Bollettino_Salesiano_199005cooperatori


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ANNO 114 - N. 10 • 2• QUINDICINA • 15 MAGGIO 1990
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1an
1/49

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i: .
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NAZJO"NAL
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COOPERAT
.!
GIOV
Apertura del Convegno. li saluto di Don L. Bosoni e di Don
Ilario Spera.
li saluto della coordinatrice nazionale Iolanda Masotti.
2/ 50
Il saluto
della coordinatrice
nazionale!
Unbenvenuto e un caro saluto a voi tutti. Dopo la
Conferenza Nazionale questo è il primo incontro impor-
tante per voi giovani nell'ambito dell'Associazione.
Usciamo da esperienze certamente esaltanti della
celebrazione del centenario della morte di Don Bosco,
preparato con impegno, vissuto con intensità e che ci
ha lasciato una voglia immensa di essere di più e di
fare meglio.
In tutto questo tempo lo abbiamo riscoperto, prega-
to, osannato, abbiamo rinnovato il nostro impegno e
la nostra fedeltà.
Ora, con questa carica spirituale, con questa fre-
. schezza di sentimenti da non perdere iniziamo questo
convegno per interrogarci a fondo, per capire come vi-
vere, come lavorare perché Don Bosco continui ad es-
sere presente e vivo tra i giovani oggi.
I salesiani riuniti in Capitolo Generale si stanno in-
terrogando su un tema scottante e attualissimo: come
portare Dio a questa gioventù che senza di Lui ci ap-
pare sola, disorientata, incapace di dare una ragione,
un senso alla propria vita.
Presto anche le F.M.A. affronteranno lo stesso ar-
gomento. Certamente lo studio, l'impegno, la dedizio-
ne assoluta che da sempre li distingue, sapranno far
trovare loro valide risposte.
Ma «l'educazione è cosa di cuoreil diceva Don Bo-
sco e ancora una volta sarà il cuore la strada giusta
per arrivare a loro.
Noi Cooperatori e in modo particolare voi giovani,
oggi riuniti in questa meravigliosa assemblea, dovre-
te fare lo sforzo di leggere in questo delicato momento
storico di trapasso culturale, per trovare nuove possi-
bilità di comunicazione e di impegno verso i vostri
coetanei, in definitiva: quale il modo più proficuo per
essere «Giovani per i Giovani// e quale il vostro appor-
to nei vari movimenti associativi salesiani.
In un mondo ateo, indifferente, opportunista, dovrete
essere forza trainante per tanti giovani che non hanno
avuto la fortuna di essere amati abbastanza, che non
hanno avuto accanto qualcuno che li abbia presi per
mano e abbia raccontato loro una vita in cui c'è ancora
posto per la gioia, la creatività, la fantasia, l'amore.
Il mio augurio è questo: che da tutto quello che ascol-
terete, possiate essere capaci di andare oltre, oltre le pa-
role pur belle e interessanti, per trovare nella parte più
profonda di voi stessi, che è la più preziosa perché ci fa
simili a Dio, quella forza misteriosa, quella capacità
unica di farsi dono per gli altri e che vi porterà a trova-
re parole nuove, atteggiamenti giusti per incidere e coin-
volgere il cuore di tanti giovani che vogliono sentirsi
amati per imparare a loro volta ad amare.
Iolanda Masotti

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Questo è stato un augurio che la nostra Ma-
dre Generale M. Marinella Castagno ha fatto al
Capitolo Generale dei Salesiani parlando della
spiritualità Giovanile Salesiana; è un augurio va-
lido anche per voi.
Voi siete i giovani che lavorando insieme a
noi potrete esperimentare la gioia di essere evan-
gelizzatori di altri giovani.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco Santo benedi-
cano voi e il vostro incontro.
Vi sono aff.ma
Madre Leton Maria del Pilar
Vicaria generale FMA
Salvatore Liotta (Sicilia) «eccellente» coordinatore del Conve-
gno.
Saluti
e adesioni
Carissimi Cooperatori giovani
e aspiranti a Cooperatori,
a tutti voi che avete risposto a questo appun-
tamento, invio il mio cordiale saluto a nome an-
che di tutte le FMA. In questi giorni vi saremo
particolarmente vicine con la preghiera affinché
l'incontro risponda alle attese dei responsabili,
ma soprattutto alle vostre che siete i veri prota-
gonisti di questo evento. Il cammino percorso
nello studio e approfondimento del RVA vi porta
a questa verifica mettendovi nella prospettiva di
un futuro pieno di speranza per la vita dell'Asso-
ciazione.
Il vostro punto di arrivo nell'itinerario intra-
preso vi porta a un nuovo punto di partenza per
riscoprire la vostra identità vissuta nella sequela
di Cristo in un modo attivo e responsabile nelle
vostre rispettive comunità ecclesiali, proclaman-
do con coraggio la vostra fede e testimoniando-
la con coerenza.
Carissimi Giovani Cooperatori
e Cooperatrici,
anch'io vi porgo il benvenuto a nome della
Consulta Mondiale, della Segreteria Esecutiva
Centrale e di tutti i Giovani Cooperatori sparsi
per il mondo che ho l'onore di rappresentare.
È veramente una grande gioia essere qui oggi
con voi in questo Convegno Nazionale nel quale
si celebra, in un certo senso, il ventennale della
nascita del ramo giovanile dell'Associazione.
Era infatti sul finire degli anni 60 quando,
sotto la spinta conciliare, un piccolo nucleo di
giovani, del quale anche chi vi parla ne faceva
immeritatamente parte, dietro gli impulsi e gli
orientamenti dell'allora Rettor Maggiore Don
Luigi Ricceri, e la guida e l'aiuto dell'allora Dele-
gato Nazionale Don Armando Buttarelli, ini-
ziammo a sviluppare un magnifico lavoro di ani-
mazione per tutta Italia tra i giovani dei nostri
ambienti.
La realtà di oggi molto deve al lavoro di ie-
ri! E io dico grazie a tutti coloro che hanno
creduto, vissuto, lavorato allora, che hanno
dato un futuro all'Associazione. E oggi si ritro-
vano, per caso, protagonisti di una fetta di sto-
ria associativa.
La relazione che tra non molto ascolteremo
tratteggerà la genesi storica di quel periodo, cer-
cando di lanciare delle proiezioni sul futuro.
Carissimi Giovani Cooperatori e Cooperatri-
ci, voi state vivendo attraverso questo Convegno
anche la V" Giornata Mondiale della Gioventù,
che in tutto il mondo da alcuni anni si celebra la
domenica delle Palme. Roma, Buenos Aires,
Santiago di Compostela, forti momenti ecclesiali
di un suggestivo cammino di fede!
Vi invito a leggere il messaggio che il Papa ha
fatto in occasione di questa V" Giornata Mondia-
le della Gioventù pubbicato sul notiziario mensi-
le «Cooperatores» di dicembre 89.
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Partecipanti
1) Adriatica
12
2) Calabria
8
3) Campania
36
4) Centrale
11
5) Lazio
19
6) Liguria
1
7) Puglia
20
8) Sardegna
20
9) Sicilia
15
10) Piemonte-Subalpina 1
11) Toscana
6
12) Veneta-S. Marco
8
Il saluto di Paolo Santoni, coordinatore della «Consulta Mondiale» dei Cooperatori
Salesiani.
Delegati ispettoriali presenti: 6
Delegate F.M.A. presenti: 5
Assenze: Emilia, Lombardia,
Veneta S. Zeno, Novarese.
Mi permetto di sottolinearvi un passaggio che
mi ha molto colpito e fatto riflettere.
L'impegno nella Chiesa attraverso l'Associa-
zione dei Cooperatori è un cammino che ci aiuta
a farci santi; dipende solo dalla nostra disponibi-
PROGRAMMA
6 APRILE
Ore 15,30: Accoglienza
Ore 17,00: Apertura Convegno . Pregh iera. Saluti.
Presentazione del Convegno (Iolanda Masotti ).
1• Relazione (Lello Nicastro) .
«COOPERATORI GIOVANI TRA PASSATO E FUTURO».
Duscussion e.
Ore 19,30: Cena.
Ore 21 ,00: Esperienze . Comp ieta . Buonanotte.
7 APRILE
Ore 9,00: Preghiera di Lod i.
2• Relazione (D. Riccardo Tonelli) .
«GIOVANI PER I GIOVANI ».
Lavoro di Gruppo. Intervallo. Assemblea.
Ore 13,00: Pranzo . Tempo libero .
Ore 15,30: 3• Relazione (D. G.B. Bosco) .
«IL MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO IN ITALIA».
Intervallo.
Ore 17,30: Tavola Rotonda: Associazioni salesiane a
confronto (PGS , CGS, TGS , VIS, VIDES).
Ore 19,30: Cena.
Ore 21 ,00: Festinsieme, Compieta. Buonanotte.
8 APRILE
Ore 9,00: In Piazza S. pietro. Partecipazione alla
PASQUA de i GIOVANI!
Ore 13,00: Pra nzo. Partenze .
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lità, dal nostro «sì» incondizionato a Cristo e a
Don Bosco, dal nostro andare controcorente.
Siate apostoli giovani per i vostri giovani coe-
tanei, testificate il Cristo in stile salesiano in ogni
istante della vostra vita, in ogni ambiente, in
ogni realtà, famiglia, scuola, lavoro, amici.
Buon Convegno!
Paolo Santoni
Coordinatore Generale
Cari amici,
mi rammarico di non potere essere tra di voi
in questo importantissimo incontro. In questo
momento 20 giovani ex-allievi, fra i quali il sotto-
scritto, in rappresentanza di tutte le ispettorie
d'Italia si trovano a Fatima (Portogallo) per par-
tecipare al Congresso Europeo dei giovani Ex Al-
lievi dal tema: «Valore e significato dell'essere ex
allievo di Don Bosco nell'Europa unita».
Tra di noi ci sono cooperatori, avendo segui-
to l'esortazione del Rettor maggiore che chiede-
va agli ex allievi più impegnati di fare tale scelta,
e quindi di continuare il proprio apostolato nel-
1'associazione stessa. Inoltre diversi sono coloro
impegnati nelle proprie ispettorie nell'MGS.
Da questo luogo santo pregheremo Maria af-
finché il vostro incontro risulti oltre modo profi-
cuo e fruttuoso e vi auguro, a nome di tutti i gio-
vani ex allievi d'Italia, un buon lavoro.
In Don Bosco,
Antonio Raimondi
Vice Presiden te Naziona le degli Ex Allievi

