2356 / Ricaldone Pietro / 1939-10-4 /
Miyazaki, 4 ottobre 1939
Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,
È la festa del poverello d’Assisi! Ci aiuti a mantenerci poveri come Lei ci ha insegnato nella circolare. È anche l’anniversario dei miei voti (1896) con cui mi legai subito in perpetuo a Gesù: preghi per la mia perseveranza usque in finem. Ed un po’ di rendiconto.
Sanità. Ho dei momenti in cui penso di essere vicino alla morte – poi ripiglio il tram-tram ordinario. Ad ogni modo mi pare nulla di straordinario, ma ho dei momenti in cui non capisco più lo svolgimento della mia macchina, pur avendola studiata e spiegata tante volte. Saranno le conseguenze degli anni: ad ogni modo fin che c’è fiato, c’è vita, e mi pare che del fiato ce n’è ancora, e quindi finché al Signore piace… al lavoro. Dolendum che non sia il lavoro affidatomi tale da stancarmi… Ma non è colpa mia; Deus scit.
Lavoro e studio: ut supra dixi. Rinnovo ai Superiori il tante volte già detto: Miyazaki e Tokyo sono lontani. Mi pare che vada avanti per forza d’inerzia, ma non con lavoro attivo. Sono proprio nelle condizioni di colui che deve servire a due padroni: e Lei conosce le conclusioni del S. Vangelo. Meno male che tutt’e due i padroni s’incentrano in Lui. Tento di fare quello che posso – in pratica scontento un po’ tutti – non riesco a fare quel che si dovrebbe – ma… tenterò con più forza di accontentare il Signore.
Pietà e Regole, Ss. Voti. Mi pare ci sia un po’ di sveglia. Segno che devo morire presto – ed il Signore mi ci prepara. Deo gratias.
Carità: mah! Il Signore mi ha dato il cuore che è disposto (anche troppo) verso tutti.
L’andamento generale mensile discreto, per non dire buono per tutti.
Come ho scritto al Sig. Don Berruti, spiegando, rimpatriano per un po’ di riposo i coadiutori Guaschino (14 anni) e Ragogna (oltre 10). Specie quest’ultimo affido alla carità dei Superiori per cura spirituale – sente tutta la forza della sua giovinezza e conseguenze. Non vi è nessun motivo per parte nostra di affidarli in perpetuo ai Superiori: mi lasciano un forte vuoto, ma facciano i Superiori per il bene delle anime loro, è questo il vero scopo della loro venuta.
Ed ora ho bisogno di tutto il suo più che paterno consiglio in relazione all’acclusa lettera. Era il giorno della festa di S. Teresa ed avevo domandato facesse piovere anche su di noi un po’ di rose: mi giunge dopo due giorni la lettera ed un buon aiuto dei Superiori (non so ancora la destinazione, ma è giunto). Grazie ai Superiori ed al Signore.
Il chierico aveva avuto una forte scossa durante gli esercizi – e pareva si rimettesse (già l’anno scorso aveva avuto una crisi discreta e ne avevo informato i Superiori – senza dir nulla in casa aveva avanzato pratiche per aver lavoro all’Ambasciata), ma ora parla chiaro. A giorni devo andare a Tokyo e parlerò: ma se le cose sono così penso che un riinvio sia la cosa più semplice e finito il suo triennio (29/12 di quest’anno) aiutarlo a cercarsi la via cui lo chiama a quanto pare il Signore.
Ad ogni modo essendo il primo caso che mi capita (ce ne fu uno analogo – ma di altro genere anni fa), desidererei e per tranquillità dell’individuo e del sottoscritto il parere del nostro buon Padre. La Madonna e Don Bosco potranno fare miracoli, ed il primo è già venuto – ma queste catene non si infrangono con facilità, specie quando c’è in mezzo la superbia.
C’è anche un coadiutore giapponese che pencola e vi è a dubitare che finito il suo triennio gli dobbiamo dire: “Buon giorno” ma non è per queste cose. Comunque mi aiuti il Signore affinché tutto riesca a fare per il meglio e secondo la volontà di Dio.
E ancora un caso: ho una buona vocazione tardiva (al momento è tale) affidatami per farsi salesiano da un ottimo padre giapponese e che fu educato dai Gesuiti.
Secondo le norme dell’art. 21 l’età massima per un adulto aspirante al sacerdozio (ed è tale) è di anni 30. Si possono computare gli anni di studio superiore al ginnasio? Nel caso sarebbero due (biennio preparatorio all’Università cattolica); dunque 32. Ma l’individuo ne ha 38. Durante l’aspirantato, dà a divedere di essere fermo, di buon carattere, di pietà, ecc. Siccome mi pare un caso eccezionale a norma dell’articolo medesimo invoco il parere del Rettor Maggiore.
E per oggi mi benedica e preghi per me e per i miei.
Con vero affetto
Don V. Cimatti