Bollettino_Salesiano_199402cooperatori


Bollettino_Salesiano_199402cooperatori



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RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
ANNO 118 - N. 4 • 2a QU INDICINA• 15 FEBBRAIO 1994 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (50)

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Qu indicinale di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Anno 118 - N. 4 - 2' Quindicina
15 FEBBRAIO 1994
SOMMARIO
2 IL RISCHIO DEL FALSO
La Redazione
3 UNA LETTERA
A CUORE APERTO
4 GRAZ IE, DON PASQUALE!
Don Alfonso Alfano
7 FORMAZIONE
Pompeo Santorelli
10 CONOSCIAMO
I NOSTR I SANTI
Don Pasquale Liberatore
12 CONVEGNO
LABORATORI
MAMMA MARGHERITA
13 TESTIMON IANZE
14 LA VOCE DEI LETTORI
16 COLLANA MONDO NUOVO
Direzione e Ammin istrazione:
Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092
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Direttore Responsabile:
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L'Edizione di metà mese,
destinata ai Cooperatori Sa lesiani ,
è curata dall 'Ufficio Naz ionale ACS
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ACS , che , tramite l'Ufficio lspettoriale,
invierà la richiesta all 'Ufficio Nazionale.
Registrazione:
Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Offi cine Grafiche Su balpine Torino
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H o sempre pensato, e credo che questo sia il modo giusto, che
una lettera debba avere dei destinatari e siano questi a dover dare
peso e senso al suo contenuto. È quanto dovrebbe essere «detto»
della recente lettera scritta e indirizzata dal Papa ai vescovi italiani.
E invece c'è il rischio che altri e non i destinatari se ne fanno
proprietari e interpreti, non per accettarne il messaggio, ma per far-
ne un uso improprio se non «scorretto». È il rischio del falso che po-
trebbe coinvolgere il cuore e la mente degli interessati, inquinando
e sconvolgendo le coscienze.
E come in altre circostanze, anche in questa occasione, il coro
di voci si è elevato con toni di consenso, dissenso e condanna.
Eppure lo sconcerto davanti a queste note stonate deriva
proprio dal fatto che si tenta di ignorare o addirittura stravolgere
quegli stessi principi e valori da tutti oggi invocati. Il richiamo
del Santo Padre nelle recenti vicende confuse e difficili del nostro
Paese a un coraggioso rinnovamento nella moralità e nella legali-
tà, un invito alla solidarietà e alla riconciliazione, un gesto di sim-
patia per la nostra nazione in crisi, un appello alla grande PRE-
GHIERA del popolo italiano, in vista del duemila, sono prerogati-
ve non solo di un diritto ma soprattutto del cuore di un Padre e
Pastore, preoccupato della fede, della libertà e del bene comune
dei propri fedeli .
E l'insistenza del ruolo dei cristiani nella salvaguardia di questi
valori è senza dubbio la conferma di una presenza non astratta, ma
inserita nella vita della comunità dove si vive, nella realtà di una na-
zione, riflettendo sul dono fatto da Dio all'Italia, ai tanti esempi di
santità e al patrimonio morale e sociale. E in particolare si fa riferi-
mento a tre eredità: la fede, la cultura, l'unità.
È forse proprio la terza a creare perplessità e dissensi. Eppure è
solo attraverso l'unità e la convergenza sui grandi terni dei valori da
tutti «auspicati e reclamizzati», che è possibile evitare la politica del-
lo «sfascio».
Credo che come cattolici, e diciamo in modo «impegnato» an-
che come cooperatori salesiani, si esprime gratitudine per aver rice-
vuta una lettera. È una strenna-epifania, che accogliamo non solo
come dono, ma come stimolo a «manifestare» la nostra fede.
Mi sembra questa una risposta coerente per la sollecitudine del
Papa.
La Redazione

