1060 tirone |
060 / Tirone Pietro / 1933-2-10 /
1 a Don Pietro Tirone, Direttore Spirituale Generale |
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Takanabe, 10 febbraio 1933
M. R. Sig. Don Tirone,
Grazie a Lei della sua, dei preziosi consigli e suggerimenti.
Quanto al bravo Don Lucioni dopo lettera del Sig. Don Ricaldone, ritornò in sé (e fin che dura), spero continuerà. È difficile in poche parole individuare l’uomo. Salute precaria (è il tredicesimo o quindicesimo della sua famiglia). Non fu educato da noi, ma in seminario – ha fatto gli studi e profani e sacri come ha potuto. Mi pare che senta il peso della vita comune – starebbe bene da sé – in missione, a cavallo, o dove c’è da trovarsi in irregolarità e affannosità. Coscienza misto di ansietà, scrupoli (?) et similia. Mi pare abbia pietà, ma lunga assai (Messa lunga, tutto lungo). Ah, sentisse come legge il latino!… Nervosamente, mezzo balbettando e mangiando le sillabe – difetto (penso) di lingua, malattia… Quid dicam? Per me finché il Signore mi lascia i confratelli, me li tengo.
Per me espongo solo ai Superiori le cose, e poi videant consules. Non domando persone, ma personale. Certo, Lei che conosce la vita missionaria – in Giappone ci vogliono santi e teste (se ne convincano i nostri cari Superiori) – sa meglio di me se certi tipi… sono utili o d’inciampo.
Quanto a Don Liviabella anch’io non so cosa dire, neppur io. Quanto al giudizio che deve pronunciare l’ordinario…1 Non c’è dubbio che nella fattispecie l’ordinario è il sottoscritto (e le assicuro che più ordinario di me non c’è nessuno). Per me il dubbio è se sia vera epilessia (perché il canone parla di epilessia e in tanti casi anche i disturbi di stomaco producono simili effetti). Quindi quid dicam? Certo che non potrei tenerlo in missione in queste condizioni (cioè sospeso dalla Santa Messa), questo in coscienza tanto quanto il dovergli applicare la pena se davvero fosse epilettico – è facile capire i motivi, specie poi in Giappone in cui si è circondati da osservatori senza fine nel mondo religioso e dai giapponesi (il carattere più mala lingua del mondo).
Per me con vero dolore lo consegnerò ai Superiori – con vero dolore perché è buono, zelante ed il migliore che lavori per gli oratori. Decida con tutta libertà. In Italia può trovarsi in condizioni in cui può lavorare, non essere umiliato e accudito per possibili cure. Attendo quindi. I genitori vecchi non desidereranno altro. A titolo di cura, mi pare che non ci sia nessun ostacolo per il ritorno.
Ho un altro caso che le sottopongo pregando ne parli al Sig. Don Ricaldone e disporre liberamente. È il caso del ch. B., attualmente nel secondo anno di tirocinio a Oita. È anche questo un caso strano ma si tratta di vocazione. La storia di costui, quale può saperla Don Cimatti, non da informazioni ufficiali, (ché in missione è difficile avere documenti che ho in mano dall’aspirantato e noviziato dicono nulla), è che costui fu sempre libero di sé negli anni di formazione e per motivi di salute (stanchezza di testa, perché voleva da Figlio di Maria studiare e star su di notte, ecc.) e per carattere. Anche qui fu preso dall’emicrania tanto da non potersi occupare mentalmente – ha dei momenti in cui vuol farsi coadiutore vedendo di non poter attendere allo studio. Attaccato al suo modo di vedere nello studio, preoccupato, ecc. Insomma ha bisogno di studiare la sua vocazione e decidersi.
Qui in missione, in pratica, è difficile. Ecco la mia proposta pratica. Ha già la sua età e si può dispensare da un anno di tirocinio. Andando alla Crocetta là a mio modo di vedere se può attendere allo studio – e più studiare la sua vocazione e decidere accanto ai Superiori tuta conscientia. Qui si trascina, non si conclude e perde tempo (che come dico è già stagionato). Per tutti questi motivi quest’anno in cui avrebbe potuto fare i perpetui, gli consigliai la rinnovazione dei triennali.
