
E in un'altra lettera del 28 gennaio diceva chiaramente: u Le
cose di Marsiglia furono ultimate nel senso più favorevole I). Si
era deciso di por mano senz'altro aii'ingrandimento dell'Istituto,
e in breve si compirono le pratiche e in modo singolare presero
a raccogliersi i mezzi necessari.
Fu questa la prima accoglienza trionfale, che il Santo rife-
vette in queiia città. Nel ritorno sostò a Saint-Cyv, alla Navarre
e a Nizaa, ove guariva istantaneamente la contessa di Vilieueuve,
affetta da grave malessere a causa di una peritonite acuta.
Ad Alassio convocò il Consiglio Superiore e parecchi direttori
della Pia Societi; e rilevando e con grande consolazione » come
questa prendesse di giorno in giorno maggior incremento,
volendo, per corrispondere alla Divina Bontà, risparmiar nulla
di quanto potesse contribuire al suo pieno sviluppo, creava le
prime quattro ispettorie o province: la Piemontese, la Ligure,
.
la Romana e SAmericana (I).
Compiuta la visita alle Case di Liguria, si awicinava a Roma.
I1 26 febbraio tenne conferenza ai Cooperatori di Lucca, dove
il suo passaggiofu proprio memorando. Per le vie fu più volte fer-
mato da pie persone e da infermi, che, gettandosi in ginocchio,
ne imploravano la benedizione: e più d'un fatto destò vivo ru-
more. Un giovane, che non poteva camminare senz'essere trasci-
nato da altri e sorretto dai bastone, gettatosi in ginocchio per
essere benedetto, dopo essere stato preso per un braccio dai
Santo, e invitato a camminare, camminò da senza appoggio,
con meraviglia di tutti. Una giovane di trentachque anni, deiia
parrocchia di S. Leonardo, ossessa, pativa le più strane vessa-
zioni diaboliche. I1 curato Don Cianetti quando seppe che Don
Bosco si sarebbe recato a Lucca, stabiiiva con Don Giov. Bat-
(I) Ad Aiassio, ali'ing~esod& camera dove il Santo soleva
dimorare neiie visite che faceva ai coiiegio e dove tenne i'accennata
- adunanza, il 5 maggio 1935venne inaugurata questa isdzione:
e Q& $i& volte os$ite - San Giovanni Bosco si raccolrb in dolce
- intimitd di $veghiera e sovrumano Zaworo - e qui il 6 fabiwnio 1879
adunati i ca$i delle pia Famiglia - fondando b prime ispeltorie
diede per sempre fmma vitale aila Congvegaziwe Saiesiana r.

17.6 Page 166

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tetto da quella... -e qui un'orribile bestemmia contro la Ma
-Anche quest'infelice, benchè a stento, venne presentata
Bosco, che la benedisse, ma non
una reliquia della Madonna, come avrebbe voluto, per&
disgraziata si divincolava come un serpente! Era il 25 febb
e ii Santo disse che sarebbe guarita il giorno dell'Immaco
rimbombare quasi un colpo di tuono, e, ali'istante, si trovò iib
Don Marenco, che fu poi Arcivescovo e internunz
nelle Repubbliche del Centro America.
Tanta fu la venerazione, con cui Don Bosco
Santo, venne ricevuto, sulla soglia dei tempio
presenti tutti i canonici in cappa, i quali, a
dirgli una parola, e riceverne la benedizione.
persone. I1 3 marzo, giorno anniversario deii'inco
Leone XIII, fu pregato p&o di benedire
dre del Papal Questi lo ricevette il giorno
gli concesse alte onorificenze per alcuni benefattori e
a Protettore della Pia Società, SEminentissimo Card
Da Roma passò a Bologna, poi a
del g apriie fu di ritorno ali'Oratorio, dopo oltre tre
di assenza.
La fama delle sue opere e della
pih difiondendo. La sera del 15 maggio 1879 circa
Francesi, condotti dal Visconte di Damas e dali'
reduci da Roma, sostavano a Torino per visitarlo.
Ii mese dopo, però, l'attendeva un gran dolore. Prop

17.7 Page 167

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164
IV - Provvede all'avvenire
giorno in cui i suoi figli celebravano entusiasticamente il suo ono-
mastico, gli venne comunicato il decreto di chiusura delle scuole
ginnasiali deli'Oratorio. I1 prof. Don Celestino Durando, del
Consiglio Superiore della Pia Società, e il prof. Giuseppe Allievo,
della R. Università di Torino, si recarono subito a Roma, per
ottenere una dilazione ail'esecuzione dei Decreto. Parlarono ai
Ministri Perez e W a , ebbero colloqui con iniiuenti personaggi,
e, ammessi aila presenza di Leone XIII, s'accorsero che egli
era al corrente di tutto: - Xon perdete tempo, disse il Pontefice,
- a presentatevi ai Ministro dell'istxuzione Pubblica e a quello de-
gl'Interni, cercate appoggi, interessate persone iniiuenti...
ciò che abbiam fatto! - rispose Don Durando; e il Papa fu con-
tento di vedere come non si fosse tralasciato nessun mezzo per
scongiurare il grave pericolo. Don Bosco scrisse ai Re: «Sacra
Real Maestà! U n Istituto, molte volte benejicato e si può dire fon-
dato dai vostri Maggiori e dalla carità di V . M . generosamente sus-
sidiato, d ora colle piZ1 umili e cuide parole raccomandato alla Cle-
menza Sovrana. Parlo dell'0ratorio di S. Francesco di Sales, che
ha per iscopo di raccogliere i $i& poveri e pericolantijigli del popolo.
Ugz Decreto ministeriale, comunicato il 23 dello scaduto giugm,
ordinava la chiusura delle scuole, che da 35 anni sono i n esso eser-
citate. Cib m i obbligherebbe a gettare nel tristo abbandono circa 300
giovanetti, che mercè ancora poclzi anni di educazione, sarebbero ri-
donati alla Società, capaci di guadagnarsi onestamente il pane
della vita. A l cuore ripugna di fdrlo; soltanto la Mmstà Vostra
può venirci in aiuto e salvare dalla rovina questi pouerelli... I). Il
Re accolse il ricorso, e fu sospesa l'esecuzione del Decreto. In-
tanto ai R. Ginnasio Monviso di Torino, degli 82 candidati alla
Licenza Ginnasiaie tra pubblicisti e privatisti, 31 erano delYOra-
torio e 28 di questi furono promossi alla prima sessione con voti
migliori di quel3 degli altri, ed uno riusciva primo con dieci punti
di superiorità su tutti gli esaminandi. La questione delle Scuole
venne portata diianzi al' Consiglio Superiore dciia Pubblica Istm-
zione, e non ebbe termine che sulla &e clei 1881 con l'obbligo di
provvedere d'insegnanti approvati anche le smole deil'Oratorio.
Di quanti, perb, circondavano Don Bosco nel gioma del suo
onomastico, nessuno si accorse della nuova spina che gli era
venuta a trafiggere ii cuore. Sorridente, come sempre, assicurò

17.8 Page 168

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da buoni cristiani e savi Cittadini; ed aggiunse che la gioia
soave &e l'aveva recata una lettera di Don Costamazna, a
fossero entrati in Patagonia.
Fin dal maggio del 1877D
trare in quella regione; ma,
Rabagliati, e al Lazzarist
del1879, Don Costamasa
agli Ifzdi-Pam$as, i
tore; già parlano, già
Don Costamagna celebrava una messa di iingraziamento, p
senti gli Ufficiali del Quartier Generale e tutti i Corpi deiia D'
sione; e ii 24 maggio, festa di Maria Ausiliatnce, la

17.9 Page 169

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166
- IV Pvovuede dl'avvcnire
di una circolare di Don Rna, ordinava la recita quotidiana di un
PatEr, Ave, e Gloria in tutte le Case, sino aila fine di gennaio,
« a @ne di ottenere che il Signore si degni farci conoscere chi fra i
Salesiani egli destina a quella Missione, e voglia ispirare a tali
cmfratella' i sentimenti di zelo, di carità, di couaggio necessari a sl
bella impresa n.
Bgli stesso, neUa lettera del 10 gennaio 1880, diceva ai Coo-
perato* u I l campo $i& glorioso, che in questi momenti la Divina
Provvidenza presenta alla vostra carità, è la Patagonia. I n quelle
ultime regioni del globo finora non poterono penetrar gli Operai
del Vangelo per a n n m z i a ~ ela fid5 d i Gesù Cristo. Ora pare che sia
giwno il tempo di misericordia per quei selvaggi. Mons. Aneyros,
Arcivescovo di Buenos Aires, d'accordo col Gooercw, Argentino,
ci invita jormalmente a prender cura dei Patagoni; e io, p i e ~ odi
fiducia in Dio e nella vostra carità, h accettato l'ardua impresa. S i
fecero già le prime prove, e ben cinquecento di loro furono istruiti
nella fede e rigenerati alla grazia col Santo Battesimo, ed ora fanno
parte del gregge di Ges& Cristo I),
I Salesiani cui toccb aprire questa campagna furono Don
Giuseppe Eagnano (poi Prefetto Apostolico e Superiore delle
Missioni della Patagonia Meridionale, della Terra del Fuoco e
delle Isole Malvine), Don Luigi Chiara e Don Emilio Rizzo, con
alcuni Coadintori. Contemporaneamente anche le Figlie di Maria
Ausiliatrice, sotto la direzione di Suor Angela Vallese, si sta-
b~livanonello stesso centro avanzato verso i sdvaggi.

17.10 Page 170

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Dio prova i suoi Servi come oro nella fornace: essi sono
compiacenze.
Nei gennaio 1880 Don Bosco torn
a Nizza Marittima ii 14,il 16 er
Hyères e Marsiglia, senz'avere in nessun luogo, per le conti
visite e udienze, un momento di riposo.
(iSul principio del1880 - deponeva nel Processo deli'Ordinario
Illons. Cagliero - ritornando io della Spagna, incontrai il
di Dio a Marsiglia, nella no
quelia città... »; e il 17 febbr
Don Rua:
s ... Marseille est bouleversée ed il suo movimento, i
siasmo e trasporto per
consigli, ricevere la sua b
successe in Roma nei '
quartieri della città per
Don Bosco ha detto, ha fatto e sta per far
sogni spirituali e corporali.
o Sebbene nessun giornale abbia
sono a centinaia le persone che si
Oratorio. Tutti desiderano parlare, confessarsi al nostro
simo Padre Don Bosco, o almeno
hanno la possibiliti, perchè manca ii tempo.

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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sarmi al sig. Don Bosco! -dice una signora, gli darei cento franchi.
Ma dove, ma quando? Quista il 6~~silliIsn.tanto signore delle
più iagguardevoli della città si accapigliano innanzi aila porta di
Don Bosco per gara di precedenza... Basta dire che distintissime
signore hanno la pazienza di attendere dalle sette ali'una pome-
ridiana in un corridoio,solo per aver la fortuna di veder Don Bosco
u Prodigiose guarigioni si vanno operando per le sue preghiere.
Qualcuno, spedito dai medici, per ottenere la sospirata guari-
gione comanda novene, tridui neiie chiese, ma non è nulla. Entrs
Don Bosco in casa di costui, benedice il malato, ed ecco questo
povero soffcrente istantaneamente alzarsi di letto perfettaente
guarito.
»Marsigliaè città di grandi borse, di gran fede, ma ha grandi
bisogni. E non esagero, se dico che Don Bosco, se il tempo lo p-
mettesse, sarebbe in grado di far qui, ciò che fece Giona Profeta
a Mnive. Ai suoi piedi cadono, sciolti in lagrime, mustacchi che
fanno paura, peccatori inveterati, dame vanitose, e reiigiosi tie-
pidi. E ciò che più ancora mi stordisce, si aprono alla beneficenza
e carità cristiana borse finora chiuse ed insensibili ai bisogni del
povero: quindi, ecco potenza di Dio e dei Suo Servo con6dente
ed umiie...
>>Agloria di Dio, che è mirabile ne' suoi santi, ti scrivo la
presente, affinchè se ne diano le dovute grazie a Lui, che ha esau-
dite le preghiere e premiate le sante Comunioni, che i nostri cali ,
giovani hanno fatto ai piedi deUa nosha Madre Maria SS. Ausi-
liatrice... s.
a Il Signore-confermava nel Processo deli'ordinaxio Mons. Ca-
gliero - voiie premiare Sumiltà del Servo di Dio nei quindici
giorni che stette a Marsiglia. Una enorme foiia di o&, ciasse di
persone, desiderose dei suoi consigli e deila sua benedizione, si
portava o@, giorno alia nostra casa, disposta ad aspettare anche
dal mattino aiia sera, purchè potesse parlargli. Quei giorni furono
un martirio ed un trionfo pei Servo di Dio! E molti ammalati,
ricevuta la sua benedizione, partivano o migliorati o guariti, aitri
consolati nelle loro disgrazie, ed altri confortati nei loro dubbi s.
a Io ega presente - aggiungeva Monsignore - quando M b
una giovane quattordicenne da paralisi di nascita. I parenti Sa-
vevano portata sdie bracaa e lasciata nella sala, in mezzo a più

18.2 Page 172

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di cadere, e i parenti la volevano aiutare, ma il
minò con un poco di stento, p
a camminare, e fu aila cappella, dove Nigrazib
divoti che piangevano e lodavano ii Signore,
esaltava il suo Servo. La vidi poi uscire daila
semplicemente appoggiata ai braccio della madre
Uentusiasmo prodotto da
esser maggiore. ~ i t tviolevano vedere
ciargli le mani, dirgli o sentirne una paro
Santo nella mente di Cagliero òovevano
in cui gli restd al fianco non appena f u di
biamo trasferitoaqueiSepoca,insiemecon
che s'accesein %larsigliaalla partenzadelS
senza dubbio nel 1880, perche nel 1881,
egli era lontano.

18.3 Page 173

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170
- IV Provvede a1l'avvcnip.c
Ed ecco un particolare interessante. Don Bosco raccomandava
aila superiora che pregasse il medico di constatare la natura mi-
racolosa di queiia guarigione. Questi, che era un buon cattolico,
si maravigliò assai nel sentire che Don Bosco aveva consigliato
l'esame deila guarigione e che anzi, egli stesso, l'aveva chiamata
esplicitamente un fatto miracoloso. Andò a trovarlo per averne
spiegazioni; e mentre attendeva il suo turno, in anticamera, di-
ceva a Don Bologna:-Ma l'umiltà non è fra le vi& di Don Bosco?
.. perchè qui c'è della vanagloria: egli vuole profittare di questa
guarigione! - Don Bologna cercava di persuaderlo del contrario
e non ci riusciva. Finalmente il medico potè entrare dal Santo.
Ciò che questi gli dicesse non si sa: maquando, un'ora dopo, Don
Bologna si afEacciò all'uscio per awertire Don Bosco che quelli
che aspettavano per parlargli, s'impazientivano, vide il dottore
in ginocchio, con gli occhi pieni di lacrime e le mani giunte, in
fervorosa preghiera, mentre il Santo gli impartiva la benedi-
zione. Uscendo, fortemente commosso, il dottore esclamò:
- Non è per se; è per gli altri; è per la gloria della Ma-
donna! (I).
I Santi ardono d'amore di Dio. Don Bosco, solito ad attri-
buire ogni fatto prodigioso alla benedizione e ali'intercessioue di
Maria Ausiliatrice, aveva chiesto la constatazione del miracolo
unicamente per la gloria della Vergine Santa!
La fama di siffatti prodigi prese a diffondersi in tutta la città,
e la stampa cominciò a parlare dell'entusiasmo che circondava
il Santo. U Citoye~del 21 febbraio scriveva: e Da circa un mese,
il venerando Fondatore della Congregazione Salesiana, Don Bosco,
trovasi nella nostra fitta. Egli è venuto per visitare i lavori com-
piutisi nell'oratorio di S. Leone, e presiedere ali'inaugurazione
deiia parte dell'edifieio gia tenninata. Per quanto numerose fos-
sero le sue occupazioni, egli non ha potuto sottrarsi ai frequenti
visitatori appartenenti a tutte le classi della società, i quali, dopo
il suo arrivo, attirati daJia fama delle sue virtu si sono succeduti
ogni giorno neli'umile sua camera. & stato un vero pellegrinaggio
q u d o che si è compiuto in via Beaujour. Per dare un'idea d i questo
(I) La Pèsier si fece Figlia di Maria A d a t r i c e , e mori a Nizza
Monferrato nel 1886.

18.4 Page 174

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stupendo concorso di cattolici, noi diremo che
di Marsiglia volie presiedere quest'adunanza... Per circa
la numerosa assemblea rimase sotto il magico incanto della
preoccupazione, che un ardente amore d
tanto buon cristiano quanto saggio operaio, era andato
lirsi a Barcenona in Ispagna. In questi giorni, avendo sa
Don Bosco si trovava a Marsiglia, s'drettb ad attraversare
mare per venire a rivedere il suo antico maestr
mergli tutta la sua gratitudine n.
In fine, come riportava dalla Gaz
Roma?zo (il 17marzo), eDon Bosco
Povesi e ricchi si facevano premura
davano con islancio, con una gioco
sulle mani di Don Bosco e le baciavano. Koi abbiamo ve
questo commoventespettacolo; ci siamo fermati a lungo per m
contemplarlo. Nel passare, molte persone parlavano all'orec
del pio sacerdote. Egli rispon
tiravano in fretta per non essere vedute. Era la carità che isp
rava queste offerte. Don Bosco ringraziava tutti con soavi parole,
volte notato-che egli volgeva uno
persone dei popolo che non vi potev

18.5 Page 175

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172
IV - P?m& a1~'awv~laiv~
porre che la più volgare moneta; gli uomini, come lui, conoscono
ii prezzo dell'obolo del povero.
e Un gran numero di persone si sono fermate per parlar an-
cora a Don Bosco, per ottenere la sua benedizione, per doman-
dargli un consiglio, una preghiera, confdargli una pena. Scene
son queste di ogni giorno, e che si leggono soltanto nella vita dei
Santi... ».
&'Osservatore Romano riferiva anche un commovente aned-
doto con cui il Santo pose fine aila conferenza. Una sera, uscendo
dall'Oratorio S. Leone, egli si trovò, in quella via deserta, in
- presenza di un giovane dai capelli in disordine, dal vestito a bran-
delli, dall'occhio smarrito. Amico, che fai qui? domandò il
buon prete a queli'infelice, che pareva aver la minaccia sulle lab-
bra e negli sguardi. - Ho freddo, risponde quegli con istentata
voce. - Non hai casa? - Ho fame... - e così dicendo alza le
braccia intirizzite dal freddo e cade sfinito ai suoi piedi. Don
Bosco, quanto Seta glielo permette, si sforza di riaizar quel corpo
inerte, e rifacendo la via coperta di ghiaccio, batte alla porta
deli'Oratorio. Si apre, si trasporta il meschino, lo si riscalda, lo
si ristora. Ripresi che ebbe i suoi sensi e alquanto di forza: - Ah!
signor abate, mormorb egli, voi avete or ora compiuto una grande
opera. Voi mi avete salvato la vita e risparmiato un delitto, per&&
io stava per commetterlo a fine di non morire di fame. Volete
avere la bonta di tenermi con voi? - La casa era piena, ma si
diede attorno per preparare ancora un letto, restringendone due
o tre altri. Quel giovane fu salvo... Ecco ciò che bisogna fare...
per la societk inferma o.
<i Nel giorno deiia partenza - deponeva Nons. Cagliero -
v'erano ancora un duecento e piii persone in casa che lo attende-
vano, tratte dalla bonti del suo cuore e daila fama di sua santita o.
Tra le altre, fin dal mattino, v'era, in un angolo, una povera donna
con un bambino in braccio, pallido, immobile, che pareva mori-
bondo. L'infelice era cieco. Col dolore impresso sul viso, ma ras-
segnata e piena d i fede, la poveretta stava aspettando il suo turno
per presentarsi a Don Bosco; ma la franchezza di alcuni e l'aspetto
signorile di altri le impedivano d'avanzarsi. Qualche volta aveva
tentato di farlo, ma non v'era riuscita. Scoccavano le 11 anti-
meridiane, quando giunse il Parroco di S. Giuseppe per prendere

18.6 Page 176

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vera donna, che vedeva Simpossibiiità di awicinarlo,
ferma al suo posto, timida e silenziosa. Don Bosco uscì, e
fuori più di due ore. Ma la poveretta, salda neUa sua fede, no
si mosse di là, e il marito dovette portarle un po' di cibo, pe
non restasse affatto digiuna. Il fanciullo era sempre imm
come se fosse morto. Quando Don Bosco tornò, quell'&tta
un passo avanti, ma non le fu dato di romper la folla, che si
pose in un attimo tra lei e il Santo, e aiiorche questi rien
camera, si ritirò silenziosamente al suo posto.
Finalmente venne Sora nella quale Don Bosco dovev
sciare Marsiglia. Centinaia di persone ingombravano ancora
le stanze e gli anditi: e, non appena egli comparve, gli si str
- che, profondamente commosso, e vòlto ai Santo: Don
&se, quella madre chiede la sua benedizione! - N o n lw $i& tenz
il convoglio $arte. - Don Cagliero insistè:- È ld da tutto il gio
occhi, offesi dalla luce
del suo fedelissimo Servo, operava un altro port
Don Ghione, che era prefetto neiia casa di Mar
altri particolari interessanti che ci fan sempre me
- tuzbato, come non lo si vedeva mai, gli chiese se si sentiss
No, rispose il Santo: ma sono inquieto, perche qu
segui: - I o non metterd mai k mani sulla fac
tutto l'oro del mondo!

18.7 Page 177

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174
fV - Pvovuede alt'avvenzre
f
sia Don Bosco che opera le prodigiose guarigioni awenute in
questi giorni... Ma no, non è Don Bosco,... ma bensì è per l'inter-
cessione di Maria Ausiliatrice che egli ottiene le grazie!
» A questo punto io gli domandai: - Senta, signor Don Bosco,
quando si presenta a lei una persona e le domanda la benedizione
per ottenere una grazia od una guarigione, nell'atto in cui detta
persona si presenta a lei, ella sa già se essa e, o no, destinata
ad ottenere la grazia, mediante la benedizione delia Signoria
Vostra Reverendissima.
D Egli mi rispose:
»- Della persona destinata ad ottener la grazia, quando SI
presenta a me, io non so nulla; ma, mentre le db la benedizione,
mi viene come un'ispirazione, come se volessi tentare il Signore,
e dico a q~~eilpaersona: - Alzatevi ed andate a ringraziar la
Madonna! - e in quel momento la persona si sente realmente
guarita P.
u Dopo quattro giorni che Don Bosco si trovava a Marsiglia
- aggiunge Don Ghione - non ostante che io cbiudessi sempre
la sua camera, trovava sempre mancante la berretta, la penna ed
- altri oggetti che egli aveva toccati. Mi lamentai con lui di simili
furti, ed egli mi disse di tener cbiuso, aggiungendo: Che uuoi
... farci?! - Ma una volta che gli dissi che avevan portato via
... perfino le lenzuola dai suo letto, appena mi udì, parve turbarsi
I ladri erano confratelli ed altri di casa, che facevano ciò per ac-
contentare alcuni benefattori ».
Tutti, infatti, - prosegue la deposizione di Mons. Cagliero -
n desideravano avere una memoria del Servo di Dio, e vidi molti
tagliuzzare a pezzi la sua sottana ed il suo mantello, e non vai-
sero le proteste e le ripuise, per cui il Servo di Dio ne dovette
uscire malconcio nelie vesti, e cambiarle nelie case di Saint-Qr
e della Navarre. Liberato a stento da quelia immensa folla, e
montati in vettura noi due soli, ci dirigemmo ad Aubagne. Strada
facendo, il Servo di Dio, umiliato e confuso, mi disse: - Come è
mai ammirabile il Signore, e come è grande la sua misericordia,
che volle servirsi di u n contadilro dei Bechis, per movere tanta
gente, ed @erme le sue meraviglie! >>.
Il 24febbraio era di nuovo a Nizza. Vi si fermò fino ai 6 marzo,
desiderato come a Marsiglia, da ogni ceto di persone: la stessa

18.8 Page 178

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brama di vederlo, la stessa confidenza, lo stesso entusiasmo. I>'
di ottocento furono le lettere che, dalla so
in quei giorni.
l'intervento di Mons.
nuova chiesa in onore di Naria Ausiliatrice.
di Camera che non avrebbe potuto vedere il S. Padre, nè in que
n&, probabilmente, nella seguente settimana. Pensò d o r a
scrivere all'Em.mo Card. Nina, Segretario di Stato, dicend
amabilmente che ricorreva a lui, perche
di qualche grazia straordinaria, si deve ricorrere a qualche s
che in paradiso sia molto viano ai Signore. Dovendo in qual
modo rispondere alle proposte del Governo Argentino sulla Ev
gelizzazione delle rive del Rio Negro (Pampas e Patagonia),
ai S. Padre in nostro favore. Se però, o
- - E v i si recò la mattina del 24 marz
scrive Don Berto alcuni
attendevano di riverke il Card. S
Don Bosco, si misero a gridare: 'iTI y a Dom Bosco!" e ii corre
a lui e gettarglisi ai piedi fu un
- Ci dia la sua santa benedizi
-l'atto, disse loro che nei Vaticano solo il Papa poteva b
Noi vogliamo anche la sua benedizione! - ripeterono.
fece alzare; e chi raccontava
chi di una persona guarita,
un tratto, ecco dacciarsi, dalle camere più interne, un domestic
pallido in volto e tremante, ii quale esclama: «Hanno sentito

18.9 Page 179

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il terremoto? fu un movimento snssnltorio; durò circa un mezzo
minuto! n; e il terremoto non era stato altro che il traballi0 del
... pavimento prodotto daU'accorrere dei Marsigliesi incontro al
Santol
Quella stessa sera fu anche d&Ern.mo Card. Vicario, che gli
fece il primo accenno ad una grande impresa che il S. Padre
voleva affidargli;e il zg marzo si recò a Napolz'.
Ospite del Parroco dell'ospedaletto, Don Neri, fece visita
all'Arcivescovo Mons. Sanfelice, a l Sindaco, alla Marchesa Gar-
gallo, che aveva manifestato il desiderio di trattar con lui per una
Colonia Agricola, o un Istituto d'arti e mestieri da aprirci in Si-
cilia, e ad altri.
Invitato, si recò ad assistere a un pranzo di carità dato dal-
l'Arcivescovo a 400 povd, e s'incontrò col Ven. Ludovico da Caso-
ria, che, pieno di ammirazione, con umiltà voiie baciargli la mano.
Il IO aprile rientra in Roma, e Leone XIII lo accolse la sera
del 5 con ammirabile bontà, e gli affidò la costruzione del tempio
del S. Cuore di Gesù suli'Esquilino. Ecco come andò la cosa. (1 Un
giorno - raccontava l'Em.mo Card. Alimonda - Leone XIII,
tenendo circolo con noi Cardinali, manifestava hitta l'amarezza
dell'animo suo nel veder interrotti i lavori di scavo per le fonda-
menta deiia chiesa del Cuor di Gesù al Castro Pretorio, chiesa
ideata e iniziata, qual monumento mondiale al Divin Cuore, da
Pio IX, alacremente ripresa nella sua costruzione, fin dal 10
anno di Pontificato, da Leone Z I I , che per mezzo del Card. Vi-
cario aveva a tal effetto invocato ii soccorso di tutti i Vescovi
della Cristianità; e i cui lavori di scavo eransi poi dovuti troncare
per mancanza di danaro. - Ne va di mezzo, diceva mestamente
ii PonteGce, la gloria di Dio, l'onore della Santa Sede e ii bene
spirituale di una numerosa popolazione. - Santo Padre, inter-
ruppi io, le propongo un modo sicuro per l'attuazione di questo
-grande disegno. - Quale? esclamò, come riavutosi, Leone XiII.
L'affidi a Don Bosco. - Ma Don Bosco accetterà? diss'egli
prontamente. - Conosco Don Bosco, ripresi io: so la sua devo-
zione piena e illimitata al Papa, e son quindi certissimo che
quando Vostra Santità glielo proponga, Don Bosco accetterà.
-Leone XIII non pose tempo in mezzo. Saputo che Don Bosco
trovav& a i h a a Roma, lo invia a e gli domandb se si sentiva
,

18.10 Page 180

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ione, assicurando
del Papa, iispose senz'altro Don Bosco, è per me un
accetto l'incarico che Vostra Santità b s la bontà di
tutta schiettezza. - Io, a Vostra S d i t à , riprese D
non chiedo d a m i ; chiedo solo la sua benedizione con
favori spirituali che crederà bene concedere a me e a qu
tm grasnde Osfiizio, dove insieme possu?zo essere accolti i%con
.
con voi, quanti concorreranno ad un'opera
invoco fin d'ora le benedizioni del Signore. -
Bosco al Card. Vicario per le modalit&deil'es
Leone XIII, dopo essersi lnngamente intr
ammise alla sua presenza anche D& Berto
rale Don Fiancesco Daimazzo: e, avendo Don Bosco implo
per tutti i Salesid e i Cooperatori I'Apostolica Benedizione,
spose: - Si, vi benedico tutti ben di
il Superiore, che fu ispirato da Dio a fondare la Pia Soci
siana, e che con tanto
ziale, si è così presto dilatato: benedic
finchè sempre fedeli aiia propria vo
stesso spirito del Fondatore, combattano co
quità, sostengano con fortezza e costanza g
quelle dei bravi Missionari, i quali così gener
la loro vita per estendere ii regno di Gesù Cristo:
Suore di Blaria Ausiliatnce, i Cooperatori e le Coo
... vostre e loro famiglie: benedico ancora i vostri ailien, i
Benefattori, affinchè crescano di numero e di fervore

19 Pages 181-190

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19.1 Page 181

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178
- IV Provvede all'avvenire
Don Bosco uscì dail'udiema assai confortato. L'incarico avuto
dai Pontefice era la sanzione più beila al suo spirito e all'opera
sua; certo era anche un peso, ma si trattava di Roma e del Papa,
e l'accettò con gioia.
(iI n quel tempo - nota Don Rua -aveva in corso la fabbrica
deila chiesa di San Paolo aiia Spezia; doveva pensare aiia fabbrica
di un Ospizio in Marsiglia; ail'ingrandimento d'un altro Ospizio
in Nizza Marittima; stava fabbricando la Casa di Noviziato e
riattando la chiesa per le Figlie di Maria Ausiiiatrice in Nizza
Monfenato, e varie altre costruzioni erano pure in corso; trovavasi
d o r a in momenti d i maggior boilore per le spedizioni dei mis-
sionari d'America, che 'importavano ognuna gravissime spese,
e, malgrado tante imprese, egli trovò che il disegno delia Chiesa
del S. Cuore era troppo piccolo, e che si doveva ingrandirlo am-
piamente ».
I1 Santo rientrava a Torino il 7 maggio, dopo circa quattro
mesi che n'era partito; e, 1'11 deilo stesso mese, un centinaio di
pellegrini francesi giungevano anch'essi a Valdocco per vederlo,
e un numero assai maggiore di divoti gli si affollava d'intorno
neiia festa di Maria Ausiiiatrice.
Tra gli altri v'era il conte Floyosc de Vilieneuve-Trans generale
francese, che aveva avuto un figliolo di cinque anni, di nome
Raimoudo, gravemente ammalato, nei suo Castello di Roquefort.
(I Eravamo in campagna - scriveva la figlia, Madre Anna Maria,
deiie Dame del Sacro Cuore - equindi in poca comodità di aver
medici e medicine. Per fomina un medico, amico di famiglia (il
buon Dottore d'Espiney, al quale eravamo debitori anche della
conoscenza di Don Bosco, fatta due anni prima) comprendendo
appieno l'angoscia di mio padre, che aveva già perduto due fi-
glioli, corse d a sua prima chiamata, e si fermò ai capezzale dei
caro maiatino. E subito dichiarò che Raimondo aveva una pol-
monite grave. Invocare SAnsiliatdce dei Cristiani fu il primo pen-
siero di papà; matti scrisse immediatamente a Vaidocco, coni-
dando a Don Bosco le sue pene e chiedendogli il soccorso deile
sue orazioni. Ma questi era assente da Torino, e la lettera non gli
giunse che alcuni giorni dopo. Durante questo tempo il male pro-
gredì rapidamente, in modo inesorabile. L'ottavo giorno, verso
sera, ogni speranza di guarigione era perduta: il dottore stesso

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riteneva che il piccolo malato non avrebbe trascorso la not
perciò si vegliava presso lui, attendendo che esalasse l'ultimo re
spiro. Eppure spuntò il nuovo giorno: e il malato respirava
cora... quando, improwisameute, verso le sette, si destò come
un sonno profondo, s'alzò sul suo letticciuolo e domandò qua
cosa da mangiare... Oh! prodigio della bontà del Signore!... E
perfettamente guarito. Bfaria Ausiliatncelo restituiva al padre
Due giorni dopo, una lettera col francobollo italiano -vero mes
saggio celeste - veniva a suggellare in modo meraviglioso
prodigio awenuto. Era una lettera di Don Bosco, che recava 1
data del giorno della guarigione del fratello e diceva: " Stamane
verso le sette, w f i t r e saliva all'altare per celebiare la S. Messa,
ho m i t o le mie azioni di grazie alle vostre per la guarigione d
vostvo $gliolo". E l'anno seguente Don Bosco volle avere, com
priore della festa di Maria Auciliatrice a Valdocco, i1 piccolo gua-
rito 1) (~1),.
Mentre Iddio gli andava preparando nuovi trio&, poichè l
tante meraviglie che vedremo accadere quindi innanzi attorno a
Santo sono veramente straordinarie, i nemici di Dio e della Chies
ordivano contro di lui un altro vile attentato. Un ex-allievo, ch
viveva della sua arte in Torino, chiese di parlare al Santo. Avev
gli occhi stravolti, e sembrava fuori di sè. Don Bosco lo accols
amorevolmente, e, poichè quello taceva e mostrava un'agitazi
febbrile, gli domandò: - Che cosa vuoi da me? Parla: tu sai
Don Bosco ti vuol bene. - I1giovane ailora si gettò in ginocchio
rompendo in lacrime e in singhiozzi, narrò come %ifosse asai
per sua sventura alla sètta plotestante, e come, avendo quest
condannato Don Bosco aila morte, fossero stati sotteggiati i nomi
di dodici afiiiiati, facendo obbligo a ciascuno di essi di compiere
il delitto qualora colui che dalla sorte fosse stato designato per
primo a fare il colpo non vi fosse riuscito: - E: la sorte voile
me per primo ad eseguire la scellerata sentenza. Me, proprio m
e son v a u t o... Ma uccidere Don Bosco, io? dopo tanti benefi
che m'ha fatto? oh no! non lo farò mai: so che mi attirerò sul capo
... la vendetta dei comvlici: l'aver svelato il segreto mi sarà fatale...
... &
san perduto, lo so: ma uccidere Don Bosco mai! -&l &atta
( I ) M. BoZZettano Salesiano, 1920,pag. 296.

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IV - Proewede all'avuenire
l'arma, che teneva nascosta, la gettò a terra, Don Bosco lo rialzò,
cercò di calmarlo, di rassicurarlo: ma non vi riuscì. Il poveretto
uscì precipitosamente, e, non potendo più reggere all'ambascia,
dopo qualche giorno tentò di annegarsi nel Po. Soccorso da due
guardie, fu salvato: e Don Bosco, avendo nel frattempo pruden-
temente comunicato il segreto al padre, combuiò con lui il miglior
modo di ridurlo sui buon sentiero e in pari tempo di sottrarlo
aUa vendetta dei compagni. E vi riuscì, facilitandogli, con larghi
soccorsi, un rifugio all'estero.
Di a pochi mesi, un altro giovane sui venticinque auni chiese
di parlare a Don Bosco, che lo invitava a sedere accanto a sè sui
divano. La sua faccia non ispirava confidenza; aveva negli occhi
un non so che di truce, che mise sull'attenti il Santo, il quale si
pose a sorvegliarne tutti i movimenti, agitatissimi. Quegli si se-
dette, ed ecco scivolargli di tzsca, sul divano, una piccola rivol-
tella. Senza che se n'awedesse, Don Bosco la prese, se la mise
in saccoccia, e iniziò un dialogo, che lo sconosciuto cercò di trarre
in lungo, senza coucludere nuUa e usando talora un fare provo-
cante, finchè,... dato uno sguardo attorno, come per accertarsi di
non essere visto da alcuno, caccia la mano in tasca, e, frugando
e rifrugando con aria maravigliata e indispettita, si alza e 0s-
serva sui divano e per terra. Anche Don Bosco sorge in piedi,
e, mentre quegli continua a fmgarsi neile saccocce: - Che cerca,
signore? gli domanda con tranquillith. - Aveva in tasca un og-
getto, e ora, non so come... non Sho più... - e diveniva sempre
pitì smanioso neile ricerche. - I1 Santo, facendo un rapido giro,
si avvicina aUa porta, vi accosta la mano sinistra per esser pronto
- ad aprirla, ed estraendo colla destra la rivoltella, e puntandola
verso lo sconosciuto:
fo~sequesto l'oggetto che cerca? -
L'altro restò di sasso. - Orsù! - intimò Don Bosco ad alta voce,
- e aperta rapidamente la poita, vòlto ad alcuni che si trova-
vano in anticamera, continuò: - Accompagnate questo signore
- in porteiia. Quegli esitava. - Esca! ordinò Don Bosco, e
- non ritorni più. I1 ribaldo uscì, e due giovinotti, che avevano
intuito di che si trattasse, lo accompagnarono fin oltre la soglia
deil'oratorio, dove l'aspettava una carrozza e un aocchio di
compagni che coufabuiavano sottovoce, i quali, non appena
compresero che la trama era stata sventata, parte si gettarono

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-Nel frattemGo la croce dolo
vare le spalle di Don Bosco e
d'uno dei suoi figli più zelanti, Don Giovanni Bonetti, era
venuta sempre più pesante; quando, la notte dali'8 al g lu
di quell'anno 1880, il Santo sognò d'essere a conferenza col
pitolo nella camera vicina aila sua, cioè in quella dove poi
Mentre parlava di cose riguardanti la Pia Società, si acc
goroso degli altri fece tremare tutta la casa!
- alzò, andò nella piccola galleria attigua e, dopo pochi
si mise a gridare: - Una pioggia di spine! e le spine
cadevano fitte come gocce d'acqua. Poi, un altr
sicchè tutto il suolo appariva verdeggi
mentisimo scoppio di
di sereno, che lasciò intravedere qua
netti, dalle finestre, gridò: -Una pio
era piena di fiori di ogni colore, forma e qualità, che in un ist
coprirono la terra e le case, con una mirabile varietà di tinte.
quarto tuono fortissimo risuonò per
-tersissimo: briiiava un limpido sole. E Don Bon
Venite a vedere; piovono rose! - Infatti d
-rose in quantità sterminata e fragrantissime. -
esclamò Don Bosco.
Ali'indomani il Santo radunò
contare questo sogno, che dovette
Più volte, dice Don Rua, Don B
siero di trovarsi in urto con un'autoritk, con la qnale avreb
voluto vivire neli'unione più perfetta: e altre volte fu udito
petere: - Ci sarebbe tanto bene
turbato, che non so come farlo!
Noi, senza pretendere di spiegare il sogno riferito, acc
remo, a suo luogo, un fatto singolare, che sembra far ricco

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- IV Provvede all'avvenire
a queilo che abbiamo ora narrato, e che accadde quattro anni
dopo, nel 1884.
Intanto il decreto sancito in Francia il 29 marzo contro le
Congregazioni non approvate, veniva applicato con rigore: e
Don Bosco aveva in quella Repubblica 4 case: Nizza, Marsiglia,
Saint-Cyr e la Navarre. A quei di Marsiglia fu intimato di s,oom-
brare; e Don Rnlogna telegrafò ad Alassio: Stasera saremo tutti
con noi. Da Alassio, senz'altro, si annunziò a Valdocco: Gisnti
e Salesialzi da Marsiglia esfiulsi. Don Rua corse a darne notizia
a Don Bosco, il quale gli rispose: - Che cosa dici? impossi-
bile. Non debbono essere scacciati, l'ho scritto a Don Bologna.
- Don Rua insisteva e Don Bosco ad ogni nuova afiermazione:
- Ma no, non è possibile! Qui ci dev'essere un equivoco. Scri-
verò io a Don Bologna, e vedrai che la cosa è come dico io! -
E scrisse subito a Don Bologna, e non ad Alassio, ma a Marsi-
g . Questa sicurezza, comprovata dai fatti, destò meraviglia
in tutti. Richiesto, perchè avesse s+tto a Don Bologna casi:
u Non temete; avrete noie, seccature e disturbi: ma non vi scac-
ceranno s, e perchè non avesse voluto credere aUe comunica-
zioni di Don Rua, con quella paterna confidenza deila quale era
largo coi suoi figli: Ecco! rispose amabilmente, in sogno ho visto
la Madonna Santissima che stendeva il suo manto sopra le no-
stre Case di Francia! Contro queste v'era un esercito che sca-
ricava una grandine di cannonate, di fudate, di frecce, di pietre,
di fango; ma tutto andava a battere contro quei manto bene-
detto, che serviva di scudo ai nostri. Ho chiesto aUa Madonna:
- Maria Santissima, ma che cosa fate voi? - Essa m i rispose:
- Ego diligentes me diligol u.
L'Opera Salesiana - diceva il Santo Fondatore - sarzì
sempre sotto il manto della Madonna, h c h è esattamente si at-
terrà alio scopo di fondazione.

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A PRIMA VI§
Don Bosco, abbozzato sulla scorta di vari ritratti. Voleva mette
in commercio, ma non conoscendo personalmente il Santo, ve
a vederlo e pregarlo di voler posare p
tista non seppe opp
prowisato dicendo: - Ecco che s
- poi, appena lo scultore prese a
- segretario disse ancora: Vedi
Dopo poclii minuti si addormentò, e riposò
tre quarti d'ora, finchè, destatosi, si affrettò a
persone che l'attendevano.
Anche noi, giunti a questo
di posare un momento d
carattere, ii conoscerne meglio la figura morale, n
flutto.
Don Bosco a prima
portamento, teneva, di

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V - SemFc con Dio
volta, non vedeva le persone che lo salutavano; era sempre rac-
colto; e il raccoglimento interiore gli dava, anche all'esterno, un
non so che d'attraente, così che, chiunque l'osservava, non tardava
a sentirsi preso da un senso di simpatia e riverenza. I1 dolce sor-
riso che gli illuminava il volto e gli dava allora un'espressione
cosi bella, che non sembrava di questo mondo: gli occhi, vivi e
penetranti, che palesavano la grandezza e la bontà deii'anima:
le maniere gentili, che usava con tutti e che gli guadagnavano
ogni cuore, facevan ripetere ai giovinetti ed anche ai Salesiani
dell'oratorio, cioè a tutti quelli che vivevano con lut a Do% Bosco
sembra A'ostro Signore 1).
A giudizio degli intimi, più lo si avvicinava, più si scoprivano
in lui nuove virtù da ammirare.
aHo trattato col venerando Uomo più volte, a Torino, a
Genova, a Firenze, - scriveva P. Giovanni Giuseppe Franco,
deiia Compagnia di Gesù, scrittole deila Civzltd Cattolica e Teologo
al Concilio Vaticano - eassai volte a lungo, da solo a solo, e con
intimità. L'impressione che egli mi faceva, nei primo entrar in
discorso, era d'un uomo di non grande elevatura, ma semplice
e buono. Senouchè bastavano poche sue parole, perchè mi s'in-
grandisse il concetto primo, e, udendolo ragionare, mi brillava
come uomo di eletto e profondo giudizio, di mirabile pmdenza,
di rettissimi e santi intendimenti. Ii suo discorso, piano e senza
sussiego, mi pareva cosi aggiustato e importante, che si sarebbe
potuto con frutto stampare a verbo, come gli usciva naturalmente
dal labbro. Non saprei quale persona al mondo, parlando meco,
m'abbia suscitato maggior ammirazione. Sentiva di parlare con
un santo D.
Uguale era l'impressione di tutti quelli che lo studiavano at-
tentamente.
Mons. Francesco Serenelli di Verona, che nel 1884 fu ospite
nell'Oratoxio e lo studiò con amore, fini per concludere: «Per
quanto mi studi di cercar l'uomo, non vi trovo che il Santo D.
Ricchi e poveri, noti ed ignoti, buoni e cattivi, trovavano in
lui un amico, un consolatore, un padre. Aveva una buona parola
per tutti: accoglieva tutti con lo stesso garbo gentile: anche per
le strade e nei cortili si fermava ad accarezzare i fanciulli con la
stessa grazia, con la quale si presentava al più alto personaggio.

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Era di un'amabilità singolare. Conversava adagio e con dolc
gravità, dando importanza ad ogni frase. Aborriva dai discorsi
inutili, dai modi troppo vivaci, dalie espressioni fort'
e non mancava di ammonire chi li usasse. La sua paro
istruttiva, edificante: spesso anche amena ed
parsimonia e con grazia.
Con i suoi era di una bontà straordinaria, senz'omb
tazione: - Vorrei affidarti qualche cosa: che ne
il piacere di eseguire una commissione. - Permet
un avviso? - Puoi aiutarmi in un lavoro?
Di questi modi affettuosamente paterni abbonda
minimi appezzamenti di terreno, che la sua povera famiglia ave
il marchese di Valca$$one, il barone di B
tore di Bric 'd Pi%...
non ha bisogno che di distr
Infatti la parola persuasiva del nostro Ven. Padre, unita a
sforzi che fece la suora per obbedirlo, ottenne il desiderat
effetto n.
limiti: la sua carità dava a
gli si chiedevano cose, ch
piene di tanta carità da
vano: - Pare proprio che Don Bosco non sappia dir di no!
E, infatti, era suo frequente ammonimento u Si procuri

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-V Se>n@uecon Dio
chiunque tratta con noi, resti soddisfatto: che chiunque ci av-
-vicina divenga nostro amico ».
Nemmeno nei contrasti e neile persecuzioni, non si alterava
&atto, e cedeva sempre, quando non era doverosa la resistenza;
e quanto più aspre e insolenti erano le parole dell'awersario,
tanto più soavi e mansuete erano le sue. o Ricordo, narra ii Car-
dina1 Cagliero, che venuto un cotale a parlargli... con fare iroso e
parole sconvenienti, vinto dalle sue risposte e dai suoi modi
cortesi, si calmò e glie ne domandò scusa d a stessa presenza di
noi giovani N.
Quando prevedeva di non riuscir a persuadere l'oppositore,
non parlava affatto.
I1 suo modo di fare piaceva a tutti, perchè umile. La sua pre-
sentazione in un convegno illustre, era sempre un atto di umilti.
Interrogato della sua patria e della sua condizione, non si vergo-
gnava di dire che era nato povero, e che era stato aiutato a stu-
diare da persone caritatevoli; e ripeteva, con piacere, com'egli
fosse semplice prete, senza alcun titolo di onore o dignità; non
aver laurea di teologo, non diploma di professore, e neppure la
patente di maestro di prima elementare.
- Io sono il fiovero Do% Bosco, e non ho altro titolo, che
quelio di cafio dei birichini.
Ma, viceversa, si faceva premura di onorare gli altri coi titoli
che loro competevano, amando, come S. Francesco di Sales,
abbondare in questa dimostrazione di rispetto e di stima, &&è
scarseggiare.
Benchè trattasse tutti con schietta semplicità, non veniva
meno a nessuno dei riguardi dovuti alle persone costituite in
dignità, anche le più elevate, giusta I'ammonluento di S. Paolo:
uc& honm, lwmra. I patrizi, che l'osservavano attentamente,
n'erano maravigliati, e furono uditi più volte esclamare:
- Ma dove ha imparato simili cortesie? È: un perfetto gen-
tiluomo.
Don Albera sentì mine volte lipetere queste frasi non soltanto
in Italia, ma anche iu Francia. Ed è certo che questa finezza di
tratto del Santo era una delle iagioni, secondaria, se si vuole,
ma reale, del desiderio che avevano i più nobili signori di ospi-
tarlo.

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compitezza con i poveri, non entrava mai nelle
rirsi il capo. Tutti erano uguali, tutti grandi
di Dio ed eredi del paradiso. Nel 1884era os
Piierolo, quando, m giorno, essendo stato
osservava:
impresa.
mano ad altro. Non perdo per& mai di vista Saper
interrotta. Intanto col tempo le nespole maturano,
cangiano, le difficoltà s'appianano u.
Visse in tempi difficili, ma le contrarietà, in
terlo, lo resero più fermo nei suoi propositi. In v
audace. Egli faceva dignitosamente, e sempre sorridente, il
consiglio ricevuto daii'al

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V - Semfire con Dio
Fu a contatto di alti personaggi politici, anche sett&, ma non
conobbe mai il rispetto umano nel sostenere i diritti di Dio e della
Chiesa. I1 suo fare e il siio dire erano semplici, schietti, e invaria-
bilmente improntati all'est est e al non non del Vangelo, che gli
fruttava ammirazione utiiversale. Franco, senza adulazione, espo-
neva, supplicava, rimproverava, minacciava anche, se gli pareva
necessario, ma sempre calmo: talvolta serio, benchè amorevole:
mai offensivo, spesso sorridente. In certe occasioni anche la sua
voce prendeva un'espressione singolare
Neiie nuove aspirazioni dei popoli, pensò doversi approvare
ciò che avevano di buono, e moderare, pazientemente, il molto
che avevano di male. Vide che il torrente deiia rivoluzione sa-
rebbe divenuto così rovinoso, da atterrare qualunque ostacolo;
e ritenne la resistenza diretta umanamente impossibile e senza
effetto, anzi di effetto contrario. Perciò si diede a percorrerne,
con grande cautela, le sponde: cercò di salvare quanti poteva
dei miseri che vi perivano: ne allontanò molti che vi si awentu-
ravano con deplorevole fidanza, sollevò dighe in quei punti. ove
lo straripamento poteva essere impedito, e additò immense ri-
sorse a chi voleva seguirlo neli'opera di salvataggio e di risto-
razione.
u I1 mondo, diceva, & posto tutto nella malignità, ed è sempre
stato così, e invecchiando peggiora. Bisogna prendere gli uomini
e le cose, non quali dovrebbero essere, ma come sono, e cercar
di piegarli e farli servire al bene, nel modo che è possibile I).
Un giorno che sedeva a pranzo tra uomini di vari partiti,
giunti ai brindisi, chi si mise a inneggiare a V i o r i o Emanuele I1
e a Cavour, chi d i a libertà e a Garibaldi: in &e invitarono lui pure
a parlare. Senza scomporsi, s'alzò e disse: - Viva Vittorio Ema-
nwle, e Cavour, e Garibaldi, sotto la bandiera &l Papa, a@hd
possano salvarsi I ' a n i ~ a-. Tutti l'applaudirono esclamando: -
Don Bosco non vuol proprio la morte di nessuno! - Egli, in-
fatti, come un giorno scherzando disse al Semo di Dio Don Paolo
Taroni, non avrebbe avuto d5coltà a far di cappello al dia-
volo, ai perchè lo Lasciasse fiassare fier andare a salvare m'anima H.
Aveva ricevuto da Dio un forte ingegno, una mente acuta,
una memoria portentosa, ed una tempra fisica maravigliosamente
resistente dia fatica; e tutto consacrò al Signore.

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Mente acuta e versatile, sarebbe riuscito bene in qual
ramo delle scienze o
zarvisi. Conosceva
parlava il francese: sapeva farsi comprendere
gue, ad es. nel tedesco: e discorreva di te010
storia, geoga5a e di ogni scienza sacra e prof
petenza che, anche
libri, ricorrevano a lui ed egli i
consigliando gli autori più stimati, e precisando
dovevano awantaggiarsene.
Da chierico lesse i libri d
Plavio e seppe recitarne qualunque capo, qualunque fatt
lunque periodo,sia all'amico Comollo,sia al Prevosto Don
a È cosa meravigliosa - attestava Don Rua nei I
il vedere come Don Bosco, in mezzo ai gravi- affari
assediano del continuo, pure rammenta e recita bellissimi tr
di autori classici greci, lati
di cui sa e recita gi'interi canti, come per sollievo e per
la compagnia t).
Verso ii 1870, mentre attedeva a scrivere l'Orfa%el
A$$e%%i%i, mandò a cerc
dipresso, indicò la pagina alla quale doveva trovarsi ii r
deiia solitaria dei Pirenei. Si cercò l'opera, si prese ii
e si trovò subito quel che voleva; e dire che egli non aveva p
letto una riga del Berc
Pari a quella dell'
membra.
Frequentava ii corso di retorica, quando un
compagni, un dopo Salho, gli saltano sulle spalle. Egli
fare, e quando li ha tutti e quattro a cavalcioni sulla
prende le mani di quello che sopra gli altri, le serra in mo
da legare quei di sotto, e li porta tutti nel c o d e ,
dei professori che somdono, e poi li riporta in isc

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Igz
-V Sempre con Dio
Giovane sacerdote, incontratosi per Torino in due furiosi ma.
stini che incutevano terrore ai passanti, ne prese uno pel groppone
e pel colio, e lo tenne, a lungo, sospeso in aria, mentre l'animale
si dimenava e abbaiava inutilmente.
Nel 1883, a Parigi, trovavasi a pranzo presso un'iilustre fa-
miglia, quando vennero servite deile noci: ed egli, continuando a
discorrere, ne prendeva diverse e, rompendole con due dita, le
distribuiva ai commensali stupefatti.
Contava 69 anni ed era infermo e a letto, aiiorchè il medico,
volendo conoscer bene le sue condizioni, gli disse di stringergli
il polso con quanta forza poteva, senza timore di fargli male,
e Don Bosco ubbidì. I1 medico cercò di resistere, ma poi si senti
salire le lacrime agli occhi e mandò un grido. Volle allora misu-
rargli la forza muscolare col diaamometro; e lo strumento, che,
provato dal dottore aveva segnato 45 gradi, e, da Don Berto,
appena 43, stretto da Don Bosco, toccò il massimo: 60 gradi.
Purtroppo a tanta vigoria andavano uniti, di frequente, non
leggeri disturbi di salute. Nei primi anni di sacerdozio, gli acca-
deva, a quando a quando, di sputar sangue. Nel 1846, gli si dif-
fuse nelle gambe una leggera d a g i o n e , che crebbe nel 1853.
producendogli forti dolori ed estendendosi ai piedi, e andò cre-
scendo ancora, sicchè, negli ultimi anni, il Santo stentava a cam-
minare, e fu costretto a far uso di calze elastiche. Questa gon-
fìezza dolorosa la chiamava allegramente la sua croce guotidialia.
Insieme con questo malanno cominciò a patire anche un molesto
bruciore agli occhi, causato dalle lunghe veglie e dal continuo
leggere e scrivere; bruciore che crebbe lentamente fino a cagio-
nargli la perdita dell'occhio destro.
Soffrì anche di forti mali di capo, così violenti, da sembrargli
che gli si dilatasse il cranio, come confdb egli stesso a Don Rua
e come Don Berto constatò.
Soffrì di atroci dolori ai denti, che gli duravano anche pa-
recchie settimaue: di ga%? insonnie, prolungate per molte notti
consecutive: e, spesso, di una forte palpitazione di cuore, che gli
rendeva difficile il respiro, e che, a quanto pare, gli produsse
perlino lo spostamento di una costola!
Dal 1872 in avanti, agli antichi malanni se ne aggiunsero dei
nuovi; tratto tratto era visitato da febbri miiiasi, con frequenti

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- Ma neppure u con tanti incomodi osserva Don Rua -no
rimise mai dalla moltiplicita ed intensità delle sue occupazio
eccetto quando la gravezza del male lo costringeva al letto u; e
era, il suo, un lavoro che ai posteri pank quasi incredibile: u
fessioni di un gran numero di persone: predicazioni: udienze
tidiane, prolungate talvolta ben tutta la giornata, e nei via
anche fino a notte avanzata: e scrivere libri, assistere i suoi
prowedere alla loro sussistenza: intraprendere e sostenere
prese sempre più colossali: comspondenza con tutte le Case
e con ogni sorta di persone, di ogni condizione e grado; e t
ciò senza mai lamentarsi dei suoi incomodi e tribolazioni,
sempre giulivo, in modo da infondere negli altri coraggio e
legria col suo aspetto, e colle amene ed edilicanti sue conve
zioni. In mezzo a tanti affari, egli pareva l'uomo più t r
Colla mente sempre serena, col suo cuore sempre allegro,
farraginato ma colla mente elevata in Dio, nei dar udi
mostrava mai premura, ascoltava pazientemente ogn
sembrare di non avere altro a fare, che ascoltar la pers
con lui si tratteneva. Per me rimanevo altamente marawg
al considerare,come potesse reggere a tanta fatica, a tanti pensier
e mantenersi così calmo e così unito con Dio n.
Soleva dire: u Il Signore m i ha fatto cosl, che il lavoro mi è
sollievo, invece di darmi fatica u; e ignorava che cosa fosse
poso. A chi, vedendolo deperire, glido consigliava, risponde
M i rriposerò $0; quando sarò q d c h e chilometro sopra la
Altri gli diceva: aDon Bosco, non intraprenda tante oper
così non si affaticherà tanto »: oppure: uNon riceva tanti
- vani: le borse dei buoni ormai sono esausteP: ed egli a tutti
teva: Bisogna dire al demonio che cessi d'ingannare tanti
v& giovani, che cessi d'attirarne tanti all'inferm: allora ces
'io dal sawificarmi per ~ Y O .Ma siccome il demonio t
,P. Lmmm V i f sd$ S. G m u d Baco. Voi. IL

20.7 Page 197

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'94
-V Smfire con Dio
sempre n w v i mezzi fier inganmrli, non voglio lasciare intentato
alcwn mezzo per giovare a loro.
o1 suoi ultimi anni, in modo speciale, furono un esempio
luminoso, incessante, d'eroismo cristiano. Affranto, più che per
età, per esteuuazione di forze, pure viaggiava ancora per Ita-
lia, Francia e Spagna, in cerca di limosine per i suoi poveri gio-
vani, per le Missioni, per le Chiese e le opere in corso; trascinan-
dosi con tanto stento, che spesso - notò Don Cemiti - mo-
veva le lacrime a noi che l'accompagnav~mo,e ad altri che
si trovavano presenti. E, ciò malgrado, era sempre sorridente.
Divenuto pressochè cieco, pur si valeva di quel poco lume che
ancora gli rimaneva, per scrivere lettere, biglietti di ringrazia-
mento ai suoi benefattori, o ricordi spirituali a quanti ne lo ri-
chiedevano >>.
Pregato a desistere almeno dai lunghi viaggi, perchè ognuno
d'essi, per i gravi strapazzi a cui andava soggetto, gli accorciava
la vita, rispondeva: - Bisogna che faccia presto a terminare le
cose che ho tra mano; se no, m i mancherà il tempo.
E poichè gli si faceva osservare che ciò che avrebbe perduto
in intensità l'avrebbe guadagnato in durata, soggiungeva con
fermezza: - E p w e , eppure, se io voglio salvare l'anwmz mia,
bisogm che faccza casi!
Suiia porta della camera teneva scritto a grossi caratteri:
e Ogni momento di tempo è un tesoro u, e ammoniva i suoi figli
spirituali: Lavoriamo, come se dovessimo vivere s e e r e ; e viviamo
in modo, come se dovessimo morire o g ~ giiorno >>.
I1 suo lavoro era tutto per il Signore.
Avendo radunati molti Direttori attorno a sè, in tempo di
Esercizi spirituali: - Che cosa credete, domandò loro, che debba
essere maggiormente insinuato ai confratelli? - Chi dice una
cosa e chi un'altra, ed egli continub: -Vedo che da voi si lavora
molto: bisogna insinuare che si lavori sem$re per il S i g w e . Nel
lavoro alziamo sempre gli occhi a Dio! Che il demonio m n ci abbia
a rubare il merito di nessuna azzo, .
Altre volte diceva: 6 La mstra Pia Società sard sempre in
fiore, jinchè si lavorerà molto e i Salesiani saranno teeerantin.
E nelie sue Memorie - come ricordo supremo - vergò queste
memorande parole: <i Q u a d o avverrà che u n Salesiam soccomba

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-V Swnpuc con Dio
fermo e costante anche in quei momenti, nei quali Dio lo sot-
tometteva a prove inaspettate, o sembrava che la pubblica ca-
rità gli venisse meno. Pareva un miracolo che egli non soccom-
besse, ed è cosa che io non so spiegare senza riconoscere Sin-
tervento della Divina Prowidenza >>.
Era proprio cosi.
La sua calma derivava dalla fiducia in Dio, la quale - os-
serva Don Rua - uera tanto grande, che aiiorquando si tro-
vava nella maggiore deficenza di mezzi, o nelie più gravi diffi-
coltà, o tribolazioni, lo si vedeva più allegro del solito, tanto
che, quando lo vedevamo più faceto del solito, dicevamo tra
- di noi suoi figli: - Bisogna che Don Bosco sia ben nei fastidi,
giacche si mostra cosi allegro1 ed infatti, esaminando le sue
circostanze, ed interrogandolo, venivamo a scoprire le nuove
e gravi difficoltà che gli si paravano davanti D.
<Vissi al suo fianco per tanti anni - conferma il Card. Ca-
gliero - e scorsi sempre una rara imperturbabilità e grandezza
d'animo neli'incominciare tra miiie opposizioni le molte sue
intraprese per la gloria di Dio e la salute deiie anime. Ei non
perdette mai la sua calma, n&la dolcezza e serenità di mente
e di cuore, per quanto fossero gravi le c a l d e , sprezzanti le in-
gratitudini, opprimenti gli afiari, ripetuti gli assalti contro la
sua persona e la sua Pia Società, dicendoci sempre: "Est Deus
i%Israel! Niente ci turbi "u.
< Ho stupito anch'io spesse volte - scrisse il Card. Alimonda
-nel considerare il moral carattere di Don Bosco, sempre tran-
quillo, sempre uguale a sè, vuoi nelle gioie, vuoi nelie pene, sem-
pre imperturbabile. Ma io stupii rilevando il grado di perfezione
cui era giunto, cosa malagevole1 non istupii per& ignorassi il
principio donde la perfezioneSavevaattinta. Eraimpetturbabile in
mezzo al mondo, per&&si era tutto gettato in braccio a Dion (I).
(I) Cfr. Giovanni Bosco e il wo secoio. Discorso.

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-I A prima viskz
195
e cessi di vivere lavwando per le anime, allora direte che la nostra
Pia Società ha riportato u n granùe trionfo e sopra di essa discen-
deranno copiose le benedixioni dal cielo Q.
Poco dopo la partenza dei primi Missionari, il Teol. Don
Giulio Barberis gli augurava lunghi anni in buona salute, perchè
potesse portare a compimento molti dei suoi disegni.
- Anch'io, rispose Don Bosco, penso di tanto in tanto che,
se il s i h o r e mi concedesse di toccar gli 80 o 85 armi, e mi con-
tinuasse a dare la sanità e la prontezza di mente che ho ora, mi
pare che delle cose se ne potrebbero fare, e che non solo 1'Ita-
lia, ma l'Europa e il mondo se ne risentirebbero. Ma il Signore
disponga come crede. Fiuchè egli mi lascia in vita, ci sto volen-
tieri. Lavoro in fretta quanto posso, perchè vedo che il tempo
stringe; e per molti anni che si viva, non si può mai fare la metà
di quel che si vorrebbe. Quindi faccio i disegni e cerco di ese-
guirli, perfezionando molte cose quanto posso, e sto aspettando
che suoni l'ora della partenza. Quando la campana col suo dan,
dan, dan, mi indicherà di partire, partiremo. Chi resterà a questo
mondo, compirà ciò che Don Bosco avrà lasciato incompleto:
ma, fiuchè non ascolto il mio dan, dan, dan, non mi arresto1
E i medici, che ebbero ad assisterlo nelle infermità degli ul-
timi anni, attestarouo che (<lefatiche sopportate, le violenze
fatte a stesso dal Servo di Dio, dovettero essere tali, che ne
rimase addirittura consumata la sua fortissima fibra e costi-
tuzione. Fu dai medesimi dichiarato - depose il Can. Bailesio,
ed era noto a tutti - che il Servo di Dio aveva un corpo così
affranto e logoro, da rendere inesplicabile aila scienza, come
egli potesse vivere e tirare innanzi nelle sue occupazioni. A ve-
derlo seduto, tanto o quanto faceva la sua figura: l'energia del-
l'anima si tispecchiava nella sua faccia, neUo sguardo vivo e
benigno, e nella parola che sempre coloriva il suo pensiero. Ma
al vederlo camminare, per noi specialmente memori di altri tempi,
era una pena, uno strazio al cuore. Negli ultimi anni cammi-
nava chino e colle braccia stese in alto, che generalmente gli
- erano sostenute dai pietosi suoi figli ». Eppure ((era cosa mi-
rabile, e per noi di gran conforto - prosegue Don Cerruti il
vederlo tranquillo e sorridente in mezzo ai piii grandi dispia-
eri, aiie pid amare umiliazioni, alle più gravi fatiche, sempre

20.10 Page 200

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CAPO II
NIENTE PER SE
Perchè un uomo eserciti un'dta intluenza morale e sociale
sugli altri, è necessario che, ad ogni istante, sappia tendere eroi-
camente a Dio: e cib è frutto d'un'alta mortificazione.
Don Bosco possedette questa virtù in grado straordinario.
Fin da giovinetto aveva preso a modello la vita del Divin Sd-
vatore, e poteva ripetere con l'Apostolo: uSemfer morlz@alio-
fzem Jesu in corfore nostro circumferentes, ut et vita Jesu mani-
festelur i n corporibus nostris n ( I ) : la mia vita & un'immolazione
continua a Dio, afìinchè la grazia di Gesù si manifesti neiia mia
vita mortale.
B la grazia del Signore si mauifestb in modo mirabile nel
forte commovimento dei popoli attorno alla sua persona, in ogni
epoca dciia vita. Tutti vedevano in lui l'uomo di Dio, il mor-
tificato, I'angelo, il santo. Don Bosco soleva ripetere: (<Coluiil
quale patisce sofira la terra con Gesh Cristo, un g i o r ~ osarù con
k ~ cioronato di gloria i n cielo u: ma anche su questa terra, piii
volte, il Signore voiie associarlo d a sua glorificazione.
Lo spirito di penitenza di Don Bosco era però, per sua cura
e con maggior suo merito, nascosto agli occhi degli estranei.
Anche quelli che gli stavano abitualmente vicini, non lo compre-
sero, nella sua pienezza, se non dopo lunghe e attente osserva-
zioni.
- - o Ad imitazione del nostro Patrono San Francesco di Sdes
depone Don Rua Don Bosco non praticava ordinariamente
penitenze severe di lunghi d i g i ~ de sanguinose discipline. Ma
(I) I I Cav., IV, so.

21 Pages 201-210

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21.1 Page 201

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195
V - Sempve con Dio
una continua mortificazione dei sensi e della gola, il pieno dominio
delle passioni, la padronanza del suo cuore, moderando gli d e t t i
di simpatia, di sensibilità, come pure di collera, di avversione,
in guisa da assoggettarli sempre alla retta ragione e dirigerli alla
maggior gloria di Dio e al bene del prossimo, dimostrano come
la virtù della temperanza sia stata da lui in ogni tempo esercitata
in modo eroico, come io stesso ho potiito sempre, coi miei con-
fratelli e quanti lo conobbero, e da vicino, vedere e ammi-
rare I).
« I o e tutti i miei confratelli - conferma il Card. Cagliero -
siamo persuasi che il nostro caro padre, quantunque gelosamente
occultasse all'esterno le sue mortificazioni, astinenze e penitenze,
sino a sembrarci la sua virtù ordinaria e comune a qualunque
sacerdote esemplare e non atterrisse nessuno, anzi infondesse in
altri coraggio e speranza di poterlo imitare, tuttavia, riunendo la
sua cagionevole salute, gli incomodi nascosti, ii distacco dai
beni deila terra, la durissima povertà, specialmente nei primi ven-
ticinque anni del suo Oratorio, la scarsezza di cibo, la privazione
di spassi, sollievi, divertimenti e di ogni agiatezza, e soprattutto
le fatiche continue di mente e di corpo, possiamo affermare con
tutta verità che Don Bosco abbia menata una vita così mortifi-
cata e penitente, quale non conducono che le anime giunte alla
più alta perfezione >>.
Assai per tempo il Santo cominciò a vivere questa vita mortifi-
cata. Già in Seminario fu visto mettere cenere o terra nella mi-
nestra e far altre mortifìcazioni nel cibo. Al Convitto Ecclesiastico
di S. Francesco d'ilssisi, quando veniva servita una minestra
migliore deil'ordinario, era notato che Don Bosco vi metteva
- deil'acqua, e a chi glie ne faceva rimostranze, rispondeva: - A
I'è tanto cauda! tanto caldal). La temperanza eragli ispirata
da due virhi: dall'amore alla mortificazione e dall'amore allo stu-
dio, per rendersi atto all'opera divina della salute delle anime.
Don Bosco voleva che, venti minuti dopo aver pranzato, la di-
gestione non gli impedisse di riprendere lo studio e il lavoro.
u Io non lo vidi mai praticare penitenze straordinarie - di-
deva il primo chierico deil'oratorio Don Savio Ascanio - però,
a mio giudizio, nella sua vita ordinaria di buon prete appariva
straordinario. Praticò la mortscazione corporale così assidua,

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-I I Niente $e? SE
199
costante e minuziosa con tanta facilità e sì gran piacere, che il
suo vivere si può paragonare a quello dei monaci più austeri e
dei penitenti pih rigidi».
(i10 da giovinetto assisteva al suo desinare e alla sua cena
- aggiunge il Card. Cagliero. - La minestra e il pane eran queili
che mangiavamo noi: e la pietanza, che gli faceva la sua buona
mamma Margherita, era per lo più di legumi, alle volte con pez-
zettini di carne o uova, ed aile volte di zucca condita: e vedeva
che lo stesso piatto, già incominciato la mattina, ritornava alla
sera riscaldato Anzi, lo vedeva, alle volte, ritornare per più
giorni, e anche sino al giovedì se era una torta di mele o.
(111Servo di Dio - depone Don Francesco Dalmazzo -
aveva uno spinto così mortificato, che non si lagnò mai di nulla
di quanto gli veniva apprestato, tranne che si trattasse di abiti
più fini del consueto, o di vitto più squisito. Nei trent'anni, ch'io
fui con lui, notai sempre un grande spirito di morti6cazione esterna,
che indicava chiaramente quale doveva essere l'interna. Per
molti anni all'Oratorio si apprestava un vitto così semplice e
modesto, ch'io stentava ad adattarmi, e mi faceva maraviglia,
come un uomo di tanto lavoro e di tanta fatica, com'era Don
Bysco, potesse reggervi. Anche quando aveva confessato parec-
cine ore e predicato, e si recava a cena verso le 11, non voUe mai
gli fosse apprestata altra minestra che quella della comunitd;
e questa era p g lo più di riso e fagioli, o di riso e castagne, cotte
già per la cena delle ore 7%. ordinariamente fredda; ed egli con
tutta calma se la mangiava, sempre discorrendo di cose amene
con noi. Gli portavano quindi, essepdo ordinariamente il sabato
il giorno delle maggiori fatiche, un po' di verdura cotta. Qualche
volta qualcuno di noi si mbveva a compassiorie per quella cena,
andava in cucina a fargli cuocere due uova al guscio: ed egli,
dopo aver detto che non era necessaria tal cosa, vi si adattava;
e questa era tutta la sua cena, mentre il domani ricominciava il
lavoro fino a mezzogiorno senza poter più prendere altro.
))La sua colazione consisteva ordinariamente in una piccola
tazza di caffèdi cicoria, ove lasciava cadere qualche volta a i m e
gocce di latte.
» I1 pranzo, per molti anni, consisteva in una delle minestre
accennate con una sola pietanza, e se col tempo ne fu aggiunta

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200
-V Smnprc nm Dto
un'altra, trattavasi unicamente di qualche legume, o bollito, o
trascinato neiia padella.
D Era così modico il vitto nostro, che se qualche volta arnva-
vano ali'improvviso persone a pranzo, probabilmente si alzavano
da mensa coii'appetito. So anzi di parecchi Ecclesiastici e Parroci
che evitavano l'invito e venivano appositamente dopo il pranzo,
per non essere obbligati aiia penitenza fuori dei tempi prescritti u.
L'amo 1875, insieme con Mons. Andrea Scotton, si recò a
visitarlo ii Can. Giuseppe Sarto di Treviso. che era stato a predi-
care al Clero a Casalmonferrato. Aveva sentito parlare di Don
Bosco e voile vederlo. I1 Santo invitò i due ospiti a pranzo, e i1
canonico di Treviso, divenuto poi Papa Pio X, ricordava, con
alta ammiraiione, la poverti deiia mensa deii'oratorio.
Nell'accingersi a fondare la Pia Societi Salesiana, Don Bosco
pensava di farne un modeiio di frugalità. Credeva che di minestra
e pane, e tutt'al più d'una pietanza di legumi, si sarebbero accon-
tentati tutti coloro che si fossero fermati con lui. Solo a poco a
poco s'indusse a seguire l'esempio degli altri Istituti religiosi.
<<Lastessa Sacra Congregazione non ne avrebbe approvato le
Regole - diceva - se fossi stato troppo rigoroso nel limitare la
qualiti dei cibi: eppure, anche adesso, mi sembra che si potrebbe
vivere, come si viveva nei primi tempi deii'oratorio! n.
Don Bosco, infatti, continuò per tutta la vita a p r e f e ~ ei
cibi più semplici e grossolani.
Narrava Don Reviglio, che egli, quando già era parroco a
Torino, un giorno entrò neii'oratorio mentre il Santo pranzava
da solo verso le cinque pomeridiane, dopo aver lavorato molte
ore a tavolino. Aveva dinanzi una scodella di stagno, e in queiia
mangiava soltanto dei fagioli malamente conditi. e tutto il suo
cibo si ridusse quel giorno a cosi poco, che Don Reviglio ne senti
una stretta al cuore.
Anche noestate del 1887, presiedendo gli Esercizi spirituali
degli aspiranti alla Pia Societi nel Collegio Valsalice, fu visto,
con pena dei nuovi ascritti, attenersi al vitto comune e cibarsi
di pomodori crudi, seuz'olio e senza sale,
Generalmente, si limitava a un piatto, e si asteneva daiie
carni con la scnsa che i denti, guasti, non gli permettevano di
masticarle: e se, invitato a pranzo, veniva interrogato qual pezzo

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202
-V Sempre wn Dio
A Mornese, un giorno, sedendo a tavola con molti sacerdoti,
cominciò a parlare del Paradiso e dei godimenti dei Beati con
tanta vivezza, che i commensaii, cessando di mangiare, rimasero
estatici ad ascoltarlo.
Era morti6catissimo anche nel riposo. D'estate, stanco per
le cattive nottate e sfinito dalle fatiche, talora dormicchiava per
breve tempo a tavola, seduto sulla povera sedia, chinando il
capo sul petto. '
Ma non fu mai che dopo pranzo prendesse riposo in letto, nep-
pure negli ultimi anni. Ordinariamente l'ora libera che seguiva i
pasti era per lui la più pesante della giornata, essendo solito uscire
in Torino, per affari o in cerca di soccorsi. Tormentato dalla
sonnolenza, spesso prendeva con sè qualche giovinetto, pratico
della città, dicendogli: - Conducimi ai tale o tal altro luogo; ma
tu, sta' attento, perchè potrebbe vincermi il sonno, e farmi ince-
spicare. - E appoggiato colla mano al braccio del giovane, cam-
minando, sonnecchiava, quasi gli bastasse quel moto e quel mo-
mento di sopore, per riparare alla stanchezza di non aver dormito.
Una volta, essendo uscito da solo, si trovò presso la Consolata,
non sapendo più ove fosse e ove dovesse andare. Un calzolaio,
che abitava presso, gli si avvicinò e gli chiese se stesse male:
- No: gli rispose; ho sonno! - Ebbene, venga da me, dor-
mirà un po' e quindi ripiglierà il cammino per le sue faccende.
- Accettò, entrò nella bottega, si sedette ad un deschetb e
- dormì dalle quattordici e mezzo alle diciassette. Quando si destò,
si lagnò col calzolaio, che non lo avesse svegliato: Oh caro lei.
gli rispose il brav'uomo: lo vedevo cosi stanco e, appoggiato al
muro, dormire cosi profondamente ch'io la guardavo con divozione,
pensando alie fatiche che deve aver fatto. - E non fu l'unica
volta che si riposò su d'una scranna, in questa o quella bottega,
con edificazione dei proprietari.
Alla sera era sempre l'ultimo a ritirarsi e non prendeva riposo,
se non quando la stanchezza ve lo costringeva, sicche gli acca-
deva anche di addormentarsi vestito.
(1 Don Bosco, attesta Don Rua, una volta mi confidò che fino
ali'età di cinquant'anni non aveva dormito più di cinque ore per
notte, vegliando un'intera notte a tavolino ogni settimana; ed
io ne fui testimonio fino aU'anno 1866, perchè vedevo sempre ii

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occasioni cne aavano nohne di qualche iatto glonoso o doloroso
per la Chiesa, o che riguardavano direttamente le sue istituzioni
Talvolta chiedeva a qualcuno le principali notizie del giorno,
specie nei momenti dei maggiori trambusti politici, sia per poter
dare ad altri un indirizzo nel giudicare i fatti pubblici, sia per
non esserne affatto ignaro nelie conversazioni in cui veniva a
trovarsi; ma si vedeva apertamente che non era mai spinto da
curiosa bramosia.
Si privava di ogni sorta di divertimenti, e di pubbliche feste e
spettacoli, anche dei più onesti, ancorch* fosse invitato e solleci-
tato ad intervenirvi.
Mortificatissimo com'era negli occhi, mentre permetteva i
fuochi artificiali per divertire i giovani, egli, se era in cortile,
non ci badava, se in camera, non usciva sul balcone. Pregato di
volervi assistere, si scusava dicendo che le sile pupille non regge-
vano a quegli sprazzi di luce troppo viva, e ne avrebbe sofferto
Spesso presenziava le rappresentazioni drammatiche deii'ora-
tono, ma soltanto per divertire e rallegrare i giovani, per dar
loro una soddisfazione, per animarli aiio studio, per dimostrare
che la pietà non & nemica deii'onesto svago, per tener compa,g%a
e far onore alle persone di riguardo che invitava; ma non per
divertirsi, &è, d'ordinario, il suo sguardo, tranquillo, non ficcava
mai la scena, gli attori.
Non odorava fiori. Se gliene o&ivano, li accettava e gradiva,
e li mandava in chiesa all'altare deila Madonna.
Non fiutava tabacco, quantunque n'avesse bisogno pel mal
d'occhi o di capo, causato dal sangue che gli andava aila testa
in conseguenza delle assidue e gravi occupazioni; e, se qualcuno
gliene offriva, scherzando lo sfiorava col dito mignoio, e poi fiu-
tava il poiiice. Consigliato dal medico a prenderne, ne conservava
un po' in una piccola scatola di carta pesta, regalatagli da amici,

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ma, o si dimenticava di aprirla, o ne
sovente si contentava di awiunarla
e risvegliarsi sollecitando lo starnuto.
conversazioni e nei viaggi, per farsi degli amici,
Ma era così poco il consumo di quel tabacco, che
chenino, il quale glielo forniva, gli
volta Sanno!
Insomma, attestava il Teol. Don Luigi Piscetta, D
possedette ed esercitò tutte le
l'assiduità e costanza nel loro esercizio non mai interrotto,
cui non smentì mai sè stesso, nè si vide mai un rallentamento
mostrasse come l'uomo vecchio prevalesse sull'uomo nuovo:
- per la facilità e naturalezza onde operava, di modo che la
sembrava in lui congenita: per la soavit? nell'operare, per
neli'esercizio degli atti più vi
timore per le molte persecuzioni, o di maggior fatica: -
per la perseveranza di
queste virtù, specialmente deila caxità e dello zelo per la s
delle anime, sino aila morte.
giorno in cui ci disse,
segnalatissima e nec
porzionati e che, con
dirci, per quanto
È: pux da notare, com'egli, così composto in ogni atto
o dolore.
enticati dal Santo neila fretta di aizarsi
giovane, per lì, non ci badò; e posti i

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206
V - Sm$ve con Dio
lino, non ne fece parola a Don Bosco; ma l'indomani egli non
vide più quei rottami, più li vide nei mesi seguenti, nei quali
continuò a mettergli in assetto la camera. Don Bosco non gliene
fece mai parola; e solo molti anni dopo Gastini riflettè su quegli
ordigni, e capi a qual uso avessero servito.
uFurono altra volta, dice il Card. Cagliero, trovati su quel
letto alcuni ciottoli e pezzi di legno I).
Soleva dunque il Santo tormentare di notte il suo corpo già
afiranto, e rendersi penoso il poco sonno che si concedeva.
Dubitando che qualcuno potesse aver scoperto questo segreto:
sovente ricomponeva il letto da sè, scopava e assestava la camera,
e spolverava le povere masserizie. Giuseppe Brosio lo sorprese
un giorno in queste faccende, e Don Bosco ne approfittò per trarne
una bellissima morale liguardo al buon ordine di una camera;
ma Brosio osseruò con sorpresa che, in simili circostanze, la porta
era sovente chiusa a chiave.
Sembra anche che si riservasse maggiori austerità per quei
giorni in cui era ospite dei più insigni suoi benefattori, perchè la
vastità degli ediiizi, e la lontananza della camera assegnatagli
da quelle abitate daila famiglia degli ospiti, gli davano maggior
sicurezza di sfuggire aile investigazioni indiscrete.
Talora egli accettava l'invito di una veneranda matrona, e si
recava aiia sua villeggiatura,sempre tranquillo e gioviale. Ora, una
persona della famiglia, a notte avanzata (era forse il 187g), attra-
versando la sala, da cui si accedeva alla camera di DonBosco, udì
provenire di un m o r e sordo, monotono e prolungato, come di
colpi vibrati a regolari intervalli. Sospettò, ma non ne fece parola
ad alcuno: si mise invece in vedetta e, constatando che quel feno-
meno si ripeteva ogni volta che Don Bosco era ospite della d a ,
si convinse che egli, imitando San Vincenzo de' Paoli, ricorresse
a quel mezzo per ottenere dal Signore grazie speciali. La stessa
persona avendo, dopo alcuni anni, coniidata la cosa ad altri
signori, soliti ad ospitare Don Bosco, seppe che anch'essi avevano
fatto la stessa constatazione ed erano persuasi, quindi, che il
Santo si desse la disciplina; tuttavia, prudenti e cortesi, nessuno
di loro gli fece mai cenno di questa scoperta.
Ed egli teneva gelosamente celate le sue penitenze, sia per
umiltà, sia perchè non era questo l'esempio che voleva lasciare

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non approvò ciò che gli si domandava; e aiie insistenze per
- Oh vedi! mezzi no% ne ma%
lattie, le cose, le @ersowe, gli avv
per vivere r i t i f i c a t i ,
Una così eroica mortificazioneprod
parole, il portamento, il tratto, e in
spiravano tal candore verginale,
persona lo avvicinasse, fosse
gli traspariva dal volto, aveva un'attrattiva tutta speciale
danità. Chi lo avvicinò nei momenti più intimi deiia vita, dovette
ammirare soprattutto l'attenzione gelosa e costante che egli
neva nel salvaguardare la modestia.
Nel trattar con uomini si lasciava baciar le mani, e ci di
che ciò si doveva permettere, perchè i sacerdoti sono rivesti
faceva visita a
volta accettò, si fu per& era accompagnato da altri.
Don Bosco, che venerava come carissimo a Dio, fece attaccare
cavaiii d a vettura, e poi invitò Don Bosco ad andare insieme

21.9 Page 209

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208
V - Semfxe con Dio
a far la solita passeggiata. il Santo discese le scale, ma, vedendo
- la Contessa già in carrozza che lo invitava a salire, e non vedendo
il Conte, in bel modo disse: Buona Contessa, tutti sanno che
Don Bosco P povero, e che viene a cercare l'elemosina; e che cosa
direbbero se lo vedessero in carrozza da gran signore? Oserebbero
ancora fargli la carità? u La pia signora - dichiara Don Pran-
cesia - ammirando la pmdenza di Don Bosco, rispettò la sua
riservatezza, ma si fece un impegno di predicare anche a noi la
gran v i d del Servo di Dio ».
A Marsiglia, ricordava Don Albera, una dama, dopo d'essere
stata benedetta dal Santo, gli prese la mano e se la portò agli
occhi, che aveva ammalati. Don Bosco, appena se n'accorse, la
ritrasse prontamente dicendo: « E non sapete che il Sacerdote
non deve mai toccare la faccia di una donna? u.
Negli dtimi mesi deila sua vita si recò a visitarlo una signora,
la quale, vedendo lo sforzo che egli faceva nel trascinarsi da un
posto all'altro, cercò di sorreggerlo con un braccio: ma egii, in
- tono risoluto e faceto:
Come? esclamò: un granatiere del '15 (alludendo &amo
delìa sua nascita), u n grumatiere dd '15 come son io, meb ella che
abbia bisogno di farsi sorreggere? Questo non sarà mai!
Nell'Oratorio era cosa nota, come bastasse, nei momenti di
tentazione, avvicinare e toccare il Santo, perchè svanisse d'un
tratto ogni turbamento. Quando passava la ricreazione in mezzo
ai giovani, conversando, talora ne fissava alcuno che parea di-
stratto e gli dava un piccolo schiaffo;poi gli prendeva il capo tra
- le mani e gli diceva all'orecchio:
Sta' tranquillo: non ho battuto te, ma il demowio.
Ad un giovinotto, molestato da tentazioni impure, che gli
domandava consiglio per essere liberato, rispose:
- Sta' sempre vicino a me, e non te$nere.
Se gli veniva presentato un fanciullo perehè lo benedicesse,
alla &e gli metteva amorevolmente la mano sul capo dicendo:
-Dio ti benedica! -ma quando gli era presentata una fanciniia,
si asteneva anche da quest'atto, e non voleva neppure che gli
bauasse la mano.
P e h o neii'esortare i suoi a vivere da angeli, preferiva esaltare
la puriti, anzichè esporre la bruttura del vizio contrario, del

21.10 Page 210

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quale faceva appena cenno, usando i termini più riservati e pru-
denki; ma sapeva però incuterne il massimo onore, non tanto
coUa parola, quanto con un insieme di grazia divina, di persua-
sione e di affetto che dal suo cuore si riversava nei cuori altrui.
Evitava persino di pronunciare il nome di un peccato contro la
purità: aile tentazioni non dava altro epiteto che quello di catiiv6;
una crduta la chiamava dkgrazia. Anche lo stesso nome castith
non gli sembrava abbastanza soddisfacente, e lo sostituiva con
quello di puritù, che presentava un senso più esteso e, secondo
lui, meno sensibile alla fantasia.
- Anche nei suoi scritti, quale cactigatezzal
a Parecchie volte a me e ad altri miei compagni depone
Don Xua - awenne di trovarci incagliati nel raccontare alcuni
fatti dell'Antico Testamento. Consultando qualche opera di Don
Bosco in argomento, trovavamo il modo di esprimerci con tutta
delicatezza, da escludere ogni pericolo u.
Diciamo di più. Quando riceveva lettere da persone che gli
esponevano confidenzialmente le loro miserie, non soleva leggerle
e le passava ad un prudente e segretissimo sacerdote, perchè,
dopo ave~glieneesposto il contenuto, le distruggesse. Quindi
rispondeva, o faceva rispondere, con qualche consiglio generale,
aggiungendo spesso queste parole: "Tali wse non si tossono a@-
dare alla carta".
Così riservato per sè, non si stancava d'inspirare anche agli
altri l'amore aUa più beUa delle virtù, nelle conversazioni, nei
semoncini, nelle conferenze, nelle prediche. Quando parlava
del tesoro inestimabile della purezza, o dipingeva lo splendore di
un'anima casta e le gioie che ella gode, e i premi che il Signore
le ha preparato in terra e in cielo, la sua parola produceva un
d e t t o così incantevole in quelli che l'udivano, che andavano di-
cendo: u Solamente chi & puro e casto come gli angioli, può par-
lare in tal modo v.
Per la purità pareva che egli avesse un amori speciale. a Dolce
com'era e facile a perdonare nei giovani le mancanze contro la
- discipiina, la C&, Sobbedienza ed il rispetto dovuto ai Su-
periori, era poi iigoroso ossen7aDon Rua - nel punire coloro
che riuscissero di scandalo ai con-papi col loro modo di operare.
Per costoro, dopo qualche awiso, se non si emendavano, apriva
- G. E. LBY~OYXVPita di S. GtanuuiiBsm. Vel. Il.

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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210
-V Senzpe con Dio
le porte, non volendo che fossero causa di rovina ai loro compagni
- SofZriva immensamente, quando venivagii raccontato, che quai-
cuno dei suoi allievi aveva scandalizzato altri, ed esclamava:
Oh che disastro! - e soleva chiamare gli scandalosi col nome di
lupi rapaci. Se veniva a subodorare &e taluno potesse recar
danno ai compagni in tal guisa, lo chiamava a sè, lo avvisava
colle più vive espressioni di dolore, e facevalo sorvegliare in modo
speciale.
u Con tali sollecitudini riusci a correggere molti, che, venendo
dal mondo, portavano seco il mal vezzo, purtroppo tanto comune,
del turpiloquio.
»N&solo pei suoi iigli mostravasi rigoroso in questa materia,
ma anche cogli estranei; tralasciava di dare gli opportuni
avvisi, quando se ne presentava l'occasione. Andato una volta
a far visita a un benefattore, vide aile pareti qualche quadro
indecente. Mentre stava aspettando l'udienza, volse contro il
muro, al rovescio, tali pitture. I1 padrone comprese i'awiso, e
ne ringraziò Don Bosco, come udii da Don Bosco stesso.
»Ilcontegno del Servo di Dio in tutte le circostanze, ia sua
riservatezza nelle parole, negli sguardi, ed in ogni sua azione,
erano talmente ed%canti, &e fin dalla sua fanciullezza i buoni
genitori desideravano vivamente che i loro figli ne frequentas-
sero la compagnia; l'amore poi che mostrò alla via della purità
in tutta la sua sacerdotale carriera, e lo zelo spiegato per far amare
dai suoi allievi questa virtù, ben dimostrano quanto egli fosse
in essa perfezionato. Si può dire anche di lui, ciò che si dice dei
nostro Divin Salvatore, che, accusato in tante guise, non mai
si osò intaccarlo su questo punto I}.
In una conierema ai Salesiani - attesta il teol. Don Giuiio
Barberis - <cii disse che il Signore disperderebbe la Pia Società,
se noi venissimo meno alla virtù della modestia. Un'altra volta
ci diceva: - Ciò che deve distinguere la Pia Società P la puri&,
come la povertà contraddistingue i figli di S. Francesco d'Asisi
e l'ubbidienza i figli di S Ignazio. Sforziamoci dunque a pose-
derla perfettamente,e cerchiamo d'inculcarlae piantaria nei cuore
dei giovani. - Altra volta ancora diceva: - La gloria della
nostra Congregazioneconsiste nella moralitk sarebbe una sventura,
si offuscherebbe quella gloria, qudora i Salesiani degenerassero,

22.2 Page 212

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anche per poco, da questo punto n. Similmente nell'esortar i
chierici a prendersi affettuosa cura dei giovani, portava l'esempio
di N. S. Gesù Cristo; ma, temendo che taluno non sapesse va-
lersene in bene, in pubblico non citava mai per intero, o senza
commenti, quei passi del Vangelo nei quali ci dice che il Divin
Salvatore stringeva al seno i fanciuiii, perchè, soggiungeva, ciò
che faceva Dio, altri non poteva farlo senza pericolo.
Egli però dava un'idea perfetta del Salvatore in mezzo ai gio-
vinetti. La virtù della purità era come una sopraveste che lo
copriva da capo a piedi; e quindi i giovani lo awicinavano volen-
tieri e gli avevano illimitata con6denza; e giovani e sacerdoti
gli baciavano di cuore la mano, a e lo facevano-dice il Can. Bal-
lesio - per un misto di stima e profonda riverenza, come se ba-
ciassero una reliquia h.
Soffriva per ogni oflesa di Dio, ma quando sentiva parlare di
scandali, si scorgeva subito esteriormente il dolore che gli stra-
ziava il cuore. Un giorno, parlandosi di alcuni scandalosi, usci in
queste parole:
- Se vzon fosse ;beccato, li stra?zgolerei colle mie mani!...
È un coro meraviglioso quello che gli ex-allievi sciolgono in
- - lode del Santo! Per il suo amore alla purità e d a verginità {I ne
venne prosegue il Can. Ballesio che in quegli anni erano
tra noi molti giovani veramente puri, e direi, angioli di purità,
purità che si rivelava nelle loro parole, nel loro sguardo e nel
contegno delia loro persona. Questa virtù, imitando l'esempio del
Servo di Dio, custodivano colle penitenze, colla vigilanza sopra
stessi, e con una pietà rara, ediiicante, quasi direi, superiore
d a loro età, e ai profani incredibile. So che talvolta, senza che
essi nulla sapessero, alcuni di questi giovani furon dal Servo di
Dio condotti seco in certe grandi famiglie della città per l'edifica-
zione dei loro figli. E so anche che talvolta, per il medesimo &ne,
signori e patrizi della c5ttà conducevano i loro figlioli all'Ora-
toso d e nostre funzioni >>.
- cc Io sono pienamente convinto - dichiara il Can. Berrone
che Don Bosco abbia portato nelia tomba la stola deil'imocenza
battesimale. Si leggeva la virtù della castità nel sno sguardo, nel
suo contegno, nella sua parola, in tutti i suoi atti: bastava mirarlo
per sentir ii profumo di questa virtù S.

22.3 Page 213

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212
-V Se+?&$recon Dio
- - a l l Servo di Dio esclama il Teol. Reviglio era di una
castità angelica. Le sue parole, i suoi portamenti, i sdoi tratti
e in complesso ogni sua azione, spiravano un tale candore e un
alito verginale da rapire ed edificare qualunque persona che si
avvicinasse a lui, fosse pure un traviato. Nelle stesse carezze che
usava con noi, vi era un non so che di cosi puro, di cosi castigato,
di cosi paterno, che pareva infondesse in noi lo spirito della sua
castità, a segno che noi ci sentivamo rapiti e maggiomente ri-
soluti a praticare la santa castità ».
« L'amore che portava i1 Servo di Dio ai giovani, era più
che paterno -insiste Mons. Cagliero,- tuttavia non mai faceva
loro una carezza, n&baci, nè abbracciamenti. No1 vidi mai acco-
stare stretto al suo seno alcun giovinetto. Era un padre amoro-
sissimo in mezzo a' suoi figliuoli D: eppure c<rammento,che, ap-
pena io giunto dall'America, cioè alcuni giorni prima della sua
ultima infermità, il Servo di Dio m'intrattenne da solo nella sua
camera, dicendomi.
o - Sono contento del tuo ritorno: vedi, Don Bosco è x7ec-
&o, e non può più lavorare; sono agli ultimi della mia vita,
lavorate voialtri, e salvate la povera gioventù! Ti manifesto adesso
un timore (ed i suoi occhi s'inumidirono di lacrime) temo che
qualcuno dei nostri abbia a interpretar male I'aBezione che Don
Bosco ha avuto per i giovani, e che dal mio modo di confessarli
vicino vicino, si lasci trasportare da troppa sensibilità verso di
loro, e pretenda poi giustificarsi con dire che Don Bosco faceva
lo stesso, sia quando loro parlava in segreto, sia quando li con-
fessava. So clie qualcuno si lascia guadagnare dal cuore, e ne temo
pericoli spirituali S.
I1 primo Vescovo Salesiano, profondamente commosso, t r a -
quiilizzava 2 buon Padre, assicurandolo che egli e gli altri suoi
primi figlioli avrebbero attestato e portato ad esempio ai venturi
la sua viva carit8 per i giovani e la purezza verginale che ad essa
egfi aveva e voleva congiunta.

22.4 Page 214

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CAPO 111
TUTTO PER GLI ALTRI
Tanto mortificatoe temperante per sè, Don Bosco era W ' o c -
cbi e carità per prowedere ai bisogni e soccorrere le miserie altrui.
Aveva dawero un cuore largo come quello di Salomone: latitu-
dine?~cordis, quasi arenam quae est littore maris! ( I ) .
1,'Oratorio era come una gran famiglia, dove, lui vivo, furono
educati circa quindicimila giovani, e assai più ne furono cate-
chizzati e istruiti nei giorni festivi: e tutti godettero della sua ca-
rità.
aLe sollecitudini d'ogni sorta, che impiegava a favore dei
suoi figli, non possono esprimersi in poche parole - diceva Don
Rua. - Li occupava presso i padroni, h c h è non potk avere
comodità di tenerli in casa: li serviva egli stesso in refettorio, tal-
volta raccomodava i loro panni, tagliava loro i capelli, e faceva
più che da padre, da madre. Ammalati poi, si prendeva di loro
le più sollecite cure: li visitava sovente, li confortava, e quando
peggioravano, passava le ore del giorno e deiia notte per assi-
sterli, ed era parola, che correva nella nostra bocca, che dolce
sarebbe stato morire ali'Oratorio, per aver Sassistenza di Don
BOSCO R.
Mentre prowedeva a i bisogni materiali e spirituali di tutti
i suoi figlioli, aveva per ciascuno delicatezze paterne.
Narrava Don Sala, economo generale deiia Pia Societh,
che, essendo egli alunno deil'Oratorio, un giorno Don Bosco gli
- mandò a dire che lo attendeva. Corse immediatamente, e do-
mandb al Santo che cosa desiderasse. Voglio prendere il caffe\\
(I) I I I Reg., ni 29.

22.5 Page 215

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Zx4
-V Se?rtfire con D b
in tua compagnia! - gli rispose Don Bosco, e gli porse una tazza
con amorevolezza; quindi, delicatamente gli annunziò la morte
del babbo. il poveretto diede in gran pianto. Don Alasonatti,
presente, gli susurrò aii'orecchio: - Ti è modo un $adre: ma
te Ize rimane m altro! - E Don Bosco prese a dirgli che, se la
sua famiglia non avesse potuto pagare la modica pensione, egli
sarebbe pronto a tenerlo gxatuitamente per tutto il tempo degli
studi. I1 giovane si recò a casa per pochi giorni e di scriveva
al Santo: 4 Creda, le lacrime che io spargo per la perdita di mio
padre, se penso a Lei, in un istante si cambiano in altrettante
lacrime di consolazione D.
I giovanetti orfani e deielitti, in caso di malattia, non avreb-
bero avuto altro ricovero che ati'ospedale: e Don Bosco voleva
che fossero curati neii'Oratorio con ogni delicato riguardo, come
figli di buona famiglia.
Una mamma, venendo a sapere che le si era ammalato il
figliolo, corse ad assisterlo, portando una cesta piena d'ogni ben
di Dio. Era convinta che, neii'Oratorio, ii poverino non avrebbe
potuto ricevere grandi cure. Non appena lo vide, invece, ancor
grave, con la febbre sopra i quaranta, ma fatto segno alle più
affettuose sollecitudini, e constatò che non gli mancava uuiia,
e sentì che il medico lo visitava due volte al giorno, scoppiò in
pianto, e cadendo in ginocchio: «Buon Dio, esclamò, benedite
Don Bosco e la sua Casa u; e baciando il figliolo: <CEtn, figlio1
mio, continuò, rimani qui! Voleva condurti a casa, ma non
avresti le cure che hai qui; qui non ti manca nulla; questa è pro-
prio la casa del Signore, e Don Bosco è un santo!».
I1 Santo non aveva niente di suo, ma per provvedere il neces-
sario ai suoi figli di adozione non risparmiava nè fatiche, nè umi-
liazioni. Soleva dire nel semplice suo linguaggio: *La fame, che
obbliga il lupo ad uscir datia tana, per cercare il vitto ai suoi
lupicini, obbliga anche Don Bosco ad andar lontano per procu-
rare il pane a' suoi orfanelli u.
Gli accadeva sovente di ricevere amare ripulse, ma non se ne
offendeva, nè esse diminuivano l'ardore detia sua carità. <Vidi
io stesso - afferma Don Rua - lettere, ossia risposte ingiuriose
aiie domande di soccorso per i suoi poveri figli: e una volta m'in-
caricò di rispondere, indicandonu le parole, che doveva usare:

22.6 Page 216

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- I I I Tutto per gZ< altvi
2x5
- Scrivigli, mi diceva, che se egli non può, o non vuole aiutare
i miei orfanelli, è padrone di farlo: ma però l'ingiuriarmi, perchè
mi occupo di essi, non è cosa piacevole al Signore: presentandogli
tuttavia i miei rispetti, assicùralo, che non conservo perciò nes-
sun risentimento. - Ricordo che colui che ricevette tal lettera,
s'indusse a miti consigli, e divenne suo amico e ammiratore I).
Con tutti, ma specialmente con i Salesiani, la sua carità si
adattava mirabilmente ai bisogni, all'indole e al carattere di
ciascuno.
Nel 1866 - raccontava Gioa&o Berto, d o r a chierico, e
d'indole piuttosto cupa e solitaria - mentre accompagnavo Don
Bosco daila sua camera al teatro, passando per la scaletta deilo
studio e essendo solo con lui, mi disse: - Guarda, t u hai troppo
timore di Don Bosco; aedi che io sia ngoroso e molto esigente,
e perciò sembra che tu abbia timore di me. Non osi parlarmi
liberamente. Sei sempre in ansietà d i non potermi contentare.
Deponi pure ogni timore. Tu sai che Don Bosco t i vuol bene:
perciò, se ne fai deUe piccole, non ci bada; se ne fai deiie grosse,
te le perdona.
«Quando io attendeva ali'insegnamento nell'oratorio e nello
steso tempo frequentava l'Università - attesta il Can. Anfossi
- ritornava a mezzogiorno alquanto affaticato, e non poteva
indurmi a mangiare la polenta di meliga, che certe volte era ap-
prestata come minestra. Don Bosco, il quale non era meno affati-
cato di me, stava mangiando lo stesso cibo, e vedendo che io
indugiava nel portare il cucchiaio d a bocca, dava ordine di por-
tarmi brodo o minestra. Gli altri professori fecero rimostrame
per lo stesso motivo, e Don Bosco, riconoscendo il loro bisogno,
fece dlre al cuciniere che a loro richiesta desse del brodo... Egli
intanto cadeva ammalato, e dovette tenere il letto ».
(1 singolare - prosegue Don Giovanni Garino - come fra
tante occupazioni si prendesse tanta cura dei chierici e della loro
salute. Ogni mese, oppure due, immancabilmente domandava a
quelli che non potevano essere aiutati dai parenti, se loro occorres-
sero abiti, scarpe, e altri oggetti personaii... Per certi altri giovani,
o chierici, trovava protettori che pagassero per loro un po' di
pensione anche in Seminario... Essendo io nei primi anni del mio
chiericato ail'oratorio, mi cercò una ricca signora, la quale si

22.7 Page 217

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216
-V Sewfiye con Dio
prendesse cura di me, per quanto mi potesse occorrue. E vera-
mente la pia signora si prese di me le più soiicate cure, mandando
a Don Bosco, a tempi fissi, certa somma di denaro destinata a me.
E a dati tempi era certo che Don Bosco mi chiedeva, se avecsi
bisogno di questo o di quelio, che esponessi liberamente, che
ndla mai mi sarebbe per mancare. Io allora richiamava alla mente,
come ricordo ancora adesso, le parole che Don Bosco dissemi nel
febbraio del 1858, quando ebbi la disgrazia di perdere mio padre:
- Ricòvdati, Garino, che in me aurai se~i$rezm padre a.
Per tutti aveva un iuteressameuto paterno, per tutti un
posto di predilezione nel cuore, e da tutti era singolarmente
- riamato. P Lasciate che ve lo dica - scriveva a quelli di Lanzo
il 3 gennaio 1876 e niuno si offenda, voi siete tutti ladri: lo
dico e lo ripeto, voi mi avete preso tutto. Quando io fui a Lanzo,
mi avete incantato colla vostra benevolenza e amorevolezza,
mi avete legato le facoltà della mente colla vostra pieta; mi ri-
maneva ancora questo povero cuore, di cui m i avete già rubati
gli affetti per intero. Ora la vostra lettera, segnata da 200 mani
amiche e carissime, ha preso possesso di tutto questo cuore;
ivi ndia più è rimasto, se non un vivo desiderio di amami nel
Signore, di fami del bene, salvare l'anima di tutti o. E promet-
tendo una visita e avvisandoli che il 15 del mese avrebbe cele-
brato la S. Messa secondo la loro intenzione, concludeva: <Voi
mi farete la ca6tà di fare in quel giorno la S. Comunione, perchè
anch'io possa andare con voi in Paradiso o.
Non si può dire quanto amasse ciascuno dei suoi figli! Quando
fu presso a morire, tra quelli che lo circondavano sorse una gara
per appropriarsi il vanto d'essere il prediletto. Ciascuno addu-
ceva deiie prove, ciascuno credeva d'essere il vincitore; ma com'eb-
bero tutti detto quello che avevano da dire, si convinsero che
Don Bosco aveva portato a ciascuno taut'affetto, come se cia-
scuno Cosse stato l'unico suo figliolo.
Fin dai primi anni del suo apostolato, aveva egli stesso espo-
sto questo programma di carità. e Era il gioino 20 giugno 1852.
Si era benedetto l'oratorio di S. l~rancescodi Sales, e davanti
ai benefattori deli'opera Don Bosco fece la predica. I o - narra
Don Francesia - l'aveva accompagnato sul pulpitino. Dopo
d'aver detto dei suo sistema per trattenersi in mezzo ai giovani

22.8 Page 218

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- 111 T%#& $89 gli dt*i
=I7
e guadagnarsi la loro benevolenza, uscì in queste parole: - Se
uno di voi mi domandasse, se io voglio bene ai miei figli, io ri-
spondo di sì, ed a tutti ugualmente: come se uno mi chiedesse,
se voglio bene alla mia mano, e a ciascuna deile mie dita. Se
mi dicesse di doverne fare sacrifizio, col lasciarmene tagliare
- uno, io risponderei di no... u
$La perfezione della carità
aggiunge Don Rua - mo-
veva il buon Padre eziandio ad aver speciali riguardi ai mem-
bri del suo personale, che si fossero resi in modo particolare be-
nemeriti, sia nei casi d'infermiti, sia in circostanze di partico-
lare bisogno I).
Col dilatarsi deUa Pia Società, il Santo ebbe a soffrire per la
lontananza dei suoi figlioli, sopratkutto al pensiero che alcuni di
!oro soffrissero, perchè obbligati dal dovere a vivere lontani da lui.
Dice Don Albera, che a parecchi diede ordine di recarsi a Torino
per parlargli ogni due mesi, pagando loro il viaggio.
Fin&& potè, cioè fino al 1884, tutti gli anni scriveva di pro-
prio pugno una lettera ai singoli missionari, sacerdoti, chierici
e laici, partiti per l'America; e con quanto cuore! A Don Cagliero
inviava regolarmente due lettere al mese: e il 16 febbraio dei
1876, tre mesi dopo la partenza, gli scriveva affettuosamente:
u Ieri si fece teatrino e si rappresentò la famosa"Disputa tra un
avvocato ed ztn mi?zistro protestante", e riuscì brillante. Mino cantò
il"Figlio dell'EsuZemcon ottimo successo; ma il pensicro che Sau-
tore deila musica era cotanto lontano, mi ha profondamente
comosco: quindi in tutto il tempo dei canto e deila stessa rap-
presentazione, non ho fatto che, pensare a i miei cari Salesiani
di America s.
Tant'affetto paterno crebbe cogli anni a segno che, fin dal
1884, preparò una tenerissima lettera da inviarsi a tutti i suoi
- figli dopo la sua morte. Vi raccomando diceva - di non pian-
gere la mia morte. Questo è un debito che tntti dobbiamo pa-
gare, ma dopo sarà largamente ricompensata ogni fatica so-
stenuta per amore del nostro Maestro, il nostro buon Gesù. In-'
vece di piangere, fate deile ferme ed efficaci risoluzioni di ri-
maner saldi neila vocazione sino alia morte » (I). Egii, invece, nel
(I) Ved. Appendice V : Lettsra-Testamento ai Salesiani.

22.9 Page 219

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218
-V Semfwe wm Dio
1886, venendosi a discorrere della sensibitità del cuore, canfes-
cava che non poteva più raccomandare nella S. Messa i Misin-
nari per la troppa commozione che ne provava, «tanto da re-
starne soffocato. - Mora (diceva scherzando) sono costretto
a pensare a Gianduja e a distrarmi affatto! 1).
«Negli ultimi a m i - osserva Don Cerruti - le parole che
gli uscivano di bocca, erano sempre parole di pace e di carità.
Ricordo, che dovendo andare a quando a quando a visitare al-
cuni nostri Istituti, ero solito domandargli nel partire queiio
che dovessi dire a suo nome. -Di' loro, rispondeva, che si amino
da buoni fratelli, si aiutino, e si sappiano compatire gli uni gli
altri ».
Le attenzioni più delicate, dopo i suoi, erano dirette ai be-
nefattori, tra i quali annoverava i genitori dei Salesiani e delle
Figlie di Maria Ausiiiatrice. Per essi nutriva una benevolenza
paterna: li assicurava deiie benedizioni di Dio sino aiia terza
ed aiia quarta generazione: se versavano in strettezze, li soccor-
reva come meglio poteva: e quando divenivano impotenti al
lavoro, li accoglieva ali'oratorio, ove formavano come una fa-
miglia a parte. Anche il padre di Domenico Savio chiuse, così,
tranquulamente i suoi giorni all'ombra del Santuario di Maria
Ausiliatrice.
Per le mamme aperse un Istitrto o Casa a Mathi Torinese.
che intitolò a S. Francesca di Chantal, affidandone la direzione
aiie Figlie di Maria Ausiliatsice, con una raccomandazione sola:
"provvederle di tutto ". Un caro episodio irraggia una luce di
paradiso su quest'opeia del Santo.
Un giorno di maggio del 1857. verso le due pomeridiane,
certa Margherita Poutrianne, si avvicinava al S. Curato d'Ars,
- neiia Chiesa Parrocchiale, dietro Saltar maggiore, e gli esponeva
il desiderio di farsi religiosa. I1 Santo Vianney le rispose:
Povero babbo! ha tanto bisogno di sua figlia! - La giovane,
che non gli aveva manifestato come da quindici anni avesse il
padre infermo, restò sorpresa, ma insistette: - Tuttavia non
vorrei morire nel mondo1 - I1 Curato alzò gli occhi al cielo, e
dopo qualche istante di silenzio, ripetè di se,&to: - Santa di
Chantal! Santa di Chantal! Santa d i Chantal! - La giovane Sin-
terrogb: - Dunque debbo enliare tra le Visitandine? - I1Santo

22.10 Page 220

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111 - Twfto +e? gli d1ti
z19
le rispose: - Figlia mia, voi non morrete nei mondo: ma la
casa religiosa, dove dovete morire, non esiste ancora; - e strin-
gendole amabilmente le mani, la congedò aggiungendo:-Figlia
mia, che croci! che croci! Coraggio, coraggio. - Margherita
tornò a casa, assistè il babbo sino alla morte: in se,&to prese
stanza nella nostra Casa di Saint-Pierre de Canon, ad imitazione
di Mamma Margherita. Quando avvenne la soppressione dei
Religiosi in Francia, ella, insieme con i Salesiani espulsi, passò
in Italia, e fu inviata da Don Rua a MaM. Solo allora - ella
scrive, - u quando m i trovai nell'lstituto S. Francesca di Chantal,
io compresi esattamente la parola del Curato d'Ars ».
Don Bosco era pieno d'intima carità anche con gli estranei.
Quanti versavano in pietose condizioni di anima e di corpo, ri-
chiamavano le sue sollecitudini. Abbiamo accennato alle cure
che aveva per i carcerati e i condannati a morte, aile visite quo-
tidiane agli ospedali, all'assistenza che prestava ai moribondi.
I1 suo ministero era ricercato presso gli infermi, perchè sapeva
infondere una grande contidenza neil'iniinita misericordia di Dio.
Ubaal compassione aveva per i poveri. Una volta si recò da
lui un democratico ardente, il quale, trovandosi in gravi angu-
stie, lo pregò di dargli una piccola somma, di tre franchi almeno,
per comperarsi una camicia, assicu-andoloche sarebbe ritornato
a saldare il suo debito. I1 Santo tasta il borsellino quasi vuoto,
volge gli occhi verso il letto e, vista una camicia, bella e pulita,
che era stata preparata per lui, la prende e gliela dà dicendo:
- Ecco! Aurwn et arge%tum non est mihi, quod autem habeo,
hoc tibi do. - I1 pover'uomo lo guarda con aria d i stupore e gli
chiede: - Ma e lei? -Non si crucci per questo, la Provvidenza
che provvede a lei quest'oggi, saprà ben provvedere a me do-
mani! - Quegli rimase così commosso, che, sciogliendosi in la-
crime, gli si gettò ai piedi esclamando:
- Oh! quanto bene può fare un prete!
Finchè ebbero stanza in Torino la Real Casa e i Ministeri,
molti poveri solevano rivolgere suppliche aile primarie Autorità
per esser sollevati daile loro miserie; ma, non sapendo saivere,
ricorrevano a Don Bosco, e il Santo ascoltava pazientemente
i loro racconti, e li rimandava soddisfatti. Per cinque o sei anni,
egli stesso, gratuitamente, compì questo lavoro, e il più delle volte,

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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220
V - Sempre con Dio
subito dopo il pranzo. Più tardi, quando potè destinare una stanza
a uso di porteria, dispose che, in ceite ore, vi si trovasse qual-
cuno a ricevere que' poveretti e a stendere debitamente le loro
suppliche.
Povero com'era, Don Bosco non rimandava nessuno senza
soccorso. Un giorno andava per Roma, quando gli f u chiesta
a un'elemosina. Si volse subito a Don Berto, chiedendogli qualche
soldo: e siccome questi gli fece osservare che era troppo grande
il numero dei poveri per poterli soddisfar tutti, rispose:
- Non sai che sta smitto: Date et dabitur vobis?
Egli dava a tutti. A chiunque ricorresse a lui per un'opera
- buona, benchè fossero sempre grandi i bisogni suoi quotidiani,
egli dava, dicendo: La Prowidema c'è per tutti. «Nei viaggi
- attesta Don Berto - dovendo prendere vetture pubbliche,
terminata la corsa dava sempre qiialche soldo di più al vetturale,
- oltre la pattuita mercede, dicendo con buona grazia: Questo
- è ;ber voi. A me, che non sapeva darmi ragione di questa sua
- larghezza, Gceva: Guarda, io colgo quest'occasione per fare
un po' d'elemosina a questa povera gente e dir loro qualche buona
parola, di cui hanno tanto bisognos.
Era a Mathi e, in compagnia di Don Bussi e di Don Viglietti,
partì per recarsi a Nizza Monferrato; e fu l'ultima visita che il
Santo fece alla Casa Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Giunti alla stazione d i Borgo Dora, andarono a Porta Nuova
- in vettura, e Don Bussi pagò la mercede pattuita al fiaccheraio.
Don Bosco gli domandd: - Quanto gli hai dato di mancia?
Cinquanta centesimi. - Troppo poco, osservò, e cavando una
- moneta di tasca, gliela porse dicendo: - Pòrtagli anche questa
lira, e pregalo di accettarla. Quindi lo ammoniva: - Un prete,
più degli altri, dev'essese generwo con quelli che lavorano ma-
nualmente. Eravamo tre in carrozza, e non k troppo cinquanta
centesimi di mancia caduno.
E spesso non a pochi centesimi, o a piccole mance, si riduce-
vano le sue elemosine. Quando si trattava di persone pericolanti,
o decadute, dava molto di più: e cioè biglietti da cinque, da venti,
e talora anche da cento1
Bons. Morganti disse di non aver riscontrato, in nessun altro
Servo di Dio, così viva e profonda la virtù della riconoscenza,

23.2 Page 222

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- I11 Tutto per gEi alte
221
come in Don Bosco; invero un cuore, cosi grande e pieno di ca-
rità con tutti, non poteva non sentire una speciale tenerezza per
i benefattori.
U Santo non mancava mai di ringraziare chi gli faceva un'of-
[erta: fosse anche di pochi centesimi, ne accusava ricevuta con
biglietto di visita: se toccava le due lire o una lira e mezza, scri-
veva o faceva scrivere una lettera. In ogni circostanza aveva le
espressioni più delicate per i Cooperatori e le Cooperatrici Sa-
lesiane: ripeteva che solo con la loro cariti poteva mantenere e
far un po' di bene a tanti poveri fanciulli: pregava e faceva pre-
gare per loro ogni giorno i suoi alunni: raccomandava Comunioni:
celebrava e faceva celebrar messe; e stabiliva che ogni giorno
per loro si recitasse un Pater, Ave e Gloria da tutti i ricoverati.
Don Bosco non dimenticò mai neppur uno dei beneiizi ricevuti.
Ad Alassio, un mattino, nell'atto di uscire dalla sacrestia per
celebrare, chiamò a se Don Cerruti e gli disse: - Sai! questa
mattina intendo di celebrare la S. Messa in modo particolare
per Don Vailega, quel prete tanto pio, il quale ci fece Za tale
carità anni sono. - lasciava passar occasione senza mo-
strare ai più benemeriti la riconoscenza più profonda. In ogni
fausta circostanza di onomastico, di matrimonio, di qualche ono-
rificenza ottenuta, o di fortune acquistate, mandava loro i suoi
augnri, n& ometteva le più cordiali e cristiane condoglianze,
se li colpiva qualche sventura.
Pel capo d'anno impiegava un mese intero a mandare, in ogni
parte, lettere autografe di augurio; cui, spesso, aggiungeva graditi
omaggi di qualcuna delle sue operette.
Ai più vicini inviava anche altri doni. Ricevendo in regalo
cose rare e prelibate, invece di servirsene per la casa, ne faceva
distribuzione ai benefattori più insigni, cui poteva con prestezza
farle pervenire. Erano primiziedi frutta o di legumi, owero lepri,
gaUioacci e vola% ricercati, e più spesso dolci e vini prelibati.
In questi invii non dimenticava nemmeno quei funzioud che
avevano favorito in qualche modo i suoi giovani, o cooperato
alle sue iniziative. Queste gentilezze gli raddoppiavano le simpa-
tie; ed egli raccomandava ai direttori dei suoi Istituti che si fa-
cessero scambio, a questo scopo, delle rarità più apprezzate dei
vasi luoghi.

23.3 Page 223

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222
-V Sempre con Djo
Per molti benefattori ottenne dai Papa, o dai Re, speciali
onorificenze; e noi abbiamo udito ii Conte Cibrario, compiacersi
degli aiuti che, a questo scopo, aveva prestati al Santo, e nar-
rare com'egli stesso avesse posto per condizione, a certi stranieri,
che smaniavano di esser fatti cavalieri, di versare una somma
a favore delle Opere di Don Bosco.
I1 Santo era poi mirabilmente sollecito neil'ottenere ai bene-~
fattori e aile loro famiglie favori spirituali d'indulgenze e bene-
dizioni dal Sommo Pontefice ed altre simili grazie; e con frequenza
spediva loro sacre immagini con queste parole, scritte di sua
mano: a Dio benedica i benefattori delle O$ere Salesiane I).
Per la 'stessa ragione prestava loro qualsiasi servizio, per
quanto potesse parer gravoso. Richiesto di un sacerdote per cele-
brare anche in siti lontani, con strade incomode e ad ora tarda, non
esitava punto, anche quando si trattava di continuare per lungo
tempo; e se qualcuno gli faceva notare che tale impegno era
- un po' troppo pesante, rispondeva: - È un nostro benefattore:
facciamo anche noi un sacrificio per favorirlo! e più volte
egli stesso fece dei viaggi per celebrare o predicare, cedendo ai
pressanti inviti di chi soccorreva i suoi giovinetti.
Per lui anche un semplice desiderio era un comando. Una
signora, pes appagare i suoi bambini, cercava alcuni uccelletti,
e Don Bosco glie ne mandò una nidiata ancor implume. Quella
famiglia restò tanto commossa al dono inaspettato, che si mise
in ginocchio intorno alia tavola, sulla quale era stato posto ii
nido, e pregò per il Santo. Quindi alievò quegli uccelletti, e quando
furono atti a volare, diede loro la libertà, mandando nello stesso
tempo un'elemosina all'Oratorio.
U. cuore di Don Bosco si commoveva anche per i più piccoli
... servigil Un fanciullo che gl'indicasse la strada, un servo che
gli accendesse la lucerna, un familiare che gli recasse un bic-
chier d'acqua, o facesse anche meno per lui, era sicuro di esser
ringraziato. Sovente, dopo una visita o una conferenza un po'
lunga, noi lo abbiamo udito esclamare: G Vi ringrazio che abbiate
avuto la pazienza di sopportarmi e ascoltarmi B.
Un giorno, un suo sacerdote, essendo in viaggio, erasi recato
con una schiera di alunni presso un buon parroco, che avevali
tenuti a pranzo con sè. - E tu che cosa gli hai dato in com-

23.4 Page 224

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- I I I Tutto per gli altri
223
- penso? chiese a quei prete, che gli narrava l'ospitale acco-
glienza ricevuta. - Io? che cosa dovevo dargli? - Quel buon
parroco è scarso di mezzi. Tu dovevi chiudere in una busta un
biglietto da cento lire, e darglielo sigillato, pregandolo di cele-
biare una Nessa per te e per i tuoi giovani. Ciò ti serva di norma,
perchè in certi casi non bisogna essere stretti di mano. Del resto
saprò io rimediare ai tuo sbaglio. - Co.9 povero com'era, Don
Bosco era generoso come un Re!
Negli anni in cui attendeva agli studi ginnasiali neUa città
di Chieri, più volte, come si disse, per le strettezze deila fami-
glia doveva patir la fame, e i compagni, ai quali era carissimo,
se ne avvedevano; ed uno, Giuseppe Blanchard, spesso, come
narrammo, gli recava in dono frutta e pane. *Ebbene, narrava
il buon Blanchard già vecchio, Don Bosco non si dimenticò di
me, nè arrossi di confessare quel poco che io aveva fatto per
lui, quando era giovane e si trovava cosi in disagio. Io l'aveva
perduto di vista e, se l'avessi incontrato forse non avrei più osato
n&salutarlo, nè a w i c i n d , tenendo per certo che non m'avrebbe
più riconosciuto. Quanto m'ingannavo! Un di, mentre io portavo
in una mano un po' di pietanza e daraltra una bottiglia di
vino, lo incontrai in Chieri, in mezzo a molti preti, venuti per
- riverirlo, sulla porta deUa casa Bertinetti, dov'era alloggiato.
Appena mi vide, lasciò la compagnia e mi venne a salutare:
Oh! Blanchard, e come va? - Bene, bene, signor cavaliere; io
risposi. - E perchè tu ora mi chiami cavaliere? Perchè non mi
- dài dei tu? Io sono il povero Don Bosco senza titoli, e niente
altro! Perdono!... credevo che a quest'ora... - E intanto
cercava di sbrigarmi, perchè, male in arnese e col mio pranzo
in mano, non osava discorrere cosi alla domestica con Don
Bosco, che mi pareva diventato un gran personaggio. Ma Don
Bosco mi disse: - Non vuoi più bene ai preti? - Oh si, che
voglio sempre bene ai religiosi, ma in questo arnese non oso
fermarmi qui. - Mora Don Bosco soggiunse: - Mio caro, m i
ricordo che, quand'ero studente, mi h i tolto tante volte la fame,
e sei stato neile mani deila Divina Provvidenza uno dei primi
benefattori dei povero Don Bosco. - E rivolto a t*uttiquei preti
che l'accompagnavano, esclamò, additandomi: - Signori! ecm
uno dei miei primi benefattori1 - E dopo che ebbe narrato il

23.5 Page 225

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224
-V Smpve con Dio
- fatto, mi disse: - Ci tengo assai che tu sappia come io ricordi
sempre il bene che mi hai fatto. E, stringendomi la mano,
mi soggiunse: - Ogni qual volta dovrai recarti a Torino, vieni
a pranzo da me i).
Dieci anni dopo all'infirca, nel 1886, Blanchard, udite notizie
poco liete delia salute di Don Bosco, finalmente si decise a venire
a Torino e aii'oratorio. I1 portinaio, vedendolo entrare, lo fermò
e chiestogli il motivo che lo conduceva, gli disse: - Oggi non
- si può parlare con Don Bosco. Oh!... esclamò Blanchard:
- Don Bosco è o non è in casa? È in casa, ma non dà udienza,
perchè infermiccio... - Non importa! egli m i ha da ricevere,
perchè me lo disse mille volte di venire! - Sarà, osservò il por-
tinaio; ma oggi non posso lasciar entrare alcuno: l'ordine è per
tutti. - Sì, per tutti, ma ad eccezione di me, che sono amico
suo d'infanzia. Oh non mi dia questo dispiacere! Tanto più che
non istà guari bene: motivo più forte perchè io lo a'abia a vedere
A così ingenua insistenza, il portinaio avvisò che un fore-
stiero desiderava vedere Don Bosco, e la risposta fu che entrasse
pure. ii buon vecchio, arrivato in anticamera, incontrò una nuova
difficoltà nel segretario che intendeva presentarlo a Don Rua,
quand'ecco si aprì una porta e comparve Don Bosco, il quale,
riconosciuto i'amico alla voce, pur trascinandosi a stento, veniva
a toglierlo d'imbarazzo. Presolo per mano, lo fece entrare e se-
dere presso di sè, lo interrogò deila sua salute, della famiglia,
de' suoi &ari, e quindi gli disse, con l'accento della più viva s a -
- titudine:
Son tanti anni che ci siamo conosciuti, sono vecchio e ma-
laticcio, ma non dimentico mai quel che facesti per me nel tempo
delta nostra fanciullezza. Pregherb per te, e tu non dimenticare
ii tuo povero Don Bosco!
Dopo mezz'ora, vedendolo affaticato, Blanchard si ritirò; e
Don Bosco raccomandò che fosse accompagnato a pranzo, e,
non potendo discendere egli stesso in refettorio, volle che Blan-
chard occupasse il suo posto in mezzo a i superiori, ai quali il
brav'uomo narrò quanto gli era occo~so,e le parole di ricono-
scenza che Don Bosco gli aveva ripetute.
Somma era la riconoscenza che aveva per tutti i benefattori!
Per vari di loro, fin dai 1884, scrisse alcune lettere da inviarsi

23.6 Page 226

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- III Tatto per gli alhr'
225
dopo la sua morte, e voUe che una lettera tenerissha, piena
- di riconoscenza, fosse inviata a tutti i Cooperatori.
@Sento diceva a questi - che si avvicina la $ne della mia
uita ed è prossimo il giorno in cuZ dovrò pagare il comune tributo
alla morte e discendere nella tomba. Prima di lasciarui per sempie
su questa terra, io debbo sciogliere un debito verso di voi, e cosi
sodisfare ad un grande bisogno del mio cuore... Senza la vostra
carità io avrei potuto fare poco o nulla: colla vostra carità abbiamo
invece coofierato colla grazia di Dio ad ascizlgare molte lagrime e a
salvare molte anime... D.
E pregandoli di continuare il loro aiuto al suo Successore,
ii assicurava di aver disposto che si pregasse sempre per loro:
A vostro incoraggiawnto e confouto lascio n1 mio Successore che
nelle comun; e private #reghiere, che si fanno e si faranno nelle
case salesiane, siano se@re com@resii nostri Benefattori e le nostre
Bev*efattrici, e che metta ognora l'intenzione che Dio conceda il
centufilo della loro carità anche nella vita firesente colla sanità e
concordi# ~zeZJafamiglia, colla firosfierità nelle campagne e aqJi
uffari,e colla liberazione ed allontanamento da ogni disgrazia n (I).
Ancora m rilievo.
Anche verso coloro che lo oltraggiavano brillò in modo lu-
- - RIIIOSO la carità dei Santo. Erano i primi tempi deii'oratorio
r <uina domenica, dopo le funzioni narra Giuseppe Brosio
non vedendo Don Bosco nei cortile, lo cercai in ogni angolo deiia
Casa, e lo trovai finalmente in una camera, contristato e quasi
piangente. Insistendo io, perchè mi dicesse il motivo di quei suo
dolore, mi soggiunse che un giovane l'aveva oltraggiato grande-
mente. " Riguardo a me, diceva, non importa: ma il più che mi
duole, si è che quel tale si trova sulla via della perdizione".
Queste parole mi punsero vivamente, che, fremente d i rabbia,
meditava un'aspra vendetta contro di quei giovane. Don Bosco
si avvide deiia mia alterazione, e tutto ridente mi disse: "Tu
- vuoi vendicare Don Bosco, e hai ragione: ma la vendetta la fa-
remo insieme, sei contento?". - Sì! gli risposi. Ma la rabbia
che mi dominava in quei momento, non mi lasciava vedere che
(I) Ved. Appendice V I : Lettera-Testamento ai Cooperatora'.
- 1s G. 8. LBMoma. Vir. di S. Oiaid Bosco. Vol. 11.

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226
-V Sempre con Dio
la vendetta di Don Bosco era il perdono ed il pregare per lui.
Diiatti Don Bosco mi condusse a far la preghiera pel compagno
e stette tempo notevole iu orazione. Credo che abbia anche pre-
gato per me, perchè, tutto in un momento, mi son sentito cam-
biar sentimenti; e lo sdegno, contro quel compagno, anche in me
si voltava in amore verso di lui; e Don Bosco, usati, mi disse
che la vendetta del vero cattolico è il perdono e il pregare per
le persone che ci offendonoI).
Così egli fece anche in mezzo aile più gravi tribolazioni. a L'ho
sentito più volte ripeterci il diligite inivzicos vestros et benefacite
his qui oderunt vos - depose il Card. Cagliero - e non l'intesi
mai a mormorare o sparlare dei suoi awersari: non disse mai
parole che sapessero di rancore o di vendetta, o fossero loro in
qualche maniera ingiuriose. Invece, era solito dire: - Eh! là,
pazienza, anche questo passerà! Buona gente, se la $rendom contro
Don Bosco, che von cerca che fare del bene! Avremo dunque da
lasciare che si perdano le aninze? Avversavo, senza volerlo, l'o$era
di Dio! Egli saprà bene sventare le Imo trame! i).
Essendo un tale, che aveva attentato aiia sua vita, caduto
in mano alla giustizia, egli fu chiamato a depone contro di lui,
- - e gli ottenne il perdono e 3 condono deiia pena: a solo si racco-
mandò al Tribunale dice Don Rua che volesse tutelare
la sua persona; il che venne eseguito coll'aiiontanamento di quel
pericoloso soggetto dalla città di Torino. Questo fatto lo seppi
da Don Bosco stesso, e da chi l'aveva accompagzato al Tri-
- bunale n.
Poteva quindi, sul letto di morte, ripetere ai suoi figli:
Diligite inimicos vestros, et benefacite his qui oderunt vos - e la-
sciare ad essi queste raccomandazioni solenni:
«Sarà per voi una beiia giornata, quando vi riesca vincere
coi benefizi un nemico, o fa^ un amico.
H Norz mai tramonti i l sole sopra la vostra iracondia, lzè mai
richiamate alla memoria le offese perdonate; non mai ricordate il
danno ed il torto dimenticato.
- o Diciamo sempre di cuore: - Dinzitte nobis debita noslra, sicut
et %osdimittimus debitoribus nostris; ma con una dimenticanza
assoluta e definitiva di tutto ciò che in passato vi abbia cagionato
qualche oltraggio, ed amiamo tutti con amore fraterno! u.

23.8 Page 228

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CAPO IV
TUTTO DI DIO!
In un colloquio avuto col S. Padre Pio X, Mons. Salotti os-
servava, che «nello studiare il voluminoso processo di Torino
per i'introduzione della Causa di Don Bosco, più che la grandezza
e l'esteriorità deli'opera sua colossale », lo aveva colpito u quelia
vita interiore di spirito, da cui nacque e si alimentò tutto il
suo prodigioso apostolato~).E quel Santo Pontefice conveniva
che ala mirabile opera di penetrazione, fatta dai Salesiani in
pressochè tutte le parti del mondo, anche le più difficili ed ino-
spiti I), non poteva <ailtrimenti spiegarsi, se non connettendola
con la santità del Fondatore 1).
La santità di Don Bosco, solo da chi gli era famiiiare, potè
essere ammirata nella sua realtà. Un'eroica mortincazione, con-
giunta a una profondissima wniltà, lo aveva abituato con tanta
naturalezza aila pratica della virtù che, d'ordinario, il suo tenor
di vita non faceva quasi nessuna impressione a chi l'osservava
superficialmente: ma quanti tenevan l'occhio fisso su lui stupi-
vano nel contemplare la vigorosa e perenne bellezza deli'anima
sua.
- Era tutto di Dio!... u Ben si può dire affermò Don Rua
- che in tutta la vita di Don Bosco l'amor di Dio fu il movente
di tutte le sue opere, l'ispiratore di tutte le sue parole e il centro
di tutti i suoi pensieri e dei suoi d e t t i... Ho vissuto al fianco
di lui per trentasette anni, e quanto più penso al suo tenor di
vita, agli esempi che ci ha lasciati, agli insegnamenti che ci ha
dati, tanto più cresce in me la stima, la venerazione, l'opinione
di santità, in modo da poter dire che la sua vita fu tutta del Si-
gnore. Mi faceva più impressione osservar Don Bosco nelle sue

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228
V - Seffqbiecois Dio
azioni. anche più minute, che leggere e meditare qualsiasi libro
devoto >>.
Cotesta impressione divenne ognor più forte col volger degli
- anni.
<iDi ritorno dali'America - dichiara il Card. Cagliero
trovai il Servo di Dio più sensibile e più ardente nella sua ca-
rità, più unito a Dio, e maggiormente ripieno di spirituale bontà:
vidi anzi, se Samor filiale non m'inganna, la sua veneranda ca-
nizie circondata da una specie di celeste aureola e di angelico
aspetto ed in qualche modo già quasi gloriiicata la sua vita,
spesa tutta nel sacrilizio di sè stesso per la gloria di Dio e la sal-
vezza delle anime i>.
ii Santo viveva abituaImente di fede. Di fede erano i suoi
pensieri, di fede le parole, dalla fede ispifati e guidati tutti gli
atti suoi. Dio e la sua gloria erano lo scopo della sua vita. I n
casa e fuori di casa: nei viaggi, a piedi, in carrozza, nel tram e
nei convogli: discorrendo con i suoi o con estranei: era sempre do-
minato dal pensiero di Dio e dal desiderio di accrescerne la gloria.
In qualunque circostanza, anche in mezzo ad occupazioni ma-
- - teriali disparatissime,« la sua mente e il suo cuore si sollevavano
a Dio D. Talvolta dice Don Rua mentre veniva accompa-
gnato la sera ad ora tarda a riposo, usi fermava a contemplare
il cielo steiiato, e c'iutratteneva, immemore della sua stanchezza,
a discorrere deli'immensità, onnipotenza e sapienza divina. Altre
volte, d a campagna, ci faceva osservare la bellezza dei campi,
dei prati, l'abbondanza e ricchezza dei frutti, e con ciò conduceva
il discorso a parlarci delia diviua bontà e provvidenza, di modo
che ben sovente ci aweniva di esclamarecoi discepoli di Emmaus:
Nonne cor nostrum ardens erat in nobis, d u ~ nloquwetur in via? I).
E ciò non aweniva solo <i nelie conversazioni che teneva coi
suoi figli, ma bensì con qualunque persona, anche altolocata,
sia dei ceto ecclesiastico, sia dei civile o miktare n. A Marsiglia,
in casa di un'insigne benefattrice, prese un fiore, m a "viola del
pensiero", e rivolto alla signora le disse: - Le a% pensiero, il
pensiero dea'eternitù. S i ricordi che non dobbiamo mai fierderto
di vista. Tutto ciò che faremo e diremo, sia sempre diretto a questo
$ne. Tutto passa a questo mondo: solo L'eternitd non termina mai.
Cerchiamo che la nostra ebrnitù sia felice e piena di consolazioni!

23.10 Page 230

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- IV Tutto di Dio!
,229
- La bontà di Dio, l'amor di Dio, il servizio di Dio erano gli
spunti favoriti dei suoi discorsi. Come è buono il Signore, e
- quanta cura si prenda di noi! - Iddio è un buon Padre, che non
permette che siamo tentati sopra le nostre forze. Iddio è un buon
- fiadrone, che +lo%lascia senza mercede neppure u n bicchiw d'acqua
dato per suo amore. Amiamolo! amiamolo Iddio! Vedete, come
è stato buono con i z o i... Creò tutto per noi: sa' fece uomo per coi,
pati per noi: istitui la SS. Eucaristia per stare con noi: a ogni
istante ci colma di bene$&! - Q u a d o si tratta di servir Iddio,
che è cosi b m Padre, bisogna esser pronti a qualunque sacr$z;o!
- - Ricordatevi che la fede s e m le opere è morta, Facciam tutto
- quello che possiamo alla maggior gloria d i Dio. Tutto fiw il
Signore: tutto per la sua gloria!
Queste faville di fede erano sempre d'una vivezza maravi-
- gliosa. Quando poi discorrevaex professo di Dio, incantava chiun-
que. a Ciò awmiva attesta Don Rua - allorche parlava dal
pulpito, oppure anche solo dalla cattedra a tutti i suoi figli: giao
chè allora, nel parlare della sua bontà, della sua prowidenza,
come anche nel trattare dei misteri della sua Passione, del Sangue
versato per la salvezza delle anime, lo si vedeva talvolta entù-
siasmarsi, ed altre volte commoversi in guisa da restargli soffo-
cata in gola la parola; il che produceva neli'udienza mirabili
effetti di commozione e di conversione. In modo speciale poi,
ciò gli aweniva quando ci raccomandava di pensare alla salvezza
della nostra anima. Allora, dopo averci rammentato ciò che Gestì
Cristo aveva fatto e sofferto per la salvezza delle anime, ci incul-
cava come il suo più gran desiderio era quello di salvare le anime
nostre ».
a Catechismi, prediche, discorsi, novene. missioni, tutto in-
dirizzava ad uno scopo solo: a salvar anime. L'ho sentito più
volte a dire, nana Don Francesia: - Sapete per&& Don Bosco
vi vuole cosi bene? perchè avete un'anima che i? tanto preziosa:
- e, per salvar quest'anima, io faccio già qualche cosa, ma il Si-
gnor? ha fatto molto di piiii Queste parole soleva dirle con
una tenerezza particolare, e diScilmente noi potevamo sentirle
senza esserne commosci u.
Anche negli scritti, sia nelle tante opere che diede alle stampe,
sia nelle lettere familiari, aveva sempre dinanzi alla mente la

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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230
V - Sempre con Dio
gloria di Dio. Non v'&, forse, una sua lettera, in cui non si lcgga
il nome di Dio, o di Gesù Cristo, o della Divina Madre: talchè
usi può dire di lui, - nota Don Rua - ciò che S. Bemardo di-
ceva di stesso, che qualunque discorso, qualunque scritto gli
tornava insipido, se non vi trovava il nome di Dio, o di Gesù,
o di Maria. Anche nel distribuir immagini era solito scrivervi
qualche giaculatoria per sollevare la mente a Dio I).
Col volger degli anni la sua fede divenne più viva, e prese
a manifestarsi in modo più luminoso, pur conservando quella
freschezza e semplicità infantile, che aveva succhiato col latte
materno.
Manifestava la sua riconoscenza a Dio per esser nato in
seno al cristianesimo, e per aver appreso in tenera età le prime
lezioni di Religione per bocca della sua piissima madre. Negli
uitimi anni, nel ricordare la prima educazione cristiana ricevuta,
si commoveva fino alle lacrime.
u Che bella fortuna - ripeteva con sentimento - è l'apparte-
nere alla Chiesa Cattolica! - Per me ringrazio il Signore d'es-
sere nato nella Chiesa Cattolica, e di avere avuto una madre cri-
stiana! ».
Inculcava spesso il pensiero della presenza di Dio, e con taie
accento che dava a couoscere com'egli l'avesse sempre dinaniA
u Kicordatevi bene, che Dio vi vede: vi vede di giorno e di notte;
VI vede sempre ».
La sua fiducia in Dio era pari alla sua unione con Lui, cioè
~ntiinae continua. Vedeva e sperava l'aiuto del Signore in ogni
cosa, ad ogni istante, in ogni bisogno. Quando riceveva delle
offerte, grandi o piccole, ripeteva: - Quanto è buono il Signore,
- che non ci lascia mancar nulla! I1 Signore sapeva che eravamo
- nel bisogno, e ha provveduto! Purcliè non lo demeritiamo,
il Signore non ci abbandonerà mai!
Nelle strettezze frequenti e nell'imminente mancanza del ne-
- cessario:
Don Bosco è povero, esclamava con dolce sorriso, ma Iddio
fu6 tutto. Cercaie solo di non far fieccati, e Clk provvede agli uccelli
- dell'aria, provvederà anche a noi!
Ah! genie d i poca fede, diceva altre volte, quand'è che ci L
manata qualche cosa? state tranquilli: il Signore provvederà.

24.2 Page 232

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- IV Tutto di Dwl
231
- Credete voi che a Dio muwhi%oi mezzi per aiutarci? con$-
date e vedrete.
Nemmeno nei gravi contrasti, che nella fondazione della Pia
Società gii vennero più dai buoni che dai cattivi, la sua fiducia
in Dio vacillò o si affievolì un istante. Nei momenti più critici,
quando le contradizioni sistematiche si facevano più animose,
e le sue rette intenzioni, spesso incomprese, erano anche svisate,
e pareva che la sua causa stesse per naufragare,fu visto piangere,
per il bene che veniva ritardato, o paralizzato, o impedito; ma per
suo conto era sempre tranquillo, e per far coraggio agli intimi,
- ripeteva: - Paziertza: a suo tempo conosceranno tutto: a suo tempo
Iddio favà ca@r tutto! e continuava a lavorare per il Signore.
In ogui momento difficile soleva confortarsi col pensiero del
Paradiso: - Lassd, diceva, ci sta preparato un gru98 prernio. -
Le spine di quaggiic, lassic si cangiano in rose. - Monzentanei
-sono z patimnti di questa vita, ma eter%isono i godimesti del C<elo.
Fasciamoci coraggio: lassic riposeremo in eterno!
- LI pensiero del paradiso gli era di sprone a soffriree a lavorare
di piu per il Signore: Clze bella cosa, ci diceva, quando vedremo
Dio faccia a faccia. - Che bella cosa è il paradiso, ma nola è fatto
pw i poltroni. -Non si ua in Paradiso in carrozza!-il Paradiso
è un gran premio, ma costa fatica.
Aggiunge Don Rua che (rndendo qualcuno lamentarsi di
qualche tribolazione, fatica od u£6cio, tosto lo incoraggiava:
- Ricòrdati che soffri e lavori per un buon padrone, quale è
Dio. Lavora e soffri per amore di Gesù Cristo, che tanto lavorò
e soffri per te. Un pezzo di paradiso aggiusta tutto! - Se gli
- si annunziava una diBcoltà da superare o qualche atto a lui ostile,
egli: - Di questo n d a in Paradiso! Se nominavansi le va-
canze autunnali, diceva: - Le nostre vacanze le faremo in Para-
diso! - Tornando stanco d& città, ove era stato alla questua,
il segretario invitavalo a riposare alquanto prima di mettersi al
tavolino o nel confessionale; ed egli lispondeva: - nfi riposerò
in Paradiso! ».
<i Se qualcuno, aggiunge il Teol. Ascanio Savio, gli avesse al-
- - l'improvviso domandato: - Don Bosco! dove è incamminato?
egli avrebbe risposto: Andiamo in paradiso! H.
*Nei trentacinque anni che io vissi al suo fianco - dice il

24.3 Page 233

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23%
-V Sempre con Dio
- Cstd. Cagliero non vidi mai in lui un atto di diffidenza, non
udii mai l'espressione di un dubbio, non lo vidi mai agitato da
alcuna inquietudine circa la bontà e la misericordia di Dio. Non
apparve mai turbato da angustie di coscienza. Parlava del pa-
radiso con tanta vivacità, gusto ed effisione di cuore, da inna-
morare chiunque l'udiva, ed era evidente che la speranza de'
beni celesti bandiva da lui il timore della morte. Ne ragionava
come un figlio parla deiia casa del proprio padre; il desiderio di
possedere un giorno Iddio lo accendeva più ancora che la mer-
cede da lui promessa. e confortavasi colle parole di S. Paolo:
Noi siamo jigliuoli di Dio: e, se figliuoli, anche eredi: eredi di Dio
e coeredP' di Cristo $.
L'amor di Dio e il desiderio di accenderlo in ogni anima,
gli facevan senti~e,continuamente, un odio implacabile al pec-
- - cato.
u Io son cosi fatto ripeteva che quando vedo i'offesa di
Dio, se avessi ben ann, un'annata contro, non la cedo u.
- aTollera ogni cosa - raccomandava a D. Rna neli'inviarlo
Direttore a ?&irabello quando si tratta d'impedire il peccato D.
Tutte le sue parole, in pubblico e in privato, dopo i'amor
d i Dio, non avevano altro fine che ispirare orrore ai peccato.
u Gli Oratorf, gli Ospizi, le fatiche al confecsionaie, tutte le sue
- - sollecitudini erano rivolte a combattere il peccato. A tal fi--e -
osservava Don R m fondb gli Ospizi, giaccid diceva: Per
certi giovani abbandonati e per altri che hanno scandali ueiie
loro stesse case, non basta l'istruzione che loro si dà nei giorni
festivi: se si vogliono salvare, si debbono allontiuiar dal pericolo,
anche durante la settimana; - e, infatti, quando conosceva dei
giovani, che si trovavano in simiu cimenti, li accoglieva di pre-
ferenza agli altri. Un giorno, parlandoci di simili giovani, che si
trovavano, per la miseria, esposti al pericolo di commettere de-
- iitti, o ad essere arreticati da qualche malvagio compagno, tctto
commosso, colle lacrime agii occhi, diceva: Per questi giovani
- farò qualunque sacriiizio, anche il mio sangue darei volentieri
per salvarlil e raccomandava a noi la stessa compassiones.
Ed al peccato moveva una guerra senza t r e s a . Don Rua
ricorda come 6 nelle novene di solennità ci inculcava sempre di
far digiunare il demonio, col noo commettere peccatk nelle ca-

24.4 Page 234

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- I V Tutto d i Dio1
233
lamitk ci prescriveva come prima condizione, per andarne liberi,
la fuga del peccato mortale: a chi gli chiedeva che cosa dovesse
fare per otteilere grazie di qualsiasi genere, consigliava sempre
anzi tutto di riconciliarsi con Dio nel sacramento della penitenza
I> A l sentire parlare di sacrilegi commessi, o di altri gravi
delitti, lo si vedeva rannuvolarsi ndl'aspetto, e soffrirne grande-
mente. Così aweniva pure, quando sentiva scagliare qualche
bestemmia, che allora si faceva serio, e si vedeva sofferente;
ed una volta mi diceva: - Qua& in co?zfessionale sento ripetere
l'accusa di bestemmie, mi sento Come ferire il cuore e quasi man-
- care Ze fmze. Se poi gli si raccontava di scandali, avvenuti
- per causa di qualche cattivo compagno fra i suoi giovani, escla-
mava addolorato: - Oh, che disastro! e tosto si metteva al-
l'opera per porvi riparo. L'orrore, che aveva al peccato, ed in
particolar modo ai peccati di bestemmia e di disonestà, appariva
persino nei sogni, che sovente a veniva raccontando, giacchè
in essi, venivano raffigurati neiie sembianze più orride D.
Non poteva soffrir l'offesa di Dio. (I Nel sentire ztna bestemmia,
diceva, provo tanta pena quanta no?z n2 firoeerei a ricevere uno
sci~iaffo;mi sento talmertte @presso, che mi sente venir m e m n.
Talora, dopo avex tentato ogni mezzo di correzione, nel ve-
dere che certi alunni erano irriducibili, ricorse a correzioni tali
&e rimasero memorande, come quella del 16 settembre 1867.
Dopo le preghiere deiia sera, calmo sali sulla piccola cattedra
sotto i portici, in mezzo ali'assemblea sempre numerosa di preti,
chierici, coadiutori, studenti, artigiani e famigli. Incominciò col
narrare quanto ii Divh Salvatore aveva fatto e patito per la
salvezza delle anime e le sue minacce contro quelli che scanda-
lizzano i pargoli: parlò di ciò che aveva fatto e faceva egli stesso
per compiere la missione affidatagli daiia Divina iMisericordia,
e ricordò i sudori, gli stenti, le umiliazioni, le veglie e le priva-
zioni sofferte per la salvezza eterna della gioventù: quindi passò
a dire come neii'Oratorio vi fossero dei lupi, dei ladri, degli assas-
sini, dei demoni venuti a rapirgli le anime a lui &date: e sog-
- giungeva:
Quale offesa o quale danno ho arrecato a costoro che mi
trattano così? non li ho amati abbastanza? non li ho tenuti come
miei figlioli? non ho dato loro quanto poteva dare? non li ho

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e34
-V SernFre con Dio
ammessi a tutte le confidenze della mia amicizia? Nei mondo
quale istruzione avrebbero ricevuto, essi? Quale sostentamento
o quale educazione, e quali speranze avrebbero potuto formare
per l'avvenire, se non fossero venuti all'Oratorio?
E dopo aver descritto i benefizi che avevano ricevuto, prose-
guiva:
- Costoro credono di non essere conosciuti, ma io so chi
sono, e potrei nominarli in pubblico. Forse non sta bene che io
!inomini: per loro sarebbe cosa troppo disonorevole, sarebbe un
farli segnare a dito dai compagni, e un iniiigger loro un castigo
spaventoso. Ma se non li nomino, non vogliate credere che Don
Bosco li taccia perchè non sia informato pienamente di o&,
cosa, o perchè non li conosca, o perchè abbia solo qualche vago
sospetto e debba cercare di indovinare... Oh questo poi no! Che
se io volessi nominarli, potrei dire: - Sei tu, o A,.. (e pronunciò
nome e cognome) un lupo che ti aggiri in mezzo ai compagni
e li allontani dai superiori, mettendo in ridicolo i loro awisi
Sei tu, o B... un ladro che coi discorsi appanni il candore del-
i'innocenza... Sei tu, o C,.. un assassino che con certi biglietti,
certi libri, certi sotterfugi, strappi dal fianco di Maria i suoi fi-
glioli. Sei tu, o D,..un demonio che guasti i compagni e impe-
disci a costoro coi tuoi schemi la frequenza dei Sacrameuti... u.
E continuò cosi, fino a che ne ebbe nominati sei.
La sua voce era calma, nitida. Ogni volta che pronunciava
un nome, si udiva un &do soffocato, o un singhiozzo, o un ah;!
dei colpevole, che risonava in mezzo al silenzio dei compagni
esterrefatti. Sembrava il giudizio universale!
Finito che ebbe, tutti si ritirarono senza fiatare. Restarono
solo quei sei che singhiozzavano, chi appoggiato ai pilastri, chi
al muro. Il Santo si fermò in mezzo al portico. I preti e i chierici
facevano crocchio a qualche distanza e noi fummo, fra questi,
spettatori di una scena commovente. Quei sei poveretti gli si
avvicinarono, e chi gli prese le mani baciandole, chi gli 4 attaccò
aiia veste. Egli li guardava, mentre una lacrima gli scorreva
d a guancia. Nessuno parlava; in fine, detta a ciascuno una
parola confidenziale di conforto, salì in camera. I1 domani qual-
cuno parti; alcuni studenti passarono nella sezione degli artigiani
e due di questi, dopo una prova, furono riammessi a continuare

24.6 Page 236

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- IV Tutto d i Dio!
235
gli studi. Quelli che rimasero neli'Oratorio cambiarono talmente
condotta da emulare i migliori, e divennero eccellenti cristiani.
Che maraviglia - osservava Don Bonetti - se Don Bosco,
- pailando del desiderio che aveva di salvar le anime dei suoi gio-
vani, giungesse a dire: Se io mettessi tanta sollecitudine p21
bene deZl'a%ima mia, quanta ne metto pel bene delle anime altrui,
potrei esser sicuro d i saluarla!
La vita di Don Bosco si poteva &e, scrive Don Albera, 6 una
preghiera continua, una non mai interrotta unione con Dio. Ne
era indizio quella inalterabile uguaglianza d'umore, che traspa-
riva dal suo volto invariabilmente sorridente. In qualunque mo-
mento ricorressimo a lui per consiglio, sembrava che ii~terroin-
pesse i suoi colloqui con Dio per darci udienza, e che da Dio
gli fossero ispirati i pensieri e gl'incoraggiamenti che ci regalava S.
I giomi e gran parte delle notti scorrevano per lui in un la-
voro incessante, per la gloria di Dio e per le anime, ma quando
sentiva il bisogno d'un po' di sollievo, pregava. «Sebbene le
- grandi occupazioni assorbissero il suo tempo, ciò uon ostante
- dice Don Rua lo trovai varie volte raccolto nella preghiera
h quei brevi istanti, che, bisognoso di respiro, trovavasi nella
solitudine i>. Simiimente, nei viaggi, o lavorava, o pregava.
<Negli ultimi anni...,quando e il mai di capo e il petto af-
franto e gli occhi, che più non gli servivano, non gli permette-
vano più &atto di ocniparsi, era pur doloroso e confortante
spettacolo, vederlo passare le lunghe ore seduto sul suo povero
divano, in luogo talvolta semioscuro, chè i suoi occhi non pati-
vano il lume, pur sempre tranquillo e sorridente, con la sua corona
in mano, ie labbra che articolavano giaculatorie e le mani che si
alzavano di tratto in tratto, a manifestare, nel loro muto linguag-
gio, quella piena e intera uniformità aiia volontà &Diio, che, per
troppa stanchezza, non poteva più esternare colle parole. Quanto
a me - dice Don Cemti - sono intimamente persuaso, e l'ho
sentito da altri che lo conobbero da vicino, che la sua vita, negli
ultimi anni soprattutto, fu una continua preghiera >>.
La sua continua unione con Dio era la pratica, in grado per-
ietto, deii'insegnamento dato da Gesù agli Apostoli, di pregar
sempre, senza mai stancarsi: ofiortet semfier orare et wlz dejcere
(S. LUCA, XVIII, I).

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236
-V Sempre con Dio
Questa fu la base della spiritualità di Don Bosco, la sorgente
della sua santità ognor più sublime, la fonte dei continui pro-
digi, ed insieme il segreto deiie maraviglie compiute neli'edu-
care. Non è quindi fuor di luogo indugiare alquanto per spigoigo:zre
dal suo " Cnttolho Provveduto " alcuni pensieri, semplici ma
significativi, per comprendere ii giusto concetto che aveva deila
preghiera.
e Pregare -diceva Don Bosco - vuol dire innalzare il proprio
cuore a Dio e intrattenersi con lui per mezzo di santi pensieri e
divoti affetti. Perciò ogni pensiero a Dio e ogni sguardo a lui è
preghiera, quando va congiunto ad un sentimento di pieth o.
... Or come non pensare a Dio, se abbiamo il lume della ragione
e vogliamo vivere vita di fede?
a Chi pensa ai Signore o alie sue h l k i t e perfezioni, e in questo
pensiero prova un affetto di gioia, di venerazione, di amore, di
ammirazione, costui prega.
i)Chi considerai grandi benefizi ricevuti dal Creatore, Consema-
tore e Padre, e si sente da riconoscenza compreso, costui prega.
)) Chiunque nei pericoli della sua innocenza e deila virtù, con-
scio deila propria debolezza supplica il Signore ad aiutarlo, costui
prega.
v Chi halmente nella contrizione dei cuore si rolge a Dio e ri-
corda che ha oltraggiato il proprio Padre, offeso il proprio Giu-
dice, ed ha perduto il piìi s a n bene, e implora perdono e propone
di emendarsi, costui prega n.
Quindi (I il pregare è cosa assai facile. Ognuno può in ogni
luogo, in ogni momento, sollevare il suo cuore a Dio per mezzo di
pii sentimenti. Non sono necessarie parole ricercate e squisite. ma
bastano semplici pensieri accompagnati da divoti interni affetti... ».
D'altronde u la fireghiera è un dovere. DaUa natura stessa della
preghiera consèguita che il pregare frequente sia per tutti senza
eccezione un dovere indispensabile...
n Tutti gli uomini, in verith, riconoscono in Dio un essere per-
fettissimo e una maestà iniìnita, ii principio e la causa di ogni
cosa, nostro sommo bene e nostro ultimo &e. La ragione e la
coscienza inseguano perciò a ciascuno che siamo tenuti a ricono-
scere i'altissima Maestà divina, e il suo dominio sopra di noi; e
c'impongono di prostrarci nella polvere quali sue creature, e suoi

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- IV Tutto d i Dio1
237
sudditi e figli, a fine di tributargli il debito onore, amore ed os-
sequio, e di riferire a lui, quale ultimo nostro fine, tutti i nostri
pensieri e tutte le nostre azioni. E poichè quanto abbiamo, tutto
lo abbiamo da Dio ricevuto, dobbiamo riconoscere in lui ii nostro
sommo benefattore, e attestargli in tutti i modi una fìiiale ricono-
scenza.
I) La coscienza dice anche a chi ha offesoDio, trasgredendo la
sua legge, che egli deve pregarlo con animo contrito a fine di otte-
nere perdono, e così per sia della preghiera di riconciliarsi con lui.
s I n fine siccome nulla possiamo senza Dio, e per mezzo di lui
ogni cosa possiamo, così siamo in dovere di confessare questa
nostra impotenza col ricorrere a lui in ogni nostro bisogno, e con
tutto il cuore rivolgerci a lui, il Quale, essendo sapientissimo,
conosce tutte le nostre necessitk, essendo potentissimo può sommi-
nistrarci qualunque aiuto, ed essendo amorevolissimo è disposto
a soccorrerci in tutti modi. V o i .non fiotete fare alcuna cosa senza
di me. Chiedete, ci dice Gesù Cristo, e riceverete. I n veriti vi dico,
qualunqne cosa chiederete al Padre in Izome mio vi sarà conceduta:
firegate e otterrete, afinch2 la wstra gioia resti compita n.
Insisteva perciò con S. Paolo: - Prega e senza zntewuzione.
@ L apreghiera è una compagna inseparabiie deila vita cri-
stiana, poichè la vita cristiana è essenzialmente una vita spiri-
tuale, e la preghiera è il primo alimento dello spirito, come ii pane
è ii cibo dei corpo. Quindi chi non prega non può perseverare nella
virtù, come chi non dà nutrimento al suo corpo muore di fame.
Chi ha imparato a ben firegare, dice S. Agostino, ha imfiarato a
ben vivere. E siccome ii vivere bene è un dovere per ogni uomo,
così anche è un dovere il trattenersi di frequente con Dio.
n Quanto -poi - sia necessaria, imfiortante, salutare e giove-
vole la fireghiera, ce lo insegnb il Divin Salvatore, non solo colie
parole, ma eziandio col suo esempio, poichè egli pregava spesso,
e lungo ii giorno e nei corso della notte; daUa preghiera incominciò
la sua passione, e pregò fuio alle agonie della sua morte. Sulletracce
del Salvatore camminarono tutti i suoi discepoli, tutti i santi e
amici di Dio... H.
E P sebbene in ogni luogo possiamo elevare il cuore a Dio ed
essere da lui ascoltati, tuttavia, per quanto è possibile, conviene
pregaie in chiesa... La mia casa è casa di orazione, dice il Signore,..

