Bollettino_Salesiano_199303cooperatori


Bollettino_Salesiano_199303cooperatori



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RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
ANNO 117 - N. 6 2" QUINDICINA 15 MARZO 1993 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO (70)
ITALIA - MEDIO ORIENTE
ITALY - MIDDLE EAST
1TALIE - MOYEN ORIENT
CO'NG.'R'.ESSO
'.R'.EG. lO'NAt'.E
'R'.EG.lO'NAt
CO'NG '.R'.ESS
CO'NG.'.R:ÌS
'.RtG.lO'NAt
EGITTO
ETIOPIA
IRAQ
ISRAELE
ITALIA
LIBANO
SIRIA
SVIZZERA IT.
TURCHIA
NUOVE POVERTA'
E NUOVE SOLIDARIETA'.
SOCIETA1 MULTIRAZZIALE
E CULTURA DELL'ACCOGLIENZA.
'F'.R;tSC;tTl 4 - l\\ se:ttem.brc 1993 1 Villa. T uscofa.n.u.
:·:---:;-,:;~~-.-:_-: -:-:-.~::--.::-:::-i.:--:3-=--:•:--::.-"-:--0---:--:-:=~-.::·-C--"-r-c---:--I--T----i-l--I--.I-l-:-c--r-:-:--r--I--:--u-------:-----.-..-.-.-.-I-I-:--U-----J--~-:--;--:-::--:--:-:-::.-:;_-;.-.::-::.-:,--:---:-~----::---:---:---:~:-::
1/ 33

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In Terra Santa!
Quindicinale di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Anno 117 - N. 6 - 2• Quindicina
15 MARZO 1993
SOMMARIO
2 IN TERRA SANTA!
Pasquale Massaro
3 NUOVA EVANGELIZZAZIONE
E FAMIGLIA
5 CONGRESSO REGIONALE
Pompeo Sartorelli
6 Calendario 1993/95
7 Conosciamo il RVA Art. 9:
NEL MATRIMONIO
Lello Nicastro
8 L'EDUCAZ IONE ALL'AMORE
IN FAMIGLIA (Il parte)
Maria Pia e Nino Sammartano
11 ASSOCIAZIONE
COOPERATORI SALESIANI
13 Rl::SPONSABI LI ISPETTORIALI
DELLA PASTORALE
DELLA FAMIGLIA
14 Conosciamo i nostri santi
SERVO DI DIO SIMONE SRUGI
Pasquale Liberatore
15 Direttorio di Pastorale Familiare
16 Segreteria Tecnica Naz ionale
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092
00163 ROMA Aurelio
tel. 06/65.92.915 - Fax 06/65.92.929
Conto Corrente Postale 46 20 02
Direttore Responsabile:
UMBERTO DE VANNA
L'Edizione di metà mese, destinata ai
Cooperatori Salesiani, è curata dall'Uffi-
cio Nazionale ACS (Pasquale Massaro)
Via Marsala, 42 - 00185 ROMA
tel. 06/44.60.945 - Fax 06/44.63.614
Conto Corrente Postale 452 56 005
Per ricever la rivolgersi al proprio Centro
ACS , che , tramite l'Ufficio lspettoriale ,
invierà la richiesta all'Ufficio Nazionale.
Registrazione:
Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Offic ine Grafic he Suba lpine Torino
1/34
Il Pellegrinaggio in Terra
Santa, organizzato dal 7 al
13 aprile prossimo, è ormai
cosa fatta! I partecipanti
(ACS, TGS, SDB, FMA) pro-
vengono da tutta ltal ia: Ro-
ma, Taranto, Palermo, Bo-
logna, Varese, Livorno, Si-
racusa, Napoli, Reggio Ca-
labria, Pavia, Novara, Chie-
ti, Catania, Imperia, Orista-
no, Savona, ... È una bella
realtà di Famiglia Salesiana
e di Chiesa pellegrina nella
terra di Gesù.
Il Catechismo della Chie-
sa Cattolica al n. 583 ci ri-
corda che il ministero pub-
bi ico di Gesù «è stato ritma-
to dai suoi pellegrinaggi a
Gerusalemme per le grandi
feste giudaiche». Noi inten-
diamo inserirci con umiltà
nel ritmo pellegrinante di
Gesù e rivivere nella fede i
momenti e gli eventi più si-
gnificativi della vita del Si-
gnore. Rivivere in Palestina
giorni della Settimana
Santa e, soprattutto, del Tri-
duo Sacro del Giovedì, Ve-
nerdì , Sabato Santo e della
Pasqua di Resurrezione è
un dono della Provvidenza
che riempie il cuore di un
credente di profonda grati-
tudine.
Il Pel leg r inaggio è una
esperienza fo rte di fede,
che porta, almeno per qual-
che giorno, fuori dal conte-
sto quotidiano e inserisce in
un contesto diverso nel
quale si ha a che fare espli-
citamente, molto più che di
solito, con la presenza di
Dio.
Nella riflessione pastora-
le post-conciliare, il Pelle-
grinaggio conserva validità
soprattutto nell'ambito della
«nuova evangelizzazione»,
che lo presenta come «se-
gno» dell'essere pellegrino
della Chiesa e del credente.
Andare in pellegrinaggio si-
gnifica accostarsi al divino
previa la conversione del
cuore: è questo allora il si-
gnificato che vogliamo dare
a questi giorni di Quaresi-
ma, che sono giorni di pre-
parazione alla Pasqua e di
preparazione spirituale al
Pellegrinaggio che ci vedrà
a Pasqua in Terra Santa.
I Salesiani di Don Bosco
e le Figlie di Maria Ausilia-
trice hanno diverse opere in
Terra Santa: Beit Gemal,
Betlemme, Cremisan, Naza-
reth, Amman, Gerusalem-
me. Sono Scuole, Oratori,
Centri giovanili, Chiese
pubbliche, Cappellanie, Co-
lonie, Case per Esercizi
Spirituali, Laboratori. È il
«Don Bosco palestinese»
che ci attende per un incon-
tro fraterno, ricco di gioia
salesiana.
Pasquale Massaro

