1564 ricaldone |
1564 / Ricaldone Pietro / 1935-12-17 /
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1.1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani |
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Miyazaki, 17 dicembre 1935
Rev.mo ed am.mo Sig. Don Ricaldone,
La presente è accompagnatoria del carissimo Don Edmondo Lucioni. Come le scrissi viene per vedere di salvare l’anima fuorviata di suo fratello, votato inesorabilmente, per un cancro, alla morte – contemporaneamente per trovare un po’ di pace e decidere definitivamente per il suo avvenire spirituale – e se i Superiori lo permetteranno per un po’ di riposo di cui ha davvero bisogno, e se crederanno opportuno anche per un po’ di propaganda missionaria. Non avendo avuto tempo di preavvisare i Superiori, mi valgo delle disposizioni del regolamento per concedere la temporanea venuta (come già scrissi). Il confratello desidera che esprima qualche cosa sulle difficoltà intime, che lo spinsero a scrivere in varie riprese ai Superiori sul suo disagio a trovarsi in missione. I Superiori conoscono quanto in passato Don Cimatti ha scritto – il confratello, meglio di me, potrà dire delle sue presenti difficoltà. È un buon confratello, che desidera assai di lavorare per l’apostolato stampa e per le Opere di carità – e ha lavorato assai, dissodando terreni difficili e sterili – disgraziatamente non ha potuto avere a fianco sempre chi ne comprendesse a pieno lo spirito di lavoro e sacrificio e che resistesse in tale sorta di lavoro; bisogna anche dire che certe estrinseche di lavoro fatte a puntino od esclusive come egli desidera, hanno reso pesante la permanenza con lui – per cui il confratello si è fatta forse la persuasione di non essere chiamato alla vita di comunità – questo forse la fonte delle sue ansietà spirituali – tanto più ora che si trova in vere difficoltà per realizzare la vita comune.
Spero che il confratello verserà a pieno e chiaramente il suo cuore in quello paterno dei Superiori, e che i Superiori nel nome di Dio gli diranno la parola decisiva. Don Cimatti si augura che dopo questa il confratello possa attendere con vero frutto spirituale alla sua santificazione e alla santificazione delle migliaia di anime che gli sono affidate.
Le condizioni di lavoro di apostolato vero (missionario vagante) in cui si è trovato può anche darsi siano in parte causa di tale disagio spirituale. Era d’altra parte necessità di lavoro; tentativi di esperimenti del genere a cui il confratello che sente assai la stanchezza, non digerisce bene e risente assai gli incessanti cambiamenti climatici, e tutto questo influisce non poco su tutta la vita del confratello.
Tutto questo dico per espresso desiderio del confratello e per aiutare i Superiori a fare tutto il bene possibile e materiale e spirituale a questa cara anima.
Tutto suo
Don V. Cimatti, sales.