Bollettino_Salesiano_199401cooperatori


Bollettino_Salesiano_199401cooperatori



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RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
ANNO 118 - N. 2 2a QUINDICINA• 15 GENNAIO 1994 SPEDIZIONE IN ABBONAM ENTO POSTALE (50)

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Quindicinale di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Anno 118 - N. 2 - 2• Quindicina
15 GEi~NAIO 1994
SOMMARIO
2 SALUTO DI D. E. VIGANÒ
3 SCUOLA DELEGATI
Iolanda Maso/ti
4 LA PASTORALE FAMILIARE
Mons. Mani
5 CONCLUSI ON I
6-9 FONDAMENTI BIBLICI
Mons. Marco Frisina
HOGARES D. BOSCO
SICILIA: IMPEGNO DEI CC.SS.
PER LA FAMIGLIA
Franco Parrino
LAZIO : INCONTRI DI AMICIZIA
Pompeo Santorelli
10 ZEFIRINO NAMUNCURÀ
VENETO: MESSAGGIO
COOPERATORI GIOVANI
12 INTERVISTA:
PAOLO SANTONI
13 NOTIZIE IN FAMIGLIA
14 LA VOCE DEI LETTORI
15 TRE PENNELLATE
DI SAL ESIAN ITÀ
16 COLLANA MONDO NUOVO
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisan a, 1111 - C.P. 9092
00163 ROM A Aurelio
tel. 06165.92.915 - Fax 06165.92.929
Conto Corrente Postale 46 20 02
Direttore Responsabile:
UMBERTO DE VANNA
L' Edizione di metà mese, destinata ai
Cooperatori Salesiani, è curata dall'Uffi-
cio Nazionale ACS (Pasqual e Massaro)
Via Marsala, 42 - 00185 RO MA
tel. 06144.60.945 - Fax 06144.63.614
Conto Corrente Postale 452 56 005
Per riceve rla rivolgersi al proprio Centro
ACS , che , tramite l'Ufficio lspettoriale,
invierà la richiesta all'Ufficio Nazionale.
Registrazione:
Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Officine Grafiche Subalpi ne Torino
Saluto del Rettor Maggiore,
Don Egidio Viganò ai partecipanti
alle «Giornate di Studio
per delegati e delegate» 1993
(( Una cosa è muovere la comunione nell'insieme della famiglia
e un'altra cosa è animare i singoli gruppi perché abbiano la pro-
pria identità. La famiglia non fun ziona con corpi senza volto. Da
ciò consegue che i Delegati dei Cooperatori devono avere una iden-
tità specifica. La famiglia in tal modo si riunisce, non nella confu-
sione, ma nella comunione delle identità.
Per raggiungere un tale obiettivo occorrono buoni animatori,
buoni Delegati che non ricoprano due ruoli, occupandosi, ad
esempio, degli Exallievi e dei Cooperatori.
Ne lla situazione della Chiesa a servizio del mondo, in prima
fila c'è il laicato. Il ruolo che nella storia è stato ricoperto dal 1° e
dal Ordine, ora viene assunto dal 3° Ordine, mentre ai primi
due compete quello di essere fermento all'interno della massa.
Oggi festeggiamo il mistero della comunione nella Chiesa, la
quale non è solo pellegrina nel tempo, ma è anche la Chiesa che è
arrivata in Patria. Cristo e Maria, i due Risuscitati, aiutano la
Chiesa pellegrina nel tempo: Gesù intercede, Maria è l'A usiliatrice
e così tutti i Santi. Però noi viviamo un cambio epocale. C'è biso-
gno di un intervento specialissimo di tutti i Santi del.la Fa,niglia. E
questo si chiama Ritorno, per interpretare i segni dei tempi, per
operare una sintesi indispensabile tra fede e vita. La Strenna 1994
ci spinge a rendere contemporaneo, attuale, il messaggio di Gesù
Cristo. Tale missione è affidata a noi che, come testimoni, dobbia-
mo far vedere "le insondabili ricchezze della Spirito per rendere
ragione degli impegni, della gioia", per muovere quella virtù teolo-
gale, la Speranza, che ci fa essere vivi nella storia».
\\
2

1.3 Page 3

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Speciale Scuola Delegati
Scuola
Nazionale
Delegati
Dal 30 ottobre al 1° novembre 1993
si sono svolte a Roma - Pisana - le
giornate di Studio per Delegati, Dele-
gate, Coordinatori Ispettoriali e Re-
sponsabili della Pastorale familiare.
Tema di studio: quello dell'anno
scorso, la «PASTORALE FAMILIARE».
I1programma denso e ricco è stato
molto seguito ed apprezzato.
I relatori: Mons. Marco Frisina,
Direttore dell'Ufficio Litw-gico del
Vicariato di Roma, ha ampliamente
illustralo i «Fondamenti biblici della
Spiritualità coniugale», tema molto
profondo, ma trattato con larga
competenza e linearità; poi Mons.
Mani, Vescovo Ausiliare di Roma,
responsabile della Pastorale della
Famiglia, si è cimentato invece sulle
«situazioni difficili della vita familia-
re», tema .di forte attualità che ha
fatto mollo pensare e discutere.
Anna e Oliviero Zoli dell'Ispetto-
ria Lombardo-Emiliana hanno par-
tecipato la loro esperienza di coppia
cristiana alla luce degli ultimi docu-
menti della Chiesa su «Comunione e
comunità nella famiglia».
Infine una forte esperienza degli
«Hogares ' Don Bosco» della Spagna
e quella ormai collaudata degli «In-
contri di amicizia» agli Altipiani di
Arcinazzo dell'Ispettoria Romana
hanno concluso la seconda giornata
di lavoro.
La terza ha visto i partecipanti di-
visi per settori per poi tornare a
confrontarsi in plenario sull'ordine
dei giorno.
La presentazione del Sussidio
sulle lezioni dell'anno in corso pre-
disposte dall 'Ispettoria sicula han-
no concluso, nel modo migliore,
queste «giornate di studio» arric-
chitc, come sempre, dal clima di
famiglia e funzioni liturgiche pre-
siedute dall'Ispettore Luigi Pussino
e dal Consigliere Regionale, Don
Giovanni Fedrigotti.
Per una maggiore partecipazione,
certi di farvi cosa gradita, pubbli-
chiamo alcw1i stralci delle relazioni
e delle esperienze trattate in aula.
la Coordinatrice Na zionale
Iolanda Masotti
3

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Speciale Scuola Delegati
L'impegno
della
Pastorale
Familiare
ICC 1 "Direttorio di Pastorale fam i-
liare" è un compendio di tutto ciò
che è stato detto finora sull'argo-
mento, con esplicito e chiaro richia-
mo al dettato pontificio.
• Il primo elemento fondamenta-
le da cui iniziare il discorso è l'evan-
gelizzazione.
L'evangelizzazione della famiglia
richiama una famiglia che nasce dal
matrimonio cristiano secondo il pia-
no di Dio. Ciò implica comprendere
bene il significato vero e reale del
matlimonio cristiano.
Prendiamo in considerazione la
differenza tra il matrimonio natura-
le e il matrimonio cristiano.
Secondo il diritto romano il ma-
trimonio sussisteva in presenza del-
1'affectus maritalis. Gli sposi si com-
portavano come tali, la gente li rico-
nosceva come coniugi e questi due
elementi costituivano l'honor matri-
monii. Teniamo sempre presente
che, anche per il diritto romano , il
matrimonio era uno e indissolubile.
Qualora, però, veniva a mancare
l' affectus maritalis, gli sposi si dove-
vano separare. Tale fenomeno si sta
verificando attualmente.
L'amore dell'uomo (e della don-
na) è di per sè infedele e instabile,
sebbene l'intimo desiderio umano
sia quello della fedeltà e della stabili-
. Fedele e indissolubile lo rende la
presenza di Cristo, che ha assunto
l'amore umano elevandolo a dignità
di sacramento, rendendolo sopran-
naturale, divino, sacramentale. Il
matrimonio cristiano è fedele per la
fedeltà di Cristo: noi diventiamo fe-
deli, non della nostra, ma della Sua
fedeltà. L'amore umano corrotto,
restaurato per la forza de!Jo SS. di-
venta incorrotto, divino. Se l'amore
degli sposi è divino , ha tutte le ca-
ratteristiche dell'amore trinitario:
amore come dono. Il Padre ama il
Figlio totalmente, senza bisogno di
essere riamato dal Figlio. E ciò vale
per ogni Persona Trinitaria . L'amo-
re come dono è la caratteristica por-
tante di tutto il matrimonio cristia-
no che è, dunque, basato sull'amore
Tlinitario e non sulla formula con-
trattuale del «do ut des». Ne conse-
gue che ciascun coniuge an1a l'al-
tro, non in quanto riar..:1ato, ma per
un puro moto gratuito d'amore.
Proprio per la presenza di Cristo,
la famiglia è Chiesa Domestica.
Con la presenza di Cristo nella
famiglia nasce anche il fondamen-
to della spiritualità familiare, che è
esperienza del dato di fede.
Sovente si sente parlare di psico-
logia della coppia, ma poco fre-
quentemente di teologia della cop-
pia. Eppure la famiglia è l'icona
fondamentale della Chiesa. O la
Chiesa è famiglia o non è Chiesa.
Essa non consiste in una gestione
manageriale, ma familiare.
Il Vangelo si annuncia alla fami-
glia stando attenti alla famiglia. La
famiglia è una creatura che non si
può abbandonare. Di fronte ad una
società che spinge alla separazione,
l'evangelizzazion e deve essere «ad
personam», soccorrendo.
I divorziati non sono degli scomu-
nicati , sono figli di Dio. Essi hanno
l'obbligo dell 'indissolubilità, in
quanto hanno assunto un impegno
di fronte ai figli. Essi non sono degli
scomunicati, sono in disordine at-
traverso una vita vissuta come fra-
tello e sorella, attraverso un cammi-
4
no penitenziale, ritrovano il perdo-
no di Dio e dei fratelli.
Soltanto i laici possono avvicina-
re, annunciare il Vangelo e portare
la Pastorale della Speranza e del
perdono ad personam.
Dal punto di vista operativo, pro-
pongo la formazione di quattro
gruppi ben individuati.
I - Un gruppo che rifletta sul sen-
so del matrimonio cristiano.
II - Un gruppo che rifletta sul
modo dell'annuncio generale del
Vangelo .
III - Un gruppo che rifletta sull'e-
sperienza di spiritualità.
IV - Un gruppo che rifletta sulla
pastorale dei divorziati sposati».
dalla relazione di
Mons. Mani Giuseppe
*
Speciale Scuola Delegati
Conclusioni
A1termine dell'Incontro dei Set-
tori, si presentano in aula le conclu-
sioni raggiunte dai tre gruppi che
vengono sintetizzate come segue:

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1. Valutazione sulle giornate
di studio per Delegati/e e
Coordinatori ispettoriali
Su questo tema si sono espressi i
Delegati e le Delegate.
Le Delegate ritengono molto utili
queste giornate per due motivi:
1. Per l'arricchimento derivante
dalle tematiche presentate che sono
state veramente valide negli ultimi
anni.
2. Per la possibilità di conoscenza e
di fraternizzazione tra i partecipanti
che è offerta in questi incontri.
I Delegati esprimono anche loro
un apprezzamento positivo sull'e-
sperienza delle giornate di studio,
pur affermando che tre mezze gior-
nate piene e intense sarebbero suffi-
cienti.
Le tre mezze giornate sono giusti-
ficate anche dal fatto che contem-
poraneamente si svolge il FORUM
dell'Associazione Exallievi salesiani
che è un fatto di Famiglia Salesiana.
Alcuni esprimono perplessità sul-
la proposta di una durata della
scuola troppo ridotta, per via dei
lunghi viaggi da affrontare per rag-
giungere Roma. Si opta per una du-
rata di tre giorni.
I Coordinatori propongono inol-
tre che il tema per le prossime gior-
nate di studio sia IL MANUALE
PER ANIMATORI.
Il tema di studio dell'anno verrà
invece approfondito nella scuola
animatori. Si decide inoltre che nel-
l'Incontro del Comitato Coordinato-
ri del mese di febbraio si radunino
anche i responsabili Ispettoriali del-
la Pastorale familiare con Franco
Parrino per evidenziare le linee delle
lezioni per il prossimo anno.
2. Convegno laboratorio
Mamma Margherita
I Coordinatori propongono un In-
contro a Roma dei Responsabili
ispettoriali Laboratori M. Margheri-
ta nei giorni 4/ 5 dicembre 1993 . Al-
cuni Delegati/e esprimono perples-
sità sull'utilità di questo Incontro.
Bisogna comunque avere un riscon-
tro dalle Ispettorie.
Ancora i Coordinatori propongo-
no che il ricavato della vendita dei
lavori presentati nel Convegno sia
utilizzata per il finanziamento delle
missioni in Cambogia, come già
proposto, e per il finanziamento del
Convegno Giovani Cooperatori del
gennaio 1995.
L'Assemblea approva questa deci-
sione anche se emerge subito il pro-
blema di invitare alcuni giovani coo-
peratori del Medio Oriente e relati-
vo finanziamento.
3. Problema economico
Essendo emerso con particolare
forza il problema del finanziamen-
to, l'Ispettore Don Pussino propone
la creazione di un gruppo a livello
nazionale per lo studio del proble-
ma. Tale proposta incontra il favore
di varie persone anche se non è
messo ai voti.
4. Convegno GG.CC.
5/7 Gennaio 1995
Per l'organizzazione del Conve-
gno GG.CC. è stato istituito un
gruppo di lavoro composto dai re-
sponsabili ispettoriali GG.CC . che si
radunerà in coincidenza del comita-
to dei Coordinatori in febbraio.
Sono stati richiesti suggerimenti
per la tematica e lo slogan. Tuttavia
si vuole lasciare spazio agli stessi
giovani e alla loro inventiva.
Il Rettor maggiore, presente tra
noi per un breve saluto, accetta in
linea di massima, di partecipare al
Convegno e di ricevere già il gruppo
di lavoro perché si senta mandato a
testimoniare la spiritualità giovanile
salesiana.
Si afferma comunque che la te-
matica deve avere un taglio aposto-
lico/ oratoriano, non potendosi pre-
scindere da tale contesto educativo
come giovani Cooperatori, animato-
ri di molte realtà apostoliche sale-
siane.
Ci si impegna subito a fissare la
Casa prescelta che è quella di SAS-
SONE, in zona Ciampino.
5. Revisione regolamento
Conferenza Nazionale
Su proposta di Maria Barbieri,
Coordiantori propongono che i
Consigli Ispettoriali studino il rego-
lamento e preparino le opportune
osservazioni . Tali proposte di modi-
fica vanno fatte pervenire a Maria
Barbieri entro il 25 Aprile 1994. Un
gruppo ristretto di Cooperatori stu-
dierà tali proposte e preparerà una
griglia da presentare al Comitato
Coordinatori del 29/ 05/ 1994.
6. Scuola per animatori
Si propone di tenere la Scuola
animatori per 3 giorni negli ultimi
dieci giorni di agosto a Saltino.
Il tema di studio sarà quello an-
nuale.
Al termine dell'incontro si propo-
ne la questione di un Campo per
giovani Coppie. Si rifletterà sull'op-
portunità di attuarla alla fine del
t riennio .
* .Speciale Scuola Delegati
Fondamenti
biblici
,della
pastorale
iconiugale
(( I1 pericolo maggiore per una
coppia cristiana è quello di volersi
fermare a metà strada nella via del-
1'amore, di accontentarsi di un sen-
timento e non di una realtà profon-
da, di un momento e non di una vi-
ta. La difficoltà della vita in due può
essere pienamente superata solo se
si impara a vivere nella donazione
reciproca, solo se si apprende l'arte,
tutta cristiana, del sacrificio. Questa
parola, che può spaventare, perché
fa venire in mente il dolore e la ri-
nuncia, è invece la chiave della feli-
cità nell'amore.
5

