610 ricaldone


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1.1 610 /Ricaldone Pietro /1930-7-27 /

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a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 27 luglio 1930

Amatissimo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,


Si avvicina il tempo della spedizione. Supplico:

              1. Personale insegnante. Lo sforzo che farà quest’anno ridonderà a beneficio continuo dello studentato. L’anno scorso ci regalò solo Don Marega. Il resto del personale insegnante è improvvisato. Lei comprende le conseguenze.

              2. Supplico inoltre i Superiori a pensare al confessore – finché non mi sarà possibile avere un’istituzione in cui si trovino molti confratelli, non trovo soluzione che mi lasci tranquillo.

              3. Se i Superiori potranno aiutarci in qualche cosa… Deo gratias!

Col sussidio di Propaganda e con quanto riesco a raggranellare e col sussidio dei Superiori (che non ho mai capito se sia un prestito o altro) riesco a stare in bilancio e a non far debiti. Se il sussidio dei Superiori è un prestito (sia pure senza interessi e a restituzione indeterminata) ho coi Superiori un debito di Lire 150 mila.

Nelle condizioni attuali non è possibile pensare (come Lei mi consigliava) alla dotazione della futura diocesi – alla costruzione di edifici, ecc. ecc.

Il ritardo del sussidio di Propaganda, avendo esaurito tutte le risorse, mi obbligò a inviare il telegramma invocante sussidio. La malattia a Shanghai di Don Torquinst per tifo petecchiale… ora dichiarato fuori pericolo, fa ritardare ancor più i progetti. Se la convalescenza si prolunga vedrò coi colleghi cosa decidere, perché così in aria non si può stare. Roma e Torino hanno fatto il sordo… Sono certo disposizioni della Provvidenza, ma certo così né si conclude, né si procede. Fiat voluntas Dei!

Quando sembrerà bene ai Superiori trattino la questione della separazione dei poteri – se si crede del caso. Per me sono del parere che “quid vis facere, fac cito”. Come tutti dicono, se questa separazione è nei desideri della Chiesa è meglio fare subito. Inteso che Don Cimatti desidera… Lei conosce… e non ne parlo.

Scriverò al Sig. Don Rinaldi che in tanti anni di Congregazione non ho potuto avere la soddisfazione di essere oppresso e stanco dal lavoro… Troppo presto i Superiori mi hanno messo in posizione ausiliaria o di riposo… per me la sento così.

Ad ogni modo il Signore fa e provvederà. Ho gran timore di non salvarmi appunto perché non riesco ad esaurire quanto nel campo delle forze materiali il Signore mi ha dato… Oh, quanto sono lontano da Don Bosco e da Don Rua!

Come ho espresso al Sig. Don Rinaldi pure sono di parere che per le missioni:

        1. Non servono o servono poco i soggetti che vengono con abitudini di vita agiata o che per necessità di educazione di famiglia hanno bisogni speciali.

        2. I confratelli che vengono da noi già preti o dai seminari e che non hanno un buon tirocinio salesiano – o quelli che nel tempo di preparazione (aspirantato, noviziato, studentato, ecc. ) sono stati per varie ragioni sempre in regime di eccezione. Per me (forse divento vecchio) penso – essendo stato formato così – ai nostri vecchi, ai loro superiori, per esempio… In missione (almeno con Don Cimatti) ci vogliono di questi antichi stampi o che se furono nelle condizioni di cui ai Nn. 1, 2 si siano trasformati in questi antichi stampi.

Sono sempre lo stesso brontolone, ma dica Lei come posso fare diverso con questa testa vuota? È così.

Preghi per me e se nel mio modo di esprimermi puntuto, rozzo, a parentesi trova stranezze, voglio vedere solo:

  1. la difficoltà in cui mi trovo,

  2. l’ardente desiderio di far del bene e di vedere tutti a far bene.


I Superiori sappiano per l’ennesima volta (e non sarà l’ultima)… che Don Cimatti è disposto ad ogni istante a cambiare occupazione, luogo… ma supplico per il bene dell’anima mia, mi facciano lavorare, mi facciano lavorare se no, muoio materialmente e peggio spiritualmente.

L’abbraccio nel Signore.

Dev.mo

Don V. Cimatti, sales.