Bollettino_Salesiano_198903cooperatori


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ANN O 11 3 - N. 6 • 2• QUI NDICINA • 15 MARZO 1989
SPEDIZIONE IN AB BONAM ENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
SAN GIOVANNI BOSCO «PADRE E MAESTRO DELLA GIOVENTÙ»
San Giovanni Bosco è «Padre e maestro della gioventù». Lo ha procla-
mato, «in virtù della potestà apostolica», Giovanni Paolo II nella lettera
indirizzata al Rettore Maggiore dei Salesiani, Don Egidio Viganò, a
conclusione delle commemorazioni per il centenario della morte del Santo.
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~lio
ò
Bel:tor.e Maggiore
Soci~ta
ao.cesco di Sales
2/ 50
si sta per ·concludere l'anno centenario della
morte di San Giovanni Bosco, fondatore di code-
sta Società, ed il mio animo si apre a tanti ricor-
di e trae conforto rievocando i principali momen-
ti celebrativi, che l'hanno contrassegnato.
Numerosi sono stati gli incontri avuti con i
giovani alunni delle Opere Salesiane, provenienti
da ogni parte del mondo; ma soprattutto è vivo
nella memoria il pellegrinaggio che ho compiuto
ai Luoghi del vostro Fondatore, visitati con inten- ·
to pastaorale e con sentimenti di riconoscenza a
Dio, per aver donato alla Chiesa un educatore
tanto esimio. Già all'inizio di questo anno giubi-
lare Le ho indirizzato il carisma peculiare di Don
Bosco e dei suoi Figli e Figlie spirituali nell'arte
di formare i giovani, ed ho anche raccomandato
a tutti coloro che operano in mezzo alla gioventù
di seguire fedelmente le vie da lui tracciate, adat-
tandole alle esigenze ed alle caratteristiche del
nostro tempo.
I problemi della gioventù di oggi confermano,
infatti, la perdurante attualità dei criteri del me-
todo pedagogico, ideato da San Giovanni Bosco e
incentrato sull'importanza di evitare nei giovani
esperienze negative; di educare «in positivo» con
valide proposte ed esempi; di far leva sulla liber-
tà interiore di cui sono dotati; di stabilire con
essi rapporti di autentica familiarità; di stimolar-
ne le native capacità, basandosi su: la ragione, la
religione, l'amorevolezza (cfr. Lettera del 31 gen-
naio 1988, nn. 8, 10-12).
È mio desiderio che i frutti di questo anno
commemorativo perdurino a lungo sia in codesta
Famiglia Salesiana, sia nella Chiesa universale,
che in Don Bosco ha riconosciuto e riconosce un
insigne modello di apostolo dei giovani. Pertanto,
accogliendo anche il voto di numerosi Fratelli
nell'episcopato, dei Salesiani e delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, dei Cooperatori e degli Exallievi
e di tanti fedeli, in virtù della Potestà Apostolica
dichiaro e proclamo San Giovanni Bosco «Padre
e Maestro della Gioventù» («Iuventutis Pater et
Magister»), stabilendo che con tale titolo Egli sia
onorato ed invocato, specialmente da quanti si
riconoscono suoi Figli spirituali.
Confidando che questa mia decisione contri-
buisca a promuovere sempre maggiormente il
culto di questo caro Santo e susciti numerosi
imitatori del suo zelo di educatore, imparto a
Lei, ai suoi Confratelli e all'intera Famiglia Sale-
siana la propiziatrice Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, il 25 gennaio - memoria di San Francesco
di Sales - dell'anno 1989, undicesimo del mio Pontificato.

