Cimatti|Ricaldone Pietro/ 1936-9-1

1725 / Ricaldone Pietro PS / 1936-9-1 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



I seminatori di altri tempi… corone gloriose di missionari italiani1


Miyazaki, 1 Settembre 1936

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Al ripigliarsi del lavoro regolare dopo il riposo estivo – al ritorno dei nostri cari ragazzi dal monte, dal mare – rinfrancati gli animi e le forze dei confratelli anche col riposo spirituale del gran ritiro annuale, ripiglio anch’io le mie relazioni mensili, a conforto nostro e di quanti con noi collaborano in tante forme a propagare Gesù nel mondo.

Si eleva oggi il nostro pensiero riconoscente a tanti che ci hanno preceduto nel lavoro di apostolato in questa grande nazione, e che in mezzo ad inauditi sacrifici, per alcuni coronati anche dalla palma del martirio e dalla glorificazione della Chiesa, iniziarono la propagazione del Vangelo in Giappone.

Ed è bello pensare che molti di questi primi missionari (specialmente gesuiti) erano italiani ed alcuni di essi lasciarono anche nella storia giapponese ottima memoria di sé, dando così buon materiale di studio agli amanti di nozioni storiche. Ricorrendo il prossimo anno (1937) il terzo centenario della morte di uno di essi, mi parve utile raccogliere qualche dato generale, che non sarà discaro ai lettori del Bollettino – sarà monito e incitamento ai missionari e raccolta di appunti storici utili.

- 1844. La Società delle Missioni Estere di Parigi inizia l’evangelizzazione del Giappone.

- 1846. Erezione del Vicariato apostolico del Giappone. Mons. Forcade primo Vescovo.

- 1858. Apertura dei porti di Yokohama, Nagasaki e Hakodate agli stranieri. Entrata dei missionari.

- 17 Marzo 1865, scoperta dei vecchi cristiani. Segni di riconoscimento per distinguere i nuovi missionari successori degli antichi: culto della Vergine, primato della S. Sede di Roma, celibato ecclesiastico. Tre punti dell’insegnamento cattolico in opposizione diretta agli errori che i protestanti olandesi ed inglesi andavano contemporaneamente spandendo sotto la bandiera commerciale.

- 22 Aprile 1868. Ripresa della persecuzione.

- Aprile 1873. Ritorno degli esiliati. Confisca dei beni cristiani. Regime di tolleranza.

- 1889. Proclamazione della Costituz. che concede la libertà di culto.

Da questa data la Chiesa Cattolica in Giappone viene organizzandosi gradatamente alla forma attuale. Oggi il Giappone, escluse le Colonie, comprende l’Arcidiocesi di Tokyo, 4 diocesi, 3 Vicariati apostolici, 5 Prefetture Apostoliche ed una missione sui juris, affidate al clero indigeno, alle Missioni Estere di Parigi, Gesuiti, Francescani, Domenicani, Congregazione del Verbo Divino, Salesiani di Don Bosco. Coadiuvano potentemente il lavoro di apostolato missionario una ventina di Congregazioni religiose attive e contemplative, indigene e straniere. Il numero dei cristiani

(statis. 1935) è di 103.271.


Date miliari nella storia della Chiesa cattolica giapponese


15 Agosto 1549 festa dell’Assunzione, S. Francesco Saverio sbarca a Kagoshima con due missionari e tre neofiti giapponesi. Umiltà profonda, fiducia incrollabile in Dio, preghiera e mortificazione sono le sue armi di conquista di queste anime, da dieci secoli snervate dall’oppiosa dottrina buddista, e che non dubita di chiamare “sue delizie”.

15-20 Novembre 1551: partenza del Santo. Ha viaggiato da Kagoshima (sud del Kyushu) a Hirado (zona di Nagasaki); di qui a Yamaguchi (entrata alla grande Isola ), poi a Kyoto (allora capitale); e ritornato a Yamaguchi passa a Oita: due anni e cinque mesi di lavoro gli danno quattro o cinque cristianità con circa due mila neofiti. Il seme è gettato. I confratelli gesuiti di S. Francesco Saverio mieteranno abbondantemente fra ogni ceto di persone.

