Bollettino_Salesiano_198912


Bollettino_Salesiano_198912



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2 · 1 NOVEMBRE 1989
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/69.31 .341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficiò Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2. 1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
* 1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzi one invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'imp~gna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano , Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
11 BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam ,
tamil e telugù) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede . ,
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta , nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo : co municare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL CONCILIO
di don Egidio Viganò
5 CRONACHE SALESIANE
9 VERSO IL 23° CAPITOLO GENERALE
Le risposte salesiane alle «sfide» dei giovani
servizio redazionale
12 REPORTAGE
Alle porte della Cina con il cuore di Don Bosco
di Silvano Stracca
16 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
La sempre più contagiosa solidarietà di don Karl
Oerder & C scommette su intelligenza e cuore
di Angelo Paoluzi
21 Nella città dei narcotrafficanti i «gamines »
hanno veri amici
di A. Joseph Louis
25 PROTAGONISTI
Niente verità preconfezionate ed un patto fra
generazioni per evangelizzare l'uomo europeo
di Carlo Di Cieco
28 OBIETTIVO BS
La donna fattore di mutamento per una umanità
uPiù u
di Mie/a Fagiolo d 'Attilia
Gli «Atti » del Convegno di Frascati:
un volume frutto di studio e di coraggiosa ricerca
di M. d'A.
33 COMUNICAZIONE SOCIALE
L'Unione Cattolica Internazionale della stampa
rilancia Ruhpolding la «Regione » Europa
di Angelo Paoluzi
37 STORIA SALESIANA
Confermò ogni giorno la sua scelta sacerdotale
e salesiana
di Monica Ferrari
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio, 6 - I nostri Santi , 41 - I nostri Morti , 42
- Solidarietà, 43
1 Dicembre 1989
Anno 113
Numero 18
In copertina:
Foto tratta
dal volume
Hong Kong 1987

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- - - - - - - - - - -~
-
1 DICEMBRE 1989 · 3
Don Viganò
ci parla
Maturare nella fede
a tutte le ore
della vita
Il rapporto fede-vita
puntp essenziale
di ogni pastorale giovanile
attenta all'educazione dell'uomo
« Perché portiate più frutto »: è il titolo dell'ultimo
capo dell'Esortazione apostolica sui fedeli laici.
Tratta della loro formazione quali veri discepoli di
Cristo: un impegno che va posto oggi tra le urgenze
pastorali.
Perché la formazione è una priorità?
Non è difficile dare una risposta. La nostra ora cul-
turale è ricca di novità umane e di approfondimenti ec-
clesiali ed esige ricomprensione e più chiarezza di
Vangelo .
C'è bi sogno di una fede rinnovata, che sia« energia
storica » per la trasformazione del mondo.
La fede vive nei «credenti »; essi sono chiamati dal
Concilio ad acquisire una nuova coscienza del loro pro-
tagonismo nella società.
Hanno bisogno di formazione .
Non di semplice indottrinamento, ben ì di un pro-
cesso dinamico che stimoli l'autoformazione attraver-
so l' interscambio di riflessioni, di atteggiamenti e cli
comportam~nti vissuti nelle differenti esperienze dei va-
lori della fede. Urge quindi suscitare, un po' ovunque,
delle iniziative particolarmente attente al dialogo di in-
terazione tra teoria e prassi cristiana. Ed ogni creden-
te è invitato a prendere sul serio il proposito della
propria partecipazione ad esse.
La meta da raggiungere è l'attualità della fede come
energia di vita.
Molte so no le aree di' formazione.
L'esortazione apostolica le indica nei suoi primi quat-
tro capitoli: la dignità e identità battesimale (cap. 1°),
la comunione organica ecclesiale (cap. 2°), le nuove
frontiere dell'evangelizzazione (cap. 3°), la moltepli-
cità e complementarietà delle vocazione (cap. 4° ). Nel
capo quinto poi, il documento in siste sugli aspetti di
interiorità spirituale (crescita nel Cristo), di coscientiz-
zazione dottrinale (assimilazione integrale della verità
salvifica), di qualificata competenza nelle realtà tem-

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4 · I DICEMBRE 1989
pora li (va lor i personali , fa miliari , profession ali, socia li
e cultu rali ).
Come si vede, c'è un a mpio spazio per different i ini-
ziat ive.
Qui, a no i in teressa fa r eme rgere un as petto fonda-
menta le da co nsiderare st rategico: la sintesi vitale tra
« interiorità nel Cristo » e «secolarità nel mondo».
È con q uesta sintes i che « matura la fede».
Una m at urazione che deve verifica rsi in ogni perso-
na, seco ndo la sua specifica vocazione, e che si ma ni -
festa po i di fatto in mille forme différent i.
La famosa Lettera a Di ogneto (che risale a lle origi-
ni dell a C hiesa) afferma che «è nel giard ino del cuore
I
che so no pi a ntati l'albero della cono cenza e quello del-
la vita » per cui « i crist ian i so no nel mondo ciò che I'a-
nima è nel corpo».
\\
Esse re cri stia no operaio o prp fessioni sta, co mm er-
cia nte o milita re, poli tico o magistrato, ecc., signifi ca
testimoni are in unità di vita il Va ngelo ap pli ca lo a ll e
di verse condizioni umane. I cristia ni divengono così nel-
la società come « alberi rigogliosi e ferti li , ricc hi di frutti
d 'ogni spec ie» (Lettera a Diogneto) .
Pi ero Gru ll o diceva co n acuto umore che un o lm o
no n può dare pere.
È vero : ness uno si aspetta uva da un noce.
La varietà degli a lberi da frutta è am mirevo le; ce n
per tutti i gusti.
San Francesco di Sa les ci ha insegnato che « nella
creazione Dio comandò a ll e piante di produrre i loro
frutt i, ognuna seco nd o la propria speçie. Lo stesso co-
ma ndo ri volge a i cr istiani, che so no le pia nte vive del-
la sua C hiesa, perché producano frutti di de vozion e,
ognuno seco ndo il suo stato e la sua condizione» (cf
CfL 56).
Ma per ottenere questo ogni persona deve avere a
cuore la promozione dell'unità di vita: come negli al-
beri, che convogli ano i molteplici apporti del terreno,
del clim a e dell e cure del giardiniere verso i frutti ma-
tur i della propria specie.
M a l'invadente plu ra li smo tende a frantumare l'u ni-
tà, anche q uella perso nale: è vero. In un 'o ra di forte ac-
celerazione nei cambi, diviene più urgente curare l' uni-
di vita nel cristiano : l' intera es istenza dev'essere una
stagione di crescita unitaria verso la racco lta, con suc-
cessive preocc upazioni di cure adeguate: per i boccio li ,
per i fiori , per i frutti nella loro grad uale maturazione.
« Maturare» è crescere in unità di vita; è fa r giunge-
re all a sua meta la propria lin fa vita le. La « nuova crea-
tura» sbocciata nel ba ttes imo è in continuo sv iluppo
ed ha bisogno di cu re di cresci ta in unità a tutte le ore
de ll a vita. «Se uno non riman e unito a me - dice il
Signore - è gettato via come i tralc.i che diventano sec-
chi e che la ge nte racc·og li e per bru cia re» (Gv 15 , 6) .
Rim a nere uni to a C risto è fonde re in unità di vita
la dignità dell a vocazione cr istiana e le respo nsab ilità
di famig li a, di lavoro, dei rapporti soc iali, dell ' impe-
gno po li tico e della cultura .
La rea ltà q uotidiana è il « luogo storico » di qu esta
sintesi; lo ha proclamato il Co ncilio : «S ia no co ntenti
i cristia ni , seguendo l'esemp io di C risto, che fu un a r-
tigiano, di pote r esp lica re tutte le loro attiv ità ter rene,
unifi ca ndo gli sforz i umani, domestici, professiona li ,
scientifici o tecnici, in una sola sintesi vitale insieme ·
con i valo ri religiosi, sotto la cui altissima direzione tut-
to viene coordinato a gloria di Dio » (GS 43).
Emargin are dalla fede una qualunque delle attiv ità
um a ne è frantum a re l' uni tà e cadere in una specie di
idol atria.
Così come nel c reato non c'è null a che no n ci parli
di Dio , a llo stesso modo nulla dovrebbe procedere da l
cri stia no che non sia testimonianza di fede!
G li idolatri delle creature sogli o no dire che la fede
è ali enazion e dall a rea ltà, ma la sto ria ci assicu ra che
senza Cristo non c'è l' uomo integra le: « Io so no la vi-
te; vo i siete· i t ralci . Se uno riman e unito a me e io a
lui , egli produce molto frutto; senza di me non potete
far nulla » (Gv 15 , 5).
Così, « maturare ne lla fede» sig nificherà a rricc hire
il futuro . Sta qui la migli or medicin a per superare le
a ngosciose crisi de lle fr antumazioni mondane.
Aveva profonda ragione Don Bosco quando affer-
mava che senza « reli gione» non si posso1~0 risolvere
i grav i problemi dell a perso na, dell a società e, in pa r-
tico lare, dell a educazion e della giovent ù.
D. Egidio Viganò

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- - - - - - - - ---sB-
1 DICEMBRE 1989 5
ITALIA
E'
morto
Benigno Zacca[;nini
Lo co rso mese di no vembre è morto
l'onorevo le Benigno Zaccagnini. Già
deputato e se natore, segretario de lla
Democrazia risti a na , il mass im o
par ti to italiano .
Co n Beni gno Zaccagnini sco mpare
una di qu elle fi gure che dal co ntai to
co n il mondo sa lesia no han no sa puto
1rar re il meg li o. Nato Faenza nel 191 2
vi fr equentò a nco ra ragazzin o
l'o ra torio e fu felice a Rave nn a
d'essere in una pa rrocchi a salesia na,
quella stessa che g li ha dato l' es tremo
... -r_.c,5,1eRA1MTTeRJA1 sRRJ>... 4LL'RNrJCAJM~
C/.HTRR/?A...
SONO 12/MIJ>Tò LEl:tnro
Nella foto: L'on . Benigno
Zaccagnini, Ministro del Lavoro,
in visita alla scuola professionale
salesiana «Gerini» di Roma. Sono
con lui don Luigi Fiore, ispettore
della "Romana" e don Michele
Valentini ideatore e fondatore del
C.N .O.S.
,4 (?tJ~J..G-1€, S7RUM@7b)
Pili' ~Piè/ON~
~1 JJ
((
o
sa luto. Durante la sua lunga milita nza
politica ed il suo servizio cristiano
non ha mai mancato d'es ere a fia nco
dei giovani.
Da Ministro ciel Lavoro c hiese e
ottenne da Pio Xli che Don Bosco
ve nis e proclam a to Patrono degli
Apprendis ti .
Quando poté fu ben feli ce di to rnare
in una Casa Salesia na: avvenne nella
s ua Romag na, m a anche in altre Case
di Don Bosco.
Don Marco Bongioanni
Accademico della Medicea
L'A ccademi a Interna ziona le Medicea
ha iscr it to nell'Ordin e dei propri
Senatori il salesiano don Marco
Bongioa nni.
Il ri co noscimento, co nseg nato il
7 o tt obre, a ppare sig nifi ca tivo s ia pe r·

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le em inenti per o na lità della cultu ra e
d ell' arte membri dell 'Accadem ia sia
sopra ttutto perché è il riconosci m ento
di un orga ni sm o cul t ura le fiorentino
al particolare contributo che
don Marco Bongioanni ha dato come
direttore art istico dell ' Istituto
Dramma Popolare di San Miniato.
Si t ratta quindi di un ri conoscim ent o
che fa piacere a quanti conoscono la
co mpeten za e la pass io ne co n cui
don Ma rco Bongioa nni ei a a lmeno
quara nt'anni segue i problemi del
tea t ro e dell o spettaco lo.
A do n Marco , collabora tore fra l' a lt ro
a nche d el Bollel'lino Sales iano vada no
le nostre più vive congratu lazioni.
ITALIA
Auro monumento a
Don Bosco in Sicilia
.La città cli G iarre in S icilia ha vo lut o
o nora re San G iovan ni Bosco
eregenclogli un monum ento.
L'ini ziat iva era stata clell 'exa llievo
o no revo le G iu seppe Russo a l qua le si
sono uniti privati cittad in i ed enti vari
co n l'Am ministrazione co m Lin a le in
testa.
Il g ruppo bron zeo è opera dello
. cu lt ore En ni o Tesei cli Rom a cui si
devo no fra l'altro i monumenti a
I Nella foto: il monumento
a Don Bosco a Giarre
opera di Ennio Tesei
I Nella foto: il monumento
di cui si parla
ARGENTINA
E'
in Argentina
il più antico
monumento a Don Bosco?
li monum ento ripo rtato a fi a nco co n
don Techera consigliere ge nerale
regio na le.
li monumento a D on Bosco r iportato
qui a fian co co n il superi ore regionale
per l'A rgentina don Ca rl os Tec hera, è
probabilmente il più antico eretto a l
Santo. Rj sale in fatt i al 1895 un a nn o
dopo la fo nd azione dell a stessa casa
dove si t rova: la sc uola agrar ia cl i
Uribe ll a rea in prov in cia di Buenos
A ires.
Noi non siamo in gra d o cli
co nfermare questa noti zia mentre
siamo in grado cli testimoniare la
va lidi cli qu es ta sc uo la. È stata la
prima scuo la ag ra ri a sa les iana e si è
sviluppata tecnicame nte in modo
a mmirevole. Con lo svi lup po
tecnico/ didattico è cresciuta anche la
co nsapevo lezza ciel progetto educativo
c he trova nei genitori dei ragazzi
va lid i co ll aborator i e negli stessi
ragazzi dei soggetti attivi e partecipi
grazie anche ad un vivace
assoc iazionismo giovanile.
G iova nnin o Bosco nel pia zza le ciel suo
Co lle e a Don Bosco mi ss io nar io
a ll'in tern o d e l Museo; esso raffig ura il
Santo nell 'atto di accog liere un
gruppo di giovani e di indica re loro il
cielo. L'ope ra di Tesei è stata inse rita
in una nuov a zo na ve rd e che la e a lta
e l' arricch isce ulterior me nte.
L' in augurazio ne, p reced ut a ·da un a
co n fe renza ciel pedagogista sales iano
professor don Gino Corallo, è
avvenut a alla presenza ci el pres ident e
della Regione o n . Rino Nico losi, del
sindaco on. Russo, dell'intero
consig li o co mun a le, del vescovo di
Acirea le m onsig no r Gi useppe
M a land rin o, del nun zio aposto li co
mons ignor Gaetano A librandi, di
tutto il clero loca le di mo ltiss im i
exa llievi e sim patizza nti dell 'opera
sales ian a.
La Famigli a Salesiana era
rappresentata da un nutrito g rupp o di
sales ian i e Figli e cl i Mar ia A usili atr ice
g uidati ri spett ivamente clall'is petforc
di atania don Vit to rio Cos tan zo e