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Sacrificio in realtà non significa in
dolore, ma "rendere sacro", "sa-
crum-facere". Si tratta di trasforma-
re le difficoltà e le avversità in un
dono d'amore, in occasioni in cui
l'amore può esprimersi e donarsi.
Certo è una cosa che impegna e che
richiede sforzo e fatica, da soli cer-
tamente è difficilissimo, se non im-
possibile, ma Dio ci ha donato la
sua forza d'amare comunicandoce-
la nel sacramento del Matrimonio.
È l'amore di Cristo che vive negli
sposi cristiani e che li rende fedeli al
di là delle loro forze, comprensivi al
di là delle loro capacità, che li fa do-
nare l'un per l'altro per la forza di
un amore che non conosce confini e
che non può venir meno.
Il Matrimonio cristiano si fonda
sull'amore di Cristo e perciò è eter-
no. Sono inutili le proteste d'amore
eterno fatte da due esseri umani,
sono sincere invece quelle fatte da
due esseri umani sostenuti dallo
Spirito di Dio. Per i coniugi cristiani
dire un sì eterno non è una menzo-
gna o un inganno, ma la semplice
realtà di coloro che sono sostenuti
dall'infinita forza d'amare di Dio
manifestata da Cristo sulla Croce.
La famiglia deve essere conside-
rata come luogo in cui si vive l' espe-
rienza pasquale, il passaggio nell'a-
more dalla morte alla vita. È il luo-
go particolare in cui l'uomo e la
donna, con la loro unione, simbo-
leggiano Cristo e la Chiesa che vivo-
no, attraverso la loro donazione re-
ciproca, l'evento pasquale, sacrifi-
cando l'uno all'altro la propria vita,
affinché dalla loro unione sorga una
nuova esistenza pasquale. In questo
6
modo la Chiesa domestica diventa il
luogo in cui si apprende in modo
sublime l'arte della Croce, quella
cioè in cui il cristiano impara a mo-
rire' per amore del fratello, come
Cristo è morto per amore nostro».
dalla relazione di
Mons. Marco Frisina
Esperienze
Hogares
D. Bosco
Laspiritualità degli Hogares è
fondata nel Cristo. Essi sanno che
per il Sacramento del matrimonio il
Signore è presente nella loro fami-
glia e vuole aiutarli nella loro mis-
sione: perciò vivono nella speranza
e nella gioia.
La vita cristiana degli «Hogares
don Bosco» gira intorno ai seguenti
principi:
- gli sposi vogliono crescere ogni
giorno nell'amore vicendevole e
pertanto cercano di lottare contro
ogni egoismo e di purificare la loro
vita relazionale.
- essi fanno del meglio per vivere
con intensità la loro fede e per cre-
scere nella santità.
- essi amano ed hanno una devo-
zione particolare verso Maria Ausi-
liatrice che è per loro modello di
vita spirituale e familiare .
- essi guardano a don Bosco che
insegna loro:
• essere ottimisti, semplici e bene-
volenti
• sapere dialogare ed ascoltare
mettere Dio Padre al centro della
casa familiare
creare nella loro casa un clima
educativo.
Essi sanno che hanno un aposto-
lato loro peculiare e molto impor-
tante:
perché sono degli sposi cristiani,
danno testimonianza al mondo del
fatto che si amano;
perché sono genitori, danno un'e-
ducazione integrale ai loro figli;
perché sono cristiani, prestano il
loro aiuto ad altre famiglie, coope-
rando nei matrimoni che ne han-
no bisogno.
Quanti sono gli «Hogares don Bo-
sco» oggi? Oltre mille.
/,"%y?··--
Gli HOGARES di DON BOSCO. Don Jesus Marni/ Lopez sdb, delegato Naz. ESPANA .

1.7 Page 7

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Essi nacquero nel 1965 per lavo-
rare in favore della famiglia; sono i
Cooperatori salesiani che portano
avanti questa attività.
Gli hogares don Bosco non cer-
cano soltanto di far crescere gli
sposi nell'amore di Dio e fare delle
loro case chiese domestiche ma
vogliono anche aiutare gli spo;i ed i
genitori a realizzarsi come persone
umane collaborando per la costru-
zione della comunità umana ed ec-
clesiale.
Il Rettor Maggiore, presenziando
il Primo Incontro Nazionale nel
1988, tra le altre cose disse: «Vedo
che gli "Hogares don Bosco" sono
come un posto avanzato dell'apo-
stolato concreto di un Cooperato-
re salesiano, come un regalo del
Signore che deve essere esportato;
gli Hogares don Bosco devono cre-
scere in tutto il mondo salesiano
perché siamo davanti ad una real~
tà socio-culturale caratterizzata
dal processo di secolarizzazione
che, insieme con gli aspetti positi~
vi, ha intrapreso un cammino di-
struttivo degli elementi costitutivi
della convivenza umana e special-
mente, della famiglia».
Esperienze
SICILIA
Impegno
dei CC.SS.
per la
famiglia
Da questi campi sono sorti grup-
pi spontanei di aggregazione di fa-
miglie orbitanti nell'area e clima
salesiano . Dietro le richieste di
queste realtà di base la consape-
volezza che I' ACS ha molto da po-
ter dare, il Consiglio Ispettoriale
ha concretizzato un progetto che
matura da due anni: ogni centro
abbia un responsabile per la pa-
storale familiare; un sussidio per
questi gruppi famiglie che faccia
percorrere un cammino unitario.
L'originalità di questi gruppi:
a) spirito che li anima, fedele al
fondatore, «gioia, ottimismo, cli-
ma di famiglia, competenza»;
b) il sistema educativo sempre nuo-
vo ed attuale «il sistema preventi-
vo»;
e) Io sguardo diretto alla gioventù
con il servizio reso alle famiglie .
Cosa abbiamo da dire
di originale e di diverso
da altri gruppi?
Cosa ci proponiamo? Non certo
di ripetere materialmente altre mo-
dalità di gestione di questo settore,
bensì creare una organizzazione
semplice, capace di offrire, nello sti-
le del sistema preventivo di don Bo-
sco, forme di aggregazione e parte-
cipazione tipiche e originali.
Un obbiettivo ben preciso in tre
punti:
1) la piena realizzazione di coo-
peratori e simpatizzanti, come sposi
ed educatori;
2) la realizzazione della loro fa-
miglia come «Chiesa domestica»;
3) l'aiuto a riscoprire il sacra-
mento del matrimonio e con esso
prendere consapevolezza dei propri
doveri missionari.
Lastoria della nostra ispettoria
sicula ci ricorda che l' ACS di Sicilia
è da 11 anni che cura e mantiene
l'impegno di un servizio alle fami-
glie della durata di 4 giorni. Questo
incontro annuale ha avuto un cre-
scendo di qualità e si è sempre più
trasformato in esercizi spirituali per
famiglie (figli inclusi).
Quali gli obiettivi?
Ci proponiamo di riuscire a crea-
re un clima di famiglia tale che cia-
scuno possa dare e ricevere soste-
gno morale, psicologico e spirituale
così da poter realizzare il sogno di
don Bosco: «formare buoni cristiani
e onesti cittadini».
·
I gruppi F.D.B. nascono
da aggregazioni spontanee
e aperte
In questo clima di entusiasmo na-
scono le neo interessate, le «F.D.B.»:
Famiglie Don Bosco.
Queste sono maturate dalla base
e siamo certi che cogliamo i segni
di un progetto di Dio sull'Associa-
zione. Mettiamo questo progetto
F.D.B. sotto la protezione · e lo
sguardo di Maria Ausiliatrice, è a
Lei che lo affidiamo quale madre
premurosa e amabile.
Ciò che caratterizza questo pro-
getto è l'accoglienza di famiglie vici-
ne all'ambiente salesiano e che ci
sembrano di condividere lo stile.
Da chi sono condotte
e con quale spirito?
Il servizio alle F.D.B. è promosso,
organizzato, voluto e gestito dai
cooperatori salesiani.
È principàlmente in seno ad ogni
consiglio locale che l'incaricato per
la pastorale familiare, organizza e
programma attività ed incontri per
famiglie sotto la guida del Consiglio
Ispettoriale ed adattando il cammi-
no alle esperienze locali.
Quali le modalità di incontro?
In questa fase di avvio suggeria-
mo, per quanto è possibile, di segui-
re la traccia dei temi fondamentali,
proposta dai due sussidi F.D.B.
Quale la periodicità
di incontro?
Si consiglia di fare incontri mensi-
li di una giornata o di mezza giorna-
ta, nella quale, i vari momenti pro-
posti dal sussidio siano ben valoriz-
zati.
Quale struttura essenziale
e semplice?
L'incontro va preparato da un
piccolo gruppo e sarebbe bene che
7