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LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE PASSA
NECESSARIAMENTE ATTRAVERSO LA FAMIGLIA
SANTUARIO DELLA VITA
Il 30 gennaio scorso in occasione dell'Udienza ai partecipanti alla
decima Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglià
(a cui è stato invitato anche il Delegato Nazionale del/'ACS)
il S. Padre ha offerto importanti indicazioni per la pastorale della famiglia .
E'
per me motivo di gioia incon-
trarvi a conclusione della Assem-
blea Plenaria, con la quale avete
voluto incominciare questo nuovo
anno di attività. A tutti rivolgo il
mio saluto deferente e cordiale,
con un pensiero di particolare
gratitudine al Signor Card. Alfon-
so Lopez Trujillo, che ha nobil-
mente espresso i comuni senti-
menti, esponendo in rapida sintesi
lo svolgimento dei vostri lavori e
sottolineando il compito di servi-
zio alla famiglia ed alla vita, a
cui il Pontificio Consiglio è per fi-
nalità istituzionale impegnato.
Il tema, su cui avete deciso di
riflettere, «Le strutture diocesane
di pastorale familiare», riveste
uno speciale interesse, anche per-
ché è ormai vicino l'Anno Interna-
zionale della Famiglia, che sarà
celebrato nel 1994.
Pastorale della famiglia
Voi ben conoscete come la pa-
storale della famiglia e della vita
occupi un ruolo di privilegio nella
Chiesa e nel ministero del Vicario
di Cristo, soprattutto nell'odierno
contesto sociale. Anche oggi, in-
fatti, tanto l'una quanto l'altra
realtà è sottoposta ad attacchi
particolarmente insidiosi, prove-
nienti a volte da quelle stesse
istanze da cui sarebbe legittimo
attendersi protezione e sostegno.
Non mancano tuttavia, singolari
segnali di speranza, come quelto
offerto dalla vicenda che, in questi
giorni, va suscitando vasta eco
nell'opinione pubblica: una ma-
dre, un padre, un figlio - una fa-
miglia, appunto -, che si sono
trovati stretti in un commovente
patto d'amore, perché ad un nuo-
vo essere umano non fosse preclu-
so l'accesso alla vita.
Giustamente, pertanto, oggi
molto si insiste sul posto centrale
che alla pastorale familiare deve
essere riservato nella programma-
zione delle attività delle Diocesi e
delle Conferenze Episcopali. L 'e-
vangelizzazione infatti passa ne-
cessanamente attraverso la fami-
glia che è, a sua volta, oggetto e
soggetto dell'annuncio del Vange-
lo. «Nella misura in cui la famiglia
cristiana accoglie il Vangelo e ma-
tura nella fede diventa com unità
evangelizzante» (FC, 52). La forza
e la stabilità del tessuto familiare
rappresentano condizioni propizie
per la salute della Comunità cri-
stiana e dell'intera società.
I problemi stessi, che il matri-
monio e la famiglia incontrano,
stimolano la creatività di chi si oc-
cupa della pastorale familiare,
cuore dell'evangelizzazione.
Pur fiduciosi nell'azione dello
Spirito, anima e guida della Chie-
sa, le Diocesi, le parrocchie, ed i
movimenti apostolici non possono
non preoccuparsi di predisporre
strutture adatte ad assicurare ri-
sposte adeguate alle attuali sfide
che concernono l'istituto della fa-
miglia.
«Ogni Chiesa locale - scrivevo
nell'Esortazione Apostolica Fami-
liaris consortio - e, in termini più
particolari, ogni comunità parroc-
chiale deve prendere più viva co-
scienza della grazia e della re-
sponsabitità che riceve dal Signo-
re in ordine a promuovere la pa-
storale della famiglia. Ogni piano
di pastorale organica, ad ogni li-
vello, non deve mai prescindere
dal prendere in considerazione la
pastorale della fam iglia» (n. 70).
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Organismi diocesani
Nelle Diocesi, sarebbe impor-
tante costituire, a seconda delle
circostanze e delle possibilità -
diverse sono infatti le esigenze
della pastorale urbana rispetto a
quella rurale - efficienti organi di
coordinamento, sì da rafforzare,
sotto l'attiva e stimolante azione
dei Vescovi, l'insieme del corpo
ecclesiale, seguendo le linee trac-
ciate dalla Familiaris consortio e
tenendo in debito conto la ric-
chezza profetica dell'Enciclica
H umanae vitae, come pure gli
orientamenti della «Carta» della
Santa Sede sui Diritti della Fami-
glia. Il Vangelo della speranza po-
trebbe così arrivare abbondante-
mente alle «chiese domestiche» e,
grazie ad una nuova e coraggiosa
evangelizzazione che vede la fami-
glia protagonista dell'annuncio
evangelico, irrorare di sangue
nuovo tutto il tessuto sociale.
Impegno primario, pertanto, è
formare la famiglia perché sia
soggetto responsabile e qualificato
dell'azione evangelizzatrice. Uno
strumento provvidenziale per tale
opera, che conduce i membri del-
la famiglia a crescere nella cono-
scenza della fede (cf. Catechesi
tradendae, 68), è rappresentato
anche dal nuovo «Catechismo del-
la Chiesa Cattolica», a partire dal
quale sarà più · agevole realizzare
l'auspicato «Catechismo per le fa-
miglie», un testo chiaro, breve e
facile da assimilare. I genitori po-
tranno servirsene nel loro ministe-
ro educativo che, «in quanto radi-
cato e derivato dall'unica missio-
ne della Chiesa ed in quanto ordi-
nato all'edificazione dell'unico
Corpo di Cristo», «deve restare in
intima comunione e deve respon-
sabilmente armonizzarsi con tutti
gli altri servizi di evangelizzazione
e di catechesi, presenti e operanti
nella comunità ecclesiale, sia dio-
cesana sia parrocchiale» (FC, 53).
La famiglia va inoltre aiutata ad
inserirsi nella vita liturgica, la
cui manifestazione più alta e più
piena è l'Eucaristia, e a scoprire
sempre maggiormente il valore e
l'importanza della preghiera fa-
miliare.
La spiritualità della coppia, in-
dispensabile per vivere appieno la
missione evangelizzatrice tipica
della famiglia, trae alimento dalla
Parola di Dio, interiorizzata sull' e-
sempio della Madre dell'Emma-
nuele, la quale «conservava tutte
queste cose meditandole in cuor
suo» (Le 2,19).
Gruppi famiglia
Vorrei qui far cenno a significa-
tive esperienze di gruppi di fami-
glie che si riuniscono tra di loro
per maturare nella fede, pregare
insieme e, alla luce dei valori
evangelici, valutare modalità e
strumenti operativi al fine di inter-
venire responsabilmente in talune
situazioni a rischio, connesse con
l'accoglienza della vita umana. Si
potrebbero, pure, opportunamen-
te menzionare avviati centri di so-
stegno alla vita umana, iniziative
di aiuto agli anziani e ai malati,
gesti di fattivo interesse nei con-
fronti dei più poveri e, special-
mente, delle famiglie bisognose,
per far sentire loro la solidarietà
di quanti sono chiamati a tutelar-
ne i diritti e a promuoverne la di-
gnità (cf. Encicl. Centesimus an-
nus, 28).
La famiglia deve, dunque, stare
al centro delle preoccupazioni di
ogni Comunità diocesana, di ogni
parrocchia e struttura pastorate
sensibile alle esigenze dei nostri
tempi. Si tratta di valorizzare atti-
vamente i nuclei familiari nella
preparazione al matrimonio, di
accompagnare le giovani coppie
nel loro iter formativo, di avere a
cuore una adeguata pastorale del-
1'infanzia e della terza età.
4/36
1994 Anno Internazionale
della Famiglia
Il 1994, come già ricordato, sa-
l'Anno Internazionale della Fa-
miglia, occasione quanto mai pro-
pizia per mettere in evidenza l'i-
dentità di un istituto le cui radici
affondano nel diritto naturale e
per lumeggiarne i compiti e la
missione insostituibile.
La Chiesa si prepara a celebrar-
lo con spirito aperto alla speran-
za: esso costituirà un tempo prov-
videnziale per rinnovare l'annun -
cio del Vangelo della famiglia.
Evangelizzare la famiglia: ecco
ciò che ci sta a cuore, e sono lieto
di costatare che nella vostra As-
semblea Plenaria, grazie alla colla-
borazione di molteplici e significa-
tivi Movimenti apostotici, avete
cercato il modo migliore per far
pervenire a tutti i credenti que-
st'ansia di nuova evangelizzazio-
ne. L'Esortazione Apostolica Fa-
miliaris consortio, che raccoglie
il frutto dei lavori del Sinodo sulla
Famiglia, costituisce una preziosa
fonte di ispirazione per le racco-
mandazioni ed i suggerimenti che
intendete indirizzare, in tale circo-
stanza, alle Conferenze Episcopa-
li, alle singole Chiese locali ed alle
forze vive del mondo cattolico.
Il mio auspicio è che la riflessio-
ne di questi giorni, nella prospetti-
va dell'atteso Anno Internaziona-
le, possa suscitare un rinnovato
interesse intorno alla famiglia, cel-
lula fondamentale della società e
della chiesa. Grazie al vostro im-
pulso, sono certo che si intensifi-
cheranno nelle Diocesi le iniziati-
ve di apostolato familiare guar-
dando con ardore missionario.
Maria, Vergine e Madre, vi ac-
compagni nel vostro lavoro arduo
ed appassionante. Protegga le fa-
miglie cristiane perché siano vera-
mente piccole «chiese domesti-
che» e santuari della vita.
Joannes Paulus II