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- - - - - - -- - - -s/1-
1 DICEMBRE 1989 7
,,r .. ~
r
_-.J,_~•~ .J~
L
~-
I
erc,hiamo di capire
dall'ispettrice suor Giuseppina
Barba nti .
li monumento avente per dedi ca
« A Don Bosco padre e maestro dell a
giovent ù, gli exallievi gia rresi e la
cittad ina nza» è stata a nche
l'occasione per afferm a re il des iderio
e l'a ugurio che una comuni tà
salesi1:1na di religiosi possa insediarsi
nel grosso centro.
ITALIA
Consegna del Crocifisso
a salesiani missionari
li IO o ttobre 1989 si è svolta nella
Bas ili ca di Ma ri a Ausiliatrice la
consegna del Croci fi sso ad un gruppo
di membri dell a Fa mi glia Salesiana
c he quest'anno partono per le
missioni. La cerimoni a presieduta dal
Rettor Maggiore si è svo lta alla
presenza cli molti a mici e conoscenti
degli stessi missionari, degli ispettori
J
LE NOSTRE CHIUSURE
ALL'AMORE
Per la prima vo lta nel dopoguerra i segna li di pace si stanno concretando
in decisioni di pace. Le organizzazioni che seguono anno per anno le va ri a-
zio ni dei potenziali bellici, dell a diffusion e nel commercio delle armi, delle
st rutture militari nelle varie a ree del mondo , a partire dal 1988 indicano un a
rela ti va inversio ne di tendenza: gli arsenali si stabilizza no, nello stesso tempo
in cui si raggiungono, sia pure con molta reciproca prudenza, intese per di-
minuirne la pressione.
Al medio buonsenso so no quasi incomprensibili le ragio ni che hanno inne-
scato la spirale di semp re maggio ri spese per sempre più micidiali marchinge-
gni , che rischiano alla fine di sco ppiare per a utocombustione. l supergoverni,
le superpoten ze, invece, ha nno creduto sino a oggi di reggersi sul!'« equili-
bri o ciel terrore»: così è stato chiamato il complesso rappo rto cli a rroga nza,
minaccia e pa ura che ha regolato, in particolare, le relazioni fra i gra ndi cli
qu esto mondo , Stati Uniti e Unione Sovietica, e i blocchi militari a ttorno a
lo ro. Ma c'è stato un gio rno in cui tutti si so no resi co nto che il carico era
insopportabile .
Questo ci va bene, perch é ogni gesto che si tradu ca in un a speran za
cli magg iore tranquillità um a na è un servizio reso alla gente , ai più piccoli
fra tutti: qu elli che a ltrimenti le guerre sa rebbero chi a ma ti a farle, che certa-
mente le subiscono e che spesso ne so no vittime . Meno soldi per le atomiche
e i ca rri armati so no più soldi per le opere civili . Si tra mutino vera mente le
spade, come a uspica il profeta Isaia , in falci e vo meri; perché ogni finan zia-
mento sottratto alla guerra può di ve ntare un incentivo a lla so lerzia e all' att i-
vità dell ' uomo .
Ma cerchi a mo cli cap ire che, a nche, tutto questo no n basta. È so lta nto il
prim o passo per svi luppare un ' azione cli so lidarietà in positivo, partendo dal-
le esigenze della ge nte, da lle tue attese, dalle nostre spera nze . Per restituire
a lmeno, se non ci spinge la generosità e la spo ntan eità, un a par te cli qu ello
che ci è stato donato. Abitua ti all 'immagine di abbondanza non abbiamo idea,
spesso, cli quello che ci ci rco nda nel nostro Paese, ne lle nostre città: immigra-
ti, sacche cli povertà, tossicodipenden za. Altrove, il Terzo Mo ndo, fame, se-
te, guerre cli po ve ri ; tracom i, ma lforma zio ni , ma lattie end emi che. È inutile
che ci chia mi a mo fuori : quando acq uistia mo forsennatamente (guardiamoci
intorno: si consuma in qu es ti giorni a nche un Nata le no n cristia no) ; sprec hia-
mo, vog li amo di più, di meglio, e tutto per no i, ap ri a mo nello stesso tempo
le porte a lla vio lenza, in coraggia mo quel ria rmo che diciamo di non co ndi vi-
dere ma che è l'amaro frutto dell e nostre chiusure a li ' Amore. Quello che in -
vece arriva, a ncora una vo lta, inerme e spoglio nella ma ngiatoia di Betlemme.
Angelo Paoluzi
I Nella foto : la consegna
del Crocifisso al salesiano
coadiutore Conte Giorgio
in partenza per il Kenya
sales ia ni del Piemonte, della
Lo mba rdi a e della Sicilia, ciel
consigliere genera le per le missioni
don Luc van Looy. Pur avendo
partecipato so ltanto un a
rappresentanza dei Salesiani e delle
Figlie di Maria Ausi liatrice in
partenza, la cerimonia ha av uto il
tradi ziona le clima cli partecipazione e
commo zione. Per gli amanti delle
statist iche: qu ella di ottobre è la 11 9
spedi zione missionar ia, è stato
consegnato il Crocifisso a sette
sacerd oti, a un giovane sa lesia no in
cammino ve rso il sacerdozio, a due
salesia ni coadiutori, a tre Figlie di
Maria A usi liatrice, a una laica queste
ultime in partenza per l'Africa .

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ITALIA
Festa popolare
insieme a Terni
per la terza volta
Patrocinata da Comune e Provincia si
è svo lt a a ll 'orato ri o di Terni la
3" Festa Popolare Insiem e, un a
manifestazione che d a l 15 a l
24 settembre 1989 ha pola ri zza to
l'attenzione de i tern a ni sull 'orato rio
sa lesiano di via Do n Bosco .
G ioc hi , cultura, sport, fo lklore,
teatro, mu sica, ci nem a, gastro nomia :
ecco alcuni ingredi enti che hann o
fatto d ella manifes ta zione oratoriana
in so li tre an ni un riferimento cli fin e
estate orma i tradi zio na le .
Da lle « Decorazioni in es temporanea
cli pannelli d a parte di a ni st i ternani
ispirati a ll a Fes ta a l co nce rt o in piazza
con la banda mu sicale cli Cesi; da ll a
rappresentazio ne teatra le in vern aco lo
cie l Piccolo Teatro C ittà cli Tern i: « A
li c unti face mo li pianti » a l pran zo cli
so lidarietà con gli a nziani e alla ta vo la
roto nd a sui problemi d ei min o ri per
no n di re d ei films, dei giochi e di
tant'a ltre ini zia ti ve che h anno
trasformato l'oratorio in un gra nd e
contenitore dove ognuno s'è sentito a
s uo agio proprio co m e gli
orga ni zzato ri , a nim ati ei a don Car lo
Borgetti , che prese nta nd o la
m a nifestazione aveva no detto:
« . .. La cele bre gast ronomia d ell a
nostra tradizione, le d a nze, il teatro,
il dialetto, gli spazi pomeridiani per i
bambini part ico larm en te curati i
giochi , le occas ion i e gli spu nti di
riflessione, i momenti di preghiera
proposti fr a Lern a m ente
so ttolin eera nno le bellezze e la
costrut ti vità di essere, pur diversi ,
l' un o a l fia nco degli altri per capirsi e
coo llabora re. Il tutto a ll 'omb ra de l
ca mpanile cli S. Fran cesco. S imbolo
del Sa nto Umbro e di Do n Bosco che
ci ispira. Anc he no i co m e loro co n i
piedi ben posa ti co n realismo in terra,
e lo sg uardo, g li idea li, le spera nze
tend enti verso l'alto, verso spazi
aper ti e sereni , verso il cie lo».
cuuu
'""'" f"OLl(L
Ti!ATftO
e••
15•24 ,ou.
JUGOSLAVIA
E'
morta la cooperatrice
llinka Irsic
Il 30 lug li o sco rso è morta la
coo peratri ce sa les iana Ilin ka Irsic,
m embro della Co nsulta Mondia le.
Aveva C inquantann i e tre figl i. È
morta di ca ncro e nessuno aveva mai
saputo della sua malattia sopportata
in sile nzio . « La signo ra Ilinka, ha
tes timoniato il d elegato dei
coo perato ri di Ljubljana, è m o rt a
offrendo le sue sofferenze per
l'Associazione».
Ai medici che vo leva no
somministrarg li delle m edicine che
leni ssero i suo i dol ori Ilink a h a
ri sposto di no . Fino a ll a fine è
rimasta ad a tt ende re cosc ientem ent e il
S ignore. Sa les ianità è a nc he questo.
Nella foto: llinka lrsic in riunione
a Roma
ITALIA
Convegno dell'Università
Salesiana su « Problemi
morali dei giovani oggi»
La Faco ltà cli teologia dell'Università
Po ntifi cia sa les ia na , co ntinuando un a
ultra decenna le iniziativa a favore
deg li o peratori pastora li e degli
edu ca to ri organizzerà d a l 3 a l
NI
5 gen na io 1990 un co n veg no su
« Problemj Morali dei giovani oggi».
li Conveg no sa rà un a opport una sede
per d ibattere e approfo ndire un tema
di particola re interesse e
preoccupazio ne pasto ra le. Quanti
so no interessa ti a parteciparvi posso no
rivolgersi a ll a seg reteria
dell'Università, Pia zza cieli' A teneo
Sa les ia no , I - 00139 ROMA - te l. (06)
88 1.20.41.

1.9 Page 9

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- - - - - - -4------sB-
VERSO IL 23° CAPITOLO GENERALE
1 DICEMBRE 1989 9
LE RISPOSTE SALESIANE
Foto LDC
Con un imponente
lavoro di ricerca,
i Capitoli ispettoriali
hanno tracciato
un ampzo panorama
di realizzazioni e di
proposte da sottoporre
al prossimo Capitolo
Generale della
Congregazione.
- Nella nostra epoca, il
mondo giovanile lancia le sue « sfi-
de» con una frequenza forse mai re-
gistrata in passato. Come rispon-
dono i salesiani? La domanda è per-
tinente, perché salesiani e giovani so-
no due realtà che si compenetrano.
E difatti se la sono posta - ma non
è certo la prima volta - i Capitoli
ispettoriali convocati in tutto il mon-
do salesiano per elaborare i « contri-
buti» di realizzazioni, di idee e di
proposte da sottoporre al Capitolo
Generale che, come è noto, si terrà
a Roma a parti re dal marzo dell 'a n-
no prossi mo. Alla base di questo im-
ponente lavoro di ricerca, che si è
tradotto in una riflessione sullo« sta-
to» della Congregazione e sulle pro-
spettive future in vista del Duemila,
c'è la verifica della condizione gio-
vanile nei diversi Continenti. Ne ab-
biamo fatto oggetto di un articolo
pubblicato sul numero di novembre
del « Bollettino Salesiano».
Ora vogliamo proporre ai nostri
lettori un. panorama delle linee cli
tanclenza emerse in riferimento alle

1.10 Page 10

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10 · 7 DICEMBRE 1989
risposte che i salesiani danno e inten-
dono dare alle sfiele dei giovani, de-
sumendole dagli stessi «contributi»
delle lspettorie. Con una avvertenza:
tali linee di tendenza si collocano en-
tro dimensioni sociali, culturali e re-
ligiose spesso fra loro fortemente
differenziate e, di conseguenza, ne
sono influenzate. Ne possiamo qui
raccogliere solo alcune, che si carat-
terizzano sia come realtà in atto, cioè
già applicate in concreto, sia come
proposte da valutare in sede di dibat-
tito capitolare.
Le differenziazioni non impedisco-
no tuttavia di cogliere una serie di
connotazioni valide in generale, per-
ché inserite, sia pure con accentua-
zioni diverse, nella tradizione sale-
siana. Emerge così la fondamentale
importanza per i salesiani di essere
« uomini cli Dio» in mezzo ai giova-
ni, di dare il giusto rilievo ai segni po-
sitivi che provengono dal mondo
giovanile, di stabilire con i giovani un
contatto capace di instaurare uno
spirito di famiglia, di coinvolgere
i giovani nella loro crescita e nel
processo educativo, cli operare un
continuo rinnovamento teologico e
pastorale, di coltivare il « cuore ora-
toriano».
ft punto
di riferin1ento
Allo scopo di sv olgere al meglio la
loro missione, i salesiani si preoccu-
pano di arricchire sempre, con tutti
i mezzi di osservazione, la conoscen-
za dei giovani, della loro condizio-
ne, dei loro problemi, premessa
indispensa bile per elaborare il pro-
getto educativo-pastorale, da aggior-
nare di continuo, per farne il punto
di riferimento di tutte le attività edu-
cative e di evangelizzazione, in con-
so nanza con le necessità, le sfide, i
valori espressi dai giovani. Ne deri-
va una serie di indicazioni dirette a
sollecitare la creazione di nuove for-
me di risposta ai bisogni della gio-
ventù, la promozione del volonta-
riato giovanile, l'adattamento delle
opere alle urgenze dei giovani, !'in-
tensificazione dell'insegnamento re-
ligioso, la maggiore utilizzazione dei
Foto LDC
mass-media nell'attività evangelizza-
trice educando al loro uso critico.
Sono molte le lspettorie che si tro-
vano ad operare in Paesi poveri, do-
ve le sfide dei giovani sono stretta-
mente collegate alle condizioni di mi-
seria in cui vivono. In questi Paesi
ci sono ragazzi della strada, giovani
costretti ad emigrare per lavoro o per
studio, analfabeti, disoccupati, iso-
lati nelle aree rurali, vittime dello sfa-
celo della famiglia o di situazioni di
ingiustizia, esposti alla droga, allo
sfruttamento, alla prostituzione.
Confrontarsi con queste drammati-
che realtà che coinvolgono milioni di
giovani « a rischio», vuol dire per il
salesiano impegnarsi al servizio dei
poveri, mettersi in sintonia con i bi-
sogni dei giovani, inoltrarsi con co-
raggio verso un rinnovato impegno
di evangelizzazione, rafforzare la te-
stimonianza diretta e immediata,
mettersi in dialogo rispettoso con le
culture locali per approfondirne la
conoscenza.
Più in generale, molti contributi
ispettoriali riconoscono l'esigenza di
un inserimento nel territorio come
realtà dalla quale emergono le neces-
sità primarie. Ciò consente anche di
captare i segnali che provengono dai
giovani e di essere attenti a tutte le
iniziative che ai giovani si rivolgono,
sempre allo scopo di offrire l'appor-
to specifico e originale della vocazio-
ne salesiana. Oltre che nel territorio,
l'inserimento nella Chiesa locale è vi-
sto in t4tta la sua importanza ai fini
di una partecipazione attiva alla pa-
storale d'insieme con la proposta
educativo-pastorale salesiana.
A spetti culturali
Analisi molto attente sono state
fatte sugli aspetti culturali che pos-
sono offrire possibilità per l'evange-
li zzazione e su quelli che, al con-
trario, possono ostacolarla. Fra i
primi ci sono, in America Latina, in
Centro America, in Africa e in al-
cuni Paesi asiatici, la religiosità po-
polare che coinvolge anche i giova-
ni, il senso dell'accoglienza e del-
l'ospitalità, l'amore per la giustizia
e la pace, l'accettazione gioiosa del-
la vita, la solidarietà. Anche in In-
dia e nell'Oriente c'è un forte sen-
timento religioso, c'è la ricerca della
verità, il rispetto di Dio e la simpa-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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,------ - - - - - -s/J-
1 DICEMBRE 1989 11
tia per l'uomo. Nel mondo occiden-
tale e industrializzato , i valori cul -
turali giovanili utili per l'evangeli z-
zazione sono l' apertura ai diritti del-
l'uomo, il rispetto per la natura e
l'ambiente, le nuove forme di po-
vertà , la tolleran za.
Gli as petti culturali che possono
ostacolare l'evangelizzazione sono,
in Africa, lo sconfinamento nella
magia, l'incertezza per una vita mi-
gliore dopo la morte , il pericolo di
dimenticare la dimensione interiore
e personale della religione; in Ame-
rica Latina, i modelli di società se-
colarista, la caduta dei valori della
famiglia, il relativismo morale, ecc.;
nel mondo indiano, le pressioni ideo-
logiche e religiose, il sistema delle ca-
ste, le pratiche di superstizione,
l'attaccamento alla tribù ; nel mon-
do occidentale, e in taluni Paesi del-
1'Est europeo, il secolarismo e il
laicismo, il materialismo pratico, la
mentalità consumista, l'ateismo
marxista.
Per valorizzare gli elementi che fa-
voriscono l'evangelizzazione e con-
trastare quelli che la ostacolano, i
salesiani hanno fatto ricorso alle tra-
dizi onali forme di presenza, spesso
rinnovandole o ristrutturandole: l'o-
ratorio, le opere, i centri giovanili,
l' uso dei mass-media, la presenza
missionaria, l'orientamento vocazio-
nale. Ma non sono mancate le « no-
vità», nel senso di introdu zione nei
diversi campi di lavoro , di aspetti o
elementi di rinnovamento soprattut-
to qualitativo. Esse sono state realiz-
zate specialmente per ven ire incontro
a i giovani più bisognosi, per attiva-
re una maggiore partecipazione dei
laici , per aiutare i rifugiati e assiste-
re i giovani nel mondo del lavoro la
cui evangelizzazione ha un importan-
te punto di riferimento nelle scuole
professionali.
Educazione
socio-politica
Più in generale, c'è la conferma di
una azione educativa che incide sul-
la condizione giovanile orientandosi
verso la diffusione di valori quali l'o-
nestà, la giustizia, la verità, la liber-
tà, al fine di integrare fede e vita
quotidiana. Da parte di molte lspet-
torie si richiama l'attenzione sulle at-
tività di educazione sociale e politica
alla luce dell'insegnamento sociale
della Chiesa, nel quadro di una au-
tentica formazione integrale che met-
ta i giovani nella condizione di con-
frontarsi con società che spesso ne-
gana i valori cnstiani . È un per-
corso, questo, che può condurre
molti giovani a impegnarsi nel cam-
po socio-politico e ad assumere le re-
lative responsabilità, portando nella
società i valori della giustizia, del ri-
spetto della vita, della solidarietà . La
maturazione sociale dei giovani av-
viene anche all 'interno degli organi-
smi della Famiglia Salesiana laddove
si punta a promuovere la partecipa-
zione, la salvaguardia dei diritti uma-
ni, la responsabilità fam igliare.
Le poche annotazioni che abbia-
mo raccolto in uno spazio ristretto
non esauriscono certo l'assai più ric-
ca riflessione che intorno a questi te-
mi è stata compi uta a li vello ispet-
toriale. Servono solo a dare un ' idea
del grande lavoro compiuto. In ogni
caso, avremo modo di tornare su
questi argomenti in vista e durante
i lavori del Capitolo Generale. Pos-
siamo fin d ' ora anticipare che un
prossimo articolo sarà dedicato ad
alcuni aspetti più direttamente colle-
gati al tema del Capitolo, e cioè l'e-
ducazione dei giov·ani alla fede come
compito e sfida per la comu nità sa-
lesiana. Anche qui il materiale for-
nito dai Capitoli ispettoriali è ve-
ramente immenso e tocca tutti gli
aspetti che attengono all'avvio di un
cammino verso la fede.
o