1.8 Page 8

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fosse una coppia a trattare il tema e
condurre l'incontro, invitando,
quando il tema lo consiglia o lo ri-
chiede specialisti della materia, sia-
no essi sacerdoti o laici.
Esperienze
LAZIO
traverso esperienze di vita cristiana,
le verità di fede e il grande valore in-
sostituibile del rapporto umano alla
luce degli insegnamenti del Vangelo
e del magistero della Chiesa.
L'incontro annuale:
il campo F.D.B.
Questo cammino porta ad una
tappa annuale di incontro per tutti
i centri «il campo F.D.B. » che il
Consiglio Ispettoriale CC.SS. con-
tinuerà ad organizzare nel periodo
estivo , come momento forte di ve-
rifica e di rilancio del cammino,
nonché tappa necessaria per ap-
profondire aspetti particolari della
vita familiare.
Il sussidio e come usarlo
Il sussidio che quest 'anno viene
messo a servizio dei centri , è forma-
to da due libretti , con temi fonda-
mentali sulla famiglia, di 8 incontri
ciascuno.
Si tratta di una traduzione dallo
spagnolo che i cooperatori spagnoli
hanno elaborato e usato, forti della
loro esperienza di impegno apostoli-
co con le famiglie dal titolo originale
di «Hogares don Bosco».
Hogares don Bosco è un movi-
mento famigliare creato in Spagna
nel 1965, quale risposta all'esigenza
che hanno sentito i cooperatori spo-
sati di ritrovarsi per scambiare espe-
rienze, pregare, formarsi e incorag-
giarsi.
Siamo grati agli Hogares don Bo-
sco per la gentile concessione. Di-
ciamo grazie a quanti hanno colla-
borato per la traduzione e la stampa
del sussidio terminato nel 24/ 05/ 93,
festa di Maria Ausiliatrice.
Chiudiamo con quanto affermato
dal Vescovo nel Sinodo dell '80: «La
famiglia è minuscola, ma possiede
in se una energia superiore a quella
dell'atomo. Dall'umile piccolezza di
milioni di focolari, la Chiesa può ri-
lanciare la potenza dell'amore ne-
cessaria a dare di se stessa il sacra-
mento dell ' umanità tra gli uomini».
Franco Parrino
8
Incontri
di Arcinazzo
Mille metri di amicizia
S ul volantino di invito due sem-
plici verbi: «Vieni e vedrai ... ». Un
po' poco per cominciare. Molto per
solleticare la curiosità. Oltre alle
note oganizzative e qualche vignetta
scherzosa una frase che richiama
1'attenzione sulla necessità di «fer-
marsi ... per riflettere».
È sotto gli occhi di tutti che il
mondo in cui viviamo è dominato
dalla fretta: uno dei grandi mali di
questo secolo. L'incapacità di reg-
ger e il ritmo imposto alla vita, so-
prattutto nei grandi centri, proietta
l'uomo in una dimensione di co-
stante tensione in cui si sente fra-
stornato. In questo stato è facile
perdere di vista quel fattore di dialo-
go con gli altri impostato stilla rifles-
sione, m a si è portati a privilegiare
le proprie ragioni, sovente compli-
cando in maniera traumatica una
serie di rapporti in campo sociale,
educativo, familiare, religioso.
Ecco allora la necessità di «fer-
marsi». Sull'esperienza di un ex
ispettore salesiano in America latina
e subito abbracciata da un nucleo di
volontari cooperatori si è voluto
proporre quel modo di ritrovarsi e
di stare insieme collaudato tra quel-
le popolazioni e presentato con le
dovute correzioni alla realtà locale
romana. E funzion a da circa venti
anni!
La località prescelta è quella della
casa salesiana agli Altipiani di Arci-
nazzo vicino alla città termale di
Fiuggi.
Scopo degli Incontri è quello di far
riscoprire l'amicizia fra gli uomini,
di alimentare il dialogo tra i parteci-
panti su temi di ordine sociale, mo-
rale e religioso; di approfondire, at-
Una formula vincente
Tutta la dinamica dell'incontro è
particolarmente studiata per i lonta-
ni e gli indifferenti e riesce sempre a
dare uno stimolo, un aiuto o a met-
tere in crisi chi pensa di non aver
fede o chi crede di avere un ottimo
rapporto con Dio, assolvendo l'uni-
co compito di andare a Messa la do-
menica e limitandosi a non far del
male al prossimo.
Importantissima la fase di prepa-
razione e di studio delle situazioni.
Ogni incontro va curato nei minimi
dettagli e su tre elementi basilari:
organizzazione generale, temati-
che, animatori.
Organizzazione
Vanno esaminati: scelta del luo-
go, costi contenuti e con flessibilità
contributiva, sala riunioni con di-
sposizione circolare sfruttando il pe-
rimetro della struttura, materiale
per appunti, sorveglianza, assisten-
za necessità varie, animazione
ba~bini, rispetto degli orari, anima-
zione musicale, la serata di fraterni-
tà, etc .. .
Il tempo necessario è calcolato
secondo la formula week-end: par-
tenza il venerdì pomeriggio, rientro
la domenica sera.
L'invito va fatto in modo tale da
non svelare a priori i contenuti del-
l'incontro, ma fornendo quegli in-
gredienti utili per capire da chi par-
te, che si vuole passare un paio di
giorni insieme, che il luogo e l'am-
biente sono sufficientemente soddi-
sfacenti.
Insomma, prefigurare l'oasi in
cui il punto di confluenza è il recu-
pero di un valore essenziale: l' ami-
cizia .
Le tematiche
Le tematiche vengono svolte fin
dalla prima sera e partono dalla
considerazione dei valori umani
(amicizia - senso della vita).

1.9 Page 9

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Una breve presentazione di cia-
scun partecipante funge da rompi-
ghiaccio e crea il clima adatto per
avviare le prime riflessioni.
Come in un crescendo, gli altri
momenti vengono focalizzati su ar-
gomenti che gradatamente arrivano
ai valori eterni o divini dell 'uomo .
Fino alla scoperta che incontrare
Dio è capovolgere la propria menta-
lità orizzontale, è fare scelte di vita
in contrapposizione alle idee domi-
nanti del nostro tempo.
Materie di meditazione (e a volte
di discussione) sono: il mondo d'og-
gi, il matrimonio, la famiglia, i gio-
vani, il cammino di Damasco, la fe-
de, la Chiesa, Cristo amico, l'azione
dello Spirito, la preghiera.
Ad ogni tema, svolto in aula e
preparato non come conferenza ma
filtrato attraverso la vita e l' espe-
rienza di ogni giorno (le esperienze
pilota vanno preparate in preceden-
za dal gruppo degli animatori), se-
guono dibattiti e discussioni in
gruppo o in aula. Tutto in un clima
di calore e armonia tali che portano
anche le persone più restie o con
grosse difficoltà ad aprirsi, a cercare
con gli altri il confronto e il dialogo.
Gli animatori
Il gruppo degli animatori si avvale
di un «coordinatore-moderatore»
laico che è l'unico riferimento «visi-
bile» di tutta l'organizzazione. Gli
altri assolvono il proprio compito
nei momenti preordinati, senza for-
zature negli interventi, con la dovu-
ta discrezione, senza lasciare tra-
sparire stanchezza, irritazione, con-
flitti personali.
È necessario la conoscenza delle
regole basilari della dinamica di grup-
po stimolando le risposte, evitando di
monopolizzare l'attenzione, progre-
dendo nella discussione, non divagan-
do su specifici argomenti, avvalendosi
del contributo di tutti.
Per le situazioni che si percepi-
scono difficili cercare di favorire
l'incontro con il Padre spirituale.
Sulle questioni teologiche lasciare
intervenire il sacerdote.
Sulle questioni morali ci si può
avvalere dell 'esperienza di un laico
qualificato al quale affiancare il sa-
cerdote. Quest'ultimo, invece, assu-
me un'importanza determinante
sulle questioni di ordine teologico.
Su tutto deve essere evidente la
disponibilità all'ascolto, perché mol-
te persone non hanno modo di par-
lare dei loro problemi aprendosi
completamente o quelle volte che
hanno accennato a farlo hanno rice-
vuto soltanto «buoni consigli».
Non avere la pretesa di risolvere
immediatamente i problemi, ma i
casi ritenuti particolari o complicati
devono essere seguiti anche dopo il
ritorno a casa.
Tipologia
Esistono tre tipi di incontro:
tipo - articolato su tematiche di
fondo tali da «scuotere dal languore
in cui giacciono tanti cristiani» come
diceva Don Bosco a proposito dell'a-
zione dei Cooperatori salesiani.
tipo - articolato prevalente-
mente su tematiche spirituali. I de-
stinatari, ovviamente e per quanto è
possibile, dovranno essere le mede-
sime persone e va fatto a distanza di
tre-quattro mesi dal primo.
tipo - detto anche «special Don
Bosco» è l'incontro in cui troneggia
la figura e l'opera del Padre. È l'oc-
casione dove ci si scopre come Coo-
peratori salesiani e le tematiche ne
rispecchiano i connotati: l'uomo
don Bosco, il laico nello spirito di
Don Bosco, il sistema preventivo, la
spiritualità salesiana.
Con la stessa dinamica ma con gli
aspetti organizzativi adatti si svilup-
pano incontri specifici per soli gio-
vani oppure per gli adolescenti. Tut-
tavia la formula vincente risulta
quella integrata: adulti - giovani -
giovani coppie.
L'efficacia
di un piccolo segreto
L'esperienza di tutti questi anni
ha fatto toccare con mano risultati
impensati. Gli incontli hanno risolto
situazioni a volte molto difficili
hanno fatto riavvicinare a Dio pe/
sone che Lo avevano quasi dimenti-
cato, hanno fatto comunque vivere
momenti di serenità interiore e di
gioia ai partecipanti.
Ma nella preoccupazione aposto-
lica del gruppo di lavoro non è mai
venuta meno una iniziativa del tutto
singolare: la Banca spirituale. Per-
sone che hanno offe1io le loro soffe-
renze, i loro sacrifici, le loro pre-
ghiere per la riuscita di ciascun in-
contro. E i «conti» non sono mai an-
dati in rosso.
Questa è l'esperienza degli Incon-
tri di amicizia.
Il nostro sforzo, la nostra unione,
il nostro servizio attira in un certo
senso l'azione dello Spirito che, so-
lo, crea la «strana» atmosfera di Ar-
cinazzo.
Pompeo Santorelli
La famiglia comunità di vita e di amore
La famiglia, quale fondamentale e insostituibile comunità
educante, è il veicolo privilegiato per la trasmissione di quei
valori religiosi e culturali che aiutano la persona ad acquisire
la propria identità fondata sull'amore e aperta al dono della
vita, la famiglia porta in sé il futuro stesso della società; suo
compito specialissimo è di contribuire efficacemente ad un
avvenire di pace.
(dal «Messaggio del Papa per la gioventù mondiale deUa pace» - 1-1-94)
9