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Finestra sul Congresso Regionale
~ i giorni 20 e 21 febbraio in
contemporanea con il Comitato
dei Coordinatori si è svolto a
Roma un incontro parallelo, e in
alcuni momenti congiunto, sulle
fasi preparatorie del Congresso
Regionale di settembre.
Nella locandina riportata in co-
pertina sono illustrati gli elementi
che compongono la celebrazione
del Congresso: tema, Paesi parte-
cipanti, «logo», data e luogo della
manifestazione.
Nella riunione si è proceduto al-
1'esame delle necessità organizza-
tive e sono stati affidati gli incari-
chi, in specifici settori, a varie
ispettorie . La novità di rilievo è
costituita dal compito particolare
mai prima d'ora affidato ad una
cooperativa di servizi: la «Giovani
Orizzonti» legalmente costituitasi
in Roma e formata quasi esclusi-
vamente da cooperatori salesiani,
che curerà l'aspetto organizzativo
logistico con funzioni di consulen-
za e coordinamento.
Entro il mese di marzo saranno
disponibili i manifesti e le locandi-
ne. Il materiale, insieme alle sche-
de di partecipazione, sarà inviato
agli uffici ispettoriali i quali prov-
vederanno a inoltrarlo a tutti i
Centri.
Credo sia superfluo sottolineare
l'importanza dell'avvenimento,
che pur presentandosi a un anno
di distanza dalla Conferenza na-
zionale ne raccoglie l'eredità del
tema, estensibile per una «fami-
glia» più grande.
Lo sforzo organizzativo e parte-
cipativo che ci viene richiesto pro-
durrà risultati più proficui se il
senso di responsabilità andrà a
braccetto con la coralità di adesio-
ne da parte di TUTTE le ispetto-
rie. Quindi, non solo «rappresen-
tanti», ma persone qualificate al
servizio dell'Associazione.
È evidente anche l'onere finan-
ziario, ma c'è tutto il tempo per
suscitare iniziative e sollecitare in-
teresse. Anche perché dovremo
farci carico di un sostanzioso aiu-
to per i nostri amici cooperatori
mediorientali, per i quali la sola
quota di partecipazione rappre-
senta mediamente due mesi di sti-
pendio. Perciò è stato accolto il
suggerimento di devolvere a que-
sto scopo il ricavato delle offerte
della seconda conferenza annuale
(con un adeguato «arrotondamen-
to»), che, come stabilito, avrà per
argomento proprio il tema del
congresso. E, a proposito di que-
st'ultimo, i Centri sono invitati a
dare indicazioni utili, pratiche, di
vita vissuta da sottoporre ali'esa-
me del relatore che svilupperà il
tema congressuale.
Spero che questa prima panora-
mica sia stata esauriente. Mi ri-
prometto di continuare a puntare
l'obiettivo sul congresso nei pros-
IL LOGO DEL CONGRESSO
REGIONALE (vedi copertina).
Esso vuole suggerire il progetto
per cui fu costituita da Don Bo-
sco l'ACS «qui si ha per fine
principale la vita attiva nell'e-
sercizio della carità verso il
prossimo e specialmente verso
la gioventù pericolante» RDB
III: l'opera di «costruzione» che
l'ACS svolge continuamente
(rappresentato dai lineamenti
della casa) in tutto il mondo (il
globo al centro) aperta alla cari-
tà e all'accoglienza (i due ele-
menti che si protendono come
due braccia).
Il privilegio che il progetto sa-
lesiano riserva ai giovani e il ri-
ferimento al Fondatore si pos-
sono ricavare indirettamente: il
1° dalla forma giovanile dell'in-
sieme del logo, il 2° dal nome
dell'Associazione.
Il fatto che si tratti del Con-
gresso Regionale è detto dall'in-
testazione al di fuori del logo e
dall'indicazione delle nazioni
che fanno parte della Regione.
Il logo sarà riprodotto sui ma-
nifesti, sulle locandine, sugli
adesivi, sulla carta intestata,
sulle buste e su tutto ciò che ri-
guarda il Congresso.
simi numeri del B.S. nella fondata
speranza di riscontrare ancora
una volta l'impegno, la dedizione
e la sollecitudine che regolano co-
stantemente la vita apostolica di
tanti cooperatori.
Pompeo Santorelli
VACANZE INSIEME A FONTANAZZO
Dal 6 al 20 febbraio scorso si sono realizzate anche quest'anno le due settimane di «vacanze
insieme» a Fontanazzo in Val di Fassa. I partecipanti sono stati 119, così suddivisi: 96 adulti, 23
minori, 23 Cooperatori, 29 familiari di Cooperatori, 64 non Cooperatori. La partecipazione delle
lspettorie ha avuto questo risultato: IVE 1 - ILT 2 - IME 25 - IRO 86 . Per il mese di luglio prossi-
mo sono Previsti quattro turni. Il secondo turno è riservato al Corso di Formazione.
5/ 37

1.6 Page 6

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ACS
CALENDARIO
INCONTRI
ACS
Il Comitato dei Coordinatori della .nostra Associazione, nell'incontro del 20/ 21
febbraio 1993, ha programmato alcune iniziative di cui è importante segnare già
le date per non accavallare altri impegni a livello ispettoriale e/ o locale.
1993: 7/ 13 aprile: Pellegrinaggio in Terra Santa
29/ 30 maggio: Comitato Coordinatori e Gruppo di lavoro per il Congresso
Regionale
1/31 luglio: Vacanza insieme a Fontanazzo
4/ 8 settembre: Congresso Regionale
30 ottobre/ 2 novembre: Giornate di Studio per Delegate, Delegati e
Coordinatori Ispettoriali
1994: 3/ 4 febbraio: Incontro Delegati Ispettoriali dei Gruppi della Famiglia
Salesiana
5/ 6 febbraio: Comitato Coordinatori
2/ 19 febbraio: Vacanza insieme a Fontanazzo
18/ 20 marzo: Convegno Laboratori Mamma Margherita
28/29 maggio: Comitato Coordinatori
1/31 luglio: Vacanza insieme a Fontanazzo
29 ottobre/ 1 novembre: Giornate di studio per Delegate, Delegati e
Coordinatori Ispettoriali
1995: 5/ 7 gennaio: Convegno Giovani Cooperatori
Il Comitato dei Coordinatori ha anche affidato ai Consigli Ispettoriali della Ligu-
ria/ Toscana (ILT/ LIG e ILT/ TOS) il compito di animare per il prossimo triennio
il Settore GIOVANI COOPERATORI, il cui Responsabile Nazionale è FABIO
FORNASINI, via Nino Ronco 36/ 24 - 16141 GENOVA - tel. 010/64.54.625 .
Tutti i Consigli Ispettoriali sono pregati di comunicare con cortese urgenza alla
Segreteria Tecnica il nominativo del Responsabile Ispettoriale del Settore Giova-
ni Cooperatori, anche in vista dell'organizzazione del Convegno del 1995.
6/38

