592 rinaldi


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1.1 592 /Rinaldi Filippo BS / 1930-6-8 /

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a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Don Bosco glorificato in Giappone1


Miyazaki, 8 giugno 1930

Amatissimo Padre,


Al chiudersi dell’anniversario delle date indimenticabili della glorificazione del nostro Don Bosco a Roma e a Torino, i suoi lontani figli del Giappone vollero incastonare l’ultima gemma alla corona di festeggiamenti celebratisi in ogni parte del mondo.

Lo slancio devoto dei Confratelli, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei cristiani e dei pagani stessi nel preparare, nell’attuare e svolgere il programma delle feste; il risveglio dello spirito di vita cristiana suscitato nelle anime; l’ammirazione verso Don Bosco che, presentato ai pagani come moderno educatore, polarizzò verso di lui come per incanto pensieri, affetti, simpatie e desiderio di conoscere il suo sistema; ecco le principali caratteristiche delle nostre manifestazioni.

Don Bosco apostolo dell’Eucaristia e della divozione a Maria A. attirò davvero, e nei tridui e specialmente nel giorno della festa, le anime a sé, soprattutto le anime giovanili, inviandoci in questo periodo delle feste buone vocazioni ed anche poveri fanciulli abbandonati, per cui fummo costretti ad iniziare un rudimentale tipo di orfanotrofio, nell’attesa che la Provvidenza ci invii i mezzi per far fronte a molte altre richieste; e ci diede anche l’occasione di battezzare alcuni adulti.

Giornali e riviste parlarono ampiamente di Don Bosco. È di questi giorni la pubblicazione della vita di lui ornata di belle illustrazioni, la pubblicazione dell’opuscoletto sul Sistema preventivo, distribuito a tutti gli insegnanti delle principali scuole dell’Impero.

Le autorità politiche, civili, militari e scolastiche delle nostre varie residenze, dalla lettura della vita ammirati di Don Bosco, vollero onorarlo con la loro presenza e, pur non comprendendo a fondo il lavoro della santità, testimoniare in quanto conto tengano coloro che si sacrificano per la gioventù.

Il problema dell’educazione in Giappone è al momento attuale uno dei più vitali2. Ed è bello vedere la buona volontà dei Giapponesi che per il bene della loro nazione, per l’amore intenso alla loro gioventù si avvicinano, e studiano, e ammirano chi viene loro presentando come una gemma fulgida, come un gran maestro nell’arte educativa.

Anche la più alta dignità ecclesiastica del Giappone nella persona del Delegato Apostolico Mons. Giardini, con la sua presenza volle testimoniare la sua devozione al nostro Beato e l’affetto verso la famiglia salesiana, e, come si espresse: “volle santamente vendicarsi di non aver potuto presenziare le feste di Roma e Torino, pregustando ora spiritualmente, quanto non poté attuare prima”.

Anche il Clero giapponese ebbe la sua rappresentanza alle feste di Don Bosco nella persona del Padre Totsuka,3 giovane sacerdote che parlò da pari suo e con affetto filiale del nostro Beato, educatore cristiano e dei mirabili rapporti fra la religione e l’educazione.

Inviarono pure la cordiale adesione alle nostre feste la R. Ambasciata italiana, il R. Console di Kobe, e i vari ordini religiosi, specialmente i buoni francescani di Kagoshima con gradita rappresentanza.

Le feste ebbero principio a Beppu con una riuscita serata di musica e discorso commemorativo su Don Bosco nel massimo salone della città, presente anche il Barone Confalonieri, segretario della R. Ambasciata d’Italia. In seguito a Miyazaki, a Oita e a Nakatsu si susseguirono solenni le manifestazioni religiose fatte col massimo splendore possibile: nei saloni delle città si tennero commemorazioni e concerti che diedero modo di fare ottima propaganda missionaria e salesiana: alle modeste agapi fraterne convenne quanto di più eletto poteva trovarsi nel campo politico, civile, militare ed educativo.

Si ebbe così una presentazione di idee cristiane attraverso a discorsi, a giornali e a foglietti: la presentazione al pubblico dei missionari, dei nostri chierici, delle Figlie di Maria Aus. e dei nostri cristiani che cantarono, suonarono inneggiando a Don Bosco, il quale fra i fiori, addobbi e luci, sorrideva benedicente al buon popolo giapponese.

Possa presto, anche per la modesta opera nostra, propagarsi per tutto il Giappone lo spirito cristiano emanante dal sistema di Don Bosco, e ci ottenga il Signore di mantenerlo vivo, ardente ed operoso nel nostro apostolato.


Don Vincenzo Cimatti




1 Alla lettera dal Bollettino sales. Novembre 1930. Manca il manoscritto originale.

2 La diffusione delle idee socialiste e bolsceviche, la poca o nessuna presa che le idee religiose tradizionali fanno sulla popolazione scolastica media e universitaria, le idee scientifiche e filosofiche (dal darvinismo più banale, all’Emilio e al Contratto sociale del Rousseau), gli studi di molti sulle origini del Giappone con metodi rigorosamente scientifici, danno all’intonazione generale dell’educazione un qualcosa di ben difficile a spiegarsi, movimenti irregolari, scosse, fremiti analoghi a quelli scismici che turbano di tanto in tanto questa nazione, e che possono preludere o a cataclismi formidabili o a lenti assestamenti. Auguriamoci questi ultimi solamente! (Nota di Don Cimatti).

3 È interessante la vocazione di questo giovane prete: compiuti i suoi studi di medicina all’Università, è inviato a Parigi dal Governo giapponese per perfezionarsi negli studi, accoglie con gioia la voce del Signore che lo chiama allo stato ecclesiastico, è ordinato sacerdote a Parigi e ritorna in patria zelante missionario, diventando più che medico di corpi, medico di innumerevoli anime. (Nota di Don Cimatti).