Dal 1549 al 1598. Contando i battesimi di adulti e fanciulli si può dalle statistiche valutare a un milione il numero dei fedeli sparsi nelle diverse province dell’Impero. Dato il numero scarso dei missionari (113 di cui 40 preti), per giungere ad un tale successo si deve pensare e alla saggezza incontrastabile con cui la Compagnia di Gesù ha organizzato le sue conquiste, e allo spirito di apostolato che animava i nuovi convertiti, e più a grazie specialissime del Signore per questi primi cristiani.

1593. Entrata nel campo di lavoro in Giappone dei Francescani.

1601. Idem dei Domenicani e Agostiniani.

1614. Editto di persecuzione.

A comprendere la grande persecuzione del 1614 alla religione cattolica in Giappone occorre pensare che all’entrata di S. Francesco il Giappone è in preda all’anarchia, causa le guerre tra i signori feudali e i rappresentanti dell’Imperatore. Tre nomi assommano gli sforzi per ridonare l’unità primitiva: Nobunaga, Hideyoshi, Ieyasu. Il primo favorisce contro i bonzi il cristianesimo (l582). Il secondo bandisce dall’Impero i gesuiti (1587), ma non si sparge sangue per dieci anni. Apre la serie dei Martiri il 5 Febbraio 1597 (26 martiri di Nagasaki).

Il terzo coll’editto del 1614 dichiara lo sterminio del cristianesimo col bando dei missionari, distruzione dei luoghi di culto, scelta tra l’apostasia e la morte. L’odio dei bonzi (causa religiosa), le relazioni fra cristianesimo e religioni di Stato (cause politiche-religiose), le calunnie dei bonzi e dei protestanti, intemperanze di zelo apostolico (cause secondarie o accidentali) sono le massime deter-minanti il grande avvenimento storico.

Alla morte di Hideyoshi (1598) fra le querele dei reggenti e preparativi di guerre, regnava una calma religiosa, che permetteva ai missionari il loro lavoro di apostolato. Ieyasu, pur non accordando autorizzazione ufficiale all’esercizio del culto cattolico, per conciliarsi il commercio straniero e per fini politici, chiudeva gli occhi volontariamente sugli affari religiosi.

Le cristianità vicine alla capitale si risentono libere – riedificano le Chiese e praticano apertamente il culto. Lo zelo degli operai evangelici è senza misura, i frutti corrispondono abbondantemente al lavoro. La Compagnia di Gesù contava 109 fra Padri e fratelli, ripartiti in 30 residenze fra cui le principali erano sei: riedificate cinquanta chiese, 50.000 nuovi cristiani ricevono il battesimo. Specialmente nel Kyushu, per la protezione dei principi cattolici si ha una vera fioritura di manifestazioni religiose consolantissime.

Ma negli Stati particolari la tolleranza, dipendendo dalla volontà dei principi, continuava sotto varie forme la persecuzione. La storia registra volontari esili di intere cristianità che si decidono di sacrificare tutto per il nome di Gesù C. e abbandonare il luogo di nascita e beni temporali – annientamento di residenze ed esili forzati dei cristiani, imprigionamenti e morti.

La bolla di Papa Clemente VIII del 1600, che estende l’entrata in Giappone non solo ai Gesuiti ma a tutti gli ordini religiosi, specie mendicanti, dà occasione a nuovi ardori di apostolato che sfociano al momento della persecuzione in un’unione di carità avvincente i differenti ordini religiosi in una comune prigionia, in un comune martirio: soffrire e morire insieme nel fraterno amore e nella pace di Dio. Fin dal 1602 all’apostolato svolto dei PP. Gesuiti nell’attuale provincia di Oita, si unisce quello dei PP. Agostiniani e si inizia così la serie delle sofferenze della Chiesa cattolica in Giappone che scrive pagine di fede, di amore, di sacrificio fra le più belle della sua storia.

Il massimo contributo l’hanno certo dato i giapponesi, manifestando così la forza della grazia infusa dal Signore nelle loro anime e la forza del loro carattere, ed anche il lavoro profondo, tenace fatto dai missionari nel propagare la fede.

