Bollettino_Salesiano_199202cooperatori


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ANNO 116 - N. 4 • 2" QUINDICINA • 15 FEBBRAIO 1992
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
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GIORNATA
DEL SILENZIO
La TV è come una «finestra sul
m o n d o ».
La finestra costituisce un simbolo
importante nella nostra vita, capace
di forti possibilità evocative . La fine-
stra ci consente di affacciarci , di
sporgerci oltre il chiuso del nostro
«io», di guardare, di osservare, di
contemplare, di capire.
Credo che oggi si profili per noi
una duplice sfida. Quella di imparare
ad aprire la finestra, perché entri
aria, per sentire l'odore di quell 'aria,
per ricevere la chiamata all'interre-
lazione continua, al la solidarietà del
villaggio globale e per sapere, al
momento giusto, scendere in strada.
E insieme la sfida di imparare a
chiudere la finestra perché, pur con
tutte le migliori intenzioni e predi-
sposizioni , non siamo onnipotenti e
non possiamo neanche lasciarci in-
vadere oltre i limiti della tollerabilità
umana, a tutela del nostro equilibrio.
Penso, per esempio , a una giorna-
ta del silenzio, a una sorta di black-
out volontario, da indire una volta
ogni tanto. È semplice. Si decide, per
un giorno , di spegnere il televisore:
tutti . Un gesto non di protesta, di
condanna, di anatema, di rivalsa,
bensì di gioia, di vera gioia, perché
ispirato a una piccola misura di sal-
vaguardia vitale. Si spegne e si
esce, si va a spasso, ci si ritrova , si
fa festa, si recupera il contatto per-
sonale con gli altri , si guardano le
persone negli occhi. Oppure si sta in
casa, si invitano gli amici , si parla, si
discute, si dicono que lle cose per cu i
non c'è mai tempo , si elaborano ri -
chieste, proposte.
Oppure, ancora, si sta da soli , si
scrive quel big lietto o quella lettera
che da tempo si vorrebbe mandare e
per redigere la quale non è mai il
momento buono; o si telefona agli
amici incontrati l'estate scorsa e con
i quali ci si è r ipromessi di farsi vivi,
per sentire come stanno e che cosa
faranno nelle prossime vacanze . In-
somma : si recupera il luogo del gra-
tuito, della creatività, dell 'inventiva.
È questo pure il luogo del silenzio
contemplativo, in cui si ritrova il gu-
sto della preghiera. Chi vuole impa-
rare a pregare, spenga radio e tele-
visore: «Entra nella tua camera e,
chiusa la porta, prega il Padre tuo
nel segreto», diceva Gesù (Mt 6, 6) .
(Da IL LEMBO DEL MANTELLO, Lettera
pastorale per l'anno 1991-92 del Card.
C. M. Martini, Arcivescovo di Milano).
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La spiritualità del Cooperatore Salesiano
NOSTALGIA DI ALTRE SPIRITUALITÀ!
Si va diffondendo in alcuni Centri locali un certo disagio, causato
da qualche Cooperatore che trova difficoltà ad armonizzare la pro-
pria «identità salesiana» con l'appartenenza a movimenti di spiritua-
lità esistenti oggi nella Chiesa.
Del problema si è interessato con equilibrio e competenza Don
Juan E. Vecchi, Vicario del Rettor Maggiore, nel n. 338 degli Atti del
Consiglio Generale, organo ufficiale di animazione e di comunicazio-
ne per la Congregazione Salesiana. Nella rubrica «Orientamenti e di-
rettive» ha riportato nell'articolo «Salesiani e Movimenti ecclesiali»
l'approfondimento che di tale argomento era stato fatto nel Consiglio
Generale dei Salesiani.
Sono valutazioni che interessano anche i Cooperatori, impegnati,
in forza della loro «promessa», a vivere la spiritualità salesiana; sono
riflessioni che possono servire, là dove il problema esiste, per un op-
portuno discernimento spirituale.
La «Christifideles Laici», l'esortazione apostolica di Giovanni
Paolo II su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo
(1987), al n. 29 rileva la ricchezza delle aggregazioni e movimenti ec-
clesiali e ravvisa in essa la «versatilità delle risorse che lo Spirito ali-
menta nel tessuto ecclesiale...la capacità di iniziativa e la generosità
del nostro laicato». Esorta a creare tra le varie forme aggregative un
clima di stima, cordialità e collaborazione, indispensabile per contri-
buire «all'edificazione della casa comune» (n. 31).
«I movimenti e le aggregazioni - scrive Don Vecchi - non sol-
tanto offrono un'esperienza comunitaria, ma propongono anche uno
stile di presenza cristiana nel mondo e ispirano una forma di azione
apostolica collegata a una tipica spiritualità». «Il fenomeno - dice
Don Vecchi - merita anche da parte nostra attenzione e valutazione
positiva». Occorre però tener presente che nell'interscambio «di doni
ecclesiali noi siamo chiamati a dare il contributo della nostra spiri-
tualità e del nostro stile pastorale».
Ecco emergere allora alcuni elementi fondamentali per il discer-
nimento personale e comunitario. Posto come punto di partenza indi-
scusso la stima, la cordialità e la collaborazione con tutti i movimenti
ecclesiali, il Cooperatore deve sentirsi impegnato a proporre lo stile
«salesiano» di presenza cristiana nel mondo e ad animare «salesiana-
mente» le forme di azione apostolica, mettendo in atto tutte le ric-
chezze del carisma salesiano.
La «promessa» personale del Cooperatore comporta già un'ap-
partenenza, una spiritualità e uno stile apostolico, germinati da una
«vocazione», che, appunto perché tale, è specifica ed «è un impegno
che dura tutta la vita» (RVA 39).
L'identità non è difesa e separazione, ma capacità di confronto,
evitando un coinvolgimento che si sovrappone o sovrasta le esigenze
della vocazione salesiana del Cooperatore.
Per evitare deviazioni - scrive il Rettor Maggiore - è indispen-
sabile intensificare la nostra identità con una ripresa della spirituali-
tà salesiana, mediante un opportuno approfondimento personale e
comunitario.
Il tema formativo dell'anno COOPERATORI SALESIANI NEL
TERRITORIO e la Strenna del Rettor Maggiore LA DOTTRINA SO-
CIALE DELLA CHIESA È «STRUMENTO» NECESSARIO DI EDU-
CAZIONE ALLA FEDE, ci aiutano nell'approfondimento della «no-
stra spiritualità», per nulla inferiore alle altre.
Don Pasquale Massaro
Delegato Nazionale

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La parola del Papa
felicità, la Chiesa propone la sfi- attingete in essa la forza e l'entu-
da della santità, autentica fonte siasmo per un cammino di fede
di gioia vera e inesauribile.
sempre più luminoso e attraente.
I cristiani devono seguire la
via del Vangelo: essere testimoni
della Verità, saper accompagna-
re i nostri fratelli e sorelle sulla
strada che conduce alla Verità.
La nuova evangelizzazione
dell'Europa è un impegno lungo
e arduo che esige dai cristiani
l'eroismo della santità.
Tutti coloro che percorrono
la strada indicata nelle Beatitu-
dini evangeliche, Dio li chiama a
una profonda comunione con sé.
I Santi infatti sono coloro che
hanno realizzato il programma
del discorso della montagna e si
sono fatti poveri, umili, miseri-
cordiosi, caritatevoli, pazienti,
puri di cuore e operatori di pace
per amore del Suo nome.
Agli uomini che cercano la
Il cristiano non deve essere
cristiano soltanto la domenica
alla Messa, ma anche nei restan-
ti sei giorni feriali.
Se facciamo del nostro lavo-
ro una preghiera e della nostra
preghiera un lavoro, allora ab-
biamo adempiuto la nostra voca-
zione cristiana.
Se non possiamo cambiare
tutto il mondo, contentiamoci di
quella parte che possiamo rag-
giungere. Se non possiamo fare
grandi cose per tutti gli uomini,
non dobbiamo però abbandonare
quelli che possiamo salvare, si
trattasse solo di una persona.
È necessario pregare Dio per
ottenere la grazia di comprende-
re il passato e di camminare nel-
la comunione verso il futuro .
Occorre che ciascuno, con
rinnovata corresponsabilità nei
confronti del Vangelo, assuma
personalmente il proprio ruolo
di cristiano nella diocesi, nella
parrocchia e nel territorio.
Amate la vostra Parrocchia,
consideratela come la vostra ca-
sa, la vostra famiglia, dove pote-
te incontrarvi, conoscervi, dialo-
gare e riflettere insieme sui prin-
cipali problemi che toccano la
vostra Comunità. Ma soprattutto
La Chiesa non intende venir
meno al suo compito di promuo-
vere ed elevare tutto quello che
di vero, di buono, di positivo si
trova sulla terra, opponendosi, al
tempo stesso, a ciò che minaccia,
da varie parti, l'autentico bene
dell'uomo. Essa, infatti, «cammi-
na unitamente a tutta l'umanità
e sperimenta insieme al mondo
la medesima sorte terrena». La
missione, ad essa conferita da
Cristo, la spinge ad essere pre-
sente in ogni campo dell'attività
umana, proclamando l'annuncio
evangelico, fonte di integrale li-
berazione, anche sociale.
