Bollettino_Salesiano_199103cooperatori


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ANNO 115 - N. 6 2• QUINDICINA 15 MARZO 1991
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877 .
S. GIOVANNI BOSCO
PROFETA E PROMOTORE
DEI DIRITTI E DOVERI DEGLI APPRENDISTI
- -~-- fF ~--- '--1'
1/33

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1891 -15 maggio - 1991
Cento anni di storia
della «Rerum Novarum»
Che Don Bosco sia il Santo dei
giovani è cosa universalmente no-
ta. Che Don Bosco sia anche il «ce-
leste Patrono dei giovani lavoratori
apprendisti», una sorta di sindacali-
sta in Paradiso, è cosa meno nota
se non sconosciuta ai più. Una di-
menticanza probabilmente dovuta
anche alla progressiva estinzione
sociologica del mondo e dei me-
stieri artigianali in cui la figura stes-
sa dell'apprendista trovava un sen-
so ed una dimensione tipica. Al
rapporto di apprendistato si è ora-
mai sostituita una particolare (ma
ben nota) fattispecie contrattuale
che consente al datore di lavoro di
impartire poca formazione e conte-
stualmente richiedere, a basso co-
sto, molto lavoro.
Patrono degli apprendisti Don
Bosco è stato dichiarato con de-
creto pontificio del 17 gennaio
1958 da Papa Pio XII, e non sen-
za motivo. Si rifletta solo su due
circostanze.
Anzitutto, già intorno alla metà
del secolo scorso Don Bosco aveva
intuito (ed attuato) la necessità di
regolamentare, anche minuziosa-
mente, i rapporti di lavoro - parti-
colarmente quelli relativi ai minori
apprendisti - onde evitare abusi
professionali e personali di ogni ge-
nere, attraverso uno strumento vin-
colante sul piano giuridico, quale è
il contratto. E ciò in un contesto ca-
ratterizzato da una assoluta caren-
za di interventi statali di tutela so-
ciale. La prima legge in materia di
lavoro riguarda infatti proprio la
condizione dei fanciulli e delle
La «Rerum Novarum» è un'encicli-
ca del Papa Leone Xlii «Intorno alla
condizione operaia»: un'enciclica
ancora oggi fondamentale, con la
«Quadragesimo Anno» di Pio Xl, 15
maggio 1931, la «Mater et Magi-
stra» di Giovanni XXIII, 15 maggio
1961, e la lettera apostolica di Pao-
lo VI «Octogesima Adveniens» per
1'80° anniversario della Rerum No-
varum.
L'enciclica ha segnato una cultura
e un orientamento sociale per tutte
le tendenze politiche «cattoliche».
Ai suoi insegnamenti hanno fatto
riferimento tutti i movimenti politici
cattolici di questi cento anni.
Don Bosco è stato presente con-
cretamente in questa maturazione
di sensibilità e di attezione al mon-
do del lavoro. Ha avuto una visione
cristiana moderna del problema
sociale.
Dalla sofferta esperienza delle in-
giustizie e dei disagi umani di tanti
suoi giovanissimi operai, è matura-
ta la profetica intuizione delle
«scuole professionali»: una sintesi
geniale dell'educazione dell'anima
e della mente dei giovani, una
scuola di vita e di lavoro!
donne ed è stata promulgata 1'11
febbraio 1886 (L. n. 3657).
La modernità di Don Bosco non
appare soltanto nella intuizione di
una necessaria definizione di rego-
le vincolanti. Essa emerge prepo-
tentemente anche nella definizione
del contenuto delle specifiche nor-
me da Lui redatte. Per dimostrare
ciò mi pare interessante proporre
una comparazione fra quanto pre-
disposto da Don Bosco in un con-
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tratto di apprendistato sottoscritto
- fra il giovane Giuseppe Odasso
ed il «Mastro Minusiniere» Giusep-
pe Bertolino - 1'8 febbraio 1852,
da un lato, e, dall'altro, alcune nor-
me della legge n. 25 del 19 gen-
naio che disciplina, a distanza di un
secolo, la fattispecie dell'apprendi-
stato. L'identità dei contenuti ed a
volte delle parole è, semplicemen-
te, sconcertante.
Se i sogni di Don Bosco erano
profetici, non da meno era la sua
intelligenza «sindacale».
«Il sig. Bertolino Giuseppe (. .. ) ri-
ceve nella qualità di apprendista
nell'arte di falegname il giovane
Giuseppe Odasso (. .. ) e si obbliga
ad insegnarli l'arte suddetta (. .. ); di
dare al medesimo nel corso del
suo apprendimento le necessarie
istruzioni e le migliori regole onde
ben imparare ad esercitare l'arte
suddetta (. ..)» (Don Bosco, 8 feb-
braio 1852).
«L'apprendistato è uno specia-
le rapporto di lavoro in forza del
quale l'imprenditore è obbligato
ad impartire o a far impartire,
nella sua impresa, all'apprendi-
sta assunto alle sue dipendenze,
l'insegnamento necessario per-
ché possa conseguire la capacità
tecnica per diventare lavoratore
qualificato» (I. 19 gennaio 1955,
n. 25, art. 2, 1 comma).
«(... ) di occuparlo inoltre conti-
namente in lavori propri dell'arte
sua, e proporzionati alla di lui età e
capacità, ed alle fisiche sue forze,
ed escluso ogni qualunque altro

