1246 ricaldone |
1246 /Ricaldone Pietro / 1934-4-17 /
1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani |
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Miyazaki, 17 aprile 1934
Rev. mo Sig. Don Ricaldone,1
[……………….]
Testo
La S. Sede esige la documentazione di tutto ciò che la Società salesiana si attribuisce in proprietà. Quindi bisogna specificare e documentare ove sia possibile, tutto quello che è titolo di proprietà da parte nostra.
Risposta:
Fonti da cui desumere molto del materiale:
a) Varie relazioni di Don Cimatti al riguardo fatte ai Superiori
b) Rendiconti annuali alla S. Sede (di cui c’è copia presso i Superiori)
c) " amministrativi annuali " "
Donazioni alla Congregazione di beni esistenti nella Visitatoria giapponese
I Superiori permisero al Sig. Don Torquinst di disporre del suo denaro per compere di terreni a favore della Congregazione in Giappone, che sono Oita e Beppu. Sorti dei dubbi sulle precise intenzioni del donatore provocai lettera così concepita in data 5 aprile 1932: “Intenzioni mie. Quello che ho dato per Beppu e Oita è dono alla nostra Congregazione”. E soggiunge: “Per adesso sia nostro, e quando si dividano i poteri, la missione pagherà e darà in compenso qualche cosa, come qui in India ci hanno dato il magnifico Santuario di Bandell invece di Tanjore”. E Don Cimatti scriveva ai Superiori: “In pratica la Missione non potrà né dare né pagare… e che quanto è ora della Congregazione, maneggiato uso missionario, sarà reclamato da Propaganda”.
Penso così anche ora, se devo arguire da pratiche analoghe ancor pendenti qui in Giappone.
Il Sig. Don Torquinst inviò in data 11/12/1930 ¥ 31.600 di cui utilizzabili per la missione, secondo distinta data dal medesimo e ¥ 15.000 per il contratto della casa di Beppu per le Figlie di Maria Ausiliatrice e la loro casa di Miyazaki (per quest’ultima ¥ 4.000).
Per l’acquisto del terreno di Oita e Beppu diede allora (incluse nella somma sopraindicata) una prima rata di ¥ 3.000 per Oita e ¥ 3.000 per Beppu, e ¥ 500 per spese contratto. Poi al 27/6/32 inviò ¥ 2.500 per spese contratto terreno suore (aumentati a oltre ¥ 1.000) e il resto come saldo delle sue promesse pel terreno di Oita. Era succeduto il momento della crisi e non poté che soddisfare in parte alle sue promesse: ma il Sig. Don Torquinst non poteva fare di più.
Concludendo, in pratica per i terreni di Oita e Beppu che il Sig. Don Torquinst donò alla Congregazione offerse la somma di circa ¥ 8.000, cui aggiungendo la somma che aveva offerto per i Coreani a Oita di ¥ 1.500 (e che fui da lui autorizzato per scopo diverso) abbiamo un totale di ¥ 9500: pensando ad offerte varie che brevi manu fece alla missione (intuitu missionis o Congregationis?) si può valutare a ¥ 300.
La compera del terreno di Oita è valutata a ¥ 11.500 di cui furono pagati nel 1931 ¥ 7.500 ed il rimanente all’interesse dell’8% deve pagarsi entro il dicembre 1935.
Il terreno di Beppu è valutato a ¥ 18.500 di cui furono pagati nel 1931 ¥ 7.482,82. Il rimanente cogli interessi è da pagarsi entro febbraio 1936.
La Missione trovandosi nella necessità, come spiegai in altri tempi ai Reverendi Superiori, di dar inizio alle sue opere, per la compera di questi terreni e per le opere, fece un prestito che diede modo di iniziare nelle forme indicate la compera dei terreni di Oita e di Beppu e di iniziare pure le opere.