2.2 Page 12

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12 · I DICEMBRE 1989
REPORTAGE
Hong Kong
Hong Kong, ottobre
'89. - Vista dall'alto del picco che
la sovrasta, abbracciata da una co-
sta tortuosa e tormentata, circonda-
ta da un a miriade di isole e isolotti,
colonia inglese ancora per otto anni
eppoi Cina, Hong Kong non sembra
un lembo d'Asia, e men che meno
l'ingresso portuale a quel continen-
te ancora misterioso che è la Repub-
blica popolare di Pechino .
Sembra invece un pezzo di New
York catapultato su questa baia fa-
mosa, con i suoi grattacieli che fan-
no paesaggio al posto del paesaggio
vero, le sue strade squadrate e dise-
gnate si direbbe a tavolino, le sue
banche onnipresenti con le loro sedi
lu ssuose, il suo porto che ha supera-
to Rotterdam e Amburgo per il traf-
fico di containers, i suoi negozi
ricolmi di merci pregiate che affasci-
nano il visitatore .
Un tempo, Hong Kong che in ci-
nese significa «porto dei profughi»,
era chiamata la « perla dell'Oriente ».
Oggi è soprattutto la vetrina di un fu-
turo che è già iniziato, ma dove la
gente - dopo Piazza Tien an men -
non ha .più fiducia nel futuro e guar-
da, anzi, con ansia e paura allo stet'-
minato continente che comincia
appena oltre la penisola di Kowloon,
dieci minuti di ferry-boat su un brac-
cio di mare tra i più suggestivi.
Di qua la Manhattan dell'Asia,
con la sua frenes ia e la sua efferve-
scenza. Di là la Cina, che aspetta il
I997. Cosa accadrà di questa mega-
lopoli di sei milioni di persone quan-
do, sul pennone più alto della base
di Taman, accanto alla residenza del
governatore britannico, salirà, pren-
dendo il posto della Union Jack, la
bandiera rossa con le stelle di Pe-
ch ino?
Qui, dopo la brutale repressione
cl.ella pacifica protesta degli studen-
ti, allo slogan di Deng « un paese ,
due sistemi » non crede più nessuno.
Hong Kong, d'altra parte, ha un'e-
sperienza nient'affatto accademica di
cosa sia il comunismo. I fatti di gi u-
gno hanno subito richiamato alla
mente di tanti - e non so lo dei più
anziani - il terrore provato dopo il
fatidico 1949, la paura della fuga, la
sofferenza di doversi ricostruire una
vita, i nomi ed i volti di parenti e
amici che non sono più ...
Così, una malattia grave affligge

2.3 Page 13

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- - - - - - - -- -- #1-
la colonia. Si chiama« brain drain » ,
fuga dei cervelli. li 60 per cento del-
la popolazione è nata nella Hong
Kong britannica . Gente giovane, in-
traprendente, che della madrepatria
Cina aveva conosciuto sinora solo i
racconti dei rifugiati più vecchi. Do-
po Tien an men, nessuno di loro s'il-
lude più nella solenne promessa di
Pechino che Hong Kong per cin-
quant' anni, a partire dal 1997, si au-
togovernerà, mantenendo un sistema
capitalistico all'interno di uno Stato
socia lista. E chi può, -se ne va: ma-
nagers, insegnanti, tecnici, persino
taxisti.
Gli eventi che hanno scosso la Ci-
na, sono stati particolarmente risen-
titi dai cristiani di Hong Kong . L' 11
luglio, il Pastore della diocesi, il car-
dinale Wu, ha mandato una lettera
a tutti i vescovi del mondo, chieden-
do la preghiera di tutta la Chiesa p_er
« le ans ie e le angosce» della gente di
Hong Kong. Questa Chiesa locale è
stata spesso definita negli ultimi an-
ni una «Chiesa-ponte» fra Roma e
P ech ino . Anche sul suo futuro il ri-
torno al potere dei marxisti « or-
todossi». in Cina ha gettato però
un'ombra preoccupante.
Al numero 69 della Pofkulam
Road, una strada piena di movimen-
to che dalle colli11e scende verso il
mare, batte il cuore della famiglia sa-
lesiana di Hong Kong. La casa pro-
vinciale è accanto alla bella chiesa di
Sant' Antonio e alla scuola omoni-
ma. Entrare nel parlatorio al piano-
terra e commuoversi è tutt'uno.
Qui, nella no tte tra il 28 e il 29 di-
cembre del 1982, fu ucciso don Sil-
vio Lomazzi per mano, sembra, di
un ex drogato. Don Silvio aveva 75
anni ed era conosciuto ovunque per
il suo· aposto lato tra i tossicodipen-
denti nell'isola di Shek Koo Chau.
Un lavoro che aveva cominciato nel
1966, ormai non più giovane, ma con
l'entusiasmo di un giovane, su invi-
to del vescovo di allora di Hong
Kong, monsignor Bianchi, dei mis-
sionari del Pime di Milano.
Come pulsa, dunque, il cuore del-
la comunità di don Bosco che vive e
lavora ad un passo dalla Cina?
Aspettando l'onda rossa del '97, i sa-
lesian i condividono « le ansie e le an-
gosce» che toccano in profondità il
popolo di Hong Kong e che sono pu-
re « le ansie e le angosce» della Chie-
1 DICEMBRE 1989 · 13

2.4 Page 14

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14 1 DICEMBRE 1989
sa che è in Hong Kong. E con la
Chiesa di Hong Kong essi guardano
al futuro, facendo del loro meglio in
questo momento storico per prepa-
rarsi all'ora «O» del I O luglio 1997,
quando questo fazzoletto di terra -
poco più di mille kmq - cambierà
padrone.
Quel giorno saranno giusto sessan-
t'anni da quando .i primi salesiani
giunsero a Hong Kong, ventuno an-
ni dopo essere sbarcati a Macao. Og-
gi la colonia britannica fa parte
dell'lspettoria Cinese che compren-
de Macao, Taiwan e la Cina conti-
nentale, mentre un tempo includeva
anche le Fi lippine e il Vietnam. In
tutto, 142 salesiani, per due terzi ci-
nesi e il resto missionari . li più an-
ziano sta per compiere novantotto
anni ed il più giovane ne ha ventisei.
Una realtà complessa, quella del-
1' lspettoria Cinese. Innanzitutto sot-
to il profilo linguistico: a Taiwan si
parla infatti il mandarino, che è la
lingua nazionale, mentre a Macao e
Hong Kong il dialetto cantonese. In
secondo luogo, e soprattutto, per la
grande diversità di situazioni socio-
politiche: Hong Kong è un possedi-
mento britannico; Macao è ammini-
strata tuttora dal Portogallo, che ha
però raggiunto già un accordo per il
passaggio dei poteri a Pechino nel
1999; a Taiwan c'è un regime cinese
nazionalista; e in Cina quello co-
munista.
Per misurare lo stato di salute del-
la comunità salesiana di Hong Kong
non c'è nulla di meglio che tentare
un rapido «chek-up » delle opere
principali della Congregazione e delle
diverse attività di studio e di aposto-
lato dei singoli salesiani nella colo-
nia britannica, del loro inserimento
nella Chiesa locale.
l salesiani dirigono attualmente sei
scuole elementari ed altrettante scuo-
le medie, di cui tre a indirizzo tecni-
co. Hanno, inoltre, la cura di due
parrocchie, e la diocesi vorrebbe che
se ne assumessero altre . Sono impe-
gnati infine nelle iniziative di un cen-
tro catechistico, che pubblica cate-
chismi e vende oggetti religiosi, e in
quelle della« Yox Amica Press », che
si occupa della redazione e diffusio-
ne di tre riviste mensili per i fanciu l-
li e per i giovani.
Nella Salesian House of Studies,
come dice già il nome, vengono for-
mati gli studenti di filosofia e teolo-
gia. Nel grande edificio della Salesian
School, invece, c'è una piccola sezio-
ne per gli aspiranti, mentre i postu-
lanti vengono ospitati nella scuola
tecnica di Aberdeen, una delle più
belle baie di Hong Kong dove tantis-
sima gente vive o sopravvive in un
villaggio galleggiante fatto di barche
e di chiatte ancorate nella rada.
Un sacerdote salesiano svolge il
suo apostolato fra gli oltre 55.000
rifugiati vietnamiti.'Un altro lavora
a tempo pieno come cappellano del-
le prigioni, mentre alcuni confratelli
sono impegnati « part-time » nei 32
istituti correzionali della colonia. Un
buon numero di salesiani insegna
nel seminario interdiocesano. Sale-
siani sono pure il decano della faco l-
tà di fìlosofia e il preside dell'Istituto
biblico cattolico. Altri salesiani svol-
gono attività di docenti nel Centro
catechi stico diocesano, che è una
scuola per la formazione di cate-
chisti.
Per completare la tutt'altro che
esaustiva panoramica della presenza
salesiana alle porte della Cina, si de- ·
ve ricordare ancora che i cooperato-
ri hanno diversi centri, che ogni
scuola ha l'o ratorio festivo e la sua
associazione di ex allievi, che un ora-
torio funziona nell'isola di Cheung
Chau accanto ad una casa per gli
esercizi spirituali e che il « Bolletti-
no Salesiano » in lingua cinese esce
nei mesi pari in circa 4000 copie.
II Dal quadro tracciato emerge il pre-
valente impegno dei salesiani di
Hong Kong nelle scuole. Questo si
spiega storicamente. Ri sale, infatti,
agli anni immediatamente successivi
alla presa del potere in Cina da par-
te dei com unisti, che portò ali' espul-
sione dei missionari stranieri, molti
dei quali si stabilirono appunto a
Hong Kong. Contemporaneamente
iniziava il gra nde flusso di rifugiati
verso la colonia britannica, che era
il punto più facile da raggiungere per
chi scappava da dietro la « cortina di
bambù ».
Il Governo di Hong Kong solleci-
allora la Cf1iesa, e in partico lare

2.5 Page 15

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.----------=-------s8-
INella foto ·sopra celebrazione
eucaristica di salesiani cinesi.
Nelle foto di fianco alcune case
salesiane di Hong Kong: la
Salesian School e la St. Louis
School
gli ordini religiosi, a fondare ed as-
sumersi la responsabilità di nuove
scuole. Così alcune delle scuole fon-
date a quel tempo dai salesiani, che
sono sovvenzionate dal governo,
hanno potuto già celebrare il venti-
cinquesimo o il trentesimo di vita. Le
scuole salesiane sono tenute in gran-
de stima e considerazione dalle au-
torità e dalla gente all'interno di un
sistema scolastico molto esigente.
Hong Kong è una città dura, do-
ve ci si conq uista la vita ·duramente.
Le giornate lavorative sono lunghe
(10-12 ore) ed è necessario lavorare
molto perché la vita è cara e resta po-
co tempo per il resto. Tutto questo
influisce sull' ambiente e l'atmosfera
culturale. I giovani non sembrano
avere molti ideali. La preoccupazio-
ne è rivolta al lavoro e alla carriera.
E gli studi sono affrontati in vista di
far fronte alla competitività nel mer-
cato del lavoro.
Mantenere gli standards elevati
raggiunti non è semplice per le scuo-
le salesiane, anche per l'invecchia-
mento del personale che non è
sempre facile sostituire, perché il
problema delle vocazioni - benché
meno acutamente che in Occidente
- si è fatto sentire anche qui. Si sta
così studiando la possibilità di affi-
dare la gestione di una parte almeno
delle scuole ai cooperatori più pre-
parati, che non ma11cano. Una simi-
le soluzione va nella linea di quella
valorizzazione del laicato, su cui tan-
to insiste il Rettor Maggiore, don Vi- « 1 fatti di giugno», dice l'ispetto-
ganò, e che nella Chiesa locale e nel- re don Giovanni Battista Zen, che
la Famiglia Salesiana di Hong Kong parla un italiano pressoché perfetto,
è già realtà.
« ha nno però av uto anche un risvol-
Le scuole restano com unque la più to positivo, nel senso che hanno sti-
valida forma di apostolatq tra i gio- mol ato la gente di Hong Kong a
vani, che provengono in genere da pensare di più, a riflettere a fondo sui
famig lie operaie e dalle classi più po- beni che già abbiamo: la democrazia,
vere. Il 22% della popolazione di la libertà, la possibilità di espressio-
Hong Kong ha meno di 15 anni. Ira- ne senza condizionamenti. Credo che
gazzi passano a scuola almeno otto i drammatici eventi di Tien a n men
ore al giorno. La percentuale degli abbiano contribuito ad avv icinare le
allievi cattolici si aggira in media su l persone, a farle sentire più unite, a
10% (i cattolici sono a Hong Kong condividere l'incertezza del futuro
poco più del 5%). Gli anni di studio che ci accomuna tutti. Penso che ciò
rappresentano perciò un'opportuni- che è accaduto dovrebbe sin d'ora
tà importante di preevangelizzazio- provocarci ad uno sti le di vita meno
ne e di proposta della fede cristiana. co nsumista., più modesto, a ustero,
E ogni anno, in tutte le scuole, una proprio guardando al domani ».
decina di giovani ricevono il Bat- 11 · 1997 è vicino. La comunità sa-
tesimo.
lesiana di Hong Kong è nata come
In passato erano di più. Oggi la parte integrante di un contesto più
Chiesa è però molto più esigente eri- vasto: la grande Cina. Poi, per più
chiede ai catecumeni un periodo di di trent'anni, la madre-Cina ha chiu-
formazione più lungo ed impegnati- so le porte di casa. Oggi i salesiani
vo. Ed i giovani anche a Hong Kong di Hong Kong ricevono la loro più
sono meno stab ili di un tempo. Hong grande vocazione da Dio proprio
Kong poi è una ·città materialista e dall a loro posizione.geografica, dal-
consumista, dove la vera fede è nel l'essere sull 'uscio, in procinto di rien-
dollaro. La filosofia generale di vita trare a casa..Consci della profezia di
è stata sintetizzata da uno scrittore don Bosco: « A suo tempo si porte-
del posto con questa fo rmul a effica- ranno le nostre miss ioni nella C hina
ce: guadagnare il più possibile, col e ·precisamente a Pechino ... Là fra
minimo sforzo, nel più breve tempo. popoli sco nosc iuti ed ignoranti del
Gli avvenimenti di Piazza Tien an vero Dio si vedranno le meraviglie fi-
men hanno finito con esasperare non nora non credute, ma che Iddio po-
solo l'incertezza del domani, ma la . tente farà pa les i al mondo ».
frenesia del guadag no rapido .
Silvano Stracca
.