Occorre adoperarsi per una
società nuova, in cui le persone
possano contare di più, in cui
alla lotta sia sostituito l'incontro
di libertà e responsabilità, l'al-
leanza tra libero mercato e soli-
darietà, per promuovere un tipo
di sviluppo che tuteli la vita, di-
fenda l'uomo, specie il povero e
l'emarginato, rispetti il creato,
che è opera della mano di Dio.
Di fronte a un mondo che
cambia rapidamente occorre in-
sistere nell'annunciare il Vange-
lo con rinnovato coraggio: Cristo
deve giungere alla mente e al
cuore delle nuove generazioni,
perché il futuro sia illuminato e
vivificato dalla sua presenza.
DON VINCENZO CIMATTI Venerabile
Il 21 dicembre 1991 , alla presenza del Santo Padre, è stato promul-
gato il Decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio VINCENZO CIMATTI,
Sacerdote professo della Società di San Francesco di Sales, Prefetto
Aposto lico di Miyazaki (Tokyo, Giappone); nato a Borgo Duberco (Co-
mune d i Faenza) il 15 luglio 1879 e morto a Chofu (Tokyo) il 6 ottobre
1965. È stato ch iamato il «Don Bosco del Giappone », dove ha lavorato
per 40 anni . A 3 anni, orfano di padre, la mamma lo portò nella chiesa
parrocchiale dove predicava Don Bosco e gli dice: «Vincenzino, guarda,
guarda Don Bosco! ». Fu il programma della sua vita di Salesiano e di
Sacerdote. La Chiesa , riconoscendo le sue «virtù eroiche», lo indica
alla nostra ammirazione, ma soprattutto alla nostra imitazione.
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PROGETTO LAICI
I Cooperatori Salesiani devono offri-
re alle Comunità SDB la loro colla-
borazione gradita, anzi richiesta.
LeIspettorie e le Comunità Salesiane hanno rice-
vuto dal Capitolo Generale 23° (4 marzo-5 mag-
gio 1990) il compito di programmare la formazio -
ne dei Laici, con particolare cura dei laici Coope-
ratori, elaborando un concreto «progetto laici». In
questo impegno sono aiutati da un SUSSIDIO
preparato dal Rettor Maggiore e dal suo Consi-
glio, che non contiene un progetto già preparato,
ma solo «elementi e linee» da utilizzare nell'elabo-
razione del progetto ispettoriale e locale. L'elabo-
razione articolata del progetto richiede la parteci-
pazione attiva e corresponsabile degli stessi laici.
Deve essere coinvolta tutta la Famiglia Salesiana e
gli altri laici che operano nelle attività educative e
pastorali. È importante, infatti, coinvolgere il
maggior numero di persone nel prendere coscienza
del problema e nell'avviare qualche soluzione utile
e interessante sulla linea della vicendevole collabo-
raz10ne .
Le Comunità salesiane, in realtà, hanno già
elaborato negli scorsi anni il Progetto Educativo
Pastorale. Il Progetto Laici non si pone accanto,
né lo sostituisce. Deve essere realizzato, invece, un
unico progetto ispettoriale e locale, nel quale la
presenza, l'originalità, l'apporto, la formazione e
la corresponsabilità del laico siano adeguatamente
riconosciuti e abbiamo lo spazio che compete alla
luce degli orientamenti ecclesiali e conciliari e nella
linea della tradizione salesiana.
li primo obiettivo esplicito del Progetto Laici è
la necessaria previa convergenza di tutti gli opera-
tori , laici e religiosi, su aspetti del rinnovamento
conciliare e salesiano in fatto di «laici». Il «proget-
to» nasce dalla condivisione di alcuni contenuti,
valori e ricchezze di spirito e spiritualità, che Don
Bosco ha vissuto, ha organizzato nella sua espe-
rienza di Famiglia Salesiana, ha lasciato in eredna
- a quanti si ispirano a lui . Il «progetto» riprende il
sogno di Don Bosco, che voleva immettere nella
Chiesa e nella Società laici formati nel suo carisma
e con il suo spirito, «cooperatori» per il bene dei
giovani.
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Qui di seguito vengono riportate le prime due
parti del SUSSIDIO, per un opportuno approfondi-
mento personale e comunitario, in vista della colla-
borazione gradita e richiesta per il PROGETTO
LAICI.
PARTE PRIMA
1. IL TERMINE ELA REALTÀ DEL «LAICO»
È importante avere riferimenti condivisi attor-
no al termine e alla realtà «laico».
Sarà necessario che quanti saranno chiamati
per l'elaborazione del «progetto laici» ispettoriale
e locale riprendano il tema e la realtà del «laico»
nella prospettiva ecclesiale e salesiana.
1.1. Il laico nella Chiesa oggi
Ci troviamo di fronte a una vasta riflessione
~ccl_esiale, che pone in un contesto nuovo la figura,
I azione e la vita del laico.
Parte dal Concilio Vaticano II, da rileggere
con_ la sensibilità e gli orientamenti espressi negli
a_nm del dopo Concilio, fino alla Esortazione post-
smodale Christifideles Laici.
C'è una visione ecclesiale rinnovata i cui riferi-
m~nti essen~iali sono la Chiesa (com~ popolo di
D10, comumone, missione in rapporto con il mon-
do), il credente (nella sua funzione sacerdotale re-
gale e profetica ricevuti dal Battesimo), e l'indole
secolare propria del laico (cf. ChL 15).
La coscienza della novità ha pervaso coloro
che responsabilmente si sono posti di fronte ai
nuovi problemi della diffusione del Regno di Dio.
Una qualificata e vasta riunione di Chiesa ha
e~presso con le seguenti parole il significato del
rmnovamento richiesto dalla situazione contem-
poranea:
«Laico è un membro della Chiesa nel cuore del
mondo e un membro del mondo nel cuore della
Chiesa» (Puebla).

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Giovanni Paolo II nell'esortazione post-
sinodale ChL rammenta gli orizzonti entro i quali
si realizza l'esistenza del laico: la comunione e la
corresponsabilità.
«I carismi , i ministeri, gli incarichi e i servizi
del fedele laico esistono nella comunione e per la
comunione. Sono ricchezze complementari a favo-
re di tutti, sotto la saggia guida dei pastori» (ChL
20/e).
Nel contesto della missione della Chiesa il Si-
gnore affida ai fedeli laici, in comunione con tutti
gli altri membri del Popolo di Dio, una grande
parte di responsabilità.
I sacri Pastori sanno benissimo quanto contri-
buiscano i laici al bene di tutta la Chiesa» (ChL
32/e) .
La corresponsabilità del laico si estende dal
versante dell 'annuncio del Vangelo fino alla orga-
nizzazione dei valori evangelici nella società, ser-
vendo la persona e le comunità degli uomini (cf.
ChL 33-44).
1.2. Il laico nell'esperienza educativa
e pastorale di Don Bosco
L'intenzione non è quella di ripercorrere la sto-
ria di Don Bosco a Valdocco e nel mondo per evi-
denziare praticamente la parte del «laico» nel-
l'opera salesiana.
Bisognerebbe ripartire dal famoso capitolo sui
«SALESIANI ESTERNI» per capire come Don
Bosco pensò e volle i laici .
Fin dall 'inizio molte attività si sono realizzate
grazie alla presenza di amici laici .
Ciò che interessa maggiormente richiamare è
la fonte della simpatia e della collaborazione tra
Don Bosco-prete e i vari personaggi del laicato del
suo tempo.
La missione salesiana, innanzitutto, con la tipi-
ca scelta giovanile e popolare, non solo trova la
sua patria tra i laici, ma abbisogna della loro col-
laborazione e della loro corresponsabilità.
I giovani furono sempre nell'esperienza di Don
Bosco, educatori di altri giovani.
Gli adulti , per età e per maturazione cristiana,
furono sempre coinvolti nel lavoro quotidiano e
straordinario a favore del ceto popolare.
È ricca la tradizione salesiana in merito.
Inoltre la struttura stessa della comunità reli-
giosa, composta costitutivamente di preti e laici
consacrati, chiamati coadiutori, ha dato largo spa-
zio ai valori laicali anche della vita credente.
L'obiettivo finale dell'educazione Salesiana:
«Onesti cittadini e buoni cristiani» indica suffi-
cientemente l'aspetto laicale della missione affida-
ta alla comunità educativa.
Non va trascurata la riflessione degli ultimi
Capitoli Generali del rinnovamento.
A cominciare dal Capitolo Generale 19° fino al
Capitolo Generale 23° la comprensione della real-
LAICO è venuta crescendo nella Congregazio-
ne Salesiana.
Le indicazioni costituzionali e regolamentari
segnano il compimento di un lungo cammino.
