1087 ricaldone |
1087 / Ricaldone Pietro / 1933-4-10 /
1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei Salesiani |
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Takanabe, 10 aprile 1933
Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,
Nuovamente buona Pasqua con tutte le benedizioni spirituali e materiali per Lei, per l’anima sua e per la Congregazione. Come a Lei, a tutti gli amatissimi Superiori. Lo scopo della presente è il solito ritorno mensile sulle mie cose.
Salute: optime in omnibus. Comincia il caldo e con esso le solite croci di prurito, ecc. Ma finora nulla di specifico. Ma alle volte i nervi vorrebbero esplodere…
Studio e lavoro. Al solito. Ne ho bisogno in tutti i sensi e certo il tempo vola ed è difficile consolidarsi e negli studi e nel giapponese, che parlo e scrivo da farmi capire, ma non certo bene.
Pratiche di pietà: regolari, come pure la frequenza ai Ss. Sacramenti. Sono la forza. Sto continuando il lavoro particolare sul S. Breviario ma purtroppo in tutte le pratiche sono ancora molto lontano dalla perfezione, pur non venendo mai meno la buona volontà.
Regole e Ss. Voti: regolare. Viene anche regolarizzandosi la calma del corpo. È proprio vero che Don Cimatti invecchiando diventa più sensibile ed eccitabile. Ah, habemus thesaurum in vasis fictilibus! Preghi affinché il Signore mi liberi e mi difenda dalle basse voglie e stupidi desideri.
Relazioni coi confratelli: ottime in tutto. Sento alle volte il peso di lunghe conversazioni con cari confratelli, mentre potrebbero spicciarsi le cose in quattro parole. Penso allora alle udienze di Don Bosco, e dell’attuale Rettor Maggiore. Mi pare di essere “in bonis” con tutti.
Le cose notevoli del mese più che in me sono negli altri, e comincio dal Sud.
Miyakonojo. Bene in omnibus. Don Tanguy si stanca nei viaggi di apostolato pel suo gregge che va aumentando. Sono tranquillo per loro, pur dovendo alle volte i confratelli rimanere o senza Messa o comunione, quando non possono andare a Tano o il prete di Tano non può scendere a Miyakonojo. Oh, quando sarò Papa, permetterò anche ai chierici religiosi missionari di poter fare da sé “in necessitatibus” la s. Comunione. Per me la vedo così naturale! Mah! Non sono ancora Papa.
Tano: non va, non va. Le accludo la lettera che mi scrive il povero Don Cecchetti di cui già le avevo parlato. Non posso indurlo a studiare il giapponese e quindi… Dice che è ammalato, e quindi scoraggiato, non si sa come iniettargli forza fisica e più morale. Lamenta mali di testa continui, ecc. ecc. e insomma, è nelle condizioni indicate in lettera.
Scriverà anche lui. Gli ho scritto che Don Cimatti per principio non inizia pratiche per il ritorno, perché siamo venuti per non ritornare. Ad ogni modo, l’unica soluzione per me è:
o un pronto ritorno – è ammalato e il Giappone col suo clima lo eccita sempre più,
o metterlo tra i chierici italiani allo studentato, togliendolo dal lavoro – ma non credo che ne guadagnerebbe la formazione dei nostri. Lei sa meglio di me gli antecedenti di questo buon confratello… e basta. Francamente sto per la prima soluzione.
Ho ritirato a Tano pure per necessità il povero Maccario, che di tanto in tanto ha dei momenti impossibili di nevrastenia che lo fanno in pratica andare fuori di sé nei modi, nelle parole. Ha scritto anche lui da tempo a Lei.
Amat.mo Sig. Don Ricaldone, cogli ammalati tipo precedenti ci vuole il medico. Per me francamente non so come fare. Si perde un tempo immenso e non si conclude. Sono poi anche ammalati spirituali ed allora, in vita di Missione, è ancor più difficile la cura. Mi suggerisca ed aiuti.
Il Ch. Bernardi che è anche a Tano ha i suoi momenti… E non guadagna certo. Ah, mi dica come devo fare, come devo fare.
Miyazaki: Don Cavoli è stanco, stanco e mi ha domandato un anno di riposo. Carattere forte, nervoso, accresciuto ora dalla stanchezza, rende la vita ai confratelli pesante. Il vero riposo per lui sarebbe l’Italia ove potrebbe fare un po’ di propaganda per le opere della missione.
Quest’anno gli scade il triennio di direttorato, ed è bene cambiarlo da Miyazaki. Se Lei non crede opportuno il riposo in Patria – penserei metterlo confessore al Piccolo Seminario – ma creda, che per guarirlo bene di corpo e di spirito, Torino è il miglior rimedio.
Veda, amat.mo Padre, Don Cavoli, Don Cecchetti, Don Lucioni non furono nostri ab unguibus, e un bagno salesiano specialmente a costoro, lo ritengo una necessità più che per gli altri che sono nati, mi lasci dire, in Congregazione.
Takanabe: nulla di nuovo. Don Lucioni abbastanza calmo e al lavoro, ma… non ha il cuore in missione.
Oita: benino. Attendo la soluzione pel ch. B. di cui scrissi. È ammalato in tutti i sensi: ma prega prega prega. Nuovi giovani operai 5.
Beppu: niente di nuovo.
Nakatsu: temo per la salute di Don Carò. Non sono entrati ancora tutti, ma spero di toccare la decina di nuovi (1 da Tano, 1 da Miyazaki, 1 da Fukuoka, 5 da Nagasaki – di altri sono in corso le pratiche). Non si sa più dove metterli. A settembre spero sarà finita la costruzione del nuovo Seminario.
Eccole le nostre miseriuole. Come vede, non dipendono da cattiveria, ma da malattia, che se curata in fretta, può salvare dei confratelli dalla morte spirituale. Che vuole? Per i nervosi il Giappone è la tomba materiale e più spirituale. Gli altri missionari in pratica danno congedi o per la patria o per altri lidi e climi, e subito. Vari ritornano guariti, vari ritornarono e non si rialzarono più.
Espongo al Padre buono le condizioni dei suoi figli, ma Don Cecchetti, Don Lucioni, Maccario, B. sono purtroppo ammalati in tutti i sensi – si possono trovare dei calmanti, ma cura radicale Don Cimatti non ne trova. Mi venga in aiuto anche in questo. Attendo pure dagli amati Superiori norme per lo studentato teologico – insisto per il personale necessario per il prossimo anno.
Don Margiaria mi scrive proponendomi come piano (e mi sembra che dacché è in ballo, balli) una corsa per la parte di Don Pittini, che non oppone difficoltà e puntare in Italia – dove anche ha da regolare questioni di proprietà. Così potrebbe parlare ai Superiori per il lavoro futuro salesiano in Giappone, fare provviste – e tornare con il personale.
Lei disponga per il bene. Pare che del bene spirituale ne compia e se anche non ne verrà un bene materiale diretto, ha campo a stringere relazioni preziose per l’avvenire.
Al momento non trovo altri argomenti notevoli e quindi non mi resta che buttarmi nelle sue braccia per implorare aiuto, consiglio e preghiere.
Ossequi ai carissimi Superiori e al Segretario e per me e per i miei le sue benedizioni.
Suo aff.mo
Don V. Cimatti