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Una lettera a cuore aperto
Il Papa rende
testimonianza
al patrimonio
p1u' prezioso
del popolo
italiano
(($ i tratta, innanzitutto, dell'ere-
dità della fede, qui suscitata dalla
predicazione apostolica fin dai pri-
missimi anni dell'era cristiana e pre-
sto avvalorata dall'effusione del san-
gue di numerosissimi martiri. Il
seme sparso da Pietro e da Paolo e
dai loro discepoli ha messo profon-
de radici nell'animo delle popolazio-
ni di questa terra, favorendone il
progresso anche civile e suscitando
fra di esse nuovi e fecondi vincoli di
coesione e di collaborazione.
Si tratta, poi dell'eredità della cul-
tura, fiorita su quel comune ceppo
nel corso delle generaziorti. Quali te-
sori di conoscenze, di intuiziorti, di
esperienze sono venuti accwnulando-
si anche grazie alla fede e si sono poi
espressi nella letteratura, nell'arte,
nelle istituziorti giuridiche e in tutto
quel tessuto vivo di usi e costwni eh~
forma l'anima più vera del popolo! E
una ricchezza a cui si guarda con am-
mirazione e, potremmo dire, con in-
vidia da ogrti parte del mondo. Gli ita-
liani di oggi non possono non esserne
consapevoli e fieri.
In questo quadro europeo e mon-
diale, carissimi Fratelli nell'Episco-
pato, è giusto che ci poniamo la do-
manda: «Quali sono le possibilità e
le responsabilità dell'Italia?».
Sono convinto che l'Italia come
nazione ha moltissimo da offrire a
tutta l'Europa. Le tendenze che
oggi mirano ad indebolire l'Italia
sono negative per l'Europa stessa e
nascono anche sullo sfondo della
negazione del cristianesimo. In una
tale prospettiva si vorrebbe creare
un'Europa, e in essa anche un'Ita-
lia, che siano apparentemente «neu-
trali» sul piano dei valori, ma che in
realtà collaborino alla diffusione di
un modello postilluministico di vita.
All'Italia, in conformità alla sua
storia, è affidato in modo speciale il
compito di difendere per tutta l'Eu-
ropa il patrimonio religioso e cultu-
rale innestato a Roma dagli apostoli
Pietro e Paolo. Di questo preciso
compito dovrà avere chiara consape-
volezza la società italiana nell'attuale
momento storico, quando viene
compiuto il bilancio politico del pas-
sato, dal dopo-guerra ad oggi.
I laici cristiani non possono dun-
que, proprio in questo decisivo mo-
mento storico, sottrarsi alle loro re-
sponsabili1à. Devono piuttosto testi-
moniare con coraggio la loro fiducia
in Dio, Signore della storia, e il loro
amore per l'Italia attraverso una pre-
senza unita e coerente e un servizio
onesto e disinteressato nel campo so-
ciale e politico, sempre aperti a una
sincera collaborazione con tutte le
forze sane della nazione.
***
Se la situazione attuale sollecita il
rinnovamento sociale e politico, a
noi Pastori tocca richiamarne con
forza i necessari presupposti, che si
riconducono al rinnovamento delle
menti e dei cuori, e dunque al rin-
novamento culturale, morale e reli-
gioso (cf. Veritatis splendor, n. 98).
Proprio qui si colloca la nostra
missione pastorale: dobbiamo chia-
1nare tutti ad uno specifico esame
di coscienza. Questo è un bilancio
non solo di carattere politico, ma
anche e soprattutto di carattere
culturale ed etico. È necessario al-
lora aiutare tutti a liberare tale bi-
lancio dagli aspetti utilitaristici e
congiunturali, come pure dai rischi
di una manipolazione dell'opinione
pubblica.
***
Carissimi Fratelli nell'Episcopato,
rimetto nelle vostre mani, con pro-
fonda comunione e fiducia, questi
pensieri e questi voti. Lo faccio uni-
camente per l'amore che provo per
la nazione italiana, che fin dall'irtizio
del mio Pontificato mi ha dimostrato
così grande benevolenza, tanto che
sento di poter parlare dell'Italia
come della mia seconda Patria».
(Brani scelti)
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GRAZIE,
DON
PASQUALE!
Per quanto
breve il tempo
ci hai
dato molto!
Don Pasquale Massaro, delega-
to nazionale dei Cooperatori non
ce l'ha fatta! Il suo cuore h a ces-
sato di battere nella sera di vener-
7 gennaio, appena dopo qual-
che ora terminato il previsto inter-
vento al cuore.
Ci sono momenti, in cui è diffi-
cile esprimere i propri sentimenti
ed è difficile racchiudere in un
semplice necrologio la storia e la
vita di una persona, soprattutto
quando si sono condivisi momenti
preziosi di lavoro e di fraternità.
Oggi, su queste pagine sarebbe
forse più utile per ciascuno di noi
se fosse Don Pasquale a parlarci.
Mi sono riletti alcuni suoi ap-
punti di spiritualità : ora acquista-
no un valore inestimabile. È il gio-
co della morte che allontana le
ombre, disperde le nuvole e sco-
pre il cielo limpido del cuore e
dell'anima della persona che pen-
siamo di aver perso.
Dalla scomparsa di una persona
cara c'è sempre da imparare; è un
invito alla meditazione, è un'occa-
sione per una lezion e di vita.
Anche noi siamo a rischio, per-
ché siamo tentati di dimenticare
che si deve morire, non che si può
morire o si potrebbe anche non
morire. Se la pensassimo così sa-
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remmo su di una cattiva strada: è
un 'avventura che si voglia o no ,
tutti dobbiamo vivere.
La nascita e la morte sono le
certezze solide di questo nostro
cammino. «Gli anni della nostra
vita...passano presto e noi ci dile-
gui a m o ».
E Don Pasquale oggi, come
ogni persona che ci lascia, ci di-
rebbe di dare più senso alla nostra
esistenza, di essere fedeli ali' Amo-
re del Creatore, di ripensare con
maggiore coraggio e con fiducia
comunque, che l'unica cosa che
conta è la salvezza dell 'anima.
Siamo invitati a ricordare con
Don Bosco che «salvata l'anima,
tutto è salvo, perduta l'anima tut-
to è perso».
E con umile ascolto del messag-
gio che ci viene dalla sua morte
ch e vogliamo ricordare la sua fi-
gma.
Don Pasquale era nato a Napoli
il 29 maggio 1933 da un a famiglia
semplice, umile, ma soda e radi-
cata nella fede.
Don Bosco era di casa nella fa-
miglia Massaro, maturato all'om-
bra dell'Oratorio e della parroc-
chia Salesiana.
Fu proprio l'oratorio a segnare
la sua vita apostolica: lo spirito di
festa , l'allegria, il gioco del calcio,
il servizio litmgico, la testimo-
nianza di salesiani entusiasti della
propria vocazione, lo aiutarono a
maturare la decisione di diventare
salesiano. Don Pasquale ha tra-
scorso la sua giovinezza tra i ra-
gazzi e giovani, affascinandoli con
il suo entusiasmo e la sua forte ca-
pacità di comunicazione.
Nella sua modestia parlava
poco del suo passato; ma di quel
periodo resta l'affetto di una
schiera di innumerevoli ex-allievi.
Era il centro di animazione del
tempo libero, il trascinatore della
vita di cortile: era, tra l'altro, un
.abile giocatore di calcio. Quante
volte le autorità militari in visita
alla Villa Favorita, a Ercolano,
dove svolgeva da salesiano il suo
tirocinio, si chiedevano chi fosse
quel pretino agile che si trascina-
va i ragazzi da un capo all'altro
del cortile, con le sue magie, pal-
lone al piede e la tonaca tirata sui
fianchi . Quante volte restavano
stupiti nel vederlo, con un'abilità
ammirevole, guidare l'alza ban-
diera o dirigere le parate dei pic-
coli soldatini.
Quanti di questi alunni seminati
in varie parti d 'Italia ricordano il
loro simpatico prete «che sapeva
giocare a pallone e ci preparava
alla Prima Comunione».
Il giorno 11 febbraio 1961, festa
della Madonna di Lourdes, viene
consacrato sacerdote a Valdocco,
nella Basilica di Maria Ausiliatri-
ce. Quelle coincidenze mariane
saranno il richiamo ricorrente nel-
la sua vita per ravviva.re la devo-
zione alla Vergine Santa.
Diplomato giornalista. e pubbli-
cista per circa un decennio lavorò
a Torino alla redazione di un pe-
riodico, MERIDIANO 12, una
pubblicazione che riproponeva in
chiave moderna la collana delle
letture cattoliche di don Bosco.
A fine 1971 rientra a Napoli e
viene nominato prima direttore
dell'Oratorio a Napoli don Bosco,
poi direttore della Casa di Bari e in
seguito di Vietri sul mare. Nel 1977
è parroco proprio alla Parrocchia.

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del Sacro Cuore a Napoli-Vomero.
Vi resta per quattro anni. Nel 1981
viene nominato Consigliere ispet-
toriale, come delegato dei coope-
ratori ed ex-allievi della Campania
e coordinatore ispettoriale della
Famiglia Salesiana.
Apprezzato e stimato in Ispetto-
ria, fu scelto infatti come delegato
al Capitolo Generale, dove colla-
borò come segreteria di un grup-
po di lavoro per la revisione finale
delle nostre Costituzioni.
Il frutto di quell'esperienza raf-
forzerà in lui l'amore a don Bosco
e l'attaccamento alla Congrega-
zione. Un segno tangibile fu l'im-
pegno a diffondere alcuni articoli
della nostra Regola, stampati con
arte ed eleganza.
Alla fine del sessennio è inviato
come direttore-parroco a Poten-
za. Nel 1991 è chiamato dai Supe-
riori a Roma come delegato na-
zionale dei Cooperatori e del TGS.
È stato poco il tempo rimasto al
servizio dell'Associazione dei Coo-
peratori, ma sono bastati per farsi
apprezzare e stimare per le doti
umane e la ricchezza spirituale.
Riporto alcune espressioni stral-
ciate da alcuni appunti di questi
ultimi tempi:
«La vita è un luogo dove fare
esperienza di Dio. E dove si fa
esperienza di Dio? Nella preghie-
ra, nell'Eucarestia».
E poi si poneva una domanda:
«Nella vita che conduco tutti i
giorni, c'entra Dio?» E ancora:
«Qual'è la preghiera di una ge-
nerazione in crisi, che vuole in-
contrare Dio? I sacramenti!»
Della Madonna ha scritto: «L'a-
more alla Madonna? Ho presente
quello ispirato dal quadro dell'al-
tare maggiore della Basilica di
Maria Ausiliatrice: Maria, una
donna forte, coraggiosa, che ema-
na e infonde sicurezza; domina al
centro con il bambino in braccio;
attorno a lei è rappresentata la
Chiesa, con gli apostoli e gli evan-
gelisti e in basso c'è Valdocco, il
quartiere in cui ha iniziato il suo
lavoro tra i giovani poveri e ab-
b a n d o n a t i ».
Don Pasquale era sacerdote, un
buon prete, un buon religioso.
Tale si sentiva dentro e tale era or-
goglioso di apparire fuori.
Profondamente sereno, era un
uomo di comunione e di dialogo.
Il suo ottimismo, la sua forte
capacità di avviare relazioni con
tutti, la sua paterna attenzione
alla salvezza delle anime era il
frutto di una vita iBteriore, forse
non appariscente, ma radicata in
una sincera pietà; fedele a Gesù
Cristo e alla Chiesa, si aggiornava
in tutto quello che era necessario
per la vita di un apostolo.
Un'interiorità genuina, chiara,
convinta, quasi istintiva, ma con-
quistata certamente con sacrifici.
Lavorava con ottimismo, mai
scoraggiato, delicato, capace sem-
pre di sorridere e di sdrammatiz-
zare i momenti di tensione.
Esprimeva la sua cordialità con
naturalezza e con battute intelli-
genti, delicate e piacevoli.
Come ogni buon salesiano nu-
triva una devozione intensa al-
l'Eucaristia. In una sua immagi-
netta ho letto un'espressione-
augurale: «che io possa essere il
tabernacolo di Gesù».
Forte e intensa la sua devozione
alla Madonna: dal suo Rosario tra
le mani e dalla sua costante pre-
mura a organizzare pellegrinaggi
mariani, preparati e animati con
cura.
Chi lo ha seguito in questa sua
malattia è rimasto certamente am-
mirato dalla sua incondizionata di-
sponibilità a fare la volontà di Dio.
Pur nei momenti più drammatici
salutava chiunque lo visitava, sorri-
deva. «Offro tutto per la congrega-
zione» - «Pregate per me» - «Mi
dispiace di essere di peso... ».
Sempre entusiasta della voca-
zione salesiana amava dire: «È
bello essere salesiano».
«Sapessi come fa bene questa
esperienza! Da questo letto la vita
è un'altra cosa». - E cioè, gli
chiesi?
«Quelle che siamo soliti mettere
al primo posto diventano secon-
darie e quelle che sono abitual-
mente messe al secondo posto di-
'
Per essere profeti c'è bisogno di fuoco, di vitalità sempre
fresca, di fantasia audace, di docilità quotidiana allo Spirito
del Signore, di entusiasmo e coraggio fino al martirio. Ce lo
mostrano i santi in tutti i secoli, uomini e donne, che hanno
fatto di Cristo la ragione del loro vivere e del loro agire.
D. E. Viganò
5/ 21