1.10 Page 10

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Conosciamo i nostri santi
...
ZEFFIRINO NAMUNCURA
VENERABILE
A vvenne un giorno, ai tempi in
cui Zeffirino era aspirante nella
Colonia Salesiana di Viedma , che
saltasse in groppa ad un puledro e
si divertisse a galoppare senza far
uso né di briglie di sella. Fran-
cesco De Salvo vedendoselo saet-
tare davanti , pieno di soddisfazio-
ne, gli chiese: «Zeffirino , cosa ti
piace di più? ». Si aspettava natu-
ralmente una risposta relativa al-
l'eq uitazione, arte in cui i bellicosi
Araucani erano maestri insupera-
bili. Invece il ragazzo , fermando
un attimo il cavallo , rispose: «Es-
ser sacerdote!» e proseguì nella
sua corsa. «All 'udir tale risposta -
confessa il teste - rimasi come
sconcertato, perché non me l'a-
spettavo in quel momento, sebbe-
ne fossi convinto della sua voca-
zione al sacerdozio».
Questo ragazzo , vero emulo di
S. Domenico Savio, aspirava a di-
ventare l'evangelizzatore del suo
popolo, un popolo che aveva alle
spalle una storia molto interessan-
te. Il nonno di Zeffirino, il grande
Cacico Calcufurà, era stato il vero
«re del deserto» per 40 anni. Ave-
va sostenuto storiche battaglie
contro i bianchi. Ma nel 1872 ven-
ne sconfitto dal Generale Rivas.
Qualche anno dopo, il nuovo Caci-
co Manuel, il padre di Zeffirino,
tenterà ancora una sortita ma sarà
la sconfitta totale e definitiva. Cat-
turato insieme a tutta la sua fami-
glia, trattò la resa mediante l'unica
persona di cui si fidava: il salesia-
no D. Milanesio. Si presentò spon-
taneamnete al Gen. Roca e ciò gli
valse di poter conservare il titolo
onorifico di «Gran Cacico», di ave-
re le insegne di colonnello dell'e-
sercito e un territorio sul Rio Ne-
gro a Chimpay. Qui nacque Zeffiri-
no il 26 Agosto 1886. A undici anni
suo padre lo condusse a Buenos
Aires e lo iscrisse nella scuola go-
vernativa di El Tigre: voleva fare di
lui il futuro difensore dei rimanenti
Araucani della Patagonia setten-
trionale. Il ragazzo però si trovò
quanto mai a disagio in quella
scuola. Il papà , dietro consiglio
dello stesso Presidente della Re-
pubblica , lo trasferì nel Collegio
Salesiano. Qui il ragazzo si trovò
subito bene. E qui cominciò l'av-
ventura della grazia che avrebbe
trasformato un cuore non ancora
illuminato dalla fede in un testimo-
ne ero ico di vita cristiana. A dodici
anni fece la Prima Comunione. Fu
quello il giorno in cui stipulò un
patto di assoluta fedeltà - quella
fedeltà così connaturale ad un
araucano - al suo grande Amico
Gesù. Spesso veniva a visitarlo D.
Milanesio: questa figura affasci-
nante di Missionario accendeva
nell 'adolescente il desiderio di di-
ventare un giorno come lui.
Esemplare l'impegno nella pie-
tà, nella carità, nei doveri quotidia-
ni , nell'esercizio ascetico. Questo
ragazzo che trovava difficile «met-
tersi in fila» o «obbedire alla cam-
pana» diventò pian piano un vero
modello. «Modello hanno testimo-
niato di lui - di equilibrio , era l'ar-
bitro nelle ricreazioni: la sua paro-
la veniva accolta dai compagni in
contesa». «M i impressionava la
lentezza con cui faceva il segno
della croce , come se meditasse
ogni parola; anzi correggeva i
compagni , insegnando loro a farlo
adagio e con devozione». «Se m-
brava che si fossero invertite le
parti: l'indio convertiva i bianchi» .
Ma fu proprio in questi anni di in-
tensa crescita interiore che il suo
fisico cominciò a cedere . Gli indii ,
così robusti nel loro ambiente, di-
ventavano poi vulnerabilissimi da-
vanti alle malattie portate dai bian-
chi. Un raffreddore, una polmonite
ed era subito tubercolosi. Si amma-
dunque di tbc . Lo si trasferì nel
suo clima nativo: poté così rivedere
il padre e respirare l'aria delle An-
de. Ma il beneficio fu passeggero:
la malattia non accennava a scom-
pari re . Si pensò allora di condurlo
in Italia confidando in migliori cure
mediche. Lo porta con sé Mons.
Cagliero, eletto proprio allora Arci-
vescovo. Il papà se ne distacca con
molto dispiacere e non l'avrebbe
più rivisto .
Zeffirino fu a Torino estasiato da-
vanti alla Basilica di Maria Ausilia-
trice di cui tanto aveva sentito par-
lare. Fu poi la volta della visita al
Papa: «Lesse in buon italiano il suo
indirizzo pieno di fede ... e chiese
una speciale benedizione per sé , i
suoi genitori , la sua tribù».
L'avvicinarsi dell'inverno consi-
glia di trasferirlo da Torino al cli-
ma mite di Frascati Villa Sora. Vi
rimarrà solo quattro mesi: un tem-
po breve ma sufficiente per offrire
di sè una testimonianza di ecce-
zionale bontà. Testimoni del tem-
po affermano: «Rivelammo la pro-
fonda pietà, superiore certamente
all 'età». «Era evidente nella sere-
nità dello sguardo , nella compo-
stezza degli atti che la purezza era
la forma della sua santità». «Sorri-
de con gli occhi» dicevano i com-
pagni. La malattia intanto lo anda-
va consumando a vista d'occhio. Il
28 marzo fu ricoverato nell 'Ospe-
dale Fatebenefratelli . «Nel le ulti-
me settimane - scrive D. Costa -
ammirai soprattutto la sua inalte-
rabile pazienza e l'umile rasse-
gnazione in tutte le pene, e non fu-
rono poche , nei gravi sacrifici che
dovette affrontare . Mai una la-
gnanza, un cenno di noia o di stan-
chezza». S'accorgeva che la morte
si avvicinava. «Dottore non cerchi
di ingannarmi: io so già che devo
morire nel giro di otto giorni». Mo-
1' 11 Maggio 1905: aveva 19 anni.
I suoi resti mortali ora si trovano
nel Santuario di Fortin Mercedes
sul Rio Colorado. La sua tomba è
meta di continui pellegrinaggi per-
ché grande è la fama di santità in
mezzo alla sua gente. Dichiarato
Venerabile il 22 Giugno 1972, si at-
tende ora un miracolo perché que-
sto ragazzo della pampa argentina
possa essere elevato agi i onori
deg Ii altari.
D. Pasquale Liberatore