Grazie alla Provvidenza comincio a estinguere i debiti. Quanto alla tentazione di Dio di cui mi si fa osservazione, tento di eseguire perfettamente il consiglio dei Superiori “non spendere, se non hai modo di chiudere il buco”. Mi dica, amatissimo Sig. Don Tirone, se Lei domanda aiuto per un’opera, ed il Signore le manda i soldi per farla, Lei che farebbe? Mi pare che Don Bosco li impiegherebbe in quella. Eccole la storia del nostro ricovero.
La réclame, i disegni sono ben altra cosa della realtà. Si tratta per ora di alloggiare una trentina di poveri vecchi, che sono sussidiati dalla città. Spero che pure il Governo e la provincia darà il promesso e dovuto per legge sussidio, col quale si potrà pensare all’Orfanotrofio. Ora tutto è pagato e già una dozzina di vecchi sono in sede. O i Superiori sono male informati e pensano a chi sa che cosa o Don Cimatti non capisce più nulla, né della sede né dei doveri che deve compiere come capo missione (essendo quest’opera della missione). Deo gratias ad ogni modo di tutto. Questo e molte altre cose avrebbero da tempo dovuto fare pensare e decidere i Superiori delle incessanti preghiere del sottoscritto per la sua rimozione.
La ringrazio pure dell’informazione (già a me notissima e tanto più dolorosa perché proviene dall’estero e non dai miei confratelli del Giappone) sulle relazioni mie con Don Cavoli. Confesso che ciò si può dire dei singoli miei fratelli… E quante volte ne ho avvisato i superiori.
Veda, Don Cimatti è così: viene un confratello e mi domanda… Se non è contrario alle regole o ad ordini – se può realizzare del bene o anche solo se può far piacere al confratello – dico di sì. Penso che nessuno dei miei preti, chierici e coadiutori possa dire il contrario.
Dico che non posso, nelle condizioni indicate e quando mi domandano soldi, perché non ne ho: non ho cassa e quando ne ho bisogno ne domando al mio economo, che per fortuna ora è a Tokyo. In questo senso mi lascio influenzare dai miei confratelli, e sono contento quando posso farlo e finché vivrò lo farò.
Anche in questo quanta esagerazione! È una virtù dei miei preti: “Voler fare per il bene grandi cose”. Tutte le dicerie sono perché Don Antonio insistette e ideò e la processione eucaristica e l’asilo (che ora passerà alle suore definitive) ed ora l’Ospizio, cose non condivise da tutti i confratelli (e mi si disse – che a me non l’hanno detto), né da tutto il Consiglio, che pure approvò. Per me desidero solo una cosa: “che si faccia il bene – che tutti lavorino – e che i Superiori capiscano una buona volta le fesserie di Don Cimatti. Dico al Signore: Vedi! La botte dà il vino che ha!”. Evviva, evviva e Deo gratias! Lei pensi pure così che è realtà: “Sì, Don Cimatti si lascia influenzare dai singoli che han da trattare con lui, perché è convinto che tutti sanno e riescono più di lui”. Perché dovrei fare diverso, dal momento che non so fare di meglio?
Creda… Nella mia vita salesiana ben poche volte le cose sono riuscite come le avevo ideate e concretate e accordate… e quelle riuscite andarono a gambe levate… Vuol dunque che creda a me? Ma neppur per sogno. Tento di fare secondo la regola e avanti nel Signore che è Lui che fa! Rida, rida con me.
Per lo studentato teologico anche, che vuol che dica? Sarà che ho la testa così… Sognavo un sodo studentato filosofico, e dal punto di vista scolastico e per parte degli allievi (mediocrissimi e meno che mediocri – senza fondamento di studi precedenti) e per parte degli insegnanti siamo a terra. Non vorrei si ripetesse la cosa per lo studentato teologico, e tirassimo su dei preti ignoranti.