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servizio che fosse estraneo t1l!a pro-
fessione» (Don Bosco, 8 febbraio
1852).
«Il datore di lavoro ha l'obbli-
go: ...d) di non sottoporre l'ap-
prendista a lavori superiori alle
sue forze fisiche o che non siano
attinenti alla lavorazione o al
mestiere per il quale è stato as-
sunto» (I. 19 gennaio 1955, n. 25,
art. 11).
«Lo stesso Mastro si obbliga di
corrispondere settimanalmente al-
l'apprendista l'importare della sua
mercede, stata convenuta in cente-
simi trenta al giorno per li primi sei
mesi, ed in centesimi quaranta per
il secondo semestre del corrente
anno 1852 ed in centesimi sessan-
ta a principiare dal primo gennaio
1853, fino al terminare dell'ap-
prendimento» (Don Bosco, 8 feb-
braio 1852).
«La retribuzione (dell'appren-
dista) dovrà essere graduale an-
che in rapporto ali'anzianità di
servizio» (art. 13, I. 19 gennaio
1955, n. 25).
«Si obbliga inoltre (il Mastro) di
segnalare al fine di ciaschedun me-
se, in un apposito foglio che gli
verrà presentato, e schiettamente
dichiarare quale sia stata la con-
dotta durante il mese tenuta dal-
l'apprendista» (Don Bosco, 8 feb-
braio 1852).
«Il datore di lavoro ha l'obbli-
go di informare periodicamente
la famiglia dell'apprendista o chi
esercita la potestà sui risultati
dell'addestramento» (I. 19 gen-
naio 1955, n. 25, art. 11).
«/I giovane Odasso promette e si
obbliga di prestare per tutto il tem-
po dell'apprendimento il suo servi-
zio a detto Mastro con prontezza,
assiduità ed attenzione, di essere
docile, rispettoso ed obbediente al
medesimo, comportandosi verso di
lui come il dovere di buon appren-
dista richiede» (Don Boco, 8 feb-
braio 1852).
«L'apprendista deve: a) obbe-
dire all'imprenditore e seguire gli
insegnamenti che gli vengono
impartiti; b) prestare nell'impre-
sa la sua opera con diligenza;
c) comportarsi correttamente ver-
so tutte le persone addette al-
l'impresa (...(art. 12, I. 15 gen-
naio 1955, n. 25).
Antonio Viscomi
IL CAMMINO
DI UNA GRANDE IDEA
di Don ]osé Reinoso
I dati statistici
e un po' di storia
Vorrei cominciare questa relazio-
ne facendo un po' di storia.
Alla morte di Don Bosco si diceva
che i Cooperatori sarebbero stati
più o meno 80.000.
Bisogna dire che la maniera di di-
ventare Cooperatore era un po' di-
versa. Molte volte era sufficiente es-
sere una persona pia.
Una persona pia viveva una vita
abbastanza cristiana, come essa era
intesa a quel tempo. Poi riceveva il
Bollettino Salesiano come mezzo di
formazione e informazione, assiste-
va alle due conferenze annuali e fa-
ceva qualche offerta alle opere sale-
siane, come mezzo di partecipazio-
ne al grande lavoro che svolgeva la
Congregazione. Si può dire che, in
generale, faceva ciò che chiedeva il
Regolamento.
Col crescere delle Congregazioni
(SDB/ FMA) i Cooperatori arrivano
in tutti i paesi dove si erano stabiliti
i Salesiani e le salesiane.
In alcuni paesi essi sono arrivati
prima che arrivassero i Salesiani o
le Salesiane, come per esempio nel
Messico .
I Cooperatori diventarono presto
molto numerosi. Nel 1954 Don Af-
fray parlava di più di un milione di
Cooperatori in tutto il mondo sale-
siano.
Il Bollettino Salesiano d'Italia nel
1956 parlava di 420.000. Un po' più
avanti, nel 1972, «Salesiani Copera-
tores» scriveva che i Cooperatori
erano all'incirca 140.000.
Dati più recenti, come quelli che
si trovano nella relazione di Don
Raineri per il Capitolo Generale 21,
anno 1978, parlava di una cifra mol-
to ridotta in confronto con quelle
anteriori: cioè, egli ne aveva contati
22.222.
Alcuni anni più tardi, nel 1983, i
dati raccolti dal Sig. Sarcheletti par-
lavano di 24.053 Cooperatori con
promessa.
Per il Capitolo Generale 23, i dati
che abbiamo potuto raccogliere fino
a dicembre 1989 parlano di 32.617
Cooperatori con promessa, 5.726 in
formazione e 10.557 chiamati «al-
tri», cioè Cooperatori di cui non si è
sicuri che abbiano rinnovato o fatto
la promessa secondo il Regolamen-
to di Vita Apostolica.
Oggi, un anno dopo le ultime sta-
tistiche, le cifre in nostro possesso
indicano che ci sarebbero:
- Cooperatori con promessa:
33.781.
- Cooperatori in formazione:
8.332.
- Cooperatori chiamati «altri»:
10.557 .
Facendo la somma di queste ci-
fre arriviamo a 52.670 unità, cifra
naturalmente approssimativa per-
ché include anche gli aspiranti, ma
non troppo sbagliata perché questi
generalmente arrivano a fare la
promessa.
Ho parlato delle statistiche prima
che di altre cose, perché voglio sot-
tolineare alcuni punti importanti
che ci aiuteranno a ·capire lo stato
attuale della Associazione:
- Abbiamo visto che l'Associa-
zione ebbe il numero più alto di
Cooperatori verso gli anni '50. Ma
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erano tutti veramente dei Coopera-
tori?
Sono rimasti abbastanza numero-
si (140 .000) fino all'anno 1974, anno
in cui è apparso il Nuovo Regola-
mento. Quando Don Ranieri nel '78
ha fatta la relazione al Capitolo Ge-
nerale ha parlato soltanto di 22.222
membri. Si è avuta una caduta ab-
bastanza vertiginosa.
Come tutti sappiamo, il nuovo
Regolamento (1974) aveva cercato
già di vedere il Cooperatore alla
luce del Vaticano Il. Ha visto la ne-
cessità, tra altre cose, di rivedere il
processo per cui si diventava Coo-
peratore. Il Capitolo Generale Spe-
ciale aveva parlato del Cooperatore
come di un vero salesiano nel mon-
do. Per arrivare ad avere un vero
salesiano nel mondo c'era bisogno,
nelle circostanze attuali, ben più
che dell'offerta di una elemosina o
dell'essere amico dei salesiani per
diventare Cooperatore.
La «promessa» pertanto doveva
essere presa più seriamente e così
pure la formazione. Si raccomandò
di rifare la promessa d'accordo con
il Nuovo Regolamento, ed è qui che
si trova la ragione del numero ridot-
to dei Cooperatori di cui parlava
Don Ranieri.
Era rimasto un piccolo gruppo, se
si mette a confronto con i grandi
numeri anteriori, ma forse era un
gruppo più impegnato e cosciente
della sua identità dentro la Chiesa e
la Famiglia Salesiana.
A partire da questa data si vede
un ricrescere di nuovo nel numero
di Cooperatori come lo ha indicato
la relazione Sarcheletti per il Con-
gresso Mondiale di 1985 e gli ultimi
dati presentati dalla rivista «Coope-
ratores» nel dicebre 1989.
filippine: Assemblea nazionale dei Cooperatori Salesiani.
La situazione
attuale
Il Regolamento di Vita Apostolica,
che ha visto la luce nel Congresso
dell'85, non ha lasciato alcun dub-
bio sul tipo di Cooperatore che dob-
biamo avere oggi.
E grazie a Dio attualmente si vede
emergere dappertutto il Cooperato-
re che corrisponde a questo ideale
del laico nella Famiglia Salesiana,
come lo presenta il suddetto Regola-
mento.
Si constata in quasi tutte le parti
del mondo una crescita, se si vuole
più
sto
lteipnota1ilimCaopoipùeraauttoernet.icQa udeisqtoueè-
motivo di grande gioia non soltanto
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Giappone: Giornate di studio dei Cooperatori Salesiani.
per i Cooperatori, ma per tutti
quanti amano il carisma salesiano.
Essendo più o meno 52.670 i
membri dell'associazionismo, que-
sta è certamente una forza nella
Chiesa da non disprezzare. Se met-
tiamo insieme tutti gli SDB, le FMA,
le Volontarie di Don Bosco e tutti gli
altri gruppi religiosi della Famiglia
Salesiana, non arrivano alla cifra di
40.000 unità, come arrivano i Coo-
peratori. Se tutti questi Cooperatori
fossero autenticamente salesiani
d'accordo con l'ideale salesiano, po-
tremmo renderci conto e immagi-
nare la vitalità che il carisma di Don
Boosco potrebbe avere nel mondo
particolarmente nel versante laicale.
Una cosa è certa ed è questa:
dappertutto si sta crescendo nel-
1'identità vocazionale dei Coope-
ratori.
A partire dalla promulgazione del
Regolamento di Vita Apostolica, fat-
ta dal Rettor Maggiore nel 1986, si è
passato in quasi tutte le parti del
mondo a ritmi diversi: da una visio-
ne del Cooperatore come benefatto-
re ad una visione del Cooperatore
come una persona che corrisponde
ad una vocazione.
In quasi tutto il mondo salesiano
il Cooperatore è già visto come ciò
che è in realtà e cioè come un «vero