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ventano le uniche degne di essere
importanti».
La sera dell'Epifania mi sono
trattenuto a parlare con lui. Lo
avevo trovato fisicamente giù.
Ebbi la sensazione che il suo fisico
era fortemente debilitato. Parlam-
mo di tutto, mi ch iese notizie di
alcuni amici, pregammo un poco
e scherzamm o, come sempre. Si
informò della redazione di questo
Bollettino.
Pur prostrato nel fisico, era se-
reno, per nulla turbato dell'immi-
nente oper azione o almeno non lo
faceva trasparire.
Quelle parole, la stretta di mano
e il suo sorriso è stato forse il viati-
co più bello di Don Pasquale.
Si dice che l'albero si apprezza
dai frutti: e il suo albero, forse
troncato troppo in fretta, ci ha la-
sciato la testimonianza di una sof-
ferenza accettata dentro, mai di-
ventata insopportabile, quasi per
non disturbare gli altri.
Si dice che anche il nome ha il
suo valore nella vita di una perso-
na: il tuo è un inno pasquale, pre-
ludio della tua pace eterna, che
nella nostra preghiera imploriamo
per la tua anima, perché purifica-
to dalle fragilità umane, possa ri-
cevere l'abbraccio del Padre nella
gloria dei beati.
Grazie a Te, Signore dei cieli e
della terra, per averci donato un
cristiano, un sacerdote e un sale-
siano : i suoi m eriti ci rendano de-
gni di nuove vocazioni alla nostra
c o n g r e g azion e .
Dicono a te, Don Pasquale, gra-
zie i cooperatori salesiani che hai
sempre avuto n el tuo grande cuo-
re di apostolo.
E il nostro grazie anche a mam-
ma Bianca, da anni cooperatrice e
presente nell 'affetto e nella pre-
ghiera di tutti noi.
Don Alfons o Alfano
*
Ricordo e Riconoscenza
11 giorno 7 gennaio alle ore 20.30 circa, il nostro Delegato Nazionale, Don Pasquale Massaro, ci
ha lasciato. In tutti noi che gli eravamo più vicini è rimasto un vuoto incolmabile pur nel conforto
di essergli rimasti accanto, sempre con tanto affetto e sollecitudine.
Non pensava affatto di morire: due giorni prima dell'operazione chiedeva a me e soprattutto a
suor Anna Ronchetti, il cui fratello aveva subito la stessa operazione, quanti giorni di convalescen-
za occorrevano prima di riprendere il lavoro.
Questa era la cosa che più lo interessava e fino alla fine lo abbiamo ragguagliato su tutto,
chiedendo il suo consiglio, ma, con attenzione estrema, a non arrecargli fastidio o preoccupazione e
dandogli sempre l'impressione che tutto procedesse regolarmente. Pietosa bugia! A tutti mancava
moltissimo la sua presenza, il conforto delle sue parole, la lucidità delle sue idee, la chiarezza dei
suoi interventi.
Ma il Signore ha voluto così e a noi non resta che dire: «Sia fatta la Sua volontà».
Arrivederci, Don Pasquale, ci dispiace solo di aver passato così poco tempo con te, ma tu,
ora avrai tutto il tempo per restare con noi, con noi Cooperatori che tanto amavi e che tanto ti
hanno amato.
La Coordinatrice Nazionale - Jolanda Masotti
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Formazione
Cinque
coscienze
1n una
I1 congresso regionale dell'ACS
tenutosi a Frascati dal 4 all'8 set-
tembre e.a. ha sicuramente colpi-
to nel segno se si considerano al-
meno due elementi.
Il primo è stato l'apertura a rag-
gio internazionale che ha fatto ri-
flettere su aspetti di vita vissuta e
direttamente testimoniati.
Il secondo è stato l'intervento e
la partecipazione cli gruppi medio-
rientali quasi esclusivamente gio-
vanili. Il che fa ben sperare per la
crescita consapevole dell'ACS in
quei luoghi alla luce dell'esperien-
za di questo confronto.
«Incontro storico» lo ha definito
don Picchioni, ispettore per il Me-
dio Oriente. Ed è vero.
Un terzo elemento frutto esclu-
sivo della .mia personale riflessio-
ne, fatta a luci spente sul congres-
so, tenterò di illustrarlo, racco-
gliendo in parte e rielaborando le
indicazioni scaturite_ dall'assem-
blea, dalle riunioni di gruppo e da
ciò che forse non è palesemente
emerso.
È indubbio che ogni appunta-
mento di questa portata è una oc-
casione singolare per ribadire i
principi ispiratori dell'azione apo-
stolica e per definire linee di
orientamento che abbraccino co-
muni interessi operativi.
Ed è quanto puntualmente acca-
duto anche in questo congresso.
Ma ciò che si andava delineando
all'interno dei gruppi di lavoro, ciò
che è stato anche apertamente det-
to, ciò che si è prospettato e ciò
che è stato lanciato come sfida non
può rimanere nelle pieghe o nella
penombra del congresso stesso.
Essenzialmente credo che ven-
ga affermandosi una sorta di «cul-
tura della coscienza» riassumibile
in cinque punti:
1 - coscienza della scelta
2 coscienza della vocazione
3 coscienza della chiamata
specifica
4 coscienza della collegialità
5 - coscienza della spiritualità
formativa.
1. La coscienza della scelta va
vista nel senso dell'orientamento:
oratori, parrocchie, MGS, gruppi
vari della famiglia salesiana, amici
di Don Bosco sono un terreno fer-
tile.
Compito del Cooperatore e dei
Delegati è quello di orientare le
persone giuste, al momento giu-
sto, nel posto giusto.
Un abbassamento di tensione in
questa scelta e in questi nostri
campi, dove operare una prima
selezione, rischia di provocare un
intoppo nel «naturale» sbocco
portando inevitabilmente a un
calo del senso di appartenenza.
Grande arte quella del semina-
tore!
2. Il passo successivo è quello
della scelta vocazionale vera e
propria.
L'itinerario è segnato dal Rego-
lamento con una tempificazione a
tappe obbligate e ben spiegata nel
manuale operativo: frequenza di
un Centro, preparazione e pro-
messa.
Tre momenti che hanno biso-
gno di particolare cura. Ma la fre-
quenza di un Centro è basilare,
tale da mantenere vivo il desiderio
di incontro, da suscitare l'interes-
se per la ricchezza di contenuti,
per la preparazione e per i mo-
menti di fraternità.
3. Divenuto Cooperatore, ogni
membro sa che potenzialmente
può essere chiamato a svolgere un
ruolo di responsabilità all'interno
dell'intera struttura oganizzativa.
E questo compito deve poter esse-
re accettato come una chiamata
specifica.
I momenti elettivi devono rap-
presentare anch'essi un fermento
apostolico e una dichiarata, impli-
cita disponibilità.
Il meccanismo delle designazio-
ni, soprattutto in ambito Ispetto-
riale e a maggior ragione in cam-
po nazionale e regionale, deve es-
sere considerato come un «sup-
plemento di chiamata».
La predeterminazione delle can-
didature oltre ad essere un'occa-
sione di comprensibili e facili rifiuti
può essere sintomo di poca fiducia
nell'azione dello Spirito.
Esistono dei candidati «naturali»:
- il Coordinatore del Centro
deve sapere che può essere scelto
come membro del Consiglio ispet-
toriale;
- il Coordinatore ispettoriale
deve sapere che può essere scelto
come Conduttore nazionale o
come Consultore mondiale per la
propria regione.
È evidente che questo meccani-
smo di scelta delle responsabilità,
per un servizio reso all 'Associazio-
ne e alla Chiesa nel quale si avver-
te il vento dello Spirito, può e
deve essere aperto ad altre possi-
bilità di designazione. Ma il punto
fermo, la pietra angolare è rap-
presentata dal blocco dei respon-
sabili in attività di servizio».
Mi sembra opportuno, pertan-
to, suggerire una proposta di revi-
sione delle norme che regolano
questi meccanismi elettivi.
7/ 23

