Bollettino_Salesiano_199911


Bollettino_Salesiano_199911



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- IL CALENDARIO 2000
di Juan E. Vecchi
••BELLI I PIEDI...••
"Belli sono i piedi di coloro che portano un lieto annunzio":
è una espressione del Profeta Isaia. "Piedi" sta per tutta
la persona in agile corsa, quasi fotografata nel momento
in cui arriva e comunica una grande notizia.
N on posso
dimenti-
care l'esul-
tanza di una
infermiera
che diceva
alla giovane
mamma, in
ansiosa at-
tesa dopo un
parto laborioso: venuto
bello e forte ". E ne gioiva quanto la
mamma, quasi l'avessero fatto in-
sieme . Ho visto la soddisfazione di
un medico mentre comun icava al
paziente che il paventato tumore
non c'era. Ricordo l'abbraccio di un
avvocato al suo cliente nel momen-
to in cui l'assicurava che l'accusa
pesante e ingiusta, dopo lungo
tempo d'incubo, era stata sventata.
Ma soprattutto mi rimangono nell'o-
recchio le grida con cui il venditore
di una lotteria informava il compra-
tore del biglietto, suo amico, la for-
tuna che gli era toccata. Ci sono
qua e là monumenti o lapidi ad eroi ,
il cui gesto è consistito nel correre a
perdifiato per informare la gente sul
punto di sfollare, o un esercito di-
sposto ad arrendersi , che il nemico
incombente era stato sconfitto.
Belli i piedi !"Ì..a persona che ci
porta una notizia liberante ci appare
stupenda, provvidenziale : resta indi-
menticabile. Un lieto annunzio non
è allettante solo riceverlo , ma è me-
raviglioso anche darlo. Soprattutto
quando il destinatario ci è caro e
quando quello che annunciamo in-
teressa profondamente tutti e due.
Evangelizzare è portare una lieta
. notizia : il trionfo. della vita sulla mor-
te per Gesù Cristo. Quante situazio-
NOVEMBRE 1999 BS
ni personali e sociali può illuminare
e cambiare questo dato singolare
della storia umana! Dio è con noi e
per noi : vuole la nostra dignità e feli-
cità. L'uomo è suo figlio per la crea-
zione e la redenzione, chiamato a
formare con i suoi simili una famiglia
in cui vivere in pace e solidarietà.
Gli viene consegnato il mondo affin -
ché lo conservi e lo abbellisca men-
tre camm ina verso la sua casa defi-
nitiva che è la stessa del Padre.
I messaggeri danno questa no-
tizia con la vita, le parole e le ope-
re . Insieme , tutte e tre costituiscono
il contenuto , l'annunzio e la prova
che la notizia è vera. Essi sanno
che dove questa notizia è ascoltata
e penetra, l'esistenza umana si tra-
sforma, gli occhi dell'uomo si apro-
no , il suo cuore si sgela e gli orizzonti
si riempiono di luce. Perciò provano
una gioia indicibile nel darla.
"Essi partirono e predicarono dap-
pertutto", dice il Vangelo degli Apo-
stoli (Mc. 16, 20). Le città che li rice-
vettero conservano gelosamente la
loro memoria e i luoghi dove sono
sostati . Hanno portato, con cono-

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scenza di prima mano, la più grande
notizia dell'umanità. Dietro di loro,
fino a noi , altri allungarono la lista
delle città "visitate" per dare il lieto
annunzio. E ci sono anche quelli ,
che senza muoversi dal loro paese ,
cercarono di proclamare lo stesso
annunzio nel cuore degli avveni-
menti umani.
D All'alba di un nuovo millennio
siamo invitati a assaporare la mede-
sima gioia. C'è ancora un 'ampia
geografia da percorrere ; i missionari
partono ancora e le comunità cri-
stiane li accompagnano e sostengo-
no. Ma soprattutto ci sono luoghi
umani dove portare una parola di
senso e di speranza. Ne potremmo
fare pure la mappa: famiglia, amore,
vita, corpo , sofferenza, rapporti so-
ciali , politica, costume, ricchezza,
economia, solidarietà. Il mondo glo-
balizzato comporta non solo pre-
senza fisica in nuovi spazi fisici , ma
umanizzazione e apertura a Dio in
molti aspetti della vita.
D
Novembre 1999
A nno CXXIII
Numero lO
In copertina:
Due giovani polacchi
del Confronto '99 ,
nei costumi tradizionali . ..
Anche il Santuario
del Colle sta cambiando
look per un rinnovamento
radica le .
(foto Giancarlo Manieri)
12 CENTRALE
Don Bosco al Colle
14 ONLINE
Un camion di ragazz.i
16 STORIA NOSTRA
Un salesiano dimenticato
18 MISSIONI FMA
Nella terra dell'oro verde
20 CHIESA
Un Papa itinerante
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE:
GIANCARLO MAN IER I
Redazione : Maria Antonia Chinello -
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò -
Fran co Lever - Francesco Motto - Vito Orlando
di NATALE MAFFIOLI
di VINCENZO DONATI
di BRENNO CASALI
di GRAZIELLA CURTI
di SILVANO STRACCA
RUBRICHE
2 Il Re/tor Maggiore - 4 li punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia & nel mondo -
11 Calendario - 22 / nostri morii - 23 Prima Pagina
D " Ecco vi do un lieto annun-
zio" , disse l'angelo ai pastori . E i
cieli si riempirono di luce e la terra
di canti; i pastori scossero il sonno,
si svegliarono, si misero in moto, vi-
dero quello che da sempre asP.etta-
vano , tornarono raccontando. È l'in-
vito che ci viene fatto e che voglia-
mo accogliere come Famiglia Sale-
siana. "Possa il mondo del nostro
tempo, che cerca ora nell'angoscia
ora nella speranza, ricevere la Buo-
na Novella.. . da ministri del Vange-
lo .. . che abbiano per primi ricevuto
in loro la gioia del Cristo e accettino
di mettere in gioco la propria vita af-
finché il Regno sia annunziato e la
Chiesa sia impiantata nel cuore del
mondo" (Paolo VI , EN , 80).
D
Collaboratori : Teresio Bosco• Angelo Bolla•
Severino Cagnin - Ernesto Cationi -
Giuseppin a Cudemo - Graziella Curti - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Bruna Grassini - Natale Maffioli -
te;~~~~:n~~~su~T~r~.-b~iss:it;n~?rante .
Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silva no Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marz i -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progett o grafico e impaginazione:
Pier Bertene
Diffus ione: Giuseppe Corò (Roma)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie)
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Edizione Cooperatori. A cura dell'Utticio Nazionale
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Registrazione : Tribun ale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
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Don Bosco in the W orld
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Opere Don Bosco, Roma.
BS NOVEMBRE 1999

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
COME LE FOGLIE
Qualche scena di morte, prima o poi rimane impressa nella nostra
mente e ci accompagna nella vita. Specialmente se a morire sono
giovani. Chi muore giovane è caro agli dei, si diceva un tempo.
Ora si pensa diversamente e si crede che a un giovane
che muore sia stato riservato un crudele destino. Se il pensiero
della morte è materia di rimozione collettiva delle nostre società
sviluppate, la morte di un giovane o di un bambino suscita
oscura impotenza che ci porta perfino a imprecare.
Q uella volta non si è più cancellata
dalla mente, rimasta colpita come
da un fotogramma persistente. La strada
era deserta e dritta tra un campo
di erba e papaveri e un muro di cinta
della cittadella del cinema. La prima-
vera era nel pieno. Melanconica come
può accadere di venerdì santo .
Il traffico , raro, era stato interrotto
e si poteva passare solo a piedi,
perché nel bel mezzo della strada
giaceva un giovane morto.
Con la moto rossa era finito contro un
camion che ora sovrastava minaccioso
il corpo riverso , con la tuta sportiva
scura da motociclista.
La moto rossa era sta depositata
sul carro attrezzi , mentre il ragazzo
era ancora lì , sull 'asfalto , la testa
reclinata come una capinera con il
collo spezzato , e pareva dormire.
Appena lo portarono via, sulla strada
rimase solo un filo di sangue che poi
si allargava in una piccola macchia.
Sull'asfalto la macchia rimase per tutto
il mese , asciugandosi a poco a poco
fin quasi a confondersi con una
macchia d'olio qualsiasi. E i parenti
misero una piccola lapide sul muro
di cinta della città del cinema,
con dei fiori per Marco, di soli 21 anni .
Quel venerdì santo sentii
il bisogno che la risurrezione fosse
una cosa seria e non una fregatura.
Ero troppo avvilito e la primavera
pareva emigrata altrove.
Una sensazione che mi sono portata
dentro e mi ritorna ogni volta
che sento di altre morti giovani ,
specialmente di tumore o di altri mali
minacciosi , perché quelli che
continuano a morire sulle strade -
si dice - almeno non soffrono .
E continuo a sentire intorno alle
malattie inguaribili dei giovani,
sentimenti di pietà, incredulità
e impazienza verso un dio o un
destino disumano. Siamo tutti disposti
a litigare con la mala sorte che miete
vittime giovani.
NOVEMBRE 1999 BS
Di fronte a un imbarazzo evidente
a parlare con un giovane malato di
cancro o con i suoi genitori, tutti
cerchiamo di scovare la parola giusta.
Ma un giorno, filando in macchina
lungo un campo pieno di lapidi e croci ,
cimitero di guerra con migliaia di ospiti
al di sotto dei 30 anni, d'improvviso
mi sono domandato perché tanta
indignazioAe per la morte che
la natura assegna a tanti giovani
e la naturalezza di fronte a migliaia
ai giovani che ogni anno, su tutto
il globo, le società spediscono
a morire nei conflitti.
Per nascondere l'incongruenza, siamo
addirittura giunti a definire gloriose
le morti in battaglia, nello stesso
tempo in cui si tocca ferro di froflte
all'eventualità di una malattia o di una
disgrazia che privi della vita ciascuno
di noi, specialmente se giovane.
È, invece, proprio riflettendo sulla
morte di giovani , che si può cogliere
il senso della vita. Queste morti ci
spingono a percorrere un cammino
duro di comprensione del limite
umano. Senza, per questo, rinunciare
al progetto di vivere perché giovane
è uguale a progetto, a futuro.
L'arroganza che circonda la vita
e tante espressioni di società, insieme
alla febbre dell'apparenza, potrebbe
essere lasciata emigrare lontana,
se fossimo capaci di riconciliarci
con la morte.
Di novembre, quando le foglie
cadono, si ricordano i morti cari.
Caduti come le foglie, portati lontano.
In zone sconosciute che
ci rifiutiamo di esplorare .
'Il timore ci paralizza, e dimentichiamo
con facilità che le foglie torneranno
sugli alberi . Anche se non saranno
le stesse. Ma quelle cadute,
non sono finite . Chissà dove saranno .
nziché maledire, sarebbe meg)io
cercare. E i giovani , non di rado,
ci sono maestri nel cercare .

