gno consegnatole dopo l'omelia
da una ragazza del gruppo del
Vomero che, insieme ad altri gio-
vani, ha messo in scena il musical
«La collina del sogno» pensando
proprio di destinare il ricavato
delle rappresentazioni all'opera
di Lillina.
Ore 13,00: Il pranzo consumato
nell'allegria e nel clima di festa,
allegria sfociata poi nel momento
simpatico e tradizionale dello
scambio dei doni. Ad allietare tale
momento ci sono stati i giovani di
Don Rabolini che, con competenza
e bravura, ci hanno proposto alcu-
ni brani classici di Natale, coinvol-
gendo un po' tutti.
Erano con noi Don L'Arco con la
sua simpatia di sempre, Madre
Ispettrice Suor Liliana Berlingieri
che volentieri e affettuosamente
ha trascorso il pomeriggio con
noi , Don Gregorio Varrà, vicario
ispettoriale , con il saluto e la par-
tecipazione personale, sempre
tanto sentita, alla vita della Fami-
glia Salesiana tutta.
Ore 17,00: Partenza per il rien-
tro ai centri.
Il cuore gonfio, lo sguardo lumi-
noso, la gioia tanta, ma più di tutto
il grazie al Signore per quanto ci
ha donato in questa ricchissima
giornata è grande, grande.
Liana Cuozzo
TORINO
Ha poco più d i 20 mesi di vita e
già è pienamennte operante! Ma
cos'è questa ET? Beh, anzitutto,
non è niente di «Extra Terrestre»!
Vive e opera invece sul territorio
e si propone come cooperativa
che «educa» attraverso attività
specifiche per i minori in difficoltà
o, comunque, per ragazzi in una
azione dichiaratamente preventi-
va. Vi fanno parte giovani e adulti
- pagano una loro esigua quota
di sostegno - sono in stretta col-
laborazione con gli organi ammi-
nistrativi locali circoscrizionali e
comunali; aperta alla città e, in
teoria, anche a fuori città. Vuole
essere una risposta a tanti urgenti
appelli a intervenire per argina-
re, correggere, prevenire le tan-
te, troppe forme di devianza e di
TRA CRONACA E NOTIZIA
Don Giuseppe Celi è un anziano sacerdote che presta da
tanti anni (dal 1940 per l'esattezza) la sua opera presso l'Orato-
rio salesiano di Nizza Monferrato. Originario di Padova, risiede
in Piemonte dal 1923. Se ne parliamo è perché Don Celi è di-
ventato recentemente personaggio di un romanzo, nientemeno
che il fortunatissimo, attesissimo «Il pendolo di Foucault» di
Umberto Eco.
Come è noto, lo scrittore alessandrino ha ambientato in
una località «tra Langhe e Monferrato» alcuni capitoli del suo
best-seller. Eco racconta ad esempio che un protagonista del
romanzo da ragazzo passò gli anni della guerra sfollato tra le
colline del Monferrato; che frequentò l'oratorio salesiano di
quella località; che entrò a far parte della banda musicale del-
l'oratorio e che il sacerdote (che nel romanzo assume il nome
di Don Tico) gli volle far suonare il «genis», uno strumento
della famiglia dei bombardini, detto più propriamente flicor-
no in Mi. Uno strumento di accompagnamento, che non poteva
soddisfare il giovane, il quale voleva mettersi in mostra da-
vanti ad una certa ragazza del paese. Finalmente venne il
grande giorno del debutto con tromba solista, ma proprio
quel giorno la ragazza, che non mancava mai ai concerti della
banda, non venne. La rivincita giunse tempo dopo, quando
(ed è uno dei capitoli memorabili del libro) al funerale solen-
ne di alcuni partigiani, toccò proprio a lui eseguire il silenzio
fuori ordinanza.
Ora, l'episodio narrato da Eco è autentico, ed è successo
proprio all'autore, da ragazzo sfollato a Nizza dalla natia
Alessandria. L'oratorio salesiano è quello di Nizza, per am-
missione dello stesso Eco, e quel Don Tico altri non è che
Don Giuseppe Celi.
Ce lo conferma lo stesso sacerdote, che si ricorda benissi-
mo di quel ragazzo, già allora tanto promettente: «Eco Umber-
to, come me lo ricordo». Dice proprio così, Eco Umberto,
come si usava a scuola. «Era tra i più attivi, sempre presente
all'oratorio. Faceva parte dei giovani dell'Azione Cattolica. Era
intelligentissimo. Dopo che se ne andò da Nizza, veniva ancora
ogni tanto a trovarmi; come arrivava andava subito al posto
dove teniamo gli strumenti e si metteva a suonare. Era un ra-
gazzo molto creativo, bastava dargli due marionette e sapeva
tener avvinti i ragazzi per un intero pomeriggio».
disagio giovanile. Nessuna prete-
sa miracolistica, dunque, nei suoi
programmi, ma solo alcune inizia-
tive - secondo la capacità, le pos-
sibilità, le forze disponibili - per
offrire ai ragazzi che corrono tutti
i rischi della «strada», dell'abban-
dono e della emarginazione, un
dignitoso, piacevole, utile impie-
go del tempo libero. Sport, setti-
mane organizzate fuori città, corsi
di informatica, laboratori pre-
professionali ecc. sono alcune fra
le proposte già attuate o in pro-
getto. Il volontariato , maschile e
femminile, è essenziale. La Coo-
perativa ET (Educatori di Territo-
rio) si pone, dunque, fra le non
troppe proposte che la città ha a
disposizione per sorgere dal suo
tragico susseguirsi di situazioni
giovanili paurosamente negative.
Abituati a pronunciarla questa
espressione «Cooperativa ET».
Può darsi che una volta o l'altra
venga voglia pure a te di saperne
di più e, se mai, di farne parte: sa-
rebbe una forza in più per dare
piena attuazione al suo impegnati-
vo statuto!! (Cooperativa ET - Via
Cabolo 27 - 10129 Torino - Telefo-
no 588.335).
E .Z .
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