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«Cooperatori Giovani,
tra passato efuturo»
Riportiamo, per mancanza di spazio, parte della relazione
di Lello Nicastro, vice-coordinatore nazionale ACS.
PREMESSA
La mozione finale dell'ottavo
Convegno nazionale dei Giovani
Cooperatori tenutosi a Roma a fine
'82 (che possiamo considerare l'ulti-
mo come tradizionale incontro di
GG.CC., essendo stato quello del
maggio 1987 principalmente un in-
contro di studio anche in considera-
zione della limitata partecipazione:
n. 47 giovani!) impegnava tutti i gio-
vani membri dell'Associazione a «ri-
scoprire la carica innovat1ice del-
!'esperienza del Fondatore e ad edu-
carsi - per viverlo - al coraggio e
allo zelo di Don Bosco.
Il Convegno prendeva anche atto
che il ramo giovanile dell 'Associa-
zione viveva un momento di poca
incisività negli interventi personali o
di gruppo a favore dei giovani in dif-
ficoltà, individuando fra le cause de-
terminanti cli questa situazione una
formazione non sufficiente e un as-
suefarsi troppo disinvolto alla vita
borghese della società del tempo.
Questo era quanto contenuto nel-
la stesura definitiva che l'assemblea
approvò a conclusione dei lavori,
ma la bozza precedente conteneva
un altro punto, poi ridimensionato,
nel quale si leggeva: «Si avverte l'm-
genza di un progetto che guidi il
nostro cammino verso un 'identità
Lello Nicastro, vice-coordinatrice nazionale, durante la sua apprezzatissima relazione.
del Cooperatore, che si altualizza
nella capacità di leggere col cuore di
Don Bosco i bisogni giovanili del
territorio, ed esige un cambio di
mentalità per rinnovare la prassi
educativa».
Son voluto partire da quanto si
diceva nell'82, cioè dopo circa 20
anni dalla costituzione del movi-
mento giovanile dei Cooperatori Sa-
lesiani, per poter fare un raffronto
con quanto si dirà in questo conve-
gno e vedere se e come è cambiato
qualcosa dopo altri otto anni di
esperienze.
1. La nuova figura
del Cooperatore salesiano
e la nascita del ramo giovanile
organizzato dell'Associazione
Per tantissimi anni, forse quasi
per un secolo, l'identità del Coope-
ratore Salesiano è rimasta legata ad
una determinata fascia di età oltre
che ad una certa interpretazione ri-
duttiva del proprio essere «Pia Unio-
ne». Era il volto di un certo tipo di
Associazioni che in quei periodi si
esprimevano attraverso un esercizio
legato principalmente a persone
adulte, lasciando ai giovani forme
diverse di aggregazione. L'apostola-
to era quasi una tappa da conquista-
re ad una certa età e le scelte avve-
nivano solo quando si era abbastan-
za avanti negli anni . Lo stesso Don
Bosco dovette adeguarsi alle circo-
stanze, anche se lasciò ben definito
nel Regolamento dei Cooperatori il
limite di età (16 anni) ritenuto suffi-
ciente per entrare nell'Associazione.
Con il passare degli anni il conso-
lidarsi di movimenti giovanili sia
cultmali che politici, ed anche apo-
stolici, «spinse l'Associazione» ad
offrire spazi e contenuti, per lo più
formativi ma anche operativi, pw-e
ai giovani.
Erano gli anni 60 !
I responsabili dei Cooperatori, sia
religiosi che laici, non sottovaluta-
rono il problema ma cominciarono
a seguirlo con molto interesse, rite-
nendo, come ebbe a dire Don Ricce-
ri nel 1963 in un convegno naziona-
le di Delegati, che quello dei giovani
Cooperaori era un «problema di vi-
tale importanza».
Il che si comprende facilmente se
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si pensa che era da più parti awerti-
ta la necessità di rivitalizzare l'Asso-
ciazione che, ormai abbastanza in-
vecchiata, si trascinava stancamen-
te negli anni, e che, invece, era
chiamata ad intervenire anche con
forze nuove e giovani sulle urgenze
soprattutto sociali ed educative che
sul territorio si ponevano.
Era una logica che, come vedremo
più avanti, è in molti casi anche oggi,
sia pure in modo diverso, attuale.
Nacquero in molti Centri d'Italia
piccoli gruppi di giovani Cooperato-
ri salesiani.
È il periodo dei fermenti concilia-
ri e questo volto giovane dei Coope-
ratori era la risposta più concreta da
parte dell'Associazione alle nuove
sensibilità che venivano emergendo.
Ma la nascita del movimento gio-
vanile si inserisce nalla più generale
riflessione che si va sviluppando in
quegli anni sull'intera Associazione:
ne è allo stesso tempo un frutto ed
un elemento di impulso.
Il già ricordato Don Ricceri ha
svolto in quegli anni un ruolo deter-
minante nel «risveglio» dell'Associa-
zione e ciò sia prima che diventasse
Rettor Maggiore (dal 1953 fu prima
Direttore dell'Unione e poi animato-
re instancabile per conto della Con-
gregazione fino al 1965) sia durante
gli anni del suo rettorato (1965-
1977): vede la luce il «Bollettino Di-
rigenti» (oggi «Bollettino Coopera-
tori»), si organizzano i Consigli e gli
uffici lspettoriali, ma soprattutto
viene intrapreso un lavoro di rifles-
sione sull'identità del Cooperatore,
sul suo posto nella Famiglia salesia-
na e nella Chiesa conciliare.
Tutto questo lavoro culminerà nel
Capitolo Generale Speciale dei sale-
siani (1971-1972) che con due docu-
menti fondamentali sulla Famiglia e
sui Cooperatori contribuirà a deli-
neare definitivamente la nuova
identità dell'Associazione in cui i
giovani rappresentano una forza de-
terminante.
2. Primi incontri, primi impegni operativi:
l'esperienza comunitaria e «sociale» dei campi di lavoro
Nell'arco temporale, comprenden-
te da una parte il Concilio con la sua
volontà di patiecipazione e dall'altra
il fenomeno della contestazione, il
movimento giovanile dell'Associazio-
ne diventa sempre più essenziale nel-
la nuova struttura che i Cooperato1i
salesiani vanno realizzando.
La stessa Congregazione salesiana
nel Capitolo Generale XIX richia-
merà l'attenzione sulla nuova realtà
dei GG.CC. e nel documento n. 13
sui Cooperatori, che viene approva-
to per acclamazione in omaggio al
nuovo Rettor Maggiore Don Luigi
Ricceri, suggerisce, tra l'altro, di
«creare nel Centro Cooperatori di
ogni Casa un 'apposita sezione gio-
vanile che offra loro forme e stile di
apostolato più rispondente alla loro
mentalità.
Dietro anche questa spinta nasce
e si consolida, nel giro di pochi an-
ni, un forte movimento di GG .CC.
Nel novembre del 1967 si rie-
sce ad organizzare il PRIMO IN-
CONTRO INTERREGIONALE DI
GG .CC.: non sono presenti tutte le
lspettorie ma è il primo momento
ufficiale in cui è possibile confronta-
re le prime esperienze che vanno
realizzandosi e iniziare a canalizzar-
le in programmi di formazione e or-
ganizzazione ben coordinati.
È la p1ima patie di un edificio che
per anni rappresenterà nella Chiesa la
forza salesiana laica giovanile post-
conciliare. I patiecipanti non sono
molti, ma neppure pochi se si conside-
ra l'obiettivo dell 'incontro: sono 60!
A Grottaferrata, nel 1970 , il SE-
CONDO INCONTRO NAZIONA-
LE. I partecipanti sono 104. Il tema:
«A servizio dei giovani con Don Bo-
sco». Un convegno vivacissimo e
ricco di contenuti.
Vivace e spietata, per certi aspet-
ti, l'analisi e la denuncia di lentezze
e di carenze formative con la conse-
guente richiesta di Salesiani qualifi-
cati e disponibili per un valido servi-
zio di formazione .
Si concluse con un messaggio di
forte speranza: «Vogliamo essere
profeti di opere e non di parole».
È il lancio dei CAMPI DI LAVO-
RO E DI ANIMAZIONE CRISTIA-
NA, che nella storia dei GG.CC. sale-
siani hanno rappresentato, in modo
patiicolare quelli organizzati a livello
nazionale dall'Associazione, un 'espe-
rienza formativa di prim'ordine oltre
6/ 54
che un segno tangibile di una forte
capacità apostolica.
Se ne svolgevano diversi , sparsi
su tutto il territorio nazionale, e
coinvolgevano fino a 200 giovani
ogni estate.
Nel 1972 a ROMA-FRATOC-
CHIE IL TERZO INCONTRO sul
tema: «Impegnati nella Chiesa loca-
le», con la presenza del Rettor Mag-
giore e della Madre Generale delle
F.M.A. Partecipanti : 170.
Gli incontri nazionali, sorti come
una necessità, cominciano a diven-
tare anche un'opportuna occasione
per non disperdersi in atteggiamenti
rischiosi di interpr etazione e di vita
del Cooperatore giovan e.
Si continua con la cadenza bien-
nale , così come desiderato e stabili-
to , e nel 1974 siamo al QUARTO
CONVEGNO NAZIONALE sul te-
ma: «Conversione e liberazione».
Partecipanti: 200.
Un convegno molto «sentito» e pai·-
tecipato anche in considerazione che
in quell'anno era stato promulgato «ad
expe1imentum» il Nuovo Regolamen-
to dei Cooperatori salesiai1i.
Nel 1976 il QUINTO CONVE-
GNO NAZIONALE che è anche
PRIMO CONVEGNO EUROPEO
dei GG.CC. sul tema dell'evange-
lizzazione.
Un'esperienza entusiasmante
comprendente ll!1a storica udienza
del Papa Paolo VI insieme ai patie-
cipanti al primo Congresso mondia-
le dell'Associazione che si svolgeva
in contemporanea a Roma. Dall'Ita-
lia i partecipanti furono 240.
Il 1976 è un anno storico anche
per un altro motivo: il 7 novembre
partono per l'Argentina i primi due
GG.CC . missionari . Nasce un pro-
getto m1ss10nario gestito dai
CC .SS.: il progetto Trelew, dal
nome della città in cui i GG.CC . si
recano a prestare la loro opera, in
uno dei quartieri più poveri e popo-
losi «il Barrio Norte».
Svolgeranno prevalentemente at-
tività catechistiche e ricreative, ora-
torio per i ragazzi, assistenza mate-
riale e sanitaria per le famiglie più
bisognose. Sarà realizzata anche
una colonia missionaria estiva e na-
scerà un gruppo di Cooperatori lo-
cali per continuare nel futuro l'ani-
mazione cnstlana lillz1ata dai
GG.CC. provenienti da varie ispetto-
rie italiane.