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salesiano nel mondo».
Siamo in un
momento di crescita
In ciò che riguarda l'Associazione
dei Cooperatori a livello mondiale si
possono fare le seguenti affermazioni:
La situazione è diversa da un luo-
go all'altro, ma, eccetto in cinque
ispettorie del mondo, si nota un mi-
glioramento notevole in relazione
con gli anni passati. Segni di cresci-
ta sono:
- Si sta camminando verso una
maturazione nell'animazione a tutti
i livelli che fa sperare molto:
A livello della Consulta Mondia-
le, quel gruppo che avalla il Rettor
Maggiore nell'animazione della As-
sociazione e nel coordinamento del-
le iniziative formative, si è decisa-
mente preso coscienza della respon-
sabilità laica. Essi stessi si sentono
responsabili e coinvolti nell'anima-
zione della loro associazione.
A livello dei Consigli ispettoriali
e locali si è molto progredito nel-
1'animazione collegiale dell'Associa-
zione. Soltanto pochi consigli sono
inefficienti oggi.
A livello del singolo Cooperato-
re si avanza verso una coscienza vo-
cazionale molto chiara e di conse-
guenza a un impegno più forte e
convinto.
A livello delle FMA e degli SDB
si sta anche crescendo nel capire
meglio l'identità del Cooperatore e
il ruolo di animazione verso di loro.
la corresponsabilità. C'è dialogo e
confronto nella ricerca di dare ri-
sposte adeguate ai problemi nei
quali i Cooperatori si sentono som-
mersi.
- L'aumento del numero dei
giovani Cooperatori in una buona
parte delle ispettorie, fino al punto
che in certi posti gli aspiranti o gli
stessi Cooperatori giovani sono ad-
dirittura più numerosi che gli adulti
(vedere il Belgio Nord, alcune ispet-
torie della Spagna, Messico Guada-
lajara, Corea, Zaire... ), è motivo di
grande speranza.
La formazione
Un elemento che ha dato un
grande impulso alla crescita nella
coscienza vocazionale è stata la for-
mazione, anche se questa sarà sem-
pre un problema. Le nazioni, dove
fndia-Mqnipur: Consiglio lspettoriale.
Però rimane ancora molta strada
da percorrere prima che tutti i reli-
giosi e le religiose arrivino ad avere
una visione giusta sui Cooperatori.
- I Cooperatori si riconoscono
veramente come parte integrante
del carisma salesiano, sebbene non
tutti sono coscienti di questa realtà
allo stesso livello, e si sentono corre-
sponsabili del progetto salesiano
verso i giovani.
- Attualmente abbiamo dei Coo-
peratori che hanno una spiritualità
profonda e che sono capaci di for-
mare altri Cooperatori. Questo esi-
ste un po' dappertutto, eccetto na-
turalmente in un numero ridotto di
ispettorie, menzionate prima.
- La capacità apostolica dei
gruppi e dei singoli Cooperatori è
_!;vidente in tutte le ispettorie anche
in quelle poche dove il risveglio è
meno visibile.
- I Centri vivono più intensa-
mente la comunione, la solidarietà e
India-Calcutta: Gruppo Cooperatori Dirigenti.
questo si è preso seriamente, hanno
oggi Cooperatori fieri della loro
identità vocazionale e veramente
impegnati nei campi dell'azione sa-
lesiana. Possiamo citare qui il caso
della Spagna e di alcune nazioni del-
l'America Latina (Mexico Guadala-
jara, Peru, Argentina...).
Il processo di formazione è abba-
stanza lungo (3 cicli) con program-
ma di formazione ben definito.
La promessa è presa abbastanza
seriamente e la formazione perma-
nente è curata.
Di questo gruppo di Cooperatori
ben formato è uscito un movimento
per le famiglie, che si chiama «Fo-
colari di Don Bosco» (Hogares Don
Bosco) che ha il suo programma
continuo di formazione e che è indi-
rizzato alle famiglie di non-
Cooperatori. Il lavoro viene fatto da
una famiglia di Cooperatori che
porta avanti il suo apostolato for-
mando gruppi di famiglie che si ra-
dunano insieme per vivere lo spirito
salesiano e applicare il metodo pre-
ventivo all'interno delle famiglie
stesse.
Certe ispettorie dell'Italia hanno
fatto più o meno lo stesso cammino,
come per esempio, la Sicilia, che
oggi conta su un numero molto ele-
vato di Cooperatori ben formati e
preparati per vivere in pieno il cari-
sma salesiano nella forma laicale.
L'Italia ha preso molto seriamen-
te la formazione a livello nazionale
con la creazione di sussidi formati-
vi sviluppati attorno a un tema per
anno.
Si può dire altrettanto di molte al-
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che le attività dei Cooperatori sono
molto similari tra Cooperatori di
una stessa regione o ispettoria. An-
che a livello mondiale queste si ripe-
tono. Non poteva essere diversa-
mente se essi hanno lo stesso spirito
e missione.
In linea di massima, le attività dei
Cooperatori sono di questi tipi:
Zaire (Africa): Incontro Cooperatori
Dirigenti.
tre ispettorie, tenendo conto dei di-
versi piani di formazione che rice-
viamo al Centro.
In questa linea meritano una
menzione speciale le ispettorie Boe-
ma, Australiana, Antilliana...
Due esperienze che ho raccolto,
una nell'Argentina e l'altra nella
Thailandia. In Argentina un numero
di studenti universitari, dopo aver
capito cosa vuol dire essere Coope-
ratori e avere riflettuto seriamente
sulla loro vocazione, hanno lasciato
le loro facoltà di tipo ingegneria
ecc. per prenderne altre che come
per esempio le carriere delle scienze
dell'educazione portassero loro al
contatto diretto con i giovani. At-
tualmente molti di questi giovani la-
vorano nelle scuole salesiane dove
mancano i salesiani, portando avan-
ti la scuola loro stessi.
Nella Thailandia ho trovato una
cosa similare. I giovani professori
della Scuola di Don Bosco di Ban-
gkok, quasi tutti Cooperatori sale-
siani fanno quello che dovevano
fare i salesiani, che però a causa
della mancanza di personale sono
stati inviati ad altri posti. Qui questi
giovani Cooperatori sostituiscono
efficientemente i salesiani.
- la catechesi parrocchiale. Si
può dire che la grande maggioranza
dei Cooperatori sono coinvolti in
questa attività e in altre attività par-
rocchiali come:
ministri straordinari della co-
munione;
diaconi permanenti;
membri del consiglio parroc-
chiale;
altri sono coinvolti in tutte le
attività parrçcchiali che vanno dal-
1'animazione \\liturgica alla pulizia
della chiesa;
- l'animazione del tempo libe-
ro, particolarmente negli oratori. In
questo caso si può citare il caso del-
1'Argentina che per 1'88 ha voluto
offrire a Don Bosco 100 oratori, sor-
passando il numero previsto; questa
animazione si fa anche a livello di
colonie estive come fanno l'ispetto-
ria romana, la siciliana ecc.;
- attività culturali: evangelizza-
zione attraverso il teatro, il coro, le
corali. Vedere, per esempio, alcune
ispettorie dell'India che offrono rap-
presentazioni teatrali e corali nelle
piazze pubbliche per attrarre la gen-
te e presentare il messaggio cristia-
no... ;
- la diffusione dei libri buoni,
delle riviste. L'ispettoria mes~ica-
na del sud fa la propaganda della
buona stampa vendendo libri di
contenuto cristiano alle porte del-
le chiese la domenica e ad altri
posti strategici...
- l'assistenza economica alle
missioni. Qui si possono prendere
come esempio i «Laboratori Mam-
ma Margherita» che danno un gran-
de aiuto alle missioni con l'invio di
cose diverse che i membri stessi
confezionano o raccolgono. Anche
si può menzionare l'attività in que-
sto senso dei Cooperatori della Spa-
gna che hanno un'organizzazione
che raccoglie fondi in contante per
le missioni;
- l'aiuto alle vocazioni eccle-
siastiche religiose. È il caso dei
Cooperatori delle Filippine;
- opere sociali, che includono
laboratori per insegnare un mestie-
re, assistenza medica, aiuto agli stu-
denti poveri ecc., come è il caso di
qualche posto dell'India, delle Filip-
pine ed alcuni paesi dell'America
Latina, particolarmente il Brasile.
L'attività dei Mairos (Maestri), por-
tata avanti dai Cooperatori di Messi-
co Guadalajara con l'assistenza ai
bambini della strada, che hanno ab-
bandonato la loro famiglia, è una
delle più belle esperienze a livello di
Cooperatori;
- la comunicazione sociale,
dove si trovano Cooperatori come
giornalisti o radiocronisti ecc. come
per esempio nelle Filipine e nel Pe-
rù;
Che cosa fanno
i Cooperatori
Le esperienze possono essere un
po ' diverse ma, in generale, si vede
6/ 38
Filippine: Assemblea nazionale dei Cooperatori Salesiani.