2.6 Page 16

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16 · I DICEMBRE 1989
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Come è organizzato
oggi l'aiuto delle
missioni? Come cresce
la sensibilità di una
comunità ecclesiale?
Il nostro inviato ha
visitato la « Procura
missionaria dei
salesiani di Don
Bosco» a Bonn,
zn Germania.
Bonn, novembre '89. -
Quasi sempre, mi risponde quando
gli chiedo se tutte le mattine è così.
li lunedì forse un po' più carico, co-
me posso costatare. Sto nel suo uf-
ficio al numero 3 di Straesschenweg,
a Bonn, parrocchia di Sankt Win-
fried, a un passo dal Parlamento fe-
derale. Parrocchia e procura
missionaria salesiana della quale lui,
padre Karl Oerder, è il responsabile.
Che fate, gli chiedo. Tutto. Di che
cosa vi interessate. Del mondo inte-
ro. Proprio intero? Sì, proprio. Di-
nanzi a una grande carta geografica
sulla quale campeggia la scritta« Un-
sere Welt - eine Welt » - il nostro
mondo, un solo mondo - , telefona,
parla con i collaboratori, discute con
i visitatori, esamina incartamenti,
consulta progetti quasi incurante del-
la presenza dell'ospite che assiste,
prende appunti, dilata la propria me-
raviglia a una dimensione planetaria.
Entra Hans-Juergen, un giovane
alto, collaboratore laico, della Pro-
cura a tempo pieno. Presenta a p.
Oerder un problema, per uno delle
centinaia di progetti che sono in ela-
borazione: richieste, domande, per-
messi, scartoffie, burocrazia. Nel
frattempo squilla il telefono, una
chiamata da Lione, c'è una nuova
proposta da esaminare, alla quale si
risponde con una promessa. Ora si
convoca Karin, il braccio destro. Ka-
rin Balfer, il viso sveglio di una don-
na che sa il fatto suo, estrae a colpo
sicuro un classificatore, prima dalla
memoria poi dallo scaffale, indica,
spiega.
Fa il suo ingresso Josef Engsten-
berg, comandante dei pompieri cli
Sankt Augustin, un sobborgo di
Bonn. Informa sugli ultimi sviluppi

2.7 Page 17

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- - - - - - ' - - - - - - - - - -s8-
I DICEMBRE 1989 · 17
LA SEMPRE PIO CONTAGIOSA
SOLIDARIETA DI
rDoN KARL OERDER &
SCOMME
dell 'operazion e autopompa. A Sankt
A ugustin ce n'è in dotazion e una
nuova, quella vecchia (datata 1961)
· è stata ricomprata da un gruppo di
vigili del fuoco perché Josef - die-
tro indicazione di p. Karl - aveva
saputo che in qualch ~ parte del mon-
do se ne aveva bisogno. Smontata,
ripassata pezzetto per pezzetto, so-
stituite le parti da sostituire, rimon -
tata, ricromata: trecento ore di
lavoro di dieci volontari in due me-
si, ed eccola già in viaggio a lla volta
cli Aqua de Dìos, in Colombia. A
IL'impegno dei salesiani tedeschi
li porta ad essere «solidali» con
tutto il mondo: ecco alcune
"aree" dove la loro solidarietà
è evidente: El Salvador,
Guinea, Brasile

2.8 Page 18

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18 · I DICEMBRE 1989
una colonia di lebbrosi, risponden-
do a ll a richiesta di un salesiano che
la assiste, e dove c'era bisogno di una
macchina con idrante per domare i
frequenti incendi nei boschi circo-
stanti .
P. Oerder, non contento, coinvol-
ge il comandante Josef in un'altra
ini ziativa. Ha pensato di mandare in
qualche parte nel mondo i « comple-
ti» di attrezzi per gli apprendisti che
hanno studiato nelle scuole salesia-
ne e che, ottenuto il diploma, voglio-
no cominciare a lavorare. Hanno
bisogno di tutto, in Papuasia, nel
Madagascar, in Indonesia, nel Salva-
dor. Un «set» di strumenti costitui-
sce una ricchezza: ma come farli
arrivare? E Josef, dopo un momen-
to di intensa riflessione, dice che si
possono utilizzare le cassette di mu-
nizioni. Certo, la fabbrica Nobel di
Siegburg, a poca distanza da Bonn
sull'altra riva del Reno, ha accanto-
nato le vecch ie, probabilmente non
sa che farsene . Hanno tante belle ta-
sc he, hanno attacchi e ganci: quello
che ci vuole . E possono essere utili
anche per apparecchiature sanitarie
e a ltro.
Per ora ci siamo limitati agli aned-
doti. M ica poi tanto se ognuna di
quelle iniziative viene dietro a un'al-
tra, e a q uesta una terza e tutte si ag-
giungono alle 54 microrealizzazioni
ciel 1988 (i l bilancio cieli' 89 non è sta-
to ancora fatto ma se ne potrà regi -
strare qualcuna di più), per un
co mplesso, queste ultime, di
1.268 .545 marchi, che tradotto in li -
re fa la bella cifretta di un miliardo
e centotrenta milioni . Serviranno ad
aggiungersi al bilancio finale con i 29
progetti attuati in collaborazione con
il Ministero per l'aiuto allo sviluppo
della Germania occidentale. Circa tre
milioni e seicentomila marchi, circa
duemiliardi e ottocento milioni di li -
re, dei quali il 25 per cento a carico
de ll a Procura. Interventi in 63 Paesi
de lla terra dove vivono e lavorano i
figli di Don Bosco .
Ma questa Procura che cos'è? Si
chiama « Procura miss ionaria dei Sa-
lesiani di Don Bosco » con sottotito-
lo « per l'aiuto internazio nale alla
gioventù e per lo sv iluppo del lavo-
ro». È una agenzia che si occupa del
Terzo Mondo, attraverso un 'opera
di mediazione e fi lt ro di progetti che
vengono sottoposti alla sua attenzio-
I
Un gruppo di vescovi salesiani dell'America Latina a Bonn
per un seminario di studio .
Nella toto: con il Presidente della Repubblica Federale tedesca
ne. Alla consu lenza fa seguito l'ela- trocento membri, tutti volontari. li
borazione di piani operativi e per at- segretario genera le è lui , in pratica il
tuarli si uniscono le forze di una serie factotum, mentre il presidente è de-
di istituzioni e gruppi che si occupa- signato fra i membri della Direzione
no dello sv iluppo. La Procura, che del Comitato Centra le dei Catto lici
fa parte insieme con altri 200 mem- tedeschi (ana logo alla nostra Azione
bri, della Consulta nazionale per le Catto lica), quas i a sottol in eare l' im-
Missioni, si appoggia alle disponibi- portanza che si attribuisce all'inizia-
lità ministeriali per a lcuni settori, nel tiva . Da e per il Terzo Mondo.
quali a operare su l terreno ve ngono Questa ONG, in co llaborazione con
delegate le ONG, organizzazioni non il Ministero per lo sviluppo, ha pro-
governative. Proprio dove si co- gettato e sta attuando a Serpas, in
nosce ogni sasso - come sanno i sa- Salvador, la costruzione di un cen-
lesiani - , mentre le burocrazie non tro poliva lente di istruzione tecnica
saprebbero dove mettere le mani . per la formazione professionale, l' a r-
Felice, mi assicura p. Oerder, è la tigianato e l'att ività legata all'agri-
co ll aborazione con i grandi organi- coltura . Un gemellaggio fra g iovani
smi catto lici, Misereo r, Adveniat, tedeschi e sa lvadoregni ha s uggella-
Kirche in Not, fecondo il rapporto to questo rapporto , che si arricchirà
con le Pontific ie opere missionarie probabilmente in un prossimo futu-
tedesche . Positiva l'influenza che ro nella costruzione di una casa cli ri-
può essere esercitata sui giovani, or- poso per anziani. Ma Han -Ji.irgen
mai mobilitabili soltanto per le gran- non si limita - e altri con lui - a
di cause. E la promozione umana, lo questa attività e all'istruzione delle
svi luppo sono tra esse. Ulteriori at- pratiche: va anche in giro a tenere
tività del la Procura? La sensi bili zza- conferenze e se minari (il più recente
zione della Famiglia salesiana, preti, con funzionari del M inistero per la
suore e cooperatori, alle esigenze del- . Cooperazione), in parrocchie o pres-
la spinta a ll a so lid arietà come com- so associazioni, in riunioni co n diri -
ponente del l'evangelizzazione. genti o tecnici, non necessariamente
Da ll 'altra l'offerta ai giovani cli spen- praticanti. Fra l'altro, «Giovan i Ter-
dersi per ragioni che ne va lga no la zo Mondo» non è confessionale ma
pena.
aperta a tutti.
Rientra Hans-Ji.irgens. È lui che
P. Oeder ritiene comunque che per ·
mi s piega come, nel 1981, è nata ed risolvere i problemi dell'uomo il
è cresciuta l'Associazione « Giovani computer non basti: l'attività sua e
Terzo Mondo», oggi con oltre quat- dei suoi collaboratori comporta una

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - - -s/1-
« . Mi,sionsprok ur d' .
., ,1/c.>111ner
Do
11
/.>,osco.c, ,1
JUGEND DRn,•r-· Aktion
e WELT
Berichte
Bon,;
Informat i·onen Fakten
IL SUPPORTO
DELLA STAMPA
La stampa salesiana in Germania è costituita dalle «Salesianische
Nachrichten », un bimestrale di 24 pagine con riflessioni su tematiche
di attualità, informazioni di attività missionari , ultime realizzazioni cari-
tative , notizie sulla famiglia salesiana. All'interno quattro pagine riferi-
scono sulla «Junge Welt», l'associazione «Giovani Terzo Mondo» della
quale si parla nell'articolo.
Un inserto salesiano, inoltre, compare ogni mese all 'interno della ri-
vista missionaria« Kont inent », che è il prodotto della collaborazione di
numerosi ordini e congregazioni , con la rinuncia ad avere un organo
proprio per potenziare la diffusione e utilizzare meglio un solo strumento.
Il risultato appare positivo : «Kontinent » tira 220 mila copie .
Rece~te è una iniziativa collegata con il «Circolo Don Bosco » di Bonn ,
che fa r:apo alla Procura missionaria salesiana. Si tratta di «Don Bosco
e il morìclo del lavoro », un quaderno a periodicità variabile (si è iniziato
nel 1988, ne sono usciti tre volumetti), per iniziativa dell 'lng . Ròlf Ha-
senclever. Sono dedicati ai progetti di sviluppo dei salesiani in Africa ,
Asia e America Latina. Fanno capo all'associazione «Giovani Terzo Mon-
do» e il loro editore, appunto l'lng . Hasenklever, è un personaggio no-
to negli ambienti economici, già presidente degli industriali metallurgici
e attualmente presidente onorario dell'Unione metallurgica interna-
zionale.
visione del mondo che non può es-
s re lasciata all e macch ine ma i af-
fida all ' intelligenza e al cuore. La
mi ss ione, appunto. Che non si limi -
La a ciò che abbiamo descritto ma si
apre ad altre dimensioni, trova ag-
ganci dove è possibile. Pensiamo al
seminario del settembre scorso cui
hanno partecipato venti vescov i sa-
les ian i latino-a mericani (fra ess i il
cardinale di Managua, Orlando Bra-
vo), organizzato dalla Procura insie-
me con la Fondazione Adenauer.
Ti Lo lo generale: « Don Bosco e il la-
voro nel mondo »; argomento speci-
fi co, l 'i mporlanza dei mass media e
dell'istruzione . L'incontro è stato
concluso dal Rettore Maggiore, don
Egid io Viganò . Forse un a iniziativa
del genere è stata avv iata per la pri -
ma volta nell a sto ria della Co ngre-
gazione, che pure ha dato prova di
fantasia e creatività nelle cose che ha
fatto. Presto dovrebbero esse re
pronti gli Atti: non sarà male occu-
p arse ne.
Anche perché spesso i vescovi sa-
lesia ni assumono posizioni « di fron -
tiera ». Pensiamo a quello di cui si è
occupata la stampa durante la per-
1 DICEMBRE 1989 19
manenza del Papa, nel suo ultimo
viaggio in Asia, a Timor Est, mons.
Jimenez Belo, un sa les iano appunto;
e gli altri che, dall'Ama zzon ia al Ci-
le, e in ogni area del Terzo Mondo,
so no spesso nell 'occhio del ciclone e
nel mirino dell a violenza o so tto le
minacce di poteri autoritari. Ma la
olidarietà diventa contagiosa. I sa-
les iani del Messico si quotano per
l 'Africa, dove a Conakry, in Guinea,
si apprestano a fondare una sc uola
professionale. Sempre nel settore del-
l'istru zione, la Procura sta st udian-
do un progetto, da reali zza re a San
Paolo del Brasile, un alLro di un or-
fanatrofio per Timor. In via di avan-
za ta realizzazione la scuola tecnica di
Bata, nella Guinea Equatoriale: non
c'era nulla, so ltanto foresta, oggi co-
minciano a delinearsi le strutture del-
l 'edificio. È stato un lavoro molto
faticoso perché tutto il materiale ha
dovuto essere r,·asportato per aereo,
co n due vecchi apparecchi. Uno è
precipitato, sono morte sei Figlie di
Maria Ausi li atrice, vittime della so-
lidarietà. E anche il progetto Papua-
Nuova Guinea è quasi giunto al ter-
mine, in collaborazione con Mise-
reor, una delle grandi organizzazioni
ca ritative catto liche della Germania
occidentale: un complesso di scuole
pratiche, con applicazioni artigiane.
Qui tutto è qualitativo , ci si app li-
ca con la stessa attenzione al piccolo
e al grand e. Arriva nell'ufficio il
prof. Paul Vollmar , un vo lontario
che si occupa dell e cb ll ette. Più tar-
di viene fuori il problema della cura
d'anime nel vicino Johanniter Kran-
kenhaus, l'ospeda le protestante di
cui è incaricata la parrocchia di St.
Winfried. Il rapporto ec um enico, in
Germania importante otto tutti gli
aspetti (dallo spirituale e miss ionario
al politico), non è mai preso sotto-
gam ba. Nel giorno che ho trascorso
alla Procura, era in programma una
visita, poi avvenuta, alla comunità
da parte del cardinale arcivescovo di
Co lonia M eisner, che si è anch e in-
trattenuto con i degenti dell 'ospe-
dale.
Scrivono alla Straesschenweg da
tutte le ispettorie sa lesiane, chiedo-
no aiuto e co nsiglio. C'è bi sogno di
materiale didattico? Ecco che ci si ri -
volge, o si inviano gli interessat i, al-
la Fondazione governativa DSE di
Mannheim istituita allo /specifico sco-

