Bollettino_Salesiano_199405cooperatori


Bollettino_Salesiano_199405cooperatori



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RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
ANNO 118 - N. 9 • 2• QUINDICINA• 15 MAGGIO 1994 SPEDIZIONE IN ABBON AMENTO POSTALE (50)
I
Cooperatori
Salesiani
SI
impegnano
a vivere
nei
laboratori
Mamma
Margherita
la cultura
della
solidarietà
e della
accoglienza
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Don Gianni Filippin
Nuovo Delegato Nazionale
Quindicinale di informazione
e cu ltura religiosa ed ito
dall a Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Anno 11 8 - N. 9 - 2' Quind ici na
15 MAGG IO 1994
SOMMARIO
ALLA COORDINATRICE NAZIONALE
COOPERATORI SALESIANI
SIG.RA IOLANDA MASOTTI
ED AL CONSIGLIO DIRETTIVO
ROMA
2 IL NUOVO
DELEGATO NAZIONALE
3 CONVEGNO LABORATORI MM
Adelina Cucinotta
5 SCARPETTE PER CORRERE
Jolanda Masotti
6 ARIA DI FESTA IN TUTTI!
7 DOCUMENTO CONCLUSIVO
8 NON È SOLO UN INVITO
D. Antonio Martinelli
9 FORMAZIONE
Nino Sammartano
11 E ANCORA TRELEW
Anna Maria Campagnari
13 NOTIZIE DAI CENTRI
16 COLLANA MONDO NUOVO
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092
00163 ROMA Aurelio
tel. 06165.92.915 - Fax 06165.92.929
Conto Corrente Postale 46 20 02
Direttore Responsabile:
UMBERTO DE VANNA
L'Edizione di metà mese,
destinata ai Cooperatori Salesiani ,
è curata dall 'Ufficio Nazionale ACS
Via Marsa la, 42 - 00185 ROMA
tel. 06144.60.945 - Fax 06/44.63.614
Conto Corrente Postale 452 56 005
Per riceve rla rivolgersi al proprio Centro
ACS , che , tramite l'Ufficio lspettoriale,
invierà la richiesta al l'Ufficio Nazionale.
Registrazione:
Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Officine Gra fiche Subalpine To rino
2/50
Gent.ma Signora Iolanda,
le comunico che, nell'ultima seduta della Presidenza
CISI, è stato nominato il successore del compianto don
Pasquale Massaro, cui va la nostra preghiera e la affettuosa
riconoscenza di tutti i cooperatori italiani.
Su richiesta della Presidenza CISI, il Rettor Maggiore è
stato felice di rendere disponibile per detto ufficio DON
GIANNI FILIPPIN, attuale ispettore di Venezia.
Egli, per ora, si limiterà a prendere contatto, ma, finito
il suo mandato, sarà, a partire dal prossimo settembre, di-
sponibile a tempo pieno per l'animazione che gli è stata affi-
data.
Il gesto del Rettor Maggiore sottolinea ancora una volta
la sua premurosa e paterna cura per i cooperatori e va ac-
colto come stimolo ed incoraggiamento a continuare il cam-
mino di crescita comunionale, spirituale, apostolica dell'as-
sociazione.
A ciò sarà di speciale aiuto, la preparazione, la celebra-
zione, il frutto dell'ipotizzato Convegno Salesiano del 1895.
Il Consiglio di Presidenza della CISI vi accompagna con
solidarietà e fraterna amicizia.
Don Bosco benedica e renda feconda la nostra comu-
nione ed interceda perché cresca, ogni giorno, il nostro entu-
siasmo salesiano.
Con gratitudine ed affetto fraterno, porgo un cordiale
saluto.
Roma, 12.1.1994
In don Bosco Aff. mo
don Giovanni Fedrigotti
Presidente CJSI