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Il progetto andrà avanti per circa
dieci anni coinvolgendo una decina di
giovani cooperatori con una perrna-
nenza media, per ognuno, di due anni.
1978: a Rocca di Papa SESTO IN-
CONTRO NAZIONALE sul tema «Il
nostro cammino verso Dio». È il te-
ma, coraggioso quanto necessario,
della vita interiore del Cooperatore.
Partecipanti: circa 400!
Nel 1980 non si tiene il convegno
dei GG.CC. perché circa 300 di essi
partecipano allo storico incontro di
«ROMA 80». Sono circa in 2.000
complessivamente per sottolineare
il senso di appartenenza ali' Associa-
zione e alla Chiesa.
Memorabile la veglia di preghiera
a Castelgandolfo con il Papa.
Dal 29 ottobre al 1 novembre
1982, con circa 200 partecipanti, si
tiene a Roma sul tema «Incontro ai
giovani in difficoltà col corsaggio e
lo zelo di Don Bosco» il già citato
OTTAVO INCONTRO NAZIONA-
LE seguito nel 1987 dall'altro incon-
tro di studio, di cui si è detto in pre-
messa, sul tema «Consegnare il
Concilio ai giovani».
Ma questa è storia recente.
I Cooperatori giovani si ritrovano
oggi in questo decimo incontro na-
zionale per rivedere il loro essere sa-
lesiani alla luce delle nuove realtà
sociali, per ridiscutere la propria
missione sia a livello personale che
di gruppo, per ridare nuovo slancio
alla propria vocazione sulla spinta
delle sollecitazioni ancora vive del-
!' anno centenario 1988.
Guardando indietro ci si accorge
di come sia cambiata in tutti questi
anni la storia e la vita dell'Associa-
zione Cooperatori salesiani e con es-
sa, in modo forse ancor più signifi-
cativo, quella del ramo giovanile
della stessa.
che arrivavano a 1.400 consideran-
do gli aspiranti e i simpatizzanti (bi-
sognerebbe poi vedere che cosa gli
intervistati intendevano effettiva-
mente per queste due categorie!).
Da questa prima radiografia l'attivi-
tà apostolica preferita dai GG.CC.
era la catechesi, seguita dall'anima-
zione del tempo libero ed attività a
carattere missionario e sociale (an-
che questi termini sono sicuramente
troppo gnerici).
Al rilevamento di cinque anni
dopo (1984) i Cooperatori giovani
(si intendono in quel caso quelli fra i
18 e i 26 anni) risultano sfiorare le
1.300 unità (su circa 17 .000 Coope-
ratori in totale). Questo sulla base
dei questionari che essendo fatti da-
gli stessi interessati sembrerebbero,
per esperienza, da considerarsi «per
eccesso».
4. I Cooperatori giovani e il rapporto con l'Associazione
tutta: senso di famiglia e senso si appartenenza
Per alcuni anni della vita dell 'As-
sociazione, dunque, gran parte del-
1'attenzione di chi aveva in essa
compiti di animazione è stata con-
centrata sulla crescita e sul consoli-
damento del ramo giovanile. Questo
ha fatto ingenerare in molti la con-
vinzione di essere davanti a due
modi diversi, quello adulto e quello
giovane, di vivere la vocazione lai-
cale salesiana.
Incontri diversi, diverse attività,
in molti casi anche diversi Delegati
salesiani non hanno facilitato la cre-
scita di quel senso di familiarità che
è essenziale per un'Associazione
che ha la sua base in un fatto voca-
zionale che la distingue da qualsiasi
altra Associazione.
Una impostazione simile non faci-
lita nemmeno la crescita di un co-
mune senso di appartenenza ali' As-
sociazione, che una volta era forse
più sentito di oggi, e che rende an-
cora più difficile il sentirsi parte di
una realtà più grande quale è quella
della Famiglia salesiana: come è
possibile pensare, infatti, al lavoro
in comune con gli altri gruppi sale-
siani se non è chiara nemmeno la
consistenza e la forza del gruppo cui
si appartiene?
Un primo grosso impegno per il
futuro esce fuori, perciò, da questa
riflessione: recuperare rapporti di
unitd.rietà all'interno dell 'ACS tra
adulti e giovani, di cui entrambi i
gruppi hanno bisogno; i primi per-
ché non possono non tener conto
che la società cambia velocemente e
i giovani sono gli interpreti più fede-
li di questi cambiamenti ai quali va
adeguata tutt~ l'azione apostolica, i
secondi perché non possono ignorare
quella che è la tradizione associativa
e tutto ciò che essa ha rappresentato
in termini di idee, esperienze, consoli-
damento di certi principi e di certe
realtà anche istituzionali (si pensi solo
a quello che è stato tutto il lavoro per
la revisione del Regolamento origina-
rio di Don Bosco e successivamente
di quello del 1974).
5. Le difficoltà del ramo giovanile dell'Associazione oggi
3. Alcuni dati
Le tre indagini conoscitive con-
dotte fino ad oggi sul settore giova-
nile dell'Associazione sono di due ti-
pi: la prima e la seconda si riferisco-
no a rilevamenti effettuati a mezzo
scheda nel 1979 e nel 1982, la terza
indagine è quella ricavata dalle ri-
chieste di attestati presentate dal
1975 al 1988 ed è sicuramente più
attendibile delle prime due.
Comunque nel 1979 risultavano in
Italia circa 800 giovani Cooperatori
Dopo la crescita costante, in nume-
ro ed attività, del ramo giovanile del-
1'Associazione fino ali'incirca agli anni
1984-1985, da qualche anno e da più
parti viene segnalata una certa difficol-
ad aggregare forze nuove e giovani
attorno ali'Associazione e garantire,
quindi, un continuo ricambio.
Le cause di questa difficoltà, che
comunque non è generalizzata, pos-
sono essere le più diverse e tutte me-
ritevoli di adeguata considerazione.
Si può dire che l'associazionismo
segna il passo ed i giovani rifiutano
qualsiasi forma, anche la più picco-
la, di inquadramento in strutture
predeterminate e di osservanza di
regole particolari; dall'altro lato, pe-
rò, bisogna convenire che questo
non sembra riguardare i gruppi ec-
clesiali dove, invece, c'è un riscopri-
re della Chiesa come luogo indi-
spensabile di comunione con Dio e
con i fratelli, come ambiente di cre-
scita spirituale e di impegno, tanto
da parlare di una «nuova stagione
aggregativa» della Chiesa.
Così come si potrebbe addebitare
7/ 55