1.7 Page 7

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ARTICOLO
Conosciamo il REGOLAMENTO DI VITA APOSTOLICA
NEL MATRIMONIO
S ubito dopo aver individuato
nella famiglia il primo ambien-
te nel quale il Cooperatore è
chiamato a svolgere il suo
apostolato, il RVA all 'art. 9 si
rivolge al Cooperatore sposato
indicando tre aspetti caratte-
rizzanti la propria missione ,
quale coniuge cristiano e sale-
siano .
In primo luogo essere, nella
vita matrimoniale , un «testimo-
ne della fede », il che si estrin-
seca in un impegno costante a
costruire una profonda comu-
nio~e con il proprio coniuge :
comunione che è molto di più
del semplice legame fisico,
istintivo, naturale il quale se
non è portato a maturare come
reciproca donazione di sè, è
destinato inesorab ilmente, pri-
ma o poi, ad esaurirsi.
Un impegno difficile e anche
lungo, tanto è vero che lo stes-
so RVA , nell'ultima parte di
questo articolo, invita a comin-
ciare la costruzione di questa
comunione fin dal periodo an-
tecedente il matrimonio , du-
rante il fidanzamento.
I coniugi sono anche «coo-
peratori dell 'amore di Dio
creatore», sia nel trasmettere
che nell 'accogliere la vita.
Questo vuol dire che non
Il Cooperatore sposato tro va nel sacramento dell 'amore la forza per
vi vere con entusiasmo la sua missione di coniuge e genitore: «testi-
mone della fede », si impegna a costruire una comunione matrimo-
niale profonda; - «Cooperatore dell 'amore di Dio creatore », è re-
sponsabile e generoso nell'accogliere e trasmettere la vita; - sa-
pendo che i genitori sono «i p r imi e principali educatori dei figli», ne
cura la crescita con /'esempio e la parola, secondo il metodo della
bontà proprio del «Sistema preventivo», e li aiuta .a scoprire e se-
guire la propria vocazione, avviandoli a/l'azione apostolica. A tale
compito si è preparato già durante il fidanzamento. Consapevole
dell 'importanza di questo tempo, il Cooperatore fidanzato si impe-
gna in un serio cammino di maturaz ione umana e cristiana, e offre
a/l 'Associaz ione la propria specifica testimonianza.
vanno certamente trascurate
valutazioni, sia di ordine mate-
riale che sp irituale , circa le
condi zioni di vita del proprio
tempo e del proprio stato per-
sonale e famil iare , ma signifi-
ca anche che iI Cooperatore
deve guardare la procreazione
responsabile princ ipalmente
sotto l'aspetto della generosità
nel donare la vita.
Il concetto dell 'accoglienza
della vita ya, però, inteso an-
che in una accezione più va-
sta , rientrando in un orizzonte
educativo proprio del nostro
essere salesiani .
In altre parole, ci sono Coo-
peratori che non hanno un fi-
gi io ma nello stesso tempo
hanno tanti figli , quanti sono i
giovan i affidati al loro impegno
apostolico e alla loro generosi-
tà: la loro accoglienza e la di-
sponibilità nel dedicarsi alle
loro necessità è certamente in
sintonia con quanto viene ri-
chiesto in questo articolo del
RVA .
Questa responsabilità nel
donare la vita ha una logica
prosecuzione, e siamo al terzo
aspetto dei tre sopra citati, nel-
la responsabilità educativa.
I Cooperatori genitori devo-
no essere convinti che l'educa-
zione dei figli è una responsa-
bilità che compete prioritaria-
mente a loro , e non può essere
delegata con troppa facilità ad
altri organismi , sia pure edu-
cativi , quali la scuola o la Par-
rocchia.
La testimonianza e il dialogo
sono tra i primi «ingredienti»
che vanno serviti ai nostri figli,
mettendo in pratica il più pos-
sibile quel metodo della bontà
e dell 'amorevolezza che costi-
tuisce la base del Sistema Pre-
ventivo di Don Bosco.
Aiutare i figli a scoprire i
propri talenti e le proprie capa-
cità vuol dire favorire il loro in-
serimento nel contesto sociale
senza precludere, ma anzi in-
coraggiando, scelte vocaziona-
1i che sfocino nell 'azione apo-
stolica e, partendo da essa, in
eventuali scelte più radicali di
vita religiosa o consacrata.
Lello Nicastro
7/39

1.8 Page 8

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L'EDUCAZIONE ALL'AMORE IN FAMIGLIA
Pubblichiamo la seconda parte della relazione che i coniugi Maria Pia
e Nino Sammartano, cooperatori salesiani di Marsala, hanno presen-
tato nella 16a Settimana di Spiritualità della Famiglia Salesiana svolta-
si a Roma - Pisana dal 25 al 29 gennaio 1993
Educare all'amore degli altri
U n'altra scelta può essere
quella di concordare con i figli
un impegno familiare di solida-
rietà permanente. Ci sia consen-
tito qui di ricordare come la no-
stra scelta di costituire un fon-
docassa familiare per i poveri,
alimentato da una quota mensi-
le sottratta allo stipendio, ha tro-
vato disponibili, finora, i nostri
figli, che aggiungono di quando
in quando i loro piccoli rispar-
mi, ricavati dai regali in denaro
che in certe occasioni ricevono
dai nonni. Non è importante,
owiamente, la din1ensione
quantitativa dell'impegno, ma
quella qualitativa, formativa.
Ed ha un indubbio valore for-
mativo anche il saper prospetta-
re ai figli, sin da bambini, i biso-
gni degli altri (non solo quelli
materiali, ma anche quelli affet-
tivi e relazionali), cominciando
dall'ambito familiare (i bisogni
del fratellino, dei genitori, dei
nonni, per allargare via via l'o-
rizzonte all'ambito sociale e
mondiale. Prospettare ai figli i
bisogni degli altri; non solo, ma
invitarli contemporaneamente
anche a chiedersi se da parte
loro sia possibile fare qualcosa
per venire incontro a tali bisogni
e a comportarsi di conseguenza.
Un altro canale dell'educagio-
ne all'amore degli altri è lo sfor-
zo di sviluppare nei figli progres-
sivamente il senso sociale e del
bene comune. Varie le occasio-
ni, nella vita di ogni giorno, che
i genitori possono valorizzare
per far cogliere ai figli i riflessi
sociali, i riflessi sugli altri, positi-
vi o negativi, delle nostre azioni
e del modo di svolgere il nostro
lavoro. Attraverso il loro lavoro,
anzi, i genitori possono offrire ai
figli una bella testimonianza di
amore per gli altri, se lo vivono
e lo portano avanti con spirito di
servizio, ossia con dedizione,
con competenza e generosità,
preoccupati non dello stipendio,
ma della qualità del servizio reso
agli altri. E i figli sanno cogliere
con quale spirito i genitori lavo-
rano. E, una testimonianza,
questa, di amore agli altri nel-
1'ordinario della vita, nel quoti-
diano: una testimonianza di cui
un po, tutti oggi abbiamo biso-
gno, giovani e adulti.
Educare alla sessualità
Riguardo a questo aspetto del-
1'educazione all'amore, ritenia-
mo di dover evidenziare, in pri-
mo luogo, la generale imprepa-
razione dei genitori, i quali non
sanno da dove cominciare e
sono spesso inibiti, ancora oggi,
da tante remore, da tante resi-
stenze interiori. Né essi trovano,
in genere, un sostegno nella
Chiesa locale, dove si registrano
notevoli ritardi, tanto più gravi
quanto più non se ne vuole
prendere coscienza (non può la
pastorale giovanile nelle comu-
nità ecclesiali restare sorda di
fronte all'urgenza dell'educazio-
ne sessuale).
Nella società, poi, aumentano
di giorno in giorno gli esempi di-
seducativi e le sollecitazioni al-
1'uso libero della sessualità. I
giovani si ritrovano di fronte,
sempre più spesso, storie ed
esempi di instabilità e di preca-
rietà nelle relazioni sentimentali.
Hanno di fronte immagini e
sono raggiunti da stimoli che
propongono una visione ridutti-
va consumistica della sessualità:
una sessualità ridotta alla sfera
della genitalità, all'amplesso;
una relazione sessuale legittima-
ta dalla sola attrattiva reciproca
e vissuta nella logica del «tutto e
subito».
Visione distorta
della sessualità
L'aspetto più problematico e
preoccupante è costituto dal dif-
fondersi di una mentalità che
dissocia la sfera sessuale dalla
sfera affettivo-spirituale della
persona.
Anche i ragazzi vengono oggi
precocemente «investiti», attra-
verso i media, attraverso soprat-
tutto la televisione, da questa di-
storta visione della sessualità.
Pure nei programmi per ragazzi,
infatti (sempre meno rispettosi,
8/40

