1838 ricaldone


1838 ricaldone



1838 / Ricaldone Pietro BS / 1937-3-28 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



1 Un funerale ed un decennio1

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28 marzo 1937

Amatissimo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Torno dalla nostra residenza di Tano, ove abbiamo condotto al cimitero la salma di un buon vecchio cristiano, deceduto in questi giorni. Si compiva da pochi giorni il decennio del suo arrivo in quella zona (23 febbraio): fu uno dei sei primi a stabilirsi, ed è il primo adulto che in dieci anni muore ed è la prima tomba di adulto che si apre nel cimitero. In dieci anni quattro angioletti volano in cielo. In dieci anni i primi sei, che immigrarono da Nagasaki a Tano colle loro famiglie, sono divenuti centocinquanta – un villaggio ora pressoché completamente cristiano.

Non le sarà discaro qualche cenno su questa residenza. Ricorderà che il programma di lavoro adottato inizialmente fu di aprire residenze là dove vi erano cristiani. Dopo poco tempo del nostro arrivo a Miyazaki giunge notizia che alcuni cristiani di Nagasaki si recano in quella zona per dissodare terreni. Vengono difatti a Miyazaki e supplicano di essere aiutati a mantenersi nella loro fede. La prima Messa (era il 24 febbraio) fu nella casa di uno di costoro – vi assisteva una decina di persone. “Quando sarete cinquanta, stabiliremo anche per voi la missione, la chiesa…”. Dalla seguente domenica assunse servizio regolare il nostro Don Cavoli. Vita di sacrificio per via impervia, in cui ci si affondava a mezza gamba quando pioveva… e pareva fatto apposta… Quando andava il missionario, pioveva – polverone in tempo asciutto, delizia della viabilità in Giappone… Tano – un piccolo comune di circa 10.000 abitanti a quaranta kilometri da Miyazaki. Popolazione sparsa in una quarantina di villaggi, per buona parte situati in fertile pianura a risaia, lungo la vallata del fiume omonimo, oppure a ridosso di colline boscose o di altipiani sopraelevantisi sui fianchi della vallata e contornati da una ghirlanda di montagnole dai 700 agli 800 metri.

La zona presa a dissodare dai cristiani immigrati da Nagasaki è appunto situata su uno di questi altipiani; allora, fitta boscaglia di bambù, di pini giapponesi, di sterpi ed erbacce, trasformata ora in fertili campi, che danno ottima produzione di grano, riso di monte, thé, gelso, colza, patate e verdura diversa, e come specialità della zona coltivata, rape meravigliose per grossezza e sapore, e deliziosi cocomeri. Dieci anni di lavoro hanno fecondato quelle terre, bagnate dal sudore di questi tenaci lavoratori e benedette certo dalla Provvidenza per le preghiere dei cristiani.

Gli inizi furono per loro dolorosi. Poveri come erano, dovettero riscattare quelle terre a prezzo di stenti, di fatiche, di denaro disputato loro da prestiti a enormi interessi: ma anche aiutati e favoriti dalle provvide leggi governative per i terreni da dissodare, mettendo nel loro lavoro non solo l’energia umana, ma lo spirito di sacrificio cristiano; ora sono proprietari di quei terreni, ed alla miseria iniziale va sostituendosi un relativo benessere, che aumenterà anche in seguito, a conforto delle famiglie, feconde assai più che la verdeggiante piana di Tano. Dolorosi gli inizi per l’assestamento materiale della loro vita, non lo furono meno per la loro vita spirituale.

Nel 1929 si poté realizzare la costruzione della chiesetta, dedicata a Maria Stella del Mare e a Santa Teresina, ma solo nel 1932 vi si poté stabilire la residenza del missionario. A comprendere la posizione di questi cristiani di fronte al paese pagano si pensi alla loro qualità di cattolici – provenienti da Nagasaki, ossia dalla terra dei martiri delle persecuzioni (cosa nota ai giapponesi), contornati quindi di tutte le dicerie (e non son poche ancor oggi) e di quello spirito di diffidenza, che colorisce stranamente alla mente di molti la figura del cattolico in Giappone (religione straniera, che non comprende né si attaglia allo spirito nazionale et similia) – separati dal paese in una zona alquanto appartata – urti nelle manifestazioni religiose pagane e cristiane – segnati a dito in scuola, nel commercio, ecc.

