Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-3-31

919 /Ricaldone Pietro BS / 1932-3-31 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



31 marzo 1932


Ancora le nostre difficoltà… nel campo dell’educazione1


Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Siamo alla fine dell’anno scolastico giapponese. Anche i nostri seminaristi di Nakatsu e i giovani operai stampatori di Oita hanno subito i loro esami… e, mentre siamo invitati ad assistere alle numerose funzioni scolastiche che si tengono in questo tempo, la mente raffronta, paragona… e trova anche nel problema dell’istruzione quale è impostata ufficialmente in Giappone una delle difficoltà all’espandersi del lavoro dell’apostolato e dell’opera nostra… Non oserei dire che sia la maggiore, ma è certo una delle maggiori.

È notorio che l’organizzazione scolastica statale giapponese (la quale dagli infimi agli alti gradi dell’insegnamento è diligentemente curata e che non ignora nessuno degli ultimi ritrovati educativi in uso nelle nazioni più progredite in fatto di educazione) ha fatto tali progressi, che le scuole cattoliche e per insufficienza di insegnanti cristiani e di istituzioni che possano competere con quelle statali per la formazione dei medesimi e più per la penuria di mezzi, non possono competere con esse in alcun modo. I vantaggi che lo stato assicura agli allievi usciti dalle sue scuole sono un forte richiamo agli allievi, che emigrano numerosi nelle scuole di Stato, lasciando nell’abbandono le scuole dei piccoli centri, le scuole private (pagane o cattoliche, poco importa anche se riconosciute legalmente). La laicità della scuola, i limiti imposti sotto tante forme alla libertà religiosa ai dipendenti dallo Stato (comprensibili in un governo che pone in un fascio solo religione, venerazione verso gli antenati, buona educazione, patriottismo, perché tali costumi ed usi tradizionali favoriscono l’orgoglio nazionale, la sicurezza nazionale e la fedeltà al trono) sono altri limiti fortissimi all’azione educativa della scuola cristiana.

Lo Stato con questo monopolio ha trovato la via regia per forgiare lo spirito giapponese. La presenza delle scuole cattoliche in Giappone ha finora dato questo vero solo risultato: non una notevole influenza diretta sulla propagazione della fede, ma un ottimo mezzo per far conoscere la Chiesa cattolica nei suoi elementi educativi e sociali – è un lavoro calmo ed incessante attuato con programmi pedagogici ben definiti – con la disciplina ragionevole, l’esempio di insegnanti religiosi che si votano all’educazione per amor di Dio e del prossimo – di insegnanti che originari dall’estero portano, coi vantaggi della civiltà, il grande avvicinamento delle nazioni fra loro – e che condurrà inevitabilmente all’assorbimento e all’assimilazione dei principi cristiani. Occorreranno ancora dei secoli… Ma si pensa che oltre tredici ne occorsero all’Europa…

E a darle, amato Padre, un’idea di queste [feste] di fine d’anno, entri con me in un teatro pubblico, in un salone della città, nei magnifici saloni annessi alle scuole. Gioia, tripudio, aria di festività che dalle mille bandierine che ornano l’ambiente, dai volti sorridenti, dall’aria affaccendata ma sempre bonaria dei maestri e delle maestre, che mettono in ordine i loro piccoli eserciti, danno gli ultimi avvertimenti, fanno gli ultimi preparativi. Quando gli allievi sono al loro posto, entrano i parenti, gli amici, i conoscenti – non mancano in gruppo compatto gli ex-allievi (organizzatissimi in Giappone e pars magna di queste manifestazioni, destinate a far apprezzare, conoscere, amare la scuola) – entrano le autorità. Il direttore della scuola annuncia il motivo del trattenimento. La data della manifestazione intanto non è scelta a caso: o è l’anniversario di una festa dinastica – o è l’anniversario della fondazione della scuola – o di una data celebre della storia giapponese… Anche in questo i giapponesi sono abilissimi educatori. E si viene svolgendo il programma vario, attraente di canto, declamazione, coreografia, di recita teatrale, di giuochi… 20-40 numeri, che si susseguono ordinatamente, senza lunghe attese, con proprietà, eleganza, bella ed accurata preparazione…

Se l’effetto di un sistema educativo dovesse misurarsi dall’attraente, dal nuovo, dall’impensato, verrebbe fatto di domandarci: “Ma che cosa potremo portare noi di nuovo, di migliore, di più adatto nel nostro lavoro educativo, per non sfigurare di fronte a queste manifestazioni?”. – In scuole superiori, oltre alle cose sopraddette Lei può assistere a dei saggi ben preparati di declamazioni in lingue straniere, di lettura declamata, di storia, geografia, di scienze fisiche e naturali, corredate di copioso materiale didattico, usato con disinvoltura, con sicurezza di maneggio (anche in delicate manifestazioni) degli allievi stessi. Che vuol di più? È in tal modo che questo popolo, attraverso allo stampo statale, uguale per tutto il vasto impero, viene improntato educativamente dalla scuola. È in tal modo che questo popolo comprende che la scuola è una gran cosa, e l’ama, e l’apprezza, e fa qualsiasi sacrificio per essa. È per questo che siamo obbligati a riflettere anche a questa non indifferente difficoltà, non certo insormontabile, dal momento che vediamo che la gioventù si avvicina a noi pure per essere educata.

Oh, amato Padre, ma quando per la carità dei nostri cari benefattori ci sarà dato di avere i mezzi proporzionati per infondere anche in questa branca dell’istruzione lo spirito cristiano? Non le voglio parlare dei lati deficienti del magnifico e reale quadro esteriore della scuola in Giappone, che si rivelano a chi studia lo spirito intimo di questa istruzione dal punto di vista morale.

È pensabile, prevedibile e in molti casi reale, come è vero che il problema della scuola e della sua potenza è capito assai assai in Giappone. E ripeto: “Quando alla Provvidenza piacerà darci i mezzi proporzionati per raggiungere lo scopo di santificare coi principi cristiani la scuola giapponese?”. Per noi, ancora agli albori dell’apostolato, è prematuro pensare all’avvenire; ma guardando il lavoro indiretto compiuto dal magnifico sforzo dei missionari che ci hanno preceduto, nonostante la reale difficoltà, c’è da sperare e sperare assai.

L’aiuto di Dio, l’aiuto dei buoni suscitato dai suoi incitamenti, non mancherà di condurci a quei risultati attendibili che tutti ci auguriamo.

Lei, amato Padre, che coi suoi occhi ha veduto con vera ammirazione la fioritura delle opere educative giapponesi, e che può paragonare con quelle la nostra attuale miseria è in grado più di qualsiasi altro a comprendere le nostre necessità.


Con affetto di figlio

Don V. Cimatti, sales.



1 Manoscritto. La relaz. Miss. 26l ridotta, è stata riportata in B. M. mese di Luglio, fusa insieme a R. M. 252.