Questi prestiti, le offerte dei benefattori, i risparmi sui sussidi annuali di propaganda diedero modo di iniziare tutte queste cose, che capitate nel momento della crisi, gettarono la missione in un vero pelago, da cui però la Provvidenza ci ha maternamente aiutati a trarci fuori, e pian piano speriamo di far fronte agli impegni assunti.
Certo che ci viene a costare ben salato quanto si poteva più tardi ottenere con assai meno. Ma nessuno poteva prevedere il futuro. D’altra parte Don Cimatti doveva preparare il lavoro al personale, che si sperava avere più abbondante, e soprattutto Don Cimatti non pratico di amministrazione, purtroppo fece quel che fece…
Ecco la realtà della donazione fatta dal Sig. Don Torquinst – pensiamo la cifra tonda al cambio di allora. Un capitale circa di 100.000 lire ital. e che finiti di pagare non saranno meno di Lire 500.000. Non parlo delle costruzioni, ecc. sopra elevatevi e di tutte le altre spese inerenti alle medesime. Chi ha sopportato questo peso? La Missione o la Congregazione? Per me propendo a pensare che sia la Missione, ed è difficile (non impossibile) fare un calcolo esatto.
Come dissi in principio, a Torino i Rev. Superiori hanno tutti i dati per poter fare, se credono, questo calcolo e questa distinzione. Francamente non mi sento di fare io queste cose.
Da tempo e ripetutamente supplicai i Superiori a rispondere come dovevo regolarmi per non venire appunto a queste conclusioni, ma non riuscii ad avere risposta e a chiarire il mio pensiero.
Il cambio attuale porta che tali somme si possano considerare in relazione alla moneta italiana come dimezzate, ma non credo che questo modifichi di molto la situazione del problema.
La ragione dei miei precedenti richiami era pure determinata dal fatto della posizione dei terreni, come si può arguire per Oita dalle carte unite e per Beppu dalla ristrettezza del terreno, che sembra improprio allo sviluppo di un’opera propriamente detta salesiana. Ad ogni modo per Beppu i Superiori hanno in mano proposte concrete (Santuario Maria Aus. – casa di salute) e il nostro Don Escursell, colle debite autorizzazioni ha fatto dono alla Congregazione di una lista di terreno annesso a quello già comprato, che ne aumenta un poco l’area. Non risolvendo però il problema di una fondazione schiettamente salesiana, salvo non si volesse pensare che il Superiore della Missione affidasse alla Congregazione salesiana in questo terreno una parrocchia.
Il 17 Febbraio 1933 si fece acquisto per ¥ 2.500 di circa 350 mq di terreno con due case e 4 baracche che Don Escursell “usando parte della legittima paterna comprò e che intende donare in PERPETUO e senza gravame di sorta alla Congregazione Salesiana a cui appartiene, affinché i Superiori lo destinino a ciò che secondo loro sarà per la maggior gloria di Dio” (Come da lettera di Don Escursell al Visitatore in data 29/2/1934).
Dal rendiconto di quest’anno risulterà quanto la Missione ha aiutato per l’erezione della Cappella e trasformazione delle baracche in piccolo salone. Per aggiustare case si usarono ¥ 600, fondo per l’erigenda chiesa e la missione diede ¥ 50.
Lavoro dei confratelli
Non saprei che cosa notare. Fino a che non fu istituito lo studentato filosofico (1930) i confratelli lavorarono ed anche attualmente lavorano – penso – intuitu missionis, ed anche quei pochi che facevano scuola e fanno scuola ai nostri, sono missionari, che sottraendo lavoro alla missione, si sacrificano per la formazione dei futuri missionari. Ad ogni modo dal catalogo risulta quanti lavorarono e lavorano in questo campo – che forse può considerarsi della Congregazione. Non saprei davvero che calcolo fare e che cosa dire al riguardo.
