LA TERRA PROMESSA
Quando si d ic e: «pace>>, il
primo impatto della memoria è
quello di un bazooka puntato
contro un carro armato o l 'im-
magine di corpi riversi e stra-
ziati, che si affacciano dallo
schermo televisivo o dalle pa-
gine di cronaca internazionale.
Sicuramente, questa pace
auspicata, travagliata e con-
trattata, col pisce la sensi bi Iità,
l'animo e le aspirazioni di tut-
ti; e ben fanno coloro che di-
sinteressatamente operano per
essa tra mine vaganti di ogni
tipo, che ne compromettono
l'esito positivo.
■ Un altro aspetto della pace,
con implicazioni e complica-
zioni più ravvicinate, lo vivia-
mo scandendo i ritmi di una ca-
1ibro 4S, di una lupara o di sor-
di colpi di co ltello affondati
su lle vitt ime che continuano a
cadere sotto il so le o nella not-
te . E mentre suona un mesto
rintocco di campana che ac-
compagna la celebrazione del
rito finale, altri muoiono con
una corda al collo o giù da un
balcone, con una siringa anco-
ra tra le dita o nei bidoni della
spazzatura.
Sono cose che fanno rabbri-
vidire e riflettere, e spesso in-
ducono ad una considerazione
amara: «Non ci posso far nien-
te».
È qui che l' approfond imento
del problema gioca un ruolo
molto importante e decisivo.
Dal dramma, dalla denuncia,
dalla esposizione dei fatti, bi-
sogna poter fare qualcosa di
concreto e non alzare le brac-
cia in segno di resa e, tantome-
no, accusando il Cielo.
Ciascuno di noi può agire
quando, nell'ambito delle pro-
prie competenze, nel proprio
raggio di azione, nella famiglia,
su l posto di lavoro o nel suona-
re una chitarra, è chiamato a
testimoniare la vo lontà d i
unione d'intenti, di coesione,
di attento asco lto, della parola
come mezzo di dialogo e di se-
reno dibattito.
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OLTRE LA NOTIZIA
di Pompeo Santorelli
■ Ma qua le pietra angolare di
questo ed ificio sempre in co-
struzione, non si può trascura-
re uno schietto senso della giu-
stizia. Pace e giustizia è un bi-
nomio inscindibile; non può
avere surrogati, né sottostare
a sot:i.smi, né, tantomeno, a mi-
stificazioni.
Non sono lontani i tempi in
cui i «profeti della pace» grida-
no ai paesi ricchi di assegnare
I' I% del reddito nazionale a fa-
vore dello sviluppo dei paesi
,poveri. Oggi tristemente ciac-
' corgiamo che il costo globale
di pochi mesi di stanziamento
delle forze multinazionali nella
penisola arabica, avrebbe inte-
ramente coperto i debiti del
terzo mondo. È stato rilevato
che il costo medio giornaliero
dei primi giorni di guerra si
aggira sui 600 milioni di dolla-
ri. Siamo appena agli inizi, e
Dio sa quanto questo conflitto
brucerà in termini economici!
È davvero un'avventura senza
ritorno!
■ Sono molti coloro che par-
lano di pace senza scavarne il
significato autentico e genui-
no.
Indossare questo vestito nel-
le grandi occasioni, può fare
molto moda «sti le pace», ma
può diventare demagogico, so-
prattutto se si punta i I dito
soltanto contro le guerre di-
chiarate.
La gravissima situazione del
Golfo Persico ha aperto uno
scenario che pensavamo di
esclusiva competenza cinema-
tografica.
Paura e curiosità hanno pro-
vocato un'impennata degli ac-
quisti. Caccia grossa a radio,
antenne paraboliche e congela-
tori.
Si stanno drammaticamente
riscoprendo gli autentici e
p_uri significati di una termino-
logia usata finora in senso figu-
rato: ultimatum, accapparra-
mento, borsa nera, oscuramen-
to, prigionia, allarme aereo,
bombardamento, sanzioni, em-
bargo, convenzione di Gine-
vra. Memorie di certi fantasmi
del passato che l'Europa crede-
va di aver accantonati per sem-
pre e relegati in polverose an-
tologie di fatti di guerra.
■ Hanno acquistato nuovo vi-
gore le «scuo le di sopravviven-
za». Da cl ienti selezionati, le or-
ganizzazioni del settore accetta-
no chiunque. Modesti impiegati
e «Rambo» nostrani passano in-
sieme qualche weekend, cimen-
tandosi con le forze della natura
e con i bisogni primari, nei bo-
schi a pochi chilometri dalle città.
Gli americani non sono da me-
no. A New York signore in pel-
liccia fanno la fila nei negozi spe-
cializzati per assicurarsi una effi-
cientissima maschera. Sono state
abolite diverse manifestazioni
carnevalesche, ma è simbo lo irri-
nunciabile avere in casa una ma-
schera, anche se antigas .
I ventitré conflitti tutt'ora in
atto nel mondo, ci hanno toccato
marginalmente sfiorando appena
il comune senso della sol idar ietà.
Soltanto quest'ultimo ci ha com-
pletamente immersi, coinvolti
«in diretta» a subire tutte le
emozioni di un tragico e reale av-
venimento confinante con quella
spettaco larità che la «fiction» ci
ha abituati ad osservare nei giuo-
chi stellari . Fino a quando l'assue-
fazione non farà rientrare anche
questa guerra in una maledetta
normalità.
Sarà grazie alla ipertecnol,ogia
che forse risparmieremo sangue,
lacrime e lutti. Ma anche se il ter-
rore di una terza, spave ntosa
guerra mondiale non sarà padro-
na dell'umanità, avremo comun-
que distrutto la fertilità della no-
stra intel Iigenza e del nostro cuo-
re, perché ci saremo ancora una
vo lta allontanati dal la Terra Pro-
messa.