1298 ricaldone |
1298 /Ricaldone Pietro / 1934-9-18 /
1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani |
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Oltre i confini della missione1
[18 settembre 1934]
M. R. ed amatissimo Sig. Don Ricaldone,
Le scrivo da Mukden (Manciuria) dove è la tappa di ritorno da una tournée di concerti musicali, tenuti successivamente con Don Margiaria a Dairen, Fushun, Mukden e Shinkyo, la capitale del nuovo impero Mancese.
Sulla via del ritorno per la Corea, Shingishu, a Heijo, Keijo (Seoul) e Taikyu faremo ancora udire le nostre melodie, per ricominciare dopo poco il lavoro ordinario nella nostra cara missione.
La Manciuria è grande e bella, la Corea ha buone attrattive, ma la nostra povera e piccola missione ruba di più il nostro cuore e possiamo cantare con persuasione profonda e con affetto sentito “Casa mia, casa mia – per piccina che tu sia – tu mi sembri una badia”.
Ma che cosa andate a fare in Manciuria? Non certo per sport, non perché vi si voglia emigrare, come fanno tanti dei nostri cari giapponesi (e del posto ce n’è), ma per fare un po’ di bene. Invitati dalle autorità ecclesiastiche locali, i suoi figli credettero doveroso obbedire anche perché sapevamo di fare cosa gradita alle autorità civili e politiche, che ci furono larghe di protezione, gentilezze e carità. Ci fu concesso il passo gratuito sulla ferrovia e dovunque fummo trattati con quella squisitezza di modi così caratteristici e a noi ben noti in Giappone, e a cui si ispira il nuovo regime della Manciuria. Non le parlo della carità fraterna con cui Mons. Lane e i PP. Maryknoll a Dairen e a Fushun, e PP. delle Missioni Estere di Parigi e specialmente Mons. Blois a Mukden, e Mons. Gaspais alla nuova capitale Shinkyo, vollero trattare i poveri figli di Don Bosco. Quando mi trovo di fronte a questi campioni dell’apostolato, molti dei quali contano a loro attivo 25-30 anni e più di missione, molti dei quali provarono le sofferenze delle persecuzioni e furono fondatori di rigogliose istituzioni, mi sento profondamente commosso, e mi viene voglia di slanciarmi ed abbracciare con effusione di carità gli strumenti di tanto bene.
È bello e glorioso per la Chiesa e per i missionari riassumere le tappe di questo mirabile apostolato in Manciuria. Fin dal l696 questa regione era unita alla diocesi di Pechino, alimentata nella vita cristiana da emigrati e da cristiani esiliati e sfuggiti dalle persecuzioni del 1796, 1805, 1815. Finalmente fu confidata nel 1838 alla Società delle Missioni Estere di Parigi l’immensa regione (grande più volte l’Italia).
La popolazione superò di poco i 20 milioni. Le nascenti cristianità formate con elementi cresciuti nella persecuzione, e ripetutamente provati con massacri ed ogni genere di sofferenze, pullulano, prosperano, ingrandiscono; già si pensa ad una divisione di missione, quando la persecuzione del 1900 (Boxer) sembra annientare tutte le magnifiche speranze. Ma il Signore vede e provvede. Dopo gli anni di pace relativa, che seguono la guerra russo-giapponese, le rovine accumulate dalla persecuzione risorgono; chiese, residenze, scuole, opere di carità si ricostruiscono più numerose e vaste.
La Manciuria conta ora circa 25 milioni di abitanti. I 2000 cristiani cattolici del 1840 sono ora quasi 200 mila, ed il lavoro dell’apostolato è ora diviso in 7 circoscrizioni ecclesiastiche, tenute dai PP. delle Missioni Estere di Parigi, delle Missioni Estere Maryknoll di America, di Quebec (Canada) e di Bethlehem (Svizzera) e dei Benedettini della Congregazione di S. Odile. Congregazioni femminili delle rispettive regioni dei missionari e indigene condividono il lavoro di apostolato, specialmente mediante opere di beneficenza. Se si pensa alla Manciuria di un tempo, alle lotte cui dovettero sottostare i primi missionari per il clima rigido, le difficoltà di comunicazioni, le persecuzioni numerose, nascoste e patenti, il piccolo numero di missionari, si deve dire prodigioso il progresso sicuro e continuo dell’evangelizzazione. E c’è davvero da ringraziare il Signore.