In pratica la Missione per la fondazione di Tokyo (Mikawajima) si è privata di tre confratelli (due missionari e uno studente in tirocinio) e all’aprirsi della Scuola Don Bosco pure a Tokyo dovrà fare non minori sacrifici.
Le somme somministrate dai Rev. Superiori non intuitu missionis sono note meglio di quanto possa conoscere il sottoscritto; come pure quanto i Superiori hanno fatto finora per la fondazione e sostegno della Missione qua tale.
Inoltre la missione si è privata per un anno del confr. Don Margiaria per la raccolta di elemosine che sono andate tutte a beneficio della nuova fondazione di Tokyo.
Elemosine fatte a confratelli non intuitu missionis, beni personali dei confratelli, eredità, ecc. ecc.
Al sottoscritto non consta nulla al riguardo (salvo la dichiarazione acclusa di Don Escursell). Non mi consta di testamenti speciali e eredità, nel senso richiesto. All’arrivo in missione qualche confratello diede al Superiore un elenco di oggetti religiosi (pianeta, calice et similia) che considerati come ricordi di famiglia domandava che fossero considerati come proprietà individuale.
Se delle proprietà della missione la congregazione ha invertito qualche capitale (lavoro dei confratelli, loro mantenimento, viaggi, studi dei missionari), eredità, [do]nazioni fatte non intuitu missionis, ecc. bisogna specificarlo.
Anche a questo punto non saprei che rispondere. Che a me consti le offerte ricevute per la Congregazione in Giappone sono quelle indicate (Torquinst e Escursell) e la quotazione annua del Capitolo superiore per lo studentato filosofico. Penso che i dati che hanno i Superiori e quelli indicati stiano a dimostrare che tali somme, non furono e non sono sufficienti agli scopi per cui dovevano servire.
Così pure si deve indicare ogni somma od elemosina ecc. data dalla S. Sede o ricevuta intuitu missionis, che fosse invertita in qualcuna delle proprietà della congregazione.
Che a me risulti consta solo che la Santa Sede diede dietro richiesta di Don Margiaria Lire 20.000 per le opere della buona stampa (Scuola di Oita), che ho devoluto per la compra del terreno di Tokyo, pensando che quella fosse la vera intenzione. Tutte le altre offerte della S. Sede furono intuitu missionis, e furono e sono per quanti abitano in Giappone, alle dipendenze della missione e per le opere da noi sostenute. Quindi se la scuola filosofica nostra è considerata dai Superiori come casa della Congregazione (nel 1933 lo studentato di Takanabe era l’unica casa salesiana giuridicamente riconosciuta – ora non esiste più – a meno che sia riconosciuta come tale quella trasportata a Miyazaki – come pure se sono considerati alla dipendenza della Congregazione gli studenti teologi del Giappone ad Hong Kong – non parlo poi di quella di Tokyo-Mikawajima che è sostenuta un po’ da tutti) bisognerà fare i calcoli e determinare quanto vicendevolmente missione e congregazione e viceversa siano tra loro debitrici e creditrici. Penso che il credito stia da parte della Missione.
Che se poi la Congregazione intende di tener conto delle spese di impianto della missione dai suoi inizi e per le successive spedizioni, Don Cimatti non ha certo i dati di fatto per determinare tali cifre – che non mi pare però ragionevole domandare alla missione.
Dei capitali di cui non si potesse specificare il valore si darà un valore approssimativo (per es. lavoro dei confratelli, mobili, arredamento di chiese, ecc.).
Tutto quello che sapevo dire mi pare di averlo accennato? Se può servire: vivendo conforme alla vera povertà salesiana, al momento attuale, il mantenimento minimo ordinario di un confratello si può valutare ad uno Yen al giorno.
Altre notizie di cui certo un calcolo bisognerebbe che tenga conto, è che la missione, con denaro proprio ha dall’inizio a tutt’oggi acquistato dalla SEI (penso che c’entri anche la Congregazione) materiale vario per circa Lire 60.000 di cui restano a pagare Lire 30. È denaro che rientra, penso.