1.9 Page 9

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per la verità, del loro mondo),
nei cartoni animati e negli inter-
mezzi pubblicitari, circolano
scene o immagini che suscitano
la curiosità e l'emotività legata
alla sfera sessuale e che soprat-
tutto trasmettono mentalità e at-
teggiamenti improntati alla su-
perficialità. Sembra che ci sia
nei mass-media come un macro-
progetto finalizzato a convince-
re tutti, giovani e adulti, all'uso
il più anticipato possibile (appe-
na lo consente la capacità fisica)
della sessualità e all'uso libero di
essa.
Un compito, dunque, davvero
difficile per i genitori, in un tale
contesto, ma quanto mai urgen-
te, quello di favorire nei figli una
maturazione graduale e armoni-
ca della sessualità. Un compito
che si configura non negativa-
mente (indicare cosa evitare,
cosa non fare), ma positivamen-
te, come attenzione e impegno
sia a sviluppare nei figli la capa-
cità di una relazione serena con
le persone dell'altro sesso, aper-
ta alla possibilità di una signifi-
cativa e decisiva esperienza sen-
timentale, sia a fare scoprire la
dimensione ampiamente perso-
nale (nel senso che riguarda tut-
ta la persona e tutte le sfere del-
la persona) e la ricchezza di va-
lori, relazionali, affettivi e spiri-
tuali, presenti nella sessualità
umana.
Visione positiva
della sessualità
messa per una visione positiva
della sessualità), mostrando e fa-
cendo percepire apprezzamen-
to, attenzione e cura delicata
per il loro corpo, non rispar-
miando le manifestazioni fisiche
dell'affetto, anzi cercando di far
cogliere la corrispondenza fra
l'affetto, lo stato interiore, e le
manifestazioni corporee di esso.
Indispensabile è, poi, evitare,
da parte dei genitori, chiusure o
remore varie, aprendosi anzi al
dialogo con i figli su questo te-
ma, a partire dalla loro curiosità
ed esigenze di conoscenza (sti-
molandole, se necessario), senza
nascondimenti, serenamente e
con una gradualità attenta al
loro sviluppo. Si tratta, attraver-
so il dialogo, di prospettare i va-
lori insiti nella sessualità umana,
perché l'educazione sessuale
non è tanto questione di infor-
mazione, a cui si tenta da più
parti di ridurla (certo, c'è biso-
gno anche dell'informazione),
quanto di scoperta di significato.
E di dialogo serio, in questo
campo, i figli sono desiderosi.
Ma la proposta più efficace di
educazione sessuale in famiglia
crediamo che sia costituita dalla
testimonianza che i genitori rie-
scano a dare della loro relazione
di coppia. Non c'è «insegnamen-
to» migliore per i figli, sul signi-
ficato della sessualità umana,
che vedere i propri genitori sem-
pre innamorati, felici di stare
insieme, capaci di attenzioni e
di premure reciproche, non tra-
scurati nelle manifestazioni di
affetto.
È un compito che comincia,
possiamo dire, con la nascita dei
figli e li accompagna fino all'a-
dolescenza e alla giovinezza.
È importante, infatti (prospet-
tiamo alcuni orientamenti matu-
rati in noi attraverso l'esperien-
za, lo studio e il confronto con
altre coppie), che i genitori in-
fondano nei figli, sin da piccoli,
il senso della bellezza del corpo
e dell'unità della persona (pre-
Far fare esperienze
di amore profondo
E, importante, perciò, che i
genitori non nascondano ai figli
le proprie manifestazioni di te-
nerezza, anzi che facciano per-
cepire il profondo legame di
coppia che li unisce. I giovani
hanno ancor più bisogno oggi di
credere che l'amore profondo e
duraturo è possibile e bello, ma
per crederci hanno bisogno di
vederlo, di sperimentarlo negli
altri, e soprattutto in coloro a
cui vogliono bene.
È bene, ancora, che i genitori
favoriscano e incoraggino le
amicigie (anche numerose) dei
figli con coetanei dell'altro ses-
so, per educarli a un rapporto
sereno, libero, che sappia coglie-
re le ricchezze della persona e
non sia condizionato, quasi ine-
vitabilmente, dalla prospettiva
della relazione d'amore.
L'educazione all'amore in fa-
miglia, facendo cogliere il so-
stanziale valore di dono, non di
possesso, della relazione sessua-
le, che perciò presuppone la ca-
pacità di rinuncia e di rispetto
per l'altro, sarà attenta a fare
progressivamente sviluppare nei
figli, anche in altre sfere relazio-
nali e nelle più varie occasioni,
la capacità di autocontrollo e di
rispetto per gli altri. È questa
un'esigenza di ogni relazione in-
terpersonale, perciò ancor più di
una relazione d'amore.
Educare ali'amore di Dio
Consideriamo, infine, l'aspet-
to dell'educazione all'amore di
Dio, che richiederebbe certa-
mente più spazio di quanto è
possibile in questa sede, in
quanto implica tutto il discorso
dell'educazione alla fede, su cui
peraltro la Famiglia Salesiana ha
abbondantemente riflettuto nei
due ultimi Capitoli generali dei
SDB e delle FMA.
Ci limitiamo, perciò, ad evi-
denziare come la difficoltà mag-
giore per i genitori, per questo
aspetto dell'educazione all'amo-
re, sia costituita dal contesto
culturale attuale fortemente se-
gnato da un ateismo pratico,
dall'indifferenza religiosa o dalla
poca rilevanza esistenziale della
fede .
9/41

1.10 Page 10

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In un tale contesto, il primo e
il principale problema, che è già
un impegno educativo, è quello
di suscitare il bisogno religioso,
oggi così spesso addormentato e
spento dalla sazietà consumisti-
co-edonistica e da tanti facili
surrogati del sacro. E il bisogno
religioso può emergere o rie-
mergere, perché esso è inscritto
nella struttura stessa della perso-
na e si configura anche come bi-
sogno di senso, di dare risposta
ad alcuni interrogativi di fondo,
universali, dell'esistenza umana
(perché si vive, perché si soffre,
perché si deve morire?).
Le occasioni non mancano,
nella vita di una famiglia, per far
emergere nei figli questo biso-
gno. Possono essere occasioni
liete o tristi (la nascita di un fra-
tellino, la malattia e la sofferen-
za dei nonni, la morte di una
persona cara): si tratta di valo-
rizzarle per far capire come le
vicende della vita restano in-
comprensibili (non se ne può,
cioè, trovare il senso profondo)
al di fuori di un più grande pro-
getto, quello di Dio appunto,
che supera ogni sforzo umano.
A volte potrà essere necessa-
rio o opportuno anche suscitare
o agevolare nei figli la crisi, la
crisi esistenziale, che può porta-
re un nuovo bisogno e una nuo-
va ricerca di senso.
Educare alla fede
Sul terreno fertile del bisogno
religioso, della ricerca di senso,
sarà possibile allora seminare
l'annuncio del Vangelo, sarà
possibile l'educazione alla fede.
Ed educare alla fede significa
soprattutto formare una «visio-
ne di fede» . La visione di fede
non è frutto solo dell'apprendi-
mento delle verità della fede, ma
anche dell'attitudine e della con-
suetudine di rileggere l'esperien-
za e il vissuto quotidiano alla
luce dei valori evangelici.
Molto possono fare, sotto
questo aspetto, i genitori, e forse
solo loro. Un fatto di cronaca,
una notizia trasmessa al tele-
giornale, un'esperienza fatta dai
figli a scuola, un fatto capitato ai
vicini di casa, possono essere ri-
letti appunto e ripensati dai ge-
nitori, insieme ai figli, alla luce
degli insegnamenti di Gesù.
Quanti spunti non offre ai geni-
tori la vita di ogni giorno per
questa invisibile scuola di fede!
Ma importante è anche pro-
porre ai figli qualche momento
specifico di rapporto col Signore
da vivere insieme, per esempio
la preghiera. Una preghiera, na-
turalmente, adeguata al livello
dei figli, a cui essi possano par-
tecipare attivamente. Ma non è
facile questo nel ritmo odierno
di vita e non si riesce ogni gior-
no, nonostante i propositi di far-
lo. Un po' gli impegni dei geni-
tori, un po' le esigenze dei figli,
un po' la stanchezza dopo una
lunga giornata lavorativa, non
consentono a volte di trovare il
tempo. Ma quel che è più im-
portante non è tanto riuscirvi
ogni giorno, quanto il ritrovarsi
in certi momenti riuniti, come
famiglia, nel nome del Signore.
Anche ad alcuni momenti del-
la vita della comunità ecclesiale
è bene che i genitori partecipino
insieme ai figli, per aprirli all'o-
rizzonte comunitario della vita
di fede.
Ma può capitare che i figli si
rifiutino di condividere le espe-
rienze o gli impegni di fede dei
loro genitori, soprattutto quan-
do attraversano la fase di di-
stacco, di differenziazione dal
loro mondo, per acquisire mag-
giore autonomia. In questo
caso è bene che i genitori non
colpevolizzino i figli, che non li
costringano e non ricorrano
(sarebbe un grave errore) ai ri-
catti, ma che continuino a vive-
re anche senza i figli i loro im-
pegni di fede.
Può capitare pure che i figli si
rifiutino di fare quello che prima
· facevano, che contestino l'edu-
cazione ricevuta. Cosa significa?
Che stiamo fallendo, che abbia-
mo sbagliato impostazione edu-
cativa? Secondo noi, significa
che i nostri figli hanno bisogno
di mettere in discussione il loro
passato e di costruire su basi più
solide il loro .presente e il loro
futuro. Sarà bene, allora, ade-
guarsi ai loro tempi di crescita e
spostare su altri temi, su altre
esigenze vitali (quelle che ora
stanno loro a cuore), il discorso
dell'educazione alla fede, se-
guendo possibilmente anche al-
tre modalità.
È chiaro, comunque (e su
questo crediamo che nessuno
abbia dubbi), che il canale più
efficace per l'educazione all' a-
more di Dio in famiglia resta la
testimonianza di fede dei genito-
ri. La fede viva, convinta, condi-
visa, la fede che permea il tessu-
to quotidiano della vita di papà e
mamma, si incide nell'animo dei
figli e non può non dare, prima
o poi, dei frutti.
Conclusione
Abbiamo distinto vari aspetti
dell'educazione all'amore in fa-
miglia, sottolineando varie diffi-
coltà ed esigenze. A nessuno,
però, sfugge come questi aspetti
siano convergenti e tra loro
complementari. Nel concreto
del vivere quotidiano essi com-
pongono e costituiscono un
compito educativo unitario, sen-
za priorità di tempo o di impor-
tanza.
Un compito educativo che fa
parte della missione specifica
dei genitori, che richiede dedi-
zione e impiego di tempo e di
energie, che può comportare a
volte, e in certi periodi della vi-
ta, rinunce ad altri impegni o sa-
crifici non indifferenti.
Maria Pia e Nino Sammartano
10/42