Con la forza proveniente dalla grazia divina tennero testa, conservarono la fede con la tenacia caratteristica dei cristiani discendenti dai martiri – lavorarono e lavorano bene le loro terre, ricevendo pubblici encomi e premi dalle autorità provinciali e locali – e ormai fra le autorità e la popolazione pagana ed il nucleo dei cristiani vi è piena armonia, vicendevole comprensione. Resta un passo ancora a farsi (il più importante ed interessante per il missionario): la conversione cioè dei pagani; ma pensando alle lotte di prima nel campo religioso e materiale, ed all’accordo attuale – pensando che i locali della missione sono ora adibiti anche alle adunanze ufficiali, scolastiche, agricole e d’interesse generale della popolazione – pensando cioè che il nucleo cristiano comincia a contare nell’estimazione pubblica e privata – il cuore del missionario può pensare a guadagni spirituali non indifferenti.

La famiglia cristiana, che va crescendo, ha già dato e darà anche in seguito buone vocazioni; tanto per il clero secolare che per le famiglie religiose maschili e femminili, dolce compenso all’insuccesso nell’altro campo; buone vocazioni, uscenti dal vecchio ceppo cristiano, sorto dai tempi di S. Francesco Saverio, e per lunga serie di generazioni trasmesso fino ai giorni nostri, con garanzia più certa di riuscita finale.

La residenza di Tano alla fine del 1936 conta 150 cristiani. È dotata di una cappella e della modesta residenza del missionario – di un salone per le riunioni e teatro, di un magazzino per la conservazione dei prodotti agricoli, della casa del catechista e di un cortile per la ricreazione – ed anche di un discreto appezzamento di terreno, che, ben lavorato, può assicurare il necessario al mantenimento del missionario. La popolazione è fervente cattolica, e già si vanno delineando le basi per un fecondo lavoro di azione cattolica col circolo giovanile S. Pietro (15 soci), gruppi del Vangelo, e colle associazioni religiose, Compagnia S. Luigi, Piccolo clero per i fanciulli, S. Teresina per le fanciulle. E il materiale per il locale oratorio festivo. A tutt’oggi la cristianità di Tano ha dato 6 vocazioni per il Seminario, 2 all’Ospizio e 2 alle Figlie di Maria A.

Vi lavorarono dal 1932 i missionari Don Lucioni, Don Cecchetti, Don Tanguy; i chierici Broccardo e Bernardi e il coad. Maccario. La scarsezza del personale da tre anni non ha permesso la permanenza del missionario, ed il servizio religioso vi è dato ogni settimana dai missionari disponibili.2

Specialmente Don Lucioni visitò in varie riprese i 30 villaggetti alle dipendenze di Tano, spargendovi buona stampa e predicandovi la buona parola con le proiezioni luminose religiose e cinema.

Nel nucleo principale poi si tennero vari concerti musicali e conferenze di propaganda cattolica, specialmente nelle feste di Don Bosco.

Sulla parte più elevata dell’altipiano, a pochi minuti dalla chiesa, vi campeggia la croce, alla cui protezione abbiamo oggi affidato la salma del caro defunto. Là i cristiani hanno desiderato il loro cimitero. A fianco della chiesa si eleva alta, sovrastante allo steccato dei pini, protettori delle bufere di vento e pioggia, l’antenna da cui sventola nelle solennità la bandiera nazionale. Nell’anima di questi cari cristiani vibrino praticamente l’uno e l’altro ideale, e siano pure forte richiamo ai numerosi pagani della zona, affinché giungano anch’essi a gustare quanto sia bello servire Dio. È la preghiera continua del missionario.

Per il crescente sviluppo materiale e spirituale anche di questa cristianità, domando a Lei, Padre amatissimo, ed agli amici nostri preghiere speciali.

Suo figlio

Don V. Cimatti, sales.


1 R.M.804, manoscritto, inedito.

2 Fu certamente lui stesso che maggiormente fece i sacrifici maggiori per la cura della cristianità: tra tutti quelli degli altri non trova posto il suo nome.