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Non ci è stato possibile pub-
blicare tutte le lettere perve-
nute in redazione. Ce ne
scusiamo. Pro vvederemo a
suo tempo alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale.
CHI SI PERDE SI SALVA. o civili, da che mondo è mon- da brava, aggiorna il tuo ba- farcela anch'io!". Ma, vede,
Gentilissimo direttore, spie- do. Ho letto che Bonifacio gaglio storico e fallo senza portando l'esempio di "mo-
ghi a un giovanotto che vor- VIII aveva bisogno di scudi e pregiudizi!
delli", non ci passa nemmeno
rebbe credere con più cogni- allora ha inventato il Giubi-
per l'anticamera del cervello
zione di causa che cosa vuole leo, così prendeva due piccio-
di "glorificarli come fossero
dire quello che sta scritto nel ni con una fava: si rimetteva VI SIETE DIMENTICATI dèi"; questo lo scrive lei, non
Vangelo che "Chi perde la in quota e esorcizzava la pau- DEL CREATORE. Sig. Di- so su quale base. Il Protago-
sua anima la salverà!". Il ra millenarista della fine del rettore [. .. ], leggo con molto nista è sempre lui , Dio : chi
prete che faceva la predica mondo ...
rammarico nella vostra rubri- fa miracoli non è Filippo Ri-
quando è capitato questo bra-
no se fosse stato zitto sarebbe
Rosy , Palermo
ca ("l ns. santi" n .d.r.) "Ho
sempre pregato Domenico Sa-
na/di, o Domenico Savio o
Eusebia Palomino, ma Dio e
stata una fortuna, tanto non Cara Rosy, ti sei dimenticata vio", "Ho sempre confidato lui solo. Pregare i santi vuol
ha fatto capire nulla. Perché di citarmi la fonte della pan- sulla protezione del beato Fi- dire solo cercare alla nostra
uno deve "perdere" la propria zana che hai scritto , prima di lippo Rinaldi", "Ho affidato debolezza l'aiuto di persone
anima per salvarsi? Non è tutto su Bonifacio che avreb- tutto a Maria Ausiliatrice" ... che hanno avuto una vita
vero il contrario?
be inventato il Giubileo, se- Vi siete dimenticati del Crea- esemplare, irreprensibile, per-
Mario, Rovigo
condo sul motivo per cui l' a-
vrebbe inventato, cioè per i
tore, illustre direttore, e del
suo Figlio! Date più spazio
ché siano la nostra voce pres-
so Dio. I santi si fanno voce
Caro Mario , "anima" nella ter- soldi. Niente da dire se l'hai alla Verità! Come mai s'in- della nostra voce. .. E questo,
minologia biblica è uguale a letto su un romanzo d' appen- nalza tanto la creatura e si se permette, è bellissimo, per-
"vita" , indica il proprio vis- dice , ma se veniva spacciato pregano tanto i santi? ... Sta ché è riconoscersi non soli e
suto personale concreto , l' e- come storico , era. .. da ap- scritto in At. 4,8: nel nome abbandonati in un puntino in-
sperienza quotidiana partico- pendere! Intanto ti suggerisco di Gesù che costui è guarito!" consistente dell'universo, ma
lare. Dunque quelli che pur io un volume "decente" : "Il (qui la signora fa una lun- facenti parte di una grande
dando importanza alla vita di Giubileo di Bonifacio VIII" ghissima serie di citazioni a comunità, popolo di Dio , as-
tutti i giorni ne danno di più di A. Frugoni, laterza 1950. conferma... Poi continua) semblea di credenti, vivi o
alla propria esperienza di Hai letto bene, 1950 , perché è Perché date così poco spazio morti che siamo, perché in
Dio , quelli cioè che non si ac- da un pezzo che la storia ha al Protagonista e si riempiono Dio non c'è morte, in lui sia-
contentano della terra ma cer- fatto giustizia di certe mistifi- pagine e pagine dando gloria mo tutti viventi. Allora è stu-
cano di trascendere l' espe- cazioni. Allora, il torto di quel ai morti. . . facendo di essi gli pendo poter dire: "Caro Do-
rienza terrena che non esau- papa, se un torto lo ebbe.fu il idoli di questo mondo? E per menico Savio, dammi una ma-
risce la redltà , ma si apre a tentativo.fallito ma nobile, di pregare loro si priva del culto no. .. forse Dio ascolta più te
orizzonti più vasti e comples- ridare vigore, visibilità , im- Dio, mentre sta scritto: "Dio che me , perché tu sei stato un
si, a percorsi e destini più no- portanza al papato che stava solo adorerai" (Le. 1,47) [ .. .]. cristiano doc ., io invece sono
bili, costoro fanno la loro for- passando un periodo trava-
tuna, perché indirizzano la gliato e oscuro. E non inventò
Adriana, R. Calabria
vita nella direzione giusta. In- niente, papa Bonifacio , rie- Cara Signora, mi indichi, in APPELLI
somma Gesù esortava gli in- sumò dalla sua memoria bi- tutti i numeri del BS una vol-
terlocutori a non fermarsi al blica l'anno giubilare ebrai- ta, una sola! in cui si è data Sono collezionista di santi-
monotono asfissiante quoti- co , cambiandogli le finalità adorazione ad altri che non a ni: mi aggiungo alla nume-
diano che, per quanto piace- ma non il senso. Volle purifi- Dio e sono pronto a fare pub- rosa schiera di chi è pronto
vole, è pur sempre limitato e care la Chiesa con un grande blica ammenda e andare in a raccoglierli e/o scambiar-
non dura, ma a trascendere il periodo penitenziale, per ri- giro .. . biblicamente vestito di li. De Cuia Giovanni, Via
visibile verso l'invisibile', il ma- darle l'antica luminosità e la cenere e cilicio! Voglio comun- Teatro Alhambra Ed.,
teriale verso lo spirituale, que- trasparenza del divino e rin- que precisarle, poiché sem- 1/C - 74010 Statte (TA).
sta vita verso un'altra vita. È
tutto sommato una esortazio-
ne alla f ede...
BONIFACIO VIII E I SOLDI.
Egregio direttore, temo pro-
prio che l'anno cosl detto giu-
bilare sia nient'altro che un
grande business, un mare di
saldarla al vertice della scala
sociale e politica dove stava-
no prepotentemente e irrever-
sibilmente (ma lui non lo ca-
pl) installandosi gli stati laici.
Era preoccupato che crollas-
se un patrimonio immenso di
valori . Paventava la "secola-
rizzazione" come la piLÌ gran-
de iattura della storia. Non
bra non l' abbia minimamente
afferrato , che la rivista
spazio, eccome, al "Protago-
nista" : l'intento "unico" che
abbiamo nello scrivere è fare
del bene, spargere qualche
buona parola, ridare forza a
valori perduti, seminare spe-
ranza.. . perché crediamo in
lui. Ma siamo fatti di carne,
Se non hai nessuno cui
confidare dubbi e perples-
sità, ricordati che ci siamo
noi del Movimento di Atti-
vità Missionaria, e usiamo
la massima discrezione e
riservatezza. MAM - Ca-
sella postale, 37 - 70010
Valenzano (BA).
denaro portato con immagina-
bile profusione dai cosl detti
pellegrini da tutto il mondo.
Insomma, caro lei, non cam-
bia niente. Tutto come fu il
primo, il secondo, il terzo
giubileo ecc. ecc. ecc. e come
sono, non lo neghi, tutte le
manifestazioni ecclesiastiche
dunque mercato di indulgen-
ze, o preghiere per esorcizza-
re la paura della fine del
mondo, cui papa né curia
credevano, anzi considerava-
no sciocchezze: "Chissà per-
ché qualche stupido aspetta
la fin e del mondo!" , si chie-
deva qualche prelato. Allora,
cara signora (l'ha dimentica-
to ? O lei è di qualche altra
materia?), e come tali abbia-
mo bisogno non di idoli (l' i-
dolo si adora, e fa paura), ma
di modelli (il modello si imi-
ta!) proprio per dire a noi
stessi e alla nostra debolezza:
"Se ce l'ha fatta lui, posso
Se c'è qualcuno dei vostri
lettori che vuole dire una
parola di conforto a un gio-
vane detenuto, anche una
semplice cartolina, io sono
Berardi Pierluigi, Casa
Circondariale - 88100 Sia-
no (CZ).
NOVEMBRE 1999 BS

1.7 Page 7

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NON DOBBIAMO
l>fS~RARE \\.
NELLE l)JfflCOLTA :
'-'
IL P'Al>llE.1 IL Flf!alO~
LO S.SANr?)J
M. AVSIL/~TRJCé
,,. SI Ft:JetiNNO
IN QU/:111720
PeR.NOI
ne" . Non si potrà andare con-
tro la storia, caro signore, è
destino. Del resto o troviamo
una soluzione o sarà l'inferno
tra non molto tempo... e,
tanto per sgombrare il terre-
no da sottintesi o equivoci,
quando parlo di misure effi-
caci non parlo di... balcaniz-
zazione del problema, non in-
tendo l'uso delle bombe intel-
lig enti e nemmeno l'uso intel-
ligente delle bombe, perché
puzza di tautologia. lo credo
phì semplicemente nel!' uso
della ragione. Un'ultima an-
notazione. Il problema di pic-
coli spacciatori cli quartiere,
o prostitute , e via discorrendo
risale non certo a chi spaccia
o si prostituisce, come lei ben
sa , ma a chi tira le fila di
questi esecrandi commerci... e
costoro non sono certo gli im-
migrati o le prostitute del suo
quartiere. Il problema è al-
trove, non chiuda gli occhi...
ANCORA SUL VACCINO.
Carissimo direttore, le scrivo
un po' "annacquato": aiutami rilasciati , le prostitute nere o per il vaccino contro la gravi-
a dar forza alla mia doman- albanesi ... gli zingari a ogni danza (BS luglio '99) [.. .]. Ho
da " . Signora, che c'è di male incrocio, gli ambulanti neri 34 anni, sposata da 9 [... ].Il
in tutto questo? Ce ne vuole esentasse, i cinesi con le loro miracolo di un figlio è arriva-
di fantasia per dire che que- mafie ... Qual è il limite?
to nel '93, ma non sono riu-
sta è una cosa cattiva!
Walter, Verona
scita a portarlo a termine [... ]
e mi ha lasciato un vuoto
Caro signore, che la terra sia profondo. Non so spiegarmi
MAGREBINI... CHE FAR- di tutti è lapalissiano: non come fanno alcune ad aborti-
NE? Egr. direttore, ho letto vedo quale fonte di diritto di- re senza rimorsi. Come si fa a
(BS giugno ' 99 n.d.r.) la rispo- vino parcellizzi la terra in cercare il vaccino per non
sta a Corrado, Napoli, che ma- puzzle e assegni le varie tes- avere figli? Io, mi scusi, farei
nifesta preoccupazione da par- sere secondo non si sa quale pure peccato pur di avere un
te degli immigrati . .. È evi- giustizia o diritto ... un pezzo figlio , perché è il dorio più
dente che per lei il problema di deserto a lui. .. per morirci bello che Dio abbia creato. E
non esiste. Che senso ha in- di fame , e un'oasi a me per se avere figli fosse una malat-
fatti dire che "la terra è di creparci d' indigestione! Pro- tia, io sarei orgogliosa di pren-
tutti"? Questo paese, l'unico prio per questo il problema derla, perché non avere figli è
che abbiamo, è forse di tutti? esiste, altro che se esistei la croce più crudele. ..
E che significa che "anche Non ne scriverei né perderei
noi siamo stati immigrati"? I tempo a rispondere se non
Silvana, Itala
miei non lo sono stati e gli esistesse. E non è un proble- La sua lettera, cara signora
italiani che sono andati in ma tra i tanti, è "il proble- si commenta da sé, e non ha
America sono andati in una ma" per antonomasia; investe bisogno cli essere sminuita
terra semivuota, e non in un e interessa oltre la carità an- dalle mie parole. Mi auguro
paese sovraffollato. E che co- che la giustizia , il diritto , la che siano in molti a leggerla.
sa vuol dire "Misure efficaci" - libertà , la responsabilità di Anche se per ragioni di spa-
con i tanti distinguo'? . .. Io mi ognuno, la convivenza, la so- zio ho tagliato qualcosa, ho
chiedo perché mai chi ha il lidarietà , l'accoglienza, ecc. lasciato le cose più significa-
potere.. . abbia deciso che nel Non per nulla da oltre 50 an- tive che lei ha scritto. E la
quartiere dove io vivo debba- ni ormai si continua a parlare ringrazio per aver preso car-
no esserci i magrebini sempre di "villaggio globale", ora ta e penna e averci dato que-
fermati per spaccio e subito aggiornato in "g lobalizzazio- sta testimonianza.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12 .556
E-mail: biesse@sdb.org
BS NOVEMBRE 1999