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LA CONSULTA MONDIALE RIUNITA AROMA
L un intenso clima di famiglia dal 17 al 21 gennaio
u.s. si è svolta a Roma, presso la Casa Generalizia dei
Salesiani, la 2• riunione della Consulta Mondiale del-
1'Associazione Cooperatori Salesiani (ACS), convocata
dal Rettor Maggiore Don Egidio Viganò, d'accordo
con il Consigliere per la Famiglia Salesiana Don Sergio
Cuevas Le6n.
Tra le proposte fatte in occasione della riunione
precedente (gennaio 1987), la prima richiedeva, ap-
punto, la celebrazione di un nuovo incontro della
Consulta per il gennaio 1989. Era importante fare una
verifica di questi due anni e valutare il cammino per-
corso per intensificare sia l'animazione sia le iniziative
formative e apostoliche del futuro .
Alla riunione erano presenti tutti i membri della
Consulta: Don Sergio Cuevas Le6n, Consigliere per la
Famiglia Salesiana; Don José Reinoso, Delegato gene-
rale sdb; Sr. Michelina Secco, Delegata FMA; Paolo
Santoni, Coordinatore generale; Jordi Terradell Segù,
Pedro Monsalve, Maria Teresa Martelli, Sergio Monel-
lo, Kenneth Greaney, Joseph Carlton Lazaro, Kabeya,
Ilinka Irsic, PierqTigelo Fabrini.
L'incontro affettuoso col Rettor Maggiore durante
i lavori della Consulta ha fornito anche motivi di rifles-
sione soprattutto per quanto riguarda la formazione
dei CC. che deve essere pensata secondo le idee di rin-
novamento e tenendo ben presenti quelli che sono gli
elementi più importanti: la vocazione battesimale, la
spiritualità di Don Bosco, la missione propria di Don
Bosco e la Chiesa particolare.
Il saluto del Consigliere per la Famiglia Salesiana,
Don Sergio Cuevas Le6n, ha centrato il significato del-
l'incontro imperniato sulla riflessione e sullo studio del
servizio, attraverso la revisione del cammino verso l'As-
sociazione, verso la Famiglia Salesiana e verso la Chiesa:
una sosta nell'itinerario da percorrere che permetta di
aprire prospettive sul futuro attraverso la costruzione di
un piano ampio, creativo, flessibile che faccia esprimere
la propria vocazione, si apra a nuove esperienze.
Le parole paterne che il Papa ha voluto rivolgere ai
Consultori durante l'udienza generale di mercoledì 18
gennaio sono state di incoraggiamento e di stimolo
per la crescita dell'Associazione.
Significativo è stato l'incontro, ricco di contenuti e
pervaso di semplicità salesiana, che i Consultori han-
no avuto, presso la Casa generalizia delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, con la Madre Generale delle FMA Ma-
dre Marinella Castagno e con la Vicaria Generale, Ma-
dre Maria del Pilar Let6n: un modo di ringraziare le
Madri per tutto quello che stanno facendo in favore
dei CC. e dell'Associazione, in particolare attraverso
l'azione animatrice delle Ispettrici, delle Direttrici e
delle Delegate.
I lavori della Consulta prevedevano 3 relazioni da
parte di ciascun Consultore: una relazione sullo svi-
luppo, sulle mète raggiunte, sulle difficoltà incontrate
e sulle prospettive nell'attuazione del programma
triennale 1987-1989; una seconda relazione circa lo
svolgimento operativo della funzione di animazione e
di coordinamento nell'ambito della propria regione;
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ed una terza circa le iniziative più significative svoltesi
per «Don Bosco 88».
I lavori della Consulta hanno tenuto presente due
avvenimenti importanti e significativi che incidono in
modo particolare sulla vita dell'Associazione: 1) il Si-
nodo sulla vocazione e missione dei laici (è uscito il
documento del Papa che dice cose molto appropriate
per l'Associazione); 2) l'Anno di grazia del centenario
di Don Bosco che è stato l'occasione di un risveglio di
tante energie latenti e del rilancio del nostro patrimo-
nio spirituale e apostolico.
Tra i temi particolari trattati durante i lavori sono
da ricordare le riflessioni e gli approfondimenti (alla
luce del regolamento di Vita Apostolica) riguardo al
ruolo della Consulta Mondiale nei confronti dei Consi-
gli ispettoriali e delle Conferenze nazionali, e al modo
di dinamicizzare il ruolo e la funzione del Consultore
nell'ambito della propria regione salesiana.
Gli incontri dei Consultori con i Consiglieri sdb del-
le rispettive regioni, attraverso un proficuo scambio di
vedute e di riflessioni, hanno completato opportuna-
mente, la visione d'insieme.
Le linee operative del programma di lavoro dei Con-
sultori nelle proprie regioni per il triennio 1989-1989l
sono le seguenti:
Linee operative della Consulta Mondiale ACS
per il triennio 1989-1991
Ogni membro della Consulta Mondiale ACS si impegna a svolgere la propria azione di
animazione e di coordinamento nei seguenti settori:
FORMAZIONE
- Sviluppare capillarmente la formazione iniziale e la formazione permanente dei
CC utilizzando ed adattando alla realtà culturale della propria regione i diversi sussidi
che sono stati elaborati e in parte anche già sperimentati nelle diverse realtà della Asso-
ciazione nel mondo.
PROMOZIONE DELLA SPIRITUALITÀ SECOLARE SALESIANA
- Approfondire a livello personale e comunitario la vita spirituale (anche attraverso lo
studio del RVA e del Commento allo stesso).
- Confrontare, comunicare e condividere questa dimensione spirituale con la propria
comunità di riferimento per un reciproco arricchimento, in modo tale che questa esperienza
spirituale si prolunghi nella dimensione apostolica quotidiana e tenda a sviluppare il cari-
sma salesiano interpretandolo in vista di un servizio alla Chiesa particolare.
PROMOZIONE VOCAZIONALE
- Sensibilizzare la Famiglia Salesiana nei confronti dei cooperatori per quanto riguar-
da la pastorale di insieme; e assicurare l'apporto concreto di servizio da parte dei CC.
SENSO DI APPARTENENZA ALLA ASSOCIAZIONE
- Far crescere e consolidare le stutture di animazione e di governo della Associazione.
- Insistere sulla necessità di una adeguata formazione dei dirigenti (facendo riferimen-
to ai diversi sussidi, e in particolare al nuovo manuale dirigenti).
- Sviluppare ai diversi livelli il senso di appartenenza e di corresponsabilità, che coin-
volge concretamente anche l'aspetto economico.
***
Ogni consultore provvederà a formulare, secondo la realtà Associativa, ecclesiale, cultu-
rale della propria Regione salesiana, un programma di lavoro per sè e per l'Associazione sul-
la base delle linee orientative suddette.
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TESTIMONIANZE
TERESA CEJUDO REDONDO giorni dopo l'entrata dei rossi,
mia sorella ottenne un salva-
Una Cooperatrice, mamma di famiglia: in corso la
concotto. Però siccome noi e
nostro padre non l'avevamo,
causa di martirio, insieme ai 32 Salesiani e 2 Figlie di pregammo Teresa che non ci
Maria Ausiliatrice che dettero la vita per «Cristo Re»
abbandonasse. Lei ci rispose
che preferiva fermarsi in carce-
re, e che la sorte di uno sarebbe
N acque a Pozo Blanco (Cor- la sua ultima confessione, la de- stata la sorte di tutti.
doba) il 15 ottobre 1890. Fece gli finisce: «Eccellente come sposa La sua condotta colà fu vera-
studi primari presso le Suore del- e come madre».
mente eroica: i parenti e i com-
la Concezione. Avendo perduto, La cugina, Monserrat, com pagni di prigione ricevevano
ancora molto giovane, la madre, pendia con un episodio la sua continuo conforto da lei, che
ed essendo la più grande, assunse carità: «A un signore di nome pur soffriva silenziosamente il
la conduzione della casa, inter- Mosè disse un giorno: "Se non dolore naturale di quella circo-
rompendo così la scuola. Il 29 siamo caricatevoli verrà un'eca- stanza e, soprattutto, la separa-
aprile 1925 si sposò con un archi- tombe. Dobbiamo dare ai pove- zione dai suoi cari.
tetto di Pozo Blanco, Don Gio- ri PANE e CATECHISMO"». Riferisce la cugina Araceli
vanni Battista Caballero, dal Durante il quinquennio re- Bosch che insegnava giaculato-
quale ebbe una figlia.
pubblicano, che precedette la rie ai carcerati. Come questa:
guerra civile, Donna Teresa fu
«Gesù sull'altare
Pane e catechismo
un'attivissima propagandista
dell'Azione cattolica. Sarà que-
sto il vero motivo della sua pri-
Gesù sulla Croce
Gesù dell'anima mia
mille volte Gesu».
La sua vita cristiano-apo-
stolica è impegnata nella parteci-
pazione attiva alle varie Associa-
zioni esistenti in città: Azione
cattolica, Conferenza di S. Vin-
cenzo dei Paoli, Cooperatori sa-
lesiani (fu una delle prime iscritte
appena i Salesiani vi fondarono
una Casa), Arciconfraternita di
gionia e morte.
Al sorgere del Movimento
nazionale, addolorata per le in-
famie commesse contro persone
ed edifici sacri, si confidava così
con alcuni familiari, come de-
pone nei processi sua sorella Pi-
lar: «Si spargerà molto sangue,
però trionferemo! Io mi sono
Confermando questo su at-
teggiamento esemplare in pri-
gione Don Antonio Cabrera,
suo Direttore spirituale, aggiun-
ge nella sua deposizione: «Di
fronte alla sua fortezza d'animo
si commosse persino uno dei
miliziani più duri».
Maria Ausiliatrice (di cui fu se- offerta al Signore come vitti- Condannata a morte
gretaria). In tutti questi gruppi ma». Il Signore accettò il suo
apostolici brillò per:
- lo zelo ardente;
- una profonda devozione
eucaristico-mariana;
- una carità generosa e na-
scosta, specie con i più bisognosi;
- bontà ed equilibrio, frutti di
un continuo lavorio interiore per
collaborare con la grazia divina.
generoso dono.
Nel carcere
Il 22 agosto 1936 - una set-
timana dopo che Pozo Blanco si
arrese all'esercito rosso - Don-
na Teresa fu jncarcerata, anche
Il 15 settembre un tribunale
fantoccio, formato da coloro
che «allegramente» lo costitui-
vano secondo la mentalità dei
governanti, la giudicava rea di
una serie di delitti insostenibili,
perché inesistenti: l'accusavano
di avere indossato una unifor-
me paramilittare (un «mono») e
Il suo parroco, Don Angel se avrebbe potuto salvarsi. Rac- imbracciato un fucile. Al che lei
Moreno, che ascoltò in carcere conta sua sorella Pilar: «Otto serenamente rispose: «Se mi ha
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TESTIMONIANZE
visto perché non mi ha disarma-
ta, avendone l'autorità?». La
debolezza di quelle accuse spin-
se il giudice a considerarla de-
gna di essere scarcerata.
Però, all'affermazione di Te-
resa che «non difendeva nè la
politica nè il capitale, ma sol-
tanto la dottrina di Gesù», colui
che faceva la parte dell'avvoca-
to difensore si limitò a dire che
non poteva salvare una signora
di idee contrarie al governo co-
stituito, socialista, anticattolico,
persecutore della Chiesa, dei
suoi tempii, ministri e fedeli.
(Che apologia, inconsciamente,
della causa dei martiri!).
Il verdetto, dopo questa di-
chiarazione, era logico: il «tri-
bunale popolare» firmava, quel
giorno, 18 pene di morte, tra
cui quella di Donna Teresa.
Prima dell'esecuzione della
sentenza andò a visitarla per l'ul-
tima volta sua cognata, France-
sca Caballero, anche lei in prigio-
ne. Con un sorriso sulle labbra,
pieno di dolcezza, le disse: «Hai
visto, madrina?», e le raccoman-
dò caldamente sua figlia. Queste
parole le sembrarono strane per-
ché, trattandosi della stessa cau-
sa, anche lei avrebbe dovuto esse-
re giustiziata; ma Teresa conti-
nuò, con molta sicurezza: «A te
no; non ti uccideranno, per i tuoi
figli». E così accadde, in effetti; e
la stessa Caballero potè raccon-
tarlo al Processo.
Un'altra sua cognata, Merce-
des, che qualche giorno prima
della sua morte andò in prigione
a salutarla con due sorelle e la fi-
glia, ci ha narrato nei dettagli la
scena dell'ultimo lacerante salu-
to. Abbracciò le due sorelle di-
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cendo: «Ci vedremo in Paradi-
so», poi fortemente la figlia che
ripeteva tra i singhiozzi: «Mam-
ma, voglio venire con te» e a cui,
commossa ma con fortezza
d'animo rispose: «Tu rimarrai
con le zie. Tutti ti vorranno be-
ne, anche questi miliziani che ci
attorniano. Tu hai la mamma
nel cielo». La figlia e tutti noi
piangevamo, lei, al contrario,
non versò una lagrima.
Giunti al cimitero volevano
bendarle gli occhi, ma Donna
Teresa replicò: «Non temo la
morte. Preferisco guardarla
faccia a faccia!» . Chiese anche
di essere fucilata l'ultima dei
18 condannati, per poterli
confortare tutti. Le sue ultime
parole furono: «Perdono, fra-
telli! W CRISTO RE!».
Quando la cugina Araceli an-
a prenderne la salma al cimi-
CINA: ASSISTENZA SALESIANA AI LEBBROSI
Roma (AIF) - A Coloane, Macao, una comunità di lebbrosi
viene seguita e aiutata da molti anni, dal salesiano Don Gaetano
Nicosia. E da qualche tempo, gli si è aperta la possibilità di un
contatto con altri salesiani cinesi a Tung Kun, nella Cina popolare,
a circa 200 Kin. dal posto di confine di Hong Kong.
Durante una visita fatta ai malati di lebbra nell'ospedale di
Tung Kum il 21 dicembre 1987, già promessa da una precedente
nell'agosto dello stesso anno, Don Gaetano ha potuto celebrare
l'Eucarestia e amministrare il Sacramento della Riconciliazio-
ne. I malati sono, infatti, in buon numero cattolici. «Una delle
più belle e commoventi Messe della mia vita - scrive il missio-
nario salesiano - . Per loro, la prima dopo 33 anni! Queste visi-
te, a questo e ad altri centri, si ripeteranno ancora». Ad aspet-
tare, al confine, Don Gaetano, c'era una macchina mandata dal
direttore dell'ospedale dei lebbrosi.
La fucilazione
In cammino verso il sacrificio
supremo, il 20 settembre (1936)
le sue parole di perdono desta-
rono l'ammirazione di tutti,
compagni e carnefici, per la for-
tezza cristiana dimostrata, tan-
to da fare esclamare - dice la
sorella Pilar - a un miliziano,
che lo avrebbe poi riferito alla
figlia: «È una donna ecceziona-
le. Che peccato! Se fosse stata
dalla nostra parte sarebbe
un'altra Vittoria Kent».
tero, la trovò scalza; e volendo
conservare una sua reliquia le
tolse il vestito. Notò che aveva
ricevuto due colpi: uno al petto
e uno all'addome. Sembrava -
dice - addormentata: il corpo
ben composto e il volto atteg-
giato ad un dolce sorriso.
I suoi resti mortali riposano
assieme a quelli del suo sposo,
assassinato anche lui, nel cimi-
tero cattolico di Pozo Bianco, e
già si parla di grazie straordina-
rie ottenute per intercessione di
Donna Teresa.
Manuel Lopez Jimenez