2.10 Page 20

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20 · I DICEMBRE 1989
- Il " quartier generale » di don Karl Oerder a Bonn
po d i soste nere ist ru zio ne ed educa-
zio ne . Qu alcun o chi ede fo to, gra fi ci
illustrativi per p ubbl icizzare questa o
qu ella ini zia ti va mi ss io na ri a? E cco
che si ma nd a la« piccola mostra» cli
tipo tradizio na le da a ppe ndere nei
co rrido i, nell e sale pa rrocchiali o sul-
le pa reti dell e chiese; o ppu re la
« gra nde m os tra», cento metri qu a-
d rati cli giga ntogra fi e, ognun a du e
per venti , smonta bili: su specifi ci a r-
gomenti, il lavo ro profe sio nale, l'o-
ra to rio , i salesiar:i, gli in te rven ti
sani tari.
A t utto si cerca cli provvedere: a
M a ka ti , M a nil a, il tifone aveva cli -
trutto ogni cosa, c'era bi sogno di
un a ro ta tiva per riprendere il lavoro
dell a ti pogra fi a. A do n Luigi Colo m-
bo, che la ri chi edeva , è a rri vata un a
macchin a d a sta mpa a qu attro co lo-
ri , del va lore cli 300 mila ma rchi (230
milioni di lire). Qu alcun o o a lcuni
gliel' ha nno regala ta . E a nco ra - ma
no n finiremm o ma i - c'è in a ri a il
Progetto Yenil a le, in Indo nes ia, per
costruire a Fatuna ka un a scuola ag ri-
co la p rofess io nal e. Sì, a ppunto, a n-
co ra un a, ma a ca rico della G ioventù
UNA VIDEOCASSETTA
-SULL 'AMERICA
LATINA
I
Fra le a ltre a tti vità prom ozio na-
li , la Procura mi ss ion ari a sales ia-
na di Bo nn ha prod o llo un a
videocassetta, na turalmente co n
testo in tedesco, « Do n Bosco heu-
te in Lateina merik a » (Do n Bosco
oggi in Ameri ca La tin a), della du -
ra ta di ve nti minu ti. È des tina ta
a gli a nim a to ri e a lle co llette mi s-
sio na ri e.
Ques ta pellico la illustra la vita
d ell a giove ntù in A m erica Latina,
i suoi d e ideri , i suo i pro b lemi ; il
collega m ento rra mi ssione a iuto
a ll o sviluppo; le possibili rea li zza-
zio ni di iniziat ive e di a iuto eccle-
sia li . L' idea è sta ta di P . Ka rl
Oe rd er , la rea li zzazio ne di Fritz
Strohecker. Si può eventua lmen-
te ri chi edere a DB Film , Dorr-
strasse 16, 2085 Quick bo rn (R FT)
- Tel. 04106/ 60302. Perc hé no n
tradurn e il tes to ?
mi ss io na ri a sa les ia na. E, infin e, a l-
cuni mesi fa la pa rrocchi a di St. Win -
fri ed ha se nsib ili zzato i giova ni di
Bo nn-Baci Godes berg, in un a do me-
ni ca ne ha racco lt i ci nq uemila in una
« ma rcia dell a fa me», perché desse-
ro un a ma no a reali zza re un proget-
to nel Togo. Si fa rà.
Q ui a Bo nn si lavo ra in sei lin gue,
tedesco, fra ncese, spagno lo, italiano,
in glese e po rtoghese. Qui fa nn o de-
gli «stage» giovani semin a risti cli co-
lo re. Qui si pa rl a a nche un a settima
lingua, q uell a delle foto. Avevo pro-
mes o a p. Oercler di no n parl a re del-
le sue capacit à di a rtista de ll a
fotografia. Ro m po l' im pegno: è
trop po bell o sc ri vere che qu a lcun o
utili zza a l serv izio dell ' utilità com u-
ne, della miss io ne la pro pri a a bili tà,
la prop ri a ensibili tà dell 'occhi o, le
risposte di un 'a nima che sa vedere le
cose, che le co ll ega a l lavo ro, ne fa
uno strumento d i so lida ri età. P erché
q uell e fo to so no prestate, p ub bli ca-
te, usate. Grati . Offerte co n il cuo-
re. All a m aggio re glo ri a di Di o e
sa lvezza degli uo mini .
Angelo Paolu zzi

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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EVANGELIZZAZIONE
E SVILUPPO
1 DICEMBRE 1989 · 21
NELLA CITIÀ
DEI NARCOTRAFFICANJI
I ccGAMINES»
HANNO VERI AMICI
A -Medellin, in
Colombia, i salesiani
aiutano i « ragazzi
della strada»
a ritrovare se stessi.
Un compito non facile
affrontato con
coraggio e ottinzismo.
Medellin (Colombia),
dicembre - Anche chi non aveva
mai sentito nominare Medellin, ne-
gli ultimi tempi ha dovuto fare co-
noscenza co n questa che è la seconda
città della Co lom bi a (oltre due mi-
lioni di ab itanti) . ·11 suo nome è co m-
parso sui mass-med ia di tutto il
mondo . L'occasione non è stata delle
più felici perché a Medellin si è as-
sociato il famigerato «cartello » dei
produttori di droga, che dallé). città
colombiana inondano di cocaina

3.2 Page 22

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22 · I DICEMBRE 1989
mezzo mondo. Con il loro infame
commercio, i narcotrafficanti sono
diventati straricchi e tanto potenti da
costituire quasi uno.Staro nello Sta-
to. Uccidono senza pietà, comprano
a peso d'oro complicità e protezio-
ni , dispongono di un agguerrito esér-
cito con tanto di aerei, hanno rap-
porti con la guerriglia. Sono arri-
vati sulle prime pagine dei giornali
dopo che il governo colombiano, ap-
poggiato dagli Stati Uniti, ha deciso
di affronta rli co n una lotta senza
quartiere per tentare di stroncare il
loro traffico di morte.
I mass-media si sono comprens i-
bilmente occupati della vicenda, ma,
co me spesso accade, hanno finito per
evidenziare solo una rea ltà negativa.
E invece a Medellin non tutto è ne-
ro. Nella città co lombi ana c'è ch i si
sforza di compiere, a prezzo di gran-
di sac rifici , un'opera di ed ucazion e
rivolta soprattutto ai giovaniss imi ,
per farli crescere onesti e capaci di
sottrarsi al richiamo, allettante per-
ché promette forti guadagni , dei nar-
cotrafficanti, semp re disposti a
ingaggiare mano d'opera a llo scopo
cli ingrandire il loro già vasto domi-
nio. Dal 1966 è in attività a Medel-
lin la «Città dei ragazzi Don Bosco »,
retta dai sa les iani , preti, coadiutori
e vo lontari laici. È aperta ai ragazzi
della strada, i « gamin es » co me ven-
go no chiamati qui, con un termine
che si potrebbe libera mente tradu r-
re con «derelitti ».
Ribelli
alla disciplina
C hi traffica i1el campo dell a dro-
ga è ri cco, ma la mi ser ia dell a gente
comune è di ffusa. Per questo, molti
ragazzi senza fa miglia o che da lla fa-
miglia non ha nno alcun appoggio,
trascinano la loro misera esistenza
nella strada , che è, ad un tempo, la
loro «casa», la loro «sc uola », il lo-
ro « lavoro». Non conoscono leggi o
rego le di vita, non tollerano a lcuna
forma di disciplina, si ribellano a
qualsiasi autorità. Rubano, chiedo-
no l' elemosina, vendono sigarette di
co ntrabbando , litigano , si pestano.
T utto nella strada. Ragazzi cattivi?
Chi può dirlo? Certo, alcuni dimo-
strano cli possedere una notevo le do-
se di cattiveria, ma a chi va attribui ta
la responsabilità?
I sa lesiani non perdono tempo a
farsi domande. Sanno che a nche il
ragazzo più cattivo può di ventare
buono se viene ai utato a migliora r-
si, a trovare la strada gi usta. È ciò
che sta facendo da a nni la « Città dei
ragazzi Don Bosco» di Medellin. Si
tratta di una ist ituzione che non può
non tener conto della situazione in
cui si trova ad operare e quindi agi-
sce di conseguenza, co n la necessa-
ria gradualità. Le scorciatoie qui non
sono praticabili. La « Città dei ragaz-
zi » è ape rta dalla mattin a a ll a sera .
Qual iasi ragazzo può entra re, non
gli si chiede di es ibire tessere si
procede all a sua id entifi cazione. A
patto che non introd uca bottiglie di
« sacol », la pestifera mistura di co l-
la forte e gasolina, una specie cli dro-
ga dei poveri che mol ti sono soliti
inal are.
C he cosa attira inizia lm ente i ra-
gazzi a lla « C ittà Don Bosco»? I sa-
les iani di Medellin non si fa nno
illusio ni . Reali stica mente riconosco-
no che il motivo principale è la pos-
sibili tà di fare... un bag no. Sì,
proprio uri bagno. Perché questi po-
veri ragazzi non han no alcun lu ogo
dove potersi lava re, o lava re i loro
sudici pantaloni o la non meno su-
dicia camicia (quando ne sono prov-
visti). Ma subito si accorgo no che c'è
dell'altro. Nel campo della «Città
Don Bosco» i ragazzi si vedono ac-
colti con simpatia, loro che sono abi-
tuati a veders i cacciati, sgrid at i,
spesso percossi. Qui non sentono
rimproveri , non ricevono molest-ie.
A nzi, incontra no sales ian i e amici
che non fa nn o domande imbaraz-
zanti, che non impongono regole,
che co mprendono il linguaggio del-

3.3 Page 23

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- - - - - - - - - -- s/1-
la strada, che giocano con loro , che
gli tagliano i capelli tro ppo lungh i,
che curano le loro ferite, che gli of-
frono una minestra. E gli sorridon o.
Semp re.
1 DICEMBRE 1989 23
Desiderio
di cambiare
Col tempo, alcuni di questi infeli-
ci ragazzi avver tono il disagio che na-
sce dalla loro co ndizione e ma ni-
festano il desiderio di cambi are. So-
no a llora accolti nell a casa detta« cli
transizione». Non frequentano an-
cora scuo le regolari, ma si dedica no
ad attiv ità ·artigianali e agrico le, pra-
ticano qualche sport. Tutti continua-
no ad essere liber i di a ndarsene
quando voglio no . E qualcuno, infat-
ti, se ne va, incapace di accettare a n-
che un minimo di ordine e di regole.
A ltri non res isto no a l richiamo ciel
« sacol ».
Da questa - che è co nsiderata la
« seconda fase» del programma, e
che si protrae per circa sei mes i - i
ragazzi passano alla « terza fase».
Essa prevede l'a mmi ss ion e a co rsi
sco lastici regolari, l'ass un zio ne di
specifiche responsabilità organizza-
tive, l'impeg no nell 'approfondimen-
to di una attività professionale scelta
dal ragazzo in base alle sue preferen-
ze e attitudini . La fase successiva ve-
d e i ragazzi co n tinuare g li st udi
presso le scuole sa les ia ne di Medel-
lin oppure occupa rsi in negozi co m-
merciali nella città. Quest' ultima
strada è utili ssi ma perché avvia i gio-
vani a rend ersi indipendenti. Una
piccola parte d ei loro guad ag ni vie-
~e versata a ll a « Città dei ragazzi».
E un gesto che se, da un lato, a iuta
i sales iani ad a llarga re la loro attivi-
in favore di altri ragazzi, integran-
do risorse finanziarie tutte affidate
a lla generosità di chi vuole aiutare
questi poveri fanciulli, d a ll 'a ltro in-
segna i valori della riconoscenza e
della so lidarietà.
Co n questa iniziativa , migli a ia di
ragazzi hanno ormai della «strad a»
solo un brutto ricordo. H a nno ri tro-
vato se stessi, molti si sono riappa-
cificati con la fa mig li a, a ltri col-
la borano , nel centro giovanile, al re-
cupero dei loro coetanei. I salesia ni
di Medellin sono convinti di avere se-
guìto , più né m eno , la strad a trac-
ciata d a Don Bosco. I fanciulli ai
quali essi dedicano se stessi sono fuo-
ri d ella norm a così come lo erano i
ragazzi che Don Bosco incontrò nei
primi anni della sua missione. An-
ch' essi non si adattavano ai sistemi
ed ucativi di quei tempi. Il Santo si ri-
volse loro co n la dolcezza, la semp li-
cità, la totale fiducia, l'immenso
a more.