Una parte rilevante è da riconoscere al magi-
stero salesiano di Don Luigi Ricceri e del Rettor
Maggiore Don Egidio Viganò.
1.3. L'uso corrente del termine «laico»
Il termine «laico» comprende una svariata
gamma di categorie di persone. L'osservazione è
apparentemente superflua. Dovrebbe invece con-
dizionare e guidare sul piano operativo.
Basti pensare alla formazione .
La «svariata gamma» di categorie impone una
differenziazione di ritmi e di impegni formativi.
Sul versante della programmazione sarà neces-
sario non dimenticare i livelli diversi in cui i diver-
si laici si trovano.
Pensiamo immediatamente ai laici della nostra
Famiglia: Cooperatori ed Exallievi. Le Volontarie,
poi , hanno una costitutiva dimensione di secolari-
che le assimi la ai laici, sul piano dell'azione
quotidiana.
Non vanno dimenticati , però, i laici collabora-
tori, impiegati in attività e settori di competenza
(basti ricordare gli insegnanti , gli addetti nelle am-
ministrazioni , gli animatori di gruppi sportivi),
tutti gli amici di Don Bosco volontari e non, che
offrono un valido sostegno di simpatia e di inter-
vento in molte presenze.
PARTE SECONDA
2. ILAICI NELLA FAMIGLIA SALESIANA
2.1. L'orientamento di fondo
del lavoro «progetto laici»
La prospettiva che ha guidato l'elaborazione
dei presenti «materiali» di lavoro è quella di un
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cammino di «spiritualità», che richiede un lento
crescere e una più ampia costituzione della Fami-
glia Salesiana.
In verità: le opere, le attività, le persone che for-
mano la presenza salesiana in un territorio o si
esprimono con i tratti specifici dello stile e dello
spirito di Don Bosco, suscitano un ampio e spon-
taneo convergere di GRUPPI associati e della loro
organizzazione.
Una particolare IMMAGINE dell 'esperienza
salesiana è legata al progetto educativo pastorale
che le singole comunità e l'insieme della Ispettoria
realizzano in un territorio.
L'istituzione salesiana nelle sue diverse espres-
sioni mette in circolazione una quantità di M ES-
SAGGI che vengono raccolti, fatti propri nella
concretezza della vita all'interno di una zona e di-
ventando così riferimento interiore e operativo.
2.2. Vari titoli di appartenenza dei laici
I titoli di appartenenza nella Famiglia sono
vari e danno origine a molteplici e diversificati
gruppi.
È importante avere un'idea chiara della sua
complessità per rispettare la natura e l'o riginalità
di ogni gruppo.
«Ci sono nella Famiglia Salesiana vari livelli di
appartenenza».
Il primo livello riguarda i tre Gruppi centrali
SDB, FMA, Cooperatori Salesiani: essi rappresen-
tano la base permanente del carisma di Don Bo-
sco, assicurano la sua fedele continuazione nel
tempo, e portano in sé una propria forza di cresci-
ta nel divenire della Chiesa.
Sono fondamento e punto di confronto per
tutti gli altri in ciò che tocca lo spirito, la missione
e la metodologia pedagogico-pastorale di azione
(cf. Cost. SDB , 5).
2.2.1 . Il livello più intenso di appartenenza:
i Cooperatori
Pa rlando di «laici» è importante mettere in evi-
denza l'espressione più alta che vive nella Famiglia
Salesiana ed è rappresentata dai Cooperatori.
Il loro statuto laicale fondamenta le è rappre-
sentato dalla esortazione apostolica postsinodale
di Giovanni Paolo II sulla vocazione e missione
dei laici nella chiesa e nel mondo: Christifideles
Laici.
L'essere ed operare come Cooperatori salesia-
ni, nella missione e nello spi rito di Don Bosco ven-
gono descritti dal Regolamento di Vita apostolica.
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Altrettanto ricca e feconda è l'appartenenza
a lla Famiglia di quegli Exallievi ed Exallieve che
hanno fatto la scelta evangelizzatrice. Si ritrovano,
cioè, con varietà di ministeri , nel compimento
dell' unica missione affidata alla Famiglia Salesia-
na e nella realizzazione dell 'opera educativa e pa-
storale.
2.2.2. Laici vincolati con la missione di Don Bosco
Ricordiamo una varietà di categorie di persone
e gruppi collegati con la Famiglia salesiana.
I collaboratori laici, quando sono cristiani con-
vinti, offrono al progetto salesiano orizzonti nuovi
e significativi per i giovani, che ritrovano così mo- ·
delli di vita cristiana adeguati alle diverse condi-
zioni del nostro tempo.
I membri dell'Associazione di Maria Ausiliatri-
ce, che vantano Don Bosco come fondatore, s'im-
pegnano con coerenza cristiana in particolare sul
versante popolare della missione salesiana.
Un livello più ampio è costituito dagli Exallievi
ed Exallieve.
Il titolo dell '«educazione ricevuta» è forza vin-
colante e orientatrice, persino più in là della fede
cristiana (Cast. SDB 5).
Non vanno dimenticati, infine, collaboratori e
amici, come i genitori anche quelli non cristiani o
non praticanti, uomini di buona volontà che vivo -
no ed operano nel territorio parrocchiale.
1.3. L'efficacia dello spirito
di Don Bosco
La partecipazione alla missione di Don Bosco
con livelli diversificati si esprime attraverso due
caratteristiche peculiari nella Famiglia Salesiana:
Un orizzonte ampio di intervento.
I laici non sono chiamati ad operare unica-
mente nelle opere gestite dai salesiani o dai diversi
gruppi dell a Famiglia.
Il loro campo di azione si estende oltre e rag-
giunge contesti ecclesiali e civili in cui l'attenzione
ai giovani e all'educativo necessita del particolare
carisma di Don Bosco.
• La ricerca di un minimo coll egamento.
L'ispirazione assunta da tutti dall 'esperienza di
Don Bosco costituisce un genera.le convergere su
uno spirito e una spiritualità, semplici e adatta bili
all a vita quotidiana. Nasce, quasi inconsapevol-
mente, un movimento, sostenuto e animato dai
gruppi che vivono in forma più intensa l'apparte-
nenza alla Famiglia.

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Conosciamo la Famiglia Salesiana
ASSOCIAZIONE COOPERATORI SALESIANI · ACS
Fondata da San Giovanni Bosco nel 1841
Approvata dalla S. Sede il 9 Maggio 1876
Don EGIDIO VIGANÒ
Don ANTONIO MARTINELLI
CONSULTA MONDIALE
Rettor Maggiore della Società di San Francesco di Sales. «Per esplicita
volontà del Fondatore è il Superiore dell 'Associazione e svolge in essa le
funzioni di Moderatore supremo» (RVA 23, 1).
Consigliere Generale per la Famiglia Salesiana. Collabora con il Rettor
Maggiore curando «l'unità interna dell'Associazione e la sua comunione e
collaborazione con gl i altri Gruppi della Fam igl ia Salesiana» (RVA 23,1) .
Fa parte della Consulta mondiale (RVA 48,1).
«Nell 'esercizio del suo ministero (il Rettor Maggiore) si avvale della Con-
sulta mondiale dei Cooperatori , soprattutto per animare l'intera Associa-
zione e coordinare le iniziative formative e apostoliche» (RVA 23,2) .
Sig. PAOLO SANTONI
Sr. MARIA COLLINO
Don JOSÈ REINOSO
Mr. KENNETH GREAMEY
Sr. JORDI TARRADEL
Dr. PETER RADL
Prof. PIERANGELO FABRINI
Sig.ra MARIA TERESA MARTELLI
Prof. PEDRO MONSALVE
Prof. SERGIO MONELLO
Mr. JOSEPH LAZARO
Mr. KATALAIE KABEYA
Coordinatore Generale
Delegata Centrale FMA
Delegato Centrale SDB
Consultore Regione Anglofona
Consultore Regione Iberica
Consultore Europa Centro-Nord
Consultore Italia - Medio Oriente
Consultore Regione Atlantica Sud
Consultore Regione Pacifico-Caribe
Consultore Regione Atlantica Nord
Consultore Regione Asiatica
Consultore Regione Africa
Il progetto di vita del Cooperatore è descritto nel REGOLAMENTO DI VITA APOSTOLICA (RVA)
che è anche lo Statuto dell 'Associazione
approvato dalla S. Sede il 9 maggio 1986
promulgato dal Rettor Maggiore il 24 maggio 1986
Indirizzo: Consulta Mondiale dell'Associazione Cooperatori Salesiani
Via della Pisana , 1111 - Casella Postale 9092
00163 Roma - Aurelio
Tel. 06/65.92.915
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DISAGIO GIOVANILE EPRESENZA SALESIANA IN ITALIA
«Emarginazione e disagio giovanile»
è stato il tema di una tre giorni tenu-
ta a Roma dal 23 al 25 novembre per
gli operatori salesiani impegnati nel
settore. Presentata la mappa delle
opere salesiane a servizio dei «ragaz-
zi difficili» in Italia.