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TESTIMONIANZE
Medico indù consacra
la sua vita ai tribali
B angalore (Asia News). La
storia del dott. H. Sudarshan è
venuta alla ribalta dei giornali
indiani nell'aprile scorso, quan-
una brillante carriera in città e
da dieci anni vive con i tribali
«Soliga» del Karnataka (stato
indiano del sud con capitale
LE URGENZE ATTUALI DEL MONDO:
PERCHÉ VE NE STATE QUI TUTTO IL GIORNO OZIOSI?
Il significato fondamentale di questo Sinodo, e quindi il frutto
prezioso da esso desiderato, è l'ascolto da parte dei fedeli laici del-
l'appello di Cristo a lavorare nella sua vigna, a prendere parte vi-
va, consapevole e responsabile alla missione della Chiesa in que-
st'ora magnifica e drammatica della storia, nell'imminenza del ter-
zo millennio.
Situazioni nuove, sia ecclesiali sia sociali, economiche, politi-
che e culturali, reclamano oggi, con una forza del tutto particolare,
l'azione dei fedeli laici. Se il disimpegno è sempre stato inaccetta-
bile, il tempo presente lo rende ancora più colpevole. Non è lecito a
nessuno rimanere in ozio.
(Dal documento: «Christifideles laici»)
do questo medico è stato arre-
stato dalla polizia dello stato in-
diano del Karnataka, per aver
difeso un gruppo di tribali arre-
stati e torturati dalla polizia in
seguito ad un conflitto, per la
proprietà della terra, con colti-
vatori locali. Il procedimento
giudiziario a carico dei tribali e
del dottor Sudarshan si è poi ri-
solto in loro favore: il medico e
i suoi protetti sono stati liberati
e le locali autorità di polizia pu-
nite per le ingiustizie commesse.
H. Sudarshan è un giovane
medico che ha rinunziato ad
Bangalore). Nel 1981 il giovane
medico è stato raggiunto da due
amici che hanno deciso di con-
dividere la sua esperienza socia-
le-religiosa: è nata così la «Vive-
kananda Girijana Kalyana
Kendra» (società indù di assi-
stenza sociale che si ispira al
leader indù Vivekananda), che
con finanziamenti di amici in-
diani e tedeschi ha costruito un
piccolo ospedale (1 O letti) e un
sistema educativo originale, per
i tribali «Soliga» (circa 1.000
persone che vivono ai margm1
della società indiana).
Nessuno dei bambini dei So-
liga andava a scuola dieci anni
fa: ora, ogni «podus», piccolo
insediamento di tribali, ha la
sua scuoletta mentre gli alunni
più grandicelli vengono educati
al centro dei tribali, stabilito nel
villaggio BRB (Biligiri Rangana
Betta) ai piedi delle montagne
del Nilgiris, rinomato luogo tu-
ristico de Karnataka.
In questo centro hanno sede
le istituzioni iniziate per aiuta-
re i Soliga, ormai portate avan-
ti da vari amici di H. Sudar-
shan, che sul suo esempio dedi-
cano la vita o alcuni anni a
questa attività sociale. Lo sco-
po dell'associazione intitolata a
Vivekananda è di educare i tri-
bali, impedire che si disperda-
no e vadano a finire nelle ba-
raccopoli di Bangalore o di al-
tre città indiane, e che riacqui-
stino fiducia nella loro cultura,
integrandosi a poco a poco nel-
la società indiana.
Ecco quindi le scuole, l'atti-
vità economica di artigianato
(coltivazione e lavorazione di
bambù e di varie fibre vegeta-
li), il diritto di proprietà delle
terre riconosciuto loro dallo
stato. H. Sudarshan ha stabili-
to un accordo con il «Central
Institute of Indian Languages»
di New Delhi per preparare
una grammatica, un vocabola-
rio e alcuni testi fondamentali
nella lingua dei «Soliga», che è
un dialetto protodraviano.
Tuttavia, nelle scuole dei Soli-
ga si insegna, oltre al dialetto
tribale, anche la lingua «Kan-
nada», che è quella ufficiale
dello stato di Karnataka.
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1.8 Page 8