1.7 Page 7

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- case di ritiro gestite dai Coo-
peratori come è il caso dell'Austra-
lia;
- la partecipazione in attività
politiche, o di organizzazione sin-
dacale, come è il caso della Fran-
cia, Argentina Cordoba, Brasile Sao
Paulo ecc.. .;
- l'assistenza fraterna ai Coo-
peratori dell'Est, come è il caso
dell'Austria.
Riteniamo queste come le attività
più rappresentative dei Cooperatori.
Non sono le uniche, ma sono suffi-
cienti per farci vedere il vasto cam-
po di attività e nel quale si sentono
coinvolti e attraverso il quale stanno
dando il loro notevole contributo al
miglioramento della società e a fare
vedere al mondo il volto umano di
Cristo.
Alcune
preoccupazioni
- In alcune ispettorie i Coopera-
tori sono di età avanzata e non sono
capaci di attrarre dei giovani. Ne-
cessità di una certa rifondazione.
- I delegati e le delegate a tutti i
livelli hanno bisogno di una adegua-
ta formazione per poter sviluppare
bene il loro compito di formatori.
- In alcune parti, manca la cre-
scita nell'elemento laico, cioè, nei
laici .
- In alcuni paesi i Cooperatori
sono abbastanza isolati nel rapporto
con la Chiesa locale e nel coinvolgi-
mento sociale.
- Alcune ispettorie considerano
ancora il Cooperatore più come col-
laboratore o benefattore che come
un vero· salesiano nel mondo.
Prospettive
di futuro
CRESCITA. Partendo dalle rifles-
sioni fatte fino adesso si prevede
una crescita in quantità e qualità dei
Cooperatori. Questo può essere fa.
cilmente dedotto dai programmi di
formazione che si stanno portando
avanti, dalla cura che si mette nel
processo formativo in molte parti e
dalle promesse che si stanno facen-
gg dopo avere percorso un itinera-
rio di formazione generalmente se-
rio e organico.
COSCIENZA DI ESSERE FAMI-
GLIA: Nel prendere coscienza della
propria identità all'interno della Fa-
miglia salesiana, le persone che la
Tutti i laici sono missionari
in forza del battesimo
La partecipazione dei laici all'espansione della fede risulta chiara,
fin dai primi tempi del cristianesimo, ad opera sia di singoli fedeli e
famiglie, sia dell'intera comunità. Ciò ricordava già Pio Xli, richia-
mando nella prima Enciclica missionaria le vicende delle missioni
laicali. Nei tempi moderni non è mancata la partecipazione attiva dei
missionari laici e delle missionarie laiche. Come non ricordare l'im-
portante ruolo da essi svolto, il loro lavoro nelle famiglie, nelle scuo-
le, nella vita politica, sociale e culturale e, in particolare, il loro inse_-
gnamento della dottrina cristiana? Bisogna anzi riconoscere - ed e
un titolo di onore - che alcune Chiese hanno avuto inizio grazie al-
l'attività dei laici e delle laiche missionarie.
Il Vaticano Il ha confermato questa tradizione, illustrando il carattere
missionario di tutto il Popolo di Dio, in particolare l'apostolato dei
laici e sottolineando il contributo specifico che essi sono chiamati a
dar~ nell'attività missionaria. La necessità che tuttti i fedeli condivi-
dano tale responsabilità non è solo questione di efficacia apostolica,
ma è un dovere-diritto fondato sulla dignità battesimale, per cui «i fe-
deli partecipano, per la loro parte, al triplice uHicio - sacerdotale,
profetico e regale - di Gesù Cristo». Essi, perciò «sono ten_uli all'o~-
bligo generale e hanno diri'!o di impegnarsi, sia come.smgoli, ~,a
riuniti in associazioni, perche l'annunzio della salvezza sia conosciu-
to ed accolto da ogni uomo in ogni luogo; tale obbligo li vincola an-
cora di più in quelle silazioni in cui gli uomini non possono ascoltare
il Vangelo e conoscere Cristo se non per mezzo loro». lnoltr_e, per
l'indole secolare, che è loro propria, hanno particolare vocazione a
cccercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole
secondo Dio».
(Dalla Lettera enciclica «REDEMPTORIS MISSIO»)
compml.gono si sentono pm vicini
gli uni degli altri in vista della comu-
ne missione. Il desiderio di essere
accettati con pieni diritti come par-
te integrante e corresponsabili del
progetto salesiano è una cosa che
non soltanto i Cooperatori auspica-
no ma è una aspirazione che stà di-
ventando sempre di più una realta.
IL RUOLO DEI COOPERATORI
NELLA CHIESA. I documenti pon-
tifici hanno chiaramente specificato
il ruolo dei laici nella Chiesa. Senza
dubbio i Cooperatori prenderanno
un ruolo sempre più impegnativo
nei compiti di trasformare il mondo
nel senso cristiano, come spetta ai
laici impegnati nella Chiesa.
COINVOLGIMENTO NEL SO-
CIALE E NELL'AREA POLITICA.
Considerando il livello di impegno
attuale, i richiami della Chiesa e la
sensibilità in continua crescita da
parte dei Cooperatori in questi set-
tori, si prevede un coinvolgimento
più deciso della loro parte nel socia-
le e nella politica come conseguenza
di una incarnazione più radicale
della loro fede.
Conclusione
Oggi ci sono associazioni e movi-
menti ecclesiali che rispondono
molto efficacemente alle necessità
associative del popolo cristiano. Si
estendono dappertutto.
Credo che i Cooperatori vivendo
la loro realtà vocazionale nel quoti-
diano, nei loro centri, nell'impegno
apostolico e con la presenza attiva
nella società e nella storia possono
rispondere molto bene a questo bi-
sogno.
Don Bosco quando parlava del-
l'Associazione non sognava a cose
piccole. Egli sapeva che la mano di
Dio la sosteneva e la sosterrà sem-
pre.
Essa è in un momento di cresci-
ta, di rilancio. Sappiamo che la no-
stra collaborazione è necessaria.
Se abbiamo la capacità di guar-
dare il futuro con lo stesso reali-
smo e creatività che Don Bosco
ai•eva, sicuramente faremo della
sua utopia una realtà.
7/ 39

1.8 Page 8

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MGS
e
stanno i «simpatizzanti», quei ragaz-
zi che frequentano gli ambienti sa-
lesiani ma non si lasciano coinvol-
gere da proposte concrete, poi
vengono i ragazzi che frequentano
gruppi, di ogni tipo, poi viene il
cerchio degli animatori (catechisti,
animatori sportivi, culturali, forma-
tivi... ), poi, dulcis in fundo il cerchio
dei giovani cooperatori.
CC.GG.
L'esperienza
dell'lspettoria
Novarese
Ricordate i
~<cerchi concentrici»?
Chi ha vissuto gli anni 80 atti-
vamente nella Pastorale Giovanile
Salesiana italiana, ricorderà certa-
mente quanta importanza veniva
data ai «cerchi concentrici» quando
si trattava di definire l'identità del
Movimento Giovanile Salesiano.
L'MGS, si diceva, usa equivoca-
mente del termine «movimento»,
non si ispira ad altri movimenti ec-
clesiali specifici, forti, dichiarati, ma
è aperto, secondo lo stile salesiano,
alla massa, a tutti quelli che non
trovano spazio in altri movimenti,
che stanno stretti nei movimenti...
ai «poveri». Però questo avviene a
«cerchi concentrici»: alla periferia
8/40
Giovani Cooperatori
ed MGS-
Il cerchio che raccoglie i
CC.GG è quello più piccolo, quel-
lo che illumina gli altri. Perché? Il
MGS si costruisce non intorno ad
attività specifiche, ma intorno alla
condivisione della Spiritualità Gio-
vanile Salesiana (SGS), condivisa
da chiunque entri in un ambiente
salesiano dove il Sistema Preventi-
vo è l'anima, il condimento di ogni
iniziativa e proposta. I CC.GG.
sono quelli che hanno scelto Don
Bosco, hanno promesso di vivere
da laici la sua spiritualità, lo hanno
dichiarato pubblicamente, quindi
sono all'interno dell'MGS un pun-
to di arrivo di un cammino e un
punto di partenza di un altro cam-
mino al servizio di altri giovani.
Fin qui tutto corre liscio, alme-
no teoricamente. Il problema nasce
quando ci si interroga sul come
l'Associazione dei CC vive questo
discorso al suo interno e sia dispo-
sto ad offrire ai CC del MGS un
appoggio proporzionato al partico-
lare modo con cui questi sono arri-
vati alla promessa.
Come appare
l'Associazione dei CC.?
Sembra, c1oe, che molti
CC.GG. che han fatto la promessa
nel MGS non si identifichino con
l'Associazione dei CC. ma conti-
nuino a fare quanto facevano pri-
ma e non si sentano attratti a fare
un «salto di qualità» richiesto ap-
punto dalla vocazione che hanno
pubblicamente promessa.
Forse manca una conoscenza
delle radici profonde dell'Associa-
zione che appare piuttosto con ca-
ratteristiche negative:
È in gruppo di persone an-
ziane. Esse si ritrovano per «rac-
contarsi» una storia che i giovani
non conoscono, per fare iniziative .
che ai giovani dicono poco;
ci sono dei giovani è vero,
ma questi continuano a fare ciò
che facevano prima della promes-
sa: allora a che serve questo pas-
saggio? Non solo, ma tanti di que-
sti giovani quando hanno smesso
di fare l'animazione-catechesi...
hanno smesso, praticamente, an-
che di fare i CC. perché non sono
mai entrati a far parte «attivamen-
te» dell'Associazione;
appare come un'Associazio-
ne che •vive di genericità. Rispetto
ad altri gruppi ecclesiali il gruppo
dei CC è un gruppo senza una
specifica identità, non presenta «ca-
ratteristiche» che portano all'identi-
ficazione;
è un gruppo che si raduna
per celebrare le «frasi fatte», le
«buone intenzioni»; prevale l'acca-
demia anziché l'iniziativa concreta
all'interno della storia...
Insomma, l'Associazione pre-
senta (ancora oggi) un'immagine
tutt'altro che esaltante e invitante.
Curare il «look»
L'analisi ci porta in genere a
sottolineare il negativo a scapito di
tanto positivo che c'è. Ma il nostro
mondo è quello dell'«immagine»,
della pubblicità: il bene non fa noti-
zia da solo, occorre «urlarlo», oc-
corre che rientri nella categoria del
«bello», dell'«utile», del «piacevole»
perché queste sono categorie che
invitano a scegliere. E noi viviamo
in questo mondo. Non possiamo
fare una proposta con un «look»
del secolo scorso e lamentarci se i
giovani non la apprezzano. Guar-
diamo qualsiasi «volantino» pubbli-
citario, poi guardiamo quelli che _
invitano a fare la scelta della coo-