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ASSOCIAZIONE COOPERATORI SALESIANI
Il Consiglio lspettoriale della ICE ha pubblicato un interessante fascicolo
con il programma del Corso di Formazione per aspiranti Cooperatori e per
Cooperatori «effettivi» che vogliono riprendere e approfondire le motivazioni
di base della loro vocazione. Il programma è preceduto da una introduzione
che volentieri pubblichiamo come esempio di sintesi completa e precisa.
Cenni storici
Lastoria dei Cooperatori risale al
1841, quando Don Bosco incomin-
ciò a raccogliere i ragazzi poveri
(MB. Xl, 84) . Dal 1850 al 1852 si for-
ma il primo raggruppamento uffi-
ciale . Infatti Don Bosco tenta di in-
serire in un'unica società membri
«esterni» (i cooperatori) e membri
«interni» (i Salesiani consacrati).
Nelle MB. VII, 885 leggiamo il titolo
di un famoso capitolo delle Costitu-
zioni: «I membri esterni».
La S. Sede non riconosce questo
assetto associativo e Don Bosco fon-
da l'Unione dei Cooperatori Salesia-
ni, come associazione affiancata
alla Congregazione Salesiana. Il
Papa Pio IX la riconosce con atto
ufficiale il 9 maggio 1876, data di
nascita, a tutti gli effetti, dei Coope-
ratori. Da questa data, via via, l'As-
sociazione dei Cooperatori prende
contorni sempre più chiari e più
precisa fisionomia. Ha un suo rego-
lamento, un suo iter formativo, un
suo specifico modo di appartenen-
za, una sua organizzazione.
Dopo il Concilio Vaticano II, an-
che l'Associazione dei Cooperatori
ha riflettuto su se stessa per confor-
marsi allo spirito rinnovato e al ri-
lancio apostolico del mondo dei lai-
ci. Seguendo inoltre numerose indi-
cazioni dei Capitoli Generali dei Sa-
lesiani e delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, l'Associazione di Coopera-
tori si è profondamente rinnovata,
fedele allo spirito del Fondatore e
attenta ai segni dei tempi. Il 9 mag-
gio del 1986 il Rettor Maggiore Don
Egidio Viganò promulgava il testo
del nuovo «REGOLAMENTO DI
VITA APOSTOLICA» che traccia le
linee dell'impegno apostolico dei
Cooperatori che intendono, con la
loro Promessa, incamminarsi per
una «via che -porta alla santità» (Cfr.
RVA, 50).
L'organizzazione dei Cooperatori
Il nucleo fondamentale della real-
associativa è il Centro locale, che
raggruppa i Cooperatori operanti in
un determinato territorio. Il Centro
è costituito, normalmente, presso
un'opera degli SDB o delle FMA.
I Centri si appoggiano alla strut-
tura ispettoriale dei Salesiani da cui
il 'raggruppamento' prende il no-
me. Così i Centri - come le comu-
nità salesiane - appartengono alla
Ispettoria Centrale, Lombarda, Su-
balpina, ecc.
Superiore generale dei Coopera-
tori - e quindi centro di unità - è
il Rettor Maggiore dei Salesiani. A
livello ispettoriale è l'Ispettore Sale-
siano. I rapporti con l'Istituto delle
FMA è regolato da una particolare
Convenzione sottoscritta dai rispet-
tivi superiori maggiori.
L'Ispettore e l'Ispettrice nomina-
no, come particolare collaborato-
re/ trice un Delegato/ a ispettoriale.
Lo stesso avviene per i Centri locali.
Ogni Centro ha un suo Consiglio
presieduto da un Coordinatore. I
Centri di una stessa Ispettoria sono
coordinati dal Consiglio Ispettoriale
presieduto dal Coordinatore Ispet-
toriale.
A livello nazionale funziona il Co-
mitato dei Coordinatori e l' Assem-
blea Nazionale dei Consigli Ispetto-
riali. A livello mondiale esiste la
Consulta mondiale.
La Missione dei Cooperatori
È la stessa del Salesiano e della
FMA, perché unico è lo spirito e
unico il Fondatore: la carità aposto-
lica per i giovani, specialmente più
poveri o dei ceti popolari. La mis-
sione diventa «via che porta alla
santità» personale. Ma peculiarità
del Cooperatore è fare presente e
rendere operante tale servizio nella
realtà secolare, per cui sono chia-
mati giustamente «i salesiani nel
mondo».
Essi rispondono, dunque, a una
specifica vocazione: alla chiamata
dello Spirito rispondono con la pro-
pria scelta e pubblicamente fanno
«promessa» di impegnarsi in tale
servizio. Entrano, così, con attesta-
to firmato dal Rettor Maggiore, a
far parte della Associazione nella
Famiglia Salesiana, operando corre-
sponsabilmente con i Salesiani e le
Figlie di Maria Ausiliatrice o presso
le realtà parrocchiali, diocesane,
nelJe pubbliche amministrazioni o
altrove. Grande attenzione e note-
vole spazio occupano, oggi, i Giova-
ni Cooperatori.
11/43