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SPECIALE lVI OVIMENTO
GIOVANI
G IOVANILE
S ALESIANO
Una realtà
da conoscere
ed animare
1. Effettivo pluralismo
dei gruppi
In questi ultimi anni, nonostante
le difficoltà, nelle nostre comunità
l'esperienza dei gruppi si è consoli-
data e sviluppata.
Anche se talvolta le realizzazioni
si presentano parziali e carenti, dob-
biamo riconoscere che molti confra-
telli e laici, giovani e adulti, impe-
gnano il loro entusiasmo salesiano
per fare del gruppo il modo nuovo di
educare ed evangelizzare e seguono
proposte formative salesiane, atten-
te agli interessi e alle aspirazioni dei
giovani, impegnate a dare risposte
valide alle loro domande.
Attenti agli interessi dei giovani
nei settori del tempo libero, dello
sport, del turismo, della musica, del
teatro e del cinema, confratelli e lai-
ci animano gruppi che si rifanno di-
rettamente alle proposte culturali
formative CGS, PGS, TGS. I loro sta-
tuti sono attualmente l'espressione
più chiara e valida di come intendia-
mo le attività ricreative, sportive,
turistiche, culturali e sociali.
La proposta formativa AMICI
DOMENICO SAVIO svolge il com-
pito di far crescere i ragazzi secon-
do lo stile di Don Bosco, vissuto da
Domenico Savio.
A servizio della catechesi, so-
prattutto dei fanciulli e dei ragazzi,
che si preparano a vivere i sacra-
menti della riconciliazione, della
eucaristia e della confermazione,
lavorano tanti laici, giovani e adul-
ti. Il loro impegno è di animare i
gruppi di catechesi in modo che
siano una vera esperienza di chie-
sa e di crescita graduale nella fede.
Con una attenzione particolare
alla dimensione missionaria, es-
senziale e fondamentale per la vita
di ogni cristiano e salesiano, opera-
no giovani e adulti, che danno vita
a gruppi missionari, che hanno
come impegno di far sì che la di-
mensione missionaria sia sempre
presente nell'ambiente, nei gruppi
e nelle attività.
In alcune nostre opere si sono
costituiti gruppi di volontari, che si
impegnano nei diversi contesti in
una metodica e capillare azione di
prevenzione e nel primo contatto
con i giovani e le famiglie, coinvolte
nel problema della emargin·lzione.
Accanto a questi gruppi, chia-
ramento organizzati, esistono e
operano altri gruppi legati a situa-
zioni locali e cresciuti attorno a
intteressi spontanei. Tra questi ci
sono i gruppi legati ai nostri am-
bienti di tipo educativo, scolastico
e professionale; gruppi che si ricol-
legano idealmente a movimenti di
respiro internazionale: movimento
per la pace, per la non violenza,
per l'ambiente...
2. Un vasto Movimento
Giovanile Salesiano
Il Movimento Giovanile Salesia-
no è l'insieme di questi giovani, di
questi gruppi, di queste associazio-
ni, che hanno come elementi ag-
greganti alcune idee-forza e come
centro propulsore i nuclei della
Spiritualità Giovanile Salesiana.
Molti gruppi si riconoscono già
in modo chiaro ed esplicito nel
cammino della Spiritualità Giova-
nile Salesiana; altri stentano a per-
correre questa strada. A tutti i
gruppi si chiede comunque di vive-
re la tensione educativa ed evange-
lizzatrice nella direzione del pro-
getto della spiritualità salesia,na.
Fa parte progressivamente del mo-
vimento chi accetta di entrare po-
sitivamente in questo progetto di
esistenza umana e cristiana.
COOPERATORI E MOVIMENTO GIOVANILE SALJiJSIANO
I cooperatori costituiscono un fatto vocazionale. La proposta giovanile li cooperatore
si collega al Movimento Giovanile Salesiano principalmente secondo due modalità:
i giovani più impegnati nel MGS, che sentono e corrispondono ad una vo~azione di
Famiglia Salesiana ricevono esplicitamente la proposta a fare «Promessa» di condivisio-
ne alla scelta Salesiana, in modo <fa trovare tra i Cooperatori la continuità di un discorso
di fede, di formazione spirtituale e di impegno apostolico;
i singoli Cooperatori o gruppi di essi possono privilegiare tra le loro attività l'ani-
mazione dei gruppi che si ritrovano esplicitamente nel MGS.
(Documento C.I.S.I., n. 5)
8/ 56