Ma non diedero minor luminoso esempio i missionari, di cui mi accingo a fare una rapida rassegna, intendendo di sottolineare alla nostra ammirazione ed edificazione specialmente fra gli italiani quelli che eccelsero per forza di lavoro, vari dei quali sono anche additati all’ammirazione dagli studiosi di storia giapponese.

Davanti a molti di essi con effusione di cuore preghiamo come a martiri, riconosciuti dalla Chiesa. Ottengano ai loro successori almeno parte di quella santità che fu la fonte dei loro successi ed eroismi. Tralasciamo di entrare in dettagli particolari sulla vita loro (esistono per molti di essi ottime biografie o monografie, raccolte di lettere interessantissime) non posso non indicare il P. Alessandro Valigliano (1537-1606). Lasciava in Giappone la Compagnia di Gesù stabilita su basi vastissime – 31 collegi fondati sotto la sua amministrazione, 300 chiese di cui 160 dirette personalmente dai missionari e 150 affidate a catechisti e ai capi-famiglia. Focolai di numerose vocazioni le associazioni di uomini e giovani stabilite nelle principali residenze. Molti ospedali per ammalati e specie per lebbrosi. La prima stamperia (1587) che servì a stampare numerose opere tradotte dal latino a servizio dei missionari. É considerato come uno dei fondatori delle Missioni in Giappone. Fu egli che provocò la famosa ambasciata a Roma da parte dei “daimyo” (signori feudali) cristiani nel 1582.

Degno di nota, pure il P. ORGANTINO GNECCHI-SOLDI (1530-1609). Lavorò nei pressi della Capitale sotto Nobunaga e Hideyoshi, ottenendo di poter dimorare in Giappone nonostante il bando. Muore affranto dalle fatiche ed infermità a Nagasaki.

Dal 1610 al 1621 anche nell’attuale nostra Prefettura Apostolica, specie in provincia di Oita e zona di Nakatsu, fiorentissime per cristianità ed opere, vi furono numerosi confessori e martiri della fede, e sono segnati alla memoria imperitura fra tanti missionari i buoni Gesuiti Fulvio Gregorio di Perugia, Padre Mogavaro di Napoli, P. Guglielmo Cotta o Portico di Lucca, F. Giulio Piano di Macerata.

Il 1622 si arricchisce di martiri glorificati dalla Chiesa. Il beato Spinola Carlo (1564-1622) gesuita genovese. Arriva nel l602: a Kyoto fonda una scuola di scienze, poi lavora a Nagasaki fino al 1612. Nel 1614 alla promulgazione dell’editto si nasconde, è arrestato nel 1618, dopo 4 anni di prigionia è coronato del martirio bruciato vivo con 75 compagni, la massima parte giapponesi (festa 10 settembre). Fra i Martiri vi fu anche il P. Domenicano Orsucci Angelo (1572-1622) di Lucca. Il Beato Costanzo Camillo (1571-1622), Gesuita napoletano. Giunto in Giappone nel 1605 ed esiliato nel 1614, ritorna nel 1619 e dopo tre anni a Hirado (Nagasaki) fu bruciato vivo con altri 4 compagni giapponesi (festa l6 settembre).

Il Beato Navarro Paolo, gesuita (1560-1622) giunge in Giappone nel 1588 e dopo 36 anni di intenso apostolato, arrestato e tenuto in prigione per 10 mesi, con tre compagni giapponesi, fra canti di ringraziamento a Dio e alla Vergine e con costante predicazione fu arso vivo (festa 5 Nov.).

Nel l623 ebbe luogo, fra gli altri, il glorioso martirio del Beato ANGELIS GEROLAMO (1568-1623), gesuita siciliano. Portò il Vangelo nelle parti più a Nord del Giappone. Fu bruciato vivo con 50 cristiani (festa 4 Nov.).

La persecuzione continua il suo ritmo costante, inflessibile. I missionari continuano anche in mezzo a stenti inauditi il loro lavoro. I cristiani tengono testa ai supplizi. La Chiesa si arricchisce di martiri innumerevoli.

Nel 1626 fra i martiri italiani si annovera il Beato Zola Giov. B. gesuita, bresciano, grande evangelizzatore del Kyushu, mirabile per ingegno e virtù (lo qualifica così la storia giapponese) bruciato vivo con 9 compagni (festa 20 Gen.).

