1733 / Ricaldone Pietro / 1936-9-17 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
Miyazaki, 17 settembre 1936
Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,
Grazie della sua del 26 Agosto u. s.
1. Grazie a Dio, mi pare che gli esercizi spirituali siano riusciti di gran frutto. Vi è ancora il nostro Don Tanguy (indisposto durante la muta) e Don Carò che hanno da farli e sarà provveduto convenientemente. Il motivo della predicazione a Tokyo di P. Matteo (che è uomo che conosce a fondo lo spirito salesiano) fu che veniva “missus” dal S. Padre per tutti i missionari e religiosi del Giappone e non sarebbe stato bello proprio noi essere assenti.
2. Mi scrive “Le mie lettere anteriori rispondono a tutte le tue domande”. Le sue ultime due carissime a me pervenute sono datate 18/6/36, ove si tratta del problema della Crocetta – e del 23/6/36 ove mi dice aver ricevuto le relazioni dei Cooperatori e Bollettino. Mi dispiacerebbe fossero andate perdute lettere posteriori che davvero attendevo data l’urgenza di problemi.
Il coad. Fogliani è partito per l’Italia ed arriverà ai primi del prossimo mese, non posso sapere la data. Viaggia con quattro giapponesi seminaristi che vanno a Roma e sbarcherà a Napoli. Di nuovo raccomando alla sua carità quest’anima.
E di me che cosa dirò?
Prego, rifletto… ma la realtà è che in tutti i confratelli (specie nei dirigenti) c’è malcontento dovuto al mio governo – cerco di unire, e finisco col dividere.
Mi apro in coscienza (ed è da anni che supplico): non posso rimanere, e domando l’esonero. Senta caro Don Ricaldone, Lei ed i Superiori ne sono convinti più di me – non sono fatto per le cariche – mi mettano a far scuola, a lavorare la terra – mi mettano a scopare – ma nel nome di Dio mi esonerino dalle cariche. Mi diano lavoro fin che vogliono – grazie a Dio un po’ di salute c’è ancora – vado in ginocchio fra gli Zulù, in Etiopia, dovunque, ma per il bene delle anime, e prima di tutto dell’anima mia, mi esonerino, mi esonerino.
Al momento attuale può essere che questa mia le dia dispiacere – ora che più che mai il suo cuore paterno è trafitto da tante prove, ma non posso vedere andare le anime alla perdizione per me, e stare in silenzio.
Tutte queste preghiere anche degli anni passati per me furono sempre questione di coscienza.
Tutto suo nel Signore
Don V. Cimatti, sales.