1.9 Page 9

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perazione e ditemi se un giovane
non si trova in difficoltà! I nostri vo-
lantini sono «pesanti», con slogan
che sanno di sacresia lontano un
miglio, con fotografie di repertorio
Ai giovani, agli ammalati e
agli sposi il Papa ha ripropo-
sto la figura di S. Giovanni
Bosco nell'udienza generale
di mercoledì 30 gennaio.
«Rivolgo ora un saluto cordiale
ai Giovani, agli Ammalati e agli
Sposi novelli. Vi sia di esempio
la figura di San Giovanni Bo-
sco, di cui domani celebreremo
la memoria liturgica.
Egli, che seppe dedicare l'intera
sua esistenza al servizio del
mondo giovanile, ispiri la vosttra
vita, cari giovani, affinché siate
testimoni coerenti di Gesù tra gli
amici, negli ambiti della scuola,
del lavoro, dello sport.
Voi ammalali, abbiate sempre
coscienza del grande valore sal-
vifico della sofferenza, quan-
d'essa è cristianamente vissuta
e generosamente offerta per la
redenzione del mondo.
Giovanni Bosco, che comprese
l'Importanza della famiglia per
la crescita in una fede profonda
e responsabile, aiuti voi, sposi
novelli, ad essere segno efficace
dell'amore paterno e materno
che Dio nutre per ogni uomo.
La Benedizione Apostolica, che
ora imparto, sia a tutti d'augurio,
incoraggiamento e sostegno».
quanto c'era già. Non si può mette-
re toppa nuova a un vestito vec-
chio o vino nuovo in otri vecchi
(tanto per citare Qualcuno!);
quindi studiare, affidandosi
anche ad esperti, l'immagine che si
vuol presentare. E non mi si venga
a dire che qui si parla di vocazione
e che è opera dello Spirito Santo e
quindi... Sono «frasi fatte» di chi si
dimentica troppo spesso che lo
Spirito Santo non si mette al posto
dell'uomo, ma ha bisogno della
mediazione dell'uomo: facciamo in
modo allora almeno di non ostaco-
lare il suo lavoro! Mi sembra molto
importante pubblicizzare i «centri»
riusciti, le iniziative più vivaci e «imi-
tabili»: far conoscere!
chiarire il rapporto tra la
SGS che è l'anima del MGS e gli
obiettivi dell'Associazione. Proprio
per facilitare il passaggio a chi ha
fatto il cammino dall'MGS all'Asso-
ciazione;
programmare un rapporto
esplicito a livello locale tra ciò che
la Pastorale propone per il MGS e
ciò che l'Associazione realizza al
suo interno. Ma qui scattano tanti
altri problemi di cui già si è tanto
parlato: rapporto tra delegati vari,.1
tra salesiani e suore, tra le varie ini-
ziative e la sovrapposizione di ca-
lendario ...
Laici adulti nella fede
Penso però che la chiave di tut-
to ciò sia nella convinzione che
l'Associazione è di stampo laicale.
Non mi pare che ci siamo ancora
convinti di questo. Mi sembra che
ancora preti e suore sono al centro
dell'Associazione. I delegati e le de-
legate sono ancora il perno di tut-
to. E allora siamo ancora lontani
dal farne un'Associazione adatta ai
tempi della Christi fideles Laici.
Dobbiamo maturare la con-
vinzione che i laici non sono gli
eterni bambini, esecutori di quanto
decidono preti/suore. Ma sono
loro i responsabili/protagonisti del-
l'Associazione. Laici adulti, adulti
nella fede. A che punto siamo?
Quanta libertà/responsabilità stia-
mo costruendo?
Occorre che ci siano dei
«centri» vivi con persone significati-
ve che hanno fatto della coopera-
zione la loro scelta di vita. Stiamo
lavorando per questo? I coordina-
tori sono anche presidenti della
San Vincenzo, fanno parte dellla
Caritas... sono insomma sempre gli
stessi in mille attività? Chiarezza
nell'immagine, un centro preciso,
persone significative.
Don Giuliano Palizzi
***
trite e ritrite nelle nostre riviste. Tut-
to questo non dà un'immagine di
qualche cosa che finalmente può
risolvere la vocazione di una perso-
na che vive in una società pluralista
sbattuto da mille proposte tutte più
allettanti della nostra.
Forse bisognerà (tra tante altre
cose):
decostruire l'immagine che
circola: cercare di togliere quel sen-
so di vecchio, superato, generico,
inutile... che esiste ancora intorno
all'Associazione. È la fase più diffi-
cile. Ma importantissima. Non si
può costruire se non si demolisce
Scuola Nazionale di Formazione
Anno lii
SOGGIORNO DON BOSCO nel cuore delle Dolomiti.
Fontanazzo (TN) - Val di Fassa: 29 giugno-6 luglio.
Tema: "Cooperatori salesiani e territorio».
(sussidio annuale)
Animatore del Corso: DON NICOLA PALMISANO.
Per informazioni-prenotazioni: presso gli Uffici
lspettoriali.
9/41