1.8 Page 8

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Siamo un'Associazione eccle-
siale ufficialmente riconosciuta, si
vota a norma del diritto canonico
e viene fatta la domanda di rito
per l'accettazione dell'incarico.
Allora cosa si può fare di meglio
se non essere aperti e disponibili
all'azione dello Spirito?
È un «rischio» che va accettato
incondizionatamente.
Nel circuito, poi, della chiamata
specifica trovano spazio tutti gli
ambiti a cui sono chiamati i buoni
cristiani e quindi i Cooperatori se-
condo le attitudini, la preparazio-
ne e le doti di ciascuno: famiglia,
lavoro socio-politico, volontaria-
to, cultura ecc.
4. Ogni struttura organizzativa
deve essere consapevole del pro-
prio ruolo e dei propri compiti.
L'Associazione non distribuisce
cariche ma affida incarichi. E
questi devono avere il peso «con-
diviso».
Non si può demandare ogni in-
combenza al Coordinatore, né
fare affidamento esclusivo sul De-
legato. C'è una diversità di ruoli,
di mansioni e di competenze che
va rispettata secondo le norme
dettate dal RVA: decisioni ponde-
rate e collegiali, iniziative comuni
che vedano coinvolti tutti i com-
ponenti del Centro con compiti
specifici, partecipazione a tutti i
livelli alla vita di Centro, non sot-
tovalutando quegli aspetti di ca-
rattere economico che permetto-
no una gestione operativa conve-
niente al Centro stesso e all'Asso-
ciazione tutta.
Di capitale importanza, inoltre,
l'informazione e il collegamento
organizzativo e decisionale corre-
lato alla dinamicità della nostra
struttura:
- i Consigli locali con il Coor-
dinatore locale, e questi con il
Consiglio ispettoriale;
Eeducazione dei giovani all'amore è certamente uno dei
punti nodali dell'educazione alla fede. Se c'è un aspetto dove
i cambiamenti culturali hanno portato uno sfascio nella con-
dotta e insieme una necessità di ripensamento è proprio que-
sto. A causa di una visione distorta dell'amore, molti giovani
non sono più capaci di vivere la grazia di Cristo; ecco un
ostacolo deleterio per la crescita nella fede e per orientare la
vita verso mete vocazionali.
D. E. Viganò
- i Consiglieri ispettoriali con
il Coordinatore ispettoriale, e que-
sti con il Comitato dei Coordina-
tori, i quali, a livello nazionale, in-
sieme al Conduttore, che si avvale
di una segreteria tecnica specifica,
vigilano sulla qualità, sulla bontà,
sulla necessità, sulla organizzazio-
ne e sulla verifica delle iniziative
generali intraprese. Opportuna,
infine, nelle riunioni di vertice na-
zionali la partecipazione dei mem-
bri della Consulta.
La «professionalità» del coope-
ratore salesiano è commisurata
alla sua capacità di «produrre» ri-
sultati su un progetto comune,
collegialmente approvato.
5. A - Spiritualità
le mancate occasioni o le negate
possibilità che hanno impedito o
limitato l'innesto privilegiato del-
la forma zione: la spiritualità.
Ciò che forse allontana o «rici-
cla» una parte di Cooperatori dei
nostri Centri è proprio questo ele-
mento, di cui l'esperienza salesia-
na ha fatto tesoro, ma che proba-
bilmente non riesce a ridistribui-
re, nella maniera giusta, opportu-
na e appropriata.
Verrebbe quasi la voglia di inse-
rirlo tra le «nuove povertà», dibat-
tuto tema dell'ultimo congresso.
Saper coniugare, allora, i due
termini del concetto significa dila-
gare a dismisura nel plasmare
l'uomo nuovo, il cristiano nuovo,
il Cooperatore nuovo: formazione
spirituale e spiritualità formativa.
Troppo spesso si è fatto passare
il termine e il concetto di forma-
zione, con esclusivo riferimento
all'ascolto accademico di confe-
renze, alla preparazione di studi,
convegni e tavole rotonde, alla
partecipazione a giornate di ap-
profondimento su tematiche di at-
tualità o di indirizzo pastorale.
Occorre, intanto, saper distin-
guere i vari momenti di quello che
si potrebbe definire «aggiorna-
mento professionale». Ma la for-
mazione va intesa come «educa-
zione integrale del governo dello
spirito» .
Ci si trova ora a fare i conti con
B - Momenti formativi
Ambiti formativi sono e devono
diventare le assemblee tra più Cen-
tri locali, auspicabili raduni interi-
spettoriali, le consolidate giornate
del Cooperatore e della Famiglia
salesiana anche tra più ispettorie.
Non limitarsi a momenti cele-
brativi, ma accomunare iniziative
apostoliche dello stesso tipo scam-
biandosi esperienze, suggerendo
proposte, realizzando progetti co-
muni, nell'armonia della preghie-
ra assembleare.
Inoltre, quale indirizzo genera-
le, _deve ormai poter essere presa
8/24