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Il movimento, centrato sugli ele- 6) Il MGS fa la scelta del gruppo
menti della Spiritualità Giovanile come luogo di educazione e di evan-
Salesiana, non è destinato ad ap- gelizzazione. Il gruppo è inteso come
piattire le diversità; al contrario le gruppo umano concreto, legato agli
sostiene, mentre aiuta a converge- interessi tipici dei giovani.
re in una fondamentale unità cari- Per fedeltà al carisma di Don Bo-
smatica. La spiritualità rappresen- sco, che ha legato intensamente edu-
ta il punto di incontro nel necessa- cazione ed evangelizzazione con una
rio pluralismo associativo.
scelta di continuità tra maturazione
I gruppi, che già operano nelle umana e maturazione cristiana, ani-
nostre comunità, possono ritrova- miamo i gruppi naturali di vita, di
re nella spiritualità il quadro glo- interesse e di lavoro dei giovani per
bale di valori fondamentali su cui una loro trasformazione in gruppi
confrontarsi per essere sempre più formativi ed ecclesiali.
autentici e originali.
7) Il MGS è attento a tutto ciò che
si agita nel mondo giovanile e apre
ciascun giovane e ciascun gruppo
3. Le idee-forza del Movimento all'impegno ecclesiale e sociale,
Giovanile Salesiano
culturale e politico.
1) Il MGS è aperto a tutti i giova-
ni, ma soprattutto a quelli che han- 4. Elementi caratteristici
no pochi interessi e che rischiano della spiritualità
di rimanere ai margini di tante giovanile salesiana
proposte ecclesiali.
2) Il MGS ha una struttura a cer-
chi concentrici, e ammette graduale
intensità di appartenenza. Il nu-
cleo centrale è costituito da quei
giovani che vivono profondamente
l'identità cristiana, ecclesiale e sa-
lesiana e «danno una mano» ai loro
coetanei, sentendo con più urgenza
l'invito a farsi lievito e sale evan-
gelico. Gli altri giovani, vivendo
nell'ambiente salesiano, sono già
in qualche modo coinvolti nel «mo-
vimento» e ricevono una proposta
di vita cristiana secondo lo stile di
Don Bosco. La graduale diversità
di appartenenza dipende dal fatto
di pensare i giovani «in cammino».
3) Il MGS pone attenzione parti-
colare a nuclei di impegno, formati
dai giovani più ricchi di risorse
spirituali e più disponibili al servi-
zio di animazione dei loro coetanei
e dei più piccoli.
Nell'impegno che Don Bosco pro-
fonde per la missione giovanile ri-
salta in modo chiaro un grande
amore alla vita di ogni giorno, un
grande amore ai giovani e alla loro
storia, come risposta attiva al-
l'amore con cui Dio stesso, che è
Padre, ci ama. (La vita come luogo
dell'incontro con Dio).
Dalla certezza che Dio Padre è
presente nella vita di ciascuno e
che Cristo si è incarnato, è morto
ed è risorto, nasce quel senso di fi-
ducia, di ottimismo e di speranza,
che fa impegnare nella concretezza
del quotidiano alla realizzazione
del Regno. (La vita in Gesù Cristo:
gioia e impegno).
Questo impegno va vissuto in un
clima di famiglia e in una dimen-
sione comunitaria (Una esperienza
di chiesa: comunione e servizio),
che ha la sua sorgente e il suo cul-
mine nell'Eucarestia, celebrata
4) Il MGS è caratterizzato dalla come festa; il suo momento di rico-
sollecitudine educativa e con le sue struzione e di crescita nella Ricon-
varie «proposte» è attento e inte- ciliazione (Una vita che·si va con-
ressato a tutte le dimensioni e a formando progressivamente a Cri-
tutti i dinamismi esistenziali dei sto), il suo modello concreto in
giovani.
Maria, Immacolata e Ausiliatrice
5) Il MGS sceglie come stile l'ani- (Una vita che si ispira a Maria, la
mazione, che çonsente ai giovani di Madre di Gesù), la sua finalità nel
essere protagonisti, di partecipare vivere la vita di ogni giorno come
attivamene alla loro crescita uma- vocazione e missione personale e
na e cristiana, in un continuo con- originale, da impegnare nel campo
fronto critico e creativo con la co- della educazione con lo stile del-
munità civile ed ecclesiale, in cui l'animazione (Una vita come voca-
sono inseriti.
zione e missione).
«Messaggio ai giovani»
CONFRONTO DON BOSCO '88
«Basta ché siate giovani
perché io vi ami assai»
«Il Signore mi ha messo
al mondo per voi giovani»
Sono sufficienti queste sempli-
ci parole per sentirci compresi,
amati. Noi giovani di tutto il
mondo siamo talvolta strumen-
talizzati dalla logica del consu-
mismo e della prepotenza delle
ideologie. La cultura dell'effune-
ro porta solitudine e vuoto inte-
riore. Ci troviamo sovente con-
fusi e disorientati, ma rimane
pur sempre in noi la nostalgia
dei valori più veri:
• crediamo nella vita;
• amiamo il confronto;
• costruiamo l'amicizia;
• scommettiamo per la pace e
la giustizia;
• ricerchiamo la nostra voca-
zione.
Siamo giovani che hanno par-
tecipato al CONFRONTO DON
BOSCO '88 e arricchiti da questa
esperienza nella spiritualità sa-
lesiana, abbiamo scoperto:
• l'importanza della festa, del-
la condivisione, dell'ottimismo;
• l'impegno di coerenza con i
nostri ideali;
• la volontà di essere attenti a
tutte le proposte che riguardano
il mondo giovanile.
Sicuri della presenza continua
di Don Bosco in mezzo a noi, ci
impegnamo a testimoniare il no-
stro «SI ALLA VITA» attraverso:
• il dono di sè agli altri in tutte
le sue forme;
• il farsi prossimo nella quoti-
dianità;
• il riportare il messaggio
evangelico all'esperienza con-
creta.
Mediante non solo una cate-
chesi tradizionale ma anche al-
cuni elementi aggreganti come
la musica, lo sport, il teatro, il
cinema...:
- Chiediamo collaborazione
agli adulti affinché si mettano in
atteggiamento di dialogo e di
confronto;
- chiediamo collaborazione
ai giovani affinché siano aperti
alla vita;
- crediamo nel valore intrin-
seco dell'uomo;
- in un Dio che non è un «ma-
nager» ma «AMORE».
Siamo certi che DON BOSCO,
per tutto questo, non è morto.
9/ 57