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238
-V Sempre con Dio
Cosi che, quando siamo in chiesa innanzi al SS. Sacramento, è
come se noi fossimo in cielo innanzi al trono di Dio >).
Ed ecco a come deve essere fatta la preghiera a.
I ) (<Chiprega deve essere [o almeno desiderare di essere] nello
stato di grazia santificante, cioè non avere sulla coscienza alcun
peccato mortale, u che non sia cancellato coiia confessionesacra-
mentale o con la contrizione ».
z) n Deue pr8gare insplratc dalla jede, perchè senza la fede è
impossibile pregare bene (Hebr., XI, 6); e, dove manca la fede
o non si prega di cuore, non si rende aiia bontà, sapienza ed onni-
potenza di Dio Sonore che egli da noi esige.
3) n Deve pregare con molta umiltà e sentire per una parte
il bisogno della grazia, per l'altra la totale mancanza in sè stesso
di qualunque mento o titolo atto ad ottenere quanto domanda,
imperocchè Iddio resiste ai superbi e la sua grazia agli umilz
(S.Gac., IV).
4) o Deve osseruare u n ordlne riguardo aile cose che domanda.
Cercate przma il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto ui sarà
dato pev giunta ( M A ~ H .V, I ) ,ci dice Gesù Cristo. Perciò dobbiamo
cercare in primo luogo i beni spirituali, come sono il perdono dei
peccati, i lumi per conoscere la divina volontà e i nostri errori,
la forza, l'aumento e la perseveranza neiia virtù. Dopo ciò possiamo
anche chiedere i beni temporali, la sanità, i mezzi onde campar
la vita, la benedizione celeste sulle nostre occupazioni, sui nostri
negozi, sulle nostre campagne, e sulle nostre famiglie, l'donta-
namento deile disgrazie, dei dolori e delle afflizioni in cui ci tro-
viamo. Cosi c'insegna la quarta domanda dei Pater noster e Se-
sempio di Gesù Cnsto neli'orto degli Olivi. Ma questa domanda
deve essere fatta coiia condizionese è volontà di Dio, non dannosa
d'anima nostra. Padre, non con@ voglio io, ma come v m i tu
(MATTE., XXVI) n.
Ricordava anche che:
a Bisogna pregare i n w m e di Gesh Cvisto» per& nessunagrazia
si può a ottenere da Dio, se non per i meriti dei nostro divin Re-
dentore.
n Bisogna pregare con zrna illimitata speranza di essere esauditi.
Chi prega dubitando di essere esaudito, fa ingiuria a Dio, il quale
assicura di esaudirci purchè lo preghiamo con fede viva, cioè

24.10 Page 240

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,
- IV T#& di Dkl
239
con ferma speranza di essere da Lui ascoltati. Perciò, quando gli
domandiamo un favore, abbandoniamoci in lui come un figlio si
abbandonerebbe neite mani della cara madre sicuro di essere da
lei esaudito. La preghiera fatta in questo modo è onnipotente, e
non si & mai udito al mondo, nè mai si udirà, che alcuno il quale
sia ricorso con fiducia a Dio, non sia stato esaudito....^).
Bisogna anche t< unire la nostra preghiera ai& preghiere e ai
meriti di Maria SS., degli Angeli e dei Santi, che sono nel cielo,
deite anime del Purgatorio, e di tutti i giusti che vivono sulia terra.
J> Finalmente bisogna perseverare neZla preghiera secondo ciò
chs ci raccomanda Ge& Cristo. Egli dice: Bisogna pregar seinpre
e nun mai cessare. E se si chiede fino a quando dobbiamo durarla
ne'la preghiera, si risponde: -fino al termine della vitu! n.
Così fece il Santo; così insegnò ai suoi figli spirituali!
Da questo punto d i vista il suo apostolato splende in una
- luce incantevole che ci mostra scritto a caratteri d'oro, attorno
alla sua fronte, il motto che fu l'ideale deiia sua vita: Da mihi
animas, cetera tolle!
In lui, pari a questo sovrano spirito di fede neii'onnipotenza
della preghiera, iu queilo del buon uso dei Sacramenti.
La vita di pietà che voleva vissuta neiie sue case insieme
col S e d e Domino in luetitia, il culto ardente per Gesù Sacra-
mentato e la tenera devozione a Maria Santissima, l'amore filiale
al Vicario di N. S. Gesù Cristo, lo stesso criterio animatore del
suo sistema educativo, erano altrettante ascetichefioriturenaturali
del suo spirito di fede. ii Signore stesso lo aiutò, diciam pure,
in forma meravigliosa, con quei sogni singolari che si ripetevano
di frequente additandogli tinti e tanti insegnamenti opportuni,
positivi e negativi, che a lui servivano, accompagnati spesso da
fatti prodigiosi, a guidare per le vie del bene gli alunni, e ad
awezzarli a vivere da veri Cristiani.
Bisognava vedere questo grande Servo di Dio in preghiera!
Semplice e pur incantevole era il suo ~accoglunentonel pre-
gare. Immobile e ritto suiia persona, le mani giunte posate
sull'inginocchiatoio o appoggiate ai petto, la testa leggermente
china, lo sguardo assorto, ii volto sorridente, non aveva nuiia
d'dettato; ma chi lo vedeva, non poteva far a meno di sentirsi
stimolato a pregar bene, scorgendogli ritlesso in fronte 10 splen-

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25.1 Page 241

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240
-V Sempre con Dio
dore della fede e deli'amor di Dio. Finchè potè e le forze glie lo
permisero, recitò con i giovani le orazioni della sera inginocchiato
a terra sotto i portici. Don Ascanio Savio era persuaso che egli
vegliasse, pregando, molte ore deila notte, e talora la notte in-
tera; e notò che quando recitava le orazioni in comune, pronun-
ciava con un gusto &atto speciale le parole: Padre ~rostro,che
sei mi cieli, e che la sua voce risonava in mezzo a quella dei gio-
vani per una specie di vibrazione armoniosa, per un suono inde-
finibile, che moveva a tenerezza chi I'udiva e dava a conoscere
come la sua preghiera sgorgasse da un cuore idammato di carità,
e da un'anima ricca di sapienza.
Ma dove rifulgeva di più la sua santitk era all'altare. Quando
scendeva in chiesa per dir Messa, incontrando qualcuno che lo
salutasse, ricambiava il saluto con un sorriso, si lasciava anche
baciar la mano, ma non profeziva parolz tanto era assorto nel
pensiero dell'azione divina che andava a compiere. Dovendo in-
traprendere viaggi di buon mattino, anticipava la Messa, abbre-
viando il riposo; oppure la protraeva anche tino ad ora tarda,
quando il viaggio era lungo e non poteva celebrare prima della
partenza.
Ali'altare era così composto, raccolto, divoto, esatto, da &-
car ogni volta. Pronunciava le orazioni e le altri parti della Messa
che debbonsi proferire ad alta voce, con gran chiarezza, perchè
fossero intese da tutti. Non v'impiegava mai nè più di mezz'ora,
n&meno di venti minuti>secondo le norme date da Benedetto XIV;
e rammentava questo dovere anche ai suoi preti.
Talvolta gli si bagnava il volto di lacrime; tal altra s'inter-
rompeva, non sapremmo, se a motivo di rapimenti o di altri
f u v o i straordinari. Consecrando, non di rado cambiava di colore
e prendeva un'espressione, che palesava l'ardore della carità che
gli awampava neii'anima. Ali'elevazione, poi, lo si vedeva Iiiuigere
in tutta la sua santità!
Edificante era la fede, wn cui adorava Gesù in Sacramento!
Talvolta lo si vide p e h o sollevarsi d'un tratto da terra, e
ristare, per qualche tempo, estatico, come se vedesse a faccia a
faccia N. S. Gesù Cristo. Ma per solito, e specialmente in chiese
pubbliche, senz'affettazione e sempre esatto nelle cerimonie, non
lasciava intravedere nulla di straordinario. o Non era quindi
*

25.2 Page 242

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IV - Tutto d i Dio1
241
a stupire, dice Don Albera, se i fedeli si stipassero attorno ali'al-
tare ove celebrava, per contemplarlo; e spesse volte, anche senza
sapere chi fosse, si ritirassero dicendo:
- i) Quel sacerdote dev'essere un Santo! ».
Aveva una gran fede neli'Augusto Sacrificio. Ai suoi imponeva
per regola, e a tutti gli altri suggeriva per consiglio di assistervi
ogni giorno, ricordando le parole di S. Agostino, che cio&non
sarebbe perito di mala morte, chi avesse devotamente ascoltato
con assiduitk la Santa Messa. A quelli che desideravano ottener
grazie e ricorrevano a lui, raccomandava di far celebrare il Santo
Sacrifizio, o di assistervi, e parteciparvi con la Santa Comunione.
Diceva anche che il Signore esaudisce in modo speciale le pre-
&ere ben fatte nel momento dell'elevazione delle Specie Sacra-
mentali.
Per il SS. Sacramento aveva un mito tenerissimo. Ogni giorno
si recava ad adorarlo; e, malgrado l'eti avanzata e i mali da cui
era travagliato, e sebbene per la straordinaria godezza delle
gambe stentasse ad inginocchiarsi, si prostrava sino a terra ad
aclorare; quindi si raccoglieva in orazione, e il suo volto allora
pareva quello di un serafino. Nel passar avanti alle chiese, anche
dove se ne incontrano tante, si levava sempre il cappello con
devoto ossequio. Ai Sacerdoti raccomatidava di recitare il brevia-
rio davanti al SS. Sacramento: per i giovani istituiva una Com-
pagnia intenta a promoverne la divozione. A tutti ripeteva:
- Volete che i l Signore v i faccia molte grazie? visitatelo sovente;
volete che ve %e faccia fioche? visitatelo d i rado. Volete che i l de-
monio v i assalti? visitate d i rado Gesù in Sacramento; volete che
fzigga da voi? visitate sovente Gesù. Volete vincere il demonio? rifu-
giatevi sovente a i fiiedi d i Gesd; volete esser vinti? lasciate d i visi-
tare Gesd. M i e i cari, la visita al Sacrammto è n%mezzo trofifio
necessario $or vincere i l demonio. A%dute dunque sovente a visitar
Gesd, e i l demonio %o%la vi%cerà contro d i voi.
Attestava Don Albera di averlo udito ripetere molte volte,
che è impossibile che un giovane, il quale spontaneamente passi
ogni giorno alcuni minuti davanti a Gesù Sacramentato, tenga
cattiva condotta.
Nei momenti più gravi, come quando invocava la Divina
Provvidenza per ottenere soccorsi straordinari, o quando si trat-
- i 6 G. B. L E ~ O VYitNa d~i S. Oiovnnni Batco. Vol. 11.

25.3 Page 243

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242
-V Semfire con Dio
tava di qualche d a r e importante per la Pia Società, voleva che
i giovanetti si succedessero, senza interruzione, in preghiera da-
vanti a Gesù Sacramentato.
Apostolo deiia Comunione frequente e quotidiana, a tutti
soleva raccomandare di conservarsi in tale stato di coscienza,
da potersi accostare, previo il consiglio del confessore, alla Mensa
Eucaristica ogni giorno; e non esitava mai a dar questa licenza
a chi vi era ben disposto. Voleva che i fanciulli, appena ne fos-
sero capaci, venissero ammessi al banchetto celeste, afinchè,
diceva, il Signore possa prendere possesso dei loro cuori, prima che
siano guasti dal peccato.
Quando parlava deUa Comunione sacrilega, lo faceva con tali
accenti, che i giovani si sentivano agghiacciare il sangue, e con-
cepivano un vero spavento di così enorme peccato. Fu censurato
quasi concedesse con troppa facilità la S. Comunione ai giovi-
netti: continuò nel suo zelo, e, senza perdersi in aride discussioni,
con poche parole chiudeva la bocca agli oppositori. A chi gli
obiettava: - Chi avrù tali disposizioni da poteu fare ogni giorno
la Comunione, mentre lo stesso S. Luigi non la faceva che una volta
alla settimanal - rispondeva: - Quando si trovi chi sia pevfetto
e feruoroso come S. Luigi, gli si potvù concedere la S. Comnunione
una volta la settimana, poichè egli soleva impiegare tre giorni a
prepararvisi e tre a ringraziare. - Ad altri che opponeva l'opi-
nione di S. IIrancesco di Sales, il quale loda, nè biasima la
Comunione quotidiana, rispondeva: - E lei perchk dunqne la
biasima? Non la disapprovi neppur lei.
Dopo Gesù Sacramentato, il suo tenero amore era per la Ma-
donna, cui professava una divozione filiale, che si studiava d'in-
culcare a tutti, ueUe prediche, in confessione, nei discorsi fami-
liari, con tanta tenerezza che gli traspariva dal volto il senti-
mento che gli riempiva il cuore. Nutriva un affetto speciale per
i Santuari a Lei consacrati, e portava sempre con sè delle imma-
gini e delie medaglie, che distribuiva largamente ai grandi e ai
piccoli, raccomandando di portarle divotamente in dosso e d'in-
vocare ogni giorno la protezione della Madre di Dio. Non lasciava
passar una sua festa senza celebrarla solennemente; e nelle novene
delie feste principali, come in tutto il mese di maggio, parlava
ogni sera d'una virtC o di una prerogativa di Lei, o narrava una

25.4 Page 244

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grazia ottenuta, e consigliava un atto di ossequio da prati
in suo onore. Con trasporto ne cantava e ne faceva cantar
lodi. Se intonava quella che incomincia: Noi siam figli di M a
quasi non gli bastasse la voce, alzava le mani in segno di
grezza, e con santa semplicità segnava la battuta. Attesta
signor Anfossi: %Quantelaudi io ricordo d'aver cantato
compagnia! Tanto era l'entusiasmo da lui inspirato per la M
donna, che una domenica sera, ritornando egli aii'oratori
l'Angelo Custode in regione Vancbiglia, seguito da uno
- numerosissimo di giovani, tra i quali io pure mi trovava, iuto
ii canto: - Mille volte benedetta, o dolcissima Maria, che noi
cantammo ad aita voce attraversando la piazza Emanuele Fili-
berto r.
Attribuiva ogni sua impresa aiia Santa Vergine, e nelle pre
diche, nelle conierenze, nelle conversazioni, non si stancava
ripetere, che quanto poteva fare e aveva fatto il 9ovsro D 12
Bosco, tutto doveva attribuirsi aila bontà di Karial
«Non si scancellerà mai dalla mia memoria - scrive
Albera - l'impressione che mi faceva neli'atto che dava 1
nedizione di Maria Ausiliatrice agli infermi. Mentre pronunzlav
1'Ave iMaria e le parole ddia benedizione, si sarebbe detto
ii suo volto si trasfigurasse; i suoi occhi si riempivano di lacri
e gli tremava la voce sul labbro. Per me erano indizi che virus
de illo exibat; perciò non mi maravigiava degli d e t t i miracolos'
che ne seguivano, se cioè erano consolati gli f i t t i , risau
infermi n.
Era così grande la divozione di Don Bosco verso Mari
diatrice, e così frequenti ed insigni le grazie che otteneva d
I,&, che, sebbene umilmente cercasse di distrarre ogni sgnard
dalla sua persona, ascrivendo ogni grazia alla benedizione im-
partita con l'invocazione di Maria Ausiliatxice, tuttavia ii popolo
non tardb a comprendere come stessero le cose, e, rispettando la
sua umiltà, sentì il dovere di chiamare Maria Ausiiiatrice « la
Madonlta di Do* Bosco! n.
@L'animadi Don Bosco - diceva ii Card. Alimonda - io
.. la chiamo un cielo. Io conosco subito ii sole, che nei cielo di
... Don Bosco tiene ii campo: è ii Signore Gesù Cristo e la grand
e radiosa stella, che al sole si accosta, la riconosco anch'essa.

25.5 Page 245

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244
-V Sempve con Dio
P Maria... E le minori stelle, i pianeti circostanti, che cosa di-
cono? che cosa sono? Sono i Santi, fattura delle inai di Ges&,
imporporati del suo sangue, ed anche riverbero della purità di
hlaria. Don Bosco teneramente s'inchina ai Santi, a cotesti astri
della Chiesa Cattolica, e dacehè tanto ama Cristo e tanto ama
la Vergine, con soave vincolo di affezione ad essi si lega...
$Nella moltitudine, ce n'è uno che a se l'attrae. È S. Fran-
cesco di Sales. Piace a Don Bosco quella fortezza congiunta alla
soavità, quella trasfusione di affetto, quell'ingegno compassio-
nevole, quella vita di sacrifizio e di apostolato, di che risplend-
il Vescovo di Ginevra. Vuole che cotale astro si abbassi a lui,
lo chiama, per&& lo pigli nella sua luce. I1 cougimgimento è
fatto, perchè Don Bosco s'innaiza all'astro medesimo, e vi s'im-
merge. Rara umiltà di Don Bosco: non volere che dal suo nome
si appellino i propri figlioli! iVIa i sacerdoti salesiani, ritraendo
nelle loro azioni, nelle loro cure rigeneratrici, la mitezza, la soavità
e la fortezza eroica del Vescovo di Ginevra, tradurranno con cib
stesso in atto la fortezza, la mitezza e la soavità di Don Bosco 8.
(< Amanticsimo della Chiesa Cattolica - prosegue il Cardinal
A h o n d a - egli è umile servo e fervido difensore della Santa
Sede. Tenne ognora il Papa in cima ai suoi pensieri, lo ebbe caro
come la pupilia degli occhi suoi: delizia e tesoro di Pio IX che
tante volte lo benediceva in Vaticano, delizia e venerazione di
Leone XIII che ripeteva sopra il suo capo la Benedizione Apo-
stolica, Don Bosco in tutto ciò che fece, in tutto ciò che scrisse,
mirò fedelmente a condursi come più era in amore al Vicario
d i Gesù Cristo ».
L'amore di Don Bosco verso il Papa non avrebbe potuto
essere più vivo ed operoso a Nei pensieri e nelle parole, negli
affetti e neil'azione - dice Mons. Manacorda - Don Bosco era
il ritratto deil'uomo umile. Tutto in lui era umiltà,, ma questa
si vestiva di amor festivo, appena che gli suonava all'orecchio
... la parola sacra "Pontefice Romano!" Si accendeva, prendeva
vita, parlava con calore u.
In Don Bosco l'amore al Papa era il più bel frutto della virtù
-della fede. <I Sacerdote schiettamente cattolico di fede e di opere
dice il Can. Ballesio - Don Bosco aveva l'amore, direi istin-
tivo dei Santi, per la Chiesa e perii Papa B. La fede si compendia

25.6 Page 246

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msi penetrato, che vedeva sempre nel
e per questo motivo l'amava e lo
quale un figlio ama il padre, e
scolaro ascolta il maestro: e, a suo servizio, consacrò tutt
vita e l'opera sua. Nelle norme confidenziali, che lasciò per 1
zione del SUO Successore, o, me
aver raccomandato che («senzabadare ad afTezione umana
speranze di sorta K, ciascuno dia
mente idoneo a procurare la
della nostra Pia Società >>,
neli'eligendo: - primo: che u sia conosciuto #W la
nell'osswvanza delle nostre Regole n: - secondo:
- mai immischiato in affari, che lo aboiano compromesso in jacc
alle autorità civili ed ecclesiastiche: terzo: che u sia conosciu
#e1 suo attaccamento alla Santa Sede e #W tuite le cose che in qua
che maniera a quella si rijerisco~wn. E vuole che l'eletto a Re
+remo Gerarca della
La devozione di Don Bosco a l a Chiesa e al Papa
agli stessi nemici deila Religione, i quali lo
la60 ambulante", il "Garibaldi del Vaticano" e, spesso,
- vano pure "$'h cattolico del Papa ".
u In Don Bosco s&veva la Gazzetta di
d'ilznamorare del Papato è tutto, e si può dire
maestvi chricali e mille giotmlisti cattolici I>.
- P 11 SUO sogno dorato - depone Mons. Giacomo Costama
era d'aver tempo a fioire una Storia
nella quale si dimostrasse che il Papa fu e continua a e
centro di tutti gli awenimenti mondiali, i quali non sa
stati, secondo lui, che tanti raggi
(I) I1 15 agosto 1879.

25.7 Page 247

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246
-V Semp~ecoli ~ i e
il Santo, non è egli il Capo, il Principe, il Supremo Pastore?
Nella storia di un regno, di una nazione, di un impero, la prima
figura, che si fa campeggiare continuamente, non è forse quella
dei re? E non è dunque necessario che si sappia doversi tutto
ai Papi, onore, gloria, obbedienza come a centro d'unità, senza
dei quale la Chiesa non è più Chiesa? È: quindi un grande errore
scrivere della Chiesa e lasciar trascorrere lunghi periodi, senza
far menzione del suo Capo. - Ed aveva cominciato a scrivere
una Storia Ecclesiastica con questi criteri. Peccato che sieno an-
dati smairiti, nei suoi viaggi, alcuni grossi quaderni che aveva
dedicato a questo lavoro, e che le occupazioni sempre più gravi
non gli abbiano permesso di ricoincaciarlo.
Attesta il Teol. Don Luigi Piscetta, che quand'egli fu incari-
cato deila scuola di Storia Ecclesiastica nel Seminario di Torino,
gli raccomandò di non esporre troppo faalmente, a meno non vi
fosse indotto dalla necessità di ribattere le pitì note obiezioni,
fatti che potessero tornare a disdoro di personaggi eccleciastici,
specialmente dei Papi. C I n quest'occasione i'udii biasimare i'Al-
zog, perchè, quantunque buono sotto molti aspetti, non parla
troppo rispettosamente di alcuni Papi, e perchè non gli sembrava
troppo acconcio a formare intelletti e cuori svisceratamente devoti
aila S. Sede. E siccome il Card. Aiimonda mi aveva additato
questo testo, volle che io scrivessi e parlassi ailo stesso Arcive-
scovo, dicendogli che Don Bosco non era contento di quel libro
di testo; e sebbene io mi &?n-i modestamente di far tal cosa,
volle assolutamente che la facessi: ed il Cardinale riconobbe la
giustezza dei parere di Don Bosco e mi dispensò daii'adottarlo ...
Era tale il suo desiderio di vedere quella scuola ben fatta e con-
forme allo scopo accennato, di mettere cioè in bella mostra la
gloria e i'azione del Papa, che, sebben vecchio, stanco ed op-
presso dalla cura della Congregazione (eravamo nel 1884), mi
disse ripetutamente e con insistenza di andare da lui stesso
tutte le volte che incontrassi difficoltà,che egli mi avrebbe aiu-
tato, o schiarendo egli stesso le dinicoltà, o indicandomi le fonti
a cui attingere. E siccome io non lo faceva, se ne lamentò dol-
cemente con me D. E nella stessa occasione ripeteva il desiderio
che altri scrivesse un testo di storia, accentrando tutti gli av-
venimenti nei Sommi Pontefici.

25.8 Page 248

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Tutti gli ex-ailievi, specie i Sacerdoti, sono concordi nel
i'demare d'aver appreso dal Santo ad amare il Papa. u Ave
infaso in noi - dice il Teol. Reviglio - tant'amore verso
Chiesa, che ci sentivamo disposti a difenderla, cllzche a costo de
$ $ f a 1).
La stessa venerazione, proporzionatamente, la voleva est
a tutti i sacri ministri, in modo particolare ai Vescovi, nei qu
venerava la pienezza del Sacerdozio, e dei quali con gran fede
sollecitava le visite. Quando aveva la fortuna di ospitare
Vescovo neli'Oratorio, ne parlava prima, l'attendeva aila po
e lo presentava ai giovani, tenendo sempre la berretta in man
per inculcare a tutti lo stesso rispetto.
Anche nei viaggi, se si fermava in una città che fosse se
di Episcopato, dopo la visita al SS. Sacramento, si reeava
ossequiare il Vescovo. E destava compassione, ii
vecchio e malaticcio, inginocchiarsi a stento per baci
ed implorare la benedizione.
Riguardava con fede anche i semplici sacerdoti. Avev
venerazione più profonda per la dignità e il sacro ministe
cui sono insigniti, e li trattava con i più delicati
grande cordialità offriva loro ospitalità neli'Oratorio: e non tol-
lerava nessuna parola che potesse tornare a loro disdoro. E
suo detto familiare nel congedare qualche sacerdote: - Salv
salvando, sàlvati: - e a 'tutti, specie ai suoi, ripeteva: - Vo
siete il sale delia terra e la luce dei mondo: quindi C
in modo che si verifichino le parole del Salvatore: p
gli uomini veggano le vostre opere buone, e gloriiichino
vostro, che & nei cieli.
La gloria di Dio era il continuo sospiro

25.9 Page 249

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CAPO v
... a DA MIHI ANINLAC! D
Due sentenze Don Bosco teneva scritte nella sua cameretta:
una erano le parole che soleva ripetere S. Francesco di Sales:
Da milzi animas, cetera tolle: vale a dire (iSignore, datemi anime
e prendetevi tutte le altre cose 8; Saltra erano le parole di Gesu
u Una cosa sola è necessaria: salvar l'anima a.
(1 Salvar l'anima! » era la gran parola, che soleva ripetere a
tutti: ai giovani e ai vecchi, ai poveri e ai ricchi: ai dotti e agli
ignoranti; agli stessi sacerdoti.
Quando accoglieva un nuovo alunno neli'Oratorio, dopo
averne guadagnato ii cuore con domande gioviali, prendeva
un aspetto un po' sostenuto, tra il serio e il sorridente, tutto
suo proprio, e: - Là, là! dicevagli a bassa voce, in atto di con-
fidenza; ora parliamo di ciò che più importa. Voglio che siamo
amici, sai!... Vuoi essere amico mio? Io voglio aiutarti a salvare
... I'anima tua! E come stiamo di anima?... Eri buono a casa?
Ma qui ti farai più buono, non vero?... Capisci che voglio da
te? vogiio che andiamo in paradiso insieme! - ii giovinetto sor-
rideva, annuiva col capo e rispondeva con qualche monosillabo,
o abbassava gli occhi e arrossiva, secondo che andavano succe-
dendosi le interrogazioni, le quali non erano mai insistenti, -n&
aspettavano risposta alcuna. Egli intanto, col suo occhio scru-
tatore, tutto lo penetrava e ne indovinavaii carattere, la mente,
ii cuore.
E questo non era soltanto il saluto della prima accoglienza,
ma la raccomandazione quotidiana, che egli ripeteva fino a che
i nuovi arrivati non avessero compreso in quale ambiente erano
entrati. Incontrando l'uno o Saltro, in cortile, dopo qualche

25.10 Page 250

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- graziosa barzelletta soleva, dirgik Voglio che t u sia mio gran
- amico. E sai che cosa vuol dire essere amico d i Don Bosco?
Vuol dire che devo essere obbediente. È: troppo generica
... - risposta. Essere amico di Don Sosco vuol dire che mi devi
tare In che cosa? - In una cosa sola: a salvare l'anima
e sera, alle preghiere quotidiane si
una parolina codidenziale. L a parola
deiia parola di Dio univa, eficuce. e pi& afilata d i qualunque
a due tagli, e che s'inteyna sino alla divisione d e l l ' a n i ~ ae
spirito... e discerne ancora i ?essieri e le intenzioni del cuore
Con grande zelo e prudenza
informandosi di tntto, conoscendo ogni giovinetto
al& davano un'imp
è faciie arguirne,
Chi si faceva somdente, chi serio: uno diveniva rosso come

26 Pages 251-260

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26.1 Page 251

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250
-Y Semfiye con Dio
Che cos'erano queste parole all'orecchio?
Ordinariamente erano dardi di fuoco che penetravano nel
cuore e vi restavano fissi in modo da non potersi più svellere)
-Potresti fare un fioretto alla Mudonna? Studiare un po' me-
glio la lezione? - Ges%t i aspetta in chiesa per un po' di visita. -
Togliti quell'abitudine di mettere le mani addosso agli altri. -
T i sei confessato bene? - Perchè non vai $i% sowente alla Comu-
nione? - Ah!qa& compagni! -Coraggio! invoca Maria e t i aiuterd
- Se tu potessi vedere lo stato dell'anima tua! - Continua cosi:
la Madonna è contenta di te! - Ricordati bene: Dio t i vede! -
La morte, ma non peccati! - 1Fàtti buono, e ci troveremo insieme
in paradiso. - Procura di fare m a buona confessione, e proverai
una gran cmtentezza. - Aiutami a salvare I'anima tua! - A l k -
gro! un giorno staremo insieme col Signore!
E cento altre frasi, che variavano secondo il bisogno.
Un occhio esperto ne vedeva gli detti: in alcuni, nell'acco-
starsi ai S. Sacramenti: in altri, nel maggior raccoglimento nella
preghiera, neiia diligenza più esatta nell'adempimento del dovere,
neiio smettere certe gelosie, certi modi violenti, innrbani o tediosi
verso i condiscepoli. Vi fnron parecchi, che vennero per tal modo
portati a tale fervore, che il Santo stesso dovette frenarli.
E a tntti le diceva queste parole, anche ai più dissipati. Td-
- volta, mentr'uno di loro si scaldava nel sostenere un'opinione,
il Santo lo interrompeva, lo chiamava a se, e gli diceva: Vo-
glio che facciamo una bella cosa. - E all'interrogazione stupita
del fanciullo e Che mai? D, gli soggiungeva aii'orecchio: -Voglio
che facciamo un buon bucato, $erchè tu 9ossa divenire amico di
Dio ed esser protetto da Maria S S .
Un altro correva disperatamente, tutto assorto nel gioco;
egli lo fermava, e: -Come stai? - Benissimo!- Anche d i anima2
- A questa interrogazione il giovane lo guardava confuso, ab-
bassando gli occhi, crollava il capo, e: - Già... ma... - Se mo-
rissi domani, stanotte, oggi, saresti contento? - Non troppo! -
Dunque quando andrai a confessarti? - Dobiani mattina!... ed
anche subito!
Se taluno deiiberatamente cercava di fuggirlo, non avendo
ii coraggio di sopportarne lo sguardo, egli ne seguiva i passi e,
d'un tratto, senza farsi vedere, gli era accanto e delicatamente

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gli copriva gli occbi con le mani, tenendogli fermo il capo in
che non potesse vedere chi gli faceva quello scherzo. I1 giovin
lontano le miUe miglia dal pensare che focse il Santo e, credendo1
un compagno, cercava di indoviname il nome; e dopo qualch
momento, le mani si alzavano. u Oh! Don Bosco! i) diceva qu
tremante il giovinetto, rosso in viso, colla testa bassa, i m m b
E Don Bosco: - Pevchè mi fuggi? - Io no! - Dulzque
amici?... senti una flarolal - e gli parlava ali'orecchio.
Iddio gli aveva concesso largamente il dono della paro
cile e convincente; ma, oltre a ciò, si può dire che tutto
sguardo, accento, gesto, era parola. Coli'occhio, in modo sp
esercitava la potenza della mente e del cuore. Col suo sguar
misurato, calmo, sereno, s'impossessava del pensiero altrui con
forza irresistibile: e colla stessa forza, quando lo voleva, si facev
comprendere perfettamente. Un motto o un sorriso, accomp
gnato da uno sguardo, valeva in lui una domanda, una rispost
un invito, un discorso.
Talora seodva collo sguardo, in un punto qualunque del cor
tile o dei portici, un giovane, mentre tranquillamente conversav
con altri. Alia &e, lo sguardo del ragazzo s'incontrava con quel1
di Don Bosco e, leggendo in quell'occhio cosi limpido un des
derio di parlargli, il giovinetto correva a chiedergli che cosa vo
lesse. Ed egli, con affetto, glielo diceva ali'oreochio.
Non di rado, mentre aveva innanzi molti ailievi, ne fiss
uno o due, facendosi colla destra quasi visiera agli occbi, com
chi, stando contro luce, vuol vedere meglio, e pareva penetras
nell'intimo del loro cuore. Quelli restavano confnsi, perdevan
parola e sentivano che Don Bosco leggeva loro nel cuore qua
segreto. Mora anche una leggera mossa di capo bastava: n
c'era bisogno d'altro invito, restava solo da stabiiire il moment
della confessione.
Una sera un alunno - era già notte avanzata - non poteva
prendere sonno. Irrequieto, ora si volgeva su un fianco, ora s
Saltro. Sospirava, sbuffava, e, a quando a quando, mordeva
lenzuola. Un compagno che dormiva accanto a lui, si svegliò
vedendolo in quell'agitazione, gli chiese: - Amico, che cos'hai.
- - Quegli non diede nessuna risposta e continuava a
L'altro d o r a insistè: - Ma che cco'hai? Che cos'

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-V Smere con Dio
- sera Don Bosco mi ha guardato! Oh bella! è forse una novità?
- Mi ha guardato in certo modo... oh! li conosco gli sguardi di
Don Bosco! -Ti sarai sbagliato. Abbi pazienza e non disturbare
la camerata - concluse il compagno; e al mattino chiese a Don
Bosco, se la sera prima egli avesse rivolto qualche sguardo speciale
a quel tale. E il Santo: - Domanda un po' a lui che cosa glie
ne dice la coscienza! - E la coscienza gli disse di andare a con-
fessarsi; andò e riebbe la pace.
Accadeva pure, mentre confessava in sacrestia, che passasse
un giovane con tutt'altra intenzione che quella di confessarsi,
benchè n'avesse bisogno. Se pwò Don Bosco lo fissava, non po-
teva più allontanarsi; si fermava indeciso, faceva ancora un passo
verso la porta, tornava indietro, e finalmente si appressava al
Santo, cadeva in ginocchio ed aspettava il suo turno per confes-
sarsi. Sera sentito attrarre da una. forza soave: era svanita ogni
ripugnanza: @ s'era iaccesa in cuore la confidenza filiale.
Sono molti queili che attestano d'aver esperimentato questa
influenza benefica.
Una volta, a Nizza, Don Bosco usciva, dopo una confereuza,
dal presbiterio e s'awiava d a porta. La gente lo circondava da
ogni parte, così che fu costretto a fermarsi. Un uomo, di aspetto
torvo, teneva fissolo sguardo su lui. Don Caglierose n'era accorto
e lo teneva d'occhio, temendo qualche brutto tiro. Quando gli
pasò vicino, anche Don Bosco lo vide e lo interrogò: - Che
volete? - NuUa. - Eppure sembra che vogliate dirmi qualcosa.
- -Nulla. - Volete forse confessarvi? - Tutt'altro. Che cosa
- fate adunque qui? Son qui, perchè non posso andar via...
perchè mi ci sento inchiodato. - Ho capito... Signori, mi lascino
un momento solo. -Tutti si ritirarono. I1 Santo gli disse ancora
qualche parola sotto voce, e quegli, cadendo in ginocchio, si con-
fessò, così, in mezzo alla chiesa.
Altro fatto consimile accadde nel Santuario d i Maria Ausi-
liatrice il 24 maggio 1884. Don Bosco stava confessando in sa-
crestia, quando un signore sui trent'anni, fermatosi a guardarlo,
sebbene non avesse alcuna intenzione di confessarsi, sentì entro
di una forza che non gli permise più di allontanarsi di un passo
Don Bosco, h i t o che ebbe di ascoltare la confessione deli'ultimo
giovinetto, si volse allo sconosciuto e, accortosi che era un'anima

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attirata daiia grazia di Dio, l'invitò a inginocchiarsi. Queii
aweuisse tra lui e il penitente, Dio solo lo sa; ma chi era
crestia udì quel signore singhiozzare come un fanciuiio e lo
alzarsi coiia faccia bagnata di lacrime. Chiestogli che cos
fosse accaduto, espose: - Oh! come è m a i buono Iddco! È la
donna che mi ha fatto ve
m i ha loccato il cuore.
Ausiliatrice e non finiva di piangere e d i pregar
teilina suile spaiie e il vassoio in mano, egli i
gli disse con amorevolezza: - Dio vi be?zedica! - Quell'uo
mise la mano in s
chiesa: e quegli lo se,& in chiesa, in sagre
quel mattino, non lo lasciò più, vinto dal suo fascino.
Ugual fascino esercitava Don Bosco
Nanava Don Rua di aver avuto la
mezzo alla turba silenziosa, impartire un'istruzione sal
Talora s'imbatteva in
e dopo essersene guadagnata la coniidenza, insegnava loro
che verità deiia fede, o a
onizione, li regalò di bellissime pesche che camperò da un E

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254
-V Sempve con Dio
tivendolo, e, chiamandoli amici, li congedò dopo averli invitati
all'Oratorio.
I1 Santo, hdai primi tempi del suo apostolato, aveva fatto,
tra gli altri, questo proposito « È cosa assai impmtante ed utile
per la gioouenth, di fare in modo c h non mai un fanciullo parta
malcontento da noi I).
Un giorno, a Roma, si vide chiusa la via da un gmppo di
giovinastri. Tranquillo avanzò sino a loro, poi, cavandosi il cap-
pello, chiese, in grazia, di passare. Sull'istante, con gli occhi
stupiti e fissi al suo volto mite e sorridente, tacquero tutti, e gli
fecero largo con rispetto.
" La salvezza dell'anima", la prima parola che diceva ad ogni
giovinetto quando entrava nell'Oratorio, era anche Sultima che
gli ripeteva quando partiva, e quando lo rivedeva dopo anni ed
anni di lontananza.
- T u m a volta eri buona... lo sei amhe adesso?... Hai fatto
Pasqua?...
E tutti l'ascoltavano volenti&.
Bisognerebbe leggere le lettere che gli scrivevau gli ex-&evi.
Uno di essi, militare, insegnante di contabuità nei suo reggimento,
nel 1867 gli scriveva da Bologna: u Dal primo di che ebbi la for-
tuna di conoscerla, era io sui tredici o quattordici anni, e cioè
nel 1843, nel frequentare il suo catechismo nella Chiesa d i San
Francesco d'Assisi, sentiva nelle sue spiegazioni e nei suoi rac-
conti un certo divino ragionare, che io succhiava come un bimbo
succhia il latte deila madre. Quando fui con lei, ai suo desco e
nella camera a lei attigua, al vederlo cosi sovente, era il più felice
dei viventi, e, con gioia, vedeva crescere le sue opere benefiche.
Quando stabiiì la Compagnia di S. Luigi, mi ascrissi anch'io fra
i confratelli, e, mi ricordo, fui Sottavo... e in quell'anno fui pure
uno dei fortunati, ai quali ella suole rinnovare ciò che fece il buon
Gesù ii giorno dei Giovedi Santo... Amato Don Bosco, sembra
che abbia ragione a lagnarsi di me; ma creda che sempre l'amai,
Samo e l'amerò: in lei trovo ogni conforto. Restai confuso nel
vedere che sempre mi ama... I suoi ragionamenti, i suoi consigli,
produssero in me quell'effetto che [ebbe] in S. Paolo la parola di
Dio, quando lo chiamò ai ravvedimento: - Saul, Saul, perchè
mi perseguiti? - Don Bosco, io non la perseguitai, ma la

26.6 Page 256

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poneva in oblìo. Ora però le sue parole le sento; e in hl
momenti sembrami di sentirla parlare, anche di notte; o
qualvolta rivolgo il mio pensiero a Lei, io sento quanto se
in quell'ora. Se viene a Bologna, pensi che anch'io
malato... 1).
solo agli &evi, ma a tutti il Santo
qualsiasi genere di lavoro,
affidando, perchè noi li conduciamo pel cammino deiia vir
dell'onore, per la via del cielo. Ma in tanti modi e con varie esp
sioni mi avete ringraziato di quanto ho fatto per voi; vi s
offerti di lavorar meco coraggiosamente e meco dividere le
tiche, l'onore e la gloria in terra, per conse,&re il gran pre
e che voi mi farete la cosa $id cara del mondo, se mi aiuterete a s
cettati nella Con
vezza; perciò, se voi mi aiutate in questa grande imp
fate quanto il mio paterno cuore possa attendere da voi
Era, sempre, di una finezza mirabile nel far
che lo salutò, le domandò con d
- - La suora rispose: D! .salute
- non so neppur io; - ed egli: La sanità non dipende d
perchè sta nelie mani di Dio, m
pendono anche da noi, dalla nostra volontà.
Davanti alla chiesa di S. Domenica in Torino, s'
un muratore, il quale, sdrucciolando, corse rischio d i

26.7 Page 257

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256
-V Smrp9e con Dio
I1 Santo lo sostenne, e il vecchio, ringraziandolo: - Oh se non
c'era lei, sarei caduto per teiral - Ed egli: - Potessi pzlr so-
stmerui e i%pedirvi d i cadere nell'inferno! - Queste parole fe-
cero tanta impressione suii'operaio, che in un lampo fu atterrito
dallo stato deli'anima sua e, tocco dalla grazia divina, volle su-
bito andarsi a confessare da lui.
A Lanzo l'accompagnammo a visitare il Conte Cibrario, Mi-
nistro di Stato, nell'albergo ove ailoggiava. Dopo che si furono
alquanto intrattenuti da soli, fummo introdotti noi pure. In quel
mentre il Santo ringraziava il nobile signore di quanto aveva
fatto per l'Oratorio, e lodando i suoi scritti e il suo stile, gli espri-
meva la speranza che avrebbe onorato la patria con nuovi vo-
lumi. I1 Conte sorridendo: - Certamente ho qualche cosa tra le
mani, ma ormai son vecchio, mi avvicino ai settant'anni. -
Don Bosco lo invitò a sperare di vivere ancora lungamente. -
Sì, speriamo, replicò il Conte, tuttavia l'uomo è sempre uomo:
e volere, o non volere, non ho più molto da vivere. - Signor
Conte, gli disse allora il Santo, ella sa che io le voglio molto bene
e ho molta stima per lei. Orbene, se la sua vita non può essere
molto lunga, si ricordi che prima di morire ha qualche partita
da aggiustare con la S. Chiesa. - I1 tono deila sua voce e so-
prattutto quella inattesa conclusione, ci sbalordì. I1 Conte si fece
serio, abbassò il capo, ste* un istante pensieroso, poi prese la
mano di Don Bosco e stringendogliela: - Ha ragione, gli disse,
v i ho pensato, lo farò, lo farò certamente, e presto.
Un interesse tutto speciale, l'aveva per le anime dei sacer-
doti. Convinto - come ripeteva sovente - che un prete non
va nè in paradiso n&all'inferno da solo, ma accompagnato da un
gran numero di altre anime, se vedeva che qualcun di loro non ri-
spettava ii proprio carattere sacerdotale, ne provava profondo do-
lore e più volte fu visto piangere amaramente, mentre Savrebbe
voluto poter nascondere agli occhi di tutti. Parecchi di tali
preti gli vennero raccomandati da Vescovi o da Vicari Capito-
lati: ed egli colla più ardente carità e col più grande rispetto si
adoperò per riabilitarli, esortandoli in ogni modo, intrattenen-
dosi con loro in lunghe conferenze, e fornendoli anche di soccorsi
pecuniari. Ed il suo zelo fu largamente ricompensato, che quasi
tutti pot&ristorarli neli'onore sacerdotale, in faccia a Dio e in

26.8 Page 258

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Non si può dire quanto gli stessero a cuore le anime d
cerdoti. Un giorno d'estate, ospite in un villaggio alpino, s
inistrada, inoltrandosi fra le montagne. Dopo due oredi C
giunto ad una frazione deli'abitato, si fermò Snanzi all'ab
zione del cappeliano, una casa isolata che sembrava dese
M i t t o com'era da otto giorni da un continuo d di denti, o
presso dal caldo, tutto coperto di sudore, ci pareva che il
Don Bosco si fosse fermato unicamente per riposarsi un '
- A un tratto, su per un sentiero, si vede salire iui cont
Santo gli chiede se il cappellanostia bene di salute. È
da molto tempo, e di una malattia dalla quale non si guarisce.
Gli hanno gih amministrati i saaamenti? - Non ancora.
Viene talvolta qualche sacerdote a visitarlo? - Non saprei;
ne ho visto alcuno. - E chi lo assiste? - Il figlio dei massar
da un mese egli non vuole nessun altro in camera. - Don Bo
stette alquanto pensoso, quindi, rivoltosi a noi che lo accomp
gnavamo: - Aspettatemi - disse, e sali le sede. Le ridi
dopo un'ora e più. Rimessici in cammino, non osammo
rogarlo sdl'accaduto, ed egli non ne parlb: ma era facile C
che soitanto la carità e lo zelo avevano fin la& guidati i suoi p
Che non fece per promovere le vocazioni sacerdotali?
alla Chiesa dei preti, e dei buoni preti, fu suo impegno
in tutta la vita. Infelici erano le condizioni dei Clero in Piemo
In molte diocesi i Seminari erano stati soppressi, e, dove er
rimasti aperti, eran quasi deserti. Nel 1852,quando Michele
indossava la veste clericale, in Torino i chierici erano diciasse
nel tempo del suo p b o corso di filosofia,due soli frequentav
con lui la scuola dei Seminario, e nel secondo anno egli ebbe
solo condiscepolo! Per colmo di sventura varie Diocesi delle
importanti rimasero prive del loro Pastore, e in altre i Vesco
- non avevano mezzi d c e n t i p-er prowedere rrratuitamente
mantenimento e all'istmione di un certo numero di
sacerdozio.
Don Bosco, nella sua mirabiie prudenza, aveva, h dai p
cipio della rivoluzione, previsto quaie vuoto si sarebbe nat
ralmente prodotto nel Clero secolare, tanto più che la legge
. Vlril di S. cm-' nwut. Vol. I1

26.9 Page 259

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258
-V Sempre con Dio
soppressione dei conventi dava un colpo terribile anche ai sacer-
doti regolari. Rimediare d a penuria di vocazioni allora sembrava
m'impresa umanamente impossibile. Ma egli sentiva che Dio
gli aveva affidata la missione di provvedere ai bisogni urgeu-
tissimi della Chiesa, e non esitò. Diceva Giuseppe Buzzetti: o Dif-
ficilmente Don Bosco ritornava dalle sue escursioni apostoliche
senza condurre con sè qualche orfanello, oppure qualche giovane
di ottime speranze per la Chiesa. Quanti bravissimi giovani lo
seguirono ail'Oratoxio da Cardè, Vigone, ReveUo, Sadront, Pae-
sana, Bagnolo, Cavour, Fenestreile e cento altri paesi! La madre
giorno gli disse: - lvfa se accetti sempre nuovi giovani, non
ti avanzerai nulla per le tue necessità. - E Don Bosco tutto
tranquillo le rispondeva: -Mi rimnwd semi.>re un @odo all'Os$e-
dale del Coiiolengo! ».
/
Non pago di questo, si raccomandava pure agli amici, perchè
gli sapessero indicare fanciulli di buona condotta. Per lni una
nuova vocazione era sempre una festa.
Se I'Archidiocesi di Torino, durante la chiusura del Semi-
nano, e le altre diocesi del Piemonte poterono avere ancora i
sacerdoti necessari pel sacro ministero, in massima parte lo do-
vettero d o zelo e alla carità di Don Bosco. Riaperti i Seminari,
furou tosto popolati da' suoi alunni, che, presentandosi ai rispet-
- tivi Vescovi, potevano dire esplicitamente:
Siamo venuti a prestar l'opera nostra per la salvezza delle
anime: è Don Bosco che ci manda!
Nel 1865 nel Seminario Maggiore di Torino, di quarantasei
chierici, trentotto avevano compiuti i loro studi ginnasiali in
S'aldocco. Nel 1873, su centocinquanta, centoventi venivano dal-
l'oratorio, come ve&cò Don Giuseppe Berteilo. Dieci anni
- dopo, nel 1883, abbiamo udito Don Bosco esclamare:
Son contento! E o fatto redigere una statistica, e si è tro-
vato che più di 2000 sacerdoti sono usciti dalle nostre case e sono
andati a lavorare nelle Diocesi. Siano rese grazie al Signore e
d a sua Santissima Madi-e, che ci hanno fornito abboudante-
mente d'ogni mezzo per far questo bene (I)!
(1) Nel 1870, Don Cagliero, visitando con Mons. Ferrè il Seminario
di Casale, notò che di quaranta cùierici che vi si trovavano, trentotto

26.10 Page 260

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Il suo calcolo però non era compiuto. Altri 500 dei suoi giova&
si ascrissero al clero prima della sua morte; e molti altri, dei q
egli aveva curata la vocazione, negli anni seguenti alla sua
impararono il modo
stenza neiia pietà, e
zione dei Tommasini dei Cottolengo. Don Bosco un giorn
Tommasino al Venerabile Cottolengo l'ha condotto Don
- dava la nuova famiglia
maso d'Aquino, e dalla
Così vivo nel cuore
sacerdotali!
furono educati i due ter '
può dire di altre diocesi
molti chierici alla diocesi
di sacerdoti suoi d m '
titoii e dignità; e bui q
ed educazione neli'ora

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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CAPO M
IN MEZZO AI SUOI
- La vita e le opere di Don Bosco -scrisse il Can. Bailesio
(I sono nel dominio della storia la quale, in belle e splendide pagine,
dirà alle generazioni awenire che egli fu, per mezzo secolo, l'apo-
stolo del bene... Quello che non potrà dire appieno, quello che essa
non riuscirà a fare ben comprendere è la sua v i b intima, il suo
sacrificio continuo, calmo, dolce, invincibile ed eroico: il suo stu-
dio e il suo grande amore per noi, suoi figli: la fiducia, la stima,
la riverenza, l'&etto che egli a noi ispirava: la grande autorità,
l'opinione di santo, di dotto, in cui da noi era tenuto, quasi tipo
ideale di moral perfezione. Oh, la storia diadmente potrà n-
trarre e far capire e credere le soavi dolcezze che una sua parola,
un suo sgua~do,un cenno infondeva nei nostri cuori! Bisogna
aver veduto, bisogna aver provato! La vita dei santi, nei libri
anche meglio scritti, perde del fascino che esercitava sui contem-
poranei, sui familiari. I1 profumo della loro conversazione e
delle loro virtù si dissipa nello spazio dei tempi. Ma noi Sabbiamo
veduto, noi l'abbiamo sentito Don Bosco!... s.
Lo splendore delle virtù del Santo, nel campo in particolar
maniera affidatogli daiia Provvidenza, cioP neU'Oratorio di Val-
docco, era addirittura dascinante.
Negli irregolari fabbricati e nei cortili sonanti delle liete voci
dei numerosi fanciulli, SOratono era la prima casa che la Ver-
gine gli aveva additato in quei sogni, o visiolzi, con cui lo venne
alienando alla nuova missione: ed era sorta e si sosteneva, co-
me oggi, con l'aiuto delia Vergine e deila Provvidenza. Era ed è
la casa del Signore e della Madonna: Haec est domzcs m&... Don
Bosco non si stancava di ripeterlo agli alunni, e li esortava a ri-

27.2 Page 262

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che, quando aveva visto la turba di giovinetti che 2 Si
&dava alie sue cure, aveva chiesto e ottenuto dalla
suoi giovinetti, ed anche queste volte era stato esaudito.
agli occhi deiia Madonna. Timore e am
indefesso, e una santa allegrezza la
gradita. Era i'iuterpretazione più beii
rava il vederlo in mezzo a noi;

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262
V - sempue con Dio
tro non aveva il cappello e le dita dei piedi gli sgusciavano dalle
scarpe rotte. Sera scarmigliati, talora sudici, screamati, impor-
tuni, capricciosi, ed egli trovava le sue delizie nello stare coi più
meschini: per i più piccoli poi aveva un affetto di madre.
Di fronte a tanta carità, i giovani lo ubbidivano sempre e
con gioia; e gli si affezionavano tanto che la sera, quando torna-
vano a casa ed egli li accompagnava per un tratto, sovente lo al-
zavano di peso suiie braccia e lo portavano in trionfo.
Anche quando non giocava, Don Bosco era sempre in mezzo
ai suoi giovani amici: e c< ben sovente, ricorda Don Rua, perso-
naggi distinti, venendo all'oratorio, tratti dalla fama delle sue
Opere, restavano altamente meravigliati nel vederlo seduto pez
terra, in mezzo a una moltitudine di fanciulli, che tratteneva
con edificanti racconti, o col canto di lodi sacre D.
Questo avveniva nei primi tempi dell'Oratorio; ma anche in
seguito, e ancor per molt'anni, il Santo continub ad essere l'anima
dei divertimenti. Chi non ha vedute quelle ricreazioni, diacil-
mente può farsi un'idea deUa vivacità, della lieta spensieratezza.
e dell'auimazione che vi regnavano. I1 cortile era battuto, palmo
a palmo, in rapide corse: e gli alunni che sapevano come il buon
Padre, ogni volta che lo potesse, prendeva parte alle ricreazioni,
tratto tratto alzavan gli occhi alla sua camera, e quando lo ve-
devan comparire sul poggiolo, levavano da ogni parte un grido
di gioia, e molti correvano ai piedi della scala, ad attenderlo. Ii
gioco allora si accendeva e continuava più animato, e spesso
finiva con una sfida alla corsa. L'ultima sfida, alla quale il Santo
partecipò, a w e m e nel 1868, quando, non ostante le sue gambe
enfìate, fu visto correre con tanta rapidità, da lasciarsi indietro
cinquecento giovani, tra cui molti d'una sveltezza eccezionale.
Pochi al mondo si sobbarcarono a tali fatiche per guadagnarsi
il cuore dei giovani, e servirsi del loro affetto per educarli santa-
mente! Questo era il motivo per cui Don Bosco stava sempre
in mezzo ai suoi figli, o sotto i portici, o nel cortile, seduto anche
per terra con sette od otto giri d i giovani, tutti a lui d'intorno,
tutti a lui intenti, come fiori rivolti al sole, per vederlo e per
udirlo! Ascoltiamo il Can. Ballesio:
R Entrate un dopo pranzo o un dopo cena nel refettorio. Don
Bosco, trattenuto dai continuo lavoro, vi giunge quasi sem-

27.4 Page 264

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pre tardi, e, solo dopo gli altri, il sant'uomo prende un po' d i cib
Qualche cosa di prelibato ed a lui riserbato! È l'apostolica VI
si gioca, si canta, si grida. Chi è ritto
dietro, ai fianchi, sul tavolo, in faccia a lui. Appena è che anc
lo scorgiate. Ed in quel m o r e assordante, in quell'ambiente
spirato da tanti petti che a stento rimane acceso ii lume, Do
lietissimo. Anche mangiando, Don Bos
sant5catrice. Stare coi giovani era per
sione. E non lo vidi mai mostrare rincrescimento e quasi turba
se non quando qualche visitatore, non necessatio, venisse a
bargli la dolcezza di questi familiari trattenimenti a.
In quelle radunate, come pure in cortile, quando ii gran
mero dei giovani che lo circondava non gli permetteva di con
sare con tutti, soleva proporre ad alta
luogo a discussioni animate, finchè, a troncarle,
la giusta risposta.
a Miei cari, qual è la cosa che v i fard pih
- in età matura?... i) $L'esservi assuefatti
aii'osservanza dei Divini Comandamentia.
a Che cosa v i tormenterà 9th di tutto, guado sarete cres
i% etd, e specialmente in punto di morte2... - « y a v
cattive abitudini in giovinezza i>.
(iQual è il mezzo pi% e.cace per no%ricadere in pece
(1 Praticare, esattamente, gli avvisi del Confessore I).
a Qual è il tempo $i& propizio per dom
zie?... » - a Quello dell'elevazione nella S. Messa i>e:, per qu
voleva che in quei momenti si sospendessero i canti e la
delle preghiere e, preferibilmente, tacesse
Oh! la carità che gli traspariva dal volto, allorchè pr
simili quesiti, o quando rivolgeva una parola a questo o
dei suoi giovinetti. a Sta' allegro! ».$Come s
d'è che ti metti a far miracoli? a. Queste frasi ordina
indirizzava a chi stava pensoso, o era distratto, o a

27.5 Page 265

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264
V - Scnip~econ io
sommessamente al compagno, nel crocchio che lo circondava.
Certe volte dava un avviso ad uno e, poi, volgendosi improvvisa-
mente ad un altro, esclamava: « H a i capito? >>A.ltre volte a un
giovinetto che gli si avvicinava per baciargli la mano, egli pren-
deva la sua e, tenendogliela stretta, gli diceva amabilmente
« Va', va' a fare m a bella rimeazione! >), e continuava intanto a
conversare con gli altri, che gli facevano corona attorno, finche,
di 12 a un po', volgendosi al prigioniero: (iI/a' duwcue, insisteva
con bontà paterna, ch.e cosa fai qui? Va', oa'! »: e apriva la mano.
I1 giovanetto d o r a gliela baciava con riverenza, e tornava al-
legro a giocare.
Tanta giocondità neUe ricreazioni rendeva più mirabui la
serietà e il raccoglimento, cui il Santo aveva abltuati gli alunni
nel compimento dei loro doveri. I passaggi dal cortile aUe sale di
studio, di scuola o di lavoro, si compivano spontaneamente,
senz'alcun apparato di disciplina. Non c'era obbligo di stare in
fila, non s'intimava il silenzio; e tuttavia, prontamente tutti si
avviavano aUo studio, alla scuola, al laboratorio, continuando a
schiamazzare fin sulla soglia, dove, come per incanto, cessava
ogni bisbiglio e cominciava il più religioso silenzio.
Ed era uno spettacolo mirabile il veder duecento, trecento e
più di cinquecento alunni, studiare nella stessa sala, in perfetto
taccoglimento. Detto Iactiones, ogni testolina si curvava sui qua-
aerni e sui libri, e non ce n'era una che si divagasse per guardar
ìhi entrava od usciva, fosse anche Don Bosco. L'applicazione e
iI Laccog'hentoerano perfetti. Divisi in piccole tavole, sedevano
a ciascuna otto alunni; tre a destra, tre a sinistra, in testa il capo,
in fondo il vice-capo. Questi, ogni settimana, dava un voto di
applicazione e uno di condotta agli assistiti: il capo li sanzionava
e, aggiuntivi quelli del vite-capo, passava il foglio all'assistente,
per lo più un chierico, che li rivedeva, e, con i voti dei capi, li ri-
copiava in apposito registro, e il Direttore delle scuole li leggeva
in pubblico. Spesso, un dieci interrogativo era causa di pianto e
di generosi propositi. E I'emulazione era promossa e favorita
anche dalla serietà con cui si davano gli esami bimestrali, seme-
strali e annuali, e daUa solennità con cui, dopo ciascun esame, si
compivano le premiazioni. Talvolta eran premiati anche i meno
ricchi d'ingegno e di volontà, tenuto calcolo dello sforzo com-

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piuto per migliorarsi; ad esempio, era concessa una
speciale a tutti, anche
v d e materie, avevano riportato dieci punti i
zione ottenuta nel bimestre antecedente.
Spettacolo degno in
ammetteva qualche ospite illustre a contemplarlo. Un
condusse il Ministro Inglese Lord Palmerston, che
altamente impressi
Sosco medesimo nel 1877. che un Ministro della Regin
spaziosa sala, dove
o di minacciare un castigo. - Come è mai possibile di
tanto siienzio e tanta disciplina? dimandò: ditemelo. E
giunse al suo segretario, scrivete qu
rispose il Direttore dello stabilimento,
- - non si può usare fra voi. - Perchè?- Perchè sono arcani solta
svelati ai cattolici. Quali? La frequente Confessione e
munione e la Messa quotidiana ben
elementi di religione, bisogna
- Avete ragione! avete ragione! O relig'
raccontarlo a Londra n.
grazie anche aila paterna
insegnanti. Incredibile è il lavoro che egli compì,
difficoltà che dovette superare.
Nei primi tempi deli'
i lavori, non potendosi
improvvisati. I n seguito ebbe professori di bell'ingegno e
ma contintiò anche a loro, con pazienza di santo, a sug

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266
-V Senapve con Dio
- più sagge norme didattiche. - N o n esigete dagli alunsi $i& di
quello che fossono dare. Le spiegazioni fatele semplici, e li-
mitate al testo. - Le spiegazioni troppo ampie o profonde non
sono capite. - Alcuni si tengono soddisfatti, quando si vedono
compresi dai primi della scuola: è un errore madornale. - Bi-
sogna rendersi conto di ciò che imparano i mediocri e gli ultimi:
interrogate questi con maggior frequenza e ripetete le spiegazioni,
finchè non le abbiano comprese. Fare diversamente è far scuola
a pochi privilegiati, trascurando ingiustamente gli altri. - Per
occupare convenientemente quelli d'ingegno più svegliato, asse-
gnate lavori e lezioni supplementari, che premierete con punti
di diligenza. - Ma la chiave del profitto in ogni classe, anche
neUe superiori, è questa: interrogare molto: bisognerebbe inter-
rogare tutti gli alunni ogni giorno, perche più gli alunni si fanno
parlare, più pfonto ne è il profitto. - Con queste ed altre simili
direttive, affettuosamente seguite, e cent'altri espedienti, di cui
diremo nel parlare del sistema educativo del Santo, le scuole
deli'oratorio, sebbene numexosissime, erano palestre di sapere,
dove s'insegnava e s'imparava dawero.
Ma la gloria deli'Oratotio era la vita di fede, la sodezza della
pietà, l'amore per le pratiche deifa Religione. L'allegria e la vi-
vacità delle ricreazioni tenevan lontani da pensieri inopporhini
e morbose malinconie la mente e il cuore degli al&, e li pre-
disponevano ad applicarsi, con slancio sempre nuovo, ai doveri
di scuola e d'officina. E l'intima sodisfazione li abituava a quella
riflessione, che è base deii'educazione deila volontà, mediante la
quale anche tenere anime raccolgono frutti maravigxosi, quando
sono avvalorate dalla grazia divina.
Don Bosco non pretendeva dai suoi pratiche straordinarie.
Soleva dire ai Salesiani: o Io non desidero altro da voi, oltre l'os-
servanza dei santi voti, che l'adempimento dei doveti sacerdo-
tali dai sacerdoti, e di quelli comuni ad ogni cristiano, dai laici >).
Dagli alunni, quindi, non pretendeva certo di più: ma quello che
voleva, voleva lo facessero bene: - ogni giorno recita delle pre-
- ghiere del mattino e della sera, la S. Messa e la terza parte dei
Rosario. Quanto alla frequenza dei Sacramenti erano continue
le esortazioni: grande e quotidiana la comodità di accostarvisi.
ma nessun obbligo, a tutti la più ampia libertà. Ma?, in nessun

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iomo deli'anno, nemmeno neiie maggiori solennitk, un giovan
AI nessun modo era obbligato a confessarsi e comunicarsi. I n
>unto di tanta importanza per la formazione del carattere, brillò
.n modo luminosissimo, la prudenza di Don Bosco. Tutti i doveri
particolarmente quelli verso Dio,
frutto, devono essere fatti bene, spontaneamente,con
Si dia quindi ai giovani comodità di confessarsi e
si esortino con frequenti ed acconc
divine sorgenti, in cui Sumana fragilità trova Sainto onnipote
deiia grazia divina: si vigili per vedere se vi si accostano o
si ripetano, ove occorra, anche in
affettnose e gl'inviti più forti: ma nessuna coer
controllo, ancora in uso in qualche istituto dei più regolari,
coloro che vanno a fare la S. Comunione con fatti uscire b
per banco, per amor di ordine e
a Don Bosco dovesse
caratteri deboli, di accostarsi aila sacra Mensa senza le
disposizioni, e quindi un pericolo
diamo ali'esperienza di un Santo
e che, per dono particolare del Si
nelle coscienze.
Frutto di questo metodo p
oggidì una frequenza
si raccolgono un istante, quali chinando il volto tra
l'Ecc&Agnus Dei.Non appe
da ogni panca e s'appress
si son comunicati per i

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a68
-V Sempre con Dio
scena, così semplice e commovente, si ripete ogni dì; e bene spesso,
anche nei giomi feriali, la Comunione è generale.
Chi può contare le anime santifìcate da Don Bosco con questo
metodo pedagogico?
(1 Così - attesta il Can. Ballesio - governava Don Bosco
il suo, anzi il nostro caro Oratorio. Col santo timor di Dio, coll'a-
more, coii'edificazione del buon esempio. Qualcuno chiamerà
questo governo teocratico. Noi lo chiamiamo governo della per-
suasione e dell'amore, il più degno dell'uomo. E non è a dire
quanto fossero mirabili gli effetti di questo regime! Le centinaia
di giovani studenti ed operai compivano con ardore ed esattezza
i loro doveri. Ed un bei numero di loro non solo erano buoni,
ma ottimi, ma veri modelli di pietà, di studio, di dolcezza, di
mortificazione, guida amorevolissima, esempio fulgidissimo ed
efficace. Giovani che non avrebbero fatto un peccato veniat
volontario per tutto il mondo. Giovani di una devozione così
soda e tenera, che aveva veramente dello straordinario. Come era
bello vederli in chiesa, rapiti in un'estasi beata, celeste! E quante
volte il patrizio della città conduceva i suoi figli all'oratorio a
specchiarsi nei figli del popolo, divenuti inconsapevolmente no-
bili e grandi per la loro pietà! Erano questi i carissimi di Don
Bosco, e pieni del suo spirito I'aiutavano potentemente, e molto
grande e salutare influenza esercitarono sui loro compagni. Si
videro neli'Oratorio le dolci e belle virtù, I'innocenza, la sempli-
cità, la felicità cristiana, onde sono tanto cari i primordi di San
Domenico, di S. Francesco d'Assisi coi loro discepoli. E quello che
l'uomo profano chiamerebbe leggenda, è veriscima istoria P.
Una vita così lieta e serena - allegria, studio e lavoro, e pietà
- vissuta in un ambiente eminentemente familiare, non tardò
ad accendere nei cuori dei più generosi il desiderio di rimanere
presso chi tanto li amava, per prodigare ad altri gli stessi benefizi.
L'amore al gran Servo di Dio e le attrattive deila sua santità
furono i primi vincoli che spontaneamente avvinsero il generoso
drappello, da cui usci il primo nucleo deiia Pia Società Salesiana,
a poco a poco educato da Don Bosco alla vita religiosa, con brevi
conferenze tenute dopo le preghiere delia sera, perchè durante
il giorno il lavoro era troppo assiUante per tutti. Proprio cosk
in ore rubate al +oso, e neli'nmile stanza dove il Santo lava-

27.10 Page 270

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rava e riposava, da un drappello di
rono le basi della Pia Società Salesi
professioni, temporanee e perpetue.
A capo del generoso manipolo st
Vittorio Alasonatti di Avigliana (I
biam parlato più volte. Per sei
Don Bosco: per dieci il suo fido e laborioso aiutante nella
zione amministrativa e disciplinare. Un'ammisazione prof
per il nuovo apostolo della gioventù, staccatolo dagli agi
famiglia, Saveva indotto a condividere le molteplici cure di un'
tra famiglia assai più numerosa, composta di poveri figli del p
polo, bisognosi di tutto, non solo di pane, ma anche di &ett
Don Alasonatti aveva già educato in Avigliana, con saggez
e con amore, molte sehiere di fanciulli. Ma nel nuovo ambient
giovanile, accanto aila sovra
il suo carattere già formato
nerando uomo si s
era di tempra non comune!
di qualche anno maggiore a Don Bosco, si propose di ubbidi
ciecamente e d'aiutarlo con tutta Sanima: e mantenendo, c
eroismo, il santo proposito,
pene, i sacritizi. E il Signore benedisse la sua generosità. Dur
una lunga assenza del Santo, accadde che egli non avesse
f r r fronte a un debito urgente e improrogabile col fornaio.
fece? Risolse d'imitare Don Bosco: pregò, raccomandò di
gare, e uscì per la città. Bussò alla casa d'un signore da c
a tutta prima bene accolto: ma quando gli espose lo scopo
visita, per poco non fu cacciato bniscamente fuori deil'usci
Queste umiliazioni
pregare i suoi cari orfa
all'oratorio, per ehie
stata sufficeute, e per depotre, nella c
cinque biglietti da cento.

28 Pages 271-280

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28.1 Page 271

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270
-V Sempre cm Dio
La vocazione di Don Aiasonatti, per Don Bosco e per l'Ora-
torio, fu veramente prowidenziale. Ma, prima ancora che il buon
prete d'Avigliana sposasse la causa di Don Bosco, Iddio aveva
posto a fianco dei suo Servo colui che l'avrebbe aiutato e com-
preso più di ogni altro, e che sarebbe stato il suo primo Succes-
sore, il continuatore e l'integratore dell'opera sua.
Per quella dolcezza e per queiia carità cui voleva informato
il suo metodo educativo, doveva infatti occorrere presto a Don
Bosco un fido ausiliare, cui potesse commettere il compito d'in-
vigilare sd'osservanza dei Regolamento e affidare ogni aitro
incarico delicato e scabioso, e questi fu il Servo di Dio Don Mi-
chele Rua.
Nato a Torino nei 1837, aveva otto anni, quando vide per
la prima volta il Santo; undici, quando si afiidò d a sua dire-
zione spirituale; dodici circa, quando prese a frequentare rego-
larmente l'oratorio. Ed era ancor alunno dei Fratelli deiie Scuo'e
Cristiane a Porta Palazzo, quando, nell'andare o nei tornar da
scuola, s'incontrava sovente con Don Bosco e lo pregava di re-
galargli un'immagine. Alla sua richiesta, il nuovo Apostolo gli
porgeva la mano sinistra e facendo atto, con la destra, di ta-
gliarne metà, gli diceva sorridendo: "Prendi, Michelino, prendi ".
- «Che cosa vorrà dirmi con ciò? - pensava il giovinetto: e
quando, a quindici anni, vestito ai Bechis l'abito chiericale, prese
stanza neli'Oratorio, glielò domandò apertamente. E Don Bosco
gli disse: - Ora potresti comprenderlo da te: voleva dirti che,
un giorno, noi due avremmo fatto a metà! - Evidentemente,
il Signore doveva aver palesato a Don Bosco l'aiuto che gli avrebbe
dato Don Michele Rua.
Questi infatti, vent'anni prima di esser nominato suo Vica-
no, prese a condividere con lui la direzione deii'Oratorio, e per
suo volere e per le imprescindibili esigenze dei suo metodo edu-
cativo, cominciò in parte a sostituirlo integralmente. Don Bosco
non volle mai sostenere alcuna parte odiosa: in mezzo ai suoi
volle esser sempre e soltanto un padre, e le parti scabrose e
- difficili, prudentemente, le affidava a Don Rua. I suoi richiami,
non solo a voce, ma anche per iscritto: "Don Rua invigili"
"Don Rua corregga" - "Don Rua avvisi" -"Don Rua im+e
dista" divennero così frequenti, che l'attento discepolo non tardò

28.2 Page 272

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a comprendere in qual modo dovesse coadiuvare il &e
cui, se anche Don Bosco non avesse continuato con la
tuaie accuratezza a fornirgli gli opportuni suggerimenti,
affettofiliale e la sua assidua vigilanza sarebbero bastati
gli compiere lo spinoso e delicato ufficio &datogli. In so
il maestro e ii discepolo fecero così nettamente a metà, e n
l'oratorio e nel governo della Pia Società, che non è azzarda
&exmare che Don Bosco, senza Don Rua, non avrebb
essere Don Bosco.
Il Santo, quando lo riebbe al fianco, dopo
- era stato a Mirabello, fece di lui un elogio, che rimanà 3 p'
autorevole sino al giorno, in cui - come speriamo pronunce
favorevolmente il suo anche la Chiesa. (i Se Dio m i dic
affermavail Sstnto - prepùrati Don Bosco, c k devi morire, e
gliti us successore, perchè so% voglio che l'opera da te incominc
venga meno: e chiedi per questo successore quante grazie, doni
smi, credi mcessari, pwcU possa disimpegnare beee il sw,
chè io tutto gli darò: io, diceva Don Bosco, v i assicuro C
p ~ e iche cosa dimadare al Signore, perchè tutio quanto
sidware lo vedo giù possedub da Don R@a~a (I).
Con Don Rua si erano stretti ai Canto altri
che dovevano prestargli larga mano nello svilupp
cietà.
Tra questi va ricordato per ii primo ii Card. Gi
giiero (1838, 1926). Nato a Castelnuovo d'Asti, a 12
chetto, accompagnava al pulpito Don Bosco, che si era
(I) Il S m di Dio DON MICESLE RWA, ritenuto univers
n un altro Don Bosco u, fu accanto ai Santo Fondatore per quaran
anni, e studiandolo ogni giorno anche u neUe cose più minute >), giun
ad emulame la boria patema, le fiamme deli'apostolato, e Sin
unione con Dio. Morì in concetto d i santità il 6 aprile ~grod,opo av
diretto la Società Saiesiana per 22 anni. La s
lata accanto a quella di Don Bosco in Vaisalic

28.3 Page 273

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s72
-V Semfire con Dio
al paese pel discorso dei &!orti. Dopo la predica, tornato in sa-
crestia, il Santo lo guardò e gli disse: - Sembra che tu abbia
qualche cosa a dirmi e a manifestarmi qualche ardente desiderio,
non è vero? - Sissignore, rispose infiammato in volto il giovi-
netto Cagliero, voglio proprio dirle una cosa che da tempo mi
agita; voglio venire con lei a Torino, continuare gli studi e farmi
prete. - Bene, verrai con me, riprese Don Bosco: il signor Pre-
vosto m'ha già parlato di te: di' a tua madre che t'accompagni
stasera in canonica, e ci intenderemo. - La pia donna, poco
dopo, era davanti a Don Bosco, il quale le disse: - Parliamo
adunque del nostro negozio: è vero che mi volete vendere vo-
stro figlio? - Oh! venderlo no, esclamò la buona Teresa; ma se
lo gradisce, piuttosto glielo regalo. - Meglio ancora, concluse
Don Bosco: allora preparategli il suo piccolo fardello: lo con-
durrò con me, e gli farò da padre. - E il 3 novembre Giovanni
Cagliero entrava nell'Oratorio. D'indole franca e gioviale, di
forte ingegno e di gran cuore, in breve fu Sanima della santa
letizia, che ivi respirava sovrana. Ancor chierico, fu maestro e
compositore di musica. Ordinato sacerdote, si laureò in sacra
teologia, e fu oratore efficace e gradito in molti paesi e comunità
religiose. Neil'Oratorio era i'idolo di tutti, specie dei giovani più
vivaci, che Savevano amico e coddente, e a cui fece un bene
immenso, finchè più alte cure non lo distolsero da quelle dolci
e care occupazioni. Capo deila prima spedizione Missionaria (1875)~
Vicario Ap. della Patagonia (1883), Vescovo tit. di hfagida (1884).
Arcivescovo tit. di Sebaste (1904). Internunzio Apostolico nel
Centro America (rgog), fu la guida alacre e prudente dell'e-
vangelizzazioue della Patagonia, e il propulsore dell'espansione
dell'opera di Don Bosco nel nuovo Continente. Elevato aila
S. Porpora nel 1915. l'anno centenario della nascita di Don
Bosco, nutrì sempre per il Santo la venerazione più profonda
e l'detto più filiale. Morì compianto da tutti, dopo una vita
mirabile di lavoro ardente e tenace.
Un altro figlio di Don Bosco, non mai stanco di predicarne
le virtu, fu il Sac. Giovanni Battista Francesia (1838, P 1g31).
Coetaneo e compagno del Card. Cagliero, fu il primo dei Salesiani
che si laureò in beile lettere. Poeta e letterato, scrittore faciie,
oratore popolare ed efficace, visse gli anni più belli nefl'Oratorio,

28.4 Page 274

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&etto gli ultimi giorni del Santo, e infemor
racconti dell'età eroica salesiana.
gente, che non guardava a me, ma che era argomento p
di curiosità e di meraviglia, mi tenne un momento perple
&e cosa dovessi fare, e poi, guadagnato dai desiderio di
- mi disse: Verresti a
Bosco. - Sono proprio lui, e che
tua. - È. impossibile che quell'ora,
parole si cancellino dalla mia memon
s Qualche mese prima, mentr
ero fermato in una strana idea,
bile dolcezza le memorie del giorno, vedeva Don Bosco
parlava ali'orecchio, che mi invitava a confessarmi, e già
- 18 G. 8. L m a m Vita di S. Oinumni Bcw. Voi. 11.

28.5 Page 275

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274
V - Sempve con Dio
d'amarlo e d'essere disposto a tornar6 da lui. Nel corso delle idee,
mentre l'immaginazione camminava a briglia sciolta, mi arrestai
sdia fortunata antica idea, e dissi meravigliato: - Che sia lui il
messaggero della Provvidenza? - Non osai maniiestare questa
segreta voce che un'altra volta, ed ora, quasi al fine della vita,
la ripeto in atto di ringraziamento a Dio e di riconoscenza a
Don Bosco, suo fede1 servitore >).
Un altro salesiano, che al pari di Don Alasonatti, corse, già
sacerdote, alla sequela del Santo, fu il genovese Don Giov. Bat-
tista Lemoyne (1839,t 1q16), di cui pure bisogna far un cenno
nella nuova edizione di quest'opera. ((Nel1864 - depose egii
stesso nei Processi - era sacerdote secolare già da due anni,
e sentiva una propensione ad aggregarmi a qualche ordine reli-
gioso, ma non sentiva inclinazione per nessuno di quelli che co-
nosceva. Mi era stato intanto descritto Don Bosco, come un
santo, ma non sapeva che si fosse accinto all'istituzione di una
pia Società. Venni a Torino per trovarlo nel mese di luglio, ma
egli era assente dalla città, e quindi ritornai a casa mia a Genova.
Nel settembre, l'ultima domenica, trovandomi a Belforte, paesello
presso Ovada, pregai nella cappella della Madonna, per conoscere
la volontà di Dio a mio riguardo. Sul destarmi al mattino seguente,
sentii una voce chiara all'orecchio che mi diceva: Va' a Lermu!
(paesello distante un'ora di cammino da Belforte) e troverai Don
Bosco! Si noti che io non aveva mai udito che Don Bosco dovesse
venir in queila regione. Celebrai quindi la S. Mesa, pieno di
questo pensiero; ma temendo che fosse effetto di fantasia, parte-
cipai la cosa al marchesino Carlo Cattaneo, il quale mi disse:
O sogna o non sogno, a d a m o a Lerma, interrog1ziam.e il Parroco.
Colà portatici, con nostra grande meraviglia veniamo a sgpere
che realmente Don Bosco 6 aspettato fra pochi giorni. Infatti
Don Bosco arrivò... t).
E singolare fu quell'incoutro. Don Bosco fissò il giovane
sacerdote con sguardo amorevole, lo richiese del nome e deila
patria, quindi gli disse: - Ebbene... venga con me a Torino.
- - - Io verrei tanto volentieri, se mi accetta. - E con pzaale in-
tenzione? Con quella di aiutarlo in quel poco che posso.
- No! - lo ammoniva il Santo - le opere di Dio non han bisogno
dell'ainto degli uomini. Ebbene io verrò; e Lei m i dirà

28.6 Page 276

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- ciò che dovrò fare. Venga zmicamente $
nirna sua.
- Don Lemoyne era da pochi giorni neil'Oratorio, quando
- la sera dei 22 ottobre udi il racconto d'uno di quei molti
sogni profetici, che Don Bosco narrava alla comunità. Ritiratisi
- - i giovani, rimasero soli col Santo Don Fraucesia e Don Lemoyn
Ebbene! esclamò Don Bosco con bontà e sem,.ulicit
patema, - sentiamo che cosa dice Don Lemoyne di quello che
ha udito!
- Son d'avviso, rispose, che la Pia Società Saiesiana ha d
- diffondersiin ogni parte dei mondo!
- Che cosa dici?! l'interruppe D
... struzione forse si aprirà ancora qualche
- monte. Ma che possiamo aspettarci di più?
- Se io non fossi certo gli rispondeva D
che l'awenire della Pia Società Salesiana
tornerei subito a casa mia! Son ben altri i desti
cietà Salesianal
Don Bosco, paternamente sorridendo, approvava il gi
del fervente novizio, il quale, fenno nel suo convincimento
l'occhio fisso sul Santo, da quel giorno
con diligentissima cura ogni fatto e ogni
a questo lavoro unicamente dedicò i suoi
dando dal 1884,felice Zaver potuto ascoltare per circa q
anni dalla bocca di Don Bosco medesimo la narrazione di
maraviglie che la Divina Provvidenza aveva com
compiendo in mezzo a noi. E riuscì a raccogliere un
di Memovie biograficlze del Santo, dalla nascita al tramo
riempirne in bozze a stampa 45 tomi, dei quali
zione di pubblicare i primi 13 in nove volumi.
rima=& tra noi impenhira. A lui noi dobbi
posteri la piena conoscenza della vita, delle virtù
del Santo Fondatore.
Prima di Don Lemoyne, vivente ancora il Santo
piuta nel Bollettino Salesiano la pubblicazione dei

28.7 Page 277

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276
V - Semgre con io
di Storia dell'0ratorz'o di S. F~uncescod i Sales il sacerdote Gio-
vanni Bonetti, nato a Caramagna nel 1838, morto nell'Oratorio
il 5 giugno 1891. Virtù eminenti, pietà viva e sincera, scienza tilo
soiica e teologica, e coltura letteraria non comune, adomavan~
la beli'anima di questo figlio di Don Bosco, che nel 186j suce-
deva a Don Rua nella direzione del piccolo Seminario di Mirabello.
La divozione al Sacro Cuore di Gesù che gli awampava in cuore,
ne animava tutte le opere e ne infervorava le parole. Una volta
spronò i suoi alunni a sfidare gii angeli in una gara d'amoie aiia
Madonna!
Don Bonetti era un uomo che viveva di fede e di fervore.
Una notte, nel sonno, gli sembrò di veder entrare in carnesa
sua un personaggio di sorprendente maestà, il quale con voce
armoniosa lo invitò a se,pirlo. Ubbidì e, dietro a lui, entrò in
un dormitorio, ove tutti i giovani dormivano. I1 misterioso per-
sonaggio si fermò a i piedi d'un letto e gli disse: - Osserva questo
- giovane: fra un mese dovrà presentarsi al Ssibunale di Dio: tocca
a te prepararlo! Don Bonetti ne fu cosi impressionato che,
svegliatosi, non potè distrarne la mente e ne fece parola ad alcuni
intimi, indicando anche il giorno nel quale, secondo quanto gli
era stato detto, il giovane, di cui tacque il nome, avrebbe dovuto
morire. Una conlidenza così singolare non potè naturalmente
restar segreta; tutti vennero a conoscere il sogno, e ne attesero,
con ansia, Saweramento, tanto più che, in quei giorni, in collegio
non v'era alcun infermo. Ma ecco che un alunno venne improv-
visamente ad ammalarsi, e dopo breve malattia, assistito appunto
da Don Bonetti, moriva nel giorno indicato.
Un'altra volta un alunno fu colto da male improvviso. Si
chiamò suli'istante il direttore il quale, quando giunse, lo trovò già
morto. Fuori di sè, come se per colpa sua i1 giovane non avesse
ricevuti i Sacramenti, Don Bonetti andò a prostrarsi in chiesa,
e pianse e pregò lungamente. I1 giorno dopo non prese cibo, ri-
tornb più volte a i piedi del SS. Sacramento, e infine, per celare
a tutti il suo dolore, s'internò nel bosco che circondava il collegio.
Benchè estenuato dal lungo digiuno, pure continuava a pregare
intensamente, quando, ad un tratto, fissati gli occhi in alto,
- ristette cosi per un po' di tempo col volto raggiante di gioia,
e infine, ricompouendosi, esclamb: Deo g~atias!è salvo; è gih

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ma era stato spiato: chi lo
fortarlo, nascosto fra gli alberi, vide e udì quanto
e lo riferi cori devozione.
Nel 1877 Don Bosco
affidargli la redazione del B o l l e ~ i ~Sodesiano, e, dopo la C
quanto anch'egli dovette soffrire nel veder contrariata 1'
Salesiana. Basti il dire che nei momenti più
pronto a compiere il sacrifizio di uscire dalla
poter meglio difendere la causa di Don Bosco!
Accanto a Don Bonetti, per d e t t o al S
tutelarne i diritti, va collocato il fede1
serto di Villar Almese (1847, t 1914)~
trice d'importanti memorie sul Fond
notti che Don B
nitida scrittura
noscritti dei Santo, infarciti di correzioni? Sebbene m po'
anni, promosse le Compagnie del Piccolo Clero d
mento.
Un altro degno discepolo dei Santo fu il dott. Don Fran
cesco C e d di Saluggia(1844, t 1917).Compagno di Dom
Savio nell'Oratorio, fu tra i primi coadiutori di Don Rua
fondazione dei Collegio di MirabeUo Bfonferrato. Cagionevoli
simo di salute, divenne così esausto di forze, che Don Rua man
a scongiurare Don Bosco, perchè trovasse modo di dispensa
- daila scuola. Don Bosco rispose: Cerruti continui a far scuol
- Il buon chierico obbedi, ma sul finire d'aprile del 1865 cad
- gravemente malato. @Miaveva sorpreso narra egli stesso
n m d e stanchezza e prostrazione di forze, quindi sputi san

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278
-V ~ e n z p ~coen D%o
gni ed alquanto frequenti; poi tosse persistente catarrosa, feb-
bre pressochè continua, respirazione &annosa. ìi medico Pa-
sini la credette una bronchite trascurata e seria. In quei tempo
Don Bosco capita a Mirabello: m'interroga sdla malattia che
mi opprimeva, e mi suggerisce alcune pillole, che in verità mi
fecero molto male. Poi, nell'atto di partire, mi disse: - Non è
ancora la tua ora; sta' tranquillo: hai ancora da lavorare, prima
di guadagnarti il Paradiso. - I1 male però crebbe a tal segno,
che il medico giudicò disperata la guarigione. Ricordo sempre
che, me presente, disse: - Non vi sono più &edi che si pos-
sano applicare; il male è troppo grave, e le forze son troppo este-
nuate; perciò riposo assoluto, silenzio rigoroso: non resta altro
che lasciar operare la natura i).
Don Rua, essendosi recato a Torino, ne parlò a Don Bosco,
e Don Bosco ripetè: - Non è ancora la sua ora! Cerruti deve
pensare a guarire!... - n In quei giorno, prosegue Don C e d ,
in cui Don Rua mi comunicò questa risposta di Don Bosco, mi
ricordo che fui sorpreso da tale accesso di tosse che, non potendo
più reggere, mi gettai sul letto, ed anche colà mi credeva di spi-
rare da un momento ali'altro. Tuttavia, il domani ripigliai la
mia scuola di quinta ginnasiale, e d a sera stava meglio, e nei
giorno seguente mi sentii quasi del tutto guarito, e continuai
ad insegnare sino d i a fme deli'anno >>E. ne passarono ancora cin-
quantadne, che furono assai laboriosi per questo fedele discepolo
CE Don Bosco.
Nei 1870, a 26 anni, andb direttore del Collegio di Alassio,
OM restò Gno al 1556, quando fu eletto Direttore Generale degli
Studi e delle Scuole della Pia Società Salesiana, nel quale &zio
rimase sino alla morte. La sua dolce memoria vivrà perenne-
mente tra i figli di Don Bosco, non tanto per le opere letterarie
che diede d a luce, quanto per la venerazione ch'ehbe per il Fon-
datore, per l'insistenza con cui ne inculcò e iiimtrò il sistema
educztivo, e per I'attività spiegata nel dare alle nostre scuole
un organamento definitivo, secondo la mente di Don Bosco. L'alto
prestigio, di cui godeva in mezzo a noi e fuori, e che gli permise
di compiere un immane lavoro di perfezionamento e di penetra-
zione, era frutto delle alte virtù di cui era fomito.
Don Paolo Albera - compagno del chierico Cemiti ndi'aper-

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tura dei Collegio di Mirabeiio Monferrato, e che, a un anno di
distanza, nel 1871, lo seguì in Riviera, inviato egli pure a s
26 anni a fondar un nuovo istituto presso Genova - rico
con grato stupore, come Don Bosco gli assicurasse che la
del c h c o Cermti non era &atto inferiore a quella di Dome-
nico Savio.
Ci vorrebbero ancor molte pagine per delineare, anche br
mente, le figure dei primi discepoli del Santo,
di qualche particolare virtù, ritraente più da vicino il
e tutti ardenti di vivo &etto per lui. Si deve aiia loro d
il compimento dei (I sogsi i) di Don Bosco, e l'attuazione
vasto progranma di casità.
Come dimenticare le anime elette di Don Domenic
da Giaveno (1840, t 18651, primo Direttore del Collegio
di Don Giuseppe Bongioanni, da Torino (183
tore della Compagnia del Piccolo Clero; di Don Vincenzo Prov
da Mirabeiio Monferrato (1836, t 18741, così pio, zelante ed es
plare? <Non so, diceva Don Bosco, se Don
mettere a confronto con S. Luigi; ma, certamente, tutto
che sa fare un buon giovane, un buon chierico, un buon
Don RuGno lo fece, e con tale slancio che,
paragonato ai più perfetti esemplaxi di vita
Come non ricordare il prof. Don Cele
rigiiano (1840, $ 19071, e il Sac. Giuseppe Lazzero di
t rhese (1837, I ~ I O ) ? Tra i più cari ric
sono, indubbiamente, le visite alle
cerdoti. La schietta bonarietà del p
un fanciullo, e la squisita affettuosit
patica voce di primo tenore echeggiava così deliziosamente
chiesetta di S. Francesco di Sales, poi nella Basilica di
Ausiliatrice, meriterebbero anch'esse d'essere larg
strate.
Ma si dovrebbero illustrare anche le difficoltà frapposte
primi discepoli, neli'intento di distorglierli dal Maestro. Incre
bili furono le opposizioni e le lotte
chierici e sacerdoti, per aver dato il nome aiia Pia Società Sa-
lesiana.
Don Paolo Albera (1845. i I~ZI),nato a None Torinese, fu

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29.1 Page 281

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280
-V Smp/e con Dio
uno di costoro. Che cosa non gli disse il suo Parroco, che cosa
non fece il suo Vescovo, perchè lasciasse Don Bosco e l'oratorio
e si ascrivesse al Clero diocesano! L'Opera di Dio, anche nei suoi
inizi, si svolgeva così ardita e gigante, che a primo sgnardo
appariva temer&a. Un giorno, presente una larga accolta di
parroci e d'altri sacerdoti, l'ordinario chiamò a SE Don Albera
e serrandoselo affettuosamente al petto, ove lo tenne stretto
per dieci minuti, cominciò a dirgli: - Ecco qui colui che non
ama il suo vescovo! Come mai vi siete così infatuato di Don Bo-
sco! Perchè v'ostinate a restare in questa, che voi dite, società
salesiana? Sono sicuro che di qui a dieci anni nessuno saprà più
che sia esistita! - Don Albera nippe in pianto, cercò di difen-
dere Don Bosco e di addurre le ragioni del suo affetto per lui:
ma fu fatto tacere. La lotta fu duxa, ma la fedeltà di chi sof-
friva la violenza fu maggiore: e Don Bosco non lo dimenticò mai.
I1 22 novembre 1877, il Santo, sedendo a mensa con Mons. Ferrè,
Vescovo di Casalmonferrato. insieme con pochi altri, nel Col-
legio San Carlo di Borgo S. Martino, ricordava le lotte che aveva
dovuto sostener Don Albera per la sua vocazione. Xons. Ferrè
interrogò Don Bosco, se quel suo aiunno fosse rimasto vittoriose
in mezzo a tante opposizioni, e Don Bosco rispose: - Don Albera
uon solo ha superate quelle difficoltà, ma ne supererà tante altre,
e sarà il mio secondo... - e non compì a chiara voce la frase,
ma, passaadosi una mano sulla fronte, stette come assorto in una
visione lontana, indi proseguì: - Oh! si, Don Albera ci sarà di
grande aiuto!
Presente alla conversazione era un giovane sui zo anni, che,
- fattosi salesiano e sacerdote, e divenuto Prdetto Generale delia
Pia Società - Don Filippo Rinaldi ancor prima che volasse
al paradiso Don Rua, mise in iscritto quanto aveva udito e l'&-
fidò a Don Lemoyne, perchè più autorevolmente se ne desse
lettura il 16 agosto 19x0, quando Don Albera fu eletto secodo
Successore di Do% Bosco.
Pur troppo, non pochi dei beneficati, dai quali Don Bosco
avrebbe potuto ripromettersi ed avere valido aiuto, lo abban-
donarono: ma lo slancio e la devozione del manipolo fedele 10
compensò largamente di quelle defezioni.
Cera invero nell'oratorio un nudeo di anime beiie che, cir-

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condando Don Bosco, ne rendevano più veneranda la fi
come in un lembo di cielo, in una notte serena, molte stelle s
tillanti rendono più incantevole lo splendore della luna. An
frase di Pio M, "una famiglia $rodigiosa".
per affrettare ii trionfo del Cattolicismo in quell'isola:
con bontà paterna aveva accolto l'ambasciata.
Anche altri giovinetti dell'oratorio &darono a Don
simili commissioni per il S. Padre. Nel 1871il Santo era in
gli disse sommessamente all'orecch
al Papa >>S.alito in camera, Don
e lo invitò a ripetere ciò che gli aveva detto poc'anzi: e lo s
rispondere: - Ma io non le ho d e ~ onuila! - Andò intant
Rom3 e si dimenticò della co
Papa! la faccia davverola mia commissione. - I1Santo lo
che non ebbe difficoltà a persuadersi che il Signore, l'una e
mente, con chiarezz
in sanestia e il giovinetto che i'aveva servito all'altare, gli s'

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282
-V Scml>ve con Dio
vicina e gli dice: - Don Bosco, si appigli al partito che ve-
nuto in mente nel tempo deil'elevazione. - I1 Santo rimase
stupefatto, e, interrogando poco dopo ilgiovinetto per aver qualche
altro particolare, l'ndi rispondere: -Non ricordo di averle parlato
questa mattina: non so d'averle detto cosa alcuna dopo la Messa.
C'erano nell'Oratorio molte di queste anime belle, per bocca
delle quali il Signore parlava talvolta in modo maraviglioso. Nel
1877, quando si recò a far visita al Santo, il zelantissimo Vescovo
di Rio Janeiro Mons. Lacerda gli chiese qualche consiglio; e poi-
chè, delicatissimo fino allo scrupolo, non si quietava ancora su
qualche punto, DonBosco lo consigliò di interrogare qualche buon
giovinetto, e glie ne additò alcuni. E quei poveri figli del popolo,
iiiuminati dalla grazia del Signore, senza comprendere quel che
si dicessero, quietarono l'anima del virtuoso Prelato.
Erano vive scintiue di luce che scattavano darenergia di
cristiane virtù che, per opera del Santo Educatore, si accumn-
lava nell'Oratorio. Un giorno, nell'accompagnare un sacerdote
forestiero a far visita all'altare di Maria Ausiliatrice, Don Bosco
trovò un giovane, sollevato in aria, rapito in adorazione dietro
l'altare maggiore del Santuario. Ali'arrivo di Don Bosco e di
quel forestiero, restò come interdetto l'estatico e, volando come
una piuma portata dal vento, andò a posarsi ginocchioni di-
nanzi al Santo, chiedendo perdono. - Sta' tranquillo, gli disse
Don Bosco, va' pure per i fatti tuoi, non è nulla; - e, vòltosi al
sacerdote si limitò ad osservare: - Si direbbero cose del me-
dioevo, e accadono oggi! - Un'altra volta, entrando dalla piazza
nel Santuario, in un'ora in cui questo era deserto, vide un alunno
sollevato in &a, davanti al gran quadro deil'altar maggiore:
più nè meno, come S. Giuseppe da Copertino, in un impeto
d'amore s'era slanciato per baciar l'effigie di Maria A d a -
trice. ilSanto narrò più volte questi fatti, aggiungendo umilmente:
- Don Bosco & un povero prete qualunque: ma ha molti
santi giovinetti che gli attirano le simpatie degli onesti e le bene-
dizioni di Diol
I1 Santo era solito attribuire alla bontà e alle preghiere degli
alunni il prosperare deil'Oratorio e tutto il bene che egli stesso
faceva, e l'affermava con tanta convinzione che abitualmente
gli si velavano gli occhi di laaime.

29.4 Page 284

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Dice la cronaca dell'Oratorio
queste parole: - I1 Signore mi
bisogna che mi risparmi nelle cose estranee, e
salute per loro.
Le sue predilezioni infatti furono per i
- scriveva nei 1847 neila prefazione al
io vi amo tutti di cuore, e basta che siate giovani $wchè io ui
assai, e vi posso accertare che troverete lib
e& di gran lunga $i%virtuose e $t2dotte di m
trovare chi pi% d i me vi ami in Gesh Cristo e clte desid
stra vera felicitd? u.
<I I giovani, scriveva Don Bosco, sono la delizia di
Maria ».
Come ritrarre tutto l'amor
- dal suo sguardo e daiie sue parole in
osservava il prof. Maranzana che
potevano dubitare e provavano una gioia arcana nei tro
dinanzi a lui: 3 quale d e t t o , congiunto con quella dolce
autorita che, a cagione del suo vivo sentimento religioso e
sua virtù, gli circondava il capo come di un'aureola C
ceva che ogni suo detto fosse ascoltato attentamente;
Don Bosco parlava, si credeva che parlasse Dio stesso.
questo ascendente potentissimo suli'
si possono capire certe cose, che altrimenti sarebbero incredib
Quando usciva in città,
correvano incontro a viso ap
ii giorno dei Santi, mentre tornava con gl'intemi dalla

29.5 Page 285

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284
V - Sernprre con ~ i e
Camposanto, giunto a Porta Palazzo, tutti i lustrascarpe, i ven-
ditori di zoifaneiii e gli spazzacamini che si trovavano in piazza,
al vederlo, mandarono un grido e gli volarono attorno giubilanti.
Nei primi tempi dell'oratorio, quando andava fuori di Torino,
molti erano i giovani che s'informavano del giorno e deu'ora in
cui sarebbe tornato, e movevano ad incontrarlo. Appena spun-
tavano i cavalli dell'om%i6zls,&davano un ewiva e prendevan
d'assalto la vettura con disturbo del vetturino, il quale finiva
talora per dispensare qualche scappellotto a quelli che, volendo
essere i primi baciar la mano ai Santo, impedivano ai viaggia-
tori d i scendere liberamente.
Anche nelle passeggiate auttmnali, quanti lo vedevano per
la prima volta, rapiti dal suo sguardo e dalle sue maniere, gli
correvan dappresso, come i fanciulli della Palestina attorno a
Gesù. E non sapevano distaccarsene. Alcuni si univano alla ca-
rovana dell'oratorio sino al termine della gita, e, nemmeno ar-
rivati a Torino, non volevan più tornare alle loro case.
I1 luneàì santo del 1882,Don Bosco scendeva per la prima volta
a Camogli. Suila piazzetta vicino al molo, un centinaio di ragazzi
che giocavano in riva al mare, vedutolo, lasciarono i loro tra-
stulli e corsero a lui, baciandogli la mano e fissandolo estatici;
e h c h è non entrò in chiesa, nessun altro potè avvicinarlo.
Neli'aprile 1883, a Saint-Thomas de Villeneuve a Parigi, due
garzoncelli si cacciarono in mezzo alla moltitudine che s'accal-
cava, e, giunti sino a lui, col somso negli occhi, gli presero cia-
scuno una mano. Don Bosco li fissò egli pure sorridendo, disse loro
qualche parola amorevole e continuò ad ascoltare coloro che gli
si presentavano, sempre tenuto per mano dai due fanciulli, che
non lo lasciarono, se non quando vennero i parenti per condurli
a casa.
Negli stessi istituti la sua presenza destava schietto entu-
siasmo, accompagnato da generosi propositi.
A Marsiglia, i pochi giorni in cui fu ospite di un grande istituto
fecero l'detto d'un corso di Esercizi spirituali.
Anche nelle famiglie signoriii, i primi a salutarlo erano i fan-
ciuili perchè gli correvano incontro: ed egli, mentre li incorag-
giava a farsi migliori per amor di Dio e per far piacere ai geni-
tori, s'intratteneva con loro come un compagno. A Barceliona,

29.6 Page 286

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quaranta e piii giovinetti di nobili famiglie rest
quisi dalia sua bontk, che, con gioia dei parenti,
il proprio gnizzolo.
Un ragazzo di grande ingegno, che frequent
bliche, si assoggettava con diiricoltà alia dis
i propri doveri. Ii padre, parlandone con alcuni amici, v
sapere di un prete che aveva aperto un o
parendogli il luogo troppo umile, rispose
- sarebbe certo adattato, quand'ecco questi saltò su a dire:
- mettetemi in quel luogo e vedrete che ci starò. E la
il ragazzo fece un sogno. Gli parve d'essere in un cortile con
carte in mano: di veder molti giovani che applaudivano un p
che stava sul bailatoio di una casa: di salir le scale e di and
a baciar la mano a
nell'oratorio, e re
ad adattarsi alia vita deli'istituto. Ma non aveva ancor
Don Bosco, che era fuori di Torino. Un
un fascio di carte da portare a un
le scale, ode prolungati applausi:
sul ballatoio. Ii sogno, con tutte
la loila dei giovani, la casa, ilsac
in mano, tutto vedeva tradotto in realtà! Commosso,
poggiolo e baciò la mano a D
protesta di perpetua affezio
negli anni, si compiaceva di
nuova.
Un padre di famiglia, un savoiardo, s'era fatt
per ricevere quei pochi dan&
apostasie, e pretendeva che 1
con sè anche il fanciullo; ma soffriva, piangeva e pregava.
giorno il figliolo ebbe un sogno. Gli parve di essere trascin
al tempio dei piotestanti e
la quale stava cercando

29.7 Page 287

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286
V - Sempre coli Dio
istituto, onde sottrarlo alle pressioni paterne. Fortunatamente,
lungo la settimana, s'imbatt* in persona che la consigliò di pre-
sentarsi a Don Bosco, in Valdocco. Vi andò col ragazzo la dome-
nica mattina e, sentito che era tempo di funzione,entrò in chiesa,
proprio mentre Don Bosco usciva a celebrare. il fanciuilo, appena
lo vede, si pone a gridare, come fuori di sè: - C'est lui,rnaman!
c'est lui mméme!... c'est lui %$me! Mamma, è lui, è proprio lui!...
è proprio lui! - Aveva riconosciuto in Don Bosco il prete dei
sogno! Tornato il Santo in sacrestia, il fanciuilo corse a stringersi
alle sue ginocchia, gridando: - Padre mio, salvatemi! - Don
Bosco subito lo accettò, e il piccolo Savoiardo rimase più anni
- uelYOratorio.
u Poteva io avere circa un dieci anni racconta un salesiano.
- Da giorni ero preoccupato dal pensiero di quello che avrei
dovuto fare nella vita; ailorchè, dormendo, vidi un prete sdla
porta d'un magni5co giardino. E accosto al cancello e il prete
mi piglia per un braccio e mi fa dolce invito ad entrare: - Su
savio, mi disse: qui passerai la tua vita. - A me fece tanta im-
pressione quel sogno, che per più dì, ricordo, vissi raccolto, divoto
e più assiduo aila chiesa. Trascorsero anni parecchi e ho tuttavia
presente al pensiero tale scena. Quando poi venni au'Oratorio,
vidi in colui che mi accolse paternamente, il prete del sogno, e
intesi ben presto essere il giardino la nostra Pia Società H.
((Mi trovava ancora in famiglia - attesta un altro salesiano
- ed aveva poco più di quattordici anni, quando, dal Bollettino,
vemi a conoscere Don Bosco. Lessi con avidità quei fascicoii
che potei avere, e non appena scorsi il nome dei Santo, mi sentii
preso da un arcano sentimento d'irresistibile simpatia. Tornai
più avidamente a rileggerli, e ogni volta che incontrava il nome
- dei santo sacerdote, non poteva trattenermi dal baciarlo, mentre
una voce interna mi diceva: Sarà il tuo benefaitoue! - E mi
sentii subito attirato a farmi salesiano. È: vero, resistei a lungo,
ma infine dovetti cedere: e quando mi presentai a Lui, che non mi
conosceva affatto, mi accolse come un'antica conoscenza, no-
minandomi, uno a uno, tutti i miei, e dandomi una medaglia per
ciascuno di essi. In fine, mi disse somdendo: - Non solo accetto
te, ma scrivi a tuo padre, a tua madre, a tuo fratello, a tua sorella,
a tua zia, che, se vogliono venire, Don Bosco li accetta, e li fa-

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a Don Bosco, e li moveva a seguirlo docilmente: C'
zolavano quasi continuamente intorno all'oratorio, ins
chi etitrava e cibj usciva, e talvolta molestando pur col
sassolini od altro ai passeggeri, e, specialmente nei
col lanciar pietre nel
dei ragazzi, che si divertivano. Don Bosco,
una dozzina che stavano giocando nel solit
di loro, ed interrogandoli amorevolmente
lora egli li invitb ad
tutto, e avrebbe fatto insegnar loro un
zione di farne alt
rono sei mesi, altri un anno, chi due anni e chi quattro o cinque:
ma tutti usci~onodopo essere stati istniiti n d a nostra santa
Religione e avere imparato un mestiere con cui campare la vita.
Uno di essi, dopo molti anni, ritornato dall'America, La p
visita la fece all'oratorio, rammentando con riconoscenza
carità che Don B
Un'altra volta, e precisamente nel r
aggirarsi nei pressi deii'Oratorio, per
si diwlgò la notizia che S Santo era stato d o r a aiiora sott
ad una perquisizione domciliare. (i
tanto che 3 predicatore, un giorno
interrompersi. Alcuni chierici, inviati a rimettere l'ordine,
rono cacciati a colpi di pietra. Infine uscì Don Bosco in perso
I marioli tentarono di disperdersi al suo awiwnarsi; ma

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V - Sem$re con Dio
riuscì a farsi ascoltare. La sua arringa, incominciata con la di-
chiarazione di non voler abolire "la rasa d'ij bir2chi%",finì con !a
proposta ai capi deiia banda di riceverli presso di sè, di nutrirli,
- di vestirli e d'insegnar loro un mestiere.
r) Non vi fidate, disse una voce; quando vi avra nelie
mani, chiederà I'intervento della polizia e vi farà mettere in
prigione.
n - No, D6n Bosc a è'l trop galantom, e mi i vad; disse un
altro. (iV0, Don Bosco è troppo gaiantuomo, ed io ci vado). - Vi
fu un minuto d'esitazione; poi, a poco a poco, si sentirono altre
voci: - Mi d'cò, mei d'cò! (Anch'io, anch'io!).
» A farla breve, dodici di essi si arresero &invito e gli altri
se ne andarono. Questi dodici furono immediatamente condotti
in chiesa; e, poi& mancavano i letti, fu giuocoforza, per quella
sera, rimandarli, con la promessa di ritornare l'indomani. Otto
ritornarono: furono distribuiti due per classe, per evitare i crocchi,
giacche erano veramente deile birbe da non perdersi di vista.
Casi Don Bosco spera d'aver dispersa quella banda matrico-
lata... n.
Altra volta s'incontrò, nelle vicinanze deli'Oratorio, con un
giovinotto, &e era un birbante matricolato. Gli sorrise e gli ri-
-volse un saluto. - Buon giorno, rispose quegli, chinzndo 2 capo.
Il Santo si fermò, e: - Son molto contento d'averti incon-
trato: devi farmi un piacere. - Se pocso, volentieri. - Sì, che
puoi: vieni a pranzo con me. - Io a pranzo con Don Bosco? -
- ... Sì, tu; oggi son solo. -Ma lei si sbaglia: mi scambia con un altro.
No, no... non sei il tale? - Sissignore. - Dunque vieni. -
- Ma lei prendersi quest'incomodo per me?-Nessun complimmto..
è cosa decisa... vieni. Non ho coraggio di venir così, come mi
trovo, con questi abiti sudici e le mani sporche. -Non fa nulla,
- non fa nulla1 - %la forse... mia madre mi aspetta. La man-
- deremo ad awertire. E il giovinotto fu costretto a cedere:
pranzò con Don Bosco e, da quei giorno, cambiò vita e diventò
galantuomo.
uQuando un giovane gli compariva innanzi la prima volta
- scriveva il Can. Ballesio - mentre colla sua bontà abituale
gl'ispirava rispetto e confidenza, eoll'occhio scrutatore tutto lo
penetrava e ne indovinava il carattere, l'ingegno e il cuore. Ed

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stero. E così tra i siioi figli medesimi trovava ass
camerate, capi e vice-capi di tavola per lo studio, pr
petitori per le scuole.
neli'aspetto e, raggiante di gioia, correva pronto e
di materiali agiatezze, gioconda, vispa, entusiasta e,
totalità, ineffabilmente soave u.
era in vigore il sistema repressivo, e rispose fr
impossibile educare i giovani, se questi non hanno confì
- nei superiori. E come, gli domandò il Cardi
- dagnare questa confidenza? Col cercare che essi si
tarci ai loro gusti, facendoci simili a loro. Vuole ch
darono. Don Bosco scese di carrozza e il Cardinale stette ad
d'awicina~e, ma i birichini
maniere e queui, dopo

30 Pages 291-300

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30.1 Page 291

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ag0
-V Sempre CCMZ Dio
chiese a qual gioco si divertissero, li invitò a npigliarlo, si fermò
a presiedere ai loro trastulli, e vi prese parte egli steso. Altri
giovani che stavano a guardare, corsero attorno al prete, che
li accoglieva amorevolmente ed aveva per tutti una buona pa-
rola e un regaluccio. Quando fu per allontanarsi, lo seguirono
sino alla carrozza. I1 Cardinale ne restò maravigliato oltre
- ogni &e.
Per far del bene, era solito dire 3 Santo, bisogna avere un
po' d i couaggio, esser fiyonti a s o f ~ i r equalunque mortifcazione,
non movtijicare mai nessuno, esseve amorevoli. Con questo sistcma
gli efetti s o m mag%i$ci, e chiunque può ottewrli, anche oggi, $uv-
CM abbia la disinvoltura e la dolcezza d i S. Francesco d i Sales.
u Come faremo, signor Don Bosco, ad avere delle ragazze per
iniziare il nostro Oratorio? n l'interrogavano le Figlie di Maria
Ausiliatrice, inviate da Mornese a Torino nel 1876. Ed egli sor-
ridendo: - La Madonna ve le manderà: uscite, andate sotto i
viali, incontrerete certo delle bambine: fermatele, chiedete loro
il nome, date loro una medaglia di Maria Ausiliatrice ed invita-
tele a venirvi a trovare con altre loro compagne. Vedrete, vedrete!
«I1 fatto, scrive Suor Elisa Roncallo, confermò la sua parola;
una passeggiata sul viale Regina Margherita ci procurò l'incontro
d i tre o quattro poverissime fanciulle, offrimmo loro una meda-
glietta, due caramelle ed un arancio che ci avevano regalato. La
prima domenica, cosa insperata!... vennero in numero di dieci;
la domenica seguente erano trenta, continuarono a crescere di
numero, e diedero poi con la loro corrispondenza frutti abbon-
danti di bene I).
Una volta, interrogato di proposito, qual metodo seguisse
neii'inmmminare così felicemente i giovinetti per la. via della
virtù, Don Bosco rispose: - I l sistema firevenfivo, la cariutl -
Pregato di dare maggiori spiegazioni e di suggerire i mezzi ac-
- conci per far trionfare la carità, disse: Il santo timr d i Dio
- infuso nei c w i l... e Ma il santo timor di Dio non 8 che 2 prin-
cipio della sapienza - gli scriveva il Rettore del Seminano di
- Montpeiiier nel 1886 favorisca spiegarmi 2 segreto, perchè
- io possa giovarmene pel bene dei miei seminaristia. ii mio
sistema si vuole che io esponga! - esclamava Don Bosco leg-
gendo la lettera ai membri del Consiglio Superiore deila Pia So-

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il Signore mi ispirava e le circostanze esige
più quieti, più buoni e non dicessero certe parole; perchè, st
da giovinetto, quando si doleva che il parroco non avesse
conservb la lettera, il quale gli diceva d'essere u tra i
qualche promessa o con qualche parola che lo animi a venir
volentieri a trovare in Confessione. Mantenere cost
promesse fatte ai fanciulli, o almeno dare qualche
rimproveri in presenza di al
farai ubbidire con tutta facili
Cfr. vol. I, capo I, pag. 17.

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-V Sewfivc con Dio
La carità era dunque i'ispiratrice del suo sistema educativo.
Bel 1846, trovandosi ai Bechis, convalescente della malattia
fatta al Rifugio, avvertiva il teol. Giovanni Borel, che un tale,
che prestava la sua opera neli'oratorio, trattava i jìglioli con
moEta energia, e «so - aggiungeva - che alcuni furono già
disgustati. EUa faccia che l'olio condisca ogni vivanda nel nostro
Oratorio n.
Nel 1847, stendendo le prime nome per le adunanze festive,
dichiarava che «la caritd e h buone mmzie~ev sono n le fonti, da
cui derivano i frutti che si sperano dall'Opera degli Orator? I).
Nel 1854 il metodo era già chiaramente delineato. Intratte-
nendosi per la prima volta col Ninistro Urbano Rattazzi Don
Bosco dichiarava che il suo metodo di educazione era il preventivo
- e non il refiressivo:
Qui si procura d'infondere nel cuore dei giovanetti il santo
timor di Dio: loro s'inspira amore alla Wtu ed orrore al vizio,
coll'insegnamento del catechismo e con appropriate istruzioni
morali: s'indirizzano e si sostengono nella via del bene con op-
portuni e benevoli avvisi, specialmente colle pratiche di pietà
e di religione. Oltre a ciò si circondano, per quanto possibile,
di un'amorevole assistenza in ricreazione, nella scuola, sul la-
voro: s'incoraggiano con parole di benevolenza, e non appena
mostrano di dimenticare i propri doveri, li si ricordano loro
in bel modo e si richiamano a sani consigli. In una parola si usano
tutte le industrie che suggerisce la carità cristiana, &nchè fac-
ciano il bene e fuggano il male, e sia questo il principio e la base
deila loro coscienza, illuminata e sorretta daila Religione.
- Certo, conveniva il Ministro, questo pare il metodo più
- adatto a educare creature ragionevoli; ma riesce efficace per tutti?
Per novanta su cento questo sistema riesce di un d e t t o
consolante, sugli altri dieci esercita tuttavia un infiusso così
benefico, da renderli meno caparbi e meno pericolosi: onde mi
occorre di rado di cacciar via un giovane siccome indomabile
e incorreggibile...
- Peccato che il Governo non sia in grado di adottare sif-
fatto metodo nei suoi stabilimenti di pena, dose per bandire
disordini occorrono centinaia di guardie, e i detenuti divengono
ogni giorno pegiori.

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ne' suoi istituti penali? Vi s'introduca la Religione; vi si
lisca il tempo opportuno per Sinsegnamento religioso e l
tiche di pieta: si dia a queste, da chi presiede, i'importanza
si meritano: vi si lasci enlrar spesso il Ministro di Dio e gli
pennetta di trattenersi liberamente con quei miseri e di far 1
udire una parola di amore e di pace, ed allora il metodo preve
tivo sarà beli'e adottato. Dopo alcun tempole guardie non avr
più nulla o ben poco da fare: ma il Governo avrà il vanto di
nare alle famiglie e alla società tanti membri morali e utiii
trimenti egli spenderà il danaro a
un tempo più o meno lungo un
voli, e quando li avrà messi in liberth, dovrà p
nerli d'occhio, per premunirsi contro di loro, p
fare di peggio.
lo stato dei prigionieri, non m
ficacia deiia religione sulla lor
stema preventivo soprattutto neile pubbliche scuole e nelle C
di educazione, dove si hanno a coltivare animi che si pieg
docilmente aUa voce della persuasion
muni di delitti.
I1 Ministro Rattazzi I'as
vinse delia bontà dei
prova meravigliosa.
e pensò di dar loro un
delia città, e:
mi pennetta di co
buon'ora, si torna
al corno.

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294
-V Senapre con Dio
- Con la massima serietà, e la prego di prendere in conside-
razione la mia domanda.
La discussione fu lunga. Don Bosco portava deiie buone ra-
gioni e il Direttore si trincerava dietro I'infiessibilità del Regola-
mento; ma in fine acconsentì a farne parola al Ministro. Il Santo,
quando senti che ne avrebbe parlato ad Urbano Rattazzi, tenne
la cosa come certa; ma sapendo bene che i'autorizzazione richie-
sta era propriamente di competenza del Cav. Carlo Farcito di
Vinea, Intendente Generale, ossia Prefetto della Provincia, si
d r e t t ò a fargli visita, per disporlo ad acconsentire senz'indugio
alla proposta che gli avrebbe comunicato il NGnistro; invece
ebbe un no reciso. Però il Direttore d d e carceri aveva già con-
ferito col Ministro, il quale, dopo averci pensato su, mandava
a chiamare Don Bosco, e: - Voglio acconsentire - gli disse -
alla domanda che mi è stata presentata in suo nome, e darò gli
ordini necessari, perchè, di lontano, la seguano alcuni carabinieri
travestiti per darle un aiuto, ove occorra, a mantener l'ordine,
e anche per far uso d$la forza, se alcuni rifiutassero di rientrare
in prigione.
Ali'accenno dei carabinieri, Don Bosco non potè trattenere
un sorriso, e: - Grazie, Eccellenza, le sono riconoscentissimo
del permesso che mi dà, ma ho bisogno d'esser solo coi giovani,
ed d a mi deve dar parola di non mandare la forza pubblica
s d e mie tracce. Prendo la cosa interamente a mio rischio; e
Vostra Eccellenza farà mettere in prigione me, se awerrà un
disordine.
Rattazzi non sapeva adattarcisi: tentennò alquanto, e: - Ma
E;lla non ne ricoudurrà più neppur uno di quei begli arnesi. -
Si fidi di me! - insistè il Santo con dolce fermezza, e il ìviinistro
fini per dire: - E sia!
Don Bosco torna alla Generala per disporre ogni cosa, e la
sera innanzi alla passeggiata raccolse i giovani, per annunziare
il favore ottenuto. Quando disse che la gita avrebbe avuto luogo
il di seguente, le sue parole furono coperte da un urlo di gioia.
- &fa ho impegnato la mia parola, continuò Don Bosco, che
tutti vi regolerete bene, e che domani sera, dal primo ali'uitimo,
rientrerete qui, in casa. Domani tutta Torino guarderà a voi:
e se quakcuno si regolasse male, ci scapiterei io, è vero, ma ci

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scapitereste anche voi, specialmente dopo le promesse che avet
fatte al Signore, durante gli Esercizi. Date
- - cerità deUe vostre risoluzioni. Me 10 pr
Si, sl, risposero tutti e dovette f
prendevano a minacciare chi avesse p
La mattina dopo, i trecento discoli presero la via di Stupi
nigi in compagnia di Don Bosco, allegri e ubbidienti come i ra
gazzi deli'Oratorio. Andavano a gara p
biare una parola con lui. A un certo punto scaricarono la
che portava le prowigioni, e se ne caricarono essi per far
a cavallo Don Bosco. Brano divenuti i più cari ragazzi di que-
sto mondo. Arrivati al1
tarono devotamente la
ii gihrno furono dociiissimi ai suoi
un buon pranzo e un'allegra mer
e la sera, dal #rimo all'ultimo, rientrarono tutti nel riformatori
Il Ministro aspettava con impazienza ii risultato della
- e quando l'ebbe appreso dal
sè per la niaraviglia, esclamò: Le sono riconoscente di
ha fatto per questi giovani
- lo Stato non ha sopra di loro
Eccellenza, rispose il
& una forza morale. Lo Stato non sa che comandare e vunire
noi invece parliamo al cuore deita gioventù, e la nostra la pa-
rola di Dio.
Rattazzi comprese benissimo che ii
misteriosa che non attinge quaggiù, e c
nel regolamento dei
Cappeiimo inviti i

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296
-V S w r e con Dio
- Voi potete regnare sopra il cuore della gioventù, noi non lo
possiamo affatto: codesto dominio è riseruato a voi!
E ne fu tanto convinto, che, in seguito, avendo tra i suoi pa-
renti un discolo, invece di mandarlo alla Gerzerala, lo collocò nel-
l'oratorio.
Nove anni dopo, in un colloquio che venne fedelmente rac-
colto, Don Bosco illustrava più largamente l'anima dei suo si-
stema educativo.
Nell'autunno dei 1864, egli era a Mornese, ospite del Sac.
Domenico Pestarino, insieme con la schiera dei suoi giovinetti,
con i quali s'era spinto h o a Genova, quando il maestro Fran-
cesco Bodrato, uomo sui quarant'anni, ammirando il contegno
familiare e affettuoso degli alunni e il dominio che Don Bosco
esercitava su di loro, gli domandb qual segreto avesse per essere
padrone di tanti cuori. Il Santo rispose:
- Religione e ragiorze sono k due molle di tutto il mio si-
stema di educazione. L'educatore deve persuadersi che tutti,
o quasi tutti questi cari giovinetti, hanno una naturale intel-
ligenza per conoscere il bene che loro vien fatto personalmente,
e insieme sono pur dotati di un cuore sensibile, facilmente aperto
.alla riconoscenza. Quando si sia giimti con l'aiuto del Signore
a far penetrare nelle loro anime i principali misteri della nostra
S. Religione. che, tutt'amore, ci ricorda l'amore immenso che
Iddio ha portato all'uomo: quando si arrivi a far vibrare nel
loro more la corda della riconoscenza che gli si deve in ricambio
dei benefìzi che ci ha si largamente campartiti: quando final-
mente colla molla della ragione si siano fatti persuasi che la vera
riconoscenza al Signore deve esplicarsi coll'eseguirne i volffl, col
rispettarne i precetti, specialmente quelli che inculcano l'osser-
vanza dei reciproci doveri nostri, creda pure che gran parte del
lavoro edncativo è fatto. La Ragione, in questo sistema, fa uf-
ficio dei freno messo in bocca all'ardente destriero, che lo domina
e lo signoreggia; la ragione poi fa quello della briglia che, pre-
mendo sul morso, produce l'effetto che se ne vuole ottenere. Re-
ligione vera, religione sincera che domini le azioni deiia gioventu:
ragione che rettamente appliclii quei santi dettami aila regola
di tutte le sue azioxk eccole in due parole compendiato il sistema
da me seguito, di cui eila desidera conoscere il segreto.
----

30.8 Page 298

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opo breve &iessione ii maestro Bodrato riprendeva
che sempre accomp
giio dire della insep
deUa sua riuscita.
E Don Bosco:
pratica neiie nostre case (I).
e Pi% volte 8 Don Bosco venne richiesto ci d i esprim
(I) I1 maestro Bodrato accolse l'invito, e e r i e con Don Bos
si fece sacerdote, e parti a capo deiia seconda spedizione
Rari per 1'Aigentina.

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298
-V Sempve con Dio
nelle nostre Case K: ma, per mancanza di tempo, non potè appagare
questo desiderio, per iscritto, fino al 1877. I n qneli'anno memo-
rando per la convocazione del I Capitolo Generale deiia Pia So-
cietà, diede aiie stampe il Regolamento per le Case Salesiane, fa-
cendolo precedere da un breve cenno su « i l Sistema Preventivo
nella educazione deUa Gioventù D: che doveva essere come i'indice
di un'operetta, che andava meditando << unicamente per giovare
alla d~ficilearte della giovanile educazione ».
Il cenno, infatti, è schematico e si limita a dire: e In che cosa
consista il sistema preventivo, e perchè debbasi preferire: sua pra-
tica applicazione, e suoi vantaggi ».
Eccone, testualmente, le linee principali:
« D u e - scrive il Santo - sono i sistemi in ogni tempo usatz
nella educazione della gioven&: Preventivo e Repressivo. I l Sistema
Re?ressivo consiste nel far conoscere la legge a i mdditi, poscia sor-
vegliare per comscerne i trasgressori ed injiggeree, ove sia d'uopo,
il meritato castigo. I-fi questo sistema le parole e l'aspetto del Su-
periore debbono seinpre essHe severe e piuttosto minaccevoli, ed egli
stesso deve evztare ogni familiara coi dipendenti... Questo sistema
è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia, e in gene-
raJs tra le persone adulte e assennate, che devono da s.3 stesse essere
in grado dz sapere, e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle
altre prescrizioni.
B Diverso e, direi, opposto 2 i l Sistema Preventivo. Esso con-
siste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti d i m Istituto
e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano serrcpre sopra d i
loro I'occhio vigile del Direttore o degli assiste& che come padri
amorosi parlino, sevvano d i gzlida ad ogni evento, diano consigli
ed amorevolme+ztecoweggano, che d quanto dire: mettere gli auievi
neli'impossibiiit& di commettere mancanze.
I) Questo sistema si appoggia Imito sopra l a ragione, l a Religione,
e sopra I'amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento, e cerca
... d i tenere lontano gli stessi leggeri castighi
I) Il sistmta Repressivo può im@edi~ea ~ da i s o r d k , m d@-
czlmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovi-
nettz non dimenticano i castighi subiti, e per lo più m conservano
amarezza con &iaeri~ d i scuotpe i l giogo ed anche d i farne
vendetta.. .

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e I l sistema preventivo rende avvisato l'allievo in %odo che l'e
catore potrà tuttora parlare col linguaggio del
della edzlcaxime, sia dopo di essa. L'educatore, guadagnato il
del suo protetto, potrù esercitare sopra d i lui un
... avvisarlo, consigliarlo ed amhe correggerlo,
troverà negli impieghi, negli u&ci civili e nel commercio
» Taluno dirà che questo sistema d
che da parte degli allievi riesce assai $i%facile, $i& soddisfacen
*i%vantaggioso... L'allievo sarà sempre pieno di rispetto ve7
l'educatme e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, con
derando tuttora quali padri
periori. Dove vanno, questi allievi per
della famiglia, utili cittadini e buoni
P Qualz~npuesia il carattere, l'indole, lo stato morale di zsn
lieuo all'epoca della s%a accettazione
curi, che il loro figlio non p
che si otterrà sempre qualche
che per molto tempo furono i l
dalle case correzionali, coltiva
indole, carattere, si diedero a
occupano onorati u@zi nella
famiglia, decoro del paese in cui dimorano.
N Gli allievi che per avventwa entrassero in un I
abitudini, non possono danneggiare i loro comupagni
buoni p o t r a w ricevere nocumento da costoro, p
... tempo, nè Luogo, opportuuità, perciocchè l'as
niamo presente, vi porrebbe tosto rimedio
r Da parte... degli educatori il sistema racchiude alcune d
colti che pwò restano diminuite, se l'educatore si mette con re1
all'opera sua. L'educatore è zm individuo consacrato al bene de
suoi allievi, perciò deve essere pronto ad apontare ogni disturbo
ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scien
t@ca educacazione dei suoi allievi ».
Queste, le linee generali deiie auree pagine di Don Bosc
"sul sistema preventivo nell'educazione della gi
t i m o per intero in appendice.
Deiia sua pratica applicazione nel prossimo capo.
Come vedremo, Don Bosco la volle basata su tre coefficie

31 Pages 301-310

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31.1 Page 301

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300
-Y Sempre con Dio
la ragione, la Religione e l'amorevole~za,tenuti in continuo eser-
- cizio dalla vigilanza, guidata daiia caritd.
u Nel dare avvisi o consigli- ammoniva il Santo procura
sempre che l'avvisato parta da te soddisfatto e tuo amico B.
Egli eia a Sampierdarena, ed una mattina, mentre andava
in chiesa, vide un uomo di semizio, che scopava malamente
sotto i portici. Gli prese la scopa e: - Vuoi vedere come si
fa a scopar bene? - gli disse, e si mise a scopare e scopò quasi
- un terzo del porticato, mentre quegli lo stava a guardare a bocca
aperta. I h e gli disse: - Hai veduto? gli rimise in mano
la scopa e andb in chiesa.
La carità dev'essere sorretta dalla fede I1 sistema preventivo
- & la dimostrazionepiù eloquente delio zelo sacerdotale del Santo
Col suo metodo di educare diceva Don Albera nel Processo
sopra la Fama di Santità - Don Bosco ebbe di mira di umet-
tere i giovani, per quanto è possibile, nell'impossibilità di offen-
dere Iddio Egli diceva:
R - Che ivbfiorta rsfirimere i disordiei dofio & sono avvenz~ti>
DIO $ GA STATO OFFESO ».
I1 Santo - scriveva don Rua - u adottò per le sue case
il sistema di educazione preventivo, SUGGERITOGLI D~L'OXXORE
CHE AVEVA AL PECCATO).

31.2 Page 302

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CAPO VI11
« PREVENIRE, NON REPRIME
I1 sistema educativo,
pagine ma in compenso
che valgono più di ogni
stazioni deila carità. I,'
come il Signore m'ispiraua
anche neli'educare, cioè
copiosi e consolanti, si lasciò guidare unicamente daiia carità
di Gesù Cristo.
Ii precetto deila carità comanda che ci amiamo come
telli, e ordina particolar compassione per quelli che versan
particolari necessità. Don Bosco, dando uno sguardo aiie
serie umane, ne fu commosso e si senti spinto ad deviarle:
ciò che gli toccò profondamente il cuore, fu l'abbandono spi
tuale, e troppo spesso anche materiale, deiia porzione più p
mettente e insieme più bisognosa e meritevole di compassi
deli'umanità; e ritenne come suo precipuo dovere, impost
daila carità, il dedicarsi ai giovani con tutta l'anima sua s
dotale. Perciò, non nei vasti e numerosi asili aperti per i
del popolo, o neiie somme spese per ailevarli ed educarli grat
tamente, va ricercato i'esponente deli'opera sua; ma nel
col quale egii andò ai figli del popolo, affrateilandosi co
per innalzarli d i a dignità di figli di Dio. L'apostolato cui
il Santo, non era nuovo neiia Chiesa: ma era nuovo ii me
ispiratogli interamente d d a carità. Dedicarsi d a giov
educarla amorevolmente a Cristo, era già stato fatto da
del Cristianesimo; ma fare deli'ambiente educativo un ambi
familiare, dove i giovani possano trovare le stesse

31.3 Page 303

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302
V - SemFe con Dio
stesso affetto, la stessa assistenza che avrebbero in famiglie
veramente cristiane: aifratellarsi con loro, con intima dedizione,
per vivere della loro vita: amare ciò che essi amano, per @a-
gnarne la mente e il cuore allo scopo di piegarli dolcemente e for-
temente al bene: questa fu la paziente e felice innovazione appor-
tata da Don Bosco nel sistema educativo.
Non è facile, in vero, esporre l'applicazione di questo sistema,
perchè, nella tradizione genuinamente salesiana, oltre un com-
plesso di piccole norme, scmpolosamente osservate, esso si giova
di una non so quale istintiva intuizione, che non si riesce ad affer-
rare, ma che in realtà, viene a sciogliere felicemente mille casi
imprevisti, cioè viene a togliere d'impaccio i'edncatore nelle dif-
ficoltà più disparate. È disposizione individuale di chi abbraccia
questa vocazione? o, piuttosto, è il senso d d a praticità che spon-
taneo sorge dall'ambiente? owero, è la benedizione perenne di
Maria Ausiliatrice o del Santo, sui figli che amano calcare le orme
del Padre? Non lo sappiamo: d'altronde, non vogliamo scrivere
un trattato sul sistema educativo di Don Bosco, ma dire, alla
stregua dei fatti, come l'applicasse il Maestro.
Il Santo, « nell'educazione della gioventù, tenendo presente la
divina sentenza: I l principio della Sapiema è i l santo timor d i Dio,
seguì un sistema di preventiva e perseverante attività, vigilanza
- e carità >) (I).
a L a piatica d i questo sistema - dice il Santo è tutta appog-
giata sulle parole d i S. Paolo c h dice: CBTAS BEhTGNA EST,
PATIENS EST... OMNIA SUPRERT, OMìiiA SPERAT, O M X U SUSTIHEl'.
L a carità è paziente, soffre tutto, m a spera tutto, e sostieite quaZurc-
que disturbo. Perciò, soltaxto i l mistiam, può con successo appli-
care il sistema preventivo u. Nella carità, quale & descritta daU'A-
postolo, è dunque l'ispirazione, la vita e la forza del sistema:
e in essa è anche il perchè, la certezza, la misura dei suoi frutti.
a A m a e farai ciò che vuoi » disse S. Agostino. « Ognuno procuri
d i farsi amare, se vuol farsi temere i),oppure (I cerca d i farti amare,
d i poi t i farai ubbidire con tutta facilità disse più chiaramente
Don Bosco.
( I ) Cfr. Decieto della S. Congregazione dei Riti per l'iiitroduziolfe
della Cawsa di Beatificaziane e Canonizzazione, del 23 luglio 1907.

31.4 Page 304

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- Praticamente il sistema 6 impostato così: 11 Direttor
più che superiore, è pa
frateui. gli allievi sono i
uniscono i membii di
per facile corrispondenza, superiori ed allievi, p
cano paternamente e questi sono guidati daii'amore.
sono i più naturali ed efficaci: la ragione, la Religione,
anche dopo molti anni.
In questa concezione suggerita d
a la cura di tutto l'andamento
ride u dell'istituto; ma la sua è,
gli altri superiori formano un
restrizioni, lavorano al vantaggio spirituale e materiale
allievi.
Ecco il programma di chi
i propri doveri; ma non mai
cia vedere che ha con loro
volenza degii &ari che li ri
dia mai avvisi in prese
ilz camera caritatis, ossia
Gli a d , i rimproveri, le allusioni fatte palesement
e non ottengono Semendazione.
$Esamini bene quanto valgano i coairatelli
e la libertà di fare i loro
loro intenzioni. Egli poi,
senza mai far conosceie rancore alcuno, senza ricordare le
canze passate, se non per dare patemi avvisi, e richiamare
tatevolmente al dovere chi ne fosse negligente...
a> Tratti sovente, e con molta familiarità, con i confrat
*Sia facile a dimenticare i dispiaceri e le offese pe
e, coila benevolenza e coi riguardi, studi di vincere, o me

31.5 Page 305

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304
-V Sempe con Dio
correggere, i negligenti, i diffidenti e i sospettosi: vinee in 5wo
malum ».
Questo programma è tracciato dal Santo nel suo quaderno
delle ultime Memo~ie,dedicato a a' suoi $gEiuoli Salesiafii H. Nello
stesso & delineata la carità che deve regnare tra gli altri superior?
((Tuttii confrateili salesiani, che dimorano in una medesima
casa, devono formare un cuor solo e un'atha sola col Direttore
loro. Ritengano bene a memoria che la peste maggiore da fuggirsi
è la mormorazione. Si facciano tutti i sacrifici possibili, ma non
siano mai tollerate le critiche intorno ai superiori. Non biasimino
gli ordini dati in famiglia, nè disapprovino le cose udite nelle
prediche, nelle conferenze scritte o stampate, o i libri di qualche
codratello. Ognuno soffra per la maggior gloria di Dio e in peni-
tenza dei suoi peccati, e pel bene dell'anima sua: ma fugga le
critiche nelle cose d'amministrazione, nel vestito, nel vitto, nel-
l'abitazione, ecc.
a, Ricordatevi, o figliuoli miei, che l'unione fra Direttori e
sudditi, e l'accordo tra i medesimi, forma delle nostre case un
vero paradiso terrestre. Non vi raccomando penitenze, o mor-
tificazioni particol&: voi vi farete un gran merito e formerete
la gloria della Congregazione, se saprete sopportare vicendevol-
mente le pene e i dispiaceri della vita, con cristiana rassegnazione.
v Date buoni consigli, tutte le volte che vi si presenta l'oc-
casione: specialmente quando si tratta di consolare un a t t o ,
o di venire in aiuto a qualcuno a superare qualche difficoltà, o
di rendergli qualche servizio, goda egli buona salute, o si trovi
incomodato.
,Ciascuno, in luogo di fare osservazioni sopra quello che
fanno gli altri, si adoperi, con ogni possibile sollecitudine, per
adempiere gli &ci che a lui furono affidati.
u Parlatevi, spiegatevi, e faciimente v'intenderete, senza ve-
nire a rompere la carità cristiana, contro gli interessi della stessa
nostra Congregazione u.
A tutelare la missione paterna del Direttore, Don Bosco volle
con lui responsabile, per la parte disciplinare, un Consiglio, com-
posto di tre membri, incaricati della gestione spirituale, scola-
stica e materiale dell'istituto: il Cu$scl%istai,l ConsigZore Scolrs-
steco, il Prefeato. Al Catechista è affidata la sovraintendenza ndte

31.6 Page 306

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era opinione universale tra noi che questo, in Don Bosco, io
un dono più che naturale. Conosciuta la capacità dell'almo, 1'
tirava a dolcemente, fortemente, e Sanima del giovinetto so
l'espertissima mano, com'arpa soave tramandava dolcissime no
L'accendeva della nobile fiamma che a lui ardeva in petto, e C
l'intimità di un amico lo metteva a p
stero. E così tra i suoi figli medesimi
camerate, capi e vice-capi di tavola per lo studio, professori e
petitori per le scuole.
i) Quante volte si udivano dal lab
parole: Sta' allegro!
un magico effetto. Dissipavano la
al dovere. E questo mirabile insieme, di cui Don Bosco ebbe
totalità, ineffabilmente soave o.
CleLi'Ospizio di S. Michele,
intorno al migliore si
ventù. Con rincrescimento aveva osservato che in
era in vigore il sistema repressivo, e rispose franca
impossibile educare i giovani, se questi non hanno confide
- nei superiori. E come, gli domandò il Cardin
- dagnare questa conftdenza? Col cercare che
a noi, togliendo ogni causa che da noi li aliontani. - E
avvicinarli a noi? - Avvicinandoci noi a loro, cercando di
tarci ai loro gusti, facendoci simiii a loro.
una prova? Mi dica: in qual punto di Roma si può trovare
- .. buon numero di ragazzi? I n Piazza Termini. in Piazza
... - - Popolo Ebbene: andiamo in Piazza del Popolo. E v'
darono. Don Bosco scese di carrozza e il CardLiale stette ad
~ e ~ a r l V0 '.=% 1%Un
d'avvicinare, ma i birichini fuggirono. Li
maniere e quelli, dopo qualche esitanza,
gaià di qualche cosuccia, domandò notizie deile loro fami

31.7 Page 307

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"o
Y - SmBue con P i o
chiese a qual gioco si divertissero, li invitò a ripigliarlo, si fermò
a presiedere ai loro trastulli, e vi prese parte egli stesso. Aitri
giovani che stavano a guardare, corsero attorno al prete, che
li accoglieva amorevolmente ed aveva per tutti una buona pa-
rola e un regaluccio. Quando fu per allontanarsi, lo seguirono
sino alla carrozza. ii Cardinale ne restò maravigliato oltre
- ogni dire.
Per far del bene, era solito dire ii Santo, bisogna avere un
$0' d i coraggio, esser +ro?cti a sofere qwalwqere mort@caziooae,
non morti$care mai nessum, essere amoueuoli. Con questo sistema
gli effetti sono magni$ci, e chiuque può ottensdi, anche oggi, ~ U Y -
chè abbia la disinvoktura e la dnkmza dz' S. Francesco di Sales.
u Come faremo, signor Don Bosco, ad avere delle ragazze per
iniziare il nostro Oratorio? » l'interrogavano le Figlie di Maria
Ausiliatrice, inviate da Mornese a Torino nel 1876. Ed egli sor-
ridendo: - La Madonna ve le manderà: uscite, andate sotto i
viali, incontrerete certo delle bambine: fermatele, chiedete loro
il nome, date loro una medaglia d i Haria Ausiliatrice ed invita-
tele a venirvi a trovare con altre loro compagne. Vedrete, vedrete!
un fatto, scrive SUOI Elisa Roncailo, confermò la sua parola;
una passeggiata sul viale Regina Margherita ci procurò l'incontro
di tre o quattro poverissime fanciulle, offrimmo loro una meda-
glietta, due caramelle ed un arancio che ci avevano regalato. La
prima domenica, cosa insperata!... vennero in numero di dieci;
la domenica seguente erano trenta, continuarono a crescere di
numero, e diedero poi con la loro corrispondenza frutti abbon-
danti di bene H.
Una volta, interrogato di proposito, qual metodo seguisse
neil'incamminare così felicemente i giovinetti per la via deila
virtù, Don Bosco rispose: - Il sistema pregentivo, la carit&! -
- Pregato di dare maggiori spiegazioni e di suggerire i mezzi ac-
conci per fp trionfare la caità, disse: Il santo timor di Dio
infuso nei cuori1... - 4 Ma il santo timor di Dio non & che ii prin-
cipio della sapienza - gli scriveva il Rettore del Seminario di
- Montpeliier nel 1886 favorisca spiegarmi ii segreto, perchè
- io possa giovarmene pel bene dei miei seminaristip. I1 mio
sistema si vuole che io esponga! - esclamava Don Bosm leg-
gendo la lettera ai membri del Consiglio Superiore delia Pia So-

31.8 Page 308

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- cietà: ma se neppur io lo so! sono sempre a
il Signore mi ispirava e le circostanze esigevano.
Le prime ispirazioni il Signore glie le
cora in tenerissima età. Aveva
mamma che andava apposta con certi co
più quieti, più buoni e non dicessero C
con loro, otteneva che facessero queilo
sera più; perclie, fm d'dora,
dei bene gli era sembrata l'unica cosa
La norma fondamentale gli
visione avuta a nove anni, Colei che gli or
di quella moltitudine di fanciniii che si trastullavano, g
a ... N o n colle fievcosse, ma colla mausuetudine e colla ca
ovai guiadagnare questi tuoi amici D.
Queste parole non gli uscirono più dail
da giovinetto, quando si doleva che il parroco non avesse
un motto affabile per i fanciulli; le ricordava da seminarista,
vedere i superiori inaccessibili ai chierici. i,e contrappose a
che gli sliveva, in quel tempo, un amico, di cui geiosam
conservò la lettera, il quale gli diceva d'essere utra i ma
e i fulmini H dei professori, u sempre sgridati or daii'uno, or
l'altro D, e u perseguitati continuamente r.
modo speciale 1'8 dicembre 1841, quando il maltrattamento
un povero garzone e il desiderio di mitigare la sinistra imp
sione che quegli ne aveva ricevnto, furono la causa occasion
deli'ulizio deli'opera degli Oratorl.
Dedicatosi ali'apostolato tra la gioventù, Don Bosco prendeva
queste risoluzioni: ai?, cosa assai importante e uWe per la gio-
ventù di far in modo che non mai un fanciullo parta malcontento
da noi. A l contrario si lasci sempre con qualche regaluccio, co
qualche promessa o con qualche parola che lo animi a venir
volentieri a trovare in Confessione. Mantenere costantemente
promesse fatte ai fanciulli, o
chè non furono adempiute. Per corregge
rimproveri in presenza di altri. Cerca d i farti
farai ubbidire con tutta facilità I).
(I) '3.vol. I, capo I, pag. 17.

31.9 Page 309

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292
-V Sempw con Dio
La carita era dunque i'ispiratrice del suo sistema educativo.
Nei 1846, trovandosi ai Bechis, convalescente deila malattia
fatta al Rifugio, awertiva il teol. Giovanni Borel, che un tale,
che prestava la sua opera nell'Oratoiio, trattava i $glioli con
nzolta energia, e e<rso - aggiungeva - che alcuni furono già
disgustati. E& faccia che l'olio condisca ogni vivanda nei nostro
Oratorio 1).
Nei 1847, stendendo le p h e norme per le adunanze festive,
dichiarava che u la c a ~ i t àe le buone maniere r> sono (I le fonti, da
cui detivano i frutti che si sperano daropera degli Oratori ».
Nel 1854 il metodo era già chiaramente delineato. Intratte-
nendosi per la prima volta col Ministro Urbano Rattazzi Don
Bosco dichiarava che il suo metodo di educazione era il pieuentiuo
e non il re@ressiuo:
- Qui si procura d'infondere nel cuore dei giovanetti il santo
timor di Dio: loro s'inspira amore aila virtù ed orrore al vizio,
coll'iuseguamento del catechismo e con appropriate istruzioni
morali: s'indirizzano e si sostengono neila via del bene con op-
portuni e benevoli a d , specialmente colle pratiche di pietà
e di religione. Oltre a ciò si circondano, per quanto è possibile,
di un'amorevole assistenza in ricreazione, nella scuola, sul la-
voro: s'incoraggiano con parole di benevolenza, e non appena
mostrano di dimenticare i propri doveri, li si ricordano loro
in bel modo e si richiamano a sani consigli. I n una parola si usano
tutte le industrie che suggerisce la carità cristiana, &nchè fac-
ciano il bene e fuggano il male, e sia questo il principio e la base
deiia loro coscienza, iiiuminata e sorretta daiia Religione.
- Certo, conveniva il Ministro, questo pare il metodo più
- adatto a educare creature ragionevoli; ma riesce efficaceper tutti?
Per novanta su cento questo sistema riesce di un effetto
consolante; sugli altri dieci esercita tuttavia un inftusso così
benefico, da renderli meno caparbi e meno pericolosi: onde mi
occorre di rado d i cacciar via un giovane siccome indomabile
e incorreggibile...
- Peccato che il Governo non sia in grado di adottare sif-
fatto metodo nei suoi stabilimenti di pena, dove per bandire
disordini occorrouo centinaia di guardie, e i detenuti divengono
ogni giorno peggiori.

31.10 Page 310

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- E che cosa impedisce al Governo di seguire questo siste
permetta di trattenersi liberamente con quei miseri e di far lo
udire una parola d i
tivo sarà beil'e a
più n d a o ben poco da fare: ma ii Governo avrà il vanto di ri
nare alle famiglie e alla società tanti membri morali e utili.
voli, e quando li avrà messi in libertà, dovrà proseguire a
nerli d'occhio, per premunirsi contro di loro, perchè
fare di peggio.
docilmente alla voce deiia persuasione e deil'amor
muni di delitti.
vinse della bontà del sistema, e l'anno se
prova meravigliosa.
Per la Pasqua del 1855 Don Bosco aveva
di esercizi spirituali a i trecento co
dagnandosi con la dolcezza anche i
e pensò d i dar loro un premio. Si recò dal Direttore deiie
- deiia città, e:
Mi permetta, gli disse, che
giovani della Gefierala, che
mi permetta di condurli a
buon'ora, si torna a notte
Ma parla sui serio, signor Abate

32 Pages 311-320

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32.1 Page 311

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294
-V Sm$re 6en Dio
- Con la massima serietà, e la prego di prendere in conside-
razione la mia domanda.
La discussione fu lunga. Don Bosco portava delle buone ra-
gioni e il Direttore si trincerava dietro l'in8essibilità del Regola-
mento; ma in fine acconsentì a fame parola al Ministro. Il Santo,
quando sentì che ne avrebbe parlato ad Urbano Rattazzi, tenne
Ia cosa come certa; ma sapendo bene che l'autorizzazione richie-
sta era propriamente di competenza del Cav. Carlo Farcito di
Vinea, Intendente Generale, ossia Prefetto della Provincia, si
aflrettò a fargli visita, per disporlo ad acconsentire senz'indugio
alla proposta che gli avrebbe comunicato il Wnistro, invece
ebbe un no reciso. Però il Direttore delle carceri aveva già con-
ferito col Ministro, il quale, dopo averci pensato su, mandava
a chiamare Don Bosco, e: - Voglio acconsentire - gli disse -
aila domanda che mi P stata presentata in suo nome, e darò gli
ordini necessari, perche, di lontano, la seguano alcuni carabinieri
travestiti per darle un aiuto, ove occorra, a mantener l'ordine,
e anche per far uso della forza, se alcuni rifiutassero di rientrare
in prigione.
AU'accenno dei carabinieri, Don Bosco non potè trattenere
un sosriso, e: - Grazie, Eccellenza, le sono riconoscentissimo
del permesso che mi dà; nia ho bisogno d'esser solo coi giovani,
ed ella mi deve dar parola di non mandare la forza pubblica
sulle mie tracce. Prendo la cosa interamente a mio rischio; e
Vostra Eccellenza farà mettere in prigione me, se avverrà un
disordine.
Rattazzi non sapeva adattarcisi: tentennò alquanto, e: - Ma
Ella non ne ricoudurrà più neppur uno di quei begli arnesi. -
Si fidi di me! - insistè il Santo con dolce fermezza, e il Ministro
finì per dire: - E sia!
Don Bosco tornò aila Generala per disporre ogni cosa, e la
sera innanzi alla passeggiata raccolse i giovani, per annunziare
il favore ottenuto. Quando disse che la gita avrebbe avuto luogo
il dì seguente, le sue parole furono coperte da un urlo di gioia.
- Ma ho impegnato la mia parola, continuò Don Bosco, che
tutti vi regolerete bene, e che domani sera, dal primo all'ultimo,
rientrerete qui, in casa. Domani tutta Torino guarderà a voi:
e se qualcuno si regolasse male, ci scapiterei io, è vero, ma ci

32.2 Page 312

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scapitereste anche voi, specialmente dopo le pro
fatte al Signore, durante gli Esercizi. Date una
- - ce&& delle vostre risoluzioni. Me lo promett
Si, si, risposero tutti e d
prendevano a minacciare chi avesse pensato
i,a mattina dopo, i trecento discoli pres
nigi in compagnia di Don Bosco, allegri e
gazzi deiSOratorio. Andavano a gara per stasgli vicino e scam-
biare una parola con lui. A un certo punto scaricarono la bestia
che portava le provvigioni, e se ne caricar
a cavallo Don Bosco. Erano divenuti i pi
sto mondo. Arrivati alla mèt
tarono devotamente la Messa celebrata
il giorno furono docilissimi ai suoi cenni: smaltirono
un buon pranzo e un'allegra
e la sera, dal @imo all'zclti?no, rientrarono
I1 Ministro aspettava con impazienz
- e quando l'ebbe appreso dal labbro
sè per la maraviglia, esclamò: Le sono riconoscente di qu
ha fatto per questi giovani. Ma mi dica, signor Abate, per
- lo Stato non ha sopra di loro l'ascendente che lei ha dimostrato?
Eccelienza, rispose il Santo, la forza che abbiamo noi,
è una forza morale. Lo Stato non sa che comandare e punire;
noi invece parliamo al cuore deila gioventh, e la nostra la pa-
rola di Dio.
Rattazzi comprese benissimo che il prete possiede una forza
misteriosa che non attinge quaggiù, e convenne con Don Bosco:
(I) La fama di questo fatto singolare si difiuse nettamente in
oipi parte, come risulta da molti documenti.
Don Bosco era tmto persuaso deiia necessità della Religione nei
- l'educare che, invitato dalio stesso Kinistro a p i - narra Don
niti 6 a dir il suo parere sopra un progetto di regolamento dei
- £ormatori del Regno, francamente disse ai Minisu:o che mancava
suo regolamento una cosa essenziale. - Quale? chiese il Minis
- Bisogna, soggiunse Don Bosco, mettere nel regolamento qu
semplice articolo: Frequenaa della Confessionee Comecnzone.- E p
che non sia andata a vuoto la raccomandazionedi Don Bosco, perc
nei regolamento dei Rifoxmatori, compilato da Crispi, è s d t t o che
Cappeliano inviti i giovani ali'adempimento del precetto pasquale S.

32.3 Page 313

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296
-V Smnp,re con 13i0
- Voi potete regnare sopra il cuore della gioventù, noi non lo
possiamo affatto: codesto dominio riservato a voi!
E ne fu tanto convinto, che, in seguito, avendo tra i suoi pa-
renti un discolo, invece di mandarlo alla Generala, lo collocò nel-
l'oratorio.
Nove anni dopo, in un colloquio che venne fedelmente rac-
colto, Don Bosco illustrava più largamente l'anima del suo si-
stema educativo.
Nell'ai~tunno del 1864, egli era a Nornese, ospite del Sac.
Domenico Pestarino, insieme con la schiera dei suoi giovinetti,
con i quali s'era spinto fino a Genova, quando il maestro Fran-
cesco Bodrato, uomo sui quarant'anni, ammirando il contegno
familiare e af£ettuoso degli alunni e il dominio che Don Bosco
esercitava su di loro, gli domanda qual segreto avesse per essere
padrone di tanti cuori. 11 Santo rispose:
- Religione e ragione sono le due molle di tutto il mio si-
stema di educazione. L'educatore deve persuadersi che tutti,
o quasi tutti questi cari giovinetti, hanno una naturale intel-
ligenza per conoscere il bene che loro vien fatto personalmente,
e insieme sono pur dotati di un cuore sensibile, faciimeute apexto
aila riconoscenza. Quando si sia giunti con l'aiuto del Signore
a far penetrare nelle loro anime i principali misteri della nostra
S. Religione, che, tutt'amore, ci ricorda l'amore immenso che
Iddio ha portato all'uomo: quando si arrivi a far vibrare nel
loro cuore la corda della riconoscenza che gli si deve in ricambio
dei ben&zi che ci ha si largamente compa.-titi: quando final-
mente colla molla della ragione si siano fatti persuasi che la vera
riconoscenza al Signore deve esplicarsi coll'ese,@me i voleri, col
rispettarne i precetti, specialmente quelli che inculcano Sosser-
vanza dei reciproci doveri nostri, creda pure che gran parte del
lavoro educativo & fatto. La Religione, in questo sistema, fa uf-
ficio del freno messo in bocca d'ardente destriero, che lo domiria
e lo signoreggia; la ragione poi fa quello della briglia che, pre-
mendo sul morso, produce l'detto che se ne vuole ottenere. Re-
ligione vera, religione sincera che domini le azioni della gioventu:
ragione che rettamente applichi quei santi dettami aiia regola
di tutte le sue azioni: eccole in due parole compendiato ii sistema
da me seguito, di cui ella desidera conoscere il segreto.

32.4 Page 314

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e del buon uso
glio dire della inseparabi
della sua riuscita.
E Don Bosco:
- Ehl caro signore, m i per
stema la fnista, che ella dice
minaccia a coloro che, non tenendo conto dei precetti del S
ardito ad invitaria per qualche giorno a
pratica nelle nostre case (I).
«P& volte B Don Bosco
pensieri intorno al cosl detto

32.5 Page 315

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298
-V .Senzflre con Dio
nelle nostre Case n: ma, per mancanza di tempo, non potè appagare
questo desiderio, per iscritto, fino ai 1877. In queli'anno memo-
rando per la convocazione del I Capitolo Generale della Pia So-
cietà, diede d e stampe il Regolamento per b Case Salesiane, fa-
cendolo precedere da un breve cenno su u il Sistema Preventivo
rzella erlucazione della Gioventh a: che doveva essere come l'indice
di un'operetta, che andava meditando «unicamente per giovare
alla dificile arte della giovanile educazione ».
I1 cenno, inlatti, è schematico e si limita a dire: (iIn che cosa
consista il sistema preventivo, e perchd debbasi preferire: sua pra-
tica applicazione, e suoi vantaggi I).
Eccone, testualmente, le linee principali:
e Due - scrive il Santo - sono i sistemi in ogni t e w o usatz
nella educazione della gioventd: Preventivo e Repressivo. Il Sistema
Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sor-
vegliare per conoscerne i trasgressori ed infiggere, ove sia d'uopo,
il meritato castigo. I n questo sistenta le parole e l'aspetto del Su-
pe~ioredebbono sempre essere severe e piuttosto minaccevoli, ed egli
stesso deve evitare ogni familiarità coi dipendenti... Questo sistema
è facile, meno faticoso e giova specialmente ~zellamilixla, e in gene-
rale tra le pevsone adulte e assennate, che devono da sd stesse essere
i n grado di sapere, e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle
altre prescrizioni.
a Diverso e, direi, opposto B il Sistema Preventivo. Esso con-
siste nel far conoscere Le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto
e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di
loro I'occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri
amorosi parli?zo, servano di guida ad ogni euento, diano consigli
ed amorevolmente correggano, che 2 quanto dive: mettere gli allievi
nell'impossibilitA di commettere mancanze.
>)Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la Religione,
... e sopra I'ammevolezta; perciò eschde ogni castigo violento, e cerca
di tenere lontano gli stessi leggeri castighi
e I l Sistema Repressivo può impedire dismdilze, ma di$-
cilmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovi-
nettz non dimenticano i castighi sublti, e per lo pih ne conservano
amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed awhe di favna
vedetta...

32.6 Page 316

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s Il sistema preventivo rende avvisato l'allievo in modo che l'edu-
catore potrà tuttora parlare col linguaggio del c w e , sia in temp
della educaxione, sia dopo di essa. L'educatore, gzkadagnato i l c m
del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un
... avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo, allora
troverà negli impieghi, negli ufici civili e nel commercio
n Taluno dird che questo sistema è d@cile in pratica. Osse
che da parte degli allievi riesce assai pizl facile, $i% soddisfacen
pizl vantaggioso... L'allievo sarà sempre pieno di rispetto vers
l'edzrcatore e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, consi-
derando tuttora quali padri e fratelli i suoi maestri e gli altri s
periori. Dove vanno, questi allievi per lo pizi sono
della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani.
N Qualunque sia il carattere, l'indole, lo stato morale di un al-
lievo all'epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere s
curi, che il loro Jiglio non potrà peggiorare, e si può dare per certo
che si otterrà sempre qualche miglioramento. A ~ i z icerti fanciulli
che per molto te@o furono i l fiagello de' parenti e
dalle case correzimali, coltivati secondo questi prin
indole, carattere, si diedero ad una vita costumata,
occupano onorati ufizi wlla società, divenuti cosa
famiglia, decoro del paese in cui dimorano.
N Gli allievi che per avventura entrassero in un
abitudini, non possono danneggiare i loro compa
buoni 9otrartno ricevere nocamtento da costoro, perchè non dvvi
tempo, rzè luogo, opportunità, perciocchè l'assistente, che supp
niamo presente, vi porrebbe tosto rimedio...
N Da parte... degli educatori il sistema racchiude alcnne d@-
coltà C& però restano diminuite, se l'educatore si mette con zelo
all'o+era sua. L'educatore è un individuo con
suoi allievi, perciò deve essere pronto ad
ogni fatica per conseguire il suo $ne, che 2 la
t@ca educazione dei suoi allievi n.
Queste, le linee generali d d e auree pagine di Don Bosc
" sul sistema preventivo nell'educazione della gioventzi", che ripor-
tiamo per intero in appendice.
Deiia sua pratica applicazione nel prossimo capo.
Come vedremo, Don Bosco la volle basata su tre coefficienti:

32.7 Page 317

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300
-V Sem9re con Dia
la ragione, la Religione e Samorevolezza, tenuti in continuo eser-
cizio dalla uigilanza, guidata ddla cariid.
« Nel dare avvisi o consigli - ammoniva il Santo - procura
sempre che i'awicato parta da te soddisfatto e tuo amico r.
Egli era a Sampierdarena, ed una mattina, mentre andava
in chiesa, vide un uomo di s e ~ z i o ,che scopava malamente
sotto i portici. Gli prese la scopa e: - Vuoi vedere come si
fa a scopar bene? - gli disse, e si mise a scopare e scopò quasi
un terzo del porticato, mentre quegli lo stava a guardare a bocca
aperta. Infine gli disse: - Hai veduto? - gli rimise in mano
la scopa e andò in chiesa.
La carità dev'essere sorretta dalia fede I1 sistema preventivo
la dimostrazione più eloquente dello zelo sacerdotale del Santo
Col suo metodo di educare - diceva Don Albera nel Processo
sopra la Fama di Santità - Don Bosco ebbe di mira di «met-
tere i giovani, per quanto è possibile, nell'impossibiiità di offen-
dere Iddio. Egli diceva:
a -Che i w p o ~ aveprimere i disordki dopo che sofw avvenuti'
DIO % GIA STATO OFFESO D.
II Santo - scriveva don Rua - <i adottò per le sue case
il sistema d i educaziom preventivo, SUGGERITOGLI D A L Z ' O R R O ~
CHE AVEVA AL PECCATO*.

32.8 Page 318

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CAPO VI11
pagine ma in compenso
c m e il Signore m'isfiirava e le C
anche neli'educare, cioè nel campo dove raccolse i
copiosi e consolanti, si lasci& guidare unicamente d
di Gesù Cristo.
I1 precetto della carità
teili, e ordina particolar compassione per quelli che versano
particolari necessità. Don Bosco, dando uno s,pardo alle
serie umane, ne fu c o r n o
ciò che gli toccò profondamente il cuore, fu l'abbandono
tuale, e troppo spesso anche materiale, deUa porzione più
mettente e insieme più
deii'umanità; e ritenne come suo precipuo dovere, imp
dalla carità, il dedicarsi ai giovani con tutta l'anima sua
dotale. Perciò, non nei vasti e nmnerosi asili aperti per 1
del popolo, o neiie somme spese per allevarli ed educarli gra
col quale egli andò ai
per innaizarli alla dignità di figli di Dio. L'apostolato cui si de
il Santo, non era nuovo neUa Chiesa: ma era nuovo il met
ispiratogli interamente dalla carità. Dedicarsi alla gioventù
educarla amorevolmente
del Cristianesimo; ma fare daambiente educati
fauiiliare, dove i giovani possano trovare le

32.9 Page 319

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-V Sempre con Dio
stesso affetto, la stessa assistenza che avrebbero in famiglie
veramente cristiane: afhatellarsi con loro, con inlima dedizione,
per vivere deila loro vita: amare ciò che essi amano, per guada-
gnarne la mente e il cuore allo scopo di piegarli dolcementee for-
temente al bene: questa fu la paziente e felice innovazione appor-
tata da Don Bosco nel sistema educativo.
Non è facile, in vero, esporre l'applicazione di questo sistema,
perchè, nella tradizione genuinamente salesiana, oltre un com-
plesso di piccole norme, scrupolosamente osservate, esso si giova
di una non so quale istintiva intuizione, che non si riesce ad atier-
rare, ma che in realtà, viene a sciogliere felicemente mille casi
imprevisti, cioè viene a togliere d'impaccio l'educatore neile dif-
ficoltà più disparate. È disposizione individuale di chi abbraccia
questa vocazione? o, piuttosto, è il senso della praticità che spon-
taneo sorge dWambiente? owero, è la benedizione perenne di
Maria Ausiliatrice o del Santo, sui figli che amano calcare le orme
del Padre? Non lo sappiamo: d'altronde, non vogliamo scrivere
un trattato sui sistema ediicativo di Don Bosco, ma dire, alla
stregua dei fatti, come l'applicasse ii Maestro.
Il Santo, u nell'educazione della gioventù, tenendo presente la
divina sentenza: I l principio deZla Sapienza è il santo timor di Dio,
segui un sistema di preventiva e perseverante attività, vigilanza
e carità N (I).
« L a pratica di questo sistema - dice il Santo - è tutta appog-
giata sulle parole di S. Paolo che dice: C A X ~ T ABE~NIGNA EST,
PATIENS EST... O M h U SlJRPERT, OMXi.4 SPERAT, O M h T SUSTINET.
La cari& è paziente, soffre tutto, ma spera tutto, e sostiene qualun-
que disturbo. Perciò, soltanto il cristiano, può con successo appli-
care il sistema preventivo ». Nella carità, quale è descritta dall'A-
postolo, è dunque Sispirazione, la vita e la forza del sistema:
e in essa è anche ii perchè, la certezza, la misura dei suoi frutti.
a Ama e farai ciò che o w i » disse S. Agostino. (I Ognuno l>rocuri
di farsi amare, se vuol farsi temere N, oppure a cerca di f a ~ t iamare,
d i poi ti farai ubbidire con tutta facilità » disse più chiaramente
Don Bosco.
( I ) Cfr. Decreto della S . Congregarione dei &i# per I'introduziona
deila Causa di Beatificaaione e Canonizzazione,del 23 lqiio 1907.