3.4 Page 24

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24 · 1 DICEMBRE 1989
li dima creato nell a « Città dei ra-
gazzi » ·e l'intero programma porta-
no i giovani a cogliere eia so li il se nso
della vera lib ertà, a sentirsi prntago-
nisti di un processo pedagogico cli cui
essi so no i d est in ata ri. Per raggiun-
gere questo obiettivo i sa lesiani la-
scia no ai giovani la libertà di eleggere
i loro « leaders ». Se sono ess i a sce-
glierli , difficilmente si ril"iuteranno di
obbedirli. Ciò non sign ifica che sia
stata eliminata una autorevole pre-
senza, che però vuole esse re attiva,
affett uosa, pronta ad aiutare in ca-
so di bisog no.
È un co mpito, qu ello dei salesiani
di Medellin , non faci le . Richiede di
dispiegare al mass imo tutte le risor-
se del carisma sa lesiano, per ottene-
re il risultato che Don Bosco ha
sempre chiesto ai suoi fi gli: non so-
lo amare il giovane, ma fargli senti -
re di essere amato. Soltanto allora
egli ricambierà questo amore. Sorret-
ti da una forte dete rminazione, i sa-
lesiani di Medellin affrontano le
difficoltà con coraggio, ottimismo,
entusiasmo. Se capita di dover regi-
strare qualche doloroso fall imento,
l'amarezza è compensata dalla gioia
cli vedere tanti giovani ritornare a
una vera vita . Sanno che essi porta-
no con sé doni di inestim a bile valo-
re : lealtà, amicizia, rispetto degli
altri, senso di respon sa bilità e, so-
prattutto, amore, verso Dio e verso
gli uomini. Sono diventati onesti cit-
tadini e buoni cri stiani . Co me vole~
va Don Bosco.
A. Joscph Louis
(Foto e l esto)

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - -~
-
PROTAGONISTI
1 DICEMBRE 1989 25
Il vescovo Pierre Pican
N1ENTE VERITÀ
PRECONFEZIONATE
ED UN PATTO
FRA GENERAZIONI
PER EVANGELIZZARE
L'UOMO EUROPEO
A colloquio
con rnonsignor
Pierre Pican,
vescovo salesiano
di Bayeux e Lisieux,
venuto a Roma
per partecipare
al VII Symposiu111
Episcoporum Europae.
Don Bosco e il Co ncil io,
d ue buoni co mpagni di strada per an-
da re inco nt ro all 'Europa dei nostri
gio rni con qua lche pros pettiva di far-
si ascolta re e capire d a ll a gente . Ne
è con vin to mons. Pierre-A ug uste P i-
ca n , vesco vo salesia no della dioces i
d i Baye ux d ella qua le fa pa rte Li -
sieux, celebre centro di spiritua li di
Teresa del Ba mbin Ges ù. Ha preso
parte, come delegato dei vescovi
fra ncesi, a l settimo simpos io degli
episcopa ti europei che, a Ro ma, sot-
to la presid enza del ca rdinale Ma rti -
ni , ha esa minato dal 12 a l 17 ottob re
il modo più opportuno di a nnuncia-
re il messaggio di Ges ù ai po poli eu-
ropei nel mom ento della nascita e
della morte, c rocevia dell a vita del-
1' uo mo, sempre meno sotto il segno
della fede.
Pican , co me Ma rtini e co me la
maggio ran za del simpos io, g ua rda
con fidu cia a ll 'Euro pa mo dern a e

3.6 Page 26

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26 · I DICEMBRE 1989
pensa che sia possibile farle ritrova-
re il gusto del Vangelo. Tutto sta nel
saper trovare la chiave giusta. Nel-
l' Europa della morte, ospedalizzata
ed emarginata dalla vita quotidiana,
non starebbe male ricord arsi della
proposta che don Bosco faceva ai
suoi giova ni con l' esercizio mensile
della « buona morte». « Già - osser-
va Pican - il primo sco po cli un tale
eserci zio è qu ello di sottolineare la
presenza permanente di Dio all'uo-
mo, sviluppare un dialogo interiore
e un progetto per il futuro. È un mez-
zo per non dare un valore eccessivo
e disperante alla morte, ma per co-
gliere la vita co me l'altra faccia di
Dio ». Anche Teresa di Lisieux ha
qualcosa da dire all 'Europa che si va
face ndo, ai giovani in particolare:
«Teresa - osserva il vescovo Pican
- anticipa forse un modo positivo
di costruire l'avvenire del nostro con-
tinente. Essa è stata un a gio vane
donna che ha giocato la sua vita dan-
do prevalenza all'esse re sull 'avere,
alla grat uità sul profitto, alla condi-
visione sull ' individualismo . Potrem-
mo definire la sua vita co me un 'anti-
cipazione del progetto di vita denso
di umanità e Vangelo che oggi molti
giova ni cerca no . Ne so no tanto co n-
vinto che vorrei svi luppare presso il
carmelo di S. Teresa un ce ntro gio-
vanile capace di preparare equipes di
giova ni laici per uno scambio di la-
voro e spiritualità co n le mi ss ioni ».
Un ai uto in qu alche modo per i gio-
vani, un proporre loro un esempio di
vita impegnata in un 'età, co me quel-
la giova nile, nell a quale oggi si es ita
molto a fare delle scelte defi nitive.
È a questo tipo di vescovo, che ri -
volgo delle domande per sco prire il
senso e le prospettive che animano la
pastorale dei vescov i europe i all a vi-
gilia del Mercato Co mune.
D. - Nei confronti dell'Europa e
della sua modernità i vescovi sembra-
no preferire un cambiamento di men-
talità, un aggiornamento della pasto-
rale, anziché co ntinu are a ripropor-
. re i princìpi tradizionali. Che cosa si-
gnifi ca?
R. - Il cam biamento cli mentalità
appare necessario in tutti i campi do-
I Il direttore del Bollettino
Salesiano Giuseppe Costa
e Carlo di Cieco capo scritti
religiosi dell'Agenzia Asc;,i
a colloquio con monsignor Pican.
ve la C hiesa può incontrare l' uom o
nella società moderna. È molto evan-
gelico favorire il dialogo con l' uomo
d'oggi se nza a nel are verso di lui con
un verità già precostituita e confezio-
nata. È un tipo di probl emati ca ge-
nerale, almeno in quei Paesi europei,
dove l' uomo cli oggi non attende dal-
la Chiesa un a verità prefabbricata,
ma dialogata e sperimentata insieme,
nel campo delle possibili scelte vis-
sute e non accettata se mplicemente
in base al principio di autorità.
D. - Perché i vescovi europei han-
no ritenuto necessario un ca mbi a-
mento cli prospettiva così profondo?
R. - Noi vescov i ci sia mo resi co n-
to dei mut amenti interven uti nell a
società e ab biamo cercato cli prende-
re coscienza della profonda distan-
za che spesso interco rre tra Chiesa e
uom o mod erno. La nuova coscien-
za deve implica re la Chi esa in ini zia-

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -#1-
(Foto del servizio F. Marzi• Roma)
tive che vadano verso l'uomo . Non
penso che ciò debba suscitare mera-
viglia se teniamo presente la Bibbia
che narra di un Dio il quale vuole an-
dare verso l'uomo, vuole entrare nel-
la sua vita senza pregiudicare anzi-
tempo la sua scelta finale, con una
pedagogia che lo stimola a fare delle
scelte. L'andare di Dio verso l'uomo
non è motivato dal voler vincolare
l'uomo a principi predeterminati.
Proprio riflettendo sull'agire di Dio,
i vescovi si sono confrontati con la
modernità e si aspettano molto da
questo comportamento nella Chiesa
di oggi.
D. - Il cardina le Martini ha pro-
posto un patto di generazione tra ge-
nitori e figli per cambiare la qualità
della vita in Europa partendo dai
momenti sali enti della nascita e del-
la morte. Le sembra realistico pro-
spettare un patto del genere?
R. - A prima vista un patto del ge-
nere può apparire un po' utopistico.
Ma se cias-cuno facesse 1un piccolo
sforzo per cogliere ciò che un tale
patto implica, la proposta appare
fortemente interessante. Infatti non
si prende come ineluttabile una real-
tà dove la gente è distaccata dalle
proprie origini, dispersa dal lavoro,
dal tempo libero, dal turismo. Il fat-
to nuovo è prendere atto della pos-
sibilità di unire risorse originali, per
avvicinare in maniera creativa la ge-
nerazione degli adulti e dei giovani .
Si può dire che avvicinarle è possibi-
le quando si propongono ini:z;iative
che fanno uni re le risorse degli uni
e degli altri. Si deye anche dire, che
si tratta di un metodo non molto svi-
luppato attualmente nella Chiesa e
neppure nella società moderna . Se si
riuscisse a mettere insieme risorse, il
patto tra generazioni potrebbe diven-
tare un progetto .
D. - Le pare più giusto parlare di
un'Europa dei giovani o degli
anziani?
R. - Statisticamente forse degli an-
ziani. L'Europa invecchia, ma mol-
ti progetti tengono sempre più conto
del desiderio della gioventù di avere
un ruolo nell'evoluzione della socie-
tà moderna . Questa prospettiva si
avverte nella vo lontà di formarsi e
impegnarsi nel dibattito per le scelte
dell'Europa, nello svi luppo di una
mentalità sempre più internazionali-
sta. Questo tipo di preoccupazione
mi sembra un'opportunità per anda-
re avanti insieme, giovani e anziani.
Ma la difficoltà più seria mi pare sia
ancora la disoccupazione giovani le
che blocca e tiene inutilizzate tante
energie fresche.
D. - Quali possono essere gli osta-
coli ad un'Europa della solidarietà
nella Chiesa e nella soc ietà?
R. - Il primo ostacolo, difficile da
superare, è costituito dall'economia
nella quale la pressione del mercato
internazionale impone delle rigidità
ai prodotti di ciascuna nazione. Ci
sono poi difficoltà di ordine cu ltu-
rale che impediscono di prendere nel-
la giusta considerazione le peculiari
ricchezze degli altri . È un ostacolo
davvero importante. Ciascuno di noi
è portato a presentarsi con il proprio
bagaglio di esperienze e di conoscen-
ze senza prendere faci lmente in con-
siderazione ciò di cui gli altri sono
portatori. Mi pare di poter dire che
oggi, proprio sul piano di queste par-
ticolarità di cui ciascuno è portato-
re, si registrano nuovi e profondi
ostacoli che rendono più difficile
comprensione e solidarietà.
1 DICEMBRE 1989 27
D. - Molti teologi in Europa ave-
vano sottoscritto posizioni critiche
suscitando malintesi e un certo all ar-
me. Al simpos io, i vescovi hanno
detto parole di comprensione e soli-
darietà nei loro confronti . Perché un
cambiamento così evidente da parte
episcopale?
R. -::: Credo che la Chiesa e il suo
Magistero debbano attendersi molto
dai teologi e deve permettere loro di
impegnarsi nella ricerca, in maniera
gratificante. Ai teologi si chiede pru-
denza nel divulgare le eventuali con-
clusioni a lle quali la ricerca può
approdare e di inventare un tipo di
dialogo forte e permanente nell'am-
bito ecclesiale. Il grido dei teologi è
stato levato in modo eia sotto lineare
l'ùrgenza del dialogo con la gerar-
chia. È una buona cosa il loro inter-
vento; forse si può eècepire qualcosa
sulla maniera che hanno scelto per le-
vare la loro voce, ma il cammi no in -
dicato è buono e noi vescovi non
dobbiamo avere paura cli questo ti-
po di dialogo nella libertà, nella fi-
ducia come deve essere tra credenti
nel Signore Gesù.
D. - Lei è anche salesiano: la Ch ie-
sa, come la società, fanno diverse co-
se per i giovani, quasi nulla con i gio-
vani . È un atteggiamento positivo?
R. - Bisogna riconoscere che i pro-
blemi si pongono solitamente sopra
la testa dei giovani. Si fanno molte
cose nella Chiesa e nell a soc ietà per
gli altri, ma non sempre prevale la
mentalità che porta a farle con gli al-
tri. Accade ancor di più con i giova-
ni. Ci è chiesto un tipo di conver-
sione assolutamente importante per
ritrovare il cammino della fiducia.
Credo che sia estremamente impor-
tante ritrovare una fiducia immensa
nella gioventù del nostro tempo per-
ché essa può cJ1iedere molto e si at-
tende molto da noi , ma desidera
anche che noi sappiamo ascoltare
tempestivamente i suoi bisogni, ela-
borare con loro progetti come ad
esempio lo svi luppo del Terzo Mon-
do, un nuovo dialogo tra generazio-
ni o tra i più e meno fortunati. Mi
pare molto importante per il futuro
della Chiesa e dell'Europa investire
fiducia sui giovani come nostri com-
pagni di strada.
Carlo Di Cieco

3.8 Page 28

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28 1 DICEMBRE 1989
OBIETIIVO BS
Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione «Auxilium»
« Mi chiam o Ma ri sa, so-
no una mamma un po' sessantotti-
na, ho du e fi glie, un lavo ro a b-
basta nza im pegnativo. ln casa mi o
mari to mi a iu ta un po', se glielo chie-
d o . Sia m o sempre di corsa, gli im pe-
gn i, la sc uo la, la spesa , mille cose
ogn i giorno ... le mie ragazze stanno
crescendo, ogg i, è di verso rispetto a
Un dibattito organizzato
dalla Pontificia Facoltà «Auxiliunz »
delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Roma
ha riproposto i te,ni dell'educazione della donna
e dell'attuale condizione femminile.

3.9 Page 29

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- - - - - - - - ---sB-
1 DICEMBRE 1989 29
riassume in una sola voce il passag-
gio generazionale e le tematiche
espresse da sociologhi e pedagogisti
che hanno animato la tavola roton-
da« Verso l'educazione della donna
oggi» svoltasi il 19 ottobre scorso
pressq la Pontificia Facoltà di Scien-
ze dell'Educazione« Auxilium » per
la presentazione degli atti del Con-
vegno Internazionale dell'agosto '88.
Di fronte ad una assemblea folta
e attentissima, Padre Pier Sandro
Vanzan, teologo e redattore de« La
Civiltà Cattolica», la professoressa
Giulia Paola Di Nicola, sociologa
dell'Università di Teramo e la pro-
fessoressa Sira Serenella Macchietti,
direttrice dell'Istituto di pedagogia
dell'Università di Siena, hanno pre-
sentato il volume degli atti curati da
Antonia Colombo, preside dell'Au-
xilium, tracciando un dettagliato pa-
norama delle problematiche oggi
emergenti in seno alla condizione
femminile.
Nella fase di transizione epocale
verso Una società postmod.erna, la
donna potre_bbe rappresentare un ef-
ficace fattore di mutamento metten-
do al servizio dell'umanità valori che
le sono propri per contribuire a mi-
gliorare lo spessore della qualità della
vita. Padre Vanzan ha sottolineato
come si debba guardare alla realtà di
oggi con quello che ha definito un at-
teggiamento di « ottimismo critico»,
per setacciare all'interno della grave
crisi di valori che sembra aver inve-
stito tutte le strutture socio-culturali,
i germogli della Parola e i segni del
progetto di Dio. La «fine della mo-
dernità» è segnata dalla crisi del
pensiero-forte (tramonto delle ideo-
logie, dell'illuminismo, del raziona-
lismo, ecc.) sostituito dalle misure
effimere del pensiero-debole. Irrepa-
rabilmente incrinati appaiono anche
i valori «alti» del passato anche se
c'è da chiedersi se in alcuni casi essi
-fossero tali oppure se al contrario
non si trattasse invece di disvalori,
come ad esempio per il nazionalismo
(oggi l'obiezione di coscienza è un
nuovo valore di impronta cristiana
ed è vissuto come testimonianza per
la pace e rifiuto della guerra).
In un mondo in cui la fretta di pro-
durre e consumare ha imposto nuo-
vi ritmi di vita; ogni legame di
appartenenza (a gruppi, movimenti,
realtà culturali, politiche, familiari,
ecc.) sembra aver consumato i «tem-
pi lunghi» ridotti alla fragilità dei
« tempi brevi». L'ottimismo critico
citato da Padre Vanzan, ci deve pe-
portare a valutare la crisi attuale
come una dislocazione o meglio una
metamorfosi dei valori all'interno
della quale la donna si pone come
protagonista a pieno diritto.
Giulia Paola Di Nicola, entrando
nel vivo della questione donna, ha
affrontato un'analisi dei movimenti
femministi che in un'ottica post mo-
derna rappresentano quasi un'«an-
tenna » della crisi di passaggio da
un'epoca ad un'altra. Per questo og-
gi si può forse parlare di un post fem-
quando io avevo la loro età. Sono
più libere, hanno molto di più e con
i loro coetanei vivono su un piano di
parità . Le guardo e mi chiedo: come
faranno ad assumersi la responsabi-
lità dei figli, della famiglia ; di un la-
voro fuori casa, di tutto quello che
ho vissuto e sto vivendo io?».
La testimonianza diretta di Marisa