1.10 Page 10

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CON
GIOIA
R ESS
MIGLI
CA.MP A.NIA.
Domenica 18 dicembre '88, Pa-
cognano, ore 9.00: un po' alla vol-
ta, chi in macchina , chi in pulman,
si arriva alla casa salesiana. Tanta
simpatia nell'accoglienza, la gioia
del ritrovarsi, incontri sorridenti
con amici vecchi e nuovi, e poi
tutti in chiesa: si comincia.
Un modo nuovo ed originalissi-
mo ha introdotto questa giornata:
frate Sebastiano, frate francesca-
no, con la sua bella voce, la chitar-
ra e un paio di amici ci ha fatto
pregare cantando e ci ha propo-
sto una riflessione spirituale, su
temi vari, proprio attraverso le
sue canzoni. In questi pezzi ci ha
messo il suo amore per la vita, i
rapporti con le persone che gli
sono intorno, la storia, semplice
ma incisiva, della sua vocazione.
Ore 11.00: Ci ritroviamo tutti
(eravamo circa 270) nel salone
per ascoltare Don William Raboli-
ni, salesiano, sul Natale e il senso
di questa festa a 2.000 anni di di-
stanza da quel grande giorno.
Con la sua riflessione Don Raboli-
ni ci ha aiutati a prepararci non
solo all'ormai prossima festività,
ma anche alla Liturgia Eucaristica
che ha fatto seguito alle sue paro-
le. E anche lì, durante la Messa,
altro momento forte. Abbiamo in-
sieme «costruito» un nuovo prese-
pe, non fatto da statuette e luci co-
lorate, ma da vita vissuta, sofferta
e donata per gli altri, per i giova-
ni. Parlo della bellissima testimo-
nianza che ci ha dato Lillina Atta-
nasio. Lillina è Cooperatrice da
tanto ed è del centro di Gragnano.
Insieme al marito oramai da diver-
si anni ha donato completamente
10/ 58
Pacognano (NA). Consegna di «offerte» per «Provvidenza» a Lillina Attanasio.
la sua vita a Don Bosco mettendosi
al servizio dei giovani, degli ulti-
mi, di quelli che «incappati» nella
tragica morsa della droga sono al-
lontanati da tutti . Così hanno aper-
to le porte della loro casa, ma so-
prattutto del loro cuore, a questi
giovani e nei pressi di Roma han-
no messo su una comunità di acco-
glienza, «Provvidenza». Perché
questo nome? È Lillina stessa che
ce lo spiega: «Mio marito ed io da
soli non avremmo potuto fare
niente a causa delle enormi diffi-
coltà che ci sono per un lavoro del
genere, delle necessità e urgenze
a cui dover fare fronte e che non
sempre sono di facile soluzione.
Ma ci siamo messi nelle mani di
Dio, ci siamo affidati alla Divina
Provvidenza e abbiamo capito che
se Lui voleva, avrebbe benedetto
quanto andavamo realizzando fa-
cendoci incontrare le persone e
gli aiuti giusti al momento giusto.
Oggi posso dire che il Signore ha
realmente accompagnato il nostro
cammino e continua a farlo: solo
1'8 dicembre scorso , nel giorno
della festa dell'Immacolata, festa
così importante per noi salesiani,
abbiamo aperto una seconda co-
munità animata dagli stessi giova-
ni che per primi sono venuti nella
nostra casa, quelli che son cre-
sciuti con noi, che hanno capito
che aver recuperato il senso più
bello della vita non può essere un
dono da tenere tutto per , ma
deve essere trasmesso agli altri, a
coloro che vivono la stessa espe-
rienza difficile , da loro già supe-
rata».
Grazie Lillina, e il nostro grazie
è diventato un gesto concreto nel-
la raccolta di offerte e nell'asse-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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gno consegnatole dopo l'omelia
da una ragazza del gruppo del
Vomero che, insieme ad altri gio-
vani, ha messo in scena il musical
«La collina del sogno» pensando
proprio di destinare il ricavato
delle rappresentazioni all'opera
di Lillina.
Ore 13,00: Il pranzo consumato
nell'allegria e nel clima di festa,
allegria sfociata poi nel momento
simpatico e tradizionale dello
scambio dei doni. Ad allietare tale
momento ci sono stati i giovani di
Don Rabolini che, con competenza
e bravura, ci hanno proposto alcu-
ni brani classici di Natale, coinvol-
gendo un po' tutti.
Erano con noi Don L'Arco con la
sua simpatia di sempre, Madre
Ispettrice Suor Liliana Berlingieri
che volentieri e affettuosamente
ha trascorso il pomeriggio con
noi , Don Gregorio Varrà, vicario
ispettoriale , con il saluto e la par-
tecipazione personale, sempre
tanto sentita, alla vita della Fami-
glia Salesiana tutta.
Ore 17,00: Partenza per il rien-
tro ai centri.
Il cuore gonfio, lo sguardo lumi-
noso, la gioia tanta, ma più di tutto
il grazie al Signore per quanto ci
ha donato in questa ricchissima
giornata è grande, grande.
Liana Cuozzo
TORINO
Ha poco più d i 20 mesi di vita e
già è pienamennte operante! Ma
cos'è questa ET? Beh, anzitutto,
non è niente di «Extra Terrestre»!
Vive e opera invece sul territorio
e si propone come cooperativa
che «educa» attraverso attività
specifiche per i minori in difficoltà
o, comunque, per ragazzi in una
azione dichiaratamente preventi-
va. Vi fanno parte giovani e adulti
- pagano una loro esigua quota
di sostegno - sono in stretta col-
laborazione con gli organi ammi-
nistrativi locali circoscrizionali e
comunali; aperta alla città e, in
teoria, anche a fuori città. Vuole
essere una risposta a tanti urgenti
appelli a intervenire per argina-
re, correggere, prevenire le tan-
te, troppe forme di devianza e di
TRA CRONACA E NOTIZIA
Don Giuseppe Celi è un anziano sacerdote che presta da
tanti anni (dal 1940 per l'esattezza) la sua opera presso l'Orato-
rio salesiano di Nizza Monferrato. Originario di Padova, risiede
in Piemonte dal 1923. Se ne parliamo è perché Don Celi è di-
ventato recentemente personaggio di un romanzo, nientemeno
che il fortunatissimo, attesissimo «Il pendolo di Foucault» di
Umberto Eco.
Come è noto, lo scrittore alessandrino ha ambientato in
una località «tra Langhe e Monferrato» alcuni capitoli del suo
best-seller. Eco racconta ad esempio che un protagonista del
romanzo da ragazzo passò gli anni della guerra sfollato tra le
colline del Monferrato; che frequentò l'oratorio salesiano di
quella località; che entrò a far parte della banda musicale del-
l'oratorio e che il sacerdote (che nel romanzo assume il nome
di Don Tico) gli volle far suonare il «genis», uno strumento
della famiglia dei bombardini, detto più propriamente flicor-
no in Mi. Uno strumento di accompagnamento, che non poteva
soddisfare il giovane, il quale voleva mettersi in mostra da-
vanti ad una certa ragazza del paese. Finalmente venne il
grande giorno del debutto con tromba solista, ma proprio
quel giorno la ragazza, che non mancava mai ai concerti della
banda, non venne. La rivincita giunse tempo dopo, quando
(ed è uno dei capitoli memorabili del libro) al funerale solen-
ne di alcuni partigiani, toccò proprio a lui eseguire il silenzio
fuori ordinanza.
Ora, l'episodio narrato da Eco è autentico, ed è successo
proprio all'autore, da ragazzo sfollato a Nizza dalla natia
Alessandria. L'oratorio salesiano è quello di Nizza, per am-
missione dello stesso Eco, e quel Don Tico altri non è che
Don Giuseppe Celi.
Ce lo conferma lo stesso sacerdote, che si ricorda benissi-
mo di quel ragazzo, già allora tanto promettente: «Eco Umber-
to, come me lo ricordo». Dice proprio così, Eco Umberto,
come si usava a scuola. «Era tra i più attivi, sempre presente
all'oratorio. Faceva parte dei giovani dell'Azione Cattolica. Era
intelligentissimo. Dopo che se ne andò da Nizza, veniva ancora
ogni tanto a trovarmi; come arrivava andava subito al posto
dove teniamo gli strumenti e si metteva a suonare. Era un ra-
gazzo molto creativo, bastava dargli due marionette e sapeva
tener avvinti i ragazzi per un intero pomeriggio».
disagio giovanile. Nessuna prete-
sa miracolistica, dunque, nei suoi
programmi, ma solo alcune inizia-
tive - secondo la capacità, le pos-
sibilità, le forze disponibili - per
offrire ai ragazzi che corrono tutti
i rischi della «strada», dell'abban-
dono e della emarginazione, un
dignitoso, piacevole, utile impie-
go del tempo libero. Sport, setti-
mane organizzate fuori città, corsi
di informatica, laboratori pre-
professionali ecc. sono alcune fra
le proposte già attuate o in pro-
getto. Il volontariato , maschile e
femminile, è essenziale. La Coo-
perativa ET (Educatori di Territo-
rio) si pone, dunque, fra le non
troppe proposte che la città ha a
disposizione per sorgere dal suo
tragico susseguirsi di situazioni
giovanili paurosamente negative.
Abituati a pronunciarla questa
espressione «Cooperativa ET».
Può darsi che una volta o l'altra
venga voglia pure a te di saperne
di più e, se mai, di farne parte: sa-
rebbe una forza in più per dare
piena attuazione al suo impegnati-
vo statuto!! (Cooperativa ET - Via
Cabolo 27 - 10129 Torino - Telefo-
no 588.335).
E .Z .
11/59