32.10 Page 320

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Praticamente il sistema è impostato così: - Ii Direttore
più che superiore, è padre: gli
fratelli: gli aliievi sono i fratelli
uniscono i membri di una famiglia, avvincono, per vo
per facile corrispondenza, sup
cano paternamente e qzaesti sono guidati dall'amore.
sono i più naturali ed efficaci: la ragione, la Religion.
volerza. Quindi, anche i frutti son duraturi. Anche
un padre è sempre un p
di Don Bosco i primi edncat
anche dopo molti anni.
In questa concezione suggerita dalla carità,
gli altri superiori fonnano un cuor solo con lui:
restrizioni, lavorano al vantaggio spirituale e materiale de
aiiiwi.
Ecco il programma di chi presiede. e I1 Di
modello di pazienza
dono; e perciò assisterli e ai
i propri doveri; ma non mai con parole aspre
cia vedere che ha con loro grande confidenza; tratti con ben
Gz camera caritatis, ossia dolcemente e strett
Gli awisi, i rimproveri, le allusioni fatte palesemente, offend
e non ottengono I'emendazioue.
$Esamini bene quanto valgano i C
r Tratti sovente, e con molta famiiiarità, con i conf
B Sia facile a dimenticare i dispiaceri e le offese
e, coUa benevolenza e coi riguardi,

33 Pages 321-330

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33.1 Page 321

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304
V - Sempe c m Dio
correggere, i negligenti, i diffidenti e i sospettosr: ~iwcci@boa0
nzalum .)b
Questo programma è tracciato dal Santo nel suo quaderno
delle ultime Memorie, dedicato (I a' suoi j2gl;uoli Sulesiani H. Nello
stesso è delineata la carità che deve regnare tra gli altri superiori
a Tutti i confrateui salesiani, che dimorano in una medesima
casa, devono formare un cuor solo e un'anima sola col Direttore
loro. Ritengano bene a memoria che la peste maggiore da fuggirsi
è la mormorazione. Si facciano tutti i sacrifici possibili, ma non
siano mai toiierate le critiche intorno ai superiori. Non biasimino
gli ordini dati in famiglia, nè disapprovino le cose udite nelle
prediche, nelle conferenze scritte o stampate, o i libri di qualche
confratello. Ognuno sofia per la maggior gloria di Dio e in peni-
tenza dei suoi peccati, e pei bene deil'anima sua: ma fugga le
critiche neile cose d'amministrazione, nei vestito, nei vitto, nel-
l'abitazione, ecc.
i~ Ricordatevi, o figliuoli miei, che l'unione fra Direttori e
sudditi, e Saccordo tra i medesimi, forma delle nostre case un
vero paradiso terrestre. Non vi raccomando penitenze, o mor-
tifcazioni particolari: voi vi farete un gran merito e formerete
la gloria della Congregazione, se saprete sopportare vicendevol-
mente le pene e i dispiaceri della vita, con cristiana rassegnazione.
H Date buoni consigli, tutte le volte che vi si presenta l'oc-
casione: specialmente quando si tratta di consolare un aitlitto,
o di venire in aiuto a qualcuno a superare qualche difficoltà, o
di rendergli qualche servizio, goda egli buona salute, o si trovi
uicomodato.
o Ciascuno, in luogo di fare osservazioni sopra quello che
fanno gli altri, si adoperi, con ogni possibile sollecitudine, per
adempiere gli utfici che a lui furono affidati.
Parlatevi, spiegatevi, e facilmente v'intenderete, senza ve-
nire a rompere la carità cristiana, contro gli interessi della stessa
nostra Congregazione H.
A tutelare la missione paterna del Direttore, Don Bosco volie
con lui responsabile, per la parte disciplinare, un Consiglio, com-
posto di tre membri, incaricati deila gestione spirituale, scola-
stica e materiale deil'istituto: il Catechista, il Consigliere Scola-
s t i ~ i.l Pr~fetto.Ai Catechista è &data la sovraintendema neUa

33.2 Page 322

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cose spirituali: al Consigliere Scolastico la sorveglianza degli
studi e-delle scuole: al Prefetto, o amministratore, oltre
materiale e la disciplina generale degli al&, & pure
e d'accordo col Consigliere Scolastico e col Catechista))
gilanza sugli stessi insegnanti, sui capi e maestri d'arte
assistenti, ad assicurare l'esatta ossenranza del Regolnm
A lor volta, tutti i superiori devono compiere per
pria classe; fuori, più che maestro, 6 un amico dei suoi
Ma tutti quanti sono fraternamente tenuti ad aiutarsi v
voimente. Don Bosco inculcava: (rNon si dica mai: -
- sorveglianza, ma si dica: - Ora l'assistente sono io. e
simamente quando
L'impedire l'offesa di Dio e il
la raccomandazione che il
assistiti: +non li lascino mai d i s o c c ~ $ a t ~ ~ )

33.3 Page 323

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306
V - Sewzp~econ Dio
u Ricordatevi bene - ripeteva il Santo - che i ragazzi man-
cano più per vivacita che per maiizia; più per non essere bene
assistiti, che per cattiveria. Bisogna trovarsi con loro, prender
parte ai loro giochi, assisterli attentamente senza l'aria di farlo,
metterli insomma nell'impossibilità morale di peccare n. Osserva
Don Francesco Cermti: 6 La massima odierna: reprimere, non
frevenire, voleva che fosse assolutamente bandita dalle sue Case 8.
E ne dava I'esempio. Quando scorgeva certi capaunelii, dove
poteva dubitare si facessero mormorazioni o discorsi men che
convenienti, chiamava un di quei giovani e gli diceva: <,Hobi-
sogno di un piacere da te: prendi la chiave, va'neita mia camera:
cerca nello scaffale il tal libro, e pòrtamelo I). Ne chiamava un
aitro, e lo mandava in portena a vedere se fosse giunto un fo-
xestiero: un terzo, a cercare un compagno: un quarto, a vedere
se il Prefetto fosse in u&cio: un quinto, un sesto, a compiere altre
commissioni. Era instancabile e ingegnosissimo in questi tro-
vati: e i giovani, contenti di rendergli servizio, non s'accorge-
vano del fine per cui operava.
Talvolta schierava, a due a due, i giovinetti che gli si &ol-
lavano intorno: intonava uno storneilo piemontese, e si metteva
in marcia con loro. Ora rientrava tra le arcate: ora piegava a
destra, ora a sinistra: ora saliva una scala, passava per un cor-
ridoio e discendeva per un'altra scala: e intanto, o batteva le
mani o agitava le braccia, o saltellava su d%i piede, o curvava
le ginocchia; e i giovinetti, cercando d'imitarlo, facevano tal-
volta anche qualche bel ruzzolone. Gli altri stavano a guardare,
tra risa ed applausi. Certe sere faceva così mille giri intorno a
tutti i pilastri dei portici, negli angoli più nascosti e più deserti
del cortile, nei luoghi ove non giungeva la luce dei fanali: e così,
cantando e ridendo, si assicurava con i propri occhi che nulla
accadesse di male. In sostanza egli improwisava una vera pat-
tuglia di perlustrazione. Questo particolare è uno dei tanti che
meriterebbero davvero una lapide negli antichi cortili dell'Ora-
torio!
I1 pensiero, il cuore, lo sguardo, la parola del Santo si vol-
gevano a tutto e a tutti. Ai maestri diceva: - Siate i primi
- a trovarvi nella scuola e gli ultimi ad uscirne. -Agli assistenti,
o prefetti di disciplina: Sorvegliate continuamente i giovani

33.4 Page 324

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in qualunque luogo si trovino, mettendoli nell'impossibiii
di far mancanze, specie la sera dopo cena. - Ma ii lavoro mag-
giore lo riservava per se. Si faceva consegnare dagli assistenti
e dai maestri la lista dei voti settimanali e mensili di ciascun
chi la presentava, ed in margine portava spesso
nota. Oltre il registro uificiale dei voti di condotta, Don
ne aveva uno paxticolare, con tutti i nomi dei giovani,
quando udiva qualche osservazione, qualche leggera mancanza,
ma di queiie che fanno
e che spec5cavano
lora, che in un mese, un sol nome avesse dieci o
che forse indicavano httti la stessa cosa. Ed egli,
quando, dava uno sguardo attento a questo
giovani, novanta non avevano nessun segno:
avevano ii loro no
li poneva sotto sorveglianza speciale, o
H VIGILATE » era la parola d'ordi
danaro presso di sP, per toglier
e di presentarlo al Direttore.
questi elenchi, potranno in data circostanza servire
d'azione contro chi maliziosamente avesse celato qu
cattivo. '

33.5 Page 325

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308
V - Senzpie con D ~ O
n Simiie vigilanza continui tutto l'anno, sia comandando agli
allievi di consegnare ogni libro nuovo che acquistassero lungo 3
il corso scolastico, o che fosse intruciotto dai parenti, amici e
condiscepoliesterni; sia osservando che per ignoranza o per malizia
non siano fatti avere ai giovani pacchi involti in giornali pessimi;
sia col far prudenti perquisizioni in istudio, in camerata, in scuola.
D Le diligenze usate a questo fine non sono mai troppe. il
Professore, il Capo Studio, l'Assistente ossemino eziandio che
cosa si legga in chiesa o in ricreazione, in iscuola, neiio studio. I
vocabolari non purgati sono pure da eiiminarsi; per tanti gio-
vani sono il principio della nralizia, deiie insidie dei compa,pi
cattivi. Un libro cattivo è una peste che ammorba molti giovani.
I1 Direttore stimi di aver ottenuta una buona ventura, quando
riesce a togliere di mano a qualche &evo uno di questi libri.
n Purtroppo che i giovani possessori di questi si prestano
ben difficilmenteall'ubbidienza, e ricorrono ad ogni astuzia per
nasconderli. ìl Direttore deve lottare contro l'avarizia, la curio-
sità, la paura del castigo, il rispetto umano, le passioni sbrigliate.
Per ciò io credo necessario conquistare il cuore dei giovani, per-
suadendoli colla dolcezza: più volte ali'anno, dai pulpito, alla
sera, nelle scuole, trattar l'argomento dei libri cattivi, far vedere
i danni che da questi derivano, persuadere i giovani che non si
vuole altro fuor&&la salute delle anime loro, che noi dopo Dio
amiamo sopra ogni altra cosa. Non si usi rigore, se non nel caso
che un giovane fosse di rovina agli altri. Se uno consegnasse un
libro cattivo ad anno avanzato, si dissimuli anche la passata
disubbidienza e si accetti questo libro come un carissimo regalo.
Tanto più che talora può essere il confessore che gli ha prescritta
simile consegna, e sarebbe imprudenza cercare più in là. Scoperto,
però, un libro proibito dalla Chiesa o immorale, si consegni subito
alle fiamme...
u Così operando, io spero che i libri cattivi non entreranno
nei nostri collegi: ovvero, entrati, saranno presto distmtti.
I) Ma, oltre i libri cattivi, è necessario tener d'occhio certi
altri libri, i quali, benche buoni o indurerenti in sè, pure possono
riuscir di pericolo, pe:chè non convenienti all'età, ai luogo, agli
studi, alie inclinzzioni, aUe passioni nascenti, alla vocazione.
Questi pure si debbono eliminare. In quanto ai libri onesti ed

33.6 Page 326

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piti scolastici, potranno venire a limita
d-ella lettura.
'crollare od impedire le infrazioni al Regolamento, a
Salesiani l'aiuto vicendevole:
verso gli alunni. Nel Rego
addestra i suoi a lavorare
rattere per aiutarli a coneggersi, e a
tesa dei non buoni.
È: una pagina d'una praticità m
c< Qneiii che trovami in qualche
ai giovani, che la Divina
carico di dare avvisi e
ogni qualvolta vi è ragi
d'impedire l'offesa di Dio.
mente al vantaggio spirituale e temporale dei suoi aiiievi.
a rettificare ed anche correggere le espressioni, le p
che non fossero conformi alla cristiana educazione.
notumento agii altri.

33.7 Page 327

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3x0
V - Semere con Dio
ordinaria, alquanto volubile e proclive all'indifferenza; costoro
hanno bisogno di brevi, ma frequenti raccomandazioni, awist
e consigli. Bisogna incoraggiarli al lavoro, anche con piccoli
premi, dimostrando d'aver grande fiducia in loro, senza trascu-
rarne la s o r v e g k a .
H Ma gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo spe-
ciale rivolti alla terza categoria, che è quella dei discepoli dz&a'lz
e awhe discoli. I1 numero di costoro si pub calcolare uno su quin-
dici. Ogni superiore si adoperi per conoscerli, si informi deila
loro passata maniera di vivere, si mostri loro amico, li lasci par-
lar molto. ma egli parli poco ed i suoi discorsi siano brevi esempi,
massime, episodi e simiii Ma non si perdano mai di vista, senza
dar a divedere che si ha diffidenza di loro.
s I maestri, gli assistenti, quando giungono tra i loro allievi,
portino immediatamente l'occhio sopra di questi e accorgendosi
che taluno sia assente, lo facciano tosto cercare sotto apparenza
di avergli che dire o raccomandare.
>)Qualorasi dovesse a costoro fare un biasimo, dare awisi
o correzioni, non si faccia mai in presenza dei compagni. Si può
nulladimeno approfittare di fatti, di episodi avvenuti ad altri
per trame lode o biasimo, che vada a cadere sopra coloro di cui
parliamo S.
A voce suggeriva altre due norme di g~andepraticità: ci Per
conoscere i giovani moralmente pericolosi fin dal principio del-
l'amo, li distinguo in due classi: i cattivi, o corrotti di costumi,
e quelii che abitualmente si sottraggono all'osservanza delie
regole. Quanto a i cattivi vi dico cosa che sembra impossibile, ep-
pure è così. Fra cinquecento alunni, in un collegio, snpponiamo
ve ne sia un solo, guasto di costumi: giuuge un nuovo, egli pure
infetto dal vizio: sono di paesi, di province e anche di stati di-
versi, di classe e di camerata distinte, non si son mai conosciuti,
n&mai visti: eppure, al secondo giorno d i collegio, e talvolta au-
che dopo poche ore, voi li scorgete insieme in tempo di ricreazione:
sembra che un istinto malefico li aiuti a conoscersi, e che una
calamita del demonio li attiri a stringere amicizia. il "dimmi col$
chi piaticlzi e ti dirò chi sei" è un mezzo facilissimo per scoprire
le pecore rognose prima ancora che diventino lupi. Un'altra classe
di allievi non si deve tenere in casa. Quando avete un giovinetto

33.8 Page 328

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che pare buono, ma è distratto, si assenta facilmente dai lno
ove lo vuole la regola,
del cortile, su per le scale, sui balconi, nei ripostigli, inso
nei luoghi nascosti ali'occhio del superiore, temete sempre.
lasciatevi illudere da apparenze di timidezza, o d'indole solit
o di leggerezza, o d'ingenuità. Costui, o
trerà immancabilmente chi lo guasterà. Rit
dividui sono pericolosissimi».
Un'altra pagina, riboccante di
bene degli allievi e di quello spirito
ogni azione dei suoi, è questa, dedi
«il primo dovere dei maestn è
classe, e d'impedire i disordini che s
la scuola. Accorgendosi che manchi qualche allievo, ne
avviso al Consigliere Scolastico o al Prefetto.
» Vadano ben preparati s d a m
lezione. Questa prepar
agli allievi le difficoltà
mente ad alleggerire la fatica allo stesso maestro.
>> Niuna parzialità, niuna animosità; avvisino, correg
ne è il caso; ma perdonino facilmente, evitando, qnant
bile, di dar essi stessi castighi.
» I più idioti della classe
dini: incoraggino, ma non avviliscano mai.
mostrino grande stima ed aff
cialmente per quelli di tardo ingegno. Evitino la
di taluni, che abbandonano a loro stessi gli a
negligenti, o di troppo tardo ingegno.
I) Occorrendo necessità di castighi, li S g g a n o neiia scuo
ma per castigo non d o
sentandosi casi g
u l? severamente proibito d i battere ed i
miniosi o dannosi alla sauità.
o prendere deliberazioni di grande import
tano ogni cosa al Consigliere Scolastico,

33.9 Page 329

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3x2
-V Sempre con Dio
n Fuori della scuola il maestro non deve minacciae, n&k&g-
gere punizioni di sorta: ma limitarsi ad awisare e consigliare
i suoi aiiievi, con modi benevoli e da sincero amico. Raccomandi
costantemente nettezza nei quaderni, regolarità e perfezione nella
caiiigrafia, pniitezza nei libri e neUe pagine, che si devono pre-
sentare al maestro... Vegli sopia la lettura dei cattivi libri, rac-
comandi e nomini gli autori che si possono ritenere senza che la
moralità e la religione siano compromesse, e scelga per tema i
passi più adattati a promovere la moralità, evitando quelli che
possono riuscire di qualche danno aila religione ed ai buoni co-
stumi. Stiano però attenti a non mai nominare, per quanto è
possibile, il titolo dei libri cattivi.
e Dai classici sacri e profani avrà cura di trarre le conse-
guenze morali, quando Soppoztunità della materia ne porge Soc-
casione: ma con poche parole, senza alcuna ricercatezza. Occor-
rendo novena o solennità, dica qualche parola d'incoraggiamento,
ma con tutta brevitk e, se si può, con qualche esempio. Una
volta per settimana faccia una lezione sopra un testo latino di
autore cristiano u.
Queste sono le wrme generali del Sistema Preventivo. Non
meno pratici e paterni erano i mezzi, o le sante industrie, che usava
e consigliava per ben praticarlo. Ne accenniamo solo le princi-
pali, nell'oidine col quale egli stesso le compendia neUe parole:
e I l Sastema si appoggia tutto sopra la ragione, la Religione e sopra
l'amorevolezza e.
I) Cib che dice la R A G I O ~ .
Prima cosa: u I l Direttoue faccia bes colzoscere le regole, i premi,
s D castighi stabiliti dalle leggi d i disci$lina, a$nchè I'allievo no*
si possa scusare dicendo: - Non sapewa che ciò fosse comandato
o pioibito ».Per questo sul principio deli'anno scolastico, presente
il corpo dirigente e insegnante, faceva leggere in pubblico il Re-
golamento, compresa la parte che determina gli &zi dei singoli
Superiori, perche gli &evi capissero che anche i superiori sono
soggetti al Regolamento, e non agiscono ad arbitrio, ma com-
piono ii loro dovere, quando ne esigono i'osemanza.
L'osswasua del Regolammto stava così a cuore a Don Bosco,
che voleva registrati in apposito quaderno - il quadeww &L-
l'esperienza - tutte le varianti che s'imponevano in periodiche

33.10 Page 330

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circostanze, con i relativi cambiamenti d'orario nelle camera
neUe sciiole, nel cortile, 31 passeggio - e quanto di speciale
con amorevolezza.
Oltre gli avvisi collettivi, raccomandava di moltipli
pi&,gli awici in privato che, se per alcuni giovinetti
momento dimentica le regole discl$lilzari, e i castigh; che
minacciano. Perciò sfiesso u2 fanciulla si rende coll)evole e

34 Pages 331-340

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34.1 Page 331

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314
-V Semere con Dio
In secondo luogo, insisteva di mettersi nei panni dei giovani
per comprendere il bisogno che hanno di libero svago, e d'as-
secondare codesto bisogno con santa larghezza: ( [ S idia ampia
libertà d i saltare, correre, schiamazzare a fiiacimento. La ginna-
stica, la +nusica,la declamaxione, il teatrino, le 9asseggiate sono
mezzi eficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità
ed alla sanità. S i badi soltanto c b la materia del trattenimento,
le fiersone che intervengona, i discorsi che hanno luogo non siano
biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della
gioventh S. Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati I).
- Non amava i giochi che richiedono troppo lavorio mentale:
vietava, nelle ricreazioni ordinane, il gioco delle carte, della
dama e degli scacchi. @ L amente, diceva, ha bisogno di riposo ».
- Non voleva n&panche, nè sedili, in cortile: - gli piacevano
le ricreazioni chiassose e animate, neUe quali i giovinetti fanno
tanto buon sangue, con vantaggio dell'anima e del corpo; e alle
quali non voleva imposti altri limiti oltre quelli dell'igiene e della
moralità E i supesiori, sul suo esempio, prendevano parte agli
svaghi degli alunni, guadagnandosene sempre meglio il cuore e
favorendo cosi quella comunanza d'ideali e di d e t t i , destinata
a durare non un giorno solo, ma a perpetuarsi felicemente. Nel
sistema di Don Bosco il coiiegio riproduce tutt'intera la vita di
famiglia, ed i vincoli familiari sono i più duraturi.
E, per felice conseguenza, ne viene anche un'alta discrezione
paterna nel castigare. Don Bosco vietava severamente nil per-
cuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione
dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili n. Questi u deb-
bonsi assolutamente evitare, perchè sono proi6iti dalle leggi civili,
irritano grandemente i giovani, ed avviliscono l'aninu, dell'edu-
- catore a.
Ripeteva con insistenza: Non battete mai i ragazzi per
nessun motivo. Non si tolleri nè l'immoralità, nè la bestemmia,
il furto: ma, trattandosi di mancanze leggere, sappiasi consi-
derare il poco giudizio deil'età infantile. Prima d'%n$iggere una
qztalunpe pzi1iizione, si ossemi qual grudo di coy>abilità si trovi
neU'allievo, e, dove basta I'ammonizione, non si usi il ri@rovero;
e dove questo sia su$ciente, nan si $receda $i%oltre. - N2 in
parole in fatti, no* si casti@ mai, gzcando l'animo d agitato.

34.2 Page 332

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- S i faccia uso dei castighi negativi, e sempre in modo che colo
- i quali restlmo casi avvisati, diventino amici nostri pizi di pri
e mn fiartano mai avviliti da mi. Quando un ragazzo si most
pentito d'un fallo commesso, siate facili a perdonargli, specia -
mente se si tratta d'un'offesa personale: e perdonategli di cuore,
dimenticate tutto in questo caso. Se volete ottenere molto dai v
allievi, non mostratevi mai offesi contro alcuno. Tollerate i
difetti: correggetei, mu dimenticateli. - Nessuno dica, mai e p01
mai, a chi abbia disubbidito, o risposto male, o gli abbia ma
cato in qualsiasi modo di rispetto: " M e la pagherai!": ques
non è linguaggio da cristiano. -Non si castighi una classe o
camerata intera: ma si procuri di scoprire gli autori del disordi
e, se fa d'uopo, si allontanino dalla casa: si separi la causa d '
buoni da quella dei cattivi, i quali son sempre pochi, acciocche
per questi pochi non abbiano a soffrirnei molti. Nello stesso tempo
si dica ai colpevoli qualche parola d'incoraggiamento, per da
adito alla resipiscenza, perchè si rimettano sulla buona strad
I1 pensiero del Santo circa i castighi è tutto qui:
o L'edmatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole far
temere. I n questo caso la sottrazime di òeneaolenxu è un cu&
ma un castigo che eccita l'emulazione, dà coraggio e non avvi-
lisce mai.
I) Presso i giovinetti B castigo, quello che si fa servire per
stigo. S i è osservato che uno sguardo non amorevole, sopra talu
produce nzaggior effetto che non farebbe uno schiaffo. L a lode quando
una cosa è ben fatta, il biasimo quando v'è trascuratezza, è gid u n
premio o un castigo.
»Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi uon s i diano
mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagn{: e si %i
la inassima prude%za e pazienza per fare che l'allievo conzpreizd
Ji suo &do colla ragione e colla Religione.
a Non si castighi mai per falli di semplice inavvertenza: non
- mai troppo sovente s.
u Vedete diceva - come il Signore tollera noi: se ci C
stigasse ad ogni mancanza, noi saremmo disgraziati a. Pri
che istituisse le scuole professionali nell'oratorio, aveva ri
verato un giovane, che le guardie avevan trovato mezzo mo
dal freddo, in un angolo di Piazza Castello. Dopo qualche gio

34.3 Page 333

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316
-V Sern$ve caa Dia
l'&dò ad un falegname, che in capo a due settimane lo licenziò.
Mora gli cercò un altro padrone, ma anche questo non riuscì
a soppoz+arlo più di quindici giorni. Chi lo crederebbe? Le cure
più pazienti da una parte e nessuna corrispondenza dali'alBra
si protrassero per due anni; quando, un giorno, quel povero di-
sgraziato si presentò a Don Bosco, che stava pranzando, per
dirgli tranquillamente che gli cercasse un altro posto, perchè
ancor una volta era stato licenziato. - Abbi pazienza, gli ri-
sponde il Santo, aspetta che abbia finito di pranzare. E tu hai
- - pranzato? Si. - Allora, aspettami. - L'altro insistè: Vo-
- glio che venga subito. Ma non vedi, riprese il Santo, che non
C'* più nessuno che ti vuole, perchè sei la disperazione di tutti?
Non sai quanti padroni hai stancato? Se continui di questo passo,
non 'arriverai mai a guadagnarti un pezzo di pane. - L'altro
non parlò più, usci dal refettorio e poco dopo daiiOiatorio, e
più non comparve. Tornò dopo molti anni. Aveva fatto ii sol-
dato e mille altri mestieri, in fine era caduto ammalato: durante
la malattia aveva pensato a Don Bosco, e appena s'era sentito
un po' in forze, s'era presentato per domandargli perdono. ii
Santo lo accolse paternamente, l'assicurò che gli voleva sempre
bene e che aveva sempre pregato per lui, e lo congedò dicendo:
- Guarda, l'Oratorio è sempre la casa tua, e Don Bosco è sempre
- il tuo buon amico, che non cerca altro che la salvezza deli'anima
tua. - Queii'uomo ruppe in pianto, e lo riugraziò, dicendo:
Ora tomo aii'ospedale, ma se Dio mi fa la grazia di guarire, vo-
-glio venir a riparar ii mal fatto, con una condotta irreprensibiie.
Don Bosco lo benedisse e h l'ultima volta: it poveretto, dopo
- pochi giorni, rassegnato e pentito, fece una morte da santo. La
carità, raccoglieva ii suo fmtto - sebbene tardivo anche
su questa terra.
Una sera, dopo le orazioni, gli alunni sentendo ancor nelle
ossa la dissipazione deiie vacanze, non facevano silenzio, come
dovevano. Don Bosco era in cattedra e, dopo aver atteso per qual-
- che istante, a un tratto esclamò con pacatezza: - Ma sapete
che io non son contento di voi? e li mandò a letto, senza per-
mettere che gli baciassero la mano. Fu ii castigo più forte che po-
tesse infliggere ai suoi figli, e non ci fu bisogno d'altro. Da quei
giorno il campanello, che aveva avuto parecchio da fare in mezzo

34.4 Page 334

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a Faceiamo tutto queiio che posi
pregare per gli allievi: e se taluno si lagna
sposto, fissandolo con bontà patema, gli d
preghi per i tuoi allievi?
11) Nei sistema di Don Bosco la più
educativi è la RELIGIONE.
c< La frequenfe Confessione, la
quotidiana sono le colome che dev
da cui si vuole tener lontano la mifiaccia e la sferza. Non mai o
bligare i giovinetti alla frequenza dei SS. Samamenti, ma soltan
incoraggiarli e porgere loro comodità di appro$ttarne. Nei casi po
di Esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi, s
faccia rilevare la bellezza, la gr
gimte che propone dei mezzi cos
alla tranquillità del cuore, alla
sono i Santi Sacrar~enti.I n
~zeamenteinvogliati a
- volentieri, con piacere
((Quandonelle case di educazione diceva il
scura la frequenka ai
raie ». Il segreto dei
dove si promove la frequenza ai Sacramenti, non potr
radicarsi disordini.
uno dei nomi, è il più moneiio di tutti, sebbene abbia un cu
eccellente. Andrb a trovarlo nei tempo deiia ricreazione e

34.5 Page 335

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318
-V Senz$re con Dio
chiederò notizie della sua salute; ei mi risponderà senza dubbio
che è eccellente. -Dunque sei al tutto contento di te, amico mio?
-gli dirb allora. Egli dapprima resterà un po' stupefatto: poscia
abbasserà gli occhi, arrossendo. Allora, con accento affettuoso,
insisterb: - Or via, figliuol mio, tu hai qualche cosa che non va
bene: se il corpo è in buona salute, è forse Sanima che non è con-
tenta? molto tempo che non ti sei confessato? - Dopo pochi
minuti, questo giovane sarà già al tribunale di penitenza, e son
quasi certo che non avrò mai più a dolermi di lui. - Io l'ascoltai
in silenzio, soggiogato daU'incanto e dalla santa dolcezza di
quella parola apostolica. Avevo scoperto il segreto delle grandi
'
opere, che
Erano
quest'umile prete ha
e sono le maravigiie
saputo condurre a compimento ».
deila semplice ascetica del Santol
*L'anima deiia nostra vita - esclama il Can. Ballesio -
il freno del male, l'eccitamento al bene, la giocondità, la bel-
lezza, la soddisfazione nostra e Sordine della Casa, la nostra
nuscita nello studio e nel lavoro, tutto nasceva dalla pietà ra-
zionale, intima e fervorosa, che il Servo di Dio inculcava col
suo esempio, coiie prediche, colla frequenza dei Sacramenti (a
quei tempi quasi nuova), coi suoi discorsi, con certi racconti
vivi ed edificanti, con certe sue parole, cenni e sguardi, che dis-
sipavano le tenebre, le ansietà di spirito, inondavano l'anima
di gioia, e infervoravano Qamore deiia virtù e del sacriiicio ».
Le preghiere della sera Don Bosco voleva che fossero reci-
tate in ginocchio, sotto i portici d'estate, o in una sala d'inverno,
ma non in chiesa, sia per abituare i giovinetti a piegar le ginoc-
chia in casa quando fossero tornati alle loro famiglie, sia per
esser più libero nell'indirizzare ad essi il sermoncino morale. Gli
si volle osservare: - Non sarebbe meglio che invece di recitare
le preghiere in comune e ad alta voce, ciascuno le dicesse sotto
- voce, per conto proprio, anche per assuefarsi alquanto aii'ora-
zione mentale? I ragazzi son cosi assuefatti, rispose, che se
non pregano ad alta voce cogli aitri, lasciati a non direbbero
più le pregbiere, nè vocalmente, nè mentalmente. Pronunziando
le parole, non sono tentati a parlare coi compagni: e posto anche
che le proferissero talvolta materialmente, esse servono sempre
ad allontanare il demonio. - E, finite le preghiere, esigeva per-
fetto silenzio sino al mattino dopo la Messa, e lo riteneva ne-

34.6 Page 336

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sa60 per conseguire appieno il frutto d
tutina.
Oltre le preghiere in comune, per e
coscienza dei giovani aila pietà, inculcav
semarsi individualmente, come una
cramento ed a Maria SSma.
dopo la Messa e prima della Benedizione Eucaristica, ne p
o di declamazione, ed altr
camerate, mentre gli alunni andavanoa riposo. BincalcolabileSuti-
circolare del 10 novembre 1884 - intendo di bandire
comincerei dalle
liche che trattano
il brevissimo discorso della sera, partito da un cuore che
la salute delle anime, son certo che talora faranno più
quello che possa farlo un corso di Esercizi spiritualiit.
Oltre le pratiche di pietk quotidiane, il Santo ne prescrive
Corso d'Esercizi spirituali verso Pasqua: l'E
Buona Morte: e la solenne celebrazione delle feste principali
l'anno liturgico.
vinetti: semplice, breve, illustrata da qualche

34.7 Page 337

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320
V - Sem$re con Dio
un racconto, atto a scolpire neit'animo loro la verità incuicata.
Non più di venti, o al massimo venticinque minuti. «Si dà la
definizione della cosa di cui si vuol trattare: daila deiuiizione
si trae la divisione, e se ne spiegano le parti. Non si affastellino
molte citazioni o molti fatti, accennandoli appena di volo, per
dimostrare una cosa: badano una o due citaziod, spiegate bene,
e un sol fatto, il più a proposito, narrato in lungo e in largo, con
tutti i particolari più convenienti. La mente ristretta del fan-
ciullo non è capace di apprezzare la moltiplicità delle prove,
ma afferra faciimente quest'una e se la stampa in mente, e la
ricorderh ancora dopo molti anni ». Ed il suo modo di predicare
era di tanta praticita, che spesso lo si udiva, durante la predica,
interrogare or questo or quello dei ragazzi, per accertarsi che
l'avessero compreso.
Dava tanta importanza all'impresione che lascia nella memona
un fatto e a c a n t e , che in occasione di tridui e novene, e durante
il mese mariano, insisteva perchè tutti i superiori, dal direttore
ali'ultimo chierico, ogni giorno ne narrassero qualcuno, durante le
ricreazioni. E i figli tenevano in cosi g r ~ aconto la volontà del
padre, che se per qualche motivo non avevano agio di com
pierla, prima che &%se il gioino si raccontavano un fatto tra
loro, pur d i non venir meno al consiglio del Santo. Così fecero
talvolta i chierici Albera e C e r A nel Collegio di Mirabello.
Dava somma importanza alle salutari ifiessioni, cui sprona
le menti giovanili l'Esercizio delle Buona Mo&. Teneva come
assicurata la salvezza d'un'anima che «ogni mese si accosta al
SS. Sacramenti e aggiusta le partite di sua coscienza, come do-
vesse, di fatto, da questa vita partire per l'eternità n. Don Rua
ricordava con devota ammirazione come nell'anno 1850, al primo
corso d'eseicizi spirituali che procurò per i suoi alunni nel Semi-
nario di Giaveno, il Santo desse questi tre ricordi: I) fare 1'Eser-
cizio deila Buona Molte; 11)fare opzi ntese SEsercizio deila Buona
Morte; m) fare ogni mese bene 1'Esercizio della Buona Morte (I).
(I) 11 pio Esercizio, dice Don Bosco, B consiste nei disporre, in un
giorno di ogni mese, tutti i nostri affarispirituali e temporali, come se
in quel dì dovessimo moN-e. Il modo pratico di compierlo C? ii seguente:
Fissare uno dei primi giorni del mese; fare fin dal giorno o dalla sera
precedente qualche ritiesso suila morte, la quale forse è vicina e po-

34.8 Page 338

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Cosi a i giovani di Don
primavera della loro vit
iivere bene t).
E a chi non è noto
>ratele feste prineip
sori che, d a vigilia,
celebrarle bene, e in modo particolare a fare una buona
fessione e Comunione: giacchè - dice Don Cermti - è no
con spettacoli educativi, all'aperto, o neli'umile teatrino,
coccarde sul petto, a seconda deUe Compag?zie, o A
cui appartenevano.
Le Campagaie erano un altro mezzo potente,
il Santo per tener vivo i1 fervore della pietk e lo
lazione.
S. Luigi per gli studenti, ed a queiia di S. Giuseppe per
tigiani; poi alla Compagnia del SS. Sacramento e del Picco
Clero, in cui venivano ammessi, dopo la voluta istruzione
trebbe anche sopraggiungere all'improwiso: pensare come si 6 pass
ii mese antecedente e soprattutto se v i è qualche cosa che turh
coscienza e lasci inquieta l'anima, qualora
bunale di Dio; e ai domani fare m a confes '
se si fosseveramente al punto di morte t.
- SI O. B. L~MOYNVBlt.il di S. Oi0vnmnnBmonw. Voi IX.

34.9 Page 339

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322
.V Semfiye con Dio
bene spirituale dei loro compagni più bisognosi, e specialmente
dei nuovi arrivati. Io poi ho potuto conoscere fin da giovinetto
di quanto vantaggio ciò riuscisse pei buon avviamento dei gio-
vani: avendo udito parecchi, in tempi più avanzati, ripetere,
che se avevano potuto flmanere all'oratorio, ed applicarsi ai
loro doveri, lo dovevano alle caritatevoli premure, loro usate
dal tale o dal tal altro compagno, che erano precisamente mem-
bri delia Compagnia suddetta u.
NeUe conferenze che teneva alle Comfiagnie, il buon Padre
dava come una parola d'ordine; e la massa degli alunni, senza
awedersene, veniva ad essere trascinata dal buon esempio.
Per questo le voleva promosse in tutte le case: «Niuno abbia
timore di parlarne, di raccomandarle, di favorirle e di esporne
lo scopo, l'origine, le indulgenze ed altri vantaggi che da queste
si possono conseguire. Io credo che tali associazioni si possano
chiamare Chiave della @'età, Conservatorio deUa morale, Soste
gao delZe vocazioni ecclesiastiche e religiose h. Le sue predilezioni
erano per la Compagnia dell'Immacolata. a Considerava questa
Compagnia, dice Don Bonetti, come la sua guardia d'onore,
e siccome un imperatore si tiene sempre sicuro in trono e mette
in fuga i suoi nemici, finchè si mantiene in piedi ed è forte la
guardia imperiale, cosl egli sperava col mezzo nostro di sbara-
gliare i nemici delie anime e conservare nella Casa ii trono del
Signore n. Con questa Compagnia intese di suscitare, tra gli allievi,
degli apostoli come Domenico Savio, che con la forza dell'esem-
pio, rendessero amabile ai compagni la vita di pieta, di studio
e di santa allegrezza, che si conduceva nell'Oratorio.
- a Farci tutti buoni e fortunati - attesta il Can. Ballesio, rie-
vocando gli anni giovanili era il nobile ideale che stava in cima
ai pensieri di Don Bosco. Dopo che egli aveva passata la giornata
con noi, terminata la scuola serale di canto e di suono per gli
uni, di grammatica e di aritmetica per gli altri, alla concitata
ed argeutina chiamata del campanello ci adunavamo per la pre-
ghiera. Caro e sublime momento: il mio cuore tripudia di dolcis-
sima gioia a pur rammeutarlo! Sintona una lade e trecento gio-
vani fanno un coro imponente, che i cittadini odono da lontano.
Tutti insieme e ad alta voce si prega con Don Bosco, in mezzo a
noi ginocchioni sui pavimento di pietra, o nei parlataio, o sotto

34.10 Page 340

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senso una voce, un dolce
sfazione e di contentezza. Poi, in religioso silenzio, gli occhi e
sguardi di tutti fissi in lui... Ed egli dava
mani, suggeriva qualche utile awertiment
padre ai figli augurava la buona notte, che gli veniva ricam-
biata da un generale, fragoroso e cordiale saluto di rispetto e
di amore I).
Una così bella usanza è prescritta nel Regolamento fier le Case
Salesiane con queste parole: <i Ogni sera, dofio le ordinarie fireghi~t'e,
e @i%a che gli allievi v
indirizzi alcuw affettuo
o consiglio intorno a co
le massime da fati+avvenuti in giwnata nell'
suo sermone aon oltrefiussi mai i dae o tre
della moralità, d d buon andamento e del buon successo
z i m e 1).
ralizzare, trattando di qualunque argomento. Bra di
storie profane di popoli antichi e moderni: daile vite dei s
dei filosofi, degli artisti celebxk daile opere del Magister sen
che esponeva ogni volta che s'adatt
quei momenti anche il suo aspetto
che io faccio non ha altro fule, che di riuscire a salvami
mente; e quanto tollero di fatiche e di stenti, tutto è per 1
vostre: O $glioli, ascoltaie i @eceiii del fiadre, e cosi fate
sere salvi 4.
111) Terza fonte di risorse
era per Don Bosco I'AXO~(EVOJ.&~~A.

35 Pages 341-350

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35.1 Page 341

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324
V Smere con Dio
ìl IO agosto 1885, avvicinandosi il tempo degli Esercizi Spi-
rituali, scriveva a Don Costamagna, Ispettore degli Istituti Sa-
lesiani dell'Argentina: (I Vor7ei fare a tnitti io stesso zuna predica
o meglio una conferenza sullo spirito salesiano, che deve animare
e guidare le mstre azioni ed ogni ~wstrodiscorso. Il sistema @even-
tivo sia proprio di noi. Non mai castighi penosi, +$onmai parole
umilianti, non mai rimpioveri severi ire presenza altrzli. M a nelle
classi s m i la parola "dolcezza, caritù e pazienza". Non mai parole
mordaci, non zmo schiaffo grave o leggero. S i faccia uso dei castighi
negativi e sempre in modo che coloro che sono avvisati, diventino
amici nostri #i& di prima e non partano mai avviliti da noi. LA
DOLCEZZA &%L PARLARE, NELL'OPERBRE, NELI,'AVVISARE, GUA-
DAGNA TUTTO E TUTTI I).
«Per riuscire bene coi giovinetti - diceva il 19 luglio ISSO a
una schiera di ex-allievi, quasi tutti sacerdoti - fatevi un gra+tde
stz~diodi usar con essi belle maniere; fatevi amaie e non temere;
mostrate loro e perswndeteli, che desiderate la salzgte della loro anima;
correggete con paxienza e con carità i loio difetti; sopraL6utto aste-
netevi dal percuotevlz, insomma adoperatevi che, quando vi veggono,
vi corrano attorno, e qwn vi fuggano, come fanno pur tlroppo in molti
paesi: e il più delle volte ne hanno ragione, perchè temono le
busse. Forse per alcuni vi sembreranno gettate ai vento le vostre
fatiche, e sprecati i vostri sudori. Pel momento forse sarà così,
ma non lo sarà sempre: neppure per quelli che vi paiono più in-
docili. Le buone massime, di che opportune et impovtune li avrete
imbevuti e i tratti di amorevolezza che avrete loro usato, rimar-
ranno loro impressi nella mente e nel cuore. Verrà il tempo in
cui il buon seme germoglierà, metterà i suoi fiori, produrrà i suoi
frutti I).
E, nella stessa occasione, narrava di un militare, il quale,
già alunno deroratorio daranno 1847 ai 1849 e piuttosto sven-
tatello, era andato a trovarlo dopo trent'anni e aveva finito col
gettarsi a i suoi piedi per confessarsi. u Prima di licenziarlo, pro-
seguiva Don Bosco, gli domandai: - Q ~ a èl stata la ragione
per cui hai domandato di confessarti? - Sapete che cosa mi ri-
spose? Uditelo:-La vista di Don Bosco mi fece venire in mente
le industrie che egli usava per tirarmi al bene, mi ricordb le pa-
role che mi diceva ali'orecchio, il desiderio che dimostrava e gii

35.2 Page 342

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35.3 Page 343

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326
-v Sbs@v4 sasa Dio
concetto d&a dignità dei fanciuflo, richiamando l'attenzione di
Mi d a cura della gioventtì, come ii problema più urgente,
più necessario, come il più grande problema dell'axvenire o.
IL metodo educativo di Don Bosco è un'eco del ci Sin&
pam%losveflire ad me 1): e trae la sua efficacia dagli stessi mezzi
usati dai Divin Salvatore: dolcezza e inaitsuetzsdine. In questo modo
si fece amare dai piccoli, e li innamorò di Gesù Cristo.
Una splendida prova di quest'amorevolezza è la sollecitudine
d'associare, aiie ricreazioni ordinarie degli allievi, svaghi e sol-
lievi straordinari. Ricordando le lunghe passeggiate autuanali,
sono entrate nella tradizione dell'Oratorio e degli altn istituti
salesiani, la pmeggiata, detta in Piemonte delie castagne, dopo
il triduo per l'apemira deil'anno scolastico: e la passeggiata Zmga,
ossia una gita a piedi, con permanenza fuori di casa per tutta
la giornata.
Inoltre devousi regolarmente promovere lezioni e saggi di
musica, di ginnastica e di declamazione, allo scopo d'ingentilire
i'animo degli alunni e rendere più cara ed attraente la vita col-
- - legiale.
a I giov"
diceva Don Bosco bisogna tenerli sempre
occupati. Oltre la scuola regolare, è necessario impegnarli in altro:
in lezioni di musica, di canto e di declamazione. Così la loro at-
tività è mantenuta in utile esercizio. Se non li occupiamo noi,
si occuperanno da sè, e certamente ui idee e cose men buone s.
Amava iniziarli aiio studio delia musica, e lo diceva in-
dispensabile anche tra gli alunni degli Oratori festivi. Per lui
4 un Oratorio senza musica è un corpo seuz'ariima H.
Non trascurava nulla di quanto può giovare allo svago ed
al sano sviluppo del corpo, al soiiievo e all'educazione delia mente
e del cuore. Più volte all'aana, specie dall'Epifania alla Quare-
- sima, faceva dare delle rappresentazioni morali nel teatriao.
nIL teatrino - dice nel RegoZa,mf$tu fatta secondo le regole
deiia morale cristiana, pub tornare di grande vantaggio alla gio-
ventù, quando non miri ad albo se non a rallegrare, educare
ed istruire 3 giovani, più che si può moralmente. f i n c h è si possa
ottenere questo %e, è d'uopo stabilire: 10 Che la materia sia
adattata. z" Si escludano quelle cose che possono ingenerare cat-
tive abitudini. La materia
ere adattata agli =dito& cioè

35.4 Page 344

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servire d'istruzione e di ricreazi
esterni. Gli invitati e gli amici
soddisfatti e contenti, se vedono che il tratteuimento torni utile
- ai convittori, e sia proporzionato alla loro intelligenza... n.
a Si ricordi, ammoniva con insistenza
nostro teatrino è di divertire e ist~uive.Quindi non si devon
tollerare quelle scene che possono indurire il cuore dei giovani
fatcattiva impressione sui loro sensi delicati. Si diano commedie
semplici e morali: si canti, perchè il canto ricrea ed ?t un'istruzione
in questi tempi tanto in voga: e si declamino brani di poesia di
quaiche buon autore. Si faccia attenzione
vestiti: si vigiii che i nostri teatriui non
pubblici>in modo da far scontenti quelli
tervenire e obbligarli ad usar ogni ma
d'entrata. Anche il pubblico dev'essere conveniente. S
pzlalcum, &tendo che sia q1ralche be~efattme,e nw altri
<La caritk siiggeziva a Don Bosco
- - guadagnare anime a Dio, che dire di tutte e deita p
lui adoperata afferma Mons. Bertagna sarebbe oltremo
difficile. Elleno furono tante e tanto degne da superare o
eiogio ».
I1 giorno dei suo onomastico del 1855, per dar
affetto ai suoi figlioli, e in pari tempo per conoscerne
il carattere, diceva a tutti di chiedergli, privatamente,
o per iscritto, un regalo qualunque,
tarli, nei limiti del possibile. Si possono immaginare le belle
anche stravaganti domande degli uni e degli altri. Ed egli acco
discese a tntte le richieste ragionevoli, quantunque costose, come
- provviste di libri, di abiti, condono di pensione e via via. a Io
narrava un ex-allievo ebbi una nuova prova della straoidin
ria bontà del suo cuore, e occor
(ero chierico), fattomi coraggio gliela dornandai; e
tieri mi fece comperare la stoffa, pagando anche la
Domenica Savio invece, preso un pezzetto di carta,
solo queste parole: @Domandoche mi salvi I'anima e
santo! B.
Lo stndio del carattere d'ogni &evo era in lui
insieme col desiderio di giovare alle anime.

35.5 Page 345

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330
V Sm+ri cm Dio
cordo degli a m i deiia grazia, a dolce e torte stimolo a tornar
sulla buona via!
Neiie novene precedenti le feste più solenni, e in ogni giorno
dei mese di maggio, Don Bosco soleva propone dei fioretti, o
atti di virtù da praticare, che accendevano m i r a b w n t e gli
animi alla pietà, aiio studio, ai lavoro, aiia canta, d a nforma
di se stessi: in una parola al progresso ueiia virtù (I).
AUo stesso scopo - depone Don Rua - suggeriva ad alcuni
<di scegliessi tra i compagni più buoni, qualche monitore se-
greto, cui dovevano pregare di usare loro la carità di a d -
sarli, ogni qualvolta avessero scorto ii bisogno. Ed io stesso ebbi
a provare di quanta utiiità ci fosse tale spirituale industria del
nostro buon Padre, perchè avvisato neiia mia fanciullezza, da
chi mi ero scelto da monitore segreto, imparai a conoscere ii
pregio del tempo, e cominciai ad occuparlo più utilmente a.
Don Bosco amava tanto i suoi figlioli, che avrebbe voluto
- tenerli tutti per sempre accanto a sè.
u Al termine dell'auuo scolastico osserva il Card. Cagliero
- vedeva con pena il sopraggiungere delle vacanze, e ci a d -
sava, dicendo che ii demonio, se non stavamo attenti, avrebbe
fatto strage deile anime nostre, ed avrebbe distrutto ii frutto
de' suoi sudori di tutto l'anno. A preservarci da tale pericolo,
distribuiva a tutti un biglietto, in cui ci dava le norme per pas-
sar bene le vacanze. A molti poi diceva di abbreviarle, ed anche
di farne sacrificio, compensandoli con ricreazioni, merende e
(I) Fiovetti $89 In nooena di S . Francesco di Sales ueli'anno 1863:
10 Vogiio abbandonare ii peccato: farò un atto d i contrizione propo-
- nendo di evitare l'occasione del peccato. 20 Dato ii seguo deiia
- levata, mi aizerd tosto di letto. 3 O Voglio essere puntualmente obbe-
- diente in tutti i miei doveri e far volentieri le case che mi sono di poco
gusto. 40 Obbedienza pronta in tutte le cose che mi saranno co-
- mandate. - .jO Buon esempio iu chiesa in riparazione dello scandalo
dato per ii passato nel luogo santo. 60 Perdonare tutte le ingiuxie
ricewte. dire un Paler per quelli che mi hanno fatto del male. -
70 Rivedere ed aggiustare le cose della vita passata, come se fossi in
punto di morte. - 80 Imitare S. Francesco di Saies neiia fuga dei
- cattivi compagni e nella frequenza dei buoni. go Tre Salve a Maria
- per ottenere la sua assistenza in punto di morte. I1 giorno de&
festa: contessione e Comunione in onore del Santo, domandandogli
la grazia di perseverare nel bene.

35.6 Page 346

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passeggiate autunnali deliziosissime>t. Le vacanze in fami
le riteneva disastrose per le vocazioni: (Se non
nniiare, almeno si procuri di diminui
quanto sarà possibile S.
Era il gran padre, buono e solerte per tutti, e lo dimostrava in
mille maniere. O&, domenica invitava alla sua mensa i migliori
per condotta, classe per classe, studenti e artigiani, e talvolta
i migliori di tutte le ciassi insieme, eletti con votazione segreta
dagli alunni. Finito il pranzo, s'iutratteneva alcuni minuti con
loro, e li regalava di un dolce.
O,pi domenica faceva pranzare coi chierici i due alun
avevano s e ~ t loa messa d d a comunità neUa settimana
cedente, con singolar profitto neUa carità.
La sera del Giovedì Santo a dodici, scelti fra gli ottimi, lavava
egli stesso i piedi: poi li voleva a cena con e li colmava delle
più delicate attenzioni.
I n seguo di afietto e di fiducia invitava or questo or queUo
a uscire in sua compagnia per animarli aUa confidenza, per am-
monirli paternamente di qualche difetto, e, di frequente, per
intrattenerli sull'argomento della vocazione; e talvolta code-
sti inviti erano ripetuti a breve distanza. Quando vedeva un
po' di rnggine tra due allievi dei più grandicelli e gli sembrava
diffide che si rappattumassero presto, ne invitava uno ad
compagnarlo in città. Quest'atto d'amiiuzia calmava un
chino 2 prescelto, al quale egli faceva raccontare la storia
torti avuti. ii giorno dopo invitava l'
a sua volta. Per parte sua si
pare i preconcetti deli'uno e deX
li invitava tutti e due. Per
core, non osavano dirgli
in silenzio, ma presto prendeva lui la parola, da
li convinceva, e rientrando nell'Oratorio, li lasc'
gliori di prima.
Nei primi tempi deiVOratorio regnava
familiarità fra tutti i superiori e gli alunni. Don Bosco era sempre
in mezzo a loro, e, mentre parlava aU
sguardo anche ai più lontani, e suscitava in tutti una gio
e santi propositi.

35.7 Page 347

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333
-Ir Senapra cen aiio
Spesso scherzava anche con la massima amabilità, special-
mente quando vedeva qualcuno abitualmente pensieroso. Mora
usciva iu motti graziosi, ed anche in racconti ameni, che desta-
vano l'ilarità universale. Più d'una volta, ad esempio, fu udito
narrare così:
«Mentre Gianduja era sul palco, fu interrogato qual fosse
il vino secondo lui più buono. Egli silenzio.
u - Ti piace di pitì il Barbera d'Asti?
- o Gianduja fece una smorfia per dire di no.
n I1 moscato di Strevi?
-$-No!
s ii Sianisa?
> - No!
o E gli nominarono ubin6nit?i di vini eccellenti, la Malvasia,
il Bordeaux, il Tokai, il vino del Reno, lo Champagne, il Malaga,
il Nebbiolo, il Vino santo, il Calmo, ecc. ecc.; e Gianduja,
- sempre con una smorfia e un gesto ridicolo, diceva di no.
o Qual è adunque il vino che t i piace di più?
o - I1 vino che mi piace di più è quello che ho nei bicchiere,
è quello che posso bere! Che importa a me che tu mi nomini tante
qualità di vino, tutte eccellenti, se io non posso averle e quindi
non posso berne, sciocco che sei! o.
Anche la sua camera era ad ogni istante aperta a chi deside-
rasse parlargli; e non si lagnava mai dell'indiscrezione colla quaie
s'andava spesso a disturbarlo, ma accoglieva tutti con paterna
familiarità, dando libertà di far domande e di esporre lagnanze e
difese. Inappuntabile nella pulizia della persona,esaminava in quei
momenti a d e gli abiti e dava un'occhiata aile scarpe di quei
figlioli, e se non li trovava in ordine, li mandava a ripulirsi.
Nei resto li trattava come grandi signori; li invitava a sedere
sul divano, stando egli seduto al tavolino e li ascoltava colla
maggior attenzione; oppure si alzava e passeggiava con loro
per la stanza. Pinito il colloquio, li accompagnava aila soglia,
apriva e@ stesso la porta, e li congedava dicendo: - Siamo
sempre amici!
Cosf educava Don Bosco. a Amante ed espansivo - scrive
il Can. Ballesio - schivava nel suo governo con noi il foma-
lismo arti6ciale e il rigorismo che pone come un abisso tra chi

35.8 Page 348

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comanda e chi obbedisce; esercitava l'autorità, ispirando risp
confidenza ed amore. E le anime nostre gli si aprivano co
intimo, giocondo e totale abbandono. Tutti volevamo co
sarci da lui, che a questa santa e a un tempo dura fatica co
sacrava da sedici a venti ore per settimana, e ciò con tutto
suo da fare e per tanti anni! Sistema questo direi più unico
raro tra superiore e dipendenti: sistema dei santi (e solo di qu
che dà agio a conoscere l'indole e saviamente p
gionarne le recondite energie n.
Come illustrare i mirabili frutti di questo s'
Un giorno un giovanetto di seconda ginnasi
serio, Francesco Piccoiio, era vicino a Don Bosco, con m
altri compagni sotto i portici. Pareva un po' inquieto e ans
- di parlare. Il Santo l'ossenrò e gli disse: Tu vorresti di
- - qualche cosa, non è vero? Sissipnore, ha indovinato.
- che cosa vorresti dirmi? Ma... non vorrei che gli altri
- tiselo. E tirò Don Bosco in disparte e gli susurrò sotto
- - Vorrei farle un regalo, che le far&piacere. E che reg
vuoi farmi? -Ecco qua, disse, alzandosi quasi in punta di pie
allungando le braccia e componendo il volto a serietà: vo
regalarle me stesso, affinchè d'ora in avanti
che vuole e mi tenga sempre con lei. - Veramente, gli ri
Don Bosco, non potevi £anni un regalo più gradito. Lo ac
ma non per me, sibbene per offrirti e consacrarti tutto al Signo
E come non ricordare il generale tripudio, con cui si fest
giava il suo onomastico? A dir vero, questo ricorreva il gi
27 dicembre, ma si cominciò a celebrar il 24 giugno e si co
nuò sempre così. Fin dal 1847 venne festeggiato con a e t t u o
componimenti e qualche mazzo di iiori. Nei 1849 Carlo
e Felice Reviglio, accordatisi segretamente, facendo
risparmio sul cibo e conservando le piccole regalie che nc
vano, riuscirono a comperare due cuori d'argento; e la v i
d i S. Giovanni, mentre tutti i compagni erano a riposo, anda
a bussare alla porta del Santo. Grande fu la sua meraviglia n
vedersi presentare quei dono, e neli'udire le cordiali parole d'
gmio di quei due figlioli! Ali'indomani la cosa si seppe, e
senza un po' di gelosia, si decise che l'anno seguente si sar
fatta una gran festa presentando un dono offerto da tutti

35.9 Page 349

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334
-V Sempre con Dio
Fatti, nel 1850, una deputazione dei più anziani salì alla came-
retta del Santo, lesse un componimento, e presentò il dono.
In seguito, all'offerta degli auguri e del dono vollero essere
presenti tutti gli ai& e ad essi, dopo il 1870, si unirono anche
gli ex-allievi e la dimostrazione, "la festa della riconoscenza",
divenne un mezzo educativo dei più potenti.
Fin daiia v i s a , Don Bosco era pregato a discendere in cor-
tile e sedersi in mezzo ai suoi figlioli, che andavano a gara a
presentargli gli auguri più cordiali. In lunga fila gli si schieravano
innanzi tutti quelli che volevano prendere la parola e, uno a
uno, gli dicevano o leggevano, cari auguri. Dopo un'ora o due
di canti, declamazioni e letture, il Santo si alzava, ringraziava
tutti, e, rinviando al di seguenteil turno di quelli che non avevano
potuto sodisfare il vivo desiderio, ricordava lo scopo deile sue
fatiche, cioè la salvezza deile anime loro, e raccomandava d e
loro preghiere la salvezza dell'anima sua.
La sera del 24 si riprendeva la lettura degli auguri, e, dopo un
altro paio d'ore di complimenti, essendo ancor lunga la a a di
quelli che avrebbero voluto parlare, Don Bosco, sorridendo, li
invitava a consegnargli i loro scritti in prosa e in poesia, e li rin-
graziava paternamente.
E qui ci piace riferire qualche saggio di quei componimenti,
... fedelmente. Sono pagine d'oro l
a Signor Don Bosco, oggi chi deve parlare, la penna o il
cuore? Che cosa deve un amoroso figlio a un amato padre, pro-
mese o fatti? Interrogando il CUOI mio in quest'occasione, mi
risponde che, tolti li genitori miei, non v'&altro mortale cui esso
... più ami di Lei. E fatti, e non promesse, giielo dimostreranno in
awenire P.
a ... & ornai la terza volta che ho la consolazione di attestarle
in questo giorno gi'intuni affetti del cuore. Oh! lo potessi ancora
per cent'anni! Dico questo in ordine alla S. V. Rev.ma, cui de-
sidero si lunga vita; non per me che ne temo la durata, come un
prolungamento di pericolo immenso e una continuazione di di-
sgusto al mio dolce Signore. Tuttavia, se Egli vuol servirsi di
me in qualche cosa, non sarò certo cosl sconoscente da sottrarmi
alla sua santa volontà, fiducioso che supplirà colla sua grazia
alla mia deficienza; e poi... C'& Maria in cielo, C'* Don Bosco in

35.10 Page 350

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terra1 Essi sanno ch'io sono meschino e nella loro b
tercederanno certamente misericordia... ».
(i... Chi da otto anni mi spezza il pane spirituale
Don Bosco: ed io l'amo tanto Don Bosco, ma vorrei amarlo
un amore mille volte più grande. Vorrei amarlo deli'amore
Savio Domenica, di un Magone Edichele: deii'amore dei Miss
che ad un suo cenno non dubitarono di afirontare i più gran
pericoli per la salvezza delle anime: deli'amore di tanti
giovani, che per ii loro caro padre Don Bosco sarebbero
a dare la vita... ».
(r ... I1 mio cuore non può oggi che piangere di consolazio
La rimembranza dei mille b e n h i , dei suoi consigli e delle
benevole ammonizioni, tutto mi ricorda l'amorosa cura di un
buon padre, che vuol condurre i suoi figli pel sentiero deiia virtù.
E non è forse vero? Da chi io fui, con tanti altri, magpioime
beneficato? Sono a t t o da qualche rancore? una sua paro
serve a rallegrarmi. Ho bisogno di qualche cosa? ricorro a L
e subito ho quel che mi occorre. Manco in qualche parte?
sua buona ammonizione mi rimette al ben fare. Debbo
prendere qualche &are? vengo da Lei per consiglio, e
... son servito N.
...(I Che dovrò dirle, amatissimo Padre, in questo felicissi
giorno? Altro non so dirle, se non ringraziarla di tutto cuore
grandi benefizi, che fece a me e alla mia famiglia. Ma questo è
troppo poco: ecco che tutto mi dò a Lei... È:vero, le o&o
colo, meschinissho premio, ai tanti e grandi benefizi
fece: ma lo vede anche Lei, che non posso darle più di me stesso
accetti dunque di buon grado l'offerta. Io Le prometto
adoprerò con tutte le forze deli'anima mia, &&è ii
... mi faccia divenire un buono e santo salesiano (I).
s Viva Do% Bosco, adesso e per sempre! Bella festa è
sta, ma io non so dir altro che Viva Don Bosco! Abbia lunga
e sempre beata! Il mondo ha bisogno di Don Bosco per la salvezz
d'innumerevoli anime. Se Dio mi fa la grazia, io voglio star sem
pre con Don Bosco, perchè allora sarò anch'io uno di quelli
(I) Chi parlava così nel 1880, era il giovinetto Marco Nassò, ch
si fece Salesiano e fu preside deiie Scuole Pareggiate di Valsailce.

36 Pages 351-360

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36.1 Page 351

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336
-V Semeve con Dio
intorno al suo trono in cielo canteranno untici di lode al suo
nome. O Don Bosco, babbo mio dolce, preghi anche per me.
Babbo mio dolcissimo, dehl mi benedica... ».
Nel 1879 un giovinetto metteva in mano ai Santo <I un buono
$er 6 mesi di buona condotta I).
(Scadenza al giorno di Sa% Giovanni Evangelista. - Oratorio
il 23 giugno 1879. A sei mesi data, i o sottoscriuo, all'Onomastico
del molto Reverendo sig%or Don Giovanni Bosco, prometto 6 m s i di
buona condotta per avermi concesso di fare il libraio. Da scon.tarsi
al mio domzcilzo, Libreria Salesiuna, i%Torino. - Buono per 6
mesi Buona Condotta. Simonetti Salvatore. - Bzcono per avallo,
Ges% Sacramentato, che per qwsto io ricevetti stamattina e che m i
diede la speranza r (I).
L'onomastico di Don Bosco non era una festa che potesse
contrastare in qualche modo con la sua umiltà. Dichiarava o&,
volta, che perdonava di more le affettuose esagerazioni dei suoi
figlioli: si diceva contento delle buone promesse, e li stimolava
ad osservarle per ii bene delle loro anime. Era la festa del bene,
una primavera di santi propositi, una gara nuova e quasi sco-
nosciuta negii annali della pedagogia, per cui i cattivelii diventa-
vano buoni, i tiepidi fervorosi, gli esemplari concepivano il pro-
posito di consacrarsi alla singolare missione ai carità, aila quale
vedevano chiamato dal Signore il loro padre e Maestro.
(I Don Bosco fu tra noi - dichiara il Can. Ballesio- Suomo
di genio, dalle larghe vedute, dalle generose intraprese, fermo
ed invincibile ail'urto delle contrarietà. Egli senti la voce del
cielo che lo chiamava a salvare la gioventù e vi si consacrò tutto,
senza riserve, senza timore, coli'entusiasmo di un'&
ardente
e colla fermezza di un eroe I). E fu davvero così. A chi non lo
capiva, parve esagerata e non del tutto confacente alla dignità
sacerdotale i'accondiscendenza sua a tutte le esigenze dei giovani,
e questo vivere perpetuo deila loro vita. Fu questo invece il se-
greto, col quale si fece amare da quelli per cui il Signore l'aveva
mandato, e, giovandosi del loro affetto, potè efficacemente coope-
rare aila loro formazione. Chi può contare i buoni cittadini, i
(I) Un'incisione riproduce l'originale di questo (I Bnonos offerto
al Santo per il suo onomastico.

36.2 Page 352

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alle piii alte cariche civiii ed ecclesiast'
perfezione cristiana (1).
Andrea Beltrami di Omegna (1870, i
dotta la Causa ai Beatifiwzione; e il
ryski (1868, t 1893), di cui pure nel
la Causa.
(2) Biographie du jeune Lwis P1eury Antouie Colle, par Jean
Bosco prsl~e1,882.

36.3 Page 353

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338
-V Sempre con Dio
indirizzano ogni sforzo e a sviluppare la facoltà di conoscere e
quella di sentire, che per un errore deplorevole, ma dolorosamente
troppo comune, scambiano con la facoltà di amare I), e trascurano
completamente ala facoltà sovrana, l'unica sorgeate del vero
e puro amore, di cui la sensibilità non è che un'immagine fallace,
la nolonlà >>Se. la volontk non viene raorzata (I col ripetuto eser-
cizio di piccoli atti di virtù, chiesti all'affezione del fanciullo e
facilmente ottenuti dalle buone disposizioni del suo cuore*,
« l'intelligenza e la sensibilità, sovreccitate da una coltura inten-
siva » attireranno e a sè tutte le energie 8: ma non riusciranno a
a nascondere «la più vergognosa i d c i e n z a , la più iuconcepi-
bile debolezza... Le grazie più preziose cadono invano su quest'a-
nima; essa non pub raccoglierle. La sua coscienza è un mare in
burrasca, alternatamente sconvolto dalle correnti più contrarie...
Non attendetevi nulla di buono. Capace degli slanci più gene-
rosi, è pur soggetta alie più inconcepibili debolezze. Impetuosità
ed incostanza, ecco le linee più marcate di questo carattere 1).
Come bisogna quindi educare? Occorre fin dai primi a d
addestrarèil fanciullo o a far i primi passi nella via della santità,
che ha per base fondamentale l'abnegazione e la generosità».
a Per comunicargli questo spirito di sacrifizio >) occorre ci colti-
varne principalmente la ragione e la volontà, senza punto tra-
scurare, d'altra parte, nessuna delle sue facoltà, nessuna delle
risorse della sua natura... Fortificare la volontà, col renderla pie-
ghevole, e col regolarla mediante una saggia disciplina. For-
marne la coscienza con lezioni semplici ed esercizi attraenti. Svi-
luppare in lui la passione del bene, l'odio al male, ed insegnargli
la definizione deil'uno e dell'altro nella corrispondenza o nella
mancanza di conformità alla Volontà Divina, di modo che il bene
è i'obbedire a Dio, il maie il disubbidire a Lui. In questo modo
riassumere tutta la pratica della direzione morale nell'unico prin-
cipio di un Dio da amarsi sopra tutte le cose: e tutte le cose se-
condo Lui, in Lui e per Lui... h (I).
Anche in questo convien guardarsi da un grave difetto. a Troppo
spesso l'educazione cristiana non risponde al suo scopo, ispirando
(I) Biographie du jeune Louis Fleury Antoiue Colle, par Jean
Bosco pietre, 188%.

36.4 Page 354

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ai fanciulu un timore esager
di bontà si dipinge loro co
a riguardo suo, la soggezione e la diffidenza prendono il
angeli, si sarebbero trovati aile prese colle prime tentazio
avranno diciassette
vani non dimenticano queste parole.
noi li incontreremo, diremo loro: "Ti rincordi queiio che
ceva una volta?!". "Ah! è vero" risponderanno: e quest
niscenza farà loro del bene.
Vivere tra i giovani e per i giovani in intimità f
per conoscerne l'indole, le aspirazioni e le particol& necessi
e tutti quanti, individualmente, incamminarli al bene, ecco
metodo educativo che Don Bosco inculcò coli'esempio e co
parola. Una lunga lettera da Roma, dettata il IO maggio 188
e indirizzata ai Salesiani deli'oratorio, è una prova commo
deli'importanza che dava il Santo aU
- le sue Case.
evicino o lontano egli scrive
Un solo è il mio desiderio: queiio di
(i.) Ipi: Capo 11, Prima educazione.

36.5 Page 355

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340
V - Semfiie con Dio
una pena, quale voi non potete immaginare ».E viene a narrare
come poche sere prima, ritlatosi in camera e avendo incomin-
ciato, prima di andar a dormire, a recitare le preghiere che gli
aveva insegnato la sua buona mamma, Tu preso dal sonno, o da
distvaziom... (I Non so bene - dice -se preso dal sonno, o tratto
fuor di me da una distrazione, mi parve che m i si pres~ntntassero
innanzi due degli antichi giovani deLl'Oratorio 8); ma il fatto è
che quando la distraa'oae M, «l'ora era tardissima 9 e il Santo
si trovò in piedi vicino al letto. In quel sogno, chiamiamolo così,
- contemplò due scene: l'oratorio dei primi tempi, con gli allievi
d'dora, in animata ricreazione e l'Oratorio del 1884, dove
- u non vedeva più quel moto e quella vita, come nella prima scena >>.
Durante il primo quadro, la guida gli disse: « l a familia-
i.& porta amore e l'amore con@enza. Ciò apre i cuori, e i giovani
palesano butto senza tinzore ai maestri, agli assistenti e ai supe-
riori. Diventano schietti (n confessione e fuori di confessione, e si
prestano docili a tutto ciò che vuoi conca~darecolui d d yuaie son
- cwii d i essere amati... 1).
Durante il secondo quadro, la guida gli diceva: a Di qui
daila svogliatezza nella ricreazione - $rov%ene:a freddezza nel-
l'accostarsi ai SS. Sacramenti, la trascuranxa delle pratiche di
pietà i+& chiesa e aEtroue; Io star md voZentkui i%m hogo ove la
Diuina Provvidenza l i ricolma di ogni bene pel corpo, per l'anima,
per l'intelletto. Di qui il non corrispondere alla loro vocazione; di
qui le ingratitudini verso i seeriori: di qui i segrelumi e le mov-
moraziolzi, con tutte le altre deplorevoli corzseguze».
E Don Bosw riferiva ai suoi figlioli anche le parole scam-
biate con quell'ex-allievo:
(i- Come si possono rianimare questi miei cari giovari,
- acciocchè riprendano l'antica vivacità, allegrezza, ed espansiooe?
>> Colla carità!
n - Colla canta? ma... non sono amati abbastanza?
- a Ci manca il meglio.
... n - Che cosa?
* - Che i giovani non solo s i a w amati, ma che essi stesG co-
noscano di essere amati. Che essendo amata' in quelle cose che a
loro piacciono col partecipare alle loro inclhazioni infantili, im
parino a vedere l'amore in quelle cose che naturalmente loro piac-

36.6 Page 356

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Bisog+za amare ciò che piace ai gio~ani,e i giovani amera
ciò che piace ai superiori. A questo nwdo sffrùjacile la loro fatic
Anticamente i cumi erano tutti aperti ai sz@eriori, che i giov
amavano ed obliedivano prontame+%te.H a ora i swperiori san co
tale della disdenza e clze sottentri, a questa, la C
Che l'obbedienza guidi l'allieuo come la madre
- n E come rompere questa bamera?
familiaritù non si dimstra I'arnore, e senza questa dimstr
zione non vi essere conjidenza. Chi vuol essere amato. bi-
sogna che faccia vedere che anza. G e d Cristo si fece piccolo coi p i
co2i e portò le +zostreimfermitd. Ecco il maestro della familiari
I l maestro, visto solo in caitedra, è maestro e ~ w pniZ1; ma se
i n rimeazione coi giovani, diventa c o w fratello. Se uno è visto s
predicare s d pulpito, si dirà che ja nè $i%nè nzeno del pro
dovere; ma se dice UN@ parola in ricreazione, d la parola di
c h ama. Quante conversioni n.o+z cagionarono alcune sue paro
fatte risuonare all'improuviso all'wecchio di un giovane, m
tre si divertiva! Chi sa di esswe arnato, ama; e chi è anzato,
tiene tutto, specialmente dai giovani. Qzwsta confidenza mette
coriente elettrica fra i giovani e i superiori. I cuori si apron
lesano i loro difetti. Quest'amore fa sopportare ai su@eriori le
fatiche, le m i e , le in@atitudi%<,i disturbi, le maucanze, le n
genze dei giovimtti. Ges%Cristo non spezzò la c a w a giù fessa,
spense il lucigmlo che ancor jumaua. Ecco il vostro modello!
lora non si vedrù $i% chi lauorerd per $ne di vanagloria: chi
nivù solame&e per vendicare I'amor proprio offeso: clzi si ritire
dal ca+t@odella sorveglialzza per gelosia d'una temuta prepo
ranza alt&: chi mormorerà degli altri, volendo essere amato e
muto dai giovani, esclusi tutti gli altri %@eriori, guadagna
nnlI'altro che disprezzo e moine: chi si lasci rubare il cuore da um
creatz~rae, per far la corte a pesta, trascllri tutti gli altri

36.7 Page 357

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349.
-V SeMw um Dio
netti: chi, per amor dei propri comodi, tenga in non cale il dovere
strettissinw della sorveglianza: chi, pw ris$etto vam, si astenga
dall'antmmi?e chi d~v'essereammonito. Se ci sarà questo vero amore,
non s i cercherà altro che la gloria di Dio e la salute delle anime.
È quando illanguidisce quest'amore, che le cose mn v a n m pih bene.
Perchi si w l sostitzhe alla c a d la freddezza di un vegolammto?...
Perchè aZ sistema di pv'mmire, colla &gilanza e ammosawnte,
i disordini, si w sostituendo a poco a $oco i l sistenza meno pesante
e $i%spiccio per chi comanda, di bandir leggi che, se si sostengono
coi castigi, accendom od$ e fruttano dispiaceri: e se si trascura
di farle osservare, fruttano dispiaceri ai swpwiori, e son cagione
d i gravissimi disordini. Cid accade necessarianzente, se manca la
jamilia~a't.d.. I l su$eriore sia tutto a tutti, pronto ad ascoltare
ogni dubbio e 1ag.ffianxadei giovani: tutto occhi per sorvegliare $a-
temamente la loro condotta: tutto cwve per cercare il bene s$iri-
tuale e temporale di coloro, che la Pvovvidenza gli ha afidato. Al-
lora i cuori me saranno pizl chiusi, e non regneranno $& certi
segveLurni che uccidmo. Solo in caso d'imnzwalità i supeviovi siano
inesmabili. È nzegEo correre fiericolo di scacciare dalla casa un
innocente, che ritenere uno scandaloso...
n - E qual è il mezzo precipuo perchè trionfi simiie fami-
liarità, simiie amore e confidenza?
n - L'esatta osservanza delle Regole della casa.
9 - E nuli'altro?
» - Il piatto migliore in un @anzo è quello deZla 6zaona ce% u.
Fu qui che il Santo si scosse e si trova in piedi vicino a l letto.
La sera dopo, ii sogno si rinnovò: la stessa scena: il cortile dell'O-
ratorio e lo stesso allievo dinanzi a lui. il Santo lo assicurò che
avrebbe fatto sapere ai Salesiani ciò che gli aveva detto, e gli
domandò che cosa doveva dire ai giovani:
a- Che essi r i c o m s c a ? ~qt~lanto i superiori, i maestri, gli as-
sistenti, fatichino e studino per loro amore: poichè, se non fosse
pel lmo bene, mn si assoggetterebbero a tanti sawijiai. Che si ?i-
sordino essere l'umiltà fonte d'ogni tranquilEità. Che sappiano s e -
portare i difetti degli altvi, $mchè al m d o M si trova la per-
fezione, ma è sob in pwadiso. Che cessim dalle mmmouazioni,
poichè queste rafreddano i cuori... E soprattutto che procurirto di
vivere nella santa grazia di Dio. Chi no* ha pace con Dio, non

36.8 Page 358

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... ha pace con sè, non ha pace cogli altri Se il cuore eon ha pace con
Dio, rimane angosciato, insofferentd d'obbedieeza, s'iwita .per n
gli sembra che ogni cosa vada male: e perchè esso m%ha amore,
dica cha i superiori non lo amino... Ciò che manca radicalmen
tanti giouiwtti che si co?zjessano,d la stabilità %ei proponiment
Don Bosco aggiunge: a Io guardai e ad
giovani... $3 tempo di pregare, di prendere ferme risoluzio
di proporre, non colle parole ma coi fatti,
mollo, i Savio Domenica, i Besucco e i Saccardi vivono ancora
tra noi». I n ultimo domandò ali'amico un consiglio per sè, e
ne &vette questa risposta: ci Predica a tutti,
che si ricordho sempre che som figli di Maria
La lettera terminava così:
<Sapete che cosa desidera da voi questo
che per i suoi cari giovani ha consumato tutt
bisogno che mi consoliate, dandomi la speranz
che voi farete tutto cib che desidero per il bene delle anime v
stre. Voi non conoscete abbastanza, quale fortuna sia la vost
di essere stati sicoverati neiSOratorio. Innanz
testo: Basta che un gzovaee entri in una casa sa
Vergine SS. lo p r e d a subito sotto la sua protezim speciale.
tiamoci adunque tutti d'accordo. L a carità d i qnelZi che com
darto, la car& di quelli che devono ubbidire, faccia regnare fra
lo spirito d i San Francesco d i Sales. O miei cari
cina il tempo nel quale dovrò distaccarmi da
mia eternità... 1).
A questo punto Don Bosco sospese di d
empirono di lacrime, non per rincresc
tenerezza, che gli trapelava dailo sguardo e
Dopo qualche istante continuò:
{I Qzli~diio bramo di lasciar voi, o chierici, o giovani carissimi
per quella via del Signore, nella quale egli stesso v i desidera... ».
Davanti a Don Bosco si delineava sovente la visione della
famiglia che il Signore gli aveva dato; e nella brama ardente di
vederla unita nella carità, non si stancava di ripetere a
suoi figlioli, superiori ed allievi, la raccomandazione del
di cui poxtava il nome, il discepolo prediletto da Gesù:
s FigEioEini miei, amatevi l'm I'altro, amatevi, amatevi 9.

36.9 Page 359

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344
-V Sem$re con Dio
Si delineava sovente anche la visione dei prodigi &e, eon la
fedeltà al suo sistema educativo, avrebbero compiuto i suoi figli.
In vero la potenza di un uomo di volontà, guidato dalla fede
in forma sublime, che guadagna la stima di innumerevoli che lo
seguono e fan propri i suoi ideali, diviene mondiale e duratura.
4 Mutare i costumi corrotti e per essi le sorti di un popolo,
raramente è stato dato a' Principi, e a' magistrati pocsenti e saggi
... ch'e' siano, perchè un governante opera sempre per mezzo di terzi
e fra e il popolo ha un ingombro di uinziali coi loro &e &i
» Un ptivato che si sobbarchi a pari impresa va più per diretto,
e giunge prima e con più certezza. Per fermo, un uom ptivato ha
in sè piccola potestà, e sia pur grande la stima di che gode, ma la
potestà che in SE non trova, di leggieri se la procaccia. Ha il van-
taggio d'esser uomo d'una sola idea e d'una sola faccenda (una
quanto al fine ed ali'opera principale ch'ei s'è proposta). Molto in
ciò fa da sè, non per mandato; chè non gli 6 rattento la maestà dei
comando, e la catena delle prammatiche, come non la moltitudine
svariata ed enorme d'affari. E si crea cooperatoti con più facilità
che altri non crederebbe, s'egli è veramente di quella tempra di
che sono i predestinati ad operare ne' popoli, grandi e profittevoli
mutamenti. Va attorno. Si moltiplica. Non si stanca. Sceglie
compagni. Li educa. Non comanda, ma conquista. Trasfonde
stesso ne' sin& a >è. Di molte volontà fa una volontà sola; di
molte piccole forze fa una gran forza... Ed allora è signore della
terra, e la domina con più potenza che i Re, perchè con più soa-
Yità, con più magistero. Quelli costringono. Egli pers-nadeI) (I).
Iisorgere e il fiorire della Società Salesiana fu, ed è, il più bel
frutto dei sistema dei Santo n?ll'educarel
(I) Daiio studio sulla dottrna ai Pitagora, pubblicato nella
Czwzlld Catlolzca, serie 11, voi. I,

36.10 Page 360

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sacerdote, riempi molti quaderni di note, che andava di&
mente raccogliendo, su argomenti che trattavano deiia
della Religione, deiia Chiesa Cattolica, del Papato: di fatti

37 Pages 361-370

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37.1 Page 361

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346
-V Semere cm Dio
Per riuscire efficace,comprese che doveva scrivere semplice e
chiaro, e se lo propose, e si sforw di farlo senza risparmio di fa-
tica Nei primi tempi si vide costretto a rileggere, ritoccare e n -
fondere, più e più volte, pagine intere, perchè nelle scuole era
stato educato ad uno stile piuttosto g o d o e manierato. Per
assicurarsi di essere inteso da tutti, volle il giudizio d i persone
del popolo. I1 primo revisore dei suoi scritti fa il portinaio del
Convitto Ecclesiastico: Li seguito li faceva leggere a semplici ope-
rai che dovevano esporgliene il contenuto, o li leggeva egli stesso
aiia madre. Prima di dar in luce la seconda edizione della Sbia
Ecclesiastica, che fu largamente accolta anche nelle scuole, la
lesse da capo a fondo a Mamma Margherita, la quale talvolta,
fraintese, come quando, ad esempio, capì che l'imperatore Co-
stantino avesse perseguitato i Cristiani, ed egli ritoccò quel rac-
conto, h c h è fu persuaso che la madre l'avesse ben compreso
Leggendole altra volta un paneginco di S. Pietro, nel quale chia-
- mava il Santo Apostolo col titolo di gru* clavigevo, Margherita
lo interruppe dicendo: - Clavig&ro?dov'è questo paese? Capi
che la parola era troppo difficile, e la tolse.
- a Io ricordo scriveva il dott. Don Francesco C e d a Don
- Michele Rua (I) io ricordo, caro sig. Don Rua, con una certa
commozione quei begli anni in cui egli, l'amatisslno nostro Pa-
dre, ci raccontava, con quella sua rara ingenuità, la cura ardente
che aveva posto durante i suoi studi giovanili, ad acquistare una
forma di dire particolarmente fiorita, rotondità di periodo, ve-
nustà di dizione e si* e quanti sforzi facesse poi, quante lotte
sostenesse con sè stesso per emanciparsene e pigliare quella
forma piana, semplice, candida, e pur sempre corretta, che rende
amabili cosi le sue parole, come i suoi s-Atti. Ricordo quel che
ci raccontava del leggere la sua Storia Ecclesiustica aiia piissima
sua Madre Margherita, donna di alti sensi cattolici, benchè ignara
di lettere, onde rendere, coi consigli di lei, il suo scrivere, le sue
parole intelligibili a tutti, rifacendo talvolta interi capi con im-
mensa fatica e sempre cercando di farsi intendere ».
Quest'amor suo &a semplicità procacciò ai suoi scritti una
(I) Cfr. Le idee di Don Bosco sull'educazione e sull'insegnamento
e la missione attuale deiia scuola; Letteve due, ~886.

37.2 Page 362

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larga dinusione. Non si può immaginare l'entusiasmo col qual
anche in Toscana, erano lette e ricevute varie sue oper
che furono studiate, come se fossero libri di testo. Il prof.
Ispettore Scolastico in quelle province, venuto all'Oratono
fargli visita, diceva: <<Pefrare appiendere ai nostri giovani bene
e pulitamente la lingua italiana, io m i servo delle sue operette
- - come a dire Savio Domenica, Luigi Corno210 e Magone &fich.de
e nelle scuole sodio dire a-~ laillievi.. Oui, in auesti libretti di
Don Bosco,
imparare un poco di schiettoAesemplice ita-
liano D (I).
Assai maggiore fu il bene che fe
fesso~e,dopo aver letto la Storia d'Italia, esclamò: u Col
molti giovanetti, e con l'app
Religione converti dei protestanti.
Iddio premiava le sue sante intenzioni.
Attendeva alio scrivere con tanto racco
reva immerso neii'orazione: principiava sempre coli'invo
dello Spirito Santo e finiva con un'azione di grazie. A ogni
a ogni periodo, i1 suo proposito era d'istruire, di edificase,
del bene. Un giorno Carlo Tomatis l'incontrb
Stoiia Ecclesiastica, e gli
... - s'imbatteva in punti ciiEciii a trattarsi,
dir male di qualche grande personaggio
Dove posso
Io non scrivo per i dotti,
narrando un fatto, poco
di un'anima semplice, non sarebbe un indurla in errore?
espongo ad una mente rozza ii difetto di un membro di una C
gregazione, non le ingenero dubbi vers
mila anni, può vedere che le colpe di
non o&iscano affatto ia santità deiia Chiesa, ma sono una

37.3 Page 363

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348
V - S m p ~ e60s Ddo
deiia sua divinità, perche, è chiaro che il braccio di Dio Sha sem-
pre sostenuta e la sostiene. Ricbrdati che le sinistre impressioni,
ricevute in tenera et&da parole imprudenti, portano sovente la-
crimevoli conseguenze per la fede e pel buon costume.
Al contrario, dove poteva inculcare u n buon pensiero, non
mancava di farlo. Si legga qualunque suo s h t t o , anche di quelli
ameni, per ammirarlo.
Che cosa di più lepido e insieme di edifcante, dello stesso al-
manacco: I l Galandwmo?...
Nella Storia d'Italia s'incontrano tante, semplici e chiare, e
sagge ed opportune riflessioni, dirette a educare i giovani all'amore
della virtu e della pieta e all'abonimento del vizio, che giova
spigolarne alcune.
<i La sola Cattolica Religion8, $e~chèdivina, è ca$ace di soUe-
vare l'uomo a portare vittoria sopra la crapula, la lusswiia e l'am-
bizione, e a praticare la temperanza, l'onestà e la modestia I).
ci Le dignità del mondo non fanno la vera felicità. L'uomo può
soltanto chiamarsi felice, quando pratica la vi&&a. (I L'uomo virtuoso
è stimato da tutti, anche dai @ r a p i ne&».
«Gli uomini debbono amare la scienza e la virth, e procura78
nel tempo stesso di adoperarsi in quelLe cose, che possono tornare
al wstro simile d i giovamento ». u Mentre 2 pericolosissimo il me
scolamento dei buoni coi cattivi, i bzgoni, fermi nella vi&&, possono
spargere ottimi $rinc&$i d i mmalitd ne' cumi rozzi e disordinati, e
procurare gran bew alla società a. « I malvagi sono s e e r e puflizi
del male che fanno e, tauo @i&severamente, quanto pih sono ricchi
e @tenti ».
u U n lavoro assiduo rende gli uomini cwaggiosi e forti a.
<iFortunato cola; che ha m bnoa amico e che sa valersi dei suoi
consigli Q.u La vera anzicizia non fiud durare, se non è fondata sulla
a. « Guai a chi dis$rezza gli avvisi degli uomini savi)).
Perfino noci Aritmetica e il Sistema Metrico Deci.&ale n scritto
con intento «digiovare ai figli del popolo s, non manca i1 buon
pensiero. «Un figlio consuma per settimana in fumare tabacco
z fr., nel bigliardo fr. 5; quanto avrebbe in fine dell'anno, aste-
nendosi da tali vizi?».a Un signore, desideroso di disporre bene
deiie sue ricchezze, fa testamento e lascia per la ristorazione di
uiia chiesa L 5500 e cent. 85. Per istruzione della gioventù fr. 580

37.4 Page 364

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aa1o fr. 82j, cent. 90; suo figlio,
- dei 19 marzo 1885 mentre desiderava istruire tutto il
avea di mira di entrar nelle case, far conoscere lo spirito
nante nei nostii collegi e trarre alla v i a i giovinetti, special
coiie biograne di Savio, di Besucco e simiii. Col Giovane P
che loro riuscirebbero fatali pei tempo e per l'eternità. Brama
come una volta, esser loro compagno nelle ore della ricreazio
di altri giovinettis.
da molti cattivi cristiani contro la Chiesa e i suoi ministri »
ciata soltanto nel 1896.

37.5 Page 365

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350
-V Sempye con Dio
Nel 1853,dopo aver lanciato un gido d'aiiarme coll'opuscolo
Avvisi ai Cattolici, di cui giunse a diliondere oltre duecentomila
copie, iniziò le Letture Cattoliche, pubblicazione periodica mensile
che prosegue tuttora. Gli abbonati aiie Letture Cattolich erano
da lui riguardati come altrettanti propagandisti deiia buona
stampa. Gli appelli, riboccanti di fede, che rivolgeva loro perio-
dicamente, tutti quanti meriterebbero di essere meditati. Diceva
loro, alla fine del 10 anno deiie Letture: « Inemici deiia Cattolica
Religione e deila Società con incredibile attività e con ogni mezzo
s i adoprano a pervertire lo spirito, a corrompere il cuore dei tie-
pidi e dei semplici: è dover nostro, è dovere di tutti i buoni, di
opporsi altresi con tutta attività e con tutti i mezzi, leciti ed onesti,
ai torrente che tenta travolgere nelle corrotte sue onde la Società
e la Religione. A quest'opera eminentemente sociaie e santa &
necessaria l'unione, l'accordo. Uniamoci dunque, accordiamoci ed
operiamo energicamenteo. Alcuni ami dopo, additando il bene
compiuto, e queiio ancor più grande che restava a farsi: « Se non
vi fosse stato un antidoto - diceva - in questi tempi in cui,
si può dire, v'ha mania di leggere, Dio sa qual terribile peste non
avrebbe guastata la Soaetà, specialmente nei villaggi! Pertanto
non crediamo d'aver fatto abbastanza, che anzi ogni giorno più
dobbiamo convincerci deiia imperiosa necessità di raddoppiare
gli sforzi e i s a c a c i per far argine ali'immoraiità, che s'avanza
qual gigante tra noi... i).
Nel 1859 costituì una Società $W La d i f a i o n e &Ue Letture
Cattoliche ed altri li6ii cattolici, e nel programma inseriva l'arti-
colo: <Qi uaiora ci fossero mezzi pecuniari, la società farà anche
stampare libri cattolici a suo conto, e li difionderà gratuitamente,
o ne promoverà la vendita ai minor prezzo possibile e: e difatti
cominciò la distribuzione di buoni libri u negli ospedaii, specid-
mente tra i militari )); e, come si legge in un altro appeiio dei Santo
del 6 marzo 1860, ([la cosa riusd assai bene: molti libri cattivi
furono raccolti, consegnati aiie fiamme: mentre a quelli vennero
sostituiti libri buoni D.
il distruggere i libri cattivi e sostituirli con libri buoni fu
una deile sante industrie di Don Bosco. La propaganda prote-
stante continuava in Piemonte i suoi attentati contro la Reli-
gione Cattolica, e in Tonno aveva stabiiito la società dei Trattati

37.6 Page 366

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religiosi $er l'Italia, con una libreria evangehca, che poneva
di guadagno, veudeva e gio
cooperavano direttamente
Don Bosco awicinb il giovinetto, che gli fornì ampie informazioni,
e lo pregb di rimovese i1 padre dal tristo mestiere. I1 Santo no
se lo fece dir due volte: a
maniere, tanto disse e tanto fece che l'indusse a ced
quella mercanzia eretica, se la fece portare aii'Orato~o
un mucchio in mezzo ai cortiie, alla presenza dei
fuoco. In cambio si afir
bri buoni, tra i quali, molte copie del Giovane Provveduto,
del Cattolico istruito %ella sua Religione, e m
Lettwrg CattoZiche.
Fece ancor di più: stabii delle tipograjie, le quali, ment
vono di scuola tipograjica agli alunni, hanno
la difiusione delia buona stampa. Si legge n
tono che uu giorno
era il cav. Federico
nano delle Lettwe Cattoliche. Allora Don
Bosco ha bisogno di danaro e perciò
bisogno che i buoni libri si diilondano, perciò non gua
naIi D.
Ailo stesso spirito voleva inf
Maria Ausiliatrice, e i Cooperatori, cioè quanti raccolse a i
vorare attorno a sè.
Nel primo schema degli Stat
che nel 1858 sottopose &approvazione di Pio M, all'artic
60 del IO capo si leggevano queste parole: u ii bisogno di
nere la Religione Cattolica si fa gravemente sentire anch

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352
V - Sempre CM%Dio
gli adulti del basso popolo e specialmente nei paesi di campa.
gna: perciò i congregati si adopereranno a dettare Esercizi spi-
rituali e diiioudere buoni libri, usando tutti quei me7A che sug-
gerirà la carità, atfinch*, e colla voce e cogli scritti, si ponga un
argine all'empietk e all'eresia, che in tante guise tenta d'insi-
nuarsi fra i rozzi e gli ignoranti I). E in una nota aggiungeva:
@Ciòal presente si fa col dettare di quando in quando qualche
muta di Esercizi spirituali e colla pubblicazione delle Le&we
Cattolz'che» ( I ) .
Nel 1876, pubblicando il Regolamento per i Cooperatori Sa-
lesiani, assegnava anche ad essi, come aveva fatto ai Divoti da
Maria Busiliatrice, il còmpito di n opporre la buona stampa
alla stampa irreligiosa, mercè la diffusione di buoni libri, pa-
gelle, foglietti, stampati di qualunque genere, in quei luoghi
e tra quelle famiglie, cui paia prudente di farlo».
Per lo stesso motivo stabili che il Bollettillo Salesiano non
avesse una quota fissa di abbonamento, e lo inviava gratuita-
mente a tutti coloro che lo chiedevano e ail'indirizzo di quanti
altri gli venivano proposti per la spedizione dei periodico. Fu
così che nel 1881 un israelita, residente a Milano, si vide giun-
gere il regolamento dei Cooperatori e il Bollettino, e ne fece le
maraviglie a Don Bosco, che gli rispose: 11 cosa veramente sin-
golare che un prete cattolico proponga un'associazione di ca-
rità a un israelita! Però la carità del Signore non ha connni e
non eccettua alcuna persona di qualunque età, condizione e cre-
denza. Fra i nostri giovani, che in tutto sono 80.000, ne abbiamo
avuti, e tuttora ne abbiamo, che sono imaeliti. D'altro lato Ella
mi dice che appartiene alla Religione Mosaica, e noi Cattolici
seguitiamo rigorosamente la dottnna di Xosè e tutti i libri che
quel gran Profeta ci ha lasciati: Avvi in ciò disparità soltanto
nelle interpretazioni di tali scritti)). Concludeva dicendo che
avrebbe continuato a spedirgli il Bolle#ino, perche non vi aveva
trovato alcuna cosa che potesse offendere la sua coscienza.
(I) Anche nelle Costituzioni approvate daUa S. Sede è &ettoche i
Salesiani a cercheranno di porre un argine all'empietà e ali'eresia.
che tenta tutti
questo scopo...
i mezzi per divulgarsi tra i rozzi e gli
deve auche tendere la dBiEione dei
ignoranti. A
buoni libri a
(Cap. I, &.6).

37.8 Page 368

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stampa che il 19 marzo 1885, tre anni
comandò in una circolare a tutte le
- stenza commovente:
u I o non esito a chiamar divi~topesto mezzo si
parole - fioicliè Dio stesso se n4 giovò a rigen
Fwono i libri da lui ispirat; che pmtarono in tutto il mondo
retta dottrisa... Tocca dwque a noi i
dre. I libri buoni, difusi nel fiofiolo, sono u*o dei mezzi atti a m
tenere il regm del Sdvatore i~ttante anime... Sono essi tanto
condmre e per trascinare in perdizio
Quindi E. necessario opporre anna ad
la parola viva, da un altro lato pr
stanze maggiori. ii buon libro ent
entrare il sacerdote, 6 toiierato e
mentre esso è sempre pronto ad insegnarla. Talora rimane
veroso sopra un tavoiino, o
a lui. Ma vien Sora della solitudine, o della mestizia, o del
lore, o ddia noia, o della necessità di svago, o deli'ansia dell'
venire, e questo amico fedele
fogli, e si rinnovano le mir
Beato Colombini e di S.
umano, si intrattiene con essi senza dare sosp
miliare coi buoni, è s
con essi in ogni isi
vate dai libri buoni, quante preservate dali'errore, quante
coraggiate al bene! Chi dona un libro buono,
rito che destare un pensiexo di Dio, ha gi&acquistato un m
incomparabile presso Dio. Eppure quanto di meglio si ott
Un libro in una famiglia, se non è letto da
nato o donato, è letto dai figlio o dalla fi
vicino. Un iibro, in un paese, talora pam
- ag G. il. LawYML Vira di S. Oimm' BNW. V d 11.

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354
V - Semfre con Dio
persone. Iddio solo conosce il bene che produce un libro in una
città, in una biblioteca circolante, in una società d'operai, in
un ospedale, donato come pegno di amicizia&
Un'altra occupazione di Don Bosco, che da sola avrebbe
assorbito l'attività più tenace e stancato la fibra più robusta,
fu quella delle udienze. Padre Giuseppe Oreglia, della Compa-
gnia di Gesù, affermava che se Don Bosco non avesse fatto altra
penitenza, questa sarebbe bastata per farlo dichiarare uomo
di virtu eroica, perchè fu un'occupazione quotidiana, oppn-
mente, di tutta la sua vita: di mattina e di sera, in casa e per
le vie, in città e fuori.
Franco ed umile, accoglieva tutti con rispetto, come se fos-
sero hitti signori ed egli avesse bisogno di tutti. Non faceva
distinzione tra chi veniva solo per consiglio, o chi gli conse-
gnava un'offerta generosa, o chi gli porgeva pochi soldi, frntto
di sacrifizi e di privazioni. Neile sue parole splendeva sempre
una grande umiltà, accompagnata da modi così cortesi e soavi,
che lo rendevano caro al cospetto degli uomini e degli angeli.
(1 i n quella stanza, scrive l'aw. Carlo Bianchetti, aleggiava
una pace di paradiso. Dire non saprei, se noi fossimo fiori, le
cui corolle si aprissero a ricevere la consolazione, oppure si chiu-
dessero per non lasciar sfuggire l'alito celestiale, che ~stantaneo
discendeva nel calice dell'anima. Sedeva egli innmzi ad un mo-
desto cancello con cassetti, a piccoli tiratoi. F& di lettere e
carte stavano atTastelIati innanzi a lui, e talora ad accrescere
il cumulo entrava il postino. Di tutto questo però Don Bosco
non davasi gran pensiero. Metteva le carte; egli era d'avviso
che anche le piccole cose si debbono fare adagio e bene, e &e
per ciò non occorrono distrazioni... Trattava con ognuno, come
se in quei mattino non avesse avuto altri da udire e da conten-
tare >).
- E 4 le udienze - attesta Don Rna duravano, ben si può
dire, dal mattino alla sera, specialmente negli ultimi trent'anni
della sua vita, quando il suo nome e le sue opere erano più cono-
sciuti. Quando poi trovavasi in viaggio, allora, malgrado la stan-
- chezza, protraeva le sue udienze anche fino alle dieci, alle un-
dici, alla mezzanotte, e quando qualcuno di noi gli dicevc
Don Bosco, lei ha bisogno di npofare; permetta, noi diremo a

37.10 Page 370

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- quei che aspettano di ritornare un altro giorno; egli ci rispon-
deva: - Poveretti, son tante ore che attendono l'udienza; al-
cuni di essi vengono anche da lontano, come potrei rimand
gnoso di ristoro, cadente pel sonno, continuare tuttavia imper-
turbabile neila sua carità. Anche quando era l'ora di andare
a prendere la parca refezione, se vi era qualcuno che ancora
attendesse l'udienza, non sapeva rinviarlo senza dargli soddi-
sfazione. S'interessava di quanto gli veniva esposto, e cercava
nel miglior modo possibile il bene spirituale di quanti a lui ri-
correvano. Pareva che non avesse in quei momenti altri
lli raccontò Don Bologna, Sup
tavano l'udienza, ment
madre che gli aveva presentato
Bologna, andò per tre volte ad avvisarlo che molte
dar loro che avessero
se Don Bologna, gli
- o non farle: q& non si perde temfio: afifiena si possa, lascere
entrare altri. Don Bologna comprese i'amorevole avviso
Don Bosco, e non andò più per &ora a disturb
vedere quale fosse l'esito di quella lunga conversazione,
che quei giovane, che era stato introdotto indisposto ed i
ne usci pienamente sano e libero da ogni incomodo ».
Altra volta si recò a visitarlo, unicamente per curiosità
ricchissimo negoziante senza fede, e ne uscì tutto confuso, es
- mando tre o quattro volte di seguito: - Che
questo! Ed interrogato che cosa gli avesse detto, rispose ch
aveva udito tante beiie cose che dagli altri preti non aveva mai
sentite, e che l'aveva congedato con queste
in modo che un giorno, lei coi suoi denari, ed
ci possiamo trovare in paradiso.
a Per dare un'idea di quello che sapeva dire e fare Don

38 Pages 371-380

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38.1 Page 371

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356
-V SePnpre con Dio
. - scrive Giovanni Bisio - ricordo che accompagnai da lui un
ebreo sui cinquant'anni, che mi aveva esternato il desiderio di
conoscerlo. Queilo che sia passato tra loro, io non lo so; ma quel-
l'ebreo uscendo dall'oratorio mi disse che, se in ogni città ci
fosse stato un Don Bosco, tutto il mondo si sarebbe convertito.
Seppi ancora dal parroco del mio paese che un rabbino d'Ales-
sandria gli disse: - Fui già due volte a trovare Don Bosco, e
non ci vado più la terza volta, perchè mi troverei costretto a re-
stare con lui! - Tanto erano belie ed insinuanti le parole che
sapeva dire a q11elii che lo avyicinavano! Ciò spiega come i gio-
vani gli fossero affezionati e come sapesse renderli buoni D.
La pazienza di Don Bosco nell'accogliere qualunque persona,
non aveva limiti; a ed io - diceva Don &a - non potrei nu-
merare la quantità di persone, che mi dissero di essere state con-
solate, sollevate nelle loro afflizioni,soccorse neile loro difficoltà
ed imbarazzi dall'esimia prudenza d i lui! i).
Era chiamato Z'z~omo dei consigli: ed a io ho provato per me
- attesta Don Gidio Basbesis - ed ho udito un numero gran-
dissimo dei miei compagni dire che Don Bosco, in due parole,
scioglieva i loro aiT& intricati e dubbi che li avevano tenuti
in ansietà per grande tempo, e dei quali non avevano potuto
aver prima soluzione. Era speciaimente neile vocazioni che si
manifestava la sua prudenza. Ho avuto v& compagni. che erano
già intesi coi loro parenti e coi loro parroci che si sarebbero fatti
preti. Andati da Don Bosco a domandar consiglio, ne uscivano
come decisi di non abbracciar lo stato ecclesiastico. Domandai
ad alcuno che cosa gli avesse detto, e mi rispose: -Non mi fece
che due o tre interrogazjoni, poi mi disse: " Lo stato d s i a s d a ' w
n o n è f i ~ kr".- Interrogato uno più precisamente, mi soggiunse:
- Invero ho capito proprio che, non avendo la tal virtù, se io
mi faceva prete, avrei sbagliato strada. - Altri poi non avevano
alcun pensiero di farsi preti; e Don Bosco, poco alia volta, po-
neva loro sotto gli occhi alc~uieconsiderazimi, ed essi medesimi
venivano nella deliberazione di abbracciare lo stato ecclesiastico.
Kon conobbi alcuno, che sia stato malcontento per aver se,&o
il consiglio di Don Bosco. A l contrario potrei fare il nome di
molti, che, non seguendolo, si trovarono molto malcontenti s.
u Sebbene i suoi consigli sembrassero non conformi qualche

38.2 Page 372

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volta aUe viste umane - aggiunge Don Berto - pure, accolti
e praticati, riuscivano a mettere in pace le coscienze, a mette
la concordia nelle famiglie, e a rito
dubbie o perplesse nella loro vocazione. Alcuni
che non voilero ascoltare i consigli dati lor
palesarono candidamente di essersi
Sra poi mirabile nel comporre le questioni. a No
ragione a tutti, e infine ciascuno veniva a v01
Bosco desiderava s.
Questo suo dono era così
a voce e per iscritto, da i
tipografo, per la st
Papa Leone XIII rimise la cosa nelle
dopo aver sentito le ragioni d'ambo
soddisfazione comune. Questa pratica,
per le mie mani ».
I primi a godere dei frutti deila
Sempre, ma specialmente negli ultimi anni,
loro lavoro iti mezzo d a gioventù, sono frutto degli
dei consigli del Fondatore.
Nel 1884, sentendo di awicinarsi a grandi passi d
nità., cominciava quel libretto di ultime Memorie, di cui

38.3 Page 373

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358
-V S e y e con Dio
fatto cenno più volte, e che continuò nei 1885 e nel 1886, anno.
tandovi le norme da seguirsi dopo la sua morte e i più saggi con-
sigli per assicurare d a Società Salesiana un fiorente awenire.
Per conoscere ed ammirare in tutta la sua bellezza lo spirito dei
Santo, la sua carità, la sua p ~ d e m a e, la sua stessa santità,
è necessario trascriverne qui alcuni tratti.
Dopo aver riportato le risoluzioni prese nella prima Messa e
in tempi diversi, per tracciar ai suoi sacerdoti la via, neiia quale
voleva che lo seguissero neii'esercizio dei sacro ministero, il primo
consiglio che dà, rigua~dale vocazioni. a Quasdo un giovinetto
manifesta segni di vocazione, procurate di rendervelo amico. È
indis$ensabile di allontanarlo dalle lettzlre cattive e dai com$agsi
che fanno discorsi oscesi. Colla frequente colzfessiolze e Comunione,
cmservereie al vostro allievo la regina delle vi&, la purezza dei
costumi J).
Più innanzi, torna suli'argomento con una pagina maravi-
gliosa: 6 Dio chiamd la povera Congregaziolze Salesiana a pro-
movere le vocazioni ecclesiastiche, fra la gioventzl povera e di bassa
condizione. Le famiglie agiate, in generale, sono mischiate troppo
neilo spirito del mondo, da cui disgraziatamente restano as-
sai spesso imbevuti i loro figlioli, cui f a m perdere cosi S prin-
cipio di vocazione, che Dio ha posto nel loro cuore. Se questo
spirito si coltiva e sarà sviluppato, viene a maturazione e dà
copiosi frutti. Al contrario, non solo il germe di vocazione, ma
spesso la medesima vocazione, già nata e cominciata sotto buoni
auspizi, si soffoca o s'indebolisce e si perde.
» Igiornali, i libri cattivi, i compagni e i discorsi non riser-
vati in famiglia, sono spesso cagione funesta della perdita delle
vocazioni, e non di rado sono sventuratamente il guasto e ii
traviamento di coloro stessi, che hanno già fatto la scelta
dello stato.
I) Ricordiamaci che noi regaliamo un gran tesoro alla Chiesa
quando mi procuriamo una buona vocazione; che pesta vocazione
o questo prete vada irc Diocesi, nelle missioni, o in una casa religiosa,
mn importa. È sempre wn grau tesoro che si regala alla Chiesa di
Gesù Cristo.
I> Ma non si dia questo consiglio ad un giovinetto, che non
è sicuro di conservare l'angelica virtù, nel grado che è stahiiito

38.4 Page 374

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dalla sana teologia. Si transiga sopra la mediocriti dell'inge
ma non mai sulla mancaoza delia virtù, di cuiparliamo.
D Coltivate Sofiera di Maria Ausiliatrice secondo il programma
che già conoscete; per mancanza di mezz
ricevere un giovane che dia buone speranze di vocazione. S
dete tutto quello che avete, se fa mestieri; andate
stuare, e se dopo ciò voi vi trovate nel bis
cù& la Santa Vergine in qualche modo,
v w à i% @&t0 1).
Per moltiplicare le vocazioni nella Pia Societ
buon Padre da questi santi consigli:
u Ii lavoro, la buona e severa condotta dei nostri confratelli,
guadagnano e, per così dire, trascinano i loro allievi a seguir
gii esempi. S i faccialzo sacrifxi fiecuniarii fieison
tiehi il sistema firmentivo ed avremo delle vocazioni in abbondan
Se non si possono annullare, almeno si procuri
giorni delle vacanze, quanto sarà possibiie. La
dolcezza, le cristiane reiazioni dei maestri cogli allievi
gaeranno molte vocazioni tra loro; però anche qui si usi
attenzione di non mai accettare [alcunol tra i soci, tanto
per lo stato ecclesiastico, se non vi t? la morale cert
conservata l'angelica virtù.
»Quando il Direttore di qualche nostra casa
lievo di costumi semplici, di carattere buono,
derselo amico. Gl'indirizzi sovente qualche parola, l'ascolti
lentieri, si raccomandi alle preghiere di lui, l'assicuri che pr
per lui u d a S. Messa; lo inviti per es. a fare la Santa Comunione
in onore deiia B. V. e in suffragio delle anime dei Purgatorio, per
i suoi parenti, per i suoi studi, e simili. In
suada a sceg:iere quella vocazione, quel luogo
più vantaggioso per l'anima sua e che lo consolerà di
di morte.
»Ma studi d'impedire la carriera ecclesi
volessero abbracciarla per aiutare la propr
tivo che fosse povera. I n questi casi diasi consiglio di abb
dare altro stato, altra professione: un'arte, un mestiere:
non mai Io stato ecclesiastico u.
Come specialmente acconce a promovere le vocazio

38.5 Page 375

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@
-V Sanpfd 6w Dio
Bosco suggeriva queste massime: u Bisogna darsi a Dio, o piA
presto o più tardi: e Dio chiama beato colui che comincia a con-
sacrarsi al Sisore in gioveni& Beatus honeo cunz portaverit iugzlm
a6 adolescentia sua. Il mondo poi usa tutte le sue lusinghe: parenti,
amici, casa: ma o più presto o più tardi, o per amore o per forza,
bisogna abbandonar tutto e lasciarlo per sempre I).
In tutti i consigli che dava il Santo, la saggezza e la santità
erano meravigliosamente congiunte con la praticità e la più alta
discrezione.
Beuchè fosse così strenuo promotore deii'educazione cristiana,
dell'istnizione religiosa e deile vocazioni ecclesi&che, era guar-
dingo, e quasi scmpoloso, neli'evitare tutto ciò che potesse sem-
brare esagerato. Don Bonetti aveva scritto la biografia del gio-
vinetto Ernesto Saccardi, fiorentino (1856, 7 1868), morto nel
Collegio di Mirabello, dov'era chiamato Fungegelo. ii Santo, visto
il manoscritto, suiveva &autore: c<Eoletto il tuo lavoro e mi
piacque assai: l'ho già dato &a tipografia e ne vedrai, a suo
tempo, le bozze. Ho giudicato bene di togliere tutte quelle cose,
che possono dar pretesto d'acciisarci che noi spingiamo le pra-
tiche di pietà troppo avariti, oppure cheilSaccadi sia stato op-
presso per mancanza di ricreazione I).
Nel 10 Capitolo Generale della Pia Società, tenutosi nel 1877
a Lanzo, nel quale si presero le prime deiberazioni a dilucida-
zione delle Regole, il lavoro venne affidato a cinque Commis-
sioni, ma, in realtà, fu tutto di Don Bosco, che non mancò a
nessuna deile 26 sedute, tracciò gli schemi e li svolse, e con
maravigliosa discrezione dissipò ogni dubbiezza e chiari ogni
oscurità.
Si discuteva, ad esempio, se non fosse il caso d'introdurre
nelle scuole ginnasiali come testo per la lezione settimanale d'au-
- tore criSUano ii De imitatione Christi, ed erano tutti di parere
favorevole. Don Bosco, invece, v i si oppose dicendo: Consi-
gliamo ii De imitatione Christi come libro di lettura: ma nelle
scuole si adotti un testo storico, non un trattato ascetico, per non
dar appigli a nessuno.
Ci fu cbi proponeva, a diradar le tenebre durante la notte nei
dormitori, di accendere un lumino di cera innanzi all'Unmaghe
deila Madonna, anzichè tener accesi, altrove, uno o due becchi

38.6 Page 376

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di tre Ave in tutte le camerate durante il mese di maggio, o
-Venendo poi qualche persona poco benevola a visitare le
Interrogato se non fosse conveniente suggerire agii alunni
al mattino, uscendo di chiesa e Iicevendo la loro pagnotteiia
- per la colazione, si facessero il segno di croce, prima di sbocco
cellarla in cortile: Ottima cosa, rispose: dove ce ne fosse
l'abitudine, la si rammenti, altrove, no. Se li abituassimo a segn
- in coicile. tornati ai loro ~ a e s di esterebbero maravizlia. Proc
riamo che preghino devotamente prima che seggano a tavola,
R nranzo e a cena.
tronali negli altli collegi, si
ed oggetti religiosi, a met
quali prendevan parte anche i forestieri. RichiestoilSanto se
fosse meglio sopprimerle, perchè fonti di
giii,rispondeva, e si elimini ogni disordine. I n veriti non son
&e dureranno: ma, nei pimi tempi, sono opportune, per
dire necessarie.
che cosa fanno dentro?". Apri
AiSOratorio per molti anni non ci fu nemme
ci siamo guadagnati la confidenza di m i .
Se si fossero raccolti, neiia
che Don Bosco dava ai suoi figli
e prudenza impareggiabile, per
compagnava e li seguiva dovunque. A Don Rua, quando
direttore a Mirabello, diede per iscritto dei ricordi confìd
e in seguito li estese a tutti i
suo fatame%to: <Se questi avvisi saramo messi in pratica,
muoio tranqniilo, perche sono sicuro che la nostra Società sa
ognor pih fiorente in faccia agli uomini e benedetta dal Signo

38.7 Page 377

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362
Ir-.§e+#mm
e con5eguixi il suo scopo, che & la maggior gloria di Dio e la sal-
vezza delle anime n.
Era questa la meta d i tutte le sue esortazioni. Anche ai primi
Missionari tracciò una iinea di condotta con questo primo am-
monimento:
<i Cercate ani%, ma non denari, mori, dignità a.
Erano sue massime costanti: « Dovunque andate, cercate. ki
gloria di Dio e la salute delle anime. Redete ossequio a tutte le
autorità civili, religiose, municipali, ggouernative: conservate gelo-
samente, nella vita internu, le usanze delì'Oratorio, ma adattatevi
alle costumanze locali, +clhe potete. Lodate tutto il bene che tra-
vate. Fate tutto il bene che potete. Evitate lo spirito di m'tica, e
- sarde ben veduii da tutti N.
a Cogli esterni lasciò scritto nelle ultime Memorie - bi-
sogna tollerar nzolto, e sopportare anche del da%& piuttosto che ve-
nire a questioni. Colle autorità Civili ed Ecclesiastiche si sofra
quanto si può onestamente, ma ~ w sni venga a questioni davanti a
tribunali laici. Siccome poi, malgrudo i sacr$zi ed ogni buon vo-
lere, talvolta devo& sostenere questioni e liti, cos%io co%siglio e
raccomando che si rimetta la verteuza ad uno o due arbitri con pieni
poteri... I n questo modo è salva la coscienza, si mette termine
ad a$ari che ordinariamente som assai Izcnghi e dispendiosi,
e nei quali di$cihentesimav~tie~aela ?me del cuore e la caritd
cristiana v.
Ma le raccomandazioni, più insistenti e più &ethiose, erano
quelle che faceva per la perseveranza neila vocazione e perchè
intatto si tramandasse ai posteri lo spirito deila Pia Società.
n M i pare di potervi dire nel SSigrre, - disse più volte al ter-
mine degli Esercizi spirituaii ai Salesiaai - che tutti quelli che
perseverera%no nella Pia Società, mn andranno etwnamente per-
duti i>.
Un'altra volta, inculcando l'ossemanza delle Regole, escla-
mava: ( ( S e le nostre Regole si conserueranno intatfe, nella loro
se@licità, mi pare di patemi dire che passeranno trecento, y m t
tvocento, ckquecento anni, e la Pia Società Salesiuna sard sempre
in $ore I>.
- a La nostra Congregazio?~ sono questi gli ultimi pensieri
annotati nelle Memorie - ha davauti u n lieto avvenire @@arato

38.8 Page 378

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ai fa?zcizilli $i%poveri, $i%$ericolanti della Societd. Qu
PER HO1 LA VERA AGiATEZZA, CHE N i U N O INVIDIEBÀ E
mRRA A RAPIRU..,
» A suo tempo si $orteranlto le nostre missiolzz sella Ci*
precisame~tea Pechilto. M a l t o ~si dimelttichi che noi altdz
per i fartciulli $oneri ed abbandoflati. Là, fra popoli sconosciutz

38.9 Page 379

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CAPO X
NEL SACRO MINISTERO
La dignitk del sacerdozio cattolico poggia su tre poteri so-
vrumani, anzi divini: celebrare, predicare e confessare. Nell'e-
sercitarli, e nell'esercitarli bene, sta la missione e la sautità del
sacerdote. Per Don Bosco l'esercizio del Sacro luIinistero fu la
vita della sua vita, dal giorno che f u sacerdote. Pieno d'amar di
Dio, era un seraho all'altare: sitibondo di anime, era un apo-
- - stolo, in ogni momento, in ogni luogo, specialmente sul pulpito
e in confessionale. a11 firete diceva non deve avere aitri in-
teressi, jnori di quelli di Gesil Cristo >)n. Quindi <iprestiamo vo-
lentieri l'opera nostra pel servizio religioso, per la predicazione,
per celebrare messa a comodità del pubblico, e per ascoltarne le
confessioni, tutte le volte che la carità e i doveri del nostro stato
lo permettono ».Questo inculcava ai suoi, e saggiamente agghn-
geva di compierlo aspecialmente a favore della parrocchia, nei
cui limiti trovasi la nostra casa u.
Si P detto come il Santo si comportasse aii'altare: vediamolo
sui puipito e nel confessionale.
Don Bosco cominciò per tempo ad annunziare la parola di
Dio. Si & gik narrato, come ancor chierico studente di teologia,
fosse saiito in pulpito più volte e avesse compreso che a!popolo
bisogna parlare con semplicità, quindi continuo fu il suo studio
di essere semplice. Le prediche, che aveva composte in Semi-
nano, erano andate a ruba tra i condiscepoli, ma non venivano
mai dette da lui, che capiva sempre più l'importanza di espri-
mersi popolarmente.
Ordinato sacerdote, non predicava mai, specialmente in luo-
ghi ragguardevoli, senza aver prima scritto quanto doveva dire,

38.10 Page 380

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perche, diceva, a la predica
meglio studiata e preparata
sacerdozio, moltissime prediche: m
missioni al popolo, corsi d'esercizi
a suore, a giovinetti; alcune no
e panegirici e discorsi per le principali feste
seguito, quando la moltiplicità
più di scrivere per disteso i
puntarne le tracce. Più tardi no
preparazione; e allora, o and
mente pensato ciò' che voleva esporre; o, reci
saliva senz'altro sul pulpito e improwisava.
illa com'era sempre felice nell'esporre!
lare, quasi senza gesto, la sua voce
e li co oveva con le ragioni più semplici e convincenti.
dove i'uditorio era composto di gente tutt'aitro che dedi
pratiche di pietà e che era andata i
sare, per udire un valente oratore e anche per dticarlo se
fosse stato il caso, 4 sentiva xipetere da tutti: < H a detto bene;
ha detto bene I).
Incominciava, ordinariamente
biliva con esattezza la definizione
chiarezza i'oggetto deiia festa, o
svolgevmamla deSnizione, ne dava una brevissima
ed esponeva un fatto storico, o un paragone, o una
costituivano la parte principale del discorso, e non
di fiG.xecon alcune riilessioni, pratiche ed opp
Era sempre pronto a cambiar argomento neli'
si dacciava ai pulpito, secondo che gli sugger
stanze o i'imprevista qualità degli uditori, m
ciale xiguardo ai tempi deìia Sacra Liturgia.
solo devesi studiare e ordinare L'argomento dei
tare, ma è da tener conto del tempo nel
pulpito. È la Chiesa che ci ordina di C
su&; e il predicatore deve assecondarnele intenzioni. Per esemp
per SAwento e pei Santo Natale, 4 dovrebbe aver di mira
scegliere argomenti che possano disp
accoglime a Gesù Bambino. Così nella Quaresima la pr

39 Pages 381-390

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39.1 Page 381

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366
-V Sempve con Dio
dovrebbe aver lo scopo di condurre aila penitenza i peccatoti,
per la salvezza dei quali Gesù ha data la sua vita sulla croce. Per
la Pentecoste si può trattare dei doni deiio Spirito Santo, della
fondazione deila Chiesa, dei miracoli delI'Apostolato, deile vit-
torie dei martiri, delle glorie del Papato, ecc. ecc. x.
Simihnente, raccomandava di aver riguardo ali'età, aila con-
dizione e alla capacità degli udito* %Segli uditori sono giovi-
netti, bisogna che l'oratore si abbassi ai livello della loro inteiii-
genza e non dia pane a chi non ha denti per masticarlo, ma latte,
come dice S. Paolo a quei di Corinto. Con questa sorta di uditori
cerchi il predicatore di far entrare nelle menti la verità per mezzo
di esempi, di fatti, di parabole, e farà profitto. Per qualunque
argomento ne troverà sempre. I1suo libro di testo sia il catechismo,
ii quale dovrebbe pur senire come tale per ogni sorta di persone.
I) Ai poveri non si deve dire ciò che è necessario inculcare
ai ricchi, nè ai servi o ai dipendenti ciò che si è obbligati ad
esporre ai signor+ oltre i precetti comuni sono imposti da Dio
vari e diversi doveri aile varie classi sociali. Ma ii miele della
carità temperi l'amarezza del rimprovero. Non si offendano le
persone con ironie o invettive: speciaimente nelle piccole borgate
non si dica parola che possa essere giudicata a i l w a aila con-
dotta di qualche individuo. Si ometta pure ogni accenno a cose
politiche. Si cerchino testimonianze, di ciò che si espone, daiia
Santa Scrittura e specialmente dai fatti e dalle parole di N. S.
Gesù Cristo; e così nessuno potrà aversela a male, se certe verita
sembreranno un po' dure. Parlando per es. ai ricchi deli'obbligo
che hanno di fare elemosina, senza inveire sulla durezza del cuore,
senz'altro basterà narrare la parabola dei ricco Epulone.
u Se i'uditotio è composto di persone rozze, bisogna adattarsi
ai loro linguaggio, pensare come esse pensano, trasportarsi nei-
l'ambiente dove vivono: ii campo, l'officina, ii laboratorio e le
varie professioni manuaii. Cosi faceva ii Divin Salvatore predi-
cando aile t u b e della Galilea, composte di agricoltori, pastori e
pescatori. Se gli uditori sono colti, senza dubbio va più ornato
ii discorso, ma nei limiti che sono prefissi aila parola evangelica.
ii maggior ornamento si è una grande chiarezza nelle parole,
nei pensieri, negli argomenti. L'oratore sacro non attinga la sua
eloquenza dalla sapienza dei mondo, ma parli secondo lo spirito

39.2 Page 382

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-X Nel sacro vninisbr
di Dio. E non divaghi in polemiche. Fare in pulpito obiez'
dottrinaii e poi scioglierle, non
un certo numero di uditori, seguendo I'impulso di
spinto di contradizione, si mettono, anche senza a w
dalla parte deii'obiezione e ascoltano come giudici.
ciò impedisce che si riesca a produrre tutto l'effetto
Bisogna anche notare che le risposte aile obiezioni non sono
sempre capite, ma spesse volte fraintese; e in certe menti re-
stano impressi più gli err
versie si debbono lasciare
mune e di scienza acquisita
le tratteranno, in modo, tempo e luogo conveniente,
c i t t A ove se ne scorga il bisogno, e ad uditorio p
- - guire lunghi e sottili ragionamenti n.
n11 fiopolo insisteva Don Bosco ha bisogno d i C
- e vuole capire ciò che dice i2 pr8dicatore. S e cap
se non capisce, si a n m i a 11. a Io sicordo nana Don Cerruti
d'essermi trovato con lui a Vignale, durante le passeggiate
tunnaii del 1861 o 1862. Colà eravi un parroco in voce di
lale, e non troppo nirante deila sua popolazione. Per sopr
più vice-curato, suo fratello, aveva una predicazione pr
sochè incomprensibiie. Don Bosco sali in pulpito, e predicò
dialetto per circa un'ora innanzi ad una folla
sone. La sua predicazione f u così &cace e commo
il panoco stesso si mise a piangere: e, terminata la
presentò a Don Bosco, gli baciò la mano e lo ringrazio
che aveva fatto, specialmente alì'anima sua ».ii 6ne suo
sempre la salute deiie anime. Un giorno disse a uno dei suoi
- - retto* Sento che ii tale predica molto. Si, Don Bosco.
- E predica bene? Fa furore. -Ma la sua
che rechi frutti per le anime? - Non s
ha moltissimi uditori, e
- la sua predicazione produce conversioni. - Questo non
prei. Ebbene: per vari anni proibiscigli di predifare.
Don Bosco aveva un atto concetto della sacra predica2
La carità e Sintima unione con
sar lacrime durante la celebrazione della S. Messa, o
la S. Comunione o semplicemente ben

39.3 Page 383

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368
-V Sempre con Dio
il popolo dopo ii Santo S a d z i o , lo facevano piangere frequen-
temente anche nel predicare. Anche parlando la sera ai giovani
o nelle conferenze a' suoi figli, o dando a questi i suoi brevi ed
efficaci ricordi al termine degli Esercizi spirituali, nell'accen-
nare ai peccato, allo scandalo, all'impiuità, alla poca o niuna cor-
rispondenza degli uomini d'amore di Gesù Cristo o al timore
che alcuno de' suoi avesse a perdersi eternamente, bene spesso,
doveva interrompersi, perchè le l a c h e gli facevano intoppo
aUa gola, sicchè moveva al pianto gli stessi uditori. (<Mentre
predicava suli'amor di Dio, sulla perdita delle anime, sulla pas-
sione di Gesù Cristo nel venerdì santo, sulla SS. Bucarestia, sulla
buona morte o sulla speranza del paradiso, lo vidi io più volte -
attesta il Card. Cagliero - e lo videro i miei compagni, versar
lacrime ora di amore, ora di dolore, ora di gioia, e di santo tra-
sporto quando parlava della Vergine SS., della sua bontà e delia
sua immacolata purità ».Ciò accadeva anche quando predicava
nelle ehiese pubbliche. Don Reviglio lo vide versar lacrime nel
Santuario della Consolata, mentre, nel fare una predica sul giu-
dizio universale, andava descrivendo la separazione dei reprobi
dagli eletti.
L'importanza della salvezza deli'anima, ii fine deli'uomo,
la brevità della vifa e l'incertezza dell'ora deiia morte, l'enor-
mità dei peccato e le funeste conseguenze che esso trae con si,
l'impenitenza finale, il perdono delle ingiurie, la restituzione
dei maltolto, la falsa vergo,pa nel confessarsi, l'intemperanza,
la bestemmia, ii buon uso deila povertà e delle afllkioni, la san-
tificazione deUe domeniche e delle feste, la necessità e ii modo
di pregare, di frequentare i Sacramenti e d'assistere al sacri-
&io deiia Messa, l'imitazione di N. S. Gesù Cxisto, la divozione
verso la SS. Vergine, la fatuità della perseveranza, erano i suoi
temi preferiti. Innanzi a qualunque uditorio, anche di vescovi,
e di dotti sacerdoti, di nobili o di scienziati, e qualunque argo-
mento trattasse, l'idea dominante era sempre quella della sal-
vezza deli'anima. Più di una volta, contro l'aspettazione co-
mune, in feste solennissime, invece di tessere le lodi dei Santo
che si celebrava, fmito l'esordio, svolgeva alcuni punti sui novis-
simi, o su qualche comandamento deila legge di Dio. Così fece
in un iiiustre monastero, dove fu invitato a predicare alle xe-

39.4 Page 384

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sioni ascetiche o mistiche, ma fece tutto I'opposto.
religiose, ma anche
ammirata e stupefat
u Dando Don B
giiare 11.
di Croce, invocava
ghiera a Maria SS. Mentre in Torino confessavasi reg
0-4otto &mi, durante queste sue peregrinazioni si
più di sovente al tribunale di penitenza: benche non pa
poli, pure non poteva soBrire la più piccola imperfezi
faceva uno studio di piacere a Dio anche nelle r h i m e
Comunque fosse ospitato, non trovava nulla a ridire
mensa. Pareva non sentisse il rigore delle stagioni, b
volta l'abitazione o la chiesa fosse male iiparata M
una mortificazione a tutta prova nel sosteneie la prolissit
D. Lmom. Yda di S. Drrnannl Bosco Vol. Il.

39.5 Page 385

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370
-V Semp~econ Dio
udienze e delle confessioni. La sua pazienza era invincibile nel
sopportare, talvolta, le contradizioni, le mancanze di riguardi e
la msticità deiie persone colle quali aveva a trattare. Indifferente
a tutto ciò che riguardava la sua persona, nulla esigeva, nulia
pretendeva, accettando qualunque sito o tempo che gli venisse
assegnato; cedeva umifmente un &&o o posto più onorifico
anche a chi gli era inferiore per dignità, e se il demonio mo-
veva ostacoli al suo ministero, con una perfetta confdenza in
Dio continuava calmo e imperterrito, e non cedeva.
Ed era infaticabile. Ad Imea detta~ragli esercizi spirituali
al popolo, nella parrocchia di S. Salvatore, facendo quattro pre-
diche al giorno, ailorchè venne invitato a farne altre due ai chie-
rici del Seminario, ed accettò. Ma non basta. In quei giorni cadde
ammalato il predicatore che dettava gli esercizi nei Collegio
Civico e, pregato di supplirlo, accettb di predicare anche due
volte al giorno. Erano cosi otto prediche quotidiane, che egli
faceva, e negli Intervalli e gran parte della notte tutti lo vole-
vano per confessarsi.
Altrove, quando gli restava dei tempo disponibile, usciva
per il paese, andava ad ossequiare Te autorità municipali, a visitare
e consolare gli ammalati, a metter pace nelle famiglie ove sa-
peva esservi delle discordie, a conciliare con buone maniere co-
loro che l'interesse aveva resi nemici; e sempre e ovunque di-
mostrava gran rispetto ai vecchi e dimestichezza con i semi-
tori e i povereili. Usava ogni mezzo per trar gente aila predica,
andava persino nelle botteghe e neiie case per invitare alla chiesa
i padroni e i garzoni, come aveva fatto a Tonno nei primi anni
per invitare i giovinetti all'oratorio; e tutti si arrendevano fa-
&ente ai suoi inviti.
Come si è detto, sul pulpito non amava disputare, ma tut-
tavia, da pari suo, sapeva sostenere la causa della Religio-,
quando vi era costretto da speciali circostanze, o darinvito
di un Superiore Ecclesiastico. A Quassolo, sopra Ivrea, avevano
fissata la loro dimora alcune persone che, per la condotta poco
cristiana, i paesani chiamavano col nome di protestanti. Costoro,
noncuranti delle leggi ecclesiastiche, erano d'imbarazzo al par-
roco per lo scandalo che ne poteva derivare alla popolazione,
mentre coi loro discorsi spargevano gravi errori contro le verita

39.6 Page 386

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della fede. Questi settari sparsi qua e là, in vari paesi, cont
vano già dei seguaci, quando
Bosco a dettare una Mis
del suo nome lo prece
ritirarono. Nelie
sui quali l'errore aveva tentato di spargere il veleno. Umile e
prudente, non uscì in inveitive, non fece allusioni odicse, cercò
' che nessuno potesse ingannarli. Gli awexsari, sorpresi di que
mitezza d'animo, ritornarono in paese, e nulla osarono dire
- tutta la popolazione.
e Se in un paese vi fossero degli eretici diceva il Santo ai
Salesiani-si badi a non inaspee menomamente gli eiranti. Le
daiie mani dei nemici. I testi scritturali che
falsati per combattere, esponiamoli nei loro
ce31amo con questi a svolgere la nostra tesi. Le invett'
otterigono le conversioiu: i'amor proprio si ribella. Era
infuriarsi come i loro Ministri u.
Dappertutto folle immense correvano ad ascoltare il
Don Bosco. I fanciulli stessi, che si annoiano facilmente dei r
namenti, erano avidi di udirlo fare il catechismo, e gli diveniv
così amici, che, ogni volta che potevano, gli si stringevano
torno e non sapevano più distaccarsene; e più d'uno fu visto pi
gere quando lasciava il paese.
H è meno tenera e profonda era la
quando si congedava da loro quel sacerdote che con tauto
aveva ridonato a tutti la pace del more, la grazia di Dio,
ranza fondata dei paradiso, alle
ai povai e aiie opere di religione ii soccorso dei buoni.
P r ~ v adel fascino, che esercitava suile moltitudini, fu il p

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372
V - Se?npve con Dzo
negirico di S. Candido e di S. Severo ch'egli tenne nella parroc-
chiale di Laguasco, presso Savigliano. Giunse l i molto tardi,
quando il vespro era già terminato, e 2 popolo attendeva ormai
impazientemente Soratore. Il parroco aveva già indossato il roc-
chetto per salir egli stesso in pulpito, quando Don Bosco giunse.
Benchè non avesse ancor pranzato, egli salì senz'altro e incomin-
ciò la predica. Parlava già da un'ora, e sempre di S. Candido.
quando, vedendo trascorso il tempo stabilito, disse che, pur restan-
dogli ancora da svolgere la seconda parte del sermone riguardante
S. Severo, faceva punto e troncava il discorso per non stancare
i'uditorio. Ma 2 popolo non volle saperne e chiese ad una voce
che continuasse; il Santo a e t t è un istante; il Parroco dall'altar
maggiore gli gridò con voce solenne: " V o x populi, vox Dei! "; e
Don Bosco continuò per un'altr'ora, in tutti lasc~andoun gran
diletto di averlo udito.
Le sue predicazioni divennero meno frequenti dopo S 1860.
Xssendo necessaria la sua presenza ail'oratorio per il cresciuto
numero dei giovani ricoverati, dovette diminuire a poco a poco
le siie assenze. Verso il 1865 non s'allontanava più che per qual-
che triduo, panegirico, predica o conferenza; ma nei suoi viaggi,
che da quel tempo divennero assai più lunghi, egli continuò
sempre a predicare, sia per quella sete d'anime che lo bmciava,
sia per raccomandare le sue opere alla carità degli uditori, e così
continuò fino all'ultimo.
Gesù disse pure agli Apostoli: Venite dietro a me e vi farò
fiescatori di uomini n, e Don Bosco, compreso deila dignità e dei
mento di questo apostolato, fu a Torino quello che fu a Roma
S. Giovanni Battista de' Rossi: vesaior animarullz, (<uncaccia-
tore di anime ».I1 suo nome, per molti era sinonimo di confessore,
o afiostolo della confessione: confessava nelle chiese, confessava
nelie case,confessava dappertutto. Aveva ottenuto dai S. Padre
Pio I X l'autorizzazione di confessare qzaocunique Ecclesine loco,
in ogni luogo; e se ne valse largamente. Chi può contare il
numero deiie anime restituite aiia grazia di Dio dai suo zelo sa-
cerdotale? In treno, in carrozza, in campagna, dietro un geto o
una siepe, e anche per via (I), quando lo richiedeva 3 caso, con-
(I) ved. voi. I, p%. 394.

39.8 Page 388

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fessaya. Talvolta era pregato da qualche persona d'entrare n
chiesa pia vicina e di ascoltare
naie, in cui entrava il Santo,
cioè daii'anno in cui ebbe la
questo proponimento: ci Quando sono richiesto di
confessioni dei fedeli, se vi è premura, i
cio e farb anche più breve la preparazione e il
della Messa, a fine di prestarmi ad esercitale que
stero 1).
E mantenne il proposito. Xon
un'occasione per far dei bene a un'anima.
Nelle stesse passeggiate autunn
Anche di lontano, mo
fessarsi. Aveva appreso dal cuore stesso
- delle arti.
11 confessore così egli nelle ultime
,vari propositi fatti i n te*; diversi
aria ilare, e non mai tisi sgarbatezza, nè mai si faccia conosce
impaziente. Prenda i fanciulli con modi dolci e con grande aff
bilità. N&mai strapazzi, o faccia maraviglia, per Signoranza
per le cose deposte in confessione.
in qualcuno di essere istruito, sia invitato in tempo e luogo
tato, m a a parte. Le cose, in cui ordinariamente mancano
loro Confesione i fanciulli, sono il
nimento. Quando manca l'una o Saltra di queste qualità
confessione, si consigli il fanciullo a istruirsi, freqnentan
Catechismo e studiandolo, se egli è capace di leggere
dere ciò che legge u.
Ed egli fedelmente
... e paziente Era breve, senza fretta. Benigno al sommo, e n
a a i severo, c'imponeva una breve penitenza sacramentale, adatt
alla nostra eth e sempre salutare. Sapeva farsi piccolo coi picco1,

39.9 Page 389

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374
V - Sampre eon Dio
darci gli avvisi opportuni; e le stesse riprensioni sapeva condirle
con tale sapore, che c'infcndeva sempre amore aUa virtù e orrore
al peccato D.
Dalle sue parole, dal suo sguardo, da tutto il portamento,
splendeva sempre la prtdenza e il riserbo pia delicato.
Un caso espressivo.
I1 Santo, sul &ire dell'auno scolastico 1886, stava confessando
nella loggia attigua alle sue camerette. Un alunno, che da un po' di
tempo aspettava il suo turno, inginocchiato accanto ad una delle
finestre ombreggiate dalle viti dalle quali gia maturi pendevano
i grappoli, era un po' annoiato: e che fa? stacca un grappolo,
e si mette a mangiarlo adagio adagio, acino per sano. Ed ecco
che Don Bosco, il quale stava confessando dalla parte opposta, si
volge e fa il segno di croce verso di lui. Poveretto! egli non s'era
- accorto ch'era il suo tumo e, appena si awide di quell'incidente,
arrossì, balbettò una scusa: e il Santo pian pianino gli disse:
Xon turbarti, finisci pure la tua uva, e poi t i confesserai: - e si
voltò a confessare dail'altro lato: e quando fu la volta di quel
- Me, non gli fece neppur parola di quello che era accaduto.
(1 Noi giovinetti-continua il Card. Cagliero quantnnque da
lui teneramente amati, mentre lo ricambiavamo coi più intimi
affetti, avevamo per la sua persona una venerazione tale, che ci
faceva stare davanti a lui con molto rispetto e con religioso con-
tegno. Al confessionale egli sedeva compostissimo: e presa la
solita modesta posizione con le ginocchia unite e coi piedi sullo
sgabelletto, così rimaneva sino aila fine, dnrassero le confessioni
due, tre ed anche quattr'ore. I1 suo volgersi della persona da
diritta a sinistra, verso i inginoccliiatoi laterali, era sempre
con un movimento grave e modestissimo, sicchè anche in ciò
faceva manifesto come fosse veramente assorto nei saao mini-
stero e penetrato dallo spirito di Dio. Confessore poi e penitente,
nella più intima manifestazione della caetà, purezza e castità,
apparivano quale immagine vivente del Drscqbolo amato, inchi-
nato verso l'adorabile persona del Divino Maestro. Per la sua co-
stante fedeltà ai principio che, oltre l'affetto, maxinza debetur
$ u s o reverentia, io e i miei compagni, nel corso di trenta e più
anni che ci confessammo da lui, non ricordiamo una parola [men
che prudente, nè] un'ailusione, ua'indelicatezza, o una ben&

39.10 Page 390

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minima liberta nella direzione deli'anima nostra. Un am
angelico aleggiava sopra la sua persona e le sue eso
» Durante il suo lungo apostolato, nell'ascoltare le
dei giovani diede raro esempio di costanza, sacrificio e pazienz
ammirabili; e si può dire che lavorò come un martire e meritò
la palma del martirio, se, come dice amabilmente San Francesco
di Saies, questa si acquista non solo confessando Iddio
agli uomini, ma anche confessando gli uomini innanzi a Di
La sera d'ogni sabato e la vigilia deiie feste voleva che nell'Or
tono e nei Collegi fosse sospesa la scuola di canto, e che cias
fosse libero d'andarsi a confessare. A tal fine, costantemen
e fino agli ultimi giorni della vita, egli era pronto a ricevere
sacramentali confessioni. E desiderava non essere disturbato
questo tempo per nessuna ragione del mondo. In uno dei suoi
viaggi a Roma aveva fatta intima ~elazionecol
trizi e lo avea invitato a visitare l'oratorio di Tonno; e
a noi di prepararci per ii suo ricevimento, sicchè fosse degno
così illustre personaggio. Veme difatti il Marchese ed
domenica mattina, mentre Don Bosco confessava in s
I o lo ricevetti, come meglio potei, lo condussi alla chiesa, e awis
- Don Bosco che il signor Ma~cheseera giunto e desiderava veder
e caramente abbracciarlo. Mi rispose con calma: Bene, be
digli che sono contento del suo arrivo e che aspetti un mome
- sino a che abbia terminato di ascoltare questi poverini, che d
siderano fare la santa Comunione. E questo mome~to
un'ora e mezzo, poichè i giovani sbucavano da ogni angol
confessarsi. Nella &lesa di San Fxancesco di Sales, poi in qu
di Maria Ausuiatnce, prima che vi fosse il calorifero, ii freddo e
intensissimo;. e Don Bosco lo sopportava invitto, nelie lnn
sere deii'invemo, confessando Gno alle dieci e anche alle
di notte u.
Ogni festa, specialmente deiia Madonna, ogni data
deli'anno liturgico, era un'occasione per esortare gli
- frequenza dei SS. Sacramenti. «Ed era allora dice Mons.
- fossi che Don Bosco sentiva una gioia speciale, vedendosi
condato da gran parte dei suoi giovinetti, i quali, gennfiess
suoi piedi, aspettavano ii momento d i fare da lui la confessi0
mentre gli altri, ma generalmente pochi, si confessavano da q

40 Pages 391-400

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40.1 Page 391

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376
.V Sampve oon Dio
che altro sacerdote. Tanto fu il bene, che Don Bosco operò p91
mezzo della Confessione, che oserei chiamarlo E'AfiostoZo della
C o n f e s s i o ~ .Nella frequenza di questo Sacramento riponeva
tutta la forza della sua missione in mezzo alla gioventù a.
e Credo di non esagerare asserendo - dichiara un altro al-
lievo - che l'ho udito più centinaia di volte raccomandarci la
frequente confessone e Comunione, ma sempre con modi nuovi
e attraenti, mai con imp&o e comando, per lo più con esempi
di santi, e anche con esempi di compagni, o prendendo occasione
daila circostanza della morte di qualcuao o di qualche solennità,
o di qualche grazia da domandare D.
I suoi inviti traevano particolar efficacia dalla mirabile Mpec-
cabilità della sua parola, sempre schietta, sempre coraggiosa,
sempre edificante.
Chi ebbe la sorte di confessarsi dal Santo ricordò sempre la
forza e l'uuzione dei suoi consigli. Accadeva sovente che i sa-
cerdoti della Casa, massime i superiori, andassero a confessarsi
da lui, non potendolo fare in altro momento, nelle ore in cui egli
era occupato nel disbrigo delia corrispondenza e nel disimpegno
clegli affari temporali delie sue Case. Ciò nonostante il Santo,
uditane la confessione, suggeriva al penitente tali pensieri e con
tale unzione che non avrebbe potuto far meglio, se fosse xitornato
a b r a allora daii'altare. Aveva così ben compreso il santo suo
maestro Don Cafaso, che lo ricopiava aila perfezione: la stessa
carità nell'accogìiere i penitenti: la stessa precisione nell'inter-
rogare: la stessa breviti%,per cui in pochi istanti comprendeva co-
scienze intricatissime: e la stessa concisione neiie brevi parole di
eccitamento al dolore, che passavano l'anima, e vi restavano
indelebilmente impresse.
Un chierico, ordinato sacerdote neii'autunno del 1883, annotò
per qualche mese i consigli che gli dava il Santo. Eccone alcuni:
64-6-1879, Ricòrdati d'adempir bene tutti i tuoi doveri di assi-
stente di studio e di scuola. Se incontri dei dispiaceri, àbbiIi in
penitenza dei tiioi peccati: soppbrtaii pazientemente per amor
di Gesù Cristo. Penitenza: Le sette ailegrezze di %aria Vergine 8 .
8 12-6-1879. Corpus Dontitzi. - Prega Maria, che ti ottenga dal
SUO Divin Figlio di pregare attentamente. Ricòrdati di Gesù
Sacramentato: siamo nella sua festa. Sta' tranquillo. Penitenza:

40.2 Page 392

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Il Punge lingua D. <i 177-1879. Ultima giorno deiie Quarant
teramente a gloria di Dio, facendo sempre, e in tutto,
santa volontà. Penitenza, tre Salve Regilzu. Vattene in
L'IInovembre1883, lo stesso chierico
scriveva ancora questi consigli di Don
che hai raggiunto il tuo scopo, non pensare che a una cosa
buona morte. Xicòrdati adunque d i mett
fino a notte avanzata, as
fine, e ciò per più di vent'anni, dal 1844 ai 1865.
arrivò &a stazione che il
notti credettero che dov
non s'accostassero più ai Sacramenti, entrò a parla
sava strada facendo; altre volte, appena giunti a destinazio
nelia chiesa parrocchiale. Un giorno, tornando a Tonno in
ligenza, senti che il vetturino, ogni volta che sferzav

40.3 Page 393

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378
-V Semp~econ Dio
pronunciava una sonora bestemmia. u Lo pregai di lasciarmi sa.
lir con lui a cassetta - narrava Don Bosco medesimo: - egli
- accondiscese, e mi sedei al suo fianco; quindi gli dissi: Vor-
- - rei da voi un piacere... Egli m'interruppe dicendo: Vuole
arrivar presto a Torino? Bene! - E si mise a sferzare con gran
lena i cavalli, ed alle sferzate frammiscbiava bestemmie. - Non
questo che voglio, ripresi: poco m'importa d'arrivare a To-
rino un quarto d'ora prima, o un quarto d'ora dopo; qneiio che
voglio, P che non bestemmiate più! -Oh! se è solamente questo,
stia pur sicuro che non bestemmierò più. -Ebbene, se lo farete,
che cosa volete per premio?-Niente, mi rispose; sono obbligato
a non bestemmiare. -10 insistevo, ed egli domandò la mancia
di quattro soldi. Gliene promisi venti. Ma ecco una sferzata ai
cavalli e giù una bestemmia. Lo avvisai ed egli: -Oh! il bestione
che sono! ho perduto la testa. - Non vi rattristate per questo,
soggiunsi; guardate, vi darò ugualmente venti soldi: ma ogni
volta che direte ancora m a bestemmia i venti soldi diminuiranno
di quattro. - Va bene, stia certo che ti guadagnerò tutti. -
Dopo un bel tratto di via i cavalli rallentavano il passo, ed il
- vetturino li sferzò e ripetè una bestemmia: -Sedici soldi, amico
mio, esclamai. - I1 pover'uomo s i vergognò, e mi disse: Dav-
vero che le abitudini cattive non possono più togliersi! - Dopo
un poco un'altra sferzata e due bestemmie. -Otto! amico mio,
siamo ad otto soldi! - Possibile! gridò stizzito; possibile che
siano cosi forti le cattive abitudini? Io sono awiiito. Questo
maledetto vizio mi ha fatto già perdere dodici soldi. - Amico,
- non dovete rattristarvi per cosi poco, ma piuttosto pel male che
vi fate ali'anima. Oh! si, rispose; è vero, male faccio io,
- - ma sabato voglio andarmi a confescare. È: qui di Torino Lei?
Sì, sono deli'Oratorio di S. Francesco d i Sales. Bene; vo-
glio venirmi a confessare da Lei. Di grazia, il suo nome? - Don
Bosco. - Va bene: ci rivedremo ancora. - E viaggiando iinc
a Torino, pronunciò ancora una 6estemmia. Gli dovevo perciò sol-
tanto quattro soldi, ma gliene feci accettare venti, dicendo che
lo sforzo di non bestemmiare Saveva fatto. L'aspettai di sabato
in sabato, ed ecco10 venire il quarto sabato dopo queli'incontro.
- Lo vidi mescolarsi coi giovani, ma subito non lo riconobbi. Quando
venne il suo turno, mi disse: Non mi riconosce? Sono quel

40.4 Page 394

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... tal cocchiere... ha già inteso e sappia che mi son prefisso
stare a pane ed acqua, ogni volta
una bestemmia! n.
bestemmia, vi pagherò un litro.
labbro dei vetturino non si udì
Dio. Don Bosco mantenne la
gli: - Se per un premio così
tanto tempo, perchè non p
pensando al paradiso che vi aspetta, e anche Oinf
potreste cadere da un momento ali'altro?
In tai modo si acquistò molti penitenti che venivan
varlo anche aii'Oratorio.
confessare i loro pecc
ottenere il perdono, e si vedevano uscir daila stanz
di Dio, col volto raggiante di gioia e ii cuore pieno
zione i).
Le parole di Don Bosco, ailoxchè confessava, erano po
ma infocate, e colpivano l'anima come un dardo. Era quasi
possibile che il penitent
Ed il suo minist
tutto tranquiiio, gli &estai tuttavia ii mio rincrescim
- Sì, me lo racconti; risposi subito. Un giorno fu a trovar
una signora, pregandomi caldamente, che andassi a visitare

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380
-Y Sonapre corz Dio
cotaie gravemente ammalato, anzi ormai in fin di vita. Si trat-
tava di uno dei più elevati nella Massoneria, che aveva respinto
assolutamente qualsiasi prete dal suo letto, e solo a stento aveva
allora aliora permesso che s'invitasse Don Bosco. Io v i andai,
ed appena entrato in camera e chiuso l'uscio, mi disse con quanto
- di forze aveva ancora: - Viene come amico, o come prete? Guai
a lei, se mi nomina anche la sola parola confessione. Cosi di-
- cendo impugnò due revoher che aveva, l'uno da una parte, Sal-
tro daii'altra parte dei letto. %leli appuntò ai petto, e: Si ri-
cordi bene, continuò, che ai primo momento che eiia nomina
la confessione, uno di questi revohe~sarà per lei, l'altro contro
- di me: poichè per me non vi sono più che pochi giorni di vita.-
Ma lei si & spaventato? chiesi io. Gii risposi che stesse sem-
plicemente t~anquillo,e che non gii avrei parlato di confessione
senza i1 suo permesso. Chiesi allora deiia sua malattia, di qneiio
che ne dicevano i medici; poi portai il discorso sopra le cose di
storia, e sopratutto mi posi a contargii la morte di T'oltaire. Fi-
nito il racconto, conclusi: - Alcuni, arri ati a questo punto,
dicono che Voltaire sia dannato; io non lo dico, od aimeuo non
mi sento di dirlo, perchè so che la misericordia di Dio è Mixita.
- Come, interruppe il malato, che seguiva con ansia il discorso,
- vi è ancora speranza anche per Voltaire? allora abbia la bontà
di codessarmi. Mi posi attorno, lo preparai, e l'ho confessato.
Neii'atto che gli dava l'assoluzione proruppe in pianto dirotto
esclamando che egli non aveva mai goduto tanta pace in vita
sua, come in quel momento. Fece tutte le ritxattazioni richie-
ste. Ai domani ricevette il S. Viatico, ma prima chiamò nella
camera tutti quei di casa e chiese pubblicamente perdono deiio
scandalo che aveva loro dato. Dopo il Viatico, si rimise di sa-
nita, visse ancora due o tre mesi, ma quei tre mesi furono tutti
impiegati nella preghiera, nel chieder spesso perdono de' suoi
scandali, e nei ricevere ancora più volte colla più grande edi-
ficazione Gesù Sacramentato. Hai da sapere - concluse Don
Bosco - che quel signore era molto avanti nella Massonera.
Ringraziamo di tutto il Signore u.
Un altro signore era vicino a morire; e non voleva nessun
sacerdote;in 6Ue accettò una visita di Don Bosco, a patto che non
gli parlasse di coniessione. I1 Santo. amabilmente, come soleva

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a crepapelle, sicchè il poveretto lo pregò di cessaree di parlar d'ai
- - tro. m o r a parliamo di cose serie! - disse Don Bosco.
... - ina non di confessione! Come? lei non vuole che io le parli
nella misericordia del Signore e la tenera carità che aveva
derato al letto di coloro che si ostinavano a respingere il pr
gran sollievo nei pensare che la sua morte è nelie m
(I) Ecco, per ordine, le sentenze scritten
I l peccato B i2 pi% gran nenzzco da Dio.
Dio detesta il peccato e chi lo cornnzelte,
senza lcniite.
Figlioli miei, consemate il tempo, e il
eterno.
assime vennero scritte dai Santo più volte

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382
V - S~mprecon Dso
e sta in pace aspettando quello che, neUa bontà sua infinita,
voglia disporre di lui $.
Quelli che, negli estremi momenti, lo desideravano più di
tutti erano i giovinetti dell'Oratorio, i quali, come attesta Don
Rua, trovavano dolce il morire assistiti da Don Bosco. Due ex-
ailievi, Che facevano il muratore, per la caduta di una vòlta di
una casa in costruzione erano stati travolti daile macerie. Uno
restò cadavere: l'altro, colla testa rotta, privo di sensi e di pa-
rola, fu trasportato al Cottolengo, ove rimase in quel doloroso
mutismo per un'intera settimana, quando, d'un tratto, si volge
al fondo della corsia e, con sforzo, grida ad alta voce: - Don
Bosco! Don Bosco! - I circostauti rimangono stupiti, poiche,
dopo la disgrazia, il giovane non aveva più proferito una parola;
ma in quel momento in fondo alla corsia, era comparso dawero
il Santo, che si avvicinò, lo confessò, gli disse parole che gli rasse-
renarono il volto, e quindi percorse l'infermeria, visitando altri
ammalati. Il morente sull'istante perdè di nuovo la parola, e
mentre Don Bosco, finito il giro della sala, era tornato presso di
lui, spirò. Dio aveva condotto il Santo proprio in queli'ora
per salvar l'anima di quel figliolo!
« I l prete, diceva Don Bosco, deve attendere alla salvezza delle
an;me: ma prima d'ogni altra deve pensare a salvare la eropria,
col com@iwe tutti i doveri solen?zemente assunti mell'ordiwziolze
sacerdotale ».
Egli ripeteva che i ministri del Santuario devono essere pii e
zelanti. Nelle Costituzioni deiia Società Salesiana stabiiì che ogni
socio faccia quotidianamente non meno di mezz'ora di orazione
mentale, ad eccezione che ne sia impedito dal sacro ministero,
nel qual caso supplirà coila maggior frequenza di giaculatorie,
indirizzando a Dio con gran fervore di affetto quei lavori, che gli
impediscono di compiere gli ordinari esercizi di pietà. La cristiana
perfezione dei suoi membri e ogni opera di carit&spirituale e cor-
- porale verso i giovinetti, specialmente poveri, è lo scopo della
Società Salesiana: «Salvarsi, salvando le ani?~zes è, per Don
Bosco, il dovere d'ogni ministro di Dio. (<Salves, alvando, sàlvati H
era, come abbiam detto, il saluto che ripeteva ai sacerdoti.
Nel 1878 scriveva a un parroco, che voleva lasciare la cura
d'anime: (< Non parli d'esentarsi dalla parrocchia. C'è da lavorare?

40.8 Page 398

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Horr&sui campo dei lavoro, sicut bonus miles Christi. Sono buon
a poco? Omnia possum in eo, f u i m confortat. Ci sono spine
Con le spine cangiate in fiori, gli angeli tesserapia0 per lei una
corona in cielo. I tempi sono difficili? Furono sempre cosi, m
Dio non mancb mai del suo aiuto: Christws heri et hodie.
manda un consiglio? Eccolo: Prenda cura s~ecialedei
dei ve&, e d& ammalati, e diverrà
del
tutti I).
- Un missionario, recatosi a visitarlo, gli diceva: - Ormai
60 anni e non son più capace a far molto lavoro. Che dice?
- spose il Santo; adesso è il tempo d'incominciare a lavorare mo
- E quegli dopo vari anni dichiarava: Non ho mai lavor
tanto e non mi son sentito mai cosi bene e in forze, come in questi
ultimi anni.
Ad un nuovo parroco, Don Perino, ex-allievo deli'oratorio
scriveva: <Godo assai deila tua promozione a parroco di Pie
cavallo. Avrai più vasto campo di guadagnare anime a Dio.
fondamento della tua buona riuscita parrocchi
fanciulli, assistere gli ammalati, volev bene ai pove
»Per te: confessione fueqmnte, ogni giorno un
zwziorte, @vaolta al mese L'esercizio di buona rnorte.
v Per Don Bosco: dif5òndere b"Letture Caitolich
pranzo all'0ratorio ogni volta che verrai a Torino...
A Don Camoli, salesiano. dava auesti C
discorsi, k e &e opere, e il Signou Gesd Cristo sarù la tua mercede
grawìe assai » ( I ) .
A Mom. Piano, ex-aiiievo dell'oratorio, che gli domandò
ricordo per lavorar con frutto nei sacro ministero, scrisse diet
un'immagine di Maxia Ausiiiatrice: «Siimite e paziente,
Signor Ges&Cristo ti darà il volere e il potere. I l tuo cwore
$re rivolto ai fanciulli e ai $averi ri» (2).
Altre volte, si limitava ad inculcare
A Mons. Serenelli di Verona, diede ques
( I ) Esto sal in sermone, lux in operzbus, et Chr'
erit merces tua magna nimis. Joamnes Bosco, sacerdos
(2) Esto mztis et patiens, et Dominus Jesus
Cov tuum si$ constanteu super paruulos si. egsn
ce1&s.

40.9 Page 399

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384
-V Semfi~econ D ~ O
le e ai suoi, aiulo v&, soUievo mi pe~icoli,colzsolaz&me <nW ,
gaudio in cielo. Amen » ( I ) .
A Don Monateri, direttore a Varazze, scriveva: «Prego Dio
che t i dia sanitci, scienxa e santit2 (txe S che soleva augurare a tutri)
da goueynaye bene i tuoi j r i n g d l i e farne altrettanti S. Luigi ed
intre$idi salesiani >).
Narra il Teol. Don Luigi Pautnsco che 3 Santo, nel maggio
del 1872, essendo andata a visitarlo una squadra di seminaristi,
li invitò a a e t t e r e aila sublimità delia vocazione ai sacerdozio,
al ministero di salvar anime, e a prepararsi a tanta dignità e a
tanto uiilzio con la Comunione quotidialza e con la divoxione a
Maria SS.ma..
Allo stesso teologo Pantasso, quando si recò a domandargli
la benedinone prima di andar parroco: <Va', disse; colla pro-
tezione della Madre celeste avrai le più elette benedizioni di Dio,
e farai uu gran bene. PXa su suo gran devoto e propagane la divo-
zione...».E aggiunse: «Tiraccomando i giovani: sii senipre allegro
con essi, come vedi fare qni, neU'Oratorio, da noi preti ».
u Da mihi aninzas, cetera tolle R: le anime dei giovani, le anime
dei vecchi, le anine dei poveri, tutte le anime, solo le anime,
nient'altro: era il programma che Don Bosco non si stancava di
raccomandare agli stessi aspiranti aila carriera ecclesiastica.
Dions. Spandre, Vescovo di Asti, ricorda che la mattina nella
quaie usci daU'Oratorio per entrare in Seminano, il Santo lo in-
vitò a servirgli la santa Mesa; e quando fu di rieorno in sacrestia,
deposte le sacre vesti: (iInginòcchiati, gli disse, chè voglio darti
la mia benedizione D. E lo benedisse: quindi tenendogii e premen-
dogli la mano sui capo: Xicòrdati, Lnigi - continuò - se
coll'aiuto di Dio diverrai sacerdote, quaere lucrwn animarum e2
mn quaestum pecuniarum: anime e non denari >).(1 Queile parole
(I) M a ~ i asi2 tibi et tuis auniZiuw8 i n wita, Za~evameni%fieviculis, sola-
tium i n moute, gaudium i n coilo. Amen. Joalmes Bosco, sacevdos.
Nel 188j scrive~aquasi le stesse parok per un elhunz da presen-
- tarsi al nuovo Arcivescovo di Torino, i1 Card. Alimonda, *& occasione
del suo ingresso nelSArrbiuiocesi: Maria s~ tibi et omnibus dioece-
sanis tuis auziliu,>e ir vite, deoamen i n (mgus2iis et i n fiei.iculis, subsi-
dium i n inoute, gandium irz cociis. Deo gratias. Amen. Pro wnibtas
Salesianis eovumque afikpnnis Joanms Bosco, Sacerdos, Reci01 Maiw.

40.10 Page 400

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- - scrive Mons. Spandre pronunziate con soave accento e
E, come raccomandava agii altri, egli pure proseguì a
rito, sino &a morte.

41 Pages 401-410

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41.1 Page 401

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CAPO M
SEMPRE MINISTRO DI DIO!
- Il Fete 2 sempre prete diceva 2 Santo - e Me &#e ma-
nifestarsi ad ogqzi isi~~&eE.d egli difatti lo era sempre dapper-
tutto. era prete all'altare, prete sul pulpito, prete in conies-
sionale, prete tra i giovani, prete in mezzo al mondo, prete in-
nanzi a chiunque: in ogni atto, in ogni parola, in ogni pensiero,
era sempre ii prete acceso d'amor di Dio, e di nuli'altro bramoso
che della salvezza delle anime.
La vita di Don Bosco è piena di episodi caratteristici che
rive1ai:o l'abituale sua franchezza apostolica. La schiettezza,
umta alla semplicità dei modi, è frutto della carità, e, molte volte,
anche di fortezza eroica: tale era il carattese del Santo. Egli
parlava da prete, non solo a ragazzi e popolani, ma a nobili, let-
terati, awocati, generali, deputati, senatori, principi, ed anche
a potenti personaggi noti per opinioni, scritti e opere contrarie
alla Chiesa; e nessuno mai si offese per la sua libertà apostolica,
perchè sapeva unirla a gentilezza di modi, a proteste di stima
e riverenza, ad espressioni di sentito d e t t o , e talora ad opportune
facezie.
Un giorno, si trovava in una famiglia di civil condizione,
quando senti un bambino di cinque anni, che, indispettito perchè
gli si era rovesciato il cavalluccio di legno, pronunziò con di-
spetto il S. Nome di Cristo. Lo chiamò con dolcezza, l'invitò a
recitare i Comandamenti della Legge di Dio, e giunto che fu al
secondo, l'interruppe e gli disse: - Sai cosa vuol dire: Non no-
minare {I mme di Dio iavano? Vuol dire, mio caro, che non dob-
biamo mai nominar Dio, che ci vuol tanto bene, senza una ra-
gione giusta e senza divozione: altrimenti facciamo un peccato,

41.2 Page 402

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cioè u n dispiacere a Dio;
riamo il suo Nome con collera, come
- bambino abbassò gli occhi mortificato,
semfire! A queste parole la madre i
di brace, ma, subito, vòlto al bimbo e accarezzandolo: "È:
gli disse: perdona... ho fatto male; d'
e voglio che questa sia l'ultima volta anche per te. Sei d'ac-
cordo?". - E smise per sempre di bestemmiare.
Nel 1880, stava aspettando nella
partenza del treno d i Francia, quando senti il figlioletto d
padrone dei ristorante ripetere, di quando in quando,
di esclamazione: "Chisto". Lo chiamò e gli disse: - Vi
piccolino, woi che t'insegni a
lèvati ii cappello: e sta' attento
-a questo modo: osserva. - E: si fece il segno di Croce,
In nome del Padre, del
-sia. Sia lodato Geszi Cristo1 Attento bene, non
La madre dei ragazzetto, presente alla scena,
ailo zelo del Santo, gli voile dare un'elemosina
e così fece, in seguito, altre volte che lo vide passare.
Nel 1886, entrato in giorno di digiuno nei ristorante della
stazione di Bologna, chiese qualche cibo d i magro, dicendo:
u Oggi è digiuno i>. Non ne avevano, ed egli, con
fece rimostrame al padrone. Tornato altra
giomo di venerdì, ai primo vederlo ii padr
venga, signor abatlì; ora del magro ne teniamo n.
Un giorno era a s p e a t o a pranzo da
per fargli onore, aveva fatto
intervenute, desiderose di parlargli, lo
d'entrata. Erano alquante scollacciate e
Bosco, non appena le vide, abbassò gli occhi e: -Scusino, di
ho sbagliato porta: credeva di andare in una casa, e invece s
entrato in un'aitra. - E si a d per us
dissero ambedue, non c'è sbaglio; è qui, è qui che è attesa.
... Non può essere, ripetè ii Santo: dove
può entrar liberamente - Arrossirono e corsero confuse a
gliare degli scialli e delle sciarpe per cop&, e in un attimo
sono di ritorno, pregando Don Bosm, che era già per le scal

41.3 Page 403

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388
-Y Sempye con Dto
volerle perdonare e a tornar indietro; e, per tutto il pranzo, non
si tolsero più quegli abbigliamenti improvvisati.
La sua condotta era sempre schietta, coraggiosa, ediocante
Nel 1884,quando prese parte all'Esposizioe Nazionale di Torino,
dove aveva impiantato una cartiera ultimo tipo, nella quale si
poteva vedere snccessivamente la fabbricazione della carta, la
composizione, la stampa e la legatiua del libro finito, mise per
condizione assoluta il riposo festivo: e per quante istanze gli
venissero fatte in contrario, perchè il maggior concorso di visi-
tatori si verscava appunto aila domenica, non voiie mai ac-
consentire, sogginugendo che quella doveun essere m a pedicn
della sant$cazio?ze delle feste.
- Dopo che aveva aperto la cartiera a Mai% narra Don Turch
- si i-ecò da Don Bosco un tipogrdo per fare un contratto circa
la carta di un giornale liberale; e il Santo, chiaro e netto, subito
gli disse di no, per non cooperare in nessun modo alla stampa
irreiigiosa.
<I Quando il Cardinale De Angelis venne condotto a domi&
- coatto a Torino, Don Bosco fu il primo che andò a trovarlo,
mentre nessuno osava. Seppi - dice Don Francesia da Don
- Bosco medesimo che ii Conte Avogadro della Motta se ne congra-
tulava con lui, dicendo: Lei ha apperto la porta: andando a
consolare quell'illustre Cardinale, invitò tanti ad anda&, e godo
poterle dire che io fui subito dopo di lei. -E il CardinaleDe An-
gelis, appena fu libero, venne a restituirgli la visita aii'Oratorio D.
- u Si stimù grandemente onorato e fortunato - aggiunge Don
Rua di poter dare ospitalità nella sus Casa di T o h o a Mons.
Rota, Vescovo di Gnastaila, condannato nel 1866 a domicilio
coatto. Questi erasi già presentato a chiederla in altre comunità
religiose, e non aveva potuto trovarla. Si presentò ailora a Don
Bosco, che, senza punto esitar un istante, lo accolse con tutta
premura, e, manifestandogli sentimenti di viva condogliama,
aUenì non poco il dolore di quel santo Vescovo. Nei sei mesi che
passò neiia nostra casa, Don Bosco coi suoi figli, e anche col mezzo
delle autorità avili e politiche della città, lo circonda di tante
attenzioni, che quei buon Vescovo diceva in seguito, a me e ad
altri, che il tempo più bello della sua vita Saveva p"t" nel-
l'oratorio o.

41.4 Page 404

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di religione 8. a I n quanto alla @olitica,io sono di nessuno... J).
e null'altro: e ciò piace a tutfi, anche a quelli
uerli tutti uniti al centro, è quello d i dare a tutti lo stesso
gramma. A mezzo del Bollelino, ora s'iuviteranno a fare il
- Ma questa è una massoneiia cattolica!

41.5 Page 405

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390
-i' Sm+re DO% Dde
schiarsi comunque in cose di politica: anzi ve i'aveva mecso,
quando per la prima volta si presentarono le Regole a Roma:
ma la S. Congregazione lo tolse. Quando si tornò a presentarle
per l'approvazione della Pia Società, parve conveniente insi-
stere, e si dichiarò nuovamente in un aiucolo che era vietato
a i soci d'entrare in questioni politiche: e lo cancellarono di nuovo.
Anche quando si trattò dell'approvazione definitiva dei singoli
articoli, vi s'introdusse ancora, e fu tolto nuovamente: e in que-
sta circostanza fu motivata la soppressione: la terza volta
che si cancella quest'articolo. Sebbene, in linea generale, esso
si potrebbe ammettere, tuttavia può awenire, soprattutto in
questi tempi, che si debba entrare in politica per dovere di co-
scienza, essendo talvolta le cose politiche inseparabili dagli in-
teressi della Religione: perciò non è da sanzionarne i'esclusione
tra i cattolici". Così queli'articolo f u tolto definitivamente. Quindi,
in caso di reale convenienza, noi pure faremo il nostro dovere,
ma fuori di questo caso si tenga scmpolosamente come principio
generale di non immischiarci di politica, e questo ci gioverà im-
mensamente (I).
Quanto al nome e allo scopo del Bollettilzo Sulesium, Don
Bosco fece queste altre importanti dichiarazioni: - Il nome di
San Francesco di Sales è caro d a Chiesa e d a Società civile: è
il santo deiia mansuetudine, e la mansuetudine è m a virtù, che
piace indistintamente a tutti: quindi m i pare che anche la pa-
rola salesiano suoni bene, e per questo si credette conveniente
di adottarla. Ma non se ne faccia abuso. Senza dubbio si fatto
un passo molto ardito col dar questo nome al Bollettirto, che si
manda a tutti i Cooperatori: ma credo che abbiamo agito pru-
dentemente. Noi, per poter fare del bene, abbiam bisogno di non
essere fraintesi, ma di essere conosciuti quali siamo; ed io voglio
sperare che il Bollettino raggiunger& questo scopo, col mettere
(I) Nelle Regole, qua5 fumno presentate nel 1864 per ottenere il
primo collaudo, o Dewelum laudis,si leggeva: o Èi principio adottato,
e che sarà inalterabilmente praticato, che tutti i membri di questa
Società si terranno rigorosamente estranei ad ogni cosa che riguarda
la politica: nè coUa voce, cogli scritti, o con libri,o con la stampa,
non prenderanno mai parte a questioni che anche solo indirettamente
passano compromettere in fatto di politica 8.