2.2 Page 12

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L'attuale diffusione
dei Cooperatori
Sono presenti in 50 paesi del
mondo ..
In cifre: oltre 1200 Centri locali
che raggruppano circa 25.000 coo-
peratori (il l 0% giovani sotto i 30
anni).
I Consigli Ispettoriali sono 65.
Oltre 6000 «aspiranti cooperatori»
si preparano alla loro «promessa» .
ASSOCIAZ IONE COOPERATORI SALESIANI
Tel. 06/4460945
Ufficio Nazionale - Via Marsala 42 - 00185 Roma Fax 06/4463614
SOGGIORNO ESTIVO a
z _q /;;t{i'.~~,~~/':·;:•;;._,f~\\
/
=t •:·.:.·.• . ,.
ti;tj~;;/}~V-_:
r.
L'iter formativo dei Cooperatori
Il RVA prevede ed esige uno spe-
cifico e appropriato CAMMINO DI
FORMAZIONE prima di ammettere
l'Aspirante a fare parte della Asso-
ciazione e poi nella crescita succes-
siva.
Oltre ad una vita cristianamente e
umanamente coerente il RVA ri-
chiede una specifica formazione in
tre aree prioritarie: la formazione
ecclesiale, la formazione salesiana,
la formazione propriamente asso-
ciativa.
Prima della Promessa, l'Aspiran-
te-Cooperatore si impegna a parte-
cipare ai corsi che lo aiutano a co-
noscere o ad approfondire gli argo-
menti vitali che sono contenuti nelle
tre aree.
Dopo la Promessa, il nuovo Coo-
peratore si impegna a continuare il
proprio cammino formativo secon-
do le proposte che gli offrono il
Centro di appartenenza e le struttu-
re ispettoriali, con tappe e incontri
periodici. Egli stesso si fa promoto-
re della propria formazione di cui è
e rimane il primo responsabile
(RVA, 38,1 -2).
Per la Regione Italiana l'Assem-
blea Nazionale (che raccoglie tutti i
Consigli Ispettoriali di Italia) offre
specifici piani triennali di formazio-
ne, raccolti nel Bollettino Salesiano
di metà mese, fascicolo proprio del-
la Associazione dei Cooperatori di
Italia.
«Quel ramo della val di Fassa
che volge a settentrione tra
due catene ininterrotte di monti...»
Non è una nuova versione del primo capitolo del manzo-
niano romanzo. I promessi sposi c'entrano, ma non sono
Renzo e Lucia. Sono i nostri Cooperatori e le loro famiglie
che in quel tratto dolomitico vanno a soggiornare per qual-
che settimana l'anno (febbraio e luglio).
I nostri personaggi, sono semplici, anche se per alcuni
di essi si potrebbe realmente scrivere un libro.
Ritengo superfluo soffermarmi sulle bellezze del luo-
go. Lascio che la fantasia o il ricordo ricamino un tessuto
colorito, denso di emozioni, di sensazioni, di cose buone,
di sereno stare insieme e anche di momenti formativii.
Proprio su quest'ultimo elemento si basa la «scuola»
della seconda settimana di luglio, promossa per studiare in
maniera approfondita il ·tema dell'anno. Il prossimo ap-
puntamento sarà il quarto della serie. Organizzato a livello
nazionale ha prodotto un buon risultato, anche se purtrop-
po circoscritto alla partecipazione di poche ispettorie.
Ma coloro che hanno raccolto l'invito hanno saputo
cogliere un frutto di «alta stagione» offerto da qualificati
relatori (ricordo don Nicola Palmisano) e arricchito di in-
tensi momenti formativi.
L'iniziativa, comunque, non è limitata agli incontri
programmati ma si articola validamente con escursioni,
passeggiate «ecologiche» e serate di fraternità all'insegna
della più genuina gioia salesiana.
Il mio ruolo non è quello di fare l'imbonitore di turno
per un'estate o una vacanza alternativa.
Vi partecipo ciò che ho visto e vissuto, e quanto ho ri-
cevuto. Per il resto non posso che dire: «Vieni e vedrai».
Pompeo Santorelli
12/44

2.3 Page 13

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Associazione Cooperatori Salesiani
Responsabili Ispettoriali
della Pastorale della Famiglia
TESTAVERDE GIUSEPPE E ANNA
(IAD)
Piazza IV Novembre, 21
06100 PERUGIA PG
Tel. 075 - 61 266
FLORI FLORA
(IME PUGLIA)
Via Ferrovia, 49
73022 CORIGLIANO D'OTRANTO LE
Tel. 0836 - 32 92 36
PARRINO FRANCESCO
(ISI)
Via Massimo d 'Azeglio, 107
91011 ALCAMO TP
Tel. 0924 - 23 539
CONSIGLIO ISPETTORIALE ACS
BEGGIATO COSTANTINO
ORSO BRUGIATI GABRIELLA
(ICE)
(INE)
(ISU)
Via Caboto, 27
10129 TORINO TO
Via dei Fiori, 17
. 28060 TRECATE NO
Via Pinin Pacot, 25
10131 TORINO TO
Tel. 011 - 56 83 491
Tel. 0321 - 75 905 (casa)
Tel. 0131 - 34 13 611 (uff.)
Tel. 011 - 81 90 217
VANONI ITALO
BORTOLOTTO GIORGIO
(ILE LOMBARDIA)
MAINERO LUIGI
(IVE)
Via L. da Vinci, 116/ A
(IRO)
Via Cordignano, 7
20092 SESTO SAN GIOVANNI MI
Via Colli della Serpentara, 15
31010 GODEGA DI S. URBANO TV
Tel. 02 - 24 80 473
00139 ROMA RM
Te!. 06 - 88 11 490
Tel. 0438 - 38 80 70
SEMPRINI BAMBINI CARLA
(ILE EMILIA)
Via Algardi, 10
40128 BOLOGNA BO
Tel. 051 - 35 52 22
ARGIOLAS AUGUSTA
(ISA)
Vico II Zuddas
09100 MONSERRATO CA
FABRIS MARGHERITA
(IVO)
Via E. Filiberto, 59
36100 VICENZA ve
Tel. 0444 - 56 25 56
Tel. 070 - 56 02 92
CONSIGLIO ISPETTORIALE ACS
(ILE LIGURIA)
. Via Carrara, 260
16147 GENOVA QUARTO GE
Tel. 010 - 38 77 87
Il Comitato Coordinatori dell'ACS nell'incontro del
CONSIGLIO ISPETTORIALE ACS
20-21 febbraio 1993 ha accettato l'offerta del Consiglio
(ILT TOSCANA)
ispettoriale della Sicilia, che si è reso disponibile per l'ani-
Viale Risorgimento, 77
57124 LIVORNO LI
Te!. 0586 - 86 03 83
mazione della Pastorale della Famiglia a livello nazionale.
Il Responsabile Nazionale della Pastorale della Famiglia
per il prossimo triennio è pertanto:
LAZZARO RAZZANO ANTONIETTA
(IME CALABRIA)
PARRINO FRANCO
Via Corrado Alvaro
89019 VILLA SAN GIOVANNI RC
Tel. 0965 - 75 20 03 (casa)
Te!. 0965 - 24 119 (uff.)
Via Massimo d'Azeglio, 107
91011 ALCAMO TP
Tel. 0924 - 23 539
VASTANO TONINO
(IME CAMPANIA)
Via P. Azzurra
81100 CASERTA CE
Tel. 0823 - 32 92 36
A lui e alla sua fa miglia gli auguri più cordiali per que-
sto «servizio» alla nostra Associazione e a tutta la Fami-
glia Salesiana.
13/45