L punto sulla presenza dei Salesiani tra gli emar-
ginati e i disadattati è stato fatto nella tre giorni
romana alla quale hanno partecipato i maggiori
operatori del settore, presenti tutti gli Ispettori
d'Italia. Impressionante vedere insieme Salesiani e
Laici che da decenni si sono esposti in prima per-
sona in operazioni coraggiose; giovani preti che
parlavano di «comunità di accoglienza» quando
ancora in Italia non esistevano e che hanno cono-
sciuto anni duri di incomprensioni e magari il car-
cere .
Domenico Ricca, cappellano del carcere mino-
ri le Ferrante Aporti , di Torino, ha presentato la
mappa delle presenze. In un volume di oltre cento
pagine, frutto di un lavoro di ricerca durato un
anno , sono sta te descritte le opere, la loro storia,
la struttura e gli obiettivi di ciascuna.
Impossibile descrivere qui tutte le opere anche
in modo sommario . I cappellani delle carceri sono
sei e operano al Ferrante Aporti di Torino, al San
Vittore di Milano, a La Spezia-Canaletto e a Ca-
tania. Si tratta di Salesiani che portano nel carcere
una presenza preziosa, dal momento che molti de-
tenuti sono giovani. Al San Vittore di Milano il
60% dei detenuti ha un 'età compresa tra i 19 e i 22
anni. Don Biagio Velia, che opera nel carcere di
Catania, è stato spesso l'unico a poter pa rlare con
i detenuti nelle ricorrenti rivolte . A Torino Don
Ricca si è fatto promotore di iniziative di vario ge-
nere per favorire l'integrazione del dopo carcere.
Dante Dossi, un Salesiano laico, è ormai un'istitu-
zione e sin dal 1968 è un punto di riferimento ami -
chevole e costante per i detenuti del San Vittore.
BERLUSCONI E I SALESIANI:
«Cl INSEGNARONO A COMUNICARE:
La rivista 'Capitai', nel numero di novembre, presenta un servizio su Silvio Berlusconi e i
suoi compagni di classe del Collegio Salesiano Sant'Ambrogio di Milano. Da questo reporta- ,
ge ANS stralcia il presente testo.
Credo di essere stato fortunato con la mia «classe», così viva ed unita, e con i miei professori, tutti di
buon livello. Almeno tre, anzi, superlativi.
Ma non furono anni facili. Si studiava molto. Il pomeriggio , la sera dopo cena, il mattino presto. Una
disciplina dura, dal Ginnasio sino all'esame di Maturità.
La lezione fondamentale è stata quella del sacrificio: non si ottiene nulla senza una applicazione
sofferta.
Cominciò il caro Don Olmi a martellarci in testa la grammatica latina e greca. Venivamo interrogati
ogni giorno e non c'era scampo: alla fine verbi e declinazioni li sapevamo davvero: Imparammo così a
studiare sul serio, a stare sui libri fino a capire a fondo e a ricordare bene.
Al Liceo furono i Professori di Lettere ad affascinarci. In particolare Don Muffatti per il Latino e il
Greco e Don Biagini per l'Italiano. Ci insegnarono a comunicare . Esigevano chiarezza di contenuti, puli-
zia di linguaggio, «consecutio» delle argomentazioni ed equilibrio della composizione. Ci è rimasto an-
che il gusto per la parola giusta e l'aspirazione all 'etimo, alla radice del significato. Con i compagni di
classe c'era un'intesa profonda e una grande carica umana che ci veniva dalle famiglie di provenienza.
Di livello medio basso, direbbero oggi i sociologi. E, naturalmente, nel gruppo contarono molto alcune
ind ividualità.
Dobbiamo certo a questa esperienza quel senso di rispetto e simpatia che proviamo per gli altri , spe-
cialmente per i più umili. Dopo il Liceo la «squadra», Professori e compagni , è rimasta davvero molto unita.
In cinque lavoriamo insieme. Con tutti ci vediamo spesso. Non solo alla ricerca del 'tempo perduto... '.
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CALENDARIO MARZO 1992
SACRE CENERI
INIZIO DELLA QUARESIMA
Mercoledì 4 marw 1992
O Si gnore ,
in questo tempo di Quaresima
tu ci chiami
al pentimento e alla con vers ione,
ci inviti a pregare di più
e ad ascoltare la tua parola.
Tu ci chiedi
di rin unci are a qualche spesa superflua
per aiutare i nostri fratelli
che sono nel bisogno .
Concedi a noi
di rispondere con generosità
al tuo appe llo,
di purificare le anime nostre
col sacramento del perdono
e del la gioia
per prepararci degnamente
alla Pasqua.
BEATO LUIGI ORIONE
Giovedì 12 marzo 1992
Visse assieme a Don Bosco a Torino
Valdocco due anni, dal 1886 al 1888 e
durante l'ultima malattia del santo offrì
la sua vita al Signore . Diventato Sacer-
dote fondò la «Piccola Opera del la Divi-
na Provvidenza», le «Piccole Suore Mis-
sionarie della Carità» e gli «Eremiti del-
la Divina Provvidenza». La liturgia sotto-
linea il suo servizio a Cristo «nella per-
sona dei poveri e dei giovani» in un apo-
stolato ispirato a Don Bosco.
SAN GIUSEPPE
Giovedì 19 marw 1992
Il Regolamento di Vita Apostolica al-
l'art. 35 ci ricorda che per il Cooperato-
re Salesiano la devozione a San Giu-
seppe è una delle «devozioni privilegia-
te». Il paragrafo secondo inizia infatti
con queste parole : «Si rivolge co n parti-
colare affetto a San Giuseppe, Patrono
della Chiesa universale».
Una sensibilità crescente
Molte scuole salesiane hanno aperto le loro
porte ai ragazzi del bisogno, modificando in parte
o totalmente l'indirizzo educativo. La scuola di
Foglizzo (Torino) diretta dallo psicologo Don
Gianfranco Cavicchiolo, si è trasformata in un
centro educativo di avanguardia per ragazzi carat-
teriali segnalati dalle strutture sociali. La scuola si
è strutturata in piccoli gruppi-famiglia di dieci ra-
gazzi per facilitare un rapporto personalizzato. A
Castel De' Britti, il Centro Gavinelli dal 1989 ha
cambiato finalità e oggi insegna un mestiere a ra-
gazzi pluri-ripetenti demotivati e con profitto sco-
lastico scarso. A San Gregorio di Catania sono ac-
colti un centinaio di ragazzi dagli 11 ai 16 anni
con disturbi temperamentali, presentati dal Tribu-
nale dei Minori. E sono costretti a respingere più
dell'80% delle richieste. Ma ormai tutte le scuole
salesiane fanno posto a un buon numero di ragaz-
zi che si trovano in difficoltà per motivi familiari o
per la situazione di povertà.
Le scuole professionali salesiane accolgono
complessivamente circa 200 portatori di handicap,
insegnando un mestiere anche a ragazzi in gravi
deficit e che vivono spesso l'emarginazione.
Un capitolo a parte è quello dell'accoglienza
agli extracomunitari, ai giovani senza fissa dimora
e simili. Il Poliambulatorio di Palermo ha visto
passare, anche più volte, in tre anni circa 1.500 im-
migrati, offrendo assistenza medica e igienica, ac-
cogliendoli per le loro feste, facendo loro scuola di
italiano . Il «Centro Orizzonte lavoro» a Catania si
avvale di banca dati e banca lavoro per progetti
occupazionali per i disoccupati, in modo partico-
lare per i giovani a rischio.
Le comunità per i tossicodipendenti sono nu-
merose, sia al nord che al sud. Passate da una fase
di rodaggio e di prima accoglienza, oggi hanno al-
largato e speciali zzato il loro intervento, attraver-
so un personale più adeguato e strutture differen-
ziate. La comunità di Viagrande a Catania conta
17 comunità di prima accoglienza in tutta la Sici-
lia, una comunità di recupero e una comunità di
reinserimento attraverso il lavoro di una azienda
agricola . La comunità di Ortona (Chieti) ha tre
centri e ospita 46 giovani . Tre distinte comunità
collegate ha anche l'associazione «sulla strada di
Emmaus» di Foggia.
Don Vecchi, Vicario Generale, concludendo i
lavori della tre giorni ha ricordato che la missione
salesiana ha avuto inizio tra i giovani «più pove-
ri». «Dall 'incontro con i giovani poveri è nata la
nostra pedagogia. Dalla situazione dei giovani po-
veri sono state suggerite le iniziative e i programmi
che attraversano la tradizione salesiana». Ritorna-
re ai poveri, considerandoli i primi destinatari del-
l'opera salesiana, è un'operazione che ci riporta
alle radici della nostra identità.
Il convegno è risultato molto positivo . Si è per-
cepita distintamente la voce di Don Bosco che
chiedeva di mettersi anche oggi al fianco di questi
giovani in difficoltà. Molti hanno detto che si po-
trebbe fa re di più, e hanno chiesto che venisse
coinvolta maggiormente anche l'intera Famiglia
Salesiana.