2.2 Page 12

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31-1-1989
Solenne
conclusione .
del
«CENTENARIO»
La «promessa di fedeltàJJ
In questa serata stupenda vogliamo ringraziare Dio di
averci regalato Don Bosco.
Alla chiusura di un anno così straordinario, così denso di
emozioni e doni,
Vogliamo ringraziare Don Bosco per la gioia che ha fatto
nascere in noi: la gioia di lavorare con Lui!
E con il cuore aperto alla speranza ed all'ottimismo gli di-
ciamo che conti pure su di noi, si serva dei suoi Coopera-
tori come vorrà, per continuare a tessere una rete di amo-
re e di servizio, che sappia ancora una volta salvare tanti
giovani soli e indifesi.
12/60

2.3 Page 13

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2.4 Page 14

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La <<BUONA
NOTTE>>
Ogni sera dopo le ordinarie preghiere
e prima che gli allievi vadano a riposo
il Direttore o chi per esso
indirizzi alcune parole affettuose
in pubblico, dando qualche avviso o consiglio
intorno a cose da farsi o da evitarsi,
e studi di ricavare le massime
da fatti awenuti in giornata
nell'Istituto o fuori; ma il sennoncino
non oltrepassi mai i due o tre minuti.
Questa è la chiave dell'educazione!
(DON BOSCO: Regolamento
dell'Oratorio di S. Francesco di Sales)
Nel mondo salesiano la BUONA NOTTE è
una tradizione, una delle più singolari, delle più
significative; conosciuta anche in ambiennti
esterni, apprezzatissima. Penso possa essere ri-
conosciuta come una autentica invenzione di
Don Bosco, e come una calda consuetudine di
famiglia, che comporta un'impronta tipicamente
materna, in quanto con ogni probabilità il Santo
ne avrebbe derivato lo spunto dalla pratica di
Mamma Margherita, come lasciano supporlo le
Memorie biografiche di Don Bosco. Sull'aia nel-
le belle serate di estate la Mamma non perdeva
l'occasione per parlare di Dio o per mostrare ai
figlioletti il suggestivo incanto della notte; così
anche più tardi, per gli altri figlioletti che il Si-
14/62
gnore le avrebbe fatto conoscere o trovare, ac-
quistati in adozione all'Oratorio.
E lo attesta lo stesso Don Bosco nelle sue
memorie autobiografiche, quando ci racconta
che: «preparato il letto, la pietosa donna fece al
garzoncello un sermoncino».
Don Bosco al principio faceva questo di-
scorsetto di rado e solamente nelle vigilie delle
feste, sempre in tono allegro, famigliare. Così
quel discorsetto di pochi minuti per i primi tem-
pi (fin dal 1841), era solito tenerlo «di quando
in quando»; ma solo dopo il 1850 la cosa prese
corpo, anche per il cresciuto numero dei giova-
ni interni. Si legge appunto: «Don Bosco in que-
st'anno prese a fare il sermoncino molto spesso,
quasi tutte le sere». Stilata dapprima in brevi for-
mule, questa pratica venne in seguito divisa in
punti ben programmati del regolamento del-
l'Oratorio: tempo, ogni sera prima del riposo;
modo, il Direttore indirizza ai giovani alcune pa-
role affettuose; durata, il sermoncino non oltre-
passi i due o tre minuti; valutazione, questa è ri-
tenuta la chiave del buon andamento e del
buon successo dell'educazione.
La BUONA NOTTE è entrata a titolo pieno
come elemento fondante nella concezione e
nella pratica del sistma preventivo. Quello che si
deve dire è, secondo il concetto di Don Bosco,
qualche cosa di attualità: un avviso, un consiglio
sul da farsi o da evitarsi, e massime ricavate da
fatti quotidiani, awenuti in casa o fuori... Nulla
per questo riesce meglio che ricorrere a immagi-
ni, a similitudini, a paragoni... Nelle BUONE
NOTTI di Don Bosco, rimasteci, troviamo un
esempio di quest'arte; non basta che siano cose
attuali, ma vanno scelte con senso di opportuni-
tà. Ma la forza che awince viene dal tono, che
deve essere affettuoso, avwerte Don Bosco,
cioè familiare, cordiale, paterno!... Tutto tace in-
torno: i giovani pregustano le dolcezze del suo-
no e si trovano nella calma necessaria per acco-
gliere una parola detta con bontà e alla buona...
È proprio «l'attimo fuggente». Bisogna affermar-
lo, come sapeva fare il cuore di Don Bosco!