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IN ITALIA&NEL MONDO
CATANIA
PER IL KOSOVO
È stata dedicata al profughi
kosovari la "III Festa di Pri-
mavera" dell ' oratorio S. Filip-
po Neri di Catania. Organiz-
zata dal CGS , la manifesta-
zione ha assunto un significa-
to particolare, proprio perché
l' intero ricavato è stato devo-
luto ai bambini profughi del-
1'insensata guerra dei Balca-
ni, ospitati nelle comunità sa-
lesiane di Tirana e Scutari.
Numerose e diverse le inizia-
tive che hanno reso gradevole
e fruttuosa la festa oratoriana.
ROMA PISANA
COMMISSIONE
MONDIALEBS
Si è riunita la "Commissione
mondiale dei Bollettini Sale-
sian i" per studiare alcune li-
nee di rinnovamento e rilan-
cio dei BS nel mondo, secon-
do le indicazioni approvate
dalla assemblea mondiale dei
direttori BS tenutasi a fine no-
vembre '98. (Cfr. BS febbraio
' 99, pag. 40). Intense giornate
di approfondimento, sotto la
canicola estiva, con l 'aiuto pre-
zioso di alcuni esperti, hanno
permesso una ricognizione sul
vasto campo dell 'editoria, del-
la grafica e del marketing, e
l' individuazione di alcune li-
nee comuni che vanno nel sen-
so della globalizzazione ormai
in atto in ogni settore umano .
ROMA
ALI PER LA VITA
Personalità e giornalisti sono
convenuti nel salone di rap-
presentanza della Regione Mar-
che a Roma la mattina del 13
luglio scorso, dove il Delega-
to Apostolico per la Santa Ca-
sa di Loreto, monsignor An-
gelo Comastri, e il Capo di Sta-
to Maggiore dell'Aeronautica,
generale Antonio Fornasiero,
hanno presentato il "Giubileo
del Volo", una man ifestazio-
ne mondiale dedicata all ' avia-
zione di solidarietà. L'Air
Show vedrà tra l'altro l'esibi-
zione delle ben note "Frecce
Tricolori" e la partecipazione
dei reparti aero mobili che
sono stati impegnati negli in-
terventi di pace internazionali
in varie parti del mondo. Un
convegno di studi sull ' utili z-
zo del mezzo aereo in caso di
calamità, una ri cognizione in
volo di elicotteri dei Corpi del-
lo Stato, concerti e altre ma-
nifestazioni peculiari corone-
ranno questo "Gi ubileo del Vo-
lo" che va sotto il titolo sug-
gestivo di " Ali per la vita".
NOVEMBRE 1999 BS

1.9 Page 9

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trono principale del capo luo-
go reg ionale delle Marche. Il
clou delle manifestazioni si è
avuto allo stadio del Conero,
dove la popolazione, circa
30.000 persone tra cui moltis-
simi e vivacissimi i giovani,
ha accolto e fes teggiato papa
Woityla che per la seconda
volta onorava la città della
sua presenza. In foto la gran-
de croce dei raduni interna-
svetta
MEN03
ANCONA
I 700 ANNI DELLA
CATTEDRALE
Molti i cooperatori ed exall ie-
vi salesiani impegnati nella
preparazione de l gra nde even-
to de ll a visita de l Papa nella
città dorica in occasione del
700es imo an niversario de lla
Cattedra le di san Ciriaco, pa-
WARSAVIA, POLONIA
DOPO
LA BEATIFICAZIONE
La fo to documenta l' incontro
di circa 900 giovan i del MGS
(Movimento Giovanile Sale-
siano) della Polonia con il
Rettor Maggiore don Juan
Vecchi , dopo la beatificazione
dei cinque primi marti ri ora-
toriani della storia salesiana,
decapitati a Dresda il 24 a-
gosto 1942, durante la cele-
brazione della festa di Maria
Ausiliatrice. È stata fes ta gran-
de che ha permesso di puntare
su nuov i esempi di santità
giovanile che mancavano an-
cora ne l santorale salesiano.
I È di Pio Xl, cardinale Achille Ratti,
l'effigie impressa sulla busta commemorativa
delle Poste Vaticane, per il Giubileo del 1925,
indetto con la Bolla Infinita Dei Misericordia.
Il giornale cattolico L'Avvenire d'Italia lo chiamò:
IL GIUBILEO DELLA PACIFICAZIONE
E DELLA PACE
EVENTI MEMORABILI
1924 In Russia morte di Lenin / In Italia delitto Matteotti.
1925 Inizio del trentennio fascista.
1927 Giustiziati negli USA gli anarchici Sacco e
Van zetti.
1934 Firma dei Patti Lateranensi tra Stato e Chiesa.
Con Pio Xl inizia praticamente il disgelo tra Chiesa e
Stato. Dopo 76 anni egli volle, appena eletto , benedire
Roma e il Mondo dalla loggia esterna della basilica vati-
cana (l 'ultima volta l'aveva fatto Pio IX nel lontano 1846).
Fu l'avvisaglia di un clima nuovo che di a qualche
anno avrebbe dato i suoi frutti.
Mesi di intensa preparazione caratterizzarono il tempo
dalla bolla di indizione all 'apertura della porta Santa. Il
21 dicembre 1924 venne inaugurata una grande e pre-
ziosa mostra missionaria in Laterano , la prima del suo
genere, voluta personalmente dal Papa e poi trasfor-
mata in museo etnologico permanente. Alla conclusione
il Pontefice istituì la festa di Cristo Re per la Chiesa
universale. Lo Stato italiano e l'Amministrazione capitoli-
na collaborarono a che l'anno potesse essere celebrato
nel migliore dei modi. Casa Savoia bandì le feste di cor-
te e le cerimonie sfarzose, da parte sua il governatorato
della città sospese le feste del carnevale romanesco.
Le cifre dimostrarono abbondantemente il lento ma
vistoso miglioramento dei rapporti e la sempre formida-
bile capacità di aggregazione del pontificato romano .
594 pellegrinaggi italiani e 463 esteri portarono l'afflusso
di pellegrini a circa mezzo milione, provenienti da ogni
parte del mondo e giunti , per la prima volta, anche in
aereo. Essi trovarono una piacevole novità: la basilica
vaticana illuminata da migliaia di lampadine elettriche
che suscitarono non poco stupore.
L'anno giubilare vide la canonizzazione di Teresa del
Bambin Gesù, Pietro Canisio, Maria Maddalena Po-
ste! , Maddalena Sofia Barat ; inoltre la beatificazione di
Vincenzo M. Strambi , Giovanni M. Vianney , Berna-
detta Soubirous , la veggente di Lourdes.
BS NOVEMBRE 1999