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Convegno
Laboratori
Mamma
Margherita
I1 secondo convegno dei labora-
tori M.M. si è tenuto per una tri-
plice finalità: 1) fare uno scambio
di esperienze fra le convenute da
tutte le regioni d'Italia; 2) sovven-
zionare una missione in Cambogia
voluta dal Rettor Maggiore; 3)
contribuire anche economica-
mente all'incontro dei giovani
cooperatori e dei simpatizzanti,
che si terrà a Roma nel prossimo
1995.
Da ogni parte d'Italia sono in-
tervenuti più di cento cooperatrici
e qualche cooperatore, preceduti
da numerosissimi manufatti dei
vari laboratori e da una buona
quantità di scarpe da tennis da re-
galare ai giovani, per significare il
cammino che dovranno percorre-
re dietro di noi.
Il convegno è iniziato con un
momento di preghiera.
Quindi don Reinoso, qelegato
internazionale, ha dato il benve-
nuto ai presenti.
La coordinatrice nazionale, Io-
landa Masotti, ha avviato i lavori,
dopo aver ricordato il convegno
precedente che ha dato risultati
positivi e molto soddisfacenti, so-
prattutto sotto il profilo della spi-
ritualità e dell'impegno lavorati-
vo. Ha ricordato, inoltre, con pro-
fonda commozione, il delegato
nazionale, scomparso da poco, e
don Aubry che ha curato il nostro
manuale di preghiere, Cooperato-
ri di Dio.
Ha invitato, poi, le rappresen-
tanti di ogni regione ad illustrare
le attività dei centri, a portare
esperienze utili a tutti e testimo-
nianze di vita apostolica, a presen-
tare anche le difficoltà che si pos-
sono incontrare nell'espletamento
delle attività di laboratorio.
Dalle molteplici relazioni è
emerso il comune impegno spiri-
tuale e formativo che si esprime
nella recita del Rosario, nella let-
tura dei documertti della Chiesa o
della vita dei Santi durante il lavo-
ro settimanale nei laboratori, ne-
gli esercizi annuali, negli incontri
mensili, nelle giornate di ritiro,
ecc. Si è notato in tutti i centri un
fervore di vita spirituale. Numero-
si gli esempi di apostolato, di di-
sponibilità ai problemi dei biso-
gnosi: è stato sottolineato l'impe-
gno di qualche centro nei riguardi
di sacerdoti anziani bisognosi di
assistenza e di cure.
Sono state evidenziate delle
difficoltà, come la necessità del-
lo svecchiamento dei laboratori,
l'impossibilità di realizzare degli
utili dai manufatti per il disinte-
resse dell'ambiente esterno. Quin-
di sono state presentate esperien-
ze e proposte per migliorare la si-
tuazione: qualche laboratorio pre-
para per le parrocchie vestiti di
prima comunione su ordinazione;
altri poggiano sulla vendita di tor-
te o di altri dolciumi, confezionati
anche su richiesta; si è proposto
l'invio di manufatti anche su ri-
chiesta; si è proposto l'invio di
manufatti in altri centri che abbia-
no più possibilità di utilizzo e si è
suggerita anche la creazione di un
mercatino dell'usato.
La Sicilia ha portato l'esempio
della «giornata del laboratorio» in-
serita negli annuali esercizi spiri-
tuali regionali e ne ha illustrato le
modalità: molto apprezzata l'idea
dell'asta.
A conclusione delle esperienze
riportate viene consigliato di tene-
re presenti le proposte più valide,
di inventare nuove iniziative e
nuove attività (lavoro di pittura,
di intaglio del compensato, ecc.),
che possano allettare le giovani.
L'incontro col Rettore Maggio-
re, che ha seguito la presentazio-
ne di alcune esperienze ed ha mo-
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strato vivo compiacimento per ciò
che si fa nei centri, ha accentuato
il senso di cordialità e di fratellan-
za salesiana.
Poiché il lavoro dei laboratori è
finalizzato in modo particolare
all'aiuto missionario, il secondo
giorno sono stati presentati dei
progetti concreti per le missioni
da parte di un giovane impegnato
nel Vis, Sergio Abbruciati, il qua-
le ha mostrato il lato negativo del
«solo dare» e l'esigenza della va-
lorizzazione dell'uomo. Accanto
all'invio di attrezzature adeguate,
si richiede un progetto di crescita
della gente del luogo perché vi sia
una promozione umana comple-
ta, sia spiritualmente che cultu-
ralmente. Il relatore ha presenta-
to alcune proposte, come la crea-
zione di strutture per il commer-
cio, che saltino le vie intermedie
e portino i prodotti direttamente
all'acquirente. Ha consigliato le
adozioni a distanza che danno
possibilità di educazione e forma-
zione, evitando però, la persona-
lizzazione del rapporto che limita
e condiziona l'adozione stessa.
Ha esortato a tenere presenti i
progetti richiesti dalle Missioni,
come quello di Tulear che riguar-
da la valorizzazione e la forma-
zione della donna con corsi di al-
fabetizzazione, di lavoro dei pro-
dotti locali, con corsi igenico-
sanitari, professionali, ecc.
L'oratore ha concluso auspi-
cando una valida collaborazione
tra il Vis, il Vides e i Cooperatori
Salesiani, specie quelli impegnati
nei laboratori.
La signora Masotti, trattando
l'argomento «D. Bosco in fami-
glia», ha sottolineato l'importanza
dell'amore vivo che si deve respi-
rare tra i membri della famiglia e
l'urgenza dell'apertura e della di-
sponibilità al dialogo con i figli,
perché questi si sentano capiti,
gratificati e incoraggiati. A questo
scopo ha posto dei punti basilari
su cui deve poggiare la famiglia:
1) far sentire ai figli l'amore che
avvolge ed educa; 2) accettare la
propria creatura con gioia fin dal
concepimento; 3) creare un am-
biente sereno, ricco di quella ar-
monia che nasce dall'amore re-
ciproco dei genitori; 4) conside-
rare i figli come soggetto di edu-
cazione e non oggetto e quindi
accettare i loro atteggiamenti di-
versi ed essere aperti alla com-
prensione; 5) insegnare, fin da
bambini, l'importanza del lavoro
per dare il senso della responsa-
bilità; 6) creare un clima di otti-
mismo, di fiducia, di comparte-
cipazione alla loro allegria, su-
scitando l'amore alla vita; 7) in-
culcare il senso di Dio e della sua
presenza, e la gratitudine per
tutto ciò che dà o che toglie: da
questo senso nasce anche l'aper-
tura umana, presente anche in
chi ne sembra privo. In conclu-
sione i figli non devono sentire la
famiglia come un peso che op-
prime, ma devono respirare in
essa amore e comprensione.
Dal discorso è nata l'esigenza di
avvalersi del «progetto giovani» e
del «progetto famiglia», voluto dal
Ministero della Pubblica Istruzio-
ne presso le scuole, accogliendo i
genitori ed offrendo degli input:
«come ti vedi in qualità di padre o
di madre? come vedi i figli e i loro
problemi?, ecc.» . A questo fine oc-
corre sensibilizzare i genitori, di-
stratti da mille altre occupazioni.
Il momento centrale dell'incon-
tro è stato quello della mostra e
della vendita dei manufatti inviati
dai laboratori di tutta l'Italia. Al-
cune signore si sono improvvisate
valide offerenti nel desiderio di
vendere tutto a prezzo sostenuto
per avere un buon ricavo. Ne è
nata una ulteriore occasione per
conoscersi meglio.
Numerosissimi i lavori e tutti di
ottima fattura. Molto apprezzati
quelli provenienti dalla Sicilia.
A conclusione, la Coordinatrice
Nazionale ha sottolineato l'utilità
dell'incontro che ha fatto conosce-
re esperienze molto valide, ha dato
spunti di riflessione e uno scambio
di informazioni concernenti sia
l'attività spirituale che quella ope-
rativa dei laboratori, ha messo in
luce la consapevolezza che il labo-
ratorio è luogo di formazione e
deve aprirsi alla evangelizzazione.
Ma, soprattutto, ha dato modo agli
intervenuti di conoscersi, di dialo-
gare, di ascoltare gli uni i problemi
degli altri, di sentirsi veramente
una grande famiglia.
Questo convegno, infatti, ha se-
gnato un momento entusiasmante
di incontri, di stimoli ad operare e
ad essere attivi, nonostante qual-
che difficoltà e anche se .. . per al-
cune si fa sentire il peso dell'età.
Ci è stato detto, però, che l'età si
misura solo dalla volontà di dare,
dall'esigenza di operare in qual-
che modo: «si è vecchi quando si
è fuori della storia, fuori dei pro-
blemi che ci circondano; si è vec-
chi quando non si è utili a nessu-
no!». Questa catalizzante afferma-
zione ha dato a tutti gli intervenu-
ti l'orgoglio ed il desiderio di im-
pegnarsi sempre con gioia.
Adelina Cucinotta
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Scarpette
per
correre
Dal 18 al 20 marzo 1994 si è
svolto a Roma, nella Casa Gene-
ralizia di Via della Pisana, il IV
Convegno Nazionale dei «Labo-
ratori Mamma Margherita».
Presenti circa 120 persone venu-
te da ogni parte d'Italia per dare
testimonianza della loro fedeltà
a Don Bosco nello stile tipico di
Mamma Margherita: «Le mani
al lavoro, il cuore a Dio».
Nel nostro ambiente salesiano
è normale e familiare parlare di
Laboratorio «Mamma Margheri-
ta», ma forse non tutti conosco-
no la ricchezza immensa che
essi sono per la nostra Associa-
zione: la grande quantità del
loro lavoro, la varietà, la creati-
vità nel fare manufatti, nel co-
struire oggetti e inventarsi perfi-
no un mercatino dell'usato, pur
di ricavare fondi, di questo, cre-
do, dovremmo saperne di più.
Essi sono la nostra forza per-
ché, mentre le mani sono inten-
te al lavoro, le loro labbra prega-
no, i loro pensieri sono vicini a
chi ha bisogno di aiuto. La loro
preghiera è universale, perché al
centro del loro cuore ci sono le
missioni: bimbi sconosciuti, ra-
gazzi di ogni età e colore, ma
tutti figli di Don Bosco e ci sono
missionari con i quali spesso in-
tessono un rapporto personale
attraverso messaggi e lettere,
ma spesso anche partendo, pur
a tarda età, per andare a cono-
scere sul posto quelle realtà che
riescono solo ad immaginare e il
loro andare non è solo voglia di
conoscere, ma è ancora una vol-
ta mettere a disposizione i pro-
pri «talenti» per portare aiuto e
organizzare anche un labora-
torio «Mamma Margherita» con
chi dovrà poi continuare, per
chi dovrà restare.
La freschezza, l'entusiasmo, la
voglia di vivere che nasce in chi si
sente utile sono state la caratteri-
stica principale di questo Conve-
gno che in forma ufficiale si è
concluso con gli orientamenti che
troverete di seguito, ma che in
realtà ha lasciato in tutti tanta
gioia e commozione e la speranza
di ritrovarci presto, perché è bello
sentire come un grande ideale
possa far nascere veramente una
grande famiglia dove ci si ama e
si vuole restare uniti.
E questo è facile ~uando si è
scelto Dio come Signore della
propria vita e lo abbiamo sentito
nei momenti di preghiera comu-
nitaria, nella liturgia condotta in
modo semplice, ma dove c'era
sempre un segno particolare a
ricordarci la scelta fondamenta-
le della nostra vocazione: il lavo-
ro, il Rosario, il Regolamento, il
nostro libro di preghiere; nell'ul-
timo Offertorio le scarpe da ten-
nis da dire ai giovani: coraggio,
continuate il nostro cammino,
queste sono scarpe per correre
sulla strada della vita, sulla stra-
da della speranza, sulla strada
dell'amore e Don Bosco e Maria
Ausiliatrice saranno le vostre ali
per essere finalmente capaci di
volare «alto». Pur nelle difficol-
tà, nei momenti di buio, di stasi,
importante è «non fermarsi»,
noi vi offriamo il mezzo più
semplice: queste scarpe che
sono fatte per correre.
Jolanda Masotti
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Aria di festa
per tutti!
Non so se ho fatto un sogno oppure ho vissuto
una realtà: ci siamo trovate per due giorni a vivere,
respirare l'aria familiare e di festa: ci portiamo
dentro tanta volontà di far meglio!
(Gina Madonna - Palermo Ranchibile)
viauguro di far divenire sempre più i Laboratori
MM, un vero cenacolo d'amore, di preghiera, dove
la condivisione, la pazienza, la perseveranza e la
stima reciproca regnano sovrane, in modo da esse-
re segno in questo nostro tempo di come lo Spirito
del Signore, attraverso il carisma salesiano, sta
lentamente convertendo il nostro cuore .
(Paolo Santoni - Coordinatore Consulta Mondiale)
6/54