41.6 Page 406

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-X I Sem$~eItfinri8tno .+ Dioi1
neUa vexa luce tutte le opere, che si compiranno man mano
nostra Pia Società. Lo scopo nostro & di far conoscere che si
dare a Cesare quel che è di Cesare, senza compromettere
che è il massimo dei problemi, ma fu
vatore. In pratica, s'incontreranno C
superarle a q u h q u e costo. I
mente WiiCiU; ma, appunto p
pratico di dare a Cesare
Dio queilo che è di Dio..
poco alla volta e pratic
Facciamo conoscere e
fanno grandi vantaggi
Fedelissimo al pro
tutti, ' il maggior bene possibile, usava la massim
grave obbligo di fare elemosina, se volev
miglie la benedizione di Dio.
I1 Ministro Urb
che aveva col S
come ministro di stato, fosse incorso neile censure. Don Bosc
- gli chiese tre giorni di tempo: In cose così gravi, desider
- pensare e meditarci sopra un poco. Passati i tre giorni, toni
neile censure; ma non ci son riuscito. - Questa schiettezza e
berti piacquero al Ministro, il quale gli rispose: - Era certo
sempre a me, ogniqualvolta ha bisogno di qualche aiuto pei suoi
EanciuUi.
Nella primavera del 1874. mentre ferveva il suo lavorio
favore deila temporaliti dei Vescovi, uscendo da un'udiem
Ministro Vigliani: (<Questasera - confidava a Don Bert
-

41.7 Page 407

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392
-V Sempre con Dia
gliene ho detto di quelle secche, tra le quali: "È una vergogna
che nella Città Santa si lavori di festa" K. - I1 Ministro rispose:
- Ecco, alcuni lo fanno per principio, altri per interesse; ma
me ne occuperò. Intanto comincio ad assicurarla che per quanto
spetta al Governo non SI tralascera niente per impedire questo
disordine; ii resto dipende dal Municipio. - E Don Bosco: "Blla,
se vuole, può impedirlo!". Il kfinistro ne prese nota, assicuran-
dogli che ne avrebbe avvisato il Municipio.
In quell'anno medesimo, ottenne, dailo stesso Guardasigilli,
che non venisse profanata, con un ballo carnevalesco, l'area
del Colosseo, bagnata dal sangue dei Martiri.
Il fascino della sua schietta parola brillava in tutto il suo
splendore, quando invitava direttamente qualcuno a pensare
alla salvezza deil'anima.
Un giorno era a pranzo dai Conte di Camburzano e tra gi'iu-
vitati v'era un generale in ritiro. I pensieri di fede non avevano
mai occupato di troppo il vecchio soldato, che era piuttosto
freddo nelle cose di pietà. I1 Santo, dopo aver ragionato a lungo
col Conte, colla Contessa e col generale, stava per ritirarsi, allor-
chè questi, che durante il pranzo non gli aveva mai tolto lo sguardo
di dosso, vivamente colpito dal suo modo di fare, gli si awi-
einò e: - i% dica qualche parola, esclamb, ed io la terrb qual
ricordo del suo incontro. - Oh, signor generale, rispose il Santo,
- preghi per me, preghi perchè il povero Don Bosco salvi la sua
animal Io pregare per lei? osservò il generale, scosso da quel-
iinaspettata raccomandazione. Piuttosto suggerisca lei a me
- qualche buon consiglio. -Don Bosco parve tentennare alquanto;
in fine, con accento marcato, rispose: Signor generale, pensi
- che ha anzora %%ag m d e battaglia da combattere; e, se la G m e ,
savà b m fortu%ato. - E quale? Signor gmerale, quella della
salvezza dell'aninea! - A queste parole tutti si guardarono in
faccia, ed il generale esclamò:,- Solo Don Bosco mi poteva par-
lare così francamente.
Nel 1884 si recò a fargli visita uno straniero, che lo intrat-
tenne a lungo parlando delie opere buone che compiva in patna.
Era un buon awocato, caldo sostenitore deila libertà deiia scuola,
fregiato dal Papa deiia decorazione d i commendatore, e che,
sebbene per la tristezza dei tempi si fosse ritirato dal pubblico

41.8 Page 408

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{ a n e g ~ odegli &ari, non tralasciaua di patrocina
tiente la buona causa. Don Bosco, che lo ascolta
iossore, e rispose: - Perchè mi parla così? - Perche Le'
tratta con tanta familiarità e C
confidenza. - L'altro tentò di cambiar discorso, ma il
- insistè sulla sua domanda, t
Quegli %&mandb: P
ella vuole suincolarsi
-sta Religione che pubblicunze%te difende cosl bene, la I>rati
Ah! signor Don Bosco, eiia ha già letto nel mio
è vero? - e bagnando di calde lacrime le mani del S
mendatore continuò
la pratiche~àe voglia
trarci, che ella ntabb
" X o mantevzuto la
giunto a casa mia,
tra pochi giorni! Glie ne la mia parola d'onore! Ah! D
l'Ordine suo non ha ancor fatto tutto il bene che dovrebbe
ma procuri di tenerlo in vita u.

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394
-V Semflve cm Dio
moglie di Ferdinando 11,già Re di Napoli, ebbe con lui un lungo
abboccamento, desiderando che le predicesse un awenire più
glorioso e il ritorno alla reggia; ma non ricevette che questa ri-
- sposta: - Maestà, mi rinaesce doverlo dire, ma Ella non vedrà
più Napoli! Ritornando a casa, Don Bosco narrava il colio-
- quio a Don Francesia che gli domandò: - E lei ebbe il corag-
gio di dir tali cose a quella povera donna' '% naturale, rispose:
mi chiedono la veritk e debbo dire la verità. - Questa risposta
giunse d'orecchio dei Re Francesco 11, che provò un vivo de-
siderio di parlare ai Santo. Difatti il 3 febbraio, in casa della
Duchessa di Sora a ViUa Lndovisi, Don Bosco celebrò la S. Messa,
fece un vibrato fervorino snlla fede, e, finito il ringraziamento,
si mise a disposizione dei Re, col quale si trattenne in privato
colloquio. I1 Re stesso portò il discorso sulle sue vicende, e ac-
cennando alla speranza di tornar di a pochi mesi a Napoli,
- pregava Don Bosco di dirgliene con schiettezza il suo parere:
e Don Bosco: SE vuol che le parli schietto, le dirò che Vostra
Maestù non t o r d pia s-l trono.
Colpito da questa risposta, il Re volle sapere su che cosa
si fondasse per parlare cosi: e Don Bosco, con grande serenità,
prese a ricordare come fosse stata trattata per tanti anni la
Chiesa dai Reali di Napoli: - Per pih di sessant'anni furono
in vigore le leggi Febroniane. Un vescovo non poteva dar la
cresima senza licenza del Re: non poteva ordinar preti, radu-
nar sinodi, far visite pastorali, corrispondere con Roma, senza
-il beneplacito del Sovrano. E questo si chiama protegger la Chiesa?
Francesco 11 tentò di giustificare, o meglio di scusare quel
procedere, adducendo ragioni politiche: e in ultimo osservava
come Re Ferdinando, suo padre, avesse cercato, di buon ac-
- cordo col Papa, di togliere non pochi disordini in vane parti
del regno. Si, è vero, rispose Don Bosco, ma le cause di tanti
mali religiosi non furono e non poterono essere rimosse. - E
tacque. I1 re ripiguò:-E se io tornassi sul trono dei padri miei,
non crede che le cose andrebbero meglio? - Maestà, rispose
Don Bosco, io conosco la vostra sincera devozione d a S. Sede:
conosco le prove luminose che ne avete date. Siete figlio di una
santa! ma il potere corrisponder&al volere? I1 mai idusso di
certi consigliexi non cercò forse per molti anni di tener accese

41.10 Page 410

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il 7 febbraio. Don Bosco celebrò nella cappella del palazzo;
venne presentato alla Regina, alla quale, con la consueta
plicità, parlò deila. chiesa di Maxia Ausiiiatrice, allora in C
d'altro, il Re, quasi scherzando, saltò su a dirgli: -Don Bos
Mia moglie desidera proprio di sentir da lei, se conferma que
che mi disse, quando ci parlammo a Villa Ludovisi... cioè se
torneremo a Napoii. - Maestà! I o non son erofeta: ma se
Francesia il dialogo che aveva avuto col Re e colia Regina
debbo rispondere cosi. In
secondo luogo il Signore li
Un ultimo episodio.
Per l'inaugurazione 'de
Prefetto di Torino aveva
più che doveva presiedere la cerimonia S. A. R. il Principe
deo di Savoia; e si fece anzi un dovere di trovarsi egli

42 Pages 411-420

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42.1 Page 411

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396
V - Sempi'e Ion D i o
- a Lanzo, insieme con la musica deli'oratorio, anche uper libe.
rare come diceva - il direttore da un imbroglio x.
La cerimonia ebbe luogo i1 6 agosto 1876: e vi parteciparono
i Ministri Depretis, Nicotera e ZanardeUi, rappresentanle del
Re, col seguito di circa 400 invitati. Don Bosco attese il corteo
sulla soglia del collegio, salutò i Ministri, e, s e ~ t iol rinfresco,
andò a sedersi con loro all'estremità del giardk~o,presso un ta-
volo di pietra. Nicotera portò ii discorso sui viaggi frequenti
del Santo, sulle sue visite ai Vaticano, e: - Dicono, esclamò,
che Lei abbia relazioni piuttosto intime col Papa. - Io vado
a visitare il Sommo Pontefice, il qriaie mi riceve sempre con
grande bontà: rispose Don Bosco. Ro relazioni più o meno strette
con lui, secondo che Sua Santità si compiace concedermi. D'ai-
tra parte ho anche libero accesso presso i Ministri. Vedano! an-
dava da loro per sbrigare i miei &ari, ed essi non mi facevano
mai aspettare in anticamera: subito era introdotto. Uscendo dal
ministero, ritornava immediatamente dal Santo Padre, e senza
far anticamera poteva trattare anche con lui di tante questioni,
e in questo modo si aggiustarono molte cose. Posso dir anche,
che Sua Santità aveva in me una grande fiducia e dentro certi
limiti mi lasciava pieni poteri di trattare. Anche S. E. il Ministro
Vigliani mi dimostrava una confidenza straordinaria, e in molte
cose mi lasciava quasi piena libertà di agire, malgrado sapesse
... che io era più papalino del Papa!
- Il senatore Ricotti, lo storico, volle osservare: Don Bosco
fa troppi preti e troppi professori. - E if Santo, di rimando:
- Ma, signor Senatore, io faccio troppi preti? Le dirò che son
pochi in conironto del numero grandissimo di quelli che sono
entrati negli &ci deilo Stato, nella milizia, neUe professioni
dotte, neile arti e nei mestieri. Non capisco poi come ella possa
dire che un prete si faccia torto, cercando d'istruire a k i perchè
l'aiutino nel suo ministero. Credo che, dai primo all'ultho, i
signori che mi ascoltano, desidererebbero d'infondere in altri il
proprio spinto e formare ii maggior numero possibile di uomini
simili a SE, intenti specialmente al bene pubblico. È quindi na-
turale che un prete voglia fare altri preti. Che direbbero di un
- militare che non cercasse di far buoni soldati?... Se trascurassi
di far dei preti, si direbbe che non amo la mia divisa. Dou

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Bosco ha ragione! risposero in coro i ministri. - Qumto
condo punto, npiglib ii Santo, sono io che faccio troppi
- torto. D'altronde, guai se nei
Questi signori e somdend
- rebbero per le feste.
Don Bosco ci chiude la
delli?
cose terrene, d a preziosità deiie cose celesti, ai giudizi di
cera confession

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3g8
V - Sempre con Dio
- Ma dica un po': ella a e d e che noi ci salveremo? - lo in-
terrogarono quei signori con un misto di curiosità e di leggerezza.
... - - Eh! io lo voglio sperare, rispose Don Bosco, perchè la grazia,
la misericordia del Signore è così grande &la noi non abbiamo
voglia di convertirci tanto in fretta! - il che vorrebbe dire che
- desidererebbero bensì di convertirsi... ma perb continuando...
... oppure che lo desidererebbero, ma che non si sentono
Sì,
è per l'appunto così; replicarono queiii. - E dora, concluse
Don Bosco, io non avrei altro a rispondere se non ciò che ha
detto quel signore poco fa: D e s i d e r h... con quel che segue.
Anche questo discorso cadde, e s'entrò in altri argomenti, e
Don Bosco, di quando in quando, non tralasciava di far sentire
qualche verità un po' scottante. La sua dolcezza però e la sua sem-
plicità di maniere escludevano ogni ombra di acrimonia e di offesa
personale, sicchè tutti gli stavano attorno attenti, scherzando
giovialmente, senza, si può dire, aim segno di disprezzo o
di scherno. Don Bosco li aveva interamente guadagnati. A poco
a poco altri senatori e deputati e signori s'erano uniti al crocchio:
e i Ministri lasciarono 2 giardino, seguiti da tutti gli altri. Don
Bosco aveva da una parte Nicotera e dall'altra Zanardelli. De-
pretis gli andava dietro. Scesero sotto i portici, si awicinarono
alle sedie, fecero sedere Don Bosco nel mezzo, e, ancor per qual-
che tempo, tennero circoio. Don Bosco era proprio il re della
festa! Quando s'alzarono, lo invitarono con vive istanze a cola-
zione; ma 3 Santo si scusò, ringraziando. Erano divenuti espan-
sivi, allegri e, diremmo quasi, afiettuosi! Quel ricevimento cor-
diale li aveva addirittura entusiasmati! Zanardelli manifestò la
- più viva compiacenza; e Nicotera, accomiatandosi, disse aperta-
mente: Ho provato un contento grandissimo, s+, una sodisfa-
ziolte come forse si p ~ o v asolo u%a volta sella vita. - Eccetto C&,
riprese Zanardelli, si vedsse un'altra volta nei collegi di Do%Bosco1
Dopo pranzo, sedendo sotto i portici con vari chierici e sacer-
- doti, il Santo diceva:
Credo che da molto tempo quei Ministri e Deputati non
sentimero più tante prediche, quante ne hanno sentite a Lanzo.
Da una parte son povera gente, che non sentono mai una parola
detta col cuore, o una verità espressa in modo da non inasprirli.
Io li ho ricevuti cordialmente e ho detto loro, col cuore alla mano,

42.4 Page 414

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quanto Soccasioue mi portava a dire; ed anche certe verità che
potevo dire senza offenderli, le ho dette tutte nel modo più
schietto. Forse non hanno mai fatto gii Bsercizi spirituali, ma
credo che questa volta, anche senza andare a S. Ignazio, ne ab
biano fatto una muta! D'altra parte, abbiamo quel detto ev
gelico: Date a Cesare, quel che è ddi Cesare: e anche questo va
servato. Non abbiam fatto altro che prestare ossequio ad auto
che in punto di morte avranno tutti ii desiderio
accanto ai loro letto!
Padre, viene la rivoluzione. Che debbo far io? debbo chiude
neiia celia a pregare o cacciarmi in mezzo al fuoco per opera
- Essi vorrebbero servirsi di noi per fare ii male. Possiamo
servirci di loro per fare ii bene? A cui ii Santo Padre, t

42.5 Page 415

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CAPO XPI
IN BRACCIO ALLA PROWIDENZA
Chi studia la vita di Don Bosco non tarda a conoscere che tre
virtù in Lui giganteggiarono straordinariamente: la fede, la ca-
rità, e l'illimitata confidenza in Dio. Ma, se la sua carità era cele-
brata universalmente, forse non furono apprezzate, come menta-
vano, la sua fede e la sua speranza nella Divina Provvidenza:
eppure l'una fu l'ispiratrice, e l'altra il sostegno della sua carità.
Chi gl'infuce tant'amore per le anime e lo rese così santamente
audace da intraprendere, con una calma che al mondo sembrava
imprudenza, opere colossali, che destarono la meraviglia di tutti?
l'amor di Dio e la fiducia in Lui. Quand'era persuaso che un'opera
era voluta dal Signore, non dubitava più della sua Suscita, mal-
grado vedesse sorgere, a contrastarla, mille dincoltà.
- c< Coll'aiuto di questa Divina amorosa Prowidenza lasciò
- scritto ai Salesiani abbiamo potuto fondare chiese e case,
- fornirle di suppellettili e prowedere agli ailievi che entro vi
sono P. Ma di queste opere protestava assai speso - Don
Bosco non è che umile strumento: artefice ne è Iddio. Or tocca
all'artefice, non ali'istrumento, a proweder i mezzi di compierle
e di mantenerle; a noi tocca solo di mostrarci docili e pieghevoli
neUe sue mani u.
- Oh o la sua confidenza in Dio e nella Beata Vergine era porten-
tosa! - esclama il Card. Cagliero. Durante i 35 anni che stetti
al suo fianco, non mi Scordo d'averlo veduto un sol momento
infastidito, scoraggiato ed inquieto per i debiti dei quali era ag-
gravato, eziandio peI sostentamento dei suoi giovinetti S. Quante
volte, o per le conseguenze della guerra, o per altre vicende, la
sua famiglia adottiva si trovb neiie strettezze1 Si sapeva che pel

42.6 Page 416

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domani non c'era un pezzo di pane nella credenza, nè
- - Lesimo nella cassa; ma Don Bosco, sempre tranquillo e
allegro: Mangiate, o figlioli, diceva, chi ce ne sard!
la Provvidenza
dei giovani ricoverati cresceva ogni giorno e le
tempi si facevano gravissime, non dovette mai di
inero dei ricoverati per mancariza dei necessario.
iTon s'infastidiva per i bisogni quotidiani, n&per S a w
deil'opera sua; ma ripeteva, assai spesso, nei sermoncino
ottenuto il segnalato favore; ringraziamola
a pregare, e il Signore non ci abbandonerà!
Sostegno incrollabile della sua
Nelle strettezze ricorreva sempre alla preghie
che ai suoi preghiere particolari.
Sui principio del 1858 doveva
già al 12, e nulla era venuto a convalidare le speranze dei
In quelle strettezze, egli di
bisogno d< m a grazia p
- il tempo che v i rimarrò, procwrate che q u a l c ~ mdi voi sia se
ia chiesa a pregare. Così fece, e i giovani ubbidirono. Ed
che, giunto presso la chiesa della Missione, gli si awiciua
sfonosciuto, il quale gli presenta una busta, con entro pa
chi biglietti da d e . Maravigliato d i quel dono, Don Bosco
- tava nell'accettarlo:
- Prenda. e se ne gio
lo sconosciuto e si allontanò senza palesar il no
Sutando qualunque ricevuta.
L'anno appresso,
- 26 G. B. Leaoulra. Vita di S. Giouormi Bosco. Vol. 11.

42.7 Page 417

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402
V - Sempe con Dlo
- ail'ora del pranzo, pronto per uscire. Maravigliati narrava il
- Card. Cagliero - noi dicemmo: Oh! Don Bosco, non mangia
oggi con noi? - Non posso, rispose, pranzar oggi ali'ora solita,
anzi (soggiunse rivolto a Don Alasonatti prefetto, a Don Rua,
a me e ad altri chierici) biso,pa che, usciti di refettorio, facciate
in modo che, da adesso h o aiie tre, dinanzi al SS. Sacramento
vi sia sempre qualcuno di voi e qualcuno dei nostri fanciulli,
scelti tra i migliori per pietà e fervore. Stasera, se otterrò la
- grazia che ci è necessazia, vi spiegherò il perchè di queste pre-
ghiere. Eseguimmo i suoi ordini, e si pregò fino aiie 3. Verso
sera amvò Don Bosco, tranquilio e calmo come quando era
partito a mezzogiorno, e, rispondendo aile importune e curiose
dimande dei suoi, disse che, avendo da pagare diecimila Ere al
libraio Paravia, era uscito in cerca di provvidenza, e dopo aver
fatto una visita d a Consolata, giunto in un vicolo p r w o la
chiesa di S. Tommaso, gli si era avvicinato un servo che, a nome
dei suo padrone, gli aveva consegnato un pacco di cartelle del
debito pubblico, con cui aveva potuto pagare le diecimila lire,
dovute a Paravia per la stampa deiie Letture Cattolich~,e sodi-
sfare ad altri urgenti bisogni. E neppur queiia volta aveva potuto
- sapere il nome dei donatore!
Quando Don Bosco faceva ai suoi queste confidenze no-
tava il Card. Cagliero - <I noi vedevamo ii suo volto più rag-
giante dei solito, udivamo la sua voce più affettuosa e soave,
non tanto per la gioia e per la meraviglia, quanto per la grati-
tudine e l'amore verso Dio...».
Nei 1860, aila vigilia di una festa, verso le 11 del mattino,
si presentava al Santo ii fornaio, dicendogli bruscamente che, se
non fosse stato pagato ali'istante, non avrebbe mandato più un
pezzo di pane; e dire che in casa non ce n'era che il puro ne-
cessario per il pranzo! A nulla valsero le buone parole e le pro-
messe. Don Bosco, subito dopo pranzo, mandò a prendere ii
cappello e ii mantello, e disse a Turchi, Anfossi, Garino e ad
altri chierici: - Fatemi il piacere: andate in chiesa a pregare
per circa venti minuti innanzi al SS. Sacramento, secondo la
- mia intenzione. Datevi ii cambio, due aila volta, sino D o r a
in cui andrete a far scuola. Ed usci. Si seppe ali'indomani
che, mentre camminava per la città, senza mèta. fu avvici-

42.8 Page 418

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no e dopo averlo intrattenuto in altri discorsi,
segnato un plico, contenente appunto la somm
sognava.
Circa il 1862,un giornoilSanto doveva dare v
va. Don Bosco apre Sinvolto, e vi trova s e t t e d a
al Santo tremila lire, precisamente la somma occo
gare quel debito.
per tempo ne fui avvisato, come prefetto deiia casa. Mi tra
affatto sprovvisto di denari. Andai da Don Bosco, ed egli s
vava nelle condizioni mie; per soprappiù, doveva lo stesso mat
tino allontanarsi dalla città. Pieno di Gducia in Dio mi n
- Va' nel tuo uf6ci0, chiama colui che dovrai spedire colia
somma aii'esattore, e fa' che attenda nel tuo ufficio: ed il Si
biamo stamane fare un pagamento aii'esattore. - Non è gr

42.9 Page 419

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404
V - Sewpre con Dio
s o m a quella che ho da darle, non sono che 300 lire. - Preci-
samente queilo che desideriamo: V. S. è proprio Sistrumento
deila Provvidenza; favorisca portarle a Don Rua, che le aspetta
con tutta divozione. -Egli venne da me, e udito il caso, pianse
di contentezza. Io spedii immediatamente ii giovane che te-
neva preparato all'uopo. Questi, al ritorno, ci raccontò che era
stato spiccato un ordine di sequestro; ma che, essendo egli giunto
prima che l'incaricato fosse partito, potè ancora impedirne l'ese-
cuzione s.
Altra volta, pressato di nuovo dai fornaio, cui doveva una
somma rilevante, Don Bosco usciva di casa in cerca di denari.
Un buon signore aveva una beila elemosina da portare all'Ora-
tono, ed era deciso di recarvisi il sabato prossimo, giorno in cui
era solito far visita a Don Bosco. Ma quei mattino, che era mer-
coledi, a un tratto sentì mutata la sua volontà; un pensiero lo
molestava con insistenza e non riusciva a scacciarlo: "l'Oratorio
dev'essere irt necessità!"; quindi prese ii denaro e lo portò a Don
Bosco. Non è a dirsi la reciproca maraviglia quando s'incontra-
rono, e vennero a conoscere l'uno il bisogno urgente, l'altro la
prowida ispirazione.
Questi casi awenivano più frequentemente negli ultimi anni
deila vita del Santo, perchè da una parte crescevano i bisogni,
e d a a l t r a la malferma salute gli impediva di adoperarsi a cer-
car soccorsi come un tempo.
u'irovandomi in Roma col Servo di Dio nel 1882 - narra
Don Berto - il sacerdote Don Dalmazzo, parroco in d o r a deila
chiesa in costmione ad onore dei S. Cuore di Gesù, doveva n e k
giornata fare un pagamento di lire cinquemila all'impresario.
Marinato, era già venuto da Don Bosco più volte, per avere
questa somma, dopo aver esauriti tutti i mezzi per pi.ocurarsela,
quando improvvisamente viene una lettera, assicurata, daila
Francia, con sopra Sindicazione, sia neii'estemo che nell'intemo,
che conteneva quattromila lire ali'indirizzo di Don Bosco. Aper-
tala, invece di quattromila lire, se ne trovarono cinquemila,
e, facendo io le meraviglie, Don Bosco disse: - Don Dalmazzo
- n'aveva bisogno di cinquemila, ed ecco il perchè invece di quattro
ve ne sono cinquemila. E Don Bosco ne accusb ricevuta o.
Nell'agosto del 1884, era ospite, col ch. Viglietti, dei Vescovo

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di Piierolo. Stavano seduti su d'un muriccio nel giardino de
fogli. Nell'uno si chiedeva la restituzione di trentamila liie
maraviglie. a Si erano ssese 30.000
in Mathi Toiinese, perchè servisse
n a Ausaatnce. Don Bosco era a
lone, e studiava seco stesso ii
stro, che aveva eseguito quei 1
che nulla sapeva di tutto ciò,
contenente 30.000 lire per le
siero fosse stato queiio di
lire e che perciò egli era s
sua Provvidenza. Il Conte
consolazioue >>.
Don Rua e Don i,
d'urgenza la somma
e la mancanza di
Mentre si pensava
la busta ad una
avanti e abbisogna subito di miUe franchi; e una signora di M

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43.1 Page 421

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406
-V Ssm#re con Dio
ciglia, la quale bramava e sospirava di rivedere un suo fratello
religioso a Parigi, contenta d'aver ottenuta una tal grazia dalla
Madonna, dona nello stesso giorno 1000 lire a Don Albera. Don
Ronchail, il quale versa in gravi strettezze, ha bisogno ad ogni
costo di quattromila franchi; e una signora scrive oggi stesso a
Don Bosco che mette a sua disposizione quattromila franchi.
Don Dalmazzo non sa più dove andare a battere per aver da-
naro; ed oggi un signore dona per la chiesa del Sacro Cuore una
somma considerevolissima!...
ii 14 agosto 1886 Don Durando era andato da Don Bosco
e, per far fronte ad urgenti necessità, gli aveva portato via tutto
il denaro ricevuto in quei giorni. Appena uscito Don Durando,
entrb un fo~estiero,che da qualche tempo attendeva da solo
nella stanza d'aspetto. Don Bosco gli disse: - Scusi se l'ho fatta
aspettare: il Prefetto deila Congregazione è venuto e mi ha preso
tutto il denaro che avevo: ed ecco Don Bosco povero, senza un
quattrino! - Ma, signor Don Bosco, osservò, quel signore, se
h questo momento ella avesse urgente necessità di una somma
- come farebbe? -Oh la Prowidenza!... la Prowidenza!... esclamò
Don Bosco colle lacrime agli occhi. SP.f.. Provvidenza... Prov-
videnza... va tutto bene, ma ora ella è senza denaro, e se ne ab-
bisognasse in questo momento? - Iu tal caso, riprese Don Bo-
sco con uno sguardo misterioso, direi a lei: "Mio buon signore,
vada nell'anticamera e troverà una persona che reca un'offerta
a Don Bosco". - Come?... dice dawero?... ma di là non c'era
nesuno quando io entrai... chi le ha detto ciò? - Nessuno, ma
- io lo so, e lo sa M d a AusiIiatrice. Vada... vada a vedere.
- Quei signore va in anticamera e vedendo un altro signore:
Eila, gli chiede, viene da Don Bosco? - Sì, vengo per portargli
un'offerta. - Non è a dire come rimasero tutti. Ad una voce
si lodava e si ringraziava la Divina Prowideuza!
Talvolta questi soccorsi straordinari venivano anche dagli
umili, dai quali del resto abitualmente affluivanoal Santo tante
elemosine, da sorpasare tutte quelle dei ricchi messe insieme.
Un giorno chiese di parlare a Don Bosco una povera doma
di ciica 75 anni. Si credeva che venisse per qualche supplica,
-ma: - No, queiia rispose, ho bisogno di parlare con Don Bosco
e, giunta alla presenza del Santo: -Sono una povera vecchia,

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disse: ho sempre lavorato per poter vivere: avevo un figlio e
diretti, mio figlio prima di morire mi disse di dare in elemosi
tutto quello che mi fosse soprawanzato. Ecco, ho cento f
risparmio di 50 anni di lavoro continuo, e li consegno a
Signoria. Ho ancora quindici franchi e li conserv
e sarà affare di pochi giorni.
bisogno, verrò io a domandarle l'elemosina, e anche lei, facendo
mela, ne avrà ii mento. E verrà poi a vedermi ammalata?
Oh! certamente. - I1 giorno dopo, commosso dalia carità C
due giorni, e un'altra donna venne a chiamarlo. Don Bos
chiamato. - Si; ho bisogno di ricevere i SS. Sacr
ricevette con fede, e morì serenamente.
Don Bosco era delicatissimo con tutti i benefattori, e
gnore mostrò più volte
coniugi senza prqle gli diedero, a varie riprese, mentre si c
la chiesa di Maria Ausiiiatrice, seimila &e. Che è, che
dopo alcuni anni, in seguito soprattutto ai
presso cui avevano depositato quasi tutto
varono ridotti in miseria
- Ebbene, replicò Don Bosco, ella
che ha dato a Lei, nella misura che ne avrà bisogno;- eda quel
momento ogni mese mandò loro cento lire. Alia restituzione deiie

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digio di carità, una di queiie invenzioni di cui solo i Servi di
come i Belsunce di I~Iarsigliae i Bosco di Toiino, sanno fa
autori. Già mi ha inteso. Dire 1
ritrovato d i Gin?zduia e del s
2,fi pare che un tratto di quest
p a p e morali per far conoscere ed amare una Religione
adattarsi così bene ali'uomo, rendersi umile ed amabile ai
'
ed ai piccoii, e tutto accetta queiio che può giovare ai
e sowenire ai suoi bisogni I).
Ma un'aitra volta, come narra il prof. Don Giovanni
quando (idue signori si recarono a portargli lire
il comitato stesso del
movevano a1 suo passaggio e gli mettevano in mano
somme. (r Ricordo - narra Don Francesco Cemti
tutto la predica, o meglio coiiferenza,che fece a
egli stesso a questuare, e lo fece con queste parole: u Voi vi
mano, e vado a chiedere l'elemosina pef amar s
Ed era delicatissimo nel domandare.
Quando andava a cercare elemosine, si limitava a
con discrezione i suoi bisogni; e, se gli davano qualche
prendeva: se non gli davano nuiia, non insisteva. « I bis
diceva - è necessario f a d i conosc

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4x0
V - Sempre con Dio
possono nepfiure fiensare ad aiutarci; ma quando li ctmoscono,
facciaw quello che il cuore loro insfiira; io non insisto di pizi ».
Nel 1881 il Curato di S. Giuseppe a Marsiglia desiderava che
facesse conoscenza con una ricchissima signora, che, pus nutrendo
vivo desiderio di soccorrere le Opere Salesiane, aspettava che
Don Bosco glie ne facesse richiesta. Il Santo parlò a lungo con
lei, e, congedatosi, la lasciò addirittura stupefatta perchè durante
l'intero colloquio, anzichè esporle i-propri bisogni, i'aveva calda-
mente esortata a continuare le elemosine che era già usa iare.
La pia signora ne parlò al Curato, che ail'indomani le accompagnò
a casa il Santo. Si tornò a parlare di opere di carità, ma Don
Bosco non chiese nuiia: conosceva le intenzioni della signora,
e gli bastava. Fu questa infatti, che entrò in discorso, dicendosi
pronta ad aiutare le Opere Salesiane. Don Bosco, allora, le rispose
che le avrebbe mandato il conto delle spese sostenute in Mar-
siglia, non appena l'avesse avuto dali'architetto. Infatti, avutolo,
glielo mandò: ammontava a 60 mila lire. La signora, quando
l'ebbe visto, dicse semplicemente: - Va bene; prendo su di me
l'impegno di pagar tutto a rate, prima della fuie deli'anno. - E
mantenne la parola. Questa donna così generosa era Anna Prat.
AUo stesso spirito e allo stesso nliale abbandono neiie braccia
- deiia Divina Provvidenza, Don Bosco voleva fossero educati i
suoi figli. - Ricòvdati era solito a dire a questo o a quel di-
rettore delle sue case, che gli esponeva la propria ripugnanza
a battere alle porte dei ricchi in cerca di elemosina - ricòrdati
che la carità non sono essi che la fanno a te: ma sei tu che la fai
a loro, dando loro I'op$ortwiti di farsi dei meriti!
Nel 1871 inviava il prof. Don Paolo Albera, con due altri
salesiani, a fondare la casa di Marassi, presso Genova. Don Al-
bera si era preparato un poco di scorta di denaro per gli inizi
della fondazione: ma prima di partire, il Santo gli chiese se
avesse bisogno di qualche cosa. - No, signor Don Bosco, la rin-
grazio; ho già con me cinquecento lire. - Oh mio caro, gli ri-
spose Don Bosco, non è mica necessario tanto denaro; non vi sarà
la Provvidenza a Genova? Va' tranquillo, la Provvidenza ci sarà
anche per te; non temere. - E, tratte dal cassetto poche lire,
gliele diede, ritirandogli il biglietto da cinquecento.
*TI serbare qualunque somma per i bisogni del domani sem-

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- XII In braccio aJla Provviàenz
brava al Santo un'offesa alla Divina Provvidenza. Xel
all'incirca IOO mila lire. In quefie
samente la sera del 29 apriie, dopo le confessioni, presenti
preti dell'Oratorio, tra Don Bosco e Don Rua, che era pr
od amministratore della Pia Società, awenne un dialogo in cui,
accanto all'eroica fiducia di Don Bosco, brilla l'ammirabile pru-
denza del suo fido aiutante. - Senti, Don Rua, tutti domandano
danaro, e mi dicono che li mandi via colle mani vuote. - Questo
succede per il semplice motivo che le casse sono vuote. -
vendano quelle cartelle che ci rimangono, e cosi si far&fronte
conti. Lo riserbo per pagar fra qui
-Ma no, questa &unafollia;lasciar insoluti i debiti che potr
pagar oggi, per mettere da p
q" a qnindia giomi! - P
... ~agamenti Ma come faremo allora, dovendo pagare
- così grossa? Mora il Signore prowederà; inco
-Ma la prudenza
qua* hai: si sodisfino tutti quelli che si possono sodisfare,

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4x2
V . S e ~ n p econ Dio
e ciò che accadrà in seguito, lasciamolo nelle mani del Signore.
- E soggiungeva: - Non mi è possibile trovar un prefetto che
interamente m i secondi, che sappia cioè confidare in modo i%-
mitato neila Divina Provvidenza, e non cerchi di ammassare
qualche cosa per prowedere al futuro.Io temo che, se ci troviamo
così in strettezze, sia appunto perchè si vogliono far troppi cal-
coli. Ed è cosi; quando in questo c'entra l'uomo, Dio si ritira!
a Talvolta accadeva - conferma Don Rua - che nel corso
di Qualche impresa molto costosa io mi presentavo infastidito
per la moltitudine dei debiti a pagarsi. Egli, senza conturbarsi
menomamenie, sorridendo, mi diceva: - Ah! uomo di poca fede!
sta' tranquillo che i1 Signore ci aiuterà. - Questa fiducia era
tanto appoggiata alla Divina Provvidenza e non alle sue forze
e sollecitudini, che nell'ultima malattia, conoscendo che eranvi
moltissimi debiti a sodisfare per la fabbrica del Tempio del Sacro
Cuore a Roma e per vari altri motivi, mi proibì di farne conoscere
al pubblico la gravità, assicurandomi che la Prowidenza non
sarebbe mancata. L'effetto diede tutte le ragioni alla sua iiiimitata
confiderza in Dio; giacchè, dopo la sua morte, senza pur far cenno
delle strettezze 'nostre, arrix?arono tanti soccorsi da potere far
fronte non solo alle spese generali àelle Case, ma ancora da poter
somilliilistrare in media mille franchi al gionio per poter pagare
i debiti della Chiesa, e qnesto durò per tutto Sanno, così che io
solo potei mandare a Roma, nel corso di quell'anno, oltre tre-
centoquarantamiia franchi. Cosa più ammirabiie fu, che gli aiuti
arrivarono da fonti ben sovente a noi affatto sconosciute, come
a mo' d'esempio, un c u p e di sessantdla franchi, da persona
che non volle manifestare ii suo nome >).
Era cosi manifesto l'aiuto della Divina Provvidenza neiie
opere del Santo, che quanti lavoravano per lui o inviavano prov-
viste ali'Oratorio, andavano ripetendo: - Fossimo sicuri di
essere pagati da tutti, come da Don Bosco! Qualche volta ri-
- tarda, ma non manca mai, perchè ha la Divina Prowidenza a
sua disposizione. - I1 capomastro Carlo Buzzetti diceva: Per
me, una parola di Don Bosco vale più d'una cambialei

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divina.
Si è già detto delia povertà delia mensa di Don Bosco.
essa aveva riscontro in ogni altra cosa.
Povera era la sua stanza. Per quarant'anni usò gli stess
bili, semplici e vecchi, e non voile mai tende d a finestra, non
striscia di tappeto accanto al letto, neppur d'inverno, un C
pripiedi su di esso. AUe povere masserizie aggiunse soltanto
abbellirgli alquanto la stanza con qualche linea decoiativa:
osservare che sarebbe stato
della sua camera, chè v&

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4%
V - Seinpfe con Dio
- gnava: ma non potei mai ottenerne il permesso, dicendomi:
Non dimenticarti che s i a m $averi; e questo s$irito di povertd dob.
&amo averlo non solo m1 cuore e nel distacco del medesimo dalle
cose materiali, ma dinzostrarlo anche esternamente in faccia al
m d o v.
Povere eran le sue vesti. La taiare, benchè di panno grosso-
lano, servivagli per tutte le stagioni. La biancheria era di ruvida
tela. Soleva dire graziosamente che ciò che riparava il freddo
d'inverno, impediva pure il caldo d'estate; e non voiie mai in-
dossare camice di tela fina o soppressate. Portava scarpe gros-
solane, perchè meno costose: gli stessi fazzoletti erano affatto
ordinari. In occasione dei suo onomastico, gli ex-allievi esterna-
rono più volte il desiderio di offrirgli qualche oggetto personale,
ma egli li persuadeva a provvedere piuttosto arredi per la chiesa.
Chi era incaricato della sua stanza, racconta che, avendo
mandato ad aggiustare la sua manteiiina d'estate, il sarto vi
mise per legacce delle fettucce di seta. Vedutele, il Santo disse.
-Non va bene per Don Bosco; - e volle che si sostituisse~ocon
fettucce ordinarie di lana. Altra volta un benefattore portò ai-
l'Oratorio alcune camice nuove, molto beiie e ben lavorate,
(icoii'intenzione - narra la stessa persona - che io le facessi
usare da Don Bosco. Difatti al sabato sera posi una di quelle
camìce sopra il suo letto, ma con sorpresa la trovai il mattino
seguente ailo stesso posto. Incontratomi con lui, egli mi disse:
-Sono camice da darsi ad un povero prete? - Se non le dò a lei,
a chi devo darle? gli risposi. - Dàile a &hia buon tempo v.
Preferiva ciò che gli veniva dato in elemosina. Talvolta ve-
niva regalata aiia casa qualche taiare fuori d'uso, ed egli, se ne
aveva bisogno, la teneva per sè. < M i ricordo, narra il Card. Ca-
gliero, l'esempio che ci dava Don Bosco, quando riceveva dal
Ministero deiia Guerra scarpe, cappotti, calzoni militari già usati,
oppure &utati o lasciati in fondo dei magazzini e rosi dai tarli,
ed eziandio coperture da cavalli, percbè gli alunni deii'Oratorio
potessero ripararsi dal freddo. Egli, senza far distinzione fra s&
e i suoi poveri orfanelli, in casa servivasi di queiie scarpe, di quei
calzoni e anche dei cappotti, che talora portava anche fuori di
casa, specialmente quando doveva uscire di notte, benchè non
fossero certamente panni comodi ed eleganti. In molti invemi,

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quante volte l'abbiamo visto indossare
nero, da soldato, sopra la veste taiare,
fuori di chiesa' Xel 1866 e negli anni s
volte a Bisio Giovanni un paio di quei calzoni, p
tasse per suo uso, aiTermando che gli andavano tanto bene.
una grigia gualdrappa da cavallo era stesa sopra il suo tetto p
coperta s.
Nota il Card. Cagliero che il Santo uabomva dal vestire il
frak (abito corto); ma un giorno del mese di maggio, colto per
istrada da un acquazzone terribile, giunse a casa tutto inzup-
pato, e non avendo altra sottana con cui cambiarsi, discese in
chiesa con un lungo fvak che aveva avuto in regalo da m s
amico sacerdote; e hi aliora che, predicando d
l'altare il sermoucino della Madonna, abbiamo potuto scor
le sue calze e i pantaloni, rattoppati e in poverissimo stato
Accadeva sovente che, dovendo mettersi in viaggio
tarsi a qualche rispettabile persona, non aveva
niente e lo chiedeva in prestito a' suoi, che erano ben
frirgli le scarpe, le calze, la sottana, il pastrano, la mantelli
e talora anche il cappello. Nel 1858, prima di pa* per Rom
si recò a trovare la famiglia Nazè de la Roche; e la figlia, da
migella Lorenzina, ricordava che il Santo vestiva una talare ram
- mendata. Signor Don Bosco, osservò la madre,
- mica a Roma con codesta veste? Eh! si, rispose il Santo;
la %igliore che abbiamo in casa, e Izon è mia, ma di Don Alas
%atti che me l'ha #restata.
Vesti sempre poverissimamente. Un giorno, scrive Giuseppe
Brosio, io e lui eravamo nel cortile di un palazzo in via A16eri
per andare a far visita ad un nobile signore. Don Bosco era ve-
&ito da festa aveva indosso un abito e un mantello molto vec-
chio, un cappeiio che aveva perduto tutto il pelo. Io, volgendo
a caso lo sguardo a terra, vidi che i legacci deiie sue scarpe gro
lucide ma rattoppate, erano funicelle tinte con inchiostro.
Come? io gli dissi: gli altri sacerdoti quando vanno in casa
personaggi distinti si pongono alle scarpe fibbie d'argento e
neanche legaccioli di seta o di cotone, ma corde! Questo trop
Tanto più che, avendo una veste corta, fa indec
Mi attenda qui, che vado a comperarle un soldo di cordonci

44 Pages 431-440

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44.1 Page 431

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416
V - Sene$re con Dio
- di lana. - E m'incamminavo. Aspetta, vieni qui, mi disse
Don Bosco, debbo ancora avere un soldo. - E cercando per
ogni parte deiie sue saccocce: - Farb come tu dici - soggiun-
geva. &, nell'atto che mi porgeva il soldo, una vecchia si a d -
cina domandando l'elemosina. Don Bosco ritirò subito la mano
e donò alla vecchia quel soldo. Mora io volevo assolutamente
comprar la fettuccia a mie spesc, ma Don Bosco mi trattenne,
e non ci furono ragioni che potessero indurlo a permettermi ciò
che ei chiamava uno spreco di danaro v.
Oh! qual conto faceva del danaro! Economizzava in tutto.
Non si preoccupava mai di procurarsi nuovi capi di vestiario,
aiiorchè quelli, che aveva in dosso, erano divenuti inservibili, e
ne lasciava ad altri il pensiero: ma quando si trattava di fargli
indossare una taiare nuova o un mantello nuovo, si durava fa-
tica ad indurvelo. Se gli si adduceva la necessità di un conve-
niente decoro, rispondeva che il decoro deli'ecclesiastico e del
religioso è la povertà, accompagnata daiia puiitezza deila per-
sona, nel che, a dir il vero, era perfetto.
Anche nei viaggi usava la maggior economia e praticava la più
stretta povertà. Per vari anni, nel recarsi a fare gli Esercizi spiri-
tuali al Santuario d i S. Ignazio, vi andava a piedi, percorrendo
oltre 40 chilometii in una sola mattinata. Recavasi a piedi anche
da Torino ai Beclzis, facendo a u n dipresso lo stesso percorso.
Anche le passeggiate coi giovani, ordinariamente le faceva a piedi,
o tutt'al più si serviva di un somarello.
Nei viaggi, per quanto era possibile e dove non vi fosse ragione
di far altiimenti, prendeva la terza classe. Racconta il Cardinal
Cagliero che il capostazione della linea Torino-Lanzo, vedendo
il Santo entrare in una vettura di terza classe, lo pregò istante-
mente a discendere e gli assegnò, insieme ad alcuni suoi sacerdoti,
una vettura di prima classe. Si arrese il Santo, e durante il viag-
gio scherzava dicendo: - Oggi viaggiamo da conti e da marchesi,
senza averne però il reddito. - Un'altra volta, venuto a sapere
- che uno dei nostri aveva, seppure per breve tratto, viaggiato
in prima classe, ne ebbe dispiacere pandissimo, e disse: Ecco
uno sfireco ed un affro?tlo fatto alla Divisa Proovidenza!
Don Bosco non si considerò mai il padrone, ma il semplice
aìnministrato~edei tesoti che gl'ulviava il Signore. Per questo

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vero chi non lo è; o che venga mantenuto dalla carità chi
- - di che sostentarsi da sè, o per mezzo dei suoi. (I Avendo due
al Coilegio di Lanzo narrava il signor Giovanni V&
mandai a Don Bosco una diminuzione delta pensione. Cib
in bisogno, o venissi a m
voluto bene, egli tenà gratis i tuoi giovani nelta sua
Nemmeno verso i suoi modesti uip
gheggiare comunque con i beni delta
occupb deiia loro educazione; cedendo
anche aila caniera degli studi, ben contento, anzi felice, se
cuno si fosse awiato aiia carriera ecclesiastica; ma quando
che non era queiia la via per cui li chiamava ilSignore, li rin
a casa perchè attendessero d a campagna. (iIo non
di voi, nè awocati,
lavoro di vostro padre I).
B vero che un di
di campagna, ma
ceiliere di pretura; ma lo zio non vi
- con i suoi consigli e qualche volta con i
u Quel che ho e che mi dànno diceva a
devo impiegarlo per comprare il pane
me, se ne facessi a k o uso! o.
Pieno di questo spirito di religiosa ossem
pratica sino alla mortificazione più austera.
A tavola non si serviva di olio e
vande che pur i'avrebbero richiesto: si cibava di pezzi
avanzati, e raccogliendo ditigentemente, anche nei suo
ami, le briciole, si rammaricava di vedere i giovani s
anche piccoli pezzi d i pane e li
de%m pensa ai nostri bisog%i, e voi vedete come no%ci sia
- a7 Q. B. LBMOYNE. V'@ di 8, @enan>fi#@m. ye&q,

44.3 Page 433

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4'8
-V S m p e con Dio
nwta meBo &le mostre necessità; ma se voi @recate il +une che
il SigPeore ci @rorovvede,fate uno sfregio alla sua bontà, ed auete gran-
demente a temwe che Egli vi castighi in avverbire, lasciandovi man-
care il necessario P. E recava l'esempio del Divin Salvatore che,
dopo aver sfamato miracolosamente le turbe, voleva che gli
Apostoli raccogliessero i frammenti avanzati, perche non an-
dassero a male.
Utilizzava pure (e raccomandava lo facessero anche i suoi),
i mezzi fogli di carta, che staccava accuratamente dalle lettere
che riceveva, e h metteva da parte, per servirsene a scrivere,
o a far taccuini, o qnadernetti per usi particolari. Gli rincre-
sceva assai il vedere qualche oggetto abbandonato o sciupato
inutilmente: raccomandava che fosse raccolto, che se ne avesse
cura, e fosse utilizzato nel miglior modo possibile. Faceva rac-
cogliere anche m pezzo di carta e m a cordicella abbandonata
nel cortile, dicendo che tutto sarebbe tornato utile al momento
opportuno. Fu visto anche, girando ad ora tarda per la casa,
abbassare le fiamme dei lumi che riteneva superflue, quando i'ad-
detto, casualmente, aveva dimenticato di farlo.
Raccomandava la povertà nelle costruzioni delle case, neile
porte, nelle suppellettili delle camere.
Se si trattava di chiese, era feice di vederle sorgere nella
forma più decorosa,essendo le case de' Dio: ma gli istituti li vo-
leva nella massima semplicita, senza linee decorative, tranne la
facciata, se dava su pubblica via; in tal caso permetteva che
questa rispondesse alle convenienze locali. Basta ricordare la
Chiesa e i'Istitnto di San Giovanni Evangelista in Torino.
- u A San Benigno dove io mi trovava attesta Don Piscetta
- incontrò una persona di casa con alcune tendine, abbastanza
ordina&, da mettersi alle finestre; e domandato dove portasse
quelle tele, e udito che uno dei professori, sacerdote da più anni,
le aveva chieste per moderare la luce della finestra e celarsi dalla
vista dei passanti per un balcone vicinissimo, die ordine che si
portassero indietro, non ammettendo come buone le ragioni ad-
dotte D.
Provava gran piacere, quando, visitando una casa, vi ri-
scontrava la mancanza di qualche cosa, anche necessaria. Ri-
cordava con gioia l'estrema povertà con cui s'era dato p h -

44.4 Page 434

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cipio ad aicune di esse, come a q u a
la prima sera, essendo stato visitato
dovette ricorrere ai letti per offrire
poi uscito qualcuno dalla stanza
si dovette lasciare ali'oscuro la
che un lume! EIra solito CI&
abbondantemente benedette dal Signore!
Na se ai contrario
disgusto, e ne moveva
che, in una casa satesi
di tappeti, prowisti
ne fu tanto add
dei confrateui. I tappeti per terra gli parevano un lusso
rato, anche selle case dei preti secolari.
della vita, a visitare il Teol. Margotti,
- coperte di tappeti, non potè trattenersi dal battervi su
mente il piede, esclamando: Ah! qu
peti... $otrebbero essere converiti in tan
Un'altra volta che, in casa di Do
- trovò un'eleganza eccessiva, lo rimproverb
disse: Non ritarnwò mai pi& in casa tzta!
Era Seco dell'ammonizione materna, era il ricordo d
lenne protesta di Mamma MargMta: «Se t i risolvessi allo
prede secolare, e per mentu.ra diuentassi ricco, io non vwrd
una visita! s.
Per le sue mani passarono molti milioni, ma scmpolosam
sino all'ultimo centesimo, tutti furono spesi per procurare
gloria di Dio e la salute delle anime. Ai Cav. Oreglia, durant
la costruzione del Santuario di M+a Ausiliatrice, s
dio benedica Lei, signor Cavaliere, e benedica le sue
e faccia che ogni sua parola salvi uu'anima e guada
reago)). ii marengo doveva s e d e a salvare aitre
- Nel1867 diceva a Luigi Costamagna: Adesso tu
- non & vero? Ebbene portami un sacco di marenghi.
Don Bosco: se li avessi, glieli porterei dawero: ma ch
- vorrebbe farne?- Ed egii, col suo solito sorriso: Vedi
- - pompa? che la vedo1 Xbbene caro Luigi, io avre
- sogno che gettase marenghi. Ma,

44.5 Page 435

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420
V - Serne~econ f i o
vorrebbe fame di tanti denari? - S e la pompa gettasse nzarzn-
glzi, vorrei im;biantar tante case in ogni parte del nzondo da salvare
tutte le artime cite coirono rischio d i asdar p e ~ d ~ t esp, ecie quelle
della 9overa gioventh abba%donata. a Passarono gli anni, e io -
scrive Costamagna - nel 1583 ebbi nuovamente la felice sorte
di tener lunga conferenza col caro Don Bosco. Dopo vario ra-
gionare 3 discorso cadde sopra le Missioni. Don Bosco mi descri-
veva tutte le città, i luoghi deserti, i fiumi, le vie impraticabili,
i gravi pericoli, ecc., ecc. che si trovavano nelia lontana Ame-
rica, ove lui voleva che i suoi cari figli andassero a podare la
luce del Santo Vangelo... Sempre più meravigliato gli dissi: -
Si ricorda, caro Don Bosco, quando mi disse che avrebbe avuto
- bisogno che la pompa gettasse marenghi? - Allora Lui sorri-
dendo mi disse: Altro che mi ricordo' ma quel che non gettò
essa, lo gettò la Divina Provvidenza, lo versò la nostra cara
- Mamma Maria SS.: chi in Lei confida non sarà deluso giammai u.
a Un dopo pranzo- narra Giuseppe Brosio eravamo in via
Dora Cii7ssa (ora Garibaldi). Don Bosco si fermò dinanzi aUa
vetrina di una bottega, dentro aUa quale era esposto un grosso
mappamondo e m'indicava le diversi parti del globo. Quando
- fu all'Ainerica, m i disse: Guarda, Brosio, come E vasta l'Ame-
- rica, e com'è poco popolata! Ma vi ha tanto piu oro, risposi
- - io! - Si, è vero, vi E molto oro, ma nessuno dei cattolici lo pos-
siede per farne buon uso. E poi ripigliava: Con molto oro
quante miserie si potrebbero soìIe\\~are!Chi lo possiede, quanti
meriti potrebbe guadagnarsi! Con l'oro quaato s'awantagge-
rebbe la propagazione deila fede! Tuttavia è cm$ la povertd e con
la croce, che Gas& Cristo redense il mondo: e la santa poverLd ~ Z L
sew&+re la ricchezza dei srmi Apostoli e dei sa& veri ministri I).
E con la santa poverta anche Don Bosco riuscì a compiere
- opere colossali. La povertà fuveramentela sua ricchezza. a Quando
gli veniva lasciata qualche eredità consistentein teireni o case
attesta Don Rua - egli mi sollecitava ad accelerare, quanto
più si potesse, la vendita, sia per poter più presto pagare i de-
biti, sia per paura &e ii cuore di qualcuno v i si attaccasse. Questo
fu anche uno dei motivi, per cui non voiie mai accettare ii cou-
siglio di far riconoscere l'opera sua dal Governo, come ente mo-
rale; perche il Govemo in tali circostanze l'avrebbe obbligato

44.6 Page 436

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scerà mai mancare fi necessario, e la Società nost
stre Case, andrà sempre prosperando: ma se noi c
a tesoreggiare, la Provvidenza ci volterà le spalle.
J) Quaiche volta mi aweniva, che non trovando
venienti per la vendita degli stabili lasciatici, ne
quanto l'alienazione; e Don Bosco aliora mi era ai panni, s
lecitando a far presto, anche rinunziando a partiti mi
si potessero sperare in awenire, e taivolta per
le mosse, vendendo egli stesso per fzr più presto
Poteva quindi inculcare ai suoi queste
lasciamo il mondo per amore, dovremo lasciarlo
forza. Coloro per altro, che nel corso del vivere
bandonarono con atto spontaneo, avranno un centuplo di
zie neiia vita presente, e u n premio eterno nelia vita
Chi, ai contrario, non sa risolversi a fare mesto sacriiizio
tariamente, dovrà farlo per forza in punto di morte, ma senz
ricompensa, anzi coll'obbligo di rendere a Dio stretto conto
quelie sostanze che per awentura avesse posseduto. San Pa
dice chiaramente che i segriaci di Cristo, ovunque vadano, q
lunque cosa facciano,devono essere contenti degli alimenti stre
mente necessari per vivere, e degli abiti con cui coprirsi: "
gli alimenti e di che cofirirci, acconte+~tianzocdii questo".
quel0 che eccede ahmento e vestiario, per noi è superiiuo e C
trario alla vocazione religiosa. l3 vero che talvolta dovremo
lerare qualche disagio nei viaggi, nei lavori, in tempo di sa
o di malattia: talora avremo vitto, vestito od altro che non s
di nostro gusto; ma appunto in questi casi dobbiamo ricorda
che abbiamo fatto professione di povertà, e che se vogli
averne merito e premio, dobbiamo sopportarne le conseguenz
Guardiamoci bene da un genere di povertà, altamente biasima
da S. Bernardo. Vi sono di quelli, egli dice, che si gloriano
sere chiamati poveri, ma non vogliono i oompapni deila pov
Altri poi sono contenti di essere poveri, purchè loro non man
ente. Se pertanto il nostro stato di povertà ci è cagione di

44.7 Page 437

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4-22
V - Sersp~econ Dio
che incomodo o sofferenza, rallegriamoci con San Paolo, che
si dichiara colmo di allegrezza in ogni sua tribolazione.
Anche ai primi Gs-bissionarifece, tra le altre, queste due rac-
comandazioni: «Cercate anime e gzon denari, nè onori, n2 digfcità.
Fate che il mondo conosca che &te foven' negli abiti, ?ce1vitto, nel-
l'abitazione, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni
del cuore degli uomi~tai.
Per i Direttori lasciò questo ricordo: u S i faccia notare a tutti
che abbiamo fatto voto di $overtà, perciò non dobbiamo cwcare, e
nemmeno desiderare agiatezza i n cosa alcuw. Dobbiamo amare la
fovertà ed i conzfagni della fovertà; quindi miture ogni sfesa non
assolutamente necessaria, negii gli&, nei libri, nel mobilio, mi
uiaggi, ecc. n.
Nei 1886, nel dar conto dei IV Capitolo Generale delia Pia
U'ocietà, volie di niiovo raccomandare a tutti i Salesiani la pra-
tica della povertà: « Ricordiamoci, o miei cari $glizcoli, che da
qzusta osservanza dieende in massima favte il benessere della no-
stra Pia Società e il vantaggio dell'anima nostra. La Divina Prov-
videma, è vero, ci ha finora aiutato, e diczamolo fure, in modo
stiaovdinario, i n tutti i nostri bisogni. Questo aiuto, siamo certi,
vorrà continuarcelo anche in avvenire, fier l'intercessione di Maria
SS. Ausiliatvice, che ci ha semfre fatto da Madre. M a pesto non
toglie che noi dobbiamo usare dal canto nostro tutta quanta la dili-
genza, si nel diminuire le spese, ovnnyue si possa, come me1 far
ris$armio nelle eovviste, nei viaggi, nelle costruiioni P in generale
wz tutto quello che non d necessario. Credo a 4 che di questo Izoi
abbiamo u n dovere farticoZare e inlzanzi alla Divigza Provvidenza
e innanzi ai nostri stessi be?zefatt&. Il Signore, siatene persuasi,
non mancherà di he?edire largamente la nostra fedeltù ».
La pratica della povertà, anche nel quaderno delle ultime
Memorie, occupa m posto d'onore: «Si ritenga come principio,
da non mai variarsi, di non conservare alcuna proprietà di cose
stabiu, ad eccezione della casa e deile adiacenze che sono neces-
sarie per la salute dei confratelii o degli allievi. La consmazione
dg stabili jruttifwi è un'ingiuria che si fa alla Dioha Provvidenza,
che in modo meraviglioso, e dird $rodigioso, ci venne cortantemente
... ia aiuto... 3). N Non si dime*ztichi mai che siamo foueri D. R Anzate
la $overtd, se volete conservare in buono stato li $nasze de2Za Ce%-

44.8 Page 438

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attendiamo c d t à , vedranno che teniamo vita più agiata d
loro n.
e fuor di posto l'arredamento con mobili d i noce e tendine
- dava ammonendo:
Chi ci darà ancora elemosine, vedendo questo sfarzo? Ii
per sapermi regolare.
Don Bosco rifuggiva daiie agiatezze, e insegnava a t
conto degli abiti, dei iibri, di ogni oggetto, e a non prender
Ii tenore severissimo, con cui padre e figli praticavano la pov
meritò anzi a quegli anni il nome di tempi eroici. a La fiovertà
attesta ii Can. Ballesio che visse otto anni con Don Bosco,

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CAPO XIV
IL TAUMATURGO
Chi non è preso da maraviglia nel considerar lo spettacolo
grandioso dell'impero concednto da Dio a' suoi Santi? Figlioli
prediletti del Padre che.è nei cieli, essi partecipano della sua
potenza e regnano con lui: e in tal modo mostrano aila terra
quanto la virtù & cara ai Signore. La voce del miracolo, emi-
nentemente popolae, è, infatti, intesa da tutti; e dice a tutti con
tono potente: - Ecco la via che conduce alla vita: seguite, o
mortali, le tracce gloriose dei santi: esse sono il cammino della
giona, il canmino della felicità. - Chi oserebbe resistere ad una
chiamata così apertamente divina? iifa ppur troppo vi ha di quelli
che sorridono di compassione al racconto di quei fatti maraii-
giiosi, che sono l'aureoladi cui Dio corona i suoi Santi. Poveri
ciechi! Eppure essi amano gli eroi della santità e ne ammirano
la condotta morale; ma di fronte ai miracoli, recalcitrano. Xa
che? i Santi non sono essi forse miracoli viventi per la pratica
eroica e costante di virtù, che sono infinitamente al di sopra delle
povere forze umane?...
Questi pensieri, tolti, quasi alla lettera, da uno dei primi
raccicoli delle Lettare Cattoliche, in cui si narra la vita della Beata
Oringa Toscana, ci paiono opportuni nell'accingerci a dire dei
doni soprannaturati, o grazie gratis date, con cui piacque al Si-
gnore iilustrare le virtù del nostro Santo. Furono tanti, che gia
ne son piene queste pagine; tuttavia è conveniente fame anche
un cenno a paite.
Don Bosco possedette in alto grado il dono di profezia. Pre-
disse la vita e l'incremento della sua Istituzione, quando in-
furiavano difficoltà capaci di distmggerla, e molti a m i prima che

44.10 Page 440

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morte degii allievi deli'oratorio.
Nei 1864,ad esempio, predisse la morte di due
cofidò il nome ali'infermiere Mancardi. Questi, per
Questo foglio, lo stesso giorno, fu suggellato
fetto Don Alasonatti, che vi saisse sop
Bosco: da apriisi dopo Pasqua 18649.
La Pasqua cadeva in quell'anno 3 27 m
moriva il giovane Palo, e il IZ marzo, nella
Divina Piowidenza, il giovane Tarditi.
il primo giovane che mori fu un tai Mazzarello
Lanzo 1).
giovani che stessero preparati, perchè un di loro, in
scolastico, sarebbe stato chiamato al tribunale di Dio,
di quei collegio. Passò qualche mese, ed ecco il giovane
guzza, di zn elementare, cader gravemente ammalato. Un
durò l'infexmitj: e i'awocato, informaadosi curiosamente
ochi giorni ricadde e morì, come Don Bosco aveva predetto.

45 Pages 441-450

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45.1 Page 441

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426
V - Sempre con Dio
Nel 1880, mentre alloggiava a Tor de' Specchi in Roma, ri-
cevette una lettera di una signora francese che lo pregava di
mandare la sua benedizione Dunica figlia gravemente inferma.
- Qnivi è una signora francese, disse il Santo a Don Dalmazzo,
che vorrebbe speciali preghiere per la guarigione di una sua fi-
a gliolina di due anni. Che debbo risponderle? Sua figlia certa-
mente morrà. - cosa dura, dover dare simile risposta: osservò
Don Dalmazzo. - Rispondile tu! - Che cosa debbo rispondere?
- - Scrivile, che io pregherò per lei, pnrchè faccia il santo voler
di Dio, rassegnandosi alle divine disposizioni. Don Dalmazzo
scrisse una lettera, nelia quale, addolcendo la crudezza della ve-
rità, esortava la signora ad essere rassegnata, e aggiungeva che
si sarebbe pregato. La signora intese il vero signiiicato della ri-
sposta, e spedì subito un telegramma, col quale rinnovava la
domanda di preghiere, ed avvisava: «Segue altra lettera ».Don
Dalmazzo presentò il telegramma a Don Bosco, chiedendogli
che cosa si dovesse rispondere. - Nessuna risposta! - Ed ecco
giungere la lettera, nelia quale quella madre, delirando all'idea
di dover perdere la figlia, diceva che assolutamente voleva fosse
guarita con le preghiere del Santo. Don Dalmazzo chiese nuo-
vamente che cosa dovesse rispondere: -Nessuna risposta! ripetè
- Don Bosco. Elia non saprebbe educare quella fanciulla, ed è
meglio per l'anima sua che muoia' Dopo quattro o cinque
giorni un telegramma. amnnziava la morte della piccina.
il Santo conosceva adunque, e vedeva chiaramente, cose
- occulte o lontane.
((Un giorno - scrive il citato Giuseppe Brosio io aveva
fatto un'opera di carità, che mi era costata un grande sacriti-
zio, e questo era segreto a tutti. Appena sono andato DOra-
tono, e che Don Bosco mi vide, mi venne incontro e prenden-
domi per mano, mi disse: - Oh che bella rosa ti sei guadagnata
pel paradiso, facendo quel sacrifizio che hai fatto! - E qual
sacrifizio ho fatto io? -gli domandai. - E Don Bosco mi spiegò
tutto, punto per punto, quel che io aveva fatto in segreto D.
il 31 gennaio 1862 - narra Don Bonetti - Don Bosco pas-
seggiava sotto i p o ~ c cion alcuni giovani, quando, tutto a un
tratto, si fermò e, chiamato a il diacono Giovanni Cagliero,
gli disse sottovoce: - Sento suonare dei danari e non so da qual

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p&e si giochi. Va', cerca questi tre giovani (e gliene disse i
nomi), e li troverai che stanno giocando. - Don Cagliero ub
bidì, e trovò tosto quei tre fuori del cortile, impegnati in una
partita d'interesse. La notte precedente, in sogno, Don Bosco
li aveva veduti giocare da disperati.
Una sera, trovandosi nel refettorio del collegio di diamo, si
volse all'improwiso al Direttore e gli disse: - I n questo mo-
mento vi sono due giovani vicino alla vasca che tengono cat-
tivi discorsi. - Si verificò, e si trovò che era vero.
Nel 1872, accompagnato dal Conte Servanzi di Roma, Gu
dia Nobile di Sua Santità, Don Carlos, l'aspirante al Tro
Spagna, si recò in incognito a visitare il Santo. Il Conte
certo punto chiese a Don Bosco: - Che cosa ne dice
Bosco, di Don Carlos? - Ecco, se è volontà di Dio eh'egli salga
al trono, ci andrà; ma coi soli mezzi umani è quasi impossibil
- che riesca nei suo disegno. - Ii Conte allora gli chiese: - Co
nosce questo signore? - E Don Bosco, senza scomporsi:
-È: Don Carlos! - Questi allora, rompendo il silenzio, esclamò
O ci salgo ora sul trono, o mai più. Ho molti amici, sa', e po
ne ho il diritto. - Ebbene, disse Don Bosco, se vuole aver spe-
- ranza di riuscire, vada con rette intenzioni per avere la bene
dizione di Dio! Dopo v& ragionamenti, Don Carlos si con
gedò. Don Bosco lo accompagnò sino alla porta, ma il suo pe
siero non si allontanò da lui. Ii 20 aprile 1874, verso le 8 e
quatto del mattino, mentre si trovava in chiesa a confessar
si alzò in piedi e gli parve d i trovarsi in mezzo a una battagli
Sentiva frequenti colpi di cannone che gli rimbombavano
un orecchio all'altro, e già voleva chiamare qualcuno per
pere che cosa fosse, quando all'improwiso il frastuono cessò
visione scomparve. Precisamente quei mattino i Carlisti s'impe-
gnavano in una nuova battaglia presso Bilbao.
Nel 1883, una giovine di 19 anni, che in seguito entrò t
le Piccole Suore deil'Assunzione, s'incontrò ad Amiens con D
Bosco. -Figlia mia, le disse il Santo dopo aver parlato qual
istante con lei, voi avete lo spinto di prudenza, custoditelo bene
e Dio vegli sopra di voi... Attenderete ancora molto temfio, naa
- - entrerete in m a Congregazione che nasceva nell'anno della vost
wscita: poi soggiunse: - Vi rivedrò. Quindici giorni do

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428
V - Sm~pvecon Dio
la fanciulla s'incontrò di nuovo con Don Bosco, il quale le disse
- La conosco... Dio vegli su questa figliola... - «Dopo questa
promessa - eiia s&ve - ho dovuto attendere ancora dodici
anni prima di poter seguire la mia vocazione, e nel 1896, sono
entrata nelle Piccole Suore deli'Assunzione. Non fu che leggendo
la storia compendiata dal nostro Padre, il P. Pernet, pubbli-
cata nei 1900, che seppi in modo preciso che l'opera era nata
nel maggio del 1864, per l'incontro di Maria Maire e soprattutto
deiia nostra venerata Madre, ben&& quest'ultima restasse an-
cora un anno nel mondo. Io pure nacqui il 15 maggio 1864. Don
Bosco non m'aveva mai vista riè conosciuta in alcun modo, n&
aveva potuto sapere l'anno ddia mia nascita che per lume so-
prannaturale, nè, senza questo soccorso, avrebbe potuto fare un
riavvicinamento così esatto tra la mia nascita e la fondazione
deUa Congregazione delle Piccole Suore ».
Abbiamo accennato più volte, come Don Bosco vedesse di
lontano ciò che succedeva all'oratorio. Era un fatto che si ripe-
teva abitualmente. Dal Santuario di S. Ignazio sopra Lanzo,
da Roma, dall'Estero, scriveva agli alunni dell'Oratorio, e dal-
l'Oratorio e da altri luoghi a queili di altri collegi, tutto ciò che
di bene e di male vedeva accaciere tra di loro. Interrogato una
volta da Don Rua, nel sennoncino della sera, come avesse fatto
a veder da S. Ignazio tre giovani deli'Oratorio uscirne di na-
scosto, perdere le funzioni, e aadarsi a bagnare ueUa Dora, ri-
spose: - Per mezzo del mio filo telegrafico io, per quanto lou-
tano, stabilisco la comunicazione, e veggo e conosco quanto
può ridondare a onore e gloria di Dio e alla salute deiie anime.
Vi dico cose che forse nou dovrei dirvi, ma credo bene tuttavia
di dirvele, &n&è nessuno creda di poterla far franca quando
sono lontano dall'oratorio: perche egli s'ingannerebbe a par-
tito, se credesse di non essere veduto. Badate però, che io non
voglio che vi asteniate dal male solo per p a u a di essere veduti
e scoperti da Don Bosco, ma perchì. siete veduti da quel Dio
che nel giorno del giudizio vi domanderà, di tutto, rigorosis-
simo conto.
Leggeva pure, quasi abitualmente, nell'intimo delle coscienze.
Fin dal 1848, era voce comune nell'Oratorio che egli, confessando,
scoprisse ai penitenti i peccati &e avevano dimenticati, o che

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non avevano osato C
E di questo peccato non ti accusi? Di quest'altro non ti ric
nella tale occasione, in quel luogo, hai fatto questo e questo..
precisava cbn esattezza la qualità e il numero delle colpe.
P Ciò che son per dire, scrisse Don Giovanni Turchi nei I
può sembrar roba da superstizioso e da fanatico, e chi per
ventura leggesse questo foglio, darebbemi per lo meno la ta
di leggero e troppo credulo. Perdono a
io pure non so rendermi ragione, nè quai giudizio fare
non abbia m a i conosciuto in modo veruno
scienze dei giovani aperte dinanzi a me
posso leggere. Ciò accade specialmente nelle occasioni sole
di feste e di Esercizi spirituali. Fortunati coloro che si appr
tano d o r a de' miei avvisi, in ispecie nei Sacramento deiia
nttenza. Altre volte però non vedo
cede ad intervalli più o meno
che lo richiedeva la salute d
&o; poi rivoltosi a me, alquanto turbato dicevami:
... saxmi da lui, e mi ha detto tutti i peccati
a casa! a.
Era così notorio
netti, nel timo~eche

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430
V - Sempre con Dio
pensieri o le azioni più nascoste, si tenevano lontani da lui e
se, per qualche ragione, o perchè da lui chiamati, o per neces-
sità di parlargli, dovevano comparirgli dinanzi, scoprendosi per
riverenza ii capo, solevano tener il berretto innanzi alla fronte
o farvi scendere sopra i capelli, come se ciò bastasse a nascon-
dergli la propria coscienza! Don Bosco invece tendeva bene le
sue reti per tirarli a sè, e quando riusciva a dir loro una parola
ail'orecchio, la vittoria era sicura. Con frasi prudenti, un po'
velate, accennava a mancanze nascoste, dicendo ad esempio:
- Tu hai conti da aggiustare con Dio. - Altre volte, vedendo
qualcuno melanconico, gli diceva: - Caro mio, bisogna togliere ,
dal cuore il demonio per stare tranquilli. - Don Rua narrava
che certi giovani si trovavano sotto il capezzale un bigliettino
del Santo con queste parole: - E se muori questa notte, che sarà
d~ell'afiirnatua? sei sicuro d i adare i u Pavadiso? - od anche:
- SE tu dovessi morire, saresti tmuq&llo? -il che bastava a farli
correre suil'istante ai piedi del Santo per confessarsi.
4Finito il tecnico - narrava ii nostro confratello Don Do-
menico Albanello - mio padre mi permise di fare un viaggio
sino a Torino, dandomi un biglietto di raccomandazione per il
capostazione, un veneto, amico di famigiia. Questi mi accom-
pagnò a visitare i principali monumenti deila città, e mi propose
- anche di visitare lo stabiiimento d i Don Bosco.
H -Chi è questo Don Bosco? interrogai io, che dei preti
ero punto amico.
a un prete che ha fatto cose ammirabii. Raccoglie la
gioventu che trova per le strade, e Sawia agli studi, oppure ad
un mestiere, perchè possano guadagnarsi un pane onorato.
Y -Ma io dei preti non sono molto amicol
N - E che importa? Gli sono amico io e vedrai che ci ricever&
molto volentieri. D'altra parte vedrai molte cose che ti faranno
molto piacere.
h - Bene: andiamo.
Y Trovammo Don Bosco in cortile. Appena vide ii caposta-
zione, si esibì di accompagnarci egli stesso, e facemmo così ii giro
di tutto I'Oratorio. Ci forni le più minute spiegazioni intorno ad
ogni cosa e, quando fummo per congedarci, stretta la mano al
capostazione, mi batte con la destra suiia spalia e &e:

45.6 Page 446

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»-Quanto a te, AlbaneUo, fermati qui, che ho bisogno
oarlarti...
&
>)Nessunogli aveva fatto il mio nome. Rest
n - Ora i%gimcchiati lì, chi hai
- Lo so; lo so: ed ecco a$punto perchè
-Ma ci vorrebbe almeno un po' di tempo per preparar
» -Non occorre: io t i farò la storia di tutta la tua vita: tu giu
dicherai se avrò indovi%ato o meno...
E i) Don Bosco prese a farmi passar d
rachelle con una precisione che mi sbalordiva. Com'e
nato, m'interrogb se egli avesse indovinato.
u -Fin troppo! - risposi io.
»-Bene: ora domadiamo fierdono
soZverò.
ma non sapevo come articolsr parola: sembravo
.
fermerai con Do% Bosco, che t i darà Pabito da chierico 6 ti manderd
M i s s i o 1 ~ ~P~. i o
E così fu. Nel 1878 Domenico Albanello venne ali'Oratoxio,
in due anni compi il ginnasio, e vestì l'abito chiericale nel 18
per mano di Don Bosco, e nel 1882 parti missionaxio
Don Bosco aveva pure il dono di operare guarigi
senza e di lontano, e ciò era così manifesto che qualunque giorno,
ma specialmente ndia novena e festa di Maria Ausiliatrice, m
accorrevano a Torino, ad implorare le sue preghiere e la sua
nedizione; e dovunque andava, accadeva altrettanto. Numeros
erano le lettere e i telegrammi di persone di ogni condizione,
(I) U buon confratello rese sesal
Salesiana, durante i suoi lunghi anni di
successe la terribile catastrofe di Juiz de
a l i n Snidani, Xonsignor Lasagna, Don
&e lo accompagnavano e ne scampò p

45.7 Page 447

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432
-V Se$n#ve con Dio
gli raccomandavano ammalati e moribondi: e'molti erano gl'in
fenni, anche gsavissimi, storpi, paralitici, sordi, ciechi e muti,
- che, da lui benedetti, ricuperavano istantaneamente la salute.
Il Conte di Bodion, di Reunes narra Don Albera - aveva
la moglie gravemente inferma di etisia, che, dopo aver passato
vari mesi in letto, era ridotta a tale macilenza da pesare solo
venticinque chili. I medici giudicavano inutile ogni Nnedio. I1
Conte aiiora, che come cooperatore e benefattore conosceva già
Don Bosco, ricorse a lui, chiedendo preghiere per ottenere, se
fosse stato possibiie, la guarigione deiia consorte. Con suo grande
stupore ricevette questa risposta: "Co~dzical'amnzalata a Torixo".
Ii Conte credette che Don Bosco non avesse capito il francese, e
più lungamente spiegò in una seconda lettera lo stato gravissimo
della consorte, facendo notare che essa non avrebbe resistito al
viaggio e forse sarebbe morta. Ma in una seconda risposta il Santo
ripeteva: "La conduca a Tori9w". Sicuro che Iddio parlasse per
bocca sua, il Conte partì per Torino, accompagnandovi Sam-
malata ed awisando Don Bosco con un telegramma. Giunto a
Tonno, lasci6 Sinferma a letto neli'albergo, e andò a chiedere
al Santo che cosa dovesse fare. Questi fissò l'ora delia hiessa pel
giorno seguente, invitando la signora a venire ad assistervi, e la
poveretta daiia vettura su d'un seggiolone fu portata fin presso
la balaustrata del Santuario di Blana Ausiiiatrice. ii Santo ce-
lebrò la S. Messa e diede la Comunione al Conte e aiia consorte,
che, per la prima volta, da sola e senz'aiuto alcuno si alzò e si
portò aila balaustrata. Dopo il ringraziamento e sempre senza
aiuto, giunse fino alla sacrestia, accompagnata dal manto. Quivi
Don Bosco, dopo averle data la benedizione, le disse di conside-
rarsi come guarita. Accomiatatasi, la signora si recò a piedi e
da sola fino d a vettura: all'albergo prese ristoro, e alla sera
pranzò normalmente, come una persona sana. Da quei giorno,
pur senz'essere di grande robustezza, ebbe successivamente
tre figli, che pot& allevare ottimamente. Questo fatto aweune
nel 1886.
Singolari erano pure certi scambi, o passaggi di male da una
persona ali'aitra: (i Ii g aprile1863 -scrive Don Bonetti -Don
Bosco parlando dei suo star meglio in salute, disse: "Le preghiere
dei giovani sono potenti. C'& uno ii quale, soltanto che preghi,

45.8 Page 448

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vane fortunato, che ha la bdia sorte di ottenere da Dio
a quel caro amico, ei mi disse: "Domani sarò guarito; me
reggere il C&* suilo stomaco. Ne fui grandemente maravi
tuttavia nuila ancora dubitava, che egli venisse arnma
il giorno prima era molto incomodato), mi rispose star
uscì di casa e un atroce mai di capo prese a torme
gli cessò che al ritorno di Don Bosco.
&e doveva sostenere la parte principale, non aveva un fii
. Lmoma. Vits di S. G i w m Boau. Vol. 11.

45.9 Page 449

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434
-V Swdpve c m Dio
tre Don Bosco' fu colto da tale afonìa, che non potè pronunciar
parola per tutto il trattenimento.
Nelia vita dei Santo il soprannaturale s'incontra con singola
frequenza, e, fra i tanti fatti straordinari, vi furono anche varie
prodigiose moltiplicazioni di alimenti materiali e spirituali. Don
Bosco, neila vivezza deila sua carità, era tutto sollecitudine per
i bisogni dei suoi figlioli: e il Signore volle premiarlo col molti-
plicare nelle sue mani non soltanto il pane, le castagne, le noc-
ciole, ma anche le Ostie consacrate. Negli ultimi anni era voce
comune nell'oratorio che avesse moltiplicato le Sacre Specie an-
che nel Santuario di Maria Ausiliatrice, ail'altare del S. Cuore di
Karia, oggi di S. Francesco di Sales.
Nel 1860, come si è accennato, moltiplicava le pagnottelle
necessarie per la colazione dei suoi figlioli: non c'era pane in
casa, e il fornaio non voleva mandarne, se prima non gli veniva
sodisfatto un credito di diecimila lire. Avvisarono Don Bosco,
che stava confessando, ed egli disse di raccogliere tutto quel po'
di pane che c'era ancora, che egli stesso ne avrebbe fatta la
distribuzione. Un giovinetto che senti il dialogo, Francesco Dal-
- mazzo, fu l'attento testimonio di cib che avvenne dora: n Xi col-
locai - egli dice in luogo più eminente, proprio dietro a Don
Bosco, che già si era accinto a distribuire le pagnotteile ai giovani.
Guardai tosto il cesto, e vidi che conteneva a l più zma quindicina
od una ventina di fiagnottelle. Don Bosco intanto distribuisce il
pane, e con mia grande sorpresa vedo la stessa quantità, che era
stata recata prima, senza che fosse stato recato altro pane o mu-
tato il cesto I). A questo prodigio, il giovane che aveva stabilito
d'andarsene a casa quei mattino stesso, perchè gli riusciva troppo
dura la vita dell'oratorio, si fermò e si fece salesiano.
Don Bosco ebbe anche altri doni singolari, che iliustxauo, in
modo ammirabile, la sua santità: come queilo delle estasi e di
altri fenomeni straordinari.
Neli'anno 1879 - attesta Don Evasio Garrone - n io nel
mese di gennaio serviva messa a Don Bosco, che la celebrava
ail'altare posto nella sua anticamera, con un mio compagno,
Franchini, ora defunto. Giunta la Messa ali'eievazione, vediamo
Don Bosco come estatico con un'aria di paradiso sul volto, sicchè
sembrava rischiarasse tutta la camera. A poco a poco i suoi piedi

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si staccarono d d a predeiia e rimase sospeso in aria per ben dieci
minuti. Non giungevamo ad alzargli la pianeta. Io, fuori di
portandogli io, secondo 3 solito, ii c d è , gli disi: - Ma Do
Bosco, che cosa aveva questa mattina in tempo dell'elevazione
Come va che diventò così alto di persona? - Egli mi guardò
- per voltare il discorso, mi disse: Prendi un po' di C& anche
- - tu. E vessatolo neiio scodelliuo, me lo porse. Io, accortomi
che non voleva sentir parlar di questo fatto, stetti zitto e sorbii
ii mio caffè. Tre volte fui testimonio d i questa sua ascensione nel
tempo deiia S. Messa m.
vava a Lanzo Torinese, cagionevole di s
venivo destinata a direttrice deii'Asilo del Lingotto a Torino.
signor Don Bonetti, nostro Direttore Generale, prima &io
recassi colà, mi mandò a Lanzo per ricevere la benedizione
nostro buon Padre. Era un pomeriggio
ore 14.quando mi recai neii'anticamera
Santo. I1suo segretatio,il signor Don Vi
senza indugiare, mi appresso aiio studi
era spalancata, ed oh! che vedo!... Don
giamento d'una persona che ascolta. Ii suo viso, t
viva e bianca luce, aveva un'espressione indes
col capo, mi dissero subito che aweniva un
Padrel... è +evmesso?" vado ripetendo con
Ma egii non si dà per inteso, non mi scorge, non mi
Mora io, doppiamente stupefatta, mi soffermo, e lo st
plando per circa dieci minuti, &&è termina il colioquio con
segno di croce, accompagnato da un inchino cosi riverenzi

46 Pages 451-460

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46.1 Page 451

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436
V - ~emfirecon io
che la mia penna non è certamente capace di descrivere. Con
espressione di gioia santa depone le mani sul tavolo, che gli sta
dinanzi, quando, scorgendo me, dà in un soprassalto di sgomento,
e dice: - Oh, suor Felicina, m i avete spaventato! - Eh, Padre,
soggiunsi io alquanto morti6cata, ho chiesto permesso più volte,
ma ella non m'ha sentita. - Ì3 da notarsi che in quel tempo
Don Bosco non poteva reggersi in piedi, se non era sorretto da
qualche persona; mentre, durante quel colloquio celeste, era tut-
t'un altro ».
Altre volte fu vista la sua faccia cosi nisplendente, che pareva
fosse già al possesso della gloria celeste. Così apparve ad uno
dei nostri confratelli, una mattina meirtre entrava nella sacrestia
di Maria A d a t r i c e per celebrare. Era così viva la luce che
emanava dal suo sembiante, che a prima vista non lo riconobbe,
e vide che era Don Bosco solo quando, cessato ogni splendore,
egli s'inginocchiò per cominciare la preparazione aila S. Messa.
Altra volta, mentre predicava sulla verginità della Madonna,
accadde un fenomeno somigliante. « s'infiammò tanto nello svol-
gere il suo argomento, che la sua faccia divenne risplendente,
quasi fossestata la fiamma d'una lucerna o. E <iquesto l'ho veduto
io D: scrive Giuseppe Brosio.
Don Lemoyne narra i1 fatto suddetto nel I V volume delle Me-
morie Biografihe, e aggiunge: n Diremo a suo tempo, come in al-
tra circostanza, fummo eziandio noi testimoni di simile meravi-
glia )). La cosa andò cosi. Negli ultimi anni, gli occhi di Don
Bosco eran divenuti cosi stanchi, che i medici gli proibirono d i
lavorare aila luce del gaz, o deila lucerna, e gli ordinarono di ri-
posarli, restando all'oscuro. In quelle ore dava qualche udienza,
o pregava; e ogni sera, per un'ora intera, riceveva Don Lemoyne,
che, nel tenergli compagnia, approfittava di quel tempo per cogliere
dal suo labbro ogni acceuuo, ogni ricordo, ogni racconto, che fiu-
strasse la vita e le opere sue. Accadde una sera, che il Santo, dopo
il primo saluto, non gli disse che una frase sola: ((Tuavrai una
lunga vita o; e Don Lemoyne, seduto sullo stesso divano, gli restò
al fianco, immobile, in silenzio, h c h P un fatto maraviglioso lo
scosse: la faccia di Don Bosco andava accendendosi gradatamente,
h o ad assumere una trasparenza luminosa. Turbato, si alzò e
andò alla finestra, per vedere se non vi fosse in cortile qualche

46.2 Page 452

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lume che proiettasse della luce in faccia al Santo. Rulla.
fatto si ripetè per tre sere consecutive. La trasparenza
ciava a poco a poco, e cresceva tanto da rendergli la faccia
dente d'una luce forte e soave: e diminuendo a poco a poco scom
pariva. Don Bosco, secondo quanto narrò egli siess
moyne,fece in quellesere un (Isogno o, nei quale visitò
Salesiane d'Europa e d'America.
Che cos'erano questi a sogni »? I1fatto d'essersi iniziati in fo
così netta e precisa con quella maravigliosa visione che a
additato al piccolo Giovanni la sua missione awenire, il
continuo ripetersi nei momenti più gravi ed opportuni, il lo
succedersi indipendentemente dalle circostanze in cui
trovarsi Don Bosco: sia che fosse solo o in compagnia, in
in letto, e il lasciarlo sempre, anche in quest'uitimo caso, stan
come se non avesse riposato &atto nella nottata, ci
- abbastanza in proposito.
Da principio - diceva Don Bosco a Don Lemoy
landogli di quei sogni con confidenza d'amico -andava a ril
nel prestare ad essi tutta quella credenza che meritavano. Tal
li attribuiva a giochi di fantasia. Raccontando quei sogni,
nunziando morti imminenti, predicendo il futuro, più volte
sempre nell'incertezza, non essendo sicuro di aver ben co
e temendo di dire bugie. Talora, dopo aver parlato, non
più ci6 che avessi detto. Perciò alcune volte mi confessai a
Cafasso di questo, secondo me, azzardato parlare; e il santo
mi ascoltò, pensò alquanto, e poi mi disse: "Dal ftbnto che
d'iteFsui
avvera, fotete
soltanto nei
star tra%qsilloe continuare".
constatare il continuo avverarsi
di
qu
sognava e nel vedere che il racconto di quei so,e produce
i'effetto di molte prediche e talvolta addirittura d'un Inngo co
di i3sercizi spirituali. che Don Bosco non esitò più a crede
fermamente che essi fossero avvisi del Signore. Anzi, affin
non cadesse a vuoto neppur una particella di sì gran dono, t&
egli stesso non esitò a dichiararli doni celesti. <Ei ra molto tem
- disse pubblicamente il 30 giugno 1876, poco dopo gli Eser
spirituaii, narrando un sogno su " La Fede, nost70 scudo e nosi?
oittoyia" -che pregavo il Signore, &&è mi facesse conoscer
lo sisto dell'anima dei miei figliuoli; e che cosa si

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438
-V Sempe con Dio
pel loro maggiore avanzamento nella virtù e per sradicare dal
cuore certi vizi. Specialmente in questi Esercizi spiritnali, io era
sopra persiero, per tale motivo Ringraziando il Signore, gli
Esercizi andarono veramente bene, sia per gli studenti, come
per gli artigiani. Ma il Signore non si fermò qui nelle sue mise-
ricordie. Egli volle favorire Don Bosco in modo che potesse leg-
gere nelle coscienze dei giovani, proprio come se leggesse iu un
libro, e queilo che è più mirabile, vide non solamente lo stato
presente di ciascuno, ma le cose che sarebbero loro accadute in
avvenire. E cib in modo anche per me straordinario, poichè
non mi awenne mai di vedere cosi bene, cosi chiaro, così svelata-
mente, il futuro e le coscienze dei giovani ».
I u sogni >> gli dicevano aduuque tante cose. (I La sera del
7 dicembre 1873 - scrive Don Berto - accompagnando il Servo
di Dio a riposo, giunto in camera sua, lo pregai di dirmi confiden-
zialmente come facesse a conoscere iintemo dei giovani, spe-
cialmente i loro peccati. Ed egli colla solita sua bontà dicevami:
- Vedi, quasi tutte le notti io sogno che vengono dei giovani
a confessarsi, chiedono di fare la confessione generale e mi sco-
prono ogni loro-pasticcio, quindi venendo poi veramente ai mat-
tino a confessarsi da me, si può dire, che io non ho più da far
altro, che palesare loro tutti gl'imbrogli che hanno sulla co-
scienza )).
I a sogni I) furono assai numerosi e si possono raggruppare
in varie categorie: una, la più meravigliosa, d i quelli che gli
additavano le opere da compiere e le vie da seguire; un'altra,
non meno mirabile, di quelli che gli svelavano lo stato deile
coscienze, le vocazioni, le morti imminenti; una terza, dei molti
che, astraeudo dalla parte meravigliosa, si potrebbero dire so-
prattutto didattici; un'aitra, ancora, di queili che gli mettevano
innanzi la visione di future vicende delia Chiesa e deile nazioni.
Alludendo ai primi, nel gennaio del 1876,con aria grave e
quasi preoccupata, Don Bosco diceva a Don Giulio Barberis:
u Quando penso alla mia responsabilità per la posizione in cui
mi trovo, tremo tutto. Le cose che vedo accadere sono tali che
caricano sopra di me una responsabiità immensa. Che rendi-
cunto tremendo avrò da rendere a Dio di tutte le grazie che ci fa,
pel buon andamento della nostra Pia Società. Si $uò dire che Don

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Bosco vede tutto, ed d condotto auantt fier mano della Mad01zn
Ad ogni passo, in ogni circostanza, ecco la B. Veygine! È de
che visibilmente ci protegge da ogni pericolo o cattivo incon
e ci indica ogni passo che dobbiamo fare, e ci aiuta a farlo.
non corrispondiamo a tante grazie della Madonna, chi sa co
andrà per noi!... u.
Oltre ai «sogniD, Don Bosco ebbe altre illustrazioni celest
Nerestate dei 1855 si trovava agli Esercizi spirituali a S. Ignazi
sopra Lanzo, con un centinaio di pii signori e alcuni suoi chie
quando l'ultima sera, guidando secondo il solito le orazioni,
alla &e del saimo De P~ofandis,a un tratto tace, poi te
proseguire le preci e SOremus, ma incespica, balbetta e non
più andar avanti. Aveva visto comparire suli'altare due fiam
in una delle quali era scritto "mmte", neii'dtra "apostasia":
aveva viste partirsi dali'altare, come se si fossero staccate
fiamme delle candele, e, attraversando la chiesa, posarsi sul capo
due esercitandi, e, poco dopo, spegnersi. Don Bosco codidb a qu
cuno l'arcano, e nello stesso anno la visione ebbe il suo co
mento. Un ricco negoziante, che aveva fama di buon cxistian
sulla cui fronte si era fermata la fiammeiia coli'indicaz'
stasia, si fece protestante; l'altro, un nobile barone, segn
seconda fiamma, passb, dopo breve tempo, all'altra vita.
Nei 1882 un giovane italiano, che si trovava in Francia,
siderava ardentemente d'abbracciare lo stato ecclesiastico,
non sapeva come riusarvi. Richiamato in Italia per present
al consiglio di revisione di leva, fu consigliato di passare a ve
Don Bosco, e cosi fece. Giunto a Torino, la mattina del zg
bre, si recò a Maria Ausiliatrice. Don Bosco, che aveva kai
quel mentre di celebrare la Messa ali'altare di S. Pietro, nello sc
dere i gradini, vide una fiammeila avanzarsi dali'altar di M
Ausiliatrice, e andarsi a fermare sul capo di un giovane
nosciuto, che stava ritto in piedi vicino d a balaustra. Maravi
gliato, si ferma un istante a contemplarlo e poi va in sagre
Dopo una mezz'ora esce di chiesa ed ecco che, fra la ressa di
vani che Io circonda, s'avanza quel tal forestiero e gli bacia
mano. Egli lo guarda e, come se lo conoscesse da lunga data
- Oh! - esclama: e prima che quegli apra bocca, chiamando
per nome e parlandogli in francese, l'invita a seguirlo in camer

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440
-V Sernpve colz Dio
e la vocazione è assicurata. Quel giovane si fece salesiano, partì
Missionario, lavorò per molti anni tra i Bororos, e poi fu nominato
Vescovo tit. di Amiso e Prelato di Registro do Aragnaya e, in
seguito, Vescovo di Petrolina: era Antonio Malan.
Una famiglia, devotissima a Don Bosco e una delie più generose
nel beneficarlo, la famiglia Coile di Tolone, aveva un unico figlio,
Luigi, che il Santo conobbe poco prima che volasse ai paradiso
in età di 17anni, il 3 aprile 1881.Questo caro giovinetto fu così
rapito dalla santiti di Don Bosco che gli aveva acceso in cuore il
desiderio del pdrddiso, che più volte, permettendolo il Signore, gli
apparve dopo morte. Qualche setGmana dopo che era passato
&eternità, Don Bosco, mentre confessava, ebbe - com'egli stesso
raccontb - una specie di distrazione e vide in un giardino Luigi
che si divertiva con altri e sembrava felice. La visione non durò
che un istante. Il giovinetto non parlb, ma DonBosco fn convinto
&e fosse già in paradiso. Tuttavia continuò a pregar per lui, e
s domandare ai Signore di fargli sapere qualche cosa di più a suo
riguardo, volendo, per quanto possibile, consolare un padre e una
madre estremamente &tti per la perdita del loro unico figlio.
11 27 maggio dello stesso anno, all'indomaui deU'Ascensione, Don
Bosco celebrava nel Santuario di Maria Ausiliatrice secondo Sin-
tenzione dei signori Colle che assistevano alla S. Messa, quando, ai
momento della consacrazione, rivide per un istante Luigi, splen-
dente e bellissimo, che gli tornò ai fianco alle ultime orazioni e
poi di nuovo in saaestia, accompagnato quivi da aitri giovinetti
deil'Oratorio anch'essi defunti. I1 Santo gli domandò che cosa
- dovesse dire ai suoi genitori, e Luigi gli rispose: - Dite che si
facciano precedere dalla lwe: che si faccia?zo degli amici nel cielo!
113 luglio Don Bosco scriveva alla signora Coile: (< Il zr giugno n. S.
durante la messa, dopo la consacrazione, lo vidi nel suo aspetto
solito, ma roseo in volto, in tutto il fuigore di una giovinezza
risplendente come il sole... - S. Luigi mi ha protetto assai... mi
ha beneficato %sai... - disse per due volte Luigi, e disparve i).
I1 30 agosto, Don Bosco tornava a scrivere alla signora: «Preci-
samente il 25 n. S. alla consacrazione d a o s t i a Santa, ebbi la
grande consolazione di vederlo vestito in maniera più splendida...
Era in una specie di giardino, dovesi divertiva con altri giovinetti.
Cantavano tutti insieme: "Jesu, corow virginum", con tal &a-

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- iamento ed armonia, che non so esprimere, n& descrivere..
questa Messa aggiungeva Don Bosco - ho pregato vole
per voi, perchè il Signore
un giorno raccolti tutti i
ali'aitare, a tavola, in camera, e altrove, egli ebbe la
caro alunno. Quando
più d i un minuto, o un minuto e mezzo: 4Se si fosse
un secondo di più, diceva il Santo, sarei caduto, non p
portare più oltre quel contatto col
le visioni si moltiplicavano, i collo
ghi, trattando, a sua istnizione,
teologici e scientifici, come lo
ai signori Colle.
Nel 1882, la terza domenica dopo Pasqua, il
nella sacrestia dei S. Cuore di Gesù in Roma,
gere a un pozzo inesauribile, simboleggi
e di benedizioni del S. Cuore di Gesù.
Xiel 1883, mentre celebrava a Hy&res,lo vide
regione dell'herica del Sud,
e ne ebbe l'ammonimento: «Bisogna che i fanciulli si comuni
chino spesso: e voi dovete ammetterli presto aUa S. Co
Dio vuole che si cibino presto deila S. Comunione...
hanno quattro o cinque anni,
bene queste tre cose: l'amor
e l'amore al S. Cuore di Gesù ma il S. Cuore di Gesù
le altre due r>.
Neii'aprile del 1883 lo vide
a Parigi, mentre era intento
Sadzio.

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442
-V Senafire con Dio
messa di un miglioramento nella sanità, quale infatti si veriiìcò
sin dall'indomani, primo giorno della novena di Maia Ausiliatrice.
Lo rivide ancora neUa notte del 10 maggio 1885, e fu Sultima
di quelle visioni maravigliose. Diciamo visioni, perchè tutte av-
vennero, per confessione stessa dei Santo, mentre era ben desto
e come tali egli le narrò, a conforto di quegli ottimi genitori che
in luogo del figliolo perduto, avevano adottato come figli, tutti
gli orfaneiii delle nostre Case.
I1 soprannaturale fu cosi frequente nella vita di Don Bosco,
ed egii lo manifestò sempre con tanta semplicità, che parve quasi
rivestire uno splendore più mite e più aUa portata della nostra
povera natura.
Nel 1861, il chierico Francesco Provera cadeva malato e in
breve si ridusse agli estremi. Don Bosco pregò accanto ai suo
- letto, gli diede la benedizione e poi gli disse: - Ecw, io ti assi-
cwo, o zl Paradiso o la guarigione: che cosa desideri? I1 mo-
rente domandò due ore per deliberare, e poco dopo da Don Rua
fece dire ai Santo che preferiva andarsene in Paradiso - Troppo
tardi! rispose Don Bosco, non è più a tempo; bisogna che si ras-
segni, e si prepaxi a rimanere ancora vari anni su questa terra
per tribolare e molto! - Il chietico insistè personalmente: e Don
Bosco: - Eh si! bisognerebbe revocare le domande fatte, il che
non conviene. Ho domandato ai Signore che t u rimanga ancora
in vita per guadagnargli delle anime. - E Don Provera guarì,
e, sebbene con acerbi dolori ad una gamba, visse fino al 1874.
Don Viglietti depose nel Processo sulla Fama di santità que-
sto fatto singolare: e Ricordo che il giorno di Maria Ausiliatrice
deii'anno 1887, due contadine accompagnavano una giovinetta,
che mai si reggeva sulle grucce, alle camere di Don Bosco per
ottenere la benedizione dei Santo. Don Bosco aveva d o r a ter-
minata la celebrazione deiia Messa e alcuni nobili signori di Spa-
gna lo attorniavano pregando. Mentre Santicamera si andava
popolando di aitii visitatori, le povere donne supplicavano di
essere introdotte aiia sua presenza. Ma io, che regolavo le udienze,
mi rifiutai recisamente di lasciarle entrare. Allora quelle s'in-
ginocchiarono sul baiiatoio che mette aiie camere di Don Bosco,
e rinnovavano, ad ogni passante, la preghiera che si facesse
loro vedere Don Bosco. Alle insistenze deiia Contessa Caliori,

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camera affollata. La giovane usciva com'era entrata,
dalle sue grucce, e allora io perd
- Come? entra da Don Bosco
riceve la sua benedizione, ed h
trata? Getti queiie grucce e
trice deUa grazia ricevuta!
la giovane, gettate le grucce,
nel Santuano a
chè era stato da
tutto il paese era sossopr
da cancrena alla gamba
l'amputazione, ma ven
Don Bosco, per operarla, la trovarono, con grande loro mar
viglia, perfettamenta guarita. io so spiegami, come io s
uscito in queiia mia sfuriata n.
Potremmo continu
ma preferiamo domandarci: - Quaie impressione provano i Santi
in nome di Maria Ausiliatrice, tremava in tutta la perso
pensiero deiia grandezza di Dio, deiia nullità sua e deiia s
sua responsabiiitA di fronte a doni cosi straordinari, doveva,
quei momenti, sopraffarlo.Ci attestava Don Stefano Trione, com
- S e t u avessi questo dono, be
Iddio perchk te lo togliesse.

46.9 Page 459

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CAPO XV
«SOLI DEO HONOR ET GLORIA!))
Le opere più grandi, se non sono fatte per il Signore, nuli:!
valgono per la vita soprannaturale, perchè Egli guarda all'osse-
q" delia mente e ai tributo del cuore. 11 merito di un'anima
si misura dall'intenzione: quindi, per conoscerne la sap-tità, bi-
sogna conoscerne l'umiltà. L'umile, tutti i suoi doni, non solo
l i riconosce da Dio, ma li nasconde quanto può: e quanto più
fa, tanto più si sente obbligato, perchè,riputandosi buono a nulla,
quanto ha e quanto fa di bene, tutto attribuisce al Signore, inti-
mamente convinto e stupito &Egli si degni adoperare per i suoi
fini un essere così meschino.
In Don Bosco l'umiltà era così profonda, che gli traspariva
dagli atti e dalie parole, e da tutta la persona Chi lo avvicinava
per la prima volta, restava maravigliato nel veder sotto si mo-
desto e semplice aspetto un uomo che riempiva del suo nome
- ia terra.
uL'um3tà - dice Don Rua lo portò a farsi fanciullo, ed
anzi a rendersi persino servo dei suoi figtioli. Per rimanere con
loro rinunziò alla speranza di qualunque carica un po' brillante
ed un po' comoda: e li seniva, nei principi ddSOspizio, non
solo come padre, ma come domestico, distribuendo loro la mi-
nestra e gli altri commestibili; rappezzava i loro abiti e la bian-
cheria; li pettinava, tagliava loro i capelli, e, se ammalati, non
rifuggiva dal prestar loro assistenza, servendoli come un semplice
infermiere. L'umiltà gli fece vincere la naturale timidità, per
cili da principio non osava presentarsi aiie famiglie signorili.
Per il desiderio di soccorrere i suoi o r f a n a , e neila persuasione
di iendere un servizio agli stessi ricchi, coli'indurli a fare elemosina

46.10 Page 460

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sempre però di mira il loro vantaggio spiri
u Era per lui una delizia
nelli, colla gente più abb
vano altamente maravigliati nei vede
ad una moltitudine di fanciulli i).
Quale era coi piccoii, tale era
altolocate, come con quelle di b
vera gente. (I Un giorno, in Roma - narra Don Dalmazzo -
tanto più che non si trovava questa lettera contenente una
considerevole di
benchè fosse d'
andando dai portinai, per cercare di qualche persona. V
questa soverchia famiiiaritkr.

47 Pages 461-470

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47.1 Page 461

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446
-V Sempre con DZO
per incamminarsi agli studi, dei bisogno che aveva sempre amzo
di tutti; e quando alcuno gli aebbiavaquaiche titolo onorifico,
s'a8rettava a dichiarare che era un povero prete, sprovvisto
". d'ogni dignità, senza alcun diploma di maestro o di professore, e
senza alcun titolo, fuori di quello di "capo dei bi~ichini
Nei 1852 ii Conte Cibraxio, primo Segretario di S. M. pel
Gran Magistero dell'Ordine Ivlauriziano, gl'inviò il diploma e la
- aoce di Cavaliere dell'ordine dei SS. Mamizio e Lazzaro. Egli
si affrettb a recarsi dal Conte, e: Se ciò, gli disse, si fa per ri-
guardo aila mia povera persona, non saprei quali meriti si pos-
sano in me riconoscere che mi distinguano da tanti a l t e e quindi
è mio dovere, pur professando riconoscenza, d i non a c c e w
questo titolo. Se poi con questa croce il Governo intende dare
un segno di gradimento e approvazione per I'Opera che Don
Bosco istituì a prò deila povera gioventu d i Torino, e vnol favo-
- &la, accetto con gratitudine, chiedendo che il titolo di cavaliere
sia sostituito con una sovvenzione per i miei giovani. I1 Conte
insisteva perchè accettasse; ed egli, aliudendo ai debiti di cui era
gravato, sog.innse: - Senta, signor Conte, se io fossi cavaliere,
la gente direbbe che Don Bosco non ha più bisogno d'aiuti;
e poi di croci io ne ho già tante... h9i dia piuttosto un po' di da-
naro per comprare ii pane agli orfanelli. - E fu accontentato.
iidecretonon compame suila Gazzetta Uficiale,e a Corte piacquero
Sumiltà e la carità di Don Bosco (I).
Parigi ammirò quanto fosse profonda l'umiltà di Don Bosco,
pur continuamente associata aiia più amabile disinvoltura.
Trovandosi a pranzo presso il Barone Reille, ov'era stato invi-
tato anche ii Nunzio Apostolico Mons. Di Rende, un uomo del
gran mondo gli disse:
- Voi avete, mio reverendo Padre, un ascendente singolare
sopra le malvagie indoli e la vostra storia dei ladro convertito
[nei dintorni di Eorialdo], come quella della passeggiata dei pri-
- gionieri che non fuggono, sono cose molto sorprendenti.
Io non sono sempre casi fortunato, rispose schiettamente
(I) L'Ordine Nauriziano gli fi& la pensione di 500 lire ali'anno,
che fu puntualmente pagata fuio al 1885; nel 1886 furidotta a 300
e nel 1887 a sole 150. Ma non iu mai che Don Bosco si fregiasce il
petto con la decorazione avuta, o che solo la ricordasse.

47.2 Page 462

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Don Bosco; i primi vagabondi che io ho raccolti dai terreni in-
colti di Torino non
e al ma'ctino mi rubarono tutte le coperte con le lenzuola...
più anni non potei ricevere alcuno senza avere presso di me
fratello, tante erano le minacce di morte che
i tentativi d'assassinio cui andavo soggetto.
- E ciò non vi ha disgustato nella vostra impr
- Oh no, rispose Don Bosco con fr
mente che quei disgraziati erano stati
infanzia; la società si occupa così poco dei suoi dis
La parola sua dominante era sempre la carità.
Un altro signore, volendo sapere
Parigi,gli diceva: - C è chi dice che siete venuto a Pa
far conoscere le vostre opere, cai per fondare un nuovo
chi per fini politici...
-Signore, rispose il Santo, sapete a che cosa la fame co
il lupo? lo costringe ad uscire dalla tana e a correre qua e c
cavarsi l'appetito. Ecco il fine per C
Sono pieno di debiti contratti per mantenerei miei orfanelli; e non
volendo morir di fame io, n&lasciar patire i miei figlioli adottivi,
dali'Itaiia son passato in Prancia, e quindi a Pasigi,dove so che
vi sono molte persone cantatevoli e generose, come voi
domandare la carità.
- - Ho capito, ho capito! - rispose quel tale e, non
smentir Don Bosco, che aveva
- - narra Don R&o
u n cospicuo signore venne a parlar
diede a conoscere come
fondato da un Vescovo
doveva professare riconoscenza per tanto benefizio; e c
d'esser venuto a raccomandare il suo protetto a Don
nelia fiducia che egli
giovinetto. Don Bosco lo ascoltò tranquillamente, lo 1

47.3 Page 463

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4-18
v - Sempre con Dio
personaggio p&3, sodisfatto e ammirato deile accoglienze avute
- dal Santo.
Una sera - attesta Giacomo Reano
l'inserviente disse
al cuoco che almeno desse un po' più calda la roba destinata
per Don Bosco. Ma quegli, ruvido di carattere, rispose: - E chi
è Don Bosco? è come un altro qualunque della casa! - Vi fu
chi riferì a Don Bosco quella risposta insolente, ma il gran Servo
di Dio osservò con tutta &a: - I1 cuoco ha ragione!
Alcuni compa-4 del Santo, per la stima che egli si era acqui-
stata, non osavano più trattarlo coll'antica famiiiarità, n6 dargli
ancora del tu; e lo riguardavano come un superiore. Egli ne pro-
vava pena e con qualche facezia li dissuadeva da ciò, volendo che
si xicordassero deli'amicizia che li aveva uniti negli anni tra-
scorsi, e non permetteva che gli dessero del lei. Vi fu chi gli disse.
- Come è possibile, che io tratti familiarmente con uno che
tratta a tu per tu coi Cardinali e col Papa e che, se oggi non h
ancora il titolo di Monsignore, io avrà ben presto? - E il Santo
di rimando: - I o~zonsono altro c h i~l 9overo Don Bosco!
Qilesto basso sentimento di era in lui così vivo e sincero
- che gli faceva ricercare tutte le occasioni d'umiliarsi. (I Riceveva
con grande d t à - attesta Don Rua i suggerimenti de' suoi
allievi e prendeva in buona parte le loro osservazioni. Ricordo
come avendolo assistito io una volta a dir messa, dopo mi permisi
di fargli notare qualche inesattezza, che mi parve aver osservato.
Egli mi ringraziò e fu d'allora in poi che tenne presso di sè ii
libro deile mbriche deiia Santa Messa e leggevale di tratto in
- tratto $.
Una volta disse al suo segretario:
Guarda, Don Berto,
desidererei che tu notassi quanto osservi in me di difettoso e
- me lo dicessi. Don Berto tentò di schennirsene; ma, vedendo
- che faceva sul serio, glie lo promise. Comincia hd'ora a dirmi
- in quali cose ti sembra che io mi debba correggere, riprese il
- Santo. Se veramente lo desidera, ecco quanto ho osservato
-in lei, e che secondo me deve correggere; ma sono cose da niente.
E gli faceva notare come nel dire alcune parole deiia S. Messa,
commettesse un'inesattezza: - come, nel prendere le abluzioni
dei calice, le facesse gorgogliare in bocca per qualche istante:
- e come, nei narrare familiarmente qualche episodio, avesse

47.4 Page 464

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nulla a che fare col discorso.
sco. - Per ora, non ho altro: gli disse schiettamente Don
in avvenire, se così desidera,
in alto, anche le più
paiono al volgo gravi delitti. - A queste parole il Santo
serio, pensando alla stima che si aveva di lui e aila conse
responsabilità.
tissimo per la sua
convenne su questa necessità, e Don Bosco, chiesta
coli; ma, se volete che producano u n buon &etto, proc
tutto queiio che trovano da corr

47.5 Page 465

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450
-V Sempve con Dio
Anzi sarei ben fortunato se taluno, più pento di me neiia lingua
italiana, volesse rivedere gli scritti deiie Lettwe Cattoliche, ptima
che vengano pubblicati. - I1 Teol. 11urialdo raccontava a
Don Lemoyne nel 1890, come, neil'udire quella risposta di Don
Bosco, concludesse fin d'allora: u Don Bosco è u* santo1 a.
Un parroco, disgustato perche non poteva avere dai Salesiani,
- stabiliti nella sua parrocchia, tutto queil'aiuto che voleva, assalì
il Santo con una vivacissima invettiva. Don Bosco narra Don
Rua - stette ad ascoltare per circa mezz'ora quanto gli veniva
detto, e poi, con tutta calma, rispose: -Signor Curato, voi avete
ogni ragione di lamentarvi; mi rincresce che non si sia potuto
corrispondere pienamente a i vostri desideri; vi Sconosco per
nostro benefattore; ricordo con riconoscenza il bene che ci avete
fatto, e vi assicuro che in avvenire faremo quanto si potrà in
vostro servizio. - Il parroco rimase tanto commosso dali'umiltà
di Don Bosco, che cambiando interamente linguaggio, gli chiese
scusa e ticonobbe le sue esagerazioni; e dopo d'allora si man-
tenne fedele amico di lui e deile sue opere. Anzi, dopo la morte
di Don Bosco, dovendosi incominciare qualche nuovo fabbri-
cato neil'Oratotio di quella att8, e mancando assolutamente i
mezzi, venne in persona, col direttore di quella Casa, a fare un
tnduo di preghiere aila tomba di Don Bosco, per ottenere a sua
intercessione, gli aiuti necessari, e fu esaudito. Era questi l'abate
Gujol di Marsiglia.
«Era amnurabile - prosegue Don Rua - nel sopportare,
con tutta rassegnazione e calma, il torto p a rispetto alle per-
sone e per ubbidienza a i Superiori a. Trattava con cordiale ama-
bilità anche gli awersari più potenti: non badando alle offese
ricevute, cercava di mitigarne I'ahimo con l'umiltà e la dolcezza,
e uin vane circostanze, giudicato favorevolmente dai tnbnnali
ecclesiastici, non ricusò di umiliarsi a chieder perdono, come se
fosse stato colpevole H.
In Don Bosco l'umiltk brillava in tutte le circostanze. Visi-
tato da eminenti personaggi, non diceva mai: <I Son venuti a
visitar Don Bosco il tale e il tal irltro D: ma diceva sempre: «Son
venuti a visitare l'oratorio a: oppure u son venuti a visitarci i
tali e i tali a; e mostrando la pi& viva ticonoscenza per siiTatta
degnazione, li raccomandava alle preghiere degli al&.

47.6 Page 466

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Quando, invece, l'oratorio era visitato dal Signore con qual
che awersità, soleva dire: « Fwse %'abbiamo fatta qualcuna
Signoi~,ed egli ci castiga; facciamoci buoni. e ci oenedarà ».G
onori e le lodi li riversava interamente sui figli: a sentirlo eran
essi, che gli acquistavano la fama e gli attilavano le benedizio
celesti: quando invece si trattava d i umiliarsi, egli era il primo
chinar con loro la fronte dinanzi al Signore.
Pel basso concetto che aveva di se, si considerava come un
sem~licestrumento nelle mani di Dio per la direzione delle
sue. E quando non poteva far a meno di parlarne, preferiva
in terza persona, come se parlasse di un altro. Invece di
ho fatto, io ho detto, io desidero" diceva: "Don Bosco ha detto,Don
Bosco ha fatto, Don Bosco desid~ra". Solo quando fu più avanti
negli anni, cominciò a dire"io", per sottolineare, umilmente, ciò
che non poteva più fare: -Io non sono $i%capace a nulla! - Or-
mai io sono d'im+acciol - I Salesiani sono essi che lavorano, e
dofio la mia mode le cose andranm meglio: è meglio che io me ne
vada!
Don Piscetta l'udì esclamare: « S i dice che Don Bosco ha fa
questo o quello; non è Don BOSCO, sono i Salesiani, o megLo è
- Madonna che ha fatto tutto! r.
«Chi è mai Don Bosco? fu udito ripetere altre volte;
Non è un santo, non è un dotto, non è un oratore eloquente, non h
alcuna attrattiva personub, eppure tutto il mondo gli corre afipresso,
quale n'è la ragione?... >>; e profondamente commosso concludeva
(1 Oh! qzunto è buona Maria Ausiliatrice! D.
Negli ultimi anni continuava a lavorare, a din
Società, e, sebbene vecchio e logoro, era il centro
tutta la vita salesiana. Ciononostante andava ripetendo:
- Don Bosco è vecchio, $i%buono a nulla, e sta solo
brogliare!
Nel 1875, sul fmire delle conferenze tenute con i suoi dire
tori in occasione della festa di San Francesco di Sales, esclam
aD'altro, che volete che io vi dica? )) e la sua voce, già mo
debole si abbassò di piii e divenne tremula, finchè, co
mosso fino ai pianto, concluse: ((Non m i resta che a p
d'aver sempre la bontà di soppoutarmi, come avete fatto
a d i raccomandarmi ai Signore. Sopportiamoci a vicenda

47.7 Page 467

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452
v - S c m p ~ ecocon Dio
uni gli altri, e questo sia un gran ricordo che valga per tutta
la vita D.
Z'umiltà di Don Bosco - osserva Don C e r d - non ap-
pariva meno quando veniva lodato: si sarebbe detto che le lo&
non lo riguardassero punto, tanta era la calma e l'indifferenza
con cui le riceveva: 4Talvolta pera si commoveva e lo vidi pure
piangere*. Nel settembre 1871, quando i'accompagnò dal Pre-
fetto di Torino che l'aveva chiamato per parlargli d'incarico
dei Ministro Lanza, neii'mcire Don Cermti vide farsi incontro al
Santo la moglie del portinaio, che gli chiese la benedizione, ed
uscì in queste parole: "O mio Dio! mi par di vedere Nostro Signore!".
- I1 Santo s'accese tosto in volto, e con gli occhi pieni di lacrime le
rispose: Preghi per me e per la povera anima mia!
- Convinto d'essere un semplice strumento ndie mani di Dio,
ripeteva: Colla grazia di Dio abbiamo fatto questo. - Se a Dio
piace, faremo quello. - Dio ci ha mandato questo aiuto. - Che
Dio sia ringraziato di tutto! - a Se da alcuni - osserva Don
Rua - attribuivasi a lui l'effetto meraviglioso di sue benedi-
zioni o preghiere, egli rimproveravali, asserendo che solo a
iifaria SS., o al Santo a cui si erano raccomandati, si doveva
attribuire l'effetto ottenuto. L'udii io stesso talvolta raccoman-
darsi al Signore, affiche non lo mettesse in tali imbarazzi,
di essere cioè riputato autore di tali grazie, e volentieri raccon-
tava certi farci in cui si era ottenuto un risultato contrario ai
desideri di chi implorava la sua benedizioneu.
« U n giorno, a Roma, avendo dato una benedizione ad uno
storpio, che si reggeva sulle grucce da ben sedici anni ed essendo
egli immediatamente risanato, deponendo le sue grucce, io, -
attesta Don Dalmazzo, -dissi a Don Bosco: "Dunque è proprio
guarito perfettamente subito dopo la sua benedizione?"; ed
egli mi rispose: - È stata la benedizione di Maria Amiiiatrice
che l'ha guarito. - E soggiungendo io, che tante volte anch'io
- ho dato benedizioni di Maria Ausuiatrice colia stessa formula,
e non è succeduta la stessa cosa, mi rispose: Ragazzo, che
sei, si è perchè non hai fede! u.
Mtra volta, un signore, aiie cui preghiere egli si raccomandava,
- credette bene di rispondergli: Oh Don Boscol lei non ne ha
-- bisogno! Divenne serio, gli spuntarono sugli occhi le lacrime,

47.8 Page 468

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e, con accento di grande persuasione, ripetè che ne ave
prio molto bisogno. Xei 1885, il chierico Viglietti gli dicev
I&, signor Don Bosco, con tanti &ari pei capo come fa a
- garli tutti? di certe coseili
- ricordare. Oli non solo
di scordare la cosa $i% importante d i tut
sua famiglia, alcuni dei
tamente per vederlo. Queste udienze
Dopo un po' di tempo la
colse tutta la famiglia, e volle che Don Bosco dicesse ancora
tutti quaiche parola. Mentre egli p
ogni modo di tenerlo occupato nel
fuori un paio di forbici, e destramente gli tagliò alcuni
dei cappello, e gliene presentarono
esclamò: - Ma questo &
pazienza, Don Bosco, gli
Bisogna che si adatti anche a questo. - Hai ragione,
pazienza! sia tutto per amor di Dio!
Quando alcuno lo chiamava
egli rideva, volgeva la co
cui potesse argomentarsi un'
A Parigi, recatosi a far
volgere queste parole: - Sento raccontare
pitose maraviglie, che sarei curioso di v e d a
- qualcuna.
Ben volentieri, rispose il Santo, an
- si, si1
Don Bosco divagò alquanto, e, dopo
petendo che era pronto ad accontentarlo, faceva sbarrar tan
d'occhi a quei signore, che, bramoso di notar l'ora p
in cui si compiva il nuovo portento, portò la mano in
per tirar fuori I'orologio, e non ve lo trovò più. Don Bos

47.9 Page 469

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454
V - Smpre c m Dio
a ridere, e quegii: - Restituitemi l'orologio, esclamò, ho prove
su6centi della vostra santità.
- Oh, no, disse Dori Bosco, l'orologio non ve lo dò; se non
mi date il prezzo equivalente per i miei ragazzi.
- I1 mio orologio costa assai, 300 lire, ma vi darò quel che
chiedete.
Si rise un po' tutti quanti, e quel signore inviò poi al Santo
500 lire.
I1Santo si studiò sempre di celare ogni cosa che potesse farlo
apparire un uomo straordinario: infatti non sembrava uscire
dalla sfera comune: e solo con pochissimi, e sempre ambigua-
mente, lasciò intravedere i doni particolari dei quali il Signore
lo aveva ricolmato. Le lodi che ordinariamente faceva o per-
metteva di sè, si riducevano a quelle &e si chiamerebbero va-
lentie, come giochi d'ingegno, f a d e disbrigo d'affari, pratiche
riuscite, e via dicendo, e ciò allo scopo di nascondere i dcni straor-
dinari che aveva dal Signore e per guadagnarsi il cuore di coloro
che voleva con nella Pia Società. Bel 1887, circondato da
vari Salesiani, s'intratteneva familiarmente con loro, rievocando
i tempi antichi, le difficoltà superate, e gli anni giova&, finchè
2 discorso cadde sulla faciliti con cui riteneva tutto iicontenuto di
un libro, dopo averlo letto soltanto una volta. Ad un tratto si
fece serio e, quasi scandendo le parole, esclamb: - Quanto
sarebbe stato meglio per Don Bosco, se si fosse limitato a studiar
un capitolo dell' "Imitazione di Ges% Cristo", e a praticarlo bene!
I1 Santo non parlava di che con i suoi figlioli, e mai con
estranei, e la sua parola non era solo di un padre o di un
amico, che narra le cose prospere e avverse a edificazione, istm-
zione e conforto dei propri cari che prendono tanta parte alle
sue gioie ed ai suoi dolori, era guidato dal semplice desi-
derio di accondiscendere alla %aie ed affettuosa loro curiosità per
ricompensarli in certo modo delle loro preghiere e dell'affezione
che gli portavano, ma sempre era anche la parola dell'uomo di
Dio, che ubbidiva ad un'ispirazione dall'alto. Nel rivelarsi, nel-
l'esporre le cose straordinarie, prendeva di solito un aspetto e
un linguaggio che dicevan bene l'umiltà sua: del resto lo faceva
- soltanto per ubbidire al comando che gliene avevano fatto iSommi
Ponteiici Pio IX e Leone XIII. A me - depose Don Viglietti

47.10 Page 470

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Don Bosco dettò molte volte quelli che egli soleva chiamare
sogni, ma che dalla comune dei Salesiani
e che si aweravano quando riguardavano
meraviglia che il Santo dettasse questi sogni
Sommo Pontefice Leone XIII ebbe Sordine di dett
di straordinario gii accadesse ».
- u Ho già scritto sommariamente-diceva Don B
varie cose che riguardano l'oratorio dal suo
ad ora, e h o al 1854 molte cose le ho scritte per disteso. Nel 1854
entnamo a parlare della Pia Società e le cose si allargano im-
mensamente e prendono un altro aspetto. Ho pensato che que-
sto lavoro s e ~ r mà olto per quelli che verranno dopo di noi e
a dare maggior gloria a Dio, e perciò procurerò di continuare
a scrivere. Ora non si deve più aver riguardo, a Don Bosco,
n$ ad altro. Vedo che la vita di Don Bo
la vita deila Pia Società; e perciò parliamone. C+bisogno, p
la maggior gloria di Dio, per la salvezza deile anime, e pel maggi
incremento deila Pia Società, che molte cose siano conosciute.
PerchP, diciamolo qui tra noi, le altre Congregazioni ed Ordini
religiosi ebbero nei loro inizi qualche visione, qualche fatto so-
pramatnrale che diede la spinta alla fondazione e ne assicurò
lo stabilimento; ma per lo più la cosa si fermò a uno o a pochi
di questi fatti. Invece qui tra noi la cosa procede ben diversa-
mente. Si può dire che non vi sia cosa che non sia stata cono-
sciuta prima. N m diede +asso ka Pia Società
fatto soprannatu~alenon lo consigliasse: lion
z i o n a d o , o ing~andinaento,che non $a stato $receduto
ordine del SSignore. E qui, perciò, giudico bene che si lasc~
parte l'uomo. Oh! a me che importa
bene od in male? Che m'importa che gli
+i& in a~amodo, che in un altro? Che dican
monta +er me; non sarò mai, pih men
al cos$etto di Dio. M a è necessario che le o$we di Dio si munife-
stino. Noi, ripeto, avremmo potuto scrivere tutte le cose che ci
awennero, .prima che awenissero e scriverle minutamente con
precisione. E varie cose le aveva già scritte per mia norma e con-
folto... )>.
SuUa fine dello stesso anno 1876, diceva confìdenzialmente

48 Pages 471-480

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48.1 Page 471

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456
-V Smfirc c m Dio
ai suoi: ((Micompiaccio di raccontare le cose antiche deli'orato-
no. Alcune volte sono fatti che riguardano Don Bosco. Non li
racconto però con vanagloria: oh no! grazie a Dio questa non
c'entra. Il mio jine L unicamente d i narvare le magni$cenze della
potenza di Dio; far vedere che quando Dio vuole una cosa, si seme
di un mezzo qualunque, anche il pia debole, i l ;si&inetto, e gli f a
superare ogei ostacolo! ». E lasciò che queste coniidenze si divui-
gassero: e fondò il Bollettim Salesiano per far megiio conoscere le
Opere che aveva iniziate, procacciare ad esse appoggi materiali
e morali, e suscitare degli imitatori. uSiamo in tempi - osser-
vava - in cui bisogfia Operare; il mondo è divenuto matwi~le,
perciò bisogna lavorare e far conoscere il bene che si fa. Ad uno che
facesse anche dei miracoli, pregando giorno e notte nella sua cella,
il mondo non h d a : il mondo ha bisogno di vedere e di toccar con
m0a1?. n.
u La pubblici&, diceva altre volte, è l'lmnico mezzo di far co-
noscere le opere buone e di sostenerle. I l mondo vuol vedere il Clero
lavorare, istrz~ireed educare la povera ed abbandonata gioveu$&,
con Ospizi, scuole d'arti e mestieri: e questo è l'unico mezzo psr
salnare la povera gioventù, istrvundola nella Religione a.
Un giorno, sentendo da Don Evasio Rabagliati, missionario
salesiano, che bfons. Marcello Spinola, Vescovo di Milo, poi Card.
- Arcivescovo di Sivigiia, aveva scritto &operetta su Don Bosco
e l'Opera sua, gli disse: Ebbene, traduci e stampa. - E poi-
chè, a quest'invito, Don Rabagliati restava un po' maravigliato,
Li Santo paternamente continuò: - Vedi, se non le stampiamo
noi queste cose, le stamperanno altri: e il risultato P lo stesso.
Non si tratta mmai di personalità: si tratta di glorificare E'opeua
di Dio e non quella dell'idomo, perchè d opera sua qua~ztosi è fatto
e si fa. - uHo fatto tutto il possibile per occultarmi, diceva
altre volte: si parlava in ogni parte di questo povero prete; chine
diceva una, chi ne diceva un'altra; e Don Bosco taceva sempre.
&laquando la Pia Società ebbe forma stabile, allora fui costretto,
non dico a pubblicare le cose mie, ma a non oppormi così violen-
temente come aveva fatto pel passato, a coloro che volevano
ricorrere aila stampa per far conoscere le opere nostre. La per-
sona di Don Bosco restava identiticata coila nostra Pia Societd
e questa bisognava che fosse conosciutau.

48.2 Page 472

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parlò di alcune case recentemente fondate: le quali lott
diaicottà e fra strettezze gravissime. Egli riceve o& gj

48.3 Page 473

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458
.V Sempe c m Dio
- Se il Signore avesse trovato uno strz~mmto p& disadatto
di me per le sue opere, purch2 disposto ad abbandonarsi alla sua
Diuina Provvidenza, lo avrebbe scelto in vece mia; e sarebbe stato
meglio servito di quello che ,non lo sia da me, e avrebbe operato cose
ancor pih grandi di queste. Io, colle mie sole forze, se il Signore
non m'avesse aiutato, sarei stato %npovero cappellano d i montagna.
u Mi raccontò la Marchesa Fassati, &amava Don Rua, che
- un giorno Don Bosco, sentendosi far tanti elogi nella sua famiglia,
rispose: San ben contento che si abbia tanta stima del carattere
del sacerdote: per quanto si dica della sua dignità e del corredo di
- vir& di cili deve esser8 fornito, non si dirà mai abbastanza! ».
Negli ultimi anni diceva: Qua?& prodigi ha operato il Si-
- gnore in mezzo a noi! nza quantz maraviglie di più Egli avrebbe
comfiiuto, se Don Bosco avesse avuto $i% fede! E gli si nempi-
vano gli occhi di lacrime.
- Benchè il suo nome fosse già così difiuso, si considerava sem-
pre un servo inntile, e qualche volta esclamava: Ma chi è Don
Bosco da essere cos%acclamato?-Nelle feste di Maria Amiliatrice
un popolo immenso accorreva a Valdocco: gli erano condotti
molti iufermi perche li benedicme: centinaia di persone lo attor-
niavano. Perchè non si avesse a credere che queiia gente veniva
- per lui, quando s'accemava alla folla che aveva d'intorno, escia-
mava: Quauta fede v i ha ancora nel popolo nostro! quanta di-
nozione a Maria SS.1 - Un amo, tornando dall'altare in sacre-
stia, fu circondato da tanta gente, che a stento gli si potè aprire
m passaggio; chi voleva baciargli la mano, chi le paramenta,
chi fargli toccare delle corone, chi gli presentava dei bambini, ed
- - egli stava con gli occhi bassi, le mani giunte, e diceva umilmente:
Pregate per me, pregate fier me! Quando sentiva attsibuire
alle sue benedizioni gli effetti prodigiosi che frequentemente le
seguivano, ne provava gran pena, come di un'ingratitudine e diuna
grave mancanza di riguardo alla Madonna, e ne rimase più volte
afflitto per giorni interi, cioè per tutto il tempo che Sentnsiasmo
delle popolazioni aarampava sul suo passaggio. Anche nelie
ultime Memwie si leggono le più umui dichiarazioni.
t Io raccomando caldamente a Idti i miei $gli, di vegliare, sia
nel parlare, sia sello scriuere, di non mai raccontare, asserire
che Don Bosco abbia ottmuto grazie da Dw,od abbia in qualsiasi

48.4 Page 474

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- XV s Soli Deo h c n o ~et glo~afD
m o h operato miracoli. Egli commetterebbe W
povwi ed abbandonati, e $i& ancma quando essi t
ricolo delle anime loro >>.
a i suoi santi ideali! u Nelle mie erediche,
coirezione o semplice consiglio della Santa Madre Chiesa Cattoli
di limgua o di senso, si corregga
gione. Se mai accadesse di st
esaminati e corretti in modo, che nulla sia fiubblicato che non sia
esattamente conforme ai erincipz di nostra Sartta Religione Cat-
tolica u.

48.5 Page 475

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460
-V Sempre con Dio
La conoscenza e l'amore deiia Religione, Sesaltazione deUa
Chiesa, e la devozione più tenera al Papa, furono gi'incessanti
sospiri deil'anima sua. Mai cercò se stesso, mai la gloria sua
Era cosi persuaso di essere un poveretto qualunque che, sospi-
rando, diceva: uNon vorrei che almno, credendomi ciò che non
sono, non pregasse poi per me dopo la mia mmte, e m i lasciasse a
penare in Purgatorio! i).
Questo pensiero gli trasse dali'anima un'dettuosa e umilis-
sima raccomandazione: (( Raccomandazione per me stesso. - O
giovani cari, a voi che siete sempre stati la delizia del mio cuore,
io raccomando la frequente Comunione in suffrugio dell'anima mia.
Colz la frequente Comu~ionevoi vi rendeveie cari a Dio ed agli W -
mini, e Maria v i concederà la grazia di riceveve i sa& Sacrnmenti
in $m di vita. V o i preti, chietierici, salesiani, voi parenti amici
dell'anima mia, pregate, ricevete Gesh Sacramentato in sufragio
dell'anima 6 ,afi?dzè m i abbrevi il tempo del purgatorio Q.
Dopo questo grido deivanima, egli prosegue sereno: Espressi
cosa i miei penszeri di un padre verso i suoi amatz figli, ora mi volgo
a me stesso per snvocare la misericordia del Signme s@ra di me
nelle ultime we della mia vita. Io intetido di vivere e morire nella
Santa Cattolica Relzgione, che ha per capo il Romano Pontefice,
Vicario di GesiL Cristo sopra la terua. Credo e professo tutte le veritd
che Dio ha rthelate alla S. Chiesa. Dimando a Dio umilmente per-
dono di tutti i miei peccati, specialmente di ogni scandalo dato al
mio prossimo i%tutte le mie azioni, in tutte le parob proferite in
tempo non oppwtuno. Dimando poi modo particolare scusa degli
eccessivi riguardi usati a me stesso, collo specioso pretesto di con-
servare la sanità. Debbo pure scusarmi, se taluno osservò che t i &
volte feci t7oppo breve prepavamento e troppo breve ringraziamento
nlla S. M ~ s s a .l o era in c~rtomodo a ciò costretto, pw la folla di
persone che attorniavami in sagrestia e m i toglieva Za possibilità
di pregare, sia prima, sia dopo la S. Messa. So che 806, O amati
figli, m i amate; questo amwe, questa affezione non si limiti a pian-
gere dopo la mia morte: ma pregate pel riposo eterno dell'anima mia.
Raccomando di far preghiere, @ere di carità, delle ~?wvtificazioni,
e delle Sante Comunwni, e queste per iiparare alle negligenze com-
messe nel fare il hene, o ?zell'impedire il male. Le vostre p~egltiere
sia?w con fine speciale al cielo rivolte, afìnchè io trovi misericordia

48.6 Page 476

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r? $erdom, al primo mo
maestà del mio Creatore
riposo, ma sostava quasi dolente di non poter pros
lungo le sante battagiie per la gloria di Dio e la s
anime.
Ma quanto egli sentiva umiimente di sè,
vato ai cielo daiia voce universale.
cessione deiie sue orazioni, come a un Santo
(1 Questo concetto deiia santità dei Servo
ricchito.
I) Ond'è che da vicino e
a lui... raccomandandosi aile

48.7 Page 477

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462
V lr Sem$re con Dio
Con uguale religiosa avidita si cercava un suo consiglio, una
sua parola, una sua benedizione. I suoi autograii erano tenuti
in tanta venerazione, che nei1883, mentre era a Parigi, un signore
gli presentava una cinquantina di immagini pregandolo d'apporre
su ciascuna soltanto il suo nome e cognome, e due giorni dopo
gli consegnava d u e d a franchi di elemosine ricevute colla ven-
dita di quelle immagini. La vivissima brama di possedere quegli
autograG era nata dal fatto, che qualche tempo prima, a Cham-
béry, una persona gravemente inferma s'era posta con fede sul
petto un'immagine di Maria Ausiliatrice, firmata dal Santo, e
sull'istante era guarita.
Innumerevoli sono i grandi personaggi, ecclesiastici e laici,
che ebbero Don Bosco in altissima stima e venerazione. Pio IX
lo chiamava il Tesoro d'Italia. Leone XIII lo diceva il Santo,
1'Uomo firovvid~nzidt!! Vescovi e Arcivescovi venerandi si racco-
mandavano aila c k t à delle sue preghiere e, inginocchiandosi a
terra, volevano essere da lui benedetti. Re e Regine, principi e
principesse volevano vederlo, udirlo, e si facevano un vanto di
aiutarlo ne!& sue Opere. Anche molti uomini di Stato, di ogni
colore e di ogni partito, gli professavano la più schietta vene-
razione.
La fama di santità che godeva in Roma presso i più eminenti
personaggi era grandiscima.
Un sabato a sera si trovava in udienza con Pio ìX, e sul finire
il Papa gli domandb: - Voi confessate in Roma? - Se Vostra
- Santità me ne da il permesso, confesserò. - Ebbene, confessate
anche me; e si pose in ginocchio.
Pio iXsi confessò dal Santo più d'una volta.
Un altro sabato, trovandosi Don Bosco in udienza dal Cardinal
Monaco La Vdetta, d o r a Vicario di Sua Santità, anche ii pio
- Porporato gli domandò: Eila confessa anche qui in Roma?
- - Sì, se Vostra Eminenza me ne il permesso. Mi confessi
adunque; - e si confessò.
Altra volta il C&. Madinelli, neli'atto che Don Bosco, nel
- licenziarsi, voleva baciargli la mano, ritirandola e stringendo
quella dei Santo, gli disse: Uomo di preghi per me!
Anche il Card. Bartoiini ne aveva tanta stima, che, essendo
ancora segretario deiia S. Congregazione dei Riti, voiie esser più

48.8 Page 478

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- - volte da lui benedetto, inginocchiandosi umilmente a i suoi pie
Anche altri Cardinali conferma Don Dalmazzo
la sua benedizione. Tra questi <posso citare il Cardi
lui stesso: - Vostra Santità mi domanda che concetto ho io di
Don Bosco? Io non lo credo un uomo, ma un gigante dalle lunghe
braccia, che è riuscito a stringere a sè l'universo intero! I>.
Altra volta lo steso Leone XIII osservò: -Sentite: un uomo,
colle m e forze naturali, può fare cib che fa Don Bosco?... No.
Dunque bisogna ammettere che qualcosa di pretematurde
assiste, e ciò non può venire che da Dio o dallo spirito delle
nebre. Ma 8% frwtibus eoorzlm cognoscetis eos: guardate le opere
Stato, e nell'antic
- - Ah! Don Bosco! e si gettarono tutti in ginocchio
nè volendo alzarsi, il Segretario
- lagrime, disse a Don Bosco: Li
- zano; e aiiosa li benedisse u.
matu~godi Valdocco, ripetevano ii concetto in cui era t
universalmente.
una stima singolare per
santità. Ricorda Don Aibera che ii suo parroco, Teol. Don
Abrate, Priore di None, visitando nel 1858 le scuole dell'O
Cwnuio, Vescovo di Bieiia, che essendo stato parroco del Car-

48.9 Page 479

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464
-V Sempe con Dio
mine a Torino, cioè della parrocchia più vicina a W a Ausilia-
trice, ebbe frequenti occasioni di awicinare il Santo, soleva due
che sebbene i Santi non sieno, d'ordinario, conosciuti dai contem-
poranei, tuttavia di Don Bosco si poteva chiaramente prevedere
che la Chiesa lo avrebbe elevato agli onori degli altari.
Neilo stesso concetto era tenuto anche a Roma. Un giorno
che si recò, per un coiloquio, dal Card. Bartolini, alcuni sacerdoti
- presenti in anticamera esclama~ono:- Oh! Don Bosco! queilo
è un santo: e Mons. Agostino Caprara, Promotore della Fede:
- Vedono quel sacerdote?... chiese. Spero che tratteremo la causa
deila sua Beatiikazione, e toccherà a me fare I'awocato del dia-
volol
I1 nome di Don BO& e la fama delle me virtù s'erano dunque
diffusi in ogni parte del mondo, lui ancora vivente.
Negli ultimi anni della vita del Santo ii Provinciale dei Fran-
cescani Scalzi di Lima viaggiava in alto mare: si era procurata
la vita aneddotica di Don Bosco, scritta dai Dott. d'Espiney,
e per passar la noia aveva preso a leggerla: prima d'allora non
aveva mai saputo n d a di Don Bosco. A un tratto 2 m e fu agi-
tato da una spaventosa burrasca e la nave ne rimase in poco
tempo cosi danneggiata, che ii naufragio pareva ornai immi-
nente: ii capitano stesso dichiarò che ogni speranza era perduta.
Che fa ii buon religioso? in mezzo a quel tuxbine di elementi
sconvolti, dice ai passeggeri d'inginocchiarsi e prega con lolo
Maria SS. a salvarli per intercessionedi Don Bosco, e promette che
avrebbe fatto stampare ii libro che aveva tra mano e che i'avrebbe
di&iso a migliaia di copie. Appena formulato ii voto, cessa la
tempesta, la nave entra felicemente in porto, ed ii Francescano,
fatta del libro un'edizione economica, ne distribuì molte copie in
tutto il Perù a Vescovi, sacerdoti, signori, poveri, a chi lo voleva
e a chi non lo voleva. In questo modo sonò alta la fama di Don
Bosco in quella Repubbiica. Lo stesso Provinciale narrava ii fatto
nel 1890, a Don Evasio Rabagliati, mentre era ospite di quel
convento in Lima.
Iddio è mirabile nei suoi Santi, non solo per i'eroismo, ma
anche per la varietà delle loro virtù più caratteristiche.
Don Borgate110 era prefetto di sauestia nella chiesa di S. Gio-
vanni Evangelista a Torino, e un anno, circa il 1885,&puna

48.10 Page 480

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papato da molti cooperatori e cooperatrici, intratten
affabilmente con loro. Era ancora nei corridoio a che
chiesa suddetta dalla sacrestia )>, ed 4 io - scrive Don Bor,
lo stava contemplando dalla distanza di circa cinque metri, a
poggiato colle spalle d a porta della sacrestia e rivolta la fac
verso Don Bosco. In quel momento mi balenò un'idea nella ment
a guisa d i lampo che fugge; pensavo tra me: "Aile volte Don Bos
sembra un santo ed altre volte pare non lo sia; per
egli sta scherzando Lauto piacevolmente con certe perso
sembrare ch'egli sia un santo". Non appena io aveva
nella mia mente questo pensiero, ecco che
... sguardo verso di me e fissandomi attent
Don Borgatello?... che ti pare? la santità comiste solo nell'es
riore?!...".- Detto
ma ben lo compresi io, che [restai] confuso e tramortito, ved
mi scoperta nel mio pensiero! D.
Don Bosco aveva maravigliosamente compreso i bisogni
tempi e il modo di apportarvi rimedio: e l'opera sua,
oggi, intimamente conosciuta, riscuote così alto
nerazione, ossewata nei suoi primordi, superficialmente,ad
sembrò troppo ardita, mentre ad altd, anche non cred
germogli dall'amore di Gesù Cristo. il Santo & un eroico se
iisignor Michele Scanagatti
pure dapprima non approvasse le iniziative e
aveva dato mano Don Bosco, e come, avendo confidato qu
pensiero al pio Don Caiasso, questi gii rispondesse: a Awk'io
wse mle comfirendo: ma sapendo che i Santi no
wmawmente, mi accontento di ammirare quant
altri proferirono, un tempo, dei giudizi non
l'apostolato dei Canto, perchè non lo comprendevano; ma

49 Pages 481-490

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49.1 Page 481

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466
-V Sm$re con Dio
fu sempre chi ne prese le difese. Così accadde in un pranzo, alia
fine del quale, a ribattere le obiezioni di vari commensaii, sorse
a parlare un iiiustre ecclesiastico dicendo: - Don Bosco è un
uomo straordhzario, e perciò non va considerato come gli altri: ma
appunto perchè è un uomo straordinario, anche le sue azioni e le
sue opere so+w straordinarie. Consideratelo sotto questo pzmto di
uista: e allora, anche ciò che a primo sgzcardo può sembrarvi singo-
lare, susciterà in $ne la vostra ammnirazione!
Don Bosco cercò sempre la gloria di Dio!
Chi ci ha seguiti fin qui, riandando l'unico scopo della vita
del Santo, l'eroica perseveranza con la quale egli studiò di rag-
giungerlo, e la grandiosità e la moltiplicità deiie opere che compì,
avra compreso chi era, e non potrà non inchinarsi dinanzi ai-
i'altezza deiie sue vittù, esclamando con Mons. Bertagna:
(i Don Bosco fu realmente un uonw straordinario tra gli straordi-
navi n.

49.2 Page 482

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PARTE SESTA
BENEDETTO DALLE GENTI I
Nori recedet memoria gw;.
sapientiam gm enarrabunt
gentes, et laudem gm enzcn-
k b i t Ecclesia.
La sua memoria dure
eterna; le nazioni rico
deranno la sua saggezz
e le sue lodi saran ce1
brate nella Chiesa.

49.3 Page 483

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49.4 Page 484

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vili ed ecclesiastiche in generale sono concordi nei proclam
la necessità di promovere e sostenere taii Missioni, coi m
che la Divina Prowidenza ha messo in potere deile anime
nerose. Nella nostra pochezza uniremo i nostri deboii sforzi
condotti da Don Cagliero, andava a fondare la
siana neiia S ~ a m a n, ella città di Utre~a.
A ~arsiGinYil 16e il 17febbraio,si celebrarono solenni f&

49.5 Page 485

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470
- V I Benedetto ddZe G~lstil
«le quali, scriveva un corrispondente dell'Un{td Cattolica- non
si dimenticheranno più dai buoni Marsigliesi. Don Bosco tro-
vavasi qui da qualche giorno... si colse pertanto la propizia oc-
casione per solennizzare la festa di S. Francesco di Sales. Re1
mattino di mercoledì (16)Sua Eccellenza Reverendissima lfons.
Robert, nostro amatissimo Vescovo, celeQrò la Messa, distri-
buì la Comunione non solo ai giovinetti, ma ad un numero gran-
dissimo di signori e signore, e con un breve ed aiTettuoso discorso
animò i molti suoi uditori alla divozione verso S. Francesco.
Tutti i cuori ne rimasero commossi ed infervorati. La Messa
solenne f u cantata dal prof. Celestino Durando, qua recatosi
con Don Bosco... Alla sera... le lodi del Santo furono dette ma-
gnifìcamente da un valente oratore, l'abate Guérin Alla domani
giovedì, nuova festa e novella prova di religione e carità. Si tenne
la conferenza ai Cooperatori e alie Cooperatrici Salesiane..., ve-
nuti eziandio dai paesi vicini, ed alcuni & da Tolone e da Lione.
Si degnò presiedere a questa religiosa adunanza S. E. Mons. Por-
cade, Arcivescovo d'Aix, qua portatosi appositamente. l'abate
Mendre, uno dei più validi sostenitori dell'Oratorio di S. Leone,
lesse un'accurata e minuta relazione sdie condizioni dell'istituto...
I) Dopo l'abate Mendre, ascese il pulpito il reverendo Don
Bosco: tutti gli occhi erano a lui rivolti, e la sua parola fu ascol-
tata con grande avidità. A certi suoi racconti furono viste varie
persone versare lacrime; tanto n'eraqo state intenerite. Co-
minciò dal chiedere scusa se egli, italiano e poco esercitato, aveva
l'ardire di parlare in francese a si colta udienza. Ringraziò tutti
di quanto avevano fatto per l'Oratorio di S. Leone... passò poscia
a dire brevemente delle Opere Salesiane nei diversi paesi, e si
fermò più particolarmente d e Cace della Francia: Xizza, Ma-
varre, S. Cyr e Marsiglia. Terminb assicurando tutti delle pre-
ghiere dei giovanetti, non solo deli'oratofio di S. Leone, ma di
ogni altra casa... I).
In fine iifons. Arcivescovo d'Aix, dopo aver inneggiato al
Santo e all'opera sua, accennando alie missioni salesiane deila Pa-
tagonia, esclamava: ''Per tal modo Don Bosco estese le sue conquiste
ben pi& glo~iosamenteed ampiamefite, che non Napoleone I ed
Alessand~oMagno! ...".
Un giorno, conversando coll'abate Gujol, il Santo lo sentì

49.6 Page 486

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volta, recarsi a passare qualche giorno nei mesi più caldi. Do
tutta la proprietà annessa. L'abate, ben sapendo che, oltre
- cervello: in 6ne gli domandb:
E dov'è cotesta villa?
nelie vicinanze di Marsiglia.
- Perchè Sho
I1 buon abate non dimenticò più quel racconto, e stava
nata aiio scopo indicato; ma Don Bosco li ringraziò, res
pregandola di volergliene cedere la proprietà o l'uso,
la sua proposta. Essa tornò ad insistere; e
proposta a Don Bosco, il quale rispose:

49.7 Page 487

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472
- VI Benedello dalle Genti!
- Se quella villa ha una pineta, viali di platani e un corso
d'acqua che attraversa tutta la proprietà, accetta.
E proprio queiia era la casa da lui vista in sogno! Nei 1883
essa veniva accettata in usufrutto per quindici anni,e vi si apriva
la prima casa di formazione deiie nuove reclute francesi aspiranti
alla Società Salesiana.
Nei 1884, insieme con Don Bosco, vi si recò per la prima
volta anche l'abate Gujol, ed è facile immaginare quale fu la sua
maraviglia nel contemplare con i propri occhi tutto ciò che il
Santo gli aveva detto di aver visto in sogno fin dal 1881.
Dalla prima adolescenza fino aUa morte Don Bosco ebbe da
Dio coteste singolari illustrazioni, che gli servirono di norma e
di guida in svariate circostanze!
Venuto il giorno della partenza da Marsiglia, il Santo,.per sot-
trarsi aUa vista dei curiosi e dei divoti, che si sarebbero recati
alla stazione, stabilì di andare a prendere il treno ad Azcbagfle.
L'abate Mendre insistè per accompagnarveio in vettura, avendo
meditato un pietoso disegno. Certa signora Mandrin aveva una
figlia agli estremi, ed invano aveva tentato di condurre Don
Bosco al suo capezzale. L'abate disse segretamente al vetturino
che seguisse un diverso itinerario per passare appunto davanti aiia
casa dell'iilfe~ma:era notte, e non avrebbe mai pensato che Don
Bosco se ne sarebbe accorto. Quale non fu perciò la sua sorpresa,
quando lo senti esclamare: - Ma, mi sembra che andiamo per
... altra via! - Ii vetturino tirò innanzi come se ndia fosse, e
i'abate si iimitò a rispondere: - Elia, Padre, viaggia sotto la mia
responsabilità, lasci fare a me... indubbiamente arriveremo alla
mèta! -Don Bosco restò in silenzio, iinchè si giunse innanzi aila
casa abitata daiia Flandrin: e la vettura si fermò. L'abate aliora
gli disse che v'era una giovane gravemente ammalata da visitare,
e il Santo accondiscese. Entrò in casa e, insieme con la madre,
si recò al letto deli'inferma. L'abate, che era rimasto nella stanza
attigua, dopo alcuni istanti, sentì un grido!... Che cos'era successo?!
Corse a vedere. La signorina, che aveva ricevuto qualche ora prima
1'EstremaUnzione -infatti il babbo, un impiegato civile, nei re-
carsi ali'nfficio, i'aveva lasciata convinto che, tornando a casa,
l'avrebbe trovata morta! - era stata invitata da Don Bosco
a bere un po' d'acqua. - Non può! - aveva risposto la madre.

49.8 Page 488

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Da quindici giorni in vero più non poteva prendere, per bo
alcun cibo, una goccia d'acqua. -
allora il Santo; e i presenti s'erano
pregato con lui, che, dopo averle data la benedizione, era to
a ripeterle: - Ora beva! - E la moribonda aveva preso a
liberamente,finchè, sentendosiinfondered'un tratto nuove en
gridò forte: - Sono guarita! - La mamma e l'abate si
darono come trasognati; Don Bosco
vestitasi, andò a sedersi sul pianerottolo della scala, aspettando ii
padre che stava per rientrare: e quando ne senti il passo, gl'
guarita! Don Bosco mi ha guarita!
svenuto per la scala; si dovette
lunghe ore per fargli riprendere
dogli e stringendogli il b
-Padre, ella non d i d pih che Don Bosco mn fa
Ed egli, con la sua C
Dio sia benedetto! Dio
stato indiscrezione insistere pib oltre, e giunse così a&
senza pib far parola dell'accaduto (I).
Da Aubagne il Santo si portò a Roquefwt, al Casteiio
Floyosc de Viiieneuve-Trans; l'uitimo di febbraio era
quindi andò a Tolone.
Mentre era a Marsiglia, ii parroco di S. Maria di T
corso a supplicarlo di recarsi a benedire un giovane di
che si trovava agli estremi, Luigi CoUe, di cui abbiam p
vederlo guanto medi
rispose che non aveva tempo di moversi e che avrebbe
per l'infermo. Dopo una settimana lo stesso sacerdote era
con la più viva insistenza a ripetere l'invito ai Santo;

49.9 Page 489

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474
-V I Benedetto dalle Gmtil
rispose che, lasciando Marsiglia, avrebbe fatto una tappa a
Tolone, dove avrebbe tenuto una co&renza. Giunto in città,
si recò subito presso il giovane Colie, che l'attendeva avidamente,
e restò ammirato nel vedere la virtù del giovinetto, e comprese
subito Che egli era «maturo pel cielo e che Dio voleva offrirlo
aila sua SS. Madre per accrescere in cielo la schiera delle anime
verginali, destinate a seguire dovunque, insieme con Lei, i passi
dell'Agnello Divino... ».Lo preparò dolcemente n a fare con ge-
nerosità a Dio il sacrinziodella sua vita: ed io ammirai-racconta
Don Bosco - come qneli'anima, docile a ogni movimento della
. grazia, fu pronta a indirizzazsi là, dove io le aveva indicato e
ad abbandonarsi interamente ali'amorosa Provvidenza del Si-
gnore n. I1 suo confessore « con la santa arditezza degli amici di
Dio, giunse a dirgli: - Caro giovane, io intimo a Dio di gua-
rini... - e Luigi, volgendosi aila madre: - I1 curato ha detto
che intìma a Dio di guarirmi, ed io, esclamò giungendo le mani,
io vi intimo, mio Dio, di farmi morire, piuttosto che diveuire
cattivo!... - Poco dopo, accorgendosi del dolore delia madre,
che non l'abbandonava un istante: - Mamma, disse, che direste,
se Dio vi comandasse, come ad Abramo, di sacnlicargli il vostro
figlio? - &a povera donna, si comprende, non potP rispondere
Che con le lacrime... o. Ricevuti che ebbe gli ultimi Sacramenti,
il pio Luigi andava xipetendo: ({Ohicari genitori, voi siete quelli
che io amo di più in questo mondo, eppure son già rassegnato ad
abbandona^ per andare in Paradiso... Andrò in Paradiso, Don
Bosco me Sha detto! >t.E con questa tenerissima contidenza vo-
lava al cielo 3 3 aprile 1881. Don Bosco stesso, l'amo dopo, ne
pubblicava una breve biografia, che dedicò ai genitori, ai quali
aveva detto con santo coraggio: - Iddio vi toglie quest'u+zico
&Zio, perchè ndottiate come figli tutti i miei orfanelli! - Quei fer-
venti cristiani obbedirono aila voce di Don Bosco, e il Signore be-
nedisse largamente alla loro carità, con le consolazioni che ebbero,
dopo la morte deli'angelico loro figliolo, dal labbro stesso e
daila corrispondenza del Servo di Dio.
Durante questi viaggi, il lavoro del Santo era continuo. Daila
Navarre, il 7 marzo, il chierico Reimbeau scriveva a Don Rua:
H Cose nostre - dice Don Bosco - molto bene; e vi prega di con-
tinuare le preghiere che ebbero effettitanto meravigliosi & giunto

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-I $Dio sia benedetto in tutte Ze coscl B - 1881
aiia Navarre un po' daticato per la via brutta. Oggi
malgrado i molti forestieri che vengono a visitarlo.
e lunedì (il 5 e il 6), quasi tutta la giornata ha avuto visxtaton
che se ne sono impossessati. puesta sera, ha potuto dedi
qualche istante aUe Figlie di Maria Ausiliatrice, più felici
quelle di Marsiglia... Domani, conferenza a Sauuebonne,
coledì (il g) a Frdjus... ».
AUa conferenza tenuta a Sauvebonne fu presente
giovinetta diciottenne dei dintorni di Tolone, zelante coopera-
trice saiesiaua, guarita prodigiosamente. Da tempo tormentata
da gravi dolori al fegato, non trovando rimedio nè solliev
in nessuna m a , fu consigliata dalla madre a cambiar aria
a recarsi per qualche tempo a hlarsiglia. Vi andò; ma dopo po
giorni sentì il male farsi ancor più grave, e in fretta e in
tornò a casa. Erano i giorni in cui Don Bosco si trovava a To
e, sentendo che avrebbe tenuto conferenza in una chiesa della CI
le venne il desid&o di ascoltarlo, ma non ebbe il coraggio
moversi e fece giungere al Santo le più vive preghiere di andar1
a visitare: u Oh! - diceva - la sua eresenza son certa che mi far
bene! a. Don Bosco l'accontentò, l'incoraggiò a confidare neU
bontà di Maria Ausiliatrice, e in fine,le disse: "Mia cara figlio
che IIZdio vi do& santitù..." e qui fece un po' di pausa, quin
proseguì: "...e saniti!". La madre, in quei breve intemalio,
senti ferire ii cuore, pensando che le prime parole volessero
che la fine deUa figlia era imminente; ma il Santo la C
tando madre e figlia a fare una novena a Maria Ausili
Otto giorni dopo la malata era in piedi e si recava aiia chi
di S. Isidoro a Sauvebonm a sentire Don Bosco... Era perfetta-
mente guarita!
I1 Signore era sempre con lui. u Ad Aubagne, Roquefo
Toulon,Hyères,-scriveva egli stesso -Dio continua a be
e abbiamo grandi motivi di ringraziarlo, spiritualmente
teriaimente h.
A Bizza, il 16 marzo, si tenne un grande concerto music
nella sala del Circolo Cattolico a favore deiie Opere Salesiane
una gran foiia di gente vi accorse unicamente per veder
ii dott. D'Espiney, per dire deli'apostolato di Don Bosco com
pose una beUa poesia che fu declamata dal signor Ha

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50.1 Page 491

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476
V I - Benedetto dalle Gmhl
ascoltata con interesse. Bccone gli ultimi versi nella traduzione
del conte Don Carlo Cays:
e Il buon preie s'è fatto mendicante - per trovar pane agli affa-
mati $gli; - del successo è iMaria Jatta garante - che sana infermi
e salva dai perigli. - Benefattor, se wn qualche ben volete - largo
soccorso ai cari suoi porgete.
I n Maria ei possiede un gran tesoro - ch'a favorirlo ogni
portento adopra; - co' suoi favor ricambierà quell'oro - che ver-
serete a prò della grand'opra; - ma E i vien... col sacco e col bordon
si mostra - altro non ha... sua Oorsa... essa è la vostra! i).
Il 20 marzo scriveva il Santo stesso a Don Bonetti n Martedi
prossimo eredico a Nizza nella chiesa di Notre-Dame per racco-
gliere quattrini a Don Rouchail: mercoledi a Cannes; veserdi a
Grasse: di poi vela per I'Italia. Ringiaziate il Signore. Io non rni
sarei mai immaginato che le benedizioni del cielo scendessero tanto
copiose in questi giorni. Dio sia benedetto! Continuate a pregare B).
Queli'anno si fermò a lungo anche in Riviera, e pure av-
vennero fatti singolari. A Bordighera guarirono miracolosamente
la signora Morena e il figlio.
Da Bordighera passò ad Alassio, e da Alassio, in compagnia
di Don Cemiti, direttore di quel Collegio Municipale, tornava
a San Remo, ove tenne una conferenza nella chiesa di San Siro,
per raccomandare la costruzione della nuova chiesa parrocchiale
iniziata dai salesiani in Vallecrosia.
Neii'andare a S. Remo, si fermò a Porto Maurixio, ove si re-
cava - depose Don Cenuti - a credo, per la prima volta, e vi
andava per questuare per la chiesa del Sacro Cuore di Gesù in
Roma, e per trovar di che sostenere i suoi giovani. Si ospitava
in casa di un buon prete di quella città, ma la riuscita non corri-
spondeva ai desideri e ai bisogni di Don Bosco. Accompagnato
dali'ottimo awocato Ferra&, bussò &una e ali'altra porta;
ma per due giorni con pochissimo risultato. Malgrado questo,
egli era tranquulo e sorridente, scherzando anzi sui poco o nulla
che riceveva di limosina e sulle npulse stesse che gli capitavano
qualche volta.
s Nel terzo giorno (era di sabato)... nel pomeriggio, sempre
accompagnato dall'awocato Ferraris, tornò a girare per cercare
eiemosine Fu condotto da una certa Acquarone Maria, nubiie,

50.2 Page 492

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che da oltre dieci anni giaceva in letto, talvolta tra il letto e
sofa, per male incurabile alla spina dorsale. Dico incurabile,
chè, malgrado le molte cure adoperate, compresi i ba,e di V'
il male continuava sempre ugualmente. Veramente la buon
- gnora sulle prime voleva sempli
Don Bosco, senza punto riceverlo. Poi: È: Don Bosco, diss
venga. - Don B
la quale stavano pure una sorella
la benedisse e le assegnò qual
siliatrice, assicurandola che la Madonna l'avrebbe esaudit
Passa quindi nell'altra camera, e dopo trattenutosi alquanto
discorrere coii'aw. Aschen e l'aw. Ferraris, che sempre Sacc
pagnava, stava
zienza; sia fatta la volontà di Dio!...
Ci avviamo aila
guarigione istantanea
un baleno per la città
dove ci aveva preceduti la detta signora. Essa, infatti, rec
in vettura, vi discese e si pose a passeggiare tranqdiam
innanzi aila stazione, circondata da tante persone che le
mandavano esterr
è guarita?... Ma l'è
proprio
davvero?...
che sì, e che era Don Bosco che Saveva
e confesso che non m i pareva persona
cotanto stava bene.
>>Seintra nella sala di fermata deiia stazion
di persone di ogni qualità e d'ogni condizione.
e l'aw. Ascheri, che pareva ioxsennat
la gioia, grida forte: -Don Bosco, ci
- Tutti s'inginocchiarono, gl'hpiegati deiia stazione presenti
scoprono il capo, ii treno sosta un minuto. Don Bosco benedic

50.3 Page 493

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478
- V I Benedetto dalle Genti!
quindi salgo con lui nel treno alla volta di San Remo, dove nel
domani Don Bosco tenne nella chiesa collegata di San Siro una
conferenza ad una moltitudine immensa di persone e raccolse
un'abbondante limosina per le sue Opere I).
Dopo nuovefermate a Snrybierdaresa e a Fiuewe, e nuovi fatti
prodigiosi, il 16aprile, in compagnia diDon Rua, giungeva a Roma.
Anche qui awennero fatti singolari.
Un pover'uomo che a stento trascinava una gamba, si awi-
cinò a Don Dalmazzo, pregandolo di volerlo presentare a Don
Bosco. Si era recato apposta a Roma per ricevere una benedi-
zione da lui, certo di esserne guarito. I n quel momento Don Bosco
faceva il ringraziamento deila S. Messa. Quando quell'infelice
fu alla sua presenza, gli rivolse alcune domande e, vista la sua
viva fede, lo fece alzare, gli tolse di mano le stampelle e gli
disse: - Cammini! - Lo storpio si mise a camminare. Era per-
fettamente guarito. "Quanto h buona la Madonna! diceva poi
". Don Bosco. Bisognerebbe che si sapesse in Vaticano quanti pro-
digi la Madonna si degna di operare per noi! Per comprendere
queste parole, si rammenti il caso di quel buon medico di Mar-
siglia e si richiamino alla memoria gli accenni alla lotta che si
moveva a Don Bosco e alla Pia Società Salesiana. Quelle parole
erano, più che tutto, un appello alla manifesta bontà del Signore!
I1 23 aprile il Santo fu ricevuto i6 udienza dal Papa, che
encomiò l'Opera dei Cooperatori, e gli largì per la Chiesa del
Sacro Cuore cinquemila franchi, ricevuti un momento prima come
obolo di S. Pietro: - Ecco, disse il Pontefice, questo denaro 6
venuto a ten~po:l'ho ricevuto colla destra e ve lo dò colla sinistra;
prendetelo e serva per i lavori intrapresi all'Esquiiino!
Ii rz maggio ii Santo raccolse a conferenza i Cooperatori a
Tor de' Specchi. La chiesa era gremita del fior fiore del patriziato,
tra cui le principesse Altieri, Odescalchi e Massimo, e vari prelati.
Tutti gli sguardi erano intenti in lui, che, con I'eloquenza dei
fatti, narrò ciò che aveva compiuto l'anno avanti la Società Sa-
lesiana, e con giubilo accennò al sorgere della chiesa da consa-
crarsi al Cuor di Gesù. Dopo Don Bosco, salì sul palco il Car-
dina1 Alimonda, per stimolare i presenti ad aiutare le Opere di
Don Bosco.
I n questa sua permanenza a Roma, il Santo celebrò in San

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Giovanni Laterano per centinaia di pellegrini francesi che ne lo
avevano richiesto; perorò la causa delle Missioni Salesiane presso
il Governo Italiano, e fece ritorno a l'ozino il 16 ma
novena di Maria Ausiiiatriee.
Due giorni prima, in Nizza iWonferrato, era volata
Superiora Generale delle Figlie di Maria Amiliatrice, la Sem
di Dio Suor Maxia hfazzareiio. Neii'inverno, nel visitare le Case
di Francia per ravvivare tra le sue figliole lo spirito di pietà e
l'amore della perfezione religiosa, aveva trascurato un mal
fatale che s'aggravò e la condusse alla tomba, in età di soli
anni. Piissima, mortificata e forte, fomita di doni speciali per
direzione deiie anime, aveva dato in poco tempo tale svilup
al novello Istituto, che n'ebbe a maravigliare lo stesso Fo
datore.
La memoria sua vive e vivrà in benedizione tra le Fi~lie
Maria Ausiiiatrice. Le raccomandazioni sue eran sempre: imita
gli esempi ed attenersi anche ai semplici desideri di Don Bos
- Vedete Don Bosco! È venerato da tutti come un santo!
noi che cosa siamo? Noi sue $glie, noi religiose? pie+% di difet
Guai a mi, se non ci facciamo sante come il nostro santo Pa
- Don Bosco!
Viviamo alla $resenza di Dio
- Pratichiamo esattamente le no
Don Bosco; e Don Bosco sa ciò che vuole da noi
- Cos) vuole Don Bosco! Egli ci parla in nome di Dio, e noi
dobbiamo obbedirk?
A tutte, anche dal letto di morte: - Amatevi, raccomand
- amatevi, $raticate la vera carità, Z'umilui e l'obbedienza; - ed
Superiore: S e e r e e in o& cosa, anche nello zelare l'osservanz
altrui, lasciatevi solo guidare dalla carità, $ront& a disimpegnare
anche i +i&umili ugci, ed altro non fate nè cevcate, che obbedire a
Dio e a Don Bosco, e ai suoi ra$$resentanti.
- E, come insegnava, d a faceva per la prima. Poteva quin
insistere: Ricordatevi che si ed$ca $i& tacendo e operando
ereditando senza operare.
Su in tutto eminentemente esemplare l
Seppe unire eroicamente l'energia d a
fermezza, la vigiianza più attiva e paziente

50.5 Page 495

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480
V I - Benedetto dalle Genti1
servanza della Santa Regola e far progredire le figlie nella pra-
tica d'ogni virtù del loro stato, alle materne sollecitudini più
squisite in ogni loro bisogno. Crebbe e saiì gigante le vie della
perfezione in quella forma di vita e di comando, inculcata e vo-
luta dal Fondatore. Nei g anni del suo governo le Figlie di Maria
Ausiliatrice salirono a 300, e si difFnsero rapidamente in Pie-
monte, in Liguria, nella Lombardia, nei Veneto, in Francia e in
America (I).
Neil'agosto il Santo andò a Nizza Jfonfeyrato per presiedere il
Capitolo delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel quale veniva eletta
a Superiora Generale Suor Caterina Dagbao, già Vicaria Ge-
nerale deiSIstituto. Poco prima aveva fatto rimettere aile Suore
alcuni dolci con queste parole: a Per la futura Superima Generale
delle Figlie di Maria Ansiliatrice: - Rev. Madre Su@eriovaGe-
nevale, eccovi alcuni confetti da distribuire alle vostre figlie. Ritenete
$er voi la dolcezza da 9raticarsi senzpre can tuni; ma siate seiizp~e
pronta a ricevere gli amaretti, o meglio i bocconi amavi, quando
a Dio piacesse di mandarvem. Dio vi benedica, e vi dia virtak e co-
raggio da santi$care uoi, e tutta la comunitd a voi a$data. Pregate
per me che v i sono, in G. Cristo, umile servitore, Suc. Giovanni
Bosco o. E in seguito confermava l'elezione della nuova Superiora
Generale 6 delle altre Snore componenti il Consiglio Superiore
dell'Istituto, con questo voto dei cuore: «Prego Dio che in tutte
infonda lo spirito di carità e di fervore, affinchèquesta nostra umile
Congregazione cresca in numero, si dilati in altri e poi altri più
remoti paesi della terra, dove le Figlie di Maria Amiliatrice
guadagnando molte anime a Dio, salvino stesse e possano un
giorno, colle anime da loro salvate, trovarsi tutte nei Regno dei
Cieli per lodare e benedire Iddio per tutti i secoli 9.
Anche i Salesiani andavano estendendo le loro fondazioni.
Nel 1879, oltre le accennate, avevano aperto le case di S. Be-
nigno Canavese, Cremona, Brindisi, Randazzo, Chf4llonges in
Savoia e Las Piedras nell'umguay: nel 1880, ii collegio di Pe-
nango: nel 1881, compivano le fondazioni di Paysandù neil'um-
sem(pIli)cLe,asBemeaptlaicNissainmaaD.....8m1aaur:iacrcelalo(,nqouteasvtaa
grande Serva di Dio,...
il S. Padre Pio XI) di
tante specialissime prerogative, quaiità e doti n, venne elevata all'o-
nore degli altari nel 1938.