1.9 Page 9

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in considerazione la possibilità
un meeting a cadenza annuale
dove tutta l'Associazione è coin-
volta con opportuna e facilitata
partecipazione anche a livello fa-
miliare. È pm vero, che più o
meno ogni anno, c'è comunque
un avvenimento di carattere na-
zionale, ma la specificità dell'in-
contro dove si tratta una partico-
lare tematica si può circoscrivere
nel tempo a disposizione, senza
escludere una partecipazione più
ampia in cui tutti i Cooperatori si
ritrovano per stare insieme, per
parlare dell'Associazione, per
esporre difficoltà, per esprimere
dubbi, per lanciare e confrontare
idee, per cercare consiglio, per
esprimere una complessiva linea
condotta, per centrare obiettivi
comuni, per creare famiglia, per
crescere nello spirito.
C - Espressione del pensiero
unitario e comunitario
dell'ACS
Si nota come l'espressione del
pensiero e dell'azione unitaria e
comunitaria sia frammentato in
diversi, se pur autorevoli, canali e
interventi che ne possono svilire
l'efficacia, la portata e forse i con-
tenuti.
Il riferimento non è tanto all'as-
senza di un «leader» carismatico a
cui tutto viene ricondotto (il no-
stro le::i.der è Don Bosco!), ma al-
l'incisività interna ed esterna di
quelle stesse cose che si vanno af-
fermando in nome e per conto
dell'ACS, e con cui viene espressa
la volontà e la linea dell'Associa-
zione.
Ogni movimento ecclesiale ha
un suo portavoce, un suo staff or-
ganizzato d'opinione, un organo
ufficiale qualificato stampa a
vasta diffusione, delle manifesta-
zioni a carattere nazionale caden-
zate nel tempo.
È forse giunto il momento che
tutto questo diventi mezzo cre-
scita dell'Associazione, immagine
del senso appartenenza, espres-
sione dell'impegno vocazionale,
sintesi comunità e comunio-
ne.
Insomma, cose pensate per una
Associazione che ha dimensioni
mondiali, abbattendo le barriere
della «località», scrutando oriz-
zonti territoriali più vasti.
Roma, 1 novembre 1993
Pompeo Santorelli
La Chiesa domestica
«1655 - Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla Santa Famiglia di Giuseppe e di Ma-
ria. La Chiesa non è altro che la «famiglia di Dio». Fin dalle sue origini, il nucleo della Chiesa era
spesso costituito da coloro che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti. Allorché
si convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse salvata. Queste famiglie dive-
nute credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo.
1656 - Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie creden-
ti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. È per questo motivo che
il Concilio Vaticano II, usando un'antica espressione, chiama la famiglia «Ecclesia domestica» -
Chiesa domestica. È in seno alla famiglia che «i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e
con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella
sacra in modo speciale».
1657 - È qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di fami-
glia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, con la partecipazione ai sacramenti, con
la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e l'ope-
rosa carità. li focolare è così la prima scuola di vita cristiana e «una scuola di umanità più ricca».
È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l'amore fraterno, il perdono generoso, sempre
rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l'offerta della propria vita».
(dal «Catechismo della Chiesa Cattolica»)
9/25

1.10 Page 10

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Conosciamo i nostri santi
MADRE MADDALENA
CATERINA MORANO
f1 30 Aprile suor Maddalena
Caterina Morano sarà Beatifi-
cata a Catania dove lei fu la
prima Ispettrice, e dove morì
il 26 Marzo 1908 all 'età di 62
anni.
La sua vita si può dividere in
due trentennii : il primo vissuto
da secolare, il secondo da reli-
giosa.
Nacque a Chieri il 15-Xl-1847
da una famiglia povera che pe-
rò avrebbe potuto essere ricca
se il papà - di condizioni mol-
to agiate - non fosse stato di-
seredato per aver sposato una
modesta casalinga di Chieri ,
Caterina Pangella. Degli otto fi-
gli che nasceranno (di cui tre
moriranno subito) Maddalena
è la sesta . Nel '56 le muore il
papà, logorato dalla vita milita-
re. L'anno successivo, France-
sca, la sorella maggiore . Dopo
ancora un anno è la volta di
Giuseppe : in tre anni , tre bare!
È facile immaginare il dolore e
l'estrema povertà di questa
mamma rimasta sola con tre fi-
gli. La bambina è costretta ad
interrompere la scuola per co-
minciare a lavorare: un piccolo
telaio accanto a quello della
mamma per tessere fettucce
dalla mattina alla sera ... Fu un
cugino materno, D. Francesco
Pangella, a far ritornare Mad-
dalena a scuola, assumendo-
sene le spese e dando un mo-
desto contributo alla famiglia.
Benedetta iniziativa! Fu come
rimettere la ragazza sulla stra-
da a lei più idonea.
«Potessi diventare maestra!».
Aveva solo 15 anni quando
questo sogno si avverò . Il Par-
roco di Buttigliera, avendo
aperto una scuola materna, ne
affidò la responsabilità a que-
sta adolescente capace ed in-
telligente . Conseguito il diplo-
ma magistrale nel '64, vien su-
bito assunta come Maestra
elementare a Montaldo Torine-
se. Qui seppe subito conqui-
starsi il cuore delle sue ragaz-
ze e la stima di tutto il paese
«pi ù di quanto ne avessero lo
stesso parroco e lo stesso sin-
daco». Rivelò eccezionali doti
didattiche . Di lei si è detto che
fu un 'educatrice nata : capace
di disciplina, chiara e avvin-
cente nell 'esposizione , gene-
rosa nella dedizione ... Mise su-
bito la sua arte pedagogica a
servizio della catechesi par-
rocchiale . Il Catechismo! Fu la
«passione dominante» di tutta
la sua vita, sino a... pochi giorni
prima di morire!
Risale al periodo di Montai-
do un episodio particolarmente
significativo . Un povero mendi-
cante tutto sporco e cencioso ,
cadde ammalato. Nessuno
aveva il coraggio di entrare nel
suo tugurio. Caterina, venuta-
ne a conoscenza, non ebbe
dubbi. Nonostante la ripugnan-
za, nonostante il rischio di un
malevolo commento della gen-
te, vi andò, lo accudì, lo prepa-
rò a ben morire. Non si tratta
di un gesto episodico . Già da
anni coltivava il desiderio di
consacrarsi al Signore e al
prossimo a tempo pieno. A
trattenerla, sinora, era stata la
situazione economica della fa-
miglia. Ora però che con il suo
mensile aveva potuto assicura-
re alla mamma una casa e un
piccolo terreno, rivelò la sua
vocazione. La mamma, che co-
minciava a sognare finalmente
un periodo un po ' più tranquil-
lo, accolse la notizia piangen-
do . Il Curato esclamò: «Oh , po-
vero me ... Sarebbe stato meno
danno per la Parrocchia e per
il paese se mi avessero tolto il
Vicecurato» . Si chiudeva il pri-
mo trentennio di vita e l'età già
poneva un problema per entra-
re in una Congregazione. Dove
andare? In clausura? Passan-
do un giorno da Torino volle
parlarne a D. Bosco, il quale la
mandò da D. Cagliero. E que-
sti: «Suora di clausura? Oh no!
- le rispose - Vi cadrebbe il
libro dell'Ufficio dalle mani
perché non potreste star fer-
ma» . E divenne Figlia di Maria
Ausiliatrice. Entra a Mornese
10 / 26