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Documento conclusivo del Convegno Nazionale
«Laboratori Man,ma Margherita»
Roma - Pisana, 18/20 Marzo 1994
ORIENTAMENTI E CONCLUSIONI
Le responsabili dei Laboratori Mamma Margherita riunite nel IV Convegno Nazionale
ribadiscono:
• Le finalità primarie del loro ritrovarsi insieme, cioè: vivere la propria vocazione
cristiana e salesiana nel lavoro e nella preghiera.
• Il lavoro come mezzo per rendersi utili alle opere salesiane, alla Chiesa locale e
alle missioni.
• La preghiera per crescere nella fede, nell'amore, nell'intima unione con Dio.
Avvertono la necessità:
• di una maggiore conoscenza e inserimento nei progetti missionari salesiani;
• di uno scambio tra i vari laboratori d'Italia di informazioni, nuove iniziative e di
persone esperte in particolari lavori;
• di aiuto reciproco tra i Centri con organizzazione di vendite a livello Nazionale.
Si impegnano:
a vivere nei propri Centri la cultura della solidarietà e dell'accoglienza attraverso
la riscoperta del rapporto personale aprendo laboratori alla Chiesa locale e al territorio
con finalità apostoliche;
a crescere nella consapevolezza che il laboratorio è luogo di formazione in cui è
importante curare l'approfondimento dei documenti del Magistero, quest'anno in
modo particolare la lettera del Papa alla famiglia;
ad avere maggior cura ed attenzione alle varie esigenze dei membri della famiglia
salesiana a sostenere iniziative proprie dei centri secondo esigenze particolari.
7/ 55

