1249 ricaldone


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1249 /Ricaldone Pietro / 1934-4-28 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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28 aprile 1934

Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Viva Don Bosco! Ho seguito col pensiero, colla preghiera speciale le solennità che a detta di quanti hanno notizie e dalle prime notizie che arrivano dai giornali, hanno davvero dell’incredibile.

A Domino factum est istud… Deo gratias! Lontani come siamo e pochi non abbiamo potuto sentire nulla; la radio fu muta per noi. Ma penso che fu potente l’onda di affetto e di preghiera che salì fino al cielo. Fine del mese. Mio rendiconto:

Salute: buona. Di tanto in tanto estrema sensibilità corporale.

Lavoro: vorrei e potrei fare di più, e farei certo di più se non dovessi fare quanto ho da fare. La superiorità è la mia morte materiale e spirituale (salvo quanto mi dice lo spirito di fede).

Regole: non trovo cose speciali. Solite lotte col mio io e colla mia sensibilità.

Pietà: tento di fare tutto e meglio che so.

Carità: piena con tutti.

Cose nostre: salute dei confratelli: in generale bene – molti nervosi. Filippa migliora.

Lavoro: mi pare si faccia quello che si può da tutti. Desidererei in vari più zelo e più lavoro alla salesiana.

Casi tipici: di cui non riesco ad avere risposta dai Superiori (ma fu immenso l’attuale loro lavoro) cioè come fare per il coad. Fogliani che domanda di essere chierico – e coad. Maccario che deve fare i voti perpetui (ha già fatto due volte i triennali); e siamo molto in dubbio per l’ammissione. Per me l’uno e l’altro sono ammalati autentici… Ma quid dicam? Quid faciam? Ah, il Giappone come sarà fatale per i nervosi.

Opere: riunioni giovanili benino dappertutto. All’Ospizio oltre 60 ricoverati, di cui 36 orfanelli.

Asilo Oita: 35. Nakatsu vivaio vocazioni 12. Nuovi entrati in Seminario l4 (siamo a 36). Tipografia al solito.

Attendiamo da Don Bosco la grazia per Tokyo, cioè l’aiuto finanziario promesso per la costruzione. Urge che i Superiori diano risposte, direttive.

Le pratiche prescritte sono a Torino.

Ed ora, amatissimo Sig. Don Ricaldone, una viva preghiera che nella festa, di Don Bosco (26 Aprile), assodata da tempo, studiata e meditata, dopo lunghe preghiere, oso presentarLe.

Non è retorica, né vano desiderio, né scoraggiamento, né altro. È per me una questione di realtà chiarissima di coscienza. Prego dunque con tutte le forze dell’anima mia a che i Superiori mi esonerino dalle autorità di cui fin ora fui investito.

Si assicurino che la mia attuale condizione è di ostacolo al bene spirituale dell’anima mia e di confratelli e delle opere tanto della missione che della Congregazione. Non mancano ottimi elementi (Don Tanguy, Don Piacenza, per citare alcuni dei migliori); ma tolgano Don Cimatti da questa inutile situazione, e gli permettano di lavorare come semplice gregario in qualsiasi luogo dove possa esserci improbo lavoro salesiano.

Presento la mia domanda per le mani di Don Bosco al mio Superiore, mosso unicamente da questo pensiero: “salvezza delle anime”. Più si ritarda non si fa che aggravare la situazione. Intendo presentare analoga domanda alla S. Sede (per il tramite dei Superiori se sono disposti ad appoggiarla o meglio se credono necessario il mio aiuto) alla chiusura dell’anno missionario.

Non pensi a cose speciali per me – sono sempre quello – ho pregato ed ho deciso col nostro Don Bosco questa preghiera che spero diventerà grazia efficace per tutti.

Mi benedica e mi creda come figlio:

Don V. Cimatti, sales.