1.8 Page 8

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il tutto ai giovani dicendo che sono
diversi da quelli di 15 o 20 anni fa,
meno generosi e meno disposti a sa-
crificarsi per gli altri, ma anche qui
c'è chi sostiene, forse giustamente,
che i giovani sono tutti uguali quali
che siano le epoche in cui vivono.
In ogni caso credo che la capacità
di un educatore di avvicinare un
giovane ad una scelta di impegno,
addirittma, nel nostro caso, di far
maturare una vocazione possa di-
pendere essenzialmente da questi
el e m e n ti:
a) far diventare i giovani, fino ad
ieri solo destinatari di cma pastora-
le, protagonisti attivi della missione
della Chiesa e, nel nostro caso, an-
che di quella salesiana;
b) aggregare questi giovani intor-
no a esperienze concrete, che non
siano solo riunioni, senza avere
pama di affidare ad essi, come dice-
va Don Milani, impegnj difficili;
c) m ettere davanti ad essi dei te-
stimoni della comune vocazione,
deg]j esempi da imitare che siano
dei punti di riferimento costanti nel-
la crescita personale e di gruppo
che andranno a realizzare;
d) fare di tutte queste esperienze
e attività dei momenti formativi che
colpiscano l'attenzione ed il cuore
di questi giovani, senza sembrare
una spiritualità quasi imposta ma al
contrario desiderata e della quale si
arriva a comprendere la necessità e
l'importanza.
Rimane, quindi, forte l'impegno a
creare tutte le occasioni per favorire
aggregazioni a livello giovanile e,
quindi, la formazione di un grande
movimento di GG. CC. che sappiano
mettersi al servizio di tutta l'Asso-
ciazione, soprattutto se opportuna-
mente motivati.
Ma, fermo restando questo impe-
gno, non credo, tuttavvia, che l'ACS
debba sentirsi condizionata più di
tanto da questa carenza di vocazio-
ni giovanili che si sta vivendo in
questo momento cattolico storico.
È anche questo un segno dei tempi
che bi.sogna saper leggere bene: si
può notare, allora, come la chiama-
ta all'impegno apostolico, così
come - d'altra parte - quella alla
vocazione religiosa, si è spostata
più avanti nell'età.
6. Prospettive future: memoria e .. . profezia
Da alcuru mesi, e più precisamente
a partire dalla riuruone del Comitato
dei Coordinatori dell'ACS tenutasi
nell'ottobre scorso, è in atto nell'As-
sociazione una profonda riflessione
alla quale i Cooperato1i giovani non
solo non possono sottrarsi ma sono
chlamati a dare (a cominciare da
questo convegno) un contributo, a
mio parere, determinante.
I Cooperaori salesiani devono sa-
per essere oggi allo stesso tempo
memoria e profezia.
MEMORIA STORICA che signi-
fica essenzialmente fedeltà ad una
serie di elementi: fedeltà al Fonda-
tore, alla Chiesa locale, a coloro che
hanno lavorato in passato, a valori
che restano immutabili nonostante i
mutamenti storici.
E poi PROFEZIA, che sigrufica sì
adeguare la propria vocaziaone sa-
lesiana ad una v1s1one post-
conciliare, ma vuol dire anche aper-
tura ai grandi orizzonti della vita
culturale e sociale.
FEDELTÀ AL FONDATORE:
vuol dire capire, per attuarla, quale
idea si era fatta Don Bosco del Coo-
peratore e come l'aveva espressa
nel suo Regolamento del 1876 .
Fedeltà alla Famiglia salesiana,
così come Don Bosco l'ha voluta e
come l'hanno pensata e realizzata i
Capitoli Generali SdB XX, XXI e
XXII, dove l'Associazione dei Coo-
peratori ha un suo posto ben preci-
so che deve essere capito, apprezza-
to, rispettato.
FEDELTÀ ALLA CHIESA con-
temporanea e, più in particolare, alla
Chlesa locale come «comuruone or-
ganica in cui ciascuno ha il proprio
posto e il prop1io compito. Ciò può
avvenire con l'assunzione non solo
della dottrina conciliare ma anche di
tutta la teologia del !meato.
FEDELTÀ A COLORO CHE
HANNO LAVORATO IN PASSA-
TO, cioè fedeltà all'esperienza dei
Cooperatori stessi e al loro impegno
per la crescita dell'Associazione.
Ci sono, cioè, alcuru Cooperatmi
8/ 56
che per motivi diversi , volontaria-
mente o involontariamente, si assen-
tano sempre più dalla vita ordinaiia
dell'Associazione fino a spaiire del
tutto e, spesso, essere dimenticati.
Penso che debba prevedersi nel-
!'Associazione una vera e propria
«strategia di recupero» di queste
persone, di queste forze spesso an-
cora_ attive eh~ ip moltissimi_ c~si
contmuano a vivere con convmz10-
ne e dedizione la propria vocazione
salesiana.
Allora si intravede un altro impe-
gno, che è di tutti gli associati ma in
particolare dei giovani: il recupero
di un' esperienza tipicamente sale-
siana che è la riscoperta del rappor-
to personale , della parolina all'orec-
chio come amava fare Don Bosco,
della disponibilità all 'ascolto, alla
condivisione, allo scambio. È la cul-
tura della solidarietà e dell'acco-
glienza che deve essere vissuta al-
l'interno del gruppo.
FEDELTÀ A VALORI IMMUTA-
BILI, valori fondamentali che sono
quelli per cui l'uomo è veramente
uomo, rispondenti cioè al piano di
Dio che lo ha creato per un destino
trascendente, ma che lo chiama nel-
la storia a vivere nel seno della fami-
glia, unico agli altri uomini, con
rapporti di fraterna convivenza. In
questa concezione sono essenziali
ed occupano il primo posto i valori
religiosi , che si riferiscono cioè al
rapporto con Dio; ci sono poi tutta
la serie di valori che si riferiscono
all'uomo come tale e che si potreb-
bero sintetizzare nel coerente rico-
noscimento del valore assoluto della
dignità della persona umana.
Ma accanto alla memoria di tutte
queste realtà dobbiamo, come Coo-
peratori e, più in generale, come sa-
lesiani, realizzare una nuova vera
evangelizzazione - come da più
parti viene definita - che si espri-
me soprattutto in termini di profe-
zia attraverso il servizio, la testimo-
njanza, il sacrificio.
7. Campi di apostolato
da privilegiare
Questa n4.ova evangelizzazione si
deve, però,'realizzare avendo cura
di valutare sempre qualche inciden-
za effettiva, può avere una qualsiasi
scelta di impegno apostolico sulla
realtà in cui ci troviamo ad operare.