1.10 Page 10

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l00annifa
Troviamo nel BS di novembre la lettera
di monsignor Cagliero sulla spaventosa inondazione
in Patagonia che interessò varie nostre missioni
comprese tra il Rio Negro e il Rio Chubut.
SLOVACCHIA
T R E Q UA RTI
DI SECOLO
I salesiani slovacchi celebra-
no i 75 anni di presenza. Don
Bosco era tu ttavia già ben co-
nosciuto, tanto che solo alcu-
ni anni dopo la sua morte gi -
rava in Slovacchia una sua
biografia, indubbiamente una
delle prime in asso luto scritte
sul santo de i giovani. Fu don
Ri naldi - su richiesta plebi-
scitaria dei vescovi di que l
paese - a permettere nel 1924
che alc uni sacerdoti e chieric i
slovacchi da Perosa Argenti-
na, dove si trovavano per gli
stud i, si trasferissero in patria,
dando così ini zio alla presen-
za salesiana. Lo sviluppo fu
sorprendentemente rapido, tan-
to che dopo 20 anni i salesia-
ni contavano 13 opere con
280 confra telli . L ' avvento del
comunismo di sperse questo
fe rvore: la confisca delle ca-
se, le cÒndanne, il carcere, l'e-
silio crearono la diaspora ma
non valsero a spegnere l 'ope-
ra. I salesian i sopravvissero in
clandestinità.
Oggi, a pochi anni dall a ri-
conquista dell a libertà di e-
spressione e di cul to, sono 18
le opere e 250 i confratelli
con una media annuale d i 15
novizi. In fo to: ragazzi di un
oratorio slovacco.
Mi trovo sul luogo del disastro!
Viedma è letteralmente rasa al suolo! Rimangono in piedi
solo quattro case, tra le quali la nostra che comprende
tutta una manzana, cioè un isolato formante il collegio di
Artes y Oficios, il mio Episcopio, il Collegio delle Suore
di Maria Ausili atrice, delle preservande e corri gende e i
due Ospedali di uomini e donne.
La grazia ha del miracolo in tanta strage di case e di cose!
In Conesa la sola casa sa lva è quella dei salesiani e
delle Suore di Maria Ausiliatrice, che quale Arca di Noé
in mezzo al mare, ricoverò tutti quelli che poterono
raggiu ngerla.
Quella di Pringles cadde per metà.
Quella delle Suore di Roca, per essere di materiale crudo,
fu rasa al suolo, rimase in piedi il solo Collegio nuovo che
si doveva inaugurare colla ferrov ia nuova ora distrutta.
Le noti zie del Chubut sono tri sti ssi me. La casa nuova
per essere sul letto del fiume fu portata via assieme a
tutte le altre della piccola capita le Rawson. Anche il Col-
legio Salesiano, il migliore dopo quello di Yiedma, è ro-
vinato. Mancano notiz ie di Chosmalal e Junin (de los
Andes, n.d.r.) , che dicono pure distrutti [.. .]. Tutti salvi ,
però, nessuna disgrazia personale [... ]. Viviamo di ra-
zione diaria ed aumentano ogni giorno gli orfanelli che
si presentano e che non abbiamo coraggio a ri gettare. La
miseria è sopra ogni dire.
NOVEMBRE 1999 BS
GROOT-BIJGAARDEN,
BELGIO
10 ANNI DI ATTIVITÀ
Il movimento giovanile "To-
to-G iovani in cammino" ha
fes teggiato i dieci anni di atti-
vità con un ritiro a Taizé,
presso la Com unità Ecumen i-
ca di Fr. Roger Schutz.
Così un gruppo di FMA e
giovani hanno potu to speri-
mentare la particolare atmo-
sfera che si respi ra in questo
straordinario luogo di med ita-
zio ne e pregh iera. Il contatto
con giovan i di moltissime na-
zional ità, la profondità de lla
preghiera e il senso di uni
sono stati il modo migliore
per aiutare i g iovani a ricon-
fe rmare il loro impegno a ser-
vizio di D io e della gente, in
stile sales iano.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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CALENDARIO
2 novembre: commemorazione dei defunti
Adriano Gelmini
11 fiore del mese non
può essere che il CRI-
erf a, il · ·
0
V©C
SANTEMO. In Cina e Giap-
rat
pone ha un significato di
p
, pre-
gioia e di vita che rende
nat~
giustizia al suo nome, "fio -
15be
re d 'oro" o "oro fiorito". In
Occidente invece richiama
·o
nti
nti ~
aìi
malinconia, tristezza e mor-
ntem
va
te : chi mai potrebbe per-
a In ven a p on era-
mettersi di regalarlo a una
ol~i i flosculi di cu, era
sposa? "Che fanno là,
compo,sto il fiore. La fan-
presso la muta altana,! i
ciulla allora éorae a pren-
crisantemi, i nostri fiori,
dere un paio di forbici e
che fanno?/ Oh, stanno
pazientemente suddivise
là con la beltà lor vana,!
ogni petalo in tante picco-
a capo chino lacrimando
lissime strisce. Il genio ca-
stanno". Pascoli , in Diario
pì e sorrise, approvando .
Autunnale, canta così il
Ecco perché i crisantemi
crisantemo. Perché mai?
hanno tanti petali!
In ltalia esso è arrivato so-
lo nel secolo scorso. Fiori-
Il crisantemo esprime
sce in autunno tra ottobre
unità e coesione tra im-
e novembre, quando cade
peratore e sudditi. Egli è il
la commemorazione dei
bocciolo centrale , i petali
defunti . La pianta fa fiori
disposti tutti intorno sono i
abbondanti , belli, pronti per
sudditi che con lui formano
essere portati davanti alle
una cosa sola. Offrire cri-
tombe . Da qui , in qualche
santemi in Giappone e Ci-
modo , il tradimento del lo-
na è segno di stima e gra-
ro significato . L'origine del
crisantemo è in Cina, dove
era coltivato già sette se-
L'ORO FIORITO titudine, riconoscimento del
lavoro svolto (li si offriva ai
lavoratori che andavano in
coli prima di Cristo. Il poeta Thao Su -Kung lo canta pensione) , augurio di lunga e felice vita. Il ricordo , il
come emblema della semplicità, della naturalezza, richiamo ad essere solidali , la riconoscenza per il
della spontaneità. Dalla Cina passò in Giappone nel lavoro valgono anche in occidente e sono rivolti in
313 d.C. e proprio al Giappone spetta il merito della particolare ai defunti. .. ma non sarebbe disdice-
sua diffusione .
vole anche per i vivi!
Per il suo colore giallo, la sua forma espansa, lar-
ga, piatta, venne ritenuto immagine , simbolo e mo-
dello vegetale del sole, e poiché il Mikado, l'impera-
tore , era ritenuto "Figl io del Sole", ecco spiegata la
sua grande popolarità e l'impegno de i giard inieri
imperiali a riprodurne e migliorarne la specie con
nuove varietà ed esemplari sempre più belli . Ogni
anno era indetta la festa dei crisantemi e il Figlio del
Sole apriva i suoi giardini ai sudditi per far ammirare
le ultime varietà del fiore imperiale. Nell'araldica es-
so assumeva la forma della rosa dei venti : al centro
il volto dell'imperatore, padrone dello spazio e delle
direzioni cardinali , mediatore tra terra e cielo . Il
crisantemo veniva inciso sulle spade , decorava le
ceramiche, era motivo ricorrente nei tessuti. Poesie,
racconti e leggende ne esaltavano la bellezza.
Una leggenda . Al più eroico samurai del regno in
BS NOVEMBRE 1999

2.2 Page 12

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.
C'E QUALCOSA DI NUOVO
OGGI NEL COLLE~ .. di Natale Maffioli
Da oltre due secoli la collina torinese è segnata
dalla grandiosa basilica barocca di Superga,
progettata da Filippo Juvarra.
Da qualunque parte li si guardi,
la cupola e i due slanciati campanili,
marcano la visione come
una denominazione di origine controllata.
Anche sul Colle c'è un Tempio
che innegabilmente la segna.
l'imponenza un poco invadente .
Ma, a dispetto dei giudizi al riguar-
do , il Tempio c'è , e la sua mole ,
anche se un po ' sgraziata, è lì a
provocare chi la voglia ingentilire.
QUALCUNO Cl HA PROVATO ...
La sfida è stata raccolta e, grazie
alla generosità di un benefattore, si
è aperto nell 'edificio superiore un
nuovo cantiere per ovviare a tutte
le inadeguatezze che si sono ri-
scontrate dopo dieci ann i d'uso
(dopo l'intervento per il centenario
della morte di Don Bosco del 1988) ,
dall'acustica infelice al riscaldamen-
to del tutto inesistente. Agli inizi si
pensava di arricchire ulteriormente
l'apparato iconografico, coprendo le
superfici utilizzabili con dipinti sulla
vita di Don Bosco ecc., ma si capì
subito che non era la strada giusta
e sarebbe risultato un gran pastic-
cio . Si scelse, invece, la via della ri -
qualificazione architetton ica dell 'e-
dificio , con il risultato di prendere
due piccioni con una fava : ridefinire
lo spazio interno e rimettere in se-
sto acustica e riscaldamento.
COME L'ANTICO FOCOLARE
La preparazione del progetto è sta-
ta affidata all 'équipe dello studio to-
rinese dell'architetto Stefano Truc-
co. L'idea madre è scaturita dalla
considerazione che il Tempio era
sorto sulle fondamenta della casa
natia di Don Bosco e che lì a due
passi c'era l'abitazione dove era
vissuto per tanti anni con la mam-
Q uando negli anni Cinquanta si
volle dare seguito al voto fatto
dai salesian i durante i bombarda-
menti di Torino dell 'ultima guerra
per l'i ncolumità della Casa Madre di
Valdocco e si ed ificò sulla collina
dei Becchi l'imponente fabbrica del
tempio , si aveva questo intento : si
NOVEMBRE 1999 BS
contrassegnò quella fetta di Mon-
ferrato con un monumento dedicato
a Don Bosco, tuttavia senza la pre-
tesa di creare una nuova Superga.
L'edificio del Tempio del Colle non
è dei più riusciti dal punto di vista
formale e l'unica qualità che mai
nessuno gli ha negato è quella del-

2.3 Page 13

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Fervono opere di ristrutturazione e adeguamento nel Tempio dei Becchi.
quio tra il confessore e il penitente .
Sotto le navate laterali si creeranno
anche degli spazi deputati alla
meditazione sulla Via Lucis.
ma e i fratelli: l'interno della chiesa
doveva essere, dunque, caldo e
accogliente come lo era stato il fo-
colare domestico di mamma Mar-
gherita, e così è stato scelto il le-
gno quale materiale più adeguato
per avvolgere lo spazio interno. Si
è pure recuperato un modo antico
e saggio di fare architettura: le cur-
ve vagamente ogivali della struttura
e dei costoloni , ereditate della gran-
de stagione dell'architettura gotica,
creeranno l'atmosfera propizia alla
preghiera e alla riflessione.
L'interno sarà, dunque, tutto di le-
gno, comprese le volte di raccordo
del fasciame laterale. Nei due tran-
setti saranno messi in opera le
nuove tele del pittore Bogani (quel-
la centrale di destra sarà spostata
sulla controfacciata, sostituita da un
grand 'organo a canne) , lo stesso
che ha dipinto i pannelli che avvol-
gono le reliquie di Don Bosco , sul
retro dell'altare maggiore del Tem-
pio inferiore. La cupola, altissima e
sproporzionata rispetto allo spazio
delle navate , sarà abbassata con
un involucro che non impedirà la
percezione delle sue reali dimen-
sioni. Il presbiterio sarà ristrutturato,
valorizzando la grande scultura del
Cristo risorto e favorendo l'inseri-
mento dell 'altare e degli amboni
nello spazio ora occupato dai fedeli.
Le penitenzierie (il posto dove ci si
va a confessare) saranno riformate,
per agevolare l'incontro e il collo-
I LAVORI PROCEDONO
ALACREMENTE
Vista la mole dei lavori, che do-
vranno essere terminati in tempo
utile per la festa di Don Bosco del
2000, si è già iniziato con lo sman-
tellamento del pavimento per la
messa in opera del riscaldamento;
per questo si utilizzerà una tecnica
già collaudata in altri grandi edifici
di culto dove l'acqua calda è im-
messa in una serie di serpentine
annegate nello strato cementizio
del piano di calpestio.
Anche l'esterno è stato arricchito.
Sui larghi tratti di muratura vuota
delle facciate esterne (le due dei
transetti e quella posteriore) è pre-
vista una decorazione a mosaico:
sulla facciata a valle è già stata
messa in opera una figura di Don
Bosco, a braccia aperte in un gesto
di accoglienza verso tutti quelli che
salgono ai Becchi . La riqualificazio-
ne architettonica del Tempio del
Colle darà sicuramente risultati po-
sitivi , apprezzabili anche da coloro
che, non è qui il luogo di dire se a
ragione o torto, hanno visto nella
gran fabbrica un'occasione manca-
ta per indicare una linea di tenden-
za dell'architettura sacra. Tutto ciò
in continuità con le scelte che furo-
no di Don Bosco stesso, quando,
per la costruzione delle sue chiese,
fece riferimento ad architetti affer-
mati e volle che le fabbriche fossero
in sintonia con il linguaggio dell'ar-
chitettura sacra allora accreditato.
Guardate nelle foto squarci di no-
vità nel Tempio.
O
BS NOVEMBRE 1999