(ANS 1991 N. 12)
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ARTICOLO Conosciamo il REGOlAMENTO DI VITA APOSTOllCA
IL COOPERATORE: UN CRISTIANO CHIAMATO
«Diverse sono le strade che si offrono ai cristiani per vivere la fede
del loro Battesimo e /'impegno della loro Cresima. Alcuni, sotto l 'impul-
so dello Spirito Santo, si sentono attratti dalla figura di Don Bosco e dal-
la prospettiva di "lavorare con lui " rimanendo nel mondo.
Impegnarsi come Cooperatore è rispondere alla vocazione salesia-
na, assumendo un modo specifico di vivere il Vangelo e di partecipare
alla missione della Chiesa. È, insieme, un dono e una libera scelta, che
qualifica /'esistenza.
Per attuare tale progetto il Cooperatore si appoggia sulla fedeltà di
Colui che lo ha chiamato.
Cristiani di qualsiasi condizione culturale e sociale possono per-
correre questa strada».
II Concilio, attraverso la Costituzione «Lumen Gentium», ci ricorda che «nella Chiesa tutti i
fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfe-
zione della carità» .
Questa ricerca della santità può essere attuata seguendo vocazioni specifiche differen-
ti: una fra esse è quella salesiana di Cooperatore, che ci fa sentire attratti dalla figura evan-
gelica di Don Bosco, ci fa lavorare nella Famiglia che oggi continua nel mondo la sua mis-
sione giovanile e popolare, e ci rende, nel contempo, sempre più sensibili ai problemi dei
giovani.
L'art. 2 del RVA comincia a delineare la figura del Cooperatore salesiano, che andrà
definendosi sempre meglio negli articoli successivi , e lo identifica come un cristiano chia-
mato a partecipare al progetto apostolico di Don Bosco e ad assimilare il suo spirito.
Questa vocazione , perciò, oltre ad essere un dono dell 'amore di Dio (e come dono, for-
se, non sempre meritato) è anche frutto di libera scelta, una scelta che deve essere conti -
nuamente rinnovata fino a «qualificare » la stessa esistenza della persona interessata .
Il caratte re vocazionale dell'Associazione è l'elemento peculiare che distingue l'ACS
da ogni altra forma associativa , anche nell 'ambito ecclesiale : è il riconoscimento della pre-
senza e dell'azione di Dio che spinge ogni Cooperatore ad assumere un modo specifico di
vivere il Vangelo e di partecipare alla missione della Chiesa .
Questa «libera scelta», che è soprattutto personale, diventa poi manifesta per diventare
contagiosa il più possibile e far gustare la bellezza di ritrovarsi con altri a condividere gli
stessi valori.
Ecco l'Associazione: ecco la necessità di «i nquadrare» questa libera scelta in una or-
ganizzazione che potrebbe apparentemente sembrare burocratica, ma che serve a meglio
finalizzare il proprio impegno e a far sentire il sostegno di una famiglia .
Cosa aggiunge , perciò, all 'essere buoni cristiani il farsi Cooperatore salesiano?
Ben poco dal punto di vista della quantità di lavoro apostolico, che potrebbe essere no-
tevole anche senza la caratterizzazione salesiana; molto nel modo qi portare avanti questo
lavoro che nello stile, nell'autenticità, nella priorità educativa e nella scelta dei destinatari
avrà una specificità tutta particolare.
E siccome «l'educazione è cosa di cuore» non potranno certo esserci discriminazioni di
sorta tra coloro che intendono percorrere questa strada: è per questo , se pure ce ne fosse
stato bisogno, che l'ultimo capoverso dell'articolo sottolinea come «cristiani di qualsiasi
condizione culturale e sociale» possono partecipare a questa gara di solidarietà a favore
de i giovani in difficoltà.
Lello Nicastro
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2.1 Page 11

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ATTIVITÀ DEI CENTRI
PROMESSA
a Novi Ligure
La «promessa» di Luca Dotti, gio-
vane Cooperatore che ha maturato la
sua risposta vocazionale nell'impe-
gno come catechista e nel servizio ci-
vile in un centro diurno per handi-
cappati, è stata celebrata il 6 maggio,
ricorrenza liturgica della festa di San
Domenico Savio.
Nel corso di una celebrazione Eu-
caristica presieduta da Don Tomma-
so Durante, presenti i genitori di Lu-
ca, i catechisti e le catechiste della
parrocchia in cui opera, tutti i Coope-
ratori e gli amici del giovane, Luca
ha pubblicamente assunto il proprio
impegno di vita apostolica e ricevuto
l'attestato.
La scelta di Luca è così diventata
occasione per tutti i Cooperatori per
meditare e rinnovare la propria per-
sonale scelta e, per tutti i presenti,
motivo di riflessione sul proprio
cammino di fede .
Positivi i riscontri registrati a con-
clusione dell'ottava edizione della
«Nove giorni con Don Bosco», artico-
lata in una serie di incontri-dibattiti
sulle tematiche educativo-sociali dei
giovani (quali l'indifferenza giovani-
le, l'eutanasia, la solidarietà...), e del-
la conferenza annuale dei cooperato-
ri salesiani di Terra di Lavoro, sul te-
ma: «Nuova evangelizzazione e carità
sociale».
Significativa, inoltre, la recente
partecipazione al pellegrinaggio
mondiale della Gioventù - che si è
tenuto a Chestocowa in Polonia -
Le linee programmatiche del nuo-
vo anno sociale del Centro prevedo-
no una grande conferenza regionale
su: «I giovani e il futuro della politi-
ca» in collaborazione con l'Unione
dei giuristi cattolici e il Centro inter-
nazionale studi sturziani e un secon-
do incontro locale di verifica sulle
leggi 142 e 241.
SCUOLA DI FORMAZIONE
a Carrara
Luca Dotti assume pubblicamente l'impe-
g110 di vita apostolica.
NOVE GIORNI
CON DON BOSCO
a Maddaloni
L'anno sociale del Centro salesiano
Don Bosco di Maddaloni si è conclu-
so con una intensa e qualificata atti-
vità culturale e formativa.
Da circa due anni nel nostro Cen-
tro di Carrara si tiene regolarmente
la Scuola di Formazione per Aspiran-
ti Cooperatori.
L'articolazione della Scuo]a preve-
de incontri settimanali di circa
un'ora per tutta la durata dell'anno,
esclusa la pausa estiva giugno-
settembre.
A settimane alterne gli incontri si
svolgono nel tardo pomeriggio o la
sera dopo cena per favorire una mag-
gior partecipazione degli interessati,
concordemente con i loro impegni: le
lezioni, tenute dalla Delegata e dalla
Coordinatrice, seguono l'itinerario
formativo del sussidio «Proposta»
che comprende otto dispense, fornite
in fotocopia agli aspiranti, che hanno
così modo di avvalersi di un piccolo
«libro di testo».
· Vengono proposti contenuti che ri-
guardano la sfera spirituale da parte
della Delegata e la sfera didattico-
organizzativa da parte della Coordi-
natrice, lasciando gli opportuni spazi
per interventi.
Cerchiamo, insomma, di fare del
nostro meglio per... seminare.
E i frutti, come comunemente av-
viene quando si semina, già si son vi-
sti: lo scorso anno a maggio, in occa-
sione della festa di Maria Ausiliatri-
ce, ci sono state quattro promesse e
altre speriamo possano esserci prima
della fine dell'anno in corso.
Attualmente frequentano la Scuola
nel nostro Centro cinque giovani che
partecipano con serietà ed impegno
non solo alle lezioni teoriche ma si
adoperano anche praticamente, per
quanto è loro possibile, nell'apostola-
to secolare.
Su di loro, che contiamo possano
essere le forze del futuro, si concen-
trano le speranza del nostro Centro.
In occasione del nostro ultimo in-
contro mensile abbiamo pregato con
fervore per queste nuove vocazioni:
il Signore li aiuti a discernere la giu-
sta strada sulla quale indirizzare i
loro passi perché possano prolungare
nel tempo la missione di Don Bosco.
Marilena Del Vecchio
(Coordinatrice)
ESERCIZI SPIRITUALI
in Calabria
Due corsi di Esercizi Spirituali
sono stati organizzati nell'agosto
scorso: il 1° ad Acquaviva (CZ) per
Cooperatori ed Exallievi adulti; il 2° a
Righio (CS) per i Cooperatori giovani
a Aspiranti.
Dal 18 al 22, per 60 adulti; animato-
re il Salesiano Don Giuseppe Riggi di
Messina, coadiuvato dalla coordina-
trice regionale Sig.ra Antonietta Laz-
zaro Bazzana, dal Delegato Don Ma-
rio Cogliandro e dalla Delegata Sr.