1.10 Page 10

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ROMA
Un Convegno
sulla devianza
e giustizia minorile
Le grandi impotenze
Li chiamano ragazzi a rischio,
baby-killer, schegge vaganti, zan-
zare noiose ... È una delinquenza
in continuo aumento, anche in
centri meno urbanizzati, fatta di
furti, scippi, rapine, manovalanza
di organizzazioni criminali, lavoro
nero, evasione scolastica, aggres-
sioni!
Devianza e giustizia minorile è
stato il tema del secondo Conve-
gno promosso dai Cooperatori
del Lazio nei giorni 18, 19, 20 gen-
naio 1991. L'iniziativa ha raccolto
ampi consensi e una partecipazio-
ne numerica di persone qualifica-
te, studenti, operatori del settore,
professionisti e gente comune. In
sintonia con la Strenna del Rettor
Maggiore sulla «nuova evangeliz-
zazione e dimensione sociale del-
la carità», il Convegno ha voluto
dare .una risposta significativa ad
un problema che riguarda una
specifica fascia di adolescenti:
sono i protagonisti di uria sfida
verso le varie componenti della
società con comportamenti inquie-
tanti, creando uno stato di diffuso
malessere e di impotenza.
E la gente comune «scioccata»
invoca spesso la via della repres-
sione e della punizione.
Il Convegno ha proiettata inve-
ce la sua riflessione sulla nuova
cultura della stessa giustizia mino-
rile , che non tutela il reato, ma
tenta la duplice strada della pre-
venzione e del recupero. E su
questa linea che si sono alternati i
vari interventi di autorevoli
esperti, seguiti da un appassiona-
to e interessante dibattito. Risulta-
to? Sembra crescere l'attenzione a
un fenomeno fino a qualche tempo
addietro ignorato o alquanto sot-
tovalutato.
Sembra meno passiva la forza
fatalistica che tiene prigionieri
questi ragazzi, spinti spesso a pro-
seguire nella cieca corsa verso il
peggio. È emersa chiara (ed è
confortante!) la voglia di infrange-
10/42
re la legge di un destino che am-
manetta il cuore e la mente di
questi MINORI DEVIANTI prima
che vengano ammenettati i polsi.
Nel corso del Convegno è stato
assegnato «L'Oscar Don Bosco 91»
al regista Marco Risi, che si è det-
to «lusingato e felicissimo per tale
riconoscimento, gradito quanto
inatteso».
L'Oscar che si richiama all'azio-
ne educativa del grande amico
dei giovani, ha voluto premiare
l'attenzione all'emarginazione gio-
vanile evidenziata con i films «Ma-
ry per sempre - Ragazzi fuori»,
immagini (è indicato nella motiva-
zione!) di alto valore artistico del
mondo della giustizia minorile!
COMO
Festeggiata
nel 90° genetliaco
la cooperatrice
salesiana
Sig.ra Racchi Maria
La cooperatrice di Como sig.ra
Racchi Maria è stata festeggiata
nel suo 90° genetliaco, nella corni-
ce della giornata di spiritualità.
Come ex-allieva delle F.M.A.
ebbe il privilegio di aver cono-
sciuto il neo-beato D. Filippo Ri-
naldi, sua ineguagliabile guida
spirituale.
kGSA :8·,8· 81:IIIWO 1881

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Nella mattinata, scandita dalla
recita delle Lodi, dalla meditazio-
ne sul messaggio del 23° Capitolo
Generale Salesiano ai Cooperatori
dalla adorazione e celebrazione
eucaristica, la sig.ra Racchi ha vis-
suto un momento di singolare
commozione quando ha ricevuto
dalle mani di Don Ugo Contin il te-
legramma di Giovanni Paolo II, au-
gusto riconoscimento alla sua fe-
deltà e devozione per Maria Ausi-
liatrice e per il Figlio suo Gesù
nell'arco non breve di 90 anni di
vita.
La giornata è stata caratterizzata
dalle due relazioni degli animatori
del Centro.
Don Ugo Contin ha rilanciato
l'urgenza di offrire ancora ai gio-
vani validi motivi di autoidentifica-
zione in alti valori umani e religio-
si per aprirli alle perenni finalità
del metodo educativo di Don Bo-
sco e cli Mamma Margherita.
Don Giuseppe Bongiorni ha in-
tegrato, nella seconda conferenza,
il discorso sulla educazione alla
fede con quello non meno vitale
della testimonianza, oggi, nella
concretezza personale, dei valori
della sofferenza, della gioia, della
comunione con Dio e della solida-
rietà con il prossimo.
Il Coordinatore sig. Marchini ha
riassunto l'attività dei cooperatori
dai mesi scorsi ad oggi ed ha pre-
sentato una felice linea dell'attività
futura, che avrà un momento sa-
liente nella giornata del 3 feb-
braio 1991, in occasione della so-
SETTIMANE SOCIALI
Dal 2 al 5 aprile si terrà a Roma la XLI Settimana Sociale dei cattolici
Italiani. Sarà la prima della nuova serie e avrà come tema: ccl CAT-
TOLICI ITALIANI E LA NUOVA GIOVINEZZA DELL'EUROPA».
Le Settimane Sociali, nei loro 63 anni di vita (1907-1970) sono state
un prezioso strumento di ascolto e di ricerca, che ha contribuito al-
1'affermazione di una matura coscienza civile dei cattolicl Italiani, va-
lidamente concorrendo alla diffusione, allo sviluppo e al consolida-
mento di una cultura sociale e politica nel Paese.
Il rilancio, dopo venti anni di sospensione, è anche un appello per-
ché si arrivi a questo appuntamento preparati, per fare di queste Set-
timane un'occasione di studio, di confronto e di indirizzo verso un
domani più umano e solidale per tutti gli uomini di buona volontà.
Per informazioni: COMITATO ORGANIZZATORE SETTIMANE SOCIALI
· Circ. Aurelia, 50 - 00165 Roma - Tel. (06) 623.7141
lenne festa esterna di Don Bosco
con la presenza del Vescovo.
lspettoria Novarese
Come ogni anno il 20 gennaio
1991, terza domenica di gennaio,
l'Ispèttoria Novarese salesiana
con le ispettorie Alessandrina,
Monferrina, Novarese e Vercelle-
se delle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce ha celebrato la giornata di for-
mazione della Famiglia Salesiana.
120 partecipanti circa: notevole la
partecipazione di Cooperatori in-
sieme a exallievi/e, salesiani, suo-
re e rappresentanze di CDB.
All'ordine del giorno il com-
mento alla Strenna 91 del RM.
Dopo una breve preghiera guida-
ta dal delegato, la parola è stata
data all'Ispettore Don Carlo Filip-
pini che ha commentato la strenna
pé\\rtendo dal commento tradizio-
nale del RM e invitando i parteci-
panti a calare il tutto nella propria
situazione locale, insistendo ap-
punto sui due verbi della strenna
«approfondire e testimoniare» la
dimensione sociale della carità.
Ciò comporta: studio e conoscen-
za dei principi fondament'ali del
progetto sociale della Chiesa, di-
scernere influsso delle mode
ideologiche, far crescere la voca-
zione dei laici, prendere iniziati-
ve: scuole di politica, esercitare
concretamente la solidarietà.
Il lavoro di gruppo vede impe-
gnati sull'analisi delle situazioni di
povertà e ingiustizia nel territorio,
delle iniziative di carità, di impe-
gno, di volontariato, e sull'appli-
cazione del CRITERIO ORATO-
RIANO (proposte di educazione
del tempo libero).
La condivisione dei lavori nel
pomeriggio dopo una celebrazio-
ne eucaristica «partecipata» e un
pranzo «condiviso». Presentate le
situazioni negative e le difficoltà a
realizzare interventi coordinati, si
afferma che in alcune situazioni i
«laici» hanno preso la responsabi-
lità di curare l'oratorio, anche se
c'è ancora molta difficoltà a inten-
dersi col prete e con le suore. Si
arriva alle conclusioni: «La cultura
è la patria della nostra vocazione»
(RM), quindi:
11 /43