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Messaggio-
proposta
dei giovani
cooperatori
lspettorie
Venete
Est-Ovest
N oi, Giovani Cooperatori del Tri-
veneto, riuniti a Bardolino per con-
frontare i cammini dei nostri gruppi
con la proposta della Spiritualità
Giovanile Salesiana, intendiamo
fare nostre e proporre a tutti i
GG.CC . delle nostre Ispettorie
quanto abbiamo riflettuto ed elabo-
rato in questi giorni d'incontro che
il Signore ci ha permesso di vivere
insieme, con lo stile gioioso di Don
Bosco.
al Signore nel quotidiano: è un cam-
minare insieme aiutandoci a ricono-
scere il Signore Gesù nelle varie si-
tuazioni di vita.
La nostra spiritualità ci spinge in-
nanzitutto ad essere fedeli alle chia-
mate che il Signore ci ha già fatto:
alla vita, alla fede, alla famiglia, alla
professione... ; per noi laici queste
fedeltà quotidiane sono fonte di san-
tificazione .
È un continuo camminare, per-
ché quello che siamo oggi non ba-
sta per domani: ogni giorno il Si-
gnore ci chiama a «dover essere»,
a crescere. Mentre la società ci
spinge al dover apparire, al sensa:
zionale, la nostra spiritualità c1
conferma che la normalità quoti-
diana è il campo della nostra vera
realizzazione perché in essa incon-
triamo e nello stesso tempo ren-
diamo presente Gesù.
Ogni persona che incontriamo
porta dentro di un tesoro: noi vo-
gliamo scoprire la parte di bene che
c'è in ognuno.
Questa è la via straordinaria della
santificazione nell'ordinaria quoti-
dianità sull'esempio di Francesco di
Sales, di Don Bosco, di Madre Maz-
zarello e di Domenico Savio.
2. Spiritualità della gioia
e dell'ottimismo
3. Spiritualità dell'amicizia
col Signore Gesù
Attraverso le esperienze della no-
stra vita cristiana e salesiana abbia-
mo constatato l'importanza di aver
incontrato nel profondo Gesù: è vi-
vere da risorti; è sentire e vedere il
Signore all'opera nella vita più quo-
tidiana e concreta; è vivere nel desi-
derio e nell'incontro con Lui.
Siamo convinti che è questa la
base per poterlo efficacemente tra-
smettere agli altri, per fare scelte
forti.
E per poter vivere imitando Gesù
sentiamo profondo il desiderio della
preghiera: per iniziare, accompa-
gnare e concludere la nostra giorna-
ta. Un tempo di preghiera e una vita
di preghiera: sono importanti l'uno
e l'altra.
Vogliamo essere contemplativi
nell'azione, cioè avere il cuore in
Dio e condividere il suo amore per
ogni uomo, in particolare per i gio-
vani.
L'amicizia con Gesù dev'essere la
molla interiore che motiva ogni atti-
vità e ogni impegno: è cercare pri-
ma di tutto la volontà di Dio e di-
scernere col suo aiuto dove vuole
che noi operiamo.
Maria diventa il modello insosti-
tuibile di ogni nostra azione.
1. Spiritualità del quotidiano
Siamo convinti che la vita quoti-
diana acquista per noi un grande
significato perché la sentiamo nelle
mani di Dio. Percepire la presenza
di Dio anche nei fatti più semplici,
ci pone in atteggiamento di costan-
te ringraziamento per tanti piccoli
grandi doni che il Signore ci fa.
È molto costruttivo comunicare
tra di noi con semplicità e sponta-
neità ciò che il Signore opera nella
nostra vita, le meraviglie della Prov-
videnza che ci viene incontro anche
nei momenti più difficili.
Il vero peccato è vivere come se
Dio non c'entrasse per nulla nella
nostra vita, chiuderci alla sua azio-
ne ... Ma Lui è sempre in attesa che
gli apriamo il cuore e ci abbando-
niamo a Lui (conversione, riconci-
liazione.. .).
È molto valido il sostegno che
può dare il gruppo per essere fedeli
Siamo convinti che la gioia e l'ot-
timismo scaturiscono da uno stretto
rapporto con Dio, dal fidarci di Cri-
sto che ha già percorso e ci indica la
strada.
Ciò che ci fa profondamente con-
tenti è la capacità di comprometter-
ci per qualcosa che vale: non c'è fe-
sta senza impegno, senza fatica,
senza perseveranza (v. Sogno del
pergolato delle rose).
È proprio così: la vera felicità na-
sce dal far felici gli altri.
Sapendo che anche l'ordinario
più banale è stato salvato e perciò
porta in un germe di santifica-
zione, guardiamo alla vita con otti-
mismo, allenandoci a trovare in
ogni nostra giornata la nota positi-
va, la piccola cosa capace di stu-
pirci.
Anche il limite insito nella nostra
esperienza quotidiana ci fa apprez-
zare di più il momento della festa
condivisa.
4. Spiritualità
di comunione ecclesiale
Siamo convinti che il nostro esse-
re insieme nei gruppi è costruire
una parte di Chiesa.
Il nostro essere Chiesa è inteso
con spirito giovanile, e la nostra vo-
lontà di comunione si concretizza in
gesti di accoglienza, in rapporti in-
terpersonali profondi, in dialogo, in
collaborazione.
Riteniamo un dono originale
quello che l'Associazione può dare
alla Chiesa attraverso la testimo-
nianza e il servizio salesiano.
Non vogliamo essere per gruppi
ecclesiali di élite ma attenti a quei
giovani (per es. lavoratori) che sono
alle prese con problemi più grandi
di loro, con bisogni di interiorizza-
zione, di testimonianze vive, con-
crete e coerenti.
Coscienti dell'amore radicale di

2.2 Page 12

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Don Bosco per la Chiesa, vogliamo
vivere la Spiritualità Giovanile Sale-
siana come via privilegiata per por-
tare i giovani a Cristo; infatti fare
Chiesa è far incontrare Cristo.
5. Spiritualità del servizio
responsabile
Siamo convinti che ogni nostro
servizio deve scaturire dall'amore.
Un servizio aperto a tutti gli
ambiti in cui ci troviamo a vivere
con la capacità tipica salesiana di
esaltare tutto l'umano come luogo
di incontro con Dio.
• Un servizio fatto all'uomo, pre-
senza di Dio, e perciò momento di
formazione e di crescita umana (v.
animatori).
• Un servizio equilibrato di giova-
ni, seguiti da formatori che aiutano
ad una progressiva responsabilizza-
zione perché si tratta di servire l'uo-
mo.
• Un servizio che è capacità di
educare: giovani per i giovani, per
tirare fuori le potenzialità latenti di
crescità, di identità, di ricerca di In-
finito.
Un servizio che privilegia gli ul-
timi e ci costringe all'essenzialità.
• Un servizio che diventa creati-
vità, intuizione operativa, capacità
di leggere la realtà per rispondere
alle urgenze.
Riconosciamo che la nostra è una
spiritualità del servizio, un perma-
nente atteggiamento di vita, che si
radica nella carità pastorale inse-
gnataci da Don Bosco.
I Giovani Cooperatori
dd Triveneto
***
12
Cooperatori:
la scelta
dei giovani e
le missioni
Sono 30.000 preparati
ad offrire alla Chiesa il loro
contributo di laici
VIENNA, 1° nov. - I cooperatori
salesiani sono un forza viva al ser-
vizio dei giovani in difficoltà (Ame-
rica Latina) o in attività catechisti-
che e di animazione parrocchiale
(Asia). L'Europa è il continente con
il maggior numero di associati ma
si vuol crescere anche in Africa.
Queste le indicazioni più salienti
emerse nell'intervista che il sig.
Paolo Santoni, coordinatore gene-
rale, ha rilasciato durante il Con-
gresso dei Cooperatori del Centro
Europa nella capita le austriaca
(29 ott. - nov.)
Sig. Santoni, quali le sue impres-
sioni su questo Congresso Euro-
peo?
R.: Questo è il quarto che realiz-
ziamo nel mese di ottobre. Il primo
si è svolto a Lima, per la Regione
Pacifico-Caribe Sud. Il secondo a
Bangkok, per l'estremo Oriente. Il
terzo a Calcutta con la presenza di
185 Cooperatori dei vari Stati del-
1'India. Il quarto è questo di Vienna.
Mi pare che anche qui la partecipa-
zione sia significativa con 90 delega-
ti di 11 Paesi.
Come siete arrivati a comunicare
a tanti e così diversi membri dell'
Associazione, gli stessi orienta-
menti?
R.: Le situazioni sono in effetti
ben diverse. Parlo per esempio del-
1'India: i cristiani sono una mino-
ranza, ma si conoscono delle regio-
ni o intere popolazioni che sono ri-
maste, in qualche modo, marcate
dalla lunga storia del Cristianesimo.
E pertanto, quando si ritrovano
queste persone per il mondo, evi-
denziano quelle caratteristiche che
li avvicinano a tutti.
Don Bosco è riuscito ad entrare
in tutte le culture. Questa è la sua
grandezza. Il suo carisma è riuscito
ad attecchire dappertutto. II suo
spirito sociale si è incarnato in tutti i
popoli . Per questo, trovo in tutti i
membri la buona volontà, l'interes-
se, l'apertura e la gioia di essere
Cooperatori, l'amore per Don Bo-
sco e una grande amabilità profon-
damente umana. Mi ricordo il Con-
gresso di Lima. C'erano delegazioni
di 5 Paesi: Perù, Bolivia, Colombia,
Ecuador e Venezuela, ma si aveva
l'impressione che tutti fossero di
uno stesso Paese e si sentivano
come fratelli.
Come lavorano i differenti gruppi
di Cooperatori?
R.: Il lavoro dei Cooperatori è
molto diverso in ogni continente.
Nell'America Latina, e nel Messico
in particolare, si sono sviluppate
opere di accoglienza per i ragazzi
della strada. In Asia, i Cooperatori
si dedicano più alla catechesi, all'a-
nimazione. In Italia, hanno respon-
sabilità a livello locale in associazio-
ni e quartieri. II Presidente della Re-
pubblica Italiana, on. Luigi Scalfaro
è un Cooperatore. Ci ha ricevuto un
giorno con una piccola delegazione
internazionale. Ci ha parlato bene
dello spirito di Don Bosco che colti-
va sempre e l'aiuta a conservare la
fiducia anche di fronte ai problemi
così complicati oggi per l'Italia e
l'Europa.
Come vede il movimento dei Coo-
peratori nel mondo?
R.: Credo che sarà diverso per
ogni Paese. In Africa, sta ancora na-
scendo. Stiamo già preparando tre
Congressi in quel Continente. Uno
ad Addis Abeba, per la regione di
lingua inglese; il secondo nel Gabon
per i paesi di lingua francese e il ter-
zo a Maputo (Mozambico) per i
paesi di lingua portoghese. Per la
loro organizzazione lavoriamo insie-
me al Dicastero delle Missioni, mol-
to interessato allo sviluppo di questo
ramo della Famiglia Salesiana.
Stiamo adesso facendo un censi-
mento. Non tutti i dati ci sono perve-
nuti. Siamo già a quota 23.000. Penso
che arriveremo a circa 30.000 coope-