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Non è solo un invito
Carissima Cooperatrice,
Carissimo Cooperatore,
Carissimi Cooperatore e Cooperatrice,
Uncordiale saluto mio personale e di molti Cooperatori che ho avuto
modo di incontrare nei mesi scorsi, in occasione dei Congressi Regionali.
E, lontano da Roma, ho pensato a voi Cooperatori che vivete a Roma,
per un servizio interessante che potreste rendere ali'Associazione.
Mi spiego e vi presento, con molta libertà di spirito, una richiesta.
Ho incontrato alcune cooperatrici che hanno avuto la fortuna e la gioia
di frequentare il corso di spiritualità salesiana all'Università Pontificia Sale-
siana sostenuti da una borsa di studio, e al rientro nel loro Paese hanno la-
vorato per l'Associazione, in maniera competente, aiutati da quello che
avevano ricevuto.
Da molti anni, però, l'esperienza non si ripete.
Uno dei motivi per l'interruzione è senza dubbio, il fatto economico.
Ecco la richiesta.
È possibile che la famiglia di qualche Cooperatore/ cooperatrice accol-
ga, gratuitamente, un Cooperatore o una Cooperatrice che viene da Paesi
economicamente in difficoltà?
Mi rendo conto che la richiesta è esigente per una famiglia: accogliere
una persona adulta dentro le mura domestiche e per un tempo abbastanza
lungo!
È vero, però, anche che la presenza di un Cooperatore, oltre ad aiutare
coloro che ospitano a vivere in maniera più intensa il senso di identità e di
appartenenza all'Associazione, non può mai essere pensata come passiva.
Il Cooperatore sa trovare mille modi per rendersi utile e non essere solo ...
di peso.
Tutto questo, però, non toglie le difficoltà reali, tanto più se si guarda
alla lunghezza di permanenza, che corrisponde ai due anni del Corso.
Evidentemente il periodo estivo e forse anche quello festivo lungo po-
trà essere organizzato anche in maniera alternativa, per ... lasciare uno
spazio prjvato alla famiglia del Cooperatore che ospita.
Tutto resta da concordare. Qui c'è solo l'inizio di un'idea!
Qualcuno risponde positivamente all'appello?
Mi dia un colpo di telefono (656.121- Centralino Casa Generalizia)
comunicando direttamente con me oppure indicando al mio segretario, il
desiderio di mettersi in contatto.
Sarà mia premura richiamare.
Ringrazio di cuore per l'attenzione accordata alla presente.
Chiedo il sostegno di una preghiera, per la riuscita dell'iniziativa.
Assicuro la mia, perché in qualcuno nasca la buona volontà di impe-
gnarsi.
Su tutti i Cooperatori che vivono in Roma invoco le benedizioni del
Signore.
Roma, 15 dicembre 1993
Aff. mo Don Antonio Martinelli
Consiglier Generale
per la Famiglia Salesiana
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CONGRESSI
Regionali nel 1
er l'ACS il 1993-1994 ha se-
gnato un forte momento di ag-
gregazione, forse unico, nel
mondo: si sono già svolti vari
Congressi Regionali (cioè rag-
gruppamenti di più nazioni!).
Altri saranno organizzati nei
prossimi mesi. Quello della no-
stra Regione (Italia-Svizzera-
Medio Oriente) è solo un anello
di questo cerchio che simboli-
camente si è formato e ha riu-
niti i laici, fratelli in Don Bo-
sco, per una riflessione sulla
comune vocazione salesiana.
Ricordarli rafforza la visione
universale della nostra Asso-
ciazione.
- REGIONE ANGLOFONA:
Boston 27-31 agosto 1993
partecipanti 100 circa
nazioni: Gran Bretagna, Irlan-
da, Stati Uniti, Canada, Austra-
lia
- REGIONE PACIFICO-
CARIBE NORD:
Santo Domingo 19-25 settembre
1993
partecipanti: 100 circa
nazioni: Antille, Centro Ameri-
ca, Haiti, Messico
- REGIONE PACIFICO-
CARIBE SUD:
Lima 10-14 ottobre 1993
partecipanti: 100 circa
nazioni: Bolivia, Colombia,
Ecuador, Perù, Venezuela
- REGIONE ASIA:
HUA-HIN BANGKOK
14-18 ottobre 1993
partecipanti: 80 circa
nazioni: Cina, Filippine, Giap-
pone, Korea, Thailandia e dele-
gazione della Birmania.