Nel 1633 sono martirizzati il Padre gesuita GIANNONE GIACOMO ANTONIO, napoletano, che dopo 24 anni di apostolato nel Kyushu, muore immerso nelle acque bollenti di Unzen (Nagasaki), e il P. gesuita GIAN MATTEO ADAMI siciliano suppliziato a Nagasaki. Muore di miseria il Padre Francesco BOLDRINO di Roma.

Nel 1634 il P. Alberto dello Spirito Santo, Trinitario messinese, e il P. Giordano di S. Stefano, domenicano siciliano martirizzati a Nagasaki, e il famoso P. Vieyra Sebastiano (1571-1634) gesuita romano, Visitatore nel 1618 e capo dell’Ambasciata a Roma nel 1623, tornato nel 1632, a Edo è bruciato vivo, dopo 45 anni di vita apostolica.

Nel 1637 è degno di nota il Padre gesuita Marcello Francesco MASTRILLI (1603-1637), vocazione miracolosa per il Giappone, predestinato al martirio, di cui aveva ricevuto rivelazione profetica, un vero trionfo del Saverio che lo guarisce prodigiosamente nel 1633, arriva in Giappone nel 1637. Arrestato dopo pochi giorni a Kagoshima, condotto a Nagasaki, fra orribili torture, sostenute per 12 giorni e allietate da circostanze meravigliose, offre sé in olocausto per la salvezza del Giappone (18/10/1637). Dà a pensare il fatto di quest’anima generosa, che come tanti altri missionari di quell’epoca, senza apparentemente giovare a nulla, vanno incontro a certa morte. Le leggi, la rigorosa sorveglianza, le modalità di esecuzione, rendevano certa la cattura, il martirio. Inchiniamoci alle disposizioni della Provvidenza, che anche in queste ispirazioni ad anime generose aveva suoi fini speciali. Il Mastrilli, decapitato, tagliato a pezzi, senza aver potuto realizzare i suoi ardenti desideri di parlare all’Imperatore e guarirlo, senza aver potuto predicare e battezzare, ne è una prova evidente. Senza un gran fine la Provvidenza non fa certo le sequele di miracoli che hanno illustrato la vita di questo santo religioso per condurlo fino in Giappone e in pochi giorni elevarlo a tanta gloria.

Nel 1639 il Padre Gesuita G. B. PORRO di Milano dopo 40 anni di ministero in Giappone, trovandosi in una borgata, fu bruciato vivo con tutti gli abitanti.

Nel 1641 nuovo impulso riceve la missione giapponese per opera del Visitatore P. Antonio RUBINO, torinese, martirizzato nel 1643 ed è pure di questo periodo il martirio di P. CAPECE Antonio, napoletano (l606-l643), intimo amico del Mastrilli. Giunto nel Giappone nel 1642, arrestato e dopo 7 mesi di torture, muore a Nagasaki.

Chiudono la serie dei missionari italiani i Padri Gesuiti Cassola Francesco e Chiara Giuseppe che coronarono anch’essi con morte gloriosa il loro apostolato.

Le ultime vestigia della religione cattolica in Giappone sembrano annientate. Cinquant’anni più tardi un altro missionario italiano, restato celebre nella storia giapponese, fa un generoso sforzo per entrare in Giappone: è subito preso e subisce il martirio. È il P. G. B. SIDOTTI (1660-1715), palermitano.

Ormai non c’è che attendere le disposizioni della Provvidenza. Il sangue dei martiri, gli eroici sacrifici dei missionari (ho elencato solo i nomi dei più noti fra gli italiani – e non sono la massima parte) hanno messo semi che lentamente daranno origine alla ripresa ascendente della Chiesa cattolica in Giappone.

Il tenue omaggio alla memoria di questi eroi della fede attiri le loro benedizioni sui modesti nostri lavori; faccia comprendere attraverso quali solchi fu seminata la buona parola; dia forza ai missionari, attiri numerose e forti vocazioni, ed ecciti tutti i buoni a non darsi requie nel venire in aiuto, a quanti sono ministri nelle varie forme di apostolato in Giappone.

Suo nel Signore

Don V. Cimatti, Miss. sales.




1 Manoscritto R. M. 780, inedito.