2.3 Page 13

▲back to top


ratori, dei quali molti sono in forma-
zione. Il numero più consistente si
trova in Europa e l'Italia domina con
circa 11.000 cooperatmi con promes-
sa. Si prevede per il 1994 la pubblica-
zione di un Annuaiio dei Cooperatori
a livello mondiale con nomi, indirizzi
e attività apostoliche.
In questi ultimi anni cosa ha di-
stinto tutto il Movimento?
R. : Tutti i gruppi hanno lavorato
per assimilare i Documenti Conci-
liari specialmente sul tema della vo-
cazione dei laici. L'Esortazione
Apostolica «Christifideles laici » è og-
getto di studio. Per la maggior parte
dei cooperatori, il loro impegno non
è superficiale. La spiritualità laicale
è seriamente vissuta. Le lettere di
don Viganò ci hanno aiutato molto,
dopo tutto il lavoro di riflessione ini-
ziato con don Ricceri. La vocazione
del Cooperatore non è qualche cosa
di sentimentale. È una presenza pie-
na di vita.
Quali i problemi e le sfide per il
Movimento?
R.: In certa maniera, ti posso dire
quello che capita in Italia, dove si
vive un momento di calma, più che
un periodo di ricerca. Quali sarebbe-
ro le sfide? Il Movimento Giovanile
Salesiano (MGS) in Italia - ma non è
una sfida questa? - non mi pare che
possa aprire un cammino verso un
impegno maturo nella Famiglia Sale-
siana, come ci si aspetterebbe.
ANS - 1993 - N. 11-12
Ma al disopra delle mura e delle
«macchine varie» vi è una persona
che ormai da tempo è diventata il
«cuore» dell'Ufficio. Non è una sem-
plice segretaria: sarebbe ben poca co-
sa. È un servizio svolto nello spirito e
nello stile salesiano. Tali presenze de-
vono essere infatti espressione di amo-
re e attaccamento all'associazione.
Per molti è familiare la sua voce e
per alcuni, che sono stati nella no-
stra sede di Roma, anche la sua per-
sona.
A Maiilù Ferrante va la 1iconoscen-
za e la stima di tutti i Cooperatori per
questa preziosa condivisione.
Verso il Convegno Laboratori
Mamma Margherita
*
Vacanze
sulla neve
È un servizio sociale promos-
so dall'ASSOCIAZIONE COOPE-
RATORI SALESIANI, in collabo-
razione con il T.G.S. - Turismo
Giovanile e Sociale - Roma.
È una vacanza insieme...
sulla neve, a Fontanazzo
in Val di Fassa (Trento),
12-19 febbraio - 26 feb-
braio-5 marzo '94,
nel cuore delle DOLOMITI ai pie-
di dei gruppi della MARMOLADA,
SELLA e SASSOLUNGO, a due pas-
si da CAMPITELLO e CANAZEI, in
rinomata zona sciistica fornita di
moderni impianti di risalita.
L'iniziativa ha lo scopo di offrire
ai COOPERATORI ed ai loro fami-
liari, nonché agli AMICI DI DON
BOSCO, un soggiorno sereno in cli-
ma di sana amicizia e spirito salesia-
no nella tranquillità di un ambiente
sufficientemente confortevole.
Notizie in...
famiglia
Un grazie doveroso!
Daqual~he anno l'Ufficio Nazio-
nale gode di locali «nuovi» e funzio-
nali. Di questo naturalmente ne ri-
sente tutta la vita organizzativa del-
la nostra Associazione.
Il 4-5 dicembre si sono incontrate
a Roma alcune responsabili dei La-
boratori Mamma Margherita, per
preparare con la Coordinatrice Io-
landa Masotti il Convegno Naziona-
le, già programmato.
È stato utile, nonostante le assen-
ze, scambiarsi alcune idee, per stila-
re una bozza di programma e di
proposte concrete.
Quanti erano presenti al prece-
dente Convegno - è stato ricordato
- ne conserva un ricordo vivissimo:
occorre animare i Centri e stimolai-e
con responsabilità ed entusiasmo la
partecipazione di tante cooperatrici,
che con ammirevole zelo operano
nei laboratori con lo spirito della
mamma di Don Bosco.
Cooperatori del Centro Euro-
pa riuniti in congresso
VIENNA (Austria), ANS
Il Congresso Regionale dei Coope-
ratori Salesiani dell'Europa Centrale,
sul tema: «Form azione e apostola-
to», si è svolto nella capitale austria-
ca dal 28 ottobre al 1° novembre.
Erano presenti circa 150 Delegati
provenienti dall'Austria, Belgio,
Croazia, Francia, Germania, Olanda,
Polonia, Repubblica Ceca, Slovac-
chia, Slovenia, Svizzera e Ungheria.
Hanno partecipato ai lavori il Consi-
gliere Generale per la Famiglia Sale-
siana e i Delegati Centrali SDB e
FMA per i Cooperatori Salesiani.
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Giovani Cooperatori organiz- Una forte preoccupazione
zano pellegrinaggio nazionale
Anim.are un Centro giovanile al
fianco di religiose è proprio questo.
MARIJA BISTRICA (Croazia), ANS
Circa 3.000 giovani, studenti uni-
versitari, liceali e operai, della Dio-
cesi di Zagabria hanno partecipato,
il 24 ottobre, al tradizionale pellegri-
naggio al santuario mariano nazio-
nale , situato nelle vicinanze della
capitale. L'organizzazione e l' ani-
mazione è stata cmata dai salesiani
e dai giovani cooperatori, sotto la
responsabilità di don Josip Stanié,
delegato nazionale per gli studenti
universitari.
*
La voce
dei nostri
lettori
La nuova rubrica
Condivido con molta soddisfazio-
ne questa apertura con i lettori del
nostro Bollettino. Approvo l'idea del-
la nuova «rubrica» di corrisponden-
za con i lettori: è un mezzo meravi-
glioso ·per tenerci uniti. Lo leggo tut-
to, mi aiuta a respirare l'aria salesia-
na che circola nell'associazione.
Continuate così. Io sono un'an-
ziana cooperatrice, inserita nell 'as-
sociazione dal 16.2.1952.
Cecilia Fuso
È sempre com.movente la testi-
monianza di una Cooperatrice, che
ricorda con gioia e riconoscenza al
Signore, non solo la propria voca-
zione apostolica salesiana, ma per-
sino giorno, mese e anno della pro-
pria Promessa. È un esempio per
tutti.
Da molti anni sono assillato dalla
convinzione che il popolo di Dio
non riceva una sufficiente istruzione
religiosa.
Il Pontefice attuale direbbe: «Ca-
techesi con metodo sistematico,
profondo, capillare».
Ora la mia è una mania senile op-
pme è una constatazione reale, evi-
dente e palpabile?
Luigi Gonzato
Direi proprio di sì. È evidente a
tutti la carenza di una fonnazione
cristiana solida. Forse occorre an-
cora tempo perché «i nuovi testi»
per la catechesi diventino strumen-
to prezioso per attuare quanto il
Papa sottolinea in più circostanze.
Animazione nell'oratorio
Sono un giovane animatore del
Centro Giovanile delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice di S. Agnello, nella
ridente penisola sorrentina.
Ho preso l'impegno di animare
nel tempo libero la vita dell'Orato-
rio e di seguire w1 gruppo di bambi-
ni di quarta e quinta elementare.
Ho instaw·ato con i ragazzi un bel
rapporto di amicizia: chiedono consi-
gli e si aprono a un dialogo su tutto.
Quello dell'animazione oratoria-
na è un'esperienza bellissima, che
consiglierei a tutti; solo chi l'h a pro-
vata può darmi ragione.
Speriamo che siano molti che vo-
gliano dare un po' del loro tempo
ad altri giovani .
Aiutare gli altri è sempre un se-
gno di carità; farlo da cooperatore
diventa anche una testimonianza
vocazionale salesiana.
Si parla oggi tanto di cooperatori
giovani: eppure la vostra presenza
nel campo dell'animazione di grup-
pi, di associazioni come in quello
di responsabilità specifiche, è più
alta di quanto si creda.
Alle origini per Don Bosco era
proprio così: ragazzi educatori di
altri ragazzi, giovani educatori di
altri giovani.
Nell'animazione non esiste un
vertice, ma si lavora insieme met-
tendo in comune le proprie risorse
per crescere nella fede.
Il sostegno alla Comunità
ccMagnificat,, di Trelew
Ci chiedete di comunicare espe-
rienze ed iniziative. Ci sembra una
bella e lodevole iniziativa, anche per
suggerire ad altri idee nuove.
Stiamo sostenendo insieme ad al-
tri gruppi un cooperatore che ha
dato vita a Trelew alla «COMUNITÀ
MAGNIFICAT»: si chiama Dino
Proietti (molti lo conoscono come
Bernardino), che insieme alla mo-
glie Silvia e ad un'altra coppia di
sposi pensa al sostentamento di
molti bambini tolti letteralmente
dalla strada.
Bernardino resta una figura stori-
ca nel Progetto Trelew. La sua testi-
monianza e quella di tanti altri che
hanno caratterizzato un periodo feli-
ce dei Giovani Cooperatori nel servi-
zio missionario, resta come segno in-
discutibile di una crescita missiona-
ria laica salesiana, che, se anche sot-
to forme diverse, oggi sta dando frut-
ti buoni. Il vostro ricordo per il caro
Bernardino si spera che sia di esem-
pio, perché nessuno di quel gruppo
venga nel tempo dimenticato.
*
Per la rubrica
«LA VOCE DEI LETTORI»
scrivete a:
BSCC - Ufficio Nazionale
Cooperatori Salesiani
via Marsala, 42
00185 ROMA
14