Se è letale per la Chiesa, lo sarebbe in modo speciale qui in Giappone, e data la natura del Giapponese (sofistico – che le sanno fare, parlo dei pagani, le obbiezioni della Somma Teologica di San Tommaso – e che maneggiano, sia pure a modo loro, Kant, Hegel… fino alle moderne teorie di Einstein) e perché ci troviamo di fronte a missionari ben preparati, cui la scienza teologica e filosofica non fa difetto (Missioni di Parigi, Gesuiti tedeschi, Domenicani spagnoli e francesi, Francescani tedeschi e Canada, Verbo Divino tedeschi) e che vengono in missione già preti, formati – e che stanno vigilando che cosa facciano i Salesiani, quale esito abbia la prova che essi fanno, ecc. ecc. Mio buon Don Tirone, ma perché non riesco a far comprendere questo ai Superiori? Mentre sento in me, e con me lo sentono molti dei miei preti, l’impreparazione assoluta dal punto di vista degli studi. Via! Non mi dica che esagero. Sappiamo tutti che cosa erano i nostri studi di teologia 30 anni fa… E basta.
Ma santo Don Tirone, a che mi servono le lauree di Don Escursell (mi si dice che ha quella di avvocato) per la teologia? Lui che non sa l’italiano… E via! Né il latino. Scienza spagnola, scienza spagnola! Ho mai saputo che Don Carò sia dottore in teologia e penso proprio che non lo sia. C’è Don Marega che ha la laurea, ma sarebbe per lui e per gli allievi ripetere quanto ci fu nei due primi anni di filosofia: si sta male tutti. Don Marega che ha la laurea o sta bene da solo o in un’accolta di insegnanti che egli stimi (come Don Alessio, Don Vismara, Don Gennaro, Don Mezzacasa) e da cui possa essere guidato e frenato. Lui proprio mi propose di rinviare i chierici in Italia alla Crocetta… Altro che studentato in Giappone!
Gli altri… Abbiamo buona volontà, ma… Quando due anni fa in consiglio ci siamo guardati attorno e valutato, nessuno di noi… Anzi con un senso di orrore abbiamo confessato la nostra insufficienza.
Lei parla della scienza di un certo Don Cimatti. Oh, se lei vedesse, sapesse i miei crucci di coscienza… Altro che la sospensione che Lei urge per il povero Don Liviabella! È così! I Superiori pensano che Don Cimatti dica le cose sue con senso di umiltà, di esagerazione. Sì, ho le lauree e di scienze e di filosofia e diploma di musica. Ma che ne so di scienze e di filosofia? Sapesse quanto costa alla mia povera testa e la preparazione della lezione e di filosofia e di scienze… Che non capisco, che non capisco. Passi per la musica… ma a che serve la musica per la teologia?
Ma poi il massimo problema è che o facciamo scuola o facciamo il nostro dovere missionario.
Sono buono a poco o nulla, ma che cosa posso fare per la missione, se faccio scuola? Ecco la realtà. I Superiori hanno proposto Hong Kong. Bene. Ho controproposto per vedere se, ora che si è a Tokyo, per alcuni si possa usufruire del Gran Seminario. Don Cimatti non sa come fare, se non vengono elementi per parte dei Superiori; ad ogni modo farò alla lettera come i Superiori mi diranno, e se non vengono altre risposte invierò a Hong Kong. Il Signore mi aiuterà a pagare e il viaggio e la pensione…
Ma pensi… Niente, niente. Preghi per me che non perda la fede, né il buon umore in questo Paese in cui l’incostanza, si può dire quotidiana, del clima, fa diventare un po’ tutti nervosi.
Bene, bene, cari Superiori, lavorino, lavorino. Per le Visitatorie… È così semplice… Le facciano Ispettorie, togliendo per primo Don Cimatti, che si distacca sempre più dall’Italia. Oh, prima che mi rivedano, ne passerà dell’acqua sotto il ponte. Beh! preghi per me, che salvi l’anima.
Ora la questione massima è mettere a posto le Figlie di Maria A. Non riusciamo, a quanto pare, ad intenderci. Esorti che inviino un’Ispettrice o almeno venga una Superiora. Farà del bene a tutti, a tutte le opere.
Preghi per noi, preghi per noi e specie per me. Più invecchio, più mi comprendo… Oh Gesù, noverim me… E a tempo opportuno noverim Te! La ricordiamo di cuore. Ossequi e saluti da tutti. Una parolina a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco.
Tutto suo aff.mo
Don V. Cimatti, sales.
1Avendo a volte leggeri attacchi di epilessia, Don Tirone insisteva sulla prescrizione del canone. Ma Don Cimatti gli fa capire che il canone lascia tutto al “giudizio dell’Ordinario”, che in questo caso era lui.