1.9 Page 9

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Non possiamo permetterci di di- Può sembrare strano ma la gioia quella singola persona (a qualunque
sperdere forze e disponibilità in atti- di essere salesiani credo sia più pie- delle due parti in causa appartenga)
vità che non abbiano chiari gli na e vissuta con più consapevolezza ma deve essere la logica conseguen-
obiettivi da raggiungere e non mo- quando si è fuori dai propri ambien- za di una comune e generale presa
difichino in meglio, dove più dove ti e ci si apre alla collaborazione con di coscienza al riguardo. Senza ri-
meno, la situazione sulla quale deci- altri gruppi e organizzazioni.
nunciare a perdere la propria fisio-
diamo di intervenire.
E se ciò vale come apertura ad al- nomia, i Cooperatori, pochi o molti
Fra queste nuove frontiere del- tre realtà ecclesiali e civili, vale an- che siano, diventano, così, anima-
1'evangelizzazione dove la presenza che all 'interno della variegata realtà tori dal di dentro di un vasto movi-
dei laici è richiesta con forza credo salesiana dove una certa opzione mento, caratteristicamente aposto-
che oggi, come salesiani, per due di preferenziale di camm.ino comune lico, che può coinvolgere tanti laici
esse sia necessaria una particolare va sempre più configurandosi nella attorno al carisma salesiano.
sensibilizzazione:
possibile collaborazione fra Coope- Le possibilità di aggregazione in-
1) L'impegno nella comunicazio-
ne sociale che, come dice il RVA al-
l'art. 16 , «crea cultura e diffonde mo-
delli di vita tra il popolo». Col suo
bombardamento di immagini e suoni
riesce a creare atteggiamenti ed esi-
genze, che vanno molto al di là del
contenuto di ciò che si vuole trasmet-
tere e scombussolano l'universo dei
valori, creando un altro, fatto per lo
più di antivalmi o pseudovalori.
2) L'impegno nel sociale, che ogni
Cooperatore deve assumere responsa-
bilmente per testimoniare le esigenze
evangeliche di libe1ià, di giustizia, di
solidarietà delle quali la società sem-
ratori giovani e pastorale giovanile:
in effetti quelli che erano ieri i
GG.CC. con le loro molteplici attivi-
è oggi, in buona parte, il movi-
mento giovanile salesiano con le
proprie varie manifestazioni.
Uno scambio costante fra queste
due realtà può garantire ai primi
nuove vocazioni giovanili e al secon-
do animatori formati e testimoni fe-
deli dello spirito salesiano.
Se questa strada va percorsa con
maggior impegno, ed in alcune
ispettorie è, in parte, già realtà, non
può però, dipendere dall 'entusi a-
smo o dalla disponibilità di questa o
torno a questo obiettivo sono molte;
non è compito di questo intervento,
che doveva essere prevalentemente
storico, entrare nel dettaglio.
Mi pare, comunque, che questo
convegno nazionale dei Cooperatori
giovani, per il tema che si propone
di trattare e per le aperture che ha
cercato di realizzare, sia un primo
importante tentativo per incammi-
narci in questa direzione: è auspica-
bile una risposta ed un contributo
da parte di tutti quelli che si ricono-
scono impegnati nel sostenere una
promozione umana ed un 'autentica
spiritualità per la gioventù.
bra tenere sempre meno conto.
Giovani per i giovani: È un impegno che può assumere
molte forme a seconda delle possibi-
lità e capacità di ciascuno ma è im-
pegno non più rinviabile.
impegnatia costruire «Non è più giustificabile - si leg-
ge nella Christifideles Laici - lo
scetticismo nè l'assenteismo dei cri-
stiani per la cosa pubblica», ed an-
il Regno di Dio con che i giovani devono cominciare a
mentalizzarsi adeguatamente su
questa grande responsabilità.
la passione di Don Bosco 8. Verso un grande
movimento salesiano
Dobbiamo riaffermare, dunque,
avviandoci alla conclusione, questa
necessità di superare la tentazione
di rinchiudersi nel piccolo di un
gruppo , dove si può stare anche
bene ma con la certezza di essere
meno ricchi rinunciando ad espe-
rienze sicuramente positive.
Lo stesso senso di appartenenza al-
i'Associazione si rafforza e si manife-
sta proprio in questi confronti: è un
po' come il dipendente di un 'azienda
pronto sempre a dire male del suo
posto di lavoro, ma subito pronto a
difenderlo se si tratta di fare un para-
gone con altri tipi di realtà.
Alcuni spunti della relazione
di Don R. Tonelli, «cuore e centro» del Convegno
A confronto
con Gesù di Nazareth
Quando i discepoli di Giovanni
hanno chiesto a Gesù le sue cre-
denziali, per rassicurare la fede
del loro maestro, condannato a
morte dalla tracotante malvagità
di Erode, Gesù risponde senza
mezzi termini: «Andate a rac-
contare quel che udite e vedete:
i ciechi vedono, gli zoppi cam-
minano, i lebbrosi sono risanati,
i sordi odono, i morti risorgono
e la salvezza viene annunciata ai
poveri. Beato chi non perderà la
fede in me» (Mt. 11, 2-6).
Per parlare di Gesù parla
della sua causa e dei fatti che sta
compiendo per realizzarla. Ed è
9/57