2.4 Page 14

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L/;1/E-
!ABUNA!"
di Vincenzo Donati
" A buna! Abunaaa! ". Dal camion cigolante che
scoppia di fatica e di ragazzi sono in tanti a
protendere le mani per cercare di toccarti , o solo di
sfiorarti, o per avere il dono di uno sguardo, di un sor-
riso , di un cenno di saluto . E la sera, quando l'asfittico
mezzo di trasporto s'allontana tristemente verso le pri-
gioni , dopo la fatica della scuola, senti molti ripetere
"Bukra, a domani", quasi volessero assicurarsi il posto,
nel timore che la precarietà della loro situazione potes-
se impedirgli, l'ir:,domani, di esserci , di respirare quella
boccata di ossigeno e illudersi per quel po' di libertà vi-
gilata e gustare fino in fondo l'ebbrezza di un clima di
famiglia, loro che una famiglia non l'hanno mai avuta.
DETENUTI
Sono soltanto ragazzi; vanno dai 12 ai 20 anni ; sono
quasi 200 . Il primo turno arriva la mattina, l'altro al
pomeriggio. Gli sorridono gli occhi prima che le labbra.
Chi riesce ad avvicinarti ti parla, in fretta per dire più
cose possibili , come Sabit, perché sa che dopo , alla
prigione , è meglio tacere ; o come Muhammad , che
sembra disperatamente cercare un alito di affetto ; o
Abdalla , che, saltato giù dal camion , corre subito ad
abbracciarti, o James che vuole ad ogni costo tenerti
la mano .. . E tu ti domandi sbigottito perché mai
ragazzi così siano in galera, quali misteri nascondano
le loro giovani vite. "Padre , sussurra deciso Majok,
quando sarò fuori dal riformatorio tornerò qui per
imparare meglio il mestiere, per rivederti ... ". A qual -
cuno non riesci a non sussurrare : "Ti farò da padre!".
LA FORTUNA DI IMPARARE
Il venerdì nei paesi arabi è giorno di festa. I piccoli
detenuti cominciano a tempestarmi già dal lunedì :
"Abuna, venerdì ci farai giocare?".
"Naturalmente! " .
NOVEMBRE 1999 BS
Sventolio di mani. Ti chiamano,
ti salutano, ti ringraziano quattro
volte al giorno, mentre il camion,
zeppo all'inverosimile,
li trasporta con gran fracasso
presso il St. Joseph's Tech,
la scuola professionale dei salesiani
di Khartoum, o li riporta a Jiref
o a Kobar, le prigioni della città.
Sì, perché si tratta di giovani
detenuti, che non hanno altro modo
e possibilità per farti sapere
la loro riconoscenza.
TECNICA SALESIANA
SCUOL~PPE A KHARTOUM . e insegnamenti:
S. GIUS
. rti e mestieri, con cinqu . , muratura.
È l'antica scuola d1 aeria meccanica, _elettnc1tapiù sfortunati
saldatura, talegnaml i;o servizio dei ragazzi
È un centro ad esc us
. . . . el deserto
della capitale . . nei campi d1 ntug1at1n
i ragazzi che vivono
i ragazzi di strada . .
. delle png1on1.
i ragazzi .
nto
de l'istruzione
Sono più d( cinquel~~am~nte gratuita. ~rovv~menica , i due
La scuola e pc~;g giornaliero (vene~d~i ~ r1stiani e uno dei
tecnica, un \\" di vacanza , uno
tare nemmeno
giorni setti_mana \\ti giovani non ri escon~ a che è sovente
musulm ani - moando quello _della scuo a~ relative med1c1~
un pasto , mancrnata) il serv1z10 med1c_odei campi ritug1 at1
l'unico della 910 p~rto per i ragazzi
ne, le spese d1 tr as
del deserto .
"Grazie , Abuna! ". E il vene rdì si ritrovano mescolati
agli altri ragazzi dell'oratorio: arabi e africani , musul-
mani e cristiani , detenuti e liberi... l'oratorio è la casa
di tutti ... mentre le guardie carcerarie , discretam ente,
non perdono d'occhio i loro ... protetti! Anch 'esse ven-
gono in laboratorio e frequentano uno dei cinque corsi
offerti per apprendere un mestiere : saldatura, falegna-
meria, meccanica, elettricità, muratura. Ovviamente ,
date le cond izioni socio/economiche, non c'è nemme-
no da pensare a informatica o simili. ..
Fa senso comunqu e vedere le guardie mescolarsi a
scuola ai detenuti , anche loro in tuta e non nella divisa
militare (così abbiamo voluto ed è stato fortunata-
mente concesso), applicarsi diligentemente all 'appren-
dimento. La scuola professionale è una vera manna
per tutti e non approfittarne sarebbe un delitto.

2.5 Page 15

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Visita dei Ministri alla Scuola Tecnica St. Joseph's di Khartoum.
Laboratori di meccanica e di elettricità.
Cl VUOI BENE?
Sono felici i piccoli detenuti quando sono a scuola,
anche perché possono indossare tute nuove fiamman-
ti , mentre al riformatorio sono coperti di stracci. Sono
felici anche per il cibo , povero ma migliore di quello
della prigione: un piatto di lenticchie, tre pezzi di pane
e una miscela dolce e molto nutriente di diverse gra-
naglie . I ragazzi sanno che gli vogliamo bene. Gliel'ho
ripetuto più di una volta, e ogni volta vedo brillare i lo-
ro occhi di riconoscente meraviglia:
"Ci vuoi bene, Abuna?".
"Altro che !".
"Come agli altri ragazzi? ... ".
"Beh , forse più degli altri!".
"Dici la verità, o lo dici per compassione?".
"Dico la verità, giuro !".
"Perché vuoi bene proprio a noi , Abuna?".
"Per almeno due motivi . Primo perché io sono sale-
siano e voi siete giovani. Diceva Don Bosco, il mio pa-
dre, basta che siate giovani perché io vi voglia bene!
Anch'io come lui ho donato la mia vita ai giovani , quin-
di ... E poi c'è un altro motivo . Vi voglio bene perché
avete sofferto più dei vostri compagn i, perché più di
loro siete stati sfortunati , perché soffrite anche ora per
la vostra attuale condizione di ragazzi privati del bene
più grande, la libertà. Sapete? Anche il mio padre Don
Bosco amava molto i ragazzi detenuti. Allora non pote-
vano uscire , non potevano andare a scuola presso il
suo oratorio e le sue scuole . Allora era lui che andava
a trovarli , si tratteneva con loro, raccontava, e si face-
va raccontare .. . Riuscì addirittura a portarli fuori , a
passeggio, per la campagna. E volete che ve la dica
tutta? Erano circa trecento, e Don Bosco non accettò
che ci fosse nemmeno una guardia travestita a con-
trollare quei piccoli carcerati. Bastava lui. Ebbene ,
nessuno scappò. Tornarono tutti dentro. Davvero!".
o
BS NOVEMBRE 1999

2.6 Page 16

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A un secolo dalla morte emerge la figura di don Cesare
UNGRANDE
IMENTICATO
di Brenno Casali
I 1 desiderio del Rettor Maggiore,
"di far conoscere nei particola-
ri" la vita di don Cesare rimase,
chissà perché, lettera morta. E an-
che oggi, a cent'anni dalla morte, la
situazione non è mutata. Fortunata-
mente egli aveva il culto della corri-
spondenza, da cui si raccoglie la te-
stimonianza corale dello spirito di
famiglia che sapeva favorire tra i
confratelli, i superiori e i giovani. È
un giovane allievo ufficiale, espulso
da Torino-Valsalice quando don Ce-
sare ne era direttore, a scrivergli : "La
sua lettera fu per me un balsamo.
Grazie, signor don Cagliero. Grazie
dell'affetto paterno ch'Ella mi por-
ta. Le assicuro che non la dimenti-
cherò mai". Allo stesso modo il sa-
lesiano Henrique Maura.o, poi ve-
scovo in Brasile, prima di far ritor-
no in patria al termine degli studi,
sente il bisogno di confidare: "Cre-
da, amatissimo padre, che dovunque
io andrò mi accompagnerà sempre il
ricordo di lei e della sempre amata
casa del S. Cuore. Quelle belle feste
di famiglia, quelle imponenti fun-
zioni di chiesa, l'oratorio festivo, gli
studi, l'unione e la fraterna amicizia
che regna tra i confratelli ed i com-
pagni gregoriani, tutto infine produ-
NOVEMBRE 1999 BS
ce in me un insieme di sentimenti
indescrivibili".
Don Cesare era nato nel medesi-
mo paese di Don Bosco nel 1854. A
dieci anni entrò a Valdocco e sei an-
ni dopo fece la professione religio-
sa. Fu ordinato sacerdote a 23 anni,
quando era già in possesso dei di-
plomi di maestro elementare di gra-
do superiore, maestro nelle scuole
tecniche, normali e magistrali, e bac-
celliere in lettere. Nel 1879 conseguì
la laurea in lettere, nel 1881 quella
in filosofia. Durante gli anni d'inse-
gnamento nei prestigiosi collegi di
Alassio e Valsalice, fu spesso chia-
mato a far parte delle commissioni
d'esame per concorsi e licenze li-
ceali. A 31 anni Don Bosco lo volle
direttore a Torino-Valsalice e nel
1887 lo destinò a Roma - S. Cuore,
direttore del collegio e "Procuratore
Generale" della congregazione.
QUANDO
IL PROCURATORE
CONTAVA ...
Nel 1890 don Rua lo nominò
ispettore lasciandogli tutti gli altri
incarichi. I suoi compiti perciò spa-
Don Cesare Cagliero -
cugino del primo
cardinale salesiano -
aveva cessato di vivere
presso l'ospizio
del S. Cuore,
in vià Marsala a Roma;
all'alba del 1° novembre
1899. Lo stesso don Rua
ne stese il necròlogio,
rinviando "ad altr(!
penne e ad un tempo più
opportuno il non facile
compito di far conoscere
ne' particolari
la sua ·esistenza breve
di anni, ma ripiena
di opere meritorie".
ziavano su tutta la congregazione
come procuratore generale, sulla pro-
vincia romana come ispettore, sulla
complessa opera di via Marsala co-
me direttore e poi rettore della basi-
lica. Preoccupazioni assillanti gli
venivano dai lavori tuttora in corso
per ultimare la chiesa, adeguare l'o-
spizio al fabbisogno di studenti ed
artigiani e dare il dovuto respiro al-
i'oratorio festivo. La sua attenzione
era quotidianamente impegnata sui
versanti più disparati: da ogni parte
ci si rivolgeva a lui, quando ne furo-