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MARTELLOSSI BRUNO
DIECI PENNELLATE DI SALESIANITA'
Itinerario spirituale
*
del Cooperatore salesiano
Q uesto libretto vuol essere un
modesto contributo per aiutare i
Cooperatori a raggiungere l'i-
deale proposto da Don Bosco.
Racchiude 10 pennellate di
salesianità che meriterebbero di
essere integrate da particolari
rifiniture, ma che, di proposito,
sono lasciate alla riflessione
prersonale del lettore.
(Una riflessione più esegetica
e particolareggiata, articolo per
articolo, si può trovare nel com-
mento ufficiale del RVA).
Ho ritenuto opportuno, infi-
ne, dare alla spiritualità salesia-
na un fondamento scritturisti-
co, poiché ogni spiritualità
sgorga, come acqua viva, dalla
Sacra Scrittura.
La Parola di Dio, in effetti, è
costitutiva, è il riferimento cen-
trale per garantire la genuità
della vocazione del Cooperato-
re, la sua missione e il suo spi-
rito educativo.
L'accostamento fatto tra i
personaggi biblici e il vasto pa-
trimonio spirituale salesiano va
considerato in filigrana, in spi-
rito di analogia, sempre presen-
te e condotto col rischio della
strumentalizzazione, ma con lo
scopo di far balzare tutta la bel-
lezza spirituale del carisma sa-
lesiano.
Queste pagine vorrebbero es-
sere un compagno fedele nel
viaggio attraverso il mondo sa-
lesiano, ed un sussidio formati-
vo per tutti i Cooperatori, ma
soprattutto per coloro che ini-
ziano un cammino spirituale in
preparazione alla Promessa.
L'intento è quello di aiutare i
Cooperatori a prendere coscien-
za della ricchezza spirituale del
carisma di Don Bosco e attinge-
re l'entusiasmo per annunziare
ai giovani la Buona Novella di
Gesù di Nazaret con la vivacità
dei colori salesiani.
Ci chiediamo quale deve esse-
re il sentimento che ci accompa-
gna nell'iniziare questo itinera-
rio .. .
Pennso che sia lo stesso atteg-
giamento che accompagnò tutta
la vita di don Bosco, che fissò in
questa frase: «Sarei disposto
(...) a strisciare con la lingua di
qui fino a Superga. È uno spro-
posito; ma io sarei disposto a
farlo; la mia lingua andrebbe a
pezzi, ma importa niente. Io al-
lora avrei tanti giovani santi»
(MB 7,681).
Questo itinerario, nel suo di-
spiegarsi, ci rivelerà «un tesoro
nascosto», appena appena sfio-
rato, perché è inesauribile.
È nostro dovere di tanto in
tanto fermarci a riflettere su
questa terra, sacra e benedetta,
battuta e santificata dai passi di
tanti santi salesiani e cogliere in
loro quell'anelito di amore per
Dio e per i giovani che li ha resi
beati e felici.
Queste pagine sono un compagno fedele nell'itinerario
spirituale per annunciare ai giovani la bella notizia con la
vivacità dei colori salesiani...
quella notizia che ti prende, che ti fa star bene nell'inti-
mo del tuo essere profondo,
quella notizia che ha in sé il balsamo per alleviare le feri-
te della tua sofferenza corporale e spirituale,
quella notizia che ti dice: « Va in pace e corri per i prati
della felicità»,
quella notizia che ti fa germogliare nel cuore sogni di
bontà e di bellezza, e fa brillare di luce divina il tuo volto.
Per le richieste rivolgersi a:
D. BRUNO MARTELLOSSI - lspettoria Salesiana
Via dei Salesiani, 15 - 30174 Venezia-Mestre
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COLLANA *
Educhiamo
ENZO
BIANCO
con lo stile
di Don Bosco
È. possibile, molti già I
E scoprono che ne val
Qui si' spiega perché e
EDITR ICE
EU.E DI Cl
*
I tre exploits di Don Bosco
Il Sistema Preventivo non è dunque un
manuale di istruzioni per l'uso, ma è anzi-
tutto una persona . Si comprende la peda-
gogia di Don Bosco quando si comprende
lui.
Don Bosco è figura complessa . Di fatto
ha realizzato nella sua esistenza tre im-
prese, tre exploits, che ne delineano il pro-
filo e la realtà storica. Si tratta di : un 'epo-
pea, un movimento di persone nella Chie-
sa , e appunto un metodo educativo .
Primo exploit, l'epopea della sua vi-
ta. Lui , Giovannino, Gioanìn, contadinello
monferrino, «ragazzo del sogno», ancora
oggi affascina et-ii si avventura nel le pagi-
ne della sua variegata biografia .
Si sarebbe tentati di dirlo un self made
man, se non fosse che nel costruire il cri-
stiano e il santo interviene di solito una va-
riante imprevedibile, la grazia di Dio.
Secondo exploit, la Famiglia Salesia-
na. Quel movimento di persone che egli ha
suscitato pazientemente e raccolto attorno
a sé, associandolo alla sua missione e
proiettandolo nel futuro della Chiesa.
Terzo exploit, il ccsuo» Sistema Pre-
ventivo. Cioè l'invenzione di un modo ori-
ginale, radicato nel Vangelo, di accostarsi
al ragazzo. Un metodo che egli dapprima
visse personalmente, e poi consegnò alla
Famiglia Salesiana come stile di azione e
di vita.
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