2.2 Page 12

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- Impegnarsi nei CGS: teatro,
cinema, musica;
- avviare incontri culturali (in
alcuni centri ci sono e godono di
ottima partecipazione);
- pensare seriamente a «scuo-
la di politica».
La giornata è stata splendida,
anche metereologicamente!
MILANO - Cinisello
La festa dell'lmmacolato que-
st'anno ha segnato un passo avanti
nella nostra Associazione.
Durante la Celebrazione eucari-
stica un giovane della nostra Par-
rocchia ha fatto la «Promessa» di
Cooperatore alla presenza di tutta
la Comunità delle F.M.A. e dei
Cooperatori.
Lasciano la parola ad Alessan-
dro:
«L'8 dicembre è una data im-
portante per tutta la Chiesa: la so-
lennità di Maria lmmacolata.
Quest'anno per me questa festa
si è arricchita di un dono tutto par-
ticolare: sono entrato a far parte
dell'Associazione Cooperatori Sa-
lesiani, facendo la "Promessa"
presso il Centro nell'Istituto M.
Mazzarello.
Una tappa importante nel mio
cammino di fede: non certamente
un punto di arrivo, semmai la li-
nea di partenza verso una strada
che, da oggi, sono chiamato a vi-
vere da "vero salesiano nel mon-
do".
Le motivazioni di questa scelta
trovano le radici nelle esperienze
di Chiesa e di apostolato che ho
incominciato a vivere qualche
anno fa. Uno dei primi impegni
che ho iniziato ad assolvere nella
mia comunità parrocchiale è statéf
quello dell'educazione dei fanciul-
li nella catechesi e, poco dopo
nell'animazione dell'ambiente
oratoriano. È chiaro come la gra-
duale scoperta di Dio sia sempre
stata provocata, stimolata ed ac-
compagnata dal "lavoro apostoli-
co" tra i giovani che, con il passa-
re degli anni ha acquistato un va-
lore tutto speciale: stare con i ra-
gazzi nelle più diverse attività con
l'intento di guidarli all'incontro
con Cristo.
Poi la "scoperta" dell'associa-
zione: diversi incontri (imprevi-
sti!) con alcuni Cooperatori e il
desiderio di camminare con loro
sulla strada tracciata da Don Bo-
sco che ·ormai, più o meno con-
sciamente avevo iniziato a percor-
rere . Durante il periodo di forma-
zione, confrontandomi con il pro-
getto di vita dei Cooperatori, ho
sentito come fosse Dio a chiamar-
mi su questa strada: non stavo sce-
gliendo a "tavolino", fra un venta-
glio di proposte che la Chiesa of-
VERSO CZESTOCHOWA - UN CAMMINO DI FEDE
Si intensifica ovunque la preparazione splrltuale e organizzativa per
la VI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (7-10 agosto). I Coo-
peratori che desiderano partecipare prendano contatto con i propri
Uffici lspettoriali.
Vi sarà un MOMENTO INSIEME DI TUTTI I GRUPPI della Famiglla Sa-
lesiana presenti a Czestochowa.
fre, uno stile di vita che potesse
piacermi, come sfogliassi un cata-
logo per fare acquisti, bensì dove-
vo accettare o meno un preciso in-
vito che Dio stava rivolgendo a
me!
Oggi sono cooperatore e sono
felicissimo!
So che sotto le rose si sentiran-
no presto le spine, ma so di non
essere più solo: ho una grande fa-
miglia che mi sostiene e mi guida;
nel Centro di Cinisello respiro già
aria di casa e non passerà certo
troppo tempo prima che i legami
con gli altri Cooperatori si faccia-
no più stretti».
CAMPANIA
Giornate
di spiritualità
per CC.GG.
L'esperienza dei Cooperatori
Giovani in Campania si è avviata
con esperienze forti e simpatiche .•
di amicizia, con risultati sempre
più incoraggianti. L'estate diventa
sempre il punto di arrivo ma an-
che il punto di partenza di un cam-
mino formativo.
L'esperienza di aggregazione
attorno ad interessi, come un pel-
legrinaggio o come un campo di
lavoro, trovano poi nel corso del-
l'anno, continuità nelle giornate di
spiritualità, momenti «di ricarica
12/44

2.3 Page 13

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spirituale e di formazione salesia-
na», come essi ci scrivono. E ag-
giungono: «...abbiamo ripercorso
(in queste giornate) le esperienze
concrete e proposive del Campo
svolto nella Locride e gli Esercizi
Spirituali di Massalubrense».
Tra una riflessione biblica gui-
data, canti, agape fraterna... la
giornata offre ai partecipanti
un'occasione indispensabile per
«fare famiglia» e irrobustire la
propria appartenenza all'Associa-
zione.
Cl HANNO SCRITTO
A PROPOSITO DEL CONVEGNO LAB. MM.
<<È la prima volta che ho partecipato al Convegno
dei Laboratori MM. L'organizzazione è stata per-
fetta, come pure l'accoglienza. Molto bravi tutti i
nostri Superiori, dalla signora Iolanda agli atri
che sono intervenuti.
Il mio suggerimento è che questi convegni siano
più frequenti e che si dia più spazio di parola ai
MADDALONI
responsabili dei Laboratori. Penso che sarebbe
bello se ci fosse un Missionario o una Missiona-
Caserta
ria a parlarci ... »
- «È stata una grande spiritualità salesiana con
Ricche di contenuti le giornate
affettuosi confronti e scambi di idee e iniziative».
«salesiane», come è ormai tradi-
zione, all'Oratorio salesiano di
Maddaloni.
- «Positiva la Mostra dei lavori per la variabilità
e la fantasia. Sarebbe utile ritrovarsi almeno ogni
I «Nove giorni con Don Bosco»
sono un segno concreto di un cen-
tro giovanile, che sorge in una
due anni».
(Italia, Elsa e Maria di Novi Ligure)
Parrocchia diocesana, quella di S.
Martino, animato dai Cooperatori-
salesiani.
che quest'anno è stata particolar-
A dare uno sguardo al pro- mente significativa per l'attualità
gramma si resta ammirati e so- della Strenna.
prattutto si nota una forte capacità L'incontro-dibattito «Educazio-
di coinvolgimento di persone di ne e politica dei giovani nella Co-
ogni età e cultura. Una proposta munità europea» è stato il primo
tema affrontato, seguito dal com-
mento alla Strenna «Nuova Evan-
gelizzazione e carità sociale».
Non poteva mancare una Veglia
di preghiera e una riflessione sul-
la PACE.
Roma-Pisana: Cooperatori e «Oratoriani» di Maddaloni in visita ali'«amico D. Aubry».
13/45

2.4 Page 14

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LA TERRA PROMESSA
Quando si d ic e: «pace>>, il
primo impatto della memoria è
quello di un bazooka puntato
contro un carro armato o l 'im-
magine di corpi riversi e stra-
ziati, che si affacciano dallo
schermo televisivo o dalle pa-
gine di cronaca internazionale.
Sicuramente, questa pace
auspicata, travagliata e con-
trattata, col pisce la sensi bi Iità,
l'animo e le aspirazioni di tut-
ti; e ben fanno coloro che di-
sinteressatamente operano per
essa tra mine vaganti di ogni
tipo, che ne compromettono
l'esito positivo.
Un altro aspetto della pace,
con implicazioni e complica-
zioni più ravvicinate, lo vivia-
mo scandendo i ritmi di una ca-
1ibro 4S, di una lupara o di sor-
di colpi di co ltello affondati
su lle vitt ime che continuano a
cadere sotto il so le o nella not-
te . E mentre suona un mesto
rintocco di campana che ac-
compagna la celebrazione del
rito finale, altri muoiono con
una corda al collo o giù da un
balcone, con una siringa anco-
ra tra le dita o nei bidoni della
spazzatura.
Sono cose che fanno rabbri-
vidire e riflettere, e spesso in-
ducono ad una considerazione
amara: «Non ci posso far nien-
te».
È qui che l' approfond imento
del problema gioca un ruolo
molto importante e decisivo.
Dal dramma, dalla denuncia,
dalla esposizione dei fatti, bi-
sogna poter fare qualcosa di
concreto e non alzare le brac-
cia in segno di resa e, tantome-
no, accusando il Cielo.
Ciascuno di noi può agire
quando, nell'ambito delle pro-
prie competenze, nel proprio
raggio di azione, nella famiglia,
su l posto di lavoro o nel suona-
re una chitarra, è chiamato a
testimoniare la vo lontà d i
unione d'intenti, di coesione,
di attento asco lto, della parola
come mezzo di dialogo e di se-
reno dibattito.
14/46
OLTRE LA NOTIZIA
di Pompeo Santorelli
Ma qua le pietra angolare di
questo ed ificio sempre in co-
struzione, non si può trascura-
re uno schietto senso della giu-
stizia. Pace e giustizia è un bi-
nomio inscindibile; non può
avere surrogati, sottostare
a sot:i.smi, né, tantomeno, a mi-
stificazioni.
Non sono lontani i tempi in
cui i «profeti della pace» grida-
no ai paesi ricchi di assegnare
I' I% del reddito nazionale a fa-
vore dello sviluppo dei paesi
,poveri. Oggi tristemente ciac-
' corgiamo che il costo globale
di pochi mesi di stanziamento
delle forze multinazionali nella
penisola arabica, avrebbe inte-
ramente coperto i debiti del
terzo mondo. È stato rilevato
che il costo medio giornaliero
dei primi giorni di guerra si
aggira sui 600 milioni di dolla-
ri. Siamo appena agli inizi, e
Dio sa quanto questo conflitto
brucerà in termini economici!
È davvero un'avventura senza
ritorno!
Sono molti coloro che par-
lano di pace senza scavarne il
significato autentico e genui-
no.
Indossare questo vestito nel-
le grandi occasioni, può fare
molto moda «sti le pace», ma
può diventare demagogico, so-
prattutto se si punta i I dito
soltanto contro le guerre di-
chiarate.
La gravissima situazione del
Golfo Persico ha aperto uno
scenario che pensavamo di
esclusiva competenza cinema-
tografica.
Paura e curiosità hanno pro-
vocato un'impennata degli ac-
quisti. Caccia grossa a radio,
antenne paraboliche e congela-
tori.
Si stanno drammaticamente
riscoprendo gli autentici e
p_uri significati di una termino-
logia usata finora in senso figu-
rato: ultimatum, accapparra-
mento, borsa nera, oscuramen-
to, prigionia, allarme aereo,
bombardamento, sanzioni, em-
bargo, convenzione di Gine-
vra. Memorie di certi fantasmi
del passato che l'Europa crede-
va di aver accantonati per sem-
pre e relegati in polverose an-
tologie di fatti di guerra.
Hanno acquistato nuovo vi-
gore le «scuo le di sopravviven-
za». Da cl ienti selezionati, le or-
ganizzazioni del settore accetta-
no chiunque. Modesti impiegati
e «Rambo» nostrani passano in-
sieme qualche weekend, cimen-
tandosi con le forze della natura
e con i bisogni primari, nei bo-
schi a pochi chilometri dalle città.
Gli americani non sono da me-
no. A New York signore in pel-
liccia fanno la fila nei negozi spe-
cializzati per assicurarsi una effi-
cientissima maschera. Sono state
abolite diverse manifestazioni
carnevalesche, ma è simbo lo irri-
nunciabile avere in casa una ma-
schera, anche se antigas .
I ventitré conflitti tutt'ora in
atto nel mondo, ci hanno toccato
marginalmente sfiorando appena
il comune senso della sol idar ietà.
Soltanto quest'ultimo ci ha com-
pletamente immersi, coinvolti
«in diretta» a subire tutte le
emozioni di un tragico e reale av-
venimento confinante con quella
spettaco larità che la «fiction» ci
ha abituati ad osservare nei giuo-
chi stellari . Fino a quando l'assue-
fazione non farà rientrare anche
questa guerra in una maledetta
normalità.
Sarà grazie alla ipertecnol,ogia
che forse risparmieremo sangue,
lacrime e lutti. Ma anche se il ter-
rore di una terza, spave ntosa
guerra mondiale non sarà padro-
na dell'umanità, avremo comun-
que distrutto la fertilità della no-
stra intel Iigenza e del nostro cuo-
re, perché ci saremo ancora una
vo lta allontanati dal la Terra Pro-
messa.