3.10 Page 30

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30 · I DICEMBRE 1989
(Foto del servizio F. Marzi - Roma)
minismo o di un femminismo allar-
gato, come diffusione, al di là di al-
cuni fallimenti ed errori legati a tali
etichette, di una più vasta coscienza
di massa dei diritti e delle peculiari-
della donna nella società.
In questo contesto, la questione
femminile impone di mettere meglio
a fuoco il compito etico, fuori da pe-
ricolose ambiguità o da rotture ge-
neriche con il passato: oggi il femmi-
nismo post moderno puntando sul la
central ità della persona fa della di f-
ferenza uomo/ donna non più una
chiave di rottura ma un elemento per
agevolare il dialogo, per ricomporre
quella « cultura dei frammenti» che
ormai inquina la qualità dei rappor-
ti sociali e individuali.
La donna dunque cerca un nuovo
dialogo. Un dialogo che vada al di
là delle etichette, delle fa lse valuta-
zioni che possono distorcere lo spes-
sore della persona umana. Un
dialogo che sia comunicazione e co-
munione tra soggetti nella positiva
convivenza di differenza e uguaglian-
za. Siamo dunque di fronte ad una
conversione profonda ciel femmini-
smo? Si può dire di sì, guardando al
rifiuto delle suddivisioni generiche
(no al « noi donne») e delle demoniz-
zazioni gratuite. Ma soprattutto os-
servando un sensibile slittamento del
femminismo verso un ritorno a ll a
misura della persona, come realtà
che trascende tutte le idee che la rap-
presentano e tutti gli assetti sociali e
politici in cui si può collocare.
La donna, inserita in un cammi-
no di crescita, ha bisogno cli gettare
le basi di un nuovo progetto educa-
tivo, veramente a misura della sua
nuova identità storica . Sira Serenel-
la Macchietti, richiamandosi alle in-
dicazioni del documento-sintesi del
.,,

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - -------.11-
Convegno di Frascati pubblicato in
chiusura del volume degli atti, ha evi-
denziato l'urgenza di dare corpo ad
una progettualità educativa e di una
ricostruzione pedagogica dell'educa-
zione femminile. Impegno che vede
l' Auxilium con il suo bagaglio scien-
tifico ed il suo portato d'esperienza
pienamente protagonista, come è af-
fermato tra le linee d'intervento del
documento citato. «La missione ciel-
i' Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice - essere nella Chiesa e nella
società al servizio dell'educazione
della donna, secondo il "sistema pre-
ventivo" di San Giovanni Bosco -
si rivela oggi particolarmente attua-
le e rispondente alle esigenze profon-
de delle giovani nelle diverse
socio-culture».
Su questa ossatura prende corpo
il disegno di una vera « educazione
della donna oggi», là dove la propo-
sta educativa chiama in causa una
nuova antropologia pedagogica ad
elaborare nuove istanze. Bisogna fa-
re nuovi discorsi per portare la don-
na a realizzarsi pienamente in tutte
le sue possibilità di crescere e di da-
re apporti significanti alla società.
Più che di una differenziazione dei
programmi (nessuna nostalgia per
l'educazione femminile di una volta),
Sira Serenella Macchietti ha sposta-
to l'attenzione sul piano dei rappor-
ti personali sia a livello scolastico,
che familiare o delle strutture extra-
scolastiche (parrocchia, gruppi, cir-
coli, ecc.). Nella prospettiva di una
educazione permanente è importan-.
te imparare fin da giovani a coltiva-
re interessi culturali, grazie alla
capacità di animazione da parte de-
gli educatori. C'è anche, ed è impor-
tantissimo, un « piacere funzionale di
apprendere» radice di una educazio-
ne capace di crescere su se stessa e di
portare all'autoeducazione e all'au-
toscienza. Nella ridefinizione dei tra-
guardi dell'educazione entrano
direttamente in gioco molti valori,
come la donazione di se stessa, l'au-
toriflessione, il coraggio, la capaci-
di autocritica, la promozione della
capacità di a!'nare, la responsabilità,
il coraggio, il senso della trascenden-
za, e perché no? La volontà di arri-
vare al rispetto di se, cartina di
tornasole di un processo dialettico di
maturazione interiore.
1 DICEMBRE 1989, 31
Gu «ATTI»
DEL CONVEGNO
DI FRASCATI:
UN VOLUME
FRUTTO DI STUDIO
E DI CORAGGIOSA
RICERCA
Crisi dei movimenti
femministi, rifiuto di modelli e ste-
reotipi tradizionali, incertezza nella
messa a fuoco di nuovi valori e pro-
spettive d'impegno: in questo quadro
epocale confuso e convulso al tem-
po stesso, la donna si interroga sul
valore dei traguardi raggiunti, sui
suoi fallimenti e sulle speranze che la
pongono al centro di una società
complessa, multidimensionale e seg-
mentata come nuovo soggetto stori-
co in corsa verso il terzo millennio.
Proprio con gli occhi al futuro, allo
sviluppo e alla maturazione delle gio-
vani generazioni, è giusto guardare
« verso l'educazione della donna og-
gi», titolo del volume curato da An-
tonia Colombo e pubblicato dal-
l'Editrice LAS per la collana« il pri-
sma» in cui sono raccolti gli atti del
Convegno Internazionale di Frasca-
ti (1-15 agosto 1988) organizzato dal-
la Pontificia Facoltà di · Scienze
dell'Educazione «Auxilium» in oc-
casione dell'anno centenario di Don
Bosco.
Con una concretezza tutta salesia-
na - e salesiana al femminile, è il ca-
so di precisare - nel trattare i vari
ambiti della problematica femmini-
le (psicologico, sociologico, norma-
tivo, teologico, antropologico,
educativo) la riflessione a più voci si
è arricchita del contributo di docen-
ti e laureate deU' « Auxilium » in rap-
presentanza di 34 Paesi (4 del-
1' Africa, 15 dell'America Latina, 2
dell'America del Nord, 6 dell'Asia,
6 dell'Europa, 1 dell'Oceania).
a cura·di ANT
ON/A COLOMBO
Un dato di fatto da cui partire é
la complessità della questione fem-
minile, non riconducibile ad un uni-
co modello ben definito: dopo il
radicalismo delle lotte femministe de-
gli anni settanta il passaggio epocale
ad una società post-moderna - co-
me sottolinea nel suo intervento An-
tonia Colombo, - sembra da un
lato aver diffuso una certa matura-
zione di mentalità sui diritti della
donna e dall'altro invece sembra aver
generato uno sgretolamento di certi
facili slogan inneggianti ad una pre-
sunta« liberazione» della donna, tut-

4.2 Page 32

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32 · I DICEMBRE 1989
~v1
c,J~
lll[( J~~v
VUOI
RICEVERE
Il BOLLETTINO
SALESIANO1
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
Foto LDC
ta e soltanto giocata su valenze di af-
fermazione nel sociale. In altre pa-
role, inseguendo i traguardi del
« fare» e dell'avere «a discapito del-
1' e s s e r e » .
Ma oggi eccoci giunti ad un cro-
cevia cli necessario ripensamento, di
riscoperta di alcuni valori profondi
e inalienabili legati a quella « cultu-
ra della vita» che per realizzarsi pie-
na mente non può rinnegare o
escl udere nessuna persona umana e
innanzitutto l'uomo.
La riconciliazione delle donne con
la loro identità presuppone ·- come
spiega la sociologa Enrica Rosanna,
attuale Preside dell' Auxilium -
« che l'aspetto riguardante i rappor-
ti uomo/donna debba oggi porsi ol-
tre i movimenti di emancipazione che
hanno voluto costruire un modello di
donna ritagliato su quello maschile,
per collocarsi in una prospettiva di
reciprocità uomo/donna che salva-
guardi uguaglianze e differenze». Se
a livello normativo , in particolare in
Europa, molti passi in avanti sono
stati compiuti dal dopoguerra in poi
sulla strada della parità (ma molto
resta ancora eia fare, vedi relazione
di Dora Van Loo Lucioni) a livello
psicologico individuale e collettivo,
persistono elementi frenati e conflit-
tualità (intervento di Gertrude Stick-
ler) che generano incertezze e tensio-
ni nella maturazione personale, nei
rapporti con l'altro, con la società.
Anche all'interno della realtà del-
la Chiesa(« Donna e teologia: dibat-
tito aperto» è il tema trattato da
Marcella Farina e « La donna nella
chiesa: quali ministeri?» è quello di
Antonella Meneghetti) la donna si in-
terroga sul ruolo da lei occupato al-
1' interno del progetto di Dio,
trovando in Maria di Nazaret (rela-
zione di Anita Deleidi) il modello più
completo e attuale della donna dell a
nuova umanità che siamo chiamati
a costruire. Ecco dunque in piena ci-
viltà dell'effimero, del consumismo
e della crisi dei valori, una sfida per
le grandi mete dell'educazione delle
giovani di oggi, donne nel duemila.
« L'intento di formulare linee meto-
dologiche - espresso da Madre Ma-
rinella Castagno nelle prime battute
del Convegno, è più che mai impor-
tante alla luce del carisma di Don Bo-
sco per la formazione di personalità
autonome e creative, capaci di dare
nei diversi contesti socio-culturali un
peculiare contributo - quello fem-
minile - alla formazione di una ve-
ra cultura della vita».
Miela Fagiolo d'Attilia

4.3 Page 33

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-----#1-
1 DICEMBRE 1989 33
La stampa cattolica in Europa
L'UNIONE CATTOLICA
INTERNAZIONALE
DELLA STAMPA
RILANCIA
A RUHPOLDIN
lìA ccREGIONE»
EUROPA
La celebrazione
del XV Congresso.
« Creatività
responsabilità
nuove tecnologie
della stampa».
Scarsa partecipazione
italiana.
Significato e storia
dell'UCIP.
Il XV Congresso dell'U-
nione cattolica internazionale della
stampa, tenutosi a Ruhpolding, in
Baviera, dal 16 al 21 ottobre scorsi,
sul tema « Creatività - responsabili-
- nuove tecnologie della stampa»,
ha radunato oltre seicento giornali-
sti di 78 Paesi di ogni continente. Più
di cento, fra i partecipanti, proveni-
vano da nazioni in via di sviluppo ,
una sessantina da stati dell'area co-
munista: alcuni di loro, come i litua-
ni, addirittura per la prima volta,
altri, come il vietnamita e i tedesco-
orientali, dopo una lunga assenza.
L'occasione ha riconfermato l' im-
portanza che, ai maggiori livelli del
mondo cattolico, si annette ai mezzi
di massa (preferisco questa espressio-
ne, autorevolmente avallata da un
docente dell'Università Gregoriana,
p. Juan Félix Cabasès, a quella an-
glicizzata, e banalmente corrente, di
mass media). Quell'interesse è stato
dimostrato dalla partecipazione ai la-
vori, dal principio alla fine, del Pre-
sidente della Pontificia Commissione
per le Comunicazioni sociali, Mons .
John P. Foley.
Nel suo intervento ha sottolinea-
to, di fronte ai mezzi di massa, lari-
sposta positiva della comunità dei
credenti alle tre domande: perché
l'impegno nella stampa, perché la ne-
cessità della stampa cattolica scritta,
perché la validità dell'UCIP . Il gior-
nale, ha detto, è uno dei migliori
strumenti per proclamare il Vangelo
al mondo e portarvi pace e giustizia.
Esso, inoltre, prolunga nella rifles-
sione le informazioni fornite dagli al-
tri mezzi e amplifica quella visione
del mondo cristiana che, altrove, non
è sempre presente.
A conferma, ricordiamo il messag-
gio del Segretario di Stato, Card.
Agostino Casaroli, rivolto ai conve-
gnisti a nome della Santa Sede. Egli
ha indicato nell a scienza, nella for-
mazione dell'opinione pubblica, nel-

4.4 Page 34

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1:us
,,~ ~ ,!.,
HRICHTEN AGENTUR
bu•~ unste, . stuttga<t . Wlcsboden
k1 rt . Fre\\burg . Ham ~ - - - - - : - - 1 8 Q\\c.tobH 89
Unchcn . Fran u
24'.3 / t,'i\\ tt...ioch' .
I La cittadina di Ruhpolding in
Germania che ha ospitato il
Congresso ed alcune testate
presenti
xv
eltkongre
der
Katholischen Presse
Ruhpolding
,1
l'incontro delle culture i tre compiti
che attendono la ·stampa catto lica.
Essa si deve far carico, ha detto, del-
la trasmissione della cultura propria
dei cristiani e dei suoi valori.
Lo stesso interesse, sotto altri ver-
si, è stato provato dalla massiccia
presenza delle delegazioni tedesca
(organizzatrice del Congresso sotto
l'esperta regia di Giinther Mees, Pre-
sidente della Comunità di lavoro del-
la stampa cattolica), e francese. Essa
si è tradotta, in entrambe i cas i, in
elezioni ai più importanti incarichi:
Jean-Marie Brunot alla presidenza
dell'UCIP e Bruno Holtz alla segre-
teria generale.
Il Congresso si è articolato lungo
diverse piste di lavoro. Al centro del-
l'attenzione sono stati i nodi profes-
sionali e materiali attorno ai quali si
svi luppano, oggi, la riflessione e l'at-
tività dei comunicatori della stampa
scritta, per fornire risposte, solleci-
tazioni e soluzioni in un momento in
cui profonde mutazioni sono in atto
o si preparano. Tensione-distensione
fra opposti blocchi e sistemi, nuovi
equi libri nell'Europa dell'Est, cresci-
ta di professionalità fra i giorn alisti
nelle varie aree del Terzo Mondo, a
loro volta differenti l'una dall'altra.
li presidente Brunot, all'apertura dei
lavori, aveva significativamente ri-
co rdato la definizione contenuta nel-
la recente esortazione pastorale
« Christifideles Laici» di Giovanni
Paolo Il a proposito delle comuni-
cazioni sociali : « La nuova frontiera
della missione della Chiesa».
Trattandosi di un incontro che av-
viene ogni tre anni (il precedente a
Nuova Delhi nel 1986, il prossimo in
Brasile nel 1992), si sono focalizzati
i punti di interesse, moltiplicati gli in-
contri, scambiate esperienze, intrec-
ciati rapporti. Si è discusso in gruppi,
in carrefours e in aula. Sono state ap-
provate al termine alcune risoluzio-
ni. L'UCIP si sente solidale con
l'appello del Papa per il Libano; im-
pegna i suoi membri a un più inten-
so rapporto fra le varie aree, e a un
sostegno coerente e continuo delle si-
tuazioni più deboli; esprime il pro-
prio appoggio a tutti quei giornalisti
che, lottando per i diritti dell'uomo,
ri schiano la vita. In sintesi, i giorna-
listi catto lici vogliono battersi per la
libertà di espressione: anche la pro-
pria, sia nei confronti del mondo lai-
co che nella C hi esa; per la gi ustizia,
elemento fondamentale di ogni svi-
luppo fra le cu lture e all 'interno di
esse; per la pace, che so la permette
prospettive di crescita.
A Ruhpolding si sono inoltre per-
fezionate le strutture periferiche con
la creazione della« Regione Europa »
che si aggiunge a quelle già esistenti,
Africa, America Latina, Asia del
Sud, del Sud-Est e dell'Est. Alla pre-
sidenza è stato eletto l'ungherese La-
szlo Lukacs, direttore del mensile
della diocesi di Budapest« Vigilia»:
e anche questa scelta è significativa
del mutamento dei tempi, appena si
pensi che, nei precedenti cong ressi,
la partecipazione dei delegati del
mondo comunista era poco appari-
scente. Un'altra iniziativa che po-