Il nuovo Impero viene organizzandosi, e la Manciuria è destinata ad un grande avvenire. Una comoda rete ferroviaria, che va sempre più intensificandosi, la percorre in ogni senso, portando ovunque facilitazioni di trasporto e commercio. I doni di natura, di cui è stata dotata dalla Provvidenza questa regione (prodotti minerari di prima qualità, terreni agricoli ad alta produzione, ecc.) assicurano la vita e il commercio materiale. Il nuovo impero va organizzandosi sotto tutti gli aspetti (religioso, intellettuale, amministrativo, giuridico) e non si può negare che il Giappone vi porta i suoi forti contributi in tutti i sensi, ed i giapponesi a migliaia vi emigrano. È un momento delicatissimo, in cui se i cattolici sapranno organizzarsi e farsi valere, potranno ottenere vantaggi incalcolabili pel presente e pel futuro. È un momento importantissimo in cui si tratta di formare tutto e in ogni campo – oppure di coordinare quanto c’è colle nuove direttive – e fortunati quelli che, senza venir meno alle necessità della coscienza, sapranno trovare la vera formula per fiancheggiare e dar mano salda col governo alla buona organizzazione. È bello constatare che i cattolici, obbedienti ai loro pastori, vanno comprendendo la loro nuova posizione giuridica. È da pregare il Signore che i reggitori e gli ispiratori della cosa pubblica siano guidati almeno da quei dettami naturali, che vivificati e santificati poi dalla religione cattolica, condurranno a formare del nuovo impero una potenza materiale e morale di prim’ordine.
Appunto per cooperare, sia pur modestamente, a realizzare parte di questo stato di cose, per mettere la nostra religione in vista presso le autorità e notabilità, per stringere relazioni preziose, per far conoscere le residenze cattoliche ai numerosi giapponesi e abitanti di Manciuria, approfittando della RECLAME giornalistica, che abbocca facilmente alle novità, specialmente quando si tratta di stranieri, e di musica italiana, appunto per questo, eccoci venuti per breve soggiorno in Manciuria.
I saloni pubblici o degli alberghi delle città e delle scuole, i teatri, due ospedali militari, istituti religiosi e chiese, ecco il teatro delle nostre tenzoni più o meno artistiche. Affollamento al completo, una sera per un’ora la radio ha trasmesso dalla capitale i nostri saggi in tutto l’impero e in altri siti.
Réclame assicurato per il patronato dei giornalisti. Il provento consegnato alle autorità, devoluto per le opere di beneficenza dell’Impero. E in quest’opera santa, in cui lavoravano come membri promotori le più alte dignità dell’Impero, e l’associazione, che riunisce in unità d’intenti nazionali tutte le forze della Manciuria, i cattolici hanno fatto ovunque la più bella figura, perché massimi organizzatori dei concerti e sostenitori della magnifica iniziativa di carità.
E così anche in Manciuria il nome di Don Bosco, già noto ai missionari e agli istituti religiosi, ha avuto una buona risonanza, e se Lei, amato Padre, presterà orecchio e cuore alle preghiere dei cattolici della Manciuria, non sarà lontano il giorno in cui i suoi figli si affermeranno anche nel grande impero mancese, che abbiamo incominciato a conoscere e ad amare. L’avvenire è nelle mani di Dio: a noi il meritarlo favorevole colla preghiera, affinché si realizzi la sua santa volontà e la sua gloria in tutto.
A giorni i suoi due artisti in erba si affermeranno anche nei grandi centri della Corea: anche in questa zona, consacrata dal sangue di tanti martiri, o Signore, si affermi sempre più il tuo nome e si effettui la tua volontà. Anche qui come in Manciuria sarà la prima affermazione pubblica salesiana.
Oh, vorremmo anche noi, come Don Bosco, far risuonare in tutto il mondo il nome di Dio. Ci benedica tutti e specialmente il
Suo aff.mo
Don V. Cimatti, sales.
1 R. M. 626, manoscritto, pubblicato nel B. S. Gennaio 1935.