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IL MESSAGGIO DELLA GIORNATA MISSIONARIA SALESIANA 1991:
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Un caro saluto a tutti gli Amici delle Missioni Salesiane.
La ricorrenza annuale della Giornata Missionaria Salesia-
na lancia il nostro sguardo su orizzonti mondiali: al sud,
all'est, all'ovest.
La mente e il cuore tornano ad ascoltare con obbedienza
di fede il supremo mandato di Cristo: "andate in tutto il
mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini"
(cfr. Mc 16,15).
E la memoria rievoca il coraggio magnanimo di Don Bo-
sco in quella sua prima spedizione missionaria del 1875,
quando disse: "chissà che questa partenza non sia come un
seme, come un granellino di miglio o di senapa, che a poco
a poco vada estendendosi?" (cf. MB 11,385).
Dopo venti secoli la missione di Cristo e' ancora aperta verso popoli che, pur dopo tanto tempo, non lo
conoscono; anzi si riapre continuamente nel divenire di ogni popolo. Quanti missionari hanno donato la propria
esistenza, e quanti saranno chiamati ancora dal Signore perche' la donino per il Vangelo!
Dalla prima spedizione di Don Bosco ad oggi, poco piu' di un secolo, ben 2.700 salesiani hanno speso la loro
vita in missione, tra loro ci sono stati anche dei martiri riconosciuti tali dalla Chiesa. Attualmente operano nei vari
continenti all'incirca 3.000 missionari, ossia piu' del 20% dei confratelli di tutta la Congregazione.
Sono discepoli di Cristo in frontiera, rotti al sacrificio, ardenti di fede, La ·Ioro testimoninza di credenti e'
radicata in quell'affermazione dell'apostolo Paolo: "in Cristo Gesu' conta solo la fede che agisce per mezzo della
carita"' (Gal 5,6). E siccome i missionari vivono tra i poveri, la loro carita' unisce spontaneamente l'annuncio del
Vangelo a tante iniziative di promozione umana: la carita', infatti, e' pratica e s'incarna sempre in opere.
Ecco perche' i missionari hanno bisogno di sentirisi accompagnati anche con aiuti materiali.
In ogni Giornata Missionaria Salesiana si sceglie un tema, per la preghiera, la solidarieta' e la collaborazione
degli amici. Quest'anno il tema generale si riferisce all'evangelizzazione dei ragazzi nella strada : essi abbondano
soprattutto nelle citta' dei popoli piu' bisognosi. In alcune regioni si suol distinguere persino "i ragazzi della
strada" dai "ragazzi nella strada": i primi hanno almeno un qualche rifugio dove si ritrovano di quando in quando
con i parenti; i secondi vivono assolutamente abbandonati, per loro la strada e' tutto.
Siccome la Congregazione salesiana ha rinnovato nella sua recente Assemblea mondiale (CG23) lo stimolante
e vasto compito dell'educazione dei giovani alla fede, quest'anno vuol privilegiare con la Giornata Missionaria
Salesiana le sue presenze tra questi ultimi, per testimoniare la missionarieta' tra la gioventu' piu' a rischio. Sono
iniziative ardimentose che hanno bisogno di accompagnamento e di appoggio, di volontari e di oranti, di
simpatizzanti e di benefattori. La presenza missionaria tra i ragazzi della strada tara' rifluire i benefici del Vangelo
anche sugli altri abitanti del territorio.
L'opera-tipo scelta per questa Giornata Missionaria Salesiana e' situata nella capitale del Paraguay,
Asuncion, in Sudamerica, si chiama "ROGA DON BOSCO - Obra para los ninos de la calle".
"Roga Don Bosco" e' una missione prowidenziale e difficile, si va sviluppando con gradualita', a tempi lunghi,
con prospettive sempre piu' ampie: richiede amore, pazienza, pedagogia e santità. E' considerata non solo una
iniziativa tempestiva nella locale comunita' dei credenti dedita a realizzare la nuova evangelizzazione, ma anche
un indispensabile impegno di bene comune a favore della società e della "cultura della solidarietà" nel Paese.
I sacrifici da affrontare sono costanti: a questo prowede ogni giorno l'immancabile grazia del Signore. I
problemi da risolvere sono molteplici: e a questo concorrono gli Amici. Se ne presentano di nuovi ogni mese,
esigendo anche strutture di convivenza in relazione al numero crescente dei ragazzi e alla continuita' dei servizi
da prestare loro. Per farsene un' idea si puo' riandare con la memoria agli inizi della missione di Don Bosco a
Torino, rivedere la gradualita' e l'impulso di continua crescita della sua audace iniziativa e ammirare l'aiuto di
numerosi collaboratori e benefattori a favore di tanti giovani poveri e abbandonati.
San Giovanni Bosco, Padre e Maestro dei giovani, intercedera' presso il Signore per tutti coloro che sapranno
collaborare generosamente anche oggi.
D. gici e Viganò
15/47

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BOLLETTINO SALESIANO
Quindicinale di informazione e di cultura religiosa
L'edizione di metà mese del BS è particolarmente de-
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PIE.TRO AMBROSIO
Risposta cristiana
ai Testimoni di Geova
16/48
d" n~n lasciarvi ingannare.
•Guardate I
tt il mio nome
Mo1t1· verranno s.o ,. 0 0 "Il tempo
dicendo: "Sono io '
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è pross1. mo"·, non seguiteli•.
(Gesù)
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MONDO NUOVO