50.6 Page 496

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guay, e di Faenza e Firenze in Italia. Passando per quest'ultima
città nei 1880, nel tornar da Roma, Don Bosco s'era imbatt
in una lunga processione di giovinetti, che seguivano una
diera. Chiese chi fossero e dove andassero; e un sacerdote
rentino che l'accompagnava, sospirando, gli rispose: <Sonob
bini cattolici che escono daiie scuole protestanti e si p
ai così detto sermone, che tiene il ministro ».A quelle
e a quella vista ii Santo restò profondamente commosso, si
dall'Arcivescovo, e decise senz'altro Sapertura di un
in quella città.
Ma ciò che nel 1881, e per più ,anni ancora, lo interesso
d'ogni altra cosa, fu ii tempio del S. Cuore di Gesù in Roma.
L'incarico avuto da Leone XIII ebbe in lui, benchè logoro o
mai e cadente, un. devoto e generoso esecutore fino al sacriki
Si trattava di Roma, dei Papa, dei Cuor di Gesù; e
un'opera che, nei suo complesso, doveva sorpassare la
di tre milioni di franchi. E diramava a tutti i Vescovi e ai
nalisti cattolici una circolare per chiedere elemosine, per
H tutte le opere, che tornano a decoro di nostra Santa Religio
devono certamente interessare i Cristiani di tutto il mondo,
ispecial modo allorchh sono destinate a vantaggio ed
dell'alma città di Roma, centro dei Cristianesimo, e
mosse dai medesimo Supremo Gerarca della Chiesa)) (
(I) La Circolare annunziava e raccomandava, aila carità d
deli, queste opere:
n IO Una chiesa ai Castro Pretorio sul monte Esquiiinoda C
sacrarsi al Sacro Cuore di Gesù, che debba pur semixe di Panocc
atadleunPaiopIoXpo..l.azione di dodicimila anime, e di monumen
D z0 Un giardino di ricreazione, ove si possano
specialmente nei giorni festi~&e trattenerli con
dopo cbe abbiano adempiuti i loro religiosi doveri,
D 3 O Scuole sera5per gli operai più adulti. Questa
occupata lugu ii giorno in faticosi lavori, spesso
pubbliche scuole.
v 5O Un Ospii-jo, in cui siano istruiti nelle scienze, nelle arti

50.7 Page 497

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482
- V I Benedetto dalle Genti!
Quell'anno, le difficoltà mosse alle Scuole dell'Oratorio tras-
sero in maggior numero gli ex-aiiievi attorno a Don Bosco; e
il buon Padre, prendendo lo spiinto dal discorso che gli lessero,
nel quale si accennava a un giornale, che poco tempo prima
aveva accusato d'ignoranza i giovani dell'Oratorio, raccontò,
tacendo il nome, come chi continuava a metter mille bastoni
tra le rote della Pia Società, aveva scritto a Roma movendo
la stessa accusa contro i Salesiani; ma s'era preso in mano il re-
gistro, e con documenti autentici e bollati s'era fatto constare che,
sopra zoo membri dell'Istituto, 180 avevano subito regola3
esami, quali in Seminario, quali nell'università di Torino, quali
in Licei e Collegi governativi, ottenendone lauree e diplomi,
di teologia, di Bosofia, di belle lettere, d'insegnante, o di mae-
stro. Pervenuta a Roma simile risposta, confortata da validi
documenti, ne venne fatta rimostranza all'accusatore, il quale,
dandosi la zappa sui piedi, rispondeva più meno che cosi:
((Non essere da stupirsi che Don Bosco annoverasse tanti
laureati, professori e maestri, perche egli, tra i suoi giovani, sce-
glie a rimanere con lui i dotati di particolar ingegno, lasciando
gli altri in disparte! n.
-Del resto, soggiungeva allora Don Bosco col suo fine crite-
rio, io non voglio già che i miei figli siano enciclopedici; non vo-
glio che i miei falegnami, i fabbriferrai, i calzolai sieno awo-
cati; nè che i tipografi, i legatoxi e i librai la vogliano fare da
aosofi e teologi; tanto meno intendo che i miei professori e mae-
stri studino do arte politica, come avessero da diventar ministri
o ambasciatori. A me basta che ognuno sappia bene quello che
lo riguarda, e quando un artigiano possiede le cognizioni utili
e opportune per ben esercitare Sarte sua, quando un profes-
sore è fornito deila scienza che gli appartiene per istruire ade-
guatamente i suoi aliievi; quando un sacerdote, subiti i dovuti
esami, è giudicato idoneo ad esercitare il sacro ministero e lo
esercita di fatto con frutto deile anime, costoro, dico, sono dotti
paese, città o nazionalità appartengano. Imperciocchè molti di costoro
si recano in Roma colla fiducia di trovare lavoro e denaro; ma delusi
nelie loro speranze cadono nella miseria, esposti al pericolo di mal
fare, e per conseguenza di essere condotti a popolare le prigioni dello
Stato S.

50.8 Page 498

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quanto è necessario per essere benemeriti deila Società e deila
Religione, e hanno diritto di essere rispettati quant'altri
Regoliamoci dunque bene, e non curiamoci deiie male li
delie cattive penne. - E raccomandava ai laici .di esser
sempre il fiore dei galantuomirzi: ai sacerdoti il sale e la
popoli.
Anche il 15 agosto, festeg~andosifamiliarmente il s
natalizio nell'~ra&o, aprivaschiettamente il cuore ai suoi figli
dicendo:
- Voi mi dite che Don Bosco ha fatto tante belie opere,
ma non vedete che i'amor che mi portate vi fa veder le cose
affatto diverse da queiie che realmente sono? Non v'accorgete
che tutto fu compiuto e si compie per aiuto di Dio e per inte
cessione di Mesia SS.? Se S Signore non ci avesse dato brac
forte e condotti quasi per mano, che cosa avremmo potuto
noi? E le generose offerte, e i grandi e insperati soccorsi di t
benefattori e benefattrici non li contate voi? Al Cielo dunq
anzitutto, ai Cooperatori i rendimenti di grazie. Come ved
Dolz Bosco non fu che un cieco styumento in mano d i Dio, il qu
così dimostra che, quando Egli vuole, può fare anche con mezz
meschinissimi le più grandi cose che mai. Ed ora, passando
altro, vi dirò che sempre, ma massime in quest'anno, ab
avuto beiie e grandi consolazioni, come pure, convien dirlo,
spine e dolori. Ma, già si sa, non v'ha rosa senza spine. Ebben
che fare, figli carissimi? Sì in quelie, che in queste, tanto
gioie che neiie pene, sia sempre fatta la volontà di Dio, il
non ci abbandonerà mai, nemmeno aiiora che a si aggiri in o
la più impetuosa tempesta. Coraggio dunque, -qraggio
non ci stanchiamo mai di percorrere con alacrità :a v
vi&, di far del bene, quando e come meglio possiamo, e
sarà con noi.
E la tempesta, proprio allora, mggiva più furiosa che
sul Santo! Erano state deferite alla Sacra Congregazion
Concilio, ed anche pubblicate, gravi menzogne contro di
la sua Pia Società, per cui il Santo fu (i costretto d d dovere d
l'ubbidienza a fare d a Santa Sede $ un'esposizione dettaglia
delie vessazioni che subiva. Questo rapporto, vergato da D
' Bonetti, fu indirizzato agli Eminentissimi Cardinali delia s

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484
- V I Benedetto dalle Genti!
lodata Congregazione, con in fronte una dichiarazione di Don
Bosco, recante la data 15 dicembre 1881:a Sono ornzai dieci anni,
dacchè il sottoscritto e la nascente Cofigregazione Salesiana sofrono
gravi vessazioni... le quali, oltre gli innumerevoli disturbi che ci
hanno arrecato, ci impedirono eziandio di attendere alla sahte delle
anime*. E, accennati i più gravi disturbi sofferti, proseguiva:
«Tutti questi atti paiono essere stati promossi dal nemico di ogni
bene, per soffocare e distruggere la nostra fiovera Congregazione,
o metterle almeno intoppi sopra intoppi, perchè non possa conse-
guire quel $ne, per cui venne stabilita ed approvata dalla S . Sede.
Tutte queste ed altre innumevevoli molestie noi abbiamo $n qui
tollevate i n silenzio... ».
La dichiarazione tenninava così: a Siccome io compio queste
doloroso u i x i o con grande ripugnanza dell'animo mio, cosi pas-
serò sotto silenzio w l t i fatti e detti che rigz~ardanosolamente l'umile
mia persona, esponendo invece quelli che si riflettono alla Con-
gregazione, o a me stesso, siccome Capo e Superiore della medesima >>.
Tra queste amarezze gli erano di conforto le notizie che giun-
gevano darAmerica e da Roma. Quivi i lavori deiia Chiesa del
S. Cuore progredivano con tanta celerità che, sebbene ne avesse
ampliato ii disegno, le due navate laterali erano già ai capitelli
e la navata di mezzo a considerevole altezza: erasi acquistato
anche un vicino fabbricato per l'abitazione del Parroco, e vi
si era aperta una cappella provvisoria. Neiie Missioni della Pa-
tagonia Mons. Fagnano aveva compiuto due importanti escur-
sioni, di cui una fino al Lago Nahuei-Huapi, convertendo e bat-
tezzando centinaia di persone: e l'opera di fede e di civiltà, ini-
ziata dai Missionari Salesiani, andava riscotendo ovunque i
più vivi elogi. Lo stesso Presidente della Repubblica, il Gene-
rale Giulio Roca, assicurava ii Santo a che le Missioni Salesiane
neiie Pampas e nella Patagonia avrebbero sempre avuto nei-
l'Argentina ii posto che si meritano le imprese civilizzatrici,
e che i figli di Don Bosco sarebbero sempre tenuti in quella con-
siderazione, che avevano acquistata presso tutte le autorità del
paese H.

50.10 Page 500

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CAPO ii
$DON BOSCO E UN SANTOo
- in tutti gli Stati d'Europa, nell'America, neli'Afnca, n
nell'oceania, si estese la fama di santità del Servo di Dio,
- reva all'intercessioue delle sue orazioni, come ad u n santo8. Que
fama di santità - aggiunge Don Cerruti 4si maniiestava
particolare nei viaggi. Bisognava trovarsi con lui, speciaim
negli ultimi anni della sua *a, per vedere i'entusiasmo d
persone d'ogni età e condizione che volevano parlargli, o aim
vederlo e ricevere la sua benedizione: ho assistito alle scene le
a moltiplicare i viaggi per raccogliere elemosine per
e il Signore disponeva che servissero anche a
scenza dell'opera che gli aveva affidato, e a dare a
il conforto delle sue benedizioni.
Evangelista e i'annesso istituto in
Ausiliatrice a Vallecrosia, e l'opera &datagli dal S.
Roma. Ed eccolo, indefesso apostolo, sui principio
tornare in Francia e giungere a Lto
Mons. Luigi Gujol, Rettore deii'Università Cattolica e
t d o del Parroco di S. Giuseppe di Marsiglia, si tenne ono
n d e sue mani il loro obolo per le Opere Salesiane.
fuxon pure le udienze, e numerose le sue visite, specie a

51 Pages 501-510

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51.1 Page 501

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486
- VI Benedetto dalle Genti!
I1 20 gennaio si recò ai Consiglio Centrale dell'opera della Pro-
pagazione della Fede, che l'attendeva al completo Dopo che il
Presidente gli ebbe rivolto un saluto, a nome dei presenti, il Santo
prese a perorare la causa deile Missioni della Patagouia Uno dei
membri più ragguardevoli gli domandò come avesse avuto il
-coraggio d'intraprendere tante opere e quali fossero le sue risorse.
La Divina Provvidenza! - rispose Don Bosco, alzando gli
occhi al cielo, pieni d'inesprimibile riconoscenzà, e prendeva a
narrare questo fatto che gli era occorso poco tempo prima a
Torino.
Un giorno doveva pagare quindicimila lire ali'impresarib dei
lavori della Chiesa dei S. Cuore in Roma, alle cinque pomeridiane,
ed erano già le quattro e mezzo. Non avendo un centesimo, mandò,
come soleva in simili circostanze, alcuni giovani a pregare in-
nanzi ai SS. Sacramento, ed ecco giungere un sacerdote forestiero,
che domanda di parlargli e gli dice come, a forza di economie,
fosse riuscito a metter da parte una somma di o t t o d a franchi
deciso di lasciarli in morte a Don Bosco, mentre un suo amico
stabiliva di fare altrettanto per la somma di settemila lire. Scam-
biatisi l'un l'altro l'idea, avevan pensato che il denaro, messo
subito neile mani di Don Bosco, avrebbe senz'altro procurato
la gloria di Dio, e quindi, anzichè lasciarlo ozioso, avevano deciso
di portarglielo il sabato seguente. « E questa mattina, raccon-
tava quel sacerdote, sono andato dal mio amico a prendere i
s e t t e d a franchi per metterli coi miei, ma, che è, che non è?
iieutrato in casa per deporre la somma nello scrigno, feci tutto
al rovescio di quello che voleva fare, presi anche i miei ottomila
e, sempre distratto, mi avviai d a stazione. Giunto colà, mi batto
... la fronte e: "Che ho fatto?! dico tra me. Non è oggi che devo
andare a To~in.o.. ma sabato venturo". Però essendo alla stazione:
"Andiamo, soggiunsi, è sempre meglio prima che dopo". Ed ec-
cole i quindicimila franchi I). Il Santo, senza far parola deli'imba-
razzo in cui si trovava, prega il caritatevole sacerdote ad attendere
un momento, e fa chiamare l'hpesario. Questi viene, e reclama
l'immediato pagamento delie quindicimila lire. - Io non ho
questa somma, ripetè Don Bosco, ma questo buon Parroco vi
conterà le quindicida lire, che ha portato in questo momento -
e, volgendosi al sacerdote, lo prega di ripetere il racconto fatto

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poc'anzi. uA quella narrazione, l'impresario, il Parro
vederlo, parlargli privatamente, o mett
ed avere da lui una benedizione particolare. Don Bosco stesso,
meravigliato di tanta carità, ebbe più volte ad esclamare: - Oh!
come è potente la Religiolze! Ecco un povero prete scon~sciutoalla
maggior parte di quelli che vanno a lui e tuttavia si
di potergli fare qulrlche offerta, spesso anche C
nario si usano tante precauzion$ per sfidare il proprio denar
mani sicure, ed ecco tanti aprir generosamefite la mano ad
niero, perci'zè è un prete!
Ebbe dappertutto onori singolari.
spesero la loro ciausura per condurre il Servo di Dio a
gli iufermi! u.
I1 17 gennaio fu a visitare una giovinetta, di
famiglia, che da lungo tempo si trovava neli'impossibilità d'ai-
zarsi da letto, e cui i medici non davano grandi speranze di gua-
rigione. Don Bosco la benedisse e la consigliò di fare particolari
preghiere sino alla festa d i S. Giovanni Battista. Lo straordina-
rio che si era andato moltiplicando attorno alla sua persona
aveva destato sempre più vivo entusiasmo, lo turbava alqua
e, nella sua umiltà e perchè tutti si persuadessero che qu
aweniva era frutto delle pregpiere e della bontà di Dio e di
ria Ausiliatrice, prese a fissare un tempo più lungo a quelii
imploravano la guarigione, in modo che questa awenisse
fosse già spento I'eco del suo passaggio.
I1 18celebrò presso le Religiose Clarisse. Vera esposto il
cramento, e la chiesa era gremita. Gli servì la S. Messa un @o
netto il quale - attestava il chierico Reimbeau - avev
ricemto la benedizione di Don Bosco aiia stazione di
dov'era stato condotto sopra un letto, dal
moversi, essendo affetto da male incurabile. Allora Don Bosc
gli aveva dato la benedizione di Maria Ausiliatrice, e
assicurato che sarebbe andato a visitarlo, purchè gli fosse
incontro egli stesso sulla porta di casa. E così era

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485
- V I Bmcdeito dalle Gcntil
guarigione si era perfettamente mantenuta; e nel 1882 il fortu
nato giovane servì tre volte la Messa al Santo in Lione.
Dopo aver celebrato, il Servo di Dio si recò in parlatorio,
dove gli avevano preparato una poltrona avanti alla grata, ed
ecco che dietro a questa si alza il velo, ed appare raccolta tutta
la comunità per sentir una sua parola ed avere la sua benedizione.
Presso la grata, coricata su di un letto, gizce una giovane suora,
da tempo assai ammalata, che domanda a Don Bosco di otteiierle
la guarigione. La superiora insiste che la guarigione si compia
quel giorno, o per la festa dello sposalizio della Vergine, il 23 gen-
naio. Don Bosco, sorridendo, risponde: -Si; noi domandiamo al
Siguore la guarigione della malata, ma senza fissargli il tempo,
- e solo se sarà per il suo maggior bene spirituale e per la maggior
gloria di Dio; e prescrive loro delle preghiere a Maria Ausi-
liatrice sino a Pasqua. N nome di Maria Ausiliatrice le buone
religiose si rallegrarono, perchè la malata aveva professato il
24 maggio e presero quella circostanza come un buon augurio.
Don Bosco donò &inferma una medaglia; e la superiora, fatto
awicinare il letto aiia grata, volle che il Santo ggli la mettesse
al collo. In fine, questi rivolse loro care parole:
- Noi in questa vita non possiamo attenderci altro che spina;
nza oggzuna di queste sfine è fremrosamente raccolta dagli Angeli
e trasformata in un vaghissimo $ore; e con questi $ o ~ iimmortali
essi ci formano una corona che ci sanì data in paradiso. Allora sa-
remo tanto $i% felici, qnalzto piZi ci saremo adoperati a raccogliere
su pesta terra cotesti $ori i n forma d i spine, anche lunghe, dure
e pungenti! Non dimentichiamo mai i l detto di S. Maria Madda-
lena de' Pazzi: "SE~.IPRESOFFRIRE E m MORIRE!".
Terminò raccomandando alle loro preghiere e la grande
famiglia dei suoi birichini, di cui lodò soprattutto l'appetito.
Tutte le suore s'inginocehiarono per ricevere la sua benedizione,
ed egli, neli'uscire, dovette attraversare una folla di gente che
voleva toccargli la veste, e gli presentava bimbi, rosari e meda-
glie, pregandolo di benedirli.
A Lione tenne conferenza anche aiie Dame dell'opera Apo-
stolica a favore delle iMissioni povere, e presiedette una riunione
di direttori e dei principali membri delle varie Opere Cattoliche,
tra continue dim~stxazionid i stima e di venerazione.

51.4 Page 504

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Fin dall'autunno antecedente il Santo Fondatore aveva er
una nuova ispettoria per le Case di Francia, con residenz
Narsiglia, e i'aveva affidata a Don Albera; e fu appunto
sti che si recò a Tolosa, per parlare al Card. Desprez. Ap
giunse, si difEuse la notizia del suo arrivo, e il mattino seguent
chiesa deli'orfanotrofio era piena di signori e di signore, che
ravano ascoltare la sua Messa e ricevere dalle sue mani la
Comunione. I1 Cardinale lo accolse con somma benevolenza, g
chiese alcuni Salesiani per la sua diocesi, e non solo gli penni
di tenere una Conferenza neiia Cattedrale, ma la voiie presie
egli stesso. E, nonostante che in quella stessa ora ii Rettore
l'Università Cattolica tenesse altrove un sermone di carità, pure
l'ampia navata dell'antico tempio si gremì ei'affollato uditoriopen-
dette dal labbro del Santo per un'ora intera. aNon si badava alla
parola non sempre propria, aiia frase non sempre corretta -dice
una corrispondenza ali'Unità Cattolica - era lo spirito del buo
sacerdote, era il suo cuore acceso di carità, che teneva attenti
interessava gli uditori »; e le sue parole ebbero un'eco fedele nel
cuore dei Tolosani.
In segno di riconoscenza egli celebrò il giorno appresso
Messa per tutti i benefattori; quindi raccolse a privata confer
i Cooperatori, aiia quale accorse pure il Cardinale col fior fi
del Clero e del laicato. Si fermò ancor un giorno a Tolosa;
lebrò nella Basilica di San Saturnino, neiia cappella che
chiude il corpo di S. Tommaso d'Aquino; poi, accompagn
dall'Arci~~eeteda altri ecclwastici discese nella cripta, ove si
A
conserva ii capo di San Tommaso, e pregò a lungo innanzi aiia
venerata reiiquia.
Don Bosco, come si è accennato, soffriva assai nel vedere
si attribuivano a lui i fatti strepitosi che awenivano mercè

51.5 Page 505

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490
- V I Benedetto dalle G~entil
sue benedizioni, ed avrebbe voluto che si comprendesse da tutti
che egli non era altro che uno strumento, e che tutto si doveva
aiia bontà del Signore. B31i Iddio, in via ordinaria, nell'operare
maraviglie non si serve che dei suoi fedelissimi Servi, ed anche
nel 1882, il nostro Santo Fondatore, benchè desiderasse che i
prodigi awenissero quand'egli fosse già lontano, vedeva invece
compiersene molti, e strepitosi, sull'istante.
Ci limiteremo ad accennarne alcuni, con le parole stesse di
coloro che ne furono testimoni oculari, pur tralasciandone altri
che si potrebbero con tutta probabilità ascrivere a quest'anno.
((Nel 1896 ad Allevard ho udito raccontare - depone Don
Albera - un fatto già noto e awenuto in Marsiglia fin dal 1882,
dal dottor Chatain. il signor Bonnet, andato a fare una cura ter-
male ad Allevard, confidava a detto medico che sentiva un dolore
acuto in un'anca: la visita minuta scopri un principio di tuherco-
losi. Fu perciò esortato i1 paziente a mettersi nelle mani di un buon
chirurgo per subire l'operazione. Questa riusci ottimamente, ma
la piaga non si chiudeva mai, con gran pena dell'ammalato Il
quale, avendo udito che Don Bosco era in Marsiglia, gli si pre-
sentò, sperando più conforto morale, che una vera guarigione I!
[Santo] lo consolò molto, promettendogli che sarebbe guarito I1
signor Bonnet, infatti, alla sera, facendosi medicare, non trovò più
nessuna piaga. E vide awerate altre promesse e predizioni che
[Don Bosco] gli fece in altre occasioni I).
«Una signora di Marsiglia - prosegue Don Alhers - aveva
gravissimi dispiaceri da parte di un suo figlio studente, di 17
anni. Colla speranza che gli giovasse la benedizione di Don Bosco,
di N aveva saputo la venuta a Marsiglia in quel tempo, si con-
dusse un giorno col giovane e con altri suoi figli al Collegio di
S. Leone, dove alloggiava Don Bosco. Immaginava la buona
signora che fosse molto facile il presentarsi a Don Bosco e par-
largli. Invece le si disse di attendere che avesse celebrato la Messa,
dopo la quale gli avrebbe parlato. Finita la Messa un'onda di
gente la tenne cosi lontana dal [Santo], che appena alle ra passate
venne il suo turno. Ma in quel momento io, qual direttore della
Casa, venni ad invitare Don Bosco a recarsi in refettorio. A que-
sto annunzio la povera madre proruppe in pianto, e prese a lamen-
tarsi fortemente di non essere ascoltata dopo cinque ore di attesa.

51.6 Page 506

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>>Mail [Santo], come se quelle parole non fossero n v ~ l t e
lui, si diresse al giovane e, ponendogli la mano sul capo, gli dis
"Charles, il est grand temfis que vous rlonsiez quelques colzsolati
à manzan". All'udire queste parole,la mamma rimasemeravigliata,
[non potendo capacitarsi]che,...avesse indovinato il suo pensiero e
chiamato per nome il figlio senza che alcui10 glielo avesse detto.
Indi a lei rivolto il [Santo] la consolò, assicurandola che il figlio
avrebbe mutato condotta, e gli diede la benedizione. Tre anni
dopo la medesima signora, accompagnata dal medesimo fig
Carlo, si presentava al mio confratello Don Grosso, che lo riferiva
a me, nel medesimo Collegio, dicendogli: "Non mi conosce? Io
sono quella signora venuta tre anni fa a vedere Don Bos
questo quei mio figlio, di cui Don Bosco predisse che avr
mutato condotta, e difatti mi recò sempre dipoi delle consol
zioni". I1 giovane diceva poi a Don Grosso che, neli'atto di p
largli, quei giorno Don Bosco gli aveva rivolto uno s
penetrante, che tutto l'aveva conqniso >) (I).
Ed ecco un'altra autorevole testimonianza.
Don Albera, che nel 1882 fu quasi sempre a fianco dei Santo
neiia sua permanenza in Francia, in data 24 febbraio, sentì il bi-
sogno di inviare ali'Em.mo Card. Nina, Protettore delia Pia So
cietà, questo ragguaglio:
(~Eminenza,come ispettore delle case salesiane di Fr
credo far cosa gradita a V. E., nostro benemerito Protettor
segnalare alia sua attenzione alcune cose riguardanti '
nostra Congregazione, le quali mi paiono tornare a gloria
ed a vantaggio delle anime. Intendo qui darle un breve raggua
del gran bene fatto dal nostro Superiore Don Giovanni Bosco
nel suo soggiorno in Francia e specialmente a iVIarsiglia. È
figlio che scrive deli'amatissimo suo padre; però l'affetto non
farà velo alia verità. Aspettai a scriverle quando Don Bosc
fosse partito, e lo faccio a sua insaputa, perchè cert
sua umiltà me Savrebbe vietato.
r l1 viaggio di Don Bosco in Francia è un continuo e
(I) Di questo fatto fu testimonio oculare Don Albera. che and
ispettore in Francia neUi seconda metà del ~881,e lo dice accadut
nel 1882, quando
compagnavano il
per la
Santo
nperiimsuaoivvoilataggai.mmir.b
le
maraviglie
c

51.7 Page 507

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492
- V I Benedetto &le G~mtil
tuoso apostolato; la sua venuta in Marsiglia è una prova solenne
di quanto possa sui cuori la nostra santa Cattolica Religione.
L'arrivo di lui era atteso coiia massima impazienza; quando poi
giunse tra noi, furono incredibili i segni di stima e venerazione
con cui fu accolto. La nostra casa fu come invasa da una im-
mensa moltitudine di persone che bravamano di vederlo, esporgli
le loro pene, chiedergli salutari consigli e raccomandarsi alle sue
preghiere. Non pareva possibile che un povero prete straniero,
senza particolari doti esteriori, il quale stenta a parlare francese,
potesse eccitare tanto entusiasmo non solo nella folla, ma
eziandio in moltissimi ragguardevoli personaggi del clero e se-
colari. Don Bosco, sempre calmo, come se avesse a trattare con
una sola persona, tutti ascoltava con pazienza, e tutti rimandava
conte:iti, per nulla pentiti d'aver atteso per lunghe ore. Un tale
spettacolo, incominciato il giorno 27 gennaio in cui arrivò in que-
sta città, continuò fino al 20 febbraio, in cui parti, toltine al-
cuni giorni in cui andò a Tolosa e ad Aiz, ove non fu punto mi-
nore il concorso attorno all'umile sacerdote, il quaie ogni sera
era così affaticato da non poter più reggersi in piedi e proferir
parola.
»Solamente a Dio è noto quante lacrime abbia rasciugate,
quante anime vacillanti abbia rassicurate, quante pecorelle
smarrite abbia ricondotte all'ovile! Agli uomini specialmente
inculcava la pratica della Religione e la frequenza dei Sacra-
menti. Di molti ascoltò egli stesso la confessione, da cui erano stati
lunga pezza lontani; altri indirizzò d o scrivente, molti ai par-
roci e sacerdoti della città. Ebbe più volte l'invidiabile consola-
zione di distribuire egli stesso la Comunione a gran numero d'uo-
mini, da lui tratti alle pratiche di pietà. Il buon sacerdote ne
pianse di consolazione.
»Ai ricchi con bella maniera, ma pure con prudente franchezza,
ricordava il dovere di far buon uso deiie ricchezze, ed in tal ma-
niera pot&raccogliere importanti limosine che distribuì d e case
più bisognose, od inviò a Roma per la Chiesa del Sacro Cuore.
malgrado tante e continue occupazioni, seppe trovare il
tempo per visitare molti infermi della città. Da per tutto le sue
parole, ispirate dalla più ardente carità, arrecavano agli ammalati
un indicibile conforto, e lasciavano in tutta la famiglia senti-

51.8 Page 508

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gran fiducia in Maria Ausiiiatrice.
benedizione di Maria Ausiiiatrice, era coci penetrato dall'
&'egli compiva, che vidi io stesso più volte gli astanti, no
donne, ma anche uomini, prorompere in lacrime.
1) I1 giorno 14 corrente, fui testimonia d'un fatto
nessun rimedio aveva potuto ndonare la sanità. Dopo alcun
role d i conforto il buon sacerdote animò l'ammalata ad
tularsi con lei deli'ottenuta guarigione.
>>Lozelo ond'è acceso Don Bosco per la salute delle
si esercitò anche nel visitare molti monasteri e pensionati.
tutte queste religiose famiglie la sua parola era diretta ad
educare i'unica speranza
gioventù, aiie loro cure &data. Ii giorno 19 febbraio, esa la
insegnando con inimitabile semplicità e chiarezza a s
de N. D. de la Garde, i Marsigiiesi conserve
cancellabile delle parole di Don Bosco, e si
tisse si tosto.
» La sanità del nostro venerato Superiore
po' di riposo, il suo stomaco & s3 stanco che
le sue gambe sono straordinariamente
egli, dicendo che il suo riposo sarà neli'
viaggio, visitando le case salesiane
mino d a volta di Roma, ove spera prostrarsi ai piedi del S

51.9 Page 509

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494
V I - Benedetto dalle Genti!
Padre e del benemerito Cardinal Protettore dell'umile nostra
Società... ».
Erano quelli i tremendi nei quali la prova più grave che
il Signore permise avesse a soffrire il Servo di Dio, andava sem-
pre però acuendosi, mentre con mille altre prove della sua bontà
lo veniva confortando.
Quando lasciò Marsiglia, mentre saliva in vettura nel cortile
del collegio, il popolo lo circondò inginocchiandosi chiedendo la
benedizione. Il Santo volse lo sguardo attorno, profonda~ente
commosso, e moimorò pian piano queste parole, che Don Albera
udì distintamente: - Che cosa è il prete! Come è stimata la
dignità sacerdotale! - E benedisse.
Nel ritorno fece vwsie tappe: scese a La Ciotat, St-Cyr, Tolone
e Hyèies, e qui la domenica 26 febbraio parlò nell'antica Ba-
silica dove pregò anche S. Luigi, Re d i Francia, di ritorno daila
Crociata; e in quell'occasione, il Santo protestò apertamente che
gli si attribuisse il dono dei miracoli: (i Don Bosco sarebbe l'ultimo
degli uomini, se si arrogasse un tal potere. i 3 la Madonna, è Maria
Ausiliatrice, che li ottiene dal suo Divin Figlio per chi soccorre i
nostri orfanelli. È Dio pietoso, è la sua Santissima Madre, che
vengono così in aiuto ai nostri bisogni a.
I1 10 marzo si pose la pietra angolare del nuovo edificio alla
Navarre; e ([Don Bosco - scriveva in quel giorno Don Albera
a Don Rua - seppe attirare tanta gente a qnesta funzione, che
si crederebbe d'essere a Marsiglia o a Tolone, e non in un de-
serto com'è la Navarre. Ogni giorno si vede che il Signore lo as-
siste in modo speciale i).
Tenne conferenza anche a Sauwebonne, e il 4 marzo era a Cuers,
il6a Brignoles, quindi prose,@ per Fréjws, Grasse, Cames e Nizza.
Il I5 marzo Don Ronchail scriveva a Don Rua da Cannes,
4 dal Casteilo di Vallombrosa a:
(Don Bosco è occupatissimo; e c'è in Cannes un entusiasmo
indescrivibile. Duchesse, Marchese, Contesse, Baronesse, Cat-
tolici e Protestanti, tutti vogliono parlare a Don Bosco e... ri-
mettergli la loro offerta... Varie famiglie, non abbastanza prov-
viste per far un'offerta importante a Don Bosco, scrissero ai
loro banchieri a Parigi...
N Don Bosco sta bene, e Cannes è in festa perche possiede

51.10 Page 510

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il nuovo San Vincenzo de' Paoli, e quelli che hanno visto il Santo
Curato d'Ars, dicono che è il suo vero ritratto, ma che han
ancora più venerazione per Don Bosco..., e pensare che Don B
sco è italiano... ».
A Cannes rimase più giorni e vi tornò ancora prima
sciar la Francia, operando altre meraviglie.
Guarì, in primo luogo, la fig3ia della marchesa Godem
Lione; e il Bollettino Salesiano di giugno ne dava prndeuteme
questo ragguaglio:
u Metta da mal d i cuore, di nervi, da paralisi e da altri
lanni, era stata da Lione portata a Cannes, come corpo mort
si porta, a passa^ l'inverno, perchè luogo di dolce clima. I
invece di migliorare, il suo stato peggiorò cosi, che nel mese
marzo, svanita ogni speranza, si temeva di perderla da un giorno
all'altro. In quel terribile frangente la malata domandò la be-
nedizione e la medaglia di Maria Ausiliatrice. Appena rice
tala, cominciò a migliorare sensibilmente, e in capo a pochi gior
colei, che era data spedita dai medici, si alzava di letto
tamente sana... u.
Altri fatti singolari vennero narrati da Don Ronc
lettera a Don Rua, recante la data 22 marzo (I):
uDon Bosco! Ah! amatissimo sig. Don Rua, è impossib
descrive l'entusiasmo che desta la sua presenza. Dal matti
alla sera è un va e vieni di persone che accorrono per veder o
Pece la conferenza dei cooperatori il giorno 11 e raccolse deii
offerte considerevoli. Quest'oggi abbiamo avuto il Sermon
... Char;té. Don Bosco saiì sul pulpito dopo il predicatore e racco
copiose limosine Se Don Bosco avesse potuto far più lun
dimora a Cannes, dove si fermò cinque giorni delia scorsa
(I) La lettera d i Don Ronchd ha solo questa data: u 22 m
non specifica l'anno. L'archivista Don Berto l'assegnava al
mentre ilfatto della Rohland dice chiaramente che fuscritta nel I
Quindi anche la visita di Don Bosco aila famiglia de Monteiths
cui si parla nella lettera, awenne nel 1882, non nel 1881, C
pubblicato.
Giova pur rilevare come il diugentissimo Don i,emoyne riless
lettera a Don Rouchd, il quale gli espose altri particolari, e lo
tiografo di Don Bosco ve li aggiunse in carattere corsivo.

52 Pages 511-520

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52.1 Page 511

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496
- VI Benedetto dalle Genti1
timana, avrebbe h i t o per svaligiare quelle buone famiglie cari-
... tatevoli, perchè ogni giorno gli recavano delle offerte molto ge-
nerose Questo basti a darle un'idea della grande stima che
gode anche qui il nostro amatissimo Padre.
Siamo ritornati ieri a Cannes per visitare alcune famiglie
che non avevamo potuto vedere la settimana scorsa. Ci fu molta
gente alla sua Messa. Abbiamo pranzato da una famiglia in-
glese (la famiglia Monteiths) che aveva avuto l'alto onore di
alloggiare per quattro giorni Don Bosco. La cugina della signora
Monteiths & protestante, e prima che partisse Don Bosco volle
ricevere la sua benedizione e domandò una medaglia. Dopo il
pranzo ci aspettava la vettura (ne avevamo sempre una a nostra
disposizione a due cavalli, a quattro se ne avessimo desiderato)
e andammo a far visita all'Orfanotrofio del Sacro Cuore. En-
trando vedemmo una signora che piangeva dirottamente. La po-
verina da più giorni era tormentata da mal di denti. Don Bosco
le diede la benedizione con ima medaglia di Maria Ausiliatrice,
e si usci per andare dalle Suore Ausiiiatrici, dove doveva pre-
dicare Don Bosco.
» Tntto il viale era pieno di landeaux, vetture, ecc., con nn
reggimento di domestici in livrea. Si apre la porta d'entrata
e si presenta un colpo d'occhio imponente. Una folla si preci-
pita ai piedi di Don Bosco e domanda la sua benedizione: vi erano
storpi, ciechi, muti, paralitici, etici, ogni sorta d'infami si pian-
geva, si rideva, si gridava, e Don Bosco benediceva: quando
venne in fretta la Superiora a dirmi che madamigella de Rohland
voleva parlare con Don Bosco. Eiii sorpreso all'udire queste
parole. Capirà il mio stupore, quando avrò chiarito la wsa.
I) Giovedì scorso andammo a far visita nella Pensione "Bel
Air", tenuta da protestanti ed abitata da protestanti, alla da-
migella Rohland. una giovane polacca di 22 anni. la sola, col
fratello ed una signora, che siano cattolici in quella pensione.
Questa damigella soffriva da due anni alla spina dorsale, e da
due anni non poteva neppure moversi. Altro che camminare!
Dovevano trasportarla daUa poltrona al letto, e viceversa. Don
Bosco le diede la benedizione e le raccomandò di far delle pre-
-ghiere, credo lino alla festa di San Pietro. Uscendo le disse:
La vostra guarigione sarà proporzionata alla vostra feda

52.2 Page 512

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- A Ho una gran fede, Padrel rispose la damige
- n Ebbene, replicò Don Bosco, se avete fede,
nedizione, e U a sperata guarigione, e della superstizione dei
D Sabato, la suora che ha cura d i quest'ammaiata, s
buon mattino una persona camminare neiia stanza della da
geiia, e fu sorpresa, temendo che fosse entrato qualche
Sapeva essere impossibile che l'inferma passeggiasse da sè.
a vedere e trovò che queiia
denza sopra d'una canna.
sapere dove si trovasse
Può quindi farsi un'idea deii'emozione che tutti provavano
veder giungere Don Bosco, e sarà faciie imm
tanti ammalati accorsero per farsi benedire
- Che cosa fa lei qui?
- rigiolze e per assistere alla confermxa. No, no, ritorni s
a casa; lei fwse ,non sarà guarita perfettamente e potrebbe fare
ricaduta perkolosa.
M a se b dico che mi
di te~tareIddio?
bidue, io e &i!
n Madamigella Rohland assistette [aiia conferenza].
benedizione avevamo ancora tre quarti d'ora prima di
e Don Bosco fu circondato talmente dalla foiia, che do

52.3 Page 513

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498
V I - Benedetto dalle Genti!
B Regnava già un po' di calma, quando giunse quella po-
vera signora, che due ore prima piangeva pei suo mal di denti.
Ella si avanza e dice che fu guarita all'istante dopo la beuedi-
zione di Don Bosco. Quella voce si sparse in tutte le sale, si ri-
destò I'eutz~iasmo,e Don Bosco non poteva più uscire. Dovetti
addirittura adoperare tutte le mie forze per strapparlo di mezzo
- a coloro, che lo stringevano da tutte le parti, mentre egli, iuton-
tito e ausante, ripeteva sotto voce: DIEUSOIT BÉNI EX TOUTES
CHOSES! (Iddio sia benedetto in tutte le cose!).
» I n qwsto modo lo condussi alla stazione e lo spinsi in un
carrozzone. I l convoglio parti. Don Bosco per qualche istante rinzase
ancora uel suo sbalordimento: ma a poco a poco, svegliandosi, mi
domandò: - Che cosa è accaduto?
D Io gli narrai delle due guarigimci ed egli abbassando il capo
e colle lagrime agli occhi ripetè aucora: - DIEU SOIT BÉNI EN
TOUTES CHosES!
P Ritornammo a Nizza, ed ora mi accorgo che se Don Bosco
avesse potuto arrestarsi qualche giorno, avrebbe fatto mari e
monti!... i) (I).
Da Alassio il Servo di Dio proseguiva per Sampierdarena, e
il 30 marzo teneva la 1% conferenza ai Cooperatori di Genova
nella Basilica di S. Siro, svolgendo questi cari pensieri: che Iddio
provvede alle creature irragionevoli, affinchè possano raggiungere
il iine cui furono destinate, mostra una cura speciale verso quelle
ragionevoli, fatte a sua immagine e somiglianza, perchè destinate
ad amarlo e servirlo in questa vita e goderlo eternamente nell'al-
tra. Nei promovere il benessere delle creature umane il Signore
volle associarsi dei cooperatori infatti raccomandò a ciascuno
degli uomini di aver cura dei prossimo: Mandauit illis unicuique
de proxino suo: " M a tra il pros&mo - insisteva il Santo - v i
sono alcuni degai di particolar solkcitudine... i giovinetti poveri e
abbandonati. Poveri fanciuiii! Orfani talora, ben sovente lasciati
in balia di stessi, privi d'istruzione religiosa e di morale edu-
cazione, circondati da malvagi compagni, prima li vediamo sco-
(I) Delle prodigiose guarigioni delle signorine De Barbarin e
Rohland, avvenute nel 1882, si fece un rapido cenno anche nei
Bo22ettino Salesza%ofrancese di aprile.

52.4 Page 514

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- - II o Do% Bosco d un Santo D 1882
499
razzare... e aescere neii'ozio e nel gioco, imparando oscenità
e bestemmie; quindi eccoli ladri, furfanti e malfattori; e i d n e ,
il più delle volte sul fior deii'età, eccoli nbire in una prigione, di-
sonore della famiglia, obbrobrio della patria, inutili a sè stessi,
di peso alia società. Ma se una mano beneficali strappa per tempo
ai pericolo, li awia per una carriera onorata, li forma aila virtù
per mezzo della religione, essi si fanno capaci di giovare a se e
agli altri, e diventano quaggiù buoni cristiani e savi cittadini,
per essere poi un giorno forhuiati abitatori del Cielo. Per questa
ragione la gioventxì, specialmente la povera e derelitta, fu e sarà
sempre la delizia di Gesù Cristo, e l'oggetto delie amorose solle-
citudini delie anime pietose, amanti delia religione e del vero
bene della civile società". Dopo quest'esordio, accennò ad alcuni
mezzi per venire in soccorso ai fanciulli pericolanti; raccomandò
I'Ospizio San Vincenzo de' Paoli di Sampierdarena: e rivolse
quest'appello alla carità degli udito+ "Iddio, col darvi beni di
fwtwa, vi mette in mano una chkve: con questa voi potete aprirvi
il Cielo, oppure l'inferno. Aprirete voi 2e vostre cassette, i vostri
scrigni, i vostri tesori per farne parte ai poverelli di Cristo? E voi,
con ciò stesso, vi andrete aprendo il Cielo. L i chiuderete invece per
conservarli e per farm mal uso, senza dar& pensiero di chi soff~e,
d i chi stenta la vita, di chi batte la via della perdizione? Ebbene,
con questa chiave mdesima voi vi chiudarete il Pdradiso, e vi apri-
- rete l'inferno".
<Giunto verso la fine della predica narra Don Berto -
osservai con meraviglia quella chiesa così spaziosa, letteralmente
zeppa di scelti uditori. Appena Don Bosco discese dai pulpito,
il popolo a gara gli si affoiib intorno, chi per baciargli la mano,
chi per dirgli una parola all'orecchio; ed altri gli si gettavano
dinanzi ginocchioni, ptr averne la benedizione. ATolti volevano
avere la consolazione di consegnargli nelle proprie mani una
graziosa offerta. Giunto in saerestia, venne
persone e dovette fennarvisi circa tre ore per
quelli che desideravano vederlo e parlargli >).
ii 3 aprile giungeva a Camogli, ove predi
tato da un'immensa folla di persone: quindi, visitate le case di
Spezia, Lwca e Firenze, giungeva a Rorna, dove i lavori delia
chiesa del S. Cuore richiedevano molti denari.

52.5 Page 515

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500
V I - Benedetto dalle Gentir
IL zg aprile fu ricevuto in udienza dal Papa, e i'amabiiità,
con cui lo trattò ii Vicario di Gesù Cristo, non poteva essere mag-
giore.
Lo interrogò sulla pesantissima croce che gravava tuttora
le sue spalle, e lo confortò a lungo colle più dettuose assicura-
zioni; udi benevolmente alcune proposte e osservazioni su di
un Catechismo unico per tutte le diocesi del mondo cattolico;
si consolò nel sentire il ragguaglio del costante sviluppo della
Pia Società, e gli accordò per tutti i suoi figlioli, alunni e coope-
ratori la più ampia benedizione, che egli comunicò ai Direttori
delle Case d'Italia, Francia, Spagna e America (I).
Leone XIII conosceva bene Don Bosco. Di quell'anno anche
il M0 Devecchi fu a Roma, e ottenne di essere presentato al
S. Padre. - Chi siete voi? gli chiese il Papa. - Santo Padre, io
sono il capo musico di Don Bosco! - Oh! Don Bosco, osservò il
Pontefice, non vi lascerà certamente molto tempo in ozio! -
Venendogli presentati in quello stesso anno, in una grande udienza
collettiva, alcuni salesiani diretti in Sicilia, al sentire la parola
salesiasi, ii Papa sorse subito in piedi, e pigliando la mano d'uno
di essi tra le sue: u E Don Bosco come sta?))domandò; poi, avute
le notizie che bramava, striugenao più forte la mano del fortunato
interlocutore, alzò gli occhi ai cielo, e disse: u Ah! Do% Bosco è
m sani01 a.
n z7 aprile vi fu una conferenza per i Cooperatori in Tor de'
Specchi. a Giorni sono, diceva Don Bosco, fui ad ossequiare ii
nostro Santo Padre, e la prima domanda che mi fece, fu questa:
- E qnando terrete la vostra conferenza?- Gioveàì prossimo, 27
-io risposi. Ed iiSanto Padre riprese dora: -Dite che si preghi
e si operi! - Preghiamo adunque ed operiamo, continuava Don
Bosco, &e di poter rendere onore a Dio e conforto ai nostro
amatissimo Pontefice r>.
(I) Nelio stesso giorno la Gazzetta del Popolo di Torino pubblicava
il seguente dispaccio. aParigi, 24 aprile, ore 7 pom. - il Governo
ha dato ordini ai Prefetti di Nlmes, Tolosa e Marsiglia di sorvegliare
il Sac. Bosco di Torino, il quale, col pretesto di raccogliere in F'rancia
sottoscrizioni per un moumento a Pio IX,si è abboccato coi capi
del partito reazionario per scopi politicil R. B Don Bosco, da più d'un
mese, era rientrato in Italia1

52.6 Page 516

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- - II t Don Bosco d un Santo s 1882
501
. Papa Leone XIII aveva mirabilmente comp
scopo deiia Pia Unione dei Cooperatori Salesian
Da Ronia, passando per Foiigno-Faiconara, il Santo si rec
a Rimini e a Faenza, e quindi fece ritorno a Torino per la fe
di Maria Ausiliatrice. Aiia cara solennità aggiun
stro uno stuolo innumerevole di percone graziate, fra cui la
a - worina Rohland e la hfarchesina Godemarie di Lione, warit
Cannes, e la Contessa de Corson di Parigi, guarita prodigiosa-
mente a Hvères.
I mirabili effetti deile benedizioni impartite dai
apparente, deile gravi vessazioni,
da Don Bosco, ne restò cosi
gregazione dei Vescovi e
del Concilio, giudicò bene di
Card. Nia le basi di un accomodamento, che aii'Eminenti
pareva ingiusto verso il Santo Fondatore e inaccettabile. I l
gli rispose che aveva pensato e provveduto a
- ripeteva Leone XiII, è un Santo! E Don Bosco ubbidì,
quando poi i1 più potente dei suoi awersari narrò al Ponte6
com'egii avesse ottemperato alle disposi
Noi lo sapeuamo, esciamò con vivacità Leone XIII, lo s
che Don Bosco avrebbe ubbidito, ed è per questo che abbia
a Lui di ubbidire e non a Voi; ma Egli 2 un santo!
Padre Felice Giordano, che fu sempre al corrente delle do1
rose vicende che l'afflissero, scriveva a Don Rua dopo la morte del
Santo: u Il rimpianto Don Bosco, in tutte le fasi deiia sua vita
sacerdotaie, in mezzo d a farragine degli dazi, in mezzo alle
più strane vicende, in mezzo agli incomodi anche più disgustosi,
se diede ognor prova, non che di fortezza e di coni5denza, di pa-
zienza invitta e d'inalterabile possesso di si? medesimo, ciò fu
precisamente ali'occasioue di [coteste] contestazioni... Non di-
\\ scendo ai minuti particolari di quest'episodio..., poichè essendosi

52.7 Page 517

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502
V I - Benedetto dalle Genti1
proceduto con buona fede da una parte e dall'altra, non se ne può
altro dedurre fuorchè una croce bella e buona, ordinata da Dio
alla santificazione dei suoi eletti. Il perchè, descrivendosi, col
tempo, la vita del Servo di Dio, sarà per awentura miglior consi-
glio, che, toccatosi l'incidente rincrescevole per la verità deiia sto-
ria, si passi oltre senza calcar troppo la penna da un lato, per
tema di scemar il rispetto aii'autorità, e, se non dimincire, diva-
gare almeno l'attenzione e l'edificazione dei lettori i).
Ben a ragione, quindi, Don Bosco poteva in quell'anno dar
agli ex-ailievi sacerdoti un grande ammonimento. Dopo averli
esortati a tener fisso lo sguardo ai Capo dei Sacerdoti, a Gesù
Cristo, e sull'esempio suo ad avere per unico oggetto dei loro
pensieri, dei loro d e t t i , delle loro azioni, la gloria d i Dio, la di-
stmzione del peccato, la salute delle anime, diceva: - Così fa-
cendo incontrerete delle traversie, degli ostacoli, deiie contradi-
zioni e fors'anche delle persecuzioni; ma queste non devono
abbattervi, nè scoraggiarvi, farvi desistere dal bene operare,
anzi spronarvi a tirar innanzi con maggior lena, imperocchè se
le vostre opere hanno per oggetto Iddio e la salute deiie anime,
eppure sono mai viste e combattute dai mondo, è segno che sono
buone e non si devono tralasciare; altrimenti si dovrebbe abban-
donare il campo, cedere le armi e permettere che ii nemico meni
rovina e strage. Che cosa avrebbero fatto gli Apostoli, se avessero
desistito dai predicare la religione di Gesù Cristo, perche contra-
detti? Noi saremmo ancora pagani, come i padri nostri. E per
non saiire tant'alto, ricordate queiio che si disse e si fece contro
quello stesso Oratorio, dove siete stati educati. Fu contrariato
i31da principio, fu combattuto in appresso, le contrarietà e
battaglie sono finite oggidi: eppure? Eppure Dio lo benedisse,
ed esso tirò e tira innanzi. Sou pochi anni, e voi stessi eravate
qui dentro, come una piccola nidiata di lapin (I), ed ora, vedete
maraviglia! questa nidiata s'è accresciuta già di tanto, che, dai
calcoli fatti, sono oggidi rjo mila i giovani raccolti, istruiti, edu-
cati deile varie Case Salesiane, aperte nel vecchio e nel nuovo
mondo! Questo fatto, con molti altri che taccio, ci deve inspirare
una grande fiducia in Dio, ed animarci a lavorare per la sua glo-
( I ) Di piccoli conipii.

52.8 Page 518

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na, senza indietreggiare giammai. Il mondo ci copre di villanB
ed anche di ingizcrie? E noi copriamolo di bene@, lavorando a
suo benessere religioso e morale, e, potendo, anche fisico e materiale
Mettiamo in pratica il consiglio d i S. Paolo: Noli vinci a mal
sed vince in bono malzlrn: non voler esser vinto dal male, ma vin
col bene il male; vale a dire colla vostra bontà vincete la malizza
e perversità dei vostri avversari, e cercate di guadagnarli a Dio colle
opere buone. Soprattutto attendete a fare del bene ai fanciulli,
ai poveri, agl'infermi, come il Di& Maestro, e in tal modo chiu-
derete la bocca ai tristi, e, quel che va1 meglio, attirerete la pro-
tezione di Dio sopra di voi e sulle opere del vostro Ministero; e
chi è protetto e benedetto da Dio sarà invincibile. Concludo,
ricordandovi quella sentenza dei Libri Santi, che dice: Et cogno
qnod non esset melius, nisi laetari et facere bene in vita sua; che
quanto dire: Laetari et bene facere... e lasciar cantar le passe
Facciamo così e ci troveremo contenti in vita e in morte...
Iddio intanto consolava il cuore del suo Servo con la C
crazione della chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino.
cemente condotti a compimento i lavori, si compì la cerimoma
il 28 ottobre 1882 per mano deii'Arcivescovo Mons. Lo
Gastaldi, e il Santo vi celebrò la piima Messa. Quando 'i
vescovo, finita la consacrazione, tornò in sacrestia, il S
aveva già assunti i sacri paramenti, gli si accostò colle lacrime
agli occhi, ringraziandolo: e Monsignore, commosso egli pure
quell'atto, altro non seppe dire, fra le lacrime, se non: (I O Don
Bosco, o Don Bosco! D; e vòltosi ai seminansti, che facevan parte
del suo seguito, li mandò in chiesa ad ascoltare la Messa.
Ce feste della consacrazione durarono otto giorni e vi pres
parte vari prelati, tra cui i Vescovi di Possano, Alba
Mons. Manacorda, Mons. Pampino e Mons. Leto; ma i'ora p'
solenne di quei giorni fu quella in cui Don Bosco, la sera stess
della consacrazione, parlò pel primo a i fedeli. Detto che cos
fosse quel luogo 35 anni addietro, che cosa fosse divenuto d o r a
e che cosa sarebbe stato in awenire, terminava riepiiogando ed
adattava d'uditorio la sublime preghiera, innalzata da Saio-
mone, in presenza del popolo d'Israele, per la dedicazione del
Tempio:
u Grande Iddio, la vostra maestà è infinita: il cido, nè il cielo

52.9 Page 519

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504
- V I Benedetto &??e Genti1
dei cieli la possono capire; ma giacchè v i siete degnato di scendere
ad abitare in questa Casa che abbiamo innalzato BIka gloria del vo-
stro nome, deh! ascoltate le $reghiere che v i $resentano i vostri servi.
Fate che tutti colmo, i quali entreranno in questa chiesa per espan-
dere dinanzi a voi il loro cuore, per esponi i lmo bisogni, per pre-
garvi di ai&, troouino sempre aperti i tesori delle vostre miswi-
cordie a.
La gran folla, accorsa nei giorni deli'ottavario a visitare il
nuovo tempio, non si saziava di contemplarlo e, prima di uscire,
fermavasi ad ammirare la bella statua marmorea di Pio IX,
opera del Gonfalonieri di Milano, che Don Bosco volle collocata
in fondo ai tempio, a fianco deila porta d'ingresso (I).
- Purtroppo, però, due gravi disgrazie colpivano in queii'anno
l'Opera Salesiana. o L'una - cosi egli scriveva ai Cooperatori
ci cadde addosso il 3 di febbraio e i'altra il 27 di marzo. La prima
fu lo scoppio deila cartiera di Mathi presso Torino: la seconda
fu l'incendio neila chiesa di Paysandù neii'Ame tica... a. Compu-
tati i danni avuti e le spese fatte per ripararli, (r ci occorse la
somma di oltre 300 mila lire! Pazienza! Questo disastro avrebbe
potuto scoraggiarci e farci abbandonare opere utilissime alla Re-
ligione e alla civile società, dandola per cosi aire vinta ai demonio:
ma non fu così. Confortati da Dio e dalla vostra c&tà, noi cer-
cammo di timediare al malanno ii meglio che ci f u possibile, fa-
cendo come le rondineiie che, vedendosi distrutto ii nido, lo ri-
cominciano da capo $.
(I) Sul frontone fece ritrarre in ma~aicola figura del Divin Salva-
tore colle parole: o Ego su% via, ueritas, et vita i>, per contrappiirle al
passo di Geremia capo 6, vers. 16, che era scritto sulla facciata del
vicino tempio protestante: u Femiati, o passeggero, a considerare
i'antica strada, per vedere quaiesia la buona, e a camminare per essa i).
Oggi, sul tempio protestante, si legge: <Credi nel Signor Gesh
Crislo, e savai sahaloo (Fatti XVI, 32); mentre la fede, senza le
opere. & morta e non apre ii paradiso....
Gesù illumini tante anime, e le spinga ad entrar nel suo unico
Oviie sotto la guida del Solo Pastore!

52.10 Page 520

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CAPO m
Compiuta la chiesa di S.
potè consacrarsi di proposito
in Roma. Sentiva che le sue forze andavano deperendo, ma l'amore
ai Papa, che glie ne aveva dato l'incarico, lo mosse a dedicarvi,
con slancio giovanile, tutte le ultime energie. E stabiii di tornare
in Francia, e d i spingersi questa volta, se la salute glielo permet-
teva, sino a Parigi.
Parti da Torino il 31 gennaio 1883 (cinque anni precisi prlna
che volasse a l premio eterno!...) dopo aver dato al Divin Redentore
uno splendido attestato deiia sua fede. Era uscita un empio pe-
riodico, anticlericale, intitolato: "Ges% Cristo": e questo nome ad
rabiie si ripeteva dagli
chiamare a raccolta le coscienze per protestare contro l'insult
sacdego; ed ecco apparire, mi Bollettim Sdesia~w,un articol
pieno d i angoscia e di fervore, intitolato u GES~JCRISTO, nostro
Dio e mstro Re », che, ristampato in forma di opuscolo, fu di-
centomila esemplari
dagli errori più diffusi contro la Religione.

53 Pages 521-530

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53.1 Page 521

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506
V I - Benedetto dalZe Genti!
Partì, dunque, il 31 gennaio, d a volta di SamfAerdarena,
Alassio, S . Rema, Vallecrosia e Ventimiglia. Di ritorno a Valle-
wosia, mentre era già notte e le vie erano piene di pozzanghere,
gli apparve ancora una volta ii Grigio, che lo precedette lenta-
mente, scegliendo i punti migliori della via. Egli lo segui e giunse
felicemente a casa, dove il misterioso difensore scomparve. Fu
l'ultima volta che lo vide, ed eran passati più di trent'anni d d e
sue prime comparse.
All'indomani tornò a Ventimiglia, e si rimise in viaggio, toc-
cando molti luoghi, tra cui Nizza, Cannes, Menton, Toulon, La
Navarre, Saint-Cy e Marsiglia.
Don Rua premurosamente faceva inviare queste notizie del
Padre ai conlratelli: a Arrivò verso la metà di febbraio a Nizza
Marittima; ci scrissero di che, malgrado la continua fatica,
stava bene, e che Dio benediceva sensibilmente il suo viaggio,
non mancando generosi oblatori a corrispondere al vivo desiderio
che ha di mezzi per far il bene. Uno di questi si offerse di pagare
ii debito più grande della casa di Nizza: Dio lo benedica e gli
con se^ si buona volontà! Anche la conferenza fatta ai Coopera-
tori riuscì ottimamente; l'udienza era entusiasmata, e, dopo la
benedizione, si accalcò in sacrestia, per avere ancora da Don
Bosco una benedizione, una preziosa parola. Una damigella voleva
sapere da lui cosa dovesse fare in ricònosceuza a Maria Ausilia-
trice per una grazia che aveva ricevuto ella medesima. Ella era
sordomuta dalla nascita, ed un anno fa era stata condotta dai
genitori a Don Bosco, il quale le diede la benedizione e prescrisse
ai parenti alcune preghiere; al termine fissato la sordomuta daila
nascita si trovò perfettamente guarita, come ne faceva fede colla
- stessa sua presenza! N m est abbraliata manus Donzini! u.
<I Se ii paragone - scriveva Il Pensieio di Nizza non sa-
pesse un po' di irriverenza, quasi quasi vorremmo dire che Don
Bosco, ritrae un poco del suo omonimo, lo straor@ario presti-
digitatore Bosco. Infatti, qual gioco, qual destrezza più mara-
vigliosa di quella dell'onorando sacerdote, che, nuovo creatore,
dal nulla fa sorgere in tutte le parti del mondo un numero stra-
ordinario di case, nelle quali gratuitamente sono ricoverati, nu-
dnti, istruiti e tirati su per un mestiere, migliaia di giovani, che
altrimenti sarebberostati condannati al vagabondaggio e peggio?

53.2 Page 522

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- I I I II trionfo di Parigi - 1883
n Da parecchi giorni Don Bosco è a Nizza, e ha dato una co
ferenza nella chiesa di Notre-Dame, e ieri, nella stessa casa
Piazza d'armi. Nuila più semplice, nulla più naturale della parola
di Don Bosco. Liiomo, che è tutto carità, parlando vi accende
delia sua medesima passione, e non è maraviglia se quelle con-
ferenze sono affoilatissime,e se i poveri derelitti ne ritraggono il
massimo vantaggio I).
A Nizza, recandosi a far visita al Vescovo, volle fare il tra-
gitto a piedi, passando il torrente Paglione, che aveva il gran
letto asciutto, tranne in tre punti che si attraversavano sopra una
passerella; ma, giunto quasi alia fine della terza passerella, gli
falli il piede destro e cadde nell'acqua. Tornato a casa, fu costretto
a mettersi a letto, perchè non aveva abiti da cambiarsi!...
Ma dappertutto - notava Don De Barruel che Saccompa-
gnava come segretario - dove si veniva a conoscere il suo pas-
saggio si manifestava tale slancio verso di lui, che il Padre Monin,
autore della vita del Curato d'Ars, essendone un giorno spetta-
tore, ebbe a dire: s Ce sont les mtmes scènes qu'ù Ars, et je m'y
croyais encore n; vedendo rinnovate attorno a Don Bosco le me-
desime scene che aveva viste ad Ars.
Anche a Marsiglia si ripeterono le scene degli anni precedenti.
I1 sig. Olive lo condusse in seminario a vedere un suo figliolo.
Era tempo di scn~la,il Rettore era assente, e il vice-Rettore
protestava che a queli'ora non poteva chiamare l'alunno. - Ma
questo prete è Don Bosco! - esclama l'Olive. A questo nome, il
degno sacerdote cade in ginocchio ripetendo: -Don Bosco!? Don
Boscoll - e baciategli le mani, vola a suonare la campana, @i-
dando: -Don Bosco! Don Bosco! - A quel suono e a quelle voci,
corrono fuori di scuola i professori e gli al&, gridando essi pure:
- Don Bosco! Don Bosco! - e gli si stringono plaudenti attorno,
andando a gara per fargli onore. Nel frattempo torna il Rettore,
il quale fa entrare i chierici in una sala e prega i1 Santo a lasciar
loro un ricordo. Ed egli spiega loro le parole di Gesu Vos estis sal
terme 2t lux rnundi.
il z aprile era ad Avignone. Sconosciuto il dì innanzi, venne
subito circondato da una gran folla di malati, ciechi, paralitici,
muti, tisici, epilettici, tutti avidi di un suo sguardo e di
parola. Anche ali'indomani fu tanta la foila che lo ass

53.3 Page 523

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508
V I - Bcne&tto dalle GenlU
- al momento della partenza, che non si pot&far a meno di fargii
osservare: - Veda! è un'inondazione! ed egli con umiitk -
Un motivo di più per andarcene!
E proseguì per Liolze, dove tenne una conferenza ai Coopera-
tori, e patrocinò nuovamente la causa delle Missioni della Pata-
gonia presso il Consigiio Centrale del120peradeila Propagazione
della Fede.
&a domenica 8 aprile salì al celebre Santuario di Fourvière.
ove lo se& una folla immensa, bramosa di vederlo e riceverne la
benedizione.
Uguai calca si vide nei di seguenti nelle parrocchie di Ainay
e di S. Francesco di Saies. Visitò anche il Seminario, la casa delle
Religiose del Sacro Cuore di Gesù;e ii 14 aprile, alla Società Geo-
grafica, tenne una conferenza suila Patagonia, presenti i migliori
scienziati della città. Tutti avevano innanzi una carta geografica
di quella regione, e il Santo prese a parlame così distintamente,
descrivendone la fauna, la flora, la geologia, le miniere, i fiumi,
gli abitanti, che q u a , ora abbassavano gli occhi sulla carta, ora
li fissavano in volto a lui, maravigiiati. Com'ebbe finito, gli chie-
sero dove avesse attinto così importanti notizie; ed egli rispose
che ciò che aveva detto era la veriti, ma non disse di averlo
visto nei sogni (I).
In data 5 aprile Don Rua tornava a dar notizie dello storico
viaggio ai confratelli:
$Tra le cosr meravigliose, che a gloria di Maria Auciiiatrice
si compiace ii Signore di operare per mezzo dell'amatissimo supe-
riore e padre Don Bosco, fra tante che si potrebbero numerare,
prescegliamo alcune solamente, trascrivendole e compendiandole
da autentiche narrazioni che conserviamo.
n Una donna gli presentava Sanno scorso (11 febbraio) un suo
figliolo infermo, dichiarato dai medici affetto da malattia incn-
rabiie, in causa di una pustola all'occhio sinistro, per cui giudi-
cavasi necessaea l'estrazione deli'occhio. Il signor Don Bosco,
raccomandando alla madre e al figlio grande confidenza in 1Maria
( I ) Nel 1886 la Società Geografica di Lione decretava e faceva
appositamente coniare per il Santo una medaglia d'oro, e Don Aibera
fu incaricato di andarla a ritirare.

53.4 Page 524

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SS. Ausiliatrice, imparti all'infermola benedizione di Lei, e la grazi
non si fece aspettare. Dopo solo tre giorai l'occhio era ritornato
nel suo stato normale; alla solennità. deli'Ascensione cessava
ogni debolezza deil'organo visivo, e iino ad oggi (28 marzo 1883)
la guarigione mantennesi perfetta...
I> Il lunedi 29 marzo 1883, la signora contessa d'Aure telega-
fava da Berna che ii suo consorte, preso da fineumonia e da fort
meningite, soffriva immensamente, ricorreva pertanto aiie pr
@ere di Don Bosco e dei suoi buoni giovinetti per ottenere s
iievo aii'infenno. Al venerdì mattino telegrafava noveiiamente,
annunziando lo stato disperato del consorte, e dimandando con
più vive istanze la preghiera di Don Bosco e dei giovinetti. Don
Bosco fece immantinente pregare con questa intenzione. All'in-
- - domani, sabato, nei mattino, si ricevette un telegramma conce-
pito con queste parole: Egli è salvo! Da d o r a la mir
colosa guarigione si mantiene, ed il malato è fuor di pexicolo.
I) I1 signore e la signora Amaliie avevano una loro figli
da più di tre mesi ammalata, e da qualche giorno anche sp
dita dai medici. Essi portaronsi a Marsiglia per invitare Do
Bosco a volersi recare a vederla e beredirla in casa loro, a
gnone. Andòwi egli; e ii niartedi 11 marzo la trovò assa'
ma piena di confidenza in Maria Ausiiiatrice. Dopo alcune pr
gbiere la benedì ed invitolla per i'indomani mattina, aiie ore 8,
&a Chiesa di S. Agricola per fare la S. Comunione. V'andarono
i parenti, e Sinferma, vestitasi, non potendo per grande debo-
lezza recarvisi a piedi, discese le scale e saiì in vettura, e, prima
che la Messa finisse, giunse a S. Agricola, si comimicò, e se
difficoltà ntornossene a casa, nè mìsesi a letto che d o p le 5
meridiane; avendo di più fatto due pasti, cosa che non faceva
più da tre mesi. Ora sta bene, la sua guarigione è completa. Que-
sti fatti miracolosi destarono tale entusiasmo e venerazione per
la persona del nostro superiore e padre Don Bosco, che la foiia,
veramente immensa, lo seguiva ovunque sapesse che e 4 d
veva andare, e si giunse persino a tagliare pezzetti della s
tana, per tenerli quali reliquie preziose.
s La domenica 6 apriie Don Bosco si trovava a Fourvièr
celebre santuario situato sopra una collina, a breve
da Lione, luogo Erequentatissimo e di grande dev

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510
V I - Benedetto da2le Genti1
Maria SS. Tanta era la foila colà accorsa, per vederlo e riceverne
la benedizione, che la chiesa in cui egli stesso assisteva ai di-
vini uinci e tutta la piazza intorno rigurgitava. Fu mestieri che,
dopo l'uscita, Don Bosco desse, dalla finestra dell'abitazione
del Rettore, la benedizione a coloro che non avevan potuto en-
trare in chiesa.
a Martedì, IO aprile, nella chiesa parrocchiale di S. Francesco
di Sales in Lione, era tanta la folla colà accorsa per udir la messa
del signor Don Bosco, vederlo e riceverne la benedizione. che,
per precauzione, onde potesse poi uscir di chiesa, eransi dovute
chiudere le porte della sacrestia.
» All'indomani una foila ancora più compatta, accorsa per
lo stesso fine nella parrocchia più importante di quella città,
sotto il titolo di Ainay, si accostò eziandio ai SS. Sacramenti,
e la distribuzione della S. Comunione durò assai a lungo. Dopo
la S. Messa il signor Don Bosco dovette durar fatica ed impie-
gare non breve tempo, per poter far ritorno alla sacrestia e de-
porre i saai paramenti. Tutti volevanlo vedere, toccare, aver
da lni una benedizione...
» Lunedì, 16, partiva da Lione per Moulins, per riposarsi
almeno un giorno daiie gravi fatiche, e mercoledì, 18, giungeva
a Parig...».
Don Bosco entrava nella grande capitale, preceduto dalla
fama di taumaturgo e di santo. Sceso alla stazione di Lym, salì
su di una vettura che lo attendeva e che lo condusse, percorrendo
i grandi corsi, al viale Messina, 34, presso la famiglia De Com-
baud, che gli mise a disposizione un intero appartamento, se-
parato dal resto della casa, felice di ospitare l'inviato dalia Prov-
videnza.
I1 giorno dopo, celebrata la S. Messa in palazzo, Don Bosco
si &rettò a far visita al Card. Arcivescovo, che era assente, ma
ricevette le più amabili accoglienze dal suo Coadintore; e tor-
nato quel dì medesimo all'Arfvescovado, fu intrattenuto dai
Card. Gnibert in lungo colloquio. Aila fine dell'udienza, SEmi-
nentissimo gli propose di fare una colletta a benefizio delle Opere
Salesiane nelia Chiesa della Maddaiena, e lo invitò a tener egli
stesso la conferenza. 11 Santo si scusò dicendo di non parlar bene
il francese: - No. no, insistè il venerando Porporato, @uvlate

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I I I - IZ tvionfo d i Parigi - 1883
' 511
voi stesso: Parigi &eri $i%a voi che ad wn altro. Che Dio vi 6e-
nedica!
E Dio in modo visibiie benedisse ii suo Servo.
Non appena i giornali ne annunziarono i'arrivo, una folla di
persone di ogni ceto e condizione cominciò a correre in cerca
di lui, disputandosene le udienze e cadendo in ginocchio ai
suoi piedi.
Tutta Parigi, quella che si diverte e quella che prega, si
commosse.
Parigi f u paragonata a un mare, in un continuo flusso e ri-
flusso di onde umane, dove le grandi commozioni sono rare;
e dove, d'ordinario, non è la presenza di un uomo che vi passa,
sia pur illustre, che valga a suscitarle. La grande metropoli è
continuamente attraversata da stranieri che vi accorrono da
tutte le parti dei mondo: artisti, scienziati di gran nome, ge-
nerali che si son coperti di gloria sui campi di battaglia, Vescovi
e Porporati illustri, Principi, Re, Imperatori. Ma tutti vi pas-
sano e ripassano, senza che Parigi li curi, qualche volta senza
che lo sappia. Parigi è assuefatta a tali spettacoli. ivia era lungo
tempo che non aveva visto un santo, o almeno un santo stia-
ordinario: e si sparse la voce che a Dom Bosco n, quel prete ita-
liano che si trovava d o r a in città, era un santo, un gran santo
che faceva miracoli, un santo di grandi iniziative, un Fonda-
tore di un nuovo Istituto, uno di quegli uomini che appaiono
solo a quando a quando nella storia della Chiesa. E Parigi volle
vedere Don Bosco che passava, ascoltarlo, avvicinarlo e toccarne
le vesti. E lo volle con quella stessa frenesia, che mette in ogni
manifestazione dei suoi sentimenti, oggi di entusiasmo e domani
di vituperio. Per Don Bosco non f u un vituperio; fu un'ova-
zione: una grande, una sincera, un'entusiastica ovazione, che,
non comandata e non organizzata, scoppiò tutta d'un tratto e
in modo tale da maravigliare anche quelli che vi parteciparono.
Gli stessi giornali, che non si maravigliano mai di niente, ne fu-
rono stupiti.
Tutta la stampa s'interessò deiS a Uomo di Dio n, dei (iTau-
maturgo del secolo X I X », del aS. Vincenzo de' Paoli italian
Le Figuro, L'Univers, L a Gazette de Franca, Le CLairon,
Liberté, Le Monde, Le Pèleri?z, La Frawe Illustrée dell'ab

53.7 Page 527

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512
V I - Benedetto da?& Gentil
Roussel (I), e molti altri giornali e periodici di Parigi, di Lula.
di Lione, e di Marsiglia, erano pieni di notizie del Santo, ed
ebbero un'eco sonora anche in Italia.
Leone Aubineau scriveva neli'Univevs dei 4-5 maggio: a Pa-
rigi è attonita per la commozione manifestatasi nel suo seno
intorno ali'umile prete torinese, che non ha nulla d'attraente
agli occhi del mondo. Egli ha origine da un'oscura famiglia, e
un esteriore umile. La sua voce non giunge a farsi sentire dai
numerosi uditori. Il suo passo è tentennante, la sua vista debole.
Perchè le folle gli corrono dietro? Perchè l'unica preoccupa-
zione della capitale in questo momento è di vedere e di awi-
cinare Don Bosco? - Dov'è? - Che cosa fa? - Quindici giorni
fa questo nome era appena conosciuto; era stato pronunciato
qualche volta nelle conferenze di carità; si conoscevano ali'in-
grosso le opere sue; e un piccolo libro che era stato letto, non
senza sorridere, aveva detto qualche cosa, a un piccolo numero di
persone devote, delle maraviglie delle sue fondazioni, del loro
sviluppo e dei loro frutti. Questa cognizione non andava più in là.
Moltissimi cattolici in questo momento sono sbalorditi per il
risonare improvviso di un nome, che prima appena avevano
inteso pronunciare.
E il plauso dei Parigini 6 quasi unanime, e l'attrazione ir-
resistibile che agita le folle ha qualche cosa di meraviglioso. In
ciò vi ha una risposta incosciente, se si vuole, ma diretta ed ener-
gica, contro la proclamazione d'ateismo che da tutte parti si
pretende di fare in nome del popolo. È all'uomo di Dio che sono
indirizzati tutti questi omaggi; & l'uomo della fede e della pre-
ghiera che la folla vuol contemplare. Le chiese più grandi, la
Maddalena, San Sdpizio, Santa Clotilde sono troppo strette
per contenere i fedeli che vogliono ascoltare la Messa di Don
Bosco. Non domandano altra cosa da lui.
u Le moltitudini, che abbiamo visto, or non è molto, cir-
... condare il Parroco d'Ars, andavano a cercare un'assoluzione...
Don Bosco non si ri6uta d'accogliere i peccatori ma a Parigi,
(I) 1,'abate Roussel nel 1879 fece deiie pratiche per &dare al
Santo il suo Orfanotrofiodi Auteiiii, e Don Bosco mandava a Parigi
trattarne Don Rua e ii Conte Don Carlo Cays.

53.8 Page 528

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Propiieta riservata alla
. SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE
Officine Giaftohs SEI Tonno
Ristampa gennaio 1975 M. E. 42055

53.9 Page 529

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- III - Il t ~ i o n f odi Patigi 1883
513
in mezzo al turbinìo che lo trascina, la moltitudine comprende
che egli non avrà pari tempo per ascoltare una confessione,
e tutto lo slancio, che si manifesta intorno al dolce e semplice
prete, ha per iscopo di ottenere la sua benedizione ed un ricordo
nelle sue preghiere. Ciascuno desidera che questa benedizione
discenda sulla sua miseria personale o sopra un suo dolore par-
ticolare. I1 buon prete ascolta tutti, s'interessa di tutti, in-
voca sopra tutti la protezione di Maria SS. Ausiliatrice. Egli
non appartiene più a sè, ma si abbandona a tutti coloro che lo
supplicano; si fa tutto a loro, aiie loro pene, alle loro speranze;
consola, benedice, incoraggia, non si preoccupa del tumulto che
lo circonda, e sembra stare unicamente attento a chi gli parla,
s'informa di tutti, e, consigliando, tutti conforta u.
Le Figuro del 16 maggio, in un lunghissimo articolo di Sai&
Genest, narrava le vicende deli'oratorio, e stabiliva un paral-
lelo tra l'Opera di Don Bosco e quella di Ferdinando de Lesseps,
il quale trovava degli azionisti per le sue grandi intraprese, sol-
tanto nella speranza di un enorme guadagno: mentre il povero
prete di Tonno altro non sapeva dire ai suoi Cooperatori se non;
>>. (iVenite, sacriiicatevi, date il vostro danaro E concludeva:
«Se la Società di S. Francesco di Sales mi sembra degna di con-
siderazione, è perchè in mezzo all'odiemo ateismo essa fa be-
nedire U nome di Dio 8.
Quindi, la vera maniera di onorare Don Bosco in Francia,
non è già quella «di acclamarlo al suo passaggio, di tagliare
pezzetti della sua roba, ma di fare come lui. L'Italia è di gran lunga
meno ricca della Francia, e la Francia dovrebbe fare almeno al-
trettanto di ciò che fa 1'Itaiia >>: e quindi bisognerebbe che subito
anche a Parigi si aprisse una casa di Don Bosco P grande come
quella di Torino. E bisognerebbe in se,&to aver dei Don Bosco
in tutte le città deiia Prancia... S.
Sin dal 21 apriie una folla di persone di ogni ceto comincib
a circondare il Santo, disputandosi le udienze, anche di un solo
istante, per avere un suo sguardo, una sua parola, una sua be-
nedizione. Per Don Bosco furono giorni laboriosissimi. S'alzava
alle 5, pregava, e &o aile 7.30 faceva lo spoglio della corrispon-
denza, e si trattava di parecchie centinaia di lettere al giorno!
Poi si recava a dir Messa, e in seguito faceva o riceveva delle
- 33 G. B. Lnaom. VCta di S. %anni Borro. Vol. 11.

53.10 Page 530

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514
V I - Benedetto ddle Ge+ztil
visite. Nel pomeriggio recavasi ai n. 27 d i via ViUe-1'Evtque in
casa de Senislhac, dove dava udienza a quelli che si presenta-
vano. Aile 22 rientrava in casa De Combau, s'intratteneva cogli
ospiti qualche n&uto e, ritiratosi in camera con i segretari, la-
vorava ancora a sbrigare la corrispondenza: si concava poi verso
la mezzanot'ce, dopo aver nuovamente pregato.
In casa de Senislhac il servizio d'ordine per le udienze ve-
niva regolato da Madamigella de Senislhac, dalla Marchesa di
Caniaincourt, dalla Contessa d'Audigné e da altre illustri dame,
fiere di quell'onore. Nei primi giorni, man mano che le persone
giungevano, veniva dato a ciascuna un numero d'ordine: ma
in breve non fu più possibile farlo, perchè, anche pxima dell'ora
fissata per le udieme, le scale, il vestibolo, lo scalone, lo stesso
cortile cominciarono a rigurgitare di una folla enorme che aspet-
tava ore ed ore, recitando spesso il Rosario, o altre preghiere.
Era un assembramento continuo.
Il signor de Montigny, giunto in quei giorni a Parigi, non
sapeva dove il Santo desse udienza; ma, passando vicino alla
Maddalena, vide due interminabili file di vetture e una molti-
tudine di gente davanti a una casa; chiese spiegazioni, e seppe
che dava udienza Don Bosco. Anche Don Rua, chiamato a
Parigi suila h di aprile in aiuto del Santo, non sapendo il luogo
preciso ov'egli si trovasse, giunto alla Maddalena seguì la corrente
della folla che andava da lui, e vi amvò senz'altra indicazione.
E: «non puoi fa& un'idea - scriveva a Don Lazzero il 2 mag-
gio - delle montagne di lettere che sono qui, in aspettativa di ri-
sfosta: non tre, ma sei o sette segretari sarebbero necessari. For-
tunatamente c'è anche un bravo religioso che viene a prestar I'ofiera
sua in rzostro aiuto ».
Le Conferenze, o Sermons de charlfé, tenute da Don Bosco
nelle più grandi chiese, furono altrettanti avvenimenti. Dal 21
al 27 aprile celebrò presso Istituti od oratorf privati: e la mat-
tina del 28 tenne la prima conferenza pubblica a N. S . delle Vit-
torie. Era stato annunziato che vi sarebbe andato a celebrare,
ed era giorno di sabato, e grande fu perciò l'atfiuenza dei divoti
alla Messa settimanale per la conversione dei peccatori. (iQuesta,
diceva una povera donna, è la Messa dei peccatori, ed oggi è ce-
lebrata da m Santo! ».La Messa era fissata per le g, ma alle 7

54 Pages 531-540

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54.1 Page 531

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- - III II trionfo d i Parigi 1883
515
tempio era già stipato, tanto che Don Bosco, giunto aìla porta
mezzora prima, non poteva entraie. Per fortuna uno di queili
che lo accompagnavano riuscì ad avvisare il Parroco, e questi
allora si avanzò col clero fino alla poita a riceverlo processional-
mente, dopo un'ora di attesa. Nei suo discorso Don Bosco parlò,
semplicemente, della carità e deilo scopo deil'opera Salesiaua.
rllla fine della cerimonia, sulla piazza dei Petits Pdres la circola-
zione venne completamente interrotta.
All'indomani, domenica zg apriie, ii Santo salì sul pulpito d e k
Maddalena. Raramente si vide una folla cosi compatta pigiarsi
nelia vasta chiesa, e tanti ricchi equipaggi gentilizi iermarsi nei
dintorni. Due ore prima i posti eran tutti occupati: sicchè quanti
giunsero durante i vespri non poterono più entrare: ogni passag-
gio era divenuto impossibile: gli uomini avevano assiepato per-
fino il coro e gii stessi gradini dell'altare. I1 Santo dovette farsi
largo a stento tra la foìla per arrivare al pulpito: tutti volevano
baaargii le mani e invocavano una sua benedizione. Gran parte
degli accorsi era costituita da queìli che il giorno prima non ave-
vano trovato posto a N. S. deUe Vittorie. E Don Bosco parlò:
<<Sonoprofondamente commosso di udndienza tanto numerosa
e non so come rispondere a tanta premura. Un'assemblea così
ragguardevole di buoni cattolici & per me una consolazione ine-
sprimibile. È deila gioventù che stiamo per intrattenerci, e, se-
condo la parola di nno dei vostri più iilustri Prelati, Mons. Du-
panioup, la società sarà buona, se date una buona educazione
d a gioventzì; ma se la lasciate trascinare al male, la società sarà
pervertita » (I). Ed esposta, per sommi capi, I'origiue d a o r a -
tono e delle altre case salesiane, specialmente di queile aperte
in Francia, si domandava: u Povero, senza mezzi di sussistenza,
Don Bosco come ha potuto fondare e sostenere queste opere?
%; questo il segreto della misdcordiosa bontà di Dio, cui piacque
favorire I'opera nostra, per& il bene deUa Chiesa e deila Società
sta nella buona educazione delia gioventù. La Santa Vergine si
2 fatta la nostra Collettrice: è a Lei che dobbiamo la riuscita delle
Izost~e@ere; è Lei c h ci .procurò i mezzi d i jabbriiare le nostre
(I) ii Vescovo d'Orlkms ebbe per Don Bosco una venerazione
profonda; più volte si fermò a Tonno per conferire con lui.

54.2 Page 532

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516
- V I Benedetto dalle Gelzti!
Case e de laostre Cup$elle. Noi abbiamo camminato sempre sotto la
sua firotexione. Essa benedice chi si occupa della giouentd v. Tutta
quella moltitudine, quantunque la sua voce giungesse appena
ad una parte degli accorsi, i'aseoltava ammirata e commossa,
e fece un'elemosina così abbondante, che aii'indomani Don Bosco
celebrò ancora nella stessa chiesa per dare un attestato di rico-
noscenza a quei benefattori.
iiI maggio si recò a celebrare e predicare a S. Sulpizio, e si
verificò lo stesso concorso dei giorni precedenti. La funzione
era fissata per le g, e la chiesa era già zeppa fin dalle 7. Si fece
attendere a lungo: vaxi ammalati lo avevano fatto chiamare con
vive istanze, i visitatori lo avevano assediato, i'opera di Dio
s'era mutata neile sue mani, conducendolo per altre vie ed egli
!e aveva seguite. Erano scoccate le IO, quando giunse alia chiesa,
e fu d'uopo aprirgli a viva forza un passaggio attiaverso la folla
che si precipitava su di lui, per baciargli la mano; e a stento si
riuscì ad accompagnarlo fino alla sacrestia.
A cagione deli'ora troppo inoltrata non sali sul pulpito, ma
si voltò soltanto a dire qualche parola dopo il Vangelo:
u La religione è i'unica vera consolazione in mezzo alle miserie
di questa vita,essa sola ci assicurala felicità dopola morte. Conti-
..... nuate ad esserle fedeli, ed accostatevi sovente alla Santa Co-
munione Perseverate nelle vostre tradizioni di generosa
carità per ogni opera buona. La più importante è l'educazione
delia gioventù. Cominciate daiie vostre famiglie; ailevate bene
i figiuoii. Se conoscete qualche orfanelio, abbiatene cura spe-
ciale: insegnategli a se& Iddio e a fuggire le cattive occasioni.
Con la grazia di Dio, noi abbiamo potuto educare migliaia di
giovani abbandonati. Le vostre elemosineservirannoa continuare
quest'opera. Con essa vi attirerete le benedizioni di Dio; quando
entrerete ,in paradiso, egli vi mostrer& quelle anime che avrete
aiutato a fami entrare; ed allora toccherete con mano la verità
d i questa parola: Animam salvasti, tzlam firaedestinasti: Cùi salva
m'anima, assicura la propria salvezza v.
La ressa che si fece attorno a lui mentre tornava in sacrestia,
fu simile a quella v d c a t a s i ali'arrivo: gli presentavano fanciulli
e infermi di ogni specie, e persino alcuni ciechi, perchè li benedi-
cesse; poi la folla invase il cortile e si spinse su per le scale della

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- - 111 Il trionfo di Parigi 1883
5I7
canonica, la quale era già gremita da m numero strabocchevole
di sacerdoti e da qualche laico, frammischiato a loro.
Quel giorno, dopo aver visitato alcuni infermi della parrocchia,
il Santo si recava a presiedere un'adunanza dell'0~eradegli
Orfufzotro$ Agricoli nello stabilimento dei Lazzaristi in via de
Sèvres, accolto con segni di grande venerazione da Mons. Du-
fougerais, Presidente deli'Opera ddia S. Infanzia, dal Marchese
di Gouvello, Vice-Presidente, dai Comitato delle Dame Patro-
nese e dai Membri Fondatori deli'Opera.
Il 3 maggio andò a S. Clolilde, e fu tanta la folla che quasi vi
si soffocava. Il Santo anche ripetè piesso a poco ciò che aveva
detto alla Maddalena. Tornato in sacrestia, si mise a dar udienza
a quanti lo desideravano, stando in piedi sulla predella della se-
- conda camera; quando, a un certo punto, disse ai Marchese Fran-
queville:
impossibile che accontenti tutti. Come fare a re-
- sistere? Sono stanco che non reggo più. Pacciamo un patto: ascol-
terò una sola parola da ognuno. Ii Marchese comunicò la
proposta agli astanti e vigilò per& tutti v i si attenessero. La
- turba si limitava a passare dinanzi al Santo, dicendogli appena
una parola. Pregate per me! - Mia madre è ammalata e si
- raccomanda! - Beneditemi! - Datemi una medaglia. - Dite
alla Madonna che mi aiuti nei miei &ari e simili. Eran circa
quaranta al minuto, quelli che così gli passavano innanzi, e tutti
ricevevano una medaglia di Maria Ausiiiatrice (I). La siilata
durava già da due ore, quando Don Bosco disse ai Marchese: -
- Guardi un po' quanti ce ne sono ancora. Il Marchese andò
- - a vedere e gli rispose: Ce ne sono ancora cinquecento! Si
mandò a prendere un c d è , ed egli lo bevette, mente la gente con-
tinuava a saargli dinanzi. Così passò un'altra ora. - Signor
- - Marchese, quanti son quelli che attendono ancora? - I1 Marchese
guardò di nuovo e disse: Saranno mille! Bisogna dunque
troncare, perchè io non mi reggo più in piedi. -Venne il Parroco
e s'intrattenne alquanto con Don Bosco; quindi il Marchese,
per una porta interna, fece passare il Santo nella canonica e di
(I) Fmon tante le medaglie distribuite da Don Bosco a Parigi,
che la baronessa Reiile. la quale si era offerta a orowederle. o'ur
corireata e ftliiisiini;~<liuiantenerc li I>rouicul, ad esdauiilrc:
-Non avrei mai ucduto di dover spendcrc ioiuua caii rilevante!

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5x8
VI - Bernedetto dalle Genti!
egli potè allontanarsi inosservato. La folla, come si accorse
- della sua pdenza, invase la canonica, gridando: - Dov'è Don
Bosco?l dov'è Don Bosco?! È andato via! - Stava per na-
scere un subbuglio, quando si udi una voce: - Èandato presso il
signor Baudon, presidente della Societi di S. Vincenzo de' Paoli,
aia tale, numero tale! - Mora usciron tutti per conere in massa
verso il luogo indicato, ma non tutti avevano ben capito l'indi-
rizzo, non tutti il nome di quel signore, e altri non sapevano in
qual parte di Parigi si trovassero la via e la casa indicata. Quindi
un interrogare tumultuoso i passanti e un crescere di curiosi che
raddoppiavano l'assembramento, mentre ognuno affrettava i1
passo per arrivare prima degli altri. &ecico giungere alia casa
- del signor Baudon una folla scompigliata, che invade il portico
e le scale. il padrone s'affaccia spaventato e chiede: Che c'è?
- Vogliamo vedere Don Bosco! - Don Bosco non c'è! - Don
Bosco è qui, ci hanno detto che si trova presso di voi! - Si, io
lo aspetto: avrò il piacere di averlo a pranzo con me, ma non è
ancora venuto - E tutti a commentare, a guardare qua e
e a ficcarsi in ogni audito e in ogni angolo. Alla fine il Santo
giunge e ci mole del bello e del buono per fargli salire le scale
e prendere un istante di respiro.
Un'altra volta gli capitò di meglio. Casa de Senislhac, ove
dava udienza nel pomeriggio, distava circa zoo metri dalla Mad-
dalena, e ordinariamente quel tratto di via si gremiva tanto da
impedire la circolazione deile carrozze. Un giorno Don Bosco
giunse là in ritardo, e, per la gran folla, non potendo più prose-
guire in carrozza, scese e tentò di amvare al n. 27 di via Ville-
1'Evgque a piedi. Per fortuna, vestito aila francese e umilissimo
com'era nell'aspetto, nessuno lo riconobbe; ma, ad un certo punto,
la marea della folla lo sospinse contro una porta, e poi in un
cortile, dal quale, a stento, potè usare per riprendere la via. Fi-
nalmente, a gran fatica, giunse al n. 27, penetrò nei cortile e si
mise per le scale, ma non potè più dare un passo. - Lasciatemi
passare! - Oh! no; noi siamo prima di voi. Il mio numero è il 15,
il mio è il zo... -Dopo altre cortesi incistenze: - Bene, esclamò
Don Bosco, se proprio non volete lasciarmi passare, permettete
almeno che mi riposi un po' qui! - No, no: noi siamo i primi e
voi siete un intruso! -Ma se non vado io, voi non potete parlare

54.5 Page 535

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- III I2 tuionfo di Parigi - 1883
519
...- con Don Bosco. - E perchè? - Perche Don Bosco son io!
- - Gli risero in faccia, e si udirono tutt'intorno delle voci ripetergli
in tono di scherno: Farceur! burlone! E Don Bosco fu co-
stretto a tornare indietro, perchè l'entrare era un'impresa dispe-
rata! Egli ne approfittò per recarsi a visitar un infermo che lo
aspettava, il quale, senza quell'incidente, forse non avrebbe avuto
11 conforto della sua visita.
(i Quel che il popolo di Parigi saluta ed acclama in questo mo-
mento, nella persona di Don Bosco, non è altro che la Divina
Prowidenza - scriveva Leone Aubineau, in un opuscolo pubbli-
cato di quei giorni (I).-Non si può immaginare nulla di più sem-
plice di questo umile prete. Noi non vogliamo raccontare qui la
sua vita; ma essa è un vero tessuto di miracoli. Vi sono alcuni che
vorrebbero, anzi, sfrondarla di qualche cosa e che chiedono se
proprio tutto cib che v i si racconta, è assolutamente provato.
Ma costoro non possono negare che vi ha almeno un miracolo
innegabile che salta agli occhi di tutti, un miracolo quotidiano e
persistente; ed è il sussistere deii'opera di Don Bosco. La sua ori-
gine, i suoi progressi, le sue prove sono altrettante maraviglie.
Tutto vi fa difetto, dal lato umano, e si è giunti persino a conte-
stare anchel'intelligenza del povero prete, tutto dato allesue grandi
imprese; lo si 6 trattato da pazzo e si è tentato di farlo internare in
un manicomio. Lui e i poveri fanciulli che egli raccoglie, sono
stati, per qualche tempo, quasi un obbrobrio per gli stessi cri-
stiani*, che <i per così dire, allontanavano da sè quella specie di pu-
tredine formicolante e rumorosa, quei fanciulli senza vesti e mezzo
selvatici, dai quali la civiltà contemporanea si rivolgeva disgu-
stata e che Don Bosco, invece, adotta, nutre ed alleva. Egli rad-
drizza quelle anime smarrite nelle tenebre e nel vizio, e rende loro
la dignità del battesimo e la luce della fede La feconditi del suo
lavoro è anch'essa una maraviglia. Le benedizioni singolari e po-
... tenti che egli fa scendexe sugli altri, scenclo%oanche e in abbon-
danza nelle sue mani ».
In un altro opuscolo di un vecchio magistrato, che volle con-
servare l'anonimo, abbiamo questo &ratto dei Santo:
<i Don Bosco ha 68 anni; la sua figura è delicata, il passo vacil-
( I ) e Don Bosco, sa biogva@hie,ses muvves et son s é j o u ~d Paris 4.

54.6 Page 536

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520
- V I Benedetto Mie Genti1
lante, anche perchè malservito dalla vista assai indebolita. La
faccia rotonda, e di fattezze regolari e gentili, e la fronte ampia
dàMO alla sua figura un'aria franca e benevola che attrae. Non è
la sua voce lenta e fioca che domna le folle, anzi il suo accento
straniero gli è come d'impaccio. D'altronde egli ama andar lento
nei discorrere.
n Cosa singolare, nel sentirlo parlare si direbbe che quest'uomo
che ha compiute tante e si belle cose, non abbia una volontà pro-
pria; e, in realtà, è questo il lato meraviglioso di questo grande
personaggio: egli non è che uno strumento nelle mani di Dio, che
sente interiormente donde e quando gli viene l'ispirazione divina.
» Quando gli si espone un progetto, nel quale scorge qualche
difficoltà, suo1 rispondere:-Andiamo adagio, perchè noi abbiamo
sempre troppa fretta!
8 La bontà è la dote caratteristica di questosant'uomo. La sua
dolcezza è continua, la sua pazienza gli permette di arrivare sino
allo spossamento. E la leggenda miracolosa, che, sebbene non cono-
sciuta appieno da tutti, ugualmente circonda il suo nome come
di un'aureola di taumaturgo, lo lascia casi modesto, come l'ultimo
dei Salesiani I) (I).
E SAubineau scriveva: a La carità in Don Bosco è un sorriso;
è sorridendo ai suoi penitenti ed accogliendoli paternamente che
egli li confessa. Sarebbe inutile enumerare tutto ciò che si trova
negli orfanotrofi salesiani; tutti i doni e tutte le con le quali
li ha eretti il loro fondatore; la semplicità, la bontà, la devozione,
!n calma, la padronanza di sè, la confidenza in Dio. Tutto questo
costituisce appunto il carattere, la vita e i meriti del buon prete
che si è posto sotto la protezione di S. Francesco di Sales. Attra-
verso tale gaie~zac, he foima il fondo del carattere, si ravvisa però
un'applicazione seria, attenta, costante a riconoscere e a seguire
le vie soprannaturali. Dio è il padrone ed è la Provvidenza che
lavora; la confidenza è assoluta, e le più grandi traversie, gli spo-
gliamenti più squallidi, le contradizioni più crudeli e più forti,
non riuscirono ad intaccare ad indebolire questa confidenza... N.
11 5 maggio il Santo si recò a Lilla: ed anche in quella città
(I) n Don Bosco à Paris $ar u n ancien Megistrat a. Questi a a il
sig. 3cissayre.

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- - I I I II trio+%foddi Parigi 1883
521
ebbe un'accogiiema trionfale. Una folla enorme si recò aiia sua
conferenza neUa sala deii'0ifanotrofio S. Gabriele, e molti in-
fermi, insieme col popolo e con le più nobili famiglie, andarono
a gara per avvicinarlo.
I1 mattino dopo celebrò la Santa Messa presso le Dame del
Ritiro. Numerose signore d'alto lignaggio erano accorse alla chiesa,
che venne letteralmente gremita. Il giovane suddiacono Giuseppe
Crimont ottenne il privilegio di assisterlo. Non appena il Santo
ebbe varcata la soglia delia sacrestia,la gente gii feceressa attorno,
per domandargli la benedizione e baciargli la mano. Ad ogni passo
una nuova folla lo accerchiava, cosicchè gli occorse iin quarto
- d'ora per giungere ai piedi delSAltare e cominciare la messa.
« I o stavo accanto a lui, godendomi lo spettacolo narrava poi
il Crimont - ma che Messa! era uno spettacolo unico; era la
Messa di un santo e la sua faccia lisplendeva in modo sopran-
naturale! I1 giorno seguente Don Bosco celebrò nella cappeUa
deii'Adorazione, così detta perchè vi & continuamente esposto
il Santo Sacramento. Lo stesso entusiasmo, la stessa divozione
del giorno prima. Io ebbi ,ifortuna di d s t e r l o e provai nuo-
vamente i'impressioue della sua santità. Qt~audorientrò nel
santuario, m'indirizzai a lui. Gli dissi che ero un giovane ge-
suita in cerca di salute e che desiderava domandargii un favore.
Mi domandò che cosa volessi, ed io risposi: - Desidero la forza
- sufficiente a rendermi atto ad essere inviato nelle missioni: io
desidero essere missionario. Figlio mio, replicò Don Bosco
&abilmente: lei riceverà questa grazia. Pregherò Dio a questo
scopo, ogni giorno, nel mio ringraziamento dopo la S. I\\iessa. -
Ricuperai la salute; e alcuni mesi dopo ero mandato al Collegio
di S. Servais a Liegi, nel Belgio, per insegnare. L'anno dopo ero a
Saint-Xéiier, il grande scolasticato deiia provincia di Francia,
a proseguire i miei studi per il presbiterato. Durante la mia per-
manenza colà, conobbi parecchi particolari d e missioni deiie
Montagne Rocciose, particolari che erano altrettante ~spirazioni
per me, e dopo la mia ordinazione, nel 1888, fui mandato dai miei
superiori nelle Missioni presso gli Indiani, e più tardi, nel 1894,
fui trasferito aU'Alaska)). E nel 1916 Padre Crimont veniva no-
minato ~ A&posto~lico deUi4laska.
Da LiUa Don Bosco passò ad Amiens, predicò neiia Catte-

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522
- V I &?nedetto dalle Gelztil
drale; e al Patronato fu un continuo accorrere d'infermi e di
famiglie: le mamme gli presentavano i bambini per& imponesse
loro le mani e li benedicesse. Alla partenza, una gran folla I'ac-
compagnò alla stazione e s'inginocchiò come un sol uomo, per
essere benedetta.
Tanto entusiasmo era disposto dalla bontà del Signore, che
si compiaceva di esaltare I'wniltà del suo Servo. Mentre, infatti,
egli si avviava a Parigi, la gran prova era fuita ed era sorto ii
giorno del trionfo, pieno e incontrastato.
Continue e strepitose erano le grazie che si ottenevano mercè
le sue benedizioni. Un pomeriggio, mentre dava udienza in casa
de Senisihac, giunge il padre di Madama BouiUé, insieme con
un religioso deila Compagnia di Gesù per scongiurarlo di visitare
il giovane de Bonillé, figlio e nipote di due soldati morti da eroi
cristiani nella battaglia di Patay. Don Bosco li consola, dicendo
che il fanciullo, al quale il prima erano stati amministrati
: Sacramenti, non sarebbe morto; e dopo qualche ora si reca
a trovarlo, in via deila Bienfuisance, ove, circondato daiia fa-
miglia, il giovinetto agonizza. ìl Santo s'inginocchia, prega e
poi dice ai parenti: - Da qui ad unbra I'ammalato starà meglio,
e la convalescenza incomincerà presto. - E difatti, ali'una di
notte, Maurizio de Bouille cominciava a migliorare, e la sua con-
valescenza era presto un fatto compiuto.
Una signora, facendosi largo tra la folla a forza di urtoni,
giunge dinanzi al Santo e, tutta desolata, gli racconta come il
figlio, addetto alla contabilità in un &o dei Governo, caduto
in sospetto con altri, sia stato arrestato, e come Ia sua causa
verrà trattata nel prossimo giugno, quindi gli raccomanda ii
... il buon esito dei doloroso d a r e . - Rivolgetevi ai Signore e re-
citate tutti i giorni peste e qzleste preghiere fino al tal gimm
-Si, si, le reciterò.-Ma una preghiera non basta: civuole qual-
che cosa di piu una buona confessione e una buona Comunione.
- Ebbene: sono trent'anni che non mi confesso piii, ma le pro-
metto che lo farò, e farò qualunque altra cosa siate per consi-
gliarmi. - Si, ancora una cosa: che in awenire siate più prati-
cante! - Lo sarò, lo prometto. - Se è così, fatevi anituo e con-
- fidate nel Signore. - E ciò dicendo, Don Bosco trasse fuori al-
cune medaglie e presane una: - Questa P per voi1 le disse.

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III - Il triolzfo di Parigi - 1833
523
Quindi gliene porse una seconda, dicendo: - Questa è per vo-
stro figlio! - e poi una terza, senza dir niente. I1 suo silenzio,
in queli'atto, la colpi: fu presa dalla sensazione misteriosa che
ai Santo nuila fosse celato. Sempre più convinta che Dio avesse
parlato per bocca del suo Servo, tornò a casa piena di speranza
- e, chiamato il marito, gli narrò il fatto, gli disse delle preghiere
e della confessione imposta, e quindi gli diede la medaglia:
- % per te sai! Non me l'ha detto, ma è per te. Oh! Don Bosco è
un santo! Egli ha saputo che tu ne hai bisogno! Ed anche
- il marito, che da molti anni non si accostava più ai SS. Sacra-
menti, esclamò: Andrò anch'io a confessarmi, e a ricevere
la Santa Comunione. - Quella brava signora entusiasmò tutto
ii quartiere col racconto del suo abboccamento con Don Bosco,
e Iddio la benedisse. Proprio nel giorno in cui finiva di recitare
le preghiere assegnatale dal Santo, il figiio compariva in tribu-
nale; e mentre alcuni suoi compagni venivano condannati, egli
veniva assolto e mandato libero. Riconoscenti, i genitori si re-
carono personalmente a ringraziare Maria Ausiliatrice nel suo
Santuaiio di Valdocco, rinnovando il proposito d'una vita sin-
ceramente cristiana.
Un giorno fu condotto ai Santo un idropico, tutto gonfio,
che ormai non aveva che pochi giorni di vita. Egli lo benedisse,
e l'infermo sgonfiò au'istante, restandogli suila persona la pelle
avvizzita, che sembrava un'otre vuotata. Mentre usciva dalla
- stanza, la gente lo guaidava stupefatta, e, non riconoscendolo,
lo interrogava: Ma vci siete quel tale che fu portato in braccio
poco fa?! - Si, son io! - rispondeva ii guarito, fuori di egli
pure per io stupore e la contentezza.
Anche neiie case private furono molti i prodigi. Fra gli altri
un cieco, benedetto da Don Bosco, acquistò la vista e più di un
moribondo risanò ali'istante. Una signora di Bogotà, che si tro-
vava in quel tempo a Parigi, avendo assistito ad uno di questi
fatti, tornata in patria, vi diffuse la conoscenza della vita di Don
Bosco e cosi, anche in Colombia sorse ii desiderio di avere i Sa-
lesiani. Hon pochi prodigi tuttavia restarono sconosciuti nei loro
particolari, esigendo così l'umiltà e la prudenza: molti, però,
son ricordati nella voluminosa corrispondenza del Santo.
La fama di queste maraviglie si andava sempre più GEon-

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524
- V I Benedetto dalle Genti1
dendo, e Don Bosco credette necessario di protestare in pubblica
chiesa, che non dovevano ascriverle a lui, ma unicamente a Ma-
ria SS. Ausiliatke, la quale, come aveva incomiuciato e svi-
luppato nn'Opera tutta sua, così le dava il maggior incremento: ed
ecco che, a conferma deiie sue parole, si alza un signore e chiede
d i parlare; e con voce vibrata narra come un povero padre di
famiglia, che aveva la mogiie da tre anni gravemente inferma,
e il figlio agli estremi già munito deli'Olio Santo, avesse chiamato
Don Bosco a benedili, come madre e figlio fossero perfettamente
guariti, e il giorno dopo la guarigione si fossero recati in chiesa
ad ascoltare la santa messa. Tanta grazia, egli affermava, doveva
attribuirsi alla Madonna, che con questi mezzi voleva aiutare
Don Bosco e l'Opera sua. I1 Santo stava a sentire quel racconto,
estremamente commosso; aiia fuie quei signore, rompendo in
- lacrime di riconoscenza e di fede, che fuio a quei punto a stento
aveva trattenute, esclamò: E sapete chi è questo marito, sa-
- pete chi è questo padre forninato? Son iol E volete che vi dica
il mio nome? Sono Portalis! Era un deputato al Parlamento
Nazionale. Una commozione profonda, indesaivibiie, s'impa-
dronì d o r a deli'uditorio; Don Bosco non disse più nulla: lasciò
in tronco ii discorso incominciato e scese dal pulpito. Aveva
detto abbastanza quel signore.
La vita di Mère Mari6 de Jéseds, Sondatrice deile Piccole
Suore deli'Assunzione per l'assistenza degli ammalati poveri a
domicilio, ha molte pagine culle visite di Don Bosco a quel-
- Sistituto. La salute deila pia religiosa era scossa, e si pensb di
procurarle la benedizione dei Santo. uIn quest'epoca scrive
i'autore - Don Bosco, quest'iiomo di Dio, chiamato comune-
mente il "Santo di Torino", attraversava Parigi, dove veniva
per chiedere i'elemosina in favore dei suoi orfani. Invitava, per
quest'opera così interessante, a riunioni ed anche a prediche di
carità ueile principali chiesf: deila capitale, e, cosa straordinaria
in questo secolo di scettici.rmo e d'indifferenza, il passaggio di
qnest'umile religioso faceva impressione. I giornali pubblici,
tanto i meno clericali, come i cattolici, gii dedicavano un posto
neUe loro colonne, e riportavano, ben volentieri o forzati dagli
avvenimenti, la notizia: " U n santo pevcorue le vie di Pavigi" e il
tal giorno e aiia tal ora parlerà e questuerà nella tal chiesa, ecc.

55 Pages 541-550

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55.1 Page 541

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III - Il trionfo d i Pavigi - 1883
525
E le folle, curiose o commosse, si pigiavano dovunque sul suo
passaggio, e gli empi, come i credenti, cercavano con premiira
di ascoltare questo uomo straordinario, che, come si diceva,
faceva miracoli e prediceva l'avvenire... Le amiche ddie Pic-
cole Suore deil'Assunzione non risparmiarono nnila per procurar
loro il favore di ricevere la visita dell'uomo di Dio. Vi riuscirono,
e Don Bosco andò a GreneWe il 25 aprile 1883, felice di portare
la sua benedizione a un'opera tutta intesa al sollievo dei poveri.
Ascoltò con benevolo interesse i particolari che gli furono dati
sopra la missione esercitata dalle Suore e promise di pregare per
il suo sviluppo. La Madre Maria di Gesù, quantunque molto &a-
ticata, era presente, e il P. Pernet disse a Don Bosco: - Mio
buon Padre, vogliate pregare particolarmente per questa cara
Madre, affinchkil buon Dio le renda la salute e noi possiamo avere
la felicità di conservarla per lunghi anni ancora, per il bene di
tutta la famiglia. - Pregherò secondo tutte le vostre intenzioni,
rispose il santo prete sorridendo: e domanderò per questa buona
Madre, che viva come Matusalemme, ossia novece%tosessantanozi@
anni... - Oh! Padre mio...! disse con terrore la venerata Xadre.
- Ebbene, riprese l'uomo di Dio, con un tono mezzo scherzoso
e mezzo serio: togliamo la prima cifva... e se leviamo ancora qual-
che anno... rimarrà... novece~ct.o.. cinguantanove. - La Madre,
sorpresa obiettò: - Ma, Padre mio!... - Accettate, accettate!
- Accetto, soggiunse. - Alia mia volta, io vi domando una sola
cosa: pregate, perchè Don Bosco salvi l'anima sua1 - E che vi-
viate tanti auni quanti ne avete augurati a me, disse la Madre
Mazia di Gesù. - Oh1 se io vivessi come Matusalemme, scompi-
glierei il mondo intero1... Ma voi, mia 6uona Madre, se viveste
come quei patriarca, qual progresso non vedreste in questa fa-
miglia! E poi, in paradiso, tutte le vostre figlie con tutte le anime
da loro salvate vi faranno intorno una magriifica corona. In quanto
a me, quando vi rivedrò in paradiso con tutta la vostra famiglia,
domandera al buon Dio di mettermi un po' lontano da voi, in
- un altro angolo del cielo, perchè, con tutti i miei vagabondi,
che fanno tanto rumore, turberemmo ii vostro riposo! Riti-
randosi, Don Bosco benedisse la comunità e aggiunse: - Mie
buone Suore, domanderò per voi tutte la pietà, il fervore e la per-
severanza nell'esatta osservanza deiia Regola.

55.2 Page 542

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526
- V I Benedetto dalle Genti!
u I1 piccolo dialogo, così semplice, che noi riportiamo e che,
a prima vista, sembrerebbe insignificante, non mancò di cagio-
nare qualche emozioue nella casa-madre deiie Piccole Suore.
Dopo a p
del santo prete, si comunicarono le loro impres-
sioni: le une, ed erano in maggior numero, in tutto questo gioco
di cifre non avevano visto che uno scherzo n: ma alcune avevano
compreso: e più di tutte la Superiora. Don Bosco tornò a @&%elle
il 15 maggio e vi celebrò la S. Messa. La veneranda Superiora,
abbandonata neiie braccia delle Figlie, venne portata in cappella
e deposta dietro Saltare, unico posto libero, ove potè stare distesa
e nascosta agli sguardi deiia folla... ((La cappella era piena: il
coro era occupato dagX uomini. Da ogni parte si vedevano in-
fermità e miserie. Ognuno era venuto a cercare la grazia deiia
guarigione dail'Uomo di Dio. Le Comunioni furono numerose.
Dopo la messa, il nostro Padre chiese a Don Bosco di dare una
benedizioue particolare alla cara Madre: viuno a lei egli reatò
SAve, il Sub t a a n @aesidium, SGrenaas, tutte le preghiere della
grande benedizione, poi le disse: - I o v i auguro la salute e la san-
tità! ... Vostra via 2 la croce e la sofferenza... Vogliate la volontà
di Dio ».
Don Bosco (ivolle lasciare la fiducia in seno a questa famiglia
religiosa piangente: eccitò il fervore, la preghiera pressante,
continua, perseverante, ben sapendo quali grazie e quaii forze
se ne sarebbero ricavate. Ma giammai disse: - La Madre guarirà...
-No avuto il privilegio e la gioia -narrava P. Peruet, Superiore
deiie Piccole Suore - di rimanere solo per una mezz'ora con que-
st'Uomo di Dio, quando andai a prenderlo in vettura presso la
signora de Saint-Seine, boulevard Saint-Germain, per condurlo a
Greneiie, dove doveva dire la Messa. Durante il percorso, osservai
che Don Bosco era affranto dalla fatica, e dapprima non osai
parlargli. Ma poi mi feci animo, e gli esposi in che consisteva la
nostra Opera, ciò che facevano le nostre Suore, 2 fine che si pro-
ponevano, ecc. Don Bosco mi ascoltava con attenzione: quan-
d'ebbi finito, gli dissi: - Padre mio, ditemi che ne pensate di
quest'opera?.... Viene da Dio?-Don Bosco si raccolse un istante,
e con tono solenne: - Si, disse, quest'opera è di Dio... Farà un
gran bene neiia Chiesa: continuate )). Ma a l sig. Giuseppe Me-
nard, uno dei decurioni deiia Frafer~zitéc, he era stato a Greneiie

55.3 Page 543

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I1I - Il tr;;onfod i Parigi - 1883
527
nei giorno in cui il Servo di Dio vi celebrava la Messa, e che tro-
vandosi per quaiche momento solo col Santo, gli aveva detto:
- - Ve ne prego, Padre, domandate dunque a Dio la guarigione
delia Madre deiie Piccole Suore... Don Bosco, chiuse gli occhi,
fece un segno negativo col capo, e disse: a No, quest'opera è di Dio;
sussisterà anche senza di lei... I). E Madre Maria ,diGesù spirava
santamente ii 18 settembre di quelsanno medesimo 1883, to-
gliendo la prima cifra agli anni di Matusaiem, il 9,... quaiche anno
alla seconda, il 6..., riducendoli, come aveva detto il Santo, pre-
cisamente a ciqu~zwta~ove!
Tra i forestieri che accorsero a Greneiie, durante la seconda
visita dei Santo av'erano due donne di campagna, vandeane,
che avevan fatto 120 leghe per vedere Don Bosco e parlargli!...
Arrivate a Parigi alla sera deila vigilia, erano andate da uno
dei segxetari del Santo, che aveva detto loro di venir qui. Eram
rimaste dalle 6 del mattino aiie 3 del pomeriggio, ora fissata per
la loro udienza, senza prender rida. Uscendo dai Servo di Dio,
i loro volti erano raggianti. Non sappiamo però ciò che egli aveva
detto loro. Eran poco più deiie 4 pom. quando Suomo di Dio
prese congedo dai nostro buon Padre, che lo pregò di benedirci
un'ultima volta. La sua fisonomia aveva un'espressione singolare,
sembrava illuminata da un raggio soprannatmaie. Ci parlb deiie
consolazioni di questo giorno, aggiunse qualche parola sulia Co-
munione frequente, neiia quaie si trova lume, forza e santità;
poi ci diede la sua benedizione. Uscendo, come già era accaduto
ai mattino, fu cosa dii3icile difenderlo dalla foiia, che voleva ad
ogni costo avvicinarlo e toccare le sue vesti » (I).
L'entusiasmo che destò Don Bosco a Parigi s'incoutra nelle
vite di pochi Santi. Ii Servo di Dio Don Rua faceva questa espli-
cita dichiarazione nel Processo delSOrdinario per la sua Causa
di Beat&cazione e Canonizzazione:
e A Parigi, dove gli fui compagno per circa un mese, potei
scorgere che non furono esagerate le relazioni che mi fecero i miei
confrateiii, che Savevano accompagnato in altre città. In quelia
vasta metropoli, dove il popolo, avvezzo &a visita di o@ so&
(I) Cfr.iifère Mafie de Jésus. zs ed. Parigi, Maison de h B o n ~
Presse, pag. 454-464.

55.4 Page 544

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528
- V I Ben&tto dalle Genti1
di persmag' più non si commove per qualunque dignità d i
cni possano essere rivestiti, si commosse altamente ali'mivo
di Don Bosco.
a Se andava neile chiese per tenervi qualche conferenza, era
tanta la folla che vi accorreva, che dovevasi accompagnare in
tre o quattro per aprirgii il passo ed arrivare al p~dpitoe; talvolta
si dovettero mettere le guardie aile porte, per ailontanareil peri-
colo di qualche disgrazia per il troppo concorso. Se si vedeva
per le piazze e per le vie, era tosto circondato da foiia immensa,
che in pieno giorno si prostrava per implorare la sua benedizione.
M a sua abitazione, fin daiie ore più mattutine, era un accorrere
contiuuo di gente, che si stimava fortunata di vedere un santo.
Sebbene noi ci adoperassimo per non lasciar più che un minuto
a ciascun individuo per trattenersi con lui, tuttavia l'udienza
durava talvolta tutto il giorno, come dissi, protraendosi, per le
persone che abbisognavano di maggior tempo, fino aiie dieci,
aile undici, e talvolta h o alla mezzanotte. I giornali d'ogni colore
e di ogni sentimento parlavano con trasporto del santo ospite;
biogra6e vennero pubblicate in quel breve tempo intorno a lui,
ed ebbero uno smercio grandissimo; e tutti dicevano che non
era, n&eloquenza, n&altra dote, bensì la sua santità che attirava
ed eccitava tanto entusiasmo.
*. I) Fui testimonio, neilo stesso viaggio, di simiglianti scene a
Li1la... [e] ad A&e%s, dove non era mai stato...

55.5 Page 545

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il soggiorno di Don Bosco a Parigi,per I'entusiasmo &e destò
e pei bene che fece, sarà sempre ricordato come uno dei più stre-
pitosi trionfi dei sacerdozio cattolico. (Noialtri a Parigi, diceva
un signore al P. Felice Giordano - omai abbiam fatto l'orecch'
ai predicatori di grido. Per scmterci un poco e risvegliarci da ques
esosa apatia, abbianz bisogno che venga a trovarci Don Bosco.
l'abbiamo veduto! Don Bosco arriva a Parigi: se ne sparge iosto
voce; h arterie dell'alt~società sono scosse. Tutti vogliono vede
tutti ascoltarlo. La chiesa dove è indetfa una sua cmferenza si rie
pie. Sale in pergamo l'Apostolo della gioventd, il missionario ita
l i a m taato sospi~afoe atteso: mn ha nesszm d i quei prestigi pe
nali che colpiscm a prima vista e vi accapawano, vi seduco
non ha altro corredo che la povert& del vestito, la bonarietà del w
il fare dimesso e la semplicità deUa parola, senz'ombra di
di pretensione: eppure, quand'egli parla, nessuno $i% zz
tutti l'ascoltam w n rispettoso silenzio. Narra la storia dei suo$
tor9, dei suoi collegi, delle sue missioni: l'alterna c m 6ellc niassim
e cr.wiosi episodi: e tutti l'ascoltam w n avido desiderio. Parla sem-
pre adagio e con calma, e tutte possono saziarsi... e n i u ~ osi offende
dell'accento straniero, delle frasi meno proprie: egli parla al
cuore... e nessuno è $i%di lui desiderato, riverito, ascoltato,obbedito
Lo stesso Card. Lavigerie si fece un onore di iaccomandarl
ai fedeli. (<Sarebbestato necessario - scrive Mons. Baunard neii
- vita dei CardLiale (I) ritornare indietro $no al med
-(I) M. %Ions. Bamard: Cavd. Lavigzde; vol. 20, pag. 23
u G. B. Lmom. Vita di S. GWWBMBLo9ra. Vol. 11.

55.6 Page 546

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530
V I - Benedetto dalle Gsntil
trovare lo spettacolo d i un povero prete, che attira a le moltitudini
insaziabili di vederlo, d'avvicinarlo, di riceveue una benedizio9ze
dalla m a mano o una parola dal sz~olabbvo 11 Cardinale Lavigerie
s'incontrò con lui a Saint-Pierre-du-Gros-Cailloud,ove eia stato
incaricato di anntmziarlo e presentarlo ai fedeli. &faquasi quasi
non si badò all'Eminenza: era tanta la folla chesi accalcavaattorno
ali'uomo di Dio, che egli non potè neppure arrivare al seggio, che
gli era stato destinato. I1 Cardinale, con brevi parole, lo ringraziò
di quanto egli faceva per l'educazione degli orfanelli: disse ciò che
egli pure aveva tentato di fare in Algeria e in Tunisia: e finalmente
lo supplicò d'inviargli alcuni de' suoi sacerdoti per aiutarlo nella
sua impresa: - Padre degli orfani, diceva, io faccio appello al
vostro cuore. Esso già rispose agl'inviti dell'Europa e dell'Ame-
rica. Ecco che l'Africa vi presenta i suoi figli abbandonati1 ii
vostro cuore è abbastanza grande per contenerli. Mandate adun-
que i vostri figli: i nostri fanciulli li aspettano. Noi ameremo in-
sieme questa sventurata gioventù, e le insegneremo a benedire
il nome di Dio e quello della Francia. E voi, miei cari fratelli,
nel versare le vostre elemosine nelle mani che il buon Padre vi
- tende, ricordate+ che servite a un tempo due cause sacrosante:
la causa della Chiesa e queila della patria... Ma ornai non
si voleva più ascoltarlo. Su Don Bosco, assiso in facaa al
pulpito, erano fissi tutti gli sguardi: era la sua parola che si vo-
leva ascoltare: si voleva che parlasse lui, e non altri. Egli s'in-
chinò profondamente davanti ai gran Vescovo, lo ringraziò di
quanto faceva per i fanciulli Arabi, e gli promise d'inviare i suoi
Salesiani a Tunisi, appena lo potesse. Erano poche e semplicis-
sime parole, pronunciate con voce debole e in una povera lingua.
Pochissimi uditori poterono udirle: ma tutti o quasi tutti ave-
vano gli occhi molli di pianto. Raramente si vide un contrasto
tale, quale presentarono, in quel giorno, questi due uomini e
queste due parole o.
I n uno degli ultimi giorni che restò a Parigi, il Santo aveva
promesso una visita al libraio Adolfo Josse in via de Sèvres, dove
si sarebbero radunate le persone che avevan raccolto l'elemosina
alla conferenza tenuta a S. Suvizio. La riunione doveva essere
privata ed era fissata per le due: ma si venne a conoscere I'ap-
puntamento, e &una dopo mezzodì un'intera foiia l'aveva pre-

55.7 Page 547

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- - IV D a Pavigi a Frohsdwf 1883
la benedizione aiie persone che gremivano il cortile, a stento
potè scendere di vettura e salir le scale. Dopo un'ora e mezza,
e le adiacenze! Per farlo risalire in carrozza fu necessario
giassero. Come fu in vettura, si comincib a far
lentamente, a forza di braccia, per evitare disgraz'
- e poi cento voci, gridare: - Don Bosco, la vost
- il Santo si alzb e rispose: Si, sì, benedico
- La maggior parte erano operai che uscivano
stabiiimenti, e tutti si tolsero il cappello, si fecero il segno
Croce, e gridarono: - Viva Don Bosco!
Dovunque andasse, il Santo era assediato da ogni ceto
persone. «Ebbi occasione, scrive Leone Aubineau, di vederlo
istante in una sacrestia, prima della messa. Era già vestito de
abiti sacri: e, coiie mani giunte, cogli occhi bassi, s'awiava per
andare all'altare, quando molti preti i'avvicinarono un dopo
... l'altro, e gli suggerirono all'orecchio le raccomandazioni che de-
sideravano facesse per loro al Signore S.
Nel gran Seminario fu accolto come un principe della Chiesa.
I1 Rettore aveva chiesto al Cardinale come dovesse riceverlo, e
l'Eminentissimo aveva risposto: - Con tutti gli onori possibili!
Anche Ministri, Senatori, Deputati, e uomini noti per scienza
o scritti, voliero udire la sua parola nelle chiese, o avvicinarlo
in casa de Combaud, o in casa de Senisihac in via Ville-SEvSque,
o nei loro stessi palazzi. La sorella del Conte di Parigi lo invitb
a celebrare la santa Messa nella sua cappella e lo ricevette con
gli onori propri di un principe di sangue reale. Sette principi lo
attendevano, compreso il Conte di Parigi, che fece la S. Comu-
nione; e tutti ne ricevettero la benedizione e ne udirono con ri-
verenza la parola. La messa gli fu servita dal Principe Czarto-
ryski e da uno de' suoi figli, che più tardi si fece salesiano, e che
narrava poi, come a Don Bosco fossero state fatte, in queii'occa-
sioue, accoglienze più che principecche.
La Contessa d'Eu, figlia dell'imperatore del Brasile, aveva

55.8 Page 548

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532
-V I Bewedetto dalle Genti1
il figlio, erede presunto ai trono, infermo. Fece invitare il Santo
a recarsi a casa sua, questi accondiscese all'invito, benedisse
l'ammalato, e lo lasciò migliorato assai.
Anche gli allievi &ciali del Collegio di Saint-Cyr lo fecero
pregare di far loro una visita. Don Bosco si scusò, dicendosi im-
pedito da urgenti e molteplici affari. Insistettero, mandandogli
una deputazione, e il Santo promise d'accontentarli. il giorno
fissato, alle nove dei mattino, i mille giovani alunni apparte-
nenti in gran parte a nobuiscime famiglie di Francia, l'aspet-
tavano con impazienza. Ma suonano le nove e Don Bosco non
si vede; passano le 10, le 11, le 12, e non compare. I giovani non
si stancano d'aspettare e si limitano a ripetere: a Ha promesso,
e verri ». Giunse difatti aile due pomeridiane; non gli aveva
permesso di giunger prima l'enorme folla che l'assediava, ed era
ancor digiuno! Accolto con grandi applausi, si avanzò sorridente
e disse agli allievi ut%ciaii brevi parole, con quella familiarità
con la quale soleva parlare ai giovani dell'Oratorio; e tutti,
finito che ebbe di parlare, gli chiesero a una voce la benedizione.
Una sera si presentò a lui un personaggio, il quale, dopo i
primi convenevoli, gli disse: - Avete sentito parlare di Paolo
Bert? - Oh si, molto si è parlato di lui uitimamente. - Paolo
- Bert aveva scritto un libro di morale per le scuole, ch'era stato
messo all'indice. Tutti i giornali ne avevano parlato. Or bene,
continuò quei signore, quei Paolo Bert son io. - Voi, signore?
Ma in che cosa vi potrà servire il povero Don Bosco? - Che cosa
dite del mio libro? - Don Bosco fissò alquanto il suo interlo-
cutore, e rispose: - Ma, Signore, io non posso dirvi altro, se-
nonchè fu proibito. - Ebbene, io vengo a voi, perchè mi diciate
che cosa contiene di male: - e tratto di tasca il volume: - Pren-
detelo, continuò; scrivete in margine le correzioni che credete
necessarie, ed io vi prometto che lo farò ristampare con tutte
le correzioni che m'indicherete. - il Santo s'a&ettò a rimet-
tere il libro ai Parroco della Maddaiena, non avendo tempo di
compiere personalmente la revisione. In pochi giorni il libro fu
pieno di cancellature e di correzioni e Paolo Bert, tornato da
Don Bosco, lo riebbe e gli promise di farlo rislampare. Ottenere
da quell'nomo un'aperta ritrattazione non era possibile: ma
Don Bosco, col suo pxestig40, aveva fatto sì che almeno rim-

55.9 Page 549

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noscesse d'essere incorso in gravi errori, e intanto potè dir
qualche parola di vita eterna. Difatti Paolo Bert non m
più l'antico accanimento contro la Chiesa e,
chino, si mostrò benevolo verso i Missionari.
Un'altra sera il Santo ebbe la visita di
Bosco stesso, due anni dopo, dettò il di
poeta e romanziere, e noi lo riportiamo per intero:
([Due anni or sono, mentre io dimoravo a
la visita di un personaggio da me
aspettato l'udienza circa tre ore, alle undici di sera fu ricevuto
in camera mia. La sua prima parola fu: - Non ispaventatevi,
o signore; io sono incredulo, e perciò non credo ad alcun mira-
colo, che taluni van raccontando di voi. - Risposi: - Io ignoro
e non voglio sapere con chi io abbia l'onore di parlare: vi assi-
curo però che io non cerco, n& posso farvi credere ciò che voi
- non volete. intendo parlarvi di
udire cosa alcuna: ditemi soltanto: Nel corso della vo
miei parenti ed amici; ma appena potei riiiettere sopra le
idee e ragionare, ho messo la religione in disparte e mi sono
sto a vivere da flosofo.
>)V. H. - Tenere una vita felice, ma non mai
prannaturale, ne alla vita futur
ventare la gente semplice e di
»D.B. - E voi che cosa ammettete della
- n D. B. Conosco che voi celiate, ma giacchè mi p
l'argomento, abbiate la bonta di ascoltami. In futuro
che diveniate ammalato?
i) V. H. - Oh si tanto più neiia mia et&,che sento
da mille incomodi.
D. B. - E questi incomodi non può darsi
- pericolo &viita?
I) V. H. Questo può darsi; perche io non pocs
dal destino, che suole colpire ogni mortale.

55.10 Page 550

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534
-VI Benedetto dalle Genti!
- a D. B. E quando vi troverete in grave pericolo delia vita,
quando vi troverete al momento di passare dal tempo ali'eter-
nità...?
n V. H. - Mora mi farò coraggio per essere fuosofo e non ba-
dare al sovrannaturale.
>)DB.. - E che cosa v'impedisce di pensare, almeno in quel
momento, alla vostra immortalità, ali'anima vostra ed aiia re-
iigione?
V. H. - Niente impedisce: ma è un segno di debolezza che
io non voglio dare, perchè diventerei ridicolo in faccia agli amici.
u D. B. - Ma in quel momento voi sarete in &e di vita; e costa
niente il provvedere a voi stesso e alla pace della vostra cosciema.
D V. H. - Capisco queilo che voi volete dire, ma non mi sento
di abbassarmi a questo punto.
I) D. B. -Ma in quei punto che cosa voi potrete ancora aspet-
tare? La vita presente sta per finire; della vita eterna non vo-
lete che vi facciano parola; che cosa sarà di voi?
- i>Egli abbassò ii capo: taceva e meditava. In questo stato
di cose, - io ripigliai, - voi dovete pensare al grande awe-
nire. Avrete ancora qualche istante di vita: se voi ne approfit-
terete, se vi servirete della Religione e della misericordia dei
Signore, voi sarete salvo, e salvo per sempre: diversamente voi
morrete da incredulo, da reprobo, e tutto sarà sempre perduto
per voi. Vi dirò le cose più chiare ancora: che per voi non vi è
più altro che il nulla, giacchè tale è la vostra opinione, od un
supplizio eterno che vi aspetta, secondo la mia credenza e quella
- di tutto il mondo.
I) V. H. Voi mi tenete un discorso, che non è £iiosofico,
non è teologico, ma un discorso da amico, che io non voglio re-
spingere: dico che fra i miei amici si attende a discutere di ftlo-
sofia, ma non si viene mai al gran punto: o l'eternità infelice,
o il nulla ci aspetta. 19 voglio che questo punto sia ben studiato
e poi, se lo permettete, ritornerò a farvi un'altra visita.
I) Dopo altri discorsi, quel signore mi strinse la mano e par-
tendo mi lasciò un biglietto di visita; sopra cui ho trovato queste
parole: Victor Hughes.
»Tornò la seconda sera, aiia stessa ora, e preso Don Bosco
per mano e tenendola stretta, gli disse: - Io non sono quel per-

56 Pages 551-560

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56.1 Page 551

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sonaggio, che voi forse avete creduto: fu uno scherzo il mio;
fatto uno sforzo per rappresentare la parte d'incredulo. Io sono
Vrcron HUGOe, vi prego a voler essere mio buon amico. Io credo
nei sopraunahirale, credo in Dio e spero di morire nelle mani
di un prete cattolico che raccomandilo spirito mio al Creatore (I).
Victor Hugo non potè più rivedere Don Bosco, come avrebbe
desiderato, perchè il Santo, poco dopo, lasciò Parigi. Ma quando,
d i a due anni, il 25 maggio 1885, si trovò in punto di morte,
chiese con insistenza il sacerdote. Ne fece testimonianza, fra
gli altri, il celebre Dott. Vulpian, che lo curava: e pare anche
che un sacerdote, amico personale di Victor Hugo, gli abbia
dato l'assoluzione da una balconata che arosvettava la camera
A
dei morente. È noto che gli si impedi di ricevere gli ultimi Sa-
cramenti.
Anche altri avvicinarono Don Bosco per intrattener
problemi di religione. Vi fu uno che gli disse apertamente
-- Signor abate, io non credo ai vostri miracoli
Io non ho mai detto, rispose Don Bosco, insinuat
faccio miracoli.
- Eppure tout le monde dice che voi fate dei miracoli.
- Ebbene toui le monde prende abbaglio. Queiio che io fo'
si è di pregare il buon Dio che nella sua misericordia voglia be-
nedire queiie persone che si raccomandano aile nostre preghiere:
e spesso il buon Dio, attesa la fede, le promese di una buona
vita e le buone opere, si degna d i esaudirci e di consolare gli af-
flitti.
- Se è così, rispose quei signore, non trovo diiiicoltà a me-
dere; ma dovete sapere, signor abate, che son quarant'anni che
io non mi confesso più, perchè non credo alla confessione.
-Ciò è molto mai fatto, replicò Don Bosco. Qui non ho tempo
a entrare in discussione, perchè ci son fuori ottocento persone
almeno &e attendono udienza; quindi mi limito a poche osser
vazioni da buon amico. Supponete che siate alla fine dei vostn
giorni, che non vi sia più rimedio alcuno e che il medico, i pa-
(I) Don Bosco dettò questo dialogo a D. Vigiietti e parte a D. Le-
moyne: e volle leggerlo egli stesso. ii documento si wnseria ne-
pii "chivi.

56.2 Page 552

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536
- V I Benedetto dalle Genti1
renti e voi medesimo vediate che tutt'al più vi resta un'ora sola
di vita. In quell'istante entra per caso Don Bosco e vi dice: "Si-
gnore, voi state per presentarvi a Dio: avete ancor tempo a tor-
nargli in grazia colla confessione. In questa situazione, tutte le
persone assennate, dotte, e molti degli stessi increduli, si son
riconciliati con Dio: quelli che non lo vollero fare, son pochi, e
per lo più gente di mal costume ed immorale. Se voi non aggiu-
state le partite dell'anima vostra, sarete eternamente infelice
se le aggiustate, Iddio è cosi buono, che vi dar&ancora il bacio
di pace". Se aggiungessi ancora, "Ciò che dico, è vero e meriid
ogni fede: ma, fosse pure soltanto un dubbio, la stessa ragione e la
stessa prudenza umana dicono che, trattandosi di una disgrazia
eterna, si deve prendere la via più sicura per evitarla; cosi facciamo
nelle cose deila vita, ancorchè temporanee e passeggere'' ... Di-
temi, se vi trovaste in questo punto estremo, e Don Bosco vi par-
lasse così, che cosa fareste? Se non volete tosto rispondere, vi
lascio il tempo di riflettere, e verrete a farmi la risposta un'altra
volta.
chinb il capo pensieroso, e visibilmente commosso.
- No, disse, non voglio f a M attendere la risposta. Voi mi
parlate schietto e io voglio essere schietto con voi. Rispondo
admque che io mi confesserei, prendendo la via più sicura.
- Bene; ma perchè non lo fate h d'ora che siete in tempo
propizio, sano ancora e robusto?
-- Capite bene, il praticare è cosa difficile.
Non è vero che sia d i a d e , replicò Don Bosco; ed ancorchè
lo fosse, un uomo assennato e di cuore, quale voi siete, dovrebbe
superare tutto per guadagnare un premio eterno e sfuggire a un
- eterno castigo.
Voi dite bene, signor abate: mn disposto a confessarmi fin
da questo momento.
Don Bosco scrisse un biglietto e l'indirizzò al Curato della
Maddalena. Tre giorni dopo quel signore assisteva aila Messa del
Santo e faceva la santa Comunione. Venutolo nuovamente a tro-
vare, non figiva di ringraziarlo:
- Io ero venuto a voi, risoluto d'intavolare dispute sopra
dispute, e voi mi avete santamente persuaso senza disputare.
Holti altri signori, sposati solo civiimente, furono indotti da

56.3 Page 553

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Don Bosco a contrarre matrimonio innanzi
ad una vita seri
alle classi più alte e còlte della società.
Don Bosco pensava alla partenza, e continuavano a
gli inviti di recarsi a celebrare in pii istituti, e suppliche
venti di lasciarsi almeno vedere e d'impartire la benedizione.
vane comunità si fecero addirittura fervorose novene per otte-
nere dal Signore tal grazia, e alcuni direttori di istituti per la
gioventù si appeiiarono - a tale scopo - al suo amore per la
fanciullezza. Venne pure calorosamente invitato a caule alla Basi-
lica del S. Cuore a Montmartre: ma non gli f u possib.de.
I1 24 maggio una signora gli scriveva: «Fin dal primo giorno
in cui eUa & arrivato a Parigi, avendo inteso parlare di lei, delle
sue opere e del suo amore alla gioventù, mio k t o ed io non
sua vita e dal nobile scopo
ho dato con gioia in tutte
e non solo ho assistito a
Comunione, un pensiero mi sta cosi &so in mente, che non posso
fare a meno di manifestarglielo... Tutti domandano, io lo so,
che &a si rechi al S. Cuore di Montnzartre. EUa ha sempre risposto
di no, non volendo (come mi disse, sabato scorso, Don De Bar-
ruel) provocare una manifestazione, che potrebbe essere più
d a m a che utile all'erezione di un monumento, al quale fat-
Padre mio, che è dover suo di salire domani a Montmartre, n
per attirarvi la folia che già l'assorbe troppo, ma in privato...
nome di tutti i Comitati Cattolici e di tutte le anime arden
di cui mi rendo interprete, noi la preghiamo di salire a Mont-
mart~ep, er pregare e ringraziare il S. Cuore di Gesù, che prega
per tutti. Noi siamo convinti che la S. Benedizione, che dall'alto
deiia uipta di S. Dionigi ella darà a Parigi, chc l'ha accolta
così calorosamente, porteià fortuna alla città, e ridonerà alla

56.4 Page 554

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538
-VI Bmdelto dalle Ge&I
Francia quei sentimenti di fede, d'onore e di carita, che sembia
adesso dimenticare... h.
Ma Don BOSCOaveva stabilito di lasciar Parigi il 26 maggio.
Infatti quel giorno celebrò nelia chiesa di S. Tommaso d'Aquino,
e si recò alla stazione di Lyon, senza far sapere l'ora della par-
tenza. Senza fermarsi in stazione, attraversò in fretta le sale, e
prese posto nel carrozzone, ancor prima che il segretario avesse
ritirato i biglietti. Tuttavia, in un attimo, si fomò davanti ai
suo compartimento un crocchio di gente che attrasse l'attenzione
dei passegg& e quando la macchina fischiò, tutti i presenti si
levarono rispettosamente il cappello, salutando chi lasciava nella
grande metropoli tanta eredità d'affetti.
Per lungo tratto di via Don Bosco restò silenzioso. Anche
Don Rua e Don De Barruei tacevano. Erano troppo forti i senti-
menti che riempivano i loro cuori. Quante maraviglie avevano
viste, udite e toccate con mano, per bontà delia Madonna1 Final-
mente Don Bosco, per il primo, ruppe il silenzio e disse a Don
- Rua:
Cosa singolare! T i ricordi la strada che colzduce da Butti-
gliera a Morialdo?... Là, a & t r a , v i è una collka; sulla collina
una casetta; ai piedi della collina$no alla scvada si stende un prato.
Quella miserabile casetta era I'abitaxione mia e di mia madre. I u
quel prato, famiuUo d i IO anni, conduceva due vacche al $ascolo.
... ... Se tutti questi signori avessero saputo che facevano tanta festa at-
torno a u n povero c o n t a d k dei Bechis! eh? scherzi della Prov-
videnza!
Nel ritorno si fermò per tre giorni a Digione presso il marchese
di SaintSeine, suscitando lo stesso entusiasmo, che aveva destato
nelle altre città delia Francia, coli'operarvi le stesse maraviglie.
Pernottò pure a Dale, preso la famiglia De Maistre; e continuò
il viaggio per Torino,seguito da vari sacchi di lettere, in gran parte
ancora suggellate, poichè i tre segretari, pur lavorando continua-
mente, non avevan potuto sbrigare a Parigi la decima parte della
corrispondenza!
Atteso da ragguardevoli persone di Torino e deii'estero, giunse
a Valdocco la mattina del 31 maggio, dopo quattro mesi che
n'era partito, e fu accolto dai giovani con indicibile trasporto
di gioia e d'entusiasmo. Un'iscrizione, che ricordava queila del

56.5 Page 555

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- - IV Da Parigi a Froltsdorf 1883
539
suo ritorno da Roma nei 1867, dominava il centro del secondo
cortile. Egli, guardando con un sorriso il cappello &a francese
che teneva in mano, nel rivolgere un breve saluto a tutti -Forse,
disse, a voi sembrerù che, con questo ca;bpello francese, Don Bosco
non sia $i% quello di una volta1 Oh! non temete, miei cari, io sono
sernfire lo stesso, seml>re quel vostro affezionatissimo amico, sino
a che Iddio mi lascia u n $lo di vita. Ho molte cose da d h i , ma per
ora 6asta: perch8 intendo di andare a celebrare la Santa Messa
all'altare di Maria Ausiliatrice, in ringraziamento della sua celeste
firoteziolze.
I giovinetti, spontaneamente, lo seguirono nei Santuano, dal
quale erano usciti poco prima, ascoltarono la sua Messa, reci-
- tarono di nuovo il Rosario. e in fine. intonato il T e D e n z , rima-
ziarono Iddio che aveva loro ricondotto, in discreta salute,
I'amatissimo Padre.
La sera dello stesso giorno il Santo tenne la solita Conferenza
ai Cooperatori nella chiesa di S. Francesco di Sales, e il 4 giugno,
vigiiia deila festa traslata di Mmia Ausiiiatrice, parlò nel San-
tuario aiie Cooperatrici. La sua parola fu un inno di riconoscenza
alla Madre di Dio:
<i Maria ama la tmera etù e quelli che attendono al sw, benessere
sfiirituale e temporale, ottenendo ad essi grazie singolari e straordi-
%arie.Pih non la finirei, se volessi raccontami tutte le grazie C ~ lEa
Beata Vergine Ausiliatrice ottiene in questi giorni alle persone le
quali colzcorrono alla bmna educazione e al rnantenirnento dei $0-
veri fancidi, raccolti sotto il suo manto. Sono cose che fan piangere
di tenerezza.
aUitimamente, in Francia, in tutti i luoghi dove io pas-
sava, a Nizza, a Saint-Cyr, a Toulon, a Ivksiglia, a Zione, ad
Amiens, a Parigi, a Lilla, a Digione e in molte altre cittk, udiva
narrare dei favori segnalati deiie guarigioni inaspettate, delle
cessazioni di liti e di discordie che mettevano lo scompiglio, deile
conversioni da più anni sospirate e di tante aitre grazie, ottenute
per intercessione di a r i a Ausiliatrice, da persone fattesi bene-
fattrici della povera gioventù. In questa guisa la
... si fa qmtuante a vantaggio dei pmeri fadulli, e
a tutte le persone benestanti: Date, et dabitur vobis
ii giorno della festa, durante la messa pontifì

56.6 Page 556

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540
- V I Benedetto dalle Genti1
Brandolii (I), Ausiliare del Vescovo di Ceneda e grande ammira-
tore di Don Bosco, cadde tanta pioggia che il Santo fece aprire
le porte deli'oratorio agli uomini e quelle del vicino Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice d e donne che, essendo venuti di
fuori, non potevano riparare aiie case loro; cosicchè, insieme
con gl'interni, furono oltre d u e d a queiii che ebbero da pranzo
in quel dal Santo.
Lo stesso giorno, SU~zitdCattolica dava la notizia dell'elezione
a deputato del centro di Parigi del conservatore Caiia (2). Quando
di f(.a1r).sMi soanles.siB3nraou:duoOlirnmi uaai rdtiuceomsìeesnituesipaiis1tatrdaeslci'oOrsraetroori-o dsacrriisvoelvvaerae
Don Bosco il a agosto 1883 - dicsli&preiidc-va concedo da voi, caro
Padre. dooo la vosua beue&zioiie e dovo iin'oniabile dimora in codesto
istituto. Col vostro occhio penetrante vi sarete accorto come v i la-
sciava solo coila persona, che accanto al vostro lasciava il mio cuore,
il ouale avrebbe sosiurato. in così vasto mare della carità vostra. una
... goccia almeno aggi&geree,e &ire di battere i suoi palpiti dalla schiera
dei vostri figliuoli circondato In questo lasso di tem.po, .pertinace
insiste l'antico mio sospiro d'una cella, e dopo aver ammirato nei
vostro istituto la molteplice e sapiente carità che in esso risplende,
insiste in me il determinato desiderio di una cella proprio coi vostri
... salesiani, dove, ben& vecchio, potrei ancora fare un po' di bene
pei vostri cari giovani, col divino aiuto a. Contemporaneamente
inviava la rinuncia deila diocesi a Papa Leone XIII. Don Bosco, lo-
dando il pensiero generoso, si dichiarò pronto ad accoglierlo <seil
S. Padre avesse dato il consenso a tale deliberazione a. Ma il permesso
non venne. - Ciò che non ottenne Mons. Brandolini fu concesso,
nel 1885,a Mons. Basilio Leto, Vescovo di Biella, che ottenne dai
Santo di finire i suoi giorni presso la Chicsa di San Giovanni Evan-
gelista.
(2) Xel suo articolo 1'UktB. Cattolica riieriva anche queste parole
del corrispondente parigino del Secolo di Milano, a proposito del
viaggio di Don Bosco a Pasigi: o Se non & ancora partito, il taumaturgo
Don Giovanni Bosco partirà fra pochi giorni. Egli potrà scrivere,
a come Cesare: Veni. vidi. vici. Le maz9iori chiese di pari^. la Madda-
luia, S. Sulpiiio. ~iintiìCloulde, fzono insiiilicieiiti contenere i
fedeli che vollero ire6ereDon Bosco. - CLic forza di volontt possiede
auesto nrete! Ecli ciisrodi le oecore fiiio all'eta di quindici anni: ordi-
Gato a ;6 ami & inlcaricato^divisitare le prigioni^torinesi, gli venne
ii pensiero di raccogliere i fanciulli abbandonati e pervertiti: senza
un quattrino, deriso, perseguitato, trionfò di tutto e di tutti. Sapete?
Egli dirige attualmente centosessanta stabilimenti ad un bel circa,
sparsi in Italia, in Francia, in Spagna, in America: nutrisce ed istruisce,

56.7 Page 557

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- - IV Da Pavigi a Fvohsdorf 1883
541
- si comunicò al Santo questa notizia, egli sorrise e disse: Si at-
tribuisce a Don Bosco quest'elezione, e la si considera come una
grazia singolare della Madonna. Alcuni giornali ne sono fkibondi,
e &ano a squarciagola contro questa enormità; e non i%scono
di maravigliarsi, come abbia potuto awenire nel centro stesso
della Capitale. La France, tra gli altri, è dei più scalmanati! In-
tanto lettere venute da Parigi, ringraziano Don Bosco e gli di-
cono che era umanamente impossibile ottenere tale elezione
senza una grazia di Maria Ausiliatrice.
La festa del 24 giugno, preannunziata dall'Unit4 Cattolica,
a s m e un'espansione insolita di esultanza e di tenerezza, per
- la lunga assenza del Padre, e per la sua malferma salute.
È vero - egli diceva in 6ne ringraziando - che si 6 usciti
in pie esagerazioni e si è fatto uso di quella figura retorica chia-
mata l'iperbole; ma è questa una licenza perdonabiie ai figlioli,
che nell'esplimere i sentimenti dell'animo stanno più ai dettami
del cuore, che non a queiii della mente. Ricordate però sempre,
che Don Bosco non fu e non è altro che un misero strumento nelle
mani di un artista a6ilissim0, anzi di u% artista sa$ientissimo e
o?znipotente, che è Dio. A Dio $edanta si tributi ogni lode, onore
e gloria! È. vero, che SOratorio ha fatto finora delle g m d i cose;
e io aggiungo che, coll'aiuto di Dio e colla protezione d i Maria
Ausiliatrice, ne compirà delle altre più grandi ancora. Oltre l'aiuto
del Cielo, queiio che ci facilitò e ci faciliterà in awenire il fare
del bene è la stessa natura dell'opera nostra. Lo scopo al quale
noi miriamo torna beneviso a tutti gli uomini, non esclusi quei
medesimi che in fatto di religione non la pensano come noi. Se
vi ha qnalcmo che ci osteggia, bisogna dire o che non ci conosce,
oppure che non sa quel che si faccia. La civile istruzione e la mo-
rale educazione della gioventù, o abbandonata o pericolante,
per sottrarla aii'ozio, al mal fare, al disonore, e forse anche alla
... piii o meno, centocinquauta mila poveretti. Che socialista d'un
prete! R.
6 Si, - aggiunge I'Unifd Cattolica - ha ragione li corrispondente
dei Secolo quando chiama Don Bosco un socialirta. Egli di fatto
il salvatore della società, il redentote della gioventù, & la saivezza
delle famiglie, 6 i'uorno d i Dio, il ministro della carità e della sua ,
' mis&cordia. Viva Don Boscol P.

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542
- V I Benedetto dalle Gesti1
prigione, ecco a che mira l'opera nostra. Ora, qual uomo assennato,
quale autorità civile potrebbe impedircelo? Ultimamente, come
sapete, io fui a Parigi, e tenni discorso in varie chiese, per pero-
rare la causa delle opere nostre, e, diciamo francamente, per ri-
cavare quattsini, onde prowedere pane e minestra ai nostri
giovani, i quali non perdono mai l'appetito. Or bene, tra gli udi-
tori ve n'erano di quelii che venivano unicamente per conoscere
le idee politiche di Don Bosco; imperocchè taluni supponevano
che io fossi andato a Parigi per suscitare la rivoluzione; altri
per cercare aderenti a un partito, e via dicendo; onde vi erano
deiie buone persone che temevano dawero che mi succedesse
qualche brutto scherzo. Ma, hdalle prime parole,cessarono tutte
le apprensioni, svanirono tutti i timori, e Don Bosco fu lasciato
libero di correre da un capo &altro della Francia. N o , davvero!
coll'opera nostra n o i nmz facciamo della fiolitica; noi rispettiamo
le autorità costituite, osserviamo le leggi da osservarsi, $aghiamo
le imposte e tiriamo avanti, domandando solo che ci lascino fare
del bene alla povera gioven&, e salvare delle anime!
Verso la metà di luglio, dovette rimettersi in viaggio. Fin dalla
fine di marzo aveva ricevuto un primo invito a pregare per il
Conte di Chambord, caduto ammalato. il 10 luglio gli eran giunti
tre dispacci ripetenti lo stesso invito: ed egli rispondevache avrebbe
pregato e fatto fare una novena a Maria Ausiliatrice. Il 4 luglio
gli penrenne un altro dispaccio, con preghiera di partire immedia-
tamente per Frohsdorf; e Don Bosco rispondeva d'esser giunto
di fresco dalla Francia, stanco, infermiccio: e quindi, nell'impos-
sibilith di far un viaggio così lungo: ma assicurava che avrebbe
pregato e fatto pregare i suoi alunni. ii13 luglio il telegrafoannun-
ziava il continuo peggioramento del Conte, che ne faceva temer
prossima la fine. Peggiorando in realtà, i'augusto infermo espresse
di nuovo il desiderio di vedere Don Bosco: ed ecco giungere a
Torino il Conte Giuseppe Du Bourg, genero del Conte Carlo
De Maistre, inviato da S. A. R. il Conte di Chambord. Accom-
pagnato dal cugino Barone Ricci des Ferres, il Conte du Bourg
corse a Valdocco ed espose a Don Bosco il motivo della sua ve-
nuta, scongiurandolo d'accondiscendere alle suppliche del discen-
dente dei Re di Francia.
I1 Santo dapprima rispose di no: disse che per ii Principe non

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- - IV Da Par<g<a Frohsdorf 1883
5
poteva far altro che pregare: e che l'avrebbe fatto, anche restan
a Torino. L'inviato insistè, dicendo che si trattava, più che tutto,
di compiere un'opera di carità; e ricordava l'esempio di S. Fran-
- cesco da Paola che era accorso al letto di Luigi XI. Don Bosco,
sempre calmo e sorridente, M per concludere: Eh! pazienza!
da Frohsdorf mi giunsero dei telegrammi, e risposi con telegrammi:
mi scrissero lettere, e risposi con altre lettere: ora mi hanno
- mandato una persona, e rispondo colla mia persona. Partirò
quando vorrete. E parti queila sera stessa.
11 viaggio, benchè compiuto in scompartimento riservato,
fu assai faticoso per il Santo, tanto più che era già costretto,
per la gonfiezza delle gambe, a portare calze di gomma. Don
Rua l'accompagnava. «Viaggiarono due notti intere - scri-
veva SUnitÙ Cattolica e l'articolo venne riportato nel Bollettino
Salesiano - e di mano in mano che s'awicinavano al casidio,
udivano le più rattristanti notizie del conte di Chambord. Tutti
lo dicevano in agonia, presso a spirare l'anima, ed alcuni per-
fino ne annunziavano la morte. ii mattino dei 15 si giuuse al
castello; e, nonostante che Don Bosco fosse tutto impolverato,
corse subito al letto deil'augusto infermo, che lo ricevette colla
più grande amorevolezza. il buon sacerdote è awezzo da lunga
pezza a trovarsi al letto dei moribondi, e se ne intende a pre-
ferenza di qualsiasi medico; iaonde, esaminato ben bene il conte
di Chambord, si persuase che non morrebbe, e lo disse colle parole
evangeliche: Inf;rmitas haec non est ad mwtem! il conte si senti
rinato al fausto annunzio; ma Don Bosco gli soggiunse tosto
che doveva invocare fervorosamente Maria Ausiliatrice, che
è in pari tempo chiamata ia salute degli infermi, S a h s in$
rum; e dispose il conte di Chambord a ricevere la benedizio
Don Bosco gliela impartì, e poi andò a celebrare la santa Messa
nella cappella del castello a.
&tre Don Bosco celebrava, il P d p e volle sentir par-
lare di lui e il Du Bourg gli narrò del cane grigio, dei miracoli
operati colla benedizione di M d a Ausiliatrice e deila partico-
lare assistenza che Iddio mostrava verso le Opere Salesiane.
Il Principe infine esclamò: a Andate a cercarmi questo sant'uomo,
e conducetemelo». Il Santo stava ancora facendo il ringrazia-
mento della Messa. Avvisato che S. A. R. l'attendeva, fa segno

56.10 Page 560

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544
V I - Benedetto dalle Genti!
di aver inteso e continua a pregare; di U a m po' va un altro
chiamarlo, ed egli di nuovo fa segno col capo di aver compreso,
e continua a pregare. «Tutto termina in questo mondo, scrive
scherzosamente il Du Bourg: anche la preghiera di Don Bosco! I),
che si alza lentamente, e, preso un po' di ristoro, si reca dall'in-
fermo. Questi, come il Santo si fu ritirato, a voce chiara e forte
chiamò il Du Bourg, per confermargli le concepite speranze:
- M i o caro, gli disse con occhi scintillanti, ve I'aveva detto. So+%
guarito... È un Santo, e sono ben felice d'averlo veduto... D i quanti
siam qui, nessuno arriva nefifiu~ealla caviglia d i Don Bosco!
Era il 15 luglio, festa di S. Enrico, onomastico del Conte.
Lungo il giorno, egli s'intrattenne lungamente col Santo, e questi,
facendo qualche passo nel parco del castello, ebbe agio di fer-
marsi più volte con vari fancidi, cui, richiamando le sue poche
cognizioni di tedesco, riuscì a far comprendere qualche buon
pensiero. AUa sera predicò in francese nella cappella dei castello,
e poi sedette a pranzo. Ed ecco, fra lo stupore e la gioia di tutti,
giungere in sala il Principe in persona, spinto su di m seggio-
lone a ruote. - Non ho voluto, esclamò, che si bevesse alla mia
salute senza di me! - e, preso un bicchiere di champagne, brindò
alla prosperità della consorte e di tutti i presenti.
Proprio quel giorno era giunto al castello il dott. Vulpian,
decano della Facoltà Medica di Parigi. Volle essere presentato
a Don Bosco, e gli disse che suo figlio, alunno dei Marianisti,
aveva avuto la fortuna di vederlo nella visita che egli aveva
fatto al Collegio Stanislas, durante la sua permanenza a P d g i .
il celebre dottore fu maravigliato nel constatare come il Prin-
cipe, che aveva conversato tutto il giorno, a cominciare dalle
quattro del mattino, non fosse per nulla stanco ed avesse po-
tuto anche sorbire e ritenere in più riprese circa mezzo litro di
latte, mentre, da un mese, non poteva inghiottire un cucchiaino
di liquido, senza atroci dolori e vomiti immediati. L'detto pro-
digioso della benedizione. di Xaria Ausiliatrice non poteva essere
più evidente!
Don Bosco con Don Rua lasciò il castello di Frohsdorf, la
mattina del 17 luglio, accompagnato dal generale Charette fino
alla stazione di Wiener-Neustadt, e giunse a Torino sul mezzodì
dei 18 luglio. il 19 fu circondalo da un bel numero d'ex-allievi

57 Pages 561-570

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57.1 Page 561

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- - I B Da ParBgi a Frohsdwf 1883
sacerdoti. Tre giorni prima s'erano adunati ne.Oratorio gli ex-
lievi secolari, e a metà del pranzo avevano sicevuto un disp
- - BUOW festa; Dio benedacavi; partecipo i%ispirita; vostro
Don Bosco. Al telegramma, letto da Don Cagliero, fu risposto
cosi: a Figli raccolti ricambiano saluto, fanno voti e preghiere v.
il 19, dopo vari brindisi, Don Bosco sorse a parlare e vincendo
a stento la commozione che da principio gli soffocava quasi la
parola, disse della grande consolazione che provava nel rivedere
tanti suoi amati figlioli e zelanti sacerdoti: li ringraziò dell'af-
fezione che continuavano a portargti: promise che dal canto suo
li avrebbe ricambiati sino aila morte, pregando per loro e gio-
vando loro nei miglior modo possibile. E venendo a dire come il
Signore e la Beata Vergine benedicevano l'oratorio e le @ere sue:
Da qudche tenzfio, tornò a protestare, si va dicendo, ed anche
pubblicando sui giornali, che Don Bosco / a dei tniracoli. Q
è un errore: Don Bosco non ha mai preieso, e nos ha ma'
di far miracoli: e niuno dei suoi $glioli deve concorrere a
gare questa falsa idea. Diciamo chiaramente come stanno le cose.
Don Bosco prega e fa pregare i suoi giovanetti per le persone
che si raccomandano a iìne di ottenere questa o queli'altra grazia:
e Iddio, nella sua W t a bouta, il più delle volte concede le gra-
zie domandate, talora anche straordinarie e miracolose. Per
verità, Don Bosco de%tra cosi poco, che souente le graxie si ottes-
gom, senza che egli ne sappia sieste ».Ed aggiunse: a La Ma-
d o m a Ansiliatrice: ecco la Taumaturga, ecco Z'operatrice delle
grazie e dei miracoli, per l'alto potere che ha ricevuto dal suo divi*
Figliuolo Ges%! Eiia conosce che Don Bosco ha bisogno di quat-
trini per dar da mangiare a tante migliaia di poveri giovanetti,
che gli pesano suile spalle: conosce che egli è povero e senza s o c
corsi materiali non può t i r u innanzi le opere intraprese a van-
taggio della religione e della società; e quindi che cosa fa Maria?
Da buona Madre, &a va alia ricerca, e va aiia ricerca di mal
e dice ad ognuno: Vuoi tic guarire? Ebbene fa' la carità a quei
vevi gka?zi, $orgi la mano a quelle opere, e io, farò a te la cara
della guarigione. Vede in quella casa regnare la desolazione per
causa d'un figlio scapestrato, e dice ai padre o aiia madre: Vu
che questo disgraziato si ritiri dalla neala vitu? Ebbene tu, dal can
km, adòperati a togliere dal pericolo dell'a%iw e del cwfio tun
."- G. B. LglroPNE, Vite di S.
Bosrr. V& R.