Annamaria D'Auria. La parola di
Don Giuseppe, intessuta di Bibbia,
esperienza personale e aneddotica
brillante e formativa, è stata suaden-
te e impegnativa, specie per alcuni
che partecipavano dopo anni a que-
sto momento forte della vita associa-
tiva. Il «clou» si è ottenuto con la VIA
LUCIS, una novità assoluta, parten-
do dal buio completo per arrivare
alla luce radiosa nella Cappella. Si
sono percorsi i viali di Villa Rosa in
nove stazioni, ritmate da simboli, ri-
flessioni e canti, fino al fuoco finale.
A Righio dal 22 al 25 agosto, per 26
giovani provenienti da 6 Centri CC;
animatore Don Franco Solarino, Di-
rettore dell'Oratorio di Ragusa, noto
scrittore e cantautore (con la sua im-
mancabile fisarmonica), profondo co-
noscitore dell'animo giovanile, che ha
trascorso tutta la sua vita salesiana
(50 anni) in vari Oratori della Sicilia.
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2.2 Page 12

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Cristo uomo, Maria donna nuova,
il Vangelo, le beatitudini giovanili
sono i quattro temi trattati con com-
petenza ed entusiasmo.
I momenti più significativi:
1° giorno = La Messa sulle sponde
del ruscello e la Via Crucis nel «viale
del perdono»;
2° giorno = Il DESERTO. Soli, nel
fitto bosco, dalle ore 10 alle 16, con la
Bibbia, un panino e... tanta voglia di
silenzio e riflessione. Al ritorno: la
Riconciliazione, l'Eucaristia e un re-
cital «Dalle tenebre alla luce», prepa-
rato con passione e perfezione dai
Cooperatori di Satriano, trascinatori
sempre, specie nei canti, assieme alla
loro Delegata Sr. Maria Tornai. Alle-
gria scoppiettante, dopo la calda ce-
na, attorno al fuoco , fino alla mezza-
notte.
3° giorno = Si riprende il clima se-
rioso per preparare le conclusioni, i
propositi, i ricordi. Don Mario, per
questi, suggerisce le iniziali A C S
(Associazione Cooperatori Salesiani)
e sviluppa:
A = amore a Dio e ai fratelli;
C = crescita umana e spirituale
(Parola, preghiera, Eucari-
stia);
S = servizio salesiano.
Questi Esercizi, per i due gruppi,
più che concludere un anno sociale,
fanno da pedana di lancio per il 1991-
92, trasmettendo poi a CC ed EX, nei
colloqui personali e negli incontri
mensili, le ricchezze interiori accu-
mulate, con l'auspicio di una crescita
tangibile dei 14 Centri CC e delle 5
Unioni Ex della Calabria.
UN CAMPO ESTIVO
PER UN MINI-ORATORIO
Samo
Era il luglio 1990, quando, grazie
alle continue sollecitazioni di una no-
stra collaboratrice presso il Centro
Salesiano di Locri, per l'interessa-
mento dei Salesiani di Locri e spe-
cialmente di Don Luigi Drosi, nostra
vecchia conoscenza ed allora incari-
cato a livello regionale dei Coopera-
tori Salesiani, un gruppo di Giovani
Cooperatori Salesiani, provenienti da
diversi Centri Salesiani del Meridio-
ne, guidati dal Salesiano Don Tonino
Palmese, è approdato a Samo (così
come un altro gruppo, guidato dallo
stesso Don Luigi Drosi, approdava a
Portigliola).
Gli animatori, proponendoci la
loro esperienza nel campo oratoria-
12/ 28
no, ci hanno presentato un nuovo
modello di vita, fondato sul sapere
stare «assieme» con gioia piena.
Tutto questo per Samo è stato mol-
to positivo, in quanto ci ha fatto capi-
re l'importanza di un Oratorio, sul
modello di quello di Don Bosco, per i
nostri ragazzi che, come si sa, non
hanno molte alternative.
Nonostante l'entusiasmo suscitato
in paese, la cosa non ha avuto un ri-
scontro concreto di continuazione: la
tanta attesa apertura dell'Oratorio
non è avvenuta.
Forse perché non eravamo abba-
stanza maturi; forse perché quelli
che ci credevamo sul serio eravamo
pochi e, a detta dei frequentatori del-
la «Chiesa ufficiale» di Samo, il cam-
po-scuola era solo un'«avventura
estiva».
Varie difficoltà, provenienti dal
parroco (che pure aveva dato inizio a
suo tempo all'Oratorio costruendo,
per esso, locali appositi) e da una
buona parte del Consiglio Pastorale
Parrocchiale che non voleva dispia-
cere al parroco: il parroco tornava a
Samo, dalle missioni, ed ora tutta la
sua attenzione e cura era al «gruppo
missioni».
Nonostante il quasi completo silen-
zio di attività «oratoriane» durante
l'intero anno, i Salesiani di Locri ci
hanno aiutato a far ripetere l'espe-
rienza del campo-scuola estivo; Don
Tonino ci è tornato, con altri Giovani
Cooperatori Salesiani (dell'Italia Me-
ridionale e qualcuno del Nord Italia),
ugualmente entusiasti come i primi,
e con lo scopo, questa volta, non di
farci partecipare al campo come sem-
plici spettatori bensì rendendoci pro-
tagonisti.
Don Tonino e i suoi giovani sono
riusciti a trasmetterci, questa volta,
un entusiasmo tale da alimentare in
ognuno di noi, dagli animatori ai
bambini, una speranza e una forza
che non sarebbe stata bloccata da
niente e da nessuno. Ecco perché è
maturata la consapevole esigenza di
formulare un progetto per il futuro
che, in seguito, in occasione di una
visita al campo-scuola, è stato pre-
sentato a S.E. il Vescovo.
Questa volta il lavoro iniziato da
Don Tonino e dai suoi giovani non si
è concluso con il finire del· campo:
l'Oratorio, come nave ancorata da
molti anni, ha preso il largo.
Molti ragazzi entrati nell'ottica di
Don Bosco hanno continuato con im-
pegno il lavoro estivo, organizzando
giochi per i più piccoli e spettacoli
che hanno visto la partecipazione en-
tusiastica di bambini non solo di fede
cattolica ma anche evangelica.
PRIMA GIORNATA
DI SPIRITUALITÀ
E DI AMICIZIA a Bari
Dopo i· consueti saluti ai parteci-
panti, il gruppo dei Cooperatori di
Cerignola ha animato il momento di
preghiera.
Le Lodi, illustrate da diapositive,
hanno fatto gustare, nel più profon-
do, il loro significato.
La giornata è stata densa di spiri-
tualità, di proposte educative, di cli-
ma familiare e ricca di stimolazioni.
Valeria Glionna ha presentato il pro-
gramma della giornata.
L'incontro è stato animato dall'in-
tervento di Don Vito Orlando, Diret-
tore del CCPS sul tema: «Educare al
Vangelo della Carità».
Il relatore ha messo in evidenza; con
competenza, profondità e in prospetti-
va salesiana che la Chiesa, con il docu-
mento dei Vescovi, ha dato precise di-
sposizioni perché la «Carità» sia al
centro delle nostre attenzioni e che oc-
corre ricominciare da zero la evange-
lizzazione per portare a tutti il vero
senso della Carità. Questa non deve es-
sere intesa come disponibilità occasio-
nale, ma come qualcosa di «buono» e
di «duraturo» verso gli altri.
Noi tutti, in special modo noi
CCSS, dobbiamo dare un gusto nuo-
vo alla vita di ognuno offrendo pro-
spettive e prassi di mobilitazione so-
ciale, perché tutto ciò che vogliamo
realizzare lo dobbiamo fare «insie-
me» e con un denominatore comune
per tutti: la «Carità».
Come «laici» dobbiamo diventare
soggetti attivi alla forza del Vangelo.
La «Carità» deve essere la base del-
la nostra ragione, l'anima di ogni vir-
e si chiamerà: «Giustizia, verità,
fedeltà, coraggio, benevolenza, pa-
zienza, nuova coscienza, forza che
deve dare un volto nuovo al mondo».
Alla relazione sono seguiti i lavori
di gruppo che si sono sviluppati su
tre piste di riflessione: «Aprire la
propria vita, animare la vita dei Cen-
tri locali» e «nuove frontiere dell'im-
pegno laicale» tutte alla luce del
«Vangelo della Carità».
La Celebrazione Eucaristica, ani-
mata dai Cooperatori di Ruvo, ha
coinvolto spiritualmente tutti i parte-
cipanti per offrire al Signore, intorno
all'altare, le nostre riflessioni e per
celebrare la sua Pasqua.
La giornata ci ha offerto prospetti-
ve e sollecitazioni sulla nostra voca-
zione di CCSS e come qualificare
maggiormente il nostro impegno nel-
la Chiesa, nella società e nel nostro
Centro.