1.10 Page 10

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un impegno tutto sbilanciato
dalla parte della promozione
della vita. Qui dentro nasce una
autentica esperienza di fede:
«Beato chi non perderà la fede
in me», ricorda Gesù .
Gesù di Nazareth è la scom-
messa di Dio sulla vita, il segno
sconvolgente della sua passione
perché «tutti abbiano la vita e ne
abbiano in abbondanza» (Gv .
11, 25).
Dire tutto questo con
le parole della nostra storia
In un tempo di pluralismo e di
complessità, va decisa prima di
tutto la prospettiva da cui guar-
dare e interpretare la realtà.
Noi riconosciamo in Don Bo-
sco un amico importante e signi-
ficativo. La sua esperienza rap-
presenta la prospettiva.
Egli ha reagito ai problemi del
suo tempo, privilegiando:
- la fiducia nei giovani;
- la strada dell'educazione;
- l'attenzione continua alla
dimensione religiosa della vita.
Il nostro dono: con
Don Bosco alla scuola di Gesù
Per chi crede in Gesù di Naza-
reth, vita è dominio dell'uomo
sulla realtà, creazione di struttu-
re di vita per tutti, comunione
filiale con Dio. Morte è il suo
contrario.
Il dominio dell'uomo sulla real-
tà implica la liberazione dell'uo-
mo dal potere schiavizzante delle
cose per impadronirsi di tutte le
potenzialità insite in esse.
Costruire vita significa perciò
restituire ogni persona alla con-
sapevolezza della propria digni-
tà. Significa rimettere la sogget-
tività personale al centro del-
1'esistenza, contro ogni forma di
alienazione e spossessamento.
Comporta di conseguenza un
rapporto nuovo con se stesso e
10/ 58
con la realtà, per fare di ogni
uomo il signore della sua vita e
delle cose che la riempiono e la
circondano.
Questo obiettivo richiede però
un impegno fattivo, giocato in
una speranza operosa, perché
tutti siano restituiti alla piena
soggettività. Lavorare per la vita
significa di conseguenza lavorare
perché veramente ogni uomo si
riappropri · di questa consapevo-
lezza e perché il gioco dell'esi-
stenza sia realizzato dentro strut-
ture che consentano efficacemen-
te a tutti di essere «signori».
La creazione di strutture per
la vita di tutti (e dei più poveri,
soprattutto) esige che scompaia-
no dal mondo gli atteggiamenti,
i rapporti e le strutture di divi-
sione e di sopraffazione.
Chi vive in Dio è nella vita; chi
lo ignora, chi lo teme, chi lo
pensa un tiranno bizzarro, è nel-
la morte. Nel nome della verità
dell'uomo che intende servire e
ricostruire, la comunità ecclesia-
le si impegna a restituire a cia-
scuno libertà e responsabilità in
strutture più umane, procla-
mando a voce alta il Dio di Gesù
e sollecitando esplicitamente
ad un incontro personale con
lui. Nello stesso tempo e nello
stesso gesto, ricostruisce nel-
l'autenticità quel voto di Dio
che spesso anche i cristiani
hanno deturpato . Per questo si
impegna a sradicare ogni for-
ma di paura e di irresponsabili-
tà nei suoi confronti e ogni tipo
di idolatria: solo in questo spa-
zio liberato è possibile poi far
crescere adeguati rapporti af-
fettivi e operativi.
Nello stile del Regno di Dio
Questo è un punto importante.
Va considerato con attenzio-
ne, soprattutto da giovani impe-
gnati con una vocazione specia-
le per il Regno di Dio.
La stessa passione per il regno
può essere espressa attraverso
l'impegno concreto e quotidiano
e la preghiera e le celebrazioni
sacramentali.
I momenti celebrativi, in cui
il cristiano si sottrae al ritmo
normale della sua vita operosa
e si concentra nell'ascolto del
suo Dio, sono i tempi in cui ci
si immerge nella grande festa
della preghiera e delle celebra-
zioni liturgiche, che fanno pre-
gustare nella speranza il Regno
promesso.
Attraverso questi gesti il cri-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Associazionismo eMGS
Conclusioni della
tavola rotonda
Don Giovanbattista Bosco
1. Il MGS come proposta
aggregativa salesiana
1.1 Associazioni e gruppi sono realtà, «tes-
suto connettivo» del MGS. L'Associazionismo
salesiano non è altra cosa dal movimento, anzi
questo prende corpo nelle varie e molteplici ag-
gregazioni giovanili: Pgs, Cgs, Tgs, Gruppi mis-
sionari, Catechisti e animatori liturgici, Volonta-
riato educativo e sociale, Vis e Vides, Animatori
di gruppi...
1.2 Tutte le aggregazioni salesiane sono
espressione della comunità educativa, che pone al
centro i giovani con i loro bisogni, interessi, do-
mande. Ad essa dunque fanno tutte riferimento.
La comunità è il centro propulsore dell'ambiente
educativo, opera secondo un progetto apostolico,
cammina seguendo itinerari di educazione e di
educazione alla fede, promuovendo la partecipa-
zione e il protagonismo dei giovani.
1.3 L'anima di tutta questa realtà salesiana
è la Spiritualità giovanile salesiana (SGS): si trat-
ta di vivificare l'azione educativa con la proposta
di vita cristiana nello stile di Don Bosco, ani-
mando i giovani a vivere la loro quotidianità,
fatta da mille interessi e attività.
2. La proposta vocazionale nel MGS
2.1 Nel MGS non si entra a far parte per
scelta vocazionale, ma per intraprendere un
cammino educativo di maturazione.
Il MGS è un movimento educativo, aperto a
tutti i giovani che intendono crescere come uo-
mini e come cristiani, e attento a quei giovani
che vogliono impegnarsi a tempo pieno «come
primi apostoli di altri giovani».
2.2 Nelle varie aggregazioni del MGS c'è la
sollecitudine vocazionale, propria della SGS.
L'orientamento vocazionale awiene in tutti i
gruppi, là dove si orienta alla vita e alla capacità
di scegliere, di stare dalla parte della vita piena.
Ma è anche, nei momenti opportuni, proposta
esplicita delle varie vocazioni nella chiesa e nella
società, specie di vocazioni nella Famiglia sale-
siana. La proposta si fa opportunamente anche
accompagnamentto vocazionale per i giovani
chiamati a speciali missioni.
2.3 I luoghi della proposta sono soprattutto
i campi-scuola e le scuole di formazione. Occor-
re trovare la strada per proporre «sbocchi» di
impegno educativo e vocazionale, per comuni-
care testimonianze di vita come possibili modelli
di scelta, per introdurre nel vasto campo dell'im-
pegno ecclesiale e salesiano.
3. Le opportunità e responsabilità
dell'Associazione dei Cooperatori salesiani
Tutti i gruppi della Famiglia salesiana si sen-
tano impegnati nel promuovere la realtà del
MGS, «nuova presenza» nella missione giovani-
le: siamo insieme corresponsabili.
I Cooperatori salesiani assumano come laici
la loro peculiare responsabilità (Cf ChL.).
A tale scopo:
stiano esprime la sua risposta a
Dio mettendo l'accento più di-
rettamente sulla radicalità e to-
tale gratuità del dono. La sua
realizzazione nel tempo è con-
fessata tutta dalla parte di Dio;
per questo la passione di chi
vuole il Regno di Dio si manife-
sta in una contemplazione gra-
tuita e festosa.
I momenti dell'impegno espri-
mono invece direttamente la re-
sponsabilità dell'uomo nella co-
struzione del regno di Dio. Sono
costituite dalle diverse prassi,
operose e liberatrici, dell'uomo.
Sono il tempo della lotta e della
fatica, quando costruiamo vita e
speranza con il sudore della no-
stra fronte.
Tutti i cristiani devono prega-
re e lavorare, perché così si co-
struisce il Regno di Dio. Non si
tratta di suddividere l'arco delle
ore a disposizione in modo di-
verso. Il cristiano che gioca la
sua giornata nel lavoro, ha dirit-
to di pregare come persona im-
pegnata nel lavoro e non come
un «monaco di formato ridot-
to». Questo comporta un tipo
speciale di preghiera, più vi-
brante della sua quotidianità,
più vicino alla sua responsabili-
tà, contemporaneo alla sua ri-
cerca.
11 / 59

2.2 Page 12

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3.1 A livello di COINVOLGIMENTO.
I cooperatori giovani siano in prima fila:
- nel coinvolgere altri giovani che si metto-
no a disposizione per l'animazione dei gruppi e
associazioni giovanili: giovani per i giovani con
protagonismo e responsabilità;
- nell'animare, come già oggi awiene
spesso, gruppi e associazioni, nei ruoli di educa-
tori, responsabili, dirigenti;
- nel prendere iniziative, gestite dagli stessi
Cooperatori giovani sia in ambienti salesiani che
non, a favore della gioventù, specie se marginale.
3.2 A livello di COLLEGAMENTO.
I Cooperatori giovani:
- si inseriscono negli organismi di collega-
mento del MGS locale e ispettoriale, dando il
loro contributo perché non manchi la comuni-
cazione tra le molteplici realtà aggregative;
- sollecitano l'istituzione o la continuazio-
ne delle consulte di Famiglia salesiana locali e
ispettoriali, che già si sono dimostrate utili ed ef-
ficaci durante il Centenario DB 88;
- qualifichino la loro presenza carismatica
all'interno dei vari organismi divenendo così te-
stimoni della loro vocazione.
3.3 A livello di FORMAZIONE.
I Cooperatori giovani:
- si inseriscano nel cammino di formazio-
ne dei vari gruppi e associazioni, dando il loro
apporto al piano di formazione;
- si rendano disponibili e attivi ad essere
formatori essi stessi nei vari campi e scuole di
formazione ;
- trovino il modo di coniugare la formazio-
ne che vivono nella loro azione apostolica con il
cammino di formazione proposto dalla loro as-
sociazione.
Conclusione
Quella attuale è l'ora della DISPONIBILITÀ
e del DIALOGO.
La domanda educativa è enorme: tanti gio-
vani attendono la nostra disponibilita.
Sulla scia di Don Bosco «uniamo le nostre
forze» per «salvare» la gioventù d'oggi. Per que-
sto ci confrontiamo con coraggio e perseveran-
za: il DIALOGO è oggi oltre che un'esigenza, un
nuovo comandamento.
.------ MOZIONE FINALE--~
I COOPERATORI GIOVANI
riuniti nel X convegno nazionale:
Avvertono fortemente la necessità di rispondere in modo sempre più concreto alla
propria specifica vocazione laicale salesiana per adeguare l'azione apostolica alle esi-
genze di «nuova evangelizzazione» del nostro tempo (art. 7 RVA);
S'impegnano a vivere nei propri centri la cultura della solidarietà e dell'accoglienza,
attraverso la riscoperta del rapporto personale, tipica esperienza salesiana.
Rinnovano l'impegno ad assumere responsabilità di animazione nelle realtà giovanili,
con particolare riferimento al M.G.S;
Ritengono fondamentale ai vari livelli, una piena corresponsabilità nella elaborazione
e nella attuazione del piano educativo pastorale salesiano (dr. art. 22 RVA) attraver-
so la creazione di organismi di convergenza e di condivisione;
Sollecitano i responsabili dell'Associazione ad individuare un «progetto operativo
concreto», che sia risposta alle esigenze emerse dalla fascia giovanile dei Cooperatori,
e incarnato nel contesto sociale ed ecclesiale del territorio.
Roma, 7 aprile 1990.
12/60