57.2 Page 562

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546
-V I Benedetto dalle Genti1
altri poveri jigli abbandonati, e io ridzjwò a più sani consigli il
jigliol tuo. Insomma, per non andare troppo per le lunghe, Maria
Ausiliatrice in mille guise consola quelli che aiutano l'Oratorio,
e a noi non resta altro da fare che il non renderci indegni della
sua protezione. E se Maria aiuta i figliuoli dell'Oratorio, aiuta
anche voi, che lo foste un giorno e godete di esserlo ancora. Vieiete
s e e r e da buoni Sacerdoti, come v i ha insegnato e vi ha incztlcato
questo vostro vecchio amico; zelate la salute delle anime, che si vanno
miseramente a perdere; prendetevi specialinente cura della gio-
ventù dei vostri paesi, nella quale sta la speranza della societd; state
m i t i al Capo della Chiesa, al Vicario di G e d Cristo; vogliamoci
sempre bene, preghiamo a vicenda gli uni per gli altri, e voi so+rat
tutto pregate pel povero vostro Don Bosco che si avvicina ogni di
più alla morte, a@nchè per la misericordia di Dio possiam tutti
salvarci, e con noi salvare innun~reuolialtri D.
Certo il miglioramento del Conte di Chambord parve un pro-
digio. Il fatto inaspettato irritò i nemici della Religione e della
legittima causa, che da un momento all'altro attendevano la
notizia della catastrofe e avevano gik preparato il necrologio.
Quando lessero i telegrammi, che, coli'anivo di Don Bosco a
Frohsdorf, annunziavano un repentino miglioramento del Conte,
quando ebbero sotto gli occhi j bollettini medici che facevano
sperare vicina la convalescenza, quando, specialmente, ricevettero
la notizia dai giornali austriaci e irancesi, che il moribondo, poche
ore dopo d'aver ricevuto da Don Bosco la benedizione di Maria
Ausiliatxice, il 15 luglio, festa di S. Emico e suo giorno onoma-
stico, s'era alzato dal letto, aveva fatta un'improwisa com-
parsa nella sala da pranzo e aveva bevuto alla salute dei com-
mensak quando conobbero tutto questo, e videro che non v'era
più modo di dubitarne, andarono su tutte le fune, anche percbè
costretti ad ammettere un fatto straordinario e fors'anco mi-
racoloso, a cui, come increduli e atei, non volevano prestar fede;
e se la presero prima col Conte di Chambord, accusandolo d'es-
sersi finto ammalato per dare a credere di s e r e stato guanto
miracolosamente ed eccitare, cosi, in suo favore, la simpatia
dei Francesi e facilitarsi la via al trono: poi sfogarono la loro
bile anche contro Don Bosco, calunniando l'Oratorio di Torino.
A difenderlo sorse pronto Don Giovanni Bonetti con nn opu-

57.3 Page 563

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- - IV Da Parigi a Frohdorf 1883
547
scolo intitolato P Mentitori antichi e melititori m d e r n i ~ m, entre
la direzione deli'Oratorio esigeva dai giornali calunniatori un'e
splicita ritrattazione. Ii piede deli'Immacolata, con gli accen-
nati trionfi, aveva duramente premuto suila testa del serpente,
che non potè non schizzar veleno.
I1 Conte d i Chambord, intanto, andava continuamente mi-
gliorando. Gi&leggeva la corrispondenza e i giornali, si prendeva
il sollievo di scendere in giardino ed assistere a partite di caccia,
e giungeva perfino a colpire un cervo di sua mano. Una lettera
particolare del suo gentiluomo di corte, ii Conte Renato de Monti,
diretta a Don Bosco, aggiungeva che la caccia era durata cinque
ore e che, mentre ii Principe sparava, ii calcio del fucile l'aveva
colpito aUo stomaco. Proprio così. E, quattro giorni dopo, i te-
legrammi annunziavano il suo peggioramento ed egli rendeva
l'anima a Dio la vigilia della festa di S. Luigi, re di EZancia. suo
glorioso antenato, di cui era l'ultimo discendente. Ma, in realtà,
mentre i più celebri medici di Vienna e di Parigi sostenevano
che era morto di un cancro ailo stomaco, il Du Bourg, nel a Les
entrevues des Princes à Fmhsdorfit, narra che i dottori Drasche,
Meyer, Vulpian, Konrath e Stanzel, procedendo ali'autopsia del
cadavere, non trovarono nessuna traccia di tumore. Quale, dun-
que, fu la causa d d a sua morte? Fu veramente e soltanto effetto
d'imprudenza? I1 Du Bourg la dice un mistero, e sostiene, anzi,
Sipotesi di un delitto (I).
(I) Ved. opera citata, pag. 218 e seguenti

57.4 Page 564

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CAPO V
«IOVI AMO, VI AMO, VI AMO! 8
1883-1884
Siamo ai periodo più solenne della vita di Don Bosco. Le
nuove Case Salesiane che si moltiplicano, il numero dei giovani
cristianamente educati che in esse va aumentando, le Missioni
deila Patagonia che di giorno in giorno s'allietano di nuovi bat-
tezzati, dicono qual fosse la sua attività. Ogni istante della sua
vita fu consacrato alla gloria di Dio e alla salvezza deile anime;
ma l'eroismo di questa dedizione sublime apparve in modo mara-
viglioso negli ultimi anni, in cui, infenniccio e sfinito, prosegui
con rnirab.de costanza ii suo lavoro.
Non è da stupire dunque che ii mondo continuasse ad essere
scosso dalla sua fama. Mentre in Francia si andavano sempre più
diffondendo le biografie scritte dal dottor Alberto Du Boys e
dal dottor Carlo d'Espiney, che vennero tradotte in vazie lingue:
nella Spagna, il Vescovo di Miio, Hons. Marcello Spinola, poi
Card. Arcivescovo di Siviglia, pubblicava una bella monografia:
Don Bosco e l'Opera sua: a Torino ii Teol. Biginelli raccoglieva
in un opuscolo le più importanti notizie biografiche del Santo:
ed altri scritti su Don Bosco e sulle sue opere venivano pubbli-
candosi nel Portogallo, nell'olanda, in Germania, in Ungheria,
in Polonia e in alt6 paesi.
Anche Iddio raddoppiava sul fedelissimo Servo la profusione
dei suoi carismi. La notte precedente la festa di S. Rosa da Lima
gli fe' fare un sogno, in cui si vide in una gran sala, circondato
da molti amici già passati ail'eternità, uno dei quali, ail'apparenza,
poco più che quindiceune, bello di celestiale bellezza, raggiante
di una luce più viva di quella del sole, si avvicinò a lui. Era il

57.5 Page 565

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riche, i sudori e il sangue con
futura prosperità di queile terre. I1 Santo terminava il racco
di quel sogno, ardito e meraviglioso, con
dolcezza di S. Francesco di Sales, i Sale
Cristo le popolazioni deil'America. Sarà cosa difficiiissima mora-
lizzare i primi selvaggi; ma i loro figli obbediranno con tutta fa-
cilità alle parole dei Missionari e con es
la civiltà prenderà il posto della barbarie e così molti selva,
verranno a far parte deli'ode di Gesù Cristo H.
In Patagonia, dopo quattro anni d
sioni, già era stato amministrato il battesimo a parecchie mi-
gliaia d'indigeni. I Missionari, percorrendo le sponde del fiume
Limay fino al lago Nahuel-I-Iuapi, e il Neuquén sino al Norquin,
si erano spinti sino aile Cordigliere ed avevano esplorato il Rio
Colorado, il deserto di Valcheta, e tutto il Rio Negro su entrambe
le sponde: vale a dire tutta la P
stensione di oltre 35.000 kmq. e
religiosa a più di due mila fanciulli. In vista di que
deilo stesso mese, affidava al Teol.
riato Apostolico, e la Prefettura Apostolica, con altro Breve del
z dicembre, al Sac. Giuseppe Bagnano, ambedue salesiani.
Nel mese di settembre si tenne a Valsalice il I11 Capitolo
Generale deila Pia Società, e, prima e dopo, vari direttori si fer-
marono all'oratorio per potersi intrattenere col Santo. Proprio
di quei giomi veniva a Torino e scendeva a Valdocco un giovane
sacerdote deii'Archidiocesi di Milano, per parlare con Don Bosco
e conoscerlo da vicino ed anche, tra l'altro, per chiedergli scusa,
per& un giovinetto da lui raccomandato e dal Santo accettato
tra gli artigiani sulla fin di luglio, dopo otto giorni, preso da no-
stalgia, se Sera svignata ed era tornato a casa.
Don Bosco accolse cordialmente il distinto e colto sacerdote,
lo volle ospite per i pochi giorni che doveva restare a Torino;
e quegli fu proprio felice di potersi intrattenere più volte col
Santo, su cose di studio, su scritti, su pubblicazioni, ed anche sulla

57.6 Page 566

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550
- V I Benedetto dalle Genti1
convenienza di veder presto sorgere il giomo in cui, in Italia, si
venisse ad una conciliazione tra lo Stato e la Chiesa. Don Bosco
lo voiie condurre a visitare il nuovo locale della tipografia, o,
diciam meglio, la nuova scuola tipografica, già arredata di alcune
macchine ultimo modello: e il prete forestiero, pieno di ammira-
zione per l'amabilità, l'attività e la calma maravigliosa dei Santo,
nei fargli le più schiette congratulazioni, lo sentì rispondere gra-
ziosamente:
- Oh! in tutto quello che torna a vantaggio della Fede e della
Civiltà Don Bosco vuol essere sempre all'avanguardia!
E quando, neli'accomiatarsi, lo ringraziava deiie gentilezze che
gli aveva usate, lo sentì esclamare:
- Oh! davvero non tocca a lei a ringraziar Don Bosco!... Don
Bosco, innece, un giorno dovrà ringraziar lei!
ii giovane prete milanese era il dott. Don Achiiie Ratti, che
salito sulla Cattedra di S. Pietro, ricordò più volte con viva
compiacenza queii'incontro provvidenziale!
La riconoscenza dei Santo verso i suoi benefattori non poteva
esser più viva e lampante.
Suiie viti, che salivan su su aiie finestre deiia sua camera e
deiia camera attigua e delia vicina piccola gallka, soleva lasciar
i'uva anche fino ad invemoinoltrato, per fame grazioso omaggio
a questi o a quelli dei suoi benefattori.
Queli'anno aveva invitato a... vendemmiare il barone Carlo
Ricci, che non potè recarvisi. Era il z dicembre; e il Santo, il
giorno dopo, scriveva al barone: 6La mia vigna attendeva una
solennità, che di fatti giunse ieri. Era tutto preparato per recarci
in pompa magna a fare la vendemmia, ieri, dopo ii pranzo. Ma
ci mancò ii protagonista, e quindi ogni cosa andò fallita. Ho pro-
curato di aggiustare le uova nel paniere, i'uva nei panierino e
pregarla di voler gradirla. se è di suo gusto. L'ho vendemmiata
io stesso, il 3 dicembre, sul davanzale deiia finestra deiia mia
camera ».
I1 Santo non lasciava passare nessuna occasione per ricor-
dare che è più vantaggioso farsi precedere ali'etemità dal bene che
si può fare coli'elemosina, anzichè disporre deiie proprie sostanze
per testamento. Don Oreste Pariani gli aveva inviato una gene-
rosa offerta per la costruzione deiia Chiesa dei S a w Cuore di

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- - V a Io vi amo, v i amo, ai a d * 1883-1884
551
Gesù in Roma suli'Esquilino, ed egli lo riagraziava con questa
dichiarazione: @Siabenedetto Iddio che loro ispirò opera così
bella! Egli dice nei Vangelo: Date et dabitur vobis,... et dabitw
centuplum in m u ~ ~ d eot, vitam aeternam possidebitis. Ma la S. V.
ha già donato; dunque ora tocca a Dio a dare a lei ed aila signora
zia larga ricompensa. Ella non fa secondo l'uso del mondo: la-
... sciare che altri facciano dopo di noi. È qaesfo W laccio del nemico
dell'aninza per indurci a Izon fare. Quanti rimangono ingannati! I).
I1 1883 si chiuse con una grande consolazione per Don Bosco
e la Pia Società. A succedere al compianto Arcivescovo Mons.
Lorenzo Gastaldi, passato a miglior vita il 25 marzo di quel-
l'anno, veniva eletto il Card. Gaetano Alimonda, che nutriva e
professava per Don Bosco il più santo e squisito &etto. A ren-
dere più venerata e cara la persona di un tanto Pastore, il Santo
fece largamente diffondere in mezzo ai Torinesi una monograiia,
un rapido cenno sulla vita e sulle opere deii'iiiustre Porporato,
seguito da una risposta a u n giornale di Torino, che, per ignoranza
o maia fede, aveva tentato di gettare il ridicolo sulla prima let-
tera pastorale del dotto Arcivescovo.
Ma, sul principio del1884, la salute dei Santo destava nuove
apprensioni. Erasi recato a S. Benigno per festeggiare S. Fran-
cesco di Sales e s'era tanto stancato nelle confessioni e nelle
udienze accordate agli ascritti aila Pia Società, che, tornato a
Torino, il 31 gennaio dovette porsi a letto, colto da bronchite,
congiunta ad un'estrema prostrazione di forze e ad accresciuto
gonfiore aiie gambe. Questa notizia fece raddoppiare le preghiere
che s'iunaizavano ogni giorno per lui. I1 ch. Luigi Gamerro, di
24 anni, di costituzione sana e robusta, fece Sofferta della sua vita
per la salute del Padre, e senti subito, come disse ai compagni,
la certezza di essere esaudito. Difatti, la notte dal 10 al 2 feb-
braio egli cadde maiato; e il 3 febbraio, dopo aver predetto varie
circostanze deila sua morte, colla gioia sul volto e la certezza di
volarsene al cielo, spirava santamente. Quando il Santo ne ap-
prese la notizia, ne fu profondamente commosso, restò per qnal-
che tempo in silenzio, poi bonariamente esclamò: - Ma questa
è un'ingiustizia! dopo tanti anni che stento e che lavoro, tocche-
rebbe a me Sandare a riposo: e invece ci vanno coloro che non
hanno ancora incominciato a lavorare!

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552
VI - Benedetb &dale Gesti!
In quei giorni sovente egli esprimeva il Jesiderio di riposarsi
nel Signore. Per buona sorte si riebbe daila grave prostrazione,
ed essendogli stato comunicato che i lavori della chiesa del Sacro
Cuore erano sospesi per mancanza di mezzi, e sapendo che SOra-
tono di Torino e varie aitre case salesiane versavano in grandi
strettezze, decise di tornare in Francia. Tutti celcano di dissua-
derlo; Don Cagliero vi si oppone risolutamente, dicendogli che
la sua vita è più cara di ogni bene del mondo; il Santo però non
ascolta nessuno; il Signore lo ha ispirato di andare e andrà. -
11 fiovero Don Bosco affvorzta wn simile viaggio non per sè, ma per
pagave i debiti: - va ripetendo, e s'informa quando il Cardinale
Arcivescovo potrebbe riceverlo.
L'Eminentissimo, che da più di an mese mandava ogni giorno
a prendere sue notizie, rispose: - Sarebbe un peccato mortale
far venire Don Bosco fin qui, stanco com'è, con tanti affari che
ha per le mani e in si poca sanità. Dite a l caro Don Giovanni che
fra un'ora sarò io au'Oratorio. - E venne, e tentò egli pure di
dissuaderlo dal partire. Dopochè il Santo gli ebbe esposti i forti
motivi che gli imponevano quel viaggio, 1'Eniinentissimo s'ar-
rese, ma voiie che gli promettesse, almeno, di tornare indietro,
qualora, giunto appena ad Alassio, si fosse accorto di peggiorare.
Anche il dott. Albertotti, che si recava a visitarlo due volte
al giorno, non essendo troppo sodisfatto deiie sue condizioni,
tentò di persuaderlo a non moversi: - Mi ascolti Don Bosco;
se lei arriva tino a Nizza Marittima, & un miracolo. - Se non
ritornerò più, pazienza, rispose il Santo; prima d i partire, ag-
- giusteremo le cose, ma bisogna che vada.
Uscendo, il dottore ammonì Don Berto: Stiano bene at-
tenti; non mi stupirei che venisse a mancare da un momento al-
i'altro, senza che se ne accorga. Non c'è da lusingarsil
Don Bosco fece chiamar notaio e testimoni e dettò il suo te-
stamento, come se fosse ai punto di partire per I'eterniti. Quindi
chiamò Don Rua e Don Cagliero, e indicando loro l'atto nota-
S e : - Qui, disse, c'è il mio testamento: ho lasciato voi eredi
di tutto. Se non tornerò più, come dice il medico, voi sapete già
come stanno le cose. -Don Rua uscì daUa camera, e Don Bosco
- fece segno a Don Cagliero che si fermasse. Vi f u qualche istante
di silenzio, poi Don Cagliero gli domandò: Dunque, vuole as-

57.9 Page 569

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soliitamente partire in questo stato? - E come fare altrimenti?
Non vedi che ci mancano i mezzi per andar avanti? Se non parto,
non so a qual partito rivolgermi per dar pane ai nostri giovani.
Solo dalla Francia posso sperare soccorsi. - Don Cagliero ruppe
in l a d u e , ed esclamò: - Eh! va bene! siamo andati avanti
finora a forza di miracoli, e vedremo anche questo1 Vada! Noi
pregheremo! - Dunque parto. Ii testamento è fatto, e siamo a
posto; a te consegno questa scatola, conservala e tienla come
mio ultimo ricordo. - Don Cagliero la prese e, senza guardare
che cosa contenesse, se la pose in tasca e non voile aprirla se non
sei mesi dopo, quando il Santo, contro la predizione del medico,
era già tornato a Torino, e vide allora che conteneva un anello
d'oro: Sanello di suo padre. Era un nuovo accenno aila prossima
sua elevazione ali'episcopato!
Don Bosco partì il 10 marzo, in compagnia del Teol. Giulio
Barberis, e giunse felicemente ad Alassio, quantunque con forte
mal di capo e oppressione di stomaco. Ii 4 era a Nizza. 11Marchese
d'Aviia l'attendeva alla stazione colla vettura e la Contessa di
San iikzauo gli aveva mandato anch'essa la sua carrozza, gui-
data dal Barone Heraud. I1 Marchese e il Baroue, bramando
tutti e due Sonore di condurlo, se lo disputavano. Per troncare
la questione, il Santo eutiò neiia carrozza più vicina, che era
quella della Contessa di San Marzauo, e, assicurando il Marchese
che i due salesiani che Saccompagnavano erano due galantuo-
mini, li fe' salire suli'altra carrozza!
Mindomani si levò con tosse e sputo sanguigno. dottor
d'Espiney trovò che aveva una goniiezza straordinaria al petto
causata da una diiatazione del fegato e gli prescrisse una cura
Con tutto ciò egli diede numerose udienze, pieno di carità e d'a-
mabilità con tutti. Accorsero a visitarlo anche gli alunni del
Seminario e i quaresimalisti che si trovavano nella città. Ma i
più venivano a raccontargli gli effetti miracolosi delle benedizioni
di Maria Ausuiatrice, ricevute I'anno precedente, o per implo-
rare nuovi favori. (1 La mattina del ro marzo, narra Don Bar-
beris, una donna gli presentò un figlioletto di dieci anni, con
- gli occhi bendati, dicendogli: - Padre mio, ha tanto male agli
occhi, che si lamenta e grida a r d e di notte; lo benedica. Don
Bosco dà la benedizione al ragazzo, e una medaglia di Maria

57.10 Page 570

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554
-VI Benedetto da?Zd Genti1
Ausiliatrice, e lo invita a baciarla, domandandogli: - Che male
ti senti? - Nessuno! - Sì, dice la madre, ha tanto male agli
occhi. - Santo lo interroga nuovamente: - Ti fanno ancor
male gli occhi? - Nossignore. - Sì, poveretto, insiste la madre,
non può veder la luce e grida sempre. - Don Bosco gli toglie
- la benda, e gli domanda di nuovo: Puoi vedere? - Sissignore,
- vedo benissimo. No, che non ci vedi, grida la madre; è da
- tempo che non puoi veder niente. - E il Santo lo interroga an-
cora una volta: Puoi dunque fissar la luce? - Ii fanciullo si
volge alla h m t r a , e risponde di si. - No, che non puoi, torna
a g d a r e la madre. Ogni volta che gli togliamo la fascia, la luce
gli fa male e si mette a gridare. -Ma dimmi, ripete Don Bosco,
-non vero che gli occhi non ti fanno male, e puoi veder bene?
I1 fanciullo accenna di sì, ma guarda confuso la madre, che,
incredula, vorrebbe dargli uno schiaffo. Don Bosco non riuscì
- a persuadere queila donna che il figlio era guarito. Difatti ella
parti, borbottando al figliolo: Taci, non è possibile che sia
guarito così presto. - I1 fanciullo saltellava e rideva per la gioia,
e guardava dubbioso la mamma, quasi non sapesse se dovesse
credere a lei o agli occhi suoi che non gli facevano più male >>.
Alla sera Don Bosco tenne conferenza ai Cooperatori neila
cappella del Patronato: e più di cento carrozze si fermarono alla
porta deii'istituto. La cappella. era gremita. Parlò deile Opere
Salesiane, e della necessità che esse hanno deli'aiuto dei Coope-
rato* e si recò egli stesso a raccogliere l'elemosina. Invece di
patire il viaggio e gli strapazzi che incontrava, nel farsi tutto
a tutti, pareva che la sua salute andasse un po' migliorando, ed
egli ripeteva cento volte al giorno: - Déeu soit 6 É ~ ien toutes
chsmi
Il 14marzo proseguì per Frkjus. Nessuno sapeva del suo ar-
rivo; eppure, in un attimo, si raccolse una moltitudine desiderosa
di vederlo e di parlargli. Rimessosi in viaggio per Tolme, trovò
aila stazione il signor a w . Colle, al quale aveva chiesto 1oo.000
lire di elemosina e da cui ne ebbe r5o.000.
Da Toloue passò a Marsiglia, ove fu sempre attorniato da una
gran folla di persone. Si videro perfino cinque preti alla volta in-
ginocchiati ai suoi piedi, per baciargli la mano e la veste, e avere
da lui una medaglia e una benedizione.

58 Pages 571-580

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58.1 Page 571

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- - V r Io ~2 amo, vi ama, m amola 1883-1884
555
Il viaggio del 1884 fu una conferma tenerissima deiia bonta
di Maria Ausiliatrice. Ovunque andasse, con chiunque parlasse,
neile lettere che riceveva, dappertutto, udiva un inno di ringra-
ziamento aiia Madoma per favori ricevuti: guarigioni e conver-
sioni maravigliose, affari di famiglia aggiustati in modo insperato,
grazie temporali e spirituali concesse dopo una novena, o una
semplice preghiera, fatta con piena confidenza. Queste narrazioni
salirono a centinaia e a migliaia, e il Santo, nei parlarne, era
preso da tale commozione che gli occhi gli si empivano di lacrime;
e non poteva esprimere tutta la sua consolazione, c<perchè,sia
in Italia come in Francia, - diceva - non c'è pi% l'erronea oei-
?ziolze che si debba viconere a Don Bosco per aver grazie, ma alla
Madonna, che benedice tutti quelli che soccorrono le Opere S a l e
siane ».
Mentre a Roma il Card. Parocchi benediceva solennemente
il coro e il presbiterio del tempio del S. Cuore, e a Marsiglia profes-
sionisti e impiegati do',& genere si tenevano fortunati di ser-
vire gratuitamente i figli di Don Bosco, e scrittori e pittori an-
davano a gara a di£fonderle notizie deile sue opere e le sue sem-
bianze, e daila Spagna reclamavano con insistenza una sua vi-
sita, il Magyar Atlant di Budapest traduceva il volumetto s d a
vita e s d e opere dei Santo, stampato dai dottor d'Espiney:
Sua Maestà l'Imperatrice Maria Anna d'Austria gl'inviava 500
lire (e ringraziandolo per una copia dei Bollettino Salesiano e racco-
mandandosi aiie sue preghiere per grazie speciali u: e da Milano,
Mantova, Teano, Napoli, Catania, Ventimiglia, Parigi, Lisbona,
Oporto, Odessa, Pietroburgo, e da aitre città d'Italia e del-
l'Estero, si chiedevano i Salesiani e le Figlie di Maria Ausilia-
t&; Iddio continuava a benedir visibilmente l'abnegazione dei
suo Servo.
Ma un senso di profonda compassione destava in tutti lo stato
deila sua salute. Gli acciacchi andavano crescendo, e crescevan
sempre anche la gonfezza deiie gambe e l'ingrossamento del fe-
gato. Don Aibera, nega speranza di trovargli un soilievo, seguendo
l'impulso dei cuore, scrisse ai dott. Combal, delYUniversità di
Montpellier, medico celebre e assai ricercato in Francia, in Ger-
mania e in Inghiltena, chiedendo premurosamente un consulto.
Il Combal, non appena ricevuto i'invito, p& e, viaggiando

58.2 Page 572

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tutta la notte, giunse a Xarsiglia il mattino d d 25 marzo. Fer-
vente cattolico, sali al Santuario della Madonna della Guardia,
ove fece le sue devozioni: poi corse all'oratorio di San Leone
per visitare Don Bosco. Giunto alla sua presenza, si gettò in gi-
nocchio e gli baciò u d e n t e la mano. Don Bosco, all'atto umile,
all'abito dimesso, lo credette un servo del dottore, e senz'altro
gli chiese noveile di lui. Ed egli: - Son io Combal, troppo fortu-
nato di poter in qualche modo rendermi utile a Lei e servirla!
- Lei, il celebre dottor Combal! Oh! perchè presentarsi a questo
modo? Non posso permetterlo. Si alzi!
n Dottore si alzò, io interrogò, lo esaminò diligentemente
per più di un'ora, e in &ne gli disse: - Lei ha consumato la vita
nel troppo lavoro. un abito logoro, perchè fu sempre indossato,
e i giomi di festa e i giorni feriali; non mi pare che i guasti si pos-
sano riparare. Per conservare tuttavia quest'abito ancor un po'
di tempo, l'unico mezzo sarebbe di riporlo in guardaroba: voglio
dire che la principale medicina per lei sarebbe il riposo assoluto.
- Ed è I'unico rimedio al quale non tosso assoggettarmi, rispose
sorridendo il Santo. Come è 9ossibile rifiosare, quando c'è tanto
lavoro? - Capisco, replicò il medico; eppur come fare? Almeno,
dia da fare agli aitri tntto ciò che può, e Lei si riposi, quanto
le è possibile; non saprei qual altro consiglio darle; guasti organici
non ne trovo, ma bisogna rimediare all'estrema debolezza nella
quale si trova. - Ed estese una diagnosi minuta con le prescri-
zioni che riteneva migliori per quel caso. I1 Santo, nel ricevere
il foglio, lo ringraziò cordialmente e lo pregò d'accettare almeno
il rimborso del viaggio. - Ecch*? rispose pronto il dottore; ho
aspettato tanto tempo l'istante fortunato di poter vedere Don
Bosco, e questo momento è giunto!... La mia ricompensa sta nel
poter dire che ho veduto Don Bosco! Non Ella a me, ma io a lei
debbo essere riconoscente: io debbo a lei mia figlia! Eon ricorda
che h scrissi l'amo scorso raccomandandola alle sue preghiere?
Era ammalata da molto tempo e in modo che i migliori medici,
chiamati a visitarla, la dissero affetta da male incurabile. S'im-
magini, se soffrivail mio povero cuore1 Ma dopo che la S. V. ebbe
pregato, cominciò subito a migliorare, e in poco tempo si ristabiiì
perfettamente. Dunque debbo io a lei la guarigione di mia figlia.
Io non son venuto da lei solamente come medico: son venuto

58.3 Page 573

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-V # I o ui amo, vi amo, vi m o l s - 1883-1884
anche come un umiie debitore che viene a pagare un debito
Maria Santissima Ausiliatrice. La prego, peiciò di gradire que
sto piccolo obolo - e glie lo porse con tanta istanza, che D
Bosco dovette accettarlo. Erano 400 lire. Anche nel conged
Combal tornò, colle più cordiali espressioni, a pregare il Sa
di volerlo tenere in conto di umile servitore, pronto, in qualunque
tempo e in qualsiasi luogo, a correre ad un suo cenno.
Da Marsiglia, il 26 marzo, il Santo tornò a Tolone: quindi
proseguì per la Navarre, dove ammise aiia prima Comunione il
figlio dei Visconte di Vuleneuve, in ancor tenera età: e il giorno
30 ripartiva per l'Italia. Era nuovamente atteso con ansia a
Parigi, ma la salute non gli permise di rifare il viaggio.
Tornato a Nizza il 10 aprile, il 3 era ad Alassio e il 4 a
Sampierdurena. I1 5 si recò a PegK a visitare la contessa Solms,
cugina deli'imperatore Guglielmo di Prussia, che desiderava
vederlo; e, tornato a Sampierdarena, tenne adunanza con i
membri del Consiglio Superiore della Pia Società.
I1 g, dogo una sosta a Genova, si mise in viaggio per Rom
Giunto a Rapallo, discese per far visita al Conte Riant, memb
dell'Istituto di Francia, che l'amo prima aveva provato i benefici
efietti della sua benedizione. Ii IO era a La Sfiezia, dove passò
gli ultimi due giorni della Settimana Santa e le feste di Pasqua,
e il 14 giungeva a Roma, fra l'esultanza di molte nobii famiglie
romane e straniere, che s'aBrettarono ad accorrere aila sua Messa,
e ad &oliare, mattina e sera, la sua anticamera.
Due cose egli voleva ottenere in questo viaggio ali'etema
città: l'autorizzazione di una grande Lotteria a vantaggio della
Chiesa e deiSOspizio dei S. Cuore, e la concessione, alla Societietà
Salesiana, di quei Privilegi che implorava da dieci anni.
Povero Don Bosco! il [t0 maggio il Card. Ferrieri gli f e sa-
pere che si volevano uniti ai singoli Privilegi che domandava,
le date d d e prime concessioni e i nomi dei Pontefici che li avevan
concessi in origine e degli Istituti cui erano stati direttamente
concessi. Era un lavoro improbo, e doveva farlo il Santo, perso-
nalmente, perche egli solo aveva compiuto ogni pratica concer-
nente le varie approvazioni e concessioni ecclesiastiche chieste
per la sua Pia Società. - La mia testa non regge più a tanti la-
vori! ebbe allora ad esclamare, ed io sar0 costreWo a rinunziare

58.4 Page 574

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558
- V I Bexedetto ddZe Gelltil
ai Privilegi. Ne domanderò alcuni dei più essenziali, e ritornerò
a Torino. Se ce li vogliono concedere, bene; se no, pazienza! Con-
tinueremo, come abbiamo fatto Gnora. - Stia tranquillo, gli
ripeteva il buon awocato Eleonori; vedrà che otterremo tutto.
Se lei non regge a questa fatica, cercheremo noi i Brevi e le cita-
zioni, e, se vuole, le faremo anche tutto il lavoro.
L'8 maggio Don Bosco tenne conferenza ai Cooperatori nella
Chiesa di S. Francesca Romana. L'Em.mo Cardinal Parecchi,
Vicario di Sua Santità, salito sul palco dopo di lui, iiiustrava
magistralmente il carattere dell'opera Salesiana. u Se ne ho ben
compreso, se ne ho bene airerrato il concetto, se non mi fa velo
l'intelligenza - cosi il Porporato - il suo scopo, il suo carattere
speciale, la sua fisonomia, la sua nota essenziale, è la Carità
esercitata secondo le esigenze del secolo: Nos medidimus Chari-
tati; Deus Charitas est, e si rivela per mezzo della Carità. II se-
colo presente soltanto colle opere di carità può essere adescato
e tratto al bene. I1 mondo ora nuli'altm vuole conoscere e conosce,
fuorchè le cose materiali; nulla sa, nuiia vuol sapere delle cose
spirituali. Ignora le bellezze della fede, disconosce le grandezze
deiia religione, ripudia le speranze della vita awenire, rinnega
lo stesso Iddio... Dite agli uomini di questo secolo: - Bisogna
salvare le anime che si perdono, è necessario istruire coloro che
ignorano i principi della religione, 5 d'uopo far elemosina per
-amor di quel Dio, che un giorno premiera largamente i generosi;
e gli uomini di questo secolo non capiscono. Bisogna dunque
adattarsi ai secolo, ii quale vola terra terra... Dite a questo se-
colo: - Vi tolgo i giovani dalie vie, perchè non siano colti sotto
i tramways, perchè non cadano in un pozzo; li ritiro in un ospizio,
perchè non logorino la loro fresca età nei vizi e nei bagordi: li
raduno nelle scuole, per educarli, perchè non diventino il flagello
- della società, non cadano in una prigione; li chiamo a me e li
vigilo, perchè non si cavino gli occhi gli uni gli aitri e ailora
gli uomini di questo secolo capiscono ed incominciano a credere:
E t nos cognovimus et c r e d i d i ~ u sCharitati, qua% habeì Deus in
w b i s u.
il g maggio il Santo era ammesso aila presenza del Vicario
di Gesù Cristo. La voce del Sommo Pontefice risuonò distinta-
mente fin neli'mticamera:

58.5 Page 575

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- - V PIO d amo, wi amo,vi amo1a 1883-1884
559
- Oh! Don Bosco, come state? Come va la vostra salute? E
i vostri occhi? Sento che non state troppo bene.
Don Bosco s'era inginocchiato, perchè era solito star sempre
in ginocchio innanzi a l Viedo di Gesù Cristo. Il Papa aveva cer-
cato d'impedirglielo, ma inutilmente; soltanto dopo avergli ba-
ciato il piede, il Santo gli chiese umilmente licenza, per quella
volta, di poter stare in piedi aiia sua presenza. Leone XiII gli
rispose: - Non in piedi, ma seduto. - Ed accennò una sedia,
che fece portare innanzi da Mons. Macchi. Don Bosco, ringrazia-
tolo, sedette e restò solo col Pontefice, che lo interrogò lungamente
s d a sua salute e con gran cuore soggiunse:
- Bisogna assolutamente che vi curiate, e che non rispar-
miate i mezzi necessari per sostenervi e per ricuperare le vostre
forze. Tenete conto di voi stesso, senza troppi scrupoli. Evitate
di logorami più oltre. Fate lavorare gli altri. Bisogna che vi-
viate ancora, perchè la vostra vita non appartiene a voi, ma ap-
partiene aiia Chiesa, appartiene aiia Congregazione che avete
fondata e che di voi ha molto bisogno per ottenere quei frutti,
che ad essa la Divina Provvidenza domanda. Voi, o Don Bosco,
siete necessario. L'opera vostra s'è accresciuta e dilatata. L'Italia,
la Francia, la Spagna, l'America, gli stessi selvaggi della Pata-
gonia reclamano la vostra esistenza. Voi avete dei figli che se-
guiranno il vostro spirito, ma essi saranno sempre in seconda
linea dopo di voi. Che non possiate occuparvi molto a lavorare
in questo momento, non è gran cosa. La vostra vita, la vostra
esistenza, il vostro consigiio son tutte cose necessarie, e che io
e i vostri amici desideriamo vivamente, perchè possiate com.
piere le opere che avete incominciate. Se io fossi ammalato, voi
fareste, ne son certo, quanto potete per la conservazione delia
mia vita. Or bene; io voglio che facciate per voi stesso quella
che fareste per me. Quindi, prendetevene tutte le cure, cercate
tutti i mezzi necessari alla vostra conservazione. Io lo vogliol
capite? Io ve lo comando! è ii Santo Padre che lo vuole, è il
Papa che ve lo comanda: deiia vostra vita ha bisogno la Chiesa!
- Santo Padre, rispose Don Bosco, troppo grande bontà
P la vostra nei mettermi a paragone con voi: è una degnazione
che mi confonde. Tuttavia procurerò di fare ogni mio sforzo
per obbedire aila vostra volontà.

58.6 Page 576

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560
-VI Bemdeito dalle G d l
- Bene, bene! Ed ora che cosa avete da chiedermi? Doman-
date pure, perchè il Santo Padre è pronto a concedervi quanto
domandate.
Il Santo gli presentò il sommano dei Privilegi che desiderava
per la Pia Società, dicendo:
- Santo Padre, supplico si degni la Santità Vostra, colla
concessione dei Privilegi, di render completa la Pia Societk Sa-
Iesiana, che ora è solamente a metà. Vi sono delle Congrega-
zioni, i N membri si contano sulle dita, e hanno ottenuto su-
bito questi favori e amplisimi; per noi, che siamo cosi nume-
rosi e ne sentiamo la necessità, sono tanti anni che dimando e
nulla posso ottenere.
L'immortale Ponteiìce diede un'occhiata al memoriale che
Don Bosco gli porgeva, e ripetè: - Concederemo tutto quello
che volete! Per fare le cose più speditamente, Mons. Masotti,
Segretario della Congregazione de' Vescovi e Regolari, potrebbe
senz'altro presentare i debiti documenti, e io li firmerei senza
presentarli all'intera Congregazione. Dite a Monsignore che tale
è la mia intenzione. Tanto più ora, continuò il Papa sorridendo,
che non c'è più il povero Nonsignor *... Allora era di5cile po-
ter fare la concessione di buon accordo. Quello era un vero vo-
stro awersario! Quanto ha fatto, e quanto ha detto per impe-
dire la concessione dei Privilegi! Dunque non temete; io voglio
che questa volta siate accontentato. No, la Santa Sede non è
contraria a darvi ciò che vi è necessario. Voi credevate che si
osteggiasse la vostra Congregazione. Oh no! erano circostanze,
non volute, che cosi portavano. Anche il Papa, vedete, tante
volte non può fare tutto quello che vuole. I o vi amo, v i amo, v i
amo! Sono tutto per i Salesiani1 Sono il firirno fra i Coofieratori!
Chi è vostro wrnico, è nemiw di Dio! Io avrei paura di andare
contro di voi! Voi in/&, w n mezzi casi esigui, fate opere colos-
sai;. Voi, neppur voi, conoscete l'estensiow della vostra missione,
e d bene che essa deve portare in t&ta la Chiesa! Voi avete la mis-
siow di far vedere al mondo che si può essere buon Cattolico e nello
stesso tempo buono e onesto cittadino; che si fiuò far del gran bene
alla povera ed ab6andonata gioventh in tutti i tempi, senza urtare
con I'a%dazzo della politica, ma wnseruaprdosi tutfora bwmi Est
todici. II Pafia, ba Chiesa, il mondo intero
a voi, aUa uosìra

58.7 Page 577

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-V 4 Io uz amo, vi amo, vi aino1 o - 1953-1884
561
Congregazione e vi ammira. E il mondo, o vi ama, o v i teme. Non
siete voi, ma Dio che opera nella vostra Congregazione. I szloi mi-
rabili krenzenti, il bene che si fa, non hannc ragione nelle cause
umane; Dio stesso gzlida, sostiene, porta 16 vostra Congregaziom.
Ditelo, scrivetelo, predicatelo! È questo il segreto che v i ha fatto
- vincere ogni ostacolo ed ogni nemico.
Santo Padre, rispose il Santo, io non trovo parole vale-
voli per ringraziarla delle benevole espressioni, colh q%& si degna
p/endere in considerazione Don Bosco e i suoi figli. L'assicuro
che noi abbiamo fatto sempre ogn; nostro potere per promovere
in mezzo ai nostri g i o v k t t i e in mezzo ai popoli l'affezione, il ri-
spetto, l'ubbidienzu alla S . Sede ed al Vicario di Ges%Cristo. Quel
poco di bene che abbianzo fatto, ~ w li'attribzliamo alla benedizione
e protezione del Papa.
... - E il Papa continuerà sempre a proteggervi e a benedirvi.
Ed ora ditemi: del vostro Arcivescovo siete contento? Eh! sog-
giunse sorridendo, ho pensato anche a voi. Lo vedete1 I l Card. Ali-
nzonda v i vuol molto bene, molto bem, e ciò m i consola; io già lo
sapeva. Egli mi ha scritto facendo un bell'elogio della vostra
Congregazione, e pregandomi di concederle i Priviiegi. I1 Papa
ha fatto un gran regalo a Torino: ed io son contento che il Car-
dinale Arcivescovo vi sosteoga, vi appoggi, vi protegga, sia tutto
per voi.
- Si, o beaticsimo Padre, Torino deve essere ed è riconoscente
verso Dio, per av,erle donato m tanto Pastme. E anche
non potevano avere m $i%benevolo Padre.
E passò a chiedere vari indulti in attesa della fo
cessione dei Priviiegi; domandò ed ottenne che il S. Padre si
assumesse la spesa delia facciata della Cbiesa del S. Cuore; gli
die' conto di alcune Case particolarmente sovvenute daila mu-
nificenza del Vicario di Gesù Cristo; passa a parlare degli altri
Collegi, e in ultimo dell'oratorio di Valdocco e deiie varie com-
pagnie Eorenti quivi fra i giovani, particolarmente di quelle del
Piccolo Clero e del SS. Sacramento.
- A quei giovanetti della Compagnia del SS. Sacramento,
esclamò Leone XIII, dite da parte mia che io li amo, che essi
sono ii giglio del mio cuore; fate loro per me una c a r w a patema;
date loro una benedizione da pazte mia, munn ad manlmt. Que-
- 16 G. B. L m o m V m di S. '-G
Bosco. VaL IL

58.8 Page 578

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562
- V I Benedetto dalle G e d l
sti cari giovinetti sono destinati a far conoscere ai mondo come
la Carità aistiana riesca a migliorare la società mediante la buona
educazione impartita ai fanciuili poveri ed abbandonati... E
- novizi, quanti ne avete?
208, Santo Padre, sparsi nei vari noviziati di S. Benigno,
di Francia, di America, e altri qua e là nelle varie case per non
dar troppo nell'occhio.
- 208! È una maraviglia! 208 novizi! - E, fawlitandogli
il modo di far compiere loro convenientemente l'anno di novi-
ziato, aggiungeva: - Aiutateli a sfidare tutte le insidie del de-
monio e manteneteli a posto. Dite loro da parte mia che faranno
un bene immenso, se saranno tante fiaccole ardenti in mezzo ai
mondo, se conserveranno inaltexabilmente la moralità fra q u a
cui loro sarà dato parlare o palesarsi.
Quindi passb a discorrere dei Cooperatori Salesiani, e ad ana-
loga preghiera di Don Bosco, disse che li benediceva copiosamente,
e che avrebbe pregato ogni giorno per loro neiia Santa Messa:
- I o stesso, ripetè, intendo di essere chiamato non solo coopera-
tore, ma operatore, percki i Papi m ddbono astenersi da queste
opere di beneficenza. Se vogliamo una società bwna, non v'è al-
tro mezzo che quello di educar bene quella pouera gioventd, che ai-
tualmente scorapza per le nostre vie. Essa formerà in breve il ge-
nere umano; e se v w à bene educata, avremo la società cosiamata
e buona; se male, la società sarà in cattim stato, e i nostra $gli do-
wanno nella virilità lanzentare la cattiva educazione loro impartita
dai padri, se pur non dovranno maledirw eternanwnie la memoria.
Ma la pietà nei cristiani non uerid mai meno1
In fine Don Bosco gli presentò una lista di coloro, pei quali
desiderava un'onodcenza dalla Santa Sede. n Papa annuì, e
- aggiunse benevolmente:
Ed ora avete qualche altra cosa da domandare? Caedete
pure, chè son disposto a concedervi tutto.
I1 Santo implorò ancora una speciale benedizione per tutti
i Benefattori e per le loro famiglie; quindi chiese che fossero am-
messi a baciare il piede di Sua Santità Don Lemoyne, che gli
faceva da segretario, e il direttore del Seminario di Magliano
Sabino, Don Giuseppe Daghero. Come furono introdotti, Don
Bosco li presentò al S. Padre, il quale, rivolto a Don i.emoyne:

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- V - o IO vi amo, vi amo, vi amo! s 1883-1884
563
- V o i aduyue, esclamò con voce solenne, voi dunque siete
il s w segretario? Ebbene, sigmr segretario, a voi a$do la persona
del vosbo Swperiore. V o i dovete aver cura della sua sanità e che
non si affatichi troppo. Non permitete che egli scriva: ha gli oc-
... chi troppo stauch; ed ammalati. V o i dovete essere il s w sostegno,
e voi siete responsabile della vita del vostro Superiore, capite?/
Ed io lo voglio; lo vuole il Santo Padre; è il Papa che lo vuole. Cir-
coudatelo di tutte le cure, siate la sua consolaxione. Qual onore E
il vostro! & un prude onore, $W voi Salesiani, la missione che
Dio vi dà, ed è un grande obbligo al quale dovete corrispondere:
ditelo a tutti i vostri confratelli, che siano la consolazione di questo
pouero vecchio.
E, rivolto a Don Bosco, Leone XIII continuò: - E le vo-
stre Missioni?
- Vanno bene, Padre Santo! si sono gi& battezzati circa
15 mila selvaggi.
- 15.000 selvaggi! È un bei numero, ed io sono riconoscente
per tante anime salvate. È una cosa magnifica il salvare le anime,
ed il Papa non può che goderne.
Dopo altri segni di benevolenza, il grande Pontdce impartì
l'Apostolica Benedizione. In quel mentre anche il Santo s'in-
ginocchiò; e il Papa, che aveva cercato d'impedirgiielo, non ap-
pena ebbe pronunziata la formula:
- Segretario! disse a Don Iiemoyne, aiutatelo ad alzarsi,
- sostenetelo!
- Com'è buono il S. Padre! diceva Don Bosco tornando
al S. Cuore. - Ci voleva proprio questo! Altrimenti non ne po-
teva più.
Giunti a casa, la notizia che il Sindaco di Roma aveva chie-
sto al Preietto, a nome dei Comune, il permesso della Lottezia
a vantaggio deila Chiesa e de.OspiWo dei S. Cuore, coronò la
letizia d i quel faustissimo giorno.

58.10 Page 580

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VITTORIA COMPLETA!
Don Bosco partì da Roma il 15 maggio 1884, primo giorno
della novena di Maria Ausiliatrice. Alla stazione di Borghetto,
scese a salutare gli alunni del Seminario di Magliano Sabino e,
dopo alcune ore di attesa alia stazione di Orte - dove, come
si disse, ebbe un colloquio col compianto giovinetto Luigi CoUe
di Tolone - prosegui per Firenze e Bologna, e rientrò a To-
rino il 17 maggio. La vigilia deila festa di Maria Ausiliatrice tenne
egli stesso la Conferenza ai Cooperatori per inneggiare a& boriti
deila Madonna: o Già prossimo alla iuie dei miei giorni, io godo
immensamente nel vedere che, invece di scemare, i favori di
Maria aumentano ogni giorno e in ogni parte. Aumentano in
Italia, nella Francia, neiia Spagna, nei Portogallo, nel Belgio,
n& Russia, neila Polonia, neii'Austna, neila Repubblica Ar-
gentina, neli'umgaay e nella Patagonia. Tutti i giorni, ora da
da questa, ora da queii'altra contrada, anche lontanissima, si
ricevono lunghe esposizioni d i grazie straordinarie, ottenute
ad intercessione di Maria Ausiliatnoe. E i Cooperatori Salesiani
e le Cooperatrici sono gli strumenti, di cui si serve Iddio per pro-
pagare sempre più la sua gloria e la gloda della sua Genitrice... a.
Pariò con vigoda; e, sceso dal pulpito, disse che si sarebbe
sentito di predicare per diverse ore. i l suo miglioramento era
veramente straordinario. Camminava abbastanza speditamente,
8 volume del fegato era assai diminuito, e diminuita era pure
I'enfiagione delle gambe. Fu una grazia deiia Madonna.
il 24 giugno le notizie dei timori avutisi per la saiute del
Santo attrassero a Valdocco un maggior numero di ammira-

59 Pages 581-590

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59.1 Page 581

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- - V I Vittovia smnpl&/ 1884
565
tori ed ex-allievi. Vi convennero anche il Conte Fleury e la con-
tessa Sofia Colle da Tolone e il Principe Augusto Czartoryski.
Anche Mons. Bertagna, Ausiliare del Card. Alimonda, accom-
pagnò il Santo al convegno degli ex-aliievi; voile che avesse,
come re della festa, il posto d'onore; e, pregato a parlare, disse
che da parte del Cardinale invitava gli antichi allievi a lasciar
per un poco di cercare i santi in cielo, limitandosi di contemplarli
vivi su questa terra; a contemplale cioè, Don Bosco, in cui tro-
vavansi, una ad una, tutte le virtù di S. Giovanni Battista. Il
Santo, somdendo e scherzando, rispose che se fosse stato le-
cito a nn inferiore di giudicare il siiperiore, egli l'avrebbe fatto,
col dire che Mons. Bertagna mentiva; ma s'accontentava, invece,
- di pregarlo d'impartire a tutti la sua benedizione. Ma il buon
Vescovo, prontamente: Sua Eminenza mi ha detto di rice-
verla, la benediziij>ne,e non di darla! - e s'inginocchiò con gli
altri per esser benedetto egli pille.
N& finì qui la bontà del Card. Arcivescovo. iikndò anche
uno dei sacerdoti suoi familiari ad augurare buona festa a Don
Bosco: e la sera, ponendo il colmo alla benevolenza, si recò in
persona a ripetergli gli auguri. Per due ore si intrattenne a pri-
vato colloquio con lui, assistette alla sua cena, e sentito che stava
per cominciare la presentazione dei doni e la dimostrazione di
omaggio iìiiale, volle fermaisi nell'oratorio altre due ore, e pren-
der parte aila festa. Nessuno aveva osato sperar tanto. Il trat-
tenimento si protrasse sin verso le Io. I n fine il Santo ringraziò
SEminentissimo di tanta bontà, e, annunziando a i presenti
che il Cardinale avrebbe detto alcune parole, .lo assicurò che tutti
le avrebbero ascoltate con riverenza ed amore.
n Per congiungere insieme la festa di S. Giovanni Battista
e quella di Don Bosco, o miei carissimi figliuoli, disse SEmiaen-
tissimo, osservo che il Battista predicava nel deserto e suile rive
del Giordano la penitenza, l'odio al peccato, la pratica della
virtù; il Battista preparava la mente e$ il cuore delle turbe a
conoscere ed amare Gesù Cristo, il Battista insegnava chi Egli
fosse, e lo mostrava dicendo: Ecco 2'Agnello di D;o, ecco Colui
chcr toglie i fieccati del mondo; e a Lui conduceva le anime. Or
bene, se a quel deserto può paragonarsi h società presente, ecco
che in questo deserto e sulle rive del Po e deiia Dora, Don Gio-

59.2 Page 582

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566
- V I Belaedetto dalle Genti!
vanni Bosco imita l'esempio di San Giovanni Battista, e si fa
precursore. Si, anche Don Bosco fa conoscere ed amare Gesù
Cristo; lo fa conoscere ed amare negli Oratoii e negli Ospizi; lo
fa conoscere colla parola e cogli scritti; lo fa conoscere ed amare
nelie città e nelle campagne, e per mezzo dei suoi Salesiani lo
fa conoscere ed amare nelie più lontane parti del mondo A San
G i o v d Battista accorrevano le t u b e per udirlo, e qui altre
turbe accorrono pure intorno a Don Bosco. Queste turbe bene
awenturate siete specialmente voi, miei carissimi figlioli. Deh'
ascoltatelo sempre questo precursore; fate quello che vi dice;
ed egli vi condurrà in seno a quel Gesù, che solo può rendervi
felici nel tempo e neii'eternità >).
Profonda fu l'impressione prodotta da queste parole.
I Santi Matti, con la parola e con i'esempio, additano la via
del cielo.
Un'impronta della santità di Don Bosco fu il suo amore per
la Chiesa e per il Romano Pontefice. Il zg giugno, festa dei SS. Apo-
stoli Pietro e Paolo, l'U1zitù Caltolica annunziava la comparsa
di un'opera poderosa, edita pazientemente dalla Tipografia del-
l'oratorio di S. Francesco di Sales per volere del Santo. Erano
gli u A m a l i storico-polemici degli A$ostoli Pietro e Paolo i), con-
fermati da monumenti antichi, csistiani, giudaici e pagani, a
cura del Sacerdote Luigi Ferri dei Ferrari, che Don Bosco aveva
voluto pubblicare per illustrare viemeglio le gesta del primo
Vicario di Gesù Cristo, a gloria dei suoi Successori.
Affettuosissimi, ancor più dell'usato, riuscirono, in quell'anno,
anche i convegni degli ex-allievi. il 13 luglio, gli affezionati di-
scepoli, rilevando come la persona del buon Padre cominciasse
ad incurvarsi, i suoi capelli ad incanutire e il suo passo a divenir
stentato e vacillante, gli auguravano con tenerissimo slancio di
vederlo giungere aUa Messa d'Oro. u Se Dio ci lascerà in vita -
rispondeva Don Bosco - vogliamo cantare un T e Deum ben
solenne. Una cosa però della quale fin d'ora dobbiamo ringraziare
il Signore e che forma la mia grande consolazionesi è che, àovun-
que io vada, ascolto sempre buone notizie di voi: si è il pensiero
che da tutte le parti si parla bene dei miei antichi figlioli: si è
il sapere c h ~tutti lodano questa nostra radunama, poichè è il
vero mezzo per ricordare gli awisi ed i consigli che io vi dava

59.3 Page 583

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- - V I Vittoria comfildal 1884
567
quando eravate fanciulli. Sì, lo ripeto, ciò mi dà la più grande
consolazione: è l'onore, è la gloria dei miei ultimi giorni. Vedo
che molti di voi hanno già la testa calva: vedo che già molti hanno
i capelli incanutiti e la fronte solcata di rughe: vedo che non siete
più quei ragazzi che io amava tanto: ma io sento che ora vi amo
ancor più d'una volta, perchè voi coiia vostra presenza mi assi-
curate che stan saldi nel vostro cuore quei principi di nostra
Santa Religione che io vi ho insegnati, e che essi sono la guida
della vostra vita. Sento ch'io vi amo ancor di più, perchè mi fate
vedere come il vostro cuore sia sempre per Don Bosco u.
Abbiam già detto quanto il buon Padre fosse amàto dai suoi
ex-allievi! Il Can. Bailesio, nel convegno del 17 luglio escla-
mava: cr Ah! celebrino altri i grandi scrittori, c h le belle imprese ai
postei tramandano: io celebro Colui che la Legge Santa del Signore
scrisse e scrive nel cuore di tanti suoi $gli ed amici. Celebrino altri
gli artisti che diedero vita alle tele, ai murmi immortali: io celebro
Colzii che fece e fa tuttora +i& bella e degna l'immagine viveate di
Dio in tanti suoijìgli e benejtcati. Celebrino altri i valorosi guerrieri,
i politici astutt. io canto Colui che nelle sue pac@che, ma sterminate
iwrese, la patria onora di utili, o m t i e degni cittadini. S t fe io
celelrio, o Doa Bosco, Angelo della mstra vita, te, cui io e molti
miei amici dobbiamo l'onore della nobile ecclesiastica carriera. T e
noi cantianzo, la cui memoria sempre bmdetta ci sta invpressa nella
mente, scolpita dolcemente e fortemente in cuore. T e noi festeggiamo,
il cui nome soauissimo è come il nome di Dio: illumina nelle dub-
biezze, rinfrawa nei perigli, frena negli sdegni, fortifica nelle pas-
sioni, sprona al bene. Oh quante volte nei torbidi e fvofani istanti,
la tua immagine ci appare come iride conciliat~icedi pietosi, casti
e nobili pensieri! Quante volte la m e i a di un tanto Padre trat-
tenne il $gli0 sull'abisso della co@a e del disonore. Quante volte
l'animo esacerbato, uddoImato, fwofcndumente addolorato, al ricor-
darsi di te, sentk nuova forza, e la mente e il cuore si aprirono a $i&
sereni pensieri, ai santi gaudii della cristiana speranza. Eri tu,
sei tu, nuouo Filippo, che wsh sostenevi e sostieni i figli tuoi. Deh
sii, sii ben&&, sii a mi lungamenfe serbato, sii da tutti i tuoi ligli
sempre obbedito, imitato! Che mi ti vediamo, ma cresciuti a mi-
glia&, c h ti vedeamo nel sospimtissimo Ciquanfenario! E qui i
figli tuoi dell'Antiw e àel Nuovo Mondo possam a w h allora bearsi

59.4 Page 584

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del tuo ama6ile sembiante, baciarti la sacra, la bene* mano, e
diyti che t i amano e per te amano i l buon Dio, del quale ritrai d
bella imnzagine... D.
Don Bosco, ringraziando Iddio di avergli concesso di trovarsi
a queila festa: (iSia benedetto Iddio, esclamava, clze ci ha lasciati
vivere, a8nchd $otessirno senzpre $26 lavorare per pre@ararci la sa-
lute eterna dell'anima nostra. Qnesto deve essere il fine di ogni sa-
lesiano, questo il suo continuo sospiro. Io col nome di salesiano
intmdo di significare tutti coloro che q& nell'0ratouio furono educati
colle massime di questo gran Santo. Quindi per me tutti voi siete
S A s i a n i ».
In quei giorni si ebbe un aitro pegno deila santità di Don Bo-
sco. Il z luglio, non appena si sparsero le prime voci di una possi-
bile comparsa del colera in Italia, egli non esitò ad aifermare che
il morbo sarebbe venuto e più terribile di queilo che si potesse
immaginare. È noto, infatti, come abbia Merito a Busca, a La
Spezia e a Napoli. Ma, contemporaneamente, a viva voce agii
ex-allievi e a tutti per lettera e per mezzo del Bollettino, annuu-
ziava un preservativo che diceva infaliibile e che esprimeva nei
termini seguenti: u 10 Frequentare la santa Comunione coile do-
vute disposizioni; z0 Ripetere sovente la giaculatoria: Maria,
Auxilium Christianmum, ora firo nobis: 30 Portare al coilo la me-
daglia benedetta di Maria Ausiliatrice, e concorrere a qualche
opera di carità e di religione in onore di lei >>-. Con questo agzti-
doto - scriveva alla Marchesa Carmela Gargallo il 14 luglio -
vada $uue a seruire nei lazzaretti, chi non imolztrerà akufd male.
Centinaia di migliaia furono le medaglie di Maria Ausiliatrice
richieste in Italia e alYEstero: e nessuno di quelli che si atten-
nero ai consigli di Don Bosco fu colpito dal morbo fatale.
Don Albera gli scriveva da Marsiglia: a La città quasi spo-
polata. Oltre xoo miia abitanti fuggirono: molte strade sono
&atto deserte. alalgrado questa diminuzione, i molti cono sempre
in media da go a IOO al giorno. Si dice bene che, di questi, due
terzi solamente sono morti di colera, ma è sempre m gran fla-
gello, una grande mortalità in Marsiglia, ove la media dei morti,
quando vi sono tutti gli abitanti, è appena di 33 o di 35. I co-
lerosi muoiono, alcuni in poche ore. altri durano un po' più. Si
ritisci a salvarne vari. Neila nostra casa però, in grazia della

59.5 Page 585

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V I - Vi#&& corfipZeta! - 1884
569
protezione di Maria Ausiiiatrice, che V. S. ci ha promesso, in
grazia delle precauzioni che si presero, non abbiamo ancora avuto
neppure un caso. Dirò meglio: quattro volte vedemmo in qualche
povero giovane tutti i sintomi del colera; ma poi abbiamo avuto
la consolazione di vederli in poche ore interamente spanti. B un
miracolo della iVIadouna! In casa abbiamo ancora oltre a 150
giovani, che a quanto pare non saranno ritirati, nemmeno se
il colera in6erisse maggiormente, sia perchè sono della città stessa
di Marsiglia, sia perchè i parenti non possono ritirarli. Anche di
quelli che partirono per le loro case, lo stato di sanità è ottimo
e nessuno fu ancora colpito dal tembiie morbo. Ciascun giovane
ha la medaglia d i liaria Ausiliatrice al collo, e fa quanto può
per mettere in pratica il rimedio che 1,ei ha suggerito. Un'altra
consolante notizia: nessuno dei nostri benefattori ed amici finora
cadde ammalato... ».
Altrettanto awenne aiia Spezia e nelle altre Case, ove si se-
.
gui~ouole prescrizioni di Don Bosco. ii buon Padre non si li-
mitò alle suddette raccomandazioni, ma il 26 agosto scriveva a
tutte le Case: «Giàin varie città e paesi, non solo deila Francia,
ma anche d'Italia, si verificarono casi di colera, come viene a
tutti annunziato per mezzo dei giornali. In tale p&colo giudico
opportuno mandare alcuni avvisi a tutte le nostre Case, raccoman-
dando ai saggi Direttori che li facciano conoscere ai loro dipen-
denti. Primieranzente raccomando chejìno a tanto che dura il colera
si dia in ogni chiesa la benedizioe col SS. Sacramento, dando an-
che comodità agli esterni di prendervi parte, dove la chiesa è aperta
al pubblico. I n secondo hogo raccomando, che tanto pei Salesiani,
quanto per gli altri del nostro personale, si usino i riguardi consz-
gliati dalla cristia+$aprudenza, onde evitare il morbo fatale. De
sidero @eraltro in terzo hogo, che occwrendo il bisogm ci +mtiumo
a semizio del nostro prossimo @er quanio la nostra condizione Eo
permette, sia nell'assistere gl'inferrmi, sia nel soccorrere sfiiritzlal-
me.Izte, e anche accogliere nei nostri Ospizi quei giovinetti poveri e
abbandolzati per causa della ntalniiia dominante. In questo caso
peri) converrà anzi tutto attendere il giudizio della commissione
sanitaria locale, che non vi sia pesco10 di comunicare agli altri nco-
verati i'epidemia ».La notizia di tanta carità fu accolta con plauso.
ii Cwriee della Sera pubblicava questo telegramma da Torino:

59.6 Page 586

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n l'infaticabile sacerdote Don Bosco non vuol essere da
meno, in fatto di flantropia, al Ponteiice. Egli o&i al Municipio
di ricoverare, in caso di epidemia colerica, tutti i giovani dai 12
ai 16 anni, orfani od abbandonatir.
Anche l'0sservatme Cnttolico di Milano nel numero del 14-15
agosto scriveva un beil'articolo per il suo compleanno: o Don
Bosco entra nei settantesimo anno delia sua vita, di una vita
tutta dedicata alla gloria di Dio, a1 trionfo della Chiesa di Cristo,
a sollievo della umanità. I1 nome di Don Bosco è popolare in Ita-
lia e in Francia. Sono migliaia e migfiaia i giovinetti che nei suoi
Istituti hanno avuto ricovero, pane, educazione, fede. Le sue case
si sono moltiplicate in Italia come le tende d'Israele, e i suoi figli
come il seme di Abramo. IL $o$olo $ronmcia il nome di Do%Bo-
sco co?cvenevaxiom e bacia il lembo delle swe vesti1... A l grand'nomo,
che ha insegnato come si vinca la filantropia umanitaria, ai santo
che ha mostrato al mondo quanto siano potenti la preghiera e
la santità, al tipo perfetto del cattolico che fonda tutto l'ediiicio
della vita cristiana sulla pietra fondamentale che è il Papa, noi
mandiamo oggi i nostri ossequi di venerazione e l'augurio cai-
dissimo che rimanga lunghi anni fra noi a consumare l'opera di
carità, a cui si è dedicato ».
L'augurio cadeva a proposito. Il zo gemaio di quell'anno, nel-
l'inoltrare una nuova supplica per i Privilegi, Don Bosco aveva
protestato che (iper tale e tanto benefizio i Salesiani avrebbero
ringraziato ogni giorno Dio e Sua Santità, e ciascuno si sarebbe
adoprato alacremente a lavorare nella vigna dei Signore. Io poi,
vedendo consolidata l'Opera, che la S. Chiesa di Dio mi affidava,
canterò con gioia: Nunc dimittis servum twum, Domine I). E il
favore, sospirato ormai da dieci anni, venne finalmente accor-
dato. Il g luglio, verso le sei pornediane, scoppiavano improv-
visamente e a brevissimo intervallo l'uno dd'altro, quattro
fuimini suli'Oratorio; con tuoni cosi spaventosi da far traballare
tutto l'edifizio, come se fosse scosso da un violento terremoto.
Parve che piombassero proprio sulla cupola di Maria Ausiliatrice.
i n casa tutti rimasero sbalorditi, e vi fu perfino chi cercò scampo
in altra stanza, non credendosi al sicuro in quella dove si trovava.
Alcuni corsero a rifugiarsi davanti ali'altare della Madonna. Un
giovinetto, carico di iibri, per la scossa ricevuta precipitò da una

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- V I Vittoria completa! - 1884
571
scala, e per fortuna non si fece gran male. Lo sgomento e lo
stupore furono indescrivibili, specialmente quando rimbombò,
con orrendo fragore, l'ultimo tuono. Don Bonetti, che era a letto,
chiamò più volte Don Lemoyne, che si trovava in una camera
vicina, ma questi accorse solo dopo qualcbe istante, perchè il
fragore del cielo gli aveva impedito di udirne subito la voce.
- Senti che fracasso! gli disse Don Bonetii. Non m i paiono punto
naturali questi tuoni, Il diavolo deve avere qualche grossa ra6bia
da sfogare. Scommetterei che in questo istante il Card. Ferrieri
sottosc?ive il decreto della Comunicazione dei Privilegi!...
Don Lemoyne voiie andar subito dal segretario di Don Bo-
sco, per manifestargli l'idea di Don Bonetti. Bussò due volte
alla porta ed ecco queiio dacciarsi, un po' impaziente, come chi
vien distolto da nn'interessante occupazione.
- Che si vuole da me? Ho da fare. Questo tempo indiavolato
non mi lascia neppur leggere il Demefo.
.. - Che Decreto?
- Il Decreto della Comunicazione dei Privilegi l.
Don Lemoyne trasecola e domanda:
- Quando è arrivato questo decreto?
- Pochi momenti fa. Darlo in mano a Don Bosco e scoppiare
il primo fuimine, fu una cosa sola. Don Bosco tentò di leggerlo
e non potè. Le iineske erano aperte e i primi tre fulmini vi pas-
sarono rasente. Io presi Don Bosco per un braccio e, traendolo
neli'aitra stanza, gli dissi: "Venga via; non vede che qui è in peri-
colo? Pare che questi fulmini cerchino lei". Ed ecco che, mentre
Don Bosco si avviava, scoppiò il quarto fulmine, e la striscia di
fuoco sembrò addirittura protendersi verso il tavolino sui quale
era stato posato il decreto, quasi cercasse di incendiarlo. Don
Bosco era troppo commosso per poterlo leggere subito, ed io cer-
- cavo ora di capire la scsittura e non ci riuscivo.
- Vieni, vieni, andiamo da Don Bonetti; e a questi rac-
contarono l'accaduto, con quelle esciamazioni di maraviglia, che
ognuno può immaginare.
- Don Bonetti, preso da vivo enhisiasmo, disse a Don Lemoyne:
Ti ricordi del sogno dei quattro tuoni e della pioggia di spine,
di bottoni, di fiori e di rose? Questo sogno Don Bosco lo fece
quattro anni fa! Prendi nella mia veste il portafoglio e dammelo.

59.8 Page 588

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572
- V I Be%edettodaile Genti!
- Avutolo, si sedette sui letto, cercò l'appunto di quel sogno
e la data precisa, e disse: - Ecco Don Bosco fece il sogno nel
1880, la notte d a 8 ai g luglio, corrispondente aiia notte scorsa;
e il giorno g, son oggi esattamente 4 anni,alle 6 pom. lo narrava
al Capitolo.
Parrà strana questa coincidenza di fulmini con un Decreto
favorevole alla Pia Società Salesiana, ma pure è in perfetta ar-
monia, e con lo sforzo compiuto dal Santo per ottenerlo, e con
I'ira dei nemico d'ogni bene, che per lunghi anni glielo aveva
aspramente conteso. Certo, senza l'intervento di Leone XIII,
Don Bosco non avrebbe visto sodisfatto il suo voto: - Lo
voglio! aveva detto il Pontefice! Lo voglio! Voglio che Don Bosco
sia ap$agatd - Ma quante umuiazioni e quante ripulse il Santo
aveva dovuto tollerare per dieci anni! Noi lo vedemmo piangere,
quando pareva che avessero a svanire ancor una volta le conce-
pite speranze, e fu udito anche esclamare:
- Se avessi saputo prima quanti dolori, fatiche, opposiziolzi
e contradizimi costi il fmdare una Soci8tù religiosa, forse Non avrci
avuto il coraggio di acci1zgermi all'opera!
Si è visto come il diavolo avesse cercato in mille maniere d'im-
pedire il sorgere e il consolidarsi deiia Società Saiesiana! Bassa
ricordare quante volte il Santo si vide ridotto ai termine dei suoi
giorni per mortali malattie: a Chieri, in Seminario; al Rifugio, ap-
pena iniziato SOratono; a Varazze, quando non aveva ancora ot-
tenuto l'approvazione de6nitiva delle Costituzioni; e nel 1878 a
Sampierdarena, mentre s'inoltrava il periodo più tremendo delle
contradizioni che ebbe a superare, ed era le miiie miglia lontano
daii'ottenere alla sua Società i privilegi...
E la caduta da cavaiio, mentre neo-sacerdote andava a predi-
care a Lamiano? il ripehito tentativo di farlo restar sepolto sotto
le rovine della prima casa in costiuzione e durante lo scoppio deiia
Polveriera? l'attacco di cholera, le tembili vessazioninotturne e lo
speciiicosforzo di soffocarlo, e i continui attentati da parte dei Val-
desi e deila iilassoneria, e i colpi di fnimine che ripetutamente lo
minacciarono da vicino, a Chieri nel 1840, a S. Ignazio nei 1855,
aii'oratorio nei 1861?...
Pur tacendo molte altre prove di cotesta lotta diabolica, mentre
il Santo avanzava impertenito per la sua via, sebbene tutta co-

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- - V I Vittoria ccmpleìal 1884
573
perta di pungentissime spine, come non riconoscere, negli ultimi
quattro colpi di fulmine che rimbombarono sull'Oratono, lo scop-
pio della rabbia infernale nel vedere la completa vittoria ripor-
tata da Don Bosco?
il Santo poteva dunque ripetere il uNmc dimittisl», e, in
realtà, la sua vita volgeva al tramonto. I tre anni e mezzo che
gli restavano, dovevano far b d a r e la sua santità in mezw a
continue derenze.
Di quell'amo, per attirare l'attenzione del pubblico sui frutti
della carità cristiana, volle prender parte all'Esposizione Nazionale
di Torino, con nuove macchine acquistate per la cartiera di Mathi
e per la scuola tipogrdca deil'Oratorio, così ben disposte in par-
ticolare reparto, da destare l'ammirazione universale, perche i
visitatori, appena entrati, cominciavano a veder come si fabbrica
la carta, e, andando avanti, scorgevano alcuni artigianen del-
l'Oratorio comporre le pagine dei libri da stampare, poi altri
metterle in macchina e stamparle, poi altri piegare e brossurare i
fogli stampati, o farne graziosi volmni, artisticamente legati e
indorati.
Il 19luglio Don Bosco si iecò a Pinerolo, ospite dei Vescovo
%Ions.Chiesa nella sua villa. Per la prima volta s'era lasciato con-
vincere a prendere un po' d'aria buona: e il giorno deii'Asnuita
discese in città e volle assistere alle funzioniin cattedrale e udire
il discorso del Vescovo.
Tornò a Torino un po' riposato il 22 agosto, ma dopo al-
cune settimane cadeva nuovamente infermo per grave gonfiore
ad una gamba. 11 dott Fissore gli suggerì, come unico rimedio,
di porsi a letto per tener la gamba in riposo. Pareva che si trat-
tasse d'una risipola e che si aggravasse ogni giorno piu infatti
gli si manifestò una febbre persistente, con respiro affannoso e
un'enfiagione straordinaria al cuore. Si credette conveniente
annunziarlo anche nel Bollettino Salesiano per raccomandare
preghiere ai Cooperatori; si pregò molto dagli ascritti alla Pia
Societk e dai giovani dell'oratorio; e il 2 ottobre I'amato Padre
cominciò a migliorare. ii 3, ritenendosi guarito, riprese le sue
occupazioni.
La bonti e i'intcressamento di Leone XIII dovettero esser-
gli nuovamente di giande conforto. Don Giovanni Cagliero, già

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574
- V I Bwedetto dalle Genti1
nominato Vic&o Apostolico deiia Patagonia Settentrionale
e Centrale, veniva innalzato alia dignità vescovile. Mons. Ja-
cobini, dandone notizia al Card. Alimonda, soggiungeva che
Sua Santità, in quella occasiorie, l'aveva incaricato di scrivergii
so$ra zm altro argomento im$ortalztissimo: - «Egli vede che la
salute di Don Bosco deperisce ogni giorno e teme per l'awenire
del suo Istituto. Vorrebbe dunque che Vostra Eminenza, con
quei modi che sa sì bene adoperare, parlasse a Don Bosco e lo
facesse entrare neii'idea di designare la persona che Egli crede-
rebbe idonea a succedergli, owero a prendere ii titolo di suo
Vicario con successione.
r I1 Santo Padre si riserverebbe a prowedere neii'uno e nel-
l'altro modo, secondo crederebbe più prudente. Brama però
che Vostra Eminenza faccia subito questo, che riguarda così
da vicino il bene deli'Istituto 1).
Il Cardinale si recò ali'oratorio per parlarne a Don Bosco,
e questi il 24 ottobre annmziò al Capitolo la proposta dei Santo
Padre.
Ci fu un momento di alto silenzio, perchè tutti capivano
la portata di quella disposizione del Pontefice. Un senso di pro-
fonda tenerezza invadeva tutti i cuori, percbè, ogni giorno più,
tutto annunziava che il buon Padre si disponeva a lasciare i
suoi figli per sempre! Quattro giorni dopo egli comunicò al Ca-
pitolo di voler proporre a suo Vicario Don Rua, e manifestava
il suo pensiero al Santo Padre, ai quale anche il b d . Alimonda
lo faceva conoscere a mezzo del Card. Nina. <Sua Santità ri-
mase oltre modo sodisfatto e tranquillo neil'apprendere come
ali'awenixe deli'Istituto Salesiano rimarrebbe abbastanza bene
proweduto coli'affidame il regime a Don Rua, qualora venisse
a mancare l'egregio Don Bosco, che Dio però conservi molti
anni... s. Così l'Em.mo Card. Nina ail'illimonda, dopo l'udienza
pontificia del 27 novembre, nella quale il S. Padre ordinò si ema-
nasse apposito decreto per la nomina di Don Michele Rua a Vi-
cario Generale del Santo, con diritto a succedergli nei governo
deiia Società Salesiana.
Pochi giorni dopo un'altra grande consolazione era riser-
bata a Don Bosco: qneiia di assistere aUa consacrazione epi-
scopale del suo caro allievo. Avvenuta la proclamazione di Don

60 Pages 591-600

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60.1 Page 591

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- V I ViUmia completai - 1884
575
Cagliero a Vescovo titolare di Magida, l'eletta domandò al Santo
che volesse svelargli il segreto del 1854, al quale più d'una volta
aveva fatto cenno; e gli dicesse anche perchè aveva ripetuto
- che uno dei suoi chierici sarebbe stato vescovo. Sì, gli rispose;
- te lo dirò alla vigiiia della tua consacrazione. E la sera del
6 dicembre 1884, trovandosi da solo con Mons. Cagliero, Don
- Bosco gli disse: Ti ricordi della grave malattia, che hai fatto
- quand'eri giovane e sul primipio dei tuoi studi? Sissignore,
mi ricordo, e mi rammento che lei era venuto per amministrarmi
gli ultimi Sacramenti, ma non me li amministrò, e mi disse che sarei
guarito e col mio breviario sarei andato lontano lontano a lavo-
rare nel sacro ministero del sacerdote...e... poi non mi disse altro.
-Ebbene, ascolta! - gli disse il Santo e gli narrò ciò che aveva
d o r a veduto.
Sul finire del 1854, stanco per l'ascistenza prestata ai cole-
rosi, il giovane Cagliero era caduto ammalato, e, assalito da
febbri tifoidee, èccolo agli estremi!... Gli stessi medici Galva-
gno e Beliingeri consigliano di ammidstrargli gli ultimi Sacra-
menti. Giuseppe Buzzetti awerte l'infermo del pericolo, e gli
annunzia che Don Bosco verrebbe a confessarlo, viaticarlo e
amministrargli l'estrema unzioue. Ed ecco il Santo col pensiero
di prepararlo al gran passo; ma, appena giunto sulla soglia, si
ferma: ai suoi occhi si o&e un singolare spettacolo: vede una
bellissima colomba, con un ramo d'olivo nel becco, che, man-
dando sprazzi di vivissima luce sicchè tutta la camera n'è ab-
bagliata, fa più giri ali'intorno, quindi raccoglie ii volo sul letto
del giovinetto, gli tocca le labbra col ramoscello d'olivo, e glielo
lascia cadere sul capo, e, dardeggiando una luce ancor più viva,
scompare. Don Bosco comprese subito che il giovane non sa-
rebbe morto, ma che molte e molte cose gli sarebbero rimaste
ancora a fare per la gloria di Dio: che la pace, simboleggiata
dal ramoscello d'olivo, sarebbe stata annunziata dalla sua pa-
rola: e che lo splendore deiia colomba indicava la pienezza della
grazia deiio Spirito Santo, che lo avrebbe rivestito. 3% ecco una
seconda visione. Inoltratosi a metà della stanza, vede scom-
parire come per incanto le pareti: e intorno al letto una mol-
titudine di strane figure di poveri selvaggi, che, trepidanti, fis-
sando lo sguardo in volto all'infermo, sembrano implorarne i!

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576
VI - Benedetta dalle Gmti!
soccoiso: due uomini, che si distinguono fra gli altri, uno daii'a-
spetto orrido e nerastro, l'altro color di rame, d'alta statura
e di portamento guerriero, misto per altro a una cert'da di bontà,
stanno curvi sul giovane moribondo.
Le due visioni furono brevi: uè i'idermo, nè gli astanti le
couobbero. Don Bosco lentamente si avvicinò ai letto. Cagliero
gli domandò: - forse questa la mia ultima confessione? -
Perchè mi fai questa domanda? - Perchè desidero sapere se
debbo morire. - Don Bosco pensò alquanto e poi gli disse: -
Giovanni, dimmi un po': ti piace di più andare in paradiso adesso,
o ami meglio guarire ed aspettare ancora? - O mio caro Don
Bosco, rispose Cagliero, io scelgo ciò che è meglio per me. -
Per t e sarebbe certamente meglio che te ne andassi in paradiso
ora, attesa la tua gioviue età. Na non è aucor tempo: il Signore
non vuole che tu muoia adesso. Vi sono ancora molte cose da
fare: guazirai e, secondo è stato sempre il tuo desiderio, vesti-
rai l'abito da chierico... diventerai sacerdote... e poi... e poi.-
Qui Don Bosco s'iuterruppe e stette alquanto pensoso: - e poi
col tuo breviario sotto il braccio ne avrai da fare dei giri... e il
... breviario hai da farlo portare a tanti altri! eh! ne hai ancor da
- fare deile cose prima di morire!... e andrai lontano, lontano!
E tacque senza dirgli ove sarebbe andato. -Quand'è cosi, esclamò
Cagliero, non oeeorre che mi prepari a ricevere i Sacramenti.
Io mi sento tranquillo. Aspetterò a confessarmi, quando sia al-
zato da letto. - Sì, gli rispose Don Bosco: puoi aspettare fino
a quando sarai alzato. - E non lo confessò, più si parlò di
sacramenti in articolo di morte, nonostante che la madre, ac-
corsa ai letto del figlio, coutinnasse a ritenerlo come perduto
e lunghissima ne iosse la convalescenza.
Don Bosco riconobbe solo pid tardi che le facce vedute erau
quelle dei selvaggi della Patagonia e della Terra del Fuo,^o, ma
intuì fin d'aliora che il giovane Cagliero sarebbe stato Vescovo.
Di qui i frequenti suoi accenni alla preconizzazione di uno dei
suoi aii'episcopato e la precisa designazione di Cagliero.
Il Vescovo consacrando, dopo aver attentamente ascoltato
il racconto, pregò Don Bosco di volerlo ripetere queiia sera
durante la cena, a i membri del Capitolo Superiore. E il Santo,
siccome non poteva rifutar n d a quando sapeva trattarsi di

60.3 Page 593

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- VI - Vittoria comp?etal 1884
cosa che potesse tornare a maggior gloria di Dio e al bene delle
anime, accondiscese e ripetè, presente il Capitolo, quanto ab-
biamo esposto.
W'alba della domenica 7 dicembre 1884, un allegro scam-
panio levavasi daiie torri del Santuario di Maria Ausiliatrice,
annuuziando la consacrazione del primo Vescovo Salesiano.
I1 tempio era gremito. Don Bosco assisteva presso la cattedra:
ai suo fianco stava Mons. De Macedo Costa, Vescovo del Par
nel Brasile, giunto pochi giorni prima per pregare il Santo
mandare alcnni Missionari Salesiani in aiuto alla sua diocesi.
presenza di un Vescovo Americano a quelia cesimonia parve
un tratto amoioso deiia Divina Provvidenza. In faccia a Don
Bosco, nelio sfondo di,una delie porte della saaestia, vedevasi
la veneranda madre di Nons. Cagliero, curva sotto il peso dei
suoi 88 ami, e piangente di consolazione. Ii sacro rito fu com-
piuto dali'Em.mo Cardinale Aiimonda, assistito da Mons. Ma-
nacorda, Vescovo di Fossano, e da Mons. Bertagna. Aiiorchè
i Vescovi tornarono in sacrestia, il popolo aveva gia invaso le
due sale per ossequiare ii nuovo Vescovo. Questi, giunto nella
prima sala, abbracciò la madre e, avviandosi alla porta, s'in-
contrò con Don Bosco, il quale, con la berretta in mano, lo at-
tendeva. Fu una scena che nessuno dei presenti dimenticò giam-
mai! I1 Santo non potè frenare le lacrime e tentò di baciar la
rosamente; e solo dopo che fu sfogata la prima pi
Mons. Cagliero cedette alle istanze del Santo e p
baciasse il sacro aneiio. Don Bosco fu il primo a
bacio, perchè Mons.
appositamente nascosta la
torio nel parlatorio presso la porteria. Era la cons
annuale, che soleva tenere dopo ii 1841per la festa deli'Immaco-
lata Concezione, prima ai giovinetti, poi ai catechisti, poi ai
chierici, i d n e ai Salesiani, d i mano in mano che, svolgendosi
Sopera, gli uni prendevano preminenza sugli altri. In modo in-
cantevole narrò lo svolgimento dell'oratorio, a cominciare dai
suoi pnmordi. Disse del gran lavoro, che dovevan compiere egli
- 37 G. B. Lwrom. Vita di S. Giouarnt Bosco. Vol. 11.

60.4 Page 594

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578
- V I Be~edettodalle Genti1
e la mamma nei primi tempi: quindi ricordò i primi, che gli ave-
vano dato mano nelle opere volute dal cielo, e ne rievocò i sacri-
hzi e il lavoro continuo nella Casa e negli altri Oratori festivi,
essendo stati costretti contemporaneamente a studiar teologia e
belle lettere, per conto proprio e a far scuola agli altri. Descrisse
lo stato deli'Oratorio d'dora, le comodità introdotte e la mag-
gior agevolezza nel mantener l'ordine colla saggia distribuzione
dei superiori, quali per gli artigiani, quali per gli studenti; e notò
che vincolo indissolubile a promavere e mantenere l'ordine è
- l'ubbidienza.
a Molti, diceva 2 Santo, vengono da me, e mi dicono: Sono
tolto dalia tale o tal altra occupazione, e mandato a questo o a
quei collegio, lontano dalle sue cure paterne: ho bisogno di un
ricordo.
v Io dò loro quello che credo più opportuno; ma medetemi,
figlioli miei, osservate le mstre Regole! ecco il $i% grande e caro
ricordo che questo povero e vecchio padre vi può lasciaré ».
Nelle uitirne notti di novembre egli aveva ripetutamente
sognato i suoi figlioli. Una notte vide un congresso diabolico,
intento a cercare i mezzi per distruggere la Pia Società da lui
- fondata. Vane erano le proposte: la gola l'amore alle ricchezze
- la libertà - il persuadere i Salesiani che l'esser dotti è ciò che
deve f o r m e la loro gloria $rim@aJe, per cui studieranno molto
per sè e sdegneranno di servirsi della scienza appresa a vantaggio
degli umili: non più opere popolari, non più Orator? festivi: ma
superbia, accidia nel sacro ministero, predicazione per vana
gloria, ecc. ecc. I primi tre mezzi furono respinti, perchè non
applicabiii a tutti; il quarto fu accolto con applausi. La scena si
rinnovò la notte seguente, nella quale il Santo vide queii'accolta
diabolica decisa ad adottare un altro mezzo: la trasgressione delle
regole; e si rinnovò ancora m a terza notte ed ogni volta il Santo
vide - nè più, meno - wi'adunata diabolica che cercava il
modo di poter distruggere la Società Salesiana! Xe pprovò tanta
pena che ne pianse fortemente, ma più vive ancora dovettero
essere le sue preghiere al trono di Dio perchè tenesse lontane
tali insidie, e continue furono le raccomandazioni ai figli di
mantenere intatto lo scopo e lo spirito dell'opera.
u Don Bosco - diceva il Can. Bailesio - era tutto per noi

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ed anche 2 brevissima sonno gli era accorciato dal pensiero dei
figli ».
Anche di giorno, del resto, il suo pensiero era sempre rivolto
all'awenire devopera fondata. Poco prima (il 12 novembre) aveva
detto chiaramente:
P Vedo sempre più quale glorioso awenire è preparato alla
nostra Società, l'estensione che avrà e il bene che potrà compiere...
Quando le cose pubbliche avranno un po' di quiete, d o r a 1'Uru-
guay, l'Argentina, la Patagonia saranno un campo ma,dco
per noi.

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-&P0 VI1
SEMPRE NUOVE MARAVIGLIE
1885-1886
S'avvicinava il giorno deiia partenza di Mons. Cagliero e di
un'aitra schiera di Missionari, e i preparativi procedevano sotto
i più lieti auspici, quando, il 24 gennaio 1885, durante il pranzo,
si sviluppò un incendio neiia legatona. Alle voci d'allarme corrono
superiori e alunni. Nel portico sottostante stavano i bagagli dei
Bfissionari, del vaiore di molte migliaia di lire: in fretta son posti
al sicuro; ma l'incendio si estende. giungono guardie, pompieri,
un picchetto di soldati e il sindaco stesso, Conte di Sambuy. Don
Bosco rimase in refettorio, silenzioso e tranquillo; ad intervalli
chiedeva se non ci fossero disgrazie personali, e, sentendo che no,
tornava a chiudersi nei suo raccoglimento sereno Saputo che il
danno ascendeva a circa xoo.ooo lire:
- È un gru% danno, disse: %a il Signore dà, il Signore toglie:
Egli è il fiadrone.
La partenza dei Missionari era fissata pel x0 febbraio e la notte
antecedente Don Bosco ebbe un sogno. Gli parve di accompagnare
i suoi figli partenti e di dar loro gli ultimi avvisi: <I Non con la
sciema, non con la saniià, Izon colle ricchezze, ma con lo zeh e con
la fiietà farete del gran bene, $ro%oveIzdo la glo~iadi Dio e la salute
delle anime... v. Ciò detto, si vede in un batter d'occhio traspor-
tato in America. Vie meravigliose conducono a tutte le case e
a tutte le missioni: il campo vastissimo: e u i Salesiani riusci-
ranno a tutto, con l'u?xiltà, col lasoro, colla temperanza. Tutte
quelle cose che io vedeva in quel momento e che vidi in appresso,
riguardavano tutti i Salesiani, il loro regolare stabilimento in
quei paesi, il loro aumento maraviglioso, la conversione di tanti

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- - V I I Sempre nzloue mauaviglie 1885-1886
indigeni e di tanti Europei colà stabuiti. L'Europa si riverser
neU'America del Sud. Dal momento che YEur
spogliare le chiese, incominciò a diminu&e
mercio, il quale andò e andrà sempre più
operai e le loro famiglie, spinti dalla miseria, correranno
care ricovero in quelle nuove terre ospitali. Visto il ca
ci assegna il Signore e il glorioso awenire della Con
Salesiana, mi parve di mettermi in viaggio pel
Io era trasportato con rapidissimo corso, per una via strana,
tissima, e così giunsi in un attimo sopra SOratoriot). Di qui co
tinuavano le partenze dei Missionari. Trasport
America, gli si presentarono dinanzi, simultaneamente,
svariatissime scene, mentre una voce gli diceva: -Ecco le u n
ed i fiaesi destinati a i $glioli d i S a n Francesco d i
deva, in un punto solo, il presente, il passato, e Sawenire
Missioni Salesiane, con tutte le &i e i pericoli, le riuxite e le
sdette, e i disinganni momentanei che avrebbero accompagnato
e sempre accompagneranno questo apostolato. Ad un tratto quei-
l'immenso campo divenne una gran sala, dcca di splendide mense
e maravigliosa per dimensioni e per forma, n
gente in piccole schiere, cantando: Evviva! e poi,
numerose, cantando: Trionjo! E cominciò a comparire una str
varietà di persone, grandi e piccole, uomini e donne, di m
generazioni, diverse di colore, di foime,di atteggiamenti. Da tutte
le parti risuonavano cmtici. Evviva! cantavano quelli che già
erano entrati, e Tvionfo! queiii che entravano. Ogni turba che
sopraweniva rappresentava una nazione o una regione dove erano
i Missionari di Don Bosco. uD&tti un colpo d'occhio a quelie
mense interminabiii, e conobbi che là, sedute e cantando, vi
erano molte suore e gran numero dei nostri confratelli o, e tutti
in veste bianca e paiiio color di rosa. $Ma la maraviglia mia
crebbe, quando vidi uomini di aspetto mvido, col mede-
- simo vestito degli altri, cantare: Evviva! Trionjol In quel mo-
mento il mio interprete disse: Gli stranieri, i selvaggi che
bevettero il latte &lla Parola Divina dai loro educatori, divennero
banditori della paiola di Dio. - Osservai pure, in mezzo aU
... folla, scbiere di fanciulli, di aspetto rozzo e strano, e domandai:
- E questi fanciulii che hanno una pelle così ruvida? Chi sono

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582
- V I B e d e t t o dalle Genti1
costoro? - L'interprete rispose: - Questi sono figliuoli di Cam,
che non hanno rinunziato alt'ereditb d i Levi. Essi rinforzeranno
le armate per tutelare il regno di Dio, che finalmente è giunto
anche fra noi. - Era piccolo il loro numero, ma i figli dei loro
figli lo accrebbero ».I n quel mentre s'ingrossarono tanto le file
di coloro che entravano in quelia sala straordinaria, che ogni
seggio appariva occupato... Ed ecco che, mentre tutti gridavano:
Evviva! Trionfo! e a quelle voci facevan eco i cori degli angeli,
si vide sopraggiungere una nuova turba di gente, che festevol-
... mente veniva incontro a quelia già entrata, cantando: Aliekia!...
Gloria!... Trionfo! Quando tntta la sala apparve così piena
che le migiiaia dei radunati non si potevano più contare, si fece
profondo silenzio, e poi tutta quella moltitudine, divisa in cori,
incominciò a cantare, con un &etto così grandioso e nuovo, e
stupendo, che parve al Santo di essere veramente in Paradiso.
- (I Il pensiero principale che mi restò impresso dopo questo
sogno concludeva Don Bosco - fu di dare a Mons. Cagliero
ed ai miei cari missionari un a d s o di somma importanza, ri-
guardante le sorti future delle nostre Jfissioni: - Tutte le solle-
ciiztdini dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice sieno
rivolte a firolnovere le vocaziolzi ecclesiastich e religiose >).
La voce del Santo nel ripetere queiie parole: Evviva, trionfo!
prendeva un suono così nitido e vibrante, che faceva trasalire.
E venne l'ora deiia cerimonia di addio. Prima di recarsi in
chiesa, i Missionari salirono a salutare il buon Padre, che non
potè discendere, e: - Voi dunque partite? disse loro. In questo
momento sentiamo che il cuore si commove; e ci accorgiamo
quanto sia grande l'affetto che ci stringeva in Gesù Cristo: eppure
n+ io nè voi ci pentiamo dei nostri sacrifizi. % Dio che lo vuole!
La nostra ferma e lieta risoluzione si è di compiere la sua ado-
- - rabile volontà.
Si! Sì! risposero quei generosi e caddero tutti in gi-
nocchio per ricevere la sua benedizione.
Don Bosco rimase in camera e i W i o n a r i scesero in chiesa,
ove il Cardinale Alimonda recitò le preci dei pellegrinanti. Tutti
partirono dopo la funzione, tranne Mons. Cagliero, che tornò
a vedere Don Bosco e sedette silenzioso al suo fianco. Anche il
Santo taceva: aila fine ruppe il silenzio e domandò: - Sono par-

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- VII Smjwe nwve mauauiglie - 1885-1886
583
- titi i tuoi compagni? Sissignore! - Mi sembrava che fossero
molto preoccupati per la mia sanità! Di' loro, appena li vedrai,
rhe non s'aifam&o. Io non sto male. 32 solo la commozione che
mi faceva a p p h r e cosi prostrato di forze. Poveretti! Si vedeva
che soffrivanoa vedermi in quello stato. - Si rassicuri, Don Bo-
sco, che dirò quanto occorre per dissipare dalla loro mente ogni
sinistro presentimento. - E t u quando partirai? - Domani
bisogna che mi trovi a Sampierdarena.
E si misero a parlare deile Missioni. Venuta i'ora della cena,
Monsignore si ritirò, mentre Don Bosco, non potendo più reggersi
in piedi, fu costretto a coricarsi. Fin dai mattino il dottore aveva
insistito che si mettesse a letto, essendosi manifestata una bron-
chite, alla quale bisognava opporre pronto rimedio. Non si era
arreso prima ai consiglio, solo perchè non voleva addolorar troppo
i figli che partivano. Dopo cena Monsignore andò a congedarsi.
Don Bosco avrebbe preferito che avesse ritardata la partenza
- h o al pomeriggio deli'indomani, ma ii Vescovo jnsistè e s'ingi-
nocchiò presso il letto paterno. Ii Santo lo prese per mano e:
Fa' buon viaggio, gli disse. Se non ci rivedremo su questa terra,
ci rivedremo in Paradiso! -Non dica questo! dobbiamo rivederci
ancora di qua. Si ricordi che ho promesso di ritornare pei Cin-
quantenario della sua Messa nei 1891,quindi lei vi si deve trovare!
-Sarà come vuole ii Signore, disse il Canto. Egli è ii padrone!
E cominciò la formola deila benedizione. La voce era lenta,
interrotta. Monsignore gli suggeriva le parole, aggiungendo frasi
- adatte alla circostanza: ed egli le ripeteva come un fanciullo che
ripete la lezione materna. Finita la benedizione, continuò: Mi
saluterai i tuoi compagni di viaggio, dirai tante cose da parte
mia ai confratelli d'America. Ai Cooperatori e Cooperatrici nostre,
che incontrerai in Italia, in Francia, nella Spagna, in America,
dirai che mi ricordo di loro e del bene che hanno fatto ai nostri
giovinetti, e che prego sempre per la loro felicità... - Ed avrebbe
voluto continuare. Senonchè, vedendo che il respiro gli si faceva
affannoso, Monsignore gli baciò la mano ed usci.
AU'indomani Don Bosco restò a letto, e vi rimase otto giorni;
il male sembrava volgersi in polmonite. Salesiani e Cooperatori
andarono a gara per confortarlo; lo stesso Santo Padre gl'inviava
una speciale benedizione. Gli tornò di sollievo una visita del

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94
- V I Benedetto' dalle Genti! '
Superiore Generale dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole C!ri$ciane,
che si recava a Roma per deporre nelle mani del S. Padre la somma
di 20 mila lire per la facciata della Chiesa dei S. Cuore, messe
insieme da quei buoni religiosi con le loro mortincazioni. Lo con-
fortò anche i'atto gentile dei giovinetti del Collegio Manfredini
di Este, i qiiali, avuta notizia dell'incendio awenuto nell'Ora-
torio, fatta spontaneamente una colletta di 195 lire, l'avevano
inviata (I a piccola consolazione di qnell'anima, tanto generosa e
tanto in mille maniere afflittas.
Don Bosco sentì molto il distacco d i Mons. Cagliero e dei
missionari; e non avendo potuto accompagnarli per un tratto,
come avrebbe desiderato, mandava Don Bonetti sino a Marsiglia
a salutarli ancora una volta a suonome, e a recare a Mom. Ca-
gliero questo suo foglio autografo: sParole da porsi in musica
da Mons. Cagliero, quando sarà sulle sponde del Rio Negro nella
Patagonia, e che a Dio piacendo noi canteremo a suo tempo nella
chiesa di Maria Ausiliatrice in Tonno: O Maria,uirgo potens; tu
magnum et praeclarum ir, Ecclesia $raesidizim: tu singulare Auxi-
l h CFIiistianorum: tu terribilis ut castrorum acies ordinata; tu
cunctas haeieses sola interenzisti in uni8erso mundo; tu ir, augustiis,
tu in bello, tu in messitatibus nos ab b s t e protege, atque in aeterna
gaudia i%mortis hora suscipe D ( I ) . Era un tratto di delicatezza
patema, a meglio dissipare ogni preoccupazione per la sua salute
dail'animo dei partiti, i quali, da bordo dei Bourgogne, gli rispo-
sero chiedendogli per telegramma ancor una benedizione.
intanto la notizia dell'infermità s'era diffusa in ogni pate:
e mentre, grazie a Dio, Don Bosco si era rimesso e aveva ripreso
le sue occupazioni, il Corriere della Sera del 28 febbraio pubbli-
cava una corrispondenza da Torino, dove si diceva che Don Bosco
( I ) O ,Maria, Vergine potente; T%',grande ed illustre puesidio della
Chiesa; T u , aiuto muraviglioso dei cristiani; Tu, teriibile come un
esercito ovainato a battaglia; Tu, che da sola hai distmtto ogni eiesia i n
tutto il mondo, ah! nelle nostre angustie, nelle nostre btte, nelle nostre
strettezze, difendici T u dal nenzico, e nel?oia della morte accog!i l'anima
nostra M Paradiso.
Queste parole, musicate per incarico dei Card. Cagliero dai Saie-
siano Don Giov. Pageila, vennero eseguite nei 19x8,neile feste che si
celebrarono per il Cinquanteuario deiia Basilica di Maria Ausiliatrice.

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61.1 Page 601

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- - V I I Simpre nuove marawiglie 1885-1886
era andato fin daii'autunno antecedente in AmeIica: che da q
che tempo circolava (icon insistenza$ la voce che fosse morto
laggiu e che la sua morte (r era tenuta celata per non guas
alcuni interessi dei partito, di cui Don Bosco era l'anima 8.
marzo il Corriere di Torino pubblicò una smentita (I): tutta
La notizia fu ripetuta da altri giornali, in Italia e all'Bst
1'Echo da Nord di Liiia la riferi il 5 marzo. Ii I3 marzo,
Torino si udirono gli struloni gridze: « L a morte
cn soldo la copia! ».E Don Bosco, proprio quel giorno, usciva p
fare due passi. In porteria vi erano molte persone, accorse p
verilicare la cosa: anche in piazza si era adunata molta ge
per lo stesso motivo. Appena il Santo comparve, tutti si r
grarono dicendo: - Ecco le fandonie che ci raccontano i giorn
- Edegli allegramente esclamava: - Alcuni giorni fa mi ha
fatto morire a Buenos Aires: poi a Marsiglia: ien a P a k e sta-
mane, secondo loro, son morto a Torino: ed io invece vado
seggio!... Oh! finchè colle proprie orecchie si ode gridare 1
zia deila propria morte, non si è ancora in pericolo!
Mentre la sua saiute andava declinando, non gli diminui
affattole energie dello spinto, e il 24 marzo, nonostante le
teste dei suoi, dei medici, e dei Card. Alimonda, partiva alia vo
della Francia. Gli facevano compagnia Don Bonetti e il chierico
Carlo Viglietti, che fin dai maggio antecedente era stato addetto
alia sua persona. Neii'andare aiia stazione, domandò ai giovane
- segretario: Oh! Viglietti, dove vai? - Vado col signor Don
- Bosco. - E Don Bosco sai dove vada? E poichè ii chierico
- esitava a rispondere, continuò egli stesso: Dove vada Don Bo-
sco, non lo so ne@@uiro. Egli è in braccio della Divina Prowvide6za!
E l'adorabile Prowidenza guidava amorosamente i suoi passi,
- conducendolo felicemente a Saq5ierdarena, ad Alassio, a Nizza.
(I Sia lode a Dio!-scriveva di Viglietti. Io non avrei creduto,
se non avessi visto! Aveva già udito raccontare le mesaviglie d
viaggi di Don Bosco in Francia, ma era ben lungi dal figura
- (I) Ieri, scriveva ii "Coniere di Tonno'', [Don Bosco] neli'
la notizia del foglio di Milano, si mise a ridere e poi siccome
- trovava a tavola con tutti i superiori deli'Istitiito - voiie m
da bere dicendo: Dica che Don Bosco &vivoe l'ha veduto
anzi aggiunga che ha toccato ii bicchiere con 193 S.

61.2 Page 602

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la realtà... Al Patronato è un continuo via vai di vetture che
portano dame e signori. L'anticamera è piena zeppa di persone.
Vengono a ringraziare Maria Ausiiiatrice per grazie ricevute o
ne domandano, facendo generose offerte. Quando escono dalia
stanza di Don Bosco, molte piangono, contente e consolate d'aver
udito la sua parola D.
I1 z7 marzo, verso le 5 pom., giunse un'intera famiglia da
Cames, composta di sette od otto persone, che portavano una
fanciulla, storta e gobba. (C Dimandavano la benedizione di Maria
Ausiiiatrice per queila bambina. Mentre Don Bosco terminava
la formola ddia benedizione, tutta la famiglia ruppe in pianti
e singhiozzi per una commozione straordinaria. Tutti dicevano
che la ragazza era guarita. Infatti essa se ne uscì coi parenti,
senza bisogno di sostegno e pienamente raddrizzata. Don Bosco
però si lagna di queste guarigioni improvvise. Dice d'essere con-
tento, quando la grazia è concessa dopo un triduo od una novena >>.
Prima di partir per Tolone, furono a visitarlo tre signore, una
delle quali era presa da vertigini, sicchè da molho tempo non si
arrischiava ad uscire di casa; era tutta rattrappita neila persona:
le braccia aveva serrate ai petto immobili, e le mani contratte
fortemente in modo che parevano un gomitolo: le gambe solo aveva
libere. Vollero la benedizione di Maria Ausiiiatrice, e Don Bosco,
come le ebbe soddisfatte, si volse all'inferma e le disse: - In
nome di Maria Ausiliatrice, fate come faccio io. Stendete le mani,
battete palma a palma e gridate: Viva Maria Ausiliatrice! -
Padre, rispose, non vedete che non pmso fare assolutamente ciò
che voi mi comandate. - Obbeditemi, signora. Voi non sapete
ancora che casa Maria vuol fare per voi. - È impossihiie, buon
padre; da anni e anni io sano così miseiamente rattrappita. -
Ma voi non avete fede? Se Savete, fate queilo che vi dico; svin-
colate le braccia, stendete le mani ed applaudite a Maria che vi
ha guarita. - Queila mosse le mani, le trovò snodate e te battè
ripetute volte assieme assai forte, esclamando fra le lacrime: -
Viva, viva Maria Ausiliatrice! - Le due donne che l'accompa-
gnavano si misero a piangere. La grazia era evidente. Anche Don
Bosco era estremamente commosso.
A Tolone fu ospite deila famiglia Colle, che in quell'anno 1885
faceva tante offerte a Don Bosco per il complessivo ammontare

61.3 Page 603

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- - V i 1 SeMflre nuove ma~aviglie 1SSy1886
- di 220.000 lire. ii 2 aprile giovedì santo - andò col Cont
e col ch. Viglietti alla Cattedrale per far Pasqua, quantun
con grave fatica; la breve passeggiata e le genuflessioni lo
rono. Ma, per la strada e in chiesa, gli sguardi di
lui; e dopo Wessa, quando fece per scendere dal presbiterio,
gente 10 ci~condòsuila gradinata, gridando e piangendo, e gli
La sera del sabato santo giungeva a Marsiglia. I giovani del-
SOratorio S. Leone e i Cooperatori lo accolsero con festosa venera-
zione, e, nelle due settimane che si fermò tra loro, innumerevoli
furono quelli che si recarono a ringraziarlo dei prodigiosi &etti
delle benedizioni ricevute Sanno avanti, o a raccomandarsi &e
sue preghiere. I1 IO apriie andò a Santa Margite~ita,ove si era
aperta la nuova casa salesiana per la formazione del personale.
L'Istituto rigurgitava di una folla devota, quando giunse in vet-
tura una donna idropica e paralitica. Dopo averla b
-Bosco le disse: - Provate un poco a camminare senza s
E colei, che da anni ed anni non si poteva muovere, ca
riconoscenza. E Don Bosco, vòlto a Viglietti, gli diceva poco dopo
confidenziahente: - Le avrei pur detto: "Là, gettate via quel
bastone, e andate a lavorare! " ma un fatto simile avrebbe cau-
sato troppo rumore e commosso troppo la gente.
ridoio, il Santo si d a c u a v a sulla soglia della camera, diceva
qualche parola, interrotta
la benedizione e una med
indiscrezione di quelli che gli tagliuzzavano gli abiti per avere
una reliquia.
i3 17 aprile tenne conferenza ai Cooperatori, e rivolse loro

61.4 Page 604

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588
V I - BenedeLto dalle Genti!
espressioni così tenere da movere tutti alle lacrime. Quindi
prese la parola il Vescovo, che lo chiamò pubblicamente un Santo.
- Uscendo di chiesa tutti lo circondarono e mostrandogli chi un
parente, chi un amico, gli andavano dicendo: Guardi! Don
Bosco, questa è mia sorella... questo è un mio amico... questo è
un mio figliolo... istantaneamente da lei guariti l'anno scorso!
- No! correggeva il Santo: dite che sono stati guariti da Maria
Ausiliatrice: Don Bosco è un fiovero firete q d u n q u e l
Partì da Marsiglia la mattina del zo aprile, lasciando in tutti
una grande mestizia. Prima che partisse i Salesiani gli chiesero
ancora una parola, un consiglio, una benedizione. La chiesa, la
sacrestia e la casa rigurgitavano di persone. Egli benedisse a parte
i suoi figlioli e lasciò loro questo ricordo: <<Rammentatevcihe
s i e t ~fratellil D. Poi benedisse la folla e i giovani radunati in cortile
e partì. Don Albera piangeva come un fanciullo!
Poco dopo era di nuovo a Solone, dal Conte Colle. (iI1 poter
servire e aiutare Don Bosco, soleva dire quel buon signore, P
una delle più grandi fortune che possono toccare ai cristiani dei
nostri tempi s.
I1 zr ii Santo prosegui per Nizza; benedisse aila stazione
di Cuers gli alunni della Colonia Agricola della Navarre, accorsi
per salutarlo; quindi continuò il viaggio verso la Ligaria, disse-
minando ovunque i mirabili effettidelle sue benedizioni.
Ad Alassio gli fu presentato Emesto Maria Demaistre di
Diano Marina, che aveva una congestione cerebrale ed era para-
litico da un lato; com'ebbe la benedizione, guarì istantaneamente.
Il fratello, di g anni, non poteva articolar parola; ed egli pure,
avuta la benedizione di Maria Ausiliatrice, guarì. Una giovane,
certa Au-aldi, deli'età di quindici anni, non camminava più; be-
nedetta, si mise anch'essa a camminare speditamente.
- A Sampie?darena gli f u portata un'infema, la quale, non
appena fu benedetta: Son guarita! si mise a gridare, son guarita:
e voglio andare a casa da me! - E vi tornò, infatti, da sè, tra il
pianto di coloro che l'avevano accompagnata.
-4 Torino lo attendevano il Duca e la Duchessa di Norfoik
per presentargli un figlioletto, d e t t o da cecità e da un'infermita
giudicata incurabile. I nobili signori tornarono pih volte a visi-
tarlo, e, con tutto ii loro seguito di 18 persone, assistettero alla

61.5 Page 605

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messa che Don Bosco celebrò per loro, ali'altare di San Pietr
e il fanciullino, fin dal primo incontro col Santo, appena gli
così, esclamava
soggiuuse che sarebbe andato miglio
lasciar le cose neiie mani dei Signore:
gioue, ma di dare ai fanciullo l'intelligenza e la vista chenon
I1 10 giugno si celebrò la festa di Maria Ausiiiatnce:
Santo, d a vigilia, tenne la conferenza a i Cooperatori, e la m
tina della solenoità voiie scendere a celebrare la S. Messa ali'
tare della Madonna. Molti fedeli,
sanestia e sotto i portici, per b
f2 incredibileii numero di coloro &e in ogni
ma particolarmente nella festa di Maria Ausi
per vederlo e parlargL+.
Nei 1885 accorsero a visit
gnor Sogaro, Mons. Vaifrè, Ves
Arcivescovo di Milano. La s
terìa ii Card. Lavigerie,
Con ansietà chiese se fosse in casa Don Bosco e udendochesì,escla-
mò: (iOh sono co
giorni dopo giungeva a
rino anche nei 1884 sol
il desiderio di farsi salesiano. In queli'anno la fama dei
difiondeva largamente anche in Baviera. I1 rev. Don
Nepomuceno Werner
u Regolamento dei
Donmi Domani Bosco a.

61.6 Page 606

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5g0
- V I Benedetto dalle Genlil
di voler aggregare, almeno spiritualmente, alla Pia Società. Sale-
siana un Patronato fondato a Monaco per giovani apprendisti
(Lehrlingsschutz), dato che le leggi governative non avrebbero
permesso una vera e propria incorporazione.
In luglio Don Bosco si recò a Mathi Torinese, per qualche
giorno; e da Lanzo scesero a salutarlo gli alunni del Coiiegio di
San Fiiippo. Tornò a Torino per i convegni degli ex-allievi
secolari e sacerdoti, ai quali, anche quell'anno, rivolse memo-
rande parole.
(r La mia vita volge al termilze,disse a i primi, non so se i l Signore
m i lascerri ancora su questa terra, sicchè possianzo altra volta trovarci
in questa cara unione. Ma se io vi precederò nell'dernità, mentre
v i prego di ricordarvi di me nelle vostre orazioni, vi assicztro che no*
m i dimenticherò di voi nelle mie. Se il mio vivere suZla terra dovesse
ancora prolungarsi per qualche anno, state cedi che io continuerò
ad amarvi ed a i n t k in tutto quel poco C& potrò. Intanto voi,
ovunque andiate e siate, rammentatevi s e e r e che siete ijigli di Don
Bosco, ijigli &l'Oratorio di S . Francesco di Sales. Siate veri C&-
tolici coi sani principi e colle opere buone. Praticate fedelmente
qnella religiom, che, L'unica vera, swvirà a raccoglierci tntti un
giorno nella beata eternità. Felici voi, se non dimendicherete mai
quelle verità, che io ho cercato di scoqire nei vostri cuori, quando
eravate giovinett$'
Ai secondi dava questo ricordo: « I o non intendo indirizxarvi
wZ1e parok, ma solamente desidero farvi notare una cosa impor-
tante, la quale mi raccomando riteniate sempie $ssa nella m e m ' a .
Questa si è di provvedere alla dejicienza di sacerdoti. Non & do-
vrebbe essere sacerdote, il quale non procurasse di secondare, a wsto
eziandio di sacrifizi, lo spirito di vocazione in altri, per lasciarli
suoi eredi e successori nel ministero d i salvare le ani* ... Proc11-
rate col consiglio che v i dd di accrescere i meriti dBl vostro sacerdo-
tale mi+sistero.La gloria della Chiesa è gloria nostm; la s&ft delle
anime è il nostro interesse. Tutto i l berw che faranno gli altri per
nostro im@ulso, accrescerà lo splendme delZa gloria nostra in Para-
diso u.
Ma, nonostante il tranquillo soggiorno di Mathi, le sue condi-
zioni di salute divennero di nuovo inquietanti; un conLitlua mal
di capo, male agli occhi e altri disturbi lo t o m e a t a w o . Da qual-

61.7 Page 607

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che tempo, per l'estrema prostrazione di forze, aveva bisogno
di sostegno. La schiena gli si piegò tanto che talvolta, se non
avesse avuto un appoggio, sarebbe caduto a terra: tuttavia, a
mala pena, si decideva ad appoggiarsi aiie mani dei Superiori e
dei segretari. Molti gli si &oiIavano d'intorno per aiutarlo: ma
non ne eran capaci. Egli aveva bisogno di aver le braccia so
vate in modo da esser costretto a star ritto suila persona, per
era necessano che potesse appoggiarsi con piena sicurezza su
gli stava accanto, mentre, per imperizia, alcuni lo trascinavan
- anzichè sostenerlo, e gli facevano male. Povero Don Bos
- gli diceva allora qualcuno, invece di aidarlo, 20 strapazzano!
- Ed egli rispondeva sorridendo: State tranqruilli che il fid grosso
.. resta sempre attaccato!.
Ed era sempre aiiegro, non si lagnava di nulla, e non aveva
che un desiderio: fioter fare di fid $er i suoi orfanelli!
La Divina Provvidenza pensava anche a questi. Una signora
gli invia un'offerta di 2500 lire per grazia ricevuta, ed egli le manda
una lettera di ringraziamento, promettendole ultexioxi preghi=
Colei, maravigliata di tanta bontk, lo ringrazia con altra lette
e gli invia una seconda offerta di lire 3000. Don Bosco, la ri
grazia e la consola col parlarle del paradiso, ed ha in rispos
una terza offerta di lire ~o.ooo.- Ora sono imbrogliato, dicev
... il Santo; temo, riscrivendo, che mandi una quarta offerta; e
scrivere più è inurbanità... non so come comportarmi1
il 14 agosto il direttore deli'oratorio cercava il denaro neces-
sario per estinguere nn grosso debito, e gli mancavano miii
- per completare la somma voluta. L'unica speranza era in
Bosco, e Don Lazzero andò a Blathi ad esporre la cosa. Guar
-gli rispose Don Bosco, tutto il mio avere è in quest'assicmat
E aperse la lettera: c'era un biglietto da mille.
il 22 agosto Don Bosco parti da Mathi per Nizza M
per assistere alla vestizione e professione religiosa di molte Fi
di Maria Ausiliatrice. Fu l'ultima visita. che fece il Santo all
religiose. Raccomandò loro la carità vicendevole, la paz
- nelle tribolazioni, e l'oservanza della S. Regole; e e quando scrz-
vete a casa disse in fine -salutate i vostri parenti per me. Ditg
a vostro padre, a vostra madre, ai vostri fratelli, alle vostre sorelle,
C& Dole Bosco prega semfre 9er hro, pwcìnè i 2 Signor@li 6 e d i c a
-

61.8 Page 608

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592
V I - Benedetto da2Ee Genti)
e prosper; i lmo interessi: e perchè si salvi?w, acciocchk possano
vedere in cielo le figlie che hanno dato alla mia congregazione, che
è cara, quanto quella dei Salesiani, a G& e Maria >>.
Era la raccomandazione che faceva sempre anche a' suoi figli.
Tornato a Torino, si recò a S . Benigno Canavese, indi a Val-
salice per gli Esercizi s p i i i M . Da qualche tempo dimostrava
una maggiore sensibiiitk. Durante la messa era diacile che non
piangesse: spesso al Domine, non sum dignus, si metteva a pian-
gere e non poteva più proseguire: così pure ali'Ecce Agnus Dei,
prima di amministrare la Comunione; aiia benedizione poi pian-
geva sempre.
Anche nel conversare, se non voleva piangere, bisognava che
schivasse gli argomenti che lo commovevano. A San Benigno, il
25 agosto, fece il discorso di chiusura degli Esercizi spirituali, e
mosse tutti al pianto, mentre piangeva egli pure. A Valsalice,
tenendo il discorso di chiusura per un altro corso di Esercizi,
nanò la visita che il re Ottone 111 fece a S. Nilo: e, facendo sua
la risposta del santo Abate, diceva piangendo ai Salesiani: (I Altro
non vi cliedo, se non che salviate I'anima vostra! a. E, benchè in-
fermo, volle assistere a tutti i corsi di Esercizi.
I1 24 settembre, mentr'era a Valsalice, annunziò la nomina
di Don Rua a suo Vicario, e 1'8dicembre la comunicava per let-
tera alie case delia Pia Società: « Dopo aver pregato per molto terwpo
i Z Datw d'ogni be?ze, dopo aver iuvocato i lumi dello S$irito Santo
e la speciale 9rotezime di Maria Vergine Ausiliatrice e del nostro
Patrono S . Francesco di Sales, valendo& della fuoltù concessa dal
Swpremo Pastore della Chiesa, nomino mio Vicario Generale Don
Michele Rua, attualmente Prefetto della nostra Pia Società. Da qui
ienanzi pertateto egli farà k mie ereci nel pieno e intero goverm della
nostra Pia Società: e tutto ciò che posso far io, potrà fai10 anch'egli
con pieni pote~iin tutti gli affari pu6blici e privati, che ad essa
Società si riferiscono, e m tutto il personale, di cui la medesima si
compone ».
C8 dicembre Don Bosco fu a pranzo con i confratelli, e dopo
i vespri imparìì la benedizione col SS. Saaamento. Tenne quindi
conferenza, e, ricordando la festa deli'Immacolata del 1841,dopo
aver detto che cosa fosse SOratorio 44 anni prima, lo paragonò
con lo stato d'allora, dichiarando che fonte di tutte le benedizioni

61.9 Page 609

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avute dal Cielo per mezzo d i Maria SS. Ausiliatrice era s
quella prima Ave Maria, detta con f w o r e e con retta intenzion
insieme col giovinetto Bartolomeo Garelli, nella Chiesa di S. F
cesco d'Assisi. Aggiunse che la Pia Società di S. Francesco di S
era destinata a grandi cose, anche a spargersi per tutto il mondo
N se i Sdesiani saralzrw fedeli a l h loro vocazione ».P
vezza straordinaria.
fl I3 dicembre raccolse in conferenza i giovani
ginnasiale, ai quali ogni settimana teneva un discorsetto f
miliare per farli riflettere sulla scelta dello stato, e in fine
galò a ciascuno molte nocciole. Li radunò nuovamente il 3 g
naio 1886 e, dopo la conferenza, si fece portare ii sacchetto d
-nocciole che era rimasto a meta. Il chierico Festa lo ammo
Non ne dia molte, perchè non ne ve saranno abbactanz
tutti. - &ascia fare a me! - rispose. I presenti erano 6
egli, dopo aver cominciato a darne una manata ai pr'
tinuò a dame, addirittura a due m&, a ciascuno. G
che stavano ad osservare con grande maraviglia, si accorser
che nel sacchetto le nocciole restavano sempre allo stesso li-
vello, per quante Don Bosco ne estraesse. Sembrava che di volta
in volta una mano misteriosa ve ne riponesse tante quante ne
venivano tolte. Finita la distribuzione, tutti videro ii sacchetto
invariato. Nulla, proprio nulla, era scemato del primitivo con-
tenuto! I giovani manifestarono ii loro stupore a Don Bosco
e gli chiesero come avesse fatto. - Oh! io non lo so, rispose sor
ridendo, non lo so! ma a voi che siete miei amici posso far delle con-
fidenze, e vi racco~zteuòciò che accadde aZl'0iatorio m l t i anni sono.
- E narrò la prodigiosa moltiplicazione deile castague e l'altra
deiie Ostie consecrate. La notizia si sparse per la casa, e tutt
volevano qualche nocciola prodigiosa.
J3 prodigio si ripetè il 31 gennaio 1886, presenti gli stessi
alunni e i chierici Festa e Viglietti. Don Bosco si fece portar
il mezzo sacchetto di nocciole, che nel frattempo una pia avi
dità aveva forse diminuito, e ne rinnovò la distribuzione. Tutt
osservavano che cosa sarebbe accaduto, e questa volta ii sac
chetto si vuotava dawero. Ii giovane Grassino, che Save
- le mani e Giovanni Franchini che ne sosteneva il fondo,
i primi a dare i'allarme. Don Bosco rispose a Franchini:
3 Y G. B. Lmomz. Vita di S. Giovanni Bosco. .VolLIIL

61.10 Page 610

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594
V I - Benedetto dalle Genti!
- tranquillo, ce ne saramo per tutti e ne avanzeranno amora!
E continuò la distribuzione. In &e, vòlto a Grassino, esclamò:
- Ecco, t u starai senza! - ma, sorridendo, frugava sempre nel
sacco: e: - Ecco ce n'& ancor una! continuò: - e con aria dolce
e solenne, che aveva un non so che di misterioso, ne tirò fuori una
manata e la diede ai ragazzo dicendogli: - Tientele preziose.
- Quindi chiamò Don Stefano Trione, che era presente e ne
diede anche a lui: chiamò pure Don Durando e fece altrettanto:
e: - Voglio darne ancora a Mazzola e Bassignana - continuò:
e ne diede una manata a ciascuno. I giovani erano più spaven-
- tati che stupiti. Finalmente estrasse la mano dai sacchetto con
cinpe nocciole. Guardandole, si fece mesto, e: Dunque non
son venuti tutti aiia conferenza, esclamò, questo mi rincresce! -
Nesuno dei superiori i'aveva osservato: mancavano realmente
cinque giovani: tre erano andati a cantare a Valsalice, W due
erano *asti neiio studio1

62 Pages 611-620

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62.1 Page 611

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CAPO W1
I L TRIONFO DI BARCELLO
Salesiana di Sarria presso Barcellona, una .+si& che ci ricorda
pochi fatti concimili nelle vite dei Santi.
Era la notte precedente alla festa di S. Francesco di S
quando il sacerdote Giovanni Branda, direttore di quella
- Saiesiana, si senti chiamare e, destatosi, udì chiara e
la voce di Don Bosco: Don Branda, àIzati, e vieni
vide, con stupore, la camera illuminata, come in pieno gio
que! - Vengo subito! - rispose, e si vesti; e, rimossa la tendina,
a nn metro circa da quella, vide Don Bosco che l'attendeva, spi-
rante nel volto e nello sguardo un affetto e una codidenza sin-

62.2 Page 612

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5g6
V I - Benedetto dalle Genti1
golari. Don Branda gli prese la mano e gliela baciò, e Don Bosco
gli disse: - La tua casa va abbastanza bene, son sodisfatto
di quanto stai facendo, ma... - ed ecco delinearsi proprio
innanzi quattro ricoverati dell'Istituto. Accennando al primo,
Don Bosco disse che conveniva ispirargli maggior prudenza:
degli altri intimò senz'altro l'espulsione: - Prowedi energi-
camente, tògiiteli quanto prima, senza commiserazione. «Pro-
nunciando queste parole, il suo volto si mostrava infiammato
e corrucciato. Dopo questo, a un suo cenno - narra Don Branda
- uscimmo tutti e due dalla stanza, aprendogli io la porta e
seguendolo. Visitammo i due dormitori. Io non ricordo che Don
Bosco ne aprisse le porte, io però non le apriva e lo seguiva a.
Nel tragitto, le scale e i dormitori era pieni di luce come a giorno
fatto, e Don Bosco precedeva con passo deciso e alquanto più
affrettato dei solito. Ritornato presso la camera del Direttore,
gii rinnovò l'intimazione di prima: - Non so come fare ad ese-
guire questi comandi, osservò Don Branda: non so quali ragioni
addurre per venire a queste decisioni; non ho prove; è un affare
spinoso. - Mentre o s i diceva, gli parve - come l'udimmo noi
pure ripetere - d'intravedere, dietro Don Bosco, Don Rua, che
portando l'indice alle labbra, gli faceva segno di tacere.
Don Branda tacque e Don Bosco scomparve. In quel mentre
cessò ogni luce; onde il buon prete si avvicinò a tastoni all'uscio
della camera, andò al tavolino, cercò e accese il lume, volse lo
sguardo attorno e si vide solo; guardò l'orologio, mancavan due
ore alla levata comune. Che fare? Prese il Breviario e incominciò
a recitarlo. Suonata la levata, scese in chiesa, e in preda a viva
commozione, celebrò la santa Messa. Lo turbava specialmente
il pensiero di dover licenziare uno dei giovani imputati; non
sapeva come fare e con quali ragioni indurlo a riconoscere il
suo torto. Lasciò passare quei giorno senza dir nulla, e poi altri
giorni ancora, finche gli giunse una lettera di Don Rua che gli
riferiva come Don Bosco, passeggiando sotto i portici, avesse
raccontato di avergli fatto una visita mentr'egli forse dormiva,
e che l'awisava nuovamente di eseguire gli ordini ricevuti.
Don Branda, a quell'intimata, vivissimo sentì ridestarsi
nel cuore l'affanno per l'ordine ricevuto; tuttavia tacque ancora
e, recatosi al domani a celebrare presso la signora Dorotea

62.3 Page 613

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Chopitea de Serra, la mamma dei Salesiani di Barceliona
- Ho sognato Don Bosco, si sentì dire dalla piissima donna; q
notte ho sognato Don Bosco! Mi perdoni! la interruppe
Branda, non osando ascoltare di più per il subbuglio che ave
in cuore, questa mattina vorrei celebrar senza indugio. -
recatosi in cappella; si vestì e cominciò la Messa. Senonchè,
citato il Salmo e saliti i graadini, nel chinarsi a baciare l'altar
udì risuonare, chiara e netta, dal fondo aii'anima sua, questa
voce: Se tu non fai quello che ti ha comandato Don Bosc
questa è l'ultima Messa che tu celebri! ».
Tornato a casa, coniìaò ogni cosa ai prefetto Don Antoni
Aime: s'interrogarono separatamente i giovani indicati, e s'
scontrò esatto, fino all'ultimo particolare, ciò che aveva d
Don Bosco. Non solo, ma, cosa degna di nota, i singoli
presero lo stesso preciso atteggiamento, in cui Don Brand
aveva veduti la notte in cui Don Bosco gli era compars
I1 12 marzo il Santo si metteva in viaggio e sostava a
dwena, accolto dai direttori delle vicine case salesiane e d
una moltitudine di ammiratori. ii 13 si recò a Genova per 1
ferenza in S. Siro, tenuta da Don Cenuti, alla presenza d
civescovo Mons. Magnasco. Una gran folla accorse ai suo p
saggio, gremì la basilica, e prima e dopo la funzionestipò la
crestia, felice di ricevere una medaglia dalle sue mani. E
successe un altro fatto singolare. Avendo iinito le medaglie,
Bosco si volse a Don Beimonte, chiedendo se ne avesse dell
altre. Questi glie ne diede una quarantina ed egli ne distrib
ancora a tutti quelli che ne vollero! Don Belmonte osservava
con estrema maraviglia tanta generositi nel donare, e
teva credere ai propri occhi. Insieme a lui era testimon
fatto il signor Maurizio Dufour. Le medaglie si andarono
tiplicando a centinaia e, forse, oltrepassarono il migliaio
Ugual calca si vide all'indomani neii'ospizio di S. Vince
de' Paoli a Sampierdarena, ove si consacrò un concerto di C
pane per la parrocchia di S. Gaetano. ii 16 marzo Don Bosco
proseguì per Varazze. Alla stazione di Are?zza?zo gli fu condotta
un'inferma, che tornò a casa da sP, istantaneamente
I1 suo arrivo a Varazze prevocò una scena di una gr
indescrivibile. ìi parroco l'aveva p r e a n n d a t o alcuni gio

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5 98
- V I Benedetto dalle Genti1
innanzi e nei vicini paesi erano stati mandati inviti per la con-
ferenza, sicchè da Arenzano, da Voltri, da Se&, da Savona
era accorsa tanta gente, che Don Bosco, sceso dalla vettura a'
pie' della breve salita che mette al Collegio, impiegò tre quarti
d'ora per giungere a casa. In seguito, la folla irruppe anche nei
corridoi, nelle scale, e ci volle ogni sforzo per Impedire che il
Santo non venisse addirittura soffocato. Quando si recò alla
Collegiata per la conferenza, la piazza e la chiesa erano così g e -
mite, che a stento, e solo in grazia delle forti spalle del parroco
e di alcuni popolani, potè giungere al presbiterio. Parlò prima
Don Cermti, esponendo l'origine e lo scopo della Pia Unione
dei Cooperatori; poi il parroco disse altissime parole d'elogio
di Don Bosco e deile sue opere. Era una commozione generale.
Dopo la benedizione la moltitudine era tanta, che non si po-
teva usar di chiesa. Don Bosco sorrideva tranquulo, ed aveva
una parola per quanti l'awicinavano, massime per i fanciulli.
Varie furono le guarigioni. Un uomo che aveva un braccio fa-
sciato ed appeso al collo, mentre implorava le sue preghiere,
si trovò prodigiosamente guarito.
1117il Santo parti per Alassio, il 20 proseguì per Nizza. a Pare,
scriveva il chierico Viglietti, che egli stia bene in salute; parla di
andare a Cannes, Barcellona, Cette, Montpellier, Parigi, Lilla,
Bmeiies; dice però che tutto sta nelle mani dei giovani dell'Ora-
tono, i quali debbono aggiungere, alle solite orazioni, particolari
preghiere per il buon esito del suo viaggio, e per la conservazione
della sua salute ».
A Nizza, davanti aila casa salesiana, fu un continuo via vai
di vetture, poichè numerosisime furono le nobui famiglie che
vollero una visita del Santo. Alla villa della Contessa Braniska
l'accolsero il Duca di Rivoli ed altri signori e ritornò a casa
colla veste tutta tagliuzzata e fatta quasi a brandelli per i pezzi
asportati dai devoti! Anche la Regina dei Wrutemberg, Olga
Nicolaiewna, moglie di Carlo I e sorella di Alessandro 11, Czar
di Russia, domandò una sua visita e lo ricevette con grande
affabilità. Gli chiese notizia dei giovani e dell'opera, lo pregò
d'occuparsi del Wurtemberg, e nei contemplalo, commossa,
gli chiese se non avesse bisogno di qualche cosa. I1 Santo le ri-
spose che vedendo Sua Maestà per la prima volta non voleva

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- - VIII Il trionfo di Barcellorza 1886
domandar favori la Regina insistè, e Don Bosco le spiegò d o r a
che cosa fossero i Cooperatori Salesiani.
che io voleva: fatemi Cooperatsice Salesiana.- La Regina av
indetto per quell'ora un trattenimento di gala, ma p
attendere gl'invitati, trattenendosi col S
d'ora. Quando questi le disse che era di partenza per Barcel-
-lona, lo pregò di ripassare a Nizza, e aggiunse cordialmente:
Vi ringrazio, buon Padre, della santa benedizione che avete
portato d a mia famiglia.
A Cames il Santo giunse senza nessun preavviso, e tutta-
via si vide la gente inginocchiarsi per terra al suo passaggio.
Qui pure ricevette e fece molte visite, come quelle del Prin
e della Principessa di Caserta, e di S. A. R. la Principessa
henzoilem, Infante di Spagna, che accettò di es
fra le Cooperatrici Salesiane. Gli fu condotta una giovine, stesa
e legata su d'una barella. I genitori, &ttissimi, lo pregavano
di benedirla. Egli la benedisse, e poi
- sero e la facessero alzare. Impossibiie, impossib
- madre, i medici lo hanno assolutamente proibito. Avete
- in Maria Ausiliatrice? Si, cert
- vi dico. Ascoltate Don Bosco, insisteva la
- io mi sento molto meglio. Fu sciolta: si levò da e si mise
a camminare, mentre da 4 anni non poteva piS1 farlo. il Santo
aggiunse: - Ringraziate Maria Ausiliatrice, e accompagnate i
vostri genitori a casa. - Tutta la moltitudine che attendeva di
fuori, visto il prodigio, s'accese d'entusiasmo; la voce ne corse
- in un baleno, e subito furono portati altri ammalati. Don Bosco
stesso ne fu assai impressionato, e: Q s i è tem$o di femzarci
- esclamò, e si propose d i fissare preghiere per nove o più giorni
per non destare troppo rumore con guarigioni istantanee.
A ToZone scese, secondo il solito, in casa CoUe, sempre gene-
rosa col «povero prete di Torino D. Il 31 marzo arrivò ali'Oratorio
San Leone di Mars<glia, accolto con entusiasmo indescrivibile
Don Albera gli offerse1000 lire, fmtto di piccoli risparmi dei gio
vani di Marsiglia, di Parigi, di Lilla e della
in aiuto nella costruzione della chiesa del Sacro Cuore in
Nei giomi seguenti fu un continuo accorrere di una molt
di persone C% ogni ceto e grado sociale p

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600
- V I Benedetto dalle Genti1
e averne una benedizione. ii 17 aprile, aflorchè partì per Bar-
cellona, ricevette alla stazione un'ovazione commovente. A
PordBon gli mosse incontro Don Branda, che si aifrettò a doman-
dargli spiegazione defla visita avuta, in quella notte memoranda,
-ma il Santo gli rispose: - Su, su, di' tu,narra tu come è andata!
e in fine cambiò discorso.
I1 suo arrivo a Barcellona fu degno di un re! Giornali cittadini
e di Madrid e di Siviglia l'avevano preannunziato; e da ogni
città erano accorse rappresentanze ad incontrarlo. La stazione
era gremita di associazioni e di cospicui personaggi. Vi erano
rappresentanti delle Autoritk civili, il Vicario Generale pel Ve-
scovo assente, Canonici e Parroci, il Presidente delie Confe-
renze di S. Vincenzo de' Paoli, ii Presidente delia Società Catto-
lica, il Rettore deli'università, il Rettore del Seminario, i Ret-
tori di vari Licei, e la più illustre delie Cooperatrici Salesiane,
Donna Dorotea de Chopitea ved. de Serra, con un Comitato di
signore. Don Bosco impiegò un'ora per arrivare dal treno d a
vettura, tanta era la folla che gli si stringeva intorno per vederlo
e baciargli la mano, mentre i più lontani si accontentavano di
fissarlo coi binoccoli.
Fuori deiia stazione lo attendevano più d i quaranta carrozze;
quelia di Donna Dorotca fu la prescelta. I1 Santo, nel salutare
i'insigne benefattrice, le disse: - Oh signora Dorotea! o , g~iorno
io pregava Iddio che mi facesse la grazia di conoscerla prima di
morire!-E si lasciò condurre al palazzo d i questa nobile Serva
di Dio ove lo attendevano altre distinte persone e rappresentanze.
Dopo aver preso cibo in quelia famiglia patriarcale, si recò ai
Talleres Salesiarzos di Sani&. L'anno prima quei giovinetti gli
avevano inviato il disegno di una macchina a vapore con Sisai-
zione: Torino-Barcellona. Era un gentile invito e un ardente de-
siderio che quei cari fanciulli avevano raccomandato a Dio con
novene, digiuni, privazioni e pefino con voti; e 1'8 aprile 1886,
finalmente vedendosi esauditi, fecero al Santo un'accoglienza
indimenticabile.
L'entusiasmo regnò sovrano per tutto il tempo che Don Bo-
sco restò in Barceiiona. L'accorrere dei visitatori ai Talleres Sa-
h i a n o s di Sarrid, iniziatosi 6n dall'amvo, continuamente andò
aumentando. Dalle prime ore del mattino fino a notte avanzata

62.7 Page 617

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lungo il viale e v i faceva colazione
interi per vedere ii Santo. Ordinariamente gli venivano prese
tate cinquanta o sessanta persone per volta, ed egli dava loro
benedizione e una medaglia di M
giorni riuscivano ins&centi anche le udienze collettive,
costretto ad affacciarsi, a quando a quando, a benedire il
dal poggiolo.
Corse a visitarlo anche un ex-allievo deu'Oratorio di Valdocco
ii quale gli ricordò come, arca il 1860, gli avesse detto nel
- gedarsi: Vado a Barceliona,
- - Don Bosco gli avesse risposto: Cbi sa?! con un tono
- egli aveva ritenuto h d'allora come un'affermazione: Or
&amava, quel "chi sa?/" si è awerato!
Anche la Giunta Municipale di Sarria e tutte le Autorità
locali e il Governatore e ii Vescovo di Barceliona, Mons. &tal&
y Albosa, si recarono ad ossequiare il Santo. Da Madrid il Ministro
Silvela gl'inviò un segretario per rinnovargli vive istanze di ac-
per parlargli.
Numerose furono
sui tetti delle case, sui muri di cinta, sugli d b
Dicevano gli agenti della linea Barcellona-Sarri&,che non aveva
mai avuto tanto lavoro; infatti dovettero raddoppiare le corse
pone due macchinea trasportariconvogli,sovracc
Don Bosco si era
niente per l'Oratorio di Valdocco e per la
e andava ripetendo: - Se volessi non solo aprire i cuori,
anche le borse ed avere denaro quanto v
pronunziare queste parole: "Se volete grazie da Maria S
liatrice, date e certamnte riceverete: chi ti& dà, fii%riceve".
lo dico &aramente, per non spaventare, e per non re
contrarie le autorità governative ed ecclesiastiche.

62.8 Page 618

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602
- V I Benedeilo dalle Genti1
Iddio era con lui. Grande era il numero degli ammalati che
domandavano la benedizione di Maria Amiliatrice, e le guai-
gioni istantanee, da malattie inveterate e dichiarate incurabili,
furono numerose. I1 13 aprile, mentre nella camera del Santo
v'era una trentina di persone, giunse, accompagnata dalla madre,
una povera giovine di circa quindici anni, che aveva la mano e
la gamba sinistra rattrappite. Don Bosco le diede la benedizione
- e le disse: - Dov'è che vi sentite male? - È: qui alla mano, ri-
spose, che non posso nè movere nè aprire: e intanto la mo-
strava al Santo, alzandola e aprendola. Don Bosco sorrise e la
fece camminare. La madre piangeva; la buona ragazza era tra-
secolata; ed egli: - Reciterete tre Pater, Ave e Gloria sino al
Corpus Domini, non per ottenere la grazia, ma per ringraziar
Maria della grazia ottenuta!
I1 16 aprile gli fu condotto un ragazzino con un braccio così
anchuosato, che non poteva n& alzarlo, moverlo in alcun
modo. Gli diede la benedizione e gli comandò di stendere il braccio
infermo e battere palma a palma le mani, invocando Maria.
I1 fanciullo, che da sette anni non aveva più mosso il braccio,
ubbidì... era il principio deila perfetta guarigione.
Rosa Tarragona y Dora, trentenne, nativa di Pons, nella
diocesi di Urgel, da tre anni era cosi malata ad una gamba, che
a stento poteva camminare, appoggiata a due persone. Avendo
esperimentato inntiimente ogni cura, deliberò di farsi condurre
a Barcellona per ricevere la benedizione del Santo. Cinquanta
persone della stesa diocesi l'accompagnavano. Don Bosco la
benedisse nel parlatorio, ed era appena discesa dalla scalinata
che metteva in cortile, quando si sentì improvvisamente gua-
rita e tornò subito indietro, seguita d d e compagne, a ringra-
ziare il Santo e Maria Ansiiiatrice.
Raccontava Don Fiiippo Rinaldi che anche il prof. Datmau si
recò a visitar Don Bosco colla sua famiglia. La signora aveva in
braccio un bambino d'un anno o due. Supplicarono il Santo di
benedirli, e di pregare il Signore perchè i loro figlioli crescessero
perfetti cristiani. Egli alzò gli occhi al cielo, e restò cosi qualche
istante, poi, accennando ai figlioli più grandi&, disse sorri-
dendo: - Tutti questi li faremo religiosi! -e, vòltosi al bambi-
nello, che stava in braccio d a madre, continuò: - E questo per

62.9 Page 619

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- - VIII I1 trionfo d i Bavcellona 1886
Don Bosco! - Quei buoni genitori chiusero quelle parole ne
cuore, aspettando gli eventl; e, difatti, l'un dopo l'altro, i loro
figli entrarono in vari istituti religiosi: e il più piccolo, nei 1900,
si aggregava ai Salesiani. - Molti mirabili effettideiie benedizioni
impartite non si conobbero subito, perchè egli, per calmar l'entu-
siasmo popolare, pregava la Madonna di ritardare i prodigi.
Ii Signore guidava il Santo. La notte dai g ai IO aprile fece
un sogno. Gli parve d'andare a diporto e di trovarsi su di un'al-
tura aspra e solitaria, ma coltivata e intrammezzata da viottoli
e strade. Voleva vedere dove fosse, quando fu scosso dalio s&a-
mazzo di una turba di fauci& tende gli orecchi, non <esce a
capire donde venga quei rumore, ma sente che si avanza. E fi-
- nalmente scorge una gran turba di fanciulli che gli corrono in-
contro gridando: Ti abbiamo aspettato tanto; ed ora final-
mente sei tra noi, non ci sfuggirai più! -Intanto una Pastorelia,
- venuta presso d i lui, &a testa di un immenso gregge, dopo aver-
gli rivolto parecchie domande gli dice: Guarda ora da questa
parte, e spingi lo sguardo più che puoi: ed anche voi (prosegue
rivolta ai fanciulli) aguzzate i vostri occhietti, e leggete quei
- che vedete scritto. - Poi domanda al Santo: Ebbene che
- cosa vedi? Vedo, risponde Don Bosco, montagne, e poi mare,
- e poi colline, e quindi di nuovo montagne e mare. Ed io, grida
un fanciullo, leggo: Va&araiso! - Io, grida un altro: Santiagol
-Ed io, prosegue un terzo, leggo i due nomi insieme: Va&araiso
- e Santiago! Don Bosco, era estremamente commosso nel rac-
contar questo sogno, che si compì nel 1887 (I).
Ii 14 aprile il Presidente e il Vice-Presidente della Società
Cattolica vollero servirgli la Messa, numerosi soci l'ascoltarono
e duecento di essi fecero la santa Comunione. I1 giorno dopo l'in-
tera Società, che vanta fra i suoi membri il fior fiore della nobilt?~
cittadina, volle inaugurare il nuovo e ampio locale delie sue
(I) Neli'aprile dei 1887. quando Mons. Cagliero fu a Sanlzago
n d a Casa del Patroanio di S. Giuseppe, &uni fancidletti g3i iiisserc
4Sono due a& che piangiamo e preghiamo, perchh D. Bosco ci dia
un padre1 ,DA.ltri disseroa Mons. Fagnano: (8 Nostro padre & D. Bosco,
ma fino adesso non è ancora d a t o a, Ed a Valparaiso più d i zoo
ragazzi corsero dietro a Mons. Cagliero e a Mons. Fagnano gridando:
e Adesso sono anivati i nostxi padri; domani andremo a scuola! a.

62.10 Page 620

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604
- VI Be%edettodalle Gentdi
adunanze con un'accadeznia in onore del Santo. Tre vetture
di gran gala lo accompagnarono da Sarria a Barcellona. Al suo
ingresso neli'aula, tutti si alzarono in piedi, e lo condussero a
sedere al posto d'onore. A i suoi lati sedevano ii Vicario Generale
della diocesi e Don Rua. Dopo il canto di una Salve Regina, ii
Presidente pronnnciò un entusiastico discorso e ii Segretario
die' lettura del Decreto, con cui si dichiarava che Sassociazione,
riunita a consiglio, aveva deciso di decorare ii Sac. Giovanni
Bosco di Torino deiie insegne della Società. Ed ecco avanzarsi
due cavalieri ed appendere al collo dei Santo, fra entusiastici
applausi, un gran medaglione d'oro cogli emblemi di S. Giorgio
e di S. Giuseppe. Aggiungeva siugolar splendore alla cerimo-
nia l'atteggiamento di profonda umiltà di Don Bosco. In fine
egli pure si alzò e prese la parola. Pariò in italiano, ma fu inteso
da tutti. Accennò quanto aveva potuto fare per ii bene della
società. u Ma solo a Dio I'onore e la gloria! esclamava colle lacxime
agli occhi. Noi abbiamo spopolate le vie di ladronceiii, di sca-
pestrati, che ora sono la consolazione delle famiglie e Sonore
della cittk; di ragazzi, che, aiutati dalla vostra carità, salveranno
le vostre sostanze, mentre un giorno ve le avrebbero chieste
colla rivoltella alla mano S. Manifestb la profonda ammirazione
che provava nel veder tanta fede, e: @Fortunatae benedetta
Barcellona, esclamò, io parlerò di t e e delle tue virtù in Itaiia;
farò vedere questa medaglia aii'Augusto e Sommo Pontefice, e
gli dirò come qui sia amato e riverito il suo nome! Forninata e
benedetta Barcellona, che sei tanto attaccata alla Reiigione dei
tuoi avi! a.
Seduta stante, si fece una colletta a favore delle Opere Sale-
siane e, in fine dei trattenimento, il Santo diede a tutti la sua
benedizione. Si vide allora uno spettacolo commovente. Quella
folla di signori e signore andò a gara per avvicinarlo e prostrarsi
ai suoi piedi, desiderosa di baciargli le mani e ricevere una parola
di conforto o una benedizione particolare. Prima che fossero pas-
sati tutti, ci volle un'ora e mezza, e solo molto tardi egli potè
tornare aii'oratorio di Sanià, dove fu accompagnato dalle stesse
vetture che lo avevano portato alla festa. Era assai stanco, e di-
ceva a Viglietti che, mentre gli si facevano tanti onori, pensava
al motto: Qziaqn pama saf%entia mundus regitur! i>.

63 Pages 621-630

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63.1 Page 621

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Per fortuna potè avere un po' di riposo
della s e t h a n a santa, che neila Spagna sono
e della Risurrezione di N. Signore, e li pas
Salesiani e cogli alunni, ai quali parlò ripetutamente. Ma, a
mezzodì del sabato santo, il lavoro riprese come prima.
Ii 30 aprile vi fu coderenza ai Cooperatori nella parrocchia
di Belén. La funzione era fissata per le 4 pom.; e all'una il parroco
dovette aprir le porte alia moltitudine, che irrompeva s d a piazza
e nelie vie attigue: e aiie 3 dovette chiuderle, perchè non
più neppur un posto e tuttauja la folia
al di fuori. nella speranza d'entrare e
cosa. A un certo punto le guardie n
a contenere tanta gente, che irruppe
stipiti delia porta e, arrampicata a disagio s d e
finestre, rimase estatica a contemplare il Santo. E
commovente, indescrivibile. Don Bosc
alla destra del Vescovo e deli'Abate dei Trappisti, fra t
autorità ecclesiastiche deila Diocesi e molti rappresentanti
Autorità governative e miiitan, e il Consiglio deila Società
tolica di Barceiiona. ii Comitato dei
trici, composto deila prima nobiita
posti. La conferenza la tenne il dott. Giulii, che, nel
- la benedizione pastorale, domandò:
gere Musamente? Parlate, risp
grand'opera di quest'uomo di Dio
- - missione: e volgendosi al Santo continuò: Che gliene
- Don Bosco? Io, rispose tutto coounosso, non posso a
che esclamare: Deo gratias!
I1 discorso del Dottore entusiasmò l'uditorio e lo co
&o aiie lacrime. Si avanzò poi
disse che avrebbe desiderato aver la voce deile trombe,
si fa menzione neile Sacre Carte, per farsi sentire da tutti
cellonesi e ringraziarli di queila
tutti i presenti, e disse che
dizione dal Santo Padre per

63.2 Page 622

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606
-V I Benedetto dalle Genti1
lesiane in BarceUona e per gli intervenuti d a conferenza. Quindi
Monsignor Vescovo, sceso dalla sua cattedra, e fattosi andi'egli
d a balaustrata accanto al Santo, tradusse in lingua spagnola
le sue parole; e imparti la Benedizione. Si riapersero allora le
porte della chiesa per l'uscita: ma la foUa, invece di allontanarsi,
si gettò come furibonda su Don Bosco, per vederlo, toccargli
la veste, e sentirne ancora una parola. Per trarlo fuori e accom-
pagnarlo d a vettura dovettero d u r a fatica parecchi robusti
signori. Mentre attraversava la piazza, benche piovigginasse,
qnelia foUa immensa restò immobile, a capo scoperto.
11 dì seguente vi fu ugual concorso per assistere aiia Messa,
che il Santo aveva promesso. Impartì a tutti la sua benedizione, li
ringraziò colle lacrime agli occhi di quanto avevano fatto per
lui, e li lodò dell'eacante pietà, con la quale assistevano al
Santo SacnTio. i i parroco Decano si fece anch'egli alla balau-
strata per parlare: ma, per la troppa commozione, tacque a uu
tratto, e dopo brevi istanti fini col dire a gran voce: 4 Abbiamo
qui, fra nm... us Santo!... nrn inviato dal cielo!... P. Come fiamma,
queste parole divamparono nel cuore deiia moltitudine che, ape&
la balaustrata, irruppe nel presbiterio, e si gettò verso Don Bosco,
smaniando e ,+dando, sicchè a stento si potè trarlo in salvo e
condurlo in sacrestia.
I1 3 maggio si recò aiia vula di Don Luis Martf y Codolar,
ove l'accolse la famiglia, con i parenti e i giovani d d a casa sa-
lesiana, che erano stati invitati alla festa e che lo salutarono
al suono deUa banda musicale. Si voUe che posasse in mezzo
alla famiglia per un gruppo fotografico; quindi, l'Abate dei Trap-
pisti, ospite in quei giorni d d a famiglia Pascual, e che trova-
vasi alla destra di Don Bosco, s'alzò e parlò con tale entusia-
smo di lui e deiia sua missione, che impressionò altamente tutti
i presenti. Toltosi poi l'anello e la croce pettorale: Qui, esclamò,
imanzi a quest'uomo di Dio, non vi ha autorità che valga P, e,
inginocchiatosi, ne implorò per sP e per i presenti la benedizione.
Per tutta la città non si faceva che parlare di Don Bosco.
Le colonne dei giornali eran piene del suo nome, e i discorsi di
tutti, di qualunque d a r e trattassero, finivano per cadere su
di lui. Egli stesso ebbe a dire che, neli'entusiasmo, Barceilona
aveva superato la stessa Parigi.

63.3 Page 623

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- - V I I I I1 trionfo di Barcellona 1886
A Barcellona caro e celebre il Santuario dedicato a No
Signora della Mercede, frequentato da numerosi forestieri,
vi accorrono anche da lontano; eDon Bosco, il 5 maggio, alla
$a della partenza, volle recarsi a visitare la Vergine benede
per ringraziarla dei beneiìzi che, durante la sua dimora in
città, gli aveva largamente concessi. Assai prima che giungesse
al tempio, questo e la piazza e le vie attigue eran gremite di po-
polo. Accolto da molti nobili signori, fu accompagnato nel pre-
sbiterio, dove un coro di fancidetti intonò una Salve Regina.
Quindi ii Presidente della Società di S. Vincenzo de' Paoli, in-
sieme con gli altri personaggi, si fece innanzi, e gli disse: < A per-
petuare il ricordo delia vostra visita in questa città, questi si-
gnori si sono consigliati e di comune accordo hanno deliberato
di cedervi la proprietà del monte Tibidabo, affinchè la cima di
esso, che minacciava di divenire un semenzaio d'irreiigione, sia
consacrata con un Santuario al Sacro Cuore di Gesù, per man-
tenere ferma ed incrollabile quella religione, che con tanto zelo
ed esempio voi ci avete predicata, e che è ii retaggio dei nostri
padn u.
11 Santo, profondamente commosso, rispose: «Sono confuso
dell'inaspettata e novella prova che mi date della vostra re-
ligione e pietà. Ve ne ringrazio, e dirò che voi, in questo istante,
... siete gli s t m e n t i della Divina Provvidenza: voi compite i suoi
imperscrutabili disegni Quand'io lasciava Torino per venire
a questa volta, pensava tra me: - Ora la Chiesa del Samo Cuore
a Roma d pressochè terminata; bisogna C& studi qualche altro mezm
per onorare e profugare questa divozione salutare. - Ed una voce
- interna mi tranquillizzava, dicendomi che avrei potuto sodi-
sfare al mio voto; era una voce che mi ripeteva: Tibi dabo!
Intarotto dal pianto suo e degli astanti, il Santo
-Sì, o signori, voi siete lo strumento delia Divina Provvid
col suo aiuto ben presto sorgerà su quel monte un maestoso
tuario dedicato al S. Cuore di Gesù; dove tutti avranno facilit
di accoctarsi ai Santi Sacramenti, e che ricorderà in et
vostra c&tà e la vostra divozione alla religione a t t o
N mi avete dato tante e cosi belie proves.
Barceliona è coronata di belle colline, e una di ess
alta di tutte, è il Tibidabo, così chiamato perche vuole

63.4 Page 624

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608
- V I Benedetto dalle Genti1
genda che ii demonio vi trasportasse il Divk Salvatore quando
lo tentò, dicendogli: Tiòi dabo omnia regna mundi, si cadens ado-
raveris me. Su quel monte, anni prima, si voleva edificare un
tempio protestante, e fame peggior uso; invece, dopo la visita
di Don Bosco, vi fu eretta una graziosa cappella in onore del
Sacro Cuore per munificenza di Donna Dorotea. Più tardi vi s'in-
traprese la costruzione di un gran tempio; e nel 1914 ne fu
aperta al divin culto la splendida cripta, e quanto prima i'opera
monumentale giungerà a compimento.
I1 6 maggio, Don Bosco celebrò in casa nostra, al nuovo altare
di Maria Amiliatrice, fra la commozione generale. Dopo Messa,
salì in camera e d i benedisse la moltitudine, che piangeva
e gridava di volerlo ancora vedere. Nel darle l'ultimo addio,
disse che sperava di rivedere tutti in paradiso, aove avrebbero
avuto udienza, non da un povero prete, ma da Gesù stesso e da
Maria SS., e avrebbero goduto della loro felicità in eterno.
Dopo pranzo tomb in cappeiia per salutare Gesù Sacramentato
e benedire i giovani intemi, che, mesti e lacrimosi, vi si erano
raccolti.
Gli agenti della ferrovia di Sarri8 vollero l'onore di averlo
almeno una volta nei loro carrozzoni e gliene prepararono uno
riservato, ove salirono a fargli compagnia le autorita di Sarrik
e vari cooperatori ed amici. AUa penultima stazione, Don Bosco
discese e salì in vettura privata, a evitar nuove fatiche e commo-
zioni alla stazione di Barcellona, dove gli fu offerto un vagone
di lusso sui quale salirono, ad ossequiarlo, i piimi funzionari
della ferrovia e i più illmtxi benefattori, alcuni dei quali lo ac-
compagnarono per lungo tratto di via.
M a stazione di Gerona lo attendeva una moltitudine im-
mensa, con a capo le autorità ecclesiastiche e civili: discese e fu
ospite del sig. Carlos de Ferrere, nel sontuoso palazzo già ono-
rato dalla visita di quattordici Re, e vi ebbe lo stesso appar-
tamento che veniva assegnato ai Sovrani.
La mattina dopo, alle 8,30, partì per Pmt-Bou e la sera giunse
a Montpellier, ospite del gran Seminario. L'8 maggio celebrò
la Messa per i chierici e ricevette molte visite, compresa queiia
del dott. Combal, che ripetè a Don Rua: - Don Bosco non Jza
&a malattia che un'mtrenza @rostraziolzedi forze. Se anche non

63.5 Page 625

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avesse mai tutto mirBcoli,io direi che il ?i% grande di tutti è la su
stessa e$stenzu. È un organismo disfatlo: è zm uomc morto d
fatica, eppsre continua a lavorare tutti i giorni, mangia
vive: questo #m me è il massimo dei miracoli
U g maggio celebrò rida Cattedrale, e si affrettò a p
perchè la gente, che si riversava in Seminario per vederlo,
poteva più essere contenuta. Ii IO, dopo mezzodi, arrivò
stazione di Tarascon, ove dovette attendere la coincidenza
una sala d'aspetto. Si sparse la voce della sua presenza e l
si riempi di curiosi e di devoti, che ne imploravano la b
zione.
Ripreso 3 viaggio, scese a Valenza, dove egli celebrò nella
Cattedrale e Don Rua tenne una conferenza.
Dopo due giorni I>roseguì per Grenoble. Un popolo immenso
l'attendeva alla chiesa di S. Luigi: anche le vie e le piazze vi-
cine riboccavano di gente. U parroco gli mosse incontro in
solenne, con tutto il Clero, fiu oltre la porta della chiesa,
alta voce lo pregò di benedire quei suoi parrocchiani.
condiscese; ma quelia moltitudine non seppe contenere il su
entusiasmo.
Mentre tutti gareggiavano per giungere accanto a lui, desideros
di baciargli le mani o toccarne le vesti, alcuui, non potend
riuscirvi, diedero di piglio ai rosari, e, allungando il braccio
cercare di farli giungere fino a lui, lo colpivano pe&o nei
aitn gli accostavano con forza dei crocifissi aSe labbra, per
li baciasse, o glie li premevano sulle mani fino a fargli male. P
vero Don Bosco! prima che potesse giungere alla vettura ce
voiie del tempo e delia pazienza! e vi arrivò con mani e facu
indolenzite, e un forte dolore al braccio destro che gli durò qual
che tempo.
Ai Seminario fu accolto con somma venerazione. La mattin
dopo si recò a dir Messa alla Cattedrale,e i Canonici gli mossa
incontro processionalmente ed assistettero alla Messa. Dopo il
Vangelo salì egli stesso sui pulpito e parlò a lungo deli'opera
Salesiana, che disse reclamata dai bisogni dei tempi: la cattedrale
era gì-emita.
ii giorno dopo celebrava nelia chiesa di San Luigi, dov
pariò a favore della chiesa dei S. Cuore di Gesù in Roma,
-39 O. B. LBMOYHBV.itn LiiS. Gkomu' Bosco. VoL Il.

63.6 Page 626

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610
- VI Bene&& dalle Genti!
imparti la benedizione col SS. Sacramento. Pioveva a dirotto,
eppure ii tempio, la piazza e le vie adiacenti erano un mare
di teste.
Alla sera parlò di nuovo neUa chiesa di S. Andrea a una gran
folla, che assiepandosi intorno a lui senza riguardi, lo percoteva
nuovamente con oggetti di devozione.
La mattina dei 15 ceiebrò in Seminaxio, quindi lasciò Grenoble
e alle 6,30 di sera giunse a Torino, accolto dai suoi figlioli con
festa indicibile, quale si conveniva dopo un'assenza così lunga
e un viaggio così faticoso.