2.5 Page 15

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_ ·M1·2 MERIDIANO DODICI
notizie dal mondo cattolico -
Madre Teresa di Calcutta
apre in Messico
un centro per bambini
malati di AIDS
Infine l'Episcopato esorta i sacer-
doti e gli animatori pastorali a non
cadere nella trapola di spettacola-
rizzare il proprio ministero.
meniche in particolare - il 23
aprile e il 15 ottobre - saranno
dedicate alla sensibilizzazione in
ogni parrocchia. In primavera poi
sarà spiegato nelle omelie un Do-
cumento dell'Episcopato che ha
per titolo: «Sovvenire alle necessi-
tà della Chiesa».
Riaperta a Mosca
la chiesa di San Michele
La prima casa al mondo dedicata
esclusivamente all'assistenza dei
bambini affetti dall'AIDS verrà
aperta prossimamente da Madre
Teresa di Calcutta in Messico. La
decisione è stata presa dopo che la
Fondatrice delle Missionarie della
Carità aveva avuto un colloquio
con il presidente messicano Carlos
Salinas de Gortari.
La campagna
dei Vescovi italiani
per il sostentamento
del clero
Inizierà ad aprile la Campagna
dei vescovi italiani per sostenere
finanziariamente il clero e le atti -
vità della Chiesa cattolica. Due do-
È stata restituita alla Chiesa or-
todossa russa la chiesa di San Mi-
chele di Mosca, un edificio risalen-
te al XVII secolo. Attualmentte vi
sono 51 chiese aperte al culto nella
capitale sovietica. Il responsabile
della parrocchia, padre Studenov,
ha detto che la prima cosa da fare
è d i comp rare le campane per invi-
tare i fedeli alle funzioni religiose.
Pubblicata in Lituania
una rivista cattolica
«Il mondo cattolico» è il primo
numero di una rivista apparsa nel-
le edicole della Lituania, l'unica
delle 15 Repubbliche dell'Unione
Sovietica a maggioranza cattolica.
Scopo della rivista, che è quindici-
nale, è quello di illustrare ai cre-
denti «i diversi aspetti della fede e
della morale cattolica, aiutare i
lettori a studiare più a fondo la Sa-
cra Scrittura e la liturgia cattoli-
ca». La tiratura della nuova pubbli-
cazione è di 100 mila copie.
Proclamato nelle Filippine
l'anno nazionale della Bibbia
L'Episcopato delle Filippine ha
proclamato il 1989 «Anno naziona-
le della Bibbia». Nella lettera pa-
storale, diffusa in tutte le chiese
cattoliche, vengono messi in guar-
dia i cattolici dal pericolo rappre-
sentato dalla diffusione delle sétte
e dei cosiddetti «telepredicatori».
<<I I Paese del mondo
in cui si nasce meno>>
La denatalità in Italia
Qual è la situazione attuale della popolazione italiana? Essa
è caratterizzata da quattro fenomeni: un fortissimo declino
della natalità; una forte diminuzione della mortalità infanti-
le; un notevole prolungamento della vita; un progressivo in-
vecchiamento della popolazione. Si tratta di fenomeni in
parte del tutto nuovi, che avranno gravi conseguenze per il
futuro della nazione e porranno problemi di notevole porta-
ta e di difficile soluzione.
È, dunque, questa cultura antinatalista, individualistica ed
edonistica - che va mettendo radici sempre più profonde
nel nostro Paese, in seguito alle grandi trasformazioni avve-
nute in Italia negli ultimi anni - che bisogna combattere,
presentando la vita come un valore tanto alto e importante
da poter esigere rinunzie e sacrifici; soprattutto presentan-
do il figlio come colui nel quale la coppia trova la sua più
profonda e più vera realizzazione. Dare infatti la vita, prima
che un atto biiologico, è un atto spirituale, è un dono. Ora,
è nel donare che l'uomo si realizza pienamente. Ha detto
Gesù «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35).
15/63

2.6 Page 16

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Quindicinale di informazione e di cultura religiosa
L'edizione di metà mese del 85 è particolarmente de-
stinata ai Cooperatori Salesiani. Direzione e ammini-
strazione: Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092 - 00100
Roma Aurelio - Tel 69.31. 341.
Direttore responsabile : GIUSEPPE COSTA
Redattore: ALFANO ALFONSO - Via Marsala, 42 -
00185 ROMA - Tel. 44.50.185; 49.33.51.
Autorizz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949 - e .e. Po-
stale n. 2-1355 intestato a: Direzione Generale Opere Don Bosco -
Torino - e .e.P. 462002 intestato a Dir. Gen. Opere Don Bosco - Ro-
ma. - Per cambio d'indirizzo Inviare anche l'Indirizzo precedente.
Giuseppe Pasquali
ALLATV
CON SENSO CRITICO
Domande e risposte
sul non essere tele-dipendenti,
ma utenti saggi e responsabili
elle di ci - leumann (/orino)
A
--►-
~
►◄
~
-
16/64
D icono che il frigorifero è indi-
spensabile al 98 per cento dei nu-
clei familiari del nostro popolo. Al
secondo posto, col 96,8 per cento,
verrebbe l'apparecchio televisivo.
La tv è presente in tutte le case ,
anche le più modeste e povere. Fa
parte della vita di tutti i giorni. E di-
ventata un'abitudine, un'esigenza.
Nessuno ne può fare a meno. Così
si pensa .
Difficilmente si rinuncia a un
bene qual è la tv (come risulta da
un 'i ndagine dell ' lstat) : le famiglie
italiane fanno a meno piuttosto
della lavatrice.
Il pubblico televisivo ha ormai
raggiunto la totalità della popola-
zione, il 98% segue i programmi
della tv, i più assidui spettatori
sono i bambini e i ragazz i. Degli
oltre 18 milioni di italiani dai sei ai
diciannove anni, il 99% ne segue
abitualmente i programmi e il 71 %
trascorre più di tre ore al giorno
dinanzi al teleschermo.
Cesare Marchi, scrittore e gior-
nalista, ironizza: «L'Italia è una re-
pubblica fondata sulla mitologia te-
levisiva, che ci porta in casa i no-
stri idoli per la quotidiana adora-
zione».