2.3 Page 13

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CRONACA
di una giornata
particolare
Sabato 7 aprile 1990
e1
è nell'aria l'attesa di una noti-
zia, forse scontata forse no, circa la
nomina del nuovo Rettor Maggiore.
Prima di mezzogiorno viene data
conferma della rielezione di Don Vi-
ganò. Un lungo applauso in sala,
sottolinea il gradimento degli inter-
venuti al convegno.
La più recente tecnologia ha mes-
so a disposizione mezzi molto rapidi
ed efficaci; parte un Fax a firma dei
Cooperatori Giovani:
Cercando di essere forti nella
fede che ci illumina, robusti nel la-
voro a cui la vita ci chiama, utili,
come Don Bosco ci insegna e Dio ci
vuole, i Salesiani Cooperatori Gio-
vani d'Italia, riuniti nel loro decimo
Convegno Nazionale, possono
esclamare con gioia: Il padre di ieri
è ancora il padre del nostro doma-
ni. Auguri al padre amico e guida
del cuore dei giovani. (I Cooperato-
ri Giovani d'Italia).
La risposta è immediata. Non via
Fax, come si potrebbe immaginare,
ma portata personalmente dal
neo eletto.
Alle 15, infatti, si aprono i cancelli
dell'opera Don Bosco di Cinecittà e
Don Viganò si ritrova in mezzo ai
«suoi giovani».
C'è un momento di festa improv-
viso, ma non per questo carente di
gioia e di entusiasmo.
Le parole del Rettor Maggiore ri-
cadono come pioggia battente sulla
platea, inondando il cuore e strari-
pando nella consapevolezza di una
ritrovata identità vocazionale.
«Questa è la prima visita del
nuovo Rettor Maggiore a un grup-
po della Famiglia. Quindi bisogna
assegnare a quest'incontro una di-
mensione profetica: che in questo
sessennio i Cooperatori, soprattutto
quelli giovani, crescano in numero
e qualità.
Io dirò agli altri che la prima vi-
sita è stata ai Cooperatori Giovani.
Già questo è un elemento concreto
che ha un simbolismo di speranza.
Poi volete subito un messaggio.
Noi qui, Don Bosoni, Don Spera ed
io, veniamo da una «pentola in
ebollizione». Acqua bollente che vo-
gliamo arrivi ben calda a tutti i
luoghi della nostra Famiglia.
E cosa bolle in pentola? La nostra
missione: educare i giovani alla fede.
Noi, nelle nostre discussioni,
ascoltiamo cose bellissime. È un
peccato che non potiate partecipa-
re. Di tutti i continenti, in varie lin-
gue, con preoccupazioni tanto dif-
ferenti, con religioni differenti, con
culture a volte quasi contrastanti,
eppure tutto è concentrato su due
punti strategici: Cristo e i giovani.
Tutto lì. Tutto per riuscire a far ca-
pire che Cristo ama i giovani e vuo-
le stare con i giovani; e che i giova-
ni intelligenti e generosi vogliono
arrivare a Cristo e collaborare con
la sua costruzione del regno della
giustizia, della pace con la civiltà
dell'amore.
Nel mezzo, tra questi due punti,
che sono com.e due poli che fanno
crescere nella loro mutua attra zio-
ne un 'energia potente, ci sta la Fa-
miglia Salesiana.
Noi parliamo principalmente di
noi salesiani, però si è già parlato
parecchie volte, e proprio ieri si è
discusso, dell'importanza dei Coo-
peratori e di altre associazioni e
laici, ma dei cooperatori in forma
particolare.
Ecco allora il mio pensiero e
messaggio; è questo che vi porto da
una assemblea mondiale unita nel-
lo stesso spirito e n ella s tessa
preoccupazione di lavoro che è la
vostra: quella di stare tra Cristo e i
giovani perché ci sia fra i due poli
continua unità.
Questo è educare i giovani alla
fede . Perché la fede, com.e ho detto
nella strenna, non esiste in astrat-
to; esistono i credenti.
Il Cristianesimo è storia, è perso-
ne concrete, è persone che hanno
cambiato il significato e là crescita
della storia dell 'umanità.
Che bello! Noi siamo chianiati a
questo. E abbiamo un esempio che
ogni volta che uno legge e medita è
formidabile: Don Bosco.
Questa mattina abbiamo sentito
un 'omelia del più aziano membro
del Capitolo Generale, il vostro
amico Don Luigi Fiora, spiegarci
storicamente il significato del «cuo-
re oratoriano». Noi vediamo che lo
Spirito non poteva suscitare un
modello più attraente, più genero-
so, più pedagogo, più intelligente
che Don Bosco per unire questi due
poli: Cristo e i giovani.
Ecco, io vi dico: impariamo, im-
parate ad essere protagonisti in
questo compito e fate crescere il
numero dei collaboratori.
Abbiamo affermato nel nostro
Capitolo, che prima viene la qua-
lità e poi la quantità. Però, nella
missione salesiana, si dimostra di
avere qualità quando si cresce an-
che in quantità.
Questo è il mio augurio per i Gio-
vani Cooperatori di tutta Italia».
L'applauso è fragoroso e prolun-
gato .
Un canto di saluto, di grazie e di
gioia accompagna l'uscita di Don
Viganò che sorridente passa tra due
ali di giovani entusiasti e sorridenti.
13 / 61

2.4 Page 14

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Oltre
la notizia
l 1convegno prosegue con una ta-
vola rotonda su varié realtà associa-
tive nel mondo salesiano: PGS,
CGS, TGS , VIS, VIDES.
È un lavorio continuo e un pullu-
lare di iniziative che abbracciano
moltissimi campi di interesse.
Ci troveremo sempre più a fami-
liarizzare con queste sigle e dovre-
mo imparare a collaborare in ma-
niera efficace sulle frontiere aperte
di un mondo in continua evoluzione
di fermenti pastorali.
Non mancano certamente diffi-
coltà di ogni genere. Ma questo non
deve assolutamente spaventare
far diminuire la forza di volontà.
Insomma, questo convegno, pur
stretto nella morsa del tempo per
l'impegno di domenica 8 aprile in
piazza S. Pietro, ha avvuto notevoli
e generalizzati consensi.
I giovani, quando vogliono, sanno
essere anche molto pungenti. In
questa occasione sono stati discreti
e puntuali.
Attraverso mini-interviste riporto
alcune impressioni .
- Piero (Sicilia): Ritrovo un
consolidato senso di appartenenza
alla associazione. Esperienza che va
ripetuta periodicamente. Accentua-
re l'organismo di collegamento a li-
vello ispettoriale tra l'MGS e i Coo-
peratori. Rilanciare i campi-scuola e
i campi di lavoro che sono un tiroci-
nio di salesianità per i giovani.
- Manuela (Sardegna): È la
prima volta che partecipo ad un
convegno nazionale. Mi ha dato del-
le risposte a degli interrogativi che
mi sono sempre posti. Pochi mo-
menti per conoscerci meglio. Com-
plessivamente 8 (come voto).
- Maurizio (Sardegna): Argo-
menti interessanti ma concentrati.
Mi hanno un po' stancato. Avrei vi-
sto meglio un ampliamento del la-
voro di gruppo. Meglio qualche re-
lazione in m eno e un po' di tempo
per discutere.
- Don Falzone (Delegato - Sici-
lia): Belli, allegri, contenti. Momen-
ti di ascolto molto lunghi. Convegno
atteso, auspicato. Sottolineatura per
il rapporto tra Cooperatori e pasto-
rale giovanile.
- Anna Rosa (argentina tra-
piantata in Sicilia con il marito):
Ambiente accogliente. Il mondo sa-
lesiano è uguale dappertutto. Molto
NUOVO CONSIGLIO GENERALIZIO SALESIANO
Rettor Maggiore
Vicario
Consigliere-Formazione
Consigliere-Past. Giovan.
Consigliere-Famiglia Sai.
D. Egidio VIGANÒ
D. Juan Edmundo VECCHI
D. José NICOLUSSI
D. Luc VAN LOOY
e comunic. soc.
Consigliere-Missioni
Consigliere-Economo
Consiglieri Regionali
D. Antonio MARTINELLI
D. Luciano ODORICO
D. Omero PARON
D. Carlos TECHERA (America Latina -
Atlantico)
D. M . Guillermo GARCIA (America La-
tina - Pacifico)
D. Martin MACPAKE (R. Anglofona)
D. Thomas PANAKEZHAM (R. Asia)
D. Antonio RODRIGUEZ TALLON
(R. Iberica)
D. Giovanni FEDRIGOTTI (R. Ita-
lia/ Medio O.)
D. Domenico BRITSCHU (N. Euro-
pe/ Africa C.)
A tutti i nostri fratelli del CONSIGLIO GENERALIZIO l'augurio di un
fecondo servizio di animazione alla CONGREGAZIONE SALESIANA e
a tutti i gruppi della nostra FAMIGLIA APOSTOLICA.
Non vi mancherà mai la preghiera e l'affetto di TUTTI I COOPERA-
TORI D'ITALIA!
14/ 62
pos1t1vo il ritrovarsi spesso. In Ar-
gentina, a motivo delle grandi di-
stanze, ho patito la voglia di incon-
trarsi frequentemente per scambiar-
si le esperienze. Non capisco molto
bene questa diversificazione tra
MGS e i Cooperatori.
- Una ragazza di Ancona (?):
Stimolante. Per la prima volta mi
sono trovata a confrontarmi soprat-
tutto con l'identità di cooperatrice.
La relazione di Don Tonelli è stata
fulmin ante. La fun zione dei conve-
gni è quella di lanciare degli spunti
per rielaborarli in loco .
- Rita (Calabria): Motivo di in-
contrarsi é capire che c'è qualcosa
di molto profondo che ci lega, indi-
pendentemente dai temi trattati . Il
sentirsi legati ad una sola Persona nei
nostri ideali. Comunque un punto di
partenza. Un «pieno» da far partecipi
gli altri nelle realtà dove viviamo. Ve-
drei un convegno di durata più lunga,
anche una sett imana.
- Stefania e Giusy (Sardegna):
Approdate per caso. Sole, quasi iso-
late. Impressione di essere delle in-
truse perché sono dell 'ultim a ora.
Una delle due aiuta per la catechesi
in oratorio. Valutazione sulla Sarde-
gna: Arretrata. Sarebbe ora di apri-
re gli oratori alle realtà miste, ma-
schile e femminile.
- Mariapia Onofri: «La provvi-
denza mi ha fatto la grazia di vivere
la nascita e di seguire per lunghissi-
mi anni la crescita del ramo giovani-
le dell 'associazione, formata preva-
lentemente da gente adulta. Oggi i
CC.GG. non dovrebbero essere di-
versi da quelli di ieri. Li penso co-
scienti della propria identità, ricchi
di senso di appartenenza ali' Asso-
ciazione, alla Famiglia Salesiana,
lieti della vocazione salesiana vissu-
ta in chiave secolare ... li penso im-
pegnatissimi , certamente secondo le
proprie condizioni di lavoro e di fa.
miglia, ma soprattutto audaci, co-
raggiosi, generatori di vita e ricchi
di fantasia ... per essere testimoni e
portatori di salvezza» .
Un quadro abbastanza ampio che
offre una visuale pressoché comple-
ta della situazione.
A ciascuno una riflessione e uno
spunto per contribuire alla posa in
opera di qualche mattone nella co-
struenda città del nostro futuro .
Pompeo Santorelli