63.7 Page 627

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VERSO IL TRAMONTO
Pieno di riconoscenza, Don Bosco celebrava la solennità di
Maria Amiliatrice, resa più solenne, la vigilia, dal primo pontifì-
cale di Mons. Cumino, Vescovo di Biella, e il 24 da un altro pon-
scale di Mons. Chiesa, Vescovo di Piuerolo, con assistenza dei
Card. Alunonda. innumerevoli forestieri erano accorsi a ringra-
ziare Maia Ausiliati-ice per favori ottenuti, e il Santo, colle
lacrime agli occhi, ditte più volte la benedizione a queiie turbe.
Era stanco, senza fiato, sfinito da non reggersi più eppure
volie accontentare tutti e parlare con tutti, vero martire della
fatica.
U 21 giugno ebbe la visita del Collegio di S. Carlo di Borgo
San Martirio, e si trattenne con grande affetto tra quegli alunni,
che chiamb: a i suoi cari figli deiia sua casa secondog
11 23 venne a visitarlo il Presidente dei Penì, chied
istanza i Salesiani per quelie Missioni.
ii giorno di San Giovanni, quantunque abbattuto, parl
un linguaggio così vivo e penetrante, che altamente impression
l'adunanza. Altrettanto awenue nei convegni degli ex-aiiie
nei quali sciolse un inno di ringraziamento dia Divina P
- - denza e preannwiò l'espansione deli'opera Salesiana. (
giorno diceva ai secolari SII luglio san migliaia i ricover
nelie nostre case, i quali certo non si nutrono di grilli e di
eppure, dal firincz'pio dell'oratorio $no ai giovni Izostri, il $a%
maIzcò mai una sola volta, aszi con i bisogni andarono se
crescendo i mezzi. Ed io vi assicuro che b cose mstre contisama
a crescwe sotto le ali d i questa Divisa e aneabil~Pvovouuidenza. Voi,
--

63.8 Page 628

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612
- V I Benedetto dalle Gentz!
e i vostri figli, e i figli dei figii vostri, vedrete e godrete, pren-
dendo parte alle nostre sorti, &a nostra fortuna >>.
I l 15 luglio, parlando dei Cooperatori Salesiani, diceva ai
sacerdoti: N L'Opera dei CooperatD~i,l'opera del Papa, è fatta per
scuotere dal languore, nel quale giacciono, tanti cristiani, e diffon-
dere l'energi'a della carità. Essa è l'opera che in pusti tempi appare
eccezionalmente opportuna, come ha detto lo stesso Sonzmo Ponte$ce.
U n uomo poteva fare cid che è stato fatto da noi2 No; 16% uomo
non lo poteva1 Non è Don Bosco, è la mano di Dio, che si serve dei
Cooperatorir Ascoltate! V o i avete detto in questo momffitoche l'Opera
dei Cooperatori Salesiani è amata da tutti! E io soggiungo che si
dilaterà i n tutti i paesi, si diffonderà in tutta la Cristianitd. Vewd
un tempo in cui il nome di Cooperatore vorrà dire vero Cristiano!
La mano di Dio la sostiene! I Cooperatori saranno quelli che aiu-
teranno a firornoveue lo spirito cattolico. Sarà una mia utopia,
m pure io la sostengo. Pi% la S . Sede sarà bersagliata, $i%dai
Cooperatori sarà esaltata; @h la miscredenza i n ogni lato va me-
scendo e Pihi Cooperaiori alzeranno luminosa la fiaccola della loro
fede operativa $. E in quei giorni faceva inviare a tutti i Vescovi
d'Italia, che ancora non lo avevano ricevuto, il diploma di Coo-
peratore Salesiano e la collezione del Bollettino. Fu quasi un ultimo
saluto a quell'Episcopato, che aveva tanto sorretto in diacili
momenti, e al quale voleva fuialmente devota la sua Società.
E i Vescovi risposero ali'invio con lettere, piene di venerazione
e datiettuoso interesse.
Negli ultimi anni, il pensiero d i Don Bosco si volgeva spesso
- all'avvenire. Un giorno del 1886,parlando del sogno fatto a Bar-
ceilona, esclamava con accento vivo e penetrante: Quando
i Salesiani saranno neiia Cina e si troveranno suile sponde del
fiume che passa vicino a Pechino... gli uni saliranno alla sponda
sinistra, dalla parte del grande Impero; gli altri scenderanno suila
sponda destra dalla parte dei Tartari. Oh! quando gli uni an-
- d r a ~ 0iacontro agli altri per stringersi la destra! Qual gloiia
per la nostra Pia Società! Ma il tempo è nelle mani di Dio.
Altra volta, il 3 luglio, diceva con le lacrime agli occhi. Io non
lo vedrò @i&n:aa i miei$gli vedranno ciò che Maria ha preparato
loro nella Cina. - Assai spesso veniva sorpreso a guardare, sulla
carta dell'Africa, I'hgoia, il Benguela e il Congo. Parlava speso

63.9 Page 629

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deU'Angola, e diceva che quella
ci fosse stata offerta.
Contemplava tma grande e
America, particolarmente nei B
s'incontreranno con quelli che
giorno sarà quello! - i% disse che i Salesiani avrebbero avuto
nel Brasiie cento e duecento case!
Intanto dal Ninist~oRobilant e dal Comm. Malvano, dir
degli &ari Esteri, gli venivano pòrte ripetute istanze per
Tutti gli alunni dei Collegio di
letterina, e particolarmente
sangue, entrato in collegio
gli mandava un prezioso
di indigeni dei Rio Negro
di 3000 Comunioni dei p
zoo Comunioni mensili dei ragazzi e delle ragazze
della Missione.
I1 15 luglio, dopo il
di quella città, ove lo
che l'accompagnava d a sua villa di S. Maurizio.
lui lungamente. Q
facciata della chiesa del S. Cuoie, su disegno del Conte Vespi-

63.10 Page 630

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614
V I - Benedetto dalle G e d l
gnani. L'ultima pietra fu messa la vigiiia deila festa di San Gioa-
chino, onomastico di Leone XIII, che neiia sua m 6 c e n z a aveva
accettato di erigerla a proprie spese, e l'avrebbe fatto, se ii
Conte Cesare Balbo non avesse avuto ii pensiero, comunicato
dal Card. Alimonda a tutti glr Arcivescovi d'Italia, di un'offerta
straordinaria di Danaro di S. Pietro, destinata ali'erezione deiia
facciata come u Vota Naxio~zale>> degli Italiani a che pregano,
sperano ed amano H, e in pegno di d e t t o e di gratitudine ai
grande Pontefice.
Il 31 agosto si raccolse ii IV Capitolo Generale deiia Pia So-
cietà, che fu l'ultimo presieduto dal Santo. I1 suo aspetto e la sua
parola edificarono tutti, ma i suoi acciacchi mossero a pietà.
Essendo tempo di Esercizi spirituali, altri coniratei3 avvicinarono
il buon Padre, e tornarono mesti alle loro case, vedendolo sempre
più logoro e sfinito. Tuttavia, la mattina dell'rr settembre, si
decise, dopo molte incertezze, a recarsi a Milafio. Un signore
di Barceiiona con un cocehio dell'HbteJ d'Eaaro@e,ove aveva preso
alloggio, venne a prenderlo per condurlo alla stazione. Don Vi-
glietti e Don Rua l'accompagnavano. Giunse a Milano circa l'una.
L'Arcivescovo Mons. Luigi di Calabiana gli mandò la carrozza
alla stazione, dove l'attendevano molti signori, signore e sacer-
doti. Al vederlo camminare con tanta pena, curvo. eppur sorri-
dente, la folla, che s'accalcava e prostrava ai suo passaggio, an-
dava ripetendo: -Ecco m santo1 Un gru% sa&! Il santo d i To-
rino!... - L'Arcivescovo l'abbracciò teneramente, e lo ricevette
con ogni dimostrazione di stima e di amicizia. Il Santo gli disse:
- - Eccellenza! prima di morire, desiderava essere benedetto dal-
l'Arcivescovo di hlilano. L'Arcivescovo, commosso. si buttò
ginocchioni. esclamando: - Beneditemi voi1
L'indomani vi fu conferenza a i Cooperatori alla Madonna delle
Grazie. L'Arcivescovo vi precedette Don Bosco, insieme con i
giovani cantoti dell'Oratorio di Valdocco, che erano a Milano di
passaggio, reduci da Brescia, ov'erano stati invitati per solenni
festeggiamenti centenari. Un po' dopo, vi giunse anche 2 Santo,
ma ci voile molto tempo e molta fatica per trascinarlo h o in
presbiterio. L'Arcivescovo, per l'enorme calca di popolo che lo
premeva da ogni parte, mòssogli incontro, lo sorreggeva da un
lato, mentre dali'altro gli stava ii celebre storico Cesare Canidi,

64 Pages 631-640

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64.1 Page 631

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che da pia anni aveva voluto essere iscritto tra i Cooperatori S
lesiani. I1 gran tempio era pieno zeppo di gente, che ammirava
queiia scena in religioso silenzio. Dopo il canto di un motte
il missionario Don Lasagna tenne la conferenza e fu impat-tit
benedizione. La cerimonia M assai tardi; ma nessuno si mosse:
tutti volevano vedere Don Bosco, che fu invitato ad attraver-
sare la navata deila Chiesa. La gente si accalca'i.a sul suo passag-
gio, gli baciava le vesti, gliele toccava devotamente, e si faceva il
segno di croce. Anche quelli che non potevano avvicinarlo, lo
fissavano di lontano con profonda commozione, vedendo che
aveva per tutti un sorriso, una parola, uno sguardo; e si guardava
con ammirazione anche l'Arcivescovo che procedeva al fianco di
Don Bosco con tanta devozione.
Giunti alle vetture, la folla che gremiva la piazza e le vie at-
tigue, scoppiò in applausi; e il Santo, insieme coU'Arcivescovo,
si avviò al Seminario di S. Carlo, dove erano alloggiati i giovani
musici dell'oratorio, e dove lo segui gran folla di popolo. I1 buon
Padre rivide con gioia i suoi figlioli, e si ritirò in una sala per
dare udienza, ma non gli fu possibue d'ascoltare i visitatori uno
alla volta, perchè la vasta sala in un attimo fu gremita. Una
signora gli presentò la figlia sorda. Don Bosco la benedisse e fissò
alla madre deile preghi& da recitare: la piccola sorda... udì ciò
che egli disse, si ritirò in un angolo, recitò le preghiere e tornò
- subito verso di lui, piangendo e gridando: -Don Bosco, io soso
belre guarita, odo fierfettameste! Un fremito di stupore invase
i presenti e la fama del fatto si diffuse in un lampo anche ai d i
fuori. Don Bosco si a&ettò a tornare all'Arcivescovado, ma anche
lo segui molta gente e fu costretto a dare udienze tutta
la sera. I113 continuò a fare altrettanto, a cominciar dal mattino
fulo aiie quattro pomeridiane. Allolti'signori, che avevano appreso
dai giornali la sua presenza in città, si erano affrettati a lasciare
le ville per salutarlo; ed alcuni, come il Duca Scotti, wendo giunti
troppo tardi, corsero ad ossequiarlo alla stazione. YArcivescovo
voile nuovamente la sua benedizione e, nel congedarsi, lo abbrac-
ciò e gli baciò teneramente il volto e le mani.
Di li a pochi giorni si sparsero nuove voci allarmanti sulla
- - sua salute. I1 21 settembre il duettore deiia Croix di Pa
legrafava al a Sufieriore delZ'lstitztto Salesiarto Toriso.

64.2 Page 632

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616
- V I Be~edettodalle Gentil
viva parte alla sciagura toccata: preghiamo telegrafare pronte no-
tizie d i Don Bosco ».Rispose Don Bosco medesimo, dicendo che
stava bene, che non sapeva darsi ragione di queli'aiime e che
ringraziava deli'attenzioue usatagli. Tuttavia, il dì appresso,
va& giornali annunziavano che era gravemente infermo. Indub-
biamente egli andava di giorno in giorno declinando; ma l'energia
maravigliosa, la febbre del lavoro e l'amore sviscerato per i figli,
che di continuo l'osseivavano affettuosissimamente e soffrivano
quando lo vedevano sfinito e costretto a riposare, gli davano
d'ordinario un aspetto che celava a tutti ii siio deperimento e
alimentava le più liete speranze. Tutti erano convinti che sarebbe
arrivato a celebrare la Messa d'oro, nei giugno dei 1891.
Eppue, a quando a quando, anche le preoccupazioni dei figli
erano gravi. Vedevano che il buon Padre era stremato di forze,
e che certi giorni stentava perfino a respirare. Una sera di quei-
l'autunno, a Don Berto, che era andato a parlargli, mentre fa-
ceva due passi nella piccola galleria attigua alla sua stanza, tra-
sciuaridosi con molto stento: - J a m delgbor, janz delibcr, disse...
me ne vado, me ne vado: - e fissandolo in volto, mesto e com-
mosso, esclamò: - Tempus resolc~twnismeae instat... cursum
consummavi: il tempo della mia morte & viano: ho terminato la
corsa. - Don Berto aggiunse: - Ma S. Paolo dice anche: Ho
combattuto la buona battagh... e q u i d i mi è serbata la corona di
-giustizia, che il Signore, giusto Giudice, rederd a me in quel giorno.
Don Bosco cambiò discorso.
In quei tempo egli stava preparando la spedizione h a cir-
colare, tradotta in varie lingue, ai Cooperatori, ai X i ~ s t rei Capi
di Stato, e ai più distinti personaggi d%uropa, nouchè a tutti
i giornali, per chiedere soccorsi per le 5Esioni d'America. Ne
mandò copia anche ali'imperatore deiia Cina ed allo Scià di Per-
sia, perchè ii suo scopo non era solo quello di raccogliere ele-
mosine, ma anche di rendere più universalmente nota l'opera
sua. La lettera, recante la data dei 15 ottobre 1886, diceva che
i Xssionari avevano ecorsa e ricorsa la Patagonia, dail'Oceano
Atlantico aile Cordigiiere delle Ande, e valicate per ben due volte
quelle famose montagne, per giungere fino al Chiiì, dopo di aver
catechiuate e battezzate varie tribù di selvaggi a prezzo di stenti
e pericoli incredibui B; che era necessario ((pensare seriamente a

64.3 Page 633

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consolidare e perpetuare ii bene fatto*; quindi raccoman
capitanati da Don Lasagna e benedetti dai Card. Alimonda e dai
Vescovi Nons. Manacorda e Mons. Leto, s
Don Bosco sul principio di dicembre.
n 4 novembre, accompagnato da Don
si recb a visitare la casa di recente apert
ferrovia a Montanaro, fu ossequiato aiia
$da di ewiva. Una turba di ragazzi, cogli zoccoli in
scalzi, scortarono la carrozza pel
Ali'entrata di Foglizzo l'attendeva tutta la popolazi
Sindaco, lettogli un complimento, salì in vettura con lui; la banda
musicale, postasi alla testa del corteo, i'accompagnb aiia par-
rocchia, ove ii prevosto Don Ottino aveva convitato le autorit
municipali e molti parroci dei dintorni. L'E$orediese 8
in poche parole, ~nbblicavaquesto ritratto del Santo: o Ii
prete non si regge più sniie gamb
un po' stanco; ma in tutto ii resto è sempre giovane; faccia riden
fronte serena, occhi vivaci e scintillanti, mente chiara, memo
tenace, conversazione amena.
dopo, segui la benedizio
vestì deli'abito chiericale
ii Sindaco, la Giunta, e il
tornando a Torino, tro
lazione fuori delie case
per darle la benedizione.

64.4 Page 634

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618
- Y I Benedeiio dalle Genti!
fondazione. ìi 6 dicembre giungeva ali'oratorio il direttore Don
Bianchi, che si trovava neli'assoluta necessità di avere una certa
somma. Don Durando, che fungeva da Prefetto Generale, gli
- diede quanto aveva. - Mi mancano ancora 1960 lire, osservò
Don Bianchi, e non posso fame a meno. Vengo adesso da
Don Bosco, rispose ii Prefetto, e mi ha dato quanto denaro era
in casa: non c'è altro! - Don Bianchi volle andare ugualmente
da Don Bosco, ma questi gli ripetè: - Non so come fare a con-
tentarti, ho dato tutto or ora a Don Durando, però, aspetta,
qualche cosa deve esser giunta dopo &egli è stato qui. - E,
andato al tavolino, prese quanto gli era stato allora portato; lo
contò e lo ricontb: erano 1960 lire precise!
Sul finir delio stesso mese cadde gravemente infenno uno
dei chierici, Ludovico Olive di Marsiglia. Don Albera, Ispettore
deiie case salesiane di Francia, lo fece subito trasportare a Tonno,
perchè potesse esser meglio assistito, e ve lo accompagnò egli
stesso. I medici (idottori Vignolo, Gallenga, Fissore e Albertotti)
giudicarono lo stato deli'idermo assai preoccupante, trattandosi
di tifo gravissimo. Don Bosco si recò a visitarlo e gli disse: -
Ti firometto che la S. Vergine ti guarivd. - E la notte dal 4 al
5 gennaio 1887 fece un sogno, che espose così: uNon so se fossi
sveglio, o nel sonno: nemmeno potei accorgermi in quale camera
od abitazione mi trovassi, quando una luce ordinaria cominciò
a rischiarare quel luogo. Dopo una specie di m o r e prolungato,
apparve una Persona, attorniata da molte altre, che si andavano
avvicinando. Le persone, i loro ornamenti, erano così luminosi,
che ogni altra luce rcstò come tenebre, a segno che non si poteva
più tenere lo guardo Ssso sopra nessuno degli astanti. Allora la
Persona, che pareva alle altre di guida, si avanzò alquanto e
incominciò in latino a parlare così (I): - Ego sum humilis AnciUa,
qzum Donzinus misit ad sanandum Luduuicuz tuum, injìrmaz.
Ad requiem ille jam W& uocatas: nwnc vero at gloria Dei manifeste-
( I ) <I Io sono l'umile AnceUa, mandata dal Signore a sanave il tuo
Lodouico, infermo. Egli era gid chiamato n maire; ed ora perchè si
manifesti i n lui la glovia di Dio, cmtinuerd ad msr cura dell'anima sun
e di quella dei suci. Io sono l'Ancelia, cui fece cose grandi l'onnipotente,
di cui santo E il nome. Rifletti atbntarnentc w. questo, e cafiirai ciò che
avuerrd. Cosa sia D.

64.5 Page 635

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tu? in m, @se animae s ~ a eet suorum curam adhuc hubebit. Ego
sum Ancilla, cui fecit magsana qui poterzs est, et sasanctum sanomen
eius. Hoc dibigenter per$e%de, et quod futurum est, intellices.
Amen. - Dette queste parale, l'abitazione tornò nella pri-
miera oscurità ed io rimasi tutta la notte tra veglia e sonno,
ma senza forza e come privo di cognizione. Al mattino mi son
dato premura di avere novelle del giovane Ludovico Olive, e
mi venne assicurato, che, dopo una buona notte, egli era entrato
in reale miglioramento. Amen D.
Fin qui Don Bosco. Anche al buon chierico, una notte che
si sentiva malissimo, parve, nel sonno, di ricevere una visita
del Santo, che appressatosi a lui, gli disse: - Non t'inquietare:
fra dieci giorni verrai t u stesso a trovarmi in camera;-e, dèttagli
qualche altra parola, lo invitò a pranzo con sè e, dopo averlo
benedetto, scomparve. I1 sogno fu così vivo, che ai mattino l'in-
fermo non poteva credere che, nella notte, Don BOSCO non fosse
e vi morì, nel 1919, dopo

64.6 Page 636

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CAPO X
(t NUNC DIMITTIS!...))
ii 1887, ultimo anno deiia vita dei Santo, fu contrassegnato
da nuove prove deli'inaiterabile sua devozione aiia Chiesa e ai
Romano Pontefice. Fin dal 31 dicembre 1886, essendo stato ri-
chiesto di scrivere un pensiero su d'un cartoncino stampato in
occasione dei Giubileo Sacerdotale di Leone XIII, da inviarsi
al S. Padre, vi snisse queste parole: a O Maria, fate che tutti i
miei $gli, parenti ed amici, $ossaeo uiz~eree morire nella Cattolcca
Religione, di cui è Capo il Sommo Pontefice Leone X I I I » .
Sui principio del 1887, invitato ad inviare uno scritto per un
Nnmero Unico, che si voleva pubblicare a Basano in omaggio
al Santo Padre Leone XIII per,la stessa fausta occasione, in
data zo gennaio si scusò daiio scrivere un articolo, e fece questa
dichiarazione: ti ... Qzaello che tuttauia $osso com$iere si è di con-
fessare, come confesso altamente, che fo' miei tutti i sentimenti di
fede, di stima, di rispetto, di venerazione, di amore inalterabzle
di San Francesco di SaJes verso i l Sommo Pontefice. Ammetto co%
giubilo tutti i gloriosi titoli che egli raccolse dai Santi Padri e dai
Concil5, e dei quali, formata come una corona di preziosissime
gemme, adornò il ca$o del Pczpa, quali sono tra gli altri: di Abele
pel Primato, di Abramo pel Patriarcato, di Melchisedecco per
l'ordine, d i Aronne per la dignità, d i Mosè per l'autorità, dz Sa-
mueie per la giudicatwa, di Pietro per la potestà, di Cristo per
I'unzione, di Pastore di tutti pastori e $94 di 40 altri non m e ~ o
sfilendidi ed a$p~o$riati.
n Intendo che gli alunni delfumile Congregazione di San Fran-
cesco di Sales non si discostk mai dai sentimenti di q& gran

64.7 Page 637

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Santo, wstro Patrono, verso la Sede Apostolica; che acco2gano #ro?$-
tumente, rispettosamente e con semplicità. di mente e di cuore, n
nelle cose stesse disputabili abbra
anche come dottore .privato, p
teologo O dottore del mlzdo.
a> R;tengo inoltre che questo si debba fare Vwn sob da
e dai loro Cooperatovi, ma da
percha, oltre il dovere che Aan
i doveri che han9w i cristia?zidi venerare il Vicario di GeszZ Cr
ticolare assistito dallo Spirito Santo n.
ii 29 gennaio Don Bosco fissò la data della comacrazi
Chiesa del Sacro Cuore per il
piiito, ma, essendo ancor tanti i lavori di iinimento che ri
- da compiese, si osservò che quella data era troppo p
Egli non recedette dalla decisione presa, e: Va' a Roma,
all'Economo Generale, e fa' che per maggio sia tutto $?rito; asso
- negli anni scorsi era solito in questa stagione recarsi
Francia meridionale, visitando gli amici e benefattori di Men
è obbligato a rinunciare a questa gita, che pure farebbe
ti& e sarebbe necessaria per cercare elemosina a i suoi car
nelli. Grazie al Cielo non è ammalato, ma la debolezza di
di quella bellissima nuova chiesa del
Soggetto di tutte le sue più vive soll
(I) La cerimonia deiia consacrazione,
ai una settimuta.

64.8 Page 638

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622
- V I Benedelto dalle Genti1
I1 n febbraio, ultimo giorno di carnevale, il Santo distribuì
ai giovani di IV ginnasiale, raccolti in conferenza, una medaglia
di Maria Ausiliatrice, raccomandando che la tenessero cara,
perchè li avrebbe preservati da qualunque disastro. Sapeva,
come disse poi a Don Viglietti, che au'indomani ci sarebbe stato
il terremoto e per questo aveva fatto la distribuzione. Difatti,
la mattina dopo, mentre i giovani erano ancora nei dormitori,
si ebbe una terribile scossa che, abbattendo e rovinando in un
attimo tuguri e palazzi, produsse in Italia danni gravissimi e,
nella Liguria specialmente, fece molte vittime. Anche le nostre
Case e Chiese del Piemonte e della Toscana subirono danni, ma
essi furono rilevanti sopraktutto neile Case deila Riviera di Po-
nente. Ad Alassio rimase assai guasta la facciata della Chiesa:
la Casa dei Piani di Valleaosia presso Bordighera fu resa, pel
momento, inabitabile. A Varazze, a causa delle molte scosse che
si ripetevano a breve distanza una dau'altra, i giovani si atten-
darono in cortile. il Direttore domandò telegraficamenteche cosa
si dovesse fare: se rientrare in casa o no: e Don Bosco fece rispon-
- dere: Ritiratevi in casa1 il terremoto non v i fard alcun danno1
- E così fu.
I1 10 marzo il Santo inviava una circolare ai Salesiani e una
lettera ai Cooperatori, invitando gli uni e gli altri a ringraziare
il Signore che non aveva permesso che vi fossero delle vittime
neile nostre Case. A i Cooperatori, poi, soggiungeva: u Una cosa,
che nei passati giorni in mezzo alla desolazione recb a me ed ai
Salesianiil più grande conforto, f u la notizia che varie persolze no-
stre benefattrici, le guaii a6itavano sul luogo stesso del maggior
disastro, furono preservate come per m i m l o . Noi attribuiamo una
tal grazia alla caritd, che ase ci hanno sempre usata; perchè il Si-
gnore suo1 dare in questo mondo quel centuplo, che nel Vangelo
promatte a chi fa limo&na per amor suo. Questa grazia, unz mal-
tissime altre dei tempi andati, è una prova convincente che Iddio
e la Vergine SS. Ausiliatric$ proteggono in modo speciale coloro
che, potendo, ci fanno la carità; d m a prova che Iddio e la Vergi1ze
Ausiliakice esazldiscm Ee preghim, che n& lestre case fam'anw
per i nostri benefattori e per le w s t m beaefattrici, sopra cui implo-
riamo tutti i giorni ogni $i& &ita benedizione D.
ii direttore di Valleaosia saisse che gli occorrevano subito,

64.9 Page 639

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per le riparazioni indispensabili, seimua lire. In casa non c'er
- questa somma, e si era un po' impemieriti, quand'ecco il Cont
De Maistre si presenta a Don Bosco, e gli dice: Veda, D
Bosco, mia zia voleva lasciarle per testamento la somma qui a
clusa, ma poi pensò esser meglio soddisfare in vita questo su
desiderio, e mi pregò che
- rimettessi. Erano.nè più n&
meno, 6000 lire.
I1 zo aprile il Santo p d v
delicate attenzioni di tatto Salto personale ferroviario. Giunt
a Saq5ierdare%a, scese all'0spizio San Vincenzo, dove died
udienze h o a notte, e il 21 si recò a Gemva, ad assistere alla con-
la funzione, il Santo
impiegare un'ora a raggiungerla, perchè tutti
intorno per vederlo e parlargli.
Tornato a Sampierdarena, riprese le
morabili per varie
spalancò la porta
che, prostrata a terra, insieme con gli alunni, chies
la sua benedizione.
A La S$e& scese alle Scuole S. Paolo, e le autoriti ec
della sua bonth e delle sue delicate attenzioni. A Pisa
scovo mandò d a stazione il segretario, volendolo suo
ogni costo, ma non l'ottenne perchè
deli'arrivo a Firenze, dove i Salesiani e la Marchesa Uguccio
se lo disputarono a vicenda, e vinse la Marchesa che fu felice
ospitarlo e lo trattò con la più alta venerazione. Da Firenze
gli presentb i seminaristi, e lo colmò di gentilez
La mattina del 30 ripartì per Roma.
Vari confratelli, il principe Czartoryski e mal

64.10 Page 640

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624
-VI Bewdelto dalle Gentif
si allieta e si esalta nelraccogliere tra le sue mura i l nuovo Fili*po,
Don Giovanni Bosw D.
Tutte le tappe, fatte dal Santo in questo suo 200 viaggio ai-
Setexna città, furono contrassegnate dai maravigliosi d e t t i delle
sue benedizioni.
Le visite, che ricevette nell'eterna città, furono innumerevoli.
Molti principi di S. Chiesa, tra cui il Card. Simeoni, il Card. Bar-
tolini, il Card. Laurenzi, il Card. Mazzelia, il Card. Aloisi Ma-
sella, il Card. Ricci-Parracciani, il Card. Verga, furono più volte
ai Sacro Cuore per parlargli. Vi si recarono pure SArcivescovo di
Catania Mons. Dusmet; Mons. Cagiano de Azevedo, che gli offerse
3000 lire per l'altare di Maria Ausiiiatrice nella nuova chiesa,
la Marchesa Viteiiescbi, la Contessa di Caprara, la Contessa Cat-
tucci, la Contessa Astorbristel, il Principe e la Principessa Dona,
e molte altre deiie più nobili famiglie, romane o residenti in
Roma.
Ii IO maggio, insieme con molti compagni, si recò a chiedergli
la benedizione un chierico del Seminario Pio, colia speranza di
guarire dalla sordità che lo tormentava da due anni, e il giorno
dopo tornò a ringraziarlo della grazia ricevuta. U 12 maggio gli
si presentò una signora, che da molti anni aveva un braccio pa-
ralizzato: avuta la benedizione, risanò istantaneamente, e se ne
andò stupita e commossa, dopo avergli fatto un'elemosina di
500 lire.
La sera del 13, Don Bosco fu ricevuto dai S. Padre. Una no-
bile famiglia aveva promesso la sua carrozza per condurlo in
Vaticano: ma, non essendo amvata a tempo, Don Rua e Don
Viglietti lo aiutarono a salire su una vettura di piazza. Dopo un
tratto di via ii vethuino osservò che il suo legno, non essendo a
due cavaiii, non poteva entrare in Vaticano. Si prese allora una
carrozza a doppio tiro, ma anche questa, avendo il numero di
cittadina, ai portone di bronzo ebbe il divieto di proseguire.
Don Rua fe' notare che si conduceva Don Bosco, e d o r a ebbe
subito libero ingresso; le guardie resero al Santo l'onore del sa-
luto, ed egli, sceso nel cortile di S. Damaso, s d , coli'ascensore,
aii'appatamento privato del Papa.
Leone XIII gli mosse incontro sorridendo, e non permise
che s'inginocchiasse ai bacio del piede, ma comandò a Monsignor

65 Pages 641-650

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65.1 Page 641

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Della Volpe che gli avvicinasse una sedia. E siccome quest
posta a una certa distanza, il Ponteiice la tirò vicino a sè,
- ... sedere ii Santo, gli prese la mano e stringendogliela amabil-
mente: Oh caro Don Bosco, gli domandò, c o w state? co
state? - e non gli die' tempo di rispondere, ma, alzandosi tos
- - Don Bosco, prosegui, forse avete freddo, non è vero? e an
- al suo letto, ne allontanò le cortine, e tòltone un copripiedi:
Vedete, continuò, questa bella coperla d'ermellim, che mi fu regal
- oggi $e1 mio Giubileo Sacerdotale? Voglio che voi siate il $rz
ad adoperarla! E gliela accomodò sulle ginocchia. Quindi tornò
a sedersi, gli riprese la mano tra le sue, e premurosamente gli
chiese notizie.
- il Santo, muto h o a quel momento, anche perchè commoss
ali'estremo da così sovrana degnazione: Sono vecchio, Pad
Santo, rispose, ho 72 anni: e questo è il mio ultimo viaggio, e l
conclusime di tutte le cose mie. Prima di nzorire volevu vedere un-
cora una volta Vostra Santità, e ricevere una vostra benedizion
Sono stato esaudito, ed ora altro non m i resta se non cantare: " N u
dimittis s e m m tuum, Domine, secundum uerbunz tuum in pac
Quia viderunt oculi mei salutare tuum; LUD~EaNd revelationenz
gentium, et GLOU plebis tuae Isvael!".
- Io ho 6 anni più di voi, osservò il S. Padre, e quindi fate
pur conto di vivere ancora; h c h è non udrete che Leone XI
- è morto, state tranquillo!
Santa Padre, ripigliò il Santo, la Vostra fiarola in ce
casi è infallibile, ed io vorrei ben accettare I'augurio, ma creda
sono alla $ne dei miei giorni.
Con somma benevolenza ii Vicario di Gesù Cristo gli
notizie dei giovani e delle case, s'interessò deile Missioni, e m
gli domandò se abbisognasse d i qualcosa. Don Bosco parlò
Sua Santità della chiesa del Sacro Cuore, che il giorno
doveva consacrare, e gli raccomandò la schiera dei cantori
l'oratorio di Valdocco, i quali, da Genova, ove s'erano re
per le feste centenarie di S. Caterina, avevano proseguito il viag-
gio fino a Roma, per render più solenni le feste della consacra-
zione del nuovo tempio.
I1 Papa gli espresse la sua grande sodisfazione per le noti-
zie che gli dava: disse che era pure suo vivo desiderio di vedere
- (o G. 8. LEXOW. Vttn di S. Giovnmi BOSGOVo. l. 11.

65.2 Page 642

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626
V I - Benedetto daZZe Genti1
i suoi figli di Torino (I), ed insiste anche che inculcasse di
conservare ii suo spirito in tutta la Pia Società: - Rac-
comandate, raccomandate ai Salesiani, s$ecialmente l'ubbidienza,
e dite loro che conservino le vostre massime e le tradizione' c h la-
scerete. So che voi avete ottenuto ottimi risultuti colia frequente Cm-
fessione e Comunione tra i vostri giovani. Ebbene, continuate, e
fate che i Salesiani alla loro volta c o n t i n n k e raccomandim ai
giovani loro afidati questa pratica salzltave. Q u d h che mi prenze
$ztre di inculcare a voi, e al vostro Vicario, si è che non siate tanto
solleciti del numero dei Salesiani, quanto della santità di quelli
che già avete. Non è il nuzero che aumenta la gloria di Dio; è la
vi&, è la santitd dei soci. Perciò siate molto cauti e rigorosi nel-
l'accettare nuovi membri nell'lstituto: badate anzitutto che siano
di u m moralità $rovata.
E prendendolo nuovamente per mano, gli domandò, con-
fidenzialmente, che gli dicesse qualche cosa circa i futuri av-
venimenti della Chiesa. Don Bosco si schermi, osservando che
- ii Santo Padre conosceva W. meglio d i lui i'andamento delle
cose pubbliche. ii Papa insistè: Non v i domando del $re-
- sente, chk questo lo so anch'io; n i chieggo- dell'avvenire.
M a io non sano profeta! - rispose ii Santo somdendo.
Tuttavia, dovette cedere ed espresse le sue opinioni e quanto co-
nosceva (2).
In fine umilmente pregò ii Santo Padre d'ammettere aiia
sua presenza il suo Vicario e il Segretario. Furono introdotti.
n Santo gli presentò dapprima Don Rua, e SAugusto Ponte-
fice: - Ah voi siete Don Rua, il Vicario della Congregazione! Bene,
6ew. Sento che $n da ragazzo foste allevato da Don Bosco. Oh con-
- tinuate, continuate neU'opera incominciata, e mantenete h wi
lo spirito del vostro Eondatore! Oh s3, Santo Padre, rispose
Don Rua: noi s@+ai'mo, colla vostra benedizione, di poter $no al-
l'ultimo respiro spendere la vita per quell'O$era, alla quale ci siamo
cmsacrati jìn da fanciulli. - Venne quindi presentato ii Segre-
(I) La Schola cantouum deli'Oratodo venne 2ifemita in amore-
voiissima udienza il 17 mag@o.
(2)Anche Leone XIiI ebbe la più alta venerazione per Don Basco,
e questi con Leone XIIZ la confidenza più devota. Si veda, in A$p.pen-
dice IV , un Memoriale, esposto & Sainto ali'Augusto Pontefica

65.3 Page 643

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- -.. X r N u w dimittisl. o 1887
627
tario; e il discorso cadde sui lavoro dei Salesiani. Don Bosco
osservò come non occorresse inculcare ai suoi figli il lavoro, ma
- la moderazione. Oh sa, osservò il Santo Padre, in tutto ci vuole
- moderazione; il corpo esige il debito riposo. Padre Santo, in-
terloquì Don Rua; noi siamo disl)osti ad obbedirla: ma sappia
Vostra Santità che, in questo. chi ci ha ddo cattivo esempio è Don
Bosco medesima!
Si rise un poco. Don Rna chiese un indulto per facilitare
le pratiche d'accettazione di nuovi membri neiia Pia Società;
e il Papa, dopo aver nuovamente dimostrato quanta benevo-
lenza avesse per Don Bosco e per i Salesiani, impartì SAposto-
lica Benedizione al Santo, a tutti i suoi figli, alunni e coopera-
tori, specialmente a quelli che avevano concorso ali'erezione -
del nuovo tempio.
Usciti daii'udienza, Don Bosco venne fatto segno aiie più
delicate attenzioni e ai più cordidi omaggi delle persone della
- Corte Pontiiìcia, che incontrò sul suo passaggio. Un gruppo di
Svizzeri, vedutolo, si pose s a a t t e n t i e gli fece il saluto: M a
- io non sono mica un Re! esclamò somdendo: sono un povero $rete,
tutto gobbo, e che non valgo nulla. State pure tranquilli! Abbas-
sarono le armi e, toltisi daiia posizione d'attenti, s'accostarono
a baciargli riverentemente la mano. Disceso coli'ascensore nel
cortile di S. Damaso, trovò la vettura dei Conte Autonelli che
Saspettava, e tornò subito al S. Cuore.
Noi non sappiamo che cosa Don Bosco abbia detto al Papa
in quella circostanza, ma pochi giorni dopo Leone XIII b e v a
in concistoro un'aiiocuzione che apriva Sadito a vive speranze per
la soluzione della questione romana, e un mese dopo, il 15 giugno,
in una lettera diretta al Card. Rampoiia, suo Segretario di Stato,
tornava saargomento, dicendo chiaramente:
u Ormai fuori di dubbio, e gli stessi uomini politici italiani
lo confessano, che la discwdia con la Santa Sede non giova, ma
nuoce all'ltalia [per tanti titoli a Noi cara e strettamente con-
giunta], creandole non poche & lievi dilpicoltd interne ed esterne.
u Aii'intenio, disgusto dei cattolici, al vedere tenute in niun
conto e spregiate le ragioni dei Vicario di Gesù Cristo - turba-
mento deiie coscienze - aumento d'irreligione e d'immoralità,
elementi grandemente nocivi a3 pubblico bene

65.4 Page 644

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628
- V I Benedetto dalle Genlil
Ali'estero, malcontento de' cattolici, che sentono compromessi,
insieme con la liberth del Pontefice, i più vitali interessi della cri-
stianità, - difficoltàe pericoli, che anche neli'ordine politico pos-
sono da ciò derivare aWItalia, dai quali desideiiamo con tutta
l'anima sia preservata la Patria Nostra.
I) Si faccia cessare da chi può e deve il conflitto, ridonando al
Papa il posto che gli conviene, e tutte quelle 8tXcoltà cesseranno
d'un tratto... H.
il pensiero del Santo anche in quegli aMi era rivolto ali'awe-
nire della Chiesa, e ripetutamente egli fece capire quanto bramase
che il sospirato trionfo si compisse al più presto. In una lettera
diretta a Don Giuseppe Porqueddu, prima che si facesse gesuita, si
legge: «Siamo tutti e due del medesimo a n m , cioè noi nascevamo
quando l'Europa si metkva in pace dopo tanti anni di gwrra...
Possiamo sperare che l'ultimo di nostra vita marchi la pace del
nwndo e il trionfo della Chiesa? [Anche Padre Porqueddu mori
nei 18881.Ah!se cosi fosse, potremmo intonare di cuore il Nzmc
dimittis! Ma sia fatta la volontà del Signore in tutte le cose! Il
trionto della Chiesa è ce&; se mn potremo assistervi quaggih, vi
assisteremo, s$ero, dal Paradiso i).
L'indomani, 14 maggio. 1'Em.mo Cardinal Vicario consacrò
solennemente la chiesa, presente Don Bosco. Assistevano con
lui alia cerimonia molti personaggi. Grande fu la meraviglia
loro e dei fedeli, quando entrarono nel bellissimo tempio, degno
in vero di Roma e delle nobilissime tradizioni deii'arte cristiana.
Assai ammirata fu la stahia di Pio IX, dei Gonfalonieri di Mi-
lano, identica a quella della chiesa di S. Giovanni Evangelista
in Torino.
La memoria di Pio IX aveva un culto tenerissimo nel cuore
del Santo.
Dal 15 al 18 maggio seguirono Messe e vespri pontincali:
?Lesse lette celebrate da Eminentissimi Cardinali: conferenze
suiie Opere Salesiane in francese, spagnolo, tedesco, inglese e
italiano, poicbè avevano cooperato alia costruzione di quel tempio
fedeli di 0-4nazione. I1 18 e il 19 maggio, solennità deii'Ascen-
sione, pon"Lcò 1'Em.mo Card. Parecchi, nomilze Pontificis, cioè
a nome del S. Padre, il quale concesse speciali inddgenze per
tutto l'ottavario.

65.5 Page 645

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11 16 maggio Don Bosco voiie celebrare ali'altare di M
Ausiiiatrice nella nuova chiesa. Più di quindici volte ruppe
lacrime, e stentò a finire la Xessa. Don Viglietti, che Sassist
dovette di tratto in tratto distrarlo dalia violenta commozi
Dopo Messa, la folla, intenerita alia sua pietà e al suo aspe
sofferente,gli si strinse intorno, baciandogli i paramenti e le mani
e, com'ebbe varcata la soglia della sacrestia, lo supplicò di be-
nedirla. - Sì, sì! rispose Don Bosco. - E salito sui gradini, che
dalia prima sala mettono alia seconda, si volse per benedire,
alzò la mano e: - Benedico... benedico... - ripetè con voce
fioca e tremante; e, poi, dando in pianto dirotto, si coperse la
faccia con ambe le mani, e fu d'uopo condurlo via. Questo pianto
impressionò talmente i presenti, che molti si misero a piangere
con lui e volevan tenergli dietro, ma per prudenza si chiusero
le porte.
Interrogato per&& si fosse tanto commosso durante la Santa
Messa, rispose: - Aveva cosL viva, in+zani ai miei occhi, la
scena Idi qwndo, dai g ai IO anni, sognai delh Pia Societd, e vedeva
ed udiva wsi bene la mia mamma ed i miei fratelli questionare
sul sogno, che non @otevaandare a v a ~ t inel S. Sacrifxio.
Fu queiia l'unica &sa che celebrò nella nuova chiesa. In-
dubbiamente il ricordo di quei primo sogno, mai come aliora,
dovette essere così affascinante per lui! « A suo tempo tutto con%-
prenderai! s gli aveva detto la Vergine; e l'umile pastoreiio dei
Bechis, dopo 62 anni, comprendeva chiaramente, come la mis-
sione, che nella fanciullezza gli avevano additata Nostro Signoie
e la benedetta sua Madre, avesse avuto, con l'erezione dei tempio
del Sacro Cuore di Gesù nel centro della Cristianità, ad invito
del Vicario di Gesù Cnsto, la sanzione più solenne.
L'opera sua personale era compiuta: quindi, la sua partenza
per l'eternità, imminente.
Lasciò Roma il 18 maggio. Dopo una tappa a Pisa, ove fu
ospite di quell'Arcivescovo, che gli assegnò premurosamente
Ia camera già abitata da Pio VII, giungeva la sera del z
Torino.
Era il sesto giorno deila novena di Maria Ausiliatrice. Do
Rua i m p d la benedizione, e Don Bosco voiie assiste
presbiterio, in rendimento di grazie.

65.6 Page 646

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630
- V I Bmdetlo dalle Genti!
Le feste di Maria Ausiliatrice furono, quell'anno, grandio-
sissime. Alla vigiiia, presente il Santo e Euions. Leio, Don Rua
tenne la conferenza; ma gli sguardi di tutti erano su Don Bosco:
e attorno a lui, finita la funzione, si strinse una turba di devoti.
che invasero la sacrestia e i coitili al suo passaggio. Nella prima
sacrestia gli fu presentata una bambina morente. Con Bosco
la benedisse e animò i genitori a confida-e in Maria Ausiliatrice.
Non era ancora uscito dalla seconda sacrestia, che quei forni-
nati tornarono a lui, raggianti in volto, e gli fecero un'offerta
per la grazia ricevuta. A queiia vista, l'entusiasmo dei divoti
crebbe a dismisura, e il Santo dovette impiegare circa un'ora
per attraversare ii cortile, perchè assediato da migliaia e mi-
gliaia di persone, che volevano baciargli la mano, dirgli una pa-
rola, ed essere benedetti. ii giorno della festa, Mons. Pulciano,
nuovo Vescovo di Casalmonierrato, celebrò il suo primo pon-
tificale. ìi concorso del popolo fu tanto, che molti non poterono
neppure entrare in chiesa Le messe incominciarono a tutti gli
altari alle 2.30 e continuarono sino aiie ore rq, con Comunioni
continue. L'entusiasmo era al colmo, perchè fin dalla vigilia si
erano verificate grazie straordinarie. Un giovanotto, entrato
nel Santuario colle grucce, fu visto uscirne speditamente con
le grucce in mano. Uiì paralitico, portato in chiesa con mille stenti,
se ne andò completamente guarito. Fu quella l'ultima festa
di Maria Ausiliatrice, alla quale assistè il Santo.
E in quei giorni, ai primi di giugno, la Beata Vergine gli ap-
pariva nuovamente in sogno, per rimproverarlo di non aver pub-
blicato un libretto &e insegnasse chiaramente a i ricchi come
debbano impiegare le ricchezze. La dottrina di Don Bosco, su
questo punto, era parsa troppo rigorosa, ed egli, prudentemente,
aveva taciuto. Ora gli veniva ordinato, invece, d'ammonire la
classe facoltosa contro ii cattivo uso delle ricchezze. I1 Santo
comunicò questo amiso ai suoi figlioli, e incaricò Don Iiran-
cesia di metterlo in esecuzione, e Don Francesia ubbidì, pubbli-
cando, dopo qualche anno, un libretto sul «Paradiso aperto ai
ricchi mediante l'elemosiiza n.
Don Bosco era alla fine. Per qualche giorno si recò a V&
salice a respiiare un'aria un po' ossigenata, e la vigilia di S. Gio-
vanni Battista scese in mezzo ai cuoi figli deli'Oratorio, che,

65.7 Page 647

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- - X oNunc dimittis!... 1887
631
all'uino d'occasione, unirono i versi cantati per la prima volta
...". nei 1848: " Adiamo, com$agni, Don Bosco ci as$etta, la gioia $e?-
jetta si desti nel cmr Era un epilogo di soavi ricordanze!
Ma ai convegni degli ex-allievi, che si tennero 1'11e i1 14 ago-
sto, non fu più presente. Ein dal 4 luglio, per ordine del medico,
era stato condotto a Lanzo per prendere un po' d'aria; e non
reggendolo più le gambe, si vide costretto a lasciarsi spingere
- su d'una canozzella. E là, ~'II agosto, salì una deputazione di ex-
allievi ad ossequiarlo. a Suonavano le 6 pom. racconta Don
Griva - quando entravamo in Collegio. Annunziata la cosa a
Don Bosco, ne fu così commosso, che sulle prime non potè ar-
ticolare parola. Ci guardò con quei suo sguardo benigno e sa-
gace, con cui ci aveva guardati tante volte. L'occhio è sempre
il suo, ma all'aspetto, ahi!, quanto ci pasve sofferente. il ricevi-
mento non volle farlo nel salone, ma, sorretto dalle nostre braccia,
ne uscì, e all'aria libera, nel prato attiguo al Collegio ci diede
udienza, ricordando che nei prati di Valdocco aveva fatto le prime
accoglienze ai giovanetti. Sali in carrozzella, dicendo per ischerzo:
- Io che sfidava i più snelli a far dei salti, ora devo camminare
in carrozza colle gambe altrui. - Noi guidammo la carrozzella
fino al pergolato che è in fondo al prato. Quivi si fece seduta e
mille cose si dissero in pochi minuti. Don Bosco volle riconoscere
uno per uno i deputati dell'ambasciata. Si parlò della sua Messa
- d'oro del 1891,e quando si disse di Gastini che voleva miUe can-
tori, ei soggiunse: Duemila; ma un coro sia tutto di Patagoni!
-Poi, volgendosi al Parroco di Cunicod'Asti: -E a quella Messa,
disse, si berrà fi vino di Cunico, ottenuto come grazia di Maria
- Ausuiatrice, e che sia assaggiato anche dai Patagoni! - E ne volle
formale promessa. E che diremo di Don Bosco all'oratono?
- - Direte che io sto benissim, e che tutte le inquietudini che si
prendono per la mia salute, non turbano la pace del mio cuore.
L'ora spirava; si fecero benedire alcuni oggetti. Quando si chiese
la benedizionesui presenti e sugli assenti, Don Bosco si commosse,
i suoi occhi si riempirono di lacrime: ei piangeva, e noi piange-
vamo! ».
Gli auguri più cordiali si rinnovarono, da ogni parte, 3 15
agosto, quando dali'oratorio si recò a felicitarlo, pel suo com-
pleanno, una deputazione di alunni e superiori.

65.8 Page 648

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632
V I - Bmedobto dalio Genti!
n rg discese a Torino e tornò a Valsalice, ove era cominciato
il primo corso d'Esercizi spirituali. La soia sua presenza era la
più dolce consolazione e la miglior predica per i suoi figli spi-
rituali, a i quali, con cariti istancabile, continuava a dare, pri-
vatamente, santi ammonimenti e saggi consigli.
Era appena giunto a Valsalice, quando gli si presentò Don
Luigi Rocca, pe? comunicargli un telegramma, che veniva da
Alassio, annunziaate che uno dei nostri preti era moniondo.
ii Santo pregò insieme con Don Rocca, e inviò ail'iniermo la sua
benedizione. Erano le Ig,30. Alie zo partiva da Al&o un secondo
telegramma, che diceva come il moribondo avesse, allora allora,
superato la cnsi, e si fosse pronunciato un miglioramento note-
vole. E, infatti, in breve tempo il malato 4 dstabilì.
Il Santo si fermò a Valsalice anche il mese seguente, e&-
candoci con la sua eroica diegrezza. Bencbè la sua salute andasse
di giorno in giorno peggiorando ed avesse frequente mal di capo
con febbri, e alcune volte dovesse tralasciare la Messa, tuttavia
continuò sempre a dirigere e consigliare i superiori, e a dare
udienze. Quanti giungevano da lontano per parlargli, salivano
daii'Oratorio a Vaisalice, e ne tornavano consolati.
Durante quelle vacanze, nelle adunanze del Capitolo Superioie,
si deliberò di aprire le nuove Case salesiane di Qnito, Londra
e l'sento, e chiudere il Collegio di Vaisalice per aprire in quegli
ampi locali uno studentato pei chierici della Pia Società, che un
tempo dimoravano nell'Oratorio e poi erano stati trasferiti a
S. Benigno. Dopo quella seduta il direttore Don Ginlio Barbe&
... diceva al Santo: - Ora che i suoi chieRci saranno nuovamente
a Torino, ci verrà a visitare di frequente - Vwrò, rispose con
aria grave e pensierosa, verrò, E resterò io alla cmtodia d i questa
casa. - t Intanto, scrive Don Barb&s, ci eravamo avvicinati
alla finestra del loggiato che dava nel giardino sottostante, e
propriamente alla h e s t r a di mezzo, che guardava lo scalone
che metteva il giardino di sopra in comunicazione col cortile della
ricreazione. Per un tempo notevole tenne fissi gli occhi a quello
- scalone, e poi improvvisamente rivoltili a me e abbassandoli su-
bito di nuovo a quello stesso punto, mi disse precisamente:
Prepara il disegno1- Siccome il collegio era da terminarsi ancora,
ed aveva udito Don Bosco dinni test* che si sarebbe fermato

65.9 Page 649

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a Valsalice, io credetti che con ciò Don Bosco volesse f
nare il collegio. Ma un po' di stupore in me non poteva
poichè la casa, quale era, poteva benissimo contenere 150
e ancor io sapeva che i denari mancavano e che si era risolut'
- simi di non voler nuove fabbriche. Tuttavia, essendo Don Bos
che mi aveva detto di preparare il disegno, soggiunsi: Bene:
farò preparare il disegno, e questo inverno glielo presenterò.
N o n quest'~nve~1~s0og, giunse con accento serio il buon padre,
ma la pvossimu puimaveya, e il disegm %o%Io eeselztevai a M,
ma al Capitolo. - Le parole erano perentorie: io, credendo d'aver
capito, non replicai più altro. Don Bosco tenne ancora gli oc
m poco fissi a queilo scalone, e intanto arrivò qualcuno e si
spese ogni discorso. No: allora non aveva compreso tutto il s
gnificato di quella conversazione, tuttavia essa mi fece stup
assai: mi restò straordinariamente impressa nella mente, e
vedeva sotto un mistero. Ma quando, dopo meno di quattro mesi,
avvenne la morte di Don Bosco: quando seppi la decisione
seppellirlo a Valsalice: quando mi acceitai che pel luogo dell
tomba s'era scelto qcello scalone, proprio dove Don Bosco aveva
tenuti fissi i suoi sguardi: allora tutto compresi. Don Bosco da
molto tempo conosceva l'epoca della sua morte, e conos
che sarebbe stato sepolto a Valsalice, e precisamente in
luogo u; e che ivi sarebbe sorta la sua cappella funerka.
I l z ottoble lasciò Valsalice, passando, nel discendere
a far visita alle Religiose del Sacro Cuore. Aii'Oratorio, i
che erano ic cortile, gli corsero incontro con vivo entusiasmo, e
quando Io videro comparire sul poggiolo, per recarsi in camera,
... spontaneamente intonarono l'inno del 1848: u Alzdinmo, compa-
Don Bosco ci aspetta n. Egli si fermò, profondamente com-
mosso, li guardò sorridendo, e li salutò con la mano e con brevi
parole affettuose. Chi sa, quante e quaii memorie gli si ridestarono
nell'anima in quei moinento!
Ma, bencbè stanco e sfinito, riprese le ordinarie occupazio$.
ii 13 ottobre andò a l Valentino per salutare goo pellegrini francesi
condotti da Léon Rarmel, dal Barone di Monpetit e dal sig.
Champion Da tutti fu circondato con affetto indicibile. Quelle
vaci e quei visi conosciuti, che gli ricordavano tutti i viaggi com-
piuti in Francia, lo intenerirono siffattarnente che non si senti

65.10 Page 650

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di parlare, e parlò per lui Don Rua, che si congratulò con loro,
li ringraziò e li invitb a deporre ai piedi del S. Padre gli umili
ossequi di Don Bosco, e a pregare sulla tomba di S. Pietro per
tutta la Famiglia Salesiana, affine di ottenerle le grazie neces-
sarie per compiere la sua missione nella Chiesa. Dopo queste
parole, ognuno dei pellegrini, passando davanti al Srrvo di Dio,
inginocchiandosi e baciandogli la mano, ne ricevette una meda-
glia. Per tre quarti d'ora durò quella commovente sfilata. il
Santo, facendo a ciascuno i più cari auguri di felicità, andava
frequentemente ripetendo ai secolari a Vi protegga Maria S S . e
v i guidi $m al paradiso 8: a i sacerdoti: e Vi faccia i l Signore il
favore d i dargli molte anime P.
Non aveva potuto recarsi in Francia, e la Francia, generosa,
era venuta a dargli l'ultimo saluto.
Il 20 ottobre si recò nuovamente a Foglizzo Canavese, e vestì
dell'abito chiericale 94 aspiranti alia Pia Società. Fu l'ultimo
-viaggio che fece fuori di Torino. Nel ritorno &e a Don Rua:
U n alt7'anno verrai tu a fare questa junzicme, +erchè io mn
ci sarò fii%l
Così il campo delie sue sante azioni rimase circoscritto aii'a-
d e cameretta, neila quale centinaia di persone vennero ancora
a cercar grazie, consolazioni e consigli. Ma la sua mente non vi
fu prigioniera. Per alcune notti gli àppanre in sogno ii suo Don
Cafasso, e con lui si recò a visitare le Case salesiane, comprese
quelie d'Amena, anche le più lontane: e la notte dal 23 al 24
ottobre gli parve di predicare col suo caro Maestro gli Esercizi
spirituali ai Salesiani, e vide lo stato di ogni casa e di ogni co-
scienza. Peccato che fosse così stanco, da non poter raccontare,
nè privatamente nè pubblicamente, ciò che aveva veduto!
il 4 novembre, con una circolare m lingua italiana, spagnuola,
francese e tedesca, stampata in 400.000 copie, annunziava la spe-
dizione di alcuni Missionari neli'Equatore e il bisogno di prepa-
rarne altri per altre Missioni o offerte ai Salesiani dal Papa, dai
Vescovi, e da molti Governi s, ed invocava soccorsi. «Senza il
concorso e la caritù dei fedeli, Do% Bosco E i Salesiani non 90s-
sono sostenere le loro M&&& e h a n m abbandonarle, come gid
fecero Missionari di altre C c m g r e g m ~Si. Il grido d'danne fu
udito con pena, e raccolto con generosità. Premeva a Don Bosco

66 Pages 651-660

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66.1 Page 651

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il fa^ comprendere ai Cooperatori come le opere che, col loro ap-
poggio, egli aveva iniziate, continuavano ad aver bisogno del-
l'aiuto loro, e di tutti quelli che amano di promovere il bene
su questa terra. Ad essi quindi le voleva affidate e raccomandate.
E il 20 novembre, con altra lettera neile stesse quattro lingue,
interessava le persone più zelanti a diffondere le circolari suddette,
e ne spediva a ciascuna un pacco, con pregzera di inviarle u per
posta o per altro ~rzezzosicuro, a quelle perssne bene$che e doviziose
di sua conoscenza, che $ossano venirmi in aiuto, con offerte pecu-
niarie o in qualztnque altra maniera S.
Quanto a sè, andava ripetendo coi più intimi che la sua pre-
senza ormai era inutile, e la partenza vicina. La sera dei 10 no-
vembre, per la prima volta, non discese in chiesa a recitare il
Rosano in sutTiagio dei defunti con la comunitià, e compi la pia
pratica neil'attigua cappeiletta con i segretari. Non discese, per-
chè non ne poteva piu; ma a tutti si disse: u È rimasto in camera
per riguardo I). Uscendo in quei giorni a passeggio, e vedendo la
campagna che s'andava spogiiando, si fermò a guardar le'piante
dei viali deii'antica piazza d'Amri, e volgendosi ai segretario:
- Viglieetti, gli disse, domani ricòidati di eoitarmi dei chiodini e
un martello, perchè, se vogliamo che continui ancora un poco I'au-
t u n m , Eisogna inchiodar le foglie delle piante!... - Erano già dei
mesi, che lui, povero vecchio, u a costretto a punteiiarsi sulle
braccia dei figli per dare un pasco... e le sue parole, che miravano
spesso a disingannarli, lungi dall'esser comprese, venivano in-
terpretate come seguo di buon umore e di discreta salute.
Ma, ben&& si sentisse venir meno, palando con Don Berto
dei giovanetti deU'Oratorio, protestava con fermezza: <I Fino a
t a n t ~clze mi rimarrà u n $1 di Gta, tutta la C O M ~ C I W Ò a loro bene
- e vantaggio spiritnale e te?nporde >): e col pensiero era sempre
con loro. «Una sera del 1887 lasciò scritto Don i,emoyne -
in sui finire di novembre, era andato a visitarlo. Egli parlava a
stento e il suo respiro era aQannato. Io discorreva deila disciplina
fra i giovani, e del modo migliore pei far riuscire frultuose le con-
- fessioni. Egli, con voce interxotta, mi disse: - La notte scorsa
ho fatto u n sogno. Vorrà dire che ebbe una visione - Chiàmala
come vuoi. ma queste cose fanno crescere in modo spaventoso la
responsabiktà di Don Bosco in jaccia a Dio vero però che Dio

66.2 Page 652

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636
- VI Bmededeitc dalle Genti1
è cosi buono! - e piangeva. - E che cosa vide in questo sogno?
- T l i d i il modo di avvisare i giovani studenti, il modo di avvisare
gli artigiani: i mezzi per conswvare la vin?&della castità: i danni
clie cadono sopra a chi viola gzlesta vira,..Stanno bene e ad un tratto
muoiono. A h morire pel vizio!... F u un sogno d'una sola idm, ma
come splendida e come gra?zde! Io però ora non posso proferir un
hngo discorso, ?zon ho le forze per esprimere questa idea. - Eb-
bene, io ripresi, non si stan&. Prenderò nota di ciò che mi ha
detto: altre volte, a poco a poco, le ricorderò i punti accennati
e mi svolgerà ciò che crede bene del suo sogno. -Fa' pure cosi,
perchè l'argomento è troppo importante, e ci6 che ho visto potrà
servire di norma in molte circostanze. -Fu sventura: non aedendo
vicina la sua morte, trovandolo sempre stanco, ed assorbito da
molti lavori, aspettai a fargli quelle interrogazioni che mi era
... proposte, e intanto I'amorosissirno nostro Padre partiva per
i'etemitk D.
Piacque, però, al Signore allietare il termine dei suoi giorni
con una memoranda cerimonia.
il Principe Augusto Czartoiyski, polacco, nipote deiia Re-
gina Isabella e del Conte di Parigi, dopo aver conosciuto il Santo
nel 1883, sentì tanto desiderio di faisi religioso e sacerdote, e
insieme tant'attrazione per Don Bosco, che prese a visitarlo,
e, non sapendo più conle distaccarsene, risolse di farsi salesiano.
Un dubbio solo l'aveva tenuto perplesso per un po' di tempo.
u Avendo letto nella vita di C. Alfonso de' Liguori, come negli
ultimi anni avesse la mente indebolita, cominciò a dubitare lo
stesso di Don Bosco, e faceva a se medesinc questa domanda:
"Don Bosco sarà egli capace d i dirigere la mia coscienza"? Questo
dubbio non manifestò a nessuno. Un giorno si trovò a tavola con Don
Bosco, e durante la conversazione, mentre parlavmi di hitt'altro,
il Santo ali'improvviso esce fuori a dire: "Don Bosco non è piil
buono a nulla, ma è ancora capace di deigere qualche coscielczanu,
Così depone Don Piscetta, che apprese il fatto dalla bocca del
Principe; il quale, senz'altro, chiese di essere assunto tra gli aspi-
ranti d a Pia Società.
I1 Santo, prima di dargli una risposta, lo consigliò a pre-
gare e chiedere consiglio a Leone XIII, il quale ne esaminib la
vocazione, e qtiando udì che voleva farsi salesiano.- È un'isti-

66.3 Page 653

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tuzione gwvam, gli rispose, quella dei Salesiani di Don Bosc
nza ha giù dato w l t e buone prove d i si; entratevi fure, c h oi
la mia benedizione. - Don Bosco non esitò più, e il 24 novem
1887 a lui ed altri tre giovani, un inglese, un polacco e un ir
cese, benedisse e a tutti impose egli stesso la veste chiericale
l'altare di Maria Ausiliatrice. Piangevano di commozione i pa-
renti del Principe, accorsi dalla Francia e daila Germania, e i
devoti che, insieme coi giovani della casa, gremivano il Santua-
rio. Fatta la vestizione, parlò Don Rua. Prendendo le mosse
dalle parole d'Isaia: Filii tu; de longe veniepzt, additò il continuo
dilatarsi deli'opera voluta da Maria Ausiliatnce. La cerimonia
si chiudeva coiia solenne Benedizione Eucaristica, impartita da
Don Bosco, che, sebbene straordinariamente affaticato, gioiv
veder crescere le schiere dei suoi figli (I).
Poco prima, Don Carni110 Ortuzar, pio e dotto
&o, parroco di Iquique, era venuto in Europa col pensiero
di farsi religioso, anche per allontanar meglio da sè ii temuto
onore propostogli dell'episcopato. Dopo d i aver fatto un corso
di Esercizi spirituali a Parigi, fu consigliato di visitare ii Santo
- che lo ascoltò e con semplicità gli dise: - Se credete di ferrnarvi
con D m Bosco, troverete laooro, pane e faradiso. E poichè so-
nava in quel momento il mezzodì, lo invitò a recitare insieme
Iangelus, iudi lo condusse a mensa, e lo presentò agli altri su-
periori con queste parole: - ECCO%nnuovo salesiano che ci manda
il Sig?%ore-! ii buon sacerdote, nei dir SAngelus con Don Bosco,
provò tale intima consolazione, che non ebbe la minima obiezione
da opporre ali'invito dei Santo, sebbene, prima di quel moment
non avesse mai pensato a farsi salesiano. E visse con noi
anni e morì santamente.
(1) 11Principe Augusto Czartoryskifaceva la professione religiosa
il z ottobre 1588, venne ordinato sacerdote il 2 aprile 1892, e moriva
santamente 1'8 aprile 1893 ad Alassio, nrlla diocesi d'Albenga, e la
sua salma fu trasportata in Poloiiia e tumulata a Sieni
tomba avita. Come abbiam detto, anche di questo Suvo di
stata intro6.otta la Causa di Beatiscazione.

66.4 Page 654

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CAPO XI
VOLA AL CIELO?
1888
La morte di Don Bosco riusci quasi improvvisa per i suoi
figlioli, perchè, neil'amore che gli portavano, pareva loro che
non dovesse ancora morire. Eppure, anche negli ultimi mesi,
egli aveva detto più d'una volta che presto sarebbe partito per
l'eternità.
Purtroppo le sue parole furono raccolte solo dopo la sua
morte, e solo d o r a vennero meditate1
Si era parlato della necessità di acquistare un'area al camyo-
santo per il sepolcro dei Salesiani; e poichè le trattative col Mi-
nicipio andavan per le lunghe: - Guarda! scherzando diceva
il Santo ali'Ecor,omo deila Pia Società, se non t'affretti, quando
sarò morto, m i farò $orture in camera tua! Pènsaci! - E tornò
a parlarne con insistenza, soggiungendo: - Aggitlstati: se alla
mia morte non sard pronto il posto nel cimitero m i farò poriare
in camera tua, e allora con quest'arnese sotto gli occhi t i sbrigherai
eresto a trovarlo. - Altre volte ripetè: - Non mettermi in terrem
pvezzolato. Trovami il posto in lzna delle nostre case!
Si discorreva tanto del suo Giubileo Sacerdotale, ed egli pure
indubbiamente per far piacere ai suoi Eglioli $'intratteneva vo-
-lentieri su questo argomento, ma più volte ripetè agli intimi:
Voi vi illudete! - Recatosi a visitare una insigne benefattrice
delle Opere Salesiane, la Contessa Gabriella Corsi, che era agii
estremi: - Ah! signora Contessa, le disse, Lei manca di ;barola!
m i avma $romesso di regalare ai giovani dea'0iatorio due vielli,
perchz' potessero aver lauta pietanza nel giorno del mio Giubileo
S a m d ohde... Lei manca di fiarola e rnamherd a m r W!- Ai primi

66.5 Page 655

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- - XI Vola al Cielo! r888
639
di novembre, andato a consolare un prete deiia casa, Don Luigi
Deppert, gravemente infermo e già munito degli ultimi Sacra-
menti: - Fdtti coraggio, gli disse: -0% fucca a t6 questa volta; u i
d un altro che deve @edere i l tuo fiosto; - infatti quegli guai,
e, in casa, fu Don Bosco il primo a morire1
Durante il 1887 voiie che Don Albera si recasse a Tonno ogni
due mesi. L'ultima volta che venne, nel congedarlo, si mise a pian-
gere dirottamente, lamentando di avere ancore tante cose da
dirgli, e che gli mancassero il tempo e le forze: e la separazione
fu quanto mai tenera e dolorosa.
Oltre le sue parole, il continuo deperimento delie sue forze
doveva farci comprendere che la fine dei suoi giorni non era lon-
tana. Benchè continuasse ad occuparsi, a meditare, a formare
nuovi disegni, benchè volesse assistere aiie deliberazioni più
importanti e leggese e postiilasse e riscontrasse le lettere che
gli giungevano, e conservasse la direzione suprema di tutta la
Pia Società,, era veramente sfinito. Anche chi lo vedeva dir
Messa, faalmente comprendwa che era &a fine. La celebrava
con gran pena e a voce bassissima neUa cappeiietta attigua alia
sua stanza, spesso interrotto da profonda commozione. Da vari
mesi non si voltava più nel dire il Dominnts oobiscwz; e, da no-
vembre, nei tempo delia Comunione dei fedeli, egii si sedeva
ed un altro prete distribuiva le Sacre Specie.
- ii caro Don Bosco, diceva Don Cerruti, si awedeva che
noi tutti eravamo molto impensieriti, vedendolo abbattuto di
forze e che temevamo per la sua scomparsa dai mondo; e da buon
padre studiava ogni mezzo per confortarci e rassicurarci: ci pro-
metteva parecchie volte che la Congregazione non avrebbe punto
a soffrire per la sua morte, che anzi, dopo questa, avrebbe avuto
straordinari incrementi: non veniva più a mensa con noi, e tut-
tavia molte volte si faceva condurre nei nostro refettorio, e
scherzava con noi per tenerci allegri e prepararci pur troppo
alia grande sventura. Eppure tutti, o quasi tutti, ci lusingavamo
ancora. Ciò che alimentava le nostre speranze, non era tanto
SaBetto iiiiaie, quanto il vederlo invariabilmente uguale a
e di un'operositL instancabile: ma pur troppo, quasi senza che
ce ne accorgessimo, caddero, come le foglie d'aukrlnno, anche
le nostre speranze.

66.6 Page 656

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640
- V I Benedetto du??e Genti!
La sera del 4 dicembre fece chiamar Don Cerruti, e gli disse:
- Non ho n& di grave: solo desidevo che discorriamo un poco
e clze tu m i informi interanzewte delle cose della Casa. - E lo trat-
tenne a lungo su hitto. Infine gli domandò come stesse di salute
e con tant'affetto, ancor più accentuato del solito: - Abbiti ri-
guardo, gli disse, son io Don Bosco che te lo dico, che te lo comado.
Fa' per te quel che faresti per Don Bosco. - Aqueste parole Don
- Cermti non potè frenare le lacrime: e il buon Padre lo pigliò per
mano dicendogli: Coraggio, caro Dow Cerrzlii... in paradiso
noglio che stiamo allegri.
Quel mattino aveva ancor celebrato, ma quella fu l'ultima
Messa. I1 giorno dopo si limita ad ascoltarla e a fare la S. Comu-
nione: aile parole Ecce Agwus Dei, mppe in lacrime. 11 6 si fece
ancora accompagnare nel Santuario di Maria Ausiliatrice, per
assistere aiia partenza dei Missionari Salesiani per l'Equatore.
Entrò in .presbiterio, sorretto da ambe le braccia, mentre Don
Bouetti faceva la predica di addio; ma la predica più efficace
la fece il povero Don Bosco, che si trascinava penosamente.
Tutta la gente si aliava per vederlo. Mons. Leto, impartita la
beiiedizioue col SS. Sacramento, rivolse alcune parole ai Mis-
sionari, diede loro l'addio, e li benedisse. Fu una .scena indimen-
ticabile. I jllissionari passarono uno a uno a salutare e a baciare
la mano a Don Bosco, che era commosso al par di loro; abbrac-
ciarono per l'ultima volta i confratelli, e s'incamminarono verso
la porta niaggiore. Usciti i Missionari, la foila irruppe nel presbi-
terio e si accalcò attorno al Santo. Quante parole di compassione
si udirono sul suo stato! Quanti si videro piangere! Quanti bene-
dicevano l'uomo di Dio e lo chiamavano santo! Nell'attraversare
il cortile, fu acclamato freneticamente dai giovani, e finalmente,
stanchissimo, si ritirò in camera.
In quei giorni, quasi estremo ricordo, egli dettava alcuni
pensieri da inserirsi neiia lettera-resoconto solito a farsi ai Coo-
peratori, e che in quell'anno fu scritto da Don Lemoyne, con la
data deli'8 dicembre, invece del IO gennaio.
u Se vogliamo far prosperare i ms&i iwtevessi spirituali, pro-
cuuianzo awzitutto di far prosperare g?id&ressi d i Dio, e ~ Y O W -
viamo il bene spirituale e morale del nostro prossimo, col' w z z o
della limosina.

66.7 Page 657

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- - XI Vola al Cielo! 1888
64.1
v Se volete dtenere pi% facilmente qualche grazia, fate voi la
grazia, ossia la limosiw, agli altri, prima che Dio o la Vergine
la facciaw a voi.
»Colle opere d i carità ci chiudiamo le porte dell'inferno e ci
apriamo il Paradiso.
$Raccomando alla vostra carità tutte le opere, che Iddio s i d
degnato &fidarmi nel corso di quasi cinquant'anni; v i raccomando
la cristiana educazione della gioventz2, le vocazioni allo stato eccle
siastico e Ze missioni estere; ma in modo particolare o i raccomando
la mra dei giovani poveri ed abbandonati, che fwona sempre la
pmzioue ?i%cara al mio cuore in terra, e che, pei meriti di nastro
Signore G e d Cristo, spero saranno la mio, corona e i l m& gaudio
in cielo >>.
I1 7 dicembre ritornava Mons. Cagliero daiSAmerìca. Salvo,
- quasi per miracolo, da una caduta mortale ai piedi deiie Cor-
digliere, aveva sentito risonargli al cuore una voce: Va' a
Torino ad assistere Don Bosco negli ultimi momenti! - Eii Santo
mandò a Genova Don Lemoyne perchè, a nome suo e dei Capi-
tolo Superiore, anticipasse ali'amatissimo figlio le più liete acco-
glienze. Tenerissimo fu l'incontro del Vescovo con Don Bosco,
- che se ne stava seduto in camera. I1 Santo Vegliardo, appena lo
vide, gli domandò: - Di salute come stai? e lo abbracciò, e
lo strinse al cuore, rompendo in lacrime e baciandogli più volte
l'anello.
AUa sera giungeva anche il Vescovo di Liegi, Mons. Doutre-
loux, per ottenere la fondazione di una casa salesiana in quella
città. Don Bosco stesso, dapprima, parve non volesse annuire; ma
poi, 1'8 dicembre, rispose affermativamente. Cos'era accaduto?
A l mattino aveva dettato al Segretario queste parole:
Parole letterali che la Vergine Im~nacolata,apparsami questa
notte, m i disse: - Piace a Dio ed alla Beata Vergine Maria che
i $gli di S . Francesco di Sales vadano ad reprire una casa a Liegi
in onore del S S . Sacramento. Qui incomi~tciaronole glorie di Ges%
pubblicanzente, e qui essi dovranm dilatare le medesime sue glorie,
in tutte le loro famiglie, e segnatamente tva i molti giovanetti che
-nelle varie parti del mondo s o m e saranno aBdati alle loro c u i .
n giorno dell'lmmacolato Concepimento di Maria, 1887 I).
Quei giorno si recò a pranzo, sonetto dal Vescovo di Liegi.
- er G. B. Lmom. Vita di S. Gzovmni Bosco. Vol. Il.

66.8 Page 658

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64%
- V I Benedetto dalle Genti!
- A cena, dopo pochi minuti, si alzò per ritornare in camera:
Si faccia coraggio, gli disse qualcuno: abbiamo da vedere la sua
Messa d'Oro. - Egli si fermò sulla porta, si volse indietro, fissb
chi aveva parlato, e: - Si, s i , vedremo! rispose: la Messa d'Oro!
San cose gravi, san cose gravi!
I1 di appresso Mons. Cagliero gli presentò una superiora delle
Figlie di Maria Ausiliatrice che veniva dalia Patagonia, e un'al-
tra suora proveniente dali'Umguay. Dopo dieci anni tornavano
a rivedere la patria e Don Bosco, e couducevano una ragazza
dodicenne, che l'intrepido Moa?. Fagnano aveva salvata, con
altri selvaggi, nega prima escursione neiiaTerra del Fuoco. Monsi-
gnor Cagliero, nel presentarla, diceva ai Santo: -Ecco, carissimo
- Don Bosco, una primizia, che le offrono i suoi figli ex ultimis
finibus terrae! La piccina, inginocchiata, con accento semi-
barbaro ancora: - Vi ringrazio, disse, carissimo Padre, di aver
mandato i vostri Missionari a salvar me ed i miei fratelli! Essi
si hanno resi cristiani, e ci hanno aperto le porte del cielo! -Con
dolce sorriso e col volto bagnato di pianto, il buon Padre mostrò
quanto godeva nel veder quel primo fiore, che veniva da queiie
terre che avevano sempre formato l'oggetto de' suoi più santi
desideri.
Per uno di quei gentiii pensieri che gli erano familiari, aveva
differito la vendemmia deiie viti che stavano davanti alle sue
finestre, perche anche Mons. Cagliero potesse partecipami; e in
quei giorni, seduto, giacche non poteva più reggersi in piedi, si
dilettava nel vedere i suoi figli, con a capo Monsignore, distac-
care l'uva, ripulirla e mangiarla allegramente.
I1 16 dicembre uscì a passeggio in vettura con Don Rua e
- Don Viglietti, e incontrò il Cardinal Alimonda in corso Vittorio
Emanuele. L'Eminentissimo: Oh! Don Giovanni! Don G o -
vanni! - esclamò con gioia e sali in vettura, e i'abbracciò e baciò
con affetto. Molta gente si fermò a osservare quelia scena e più
di uno osservò: - Quanto si amano! - La vettura proseguì adagio
sino in via Cemaia, ove il Cardinale scese e Don Bosco ritornò
aii'oratorio.
Giunto in capo aiie scale, disse a Don Rua: - N o n potrò $i%
fave queste scale!
La sera dopo, una trentina di giovani delle classi superiori sa-

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- - XI Vola aJ Cielo1 1888
643
iivano alla sua camera per confessarsi. Awisati che non era oppor-
hino che Don Bosco li confessasse, perche sfuiito, non si mossero,
volendo avere ad ogni costo quella consolazione. Avvisatone ii
- Santo, egli, pur riconoscendo di non poter reggere a quella fatica,
disse e ripetè: - Eppure è I'ultima volta che potrò confessavli!
e vivamente commosso ii fe' entrare e li confessb.
ii 18 dicembre, essendosi fatta una piccola esposizione di
oggetti inviati dalla Patagonia in omaggio ai S. Padre nel Giu-
bileo Sacerdotale, invitò parecchi benefatto* ed amici a vederla
e si trattenne con loro a pranzo, con espressioni di grande d e t t o .
I1 giorno dopo furono a visitarlo illustri personaggi del Chili,
diretti a Roma. Uno di essi, vedendolo assai d r a n t o e col respiro
- corto, gli disse: Xoi preghiamo molto ii Signore, perchè lo
- liberi dai suoi incomodi e ce lo conservi ancora lungamente.
Ed egli: - Desidero andar presto in paradiso: d i potrò lavorare
assai meglio per la nostra Pia Societù e pei miei figli, e proteggerli.
Qui non posso $i%far nieste 9er ho....
il 20 fece la S. Comunione in letto; poi si alzò e attese fin
a mezzogiorno, come da quarant'anni, al lavoro di benedire,
consolare, soccorrere, consigliare quanti desideravano awi-
cinarlo. I1 segretario lo pregò di scrivere qualche parola dietro
ad alcune immagini di Xaria Ausiliatrice da inviarsi come rice-
vuta a qualche benefattore. n Volentieui, gli rispose, aiutami
ad anàare al tavolino I).
Vi andò, sedette e scrisse nella prima: (iO Maria, otteneteci
da Gesh la sanità del corpo, se essa è bene per l'anima, ma assicu-
rateci la salvezza eterna. - S u . Giov. Bosco ».Neila seconda:
- <Fate presto opere buone, perchè può mancarvi il t e e o e cosi r e
stare inganlzati... I). Quindi osservò: Srnw stanco! Quasi non
so p& scrivere. - Venne allora pregato d'interrompere, ma egli:
- No, esclamò, è l'ultima volta che smivo.
- E prosegui:
(I Beati colmo che si d ù n m a Dio per tempo nella giovent21!
Quanti volevano darsi a Dio e restarono isganlzati perchè loro mancò
il tempo!... - Chi ritarda di darsi a Dio, è in gran pevicolo di per-
- dere l'ani m... Figlzuoli miei, conservate il t e e o , e il t e e o
- conseruerà noi in eterm... Chi semina opere buone? r m g l i e
buon frutto... - Se facciamo bene, troveremo bene in questa Ytka

66.10 Page 660

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l,%
V I - Benedetto dalle Genti1
... - e lzeU'dtra
I n fine della uita si raccoglie il frutto delle opere
- ouolze... D.
Don Bosco, gli diceva Don Vigiietti, scriva qualche casa
di piii aiiegro... queste cose fanno pena! - Egli alzò gli occhi
... ... ... pieni di lacrime, e con un sorriso, impossibile a descriversi: -
Povero Carluccio, disse che ragazzo sei! non piangere t e
... l'ho già detto: sono le ultime immagini suiie quali scrivo ma
per compiacerti cambio tema: - e riprese a scrivere:
u Dio ci benedica e ci s c a w i da ogni male... - O Maria, pro-
- teggete la Francia e tutti i Francesi... Date molto ai povm', se
- volete divenire ricchi... Date et dabitur vobis... - Che Dio ci
benedica e la S. Vergine sia nostra guida in tutti i pericoli della
... eitg - Igiovan8fLi sono la delizia di Geszl e di Maria... - Dio
... benedica e ricompensi largamente tutti i nostri benefattori -
- Sacro Cnore del mio G e d , fate che io v i ami sempre $i&... I l
+i&gran nemico di Dio è i l peccato... - O Maria, siate la salvezzu
-mia... - I n &ne di vita si raccoglie il frzctto delh opere bmm...
Chi salva l'anima, salva tutto; chi perde l'anima, pmde tutto... D.
Era tornato ai pensieri che lo preoccupavano maggiormente
- e continuò ancora sulio stesso argomento: u Chi protegge i po-
veri, sarà largamente ricom@ensato al divin trihnale... Chi
protegge gli wfanelli, sard benedetto da Dio nei pericoli della vita
- e protetto da Maria in morte.. . Che grande ricompensa avremo
...- di tutto i Z ben8 che facciamo in vita! Chi fa bene i n vita, trova
- bene in morte. Qualis vita, finis ita... Io prego ogni giorno per
- voi, e voi pregate per la salvezza dell'anima mia... O Vergine
- fiia, l'aiuto tuo forte, da' all'anima mia in punto d i m t e...
In paradiso si godono tutti i beni in eterno... ».
Qui Lui di scrivere, e die' le 28 immagini a Don Viglietti,
con gli occhi pieni di lacrime: esse contenevano il suo testamento!
Durante la giornata scrisse ancora su d'un altra immagine queste
parole: u Maria, tu m s ab hoste protege et mortis hora suscipe s;
e suli'ultima: u Maria, l'aiuto tuo forte, da' in punto di morte al-
I ' a n h mia ».
Quel giorno ricevette alcuni visitatori e l'ultima udienza,
che diede alzato, fu queila concessa alla Contessa Soranzo di
Mocenigo, e durò fino alle 12,3o.
Nel pomeriggiosi lascib trasportare fino alla carrozza in seggio-

67 Pages 661-670

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67.1 Page 661

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- - XI Vola a2 Cielo1 1888
645
ione. Malgrado le replicate istanze dei figli, era la prima volta che
lo permetteva e f u anche Suitima. Durante la passeggiata, a un
tratto, usci in queste parole:
- Viglietti, appena giunto a casa, ricordati di scrhere a nome
mio queste purole per tutti i Salesiank (iI Superiori abbiano sempre
una grande benevolenza uerso i loro inferiori, e sfiecialmente tra&
tino b e e~con carità le persolze di servizio 1).
Nel ritorno, quando fu sui corso Regina Mazgherita di fronte
al Santuario di &a Ausiliatrice,il prof. Alessandro Fabre, venuto
a Torino per affari, fermò la vettura. Voleva veder Don Bosco
e sapendo che sarebbe passato di là, l'aveva atteso in mezzo
aila via. Anche Don Bosco lo rivide volentieri e: - Mio caro,
- gli disse, come vfinno le cose tue? Così, così; preghi per me.
- E dell'asima come stai? - Pmcuro di essere sempre degno
- altievo di Don Bosco. Grazie, h o 1 Dio t i vicowq5ensenì!
-Prega awhe per me! - Lo benedisse e lo congedò, dicendogli:
T i raccomando la salvezza dell'anima: uiui sempre da buon
cristia?zo!
Ritornato a casa e riportato in camera, si volse amorevol-
mente al capo dei portatori che si erano prestati con gioia a quel
-servizio, e gli disse: -Fa' lista, sai: t i pagherò tutto in una volta.
Poco dopo fu visitato dal medico curante, il quale lo trovò
molto aggravato e lo fece porre a letto; ed egli disse al chierico
- Festa: Ora non m i resta che fare u%a buona concksione! -
- e accentuando le parole replicò: Sa, non mi resta che fare una-
buona cortclzisione.
Nei giorni seguenti andò rapidamente peggiorando. il 23
si cominciò nel S a n t u d o l'adorazione continua innanzi al SS. Sa-
cramento per implorare la sua guarigione. Ogni mezz'ora gli
alunni si davano il turno, divisi per classe o per laboratorio.
Egli stesso raccomandava di pregare. Aiiorchè i piì~anziani e
i Superiori della Casa andavano a trovarlo, diceva: - Pregate
tutti per me. Dite a tutti i confratelli che preghino per me, acciocclzd
muoia in grazia di Dio: mn desidero altro. - E si raccomandava
ai più fervorosi, perchè passassero qualche ora in adorazione
innanzi al SS. Sacramento per lui: e si succedessero gli uni agli
altri, senza intemione.
Triste e solenne fu quel giorno!... La gravità deiia malat-

67.2 Page 662

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546
- V I Banedetto dalle GmSI
tia s'andò desolatamente accentuando: e le parole che Don Bosco
proferì rimasero tra le più memorande. Disse a Mons. agliero:
- Aiuta la Pia Società e le Missimci... Aiuta ad estenderle
alle coste d'Africa e &nOriente... Hai be%ein me%&la ragione per
cui il Santo Padre dewe proteggere le nostue Missioni? Dirai al
Santo Padre ciò che $%ora fu tenuto segreto: " La Pia Società ed
i Salesiani ha%m per iscopo speciale di sostenere l'autorità della
... S. Sede, dovuyue si trovino, dovuyue lavorino...". Voi andrete,
+rotetti d'al Papa, &Africa, I'attraverse~ete adre& mell'Asia...
nella Tartaria... e altrove. Abbiate fede!
- La sera fu a visitarlo il Card. Alimonda, che lo abbracciò e
baciò teneramente. Egli si tolse il berrettino, e: Emi~zesza,
- - gli disse, le raccoma~doche preghi, perchè possa salvare l'anima
mia! Poi: Le raccomando la mia Congregazione! - e pianse.
Il Cardinale gli fe' coraggio, gli parlò dell'uniformità alla
volontà di Dio; gli ricordò che aveva lavorato molto per lui;
e, vedendolo tuttora col berrettino in mano, glielo rimise in capo.
Egli, visibilmente commosso, continuò:
- Ho s e e r e fatto tutto quello chhho potuto. Sia di me la sa%ta
volontà di Dio!
- Pocbi, riprese il Cardinale, possono dire come lei al punto
di morte.
- Te@; di$cili, Emi%enza! Ho $assato te@{ dificili... Ma
l'autorità del Papa... l'awtorità del Papa!... 1'ho detto qui a Monsi-
g%orCagliero che lo dica al S . Padre, che i Salesiani sono per la di-
fesa deEautmihì del Pafia, d o m q u e Iavori%o, dovuque si trovino.
E in così dire era tutto acceso.
- Sì, caro Don Bosco, osservò Mons. Cagliero che stava ai
piedi del letto: lo ricordo; stia sicuro che farò la sua commissione
al S. Padre.
- Ma lei, Don Giovanni, ripigi" il Cardinale, non deve te-
mere la morte; ha raccomandato tante volte agli altri di star
preparati.
- Ce ne parlò tante volte, aggiunse Mons. Cagliero, anzi
era il suo tema principale.
- L'ho detto agli altri, concluse egli umilmente, ora ho bi-
sogno clte altri lo dicano a me; - e volle la benedizione del Car-
dinale, che, nel congedarsi, lo riabbracciò e baciò con trasporto.

67.3 Page 663

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- - XI Vola al Cielo! 1888
647
AUe 5, ecco Don Giacomeiii, suo confessore e già compagno
di Seminario, col quale rimase da solo per alcuni minuti. Quale
- ricordo ci risvegliò quel buon sacerdote! Nei 1885, essendo ca-
duto mortalmente ammalato, Don Bosco gli aveva detto:
Sta' allegro: non temere: non sai che toccherà a te assistere Don
Bosco negli ultimi momenci?
La vigilia di Natale, ai mattino, il Santo domandò la S. Ca-
munione per Viatico. Gli fu portata in forma solenne da Mons.
Cagliero. il lungo corteo di chierichetti che seguivano l a Croce,
salì per la scala dello studio e si schierò in biblioteca, presso la
porta deila sua camera. Volto ad alcuni sacerdoti che gli erano
d'intorno, egli andava ripetendo: - Aiutatemi, aiutatemi v o i d
tri a ricevere 6ene Ges&... io son confuso... In manus tuas... com-
mendo spiritum meum. - Fu una scena commoventissima! Non
si udivano che singhiozzi.
Anche Mons. Cagliero fu interrotto più volte dalle lacrime.
ii peggioramento andava accentuandosi; e il Santo, secondo
- un desiderio espresso tante volte in passato, disse a Don Viglietti
Fammi il piuzere di osservare nelle tasche dei miei abiti;
ui sono il portafoglio e il portamonete; io credo mn v i sia piu niente,
ma, caso mai v i fosse qualche danaro, consegnalo a Don Rua. Voglio
". morire in modo che si possa dire. " Don Bosco è morto smza un
soldo in tasca!
Un'ora prima di mezzanotte pregò che si chiedesse per lui
una speciale benedizione al S. Padre; poi ricevette l'Olio Santo,
e disse piangendo a Mons. Cagliero:
- Domando unu cosa sola al Signore: che possa salvare la po-
uera anima mia! Raccomando di dire a tutti i Salesiani che lavo-
rino con zelo e ardore. Lavoro, lavoro! Adoperatevi sempre e inde-
fessamente a salvare le anime!
- Fu la raccomandazione più frequente di quegli ultimi giorni:
Salvate le anime, salvate le anime: adesso tocca a voi; W non
posso $i& far niente. Oh quante anime salverà Maria Ausiliatrice
per mezzo dei Salesiani...
I1 giorno di Natale giunse la benedizione dei S. Padre, ii quale,
dolente (t dell'infermità di Don Bosco, pregava per lui a. Accor-
sero a visitarlo Mons. Bertagna, vescovo tit. di Cafarnao, e Mons.
Ceto, vescovo di Samaria: mentre si erano già recati a visitarlo

67.4 Page 664

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64s
- V I Benedetto da& Gent<f
3 vescovo di Casale Mons. Pulciano, Mons. 1Manacorda di Fos-
sano e Hons. Teodoro Valfrè di Bonm, vescovo di Cuneo. La
fanciuiietta deiia Terra del Fuoco non sapeva darsi pace che
il Santo stesse male e ad ogni istante chiedeva aile suore: -Don
Bosco è ammalato? - e correva in chiesa a pregare innanzi ai
S.Sacramento; e il suo volto, color di rame, era spesso bagnato
di lacrime!...
E il Santo ripeteva: - Salvate molte anime nelle Missioni!...
I1 giorno di S. Stefano il Card. Alimonda venne ancora a
salutarlo, dovendo recarsi a Roma. Rompendo in lacrime, lo
abbracciò più volte e caramente lo benedisse.
Venne pure la Superiora Generale delle Figlie di hlaria Au-
- siliatrice a implorar la sua benedizione:
S i , disse Don Bosco, benedico tutte le Case delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, benedico la Sufieriora Generale e tutte le so-
- relle: pioczlrino di salva? molte aniwze!
E a Mons. Cagliero ripete: La Pia Società non ha ~z$lllaa
tentevej ha uomini formati!
Ogni giorno i giornali pubblicano il bollettino sanitario: e
SOratorio è continuamente assediato da gente che domanda no-
tizie. I telegrammi si succedono ad ogni istante, ed è un continuo
accorrere di corrispondenti di giornali italiani ed esteri, e di di-
rettori di Case Salesiane. Dall'Italia, dalla Francia, dalla Spagna
e da altri paesi, suivono che si fanno straordinarie preghiere
pubbliche e private, tridui e novene. In molti monast&, con-
venti e comunità religiose, si prega con fervore straordinario.
Aii'Oratorio i confratelli si succedono giorno e notte innanzi
al Tabernacolo: all'altare di Maria Ausiliatrice ardono conti-
nuamente candele e lampadari. Anche in altre Case Salesiane
v'è adorazione continua innanzi al SS. Sacramento. I n molte
famiglie di Cooperatori si piange, si offre la propria vita a Dio,
si fanno voti e promesse. La speranza è ancora il conforto di
tutti i cuori. Don Albera, accorso da Narsiglia, dice a l l ' i h m o :
È: la terza volta, Don Bosco, che giunge aiie porte deli'eternità,
- e poi ritorna indietro per le preghiere dei suoi figli. Sono certo
che accadrà cosi anche questa volta. E il Santo: - Questa
v02ta non ritorno fi&!
Certo doveva conoscere il giorno preciso deiia sua fine. Don

67.5 Page 665

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- - XI V o h al Cielo1 1888
649
Barberis e ii principe Czartoryski,dovendo recarsi a Nizza, vanno
a chiedergli la benedizione, non senza accennare al timore che
manchi prima dei loro ritorno. I1 buon padre li tranquillizza,
- dicendo che lo vedranno ancora, purchè non si fermino molto/
I1 28 dicembre si manifesta un miglioramento. a I medici
scrive Don Rua alle Case - questa mattina aile ore 11 hanno
trovato ,unmiglioramento sensibile nella salute del nostro caro
Padre. Parla e digerisce con minor difficoltà, ed egli stesso di-
ceva stamaitula di buon'ora che si sentiva meglio )>.
I1 29 dicembre non si notò alcun peggioramento, ma ii ma-
lato rimase quasi sempre assopito. Verso sera, fece chiamare
Don Rua e Mons. Cagliero, e disse loro di comunicare a tutti
i Salesiani queste sue raccomandazioni: -Aggiustate tutti i vostri
affari. Vogliatevi tutti bene come jkztelli: amatevi, aiutatevi e so$-
$mta?.evi a vicenda come fratelli. L'aizkto d i Dio e di Maria SS. non
... ui mancherà. Raccomandate a tzdti la mia salvezza eterna e pregate:
Alter alteri* onera portate Exemplwn bonorum operum...
Benedico le Case di America, Don Costar~agnaD, w Lasag%a, Don
Fagnaw, Don Tomatis, Don Rabagliati; Mons. Lacerda, e quelli
del Brasile; Mons. Arcivescovo di Buenas Aires e Mons. Esfiilzosa;
Quito, Londra e Trento! Benedico S. Nicolas e tutti i nostri buoni
coo9eratori italiani e le loro famiglie, e m i ricmderò sempre del bene
- che hanno fatto alle nostre Missioni.
Ripetè ancora: Promettetemi di amami come fratelli... Rac-
comanùate la freyuente Comunio?zee la divonone a Maria SS. Au-
siliatrice.
Verso le IO ebbe da Mons. Cagliero la benedizione papale,
e voiie che lo stesso Monsignore recitasse per lui I'atto di contri-
zione. Poi gli disse: - Pro9agate la diuozione a Maria Ausiliatrice
nella Tewu del Fuoco. Oh! quante anime salverù la ililadonna per
mezzo dei Salesiani!
a La divozione a Maria Ausiliatrice e la frequente Comunione »
- fu la strema che il 30 diede agli alunni per il nuovo anno e per
tutta la vita. E per i Salesiani tornò a ripetere: Raccomando
d lavoro, i l lavoro!
Una dolce serenità d'animo, che lo faceva scherzare anche
in mezzo ai dolo5 una rassegnazione piena ed intera aila vo-
lontà di Dio: uno spirito di fede e di pietà straordinario: una

67.6 Page 666

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650
- V I Benedetto dalle Genti1
continua effusione di carità: ecco le note caratteristiche deiia sua
malattia.
I1 31 dicembre volle la benedizione di Natia Ausiliatrice, che
aveva già ticevuto altre volte, e i medici trovarono novamente
un notevole miglioramento e dichiararono che la malattia non
presentava più alcun sintomo di prossimo pericolo, anzi lasciava
concepire fondata speranza di una guarigione. @Siabenedetto
Dio - scriveva l'U%ità Cattolica - che ci favorì di questa con-
solazione allo spirare dell'anno 1887 e al nascere dei 1888 H.
ii 10 gennaio ci giunge la dolorosa notizia deiia morte quasi
improvvisa del conte Coiie, nostro insigne benefattore; e si pensa
di comunicarla delicatamente al caro infermo, in modo di non
atniggerlo troppo. Questi fa chiamare Don Rna, e s'intrattiene
con lui in confidenziali coiloqui.
Il z gennaio raccomanda a Nons. Cagliero di dire ai Salesiani:
- Che stiano $re@ayati alla nzorte, ma ad una buo%a morte, me
diante il corredo di molte o$ere buone.
ii miglioramento continua: ed universale & l'interesse che si
prende alla sua infermità.
Da Roma, il 7 gennaio, il Card. Aiimonda scriveva: u Non può
immaginare, veneratissimo Dori Giovanni, quale e quanta parte
prenda Roma Cattolica a riguardo di V. S. molto Reverenda.
Cardinali, Arcivescovi, Signori e Signore, tutti, posso due, mi
domandano ansiosamente le notizie di Lei; sanno che io venni
da Torino, mi suppongono periettamente informato di tutto, e
vogliono che io li ragguagli di Don Bosco. Lo stesso Santo Padre,
neli'atto solenne del ricevimento dei peilegxini, in quei momento
che io gli presentai l'obolo dell'Archidiocesi, la parola che mi ti-
volse con gran premma Eu questa: - Do% Bosco come sta? -
E s'intende che le rinnova un'altra volta l'Apostolica Benedizione.
Sia ringraziato Dio che non lascia stare negletti i suoi Servi, ma
li vuole in tutta la Chiesa amati, riveriti e benedetti s.
E proprio di queila sera, per consiglio dei medici, fu portato
al Santo un pan trito e un uovo. Prima di prendere quel po'
di cibo, egli si tolse il berretto, si fe' il segno di croce e pregò con
fervore. Si temeva che potesse fugU male, invece lo ritenne be-
nissimo, e cominciò con insolita vivacità a domandar nuove di
mille cose. VoUe sapere di Roma, del Papa e deiie feste del suo

67.7 Page 667

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- - XI vola al Cielo! 1888
651
Giubileo Sacerdotale, e deiSOratorio; volle anche parlare con
alcuni chierici. Non s'era sentito mai così bene, e fece dire a Don
Lemoyne: u Come si può spiegare che wna persona, dopo ventwn
giorno di letto, quasi senza mangiare, colla mente indebolita all'e-
stremo, ad un tratto sia ritornata in sa, percepisca ogni cosa, si senta
M forze e quasi capace di alzarsi, scrivere, lavorare? Si, m i sento
sano in questi momenti, come se non fossi mai stato i7zfermo. A chi
domandasse il come, gli si può rispondere cosi: QUODDEus m ~ -
RIO, m, PRECE, VIRGO,POTm... Certo, questo non è ancora il mio
momento: potrebbe essere fra poco: ora no! $. Era l'effetto deiie
preghiere innaizate a Maria Ausiliattice da molte parti della terra,
e fu una grazia segnalata, perchè cosi potè ordinare vati &ari e
impartire norme per l'andamento dell'Oratorio e di altre case. Gli
stessi media erano stupiti per la sua attività e lucidità di mente.
L'8 genuaio 1888 giunge il Duca di Norfolk, che si reca a
Roma come inviato deila Regina Vittoria presso il Papa. S'in-
trattiene col Santo, inginocchiato presso il suo letto per circa
mezz'ora, prendendo commissioni pel S. Padre, e discorrendo della
Casa Salesiana aperta a Londra, e delle Missioni della Cina. E
non parte, se non dopo esser stato benedetto. I n quei giorni
giunsero molti altri pellegrini inglesi e francesi, belgi, svizzeri,
tedeschi, che andavano o tornavano da Roma; e il Santo, riceven-
doli cordialmente, raccomandava i suoi figli alla loro carità e
stesso alle loro preghiere. Qualche volta, venendo a sapere che
alcuni, per ordine del medico, non sono stati introdotti, ne mo-
stra rincrescimento. Don Rua gli fa notare come tutti prendano
vivo interesse alla sua malattia, e continui l'affluenza di distinti
personaggi alla porteria dell'oratotio; e come non solo i giornali
cattolici, ma anche quelli che lo avevano sempre awersato, sai-
vano di W con rispetto e simpatia. Ed egli
- Facciamo s e e r e del bene a tntti, del male a nesszmo!
La sera d e r 8 disse ai segretario:- M irincresce che non posso
aizitarvi, come facevo una volta, coll'andare in persona in cerca di
elemosina; ho speso @o all'ultimo soldo prima della malattia, ed
ora sono senza mexzi, mentre i nostri giovinetti continuano a dima*
dar pane. E come faremo? Bisogna far sapere che chi vuol fare la
carità a Don Bosco ed ai suoi orfanelli, la faccia senz'altro, perch8
Don Bosco non potrà $i& andare, venire.

67.8 Page 668

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Q*
- V I Bendetto dalle Guntii
ii 16 gennaio, continuando il miglioramento, i dottori dànna
disposizioni perchè si provveda al Santo un comodo seggiolone;
pel caso, assai probabile, che possa incominciare ad alzarsi dal
letto; ma egli dice chiaro che è inutile questo prowedimento.
Di quei giorni torna a ripetere a Mons. Cagliero di aiutar sempre
la Società Salesiana e specialmente i Superiori, ed aggiunge aper-
tamente:
- Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice, ai%-
tino le nostre Missioni e saranno sicuri di ottenerle.
Purtroppo, non si potè pia alzare. Ma contim~òa ricevere
visite. Furono introdotti: l'Arcivescovo di Malines hlons. Goos-
sens, insieme col suo Vicario Generale, ii Vescovo titolare di Lad,
l'Arcivescovo di Colonia e il Vcscovo di Treviri col loro seguito;
e ii 24 gennaio Mons. Richard, Arcivescovo di Parigi, al quale
il Santo chiese la benedizione. L'Arcivescovo lo accontentb, po-
scia, gettandosi in ginocchio, lo pregò di dalgli la sua. Ed egli:
- Sh, rispose, bewdico lei e bcnedico Parigi. - Ed io, esclamò
l'Arcivescovo, aununzierò a Parigi che porto la benedizione di
Don Bosco.
Dolorosamente, ii zo gennaio, il miglioramento si arresta, e
il zg l'infermo torna nello stato di un mese prima. Tuttavia, ve-
dendo l'apprensione e lo sgomento di quelli che lo circondano,
cerca di sollevarli. u Qualche volta, dice Don Rua, non potendo
più parlare, interrogava scherzevolmente gl'interlocutori: - Sa-
preste indicarmi dove sia u w fabbrica di mantici? - Meravigliati
- chiedevano: - Ha forse V. S. cla far riparare qualche organo od
azmonium? S i , diceva Don Bosco, ho l'organo del mio stomaco
ch m n vuole ?i% servire; avrei bisogw di cambiarezi i mantici;
vogliate scusarmi, se no% posso parlarvi casi forte e liberamente,
come dovrei. - Così, in modo scherzevole,senza punto lamentarsi,
lasciava comprendere a qual punto di estenuazione si trovasse,
mentre dava pur soddisfazione ai suoi interlocutori sulla scar-
sezza deiia sua voce e delle sue parole 8.
Mons. Cagliero gli chiese di andare a Roma ed egli: - S.l,
ci andrai, farai molto bene, ma aspetta dopo. - Si capi qual era
questo dopo, cui voleva aiindere; e con maggior trepidazione si
continuava a seguire le fasi deila malattia. Egli,intanto, era sem-
pre di una calma ammirevole. Esortato, nei dolori, a ricordarsi

67.9 Page 669

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- - X I voia al ~ i e l o ~1888
653
- che Gesù soffersein croce senza potersi movere, rispose: 51,
- è quello che faccio sempre1 - Don Sala gli volle far coraggio di-
cendo: Don Bosco, ora si troverà contento ai pensiero d'essere
riuscito,pur a prezzodi tanti stenti e fatiche,a fondare e stabilire
la Società Saiesiana e dilatare i suoi istituti in ogni parte! - Si,
rispose; cib c h ho fatto, l'ho fatto pel Signore... e si sarebbe potuto
fare di $i& ... ma faranno i miei$gli. - E ,preso un po' di riposo,
- proseguì: L a nostra Pia Società è condotta da Dio e prote& da
- Maria Ausilia&ice. E supplicava che gli si suggerissero delle
giaculatorie: e tratto tratto, volgendosi ai Santuario, pregava e
si faceva il segno di croce.
Sempre in sè, e in devoto raccoglimento, anche quando pareva
assopito, non perdeva nuiia di ciò che si diceva accanto a lui.
Intorno ai suo letto si parlava deii'iscrizione da porg sida
tomba del Conte Colle: Don Rua suggeriva di scolpirvi queste
parole: Orpham tu eris adiutor; Mons. Cagliero proponeva invece:
Beatus qui intelligii super egenum et pauperem. Don Bosco, che
sembrava non prestare attenzione, a u n tratto apri gli occhi e
si sforzò a dire con voce abbastanza intelligibile: - Scolpirete:
Pater meus et ma& mea deueliquerun$me, Dominws autem assumpsit
me; - alludendo aiia riconoscenza eterna che la Società Sale-
siana avrebbe avuto per queii'anima santa, che profuse i suoi
averi per il sostentamento di tanti poveri giovani, orfani ed ab-
bandonati.
- - il 28 gennaio, prima di ricevere la S. Comunione, disse sotto
voce: 2 tosto la @e! - e a Don Bonetti: Di' ai giovani
che io l i attendo tutti in Paradiso! - La parola fu raccolta con
- d e t t o , e raddoppiò la comune mestizia. Verso sera: - Paolino,
esclamò, Paolino! Dove sei? perchè non vieni? Ed i presenti
pensarono che chiamasse Don Paolo Albera, Ispettore delle Case
Salesiane di Francia, che era tornato a Marsiglia.
Ii 29, festa di S. Francesco di Saies, esteriormente vi furono al-
le@ scampanii, inni e canti, e pontificali solenni nel Santuario:
e invece, dolore, schianto e angoscia in tutti i cuori1 Don Bosco
fece ancora la santa Comunione, e fu l'ultima; poi rimase asso-
pito tutto il giorno. Riconobbe e benedise il Conte Incisa, priore
della festa, e il Servo di Dio Mons. Rosaz, Vescovo di Susa, Che
aveva recitato il panegirico.

67.10 Page 670

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654
- V I Benedetto dalle Genti!
I1 Santo è ormai in continuo assopimento, e non ne esce se
non quando gli si parla del paradiso e delle cose deli'anima. Se gli
... si porge cibo o bevanda, fa cenno di no. Don Bonetti gli suggerisce
la giaculatoria: - Maria, Mater gratiae, t u nos ab hoste protege
- ed egli risponde - Et mortis b r a suscipe!
Tratto tratto esclama: -Madre! Madre! domani!
Al suono deli'Ave Maria della sera, fu invitato a salutare la
... Madouna colle parole Viva Maria, e le ripetè con voce intei-
ligibile. Più tardi disse sotto voce: - Geszl! Maria!... - Gesh
Maria, vi dono il mio cuore e l'anima mia... I n m a ~ u stztas, Do-
mine, commendo spiritum meum... Oh! Madre!.. Madre!... apri-
temile fiorte del paradiso! - E colle mani giunte prese a ripetere
alcuni testi scritturali che furono il programma di tutta la sua
vita: - Diligite... diligite i1zimicos uestros... Benefacite his qni
00s persequuntur... Quaerite primum regnum Dei... Et a peccato
meo... peccato vneo... mnnda... munda me.
- Durante la notte disse ancor più volte, alzando la n1ano si-
nistra, chè la destra gli si era irrigidita: Sia fatta la volontà
di Dio! - quindi cessò di proferir parola.
Ma tutto il giorno e la notte seguente continuò ad alzare a
quando a quando la sinistra nello stesso modo, per ripetere a
Dio Sofferta della propria esistenza.
AUe IO dei mattino del 30 gennaio, presenti molti Salesiani,
Mons. Cagliero intonò le Litanie degli agonizzanti. I medici ave-
vano detto che la sera, o ai più tardi la notte seguente, sarebbe
volato in paradiso! La notizia si diffonde per l'oratorio e strazia
i cuori. I confrateili chiedono d i vederlo ancor una volta, e Don
Rua permette a tutti di baciargli la mano. Silenziosi si radunano
a piccoli gruppi nella cappella privata, e a uno a uno sfilano nella
camera deil'agonizzante. Egli è sul lettuccio, col capo alquanto
rialzato, un po'chino sui fianco destro e appoggiato a i guanciali,
calmo, gli occhi socchiusi e le mani allungate sulle coltri. Sui petto
ha un crocifisso, e ai piedi dei letto è stesa la stola violacea, in-
segna del sacerdozio. I figli si accostano in punta di piedi, s'in-
ginocchiano un istante e, con l'animo straziato stampano un
bacio su quella mano che tante volte si era alzata a benedirli.
Sono più centinaia, giacchè v'acconono anche queili dei collegi
vicini, e, con essi, si aitemano gli studenti deiie classi superiozi

68 Pages 671-680

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68.1 Page 671

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- - XI vola al CieZuf 1888
655
e gli artigiani più grandicelli. Continua per tutto ii pomeriggio
la scena tenerissima. Tutti gli fanno toccare medaglie, imma-
gini, cro&ssi, rosa& per conservarli quale ricordo deli'uitima
sua benedizione.
Giunge un telegramma dali'Equatore, che aununzia il felice
arrivo dei nostri Missionari a Guayaquil; e Don Rua si affretta
a dame notizia al morente, che apre gli occhi e li rivolge al cielo.
- Mons. Cagliero e Mons. Leto si alternano nei suggerirgli qualche
giadatoria. Le più frequenti sono: Jesu, sees mea, miserere
mei... Maria, Auxilium Christianorum, w a pro nobis.
Aiie 8 entra nella stanza ii Confessore, si mette la stola e re-
cita alcune orazioni del rituale. Ad ora tarda, sembrando che la
morte non sia ancor vicina, alcuni dei Superiori si ritirano nelie
loro stanze, ma Don Rua ed altri si fermano. I1 morente passa
tutta intera la notte col respiro affannoso, immobile. La preghiera
liturgica di quella notte dolorosa concorda colia lenta agonia di
Don Bosco: neli'Archidiocesi di Torino si fa l'uiìicio deil'orazione
di Gesù neil'orto, che, assistito da alcuni apostoli, agonizzò e
sudò sangue... e il Santo agonizza egli pure penosamente, col
sudore delia morte sulla fronte, attorniato dai primi discepoli.
In tutte le Case Salesiane, comprese quelle d'America, si
prega. Mons. Cagliero aveva telegraiato ail'Arcivescovo di Buenos
Aires il grave stato di Don Bosco, fin da quando s'era iniziata
la malattia; e I'Arcivescovo, per mezzo di Don Costamagna,
aveva trasmessa la triste notizia a tutte le case salesiane del
nuovo Continente.
Il 31 gennaio, ail'una e 45 entra in agonia. Don Rua si mette
la stola e riprende le preghiere degli agonizzanti, che aveva già
incominciate e sospese due ore prima. Son chiamati in fretta
anche gli altri Superiori. In un attimo la camera si riempie di
sacerdoti, chierici e laici. Tutti cadono in ginocchio. Sopraggiunge
Mons. Cagliero, cui Don Rua cede la stola, per passare alla destra
del morente, e, chinatosi aii'orecchio del Padre: - Don Bosco,
gli dice con voce soffocata dal dolore, siamo qui noi, i suoi
figli. Le domandiamo perdono di tutti i dispiaceri, che per causa
nostra ha dovuto soffrire. In segno di perdono e paterna bene-
- volenza, ci dia ancora una volta la sua benedizione. Io le gui-
derò la mano e pronuncerò la formula della benedizione.

68.2 Page 672

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656
- V I Benedetto dalle Genli!
Scena commovente e straziante! Tutte le fronti si curvano a terra,
e Don Rua, facendo forza aii'animo trambasciato, pronunciando
la parole della benedizione, alza la destra paralizzata di Don
Bosco e invoca la protezione di Maria Ausiliatrice sui figli pre-
senti e su tutti gli altri sparsi sulla terra.
Alle 3 ant. arriva un altro dispaccio da Roma con la Be-
nedizione Apostolica a a Don Bosco, gravemente infermo )). Alle
4,30 Monsignore legge il Proficiscwe. In h e la campana di Mazia
Ausiliatrice suona YAue Maria. Tutti i radunati nella stanza
recitano 1'Alzgek; Don Bonetti susma aii'orecchio del morente
la giacnlatoria, che gli aveva ripetuto aitre volte: - V h a Maria?
- Cessa il rantolo, che si faceva udire penosamente da circa
un'ora e mezzo: per qualche istante il respiro divien libero e tran-
quillo: poi a un tratto viene a mancare... - Don Bosco mwre?
- esclama Don Belmonte. Tutti si stringono attorno al letto,
e lo vedono emettere tre respiri a breve intervallo. Mons. Cagliero
gli suggerisce le ultime giaculatorie: - G e d , Giwseppe e Maria,
v< dono <lmio c w e e Palzima mia! - Don Rua e gli altri Su-
periori, direttori, sacerdoti, chierici e laici, agonizzano anch'essi
di dolore mentre il Padre ci lascia in terra per andar ad aspet-
tarci in cielo!...
Aveva 72 anni, 5 mesi e 15 giorni.
Mons. Cagliero intona sospirando il Subomite, s a s t i Dei, e,
benedicendone il cadavere, gli prega requie eterna. La stola,
che indossava Monsignore, è messa al collo deli'estinto, e nelle
sue mani inaociate è posto il Crocifisso, che aveva baciato tante
volte; poi tutti s'inginocchiano e recitano il De $rofundis, ai-
temato da sospiri, gemiti e singhiozzi.
Infine Don Rua si alza e, vòltosi ai confratelli, con voce rotta
- dai pianto:
Siamo doppiumelzte orfani! dice. M a consoliamoci. Se ab-
biamo perduto m Padre sulla terra, abbiamo acqnistato z ~ Pzrotet-
tore ilz cielo. E mi dimostriamoci degni di lui, segmndo i suoi santi
esempi?
Erano le 445 del 31 gennaio 1888. Varie persone furono con-
solate in quel mattino dali'apparizione dell'anima del Santo
e furono soccorse nelle loro sofferenze. A Grado un'estatica vide
l'anima di lui entrare in paradiso, accolta con tanta festa, quale

68.3 Page 673

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- - XI Vola ar Cielo1 1888
057
non aveva piiì veduta, per nessun'altr'anima, dal giorno, in cui,
dieci anni prima, aveva veduto entrarvi trionfalmente i'anima d i
Pio IX.
Suor Filomeua Ciavosio, appartenente ad una famiglia molto
devota al Santo, si tiovava in così penose condizioni da non
aver più requie, ed era ridotta nella impossibilità di fare un
po' di bene. Essendo venuta a conoscere che Don Bosco era
moribondo, disse tra sè: o Mia madre andrà a trovarlo, e mi rac-
comauderà alle sue orazioni I). Ed ecco, la mattina dei 31 gennaio,
mentre tutta la comuuità era in chiesa, essa, dopo una notte agi-
tata, si addormentò, e di lì a poco si sentì chiamare: - Oh' Szaor
Filomena, c h cos'ha? - ([Era Don Bosco, scrive la religiosa,
ritto ai piedi del mio letto: portava la solita maiilellina rialzata
sul braccio, il cappello teneva colla destra, ed era così giovane,
allegro, iivace, come appunto lo aveva veduto soventi volte
in casa nostra, negli anni della mia fanciullezza. - Oh, Don
Bosco! io risposi: mia madre le ha parlato di me? Io sono così
disgustata e mi sento così debole da non poter far niente di bene.
- Lo so che sua madre doveva ve&e, ma non ha potzrto; ri-
spose Don Bosco. Veda, quando io era i n questo mondo, non ho po-
tuto fare che ben poco per lei e per la sua famCglia; ma adesso clze
sono in Paradiso, posso far molto di pid, e voglio fare adesso qziello
che non ho potuto allora, che aveva tanto da fare pev i miei ragazzi... r.
A queste parole la religiosa lo pregò d'intercedere presso Dio per
la sua guarigione: e Don Bosco le rispose a S i alzi pure, Dio è
con lei e i): la religiosa si alzò e andò in chiesa a ringraziare il Si-
gnore, e in quei medesimo giorno ebbe la notizia d d a preziosa
morte del Santol
- ~r G. B. Lmonn i'sa di S. Gia>anm' Borro. Vol. N.

68.4 Page 674

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CAPO XII
UNIVERSALE RIMPIANTO
1888
La mattina del 31 gennaio, appena ebbe dato l'ultimo respiro,
se ne diè il mesto amunzio alle Case Salesiane, al Sommo Pon-
tefice, al Card. Alimonda e ai principali benefattori, con queste
parole: (I D m Bosco questa mattina, alle 4.45. nolava al paradiso R.
In mattinata Don Rua estese pure l'annunzio utnciale, con l'an-
goscia nel cuore, con gli occhi gonfi di pianto e con mano tremante
- u I'annunzio $i% doloroso, che egli avesse mai dato e che potesse mai
dare in vita sua )): "Il nostm carissimo Padre h Gesh Cristo, il
nostro Fondatore, l'amico, il consigliere,la guida della nostra vita
È MORTO"; - e la sua lettera, tradotta in altre lingue, era in-
viata in giornata ai Cooperatori.
La dolorosa notizia si M u s e in tutto il mondo, suscitando
il più vivo rimpianto. Nell'Oratorio venne comunicata ai giovani
nelle varie camerate, aii'ora della levata, e provocò pianti e do-
lore profondo. Dodici di essi avevan offerta la loro vita a Dio,
per prolungare quella del Padre amatissimo. Quella mattina
la Comunione fu generale, e anche i Sacerdoti celebrarono tutti
in sufiragio dell'ariima santa del dolcissimo Padrel Alle IO si
cantò una messa di requiem. Fino a quell'ora, neXa camera del
defunto, fu un continuo affluire di Salesianiche pregavano, scio-
gliendosi in lacrime. Alle IO Don Sala e l'infermiere, assistiti e
diretti dai medici Albertotti, Bestente e Bonelli, che fin all'ultimo
vollero mostrare l'amore che nutrivano per l'estinto, ne lavarono
il corpo, lo vestirono, lo collocarono sopra un seggiolone, e il
fotografo Deasti ed il pittore Rollini lo fotografarono. L'avevano
già anche ritratto nella serena posizione nella quale era spirato.

68.5 Page 675

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- X I I - U%iziusrsaZsrz'm@ia%to 1888
659
Non si voile che se ne prendesse la maschera, per non pro-
fanare menomamente la faccia deii'amatissimo Padre: e per
la stessa ragione si &utò i'idea di imbalsamarlo. Lo stesso dottor
Fissore disse:
- Conosco Don Bosco da molti anni: ho tanto rispetto al suo
corpo, che non mi sentirei di profanarlo coll'imbalsamazione!
iTe1 pomeriggio, essendosi %sa la triste notizia, si chiusero
in città botteghe e negozi, apponendovi la scritta: <I Chkso l)er la
mwte di Don Bosco)); e numerosiscimi, cogli occhi bagnati di
pianto, vennero in porteria chiedendo di vedere la salma. Attesa
la ristrettezza del luogo dov'era, non si potè concedere quei fa-
vore che alle persone più conosciute.
La salma, intanto, rivestita degli abiti sacerdotali e della pia-
neta, venne adagiata in atto di riposo, sopra un seggiolone a
braccioli, e collocata a capo della piccola galleria attigua. La testa
restava sorretta daii'alto schienale del seggiolone, la mano destra
teneva un Crociiisso, le gambe erano leggermente rialzate da uno
sgabdetto, posto sotto i piedi. Se il pallore di morte non avesse
contrastato col paonazzo dei paramenti, si sarebbe detto che il
Santo erasi placidamente addormentato orando.
per tutto il giorno si recarono i figli a pregare, baciando la
mano paterna e bagnandola di pianto; e convennero anche gruppi
di sacerdoti, e di patrizi in gran numero, e di matrone devote.
Tutti, anzichè sentir ribrezzo, provavano un sentimento di rive-
renza e di devozione. Verso sera, anche una schiera di Figlie di Na-
ria Ausiliatrice saJì a baciar la mano al Santo Fondatore.
In Torino i giornali che recavano la triste notizia e parlavano
deile opere compiute dal Santo, andarono a rnba; ed erano letti
ad alta voce anche per le vie, con commozione. Taluni uscirono
in varie edizioni, che vennero esaurite in un attimo.
La venerazione e le lodi dei grande Estinto non potevano
essere più vive. (iPresentandosi al Divh Giudice - osservava
1'U~itàCattolica - Egli ha potuto recar seco un g a n cumulo
di meriti, ammassati con rara pazienza, con invincibile costanza,
qui sulla terra lascia tracce luminose d'immensi benefizi, e men-
tre Dio lo incoronerà nel cielo, migliaia e migliaia di figli educati,
beneiicati, salvati, lo benedicono quaggiù e ne incominuano fin
d'ora quel serto di lodi che forse non finirà più nella Chiesa. Fu

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660
-V I Benedetto dalle Genti!
infatti la sua esistenza fra le più provvidenziali, ed ebbe molti
punti di contatto colle vite piìi illustri, e massime con qcella di
S. Francesco di Sales, santo &e egli con sirrgoiare divozioue ri-
copiò nella mansuetudine, dolcezza, inalterabile calma e zelo
contro l'eresia; ed onorò invocandolo a Patrono della sua nuova
Congregazione i).
La stampa cittadina ebbe un'eco universale, massimamente
in Italia e in Francia. «Don Bosco è morto' - scriveva il cor-
rispondente dell'0sservatore Romano. - Sono le tre parole che
questa mane corrono di bocca in bocca e riempiono l'animo d'in-
finita tristezza. Torino, che ebbe per mezzo secolo quest'uomo
modeilo d'ogni virtù sacerdotale ed esempio insuperabiie di ca-
rità, si raccoglie sulia salma del suo grande benefattore e sparge
lacrime di dolore e fiori di tenerezza. iSon tenterò in alcuna ma-
niera di tratteggiare la figura ui qquesto novello Viscemo de'
Paoli, che in pieno secolo decimonono rinnovò i prodigi di qi~el
sommo apostolo: l'opera di Don Bosco è conosciuta, e la sila vita è
ormai divenuta leggenda a tutti nota...
1) La morte di Don Bosco è un lutto per la Chiesa e per l'uma-
nità. Neiia pienezza del secolo XIX, in mezzo alle convulsioni
dei popoli ed ai rivolgimenti politici, seppe con l'ascendente delia
-parola e ddl'esempio suscitare m a mirabile coneute di carità
e attrarre a sè gli spinti anche più ribelli alle dolcezze serene
della fede... u.
La stessa sera del 31 si adunava il Capitolo Superiore delia
Pia Societk e deliberava che, se si fosse ottenuto dali'Autoriti
competente il permesso di seppellire il Santo sotto la Chiesa di
Maria Ausiliatrice, o nel Seminario per le Missioni Estere in
Valsalice, al più presto si sarebbero incominciati i lavori deila
decorazione del Santuario, che stavano tanto a cuore a Don Bosco,
che ne aveva già fatto iniziare gli studi opportuni.
Nelio stesso tempo veniva trasformata in cappeila ardente
la Chiesa di S. Francesco. In mezzo al presbiterio si eresse un
palco, e su di esso, alle ore 6 del 10 febbraio, venne trasportata
la salma. Le prime a prostrarsi attorno ad essa, e a pregare più
per sè che per il Padre, furono le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Ali'nscir dal Santuario, dove nuovi suffragi erano stati in-
tanto celebrati, anche gli a!unni si recarono a visitare le spoglie

68.7 Page 677

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mortali del Padre amatissimo. $Era il nostro Benefattore n, an-
davano ripetendo sotto voce: 6ora pregherà per noi dal Paradiso! r.
Appena la chiesa fu aperta al pubblico, in un attimo si mosse
tutta Torino. Da Piazza Blilano per tutto il Corso Regina Mar-
gherita e da via Ganialdi per l'ampio Viale Valdocco era tut-
t'una fiumana di popolo che scendeva verso l'Oratorio. Piazza
Maria Ausiliatrice si gremì in breve di carrozze. I1 Sindaco Com-
mendatcr Voli aveva messo a disposizione molte guardie pel ser-
tizio interno ed esterno della chiesa.
Accanto alla salma molti sacerdoti andavano recitando SUf-
ficio dei defunti. Ai preti d&Oratorio si unirono quelli della
città, e a questi si alternarono quelli del Cottolengo, venuti col
loro Superiore Can. Bosso, a croce alzata. Nei due altari laterali
si succedevano senza interruzione Messe espiatone. Nei pochi
bandii stavano immobili, e come impietriti dal dolore, i confra-
telli più anziani dell'Oratorio.
Dopo il mezzodi aumentò tanto la folla dei visitatori, che si
dovette farla entrare dal cancello deli'oratorio festivo e uscire
dalla porteria d&Istituto Eran signori e popolani che con ugual
pietà si accostavano a contemplare la salma, e pregavano i sa-
cerdoti di far toccare ad essa medaglie, corone, orologi, fazzoletti,
libri di devozione: ma, verso le 4, crebbe ancor tanto il concorso
della gente, che si dovette cessare dal toccare la salma con qualun-
que oggetto, ailinchè la moltitudine non sostasse, ma siilasse,
ordinata e compatta, ininterrottamente. Una mamma alzò verso
- di essa il suo bimbo di due o tre anni: e il piccino, dopo averla
contemplata estatico, esclamò: - Mamma, dmme, dorme!
Xon dorme gli rispose la madre; & morto! - Oh! no, non d morto,
insisteva il piccino; d m m , dorme! - econtinuò a fissare la salma
- amorevolmente, finchè la madre non usci di chiesa. Ad ogni mo-
mento si sativano echeggiare tra la foiia le esclamazioni: EYU
un santo! era u% santo!
Don Bonetti nota nel diario che uscì a contemplare lo spet-
tacolo della moltitudine in piazza Maria Ausiliatrice e scrive:
u Pare il 24 maggio! ». &$aera una commozione generale. ciNon
voglio piangere, continua Don Bonetti, e non posso frenare il
pianto. Oh! Padre, t u ci hai raccomandato di non piangere alla
tua morte, ma, perdona, se non ti possiamo ubbidire r.

68.8 Page 678

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662
- V I Benedetto dalle GeilOil
Verso le 20 si chiuse ogni ingresso. Molti però, giunti da di-
verse parti del Piemonte, insistettero e ottennero di vedere ancor
una volta le sembianze del Santo, sempre inalterate e quasi sor-
ridenti, come di chi & immerso in placido sonno.
La scena più commovente di quel giorno fu l'addio che, dopo
cena, diedero all'amato Padre gli alunni dell'Oratorio. Pigiati
nella piccola chiesa e in parte affollati alla porta, recitarono le
preghiere della sera: quindi, mentre tutti restavano in ginocchio,
si alzò Don Francesia, e nel silenzio solenne: -Vedete qui, disse,
il nostro caro Padre con quella calma, quella tranquillità, quel
sorriso, che gli sfiora il labbro? Pare che voglia parlarvi, e voi
quasi attendete che voglia alzarsi e che vi rivolga la parola. Ma
egli, purtroppo, non può ripeterci quei santi ammaestramenti,
che tante volte Q ha dati: egli più non può parlarci... E che vi
dirò io da questo luogo, ove Don Bosco tanto fece per voi? Non
farò altro che ripetervi l'ultima parola che egli vi lasciò. Interro-
gato qual ricordo volesse lasciare ai suoi giovani, rispose: " D i t e
a i giova& che io l i attendo tutti i%Paradisol".
Nella chiesa era un raccoglimento e un silenzio cosi profondo,
che pareva di sentir l'alito affannoso dei p o v d giovani, che
ii Santo, nella serenità della morte, benediceva per sempre.
Quando ricevettero l'ordine di ritirarsi nelle camerate, rimasero
tutti immobili, lacrimosi, e a stento si allontanarono, dopo aver
tutti contemplato ancor una volta da vicino il loro Benefattore.
Per tutta la notte vegliarono in preghiere ed esercizi divoti,
alcuni preti, chierici e laici salesiani. Don Rua pregò a lungo,
in raccoglimento profondo.
La mattina del 2 febbraio, alle 7.30, la salma benedetta,
sempre rivestita dei sacri paramenti, venne composta in una
triplice cassa, che però non fu chiusa ancora, per dare a vari
confratelli lontani, che avevano annunziato il loro &vo, la
consolazione di vedere ancor una volta le paterne sembianze.
Molti. infatti, ne giunsero dall'Itaiia e dalla Francia, tra cui Don
Albera e Don Bologna.
I,e vie che mettono al Santuario rigurgitavano di forestieri,
e di pellegrini di varie nazioni, che andavano o tornavano da
Roma per il Giubileo Sacerdotale di Leone XIII, e volevano as-
sistere ai funerali di Don Bosco.

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- - X I I Univeusale r<rn?iaizto 1888
663
Questi riuscirono grdosissimi. Sulla porta del Santuario
si leggevano queste parole: A Don Bosco pregaizo la @e dei g k -
;ti i $gli dolertti. Fra cento cerei, sotto la cupola, sorgeva il ca-
taialco. Alle 9.30 cominciò la messa solenne di repuiem. Pon-
tiiicò Nons. Cagliero e venne eseguita queila mecsa, così cara
e commovente, che egli aveva composta nel 1862 e che i giovani
cantori interpretarono mirabilmente coe la voce e col pianto.
Per più anni, come si è accennato, nell'implorare la Comunica-
zione dei Privilegi alla Pia Società, Don Bosco aveva espresso
il desiderio di cantare il N m c dinzittis, quando avesse visto com-
piuta, in tal modo, l'opera alia quale si era accinto nel nome
del Signore: e proprio il 2 febbraio, allorchè la Chiesa ricorda neila
sacra liturgia qael cantico, aveva luogo il suo funerale!
M e 14si procedette aiia chiusura definitiva del feretro, pre-
senti il dott. Albertotti e il dott. Bestente, addetto d'Ufficio
- d'igiene del Municipio. u sono oltre a 57 ore che è morto, ep-
pure - annotava poi Don Bonetti il cadavere non esala il
minimo fetore; anzi si sente una certa fragranza, che non sa-
presti ben dire se di rosa o di qualche altro fiore. Altra cosa più
degna di riiievo 6 la flessGbilità della mano destra, la quale, se
non fosse fredda, ti parrebbe la mano di persona viva; e questa
mano flessibile e morbida come d'un vivo, è appunto la mano
che tanto scrisse a gloria di Dio, deila Chiesa, dei Santi e a sal-
vezza e a conforto delie anime; quella mano che impartì tante
benedizioni di Maria Ansiliatrice, nel cui nome e per la cui in-
tercessione operò tante e stupende meraviglie; quella mano in-
somma, che a tante anime aperse le porte del Paradiso e chiuse
quelle deli'infereo... o.
A i piedi del feretro, entro un tubo di cristallo venne chiuso un
foglioin pergamena, contenenteil verbale dell'atto che si compiva,
dettato da Don Giovanni Bonetti e scritto da Don Ernesto Ve-
spignani. Prima se n'era data lettura ed era stato sottosuitto dal
- <( Sac. Michele Rua, già Vicario del compianto Don Bosco n e da
Mons. Cagliero dai membri del Capitolo: Don Belmonte, Don
Bonetti, Don Sala, Don Durando, Don Cerruti, Don Lazzero,
Don Lemoyne - da Don Francesia, Don Albera, Don Barberis,
Don Francesco Dalmazzo - dai Dottori Albertotti e Bestente,
e da Don Luigi Rocca.

68.10 Page 680

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6%
V I - Benedetto dalle Gmtil
Ecco il tenore deli'atto mernorando:
(1 I s o r r o s c ~ ~ 'frar+~t.m fede, che i n questo feretro sono coMoste
le umane spoglie del Sacerdote Dox. GIOVANXBosco, Fondatore
delle Congregazioni di S . Francesco di Sales, delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, e dei Cooperatori e Cooperatrici Salesianc. hiacqt~e
in Castelnuovo d'Asti il quifidici Agosto 1815, da Fra?zcesco e da
Margherita Occhiena, e mori, ' n segztito a mielite lenta come risz~lta
dalla scheda di consegna fatta al ~Uzznicipioe sottoscritta dal me-
dico czrravhte Dott. Alberlotti, in Torino, ~zell'O~atoriodi S . Fran-
cesco di Sales, il 31 Gennaio 1888, alle ore 4 e 45 antimeuidiane,
pochi tninuti dopo il szrono dell'Ave Ilaria, che parve la voce della
Vergine Ausiliatiice, che lo ch.iamasse al cielo, sz~lla$n& del de-
cimo anno del glorioso ?ont$cato del S S . Papa Leone X I I I , go-
vev?zando l'Archidiocesi di Torino I'Emninentissimo Cardinale Ali-
monda, e regnatzdo Umberto I di Savoia, nostro Sovrano. Delle
opere per carità e zelo anzmirandc, delle varie istit%xio?ti,delle grandi
ed eroiche virtd, deUa vita di questo illastre Estinto e (le1 corwjimto
generale che eccitò tra il popolo la sua morte, dirà a sz~otempo la
storia.
>>Ilcadavere i ~ d o s s ala sottarza ed è rivestito de' sacri paramenti
violacei, come nell'atto li celebrare la S . Messa. Nel feretro, i~b-
sieme con questa pergamena, dentro W astuccio di vetro, sono pzire
state poste tre medaglie di Maria Ausiliatrice, ed altm medaglia
d'argento com~rzemoranteil giubileo Sacerdotale di Leone X I I I .
»Ossa DOLoRoSAa~ENTE COMPIANTE, e bagnate di tante la-
crime, riposate in pace sino al giorno, in czti lo squillo dell'aizgelica
tromba chiamerà aricor voi dl'eterna, gloria, e lo Spirito, che già vi
animò, sia a noi propizio dall'alto dei cieli, dove fondafame~zte
speriamo che già si trovi a bearsi in Dio ed in Maria, che tanto
amò, e nella quale ebbe sempre riposta la pid grande jfducia.
H Torino 2 Febbraio 1888 u.
M e 1530, quando le campane del Santuario diedero i primi
rintocchi per la Alata del corteo, centomila persone erano schie-
rate in piazza e lungo via Cottolengo, Corso Principe Oddone,
Corso Regina Margherita e via Ariosto. Due lunghe Sle di chie
rici, duecento sacerdoti, più di quaranta parroci e canonici, e i
Vescovi Mons. Cagliero, Mons. Leto e Mons. Bertagna, prece-
devano il feretro, portato a spaiia da otto preti salesiani. Sopra

69 Pages 681-690

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69.1 Page 681

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- XII - Universale rimpianto 1888
665
la coltre funebre, insieme con le insegne sacerdotaii, si posero,
in segno di riconoscenza verso i Cooperatori di Francia e di Spa-
gna, le medaglie d'oro conferite al Santo dalla Società Geogra-
fica di Lione e dalla Società Cattolica di Barcellona. A l passaggio
del corteo, tutti si scoprivano riverentemente il capo, molti s'in-
ginòcchiavano, altri ripetevano i'esclamazione che si era udita
tante volte il d ì innanzi: - Era wn santo! era un santo1
Immediatamente dietro il feretro, e circondato dai membri
del Capitolo, stava Don Rua, sfatto dalle dolorose impressioni
di quei giorni, e tutto raccolto nel suo immenso dolore. Seguivano
numerosissimi sacerdoti, una rappresentanza della Curia Arci-
vescovile e del Convitto della Consolata; i sacerdoti òella Com-
pagnia di S. Tommaso, i chierici del Seminario, i rappiesen-
tanti di tutti gli Ordini Religiosi di Torino, una rappresentanza
del Collegio degli Artigianeili: i rappresentanti della stampa di
Torino, Roma, Milano, Genova; il conte di Viancino, Presidente
dell'opera dei Congressi Cattolici, i rappresentanti dell'unioue
Conservatrice, il Consiglio Centrale dell'unione Cattolica Operaia
di Torino con bandiera, e un'in6nità di rappresentanze italiane
ed estere, fiancheggiateda due lunghe file di servi in livrea recanti
le armi delie prime case patrizie di Torino, ed alcuni valletti del
Municipio; in fine parecchie centinaia di persone divote, che
piamente recitavano il Rosario. Mai si era visto un concorso di
gente cosi numeroso e spontaneo! Don Bosco, figlio del popolo,
benefattore del popolo, riceveva dai popolo la più alta e sentita
dimostrazione di affetto e di riverenza.
Non fu una sepoltura, ma un trionfo!
Rientrati nel Santuario, e presenti i Vescovi di Magida e di
Samaria, Mons. Bertagna celebrò le esequie. Ed ecco, appena
data l'assoluzione aila salma, un mutamento improvviso. I1
popolo si precipita sul feretro per baciarlo, come si baciano le
cose sante: le corone di fiori, che stavano appese ai sei grandi
candelabri, son fatte a pezzi, e così sarebbe awenuto del drappo
funebre e della stessa cassa, se non si fosse trasportata in fretta
nella chiesa di S. Francesco, in attesa della tumulazione. Con-
temporaneamente, rientrata in casa la Comunità, una pace, una
gioia profonda invase tutti i cuori. A d e quelli che avevano
pianto fino dora, si sentirono sereni, come se Don Bosco non

69.2 Page 682

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666
-VI Benedetto dalle Genti!
fosse morto, ma fosse realmente ancora in mezzo ai suoi figli.
- Che bella festa! - si andava ripetendo: e chi, sulle prime, si
maravigliava di quesfa esclamazione, finiva per approvarla di
cuore. Ed era un riandare le parole sante e amorevoli udite dalle
sue labbra, un narrare i tratti più cari della sua vita, un sorri-
dere e un gioire, che non si può descrivere.
- uA memoria d'uomo - si leggeva nell'0sservatore Romano
non si ricorda un funerale cosi imponente come quello del
compianto Don Bosco. Le pompe &ciali sono una vera meschi-
nità dinanzi alio spettacolo di c e n t o d a persone strette ai fianchi
di un corteo nel quale non brillavano n&splendori d'uniformi,
varietà di corporazioni... I n quella moltitudine silente e pia
- vedevansi popolani e signori, pellegrini francesi, svizzeri, tedeschi,
contadini, sacerdoti, nobili, signori tutti i ceti sociali - e tutti
lodavano le opere e le viitu modeste e sante del defunto. Molti,
venuti per cmiosità, rimanevano colpiti da quello spettacolo
nuovo e solenne, e dicevano anch'essi che quel grande era un
santo. Molte botteghe erano state chiuse in segno di lutto, pa-
recchi opifici avevano dato libertà agli operai perchè andassero
ad accrescere il sigficato di questa solenne dimostrazioue... I).
Intanto si ebbe dal Ministro Crispi il permesso di tumulare
la salma in Valsalice; e alle 5,15 pom. del 4 febbraio giungeva
all'Oratorio il carro funebre pel trasporto del feretro. Prima
che questo vi fosse deposto, Don Rua lo baciò lacrimando; quindi
in forma privatissima si compì il trasporto. A Valsalice, schierati
in due file e con candele accese, l'accolsero i chierici e i preti deila
casa, che l'accompagnarono alla vecchia chiesetta, dove Mons.
Cagliero cantò le esequie, cui seguì I'uffizio dei defunti.
Ii 6, essendosi ultimata la tomba, Monsignore la benedisse,
si rinnovarono le esequie e si compì la tumulazione. In fine tutti
i presenti tornarono in chiesa, e il primo Vescovo salesiano prese
la parola. Disse che i Superiori affidavano ai chierici di Valsaiice
il prezioso deposito, raccomandò loro di ben custodirlo e di ac-
cogliere con fraterno amore i Salesiani delle altre case, che si sa-
rebbero recati a visitarlo; e di visitarlo essi per i primi, per inferno-
rarsi nella pratica deile grandi virtù del Padre. u A quel modo che
i primi cristiani si animavano a combattere per la fede, a soffrire
e a morire per Gesù Cristo e si fortifcavano s d e tombe dei martiri,

69.3 Page 683

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X I I - Uniuersale rimpianto - 1888
667
a quel modo che S. Filippo Neri imparò a divenire l'Apostolo
di Roma, visitando spesso le Catacombe, così voi, così noi, cosi
tutti, veniamo sovente ad attingere da questa tomba quella for-
tezza che nei duri cimenti sostenne il nostro Don Bosco nel la-
vorare per la gloria di Dio e per la salvezza delie anime, e a ri-
scaldalei a quel fuoco di carità che sempre gli an-ampò in petto
e lo rese apostolo non solo di Torino, del Piemonte, daItalia,
ma delle più lontane regioni delia terra! ».
Don Rua aggiunse poche parole per notare come fosse la Di-
vina Prowidenza ad &dare a Valsalice il corpo di Don Bosco.
u Se questa casa fosse ancora collegio, noi non avremmo potuto ot-
tenere il ;bermesso d'aver le s;boglie di Don Bosco fra di noi. M a
Iddio, che aveva decretato di prendersi Don Bosco e per nostra con-
solazione voleva lasciarcene i l cor;bo vicino, dispose gli eventi. Pos-
siamo dire zn tutta verità, che è la Divina Provvidenza che v i afida
la custodia di questo sepolcro. Pertanto mostratevi degni di tanta
sorte, e colla ;bratica delle virt% di Don Bosco, fate che egli possa
allietarsz d'essere col suo corpo in mezzo a voi, qual Padre in mezzo
ai figli $.
I1 10 marzo venne celebrato un solennissimo funerale di tri-
gesima nel Santuario di Maria Ausiliatrice, parato a lutto. Un
gran tumulo sorgeva nel centro della chiesa. il concorso dei po-
polo fu straordinario: più di quaranta associazioni cattoliche
vi erano rappresentate: e v'erano pure rappresentanze del rev.mo
Capitolo Metropolitano, della Collegiata della SS. Trinità, e par-
roci e sacerdoti deil'Archidiocesi Torinese, e di molte Diocesi
del Piemonte e della Lombardia. Celebrò messa pontiiicale Mons.
Sardi, Vescovo di Pinerolo, ed assistevano in abiti pontificaii
1'Em.mo Card. Alimonda, Mons. Pampirio, Vescovo di Alba,
Mons. Leto, Vescovo titolare di Samaria, Mons. Semprini, Vi-
cario Apostolico deli'Hu-nan nella Cina, accorso espressamente da
Milano per onorare chi si era reso tanto benemerito delle Mis-
sioni. Ad essi si aggiunse Mons. Bertagna, Ausiliare del Cardinale
Arcivescovo. Si eseguì la messa da requiem a quattro voci del
C h e ~ b i nei, prima delle esequie, saiì in pulpito il Card. Arcive-
scovo per l'elogio funebre.
« I o voglio - diceva l'eloquente Porporato - vedere I'amico,
il benefattore, il pudre, vedere e sulature Giovanni Bosco. Senza

69.4 Page 684

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questa visione, m i sentirei tropfio "mesto e desolato al mondo. V e lo
confesso che dovrò vederlo con vnaggior riverenza. La morte, io non so,
nel rapircelo, nel celarlo, lo cinse quasi di un'aureola. Lo vediò per-
tanto con p& rispetto che non p r h a , ma s e e r e col medesimo
cuore innamorato. E sentite, o cari. Io voglio vedere Don Bosco
tra mi,ma non affatto rinchiuso qui. Da questo luogo sento il bisogno
di vederlo guardare al d i fuori, spingere gli occhi lontano, guar-
dare insomma là dove ha trovato voi, andare di persona, cold
operare e #urlare dove v i ha stesa la mano ed ha parlato a voi, dove
ha raccolto tanto numevo di figliole'. Bastate a comprendere il mio
pensiero? Non ancora, ed io ve1 dichiaro. Gàuseppe De Maistre
ha scritto che il Vangelo "divinizzò le leggi della natura"; cioè "le
leggi di natura divinizzate" ecco il Cristianesimo. Ebbene nella
ricomposixione ideale che io mi formo di Giovanni Bosco, nel richia-
marlo mmalmente in vita qui tra voi, io lo vedo sovrapporsi alla
debolezza del presente secolo, e in tutto che il secolo tien di @%. @e-
giato e di #& pericolante divinizzarlo, divinizzarne le tendenze, i
bisogni, ie imprese. Adunque: come si considera Cristo di faccia
al mondo, cosi nella sua peculiare cerchia io considero Don Bosco
in faccia al secolo X I X . M a in qual modo e con qual forza Cristo
i l mondo divinizzò? Questo fece, perchè egli d il Dio della carita.
Similmente Giovanni Bosco dalla sua banda è m divinizzatore del
proprio secolo, cioè tira il secolo a Dio, perchè nell'anima m a a
... tutto si accomoda, tutto crede, tutto spera e tutto sopporta la diuina
carità! n.
Dopo questa dimostrazione dell'0pera divinizzatrice di Don
Bosco nel secolo XM, 1'Eminentissimo esclamava: u Quel gran
giornale di Londra che è il Times, ne1 riferire la morte di Giovanni
Bosco, scrisse che egli era tenuto come il Vincenzo de' Paoli dei
nostri tempi. Perchè non chiamarlo i'immagine di San Francesco
di Sales >), che s'era studiato d'imitare, e al quale aveva intito-
lato ii suo sodalizio? M a forse casi l'un santo come l'altro sta bene
di vedere in Giovanni Bosco: chè tutt'e due si rijiettono in esso per
la caritd. Onde abbiamo tre eroi somiglianti nella spzrztuale palestra
del divino amore, il De' Paolz, il Sales e Don Bosco, perchè tult'e
tre, ccme i tre garzoni della Bibbia giitati nel fuoco, quasi con w a
sola bocca lodarono Dw, lo glorijkarono E lo benedissero %ella for-
nace... 1.

69.5 Page 685

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- - X I I Uniwersale vrmfianto 1888
66~
La voce del venerando Porporato era affranta per I'mtema
commozione; e neli'udirla nessuno poteva astenersi dai ricordare
ciò che il popolo diceva del Salvatore al sepolcro di Lazzaro:
- Vedete quanto l'amava! - Eulita Sorazione si cantarono 1s
eseqiiie, e cinque furono le assoluzioni al tumulo: iiltima, quella
dei Cardinale.
A Roma, ai funerali di trigesima, celebrati ai Sacro Cuore,
assistè 1'Em.mo Card. Paroechi, pontificò Mons. Sallua, e Mons.
Manacorda, Vescovo di Possano, disse ?elogio funebre: c<Nolz
saprei dire - esclamava il dotto Prelato, che fu così intiino con
Don Bosco - chi p& completamente di lui abbia trion/ato sopra
stesso, chi abbia swilz~ppatala potenza della cariti cou nzag-
gior eficacia. I%tz~ttala sua wita e in tutti i m o i atti egli si presenta
coi caratteri incowtestaLili di una rnissione st-iaordinaiia, tracciata
su disegni della Divina Provvidenza. F u sapiente neila senzplicitri,
forte nella calma, isdefesso nell'operare, nell'audacia delle sue im-
prese mansueto e soave, r@essivo ed avveduto sempre. Alla fede
inwitta die' forma colla cariti, e pesta prese forma in lui dal $ n e
sempre riposto in Dio. Visse nella vinta egregia, vive di nzenzoria
imnperibi6ra, wiwà di gloria eterna 8.
Anche gli Antichi Allievi dell'oratorio vollero rendere un
tributo speciale ali'amatissiinobe~efattore1,'8 marzo nel santuario
di NIaria SS. Ansiliatrice, e il Can. Ballesio, in m a teueiissima ora.
zione, splendidamente illustrava la vita intima del Santo.
I funerali, che si celebrarono in molti paesi e città d'Italia,
Francia, Spagaa, Argentina, Chili e Brasile, furono tanti e così
spontanei e solenni, per concorso di autorità e di popolo, che
parvero un imponente trionfo, voluto dal Signore a glorificazione
dell'umilissimo suo Servo. I più iiiusiii dignitari della Chiesa
furono unanimi nel dirlo un'anima privilegiata da Dio, un in-
signe benefattore dell'umanità, una splendida gloria della Reli-
gione, un emulo di S. Vincenzo de' Paoli, di Girolamo Emiliani,
$Giuseppe Calasanzio, di Giov. Battista La Saile: un prete santo,
plasmato secondo il cuore di Dio. Ii Card. Rampolla, nell'in>iare
a Don Rua le condoglianze di Papa Leone XIII, lo diceva "m
afiostolo, la cui perd;ta formawa u n moto di cui si doleva la Chiesa".
ii Cara. Masaia, il Card. Capecelatro, l'Arcivescovo di Parigi,
ii Card. Richelmy, ailola Vescovo d'Ivrea, e tanti altri Vescovi,

69.6 Page 686

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670
V I - Bexedetto dalle Genti!
Arcivescovi e Cardinaii, esprimevano lo stesso rimpianto, la stessa
stima, e la fiducia che era già beato in cielo. I1 Vescovo di Pam-
plona disse subito che non eia lecito dubitare della piena feli-
cità di Don Bosco in paradiso I1 Vescovo di Barcellona, Mons
Giacomo Catalk y Albosa, chiamandolo la gloria deli'umanità,
dei sacerdoti, della Chiesa e di tutti gli ordini religiosi, conclu-
deva: Figli miei, oggi abbia9no onmato la memria di u n grande
uo;no: domani innalzerenw una chiesa ad u n gran Santo! ».
Anche l'Augusto Pontefice Leone XIII, che era solito chia-
marlo il Santo, nelle prime udienze accordate a Don Rua, ripete
più volte lo stesso elogio di lui. e Voi siete il successore di Don
Bosco, mi condolgo con voi per la perdita che avete fatto, ma mz
rallegro perchi Don Bosco era un S ~ T Oe ,dal cielo non mancherd
di assistervi P.E avendo udito da Don Rua che il Santo, nell'ul-
tima malattia, aveva raccomandato ai suoi di sostener sempre
l'autorità del Papa e di promovere il rispetto e l'obbedienza alla
Chiesa ed al suo Capo visibile, soggiungeva: a Da ciò si vede che
il voslro Don Bosco era un SANTOs,imile i a questo a S . Pra?cc~sco
d'Assisi, che, qua+cdo venne a nzorire, raccomandò caldamente a'
suoi religiosi di essere sempre $gli devoti alla Chiesa Romana ed
al suo Capo >>I1. grande Pontefice, parlando col Cardinal Vicario,
ripetè un'altra volta: a Don Bosco è un SANTO n e aggiunse: a M;
rincresce d'esser vecchio per uon poter cooperare alla sua Beatifica-
zione I). Disse anche a Mons. Cagliero: «Avete fatto certo u%agrande
perdita, perdendo il vostro Padre e Fondatore; ma egli vive in Cielo
e potrà aiutarvi meglio di prima, percJzP le sue opere sono opere di
?MZ SANTOle, sue vid% furono le vi& d'uqz SANTO, e la sua interces-
sioxe presso Dio sarà p u e ~lgualea quella dei SLWTI».E qualche
anno dopo, rallegrandosi con lo stesso Monsignoie del progresso
delle Missioni salesiane e dello stato fiorente delle altre Case
Salesiane in Europa ed America, disse ancora: (I S i vede che Doiz
Bosco vi aiuta e protegge dal Cielo; pregatelo, e vi contznuerà la
sua assistenza e protezione. Egli fu un SANTO: imitate le sue grands
oirt%2).
A queste voci autorevoli, semplice ma pur alto ed eloquente,
si associ6 il coro di tutti i suoi figli spirituali, salesiani, allievi,
=-allievi, cooperatori e ammiratori, vicini e lontani, che presero
a pellegrinare aEettuosamente alla sua Tomba.

69.7 Page 687

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- X I I Univeusale rimn$ianto - 1888
Su questa nel 1889 s'innalzò la cappeiia, con in alto la croce
e l'invocazione: a O Crux, uve, spes unica n; e, suti'arco d'ingresso,
il busto di Don Bosco. L'edificio venne a coprire tutto lo scalone
preesistente, ii quale, partendo dal portico del cortile inferiore,
si divide in due rampate dopo il primo pianerottolo e sale, per i
due lati, al cortile superiore. Nella cappeiia, dedicata aU'Addolo-
rata, si ammira un beli'affresco del Roiiini.
La salma di Don Bosco veniva tumulata aii'altezza del basso-
rilievo in marmo che lo rappresenta: e sotto si leggeva l'epigrafe:
- Hic com$ositus est i n pace Christi JOANTNES BOSCO SACERDOS,
orphanmum Pater. - Natus Castrinovi apud Astenses X V I I
Kal. Sept. MDCCCXV, obiit Aug. Taurin. puidie Kal. Febuuar.
MDCCCLXXXVIII. - Qui giace nelia pace di C~isto,il SA-
CERDOTE GIOVANNI BOSCO, Padre degli orfani: nato a Castel-
nuovo d'Asti ii 16 agosto 1815, moriva a Torino il 31 gennaio1888.
L'edificio venne benedetto ii 22 giugno da Mons. Basilio
Leto, qual delegato dall'Em.mo Card. Aiimonda. Dopo il Vescovo,
anche Don Rua parlò aiie duemila persone adunatesi quel giorno
attorno al caro sepolcro, e la mattina seguente celebrò per il
primo nella graziosa Cappeiia (I).
(I) Accanto la cella sepolaale di Don Bosco, a destra nei 1910
veniva tumulata la salma del Servo di Dio Don Michele Rua, che
nel 1938 fu trasportata nella cripta del Santuario di ularia Ausilia-
trice. A sinistra è ancor la cella sepolcrale di Don Paolo Albera. se-
ronda Successore del Santo.

69.8 Page 688

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CAPO XIII
I PRODIGI CONTINUANO
Il Signore, subito dopo la morte di Don Bosco, continnb ad
operare, a sua intercessione, qdelle stesse meraviglie che aveva,
per mezzo suo, moltiplicate durante la sua vita. Con le visite al
suo sepolcro, con l'invocazione del suo nome, con l'applicazione
delle sue immagini e reliquie, guarirono e guanscono tanti de-
voti, affetti da mali inveterati o iucurabiii.
(I ... Il popolo -deponeva Don Rua nel primo Processo per la
Beatificazione del Padre - aueva giù grande diuozione verso i l
Servo di Dio durante la sua vita. Questa divozione contimò dopo
la sua n&e ed andò accentualzdosi con la continua richiesti di
preghiere per ottenere la sua intercessione, come nel continuo con-
corso che si fa alla sua Tonzba... 12 e u san piuttosto le persone istruite
e costituite i n dig.nità, specialmente ecclesiasticlze, quelle che dirno-
strano special jiducia nella sua intercessione. Sono Vescovi, Arci-
vescovi, Cardinali, sono Sacerdoti, Canonici, professori, medici,
avvocati, laici di ogni condizione, che accorrono a quella v e w a t a
Tomba, e con ciò dimostrano la h o profrmda devozione verso il
Semo di Dio, non ricusaudo di fran~mischiarsicolà alle persone
di mezzana ebassa condizione, che pur vi accorrono in gran numaro.
Nè questa dmozione d soia patrimonio del po$olo tuuilzese, bensi
d'ogni parte d'Italia, della Francia, della Sfiagsza, dell'rlustria,
Polonia, Belgio, Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, Canaiid, Messico,
ed i n generale di tutte le Repubbliche dell'America Meridionale,
donde arrivano continuamente lettere a me per im$lorare pregl~iere
a Don Bosco, per le varie necessità degli individui, delle fam<glce,
delle comunità r&iose; come $%re vengono pellegrini i%gran nu-

69.9 Page 689

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Don Bosco una benedizione particolare dai paradis
Neli'Oratorio divennero scene di tutti i giorni.
peratori strani&, di passaggio a To'orino,
città, per visitarele camerette dei Santo.
Le più imponenti eran le visite
-Ecco SOratono,"la casa della
e noi diciamo"ecco la casa della Madonlza e del Santo". Che
si provava neiio stargli vicino. Aveva ragione di dirci, ch
- una grazia grande deiia Madonna
Andiamo prima a ringrazi
in ogni istante ii suo Servo fed
Ss. Hartiri torinesi, Eiia stess
... solo m'incontrai una
tento! Gli baciai la
non potei fare a meno di andare a bussare aiia porta d
- mera, e pregarlo ad ascoltarmi in confessione!...
Oh tutti potevamo vedere Don Bosco e parlargli
momento! Laggiù in cortile gli stavamo sempre d'attorno
sua camera di riposo, di studio e di ricevimento. Qui, nel 1854

69.10 Page 690

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674
- V I Benedetto dalle Gelztil
radunava i primi aspiranti alla Societi, che ebbero subito ii
nome di a Salesiani i).Qui Domenico Savio gli protestava che
doveva e voleva farsi santo! Qui il ch. Rua, prostrato ai suoi
piedi, gli prometteva per il primo di vivere vita saiesiana!...
Dopo che audò, nel 1861, ad abitare nell'altra camera, qui, a de-
stra della porta d'ingresso, fu posto un armadio, che conteneva
un altare, dove più volte si levò in estasi nel celebrare!...
- Ecco la camera da lui abitata per circa 27 anui, dove,
dice Don Rua, " Don Bosco stz6diava d i g i o u ~ oe d i notte i suoi
piani d i battagiia per combattere i l demonio!...". Quante maraviglie
qui si compirono1 quanti malati, da lui benedetti, ricuperarono la
salute! quanti poveri peccatori, vinti dai suo fare apostolico,
tornarono sul buon sentiero! A quanti disse la buona parola, che
li spronò efficacemente aila beneficenza! a quanti svelò nettamente,
senza che glie ne facessero alcun accenno, gli arcani delle coscienze!
a quanti predisse cose inaspettate, che si awerarono nella forma
più esatta1... Quanti illustri personaggi, ecclesiastici e laici, entra-
rono Yi questa cameretta per vederlo e parlargli!...
- Qui gli giungevano da tutte parti domande di nuove fonda-
zioni, ed egli col suo sguardo di qui contemplava il mondo intero,
e precisamente il vastissimo campo dell'apostolato che verrebbe
affidato ai suoi figli, in quei sogni maravigliosi che si succedevano
di frequente, uno più stupendo dell'altro, nè solo quando era a
letto e Saffaticavauo le notti intere, ma anche mentre era in piedi
di notte e di giorno!... Chi può dire quante volte si privasse del-
Siutero riposo notturno, per restarsene al tavolo a lavorare!
i,e nmembranze si susseguono una più interessante deii'altra!
-Ecco la camera dalla quale volò al cielo, al suono dell'Ave! ...
Ecco il letto, sul quale disse che ci attendeva tutti in paradisol...
E, qui di fronte, ecco l'umile cappelletta, inaugurata nel 1886,
dove celebrò l'ultima volta!...
- Su questo povero divano, per tre sere di seguito, fu visto
restar più ore in silenzio, con la faccia splendentedi una luce soave;
e in quel tempo, com'egli disse coniidenzialmente, visitò tutte
le case salesiane dell'Enropa e deU'America.
- Di fianco s'allunga la piccola galleria, dove soleva tener
... coderenze agli allievi più grandicelli ed ascoltarli in confessione,
e dove ripetutamente moltiplicò le nocciole

70 Pages 691-700

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70.1 Page 691

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in cortile dei bi
nimenti con predizioni di morte, che si aweravano se
spesso in forma straordinaria!
parlerà anche ai venturi, della bontà
- Ecco il cortile, dove egli, ordin
tutti i giochi e spesso, h o ai 1868, an
- rivando sempre primo ai traguardo.
Quante volte dava Sordine a qu
di schierarsi in doppia fila e s
correva sotto il basso passaggio di casa Filippi, saliva la scala
centrale deil'oratorio, scendeva per queiia del campanile, e tor-
nava a correre verso casa Filippi ed aggirarsi in ogni angolo del
cortiie, in vera perlustrazione, per impedire, coli'assidua vigilanza,
- ogni occasione di offendere Dio!
E laggiù [dov'era il coro del Santuano, precisamente al
egli sali più volte per saivare dai pericolo di una caduta
giovanetti,tra cui Reviglio, che era rimasto lassù mezzo tram
e che... poi fu ii primo
-Un po' più avanti, subito oltre l'antica via della Giardiniera
nella bella stagione soleva porsi a sedere a terra, circond
una folla di giovani, avidi di ascoltarlo!
si aggiravano le devote processioni colla statua di S. Luigi
Consolata, e accanto alla statua, con la torcia in mano, si
- spesso anche il Marchese Gustavo e il Conte Camillo di Cavo
Ma come ricordare tutte quante le cose degne di me
... ria?... sotto, a fianco del porticato, era la prima cappella
l'Oratorio, ove moltiplicò le Sacre Particolet e, sorto ii nuo

70.2 Page 692

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676
- V I Benedetto dalle Genti1
edinzio, divenne il refettorio dei superiori, dove il buon Padre
ebbe commensali Don Giuseppe Sarto, Don Achille Ratti, ed
altri illustri personaggi...
- Accanto alla porta d& cappella primitiva operò un altro
prodigio, la moltiplicazione delle castagne; e là, presso la porta
laterale della chiesa di S. Francesco, moltiplicò le pagnottelle.
- Ma la moltiplicazione più meravigliosa che egli compì in
tutta la vita fu quella d d a c&tà, dei suoi bei modi di fase, se-
condo il carattere e i bisogni di ciascuno, per cui tutti lo awici-
navano e a tutti rubava ii cuore per regalarlo a Dio!...
Questa devozione, e diciam pure, quest'alta fama di san-
tità, andò subito largamente diffondendosi in tutto ii mondo.
Chi poteva avere anche una minima particella deiie sue vesti,
era fortunato; chi possedeva anche solo due righe scritte di sua
mano, o qualsiasi altra coserella da lui toccata, le metteva
da parte per conservarle con venerazione.
I sacri paramenti, da lui usati anche una volta, presero subito
ad esser tenuti come preziose reliquie.
In molti luoghi, anche nelle camere da lui abitate, vennero
murate iscrizioni commemorative a perpetuo ricordo.
Fu così alta e spontanea la fama di santità di Don Bosco
dopo la sua morte, che il pensiero di promoverne la Causa di
Beatificazione sorse a Torino, e in tutto il Piemonte, e in al-
tre regioni, simultaneamente.
Ein dal febbraio 1888 lo stesso Eminentissimo Card. Lucido
Maria Parocchi ne scriveva a Don Rua e, nelle due udienze che
gli accordò, l'esortava a promoverla al più presto, ripetendogli
anche nel congedarlo: « L e raccomando la Causa di Don Bosco,
le raccomando la Causa d i Don Bosco a.
ii Processo Ordinario, suila fama di santità, v a , vita, e
miracoli del Santo, s'iniziò nella Curia Arcivescovile di Torino
il 4 giugno 1890, e non ebbe termine che il IO aprite 1897, dopo
562 adunanze. Gli atti processuali furono presehtati SII aprite
dello stesso anno aiia Sacra Congregazione dei Riti, la quale,
compiutone l'esame, essendone Relatore l'Em.mo Card. Vives
y Tuto, uell'adunanza del 23 luglio 1907 dichiarava potersi in-
trodurre la Causa di Beatificazione. Riferita la decisione al Santo
Padre Pio X, il giorno seguente questi ratificava ii decreto della

70.3 Page 693

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Omxque si resero a Dio solenni azioni di grazie per il feli
esito deii'esame d'introduzione. A Torino, il zg settembre
queil'anno, ad invito del Circolo ((Giovanni Bosco »,co
di ex-allievi degli Istituti Salesiani, una
S. Padre con prezioso autografo (icol voto, che visitando la to
del Ven. Servo di Dio, s'in$ammassero alle vi&%, delle quali
ha lasciato lumimso esempio i). Lliuno del ringra
petè con solennissima pompa 1'8 dicembre dello stesso
nei Santuario di Maria Ausiliatrice, pontincando il
avescovo Richelmy, presenti le rappresentanze
zioni cattoliche della città: e il 30 gennaio del I
dei XX Anniversario della morte di Don Bosco
creto d'introduzione della sua Causa di BeatiGcazione, 1'Em.mo
Card. Pietro M&, Arcivescovo di Pisa, commemorava solen-
nemente il Santo nell'Oratorio. u Ieri, ancora, diceva i'eloqu
Porporato, intorno al suo cadavere cou mesti riti e voci di 9
domandavamo per L u i il ilviposo: ma C
non h gemiti d i sepolcro, ma romp
iovia le trombe: guardate, o $gli, il Padre vos
venga presto la pienezza del giorno, del quale
venga, venga, e Pafretti il Signore! E allora
per un ritorno che sarà apoteosi che
quale tutti piangerun di gioia, non soltanto
ma su tuita la terra, ma ~wllaterra e in cielo,
pudianti inneggeranno al Sarzto! Era deserto, ma crebbe
la sua fronda, le sue chiome, eccole nella luce, nella gloria,
splendori di Dio...
A Roma, nei tempio del Sacro Cuore di Gesù, intonava il T e
( I ) MAPSI. Leftere Pastorali ecc. - Vol. I: dal discorso e
Aorebit a.