Flora

2.3 Page 13

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Conosciamo i nostri santi
SAN DOMENICO SAVIO
Non «
posso mai pensare alla vita di Savio Domenico e attendere alla correzione delle stampe, senza piange-
re al pensiero di lui ». Così ebbe a confidare Don Bosco al chierico Stefano Trione nel 1878 mentre preparava la
quinta edizione della «Vita del giovanetto Domenico Savio». La prima era stata pubblicata appena ventuno mesi
dalla morte del ragazzo. Lungo il suo cammino di educatore , Don Bosco si è imbattuto in non pochi giovani pre-
diletti dalla Grazia. Ce ne fa egli stesso i nomi: «La Divina Provvidenza - egli scrive nella presentazione - si è
degnata di mandarci molti modelli di vita cristiana: Gabriele Fascio, Luigi Rua (il fratello di Don Michele Rua),
Camillo Gavio , Giovanni Massaglia e altri. Ma il comportamento di questi giovani non ha avuto lo splendore che
ebbe quello di Domenico Savio, la vita del quale, lo sapete tutti, è stata meravigliosa». Anche il fiuto di Mamma
Margherita operò questa stessa selezione: «Tu hai molti buoni allievi - disse un giorno al figlio - ma nessuno
è così buono come Savio Domenico. Egli prega con tanta devozione che pare un angelo e talvolta si direbbe che
vada in estasi ...Tienilo da conto ».
Don Bosco non tardò ad accorgersi di avere a che fare con un ragazzo eccezionale. Era appena trascorso
un mese dalla sua entrata nell 'Oratorio e già scrive di lui: «Dopo essersi affidato in maniera totale alla Madonna,
il suo modo di vivere diventò così eccellente che io cominciai a prendere nota di ciò che faceva e diceva, per
non dimenticarlo». Questa meraviglia del santo educatore era destinata a crescere sempre più, sino a fargli af-
fermare con convinzione: «In quel ragazzo scoprii una persona che viveva completamente secondo lo spirito del
Signore. Rimasi sbalordito del lavoro che la grazia di Dio aveva compiuto in lui in così pochi anni» . Ma cosa
c'era, in questo dodicenne, di tanto straordinario da lasciare Don Bosco «sbalordito»?
Focalizziamo almeno due tratti , particolarmente rivelatori della sua ricchezza spirituale.
Innanzitutto un 'eccezionale tensione interiore, un anelito alla santità, un desiderio così struggente da tra-
sformarsi in un vero «bisogno » dell'anima. Dopo aver ascoltato la celebre predica sulla santità, diventò visibil-
mente e stranamente pensoso . «Patisci qualche male?» gli chiese Don Bosco, un po ' preoccupato. «No, patisco
un gran bene» rispose scherzando. «Cosa vuol dire?». «Voglio dire che sento un grande desiderio, un vero biso-
gno di farmi santo. Ho assolutamente bisogno di farmi santo».
Don Bosco un giorno gli chiese di manifestargli un desiderio, dichiarandosi felice di soddisfarlo. Si sentì ri-
spondere , con sua sorpresa: «Mi aiuti a farmi santo. È questo il regalo che voglio . Sento un grande desiderio di
farmi santo , se non mi faccio santo non faccio nulla». All'amico Giovanni Massaglia (che morirà dieci mesi prima
di Domenico) scriveva : «Dio ci aiuti a farci santi , ma presto santi , perchè temo che ci manchi il tempo».
Un secondo tratto luminoso di questo volto è dato da una sorprendente capacità di colloquio con Dio. Uno
dei luoghi più visitati a Valdocco , è quel Tabernacolo dietro l'altare della Chiesa di San Francesco di Sales dove
Don Bosco scosse Domenico Savio imm erso nella contemplazione di Dio. «È già finita la Messa?». «Vedi! Sono
le due del pomeriggio».
Un suo compagno , Angelo Savio, ha reso questa testimonianza: «L' ho visto pregare con tale fervore che mi
sembrava in estasi , sollevato alla contemplazione delle cose celesti. Da un luogo dove non potevo esser veduto ,
lo osservavo senza disturbarlo, per lungo tempo , perché mi sentivo nel cuore una contentezza inesprimibile».
In questa intimità con il Signore va rintracciato il segreto di alcune sue misteriose intuizioni. Egli ne era con-
sapevole e ne rimaneva umilmente commosso sino alle lacrime . Quando costrinse Don Bosco a seguirlo per al-
cune vie sconosciute di Torino fino a quel terzo piano di un ignoto appartamento dove un moribondo aveva biso-
gno di confessars i, fu inevitabile un tentativo per svelare il mistero. Perciò «un giorno - scrive Don Bosco - ho
voluto chiedergli come avesse saputo che in quella casa c'era un ammalato grave. Egli mi guardò con aria di do-
lore, poi si mise a piangere. Non gli ho più fatto domande».
Di questo ragazzo santo - il primo quindicenne canonizzato - celebriamo quest'anno il 150° anniversario
della nascita. Una buona occasione per cogliere e trasmettere ai nostri ragazzi , il messaggio di fondo di questa
breve esistenza dichiarata eroica dalla Chiesa: ogni età ha la sua «maturità spirituale »! L'eroismo della bontà è
raggiungib ile anche a 13, 14, 15 anni!
Per gli adolescenti , portato ri naturali di aneliti e desideri non mediocri (anche se spesso da noi disattesi), la
figura di Domenico Savio, ha tutti i requisiti per convogliare nella direzi one giusta la loro sete di ideali ardui.
Don Pasquale Liberatore
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2.4 Page 14

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1a GIORNATA
VOCAZIONALE LAICALE
a Portici
Per la prima volta si è tenuta in
Campania, promossa dall'ACS, la
Giornata Vocazionale Laicale, a Por-
tici, dove sono convenuti i giovani di
diversi centri (oratoriani, animatori
e cooperatori giovani) che hanno vo-
luto fare esperienza di «condivisione
delle speranze giovanili».
La giornata ha avuto come fùo con-
duttore l'ascolto: in primo luogo, nel
momento di preghiera che ha aperto
l'incontro (preparato dai giovani di
Rione Amicizia) della Parola di Dio
che, nella parabola del giovane ricco,
ci ha detto come talvolta la risposta
ad una chiamata può implicare una
scelta radicale di vita; in secondo luo-
go di testimonianze-provocazioni di
giovani laici e di un salesiano che in
un modo simpatico, sotto forma di
«storia che comincia con: c'era una
volta», o come testimonianza di vita
vissuta e di scelta compiuta con una
maturazione personale, una compe-
tenza professionale ed una profondi-
tà spirituale, o ancora come provoca-
zione «missionaria», ci hanno invita-
to a riflettere sulla nostra scelta di
vita.
Con altri spunti di riflessione offer-
tici dalle canzoni di Paolo Mignani si
è conclusa la mattinata.
Durante l'Eucaristia abbiamo rac-
colto il frutto della giornata: ognuno,
infatti, ha offerto qualcosa di se stes-
so (tempo, disponibilità di cuore, la-
voro, gioia) in segno di risposta alla
chiamata di Cristo.
INCONTRO ISPETTORIALE
COPPIE-FAMIGLIE
a Caserta
Nelle accoglienti sale della Comu-
nità Proposta, di Caserta, si è svolto
il primo dei quattro incontri formati-
vi per coppie di Cooperatori Salesia-
ni.
Ad accogliere le coppie provenienti
dai centri di Caserta, Maddaloni,
Portici, Piedimonte Matese e Napoli-
Vomero, c'erano il Consigliere ispet-
toriale per la Famiglia Antonio Va-
stano e il Direttore della Casa di Ca-
serta Don Tobia Carotenuto.
Dopo una breve preghiera comuni-
taria, il gruppo ha affrontato il tema
di rilessione della giornata «FAMI-
GLIA E COMUNITÀ ECCLESIA-
LE» sotto la guida di Don Gianni Gal-
dieri.
La vocazione educativa della fami-
glia cristiana si manifesta all'interno
della Chiesa Locale (diocesi-
parrocchia) come educazione alla
Fede con la nota tipicamente salesia-
na dello spirito di famiglia, fatto di
accoglienza, di promozione umana,
di relazionalità interpersonale basa-
ta sull'accettazione e sull'affetto, spi-
rito che la famiglia cristiana deve
«esportare» come stile di rapporti
umani nelle comunità in cui si inseri-
sce come prima cellula sociale ed ec-
clesiale.
La riflessione sulla famiglia, ha
concluso Don Galdieri, diventa di vi-
tale importanza oggi in cui le tenden-
ze della società contemporanea agi-
scono come forze disgreganti su di
essa; e la Chiesa deve comprendere
che la pastorale familiare è ormai
d'obbligo se si vuole fare di ogni co-
munità ecclesiale e soprattutto, di
ogni parrocchia, una vera comunità
educante alla Fede.
Alla relazione molto apprezzata e,
soprattutto, stimolante è seguito un
acceso dibattito col confronto di di-
verse esperienze.
La mattinata si è conclusa con la
Celebrazione Eucaristica officiata
dal Delegato ispettoriale Don Tonino
Palmese.