2.5 Page 15

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D alle risposte al questionario-sondaggio utili
indicazioni per conoscere la condizione dei Coo-
peratori Giovani nelle ispettorie e per le prospet-
tive di rilancio.
SCHEDA DI RILEVAMENTO
TRA I PARTECIPANTI AL CONVEGNO
Domanda
1) Ritiene valido que-
sto confronto?
2) Ci sono state inizia-
tive analoghe in Ispet-
toria?
3) È presente nei Pro-
getti Ispettoriali SDB/
FMA la promozione, at-
traverso la Pastorale gio-
vanile, della vocazione
laica salesiana?
4) Nei rispettivi Con-
sigli si è mai affrontato
il rapporto Giovani e
Cooperatori Giovani?
5) Esisteva negli anni
scorsi una valida pre-
senza di Cooperatori
giovani in ispettoria?
Percentuale (%)
Sì Non so No
96 ,1
1,2
2,5
54,5
7,8 37,7
90,9
7,8
1,2
72 ,7 10,4 16,9
42,9 37 ,7 19,5
6) Esiste oggi una pre-
senza di giovani coope-
ratori?
Forte Discreta Mediocre Scarsa
3,9 62,3 26 ,0 7,8
7) Ritiene che la voca-
zione del cooperatore
sia conosciuta nella
suua Ispettoria?
As.sai Poco Niente Non so Abbastanza
16,9 71,4
2,5 9,1
8) Ritiene il coinvolgi-
mento di Cooperatori
qualificati nelle associa-
zioni salesiane (PGS,
TGS, CGS , VIS, VI-
DES) per la loro miglio-
re funzionalità?
Essenziale Utile Indifferente
61
39
9) Quale tipo di rap-
porto attualmente esi-
ste tra Cooperatori gio-
vani e associazionismo
salesiano?
10) Cosa proponi in
concreto?
Siignorano Collaborano Solo occas.te Non so
10,4 31,2 55,8 2,5
Scheda
sondaggio
Questa domanda è stata oggetto di numerose
riflessioni e proposte. Indichiamo qui le più si-
gnificative emerse dalla maggioranza dei parte-
cipanti al Convegno .
È opinione largamente diffusa fra tutti che vi
debba essere maggiore intesa fra le associazioni
e i gruppi della Famiglia salesiana da un lato, e
la pastorale giovanile dall'altro.
DALLA SCHEDA DI RILEVAMENTO inviata
ai Consigli Ispettoriali, ai delegati/e della Asso-
ciazione Cooperatori, ai dirigenti e responsabili
delle varie strutture associative della Pastorale
Giovanile della Famiglia Salesiana, a singoli ani-
matori: il campione vario, anche se non ampio
delle risposte ha fatto emergere alcune proposte
concrete. In sintesi:
1) Creare «occasioni» di aggregazione, ma
anche di studio e di verifica del «cammino co-
mune vocazionale salesiano».
2) Avere «contatti» non solo a livello perso-
nale, ma anche a livello di organismi rappresen-
tativi.
3) Affrontare INSIEME il vasto e delicato
problema vocazionale religioso e laico.
4) Esigenza di collegamenti (informazio-
ne!) e partecipazione.
5) Evitare la formazione di GRUPPI chiusi
di GG.CC.
6) L'urgenza di chiarire lo «sbocco voca-
zionale» del dopo MGS elaborando proposte
specifiche concrete di aggregazione alla Associa-
zione dei CC.SS.
7) L'esigenza di avere CC.GG formati spi-
ritualmente, salesianamente e qualificati per i
campi di azione delle associazioni salesiane e
strutture ecclesiali.
*
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2.6 Page 16

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Quindicinale di informazione e di cultura relig iosa
L'edizione di metà mese del BS è particolarmente de-
stinata ai Cooperatori Salesiani. Direzione e ammini -
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stale n. 2-1355 inte stato a: Direzione Gene ral e Opere Don Bosco -
Torino - e .e .P. 462002 intestalo a Dir. Gen. Opere Don Bosco - Ro-
ma. - Per cambio d'i ndirizzo inviare anche l'indirizzo precedente.
L'OMAGGIO
DEI COOPERATORI SALESIANI
AL NOVELLO BEATO
DON FILIPPO RINALDI
Il messagio del Rettor Maggiore
ROMA 29 APRILE 1990
" FESTA INSIEME "
Cari Cooperatori/Cooperatrici:
Siete venuti a Roma pe r un appuntamento im-
portante: la beatificazione di Don Filippo Rinaldi ,
speciale promotore e patrono della Famiglia Sale-
siana . La sua glo r ificazione è un nuovo collaudo
della vitalità del carisma di Don Bosco , di cui siete
parte viva e promettente.
Don Rinaldi è stato testimone interprete della
grande eredità del nostro Fondatore. Ha fatto sco-
prire a tutti i membri della Famiglia Salesiana, lai-
ci e consacrati , la centralità dell ' inte riorità aposto-
lica, lo spirito di semplicità, di gioia, di intrapren-
denza, di laboriosità instancabile, di bontà e di
predilezione per la gioventù.
La sua beatificazione sia per voi un appello a vi-
vere con maggior consapevolezza la vocazione
salesiana . Vi invito a conoscerne meglio la figura .
Capire Don Rinaldi significa incominciare ed assi-
milare il magnifico spirito di Don Bosco.
Auspico che il nuovo beato illumini il vostro
cammino di fede per divenire guide e modelli di
tanti giovani in ricerca di ideali . Alle soglie del ter-
zo millennio siate coraggiosi credenti!
Don Egidio Viganò
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