2.7 Page 17

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Cagliero (1854-1899).
- Roma, ospizio Sacro Cuore. La banda musicale del 1893 e la scuola tipografi prima del 1915.
no risapute la sicura pratica negli
affari, le solide aderenze in Vatica-
no e la fiducia che godeva presso le
alte gerarchie, religiose e non. Pote-
va trattarsi dei problemi spinosi ine-
renti al vicariato apostolico della Pa-
tagonia o all'opera della "Sacra Fa-
miglia" del canonico Antonio Bel-
Ioni in Terra Santa, di autorizzazio-
ni per celebrazioni liturgiche, di ri-
chieste di indulgenze o dell'uso di
oratori privati, di benedizioni del S.
Padre, di dispense per matrimoni o
sacre ordinazioni, di onorificenze per
benefattori, di provvisione di imma-
gini, croci, testi di filosofia, storia,
teologia, di ricerca di impiego, di
accoglienza di giovani so ldati, di
ospitalità molto ricercata da pelle-
grini e persone di passaggio. . . Un
vero porto di mare "salesiano" l'isti-
tuzione di via Marsala un secolo fa.
Eppure non perdeva di vista i
confratelli, le esigenze dell ' ispetto-
ria, la cura delle vocazioni, e, seb-
bene avesse relazioni con altissimi
personaggi, non si sentiva mai così
a proprio agio come quando si tro-
vava con i ragazzi: non era raro ve-
derlo animare i loro giochi , salesia-
no fino al midollo. Don Emanuele
Manassero, per lungo tempo ispetto-
re , nel 1897 così gli scriveva: "Mol-
tissimo ho imparato dalle sue paro-
le, più assai dall 'osservare i suoi
portamenti e ben spesso il ricordo
del suo procedere è la guida del mio
operare. Sig. Rettore amatissimo,
continui ad essermi padre soccor-
rendomi colle su preghiere e, se le
fosse possibile, qualche volta con
qualche consiglio. L'assicuro che lo
riceverei con riverenza e gratitudi-
ne". L'ingegno, la dottrina, la pru-
denza, il tatto erano le doti per cui
era universalmente stimato.
UN POSTO
NELLA STORIA
Restano memorabili alcuni suoi
interventi. Morto Don Bosco, i su-
periori volevano tumularne il corpo
nella chiesa di Maria Ausiliatrice a
Valdocco. Vi si opponeva la legge
sanitaria che vietava tumulazioni in
città e aveva nel presidente del con-
siglio, Francesco Crispi, un sosteni-
tore irriducibile. Sbloccò la situa-
zione don Cesare. Ottenuta udienza,
fece sì che fosse il Crispi stesso a
proporre la sepoltura a Valsalice, do-
ve poi la salma di Don Bosco fu de-
posta fino alla traslazione a Valdocco
a seguito della beatificazione (1929) .
Dopo la morte del fondatore ave-
va preso consistenza l'opinione che
la congregazione non riuscisse a reg-
gersi, tanto che il papa inclinava a
fonderla con un altra. Il cardinale
protettore Parocchi ne informò don
Cesare. Egli reagì con tanta fermez-
za, che di scioglimento non si parlò
più. Sembra avergliene dato atto lo
stesso don Rua, accreditando al pro-
curatore generale "se, scomparse va-
rie idee preconcette, i salesiani , quan-
tunque nati ieri solamente, poterono
prendere un umi le posto tra le fami-
glie religiose che fo rm ano l'orna-
mento della Chiesa di Gesù Cristo".
Non fu da meno la sua intrapren-
denza come ispettore. Nel 1890 l'i-
spettoria romana contava 5 case, 80
confratelli, 8 ascritti; nel ' 99 le case
erano 15 (fra cui il noviziato di Gen-
zano), i confratelli 223 , gli ascritti
64. Analogamente l'ospizio accanto
ai laboratori già esistenti di calzolai,
falegnami e sarti acquisì quello dei
legatori nel 1888 e quello dei tipo-
grafi nel 1895, mentre all a scuola
elementare si aggiunse nel 1891 il
corso ginnasia le. Sulla fine del 1889,
per una formazione integrale dei
giovani e a decoro di feste e passeg-
giate, nacque anche la banda. Il cam-
po d'azione salesiano si allargò an-
cora con lo stabilirsi delle Figlie di
Maria Ausiliatrice in via Marghera
nel 1891.
OLTRE LE MURA
Al di fuori dell ' ambito salesiano
manifestazioni di indubbia stima
vennero a don Cesare dall 'Arcadia
di cui era membro (1897) , che gli
affidò la pubblicazione del Giornale
Arcadico. In occasione dell'esposi-
zione di arte sacra a Torino (aprile-
ottobre 1898), ebbe il ruolo di se-
gretario del "Comitato Diocesano
Romano". Ma le emozioni più pure
deve averle provate in occasione
dell ' ultima festa del S. Cuore da lui
vi ssuta. Si trovavano a Roma, in
concilio plenario, 53 fra arcivescovi
e vescovi dell ' America meridionale,
i quali avevano scelto la chiesa sale-
sian a per consacrare e le proprie
diocesi al S. Cuore, nel contesto del-
l'anno santo promulgato poco prima
dal papa Leone XIII. Impressionan-
te il concorso dei fedeli , maestose le
funzioni , sceltissima la musica. Fe-
ce gli onori di casa, con don Rua ve-
nuto appositamente da Torino, don
Cesare Cagliero, senza dubbio non
estraneo alla preparazione dell 'even-
to straordinario.
Meno di cinque mesi dopo una
malattia fulminante stroncò, a soli
45 anni , una vita ricca di promesse
per la Congregazione salesiana e
per la Chiesa. Don Cesare Cagliero:
"un grande" dimenticato dalla no-
stra storia!
D
BS NOVEMBRE 1999

2.8 Page 18

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Missione di Darién: alla scoperta dei tesori di un grande
NELLA TERRA
Due ore di "avioneta"
dalla città di Panama
per raggiungere El Real,
DELL'ORO VERDE nel cuore del Darién.
Due ore tra l'azzurro
del cielo e il verde cupo
di Graziella Curti
della foresta.
Sembra un viaggio
verso l'ignoto.
Fino a quando atterri
e ti trovi davanti
un popolo multietnico,
un mosaico di razze.
La casa delle suore .. . come le case della gente:
povera in mezzo al verde della foresta.
Q ui vivono dal 1997 quattro
figlie di Maria A usili atrice
lombia. Inserendos i nell 'azione mis-
sionaria del Vicariato, le suore sale-
che, insieme con due sale- siane hanno iniziato il processo d i
siani, costitui scono l'éq uipe missio- evange li zzaz ione fat to di presenza,
naria più giovane del Vicariato. Il contatto diretto con la gente per con-
rapporto tra le suore e la gente è dividerne l'estrema povertà, le an-
molto forte. Le sentono am iche, so- gosce prodotte da i ricorrenti uraga-
relle, madri . Ed esprimono il loro ni, fra i quali il terribile Mitch.
affetto in molti mod i. Una do nna, A volte stare vicino all a popo lazio-
propri etaria dell ' unico taxi dell a zo- ne ha significato difesa dell ' integrità
na, chiamata per un 'emergenza, pri - fis ica de i rifugiati che arrivano dall a
ma di andarsene si rivolge a suor Colombia; difesa dei diritti della po-
Osiris e con tenerezza le suggerisce
"Cuidate!" , cioè abbi cura di te!
I
, , ., tesa provincia del-
li oarien e la p1u e_s 16 171 kmq. Con-
lo stato di Panam~. ~ Sud· a est con
fina con la Colom ia s · a o~est con il
il territ~rio d1 S~nbl! ~ord con la pro-
golto d1 Panama _e Il 0arién è intera-
vincia d! Panam~; foreste e percorso
mente ricoperto . Nonostante la pre-
da nume_ros1 t1um1~isorse naturali , es-
senza d1 buone a roduttiva arre-
sendoci una strutt~r t~gilissima e la
trata, l'econom1\\~arginata dai pro-
regione ~1ma~e
getti naz1onah .
polazione contro la violenza armata,
gli assassini, i sequestri compiuti dai
guerriglieri. Le suore si sono pure
abilitate nello scrivere comunicati per
farli poi pervenire ai mezzi di co-
municazione sociale della nazione e
rompere così il si lenzio sui fatti di
sangue che sconvolgono la regione .
Non è una missione fac ile rispet-
tare la cultura delle tre diverse etnie
e annunciare nello stesso tempo il
Vangelo. Comporta l 'apprendimen-
UN LAVORO PREZIOSO
La popolazione dell a zona è costi-
tuita da vari gruppi etnic i: gli afroa-
mericani , discendenti degli schi av i
deportati dall ' Africa; gli indigeni ,
soprattutto Embera-Woumaan; e i ri-
fugiati , emigrati dalla vicina Co-
In canoa lungo il fiume. È il mezzo
di trasporto più rapido e sicuro.
NOVEMBRE 1999 BS

2.9 Page 19

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popolo e di un ambiente invidiabile.
L'arrivo in un villaggio della foresta.
La scala per salire ... al piano nobile della casa!
to delle lingue del posto, la rifles-
sione con le altre équipe del Vica-
riato per cercare il cammino più
adatto all'evangelizzazione e anche
la stanchezza e il rischio di lunghi
viaggi in canoa.
IL MONDO DEI "SENZA"
"Voglio dirvi che il Darién è la
mia casa, la mia famiglia, la mia
terra ... e che mi sento felice e rea-
lizzato in questa terra". Queste le pa-
role iniziali del messaggio che il ve-
scovo, monsignor Romolo Emiliani,
ha scritto alla sua "gente povera e
meravigliosa, nera, campesina, indi-
gena", che ritiene essere "la mag-
giore risorsa della provincia". E la
gente sta immersa in uno dei più af-
fascinanti ecosistemi del mondo: fiu-
mi, foreste, aria e sole, mare, coste,
animali di specie diverse che costi-
tuiscono un patrimonio vitale trop-
po spesso minacciato e distrutto dal-
l'ingordigia senza senno dell 'uomo.
Per molto tempo il Darién è stata
definita la terra del "senza", perché
senza strade, senza centri di salute,
senza scuole, senza industrie, senza
posta, senza telefono. Ora si sta ten-
tando di far nascere un Darién come
terra del "con", cioè con speranza,
con visione di futuro. Per questo le
donne si sono organizzate per rea-
lizzare un'economia solidale. Un
gruppo di mamme da un anno tenta
piccole vie per migliorare il bilancio
familiare come, ad esempio, nuove
tecniche per fare il pane, per la se-
mina delle banane e l'allevamento
dei polli. Queste donne sono afro-
discendenti e abitano attorno alla ca-
sa delle suore. Anche la realizzazio-
ne di una radio "Voz sin fronteras"
che funziona dal 1993, ha dato alla
gente del Darién nuove prospettive.
Attraverso l'etere passano messaggi
di fiducia.
LA CAPANNA
DEL CUORE BUONO
Molta parte della vita delle mis-
sionarie trascorre su l fiume. La ca-
noa scivola sull'acqua per lunghe
ore, circondata da un paesaggio fan-
tastico. Il grande silenzio verde è
rotto solo dai richiami degli uccelli
e, vicino ai villaggi, dai saluti festosi
dei bimbi.
"Che cosa faccio nel Darién? -
scrive in una lettera suor Haidalyna
- Annuncio la Parola. Certo non
come si fa tradizionalmente. Più che
altro con la testimonianza. Più che
per insegnare sono qui per impara-
re". Lungo il fiume piccole case di
paglia, tipo palafitta, ospitano gente
semplice, allegra; bambini affettuo-
si. Un piccolo afroamericano, met-
tendo la sua mano nera vicino a
quella bianca di suor Hilda, esclama
sorridendo: "Stanno proprio bene
insieme! "
TRA MAGICO E SACRO
La sosta in ogni villaggio permette
di incontrare la comunità dei cattoli-
ci e di avvicinare gli appartenenti ad
altre confessioni. Si può godere tra
loro del senso dell'ospitalità e della
festa. Ed è possibile cogliere il sen-
so religioso presente in tante mani-
festazioni della loro vita. Certo a
volte si trova un po' di confusione:
elementi magici che si incrociano
col sacro, ritualità animiste, residui
ancestrali. I missionari e le suore,
pur essendo molto rispettosi verso
le culture di appartenenza, cercano
strade per valorizzare le tradizioni
attraverso il Vangelo e la liturgia.
Ultimamente hanno goduto di fron-
te a un gesto molto significativo: la
costruzione di un "tambo", una ca-
panna voluta e realizzata dalle tre
realtà etniche presenti nel territorio:
indigeni, afroamericani e profughi.
Si trova sul terreno della parrocchia,
proprio di fronte alla casa delle suo-
re. Il nome che gli hanno dato è di
per un messaggio e segno di un
futuro da conquistare ogni giorno:
"Jumarade so bia", capanna di tutti
quelli che hanno il cuore buono.
BS NOVEMBRE 1999