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ondo
- REGIONE INDIA:
Calcutta 22-24 ottobre
partecipanti: 200 circa
nazioni: India
- REGIONE
CENTRO EUROPA:
Vienna 29 ottobre-2 novembre
nazioni: Centro e Nord Europa
partecipanti: 120 circa
- REGIONE IBERICA:
Majadahonda
MADRID 4-7 dicembre 1993
nazioni: Spagna-Portogallo
partecipanti: 120 circa
- REGIONE ATLANTICA:
Ypacaraì Asuncion
Paraguay 7-10 aprile 1994
nazioni: Argentina, Cile, Uru-
guay e Paraguay.
- REGIONE AFRICA:
- Addis Abeba Etiopia
18-22 maggio 1994
nazioni: Ispettorie lingua anglo-
fona
- Libreville Gabon
24-28 maggio 1994
nazioni: lspettorie lingua fran-
cofona
- MAPUTO MOZAMBICO 1-4
agosto 1994
nazioni: Ispettorie lingua por-
toghese
- REGIONE BRASILE:
Recife 10-12 luglio 1994
*
Formazione
Ma la parola «dimensione» non
è sinonimo di azione, di attività.
La
Essa indica un tratto interiore,
un modo di essere e di rapportar-
si quasi connaturato, un'attitudi-
dimensione ne profonda della persona ormai
acquisita, esercitata. Indica un
educativa
tratto della personalità, un'acqui-
sizione interiore maturata (anche
della
se sempre da perfezionare), che
permea poi e si esprime negli at-
teggiamenti, nelle relazioni, nel-
spiritualità 1'agire.
È dunque, un elemento, una
realtà spirituale, che impronta
salesiana
l'azione, che la genera anche e
la motiva, ma che al tempo stes-
so la supera, permane oltre di
essa. È una realtà, in altre paro-
le, che si colloca nella sfera del-
1' essere prima che del fare.
«ll Congresso Regionale aflida
alla sollecitudine dei Consigli
Anche il termine «educativa»
è da intendere nell'ampiezza di
locali l'impegno di abilitare i
Cooperatori a vivere la dimen-
sione educativa della propria
spiritualità nella famiglia, nella
società e nella Chiesa».
significato che a noi salesiani è
ormai congeniale. Esso, cioè, si
riferisce e comprende tutto ciò
che contribuisce alla promozio-
ne delle persone, alla loro cresci-
ta e alla loro realizzazione.
È educativo tutto ciò che noi
facciamo, consapevolmente e
A nche questo secondo punto positivamente, per favorire negli
del Documento Conclusivo del altri la crescita interiore, il supe-
Congresso Regionale di Frascati, ramento delle difficoltà, lo svi-
come già il precedente, va al luppo o il recupero della fiducia
cuore del carisma salesiano e im- in se stessi, la valorizzazione e
pegna l'Associazione e i respon- l'attivazione delle risorse perso-
sabili di essa a sviluppare e a far nali, l'ottimismo dell'impegno e
crescere nei Cooperatori la «di- la gioia di vivere.
mensione educativa» della loro È educativo ogni intervento,
spiritualità.
, atteggiamento, gesto, anche
È su questa espressione - di- semplice, che trasmette o si tra-
mensione educativa - e sul- duce in stimoli positivi per le
1'ampiezza di prospettiva da essa persone, che incoraggiano, so-
suggerita che mi sembra oppor- stengono, motivano.
tuno che ci soffermiamo un pò. La educatività, dunque, è una
Ci viene spontaneo - credo - dimensione che ritroviamo o met-
quando diciamo «dimensione tiamo a frutto non solo in un im-
educativa», pensare all'attività pegno educativo ben preciso e
educativa, al compito educativo con soggetti in età evolutiva (ra-
in atto: pensare, per esempio, gazzi, adolescenti, giovani) -
all'educazione dei propri figli o verso i quali, naturalmente, la no-
all'attività formativa con un stra premura educativa sarà più
gruppo di giovani, con i propri attenta - ma anche nelle più va-
alunni, con i ragazzi che si pre- rie occasioni della nostra giornata
parano alla Prima Comunione, e con persone non più giovani.
etc.
A casa, nell'ambiente di lavo-
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ro, nei luoghi di ritrovo, in par-
rocchia o all'oratorio, negli in-
contri occasionali o di amicizia,
sempre, in qualche modo, noi
possiamo essere «educatori» se,
nelle relazioni con gli altri, sia-
mo attenti a capire, a venire in-
contro, a trasmettere stimoli po-
sitivi. Perché ogni relazione con
le persone, fondamentalmente,
ha una potenzialità educativa; in
ogni relazione noi possiamo in-
cidere positivamente sugli altri.
E questo il nostro Fondatore
ce lo insegna chiaramente, lui
che capì pienamente e seppe va-
lorizzare il potenziale educativo
della relazione interpersonale.
***
Sempre, dunque, possiamo
essere educatori. Ma questo non
è un fatto scontato, automatico,
anche per noi salesiani. Essere
educatori, «vivere la dimensione
educativa», comporta delle esi-
genze spirituali, un impegno di
ascesi interiore come esercizio
volto ad affinare e a sviluppare
la propria capacità educativa,
che è, prima di tutto, capacità
di relazione vera.
Occorre, per prima cosa, che
noi abbiamo forte e coltiviamo il
senso della persona. Gli altri,
quelli che ci stanno attorno,
sono delle persone, ognuna con
le proprie situazioni, fortunate o
meno, con i propri problemi e
difficoltà, con le proprie risorse
e i propri limiti, con il proprio
bisogno di vita e di felicità.
Coltivare il senso della perso-
na significa, allora, sviluppare e
maturare sempre più la propria
capacità di entrare nel mondo
degli altri, di immedesimarsi, di
essere attenti alle loro situazio-
ni, di saper cogliere esigenze e
bisogni anche inespressi. E
quando una persona si sente ca-
pita nei suoi bisogni e nelle sue
esigenze, quando si accorge di
essere oggetto di attenzione e di
essere presa veramente in consi-
derazione da qualcuno, allora si
sente gia sostenuta, si sente ri-
sollevata, e si attivano in lei i di-
namismi positivi della fiducia,
della determinazione, dell'aper-
tura alla realtà e alle persone.
Al senso della persona è poi
strettamente legato il senso del-
la relazione solidale, anche que-
sto da sviluppare e da coltivare.
La relazione con le persone,
ogni relazione, non è mai educa-
tivamente neutra: con le nostre
parole, coi nostri gesti, coi no-
stri atteggiamenti, noi scorag-
giamo, demotiviamo, isoliamo,
anche inconsapevolmente, le
persone, oppure incoraggiamo,
diamo fiducia, aiutiamo a capire
e a risolvere le cose.
Coltivare il senso della relazio-
ne solidale significa, perciò, svi-
luppare la capacità di essere at-
tenti ai riflessi dei nostri atteggia-
menti sugli altri e di porre in atto
atteggiamenti positivi, edificanti;
significa anche sforzo di evitare
atteggiamenti certamente negati-
vi, quali quelli dell'indifferenza,
della pura curiosità o del facile
giudizio.
Ma significa, soprattutto, far
crescere la propria capacità di
relazione, la propria disponibili-
tà a stabilire relazioni con chiun-
que, nella consapevolezza che le
relazioni non superficiali giova-
no sempre alle persone.
I Cooperatori Salesiani sono
«persone di relazione», che cre-
dono nelle relazioni, che le cer-
cano e le interpretano e si sfor-
zano di viverle in maniera au-
tentica e profonda. Essi non
sono di quelli che «non hanno
tempo da perdere con gli altri»,
perché sanno che il tempo speso
con dedizione e con amore per
gli altri, anche solo per ascoltarli
attentamente e per condividere,
è tempo fruttuoso e fecondo.
Persone di relazione: è un im-
pegno umile, silenzioso, poco
appariscente, ma così necessa-
rio oggi, in una società in cui
tutti sperimentiamo la carenza
di relazioni autentiche e signifi-
cative; in cui la solitudine, la dif-
ficoltà di comunicare e la super-
ficialità dei rapporti inaridiscono
il cuore e lo spirito di tanti nostri
fratelli.
Oggi, assillati dal tempo, dagli
impegni, dalle cose da fare, ri-
schiamo un pò tutti di trascura-
re e di sacrificare le relazioni
con le persone. I Cooperatori
Salesiani, consapevoli di questo
rischio, si sforzano di essere pa-
droni del loro tempo, di gestire
saggiamente i loro impegni, in
modo da non compromettere le
relazioni con le persone.
Ciò comporta spesso la scelta
e l'impegno di andare contro-
corrente, di non farsi condizio-
nare dalla fretta dei ritmi odierni
e dalla visione utilitaristica del
tempo (secondo la quale «il tem-
po è denaro» e perciò non lo si
può «perdere» per cose «non uti-
li»), di sacrificare o di posporre i
nostri interessi pur di avere tem-
po per le persone.
Ma non significa anche questo
il «da mihi animas, coetera tal-
le» del nostro Fondatore?
Nino Sammartano
METODO DELLA BONTÀ
Nel servizio educativo il Cooperatore adotta il
metodo della bontà che Don Bosco ha tramandato ai
suoi figli : il «Sistema preventivo». Scaturito dalla carità
pastorale, esso «si appoggia tutto sopra la ragione, la
religione e sopra l'amorevolezza».
(RVA, 15)
10/ 58