NASCE IL BOLLETINO
a Potenza
È nato «il BOLLETTINO», perio-
dico a diffusione interna a cura del
Centro Cooperatori Salesiani di Po-
tenza, frutto di una proposta del Di-
rettivo dei Cooperatori a tutta la Co-
munità Parrocchiale. Tutte le realtà
esistenti nella Parrocchia sono invi-
tate a partecipare, per mettere a di-
sposizione di tutti il patrimonio di
bene che pure esiste e che non tutti
conoscono.
UN DIRETTORIO PER LA FORMAZIONE DEI LAICI
In un intervento di Mons. Joao Alves, Vescovo di Coimbra in Portogallo, al Sinodo dei
Vescovi per l 'Europa (28 novembre-14 dicembre 1991), è stata chiesta la pubblicazione di un
Direttorio per la formazione dei laici. Riportiamo il suo intervento, con /'augurio che possa
realizzarsi questo desiderio, che è anche il nostro.
La riflessione , la conclusione e le proposte di questo Sinodo per una nuova evangelizzazio-
ne dell 'Europa rimarranno , in buona parte, senza concretizzazione, se in questo sforzo non ver-
ranno coinvolti i laici ed essi non verranno aiutati nella loro formazione integrale e permanente.
È ai laic i, come ripetutamente dice il Concilio, che compete in modo particolare la missione di in-
fondere , nel concreto delle situazioni , lo spirito e il dinamismo evangelici nelle strutture tempo-
ral i della società.
Garantire in essi la crescente identificazione con Cristo tramite l'assimilazione della sua Pa-
rola e dei suo i criteri, è garantire naturalmente la comunicazione dello Spirito di Cristo alle real-
tà sociocultu rali .
Possiamo poi dire con il Sinodo del 1987 che «la formazione dei fedeli laici dovrà risultare
fra le priorità delle Diocesi ed essere messa nei programmi di azione pastorale, in modo che tutti
gli sforzi della comunità (sacerdoti, laici e religiosi) possano convergere a questo fine».
Viene chiesto che questo Sinodo proponga la pubblicazione di un Direttorio per la formazio-
ne dei laic i sulla base dei principi del Capitolo V della «Christifideles Laici».
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Sussidio formativo nazionale
per aspiranti Cooperatori
Nino Sammartano, Consigliere
Ispettoriale per la Formaz ione del-
l'Ispettoria Sicula ci ha inviato il suo
contributo per il Sussidio formativo e
un 'Ipotesi di Itinerario formativo per
aspiranti Cooperatori. Nel pubblica-
re il suo intervento, lo ringraziamo
cordialmente, mentre invitiamo altri
a presentare proposte e suggerimenti.
«Oggi che il Rettor Maggiore ci sollecita insi-
stentemente, sulla necessità della formazione, che
la Consulta Mondiale fa della formazione dei
Cooperatori l'obiettivo prioritario dell'Associazio-
ne, che il Papa stimola i laici, singoli e associati, a
una più consapevole presenza di impegno nella so-
cietà e nella Chiesa, dobbiamo pensare a itinerari
formativi più robusti, sia per i Cooperatori che per
gli Aspiranti. I Cooperatori sono chiamati a essere
membra vive della Chiesa (cfr. RVA, art. 27,2) e
nel mondo di oggi: non lo possono essere senza
una solida formazione.
In particolare, l'Itinerario formativo per aspiranti
Cooperatori non può non prevedere oggi un'attenta
riflessione sulla vocazione e la missione del laico alla
luce del Concilio e della «Christifideles Laici»; sulla
dottrina e la pastorale familiare alla luce della «Fa-
miliaris Consortio»; sulla dottrina e la pastorale so-
ciale e del lavoro alla luce della «Gaudium et Spes»,
della «Laborem Exercens», della «Sollicitudo rei So-
cialis» e della «Centesimus Annus».
Naturalmente a questi contenuti , che attengono
alla formazione del cristiano laico, si aggiungeran-
no quelli riguardanti il patrimonio spirituale e il
progetto apostolico salesiano.
C'è da chiedersi, a questo punto, se convenga
preparare un Sussidio formativo per gli Aspiranti,
rivedendo e arricchendo quello già esistente, un
Sussidio che avrebbe comunque una validità limi-
tata nel tempo; oppure se non sia opportuno più
semplicemente elaborare e offrire all'Associazione
un Itinerario formativo articolato, che avrebbe il
vantaggio di poter essere facilmente aggiornato
(inserendo particolarmente nuovi documenti del
Magistero ecclesiale e salesiano che si ritenessero
importanti) e diventerebbe al tempo stesso uno sti-
molo per i Cooperatori e i Centri a confrontarsi
più direttamente con il Magistero e a essere più in
sintonia con il cammino della Chiesa e della Fami-
glia Salesiana.
Ipotesi di ITINERARIO FORMATIVO
per Aspiranti Cooperatol'i
I Anno: ESSERE LAICI OGGI NELLA CHIESA
I) Lumen Gentium: Capp. I, Il, IV, V;
2) Apostolicam Actuositatem: Capp. I, II , Ili, IV, VI;
3) Gaudium et Spes: nn. 1-3; 11-22; 23-32; 33-39; 40-45;
48-52; 63-69; 73-76; 91 -93;
4) Christifideles Laici: intera;
5) Familiaris Consortio: Parte III" nn. 17-64;
6) Laborem Exercens: intera o almeno i nn. 4-10; 24-27;
7) Sollicitudo rei Socialis: nn. 11-45;
8) Centesimus Annus: almeno i nn. 30-43; 53-61 .
II Anno: PARTECIPI DEL CARISMA
E DEL PROGETTO APOSTOLICO SALESIANO
I) Una biografia di Don Bosco (lettura personale);
2) Un testo sul «Sistema preventivo» (consigliabile N. Palmisa-
no, «Un Cammino di semplicità»);
3) Un testo sullo «spirito salesiano» (consigliabile J. Aubry,
«Lo Spirito Salesiano 3»);
4) Giovanni Paolo II, Iuvenum Patris;
5) CG23, Educare i giovani alla fede , nn. 45-214.
III Anno: COOPERATORE SALESIANO:
. UNA PROMESSA CHE IMPEGNA LA VITA
I) li R.V.A. (lettura meditata e approfondita con l'ausilio del
Commento Ufficiale);
2) E. Viganò, Lettera ai Cooperatori Salesiani (1986).
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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Quindicinale di informazione e di cultura religiosa
L'edizione di metà mese del 85 è particolarmente de-
stinata ai Cooperatori Salesiani. Direzione e ammini0
straziane: Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092 - 00100
Roma Aurelio - Tel 69.31.341.
Direttore responsabile : UMBERTO DE VANNA
Redattore: ALFANO ALFONSO - Via Marsala, 42 -
00185 ROMA - Tel. 44.50.185; 49.33.51.
Autorizz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949 - e .e. Po-
stale n. 2-1355 intestato a: Direzione Generale Opere Don Bosco:
Torino - C.C.P. 462002 intestato a Dir. Gen. Opere Don Bosco - Ro-
ma. - Per cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente.
La collana MONDO NUOVO, piccola enciclopedia popolare della
fede, iniziata 15 anni fa nel 1977, ha finora pubblicato 130 titoli per un
totale di quasi 6 milioni di opuscoli. È un vero record, che fa onore a
quanti ancora credono all'intuizione di Don Bosco, fondatore delle
«Letture Cattoliche» (di cui Mondo Nuovo è la continuazione), all'Asso-
ciazione Cooperatori Salesiani che sostiene l'iniziativa e al Centro Ca-
techistico Salesiano di Leumann (Torino) che con intelligenza e spirito
apostolico dirige la Collana nella persona di Don Enzo Bianco.
Conduce la classifica dei «best sellers» il volumetto «La risposta
dei cristiani ai Testimoni di Geova» di Pietro Ambrosia con quasi
600.000 copie. Seguono, nell'ordine, «Prevenire la droga» e «Come
prevenire la droga» (Gruppo Abele) complessivamente 190.000 copie;
«La Bibbia parola di Dio agli uomini» e «La Bibbia, lettera d'amore»
complessivamente 180.000 copie; «Di fronte ai Testimoni di Geova» di
Giuseppe Sangalli 170.000 copie; «Conosci Gesù» e «Tu conosci Ge-
sù» di Antonio Fanuli complessivamente 150.000 copie; «Ma c'è poi
questo Dio?» di Adolfo L'Arco 130.000 copie; «Educare come Don Bo-
sco» di Gianni Sangalli 125.000 copie; «Aiutiamoli a crescere» di Tere-
sio Bosco 120.000 copie; «Che male c'è» di Guido Gatti 100.000 copie.
L'Editrice ELLE DI Cl notifica che nel 1990 si è registrata una con-
trazione di 10 Rivendite (da 324 a 314) e un calo di 419 copie (da 7.439
a 7.020), mentre la diffusione complessiva risulta in aumento (da
317.120 a 336.313).
Come regalo per i 15 anni ogni Centro incrementi o inizi la Riven-
dita Mondo Nuovo, inviando la richiesta a: Editrice Elle Di Ci - 10096
Leumann (TO) o una Libreria LDC o LES.
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