2.10 Page 20

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Il Papa a Ur di Abramo, al Sinai di Mosé, poi a Nazareth,
SUI PASSI di Silvano Stracca
111 viandante dei viandanti ... Il papa
più mobile della storia, che
ha fatto dell'aereo la sua seconda
casa, per abbracciare il mondo.
Il sogno di camminare
lungo i sentieri
del Vecchio
e Nuovo Testamento,
ripercorrendo le strade
della rivelazione,
il Papa lo ha manifestato
più volte. Un viaggio
esclusivamente religioso
là dove il "Vivente" ha
lasciato la sua impronta:
"Sarei addolorato
se si attribuissero
a questo mio progetto
significati diversi".
NOVEMBRE 1999 JJS
DI PAOLO
e ,era stato quand'era arci-
vescovo di Cracovia. Con
'Padre nella fede' per antonoma-
sia". Proprio ad Abramo è legata la
commozione si leggono le prima tappa del viaggio papale: Ur,
frasi del suo diario di allora: "Giun- nell ' antica Mesopotamia, l'attuale
go in questi luoghi che Tu hai riem- Tal al Mumyyar, nel sud dell 'Irak.
pito di Te [... ]. O luogo, quante vol- Qui Abramo udì la voce di Dio:
te ti sei trasformato prima che da "Esci dalla tua terra, dalla tua patria
suo divenissi mio! Quando Egli ti e dalla casa di tuo padre, verso il
riempì la prima volta, non eri anco- paese che io ti indicherò". Era l'ini-
ra ness un luogo esteriore, eri soltan- zio del lungo e tormentoso itinera-
to il grembo di sua madre". E prose- rio che avrebbe portato il popolo
guiva Karol Wojtyla: "Oh, sapere ebraico nella Te1Ta Promessa. Ur è
che le pietre su cui cammino a Na- la radice delle tre religioni monotei-
zareth, sono le stesse che il suo pie- stiche. L'unica sorgente di tre fiumi:
de toccava quando era ancora Lei il ebraismo, cristianesimo e islam. Lo
Tuo luogo unico al mondo [... ]. O rammenta così il Papa: "Ad Abramo
Luogo, luogo di Terra Santa, quale guardano non soltanto quanti vanta-
spazio occupi in me! Perciò non no una discendenza fisica da lui, ma
posso calpestarti con i miei passi, anche quanti - e sono innumerevoli
debbo inginocchiarmi. E così atte- - si sentono sua discendenza spiri-
stare oggi che tu sei stato un luogo tuale, perché ne condividono la fede
di incontro".
e l'abbandono senza riserve all'ini-
Quando scriveva queste parole, ziativa salvifica dell 'Onnipotente".
oltre trent ' anni fa, Karol Wojtyla non
avrebbe immagi nato che la testimo-
nianza cui allora si impegnava, l'a- LE TRE ALTURE
vrebbe resa un giorno come succes-
sore di Pietro. E una testimonianza
che si inserisce nella lunga catena di
persone che da duemila anni sono
andate in pellegrinaggio a cercare
"le orme" di Dio in quella te1Ta,
giustamente chiamata santa. Quasi
riconfermandole nelle pietre, nei
monti e nelle acque che fecero da
scenario alla vita terrena del Figlio
di Dio.
Le vicende del popolo di Abramo
si sviluppano per centinaia di anni ,
toccando molti luoghi del vicino
Oriente. Tre momenti ne scandisco-
no il fa ticoso cammino sotto la gui-
da di Mosé, tutti e tre legati a luoghi
montuosi carichi di mistero. Irman-
zitutto il monte Oreb, altra denomi-
nazione biblica del Sinai, dove Mo-
sé ebbe la rivelazione del nome di
Dio: "Io sono Colui che sono". Co-
minciava la drammatica vicenda del-
UR DEI CALDEI
la liberazione del popolo di Israele
dalla schiavitù.
Punto di partenza del pellegrinag- Lungo il cammino nel deserto fu
gio del papa nei luoghi in cui affon- ancora il Sinai lo scenario dell 'Al-
dano le nostre radici spirituali , sa- leanza tra il Signore e il suo popolo.
ranno alcuni posti dell ' Antico testa- Questo monte resta così legato al
mento. "In tal modo esprimerò - dono del Decalogo, le dieci "Paro-
sotto linea il Papa - la coscienza che le" che impegnavano Israele a una
la Chiesa ha del suo legame inscin- vita piena di adesione alla volontà
dibile con l' antico popolo dell 'Al- di Dio. Parole che in realtà esprime-
leanza. Abramo è anche per noi il vano i contenuti fondamentali della

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Betlemme, Gerusalemme, Damasco, Atene ...
legge morale di carattere universale.
A conclusione del cammino del-
l'Esodo si staglia un 'altra altura, il
monte Nebo. Da qui Mosé poté
guardare la terra promessa. Era la
certezza di averla finalmente rag-
giunta. Dio aveva mantenuto la sua
promessa.
I LUOGHI DI GESÙ
Se tanto ricchi di significato sono
i luoghi dell 'Antico Testamento, è
ovvio che l'anno giubilare, memoria
del mistero dell'Incarnazione, invita
a recarsi soprattutto nei luoghi dove
si svolse la vita di Gesù . In primis
Nazareth, la casa paterna, dove Egli
crebbe "in sapienza, età e grazia".
Poi Betlemme dove Cristo venne
alla luce, e Gerusalemme, luogo del
mistero della sua morte e della sua
risurrezione. Gerusalemme è sintesi
di tutta la Terra Santa, dal Nord al
Sud. "Qui vorrò gridare - dice il Pa-
pa - ancora una volta la grande e
consolante certezza che Dio ha
tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio Unigenito, perché chiunque
crede in lui non muoia". Tra i luo-
g~i gerosolimitani sarà irrinunciabi-
le la visita al Cenacolo, dove Gesù
istituì l'Eucarestia, "fonte e culmi-
ne" della vita della Chiesa. La visita
al Cenacolo sarà come un ritorno
alle scaturigini stesse della Chiesa:
"Il successore di Pietro che a Roma
vive nel luogo dove il Principe degli
Apostoli affrontò il martirio, non può
non risalire costantemente al luogo
in cui Pietro, il giorno di Penteco-
ste, cominciò a proclamare a voce
spiegata, con la forza inebriante
dello Spirito, la buona notizia che
Gesù Cristo è il Signore".
I LUOGHI
DEGLI APOSTOLI
Dai luoghi santi della vita terrena
del Redentore ai luoghi che furono
significativi per la Chiesa nascente
e conobbero lo slancio missionario
della prima comunità cristiana. Tra i
tanti il Papa sceglie due città legate
in modo speciale alla vicenda del-
1'apostolo Paolo: Damasco, luogo
che evoca la sua conversione, e Ate-
ne nel cui areopago egli pronunciò
un memorabile discorso che può es-
sere considerato il simbolo dell ' in-
contro del Vangelo con la cultura
umana. Un itinerario ampio e com-
plesso quello che il Papa desidera
compiere. "Recarsi in spirito di pre-
ghiera da un luogo all'altro, da una
città ali' altra, nello spazio partico-
larmente segnato dall'intervento di
Dio, ci aiuta non soltanto a vivere la
nostra fede come un cammino, ma
ci dà plasticamente l' idea di un Dio
che ci ha anticipato e ci precede".
Un viaggio concepito come un ri-
torno alle sorgenti. Non a caso il
Papa dichiara che il Giubileo "avrà
per così dire due centri: da una parte
la città dove la Provvidenza ha vo-
luto porre la sede del successore di
Pietro, e dall 'altra la terra nella qua-
le il Figlio di Dio è nato come uomo".
TRA MUSULMANI
ED EBREI
Questa particolare attenzione alla
Terra Santa è emblematica. Oltre ad
esprimere la doverosa memoria dei
cristiani, vuole "onorare il profondo
rapporto che essi continuano ad ave-
re con il popolo ebraico, da cui Cri-
sto proviene secondo la carne". Il
Giubileo dovrà costituire un'ulterio-
re occasione perché cresca la co-
scienza dei vincoli che uniscono cri-
stiani ed ebrei. Contribuendo ad e-
stirpare incomprensioni che tante
volte nei secoli hanno segnato i rap-
porti tra ebrei e cristiani.
Non è possibile inoltre dimentica-
re che la Terra Santa è cara anche ai
seguaci dell'Islam. La visita del Pa-
pa potrebbe offrire un'opportunità
d ' incontro anche per loro. Perché,
pur nella chiarezza della testimo-
nianza, crescano i motivi di recipro-
ca conoscenza, stima, e collabora-
zione. Ma più di ogni altro il pelle-
grinaggio del Pontefice in Terra
Santa avrà un risvolto ecumenico.
Sarà segnato infatti dalla preghiera
rivolta da Cristo al Padre perché tut-
ti i cristiani siano "una cosa sola".
Una preghiera che interpella in modo
ancor più vigoroso tutte le chiese
nell'ora eccezionale che apre il nuo-
vo millennio.
D
111 viaggio giubilare di Giovanni
Paolo Il inizia da dove partì
il patriarca Abramo.
Fino alla terra di Gesù :
Betlemme, Nazareth, Gerusalemme.
Fino alle terre di Paolo:
Damasco, Atene .. .
Fino al monte di Mosé.
BS NOVEMBRE 1999