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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E ancora
Trelevv
4 gennaio 1994 è una fredda e
umida giornata invernale; la
neve caduta la vigilia di Natale è
rimasta sui tetti e ai bordi delle
strade e all'ambiente un pit-
toresco clima natalizio.
In casa c'è un po' di agitazio-
ne: Luca ancora un po' assonna-
to si è alzato per andare col pa-
alla stazione a vedere i treni e
prendere gli amici. Io mi aggiro
per casa completando i prepara-
tivi per l'accoglienza; Stefano
fortunatamente dorme ancora e
permette così che tutto proceda
più velocemente.
Non è una cosa eccezionale
avere ospiti a casa nostra, fortu-
natamente molti amici ci fanno
visita; eccezionale è avere a casa
nostra Maria Concetta ed Erne-
sto e poi gli altri «reduci» dell'e-
sperienza Trelew in Argentina.
Maria Concetta originaria di
Ragusa, partita per Trelew nel
1981, dopo aver trascorso il
triennio con i poveri di Barrio
Norte, è rientrata e nel 1985 si è
sposata con Ernesto originario
di Trelew dove ora vivono...
Di tanto in tanto controllo alla
finestra se arrivano; poi con Ste-
fano preparo la bombilla, il ma-
te, la yerba e l'acqua calda. Agli
ospiti farà piacere trovare tutto
il necessario per preparare il
«mate» bevanda tipica argenti-
na.
Eccoli sono arrivati! Sono an-
cora incredula quando li abbrac-
cio: sono trascorsi più di cinque
anni dall'ultima volta che ci sia-
mo visti.
L'abbraccio è intenso quasi
per suggellare tutti quelli che ci
siamo inviati epistolarmente, o
per rassicurarci che è arrivato il
momento di questo incontro
tanto atteso.
Segue un secondo abbraccio,
questo è più che altro simbolico,
si vorrebbe tramite Maria Con-
cetta ed Ernesto abbracciare
tutti gli amici conosciuti in Ar-
gentina.
Dopo qualche minuto di con-
venevoli seguono a raffica le do-
mande per conoscere cosa acca-
de ora a Barrio Norte, nella par-
rocchia di Trelew, come stanno
i missionari che lavorano ancora
in Patagonia e i ragazzi di allora.
Mentre la conversazione con-
tinua integrando vocaboli casti-
gliani alla lingua italiana, ci rag-
giungono da Rovereto Marco ed
Elisa Todeschi.
Marco ha trascorso il suo
triennio a Trelew dal 1983 all'86
dapprima al centro comunitario
di Barrio Norte e poi nella riser-
va indigena di Colipilli con in-
dios Mapuches.
Dopo il suo rientro ha com-
piuto ancora qualche viaggio in
Patagonia, l'ultimo l'ha compiu-
to con la moglie lo scorso luglio.
Si ripete il rituale dei saluti,
degli abbracci e delle domande .
Ora è più difficoltoso muoversi
nell'appartamento perché Luca e
Stefano hanno dato il loro benve-
nuto agli ospiti mostrando i loro
giocattoli; perciò, il pavimento è
cosparso di automobiline ed ani-
mali di plastica.
La conversazione continua a
pranzo.
Il centro comunitario a Barrio
Norte ora è chiuso, il nuovo par-
roco non sa ancora come utiliz-
zare questa grossa struttura.
Già da molto tempo i cortili
del Centro non erano festosi dei
giochi dei bambini ma un'altra
realtà si sta manifestando.
Quei ragazzi ora sono genitori
responsabili nella cura dei loro
figli.
Questo non è certo poco se si
conosce la loro realtà locale.
Nel pomeriggio la comitiva
aumenta.
Ci raggiungono da Quarrata,
Rosa e il figlio Davide (il marito
Claudio è impegnato col lavoro)
e da Lecco Daniela.
Raggiungiamo poi telefonica-
mente Romano che vive a Cor-
chiano con la moglie Marta e le
due figlie. Ora è impegnato con
una mostra dei suoi quadri e
non ha potuto unirsi a noi.
Il nostro saluto via cavo rag-
11 / 59

2.2 Page 12

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giunge anche Olimpia che ora
vive col marito Marcello e il figlio
Dario in provincia di Vicenza.
Giuseppe Belardo che lavora
ancora a Trelew lo raggiungia-
mo inviando una lettera e qual-
che dono. Ernesto e Maria Con-
cetta li recapiteranno personal-
mente.
Altre lettere e altri doni anche
per il padre Lucio, padre Renzo,
Suor Carmen ora ispettricre,
suor Maria, Maria del Carmen e
tanti altri che hanno collaborato
o sono passati per Barrio Norte.
Non è stato possibile rintrac-
ciare Dino con la famiglia per-
ché sono rientrati in questi gior-
ni in Italia e non abbiamo anco-
ra il nuovo indirizzo .
Nemmeno Tiziana siamo riu-
sciti a contattare. Speriamo in
futuro di poterlo fare.
Siamo in tempo natalizio, sia-
mo felici di stare insieme. Lo
scambio di piccoli doni e poi fe-
sta, canti, ·racconti, ricordi.
Alcuni racconti .li ho sentiti
tante volte che mi sembra di
aver vissuto l'esperienza di per-
sona, sono però nuovi per Davi-
de, Luca e Stefano e per tutti gli
altri bambini che verranno.
Mentre sono in questo clima
di festa ripenso a come ho cono-
sciuto i «reduci» dell'esperienza
Trelew.
Dapprima ho conosciuto i
loro nomi dalle pubblicazioni
del Bollettino Salesiano; seguivo
l'esperienza di questi membri
della Famiglia Salesiana che
rappresentavano l'Associazione
nella Patagonia.
Si pregava per loro e si racco-
glievano soldi per la «nostra»
missione in Patagonia il 7 no-
vembre nel «dia de Trelew».
Poi ho avuto la fortuna di in-
contrare personalmente e di
sposare uno di questi «reduci» in
seguito li ho conosciuti perso-
nalmente tutti.
12/60
Eh sì, perché è rimasto forte e
inalterato nel tempo il loro desi-
derio di rivedersi e di stare insie-
me.
Li ho incontrati qualche anno
fa quando in loro era ancora for-
te la tristezza, la rabbia, il senso
di abbandono. Quando al loro
ritorno non c'era più la grande
folla che li aveva accompagnati
alla partenza; solo pochi condi-
videvano ora le loro difficoltà
nel reinserimento nella nostra
società, condividendo il proble-
ma del non ritrovare il lavoro la-
sciato alla partenza...
Parecchie volte li ho rivisti, sia
in occasione delle celebrazioni
dei matrimoni che si sono susse-
guiti in questi anni, sia perché
c'era il rientro temporaneo di
coloro che ora vivono a Trelew.
Il tempo ha sistemato molte
cose e ora l'amarezza iniziale
ha lasciato il posto alla serenità,
ai bei ricordi dell'esperienza
vissuta.
Stare di nuovo insieme è sem-
pre una festa e il numero è an-
dato via aumentando perché ai
famosi «10» si sono aggiunti i
mariti, le mogli e i loro figli.
Sembra verrà istituito un club
riservato ai familiari dei missio-
nari laici di Trelew, Ernesto ed
Elisa stipuleranno lo statuto!!!
Ora a conclusione di questi
miei pensieri vorrei dire grazie a
Dino, Romano, Daniela, Giusep-
pe, Oliviero, Rosa Concetta,
Olimpia, Marco e Tiziana. Gra-
zie per aver compiuto l'espe-
rienza della missione a Trelew e
grazie per avermi insegnato
quanto è bello stare insieme e
lavorare.
Ritrovarsi insieme, fare espe-
rienze comuni arricchisce la no-
stra Associazione. Le esperienze
del passato lo hanno dimostrato.
Anna Maria Campagnari
Notizie
dai Centri
CASSINO
E solo da pochi anni che i salesia-
ni sono presenti nella città di Cassi-
no. E con la presenza dei figli di don
Bosco sono «arrivati» i primi Coo-
peratori Salesiani, che hanno fatto
la PROMESSA, dopo un serio e ap-
profondito corso di formazione, se-
guito da Don Alfano Alfonso e da
Don Mario Giancola: è stato un
cammino di preparazione lungo,
ma necessario per molti di noi che
conoscevamo poco dello spirito sa-
lesiano.
Altri aspiranti sono ormai pronti.
Si spera al più presto di costituire
formalmente un CENTRO, come
previsto dal nostro Regolamento di
Vita Apostolica.
Il nostro lavoro si affianca così a
quello dei nostri fratelli religiosi: ora
ci sembra di condividere di più la
missione salesiana.
Da Cooperatori avvertiamo mag-
giormente il dono della vocazione
laicale salesiana, ci sentiamo più
coinvolti nel Progetto di Don Bosco,
con l'impegno costante nella Par-
rocchia e nell' Oratorio.
Ci auguriamo che il seme cresca a
beneficio della Chiesa locale, so-
prattutto per la gioventù.
VERCELLI
Grande festa presso il CENTRO
COOPERATORI dell'Istituto Sacro
Cuore delle Figlie Maria Ausiliatri-
ce, in Vercelli!
Maria Emilia, Carla, Ada e Rosa-
lia, alla presenza di allievi grandi e
piccoli, di amici, Cooperatrici, ex-
allieve e Figlie di Maria Ausiliatrice,
hanno fatto la loro PROMESSA.
Erano presenti per la solenne ce-
rimonia Mons. Varese, sempre vici-
no alla Famiglia Salesiana, e Don
Marino Gobbini, delegato Ispetto-
riale dei Cooperatori.
Ci associamo agli auguri espressi
dalla coordinatrice del Centro: «Alle

