1307 ricaldone


1307 ricaldone



1307 /Ricaldone Pietro / 1934-10-16 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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Duemila seicento anni fa1


Miyazaki, 16 ottobre 1934

Rev.mo ed amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Non si meravigli del titolo… In questo paese dei grandi cataclismi (e non è poca cosa l’ultimo sperimentato, il rovinoso tifone che si riversò su Osaka il mese passato, da cui grazie a Dio siamo stati risparmiati) è un continuo succedersi di manifestazioni commemorative, più o meno importanti; più o meno chiassose, più o meno adatte allo scopo, ma che tutte valgono a far vivere questo popolo in quell’atmosfera di gioconda varietà, di gusto dell’imprevisto, del meraviglioso, del cangiante che è tanta parte della sua vita.

La nazione giapponese così attenta e studiosa a fissare anche gli elementi minimi, che servono a valorizzare la sua attività nel mondo, non poteva non ricordare la data gloriosa dell’inizio della conquista del Giappone, fatta da Jimmu, colui che a impresa compiuta sarà coronato Imperatore, primo della serie ininterrotta di quanti gli succederanno nel governo fino alla dinastia attuale.

Non entro nella questione storica. Assistiamo ad un fatto che è ricordato in forma solenne, assistiamo ad un fatto che ricorda ad una nazione la sua prima origine, che per una serie di secolari trasformazioni è giunta allo stato attuale; assistiamo alla glorificazione delle gesta di un conquistatore che ha condotto un popolo sulla via della grandezza. Non può questo fatto, pur discutibile nella data, non essere ricordato; non essere ricordato con riverente ossequio da ogni buon giapponese, ed anche il missionario, che deve vivere della vita della sua nuova patria adottiva, non può rimanere indifferente ed insensibile.

Ecco perché ho voluto fare partecipe anche Lei ed i nostri ottimi cooperatori e cooperatrici di questo avvenimento, perché ciò che interessa o che deve interessare noi non può non interessare chi con intelletto d’amore e con viscere di carità segue la vita dei figli e missionari lontani.

Le feste commemorative ebbero la massima manifestazione nella provincia di Miyazaki. Qui nacque Jimmu, di qui partì per la conquista delle parti orientali: ed è questa data della partenza (che secondo la cronologia giapponese sarebbe avvenuta 2600 anni fa il 5 ottobre) che si volle ricordare. Centro della manifestazione Miyazaki che, manco dirlo, per la circostanza si rivestì a festa: archi di trionfo con ornamentazioni simboliche, bandiere, luminarie. Manifestazioni di second’ordine nei luoghi che ricordano il primo imperatore. Da Tokyo e dall’isola grande numerose comitive, ufficiali e a scopo di studio e sport vennero ad accrescere splendore alle feste.

Ma quello che colpì l’animo di tutti fu l’interesse che manifestò S. M. l’Imperatore stesso, facendosi rappresentare alle feste dal suo fratello, S. A. Imper. il principe Chichibu.

Il tutto fu concretato in ricevimenti ufficiali alle stazioni d’arrivo e ai luoghi storici, meta delle visite; in discorsi commemorativi, tenuti nel massimo salone di Miyazaki; in funzioni ai vari templi o monumenti, ricordanti in qualche modo l’Imperatore Jimmu o i suoi antenati; in banchetti d’occasione, in luminarie, in concerti musicali (vennero da Tokyo elementi dell’orchestra imperiale) e in saggi di danze le più antiche nei costumi dell’epoca.

Anche la missione cattolica di Miyazaki partecipò a queste manifestazioni, riscuotendo il plauso e l’ammirazione delle autorità e della popolazione. Oltre che trovarsi ai ricevimenti con rappresentanti ufficiali, in chiesa i cristiani vollero fare una solenne funzione, che diede loro modo di pregare in modo speciale per S. M. l’Imperatore, la sua imperiale famiglia e per la prosperità della loro nazione. A sera poi in un riuscitissimo corteo aux flambeaux cui parteciparono tutte le scuole e associazioni, in gruppo compatto, preceduti dai nostri seminaristi e dalla piccola banda-orchestra del Seminario, che in automobile graziosamente ornata ritmava gli inni d’occasione e i canti della patria, si recarono anch’essi colla popolazione a rendere omaggio all’illustre ospite. La cosa attirò gli sguardi di quanti assistevano al passaggio, che applaudivano ai cattolici giapponesi e stranieri, uniti in un vincolo solo in questa bella manifestazione patriottica.

La gioconda manifestazione popolare, armonizzata dai canti e dai suoni, resa fantastica a notte dalle migliaia di lampioncini dai colori nazionali bianco-rossi, dalle migliaia di bandierine agitate ed elevate al cielo dai giovani giapponesi nell’imponente triplice “Evviva – BANZAI” gridato al principe davanti all’albergo, facevano un caratteristico contrasto al silenzio solenne delle manifestazioni ufficiali. È cosa davvero impressionante. All’arrivo del Principe, fra la moltitudine che accorre e che al passaggio profondamente s’inchina sì da vederne le sembianze, non una voce si eleva. Cuori e menti raccolti, con un silenzio imponente esprimono il benvenuto, la gioia riconoscente, il rispetto incondizionato.

Belle giornate dunque di amor patrio e di propaganda anche per noi. Si cerca di afferrare tutte le occasioni per poter entrare in queste menti e in questi cuori, e far loro capire (sono le vecchie accuse che ci muovono… Proprio solo giorni fa lo gridava in una conferenza) che non vi è contrasto fra l’insegnamento di Gesù e amor patrio, e che il Cattolicismo non è in Giappone per scopi politici, ma per salvare le anime. Oh, come è lunga e lenta la via della persuasione, specialmente quando è studiosamente rivestita da altri dall’insistente ribadirsi da queste manifestazioni che, ufficialmente civili, presentano specialmente al popolo l’appiglio religioso.

A goccia, a stille si lavora in Giappone; ma il buon Dio vede e sa. Scarso rendimento diretto; non c’è che appigliarsi con coraggio, assaporando gli amari bocconi della non riuscita, al lavoro indiretto, occasionale, tutte le volte che si può.

Ho spiegato tante volte nelle lezioni di pedagogia a Valsalice (oh! Cari ricordi dei buoni nostri allievi normalisti!) l’efficacia del metodo indiretto in educazione: lo sperimento ora in pratica…

Conceda a noi tutti il Signore la grazia di essere saldi nel nostro dovere, anche se circondato d’insuccesso o solo di piccoli risultati. E Lei, amato Padre, unitamente ai nostri cari fratelli, allievi e cooperatori, ce ne impetri l’attuazione.

Penso che anche con questo, molto più in fretta dell’impresa di 2600 anni fa, il Giappone sarà condotto completamente a Gesù.

Benedica chi con cuore di figlio si professa,

Suo obbl.mo

Don V. Cimatti, sales.



1 R. M. 636, manoscritto, inedito.