3.2 Page 22

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1 -1 924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d' un legato:
« . .. lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l' immobile sito in .. . per gli scopi
perseguiti dall 'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi , per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB . Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
NOVEMBRE 1999 BS
I NOSTRI MORTI
RAGOSTA sig . Raffaele,
t Ottaviano (NA) il 29/03/1999 a 68 anni.
BAGNATO sig . Agostino , salesiano,
t Vico Equense (NA) il 16/06/1999 a 88 anni.
Un uomo carico di valori umani e spirituali.
Cristiano tutto d'un pezzo, pio , caritatevole ,
capace, con le sue buone maniere e la fa-
cilità di approccio di attirarsi la simpatia e
la stima incondizionata di quanto lo avvici-
navano. Riceveva sempre con sommo pia-
cere il Bollettino Salesiano di cui era lettore
fedele e divulgatore. Non raramente face-
va oggetto di conversazione con gli altri
notizie o articoli apparsi sulla cara rivista.
CARRETTO sr. Emerenziana ,
Figlia di Maria Ausiliatrice
t Roppolo Castello (BI)
il 11 /02/1999 a 92 anni .
Il signor Agostino fu una figura esemplare
di salesiano laico : un coadiutore scrupolo-
so nel lavoro, attento ai bisogni degli altri ,
mortificato e sereno. Entrò in congregazio-
ne in età già matura, affascinato dalla figu-
ra e dall'opera di Don Bosco. Il binomio
tutto salesiano "Lavoro e temperanza", fu il
distintivo della sua vita salesiana che portò
con coraggio e dignità ogni giorno della
sua vita. Uomo di fede e di saldi principi
morali , congiunse spontaneamente l'ora-
zione e il lavoro di campagna, il sacrificio e
la gioia, l'osservanza religiosa e la sana
distensione comunitaria. Valida testimo-
nianza di una bella vocazione a servizio di
Don Bosco e della missione salesiana.
Sorella di sr. Dolcidia, di Fr. Carlo Carretto e
di monsignor Carretto, sr. Emerenziana ha
respi rato sempre un clima di altissima spi-
ritualità che ha fatto di lei un'anima di pre-
ghiera intensa e vissuta e un'apostola infa-
ticabile del Regno di Dio . La sua lunga e
operosa vita è stata tutta donata all'inse-
gnamento in numerose scu ole elementari
e all 'animazione di varie comunità. Ultima-
mente in lei si rilevava uno sguardo vivo e
penetrante che faceva trasparire un inten-
so desiderio di pace e di cielo.
BINOTTO sac. Silvio, salesiano,
t Schio (VI) il 28/05/1999 a 74 anni .
La lunga e dolorosa malattia sopportata
con dignità e forza d'animo, ha rivelato un
confratello impegnato ad accettare la vo-
lontà di Dio in tutta la sua durezza, ricono -
scente per ogni minimo servizio. Desidero-
so di rimanere in casa , fra i giovani , gli
amici , i confratelli , vi ha vissuto il suo
calvario da essi amorevolmente assistito ,
che così esprimevano la loro riconoscen-
za. Sentinella vigile alla porta della vigna
del Signore , è stato anche pastore fedele
secondo il cuore di Cristo , uno che ha cam-
minato avanti al gregge, sempre disposto a
dare tutto se stesso . Il suo posto privilegia-
to era con "i ragazzi della soglia". Sapeva
seguirli pronto sempre all 'accoglienza ,
attento anche al più piccolo dei segni di
apertura al bene, fermo nel chiedere quan-
to di essenziale il giovane potesse dare . E
nel cortile , suo luogo di lavoro , è stata
celebrata la sua messa esequiale.
È bello tramontar~
dal mondo verso ~10
~
affinché in Lui
I
si possa risorg~re! .
::o
-- (S. Ignazio di A11t1ochw)
,
-;
MAZZA sr. Margherita,
Figlia di Maria Ausiliatrice
t Torino il 21 /03/1999 a 91 anni.
Sr. Margherita era rimasta orfana di mam-
ma a due anni. La scuola, la chiesa, l'ora-
torio di Tirano (SO) , dove era nata , sono
stati gli spazi dei suoi vivaci e diversi inte-
ressi. Ella stessa raccontava: "Ho sentito la
chiamata del Signore quasi senza render-
mene conto , guardando la vita delle mie
suore. Pensavo che doveva essere bello
vivere così, solo per il Signore , nella sere-
nità e nella gioia". Sr. Rita, com 'era fami -
liarmente chiamata, è stata per lunghissimi
anni animatrice di comunità , donandosi
con cuore e intelligenza ai giovani e alla
gente .
LISI sig. Mario , salesiano
t Civitanova Marche (MC)
il 06/07/1999 a 78 anni .
Il suo gusto : servire; la sua ambizione: sta-
re in mezzo ai giovani ; la sua passione : il
teatro come scuola di vita ; il suo amore :
Maria. Schivo , mite, amante dell 'ordine, sa-
lesiano a 360°, presente ovunque c'era un
servizio da fare , punto di riferimento per
oratoriani e aspiranti nei suoi 50 anni di
attività a Loreto. Sor Lisi era il coadiutore
tuttofare: infermiere, guardarobiere (per
"attaccare bottone" chiamava i ragazzi in-
terni col loro numero di guardaroba invece
che col loro nome) , impareggiabile anima-
tore delle feste (senza Lisi niente addobbi ,
niente fiori, niente luminarie ... ), cantore,
attore e regista teatrale , truccatore , sce-
neggiatore e costumista (prestava con ge-
nerosità, ma ti stava dietro anni se non gli
restituivi fino all'ultimo spillo!), provveditore
da sempre aveva occhio per tutti , sapeva
le "debolezze" di tutti , e spesso , con gesto
squisito , faceva trovare sulla tavola del
confratello la cosa che più gli piaceva ...
Era l'uomo degli addobbi , dei presepi , dei
"sepolcri", dei carri di carnevale, delle ope-
rette. Come facesse a fare tutto e a farlo
da vero competente lo sapeva solo lui e
Dio che gli aveva donato talenti ecceziona-
li , che egli ha saputo mettere a frutto con
generosità e modestia ... Onnipresente e
onnifacente, sor Lisi rimarrà nel ricordo di
molti in benedizione .

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PRIMA PAGINA
Nadia Ciambrignoni
T re giorni dell ' ultimo
lu glio del millennio
Oltre i campanili. Quando
si form a la sua fa miglia e
sui giorn ali della cit-
va a vivere in un a zona ur-
tà: pagine intere di quoti-
bana di recente espansione,
diano intestate " La città in
non fa l' esule spaesato , ma
lutto" , dichiarazioni di chi
subito s i tuffa nel nuovo
l'ha conosciuto, specie degli
ambiente per dare una mano
"esterni" al giro salesiano di
al pan-oco, seguendo le pro-
Ancona. Le defini zioni più
bl ematiche del suo quartiere
ricorrenti : "Una persona che
d ' adozione in circoscrizione
andava oltre gli steccati ";
prima e in cons iglio comu-
"Sempre pronto a dialogare
nale poi , entrando nel consi-
e collaborare al di là dell e
glio di circolo alla scuola
appartenenze politiche"; "Ge-
elementare frequentata dal
neroso e di sponibile"; " Un
fi glio Lorenzo . Non una
uomo pieno di passione so-
passione "chiusa" per la sua
ciale e di amore per la vita
famiglia, per la moglie cer-
e per i giovani " ... Qu a-
cata e voluta fin daU 'adole-
rant' anni ; consigliere comu-
scenza e per i suoi tre bam-
nale davvero eletto "dall a
bini, ma un amore orientato
base" alle comunali del '97.
al futuro e ali ' apertura verso
Ma questa era stata solo l'ul-
il mondo .
tima fro nti e ra di un impe-
gno portato dentro da sem-
Oltre le facili emozioni: la
pre ed allenato ne lla pale-
scelta di essere un Coope-
stra idea le dell ' Oratorio
ratore, dopo tante esperien-
Centro Giovanile Salesiano
ze nel lavoro educativo, alla
di Ancon a: la "fondazione"
ri cerca di quella grinta spe-
de lla PGS OR .SAL a metà
ciale che serve oggi per es-
anni ' 70, le stagioni delle
sere cooperatori nel mondo ,
partite come giocatore, poi
all enatore, dirigente . .. Ca-
pace di inventare mille mo-
Roberto Sabbatini, 40 anni, Cooperatore Salesiano,
25 anni di impegno all'oratorio.
in un camm ino personale,
talvolta difeso fi no allo
scontro o al dialogo franco
di per animare ed educare le
squadre, la comunità educa-
tiva, il qu artiere, la città.
PENSANDO
e deciso tra idee diverse: lo
sanno i cortili dell ' oratorio,
i gradini dell a chi esa, riso-
Come un rompighiaccio,
sempre oltre il muro , con
A ROBERTO
nanti fi no all e prime ore del
mattino . .. Ma tanto sape-
vamo che anche le voci
la capacità di trascinare an-
grosse di quelle notti erano
che gli altri : contatti ed in-
co ntr i co n gli amministra-
tori , con i politici , con i
sindaci che si sono succe-
duti . . . Con lu i sono entrati,
12 luglio 1999: una città in lutto.
Muore Roberto Sabbatini,
Cooperatore Salesiano
che credeva alla sua vocazione di padre,
prospettiv e aperte di pace,
di crescita per interessi più
alti e comuni, mai personali.
Non l'immagine stereotipa
o tornati, in molti nel cortile
di educatore, di dirigente PGS,
del "santo" locale; piut-
del! ' oratori o. Poi la decisio-
ne di entrare in quella poli-
tica che in tanti di sprez-
ziamo, spesso per la poca
voglia e capacità che abbia-
di politico ... Rivedo la sua mole
inconfondibile, il sorriso ispirante fiducia.
Una delle più entusiaste "anime"
dell'oratorio. Penso a quanto in fretta
tosto la testimonianza di
una vita salesiana nel segno
di un ' amicizia vera, talvolta
grintosa. È stato importante
lav orare con lui (e pro se-
mo di metterci realmente in si debba_ crescere, cambiare, vivere e... guire ora sull a stessa stra-
g ioco senza perderci . Ro-
da), essergli amico nella fe-
berto, come al soli to, ha scelto una fro ntiera scomoda, sta, nel! 'impegno, nel progettare, nel pregare, nell ' in-
portandosi dietro la sua ricchezza per investirl a, senza ventare, nell ' amare tanto tutti . Nel vede re se mpre
pensare mai a ri sparmi ars i, " ri guard arsi", ri posarsi.. . "qualcosa più in là". Oltre la vita di qui .
(Don Bosco docet).
BS NOVEMBRE 1999

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
MACAO
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La Cina è ancora più grande.
TELEFONINOMANIA
di Giovanni Eriman
Rivoluzione nei gruppi giovanili.
CONFRONTO '99
dal nostro inviato
Giovani per il lii millennio.
INSERTO STACCABILE
di Natale Maffioli
San Pietro, la basilica giubilare.