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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nell'Agosto del 1878. A ricever-
la fu Madre Mazzarello. Fu
proprio nell'anno in cui morì la
Santa (1881) che ricevette la
sua prima obbedienza: Direttri-
ce a Trecastagni (Catania) . Dal
Piemonte alla Sicil ia! Le toccò
far di tutto: direttrice , formatri-
ce, catechista, infermiera, cuo-
ca... E intanto cominciarono a
nascere le prime vocazioni! Le
fu affidata la responsabi Iità di
tutta l'isola . Piovevano le ri-
chieste dei Vescovi . Lei rispon-
deva con generosità, aprendo
sempre nuove Case. Risale al
'90 la nascita della Casa di Ali
Marina (Messina): un vero faro
di irradiazione per tutta la na-
scente lspettoria. È qui che ri-
posano le sue spoglie mortali .
M. Morano fu molto stimata
dal Card. Guarino (Servo di
Dio) , dal Card. Dusmet (ora
Beato) e dal suo successore
Card . Francica Nava che affidò
proprio a lei l'intera «Opera dei
Catechismi » nella Diocesi.
È stata una donna di azione,
una donna di governo, materna
e ferma allo stesso tempo. Ha
affermato l'Ispettore del tempo,
D. Giuseppe Monateri: «Avevo
l'impressione di vedere nella
sua persona S. Teresa d'Avila,
sempre accesa di amor di Dio,
ma sempre in movimento».
Nella sua molteplice attività
fu sorretta da una profonda
vita interiore. Estremamente
umile: «Se il Signore non mi
avesse voluta rel igiosa, forse a
quest'ora io sarei in galera».
Attingeva forza ed efficacia
nella preghiera e nella costan-
te unione con Dio: «Diamo uno
sguardo alla terra e dieci al
cielo». Iniziava la sua giornata
sempre con la Via Crucis .
Ebbe il carisma di una fo nda-
trice (aprì 19 Case) ma soprat-
tutto quello di una eccezionale
formatrice. Quando morì, la Su-
periora Generale, Madre Cate-
rina Daghero, esclamò: «Con la
morte di Madre Morano, abbia-
mo perduto lo stampo».
D. Pasquale Liberatore
«A Dio dovremmo rendere conto anche del bene che, potendo, non abbiamo fatto».
I poveri devono essere rispettati; non bisogna esporre agli occhi degli altri quanto viene
loro donato.
Sr. Maddalena Morano
«Convegno
Laboratori
MM»
In occasione del Convegno Labo-
ratori Mamma Margherita che si
terrà a Roma - Pisana nei giorni 18-
19-20 marzo 1994, si invia il pro-
gramma delle Giornate.
Sono certa che farete il possibile
per dare maggiore risalto alla mani-
festazione sensibilizzando i Centri a
contribuire alla riuscita della stessa;
si richiede l'apporto di manufatti e
la partecipazione personale delle
Cooperatrici impegnate in prima
persona nei Laboratori.
Nella riunione del Gruppo di lavo-
ro (Roma, 11 e 12 dicembre e.a.), è
sorta 1'esigenza che:
1. i Centri organizzino una pre-
vendita di oggetti il cui ricavato sarà
presentato all'Offertorio di una S.
Messa del Convegno per la missione
salesiana della Cambogia (come da
desiderio del Rettor Maggiore), e
per il sostegno economico dei giova-
ni che parteciperanno al Convegno
Giovani Cooperatori Salesiani del
gennaio 1995;
2. i Centri facciano pervenire una
relazione scritta--, non tanto sull'atti-
vità svolta, anche se meritoria, ma
su «problemi» risolti e/ o per i quaÌi
si cerca soluzione: In sede di Conve-
gno, alla luce di quanto trasmesso,
si promuoveranno iniziative o ver-
ranno indicati suggerimenti, che po-
tranno essere utili a tutti;
3. i Centri partecipanti al conve-
gno procurino un paio di scarpe da
ginnastica (misure da 40 a 46 da
presentare all'Offertorio di una S.
Messa e donate poi ai nostri giovani
Cooperatori durante il loro Conve-
gno, a significare il cammino che
essi, dopo di noi, dovranno percor-
rere.
a) i manufatti devono essere
convogliati a Salesiani Don Bosco -
Salesianum - Convegno Laboratori
Mamma Margherita - Via della Pi-
sana n. 1111 - 00163 ROMA dal 15
febbraio 1994 al 4 marzo 1994. In
via del tutto eccezzionale i pacchi
possono essere consegnati all'Uffi-
11 /27

2.2 Page 12

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cio Nazionale tra il 15 ed il 28 feb-
braio 1994 (nei giorni di lunedì e ve-
nerdì mattina dalle ore 10,00 alle
ore 12,30), per permettere il succes-
sivo inoltro alla Pisana;
b) ogni manufatto dovrà essere
contrassegnato da un cartoncino sul
quale saranno state apposte le indi-
cazioni relative all'Ispettoria, al
Centro e, per ogni singolo pezzo,
del relativo importo di vendita;
e) la quota di partecipazione al
Convegno, che va dalla cena di ve-
nerdì 18 marzo al pranzo di dome-
nica 20 marzo è di lire 125.000 (cen-
toventicinquemila), e comprende le
spese di organizzazione e del pul-
lman; il costo di un singolo pranzo o
cena è di L. 20.000;
d) coloro che desiderano rag-
giungere la Pisana con il pullman
predisposto dall'Ufficio Nazionale,
lo devono comunicare nella scheda
di partecipazione. Si precisa che
non è possibile predisporre più cor-
se; occorre quindi radunarsi entro
le ore 14,30 in Via Marsala a Roma;
e) si allegano alla presente il pro-
gramma delle giornate e la scheda
di partecipazione, che dovrà perve-
nire all'Ufficio Nazionale improro-
gabilmente entro il 28-2-1994.
Nell 'augurare un felice Anno
1994, vi saluto in Don Bosco
Iolanda Masotti
PROGRAMMA
VENERDÌ 18 MARZO 1994
Ore 14,30 Partenza da Via Marsala per coloro che raggiungono la
Pisana in pullman
Ore 15,30 Accoglienza alla Pisana
Ore 16,15 Momento di preghiera - Saluti - PRESENTIAMOCI...
esperienze e testimonianze
Ore 19,00 S. Messa
Ore 20,00 Cena
Ore 21 ,00 Buona Notte del Rettor Maggiore
SABATO 19 MARZO 1994
Ore 08,00 Colazione
Ore 08,45 Momento di preghiera
Ore 09,00 «Prospettive ed organizzazione dei Laboratori Mamma
Margherita» - Relazione di Silvia Baradello
Ore 09,45 Incontro nei Gruppi
Ore 10,45 Intervallo
Ore 11 ,15 Assemblea
Ore 13,00 Pranzo
Ore 16,30 Mostra e vendita dei lavori dei Laboratori
Ore 20,00 Cena
Ore 21 ,00 S. Rosario
DOMENICA 20 MARZO 1994
Ore 08,00
Ore 08,45
Ore 09,00
Ore 10,00
Ore 11 ,30
Ore 12,30
Ore 14,00
Co lazione
Momento di preghiera
«Do n Bosco in famiglia» di Jolanda Masotti
Dibattito in sala - Esperienze - Tempo libero
S. Messa
Pra nzo
Partenze con pullman per la Stazione Termini
1. I Laboratori MM si ispirano alla figura di Mamma Margherita, madre di Don Bosco e prima
esemplare cooperatrice salesiana.
Si rifanno al primo laboratorio che le prime mamme crearono a Valdocco attorno a Mamma Mar-
gherita.
2. I Laboratori MM sono un'espressione delle attività dell'Associazione dei cooperatori salesiani.
3. Le finalità sono essenzialmente due: vivere insieme nel lavoro, nell'amicizia e nella preghiera, la
propria vocazione cristiana e salesiana; esercitarsi nella carità venendo incontro alle necessità dei biso-
gnosi, specialmente dei ragazzi e dei giovani.
4. I LBMM sono un cenacolo di attività orante.
Chi si aggrega e si impegna a lavorare nei LBMM dà spazio al dialogo con Dio e alla preghiera
viva e partecipata, con la lettura spirituale di libri o brani del Bollettino S alesiano.
Nello spirito salesiano lo stare insieme si esprime anche in momenti di gioia, di allegria. È lo stile
della festa che fa gustare quanto sia bello stare insieme da fratelli e sorelle in Cristo e in Don Bosco.
(da «Orie11tame11ti» Co11vegno Lab. MM - del 7/8/9-12-1990)
12/28