2.4 Page 14

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Conosciamo i nostri s.anti
SIMONE SRUGI
D opo aver superato, in questi
ultimi mesi, il giudizio dei Con-
sultori Teologi e dei Cardinali ,
Simone Srugi sta per essere
proclamato Venerabile. Per que-
sto ne anticipiamo il profilo bio-
grafico, interrompendo l'ordine
cronolog ico seguito sinora.
Simone Srugi nacque a Naza-
reth nel 1877, ultimo di dieci figli.
Rimasto orfano in tenera età , fu
accolto ed educato dalla nonna
paterna. A 11 anni , nel 1888, fu
preso nell 'Orfanotrofio di Don
Belloni a Betlemme dove restò
per quattro anni. nel 1892 fu in-
viato a Beitgemal (a circa 30 km
da Gerusalemme), dove egli, di-
ventato ormai salesiano, vi re-
sterà per tutta la vita . «Betgemal
- dice l'Ispettore del tempo -
era una Casa povera, molto fuori
mano, tutta circondata da villag-
gi musulmani, da gente spesso
poco benevola , posta in una
zona flagellata allora dalla mala-
ria; non è stata mai una casa
dove i confratelli abbiano ago-
gnato di andarvi . E il nostro Sru-
gi vi trascorse la sua intera esi-
stenza, senza mai cambiare,
senza mai chiedere respiro al-
trove ». Nei suoi cinquant'anni di
permanenza, gli furono affidate
varie mansioni : fec e il sarto , il
fornaio , l'assistente, il catechista
e soprattutto l'infermiere. Que-
st'ulti mo ruolo si identificò con la
sua stessa esistenza, meritando-
gli l'appellativo di «Buon Sama-
ritano ». Ad accorrere all 'ambu-
latorio furono prima gli abitanti
di una cinquantina di villaggi cir-
costanti privi di assistenza medi-
ca. Ma ben presto cominciarono
ad affluire da tutte le parti . Af-
frontavano lunghi viaggi per es-
sere visitati dal Servo di Dio per-
ché più che in tutti i dottori, ave-
vano fiducia in questo umile in-
fermiere che ogni medicazione
dicendo: «In nome di Dio Guari-
tore ». «Noi abbiamo mezzi per
pagare bravi dottori .. . ma siamo
venuti espressamente da que-
st'uomo giusto, sicuri di essere
guariti ».
Quando nel 1908, Don Rua vi-
sitò la Casa di Beitgemal, disse :
«Seguitelo bene , registrate le
sue parole ed atti perché si trat-
ta di un santo ».
Il grande rispetto che Simone
Srugi aveva per l'identità musul-
mana, non gli impedì di ammini-
strare il Battesimo a bambini de-
stinati sicuramente a morire.
Questi «angioletti» - come egli
li ch iamava - ammontano a
360!
Nel clima di conflittualità crea-
tosi tra inglesi ed arabi , avven-
ne che il Direttore della Casa di
Beitgemal , Don Mario Rosin , fu
ucciso dagl i arabi (lapidato
come S. Stefano, di cui proprio a
Beitgemal erano stati trovati da
poco i resti della tomba). Capitò
un giorno che si presentasse in
ambulatorio proprio quello che
tutti ritenevano l'uccisore del Di-
rettore . Era ferito e braccato da-
gli Inglesi . Comprensibile l'at-
teggiamento di chi voleva conse-
gnarlo alla giustizia. Ma il Servo
di Dio si oppose seriamente e lo
medicò con la premura che usa-
va verso tutti.
A questo concittadino di Cristo,
dal cuore distaccato, («Quando
posseggo Dio e la sua grazia ,
sono ricco abbastanza» diceva)
fu offerto una volta un viaggio in
Italia. Conoscere la culla della
Congregazione, la Basilica di
Maria Ausiliatrice ... «Oh, sareb-
be per me una grande fortuna»
disse. Ma fu sufficiente sapere
che il Direttore, lievemente indi-
sposto, avr~bbe potuto aver bi-
sogno di lui, per dire subito: «Vi
rinunzio. Vedrò la Madonna più
bella in Paradiso».
A partire dal 1940 le forze di
Srugi cominciarono a declinare.
Le ricadute di malaria ne mina-
rono il fisico . Si preparò a mori-
re. Quando ebbe ricevuto l'un-
zione degli infermi disse: «Ades-
so posso partire ». La morte lo
colse , cinquant'anni fa , nella not-
te del 27 novembre del 1943.
«Da Nazareth nulla di buono
- era solito dire - ma quel nul-
la sono io»! Eppure questo «nul-
la» è destinato a svolgere un
compito prezioso nel momento
storico attuale. Ha scritto di lui
un Consultore Teologo: «Oserei
dire che il Servo di Dio è un
grande «profeta» del nostro tem-
po , in grado di dare un validissi-
mo contributo all'avvicinamen-
to .. . di quell'Oriente e quell'Occi-
dente che nel passato ebbero
più spesso occasione di confron-
tarsi che di collaborare . Il fatto di
essere stato un cattolico arabo-
palestinese di rito melk ita e un
uomo di grande prestigio presso
la popolazione musulmana al
punto di esser stato considerato
profeta e santo, ha significato
del tutto particolare nel momen-
to in cui la Chiesa fa notevoli
sforzi per un più stretto avvicina-
mento ecumenico... È un gran-
de «capital ancora completa-
mente da sfruttare a beneficio di
tutti ».
Pasquale Liberatore
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MEETING INTERISPETTORIALE 1993
GIOVANI COOPERATORI
I mportante appuntamento per i giovani cooperatori delle Ispettorie
Veneto Est e Veneto Ovest a distanza di dieci anni dal primo Convegno
Interispettoriale di Auronzo del 1983.
Dal 10 al 12 settembre si daranno appuntamento all'Istituto Salesiano
«Tusini» a Bardolino (VR) decine di giovani cooperatori che approfondi-
ranno il seguente tema:
LA SPIRITUALITÀ GIOVANILE SALESIANA
Relatore del Meeting sarà Don Pasquale Massaro, Delegato nazionale
dei Cooperatori Salesiani.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Roberto Lorenzini - Via Castello, 19 - Rivoli Veronese - VR - 045-7280380
Bepi Spironello - Via Canaletto, 52 - Scorzè - VE - 041-448149
Direttorio
di Pastorale
Familiare
I lavori ·della Sessione inver-
nale del Consiglio Permanen-
te della Conferenza Episcopa-
le Italiana (CE!), svoltosi dal
25 al 28 gennaio 1993, si so-
no interessati, tra l'altro, al
Direttorio di pastorale fami-
liare.
I Vescovi hanno determinato l'Ordine del giorno della prossima
Assemblea Generale della C.E.I. che si terrà a Roma dal 10 al 14
maggio e avrà come argomento portante la pastorale familiare.
La scelta è motivata non solo dal fatto che la famiglia e la pastora-
le familiare costituiscono il nucleo essenziale e il nodo decisivo
per l'educazione delle nuove generazioni, per la tenuta e la capa-
cità di sviluppo della società e per la vitalità della missione dena
Chiesa, ma anche dalla presentazione e approvazione dell'impor-
tante «Direttorio di pastorale familiare», che ha ottenuto parere
favorevole dal Consiglio Permanente e che verrà mandato in esa-
me a tutti i Vescovi. Nel corso dell'Assemblea di maggio verranno
ripresi e riproposti gli Orientamenti Pastorali per gli anni '90 con
una specifica applicazione alla famiglia, in rapporto sia all'evan-
gelizzazione che alla testimonianza della carità, con i temi della
catechesi e dei catechismi, della scuola e dell'insegnamento della
religione, della cultura e della politica familiare.
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Associazione Cooperatori Salesiani
Segreteria
Tecnica Nazionale
Via Marsala, 42 - 00185 ROMA - Tel. 06-44.60.945 - Fax 06-44.63.614
MASOTII JOLANDA
Coordinatrice Na zionale
Via G. Dandìni, 5
00154 ROMA RM
Tel. casa (06) 57 71 849
Te!. uff. (06) 59 58 65 63
BARBIERI MARIA
Vice-coordinatrice Na zionale
Via della Livornina, 23
57121 LIVORNO Ll
Tel. (0586) 42 IO 72
MASSARO DON PASQUALE
Delegato Na zionale
Via Marsala, 42
00185 ROMA RM
Te!. (06) 44 60 945
Fax (06) 44 63 614
RONCHETTI SUOR ANNA
Incaricata Nazionale
Viale P. Togliatti, 167
00175 ROMA RM
Te!. (06) 71 00 636
Fax (06) 71 08 251
LATELLA STEFANO
Segretario Na zionale
Via Cocco Ortu, 12
00139 ROMA RM
Te!. casa (06) 87 13 16 26
Te!. uff. (06) 59 917940
D'OTIAVI RINALDINI IDA
Amministratore
Via Peccioli, 18
00139 ROMA RM
Tel. casa (06) 8106742
Tel. uff. (06) 77 39 24 63
FERINI STEFANIA
Collaboratrice
Tel. casa (06) 87 13 16 06
Te!. uff. (06) 87 29 01
PISTOIA ALESSANDRO
Collaboratore
Viale San Giovanni Bosco, 86
00175 ROMA RM
Tel. (06) 76 72 396
SANTORELLIPOMPEO
Collaboratore
Via Gaspare Gozzi, 205
00145 ROMA RM
Tel. casa (06) 54 IO 963
Tel. uff. (06) 85 50 241
La Segreteria Nazionale
(risponde Marilù Ferranti)
è aperta nei giorni:
lunedì - mercoledì - venerdì
dalle 9,30 alle 13,00.
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