2.3 Page 13

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~
Vercelli - Cooperatori alla prima Conferenza annuale.
neo-cooperatrici il Signore conceda
di essere gesto che accoglie, annun-
cio di gioia, voce di speranza, pre-
senza che conforta. E a tutti l'augu-
rio di ricevere un'ala di riserva per
soccorrere il fratello sfortunato, che
è rimasto con l'ala, l'unica ala, ine-
sorabilmente impigliata nella rete
della miseria e della solitudine» . Ci
dispiace non poter pubblicare la fo-
to: è tecnicamente malriuscita.
Altro momento interessante è sta-
ta la PRIMA CONFERENZA annua-
le, tenuta da Mons. Tarcisio Berto-
ne. Erano presenti un buon numero
di Cooperatrici e Cooperatori, Ex-
allieve ed ex-allievi delle due opere
di Vercelli e di altri Centri del Ver-
cellese.
Vercelli, Istituto S.. Cuore - S.E. Mons. Tarcisio Bertone, commenta la Strenna '94.
. :'"&- UUUllJlOJA&iu,n . IU
testimonumdolll~,llirkdiemdluis1n"=
FORMIA
È da anni che si aspettavano le
prime PROMESSE nell'opera sale-
siana di Formia. Si è tentato a lun-
go: frequente l'invito ai più vicini al-
1'opera salesiana. Gli incontri si
sono susseguiti a corsi di formazio-
ne. Ed è venuto il sospirato momen-
to. Dopo la prima pietra solenne-
mente benedetta dal Papa nella visi-
ta fatta in diocesi, è stata messa an-
che la pietra per il primo CENTRO
Cooperatori.
È un gruppo di generosi (quasi
tutti uomini!), che si sono offerti a
Formia - I neo-cooperatori dopo
la solenne «Promessa».
13 / 61

2.4 Page 14

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Don Bosco, per qualificare la pro-
pria collaborazione legandosi con
particolare impegno alla Famiglia
Salesiana. Complimenti... e che il
seme cresca!
SARDEGNA
Ci è giunta la relazione, a conclu-
sione del triennio, del Coordinatore
lspettoriale, Daniele Siddi. Compli-
menti! Spesso noi perdiamo di vista
la semina e il raccolto dei frutti. La
relazione è anche segno vitale di or-
ganizzazione e motivo di lode al Si-
gnore per quanto ci ha concesso di
poter realizzare per il bene delle
anime.
Tra l'altro si legge nella relazione:
«Devo essere grato al Signore per il
dono concessomi di lavorare nel-
1'Associazione dei Cooperatori Sale-
siani e nel contempo essere ricono-
scente a voi per ciò che mi avete sa-
puto testimoniare con le vostre vite,
nascoste ma intrise di carità concre-
ta e di sentito amore a Don Bosco ...
L'ultimo triennio iniziato con il
proposito di portare avanti il cam-
mino-vocazione tra i giovani, di rin-
saldare il legarne tra i Centri ed il
Consiglio ispettoriale e di promuo-
vere la responsabilità laicale nei
cooperatori adulti» .
Ci associamo al vostro bilancio
davvero incoraggiante ed esprimia-
mo la riconoscenza al Consiglio
uscente, soprattutto per quello che
si dice alla conclusione: «L'ultima
impegnativa sollecitudine per la re-
dazione di una storia dell'Associa-
zione nella nostra isola da compilar-
si con interviste, testimonianze, fo-
tografie o altra documentazione di-
sponibile... per lasciare traccia delle
cose belle realizzate dalla mano lai-
ca di don Bosco in Sardegna». Co-
raggio! La memoria storica è germe
vitale per un futuro, fecondo di be-
ne.
Roma - Cooperatori Centro «Borgo ragazzi D. Bosco» a Lourdes.
~ ..._ Padova - Laboratori MM. con il simpatico... delegato.
VASTO
«Sono stata a Vasto per la prima
volta ed è stato bellissimo: le giorna-
te fredde ma il cielo terso ed il mare
di un azzurro splendido.
Vasto è una bella cittadina della
costa abbruzzese meridionale, com-
pletamente ricostruita sopra quella
14/62
di epoca romana, di cui rimangono
visibili parti dell'anfiteatro, cisterne
e resti di antiche mura. Un bel ca-
stello del '200 completa un quadro
archeologico veramente interessan-
te. La gente è seria, laboriosa, tena-
ce e gentile e tali mi sono apparsi i
nostri cooperatori impegnati nella
Parrocchia salesiana di S. Marco .
Al mio arrivo c'era qualcuno ad
aspettarmi, una persona che non
conoscevo, ma mi è venuta incontro
con il sorriso e il calore di chi acco-
glie un fratello e così è stato Ezio,
per me e mio marito in quei giorni
passati insieme. Lui ed altri amici
hanno fatto di tutto, perché potessi-
mo sentirci a casa.
La conferenza annuale ha riunito
molte persone e così abbiamo avuto