2.3 Page 13

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Testimonianze
Con i ragazzi stiamo bene!
I n un incontro con salesiani e laici
che operano soprattutto nel sociale
e nell'emarginazione, ho colto con
piacere un'espressione di un re-
sponsabile di una comunità di recu-
pero: «In questo periodo ho risco-
perto la figura del Cooperatore Sa-
lesiano» .
E forse è stata proprio questa bat-
tuta ad accettare di presentare l'e-
sperienza del nostro Centro S. Cuo-
re, in Roma.
È un Centro non proprio costitui-
to da giovani: in prevalenza siamo
anziani . È molto attivo il Laborato-
rio Mamma Margherita.
Proveniamo da varie parti di
Roma e molti quindi operano nelle
rispettive parrocchie.
La novità della nostra esperienza
è l'esserci integrati nel servizio di
accoglienza per minori coinvolti in
attività penali e nella scuola popola-
re. Quello dei cooperatori è un'ope-
ra di sostegno e di integrazione per
quei servizi ausiliari preziosi e indi-
spensabili in un ambiente di acco-
glienza di questo tipo, dove la figura
degli adulti, specie delle donne,
quel tono amorevole e materno di
famiglia, necessario per un processo
educativo salesiano.
Attraverso il laboratorio MM si
trascorrono momenti importanti ac-
canto ai ragazzi, offrendo loro il ne-
cessario (indumenti, cibo... ) e con-
dividendo con loro ricorrenze signi-
ficative, onomastici, compleanni,
celebrazione di saç:ramenti, come
Prima Comunione e Cresima.
E in queste circostanze sono pro-
prio i Cooperatori a fare gli onori di
casa in tutti i sensi, provvedendo a
regali, rinfresco ed altro.
L'ultima esperienza, veramente
commovente, è stato il battesimo di
Claudio, un ragazzo di 19 anm, m
particolare situazione di disagio,
come del resto tanti altri.
È stato un momento di emozione
per tutti: come in circostanze analo-
ghe si è avvertito nel concreto il sen-
so e il calore della famiglia, espres-
sione visibile del più autentico spiri-
to salesiano.
Sembrava di essere tornati ai
tempi di Mamma Margherita e Don
Bosco!
Questi ragazzi vengono sentiti co-
me figli dei cooperatori del Centro.
Non c'erano i suoi genitori, nep-
pure fratelli (uno in carcere, uno
morto proprio in questi giorni di
overdose): solo una nipote e un
amico che gli faceva da p adrino.
C'erano gli amici e i cooperatori del
Centro .
A Claudio è stato chiesto: «Adesso
che sei battezzato, che provi?»
«Sentivo prima la testa - ha ri-
sposto - come un frullatore: mi
pare che si sia fermato ... Il Signore
mi fa sentire tranquillo».
E in questo ambiente dove la ca-
techesi è davvero un fatto di cuore e
una testimonianza di donazione, i
Cooperatori del S. Cuore in Roma,
tentano di crescere la propria voca-
zione di laici impegnati.
E qui proprio non è ammesso gio-
care al risparmio.
13/ 29

2.4 Page 14

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La voce
dei lettori
Una famiglia cresce
conoscendosi
Mi è capitato di parlare con dei
salesiani giovani; però non sono
ancora sacerdoti. Ho detto di es-
sere una cooperatrice salesiana da
vari anni . Ho visto che sapeva
poco della nostra associazione; mi
ha chiesto come mi ero iscritta tra
i cooperatori. Ho risposto che
avevo fatto la «Promessa», che
avevo ricevuto l'attestato e che
anche i cooperatori avevano da
osservare il Regolamento di vita
apostolica.
Sono rimasta alquanto male,
perché ho visto che sapeva poco o
niente della nostra associazione.
Pure se poco, però io credo di
sapere abbastanza dei Salesiani e
delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Se è una famiglia non dovrem-
mo conoscerci un po' meglio?
A.R.
Non credo che la sua sia l'uni-
ca esperienza del genere.
Ci si conosce realmente ancora
poco. E una strada ancora in sa-
lita .
Dal momento che stiamo in fa-
miglia, è bene dirsi anche queste
cose. Penso comunque che è fuori
dubbio che la difficoltà non sta
tanto nella conoscenza della «vo-
cazione» diversa, sia laica che re-
ligiosa, ma nei suoi risvolti orga-
nizzativi, che sono maturati con il
Concilio Vaticano II. Anche tra gli
stessi Cooperatori di epoche diver-
se si awerte una certa incompren-
sione. Un esempio: la Promessa.
Per non parlare dello stesso Re-
golamento, trasformato, speri-
mentato ed ora da alcuni anni
(non molti!) ufficialmente appro-
vato e promulgato.
14/30
E non credo che debba essere
«pensato» come un segno di indif-
ferenza o di scarso interesse o
peggio ancora di «ignoranza».
È solo difficoltà a «ritrovarsi»
insieme in un cammino di rinno-
vamento.
Eppure proprio in questa linea
c'è uno sfor zo e un impegno co-
mune, che non tarderà a rendere
ancora più visibile e concreta
l'appartenenza alla comune radi-
ce della vocazione salesiana.
Un segno? L'inserimento nei
«Programmi Formativi» dei gio-
vani confratelli salesiani, non
tanto nozioni per una semplice
conoscenza, ma lo studio e l'e-
sperienza diretta della vostra As-
sociazione.
In particolare è indicato te-
stualmente (lo si riporta per inte-
ro a beneficio anche degli altri
lettori!):
1 - PRENOVIZIATO: Informa-
re sulla realtà della Famiglia Sa-
lesiana nelle sue varie e diverse
componenti, cogliendo le molte-
plici iniziative della propria ispet-
toria al riguardo.
2 - NOVIZIA TO: Presentare il
Regolamento di Vita Apostolica
(RVA), seguendo il Commento uf-
ficiale del dicastero per la fami-
glia salesiana
origine storica dei Cooperatori
(p. 22-24)
i cooperatori salesiani nella
Chiesa (p. 27-81)
l'impegno apostolico del Coo-
peratore salesiano (p. 89-206)
Si attivi qualche testimonianza
di centri o di singoli Cooperatori
significativi, che illustrino la loro
vocazione.
3 - POSTNOVIZIATO: Com-
mento del RVA su:
rapporti di comunione nel-
l'ACS (p. 229-253)
rapporti di comunione nella
FS (p. 256-277)
spirito trasmesso da Don Bo-
sco (p. 283-351)
Testimonianze di centri o coo-
peratori significativi.
4 - TIROCINIO: il tirocznw è
momento privilegiato per fare la
conoscenza personale e concreta
dell'ACS a livello locale e ispetto-
riale, partecipando a qualche in-
contro formativo o iniziativa apo-
stolica, specie se dei Cooperatori
giovani.
5 - TEOLOGIA: Commento al
RVA.
- Formazione per crescere nella
vocazione e santità (p. 357-393)
Organizzazione dell'ACS (p.
401-453)
Il Regolamento di Vita Apo-
stolica è per il Cooperatore sa-
lesiano una via che porta alla
santità salesiana (p. 462).
Come vede, c'è di che spera-
re! Grazie per averci offerto l'oc-
casione per far conoscere questo
cammino di crescita della Fami-
glia Salesiana.
Di un bollettino a... singhiozzo
Sono cooperatrice salesiana da
quattro anni. Riceviamo in fami-
glia da anni IL BOLLETTINO SA-
LESIANO. Ed è stato proprio at-
traverso la lettura di questo perio-
dico che nella nostra casa è entra-
to Don Bosco. Non abbiamo avu-
to infatti mai l'occasione di fre-
quentare un'opera salesiana. Era
stato il nostro vecchio parroco a
parlarci dei salesiani. E ci aveva
invitati a riempire un modulo per
ricevere la rivista. E poi... un'ami-
ca mi ha fatto conoscere i coope-
ratori e ho fatto la mia Promessa.
Da tre anni ricevo il vostro Bollet-
tino. Ma in modo discontinuo; di-
rei a singhiozzo, un mese sì, un
mese o due mesi no... È solo un
disguido delle Poste?
Mariapia
Se permette, vorrei anzitutto,
dire grazie, con lei, al suo «vec-
chio» parroco per aver introdotto
Don Bosco nella sua famiglia .
Sono figure che nella Famiglia
Salesiana meritano eterna ricono-