Il Centro di propaganda salesiana concede sussidi per gli articoli che si pubblicano e che si inviano dai missionari. La contabilità dell’azienda sa meglio di me quanto fu elargito ai confratelli scriventi. Se si tratta non di un regalo, nel conteggio si può tenere conto anche di questo.
Da anni fu impiantata in Giappone l’Opera del S. Cuore. Fino all’ultimo anno di vita del compianto Don Rinaldi si ebbe l’autorizzazione di tenere il ricavo per aiutare la missione. (Si può valutare dall’inizio alla scadenza del permesso a meno di Lire 5.000). Da allora al momento attuale le offerte vengono spedite direttamente all’Opera.
Quanto alle offerte dei cooperatori è da notare che l’organizzazione è ancora agli inizi e che la massima parte di essi è in corrispondenza con la tipografia, ma non si ricevono grandi offerte; quelli che sono a Tokyo offrono per Mikawajima che è considerata fin dal principio come opera salesiana.
Altri ricevono il Bollettino salesiano direttamente da Torino, ed è probabile che inviino direttamente a Torino le loro offerte.
Non è chiara per me la questione delle elemosine delle Messe. Ad ogni modo, per questo, come per problemi di cui non so dare i dati, i Superiori possono chiaramente vederli elencati nei rendiconti amministrativi della S. Sede e della Congregazione di cui hanno copia, e se loro non è possibile fare tale lavoro, abbiano la bontà di inviare chiari quesiti a forma di questionario, cui [mi] farò premura di rispondere.
Le stesse norme devono seguirsi per quanto riguarda i beni delle Figlie di M. A. in relazione alla missione.
Attualmente le Figlie di Maria A. avendo acquistato per loro conto le proprietà che potevano loro convenire, hanno amministrazione propria, e fortunatamente essendosi fatto questo relativamente subito – pur la missione avendoci rimesso assai, assai, è ora affare finito e non se ne parli più.
Mi auguro che per la regolarizzazione della questione proprietà missione e congregazione si possa addivenire presto ad un modus componendi, che salvaguardando i diritti dei singoli, con giustizia e carità, risolva anche per il futuro e specialmente per il futuro, tutte le questioni.
Penso di aver adempiuto il desiderio dei Superiori, che espresso in forma tanto schematica, per me, ignaro di queste cose, riuscì davvero impacciato nell’esecuzione. In ogni modo non manca ai Superiori il potere domandare, rettificare, correggere, perché non mancano loro gli elementi per poterlo fare. E sarà per me un vero piacere poter soddisfare ai loro legittimi desideri, ma sarà per me la massima consolazione quando potrò essere esonerato da questo lavoro che non è davvero pane per i miei denti.
Mi raccomando alle sue preghiere e mentre le assicuro fraterno contraccambio mi professo
Obbedientissimo
Don Vincenzo Cimatti, sales.
Visitatore
P.S. - Ho inviato a parte all’Economo Generale quanto si riferisce alla nuova proprietà di Tokyo, per ora inscritta nell’ente giuridico della Missione di Tokyo. I terreni di Oita e Beppu sono intestati ai missionari in attesa di essere messi nell’ente morale giurid. della Società, che dietro determinazione è in via di essere formato.
Esiste ancora un terreno di oltre un ettaro in zona di Takanabe, in cui inizialmente si aveva intenzione di costruire lo studentato filosofico. Non piacque al Sig. Don Torquinst e rimase là. È della missione? È della Congregazione? In pratica fu comprato coi soldi della missione, pur non essendo mancate piccole offerte intuitu studentato avendo allora Don Cimatti battuto la gran cassa pro studentato, ma furono offerte insignificanti. Quid dicere?
1 Di questa lettera manca la parte introduttiva. Si riporta qui come si è trovata presso l’ACS.