2.5 Page 15

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la possibilità di conoscerci, di parla-
re, di scambiare idee ed esperienze.
Il momento più bello è stato, quan-
do, dopo la conferenza tra un pa-
sticcino e una bibita, si è spontanea-
mente formato «un salotto», dove
ho potuto incontrare e parlare con i
giovani più impegnati nella parroc-
chia, una parrocchia, per fortuna,
ricca di ragazzi di ogni età, il campo
giusto quindi, perché i Cooperatori
possano dare il meglio delle loro
forze» (Iolanda Masotti).
GENOVA
«Dopo quattro anni sono ritorna-
ta a Genova, accolta come sempre
dalla squisita ospitalità delle nostre
suore e dal calore e dall'affetto dei
Cooperatori di Corso Sardegna.
Il primo incontro, sabato pome-
riggio, 26 febbraio, a Ma.sane, un
paesino vicino Genova, a conoscere
i nuovi Cooperatori, a parlare della
«famiglia» alle persone, invitate per
l'occasione, dall'instancabile Suor
Aurora.
È bello vedere cosa si riesce a
fare quando «si scuotono dal lan-
guore» tanti cristiani! In questo
piccolo paese quattro suore e mol-
ti laici affiatati e impegnati, so-
stengono la parrocchia, la scuola,
l'oratorio, creando una famiglia,
in cui l'amore per Don Bosco ope-
ra miracoli.
La sera, al rientro a Genova, la
buonanotte alle suore della casa,
una tradizione attesa e desiderata,
per poter ancora una volta vivere
con loro un momento privilegiato,
quasi magico, ricco di gioia, di par-
tecipazione e concluso nel modo
migliore: una poesia dedicata a Don
Bosco ed una preghiera. Una tisana
di camomilla e tiglio, preparata dal-
le affettuosissime suore della cucina
mi ha permesso di chiudere serena-
mente una giornata piuttosto stan-
cante.
La domenica mattina presto sia-
mo andati all'ospedale, a trovare
una nostra Cooperatrice ammalata.
Pensavo di poter portare conforto,
invece mi sono accorta con sorpresa
che è stata lei a confortare gli altri;
con tatto e sensibilità parla di Dio e
del suo amore per tutte le creature
a chi come lei soffre e spera.
Sempre nella mattinata, all'Istitu-
to di via Sardegna, è seguito !'in-
contro per la Strenna del Rettor
Maggiore; erano presenti Coopera-
tori provenienti da altri Centri ed un
gruppetto di ex-allieve invitate dalla
Coordinatrice. È bello condividere
certi momenti che sono «propri»
della Famiglia Salesiana!
Più tardi, durante un bel pranzo,
tutti insieme abbiamo, anche se in
un modo più ...terreno, dato prova
delle «ragioni della nostra gioia e
della speranza» che animava tutti
noi.
Nel pomeriggio, insieme alla de-
legata Suor Bruna Bevegni, abbia-
mo raggiunto Arma di Taggia, la
terra dei fiori a pochi chilometri
da Sanremo, per conoscere un
nuovo gruppo di Cooperatori, sei,
per ora, ma saranno presto di più.
L'amore, la serietà dell'impegno e
l'esempio contagia! Suor Teresina,
ce la mette tutta perché le sue mi-
gliori exallieve scoprano la gioia di
impegnarsi con Don Bosco, attra-
verso una Promessa che ci fa vive-
re chiedendo al Signore solo una
cosa: «Da mihi animas, coetera
tolle» (Iolanda Masotti).
LA SPEZIA
Interessanti iniziative sono state,
anche quest'anno, promosse dai
Cooperatori del Centro «S. Paolo»
di La Spezia: la Mostra dei lavori
dei Laboratori di Mamma Marghe-
rita e la Mostra del Libro.
La prima è il segno concreto della
laboriosità di tante signore, soprat-
tutto anziane, che offrono nel na-
scondimento il proprio tempo libero
per lavori di cucito e ricamo, oltre a
rammendare e stirare per le esigen-
ze della parrocchia e della casa. È
anche un'occasione per raccogliere
offerte per le missioni.
La MOSTRA DEL LIBRO è ormai
una realtà: si offre alla gente l'op-
portunità di conoscere la stampa sa-
lesiana, le nuove edizioni, e le tema-
tiche varie, come quelle orientate
quest'anno ad approfondire il tema
della famiglia.
È stata anche l'occasione per pre-
stare un servizio alla Diocesi, inse-
rendo la mostra nelle attività speci-
fiche per la «Giornata Mondiale del-
la Vita».
MADRE MADDALENA MORANO
«NON BASTA ISTRUIRE. BISOGNA FOR-
MARE IL CUORE». Tra le tante parole scelgo questo
messaggio perché mi sembra racchiudere la sua specia-
lissima attenzione per l'educazione integrale. Non ba-
sta, per noi salesiani, aprire scuole, organizzare mani-
festazioni, animare attività: abbiamo bisogno di guar-
dare alla crescita della persona tutta intera. Madre
Morano, poi, ha vissuto in prima persona lo sforzo di
ritagliare anche per la donna il diritto di essere presen-
te là dove si elabora cultura. Essere «maestra comuna-
le» sul finire dell'800 voleva dire avere in mano genera-
zioni intere, trasmettere valori, insegnare a leggere la
vita. Oggi a istruire basta la scuola di Stato. Per forma-
re il cuore occorrono educatori.
Madre Marinella Castagno
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2.6 Page 16

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~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
SE I REPRINT
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M.L. King
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S.E.I. Reprint (di prossima pubblicazione)
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alla fine degli Anni Sessanta,
il pensiero e la figura del
profeta nero in Italia: una
raccolta di sermoni del pastore
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che hanno alimentato il
più importante movimento
americano per i diritti civili .
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fflERNAZKlllAL.E
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ed internazionali, per la notorietà del protagonista,
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