70.4 Page 694

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678
- V I Benedetto dalle Genti1
Dezcm il Card. Mariano Rampolla del Tindaro, Protettore della
Pia Società Salesiana: e nell'annesso Ospizio intervenivano ad
una solenne commemorazione accademica, circondati da uno
stuolo di prelati, vescovi e arcivescovi, i Cardinali Francesco
Satolli, Francesco Cassetta, Giuseppe Calasanzio Vives y Tuto,
Ponente deiia Causa, e Cagiano de Azevedo. In molte altre città
- anche in molte chiese cattedrali e metropolitane - Car-
dinali e Vescovi vollero essi stessi pontificare neiie sacre fun-
zioni di ringraziamento, e con pnidenti ma calde parole rendere
omaggio alla missione prowidenziale dell'Uomo di Dio, deU'Apo-
stolo della gioventd, deli'Apostulo dei tempi nuovi. Diecimila cat-
tolici catalani sottoscrissero un indirizzo di ringraziamento al
Card. Ponente, e in quasi tutte le repubbliche americane l'esul-
tanza fu indescrivibile.
Condotti a termine anche i Processi d e h Revisione degli
Scritti, Swper non cultu, e, in fine, S+er virtutibw et super mi-
raculis in specie, si attese ansiosamente il giorno in cui, awenuta
la dichiarazione deii'eroismo delie virtù di Don Bosco e l'ap-
provazione dei miracoli ottenuti da Dio per la sua intercessione,
il Vicario di Gesù Cristo l'avrebbe elevato ail'onore degli Altari1
A chiusura del Processo Apostolico sulle virtù e sui miracoli
in specie (Sqer virtutibus et super mi~aczalisi%specie) ii 13 ot-
tobre 1917si fece la ricognizione canonica della salma. I1 Tribunale
Ecciesiastico a ciò delegato, presieduto dal Teol. Can. Michele
Sorasio, Arcidiacono deiia Metropolitana, assistito dai Sotto-
promotori deiia Fede, Can. Prof. Aw. Carlo Franco e Teol. Awo-
cato Don Carlo Milano, procedette segretamente alla cerimonia.
Tolta dal loculo, venne aperta colle dovute cautele la doppia cassa
racchiudente il corpo dei Santo, che fu trovato in via di pro-
gredita m d c a z i o n e . Chi ebbe la fortuna di vederlo vivo
e di rivederlo dora, perfettamente integro e con i lineamenti
inalterati, credette qnasi di trovarsi ancora alla sua presenza.
Solo il colorito nerastro, la bocca aperta e le occhiaie vuote, prive
di quegli occhi che avevano sorriso a tanti fanciulli, dicevano
chiaro che quelia era la fragile spoglia abbandonata dalla grand'a-
nima deii'amatissimo Padre. Quanti ricordi nel rivedere, rosi
perfettamente conservate, quelie mani sacerdotali, che si erano
alzate tante volte a benedire, che da innumerevoli schiere di

70.5 Page 695

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giovani e di adulti erano state coperte di baci, che avevano t
lavorato per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime...
L'Em.mo Card. Cagliero, non appena posò su di esse lo sguardo
... esclamò con viva espressione: - E c ~ oquelle mani che io ho ba-
ciate tante volte! - La cerimonia della ricognizione, cominciat
il sabato 13 ottpbre e sospesa la domenica, ebbe termine il lunedi
Purono presenti ad essa, oltre 1'Em.mo Card. Giovanni Cagliero
ii rev.mo nostro Rettor Maggiore Don Paolo Albera e var
membri dei Consiglio Superiore della Pia Società. S'iniziò in
forma segretissima, ma, non appena ne trapelò la notizia, molti
salesiani e vari cooperatori e cooperatrici, accorsero a Valsalice,
e con le più vive istanze ottennero di vedere la salma. Questa,
rinchiuse e suggellate le casse, fu rimessa nello stesso loculo,
donde venne definitivamente rimossa nell'anno 1929, nell'immi-
nenza dell'elevazione dell'amatissimo Padre alla gloria degli altari.
Trascritti ed inoltrati gli atti del Processo Apostolico
S. Congregazione dei Riti, e a compiuti - diceva poi il
decreto - i singoli giudizi, che le nostre leggi strettame
biliscono di premettere, s'incominciò l'esame formale
virhì, ii quale fu compiuto in quattro sessioni, osservando ac-
curatamente quella lodevole severità che a tali gravissimi giu-
dizi conferisce maggior fede e autorità. La Congregazione An-
tipreparatoria ebbe luogo il 31 luglio 1925u; e <iad essa seguir0
due Preparatorie, nelle quali si vagliarono accuratissimamen
i singoli e diversi pareri dei giudici B.
Intine, 1'8 febbraio 1927, si tenne la Congregazione Generale
aila presenza dei S. Padre PioXI, il quale,ilzo dello stesso mese,
useduto sul soglio pontificio, solennemente sancì constare delle
virth teologali, Fede, S$eranza e Carità verso Dio e verso i l Pro
simo, come pure delle Vi& Cardinali Prudenza, Giustizia, For
tema e Terwperanzu e loro annessi del Venerabile Servo d i Dio
Giovanni Bosco, in grado eroico »; ed ordinava la lettura dei
decreto.
cr Vi sono degli uomini - rilevava quel giorno ii S. Padre
suscitati da Dio nei momenti da lui prescelti, che trascorrono
pei cieio della storia, proprio come le meteore attraverso tal-
- volta ii cielo substellare. Tali uomini - proprio come le meteore
che sono talvolta bellissime e talvolta terrificanti sono di due

70.6 Page 696

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680
V I - Benedetto dalle Gentif
categorie. Ci sono queiii che passano terriiicando più assai che
beneficando, destando con la meraviglia lo spavento, seminando
il loro cammino di segni indubitabili di grandezza enorme, visioni
rapide di audacie quasi impensabiii,sia pure di rovine e di vit-
time seminando ii cammino. Sono di quegli uomini che Iddio
suscita talvolta, come ii gran Corso diceva di stesso, come
verga e flagello per castigare popoli e sovrani. M a vi sono anche
altri uomini che vengom per medicare tali piaghe, per risuscitare
la carità su quelle rovina, uomini non meno grandi, anzi piii grandi
perchè grandi nel bene, granai nell'amore per l'umanità, grandi
nel far bene ai fratelli, m1 soccorrere ai loro bisogni, degli uomini
che passano suscitando un'ammirazione vera, un'ammirazione piena
di simpatia, di riconoscenza, di benedizim, proprio come il Re-
dentore degli uomini, il cui nome rimane Izei secoli in benedizione.
u I1 Venerabile Dox Bosco appartiene a questa categoria, a
quegli uomini scelti in tu& l'umanitA, a quei colossi di grandezza
benefica; e la sua figura faciltnente si ricompone se all'analisi
minmiosa, rigorosa delle sue virtù, quale venne fatta neiie discus-
sioni lunghe e reiterate, succede la sintesi che le riunisca e di tutte
le sparse linee ricostruisca la beiia e grande figura; uno. figura
che la Divilza Provvidenza concedette al Santo Padre stesso il gran
bene, da L u i semfire apprezzato e che in quel momento apprezzava
$i% che mai duplicando e moltiplicando nel ricordo la letizia della
bellissima circostanza, di vedere da vicino in una visione non breve
e in un incontro non momentaneo; w a j g w a la cui magni&enza
neanche l'immensa, l'insondabile umiltà di quell'anima riztsciva n2
a nascondere n2 a diminuire; una magn@afigura che pur movendosi
- tra gli uomini, pur aggirandosi per le sue case c o m l'ultimo venuto,
come l'ultimo degli ospiti - egli, il smcitatore di tutto, tutti
riconoscevano come la prima, come la f i g ~ r adi gran lunga domi-
nante e trascinante; w a jgura completa, m a di quelle anime che
per qualunque via si fosse messa, avrebbe certamente lasciata grande
traccia di sè, tanto era meravigliosamente attrezzata per la vita con
la forza e il vigore della mente, co%la caritd del cuore, con l'mer-
gia del pensiero, dell'affetia, dell'opera, con la luminosa e vasta
e alta intelligenza, con la non comune, anzi d i gru% lunga non or-
- dinaria vigoria dell'ingegno, d i qwell'ingegno - cosa questa ge-
neralmente poco nota e intesa che p6h pvopriamente si dice

70.7 Page 697

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- quasi arena% quae est in littore nzaris... D.
Certo e non a tutti coucludeva ii S. Pad
guire quelie vie luminose, pure c'è in esse mo
cioh di essere presente a tutto, affaccendatoin una ressa co
di af£& tra una folla di richieste e di consultazioni, ed
lo spinto sempre altrove, sempre in alto, dove U sereno er
pre sovrana, così che reaimente in lui si awerava il gran
cipio deiia vita cristiana: q& la6orat, wat. Questa era e
se proprio tutti facessero
guarigioni istantanee di malattie disperate, soccorsi strao
del 21-22febbr

70.8 Page 698

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682
- VI Benedetto dalle Genti1
i'amico dei giovani, il provvido apostolo dei selvaggi, il cuore
riconoscente dei benefattori delle Opere da Lui iniziate. Fu, più
volte, visto a lato della Vergine Ausiliatrice, confortare i poveri
in& della Terra del Fuoco, convertiti al Cristianesimo, per ral-
legrarli negli ultimi istanti della vita; apparire ai poveri indii
solitari dei deserti patagoni, malati e bisognosi di cure, e indicar
loro la via per amvare d'ospedale di Viedma; confortare i nostn
missionari e le anime da loro redente in 0-6parte della terra.
Più volte, alla sua invocazione, fu pur visto riapparire... il cane
grigio a fianco di chi non sapeva, in luoghi pericolosi, ove vol-
gere il passo! Più frequenti furono i casi di guarigioni, ritenute
impossibili, ed awenute in forme veramente singolari.
Helle precedenti edizioni di queste pagine, noi avevamo nar-
rato della istantanea guarigione di Suor Adele Marchese, Figlia
di Maria Ausiliatrice, residente in Torino, che, d e t t a di tuber-
colosi, da circa un anno aveva perduta interamente anche la
vista, ed il 10 febbraio 1888, condotta a venerare la salma del
Santo e pòstale la mano accanto a quella di Lui, se la portò agli
occhi e suli'istante ricuperò la vista, con gli occhi più belli di
- prima, e che le si mantemero tali sino aiia morte;
della zelante cooperatrice Marina Della Vde, che affetta
da un cancro all'utero, dopo aver pregato senza alcun sollievo
Maria Ausiliatrice e vari Santi, consigliata da Don Dalmazzo,
rettore di San Giovanni Evangelista, a far la novena che so-
leva suggerire Don Bosco, l'ultimo giorno, 8 febbraio 1889, mentre
sembrava che stesse per spirare, dopo aver ricevuto il SS. Via-
tico, presa fra le mani la fotografia del Santo, lo pregò ancora
con fede e, dopo un'ora di riposo, si svegliò perfettamente gua-
rita; e tosto si levò e subito sarebbe andata in chiesa a ringra-
ziare il Signore, se avesse avuto un vestito da indossare, ma
non ne trovò giacchè la famiglia da tempo li aveva tutti di-
stribuiti ai poveri, persuasa, dopo le ripetute dichiarazioni dei
- medici, che essa non sarebbe più guarita;
di Lucia Piovano, di Torino, che affetta da continue emor-
ragie, dopo aver ella pure inutilmente tentato ogni rimedio,
consigliata a ricorrere all'intercessione di Don Bosco, incominciò
subito due novene, una per la sua guarigione, l'altra per la con-
versione del marito, che da più di vent'anni non si accostava

70.9 Page 699

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ai SS. Sacramenti; quand'ecco, la notte dei terzo o
giorno, le appare in sogno il Santo che l'anima a
e la mattina deli'ultimo giorno della doppia novena, s
di Pasqua 1889, dopo una notte tranquilla, si alza guarita e va
in chiesa a fare la S. Comunione; e la notte appresso si sent
mare tre volte e vede Don Bosco, vestito di cotta e stola, in
ad una luce bianca, elevato da terra, accanto ai
lo riconosce, perchè in vita gli aveva parlato tre volte, ed esciama.
u Oh! Don Bosco! E i>. d egii: (1 SI, son proprio io, abbi tanta fede,
io t i concederò quanto desideri 1). <Oi lzl Don Bosco, se voi m i con-
cedete la giazia che mio marito vada a far Pasqua, io non mi di
menticherò #i& di voi». E il Santo, dopo aver soggi
si, prega e prega i), scompare. La donna narra subito a vistone
ai marito, che non <?cirede e si riaddormenta. Anch'essa, do
aver pregato Don Bosco, torna a dormire; e, svegliatasi di buon'o
vede il marito alzarsi ed uscire: gli tien dietro da lontano p
non essere vista: e lo vede entrare nella chiesa di S. Filippo, por-
tarsi al coniessionale, confessarsi e accostarsi alla Comunione.
Tornato a casa, mostrando il biglietto pasquale alla moglie, le
dice: 4 Guarda! sei contenta adesso che ho fatto la Pasqua? Ho v
luto accontentarti, ed io pure sono contento: non credevo,
dando a fare la Comunione, si provasse tanta consolaz'
Narravamo anche della guarigione di Maria Costantin
suora della Carità a Vesoul, diocesi di Besanso
che, gravemente ammalata da o'ko mesi per ulcexi interne
stomaco, che le cagionavano vomiti di sangue e la obbligav
a nutrirsi di solo latte, ali'ottavo giorno di una novena ai Sem-
di Dio, si senti improwisamente guarita, si alzò da letto, mangiò
in comunità con le consoreiie, ritornò ai suoi lavori di cucina,
e aii'indomani a piedi andò in pellegrinaggio ad una cappella
su di un colle vicino;
- di Giovanna Pittatore, nata Freccia, di Genova, che, dopo
aver dato aila luce una bimba, affetta di gravissima pleurite
con versamento e di polmontte con essudazione, e dichiarata
dai medici spedita, inghiotti un pezzettino di tela che aveva toc-
cato la salma di Don Bosco, e dopo alcuni istanti si trovò per-
fettamente guarita;
- di Suor Maria Giuseppa dell'Istituto di S. Giuseppe d i St-

70.10 Page 700

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684
- 'VI Benedetto dalle Genti1
Jean-de-Maurienne, in Savoia, che fin dal 1886, spedita da tre
medici per grave malattia di petto, e dal 1889, in seguito a pe-
ritonite tubercolotica, aggravata da un tumore od ascesso nella
sede del male, che si apriva e si rinnovava continuameute, ridotta
agli estremi e consigliata, dopo aver ricevuta l'Estrema Un-
zione, a fare insieme con la comunità una novena a Don Bosco,
il penultimo giorno ebbe una visione del Santo che le promise
la guarigione, e il giorno dopo era istantaneamente guarita.
- di Don Giuseppe Manaj, Rettore di Zerfaliu, diocesi di
Oristano, che tormentato da tre anni da una fistola ali'angolo
deil'occhio sinistro, e dichiarato d e t t o di criocistite cronica
tiacutizzata, pochi mesi dopo la morte di Don Bosco, si applicò
aii'occhio malato un pezzetto di panno, che aveva appartenuto
al Santo, dicendo: - O Padre Don Bosco, io credo fermamente
- che voi siete in cielo, e corde tale fate che il mio +alzaleabbia a sua-
%ire? e sull'istante guad e, narrando il fatto, diceva aperta-
mente: - Se non è W miracolo I'istantanea guaricione avuta, io
non so se si fossa dare un altro miracolo;
- di Luigi Piffari, giovane alunno deii'Istituto Salesiano di
Faenza, il quale, nei 1891, colto da pleuropolmonite destra e
dopo cinque giorni di febbre sopra i 40 gradi, ridotto agli estremi,
non appena gli fu applicato sulla parte malata un pezzetto di
panno già usato dal Santo Fondatore, si addormentò placidamente,
riposò tutta la notte, e la mattina dopo si svegliò cosi perfetta-
mente guarito, che il medico curante, recatosi al suo letto, lo
guardò stupito per accertarci se era proprio il malato che aveva
visitato anche la sera innanzi, ed udito com'era andata la cosa:
- Evviva Don Bosco? - esclamb: - che bisogno hanno loro del
d i c o , avendone uno casi fotente?
Queste e molte altre grazie, affermavamo, vennero deposte
nel Processo dell'ordinario e confermate, insieme con altre non
meno meravigliose, nel Processo Apostolico. I1 giorno stesso del-
l'Introduzione della Causa di Beatiiicazione e Canonizzazione dei
Servo di Dio, 23 luglio 1907, fu segnalato dalla guarigione di
Suor Giovanna Lenci, Figlia di Maria Ausiliatrice,la quale, d e t t a
di turbe nmvose, simulanti una sabingite sinistra, con altri feno-
meni nervosi celebrali che facevano pensare ad una localizzazione
meningea di natura tubercolare, dopo essersi riconoscii~tivani

71 Pages 701-710

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71.1 Page 701

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tutti i presidi terapeutici messi in opera dai medici cur
pregò il Santo e se1 vide-nel suddetto - comparire al C
pezzale, prenderla per mano ed aiutarla a sedersi sul letto; e
queii'istante fu perfettamente guarita, e un'ora dopo si recava
farne regolare Processo con
Atti aila S. Congregazione
guarigioni prodigiose, awenute la prima nel 1906 a Torino,
casa delle Figlie di Maxia Ausiliatrice, la seconda nel I
SOspedale di Caste1 S. Giovanni presso Piacema.
Nella Curia Arcivescovile di Tosino si trattò di Suor
Negro, la quale <affettada %~lcerreotondo allo
tuta dai fiid atroci dolori. C
tia per cu; difjicilmente sarebbe guarita anche in hngo sfiaxw
con somma $ducia m a relipia, si trovò immed'
fierjettamertte guarita. La sua gua~igionefu dichia
legaxi, taflifta da @i%malattie interne, che ribelli ad ogni c
comportante varie lesioni anatomiche... In tale congi1Mztura, in
cata l'intercessione del Venerabile Don Bosco, rimase all'istun
guarita non da una, sibbene da tutte le sue gravi infermit
subito e proclamando essa stessa il prodigio >).
che abitava a Nizza: - Guarda! quando tornerò a Toorino, va
'are la fede in Don Bosco, e: - Siccome, gli disse,
mpo di fare una novena, reciterò nove volte le p

71.2 Page 702

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686
-V I Benedetto dalle Genti!
Pater noster; e Voi, se volete che ubbidisca alla Madre, pensate a
guarirmi. - E, recitate le preghiere, prese una piccola immagine
del Santo, ne fece a stento come una piilola, l'inghiotti, e sull'i-
stante si senti perfettamente guarita. Era notte, e tuttavia si
alzò e provò a camminare dentro la sua celletta, e la mattina
dopo si levò all'ora d d a levata comune, ma non uscì dall'infer-
meria, non avendo, d a diceva, il permesso della Superiora, la
quale poi, insieme con tutte le consorelle, gridò subito al miracolo.
Teresa Callegari, affetta da lesioni organiche, ben definite
e multiple, che avevano alterata tutta la compagine del suo orga-
nismo, la notte dei 17 luglio 1921, a un tratto vide il Santo ac-
canto al letto, che potandole una mano snlla fronte, le disse:
- Alzati. - hion san .mica ca$ace, rispose. - Movi 2e gambe,
soggiunse Don Bosco, in dialetto piemontese; ed ella, sentendosele
libere, un grido di gioia; le suore infcrmicre corrono a vedm
che cos'è accaduto, ed ella esclama: - Sono guarita, non ho $i%
niente!... .l? quel $rete lù, è Don Bosco che mi ha guarita! - e ad-
ditava dove la figura dei Santo, allontmaudosi, era andata come
evanescendo. E subito si levò, vestendo abiti non suoi, chè non
aveva più nnlla accanto a sè, essendo da circa tre ami a letto, e
restò in piedi sino alle nove di sera, continuando tutto il giorno
a narrare il prodigio ai paesani, che appena conobbero il miracolo,
ininterrottamente affluirono all'ospedale per vedere e sentire la
graziata.
Inviati gli Atti di questi due Processi a Roma, il 24 gennaio
1928 si tenne la Congregazione Antipreparatoria, I'II dicembre
dello stesso anno la Congregazione Preparatoria, e il 5 marzo
1929 la Congregazione Generale aila presenza dei S. Padre Pio XI,
che stabili di pubblicare il decreto relativo il 19 marzo, solenaità
di S. Giuseppe, dichiarando apertamente u constare dell'istantanea
e kerjetta guarigione d i Suor Provina Aiegro da un ulcere rotondo
allo stomaco e cosi pure deli'istuntanea e ;berfetta guarigione di
Teresa Callegari da $oliartvite acuta postinfettka e da altw lesioni
che avevano ridotto la malata allo stato d i marasma ».
Dopo la lettura del decreto 1'Augusto Pontefice prese la parola:
«il decreto dei miracoli dei Ven. Giovanni Bosco, di questo
grande divoto di San Giuseppe, doveva pubblicarsi proprio nei
giorno deila festa di San Giuseppe, e quando questa festa è felice-

71.3 Page 703

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mente e senz'aitro un giorno di festa per tutti, nei medesimo mod
e nei medesimo senso, in piena unità di menti e di cuori. Si pot
pensare che San Giuseppe medesimo si sia in qualche modo
caricato di concorrere a premiare cosi il grande, grandissimo se
di Maria, della sua castissima Sposa, alla quale il Venerab
Giovanni Bosco procurò sempre tanto tributo di pietk e di d
zione in quel culto particolare di Maria Ausiliatrice, indivisi
oramai dal suo nome e dali'opera sua e dalle innumerevoli
mazioni di questa in tutte le parti dei mondo.
I) Ed altrettanto beiia, delicata, signincakivaappari
vava il Santo Padre - queii'aitra coincidenza », con c< q
nimento di cui oggi, e certamente, per lungo tempo ancora, tutt
ii mondo gode e ringrazia il Signore [ilConcordato tra la S . Se
e l'Italia con i Patti Lateranensi, samiti l ' r ~feobraio di quell'
All'indomani di quell'evento risuona la proclamazione dei
coli di Don Bosco, di questo grande, fedele e veramente sensato S
della Chiesa Romana, della Santa Sede, di questa Santa Sede
mana; perch2 egli tale fu sem@reveramente. IiSanto Padre lo avev
potuto attingere da lui, daiie stesse sue labbra: questa compos
zione del deplorato dissidio stava veramente in cima ai pensier
e agli affetti del suo cuore, ma come poteva esserb in un servo vey
mente sensato e fedele; non col desiderio di una conciliazione co
che fosse, casi come molti erano andati per molto tempo alman
cando, arruffando e confondendo le cose; ma in modo tale che
nunzi tutto si assicurasse l'onore di Dio, l'omre della Chiesa,
bene delle anime.
r
I) Sua Santità diceva di aver ciò attinto daiie stesse sue
-ed anche in questo riconosceva un'altra mirabile disposinone
Dio, un'altra deiie sue delicatissime combinazioni,- perchè er
passati ormai quarantasei anni, e «chi avrebbe mai detto allora
... dopo tanti anni, dopo un avvenimento cosi grande, Iddio
avreobe chiamato a proclamare nella solemitù e nell'autoritù d
Decreti della Chiesa, q u i miracoli la cui luce ora risplend
sepolmo di Don Bosco, prepara& i sommi onori dell'altare.
» E q w i miracoli-proseguiva Sua Santità - 8utti sangw orma
che mn scno altro che u n sq5plemento di quelli che sotto ogn; r i
sl>e& toifdgono nellajigura d i Don Bosco. Sono innumerevoli infatt
oli, che già {n vita sua e dopo la sua morte con la murauigliosa

71.4 Page 704

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688
- VI Benedetto dalle Ge%til
continuazione dell'opera sua Iddw è ve%uto opera& nel nome del
fedele suo Servo...
r Kella Bolla di canonizzazione di San Tommaso d'Aquino,
notava 1'Augusto Pontdce, è detto che, seppur nessun altro mira-
colo vi fosse stato, ogni articolo della sua Somma era un miracolo.
Ed anche ora si può beri dire che ogni anno della vita di Don Bo-
sco, ogni giorno, ogni momento di questa vita furono un miracolo,
una serie di miracoli...
I) Quando si riilette...che era un uomo che sembrava avere tut-
t'altro da fare, tutt'altro che il tempo per lo studio propriamente
detto, e che pure tanti libri uscirono dalia sua penna, per&&
sono almeno settanta i libri e libretti di educazione popolare
di cui egli fu l'autore... quando si osserva una casi immensa messe
di bene, viene da chiedersi: come mai tutto cid è potuto avvenire?
E la risposta non può essere che questa: è la grazia di Dio. è la
mam di Dio Onn@otente che ha disposto tutto questo. Ma donde
questo gran Servo di Dio ha attinto l'energia inesauribile per
bastare a tante cose? C'è i l segreto, ed egli stesso lo ha cmtemua-
me& rivelato in un motto che assai spesso nelle opere salesiane
vicorre; è la frase dettata dal cuore del Venerabile Fondatore:
DA EIHX ANIUULS,CETERA TOLLE, dàmmi le anime e prendi tutto
il resto. Ecco il segreto del suo ctlore, la forza, E'ardore della sua
c a r a , I'amore #W le a n i m , l'amore vero, #erchè era il riflesso
dell'amore verso Nostro Signor Geszi Cristo, e $erchè le anime stesse
egli vedeva nel Pensiero, nel Cuore, nel Sangue @exioso di Nostro
Signore; coosicchè non v'era sacrificio o ireresa che non osasse af-
frontare #er guadag%are le anime cosi intensame%te amate...D (I).
Ultimate, in seduta dei g aprile, le altre pratiche prescritte,
il z4 dello stesso mese, terza domenica dopo Pasqua, il S. Padre
dichiarava potersi procedere con tutta sicurezza alla solenne
Beatificazione del Servo di Dio Don Giovanni Bosco ((gloriad'l-
talia e, cosa immelzsamente #i%grande, di tutta la Chiesa Cattolica».
Nello stesso giorno veniva proclamato il martirio di Cosma da
Carboniar+,Sacerdote e Parroco Ameno; e l'augusto Ponte-
fice, iiiustrava ala divina Fedeltà e l'incom$arabile saviezza di
quella grande Madre e Maestra che è la Chiesa I>, quali splendono
( I ) M. L'Ossevvatore Romano del 20-21 marm 1929.

71.5 Page 705

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- - XIII I firodigi continuano 1888-1929
689
nfll'esaltazione dei Maitiri e dei Santi, col proporre gli uni e gli
altri all'imitazione dei fedeli, u giacchè non c'è solia?zto il martzrio
cruento del sangue, mu c'è auclze il murtirio incrue+$to,anzi c'è una
infiffiitd d i incruenti madir8 attraverso le diverse condizioni e tutti
i diversi gradi della scala sociale ».
Ed additando le finissime ed elegantissime combinazioni e di-
sposizioni della Provvidenza Divina:
u Questo umile martire - notava - già così glorioso, che dopo
tante difficoltàe contrarietà di uomini, di tempi, di cose, viene
per così dire, aiia ribalta della storia, proprio oggi, viene daiia
disdone d i prima alla unione voluta, cercata, effettuata nel-
l'unità della Chiesa Cattolica e confermata col sangue, viene a
dirci tutto questo proprio in un momento, nel quale per tutta
la Chiesa Cattolica vige tanto studio, con zelo superiore ad ogni
elogio, per l'unità.
u Ed ancora questa antica conosce%zu[e si può ben dire an-
tica amicizia, benchè ii Santo Padre fosse ai principio del suo
sacerdozio e Don Bosco fosse ormai vicino ai suo luminoso tra-
monto] questa amicizia sacerdotale, che lo f a rivivere nel cnor
Suo con tutta la letizia, la giocondità, l'ed3icazione deiia sua
memoria, rivive pxoprio in questi giorni e in queste ore, mentre
la figura del gran Servo di Dio si projìla all'orizzonte non solo di
tutto i1 suo paese, ma anche d i tutto il mondo, proprio in queste
ore, che avvenimenti di cosa particolare e solenne iw&portanzah a m o
segnate nella storia della Santa Sede, della Chiesa, del Paese. Poi-
chè è bene ricordare queilo che Sua Santità ha già ricordato con
cognizione di causa: come Don Bosco fosse proprio uno dei primi
e $i% uuto/evoli e $i%considerati a deplorare quello che u n giorno
avveniva, a deplorare tanta manomissione da' diritti della Chiesa
e ddla Santa Sede, a deplorare che quelli che allora reggevam le
sorti del Paese w n fossero rifzdggiti tanto spesso da cammini, che
Izon si potevam percorrere che c&estando i $i%sami diritti. Ed
era anche tra i primi lo stesso Don Giovanni Bosco ad impbrare
da Dio e dagli uomini un qualche possibile rimedio a tanti guai,
una qualche possibile sistemazione di cose, cosicchè tornasse a splen-
dere col sole della giustizia la serenitd della pace %egli spiriti. La
Divina Provvidenza lo conduce, lo propone alla pienezza dei sacri
omri proprio in quest'ora, e la Beatificazione di Don Bosco s u d
- 14 G. E. LwioYm. Vita di S. &mi-'
Borro. Vol. 11.

71.6 Page 706

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690
V I - Benedetto dalle Genti!
la #rima che i l S o m m Pontefie avrà la consolazion6 d i $reclamare
in faccia al mondo, do90 la conclusione degli avveflimnti giù da
lui aus$icati.
B No* resta che v i n g ~ a z i a ~ede arnmi~ar..e. I> (I).
ul'uomo - scrisse il Santo - è misero strumento d d a
Divina Prowidenza, che nelle mani di Dio e col suo santo aiuto
fa queiio che a Lui piace! v, e tutta la sua vita ne fu una prova.
Le maraviglie che il Signore si compiacque operare per mezzo
deli'umilissimo suo Servo mostrano ancora una volta, in f o m
singolare, quanto Iddio sia ammirabile nei suoi Santil
( I ) Cfr. L'Osservatwe Romano del 25-26 apriie 1929

71.7 Page 707

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CAPO XiV
E ASCRITTO TRA I SANTI!
7929-1934
La solenne cerimonia della BeaMcazionesi svolse il z giugno
1929 nella Basilica Vaticana.
Erano presenti innumerevoli pellegrini, devoti, ammiratori e
Cooperatori del Santo, accorsi dal Piemonte e da ogni parte
d'Italia e dalla Framia, dal Belgio, daila Spagna, dall'Inghilterra.
dalla Polonia, daii'Asia, dali'fhica, dall'America.
Letto il Breve Apostolico u i?iii7aLiZis Deus in Sanctis suis I),
cadde la tela che copriva la figma del nuovo Apostolo dei no-
stri tempi, che apparve tra migliaia di luci, salutata da un una-
nime e irrefrenabile applauso. t Raramente - notava L'Osse7-
vatore Romano - la Basilica Vaticana ha udito una simile esplo-
sione di gioia viva e prorompente come queiia che sgorgò da
ogni cuore, aii'apparire deiia nuova visione, immagine soltanto
dei tripudio degli angeli e dei giusti al Beato comprensore del-
i'altra gloria, quella senza &e, queiia celeste». La sera, anche
il S. Padre si recò a pregare ai piedi del Beato; e a notte una folla
immensa tornò a raccogliersi in Piazza S. Pietro per godere del-
l'illuminazione generaie della cupola e delia Basilica.
il tripiiaio di Roma si rinnovò a Tonno la domenica seguente,
g giugno, 610 anniversario della dedicazione della Basilica di
Xana Ausiliatrice, dove i resti moxtali del Beato, ncomposti
in forma di un corpo soavemente addormentato in Dio, vennero
trasferiti, in modo trionfale, dalla tomba di Valsalice, tra il tri-
pudio di più centinaia di migliaia di fedeli. Fra tutte le Beati-
ficazioni - notava la CiviZtd Cattolica - u non si può negare
che quella che più immensamente commove il mondo e l'Italia

71.8 Page 708

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692
V I - Benedetto dalle Grizti!
particolarmente, è la glorificazione di Don Dcsco, .. cl8lanmto di-
vinamente ... ad iniziare un'opera straordinauza ed zr?t'zslituzione
provvidenziale che doveva riemfiire, come riempie tutt'ora, i l nzondo
intwo del suo mme e delle sue benenzerenze, co%tinuando e quasi
imarnando in sè, u n i t a w n t e alle fiizl antiche istituzioni sorelle,
la missione educatrice della Chiesa... Nella beatificaxione d i Don
Bosco è da vedere un'opportuna riaffcrmazione e ~ ' E S A L T A Z I O ~
... PROVVIDENZIALE DELLA MISSIOKE EDUCATRICE DEL= ~ I E S A D.
L'esultanza devota, suscitata daii'elevazione di Don Bosco
agli onon degli altari, ebbe una manifestazione mondiale ed
accrebbe così rapidamente la fama deiia potenza della sua inter-
cessione, che l'anno appresso, e precisamente il 17 giugno 1930,
la S. Congregazione dei Riti decretava la riassunzione deiia
sua Causa, neiia fiducia di poter procedere quanto prima aiia sua
Canonizzazione; e il 18 giugno il S. Padre confermava ed appro-
vava il decreto.
Difatti non si tardò ad iniziare altri Processi per nuovi mira-
coli attribuiti alla intercessione del Beato, uno a Rimini, un altro
ad Innsbnich.
Ama Maccolini, residente a Rimini, che aveva conosciuto il
Beato, nell'ottobre 1930 era stata colpita da bronco-polmonite
Mueflzale che le durò sino al febbraio dell'anno seguente. Verso
la metà di dicembre le si aggiunse una ilebite aiia gamba ed alla
coscia sinistra, e l'intero arto ne fu talmente invaso che, impedito
ogni moto, si gonfiò ai doppio dei naturale. I dile medici curanti,
concordi neiia diagnosi, e nel pericolo della cancrena da arterio-
sclerosi, tenuto conto della sua grave età di 74 anni e più ancora
~ deiia infezione influenzale, emisero prognosi probabilmente in-
fausta per I'bferma. Ma questa, sul dello stesso anno 1930,
- dopo aver fatto un triduo al Beato, applicò all'arto malato una
sua reliquia, e istantaneamente guarì dalla flebite cosa im-
possibile, come insegnano tutti i medici - e fu subito libera
da ogni dolore, le scomparve la goniiezza, e riacquistava libera
flessione e movimento.
Ad Innsbruch si trattò della prodigiosa guarigione di un
ulustre dottore, da tubercolosi avanzata.
La S. Congregazione dei Riti, il 26 luglio 1932, prese in esame
gli atti dei due nuovi Processi in Sessione Antipreparatona; ma

71.9 Page 709

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- - XIV E asv/itto #vai Santi! 1929-193q
693
siccome, in base ai consigli della scienza, si sarebbe ritenuto ne-
cessario lasciar correre lungo tempo per dichiarare vero prodigio
la guarigione singolare awennta ad Innsbnich, si ritenne oppor-
tuno - giacchè altri fatti prodigiosi non mancavano - di sosti-
tuirlo con un altro, e si scelse un'istantanea guarigione awenuta
nei maggio 1931 nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino,
avanti i'urna dei resti mortali del Beato; e senz'indugio se n'ini-
ziò ii Processo nella Curia Vescode di Bergamo.
Caterina filenghi, nata Lanfranchi, di Urgnano, diocesi di
Bergamo, soffriva di diatesi artritica. L'artrite le aveva colpito
specialmente le ginocchia e i piedi con lesioni organiche e in
forma gravissima. Riuscite vane tutte le cure tentate a comin-
ciare dal 1903, per due volte si recò a Lourdes, e non avendo
ottenuto la grazia nemmeno la seconda volta, e precisamente
nel maggio dei 1931, prima di tornare in Italia cosi pregò la Ver-
gine Immacolata:- Pmchè non ho ottemiu la guarigione a Lourdes,
colzcedetemi almeno, per la dinozione che ho verso i l Beato Don Bosco,
che m i ottenga la guarigione in Torino. - Giunta a Torino nelle
stesse critiche condizioni, il 6 maggio si recò aila Basilica di Maria
Ausiliatrice; e con l'aiuto deila sorella, della cognata e dei vettu-
rino scese di carrozza, entrò nei tempio e sedette pregando avanti
i'urna del Beato. Dopo circa venti minuti, senz'accorgerseue, si
pose in ginocchio da sè, poi si alzò, andò all'altare di fronte ove era
esposta la statua di Maria Ausiliatrice, e tornò ad in,+occhiarsi e
a pregare. (I Qui, attesta ella stessa, mi raggiunsero mia figlia che
piangeva, e la signorina Floridi, che tutta commossa mi espresse
la sua meraviglia. In quel momento io, che fino d o r a ero rimasta
assorta neila preghiera, tornai alla realtà e compresi bene che
ero del tutto guarita D. E difatti, prese e continuò a camminare
e a salire e risalire la scala che conduce alle camerette del Beato,
u piena di forza e tutta cambiata I); tornò di quel giorno ad Urniano,
e h dal dì appresso cominciò a levarsi per tempo e sola e spedita
a recarsi alla prima messa in parrocchia. Era, istantaneamente,
perfettamente guarita.
Dopo essere stato discusso in Seduta Antipreparatoria il nuovo
miracolo, si riprese in esame, con quello ottenuto a Rimini, in
Congregazione Preparatoria ii 26 luglio 1933, in Congregazione
Generale ii 14 novembre dello stesso anno, finchè il 19 novembre,

71.10 Page 710

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694
V I - Benedetto dalle Genti'
~4~domenica dopo la Pentecoste, il S. Padre Pio XI dichiarava
« constare dei due miracoli operati da Dio ad intercessione del Beato
Giovanni Bosco, e cioè dell'istantanea e perfetta guarigione, tanto
di A m a Maccolini da grave Jebite all'arto sinistro, come di Cace-
rina Pilenghi, nata Lanfranchi, da gmve morbo artritico d l e gi-
~zocclzia.ed ai piedi B.
Letto i1 decreto, Sua Santità, dopo aver splendidamente rie-
vocata la « magnijFca figura soffusa di molteplici splendori e fatta
di molteplici valori s delSUomo di Dio, che ripeteva di aver per-
sonalmcnte conosciuto ed ammirato, nel profilarne la santità
della vita e l'attività prodigiosa, esclamava:
P Vien proprio fatto di do~nandarsi:quale i l segreio di tutio questo
nzimcolo di lavoro, di straordinaria espansione, di conato immenso
e di grandioso successo? E proprio il Beato ce i'ha data la spiega-
ziolze, la chiave owa di tutto questo magnifico mistero: ce I'ha data
in quella sua perenne aspiiazione, anzi continua preghiera a Dio
- poi& incessante fu la sua orazione con Dio e raramente si
è, come in Lui, avverata la massima: "qui laborat, ornt", giacchè
Egli identiiicava appunto il lavoro con la preghiera - ce i'ha
data in quella sua costante invocazione:"Da rnihi animas, cetera
tolle: LE ANIIIE, SE~IPRELA, RICERCA DELLE A ~ S EL'A, XORE
DELLE A K ~ " .
»Come viene opportuno questo richiamo, questa preghiera
personale del Beato Servo di Dio nello svolgersi cosi bello,
santo, edificante, fiuttuoso, di qaesto Anno Santo della Re-
denzione! D.
E con voce profondamente commossa, Pio XI, ripetendo il
motto sublime "Da mihi animas, cefwa tolle", esortava i presenti
e i lontani a «rimanere con questa giande parola, con questo grande
amore delle anime che alla parola e all'amore del divi* Redentore
tanto avvicinò il Suo fedele, valoroso, eficace, operaio, il Beato
Don Bosco, uno strumento cosi valido della Redenzione . s ( I ) .
Rimaneva ancora a trattare « se, stante l'approvazione dei due
nuovi miracoli, si poteva procedere con sicurezza alla solennitd
della Canonizzazione H. Se ne discusse in Congregazione generale,
aila presenza del S. Padre, il 28 dello stesso mese, e tutti qiianti
( I ) Cfr. L'Osseruatoue Romarzo del 20-21 novembre 1933,

72 Pages 711-720

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72.1 Page 711

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- X I V E ascritto tra i Santi! - 1929-1934
695
gli Eminentissimi Cardinali, e gli Officiali, i Prelati e i Padri Con-
sultori presenti, zmanimamente diedero parere affwmativo, che
Sua Santità benevolmente accettò, differendo il suo giudizio al
3 dicembre, prima domenica d'Awento, saoro a S. Francesco
Saverio, celeste Patrono deil'opera delia Propagazione deiia Fede
e di tutte le Missioni Cattoliche. E quei giorno, dopo aver fervoro-
samente celebrato il S. Sacrifizio, chiamati a sè SEm. Card. Lau-
renti, Prefetto delia S. Congregazione dei Riti, SEm. Card. Verde,
Relatore della Causa, Sua Eccellenza Mons. Aifonso Carinci,
Segretario delia S. Congregazione, e Mons. Salvatore Natucci,
Promotore Generale della Fede, dichiarò: «Potersi pocedere si-
curamente alla Canonizzazione del Beato Giovanni Bosco a.
Per felice coincidenza, il decreto relativo fu promulgato, quei
giorno stesso, insieme con quello dei martirio dei Venerabili Servi
di Dio Rocco Gonzalez de Santa C m ,Aifonso Kodriguez e Gio-
vanni dei Castillo, della Compagnia di Gesù.
E il Santo Padre l'illustrava con memorande parole:
<I Gloriiicando questi nuovi Martiri noi li ammiriamo ed ono-
riamo quando essi sono giunti alla cima del loro calvario, che non
è ottenebrato come il Calvario del Re dei Martiri ma da Lui riceve
splendida luce; e non pensiamo che a questi grandi arrivi essi si
sono preparati con viaggi mblto modesti, con quella pazienza,
perseveranza e fortezza che si richiedeva dal piccolo martirio deila
loro vita quotidiana... D.
Anche fi Beato a Don Bosco trova oene il suo posto in questo
nwgni$co ambiente e contesto di cose. Ecco u%a vita - ed il Papa
Saveva potuto vedere dawicino e proprio particolarmente ap-
prezzare - ecco una vita che fuun vero, proprio e grande martirio:
una vita di lavoro colossak che dava l'impressione ddell'op#~essione
anche solo a vederlo, il Swvo di Dio; una vita di pazienza inalterata,
inesauribile, di vera e propria carità si da aver sempre Egli un resto
della propria persona, della mente, del cuore, per l'ultimo venuto
ed in qual~nqueora fosse arrivato e dopo qualunque lavoro; us
vero continuo m ~ t i r i onelle durezze della vita mrwt$cata, fragile,
che sembrava frutto d'un continuo digiunare. Ecco perciò il Beato
Don Bosco rientrare perfettamente al proprio posto fra questi
campioni della fortezza cristiana professata sino al martirio.
D Owore gli uni, onore l'altro di queste grandi flamiglie che oggi

72.2 Page 712

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cosi giustanzente e $i% c h mai esz~ltanonella loro mamoria ed esah
ta.zione1 ( I ) .
Compiute, così, tutte le pratiche necessarie, venne scelto da
Sua Santità il giorno stesso di Pasqua del 1934 per compiere la
Canonizzazione: la Pasqua delì'anno diciannove volte secolare
della Sacra Redenzione.
Come sono ammirabili le vie deiia Divina Provvidenza!
Presenti alla suprema esaltazione di Chi altro non cercò in
vita, e lo stesso anelito o meglio lo stesso programma d'azione
trasmise ai suoi Figli ed alle sue Figlie spirituali - zelare
la gloria di Dio col rendere più copiosi i frdtti deiia Sacra Re-
denzione in ogni parte deiia terra, combattendo e prevenendo
il peccato, spingendo alle vette della santità anche le tenere anime
mediantela pratica vera deiia pietà inculcata a tutti i cristiani, ed
inviando schiere di missionari tra popoli civili e tribù selvagge per
affrettare il giorno in cui di tutti gli uoinini si formi un sol ovile
sotto la guida dei Divino Pastore - in quell'ultimo giorno deiio
straordinario Giubileo Universale concesso per la ricorrenza cen-
tenaria, si videro a Roma tanti peiiegrini, accorsi da ogni parte
dei mondo, quanti non s'erano mai veduti in altre circostanze!
La Basilica Vaticana n'era gremita e ne rigurgitava anche la
Piazza, per assistere almeno all'inizio e alla fine deila cerimonia.
I1 Papa, infatti, usci dal Palazzo Vaticano processionalmente,
preceduto dall'imponente corteo rituale con alla testa lo stendardo
del Santo, e dietro circa cento Vescovi ed Arcivescovi e ventidue
Cardinali, attraversando la Piazza tra i più entusiastici applausi
ed acclamazioni in cento lingue diverse, entrò nella Basilica, dove
l'attendevano in tribune speciali, ancbe molti Principi e Principesse
di sangue reale, con a capo il Principe di Piemonte Umberto di Sa-
voia, rappresentante S. M. il Re d'Italia.
L'entusiasmo toccò i1 colmo quando il Vicario di Gesù Cristo,
dopo reiterate preghiere, dail'alto della Cattedra Apostolica,
proferì la formola deiia Canonizzazione: « A d onore della Sanla
e Indivzdua Trinitd, ad esaltazione della Cattolzca Fede e ad znore-
mento della Rdigione Cristiana, con I'autorità d i N . S . Ges% Crzsto,
dei Beati A$ostoli, Pietro e Paolo e Nostra, do90 maturo esame,
( I ) Cfr. L'Osservatore Romano dei 4-5 dicembre 1933.

72.3 Page 713

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- - XIV E ascritto tra i Santi! 1929-1934
697
ed implorato ripetute volte il divino aiuto e udito i l parere dei nostri
Venerabili Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa, Pafriarclzi,
Arcivescovi e Vescovi dimoranti in Roma, decretiamo e dichiariamo
che i l Beato GIOVANNI Bosco È SANTO, E LO ANNOVERJAXO TRA
I SANTI, stabilendo che se ne onori ogni anno la memoria dalla
Chiesa Universale nel suo d i natale, cioè il 31 gennaio. IN NO=
PATRIS,ET &II, ET SPIRITUSSANCTI>).Amen (I).
(I Viva S. Giovanni Bosco! B gridano le migliaia e migliaia di
fedeli presenti; Viva S. Giovanni Bosco! i) ripetono quelli che
gremiscono la Piazza; a Viva S. Giouanni Bosco! I) rispondono in-
finite schiere di divoti e di ammiratori cui giunge l'eco della Ra-
dio Vaticana, da ogni parte deli'uno ali'altro emisfero.
Dopo il canto del T e Deum e deli'ora di Terza, s'inizia la
solennissima Messa Papale; e l'Augusto PonteGce, al Vangelo,
iilustra a le linee carattwistiche della vita meravigliosa » del Santo,
(I d i questo Eroe della Santità »; e, d i nuovo (re con sommo piacere r
ricorda di averlo conosciuto une1 lontano tempo della gioven% »
e come gli fosse stato (1 d i confwto e d i stimolo nei [suoi] studi,
e d i ammirazione profonda per le grandi opere compiute e $87 le
sue erncnenti v<?t& n.
Terminato ii sacro rito, voile anche, per maniiestare tutta la
sua letizia, impartir la BenedizioneApostolica dalla Loggia esterna
sovrastante la porta maggiore della B a d i a , accolto ed accla-
mato con indescrivibiie venerazione.
il di appresso, per esplicita iniziativa del Duce, ricordando lo
zelo spiegato dal Santo a favore della condiazione tra l'Italia e
la S. Sede negli anni più critici, si voile commemorato in Campi-
(I) < A d honmem Sanctae et individuae Trinitatis, ad enaltationem
idei catholicae et christianae Religionis augmentum, auctoritate Domini
Nostri Jesu Christi, Beatorzmz Apostolorum Petri et Pauli ac Nostra;
matura deliberatione praehabita et divina @e saepius implorata, ac de
Venerabilium Fratrum Nostrorum S . R. E. Cardinalium, Patriar-
chamcm, Arch<episcoporumet Episcopwum i n Urbe existentium consilio,
Beatum 1 o ~ i - mBO~SC~O SmCTm esse decernimus et definimus, ac
Sanctorunz catalogo adscribimus; statuentes ab Ecclesia universali eius
.memoriam quolibet anno, die natali illius, nempe die X X X I Ianuarii,
inter Sanctos Confessores non
In nomine Pajtris et Fitiii et
SPponintitfuicsets
pia devotione recoli debere.
Sancti D. Amen. - Cfr. Acia
Apostolicae Sedis, aie 1 Maji 1934.

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698
V I - Benedetto dalle Genti!
doglio < i l Santo Italiano - come lo diceva l'oratore Conte De
Vecchi - ed il @%ituliarzo dez' Santi I), e la celebrazione ebbe eco
nel discorso della Corona, detto da Re Vittorio Zmanuele 111
i1 28 deilo stesso mese, e nella risposta del Senato.
Nè meno devote e imponenti furono le festività che si succe-
dettero in Roma &a Basilica del S. Cuore, a Tonno dove aquae
multae mn fiotaerunt extinguere il vivo entusiasmo della città in-
tera e di un numero stragrande di forestieri, e in ogni punto deila
terra.
Pochi S ~ Mdi Dio raggiunsero i'onore deii'apoteosi iiturgica
a così breve distanza dal loro transito e fra tanto entusiasmo di
popolo; e nessuno, forse, dopo che vennero canonicamente san-
cite norme speciali per la solenne esaltazione, ebbe, come il
Nostro, la sorte d'essere annoverato tra i Santi da un Papa
che l'aveva personalmente conosciuto, avvicinato, studiato, am-
mirato.
Per questo la sua apoteosi ebbe ed avrà una luce singolare,
e ci parve doveroso ricordare le varie dichiarazioni del Pontefice
a lode del Santo, ad ammaestramento degli ammiratori. Da esse,
infatti, emana una luce incantevole, che mentre nettamente ne
delinea la grande figura, addita a tutti la via per calcarne esatta-
inente le orme: la stessa luce, che briiia nelle raccomandazioni
uscite più insistentemente dal cuore e dalla penna del Servo
di Dio.
a Quanto mai sono meravigliosi i disegni della Divina Provvi-
denza! Dio ha veramente tolto dalla teira ztrz povero fanciullo per
colZocarlo coi @;mari del suo $o$oZo! ».
Queste parole, uscite dal labbro del Santo il IO giugno 1841,
quando, da cinque giorni sacerdote, dopo aver celebrato le funzioni
del Coupus Domini nel paese nativo, si restituì in famiglia e al
rivedere i1 luogo pel sogno fatto all'età dai nove ai dieci anni
non potè frenare le lacrime, tornavano con profonda commozione
alla mente e sul labbro di molti devoti nei giorni indimenti-
cabili delia sua Canonizzazione!
E noi, ad esse associando altre parole ed altri suoi pensieri,
poniamo fine a queste pagine.
I n primo luogo convien ricordare i tre grandi amori, che lo
stesso S. Padre Pio XI additava a trentamila devoti, Salesiani,

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- e XIV
ascritto tra i Santi! - 1929-1934
699
Figlie di Maria Ausiliatrice, Allievi, Ex-allievi, e Cooperatori,
nell'udienza concessa in S. Pietro all'imponente rappresentanza
della Pamigiia Salesiana il 3 aprile, dichiarando che u Colui, che l a
... Provvidenza skssa, nel s w segreto disegno, destinava all'esaltazione
di Lui alla Suprema gloria degli Altari! I), li aveva appresi dal
labbro stesso di Don Bosco.
I) P AHOREh GESÙ OLISTO,A GE& CRIsm REDENTOR»,E
zelando la salvezza delie anime e, in primo luogo, la salvezza
dell'anima propria;
2) AMORE A NLARIA AUSILIATRICEu,Madre nostra, che nulla
desidera pi% che porgerci l'aiuto suo mlle opere che ci proponiamo
per la gloria di Dio, per il bene delle anime »;
3) UDEVOZIONAELLA CHIESA, &LA SLNTASEDE, VI- '
CARIO DI GESÙ OLISTOi).
Ecco le raccomandazioni che il Santo ripeteva a tutti e i
ricordi che volle darci prima di partire per il paradiso.
Per i Salesiani lasciò scritto:
« L a Santa Vergine Maria continuerà cevtamente a proteggere
la *nostra Congregazione e le Opere Salesiane, se noi coatinuere*mo
la nostra $dzicia in Lei e continueremo a promuovere il suo culto.
Le sue feste, e $i& ancora le sue solennità, le sue ?zoveue,i suoi tridui,
il mese a Lei con.samato, sieno senzpre caldamemzte inculcati in pub-
blico ed in privato, coi foglietti, coi libri, colle medaglie, colle imma-
gifii, col pubblicarne o semplicemente raccontare le grazie e le bene-
dizioni che questa nostra celeste benefattrice in ogn; modo concede
alla soferente umanità.
Dsie fonti di grazie per noi sono: - raccomar~darepreventiva-
mente, in tutte le occasioni di cui possiamo serviici per inculcarle
ai nostri giovani allievi, che i?t onore di Maria SS. si accostino
ai SS. Sumamenti ed esercitino alnzeno qualche opera di pieM.
L'ascoltars con divozione la S . Messa, la visita a Ges&Sacramentato,
la bequente Comnunione Sacramutale o almeno spirituale sono di
sommo gradimento a Maria e zuz mezzo potente per ottenere grazie
specialz 1).
Anche agli alunni lasciò come estremo ricordo: (<ladivozione
a Maria Ausiliatrice e la frequente Comunione i).
Della devozione sua al Vicario di G. Cristo possiam conoscere
tutta la profondità e l'ardore daile parole con cui il Santo poneva

72.6 Page 716

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700
- V I Benedetto dalle Genti!
fine al discorso che tenne ali'Accademia dell'Arcadia in Roma il
venerdi santo del 1876, s d e sette parole pronunciate da Gesù
in croce:
...(< Ad e s e e i o dei fedeli della Chiesa primitiva, facciamo an-
che noi un czcor solo, zm'anim, sola per scongimre i gravi pericoli
da cui siamo circondati. M a come al tempo della vita mortale del
Salvatore gli Apostoli raccoglievansi intorno a Lui, come a centro
sicuro e maestro infallibile: come dopo di Lui i veri credenti, per
non errare, si &$nerostrettamente uniti con Pietro e coi suoi Suc-
cessori nel governo della Chiesa; cosi ~ o tui tti dobbiamo schierarci
inturno al degno Successore di Pietro... I n ogni dnbbio, icz ogni pe-
ricolo, ricorriamo a Lui, come ad ancora di salvezza, come ad ora-
... colo infallibile CHIUN~mi,RACCOGLIE CON LUI, EDIPICA FIXO
AL CIELO; C H I NOK EDIFICA CON LUi, DISPERDE E DISTRUGGE
FINO ALL'ABISSO: Qu; m a u m non colligit, dispergit .. I).
Noi salesiani dobbiamo avere ognor prese~tela dichiarazione
solenne, che il Santo fece a IXons. Cagliero e ripete zl Csr6. Aii-
monda durante l'ultima malattia: « L a Pia Società ed i Salesiani
hunm per iscopo speciale di sostenere l'autorztà della S. Sede, do-
vunpw si trovino, dovunque lavorino... ».
Anche i Cooperatori debbono vivere deiio stesso spirito nel
loro programma d'azione: «L'Opera dei Coo@rratori,l'opera del
Papa, 2 fatta per scuotere dal lauguore, nel quale giaccioczo, tanti
cristiani, e diffondere I'energia della carità... i).L'Opera loro « s i
dilaterà in tatti i paesi, si diffonderà in tutta la Cristianità. Verrà
un tempo in cui il nome di Cooperutore vorrà dire vero Cristiano.
La m a m di Dio la sostiene! I Cooperatori saranno quelli che aiu-
teranno a promovere lo spirito cattolico. Samà una mia utopia,
ma pure io la sostengo. Pi% la S . Sede sarà bersagliata, pi% dai
Cooperatori sarà esaltata; $i%la miscredenza in ogni lato va cre-
scendo e pi%i Cooperatori alzeranm lzinzilzosa la fiaccola della loro
fede @erativa 8.
Anche ai giovani, « delizia e pupilla dell'occlzio divino u, il
Santo non lascib di ripetere:
... >>Mieciari jìgiiuoli, amate e rispettate la Chiesa e tutte le cose
di Religione Non rimandate a domani il bene che potete far
... oggi Avvezzatevi a vivere da buoni cristiani per poter fare una
morte santa... ed io vi attendo tutti in paradiso!...H.

72.7 Page 717

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XIV - % ascritto tra i Santi! - 1929-1934
701
Fu questo progranuna di vita apostolica, frutto del fermo
proposito di vivere unicanente alla gloria di Dio, che lo guidò
alla carriera sacerdotale, nella brama di poterlo compiere più
largamente.
a I l prete - ricordiamo uno dei santi pensieri da lui scritti
quando sali all'altare - non va solo al cielo, non va solo all'in-
ferno. Se fa bene andrà al cielo con le aqzinze da lui salvate col suo
buon e s e w o ; se fa male, se dà scandalo, andrà alla perdizione
colle anime dannate pel suo scafzdaloI); quindi: a Patire, fare, umi-
liarsi in tutto e sempre, quando trattasi di salvare delle anime ».
Ancora due rilievi interessanti.
I1 18 febbraio1884, il Santo dopo aver preparato la circolare
- la Lettera-Testamento - da spedirsi ai Cooperatori dopo la
sua morte, dichiarava apertamente a Don Lemoyne com'egli ve-
desse netto dinanzi a il progresso che avrebbe fatto la Società
Saiesiana, estendendosi in ogni parte della terra. a Da qui a IOO
... anni quale sviluppo maiaviglioso non vedremm noi, se fossimo
ancora a qzlesto mondo! Gli antichi Ordini Religiosi furono de-
stinati dalla Divina Provvidenza ad essere le colonne della Chiesa;
il nosbro, invece, è istituito per i bisogni presenti e si propagherà
con u a rapidità incredibile in tutto i 2 mondo. Basterebbero tuttavia
due o tre salesianz degeneri a hur fuori di strada tutti gli altri.
... Eppure, purchè siamo fedeli alle virt% comztni ad ogni mistiano,
quale splendido avvenire ci prepara Iddio! n.
E perchè il santo suo apostolato avesse a mantenersi sempre
vivo e fiorente, spingendo, illuminato da Dio, lo sguardo nel fu-
turo, nel 1886 vergava quest'espiicita dichiarazione, solenne, in-
coraggiante, ed insieme tremenda:
a La nostra Congregazione ha davanti zllz lieto avvenire $re-
parato dalla Divina Provvidenza, e la s u gloria sarA d%r@
tura $m a tanto che si osserveranm fedelmente le nosDue Sante
Regole.
I) Quando cominceranm tra noi le comoditd e le agiatezae, la
nostra Pia Società ha compiuto il suo corso.
I l ?iwndo ci riceverà sempre con piacere @o a tanto che le
nostre soZecitz:dini saranno dirette ai selvaggi, ai fanciulli p&&
poveri e piu pericolanti della società. Questa è per noi la vera agi*
tezxa che niuno i~vidierde nessmw verrà a rapirci... a.

72.8 Page 718

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702
V I - Benedetto dalle Gmztir
E noi, per compier fedelmente quanto brama e vuole il Santo
Fondatore, non dimentichiamo mai che la nostra parola d'ordine,
il nostro programma d'azione, è LA SALVEZZA DELLE m ~ ~
(iLavoro, lavoro! - furono le ultime sue raccomandazioni. -
Adoperatevi sempre e indefessamente a salvare le anime! a. Anche
aiie Figlie di Maria Ausiiiatrice fece giungere questo ultimo ri-
cordo: u Procurino di salvare nz<?lteanime! v.
Quindi, da tutti e sempre, a si tenga per principio che il nostro
scopo primipale sono gli Oraior5 festivi. Fino a tanto che ci occ@e-
remo dei giovani pou& ed abbandonati, nesswno awà invidia di
noi. Da questi Oratm5 usciranno preti che saranno i modelli degli
altri, e saranno bew visti anche dai nernici dei preti, e avranno
buona accoglienza dappertutto, perchè dishvolti e comscitori del
mondo P.
O&, Salesiano, ogni Figlia di M&a Ausiliatrice, promovano
nuove vocazioni al proprio istituto, perche possa perpetuare il
provvidenziale apostolato:
(I Dio chiamò la povera Congregazione Salesiana a promovere
le vocazioni ecclesiastiche, fra la gioventzl povera e di bassa c o d -
zione. Le famiglie agiate, in generale, sono mischiate troppo nello
spirito del mondo, da cui disgraziatamente restano assai spesso
imbevuti i loro figliuoli, cui fanno perdere casi il principio di
vocazione, che Dio ha posto nel loro cuore.
s Ricordiawtoci che noi regaliamo un gran tesoro alla Chiesa
quando mi procuriamo una buona vocazione; che questa vocazione
o questo prete vada in Diocesi, nelle missioni, o in una casa religiosa,
non impmta. È sempre un gran iesoro che si regala alla Chiesa di
Geszl Cristo u.
Se faremo sempre così, non a mancheranno mai le bene-
dizioni di Dio!
Gli ex-allievi poi rammentino anch'essi il sospiro e il voto del
Santo, che tutti,in qualunque luogo e in qualunque carriera,
debbono essere u degni $gli di Don Bosco! i>.
E i Cooperatori, cui, dopo Dio, il Santo stesso ascriveva già
tutto il bene che può compiere la nostra Pia Società, abbiano
ognor presenti queste nette e confortanti dichiarazioni:
uSe vogliamo far prosperare i nostri interessi spirituali, pro-
curiamo anzitutto di far prospwflre gl'inferessi di Dio, e pronw

72.9 Page 719

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- - XiV È ascritto tra i santi! 1929-1934
703
oiamo il 6me s$irituale e morale del nostro prossimo, col mezzo
della limosina $.
e Se volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice, date e cerianzenb
~iceverete:chi dù, $i& riceae a.
e Maria ama la tenera età e quelli che attendono al suo benessere
s$iritz*ale e temporale, ottenendo ad essi grazie singolari e straordi-
narie a.
a Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice, aiutino
le mstre Missioni e saranno sicuri d i ottenerle i>.
Cari Fratelli, Figlie di Maria Ausiiiatrice, Aiiievi ed Ex-allievi,
AUieve ed Ex-allieve, buoni Cooperatori e benemerite Coopera-
trici, ricordiamo sempre e pratichiamo le sante esortazioni del
nostro amatissimo e Amico, Maestro e Padre! u. Vivendo del suo
spirito, possiamo esser ceia di ricevere quaggiù, mercè la sua inter-
cessione, ogni grazia di cui abbiamo bisogno, e, un giorno, di ritro-
varci tutti attorno a Lui a xingrazia~eb, enedi~ee lodare Iddio in
eterno1

72.10 Page 720

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73 Pages 721-730

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73.1 Page 721

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APPENDICE
IL SISTEMA PREVENTIVO
NELLA EDUCAZIONE DELLA GIOVENTO
Piii volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto
alcuni pensieri intorno ai così detto Sistema Preventivo, che si suole
usare nelie nostre Case. Per mancanza di tempo non ho potuto iuiora
appagare questo desiderio, e presentemente volendo stampar il Rego-
lamento, che &ora si è quasi sempre usato tradizionalmente, credo
opprhmo dame qui un cenno, che però sarà come l'indice di un'ope-
retta che vo' preparando, se Dio m i darà taiito di vita da poterla ter-
minare, e a ò unicamente per giovare aiia di8ìciie arte della giovanile
educazione. Dirò aduuque: In che cosa co~~sisitlaSistema Pre
e perchè debbasi preferire: sua
IN CHE CONSISTA IL SISTEMA PREVENTIVO
E PERCHÈ DEBBASI PREFERIRE.
Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gio-
ventu: Preventivo e Repressivo.
il Sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sud-
diti, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed inniggere, ove
sia d'uopo, ii m d t o castigo. In questo sistema le parole e i'aspetto
del Superiore debbono sempre essere severe e piuttosto minaccevoli,
ed egli stesso deve evitare ogni familiarita coi dipendenti.
II Direttore per accrescere vaiore aila sua autorità, dovrà trovarsi
di rado tra i suoi soggett&e per lo più solo quandosi tratta di punire, o
di minacdare. Questo sistema &. facile, meno faticoso e giova special-
- 45 G. B. ~0~
Vi& di S. Giownni Bara. V& IL

73.2 Page 722

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mente neUa milizia e in generaletra le persone adauglite ed assennate, che
devono da sè stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è
conforme alle leggi e aile altre prescrizioni.
Diverso, e direi, opposto è il Sistema Preventivo. Esso consiste
nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sor-
vegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio
vigile del Direttore e degli assistenti, che come padri amorosi parlino,
servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente cor-
reggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nell'impossibiiità di com-
mettere mancanze.
Questo sistema si appoggia tutto sopra la r one, la religione, e
sopra l'amorevolezza: perciò esdude ogni castigo violento e cerca di
tenere lontano gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia pre-
feribile per le seguenti ragioni:
I. L'allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le
mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al
Superiore. mai si adira per la correzione fatta o p d castigo minac-
ciato oppure inflitto, perchè in esso vi è sempre un avviso amichevole
e prev&ivo che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore,
cosicchè l'allievo conosce la necessità del castieo e auasi lo desidera.
11.La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un mo-
mento dimentica le regole disciplinari e i castighi che quelle minac-
ciano. Perciò spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di
unapena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava
nell'atto del faUo commesso, e che avrebbe per certo evitato, se una
voce amica l'avesse ammonito.
111. I1 Sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difiicil-
mente farà migliori i delinquenti e si è osservato che i giovinetti non
dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con
desiderio di scuotere il giogo ed anche di fame vendetta. Sembra
talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce
che sono terribiii le reminiscenze delia gioveutu; e che dimenticano
facilmente le punizioni dei genitori, ma assai diBiulmente quelle degk
educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono brutal-
mrntc cuti ciiti:hi ~ O C C S Ugiustamente in rcinpo di loro educarione.
Al coutrario il Siiteliia l'rcv?ritivo reiidc :iuiica l'allievo. clic uell'.+s-
sistente ravvisa un beneiattore che lo awerte, vuol farlo buono, libc
rarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.
IV. Ii Sistema Preventivo rende avvisato l'allievo in modo che
l'educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in tempo
della educazione, sia dopo di essa. L'educatore, guadagnato il cuore
del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero. avvi-

73.3 Page 723

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Afikendice
7O7
sarlo, consigliarlo, ed anche correggerlo allora eziandio che si troverà
negli impieghi, negli u57i civili e nel commercio. Per queste e molte
altre ragioni pare che il Sistema Preventivo debba prevalere al Re-
pressivo.
11.
APPLICAZIONE DEL SISTEMA PREVENTIVO.
La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole
di S. Paolo che dice: Chaktas benigna est, fiatzens est... onznia suflert,
omnza speuat, omnia sustinet. La carità è beni-~ae paziente; so&e
tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo Perciò soltanto
il cristiano può con successo applicare il Sistema Preventivo. Ragione
e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l'e-
ducatore, insegnarli, egli stesso praticarli, se vuol essere ubbidito ed
ottenere il suo fine.
I. I1 Direttore pertanto deve essere tutto consacrato a' suoi edu-
candi, nè mai assumersi impegni che lo aiiontanir~odal suo &zio,
anzi trovarsi sempre co' suoi &evi tutte le volte &e non sono obbli-
gatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri
debitamente assistiti.
11.I maestri, i capi d'arte, gli assistenti devono essere di moralità
conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezione od
amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che ii traviamento di
un solo può compromettere un Istituto educativo. Si faccia in modo
che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti
li precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si trattengano con loro
h o a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.
111.Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piaci-
mento. La ginnastica, la musica, la dedamazione, il teatrino, le pas-
seggiatesono mezzi efficacissimiper ottenere la disciplina, giovare &a
moralità ed aiia sanità. Si badi soltanto che la materia del tratteni-
mento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non
siano biasimevoli Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico
della gioventù S. FiLippo Neri, a me basta che non facciate peccati.
IV. La frequente Confessione, la frequente Comunione, la Messa
quotidiana sono le colonne che devono reggere un e u z i o educativo,
da cui ci vuole tener lontano la minaccia e la sferza. Non mai obbli-
gare i g1ovmeM alla frequenza dei SS. Sacramenti, ma soltanto in-
coraggiarli e porgere loro comodità di approiittame. Nei casi poi di
esercizi spiritu&, tridui, novene, predicazioni, catechismi, si faccia
devare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che

73.4 Page 724

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propone dei mezzi così faciii, così utili aila civile socieiii, alla tra=
q d i i t à dei cuore, alla salvezza dell'anuna, come appalto sono i Santi
Sacramenti. In questa guisa i fauaulli restano spontaneamente invo
gliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri con pia-
cere e con frutto (I).
V. Si usi la massima sorveghanza per impedire che nell'Istituto
siano introdotti compagni, libti o persone che facciano cattivi discorsi.
La scelta d'un buon portuiaio è un tesoro per una casa di educazione.
VI. Ogni sera, dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli aiiievi
vadano a riposo, il Direttore, o chi per esso, indirizzi aicune afiet-
tuose parole in pubblico, dando quslche awiso o consiglio intorno a
cose da farsi o da evitarsi, e studi di ricavarele massime da fatti awe-
uuti in giornata nell'Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltsepassi
mai i due o tre minuti. Questa è la chiave ddia moralità, dei buon
andamento e del buon successo ddi'educazione.
VII. Si tenga lontano, come la peste, l'opinione di taiuno che vor-
rebbe dtiferire la prima Comunione ad un'età troppo inoltrata, quando
per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovinetto a
danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina ddia
Chiesa primitava si solevano dare ai bambini le ostie consacrate, che
sopravanzavano nella Comunione pasquale. Questo serve a farci co-
noscere quanto la Chiesa ama che i fanciullisiano ammessi per tempo
alla Santa Comunione. Quando un giovinetto sa distingiiere tra pane
e pane, e palesa s a c i e n t e istruzione, non si badi più all'età e venga
ii Sovrano Celeste a regnare in queil'anima benedetta.
VIII. I catechismi raccomandano la frequente Comunione; San
Fiiippo Neri la consigliava ogni ateo giomi ed anche più spesso. Ii
Concilio Tridentino dice chiaro che desidera, sommamente, che ogni
fedel cristiano, quando va ad ascoltare la S. Messa, faccia eziandio la
Comunione. Ma questa Comunione sia non solo spirituale, ma ben&
sacramentale, m c h è si ricavi maggior frutto da questo augusto e
divino Sauifizio. (Concilio Trzdentwao, Sess. XXII, cap. VI).
111.
UTILITADEL SISTEMA PREVENTIVO.
Taluno dirà che questo sistema è diuìcile in pratica. Ossetvo che
da parte degli &evi riesce assai più facile, più soddisfaceste, più van-
taggioso Da parte poi degli educatoti racchiude alcune ditficoltà,
(I) C Non & m8n tempo, ecc. i>. Questa noia E riporlata integralmente a p%. 265.

73.5 Page 725

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Apfidics
709
che però restano dimhite, se I'educatore si mette con zelo all'opera
sua L'educatore è un individuo consacrato al bene de' suoi allievi,
paciò deve essere pronto ad afirontare ogni disturbo, ogni fatica per
conseguire il suo fuie, che è la civile, morale, scientEca educazione de'
suoi allievi.
Oltre a i vantaggi sopra esposti, si aggiunge ancora qni che:
I. L'allievo sarà sempre pieno di rispetto vewo ?educatore e n-
corderà ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora
quali padri e fratelli i cuoi maestri e gli altri supaiori. Dove vanno,
questi allievi per lo più sono la consolazione della famiglia, n% citta-
dini e buoni cristiani.
11. Qualunque sia il carattere, i'indole, lo stato morale di un aiiievo
ali'epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere sicmi, che
il loro figlionon potrà peggiorare, e si pub dare per certo che si otterrà
sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli, che per molto
tempo furono i1flagellode' parenti e periuio rifiutati dalle case corre-
zio~alic,oltivati secondo questi principi, cangiarooo indole, carattere,
si diedero ad una vita costumata, e presentemente occupano onorati
uf6zi nelia società, divenuti così il sostegno della famiglia, decoro del
paese in cni dimorano.
111. Gli allievi, che per awentura entrassero in un Istituto con
tiisti abitudini, non possono danneggiare i loro compagni. i giovi-
netti buoni potranno ricevere nocnmeuto da costoro, perchè non à w i
tempo, nè luogo, nè opportumtà, perciocchè I'assistente, &e suppo-
niamo presente, ci porrebbe tosto rimedio.
UNA PAROLA SUI CASTIGHI.
Che regola tenere neii'idiggere castighi? Dove è possibile, non
si Saci-a mai uso dei castighi: dove la necessità chiede repressione, si
ritenga quanto segue:
I. L'educatore &a gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi
temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo, ma
un castigo che eccita I'emulazione, dà coraggio e non a d i s c e mai.
11.Prcsso i giovanettiè castigo quello clie si faservire per castigo.
Si è ossemato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce
maggmr efìetto che non farebbe uno sciuafio. La lode, quando una
cosa è ben fatta, d biasimo, quando v i è trascuratezza,è già un premo.
od un casugo.
111. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano
ma m pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi mas-

73.6 Page 726

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sima prudenza e pazienza per fare che l'allievo comprenda il suo torto
colla ragione e colla reii,'mione.
IV.I1 percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con
posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri casti& simiii, debbonsi
ksolutamente evitare, perchè sono proibiti daiie ieggi civiii, imitane
., mandemente i eiovani ed awiiiscono i'educatore.
V. I1 Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi
stabiiiti daiie leggi di discipiina, aiiuichè I'aiiievo non si possa scusar
dicendo: Non sapeva che ciò fosse comandato o proibito.
Se neiie nostre case si metterà in pratica questo sistema, io credo
che potremo ottenere grandi vantaggi senza venire nè d a sferza,
ad aitri violenti castighi. Da circa quarant'anni tratto colla gio-
ventù, e non mi ricordo d'aver usato castighi di sorta, e coli'aiuto di
Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio
quello che semplicemente desiderava, e ciò da qnegii stessi ianciillli,
cui sembrava perduta la speranza di buona riuscita.
Sac. G I ~ .Bosco (I).
DAL REGOLAMENTO DELLE CASE SALESIANE
(Dalla seconda parte del Regolamento, dedzcata aglz dunnz).
DELLA PIETA:
4 Ricordatevi, o giovani, che noi siamo creati per amare e ser-
vire Dio nostro Creatore, e che nulla ci gioverebbe tutta la scienza e
tutte le ricchezze dei mondo scnia tmor di Dio. Da questo santo ti-
more dipende ogni nostro bene temporale ed eterno.
n A mantenerci nei timor di Dio gioveranno I'orazione, i SS. Sacra-
menti e la parola di Dio...
u Datevi da giovani aiia virtù, perchè l'aspettare adarsi a Dio in
età avanzata, è porsi in gravis?imo pericolo di andare eternamente
(i) Nel settembre del 1880 questo trattate110 compaive anche nel * Bollettino
Salesiano D, al capo XXI della Stoiio deli'oratorio di S. Francerca di Soie$, con
alcune aggiunte. AU'articolo IV del paragraio u Sui castighi i si premisero le pa-
role: il dare titoli villani; e dopo l'articolo V dello stesso paragrafo si aggiunsero
gli anicoli seguenti:
i VI. Prima d'infliggere una qualunque punizione, si osservi qual grado di coi-
pebiiità si trovi nell'allievo, e, dove basta l'ammonizione, non si usi il rimprovero,
e dove questo sia suficiente, non si proceda piU oltre.
DVII. N& in parole, n&in fatti, non si castighi mai quando l'animo b agitato,
non mai per falli di semplice inaw:Renia, non mai froppo sovente i..

73.7 Page 727

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Appendice
711
perduti. Le virtù,che formano il più bell'omamento di un giovane ai-
stiano sono: la modestia, I'umiità, l'ubbidienza e la carità...
a> Lungo il giorno prendete la bella abitudine di fare qualche visita
... a Gesù Sacramentato. Duri essa anche solo qualche minuto: ma sia
quotidiana, se vi sarà possibile a.
DEL LAVORO:
u L'uomo, miei giovani, è nato per lavorare. Adamo fu collocato
nel Paradiso terrestre, &chè lo coltivasse. L'apostolo S. Paolo dice:
È indegno di mangiare chi non d e lavorare: Si quis non uult operari,
nec manducet.
s Per lavoro s'intende l'adempimento dei doveri del proprio stato,
sia di studio, sia di arte o mestiere.
a> Mediante il lavoro potete rendervi benemeriti della società, della
religione, e far bene all'anima vostra, specialmente se offerite a Dio
le quotidiane vostre occupazioni.
a> Tra le vostre occupazioni preferite sempre quelle che sono co-
mandate dai vostri Superiori, o prescritte dall'ubbidienza, tenendo
fermo di non mai omettere alcuna vostra obbligazione, per intrapren-
dere cose non comandate.
a> Se sapete qualche cosa, datene gloria a Dio, che è autore d'ogni
bene, ma non insuperbitevi, perciocchè la superbia è verme che rode
e f a perdere il merito di tutte le opere buone.
o Ricordatevi che la vostra età è la primavera della vita. Chi non
si abitua al lavoroin tempo di gioventù, per lo più sarà sempre un pol-
trone sino d a vecchiaia, con disonore della patria e dei parenti, e
forse con danno irreparabile dell'anima propria.
a> Chi è obbligato a lavorare e non lavora, fa un furto a Dio e ai
suoi Superiori. Gli oziosi, in k e della vita, proveranno rimorso pel
tempo perduto... a>.
DELLO STUDIO:
u Dopo la pietà è massimamente commendevole lo studio. Perciiò
la prima occupazione deve consistere nel fare il lavoro d'obbligo e
studiare la lezione, solamente finito questo, potrete leggere qualche
buon libro o far altro... 8).
DEL CONTEGNO VERSO I SUPERIORI:
n Il fondamentod'ogni virtù in un giovane è l'ubbidienza a' suoi
Superiori. L'ubbidienza genera e conserva tutte le altre Wtù, e se
questa è a tutti necessaria, lo è in modo speciale per la gioventù. Se
pertanto volete acquistare la virtù. cominciate dall'ubbidienza ai

73.8 Page 728

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7x2
A@ondice
- vosiri Superiori,
fareste a Dio...
sottomettei~do.:i
loro
senza
ou-posizionedi
sorta
come
n Sia la vostra ubbidienza pronta, rispettosa e allegra ad ogni loro
comando, non facendo osservazioni per esimervi da ciò che coman-
dano. Ubbidite, sebbene la cosa comandata non sia di vostro gusto...
u Fanno male coloro che non si lasciano mai vedere dai Superiori.
anzi si nascondono o fuggono al loro sopraggiungere. Ricordate I'e-
sempio dei pulcini. Quelli che si avvicinano d i più alla chioccia, per
lo più ricevono sempre da essa qualche bocconcino speciale. Così co-
loro che sogliono avvicinarei Superiori, hanno sempre quaiche awiso,
o consiglio particolare...
>> Aprite loro liberamente ii vostro cuore, considerando in essi un
padre, che desidera ardentemente la vostra felicità.
r Ascoltate con riconoscenzale loro correzioni, e se fossenecessario,
ricevete con umilth ii castigo dei vostri falli, senza mostrare n&odio
nè disprezzo verso di loro.
r> Fuggite la compagnia di coloro che, mentre i Superiori consu-
... mano le fatiche per voi, censurano le loro disposizioni; sarebbe questo
un segno di massima ingratitudine n.
DEI. CONTEGNO -SO I COMPAGNI:
9 Onorate ed amate i vostri compagni come altrettanti fratelli, e
studiate di edificarvi gli uni gli altri col buon esempio.
n Amatevi tutti scambievolmente, come dice ii Signore, ma guar-
datevi dalio scandalo Colui che con parole, discorsi, azioni desse
scandalo, non è un amico, è un assassino dell'anha... r.
DEL CONTZGXO iN CLASSE:
n Xella scuola alzatevi in piedi ali'amvo del professore o maestro,
o, se tarda a venire, non fate rumore, ma attendetelo seduti siienziosa-
mente, ripetendo la lezione o leggendo qualche buon libro...
n Ripresi di qualche fallo non rispondete mai arrogantemente,
aveste pure mille ragioni: mostratevi wniiiati sì, ma contenti d'essere
stati avvisati.
J) Rispettate i maestri, o siano di vostra classe o siano delle ciassi
aitrni. Prestate speciale ossequio a qiielli che v'insegnavano negli
... anni andati. La riconoscenza verso chi vi beneficò è una delle virtù
che più ornano 2 cuore d'un giovane
8 Ogni domenica a sera vi sarà una conferenza per gli studenti,
in cui ii Consigliere scolastico, o chi ne fa le veci, leggerà i voti di cia-
... scuno con qualche paterno raesso, che serva di eccitamento agii al-
lievi ad avanzarsi nello studio e nella pietà

73.9 Page 729

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s Chi non.ha il timor di Dio, abbandoni lo studio, perchè lavora
invano. La scienza non entrerà in un'anima malevola, nè abiterà in
un corpo schiavo del peccato. I n malevolain animam non intvoibit
sa@'entia, nec habitabit i n cmfore subdito peccatis, dice il Si,@ore
(Sa$., I,v. 4).
n La virtù che è in particolar maniera inculcata agli studenti è
l'umiltà. Uno studente superho è uno stupido ignorante. il principio
della sapienza è ii timor di Dio. Initium sa+ientiae est timor Domini,
dice lo spiritoSanto. il principiod'ogni peccato è la superbia: Initium
m n z s peccati superbia scvibituu, dice S. Agostino... a.
DEL COìiTEGNO NEI LABORATORI:
u Gli addetti all'apprendimento di un'arte o mestiere usino grande
... attenzione e diligenza nei compiere i loro doveri, ed imparare quel-
l'arte con cui dovranno a suo tempo guadagnarsi ii pane della vita
u Pemi ognuno che l'uomo è nato pel lavoro, e che solamente chi
lavora con amore ed assiduità ha la pace nel cuore e trova lieve la
fatica... s.
DEL COHTEGNO IN CASA E PUOpU D I CASA:
u La vera carità comanda di sopportare con pazienza i difetti altrui
e perdonare facilmente quando taluno ci offende, ma non dobbiamo
mai oltraggiare gli aitri, specialmente quelli che sono a noi inferiori.
n La superbia è sommamente da fuggirsi; ii superbo è odioso agli
occhi di Dio e dispregievole dmanzi agli uomini...
u Non mettete maile mani addosso agb altxi, nè maifatericreazione
tenendovi l'un l'altro per mano, nè mai passeggiate a braccetto od
... awincolati al collo dei com.pagni, come fa talvolta la gente di
piazza
n Vi si raccomanda caldissimamente di non mai nuastarela benchè
minima parte di minestra, pane o pietanza. Non dunentichiamo l'e-
sempio del Salvatore, che comandò a' suoi Apostoli di raccogliere le
briciole di pane, aS6nchè non andassero perdute: Colligite f~agmentane
pereant. Chi
volontariamente qualche sorta di cibo, è seve
... ramente punito, e deve grandemente temere che il Signore lo faccia
morir di fame
a La pniizia deve starvi molto a cuore. La nettezza e l'ordine este-
riore indica mondezza e purità daanima...
a Usate carità con tutti, compatite i difetti altrui, non imponete
mai soprannomi, nè mai dite o fate cosa alcuna che, detta o fatta a
voi, vi possa recar dispiacere.
a Ricordatevi, o giovani, che ogni cristiano è tenuto d i mostraxsi

73.10 Page 730

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edificante verso ii prossimo, e che nessuna predica più edificante del
buon esempio.
s Se incontrate persone che ebbimo cariche pubbliche, scopritevi
il capo cedendo loro la parte più comoda; altrettanto farete co' reli-
... giosi e con ogni persona costituita in dignità, masdmamente se venis-
sero o s'incontrassero neil'0ratnrio S.
CONCLUSIONE:
<Sebbene ognuno debba fuggire qualsiasi peccato, tuttavia vi
sono tre mali che in particolar maniera dovete evitare, perchè maggior-
mente funesti alla gioventù. Questi sono: 10 la bestemmia, ed il no-
minar il nome di Dio invano; 20 la disonestà; 3'3 il furto.
u M e t e , o figlioli miei, un solo di questi peccati basta a tirare
le maledizioni del Cielo sopra la Casa A l contrario tenendo lontani
questi mali, noi abbiamo i più fondati motivi di sperare le celesti be-
nedizioni sopra di noi e sopra l'intera nostra comunità
s Chi osserva queste regole, sia dal Signore benedetto S.
RICORDI AI PRIMI MISSIONARI
I. Cercate anime, ma non danari, n&onori, nè dignità.
2. Usate cai-ità e s o m a cortesia con tutti; ma fuggite le conver-
sazioni e la familiarità coile persone di altro sesso, o di sospetta coli-
dotta.
3. Non fate visite, se non per motivi di carità, o di necessità.
4. Non accettate mai inviti di pranzo, se non per gravissime 13-
gioni. In questi casi procurate di essere in due.
5. Prendete cura speciale degli m a l a t i , dei fanciulli, dei vecclu
e dei poveri, e s a d a ~ e r e t ela benedizione di Dio e la benevolenza
de& Uomini. -
6. Rendete ossequio a tutte le autorità Civili, Relig-iose. Muniti-
pali e Governative.
7. incontrando persona autorevole per via, datevi premura di sa-
lutarla ossequiosamente.
8. Fate lo stesso verso le persone ecclesiastid~eo apgregate ad
Istituti Religiosi.
g. Fuggite l'ozio e le questioni. Gran sobrietà nei cibi, nelie bevande
e nel riposo.
IO. Amate, temzte, rispettate gli altri Ordini Religiosi, e parlatene

74 Pages 731-740

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74.1 Page 731

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Appendice
7'5
sempre bene. È:questo il mezzo di farvi stimare da tutti e promovere
il bene della Congegazione.
11. Abbiatevi cura della sanità. Lavorate, ma solo quanto le pro-
prie forze comportano.
12. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto,
nelle abitazioni, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni
del cuore degli uomini.
13. Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, ma non porta-
tevi mai n&invidia ne rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti,
le pene e le sofferenzedi uno siano considerate come pene e sofferenze
di tutti, e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle.
14.Osservatele vostre Regole, ne mai dimenticatel'esercizio men-
sile deila buona morte.
15. Ognimattino raccomandatea Dio le occupazioni deilagiornata,
nominatamente le confessioni, le scuole, i catechismi, e le prediche.
16. Raccomandate costantemente la divozione a M. A. ed a Gesù
Sacramentato.
17. Ai g-iovinetti raccomandate la frequente Confessione e Comn-
nione.
18. Per coltivare le Vocazioni Ecclesiastiche insinuate: 10 Amore
aila castita: zo Orrore al vizio opposto; 30 Separazione dai discoli;
40 Comunione frequente; 50 Usate con loro carità, amorevolezza e be-
nevolenza speciale.
19. h'eile relazioni, neile cose contenziose,.prima di giudicare, si
ascoltino ambe le parti.
20. Neile fatiche e nei ~atimentin, on si dimentichi.che abbiamo
wi s a n premio preparato in Cielo.
Amen.
IV.
MEMORIALE ESPOSTO A LEONE XIII (1880)
PBR I FANCIULLI.
Si faccia catechismo ai fanciulli, almeno in ciascnn giorno festivo.
Sono pochi i paesi e pochissime le città, in cui, in generale, abbiano
luogo tali catediismi, meno poi ancora pei fanciulli poveri ed abban-
donati.
Pochissima è la cura per invitarli ed ascoltarli in confessione.

74.2 Page 732

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PER IL CLERO:
Maggior sollecitudine a far I'istruzione ai feddi, secondo le norme
stabilite dal Catezl~ismoai @avvoci, pubblicato per ordine del Sacro-
santo Concilio Tridentino.È dit6cte trovare una pairoccbia, ove tali
istntzioni abbiano luogo, se si eccettuano i paesi dell'ltalia Setten-
trionale.
Maggior premura e maggior carità nell'ascoltare le confessioni dei
fedeli.
La maggior parte dei Sacerdoti non esercita mai questo sacra-
mento: altri ascoltano le confessioni appena nei tempo pasquale, e
poi non più.
PER LE VOCAZIONI ECUESIASnCBE:
Le vocazioni ecclesiastiche diminuiscono in un modo spaventoso.
e queile poche, che s'incontrano, corrono gran pericolo di naufragio
nei servizio militare. cui o"rniuno è obbligato sottostare.
Un mazo eincaussimo per avere e conservarele vocazioni al Sa-
cerdozio è l'Opera detta di Maria SS. Ausiliattice, commendata ed
arricchita di molte indulgenze daiia Santitk di Pio Papa IX. Suo scopo
di raccogliere i giovani adulti, che abbiano buona volontà e siano
forniti deile qualità necessarie a tale uopo.
Si osservi che sopra cento giovinetti che comincino gli studi, con
animo di farsi preti, appena sei o sette giungono al sacerdozio; al con-
trario fra gli adulti si è osservato che sopra cento ve ne sono circa 90
che pervengono fino ai presbiterato.
ORDINI RELIGIOSI:
Gli ordini religiosi passano una crisi terribiie.
Due cose sono a promoversi:
Raccogiiere i religiosi dispersi, ed insistere suila vita comune e
sull'apertura dei rispettivi noviziati.
I r:!i:ioii che hanno viia ro:licn:;l~iiva cstcnddilo il loro zelo i1
v~tec11i;tnodei fa!~ciulli:,ùla i.st~uz!cncrvIi!i~>sa &gli :!Adii, ed ascol-
tare le loro coilfessioni.
La Santa Sede presti mano p-s aiutare, consigiiare, sostenere
e guidare le novelle istituzioni ecciesiastiche, aBuc11è possano cou-
seguire ii loro fine e così corrispondere al bisogno crescente di
Santa Chiesa, cile, in tanti diversi e nuovi modi, & assalita e
combattuta.

74.3 Page 733

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LETTERA-TESTAMENTO AI SALESIANI
Miei cari ed amati Figli i n G . C.
Prima di partire per la mia eternità, io debbo compiere verso di
- voi ilcutii doveri e così appagare un viro dcsidxio del mio cuore.
Aiizi:utto io vi riuzrizio col ~ i vuivo &Gettodell'animo oer l'ub-
L
A
bidienza che mi avete prestata, e di quanto avete lavorato per soste-
nere e propagare la nostra Congregazione.
Io vi lascio qui in terra, ma solo per un po' di tempo. Spero che la
infinita Misericordia di Dio farà che ci possiamo tutti trovare un
nella beata eternità.
Vi raccomando di non piangere la mia morte. Questo è un debito
che tutti dobbiamo pagare, ma dopo sarà largamente ricompensata
ogni fatica, sostenuta per amore del nostro Maestro, ii nostro buon
Gesù.
Invece di piangere, fate delle ferme ed efficaci risoluzioni di ri-
maner saldi nella vocazione sino d a morte. Vegliate e fate che n&
l'amore dei mondo, nè l'affetto ai parenti, il desiderio di una vita
-PIÙ ag-iata vi muovano al Gande sp- rop- osito di profanare i sacri voti
- e così trasgredire la profe%ione reli&<osa.ccu cui ci siamo cousacrati
al $!:nore Niuno norenda auello che h3 dato a Dio.
Se m i avete amato in passato, continuate ad amarmi in awenke
con la esatta osservanza delle nostre Costituzioni.
I1 vostro primo Rettore è morto. Ma ii nostro vero Superiore,
*o Gesù, non morrà. Egli sarà sempre nostro Maestro, nostra
Guida, nostro Modello; ma ritenete che a suo tempo Egli stesso sarà
nostro Giudice e Rimuneratore della nostra fedeltà nel suo servizio.
ii vostro Rettore è morto, ma ne sarà eletto un altro, che avrà
cura di voi e della vostra etema salvezza. Ascoltatelo, amatelo, ubbi-
ditelo, pregate per lui, come avete fatto per me.
Addio, o cari figliuoli, addio. Io v i attendo ai Cielo. parleremo
di Dio, di Maria, Madre e sostegno della nostra Congregazione; bene-
diremo in eteao questa nostra Congregazione, la osservanza deiie cui
Regole contribd potentemente ed eiiicacemente a salvarci.
Szt nomen Domini benedzctum, ex hoc n u w et usque i%smculum:
In te, Don~~nsef,ieraui, non confundav i n aeternum.
Sac Gmv. Bosco.

74.4 Page 734

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VI.
LETTERA-TESTAMENTO AI COOPERATORI
Miei buoni Benefattmi e mie buone Benefattrici,
Sento che si awicina la iine di mia vita, ed è prossimo il giorno in
cui dovrù pagare il comune tributo aUa morte e discendere nella tomba.
Prima di lasciami per sempre in questa terra, io debbo sciogliere
un debito verso di voi e così sodisfarea un grande bisogno del mio
cuore.
U debito, che io debbo sciogliere, è queiio della gratitudine per
tutto ciò che v d avete fatto coii'aiutamii uell'edueare cristianamente
e mettere sulla via deiia virtù e del lavoro tauti poveri giovinetti,
&&è riuscissero la consolazione della famiglia, utili a sè stessi ed
d a fivie società, e soprattutto &&è salvassero la loro aaima e in
tai modo si rendessero eternamente felici.
Senza la vostra carità io avrei potuto fare poco o nulla: colla vo-
stra carità abbiamo invece cooperato colla gruia di Dio ad asciugare
molte lacrime e a salvare molte anime. C d a vostra cwità abbiamo
fondato numerosi Collegi ed Ospizi, dove furono e sono mantenuti
migliaia di orfane& tolti dali'abbandono, strappati dai pericolo della
irreligione e della immoraiità, e mediante una buona educazione, collo
studio e coii'appreudimento di un'arte, fatti buoni cristiani e savi
cittadini.
Colla vostra &tà abbiamo &abilito le Missioni sino agli ultimi
coniUii della terra, nella Patagoma e nella Terra del Fuoco, e inviato
centinaia di operai evangelici ad estendere e coltivare la vigna del
Signore.
Colla vostra carità abbiamo impiantato tipografie in varie città
e paesi, pubblicato tra il popolo a più milioni di copie iibri e fogli in
difesa della verità, a fomentodeiia pietà e a sostegnodel buon costume.
Colla vostra carità ancora abbiamo innalzate molte cappelle e
chiese. nelle quali per secoli e secoli sino alia iine del mondo si cante-
ranno o@, giorno le lodi di Dio e deiia Beata Vergine, e si salveranno
moltissune anime.
Convinto che, dopo Dio, tutto questo ed altro moltissimo bene fu
fatto mediante i'aiuto efiicace della vostra carità, io sento il bisogno
di ectemarvene e perciò, prima di chiudere gli ultimi giorni, ve ne

74.5 Page 735

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esterno la più profonda gratitudine, e ve ne ringrazio dal più intimo
del cuore.
Ma se avete aiutato me con tanta bontà e rierseveranza. ora vi
-pre-ao che continuiate ad aiutare il mio Successore dopo la mia morte
- - Le opere che col vostro appoggio io ho cominciate, non hanno più bi-
somio di me. ma continuano ad avere bisoeno di voi e di tutti auelli
che, come voi, amano di promovere il bene .su questa tena. A tutti
io le affido e le raccomando.
A vostro incoraggiamento e conforto lascio al mio Successore che
nelle coquni e private preghiere, che si f.mo e si faranno nelle case
salesiane, siano sempre compresi i nostri Benefattori e le nostre Bene-
fattrici, e che metta ognora l'intenzione che Dio conceda il centuplo
della loro carità anche nella vita presente colla sanità e concordia
nella famiglia, coUa prosperità nelle campagne e negli affari, e colla
liberazione ed allontanamento da 0-pi disgrazia.
A vostro incoraggiamento e conforto noto ancora che l'opera più
efficace ad ottenerciil perdono dei peccati ed assicurarcila vita eterna,
è la carità fatta ai piccoli fanciulli: U n i ex mininzis, ad un piccolino
abbandonato, come ne assicura il Divin Maestro Gesù. Vi fo eziandio
notare come in questi tempi, facendosi molto sentire la mancanza dei
mezzi materiali, per educare e fare educare nella fede e nel buon co-
stume i giovinetti più poveri ed abbandonati, la Santavergine si co-
stituì essa medesima loro protettrice; e perciò ottiene ai loro Benefat-
tori e alle loro Benefattricimolte grazie spirituali ed anche temporali
straordinarie.
Io stesso e, con me, tutti i Salesiani siamo testimoni che molti
nostri Benefattori, i quali prima erano di scarsa fortuna, divennero
assai benestanti dopo che cominciarono a largheggiare in carità verso
, i nostri orfanelli.
In vista di ciò, e ammaestrati dalla esperienza, parecchi di loro,
chi in un modo e chi in u n altro, mi dissero più volte queste ed altre
consimili parole: No% voglio che lei mi ringrazi, quando fo la cavità ai
suoi poverelli; ma debbo io ingraziare lei, che me ne fa domanda. DacchB
ho cominciato a sovvenire i suoi orfanelli, le rnie sostanze hanno tri-
plicato.
Un altro signore, il c o m . Antonio Cotta, veniva sovènte egli
stesso a portare limosine, dicendo: P i ù le pwto danaro per le sue opem,
e più i miei affari vanno bene. Io p~ovovocol tatto che i l Signore m i dd il
c e ~ ~ t u pdl oi quanto i o dono per amo? suo. Egli fu nostro insigne bene-
fattorefino all'età di 86 anni,quando Iddio lo chiamò alla vita eterna
per godere colà il frutto della sua beneficenza.
Sebbene stanco e &ito di forze, io non lascerei più di parlarvi e

74.6 Page 736

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raccomandami i miei fanciuiii che sto per abbandonare; ma pur
debbo far punto e deporre la penna.
Addio, miei cari Beneiattori, Cooperatori Salesiani e Cooperatrici,
addio. Molti di voi io non ho potuto conoscere di persona in questa
vita, ma non importa: neli'altro mondo ci conosceremotutti e in eterno
ci rallegreremo insieme del bene, che colla grazia di Dio abbiamofatto
in questa terra, specialmente a vantaggio deiia povera gioventh.
Se dopo la mia morte, la Divina Misericordia, per i meriti di Gesù
Cristo e per la protezione di Maxia Ausiiiatrice, mi troverà degno di
essere ricevuto in Paradiso, io pregherò sempre per voi, pregherò per
le vostre famiglie, pregherò per i vostri cari, atlinch* un giorno ven-
gano tutti a lodarein eterno la Maestà del Creatore, ad inebriarsi deiie
sue divine delizie, a cantare le sue infinte misericordie. Amen.
Sewfue vostro 0bbl.m Sevvikwe
Sac. GIOV. Bosco.

74.7 Page 737

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SOMMARIO CRONOLOGICO
- 3868. I decenni delPOratorio, 11, 3.
- Inverno terribile, 11, 4. Il Vescovo
- di G. C&o, gli anni di S. Pietro,
11, zg. Torna a Torino; e il tal.
di Casale approva la Società Sale-
- siana, 11, 5. Benedizione delle eam-
- pane del Santuario, id. La Promi-
Boiel, benchè infermo, si reca all'Ora-
- torio per sapere se ha ottenuto I'ap-
provazione, 11, 30. 11 7 marzo si
-denza manda tutto il necessario, id.
aZl C~attolicoprouweddto per le pra-
-rendono a Dio azioni di grazie, iei.
n Molte anime attendono da noi lo
- tiche dipietd r dedicato a Maria Ausi-
liatrice, 11, 6. Stupore dei Torinesi
nel veder ultimato il Tempio monu-
- - snluezaa; tra queste la prima dw'es-
sere lo nortrau, 11, 31. Una delle
tante Commwidatizie, ivi. I primi
mentale, II,7. - L a consacrazione, I?,
-8. Sduere di devoti circondano di
- continuo il-Santo, izt. Le scene,
accompagnate da prodigi, si rinnovano
durante I'Ottavario, 11, g e sepenti.
- I1 pellegrinaggio di Mornese, 11, r j .
- Medaglia commemorativa, 11, r6.
- L'inaugurazione del Santuario ac-
f a t t i deil'approvazione: la Biblioteca
della Giouentù Ztolinnn, la Collana dei
clmrici latini; opere scolastiche ed
- educative, 11, 32. Nuovo collegio a
- Cherasco, iui. CAsrociazione dei
- dewti di Maria AuriKanice, i$+.
- Istantanea guarigione di sei giovani a
Lsnzo, 11, 34. Amore di Don Bosco
- cresce la venerazione per Don Bosco,
11, '7. e Quanta fede c'E ancora nel
pop?lo, e come riipattano il carattere
- e la dignitd socedotale! u, mi. V a a
- Fenestrelie, 11, 19. Una nuova vo-
- uizione, ivi. Guarisce Don Rua, 11,
-20. Domanda speciali preghiere dal
al-Papa ed alla Chiesa, 11, 35 e 38.
- - A favore dei cattolici del Canton Ti-
Uno, 11, 36. La fama del Santo
diventa mondiale, 11, 37.
- r8,o. Per la via Bologna-Firenze torna
a Roma, 11, 38. Umilia al Papa una
copia delle Lettwe Cattoliche e dei
7 gennaio al 7 marzo 1869, 11, zr. primi volumetti della Biblioteca della
- ,869. Parte per Roma, passando per
Firenze, 11, zz. DiEìcoltà per I'ap-
- provazione della Pia Società e sua
fiducia in Dio, i d . E Dio l'aiuta:
gimenti2, e rooo lire per il denaro di
- S. Pietro, 11, 39. Per i'Infallibilit&
- Pontificia, i&. Torna dal Papa, 11,
- 40. Quanto fece per la definizione
- risana il nipote del Card. Beradi e
il Card. Antonelli, 11, 23. Pio IX
l'accoglie con bontà indescrivibile e
mette a sua disposizione la carrozza.
- 11, 25. Guarisce Mons. Svegliati,
- i&. All'Oratorio, il rg febbraio, gli
dommatica: colloqui con Mons. Ga-
- staldi, con vari Prelati, con Mons. Au-
disio, i*+. a Non potrebbe lasciar To-
rino e venire o stobilirri o Roma?... ii,
- 11, 44. Assiste il Granduca di To-
- scana morente, II,.45. Periehè non
alunni si succedono in adorazione
- - innanzi al SS. Sacramento, e la Pia
Socieri è approvara, izi. Cenno
storico, i&. Predice a Pio IX che
- ebbe di quei giorni entusiastiche aico-
glienze, id. Lo si v~levasache far
- comparire innanzi al S. U&o, ed
egli laseib subito Roma, 11, 47.
avrebbe oltrepassato, come Vicario
Dopo la piesn di Roma: r Lo senti-
- 46 G. B. L&%COYVNBita. di S. Gio~mdBOSCOV.oi. 11.

74.8 Page 738

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722
Sommario
nella~ , l'A".& d ' I s ~ I esi fnmi nf suo
posto u, iwi.
- r87i. Nuove pratiche per le diocesi va-'
canti, 11, 48. In maggio è chiamato
a Firenze dal Ministro Lanza: u Oh!
- lo sappiorno ciu Don Bosco d pid catto-
lico del Papn! B, iwi. Torna a Roma,
anche per le feste del Giubileo Papale;
e Pio I X gli dice: a Dàtemi e;oi lo lista
-d R Vescovi, e io l'approuerd a, 11, 49.
In settenibie è di nuovo a Firenze
- e a Roma: e molte diocesi vengono
ad avere il proprio Pastore, 11, 50.
- Nuove mat;ivi"aiie.. nuovi scrittl. nuove
fondazioni, 11, 51. La prims dimo-
-strazione fUiale degli ea-allievi, 11, 53.
Visita le case di Marassi e di Va-
razze. dove cade malato. e resta a letto
cinquantn giorni, sempre col pensiero
si figli, 11, 54.
~872.Visita Alasrio: continua le pratiche
per le temponlitA dei Vescovi; rien-
- tra all'Orntorio tra la commozione
generale, 11, 56. Pio I X si rallegra
- con lui della salute ricuperata e della
sua attiviti, 11, $8. Calunnie e di-
- fese: l'opuscolo dell'Abbate Bardessono,
11, 59. Di quei giorni veniva rego-
larmente iniziandosi la seconda Fs-
- miglia Spirituale, che il Santo da
tempo pensava di fondare, 11, 60.
La prima Supetiora Maria hfrizza-
rello: sua preparazione provvidenziale
all'alto incarico; da quindici anni al-
meno ella viveva vita religiosa; le è
additata in modo pretesnaturale la
prima casa deil'Istituto; per mezzo
di Don Pestarino gode dei consigli del
Santo; e questi, avuto il parere f:ivo-
revole del suo Consiglio e di Pio IX,
decide la fondazione dell'Istituto; e
Suoi Maria Maziarello, eletta supe-
riora, il j agosto veste l'abito religioso
- e, con dieci compagne, fa i voti tiien-
nali, I l , 60-73. Il Santo accetta il
Collegio-Convitto Valsalice, 11, 74.
- 1873 Preannunzia lo sviluppo mon-
diale della Pia Società, 11, 74. Va
- di nuovo a Roma, per Bologna-W-
rrnze, correndo grave pericolo, imi.
Continue visite; squisita bonth di
Pio 1X; colloqui con Lanza, 11, 75.
- U n interessante manoscritto di Padre
Sanguineti, S. J., che fa comprendere
-il Isuoro compiuto da1 Sunto, Il, 77.
Anche dopo il cambiamento di Mi-
- nistero, questi prosegue il suo lavoro,
11, 79. 'Co~zeprete io orno la Rcli-
- g i a e , rome cittadino desidero di fare
punnto parso pel Gounno a, Il, 80.
Torna a Roma alla h dell'anno, e
subitocomincia le visite al Card. An-
tonelli e al Minisuo Vigliani, Il, Sr.
z874. a Per Don Bosco, dice Vigliuni,
- son dirporto a lasciar Ministero, e Ce-
rnsra, e tutto! a, 11, 81. La stampa di
- il grido d'allnrme e segue a fnre una
gazaarra tremenda, 11, 83. Com-
- mento umoristico dcll'Uniià Catto-
lica, 11, 85. Anche alcuni giornali
- clericali insorgono contro il Santo,
11, 86. Come caddero le trattative,
- 11, 8,. - Una pagina del Jfournel <?e
Floinrce,II,88. Per I'appioiazione
delle Costituzioni: forti opposizieni:
interessanti rilievi dcil'origiiie della
- Pia SoeietA e del suo scopo, suitti
dal Santo, I1,9i. Indice un triduo di
preghiere e digiuni ai Saleriani e d
alle Figlie di Maria Ausiliatiice: e le
Costituzioni vengono definitivemente
- approvate, 11, 95, a Conosco lo wiritu
- du cui siete oninioto! a, 11, 96. Tor-
nato a Torino, la mattina del i6 aprile,
tutti vedono un candido alone sopra
la sua cameretta: e nel pomeriggio la
- bianez iride appare di nuovo quasi
racchiudeiido tutto l'oratorio, ivi.
I nemici della Chiesa lo vedono di
- mal occhio: un nuovo attentato, 11,
97. Il pensiero del Santo si fissa alle
Missioni Estere: un sogno diretti7.0:
domanda di fondazione Saleriana nella
Repubblica Argentina, 11, 97.
1875. Il giorno di S. Francesco di Sales,
nella vecchia sali di smdio, presnnun-
zia Ir prima spedizione missionaria;
- e va a Roma r chiedere l'approvazione
del S. Padre, I, roz. iiRaccomnndatc
a ttrtti che .bromeltono ofifipdinizc e
- fedeltà a1 Vicario di Ger&C k t o a, 11,
103. Toccando Orvieto, Firenze,
- Bologna, h%\\?odena,Milano, rientra a
Torino, 11, 103. Costringe i proce-

74.9 Page 739

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- stanti a chiudere una scuola che ave-
vano aperto presso l'oratorio, iui.
Intraduce nelle nostre scuole una le-
- zione settimanale sopia un aurore la-
tino cristiano, 11, 104. La sera del
rz maggio annunzia che la prima
- spedizione missionaria B decisa, 11,
i&. Visita i collegi della Riviera, 11,
105. -Ottiene da Vescovi ampie Com-
mendatizie per l'Opera diMaria Aui-
liat&e p@ le zocazioni degli a d a i
- aUo rtato rcclesi'mtico, e per la Pia
Unione dei Cooperatori, 11, '05. Chi
doveva commendarle pel primo s ' o ~ -
~
~
pone, c r'ogpunc nnclic 3111 i ~ n i u r i -
- ciiions dei l>riuileci4112 Sccierà Salr-
i 1 1 T d . 11. 107. . .\\I..rid :/zzsi1i~!?i<e,
col racconto di olctme grazie, ottanute
nel primo rettennio della consanazione
deila Chiesa a Lei dedicota in Torino in,
- 11, iog. I primi missionari ai piedi
- dei Papa, i&. L'nddio nel Santuario
- di Maria Ausiliatrice, 11, rro. Di-
- scorso del Santo, i&. Li accompagna
a Sampierdarena: a Fate puello clie
potete, Dio farb quello che non pos-
sianzo noi. Conlidate ogni cosa i n G&
Sacramentato e in Maria Awiiiaflice, e
vedrete che cosa sono i miracoli! a, "4.
- A bordo dà l'ultimo addio, Il, j.
- Inaugurasione della casa di Nizza
- Mari&, Il, rr6. I nuovi missio-
nari assumono subito due campi di
lavoro, Il, xr7.
X876. *il Signme asfietta da noi cose
gradi; io le eedo chimmeiite e dktitinte
rn 0896 parte...; una sorn sola e& A-
chiede da noi, che non ci rendiorno in-
- degni di talifa sria 6on:à e mhpricor-
dior i>, 11, 1x8. Oloene indulgenze e
soeciali favori ai soct dell'Ooera d i
km'c Adliatrice per le v;corioni
degli adulti allo Stato Eccleriarlko e
sila Pia U h e dei Cooperatoli; come
venne ispirato alla formazione della
prima opera; fomà la seconda per
unire i buoni attolici a zcoadiuome
In Chiesa, i Vercod, i Pmoei a, col
promovere il bene secondo lo spirito
-della Società Solesiana, 11, 1x9-127.
Torna (la decimo rolto) a Roma per
leggere il Venerdi Santo il discorso
- sulla Passione di N. S. G. C. ali'Ac-
cademia dell'Arcadin, Il, rzj. Il
progetto di una Coior.ia Italiana in
- Patagonia, Il, rz7. Seconda spedi-
- zione missionaria, Il, 128. Accoin-
pigna i nuovi Missionari a Roma, a
- ricevere la benedizione dal Papi, 11,
129. Dio lo guida e gli mostra la
futura espansione dcll'Opera: zI l la-
u m e la tmperanaa faranno forire
la CongregmadlomSnlesiann, Il, rgr.
1877. Di nuovo a Roma: Pio IX lo
riceve, pur essendo a letto, in lunga
udienza: a Non o'P duàbio che la mano
... ... di Dio P qirella che guUln la vostra
Co"gregazione u; Essa afu *ti-
h ~ i t aperchk si oegga e d sia i! modo
d i dare a Dio quello che P di Dio, e a
C e m e quel che P di Coiore i;e ufrorird,
si dilaterù mirorolosa?nate... infrno a
tonto che cnclierù d i prmnoz,eie lo @i-
rito d i p b t d e d i religione, ma rpecial-
mente di moralità e cartitù>,,11, 133.
- A Magliano Sabino, a Torino, in
- Riviera, in Francip, Il, r35. L vo-
cazione del Conte Carlo Cays: .La
- Madonna ha porlato: io sono Sole-
riono r, 11, 1 3 6 Accompagna 1'Arci-
vecovo d i Buenoc Aiies a Roma, An-
- eona, Loreto, Milmo; poi ad Alassio
e a Marsiglia, Il, '39. Io Capitolo
Generale della Pia Societ3., a Lsnio
- Torinese, I l , rqo. Gli & preindicnta
- la Colonia ddia iiamrre, Il, 3 4 i .
-Terza spedizione tnissionuia, Il, '43.
Le Figlie di Maria Ausiiiavice en-
- trano anch'essc ncl campo misriona-
rio, id. Pio IX gli scrive ripetuta-
- mente; egli risponde, o le ietterc non
arrivano -1 Pipa, I, 144. Torna, la
terza volta di quell'anno, a Roma, I,
145.
x878. Predice la morte del Re e del Papa,
- I, 145. Tiene conferenza ai Coo-
- - peratori a S. Francesca Romana, id.
Pio I X vola al cielo, ie. Compie
il delicato incarico di chiedere al Go-
- verno se si puà, tranquillamente, te-
nere il Conclave in Roma, {W'. Pze-
- dice al Cmd. Pecei l'esaltazione alla
Cattedra Apostolica, I, 146. Primi
omaggi al nuovo Pont&. e Memo-

74.10 Page 740

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dale a Lui esposto adi alcune m e
- che paiono di non leggera importarno
p la Chiera r , 11, r47. Chiede i'ap-
provazione deila Benedizione di devoci
- in onore e con i'invocazione di Maria
SS. Ausiliatrice, Il, 149. È rieewto
in udienza da Leone XIII, e zie riceve
speciali ricoidi per i Salesimi, gli
- alunai, i cooperatori, e gli nauitti alla
Societs, Il, 150. Da Roma va in
Francia, visita le case della Riviera; e,
dopo quattro mesi d'assenza e nuove
- sofferem per nuova eruzione miliare,
torna a Torino, 11, 154. Altre gravi
preoccupazioni: in pericolo di di-
ventar cieco: perde insigni bendat-
tori s ' a c c ~ t u ala lottl per parte di
- chi amava e ne aveva sperato prote-
zione ed aiuto, 11, 156. Nuove fon-
dazioni: posa della prima pietra del
tempio di S. Giovanni Ev. in Toiino:
- inaugurazione della casa d i Almagro
a Buenos Aires, 11, '57. Y Il pih bel
-fimc del Collegio Apostoliio r>, Il, 158.
Cuor di padre: esorta gli ex-allievi
a foimare una società di mutuo soc-
corso, 11, L59.
1879 Torna in Francia; a Nizza e a
Marsiglia: o Colla sua tranquiliità,
mette in moto tout le nzonde n ; dice
alla Madonna: n Ld! iineominciarno n, e
- guarisce un fanciullo che non poteva
stare in piedi, Il, r60 Ad Alassio
fonda le orime isoettorie della So-
cietà; & accolto a Lucca con i o m a
- venerazione; a Roma, Bologna, Este,
Milano, 11, 162 Duecento pelle-
- grini francesi sostano a Torino per
vederlo, Il, 163 Riceve il Decreto
di chiusura delle Scuole ginnasiali
- - dcli'Orstorio con eroica calma, 11, 164
Il Re sospende il Deueto, ici. I
Missionari Saiosiani entrano in Pa-
tagonia, 11, 165.
7880. Torna in Francia: a Nizza;
<I Morseille est bodeuersde u; prodigi.
,... i Non 2 per 32 è per In gloria della
Madonno! n: tiene conferenza, ed an-
che i'orrermtore Romano ne ripoita
un ragguaglic interessante; il aorno
- della partenza, 11, 167. Altri per-
- ticolari espressivi, 11, ' 7 3 A Nizza,
- in Riviera, a Roma; a i i y n Dom
Borco! o, 11, 174. Va a Napoli.
Leone XIII gli affida la costruzione
- dei tempio del S. Cuore suliPsqni-
lino, 11, 176. Rientra a Todno dopo
circa quattro mesi di asse-; ed ha
a priore della festa di Maria Ausi-
liatrice il figliolino dei Marchese di
Villeneuve -Tram, prodigiosamente
- guarito Panno prima, 11, 178. Due
- nuovi attentati, Il, 179, La croce
dolorosa, che gli aggrava le spalle,
- . diventa sempre piU pesante, ed un
sogno lo conforta, Il, 181. La Ma-
donna stende il manto sopra le Case
Salesiane di Francia: "EROdiligwter
me dili~o!u, 11, 182.
188r. Nuoiv spedizione missionaria: ri-
- pete i'addio ai partenti a Marsiglia, Il,
469. iiDon B w estese le me eoqui-
sta ben piii glo?~'oromente ed =alpia-
mente, che non Napoleone I ed Ales-
- sandro Magno! a, 11, 470. Prevede la
- fondazione di S. Margherita, iui.
- <i Popà, son guarita! Don Baco mi ha
g w d f a ! >i, 11, 472. Luago la Costa
Azzmia: a Toulon prepara Luigi
Colle a fare con generosità il sacrifi-
- zio della sua vita a Dio, 11, 473. Una
- guarigione a Sauvebonne, 11, 474.
- Concerto di beneficenza a Nizza Ma-
rittima, 11, 475. In Riviera: istanta-
nea guarigione a Porto Maurizio, 11,
476. - A Roma: altri fatti singolari, 11,
4 7 8 -Morte della Serva di Dio Madre
Maria Mazzarello: u Guai a noi,$&non
- ci fncdamo sante come il nostro Sonto
Padre Don Boscolo, 11, 479. 'Per
- - la futura Supwbra Generale... a, 11,
480. Nuove fondazioni, i d . Agli
ex-allievi: i laici sieno sempre o ilfiore
- dai galantr~miniu; i preti i1 role e lo
luce deipopolia, Il, 482. r Don Borco
non è che un cieco strumento in mono
- di Dio a, Il, 483. La tempesta rugge
- più furiosa, Il, 483. Progresso delle
- Missioni neUu Patugonia, 11, 484.
r88z. I viaggi del Santo, Il, 485. A
Lione presso il Consiglio Centrale
- dell'opera della Propagazione della
Fede, 11, 486. Entusiasmo generale;
p m s o le Clarisse: wSempresoj%irc,m&

75 Pages 741-750

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75.1 Page 741

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Sommario
- mo>i,e a, 11, 487 A Valenza, Tain,
- Tournon: a Marsiglia: a Tolosa tiene
conferma in cattedrale, I l , 489.
Fatti singolari: guarigioni, legge nei
cuori; Don Albea ne invia un rag-
- guaglio al Card. Protettore della Pia
Società, 11; 490. Guarigione della
De Barbarin, izr'. - -Che cosa d il
- prete, come kstirnota la dignità socerdo-
tole! D, 11, 494. Nel ritorno: alla
Navarre, a Nizza, a Cannes: presso
la famiglia Monteiths; la dhmigelia
Rohand: =Iddio l'a66inmo già Mttato
prima d'ora ombidup,io e Lei! u; s D i a
-soit beni en toutes chored D, I l , 494.
Ad Aiassio e Sampiwdarena; con-
ferenza ai Cooperatori d i Genova:
a Iddio, col darui &mid i fortuna, ui
mette in mono una chiaoe: cm p e t o
noi potete a*?%< i l Cielo, oppure l'm-
- f m o »; a. Camogli, Spaia, Lueca; Fi-
renze, Roma, I l , 998. In udienza dal
- Papa; s A!,! Don Borco è un santo! a,
11, 500. Tiene conferenza ai Coo-
peratori: ap~eghimnoed operinmo i;
- p u Foligno-Falconara-Bologna-Pia-
cenza torna a Torino, II,5or. Fine,
almeno apparente, delle gravi vessa-
zioni: #Don Borco no4 lo cono~ciamo,
- k urr Smto! u, imi. Agli ex-allievi sa-
... cerdoti: alnetori et &mefacere, e
- larciar cantar le pnrrereu, I l , 502.
- Consacrazione dei Tempio di S. Gio-
vanni Evan.~eiist.a,I l , sol. Due di-
sgrazie, I l , 504.
1883. Contro un empio periodico, 11,
- 505 z I l Cattolico nel secolo n, i&.
- In L i p i l a e in Francia: nuova
comparsa del Grigio; a Niuza; a N m
- &t abheeata manus Dmnini! a, I l ,
506. Le scene che avvenivano ad
Ars; a Marsiglia, Avignone, Lione:
- parficolaii dello storico viaggio, 11,
507. Sosia a Mouiins, giunge a Pa-
n e : bontà del Card. Guibert; tutta
- la Capitale si eommove;. echi della
stampa, 11, 510. Continue udienze,
la folla che vuol vederlo impedisce la
circolazione per le vie; tre segretari
- non bastano pel disbrigo della corti-
spondenza, I l , 513. Time "n"
& eha& a N. S. delle Vittorie, dla
Msddalena, a S. Sulpizio, a S. Clo-
- tilde, I l , 514. A Casa De Sénislhac:
...z Don Bosco son id... n; due opuscoti
- sul Santo vanno a ruba, I l , 5x8.
- A Lilla: guarigione di Giuseppe Cri-
mont; ad AMens, I l , 520. Pradi-
giosi effetti delle sue benedizioni; un
delicato preannunzio di prossima fine,
- - I l , 522. -Testimonianza di Don Rua,
11, 527. I1 soggiorno del Santo a
Parigi, I l , 529. A Saint-Pieme-du-
- Gros-Caillou; in via de Sevres, 11,
530. Assediato ovunque da ogni ceto
di persone; nel gran Seminario; nel
- Collegio di Saint-Cyr, 11, 531. Col-
- loquio con Victor Hugo, I l , 533.
u Pel bene delle anime douatti occuparmi
d i più di diceto c u i , ciascuno dei quali
w&va la rpeio d'un uioggio o Parigi x;
- si voleva che salisse a Montmnrne,
I l , 537. Lascia la Capitale: = S etutti
questi signori nuesrero raputo che fa-
ceuono tanto ferto attorno a un povero
contadino dci Bechid... eh?... Scherzi
del& P r o u ~ ~ d mn;( ~so!sta a Digione;
rientra ail'oiatorio; tiene eonierenna
ai Cooperatori, esaltando la bontà di
- Maria Ausiiiatrice, I l , 538 Festa
- titolare del Santuario, I l , 539. Festa
- del 24 giugno: l'umiltà e l'evangelico
programma del Santo, I l , 541. Al
letto del Conte di Chambord: mirabile
effetto della benedizione di Maria Au-
siliiriicc: Do y!i.i!rhe r m p u ri r n fi-
rrn<lo, e ) nnrlze prrbb!ii-~t,dosui gior-
no!;, c1.e Do» flort0 fu J& m i r ~ r o l i :
qirerto k rrn more... La Madonna AurG
liotrice, esco la Toumturga, ecco I'ope-
me& dalle grazie e dei miracoli!... n,
- I l , 54%. La mom del Conte di
- Chambord fu un delitto, 11, 546.
- - Biografie e profili del Santo, I l , 548.
Un sogno stupendo, id. Erezione
del Vicariato Apostolico e della Pre-
- f m a Apostolica in Patagonia, I l ,
549. Don Achille Ratti ospite del-
l'oratorio: # I* Tntto quello ci- t m t a
a urmtaggio della Fede e della Civiitd
Don B m o wiiol essere sempre nli'a~an-
- guardia! 8, lei. Gentilezze con i be-
- nefattori, I l , 550. 11Card. Alimonda
- Arcivescovo di Torino, 11, 551. In-

75.2 Page 742

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cronologico
fermia del Santo, ed olocausto di un
figlio, iui.
1884. Contro il parere di tutti il Santo
decide di tornare anche quell'anno in
- Francia: fa testamento: sosta ad Alas-
sio, 11, 5 5 2 A Nizza; guarisce un
- fanciullo che aveva maio agli occhi,
ivi. A Fréjus, Toulon, Marsiglia:
plebiscito di gazizti da Maria Ausi-
liatrice; gioia del Santo; la fama della
- sua santità si diffonde in ogni parte,
11, 554. Lo visita il dott. Cambai:
*lamedicina per Lei rnrebbe i l riparo
- orsolrrto u; E Prrnico rimedio al quale
non posso arrogg~tfarmio.11, 555.
Torna in Italia, sosta a Genova, Ra-
palio, La Spezia, giungea Roma; eon-
fereiiza del Czird. Parecchi; memo-
rnndu udienza poiirificia: "La oortro
d t a non apportiene a voi, ma alla
Chi
Chi
so
b
!... Io
wreo
loi amo,
nemico
M amo, er'
è nemico d
am..!o
i Dio...
Il Papa, In Chirra, il mondo intero
penrn a uoi e zi ammira!... Non siete
- mi, ma h Dio che opera nello zosea
Cangregozioile!... a, 11, 559. Migliora
- in salute: il Card. Aiimonda alla festa
di S. Giovanni, Il, 565. Afiettuosis-
simo convegno degli ex-allievi: * A h !
... celefirino altri i grandi scrittori, i
... grandi artini io celebro... Te, or~gelo
... - &l/= nortro Wtn! i, Il, 566. Pre-
dice il colera e dB il rimedio per es-
serne esenti, 11,568. - a ilpspolo pro-
nu& i l noine di Don Bosco con
- o e w m ' o n e , E bacia i l lemlo deile sue
uertia, 11, 570. I prXlegi alla Pia
- Società: fenomeno singolare all'srrivo
del Decreto, 11, 570. ' S e messi
rnputo m ' m a quanti doio*, fatiche, op-
poiisioni e connndiaioni costi i l fotinam
:<?:nSOMtà ~eligiosa,forse non a m i
- nuuto i l coraggio d i 0cCZngmi 01-
l'opera! o, Il, 572. Co" il diavolo
cere6 in mille modi d'impedirlol, i&.
- All'EIposizione Nazionale d i Ta-
- rino, 11, 573 I n riposo nella villa
- del Vescovo a Pin-lo, ma con poco
h-uno, 11, 573. Interessaniento del
- S. Padre, e nomina di Don Ru:ua a
successore, id. I1 primo Vesco>.o
Salesiano: due visioni avvenute trenta
anni prMB: la consacrazionedi Moni.
Cagliero, 11,574. - La conferenza del-
l'Immacolata e u n sogno teriibile: a S i
... tmga p n princiiio che i l nostro scopo
prirzinnpole sono gli Oratori fertier' a,
11, 577.
i885 Un altro sogno, stupendo: l'apo-
teosi delk Società Saiesiana: a Ecco le
anime cd i p e s i desfirtoti aijir"1ioli d i
... S. F ~ ~ m c s cdoi Snler », a EwWual
... ... Allelw'a! Gloria!... Tnmfo! n, 11,
- 580. L'addio ai nuovi Missionari,
- 11, 582. Ammala di bronchite; gua-
- risee, e i giornali ne annunziano la
morte, 11,584 Si " nette in viag@o:
#Dona eudd Don Bosco, non 10 so n g -
pzr io. Egli i in bmccio d& Divina
P~om.deesa! a; in Ligmia, a Nizza, a
Cannes: ii Viva I M C ~ YAuriliatrice! i>;
a Touion, a Marsiglia, a S. Marghe-
rita: a No! dite che sono s t a z i g w i t i da
- Moria Ausiliotdee: D a Borco è un
posero preze qw*inqire! o, 11, 585.
Maraviglie anche ad Alasiio e a Sam-
- pierdarena; a Torino lo attendevano i
Duchi di Noifolk, Il, 588. Alla
fesa di Maria Ausiliatice: visite di
- Vescovi e del Card. Lmigieerie, 11,
589. I n riposo a iMathi Torinese;
ai Convegni degli ex-allievi secolari e
sacerdoti: .La mia vitn oolge al W-
mine... Ouurzque nndioze e siate, rnm-
meritata' che siete iiigli di Don Bosco,
... i$& dell'Oratorio di S. Franiesco di
S a l e n;, a La simia della Chiera è
- glmia nostro; In solufe dalle anime P
i l nortro intererse u, 11, 590. Non può
pih camminare sciila appoggio: ma la
-Divina Provvidenza b sempre con lui,
iW. Ultima visita alle Figlie di Maria
- Amsiliatrice a Nizza Monferrato, 11,
59'. Si commoTc nel celebrare: an-
nunzia la nomina di Don Rua a suo
- Vifario; SAue Mario detta con Bar-
toiomeo Garelii, 11, 592. Moltiplica
ripetutamento Ic nocciole, 11, 593.
1886. Un caso di biiloeazione: sveglia
Don Branda, direttore a Sarri6-Bar-
ceilona, gli dice di levarsi, visite con
lui l'istituto, gl'intima l'espulsione di
-quamo alimi, e scompare, Il, 595.
Va in Liguria. ad ilrenzano; enhi-

75.3 Page 743

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- sisiastia accoglienza a Varazze; ad
Alansio, 11, 597. A Nizza anche i l
Duca di Rivoli e la Regina del Wur-
tanibeig vogliono orsequiarlo; a Can-
nes i P~ineipidi Caseita e la Prinei-
pcsra HohenzoUern Infantedi Spagna;
guarirce istantaneamente una giovine,
che non poteva più camminare da
- quattro anni. u Qui k terrpo di fef-
marci! u, 11, 598. A Toulon, a M--
sigli*, a Port-Bou; accoglienze trian-
- fali a Bareeilona; continue visite, o
msraviglie, 11,600. I! Signore guida
- il Santo: un altro sogno singolare, Il,
603. Dewto e solenne omaggio della
Società Cattolica: x Qumn pomo ra-
pimtio mimdus regitw! a ; Conferenza
ai Cooperarozi, nella parrocchia di
.. Bcleo: aAbbiamo qui, ira noi... im
Sosto. un inaiato dal cielo! u; alla
- villa Martl Codolar; al Santuario di
N. S. della Mercede, 11, 603. La
Società di S. Vincenzo de' Paoli gli
cede la proprieth del Tibidabo per
l'erezione di un tempio a1 S. Cuore d i
Gesù, e il Santo, nei partir da Torino,
aveva sentito una voce interna che
- gli diceva "Tibi dabo", 11, 607
- I1 giorno della partenza, i&. Alla
- stazione di Gcrona, 11, 608. A
Montpelliez, a Valence, a Grenoble,
- a Torino, M. Dimostrazioni filiali
- omaggio all'Episcopato, 11, 611.
- - L'awenire delle Missioni Salesinnc,
612. Un mese a Pinerolo, Il, 6x3.
Aweramento del sogno di h e e l l o n a ,
- i d . . u Voto.n&onale n degli Italiani
- per la Chiesa del S. Cuore, M . l i
- 1V Capitolo Genemle della Società,
Il, 6r4. Va a Milano: *Ecco un
Santo! un gran Santo! Il Sozto di To-
rino! D; alla Madonna delle Grazie:
entusiasmo dei cittadini; guarisce una
- sorda, i&. Nuovi allarmi per la sua
- salute, 11, 615. Circolare pro Mis-
- sioni e nuova soediaione.. 11.. 616.
A Foglisza: Grigione del chierico
Olive, 11, 6r7.
- 1887. SUO amaro al Romano I'onteiice,
11, 620. Fissa la data per la consa-
crazione della Chiesa del S. Cuore:
non può più viaggiare, ma &i aucor
- una volta (la omtesim~)a Rmmn, 11,
621. Preeonosce il terremoto in Li-
- guria: nessuna vittima nelle nostre
-re, Il, 622. Parte per Roma, so-
stando a Sampieidarena, Genova, La
- Spezia, Fireiize, Il, 623, Coniin-
- visite d'insigni perronuggi, 11, 624.
... Udienza Pontificia: n Sono eecclib,
P h Santo, e priesto d il mio ultimo
einggio, e 10 conrlurione di tutta le rose
mie... u; a Rnccomondote, raccomandate
ai Soh&ni, rpecinlniente i'ubbidienza,
e dite toro che comnuino le aostra mm-
- sime e le tradizioni che lmcerete u, 11,
624. I1 Papa vuole esswe informato
anche sulla soluzione della questione
- romana, 11, 626. Consacrazione del
- Tempio del S. Cuore, Il, 628. I1
Santo celebra all'altare di Maria Ausi-
liatrice, continuamente commosso, ri-
vedendo la scena del primo sogno, 11,
- 629. A Pisa, ospite dell'Arcivescovo,
- .m.. Rientra a Torino: prodigi alle
- feste titolari del Santuario, i&. k
rimprovuato dall'alto di non aver
pubblicato un libretto per insegnare
- ai ricchi come debbano impiegare le
ricchezze, 11, 630 i3 ans fine: a
Valsalice; a Lanzo zieeve una rappre-
... - sentanza di ex-allievi: u Direte che io
sto beniismio! a, Il, 631. Torna z
Valsalice: ri V e d , uevò, e resterà io
alla w t o d i o di questa caro n, 11, 632.
- Al Vaientino saluta goo prilegrini
- francesi, 11, 633. A Foglizzo: i.Un
nlff'u~in-o dice a Don Rua - me&
- tu o faie gueta ftmzione, percirk io
non ci sai& piti », Il, 634 Ultima
circolare pro Missioni; ai più intimi
dice la sua presenza ormai inutile e la
sua &e vicina; ma: uFim n tanto ehe
rnirimawdo r f l di %+t",tutta la coma-
- nnd al bnie dei giowat~ettide2l'Ora-
tori0 a; un sogno, i&. I1 24 novem-
bre benedice ed impone la vesto chieri-
- cale ai Principe Czartoryski e ad altri
tre stranieri, 11, 636. u Se nedete di
- fermnmicon Don Bosco, troueretegarie,
laewo eparadiso, Il, 637. Frequenti
allusioni' e dichiarazioni della sua
-prossima fine, non ponderate, 11, 639.
I1 6 dicembre celebra l'ultima vola,

75.4 Page 744

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72'3
Sommario cronologico
e dà l'addio ad un piccolo gruppo di
- missionari diretti all'Equatore, 11,
640. Quattro ultimi pensieri per i
Cooperatori, ivi. - Ritorno di Monr.
Cagliero: la Veigine dice al Santo di
aprire la casa di Liegi: a Ecco, ca&sinro
- Don Bosco, uno pri»ii&a... er ultimir
finibur tmoe! 3, 64,. u Non potd
pih far pirerte rcale n; confessa ancora
una trentina di giovani; u Desidero
ondar presto in poradiro! u; ultimi
pensiee da lui scritti; dà ancora
udienze; esce di casa, per l'ultima
volta, trasportato alla carrozza in scg-
giolone; n V i t i rempm da h o r i ni-
stiano a, 11, 642. - Va rapidamente
- peggiorando; sante mccomandazioni,
11,645. Riceveii Viatico: W Aiutoted.
oiutotemivoioltrio ricmerebene Gesù D;
u Lavoro, loeoro! Adopc~ateuisempre
B indefurammte o soleme le animo u;
e La Pia Società non ha nullo d o te.
- mere; ha unmini formatiu, Il, 647,
- Ansia dolorosa, Il, 648. Si manifesta
un miglioramento: a Aggiustate iutti i
vostri afferi; ... nmnta$i, aiucateui e
sopportat;i a &mdn come fratelli r;
ultima Strenna agli alunni: u La divo-
aiotle a Ma&nAuriliotnncee lafieguente
Contunione n; ai Salesiani: u Rocso-
mando il lauoro, il lauoro! D; la malat-
tia non sembra più grave, Il, 649.
rSSS. Muore il conte Colle; I Salesiani
u $timop~eyaratialla morte... mediante
il orr re do di molte opne buone n; con-
tinua a migliorare; a Quod D-, in-
-perio, tu,prece, Virgo,poter! *, Il, 650.
I1 Duca di Norfolk, pellegrini in-
glesi, francesi, belgi. svizzeri, tedeschi,
- Vescovi ed Arcivescovicorrono a visi-
t d o , 11, 651. I1 zs gennaio torna
allo stato grave di un mese prima:
a E torto k f m / s; e Di' ai giwozi che
- io l i attendo tutti in parodko! P, Il,
6 5 2 I1 zg fa l'ultima Comunione;
... & in continuo assopimento: i Oh!
Madre!... Madre! apritemi le porte
dal Pmadiro! D, Il, 653. -11 30 s'into-
nano le Litanie degli agotimanti; il
31 entra in agonia; Don Rua implora
l'ultima benedizione; al suono de1l'A-a
Moria vola al Cielo, 11,654. -Appare
- a due religiose, 11, 656. Universale
rimpianto; i figli si succedono in pre-
ghiera avaiiti la Salma, vestita degli
abiti cace~dotali,adagiata sopra un
seggiolone; la stampa esalta le ~ l i t h
del Santo; il rD febbraio t u t e la città
corre a vederlo: a Pare il 24 maggio! u;
- l'addio degli alunni dell'Ora%orio,Il,
658. I1 z febbraio: aA D o n Bosco
preganolapoce deigitrrtiifiglidolenci u;
sano 57 ore che & morto, e spira una
certa fr~grniiza;Verbale deli'ano di
chiuswn nel feretro; centomila p=-
sone piendon parte ai funerali; a E~ra
un Santo! sro un Santo! u; a Che bella
- festa!", 11, 663. Viene tumnlato a
- Valsalice, Il, 666. La Trigesima a
- Torino e a Roma, 11, 667. Altro
funebri onoranze, 11, 669. - a Don Bo-
- SO ern im Santo, e do1 cielo non man-
cherà di aisistn.ia, 11, 670. Pelie-
grinaggi alla Tomba; erezione della
cappella, i&.
- - 1888-~92.9. 1 prodigi continuano, Il,
6 7 2 Care rimimbianze, 11, 673.
Il q giugno 1890 s'inizia ii Procerro
deil'0,dinario rullo farno di santità,
m'rtù, sito, e miracoli nella Curia Ar-
civescovile di Torino; si compie in
562 sessioni; e il a4 luglio I907, esa-
minati gli atti, Pio X dnueta finuo-
duzione della Causa di Beatificazione,
- 11, 676. Eco mondiale: Commemo-
- razione del Cardinal Ma&, 11, 677
Compiuto il Processo della rararione
depli S n i t t i e quello Seper non errltu,
s'inizia il Processo Aposroiico sulle &tu
e sui miracoli in ispecie; in iine, il i 3
ottobre rgrg,si fa la ricognizione della
Salma, Il, 678. - La S. Congregazione
dei Riti in quattro sessioni compie
I'erame formale delle &tu, e, il zo
- febbraio 1927, Pio XI le dichiara
esercitate in grado eroico, 11, 679.
I1 S. Padre lo vide * d a aicino i>runa
- oi&ne non breve e in un incontro non
momnitonea u, id. I miracoli: gua-
rigioni istantanee, soccorsi sttaordi-
- m i , conversioni prodigiose, appari-
zioni tangibili; un saggio, 11, 681.
Scelte due guarigicni, si fa di ognuna
regolare PTOC~ScSoDn Autorità Apo-

75.5 Page 745

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Sollznaario cronologico
729
stoliea; esaminati gli Atti in tre ses-
sioni dalla S. Congregazione dei Riti,
sono dichiarate miracoli; il l 9 marw
- i929 S. S. Papa Pio XI ne promulga
il Decreto, 11, 685. a Ogni anno della
%.t= di D a Borco, opti momniro,
- furono im miracolo, una serie di mira-
colin, iui I1 zq aprile seguente pro-
- mulgazione del Decreto del Tuto, 11,
688. Il z giugno è dichiarato Beato;
r Nello Beatij%&one d i Don Bosco &
d4 wndne un'oppmmvzz rlaffennazione
e un'salto.vione prouuidensiole dello
musime educatriee della Chiesa*, Il,
69..
~929-1934.Esame di nuove guarigioni,
per procedere alla Canonizzazione;
- son dichiarate miracoli il zg novembre
1933, 11, 692. I1 3 dicembre pro-
mulgato il Decreto di poter procedere
sicuramentealla Canonizzazione: uEc-
co una uita che fu un o s o , propdo e
... g~undemmtirio; iina uita d i h o r o
colorsale ;una vita dipnzienzr?inalte-
- vota, inwawibile, di nera e prop~iaea-
dtY ...n, Il, 694. E ascrino tra i
Santi il giorno di Pasqua dell'anno
diciannove volte secolare della Sacra
Redenzione; Commemorazione in
Campidoglio; a Quanto mai sono ma-
- rav.&-lian'i diregni &Un Didzo Prood-
d a l o, 11, 696. I tre grandi amori
del Santo: Amme a G& C& Re-
dentore, Amore a Mmia Aunun2iatrice,
Deaazionealla Chiera,aIle S m t a Sede,
al Vieorio di G a i Cristo; facciamoli
nostri, pratichiamo le altte sue vive
raccomandazioni; così, huendo del
suo spirito, non ci mancheranno le
benedizioni di Dio, Il, 698.
LA FIGURA DEL SANTO
A prima vista. SECCcOhe salgo il palco
- del mppliaio a, 11, 1 8 5 .% Snn6ro
- Nostro Signore a, 11, 186. Più si
- studia, più appare perfetto. 11,iui.
- Dio, Il, zz9. Dal pensiero del Para-
- diso attingeva continui eccitamenti ad
amar di piU il Signore, 11, 231.
Sentiva un odio implacabileal peccato:
Buono con Ntti, grazioso, paziente,
a Quando vedo I'ojjasn di Dio, so aliad
sempre calmo, ed umile: a I o rovo il
ben aneo unsannata contro, n m cedo i>;
posso Don Bosco, e non ho altro ti-
u Nel ronzire una bestnnniia mi sento
.
tolo, che quello di"capo dei biruhini" n,
-iui. Delicato ed edificante, Il, 188.
- Ardito, schietto e fermo nel sostenere
-i diritti di Dio e della Chiesa, 11, i89.
a Viva Vittoiio Emnnuele, e Cawour,
talmente opp~erro,cite mi sento oenir
- meno a, I I , z p . Un rimprovero indi-
*!. menticabile: i Sei .. Sei tu!... Sei
..., - tu!... Sei t=!... o 11, 233. La sua
vita fu una preghiera continua: con-
e Gariboldi, rotto la b a d i m a dal Papa, cetto che aveva della preghiera, e
- afitlchi porsano raluarsi Ponima u, Il,
190. Di forte ingegno, memoria por-
-come insegnava a pregare, Il, 2 3 5
Come pregava, Il, z3g.
tentosa, tempra forte e resistente alla
fatica, I, 58, I, 135, 11, r91.
Cariti veso Dio. *L'amo? d i Dio fu il
movente di tutte le sue parole, il conho
- - Carità veso i l praisimo. Tutto per gli
altri, 11, 213. Solleci~dinei delica-
te2:ze paterne per i suoi figlioli, i%+.
. Si adatta= ai bisogni, dl'indole e al
- di tutti i woi p-'m' ed &tti n, 11,
227. Viveva abitualmente di fede:
--nere di ogni confratelio, 11, z ~ g
Usava speciali riguardi per chi n'era
- r Le dd unpm'era, ilpmiero di Dio n,
11,228. I n continua unione con Dio,
hihe le sue azioni, le parole, i pensieri,
deguo e per chi ne aveva bisogno,
- Il, zr7. Lascia una Lettera-testa-
- mento per tutti, i*?. Si commove
aveva sempre di mUa la gloria di
h o elle lacrime pregando per i M&

75.6 Page 746

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- sioiiari, 11, 218. Attenzioni per i
parenti dei Salesiani e delle Figlie di
- Maria Ausiliaiiice, M. Ceriti verso
- i Valdesi, I, 493. Pieno di carith con
- tutti, Il, 219. Per gli orfani d ' h -
- cona, I, 649. Per gli orfani del terre-
- moto, 11, 622. aLa Prozwdenza
c'd p n tiitri! D; a Quanto gli hai doto
- di mancia? n, 11, zzo. (Ved. Ricmio-
- scema). Anche vcrso gli oppositori.
- 11, zz5. iiSnrL rempie una bella
cioiornara, qzando vi riesca vincere coi
- bmefisi un neniico, o fami un amico,
I l , 226. F u pieno di carità fin dalla
- fanciullezza; intercede presso ia nonna
per il Tratellasrio Antonio, I, zg.
- Peidoiis ai compagni che i'insulrano,
t cerca di far loro del bene, l, 36.
Impara a fare 3 giocoliere per com-
piere meglio il suo apostolaio, I, 47.
- Consigliere. Nella sua stanza a aleggiol;a
uno poca di paparodhon, Il, 354 Ac-
coglieva ogni ceto di persone, col
massimo interesse: <i Le cose bisoana
- farle come si conviene o non farla... a,
izi. =Che uomo, che uomo d quc-
rto!... a; a t i o m o dei conrigli a, Il,
- 355. I p"" a goderne erano i suoi
- figli spiiihiali, Il, 357. Alcuni tratti
- delle ultime Mairiorie, iui. E quanta
- discrezione!, 11, 360. Tutto alla
maezior gloria di Dio e per la salvezza
delle anime, Il, 362.
'Da mihi animas!...". ''Solua>.l'anima''
ere i'ammonimento che ripeteva a
tutti, il primo saluto che volgeva ai
giovinetti, la parole con6denziale che
dicwa ali'orecchio. anche ai oiU dissi-
- pati, Il, 248. La diceva anche colio
- sguardo, Il, 251. Oh1 lo sguardo di
- Don Bosco!, Il, 253 Ugual fascino
esercitava su tutti i giovani, anche
pci le vie, anche sui più comtti, id.
- a Tu una d a eri buono... lo rei
... anche adesso?... haifntto Pasqua? n,
- Il, 254. Ripeteva a tutti la grande
- parola, Il, 255. Interesse speciale
-per le anime dei sacerdoti, Il, 256.
L'apostolato fra la gioventù fu la
Erama più viva e il lavoro del Santo
h dalla fanciullezza, I, x7, 36, 46,
54, 70, 85, ecc. ecc.
Dcozioiie a G. S-amentato. Coma
- celebrava: talor& fu anche visto in
estasi, 11, i40 e 4.24 Raccomandava
tanto i'uinore e le visite a Gesù Sa-
- cramentato, e tutti ne vedevano i
prodigi, Il, 241. Apostolo della
Comunione fresuente e quotidiana,
Il, 242
Devozione a Maria SS. L'inculcava
- sempre, nelle prediche, confessando,
e nei discorsi familiari, II, 242.
Tutto il bene che faceva Pernibuiva
alla bontà della Madonna: la "Mado,
nn di Don Bosco", Il, 243.
Devozione ai Vicario d i G. C. Umile
- servo e fervido difensore deila S. Sede
Li tutta la vita, Il, z w . I nemici
della Religione lo dicevano il "Sille&o
ombirionre", il "Goribnldi del Vati-
- cano", ed anche it'@" cattolico del
Pa$o", Il, 245. I1 SUO sogno dorato
era di scrivere una Storia Ecclesia-
siici universale, nella quale il Papa
- riguiasse il centro di tutti gli ameni-
menti mondiali, id. aAeipuo i n f i . ~
in m i tant'amore pieso la Ckiern, cke
- ci seniivomo dirposti o difenddz, a-
che o corio della ~ ' t ni., Il, z 4 7
Venerazione anche per i Vescovi e i
Sacerdoti, isi.
Devozione a S. Francesco di SaIes. I,
263; 11, 241.
Doni s o ~ r a r n a t u a l i .Profezie e predi-
- zioni, 11, 425. Conosceva cose oc-
- culte e lontane, 11,426 L e g g m nel
- futuro e nelle coscienze, Il, 427.
a Cooiessando, *ed0 le rorcienze dei
giouani al>erte dinanzi a me, coma ,<n
- libro -nel qu~le posso leggne u, 11,
429. aTi farò la rtmia di tuttc la t>;a
tu giudidterrzi se ho iiidooiiznto
- o meno... u, Il, 430. Guarigioni di
- presenza c di lontano, Il, 431.
- S-bi o passaggi di male da una
persona hii'altra, 11, 432. Moitipii-
cazioni di alimenti spirituali e matc-
- ridi, Il, 434. Estasi ed elevazioni
- celesti, 11, 434. I "Sogni", 11, 4 3 7
- a Si Pzà dire che Don Bosco v&
tutto, ed d condotto a?;aati per m n o
- dailo Mado+nn n, 11, 438. Altte illu-
- Bvazioni singolari, Il, 439. Appari-

75.7 Page 747

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La figura del Saato
731
- zioni di Luigi Colle, 11, 440. I1
soprannahirale nel Santo pamc rivo-
stire uno splendore più mite e alla
-portata della nostra nanini, 11, 44%
a S e tu ciessi questo dono, bei presto,
piasgeado, pregheresti Iddio perchk te
10 togliasse n, 11, 443.
Educmore. a Il Signore m i ka mondato
per i giouo?ii u; fascino che ovunque
crcitava, I, 231: 11,283. -Attrazioni
- golari, 11, 285. La sua fiyra in-
- ontax.a, 11, 287. Anche i cattivi
- n'ermo soggiogati, iM. «Perf m del
&me,birogna mere un po' di cmaggio,
eer pronti o soffn're grrohinq:~emani-
fcazione, non mortificare nrai nessuno,
- e w e amorevoli a, 11, 289. zIl si-
.. rtemafneumtiio, la corite!. r; a Cer-
- sa di forti omore, di poi t i forai t~bbi-
dGe con trrtkz fmiStd i, 11, 290.
Dichiarew ai Ministro Rattizzi: a Qui
si pronrra d'i&ndere nel cuore dei
giomanetti i l santo timor di Dio!... n,
- 11, 29% La passeggiata dei treceiito
- corrigendi della Generele, 11, zgj.
Al maestro Francesco Bodiito: zRa-
gionr e Religione sono le dire rnoiie di
- tutto il m i o N t e n a educntieo 8, 11,
296. a11 Ntema Pre,:entizo nel&
ediirazione della gioumzù >:i le linee
- generali: « Zazione, Religione, Amme-
coleaza o, 11, 297. Questo sistema
- gli fu suggerito a dali'onore ehe asma
olpeccaio r>, 11, 300. (Ved. Prmmire
non reprimere).
Fama di santità. Da ogni pacte si Seor-
- reva ali'intereessione delle sue pie-
shihiere, Il, 461. Grandi personzggi,
ecclesiastici e laici, I'ebbeo in vene-
- razione: Pio I X *i confessò più volte
da lui, 11, 463. I nemici deila Chiesa
- lo chiamavano il Santo, i l Tarimatwgo
di Valdocco, 11, 463. ~Sorritin
- gran oanto i l potm dire: Io sono stato
aliimo di D a Bosco 2, M. Se ne
- invocava I'intercesrionc. mentre era
ancor in vita, 11,464. Sapersi eroica-
mente adawre e farsi tutto a tutti,
nei miglior modo e in ogni circostanza,
fu la sua caratteristica: Che dici?. ..
... che ti pare? la sonfizà conskte solo
- oell'esteb~e?r>, M e li, rsq. u Fu
ucrno rtromdina6o tra gli stroordi-
nari a, 11, 465.
Fiducia nella Divina Provvidenza. Por-
- tentosa, 11, 400. Non s'infastidiva
- per i bisogni quotidiani, 11, qor.
Pregava e faceva pregare e i soccorsi
- gli giungevano s tempo, in forma sin-
golare, izi. Ciò a-eni7.a più frequen-
temente nei suoi ultimi anni, 11, 404
- h h e dagli umili ebbe tante ele-
- mosine, 11,406. Come ne andava in
cerca,' dopo esauriti tutti i mezzi
- umani, 11, 408. a La fera Giarr
- duin a, i='. a Vi mmoviglierete forse
... nel z e d m un prate a questuare, ma
... quando guardo i l Crorijko, Tendo
wolmtini la borsa e a& n chudere
- I'elmo&na per amo? suo 8, 11, 409.
- Come domanda~.a,isi. Così voleva
- educati i suoi figli, Ii, 4 1 0 Diaioso
- tra il Santo e Don l h a : Prudenza e
coniidenza sublime, 11, 411. aStas
tmnptiillo; i l Simore n' aiuterà o, 11,
412.
Franchezza apostolica. al1 prete 2 rnn-
pre prete, s tale d e a mam'festmsi ad
ogni irtnnter. Sciiierto, coraggioso,
edificante, occorrendo, non lasciava
mai d i ammonire e di compiere ciò
- che iiteneva doveroso, Il, 386, I, 232.
Interessanti episodi, id. Niente po-.
lirica: a Volete sapere perchk ?Associa-
zione Coopern;oti B 6 m accolta da
tutti? Perihd, come fatte leopere nar5.8,
è olieno dalla politica u; "Lo scopo
..., nonro B di far conoscere che si pu6
dare n Cesare q-l che B di Cesore
il che non n' distogiir affatto dal dar
- - iempre n Dio ciò che è di Dio B, 11,
389. Sempre franco neli'agire e
schietto nel parlare, 11, 39'. Ri-
spetto per tutte le autorità civili,
- I, 323. u Signor generole, p-. cFa ha
... a n m iina battaglia da combattere,
- - quelle della r o i i m o deii'atzi,,ia! B, Il,
39%. Al Superiore Ginerale d9un
Ordine Religioso, 11, 393. A i Reali
- di Napoli: u I i Signore l i ha ~ o s e l l a t i
dal l i h o dei Re! a, iei. Colloquio
con i Ministri Depetris, Nicotera, Za-
nardelli e vari deputati, a Lanzo:
a Credo che da molto fonpo puei Mi&

75.8 Page 748

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732
La figura del Santo
stri e deputati m n senthrmo più tante
- prediche, pua,zto ne honno sentite a
Lamo D, 11, 395. Sbdti degli stessi
- nemici per faiore i l bene, e ne awoi me-
s t o innmui o Dio n, 11, 399. Ved.
anche I, 232, ecc.
''Mamma Margherita", de@a madre del
Santo. Sposa Bosco Franeesco nel
- 1812, I, 6. Durante la carestia, I, 12.
- - Vedova nel 1 8 ~ 7 ,I, rr. Saggi
espressivi del suo modo di educare,
- 1, 13. Arde di zelo e carità, I, 25-29.
- Dichiara al figlio, che re diwenissp per
sun rveniwn un prete secolare ricco, non
- ... gli nndrebbe n fare neppure una z:*ita,
I , 117. m Sei prete: sei dunque pilr
Mcino a GesùCristo. Rùdrdolipsrd che
... incominciwe n dir Messa uuol dire ce-
mincia~e a patire Da piri inn&
pensa solomente d i a rnluie deile anime
- o mprhdmti nersun pmiero di me u,
I, zo6. Segue generosamente il figlio
sli'Oratorio: a Se ti pare che possa
- piacere al Signore, io ron pronta n re-
=irti a, I, 339. Muore santamente:
a Dia sa punto n' ho amato nel carro
- della mia Gta: spno di poterti amar
me~lionella beato e t m i t à u, I, 527.
Appare al figlio in sogno, tutta ri-
splendente, circondata da un coro
d'angioli, e gli dice: u Noi due dob-
biamo star sen~pieinsieme! a, I, zo8.
Martire del lavoro. Anche tra i continui
- acciacohi e dishisbi, sempre al lavoro,
Il, 192. a M i ~ ~ O P Oq mI Wd o~ ~cr8
qualche chilometro sopra Ia luna B;
s S e io uoglio rnluwe l'anima mia, &-
- sogno che faccia ~ o d !a, 11, 193.
- E hiho per il Signorel, Il, 194.
- a Se il Signore mi concedesse di toc-
car gli 80 o 85 annil... o, 11, 195.
Era sempre imperturbabile anche in
- mezzo alle piò gravi difficoltà e iribo-
lezioni, id. Ved. anche 11, 635,
647. 649.
Modello dei Sacerdoti. u Il prete non
- deve ienvere altri i n t n e ~ nQ,ori di quelli
di Gerii C& o, Il, 364. I) Allsal-
tarc (Ved. Devoz. s Gesù Sacramen-
tato, Il, zqo). - fI) Dal pulpito. I, 234.
- Come annunziava la parola di Dio,
- 11,364. Come raccomandava di pre-
- icare, 11, 366. a I l popolo wole cc-
ire rid che dise i l piedicatore a, 11,
- 67. Spesso si commoveva, e pino-
- eva, i<. Argomenti prsferiti, Il,
- 68. Predicò in ogni parte del Pie-
onte, Il, 369. - Infaticabile, 11, 370.
Incanto che destava nelle molti--
- ini, II,37x. - a Vmpoptùi,z.orDei u,
, 372. E Il prete deva attendeve aila
Ieezaa deile nni»ie,ma prima d'ogni
- - Itrn deuepensore o salvare lo propria a,
I, 382. Consigli vari, id. 111) Nei
- - oaEesiionale. Cacciatore di anime,
I, 3 7 2 Santo proposito, Il, 372.
Suo modo d i confessare, 11, 374.
ome esortava a confessarsi, 11, 375.
Apostolo della Confessione; brevi
- sante ammonizioni; confessava do-
que; effetti singolari, 11, 376.
esso gli infermi; a Guai a Ici se m i
@mina anche la sola pmala ''cotfler-
- erri, e110 sa tirtto! lo confessione d
ttn! a, 11, 379. zDio deteta i2
- eccato e chi 20 commette, ma lo sun
en'cwdio d r a s a limite m, Il, 38r.
"Vooazioni, vocazioni". Che cosa
on fece per promovere nuove "oca-
- onil, Il, 257. Diede alla Chiesa
- lne 2500 sacerdoti, ioi. Cooperò,
rowidenzialmenre, alla fondazione
- ei Tommasini del Cottolengo, 11,
59. Per eoltivarlc, 11, 715.
tiecazione contima (In).La suavita,
ur se- lunghi digiuni e sanguinose
- seipline, fu un'immolazionc conti-
ua, 11, 197. MortiFicato nei vitto,
referiva sempre i cibi più semplici e
mssolani: e P m me lo porzione di
- carne la pih d i t a d la più piccoln u,
11, zor. Fuori di pasta non prendeva
nulla, e la sua conversazione a tavola
era sempre di edificazione, i-.. - T r a n o
tratto andava a pranzo in case iigno-
- rili, e tornava casa con maggior ap-
petito, iui. Mot'tiiicatissimo noche nel
- riposo, passava molte none in piedi,
a lavorare, 11, zoz. Sempre dignitoso
ne1 portamento, non prendeva nessun
svago, non leggeva giornali, si privava
d'ogni som di divertimenti, non
odorava fiori, non fiutava tabacco;

75.9 Page 749

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del Santo
- possedeva ed esercitava o@ virtù in
grado eroico, Il, 203. Talvolta pra-
- ticava anche penitenze suaordinarie,
11, 20;. Con questo tenor di vita la
- serenità che gli traspariva dal volto
rapiva i cuori, 11, 207. a Lavoro e
temperanza o fu la sua vita 6n da
fanciullo, I, 3 7 , 19, zo.
Oratoria (la vita dell'). a Noi tabbiomo
- veduto, noi I'ubbinmo sentito Don Bo-
sco a, Il, 260. nHm ert domtri
men! o, la casa del Signore e della
Madonna, dove si conduceva una vita
- di fervore e di continua preparazione
ai Paradiso, iui. a Diwertitm' quanto
colete, purckè non facciate peccati 2 ;
- innamorava il vederlo in mezzo a noil,
Il, 261. Era l'anima dei diverti-
menti; bisognava osservado dopo
- pranzo o dopo cena in refettorio, Il,
262. Serietà e raccoglimento degli
alunni nel compiere i loro doveri;
conduceva a quando a quando fori-
stieri ad ammirare lo spettacolo della
sala di studio: o"O Reliene, o ba-
- stone", aoglio raccontarlo n Londra o,
11. 264. Come assisieva gli inse-
- gnanti: sagge norme didattiche, 11,
265. Era una vita di fede e di pra-
tica della Religione, senz'esagera-
zioni e nella pib ampia libmà, Il,
- 266. a Cod gouernoua i l nio, m i i l
... - nostro Oratmio! D, 11, 268. Frutti
preziosi: il primo diappello Saiwiano,
- i&. Don Vittorio Alasonatti, 11,269.
- I1 Serva di Dio Don Michele Rua,
- 11, 270, I1 Card. Giovanni Cagliero,
- 11, 27% Don Giovanni Battista
- Fmcesia, 11, 272. Don Giovanni
- Battista Lemoyne, II,z7+ Don Gio-
- vanni Bonetti, 11, 275 Don Gioa-
- chino Berto, 11, z77. Don Francesco
- Cerniti, i&. Altri discepoli dei
- Santo; Don Paolo Albeia, 11, 279
La a famiglia prodip'osa n irradiava
raggi di luce celeste: a S i direbbero cose
- del mediorno e accadonooggii u, II,28r.
Povertà. I n povmi sublime, Il, 4x3.
Povera la stanza,i&. -Povere le vesti;
- prdwiva far uso di cib ehe gli venivii
dato in elemosina, 11, 414. Anche
nei viaggi, 11, 416.- N o n si cousiderb
mai padrone, ma il semplice e fedele
- amministratore dei beni che gli man-
dava ia Divina Provvidenza, i&. Vo-
leva praticata la povertà anche nelle
- costruzioni e nell'arredamento delle
sale, Il, 4'8. Biasimava I'eecessiva
- - eleganza anche nelle case dei preti se-
colari, 11, 419. Come usava il de-
nso, i&. Quando gli venivano in
eredità temeni o case, ne sollecitava la
vendita per pagar i debiti e per ti-
- more che vi si amccasse il cuore di
qualcuno, 11, 420. a A*& gli ali-
- menti e d i che coprirci, necontmiinnoci
di questo a, 11, 4zi. DalI'osiervanzs
ddla poverta u djpende in masima
porte il benessere dello Pia Società e il
-wantaggio dell'anima nostra u, Il, 422.
Vigilanza perchè fosse
T a l i ecmiomie ci potranno permettere
- di &mere un giaoanetto di più! n, 11,
423. 'Don Bosco e la sua famiglia,
senza essere coppuc&i di n- e di
". p~ofassione,lo sano di fatto I, id.
"Prevenire, con reprimere a Con
- perseueronte attiuità, wigilmrza s ca-
rità a, 11, 30'. I1 Direttore è padre,
e gli altri superiori, fratelli maggiori,
- b u o n o formare con lui un NOI SOIO
e ='animo rola o, Il. 3 ~ 3 . Primo
- dovere di tutti è vigilare; ed egli ne,
da= l'esempio, Il, 305. Alla visi-
lama deve essere associata la caiit8:
a Ognuno procuri di farsi amare, se
- m 0 2 farri temere a, 11, 309. h'orme
- particolari per i superiori, iui. Per
- i maestri, 11, 31'.
' I l "tsma si
appoggia tutto Eopm la ragione, la Re-
ligione, e r o p l'nmmeuolezza a: I) Cid
che dice la Ragione: si faccia conosceze
il Regolamento e se ne ricordino le
- presczkioni con regolari richiami, Il,
3.2 G i d i a ampia libertà disaltare,
coeoe, rrhiaazzora a piniinioito 3,
- Il, 3rq.- Si usi alta discrezione nei
castigare, i&. a p r e i gioi<#etti 2
cnstigo, qi(e1Io che si fa reruire per ca-
-stigo a: gli esempi del Santo, 11, 315.
11) La freguente Caferrione, la fre-
quente Comunione, la Mesra quotidiana
sono i segi.eti del successo del sistema
preventivo: le preghiere della sera: la

75.10 Page 750

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PROVVEDE AI. L ' A W E N I R E
. . . I ....... Consacrazione del Santnario
I1 ..... Approvazione deUa Società Salesiana
. . . 111..... Per la Chiesa e per lo Stato
.... . . IV Le Figlie di Maria Auslliatrice
V ...... Per i beni vescovili . . . . . .
. . . . . . VI .... Approvazione <iene Costituzioni
VI1.... I primi iViissionari
.
. . . . . . VI11. . Due pie Unioni provvidenziali .
IX .... L'orizzonte si allarga!
..... . . . . . . . X
Sempre col Papa!
. . X I .... Spine e fatiche . . . . . . .
X I I . . I1 soprannaturaie si accentua
SEMPRE CON DIO
I .......
I1 .....
I1V11.........
. . A prima vista
. . Niente per s&
. . Tutto per gli alvi
Tutto &i Dio!
..
.
.
..
.
.
..
.
.
..
.
.
..
.
.
..
.
.
..
.
.
..
.
.
. . . .fiag 185
. . . » 197
. . . . . . i> 213
Q 227
~.
~
~

76 Pages 751-760

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76.1 Page 751

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736
Indice
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XII... Sempre Ministro di Dio!
. pag. 400
. . . . . . . . . . . . . XIII. . In poverti subiime
XIV. . I1 Tanmaturgo
R 4 1:
i> i-
... . . . . . . . . XV <<SolDi eo honor et gloria!,
D sqq
BENEDFZTO DALLE GENSII
. . . ....... I
$Diosia baedetto in tutte le cmeI I>
1881pag. 469
. . . . . . . 11 ..... <r Don Bosco & nn sautol o
1882 u 485
. . . . . . . . . . . . . . . . . 111..... I1 trionfo di Parigi
.... IV Da Psrigi a Frohs&orf
1883 D 505
1883 n 529
. . . . . . . . . . . . V ...... a10 vi amo. vi amo. vi amo1o
VI .... Vittoria completa!
1883-1884 i) 54*
1894 i) 564
. . . . . .... VI1 Sempre nuove maraviglie
. . . . . . . . . . VI11 Il trionfo di Barceilona
1885-1886 % 580
1886 o 595
. .. .. .. .. .. .. .. .. .. ..... IX .... Verso il tramonto
. . . . . . . . . . . .... X
nNnnc dimittis D
XI Vola al Cielol
1866 o 611
1887 ir 620
1888 i) 638
... .. .. .. .. .. .. . . .. XII Universale rimpianto
XIII I prodigi continuano
. . . . . . XIV . . & ascritto tra i santi^
1888 o 658
1888-1929 o 672
1929-1914 a 69s
APPENDICE
.... . . . . I I1Sistema educativo nell'edricazione della gioventù
11 . . Dal Regolamento delle Case Salesiane
111. . Ricordi ai primi Xissionari . . . . . . . .
. . . IV. . Memoriale esposto a Leone XIII (1880)
... . . . . . . V Lettera-Testamento ai Salesiani
. VI. . Lettera-Testamento ai Cooperatori Salesiani .
. . . . . . . . . . . . Sommazio cronologico
. . . . . . . . . . . . . La fiOgpradel Santo

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Fotografia del quadro del Rollini ritoccata a

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Tra i musici dell'Oiatorio.

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Prima del 1870.
1880 (Fot. Schembo
880 (Fot. Schemboche).
Dts. dz Giacomo V

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A Roma - 1867.

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La scuola tipografica dell'Oratorio visitata da Don Achilie Ratti nel
Sala del composrfon.
Sala degh shzmpatorz.

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Mons. Cagliero, primo Vescovo salesiano,
poi Cardinale di S. R. C.

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78 Pages 771-780

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Genova (Fot. Luzzaci)
Maggio 1887.
Torino (Fot. De ti
Dicembre 188
letto di morte.

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ausa di Beatificazione.
che l'ascrisse tr

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