2.5 Page 15

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scenza: per loro resta anche co-
stante il ricordo nella preghiera.
E la sua Promessa come Coo-
peratrice salesiana è certamente
un bel frutto di quel servizio.
E veniamo alla sua domanda.
Che ci siano ritardi nelle Poste è
noto, che vada smarrita anche
qualche copia, è anche possibile,
soprattutto in alcuni periodi.
Sono molti a lamentarsi di que-
sto «problema».
Qualcuno infatti dopo un pe-
riodo a vuoto, si vede arrivare
quasi nello stesso tempo più nu-
meri o dopo un 'interruzione, ri-
prende il normale ritmo. Comun-
que è bene ricordare a lei e agli
altri lettori, che i numeri annuali
della nostra edizione del Bolletti-
no Salesiano, sono soltanto SET-
TE, distribuiti quindi nell'arco
dei 12 mesi. Perciò è fuori posto
aspettarsi una periodicità mensi-
le o quasi.
Per i cooperatori che non rice-
vono affatto questo Bollettino,
possono rivolgersi direttamente
all'UFFICIO NAZIONALE COO-
PERATORI SALESIANI - VIA
MARSALA 42 - 00185 ROMA.
Cooperatori salesiani
sacerdoti
Perché non incontrarsi?
La mia «promessa» come Coo-
peratore fatta il 1° maggio 1990, è
tuttora viva, attiva, entusiasta, an-
che se qui a Palazzolo non ho la
possibilità di avere un Centro con
altri Cooperatori per fare un cam-
mino di gruppo . Ecco perché rice-
vo sempre con grande gioia tutto
ciò che mi collega con la spiritua-
lità donboschiana: bollettino sale-
siano, Cooperatores ... Anzi se vi
fossero altre riviste o pubblicazio-
ni specifiche per i Cooperatori,
gradirei essere informato: mi aiu-
terebbero a sentirmi meno isolato
e più in comunione con tutti voi.
La mia passione nel lavorare in
oratorio è stata riconosciuta an-
che dai «nostri capi». Il Vescovo
infatti mi ha chiesto la disponibili-
a far parte della Commissione
Diocesana degli Oratori.
Sono orgoglioso di tenere in
alto la figura di Don Bosco e l' As-
sociazione dei Cooperatori sale-
siani ...
Perché non si può organizzare a
livello regionale (Lombardia) o a
livello nazionale, un incontro tra
Cooperatori sacerdoti diocesani?
D. Giovanni Lamberti - Palazzolo (BS)
Grazie per la testimonianza.
Incontrarsi tra Cooperatori sacer-
doti?
I tentativi non mancano. Era
una ricchezza della nostra Asso-
ciazione.
Nel pensiero di Don Bosco e so-
prattutto nel passato i sacerdoti
Cooperatori Salesiani erano il
cuore per l'animazione dello spi-
rito salesiano nelle diocesi e nei
seminari.
Cambiano i tempi, ma i tenta-
tivi non mancano per rilanciare
questo aspetto del Progetto Laici.
Occorre insistere e avere più co-
raggio.
Ci associamo alla sua speran-
za. Ai responsabili rendere possi-
bile questo desiderio.
La voce di un disperso
Il tuo augurio di Natale, mi ha
riportato indietro di anni e anni.
Dopo la nostra piacevole con-
versazione mi hai chiesto, quasi
per istinto «ma tu non sei coope-
ratore salesiano?» In quel mo-
mento non ti ho saputo risponde-
re che con un «mi pare di sì» ap-
prossimativo.
Sono quasi ultrasettantenne e
da anni che mi sono trasferito e
ogni contatto con la casa salesiana
di Napoli è ormai solo un ricordo.
E solo la combinazione di que-
sta telefonata mi ha stuzzicato la
curiosità. Mi hai chiesto alla fine
«fammi sapere».
Allora ho fatto le mie ricerche.
Ed ho trovato tra libri e carte va-
rie , una specie di diploma di coo-
peratore salesiano, insieme a
quello della mia Maria. Nel ritro-
varmi tra le mani quell'attestato
avvolto e finito in una cassa depo-
sito, mi sono vergognato.
Con mia moglie era volata via
anche quel segno di legame con
voi salesiani. Me ne duole tanto.
Spero che non sia anche in questo
caso mai troppo tardi.
Sandro - Napoli
Scusami, prima di tutto, se ho
voluto riportare parte della tua
lettera sul Bollettino dei Coopera-
tori, pur essendo personale. Mi
sembra utile per il bene dell'Asso-
ciazione.
Come te, sono tanti gli associa-
ti per mille motivi finiti fuori de-
gli elenchi ufficiali. Non si tratta
tanto di pecorelle smarrite, ma di
situazioni varie che nella vita si
vengono a creare e coinvolgono
anche certe scelte apostoliche.
E spero che anche per altri non
sia «mai troppo tardi» per ripren-
dere i contatti.
Come vedi le vie del Signore
sono davvero infinite.
Del resto ricordavo che la cara
Maria mi parlava di un attestato
ricevuto insieme. E adesso cosa
fare? Prima di tutto: una bella
cornice ai due attestati. E dopo...
riprendi i contatti con l'associa-
zione. A parte ti arriverà il «mate-
riale» promesso.
INDIRIZZARE
LE VOSTRE LETTERE:
UFFICIO NAZIONALE
COOPERATORI SALESIANI
redazione BS.CC.
Via Marsala, 42 - 00185 ROMA
*
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COLLANA *
MAFFEO DUCOLI
Viviamo la Messa
Cordiali riflessioni di un Vescovo
con la sua gente, perché il loro
incontro con Cristo diventi
più vivo e più vero
EDITRICE
ELLE DI Cl
141
MONDO NUOVO
*
Le riflessioni che ho raccolto in questo
opuscolo intendono favorire l'impegno dei
fedeli per una maggiore comprensione del
mistero eucaristico . È auspicabile che in
ogni parrocchia e gruppo ecclesiale i fedeli
si impegnino in uno studio organico , assi-
du o, capillare sul «Giorno del Signore »,
per giungere a comprendere il vero e com-
plessivo significato dell a Messa, e gustar-
ne i vari riti . In tal modo la partec ipazione
alla celebrazione eucaristica diventerà lie-
ta r isposta a un prezioso e un ico invito
con viviale .
Le associazioni non celeb ri no le «loro»
Eucaristie dom en icali pe r gratificare i pro-
pri progetti; così facend o si pr ivano dell a
prezi osa esperienza che vien e fatta nel-
1'assemblea dell a comunità parrocchiale .
In molte pa rrocchie vengono organizza-
te, soprattutto nei mom enti forti de ll'anno
liturgico, anche con l'aiuto di missiona ri, le
«Settimane eucaristi che» . In esse si dedica
ampio spazio all a preghiera di adorazione
personale e comunitaria, anche a favore
delle vocazioni sacerdotali e re ligiose;
grazia che va implorata con preghiera in-
cessante .
Gli adulti, in particolare i genitori che
educano gli adolescenti e i giovani a parte-
cipare alla Messa domenicale a ricevere la
Comunione, risultano particolarmente con-
vincenti se dalle parole trasparirà la fo rza
persuasiva della loro esperienza.
I parroci poi hanno da considerare ri-
volte à sé le esortazioni di san Paolo a Ti-
moteo: «Predica la Parola di Dio».
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