4.5 Page 35

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--
-
-
-
- -- -- -- - ~ -
trebbe nel tempo produrre risultati
positivi è la costituzione di un grup-
po di collegamento fra giovani gior-
nalisti (metà dei 125 convenuti erano
extraeuropei), che hanno partecipa-
to al Congresso dopo essersi incon-
trati in un «simposio» di comuni
esigenze etiche e professionali.
Da parte italiana, tranne la meri-
toria presenza di don Giuseppe Cac-
ciami, presidente del Consorzio
nazionale servizio informazioni set-
timanali (Consis) e del SIR, il Servi-
zio lnforrnazioni Religiose da poco
costituito, e di Mons. Alfio Inserra,
vicepresidente della Federazione dei
settimanali cattolici, non sembra si
sia attribuito grande interesse a que-
sta pur importante occasione. Scar-
samente rappresentate le associazioni
di categoria, assenti le maggiori te-
state della stampa cattol ica in lingua
italiana, quotidiane o periodiche.
Eppure in passato dell'UCIP erano
stati presidenti Giuseppe Dalla Tor-
re e Raimondo Manzini, quanto di
meglio, cioè, il giornali smo cattoli-
co abbia saputo produrre nel nostro
Paese. È chiaro, quindi, che i prin-
cipali incarichi direttivi, come si è
detto, siano andati (a eccezione del-
la conferma di don Cacciami e
Mons. Inserra, giustamente presen-
ti) a esponenti.della stampa francese
e tedesca, che hanno impresso all ' in-
contro di Ruhpolding il loro stile.
La cronaca di questo Congresso
dell'UCIP entra nel quadro dell'in-
chiesta che il « Bollettino Salesiano»
sta conducendo sull e strutture della
stampa cattolica europea. L'Unione
è una organizzazione professionale
autonoma (riconosciuta dalla Santa
Sede) che - così dice lo Statuto al-
l'art. 1 - « favorisce, coordina e
rappresenta le attività dei cattolici e
delle federazioni e associazioni nel
settore della stampa e dell'informa-
zione». Fa parte della Conferenza
dell'OIC, l'Organizzazione interna-
I DICEMBRE 1989 · 35
zionale cattolica, è riconosciuta co-
me ente non governativo (ONG) dal-
l'ONU, dall'Unesco e da istituzioni
sovranazionali che si occupano del-
1'informazione.
L ' UCIP è nata nel 1927 dall'ini-
ziativa di un gruppo di giornalisti eu-
ropei e tenne il suo primo Congresso
a Bruxelles, nel 1930, il secondo a
Roma nel J936, per riprendere la tra-
dizione, dopo una lunga pausa, an-
cora una volta a Roma nel 1950. Un
vero e proprio salto di qualità ·fu
compiuto a Berlino nel 1968, quan-
do per la prima vo-lta parteciparono
ai lavori i delegati di associazioni re-
gionali del Terzo Mondo, che a par-
tire dall'incontro di Roma nel 1980
fecero sentire sempre più viva e pro-
positiva la loro presenza. Al Con-
gresso di Nuova Delhi del I986
giornalisti di vecchie e nuove cristia-
nità si trovarono in numero quasi pa-
ri; come, si pensa, accadrà in Brasile
fra tre anni. In ogni caso i membri
dell'UCIP sono sa li ti dai 32 della
fondazione agli attuali 82.
L'Unione non è una struttura di
potere ma di servizio. Accanto alle
sei «Regio ni » che abbiamo citato
esistono altre sei Federazioni inter-
nazionali di categoria . Le relazioni
fra i vari livelli sono alimentate
da simposi, seminari, colloqui su
argomenti non soltanto tecnico-
professionali ma anche etico-politici,
d a lla pace a ll a libertà di coscienza,
al Nuovo ordine mondiale dell'infor-
mazione (conosciuto anche con la
sigla NOMIC), il controverso pro-
blema che ha messo in crisi l'Unesco,
l'agenzia delle Nazioni Unite che si
occupa della cultura e dell'educazio-
ne. Le grandi fonti di comunicazio-
ne (le agenzie di stampa occidentali
e la sovietica Tass) ri versano su l
mondo l'ottanta per cento delle no-
tizie, tutti g li a ltri ne forniscono il
venti. Così un'area geopolitica di un
miliardo di persone invia i propri
modelli di civilizzazione agli a ltri
quattro miliardi e più .
Il Terzo Mondo si lamenra di que-
sto stato di cose, che oltretutto pro-
pone un'immagine deformata di una
realtà complessa, e chiede un riequi-
librio . Gli si obietta che non è possi-
bile porre intralci alla libertà di
informazione e di stampa, già di per
assai ristretta. Ma tutti sentono co-
me ingiusta questa situazione nella

4.6 Page 36

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36 7 DICEMBRE 1989
quale alcuni pochi controllano e
sfruttano, a scapito della maggioran-
za, la notizia come merce, e non co-
me bene sociale. È anche vero che
spesso fra i richiedenti dell'equità in-
formativa si notano i detentori di po-
teri dittatoriali che vorrebbero
soltanto il silenzio sulle loro attivi -
tà. Ciò non toglie però che lo squili-
brio esiste, come è stato fatto notare
anche a Ruhpolding, e che si devo-
no trovare gli strumenti per cor-
reggerlo.
Alla libertà di coscienza si attribui-
sce un'importanza fondamentale.
Per sottolinearne il valore è stato isti-
tuito il « Premio Pierre Chevalier »
- uno dei più attivi segretari gene-
rali dell'Unione, scomparso nell'83
- , che è andato per la prima volta,
tre anni fa, al giornale « Veritas » di
Manila nelle Fi lippine per la corag-
giosa azione di sostegno alla non vio-
lenza civile che condusse alla caduta
del dittatore Marcos. Quest'anno è
stato attribuito al mensile brasiliano
« Porantim », impegnato nella di fe-
sa e promozione degli indigeni del-
1' Amazzonia e contro le violazioni
dei diritti umani, come organo di
dialogo del Consiglio indigeno mis-
sionario, che è a sua volta una com-
missione della conferenza episcopale
del Brasile.
Il contributo offerto dalla stampa
cattolica dei Paesi emergenti è stato
di prim'ordine, dal punto di vista
a della testimonia nza, dell'impegno e
della consapevolezza. Non caso
erano presenti anche giornalisti ap-
partenenti alla famiglia salesiana,
i cui «Bollettini» in varie lingue
coprono molte realtà del Terzo
Mondo. Esemplari alcune delle
«comunicazioni» che sono state fat-
te, a titolo personale o di gruppo, da
giornali sti africani, asiatici e latino-
americani. Spesso in drammatica ca-
renza di strumenti, gli operatori di
mezzi di massa si battono per affer-
mare diritti di libertà e di coscienza
in situazioni che si fanno non di ra-
do rischiose.
Le voci cattoliche sono soffocate
con la forza (gli esempi da parte di
dittature di destra e di sinistra non
sono mancati in America Latina), o
con l'asfissia economica, come è re-
centemente accaduto a uno dei più
prestigiosi settimanali del continen-
te nero, il senegalese «Afrique Nou-
I Adesivo di un
settimanale
tedesco
velie», costretto alla chiusura, ose-
remmo dire, per mancata assistenza.
L'UCIP interviene come può a tute-
la di situazioni personali e professio-
nali, anche se si ha l'impressione che,
al di dalla buona volontà, poco si
possa fare se non viene creata una
struttura di coordinamento del tipo,
se vogliamo, di « Amnesty Interna-
tional ».
Certamente un'organizzazione a
maglie larghe come l'UCIP non sem-
bra avere, al momento, capacità di
pressione tali da negoziare in situa-
zioni difficili. E tuttavia ci si comin-
cia a rendere conto che . il peso
dell'Unione cresce. E tanto più cre-
scerà quanto maggiormente - come
è stato messo in evidenza da alcuni
interventi di rappresentanti terzo-
mondiali a Ruhpolding - si sarà ve-
rificato uno scambio di so lidarietà
fra il Nord e il Sud del mondo. I gior-
nalisti cattolici, del resto, non san-
no neppure bene quanti siano e dove
stiano. Non potrebbe, questa del
censimento, essere un'idea per il fu-
turo dell'UCIP?
Siamo infatti ancor oggi dinanzi a
cifre approssimative, non più veri fi-
cate da oltre un decennio e tali co-
munque da poter essere giudicate
plausibili soltanto per l'E uropa. Si
può ritenere che il numero comples-
sivo delle testate cattoliche in tutto
il mondo (dai quotidiani ai fogli dio-
cesani) si aggiri sulle cinquemi la uni-
tà. Ma non esiste un'indagine
veramente approfondita di questa
realtà e il dato fornito nel 1977 dal-
]' Annuario statistico della Chiesa è
probabilmente al disotto della real-
tà, peraltro da a lio ra molto mutata.
La diffusione annua dovrebbe aggi-
rarsi attorno a 1. 800- I. 900 milioni di
copie, con una distribuzione delle te-
state di oltre 2.500 in Europa, 1.100
nelle Americhe, meno di 500 in Asia,
poco più di 300 in Africa, una ses-
santina in Oceania.
In ogni caso si tratta di una for za
sulla quale puntare per la diffusione
e la crescita dei valori civi li contenu-
ti in quelli cristiani .
Angelo Paoluzi
3 - Continua

4.7 Page 37

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- - - - - - - - -- -s8-
STORIA SALESIANA
1 DICEMBRE 1989 37
CoNFERMò
OGNI GIORNO
SUA SCELTA
CERDOTALE
SALESIANA
Le lettere scritte da
don Giuseppe Quadrio
sono la testimonianza
della ricchezza spirituale
e umana che riempì
il suo pur breve
itinerario terreno.
L'itinerario di un uomo:
come definire diversamente la rac-
colta delle lettere scritte da don Giu-
seppe Quadrio nella sua breve ma
intensa esistenza? Mi avvicino sem-
pre con una certa trep_idazione agli
epistolari. Le lettere sono brani di vi-
ta, confessioni a cuore aperto. Chi
scrive lo fa avendo ben presente il
suo mittente ed indirizzandosi con
confidenza ed abbandono esclusiva-
mente a lui. Dentro di me è nasco-
sto il timore di tradire indirettamente
la fiducia dell'autore delle lettere, di
penetrare, ospite non richiesta, nel
suo intimo più profondo. Ed è con
questo stato d'animo che mi sono ac-
costata alle lettere di don Quadrio.
Ma la spiacevole sensazione di esse-
re un'intrusa si è dissolta con lo scor-
rere delle pagine . Davanti a me si
delineava man mano chiaramente il
cammino spirituale di un uomo che
aveva scelto di essere prete e salesia-
no e che riconfermava pienamente
questa sua scelta ogni giorno della vi-
ta . Un uomo con le sue gioie, i suoi
dolori, i suoi tormenti e le sue incer-
tezze, ma soprattutto-con una straor-
dinaria capacità cli mettersi in re-
lazione col suo prossimo.
Una precoce vocazione, una bril-
lante carriera scolastica, prima come
studente di filosofia e poi di teolo-
gia. A lungo professore e poi deca-
no della Facoltà cli Teologia del-
l'Università Pontificia Salesiana di
Torino fino a quando una dolorosa
malattia non lo ha condotto ancora
giovane alla morte. Ciò che nella vi-
ta cli don Quadrio emerge con forza
è la ricchezza umana e spirituale della
sua persona, ricchezza rivelata da
ognuna delle lettere, il cui insieme
viene così a costituire un messaggio
vivo, dai confini che si estendono
ben oltre i destinatari delle missive .
Si scopre subito don Quadrio come
uomo sensibile e profondamente at-
tento agli altri: attento non solo a
quelle che sono le circostanze ester-
ne (mai dimentico di un onomastico
o di un anniversario familiare), ma
anche capace di indagare l'animo al-
trui ·e cli ascoltare le richieste delle
persone vicine. Particolarmente
commoventi le lettere che don Giu-

4.8 Page 38

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38 · I DICEMBRE 1989
sep pe scri ve a don C res pi, il suo
« co nsigli ere sp iritu a le», co me lui
stesso lo definisce, in occas ion e del-
la mort e della madre di questi. C
che colpi sce non so no so lo le pa ro-
le, ma la pa rtec ipazion e con cui è vi-
cino all'amico in lutto e la sensibilità
co n cui ne intui sce e prevede il dolo-
re: « È la prima dom enica senza la
tua ma mma ed anche questo - in -
sieme a tant'altro - deve essere sta-
to no n poco doloroso ! ce rco di raf-
figura rmi tutto e di pensa rti nella
nuova situ azion e ... co me ti sem bre-
rà nuo va, e vuota e fredd a la casa di
via Mil azzo dove tutto prima era pie-
no di Lei, co me lo stesso tro va rti se-
duto a tavola farà nuovamente
sanguinare una ferita tanto profon-
da!» (24/ l0/ 54).
Affetto
e disponibilità
Don Quadrio è inoltre un uomo
ca pace di affetto profondo e since-
ro ~ Giovanissimo, così scr ive a don
Berruti, un suo Superiore: « Amatis-
simo don Berru ti, le dico ciò che non
ho mai detto ad alcuno in vita mi a :
le voglio ta nto bene e so no pronto a
fare oggi e domani qualsiasi cosa per
lei » (11 /7 / 54). Un affetto per i Su-
periori che si unisce a un grande at-
tacca me nto e a un ' impa reggiabile
di sponibilità : « Desidero non porre
alcun ostacolo a l compimento perfet-
to della vo lontà di Dio in me - scri-
ve sempre a d o n Berruti - intendo
oggi nel modo più completo mettere
a disposizione dei miei ve nerati Su-
periori tutta la mi a vita sacerdota le,
per qualunque destinazione ed occu-
pazion e essi c rederanno bene»
(25 / 4/ 47).
L'attaccamento per la Co ngrega-
zione e per i Superiori cresce visibil-
mente col trascorrere degli anni. Così
don Quadrio scrive a don Pietro Ri-
caldon e: « Venerati ssimo Padre, se
fin da bambino Don Bosco, appena
co nosci uto, esercitò su me un fasci-
no irresistibile, posso assicurarle che
l'a mo re per la Congregazione e l' in-
tim o attacca mento ai Superiori è a n-
el ato cresce ndo con gli anni, ed è
maturato nel proposito sempre più
crescente di una completa e assoluta
dedizione a qu esta nobili ss im a ca u-
sa. Le mie forze e capacità sono mol-
to più modeste di qu ello che ordi-
naria mente vengono valutate; ma
qualunque esse siano, mi impegno a
consumarle tutte e sempre per l' ono-
re di Don Bosco, per la prosperi
della nostra a mata Congregazione,
in piena e filiale a desion e alle diret-
.tive dei Ven erat iss imi Superiori»
(30/ 6/ 50).
A i giovani sposi
Una nota a parte meritano le let-
tere che don Quadrio sc rive a i suoi
familiari, e in particolar modo qu el-
le destinate ai fratelli o ai cugi ni nel
giorno dei ri spettivi mat rimoni . Son
lettere piene di allegria e dense di so l-
lecite esortazioni agli sposi. Don Giu-
se ppe, oltre ad intuire, grazie a una
strao rdinaria sensibilità, lo stato d'a-
nimo delle due giovani cugine pros-
sim e alle nozze («so no partecipe
dell'intima gioia e insieme di qu ella
soave malinconia di cui è piena lavo-
stra a nima in qu es ti giorni ») , scrive
loro parole d'augurio che qualsiasi
coppia di sposi amerebbe veder rea-
li zzatè: « Che ogni giorno della vo-
stra vita matrimoniale possiate avere
la dolce so rpresa di trovarvi più uni-
ti, più amorosamente abbandonati
l'una nell'altro, più fatti l'una per
l'altro , du e fiamme di un medesimo
fuoco, un cuor solo, un'anima so-
la, una sola vita .. . Molte cose con-
corrono a far fe li ce la vita degli spo-
si, ma tutte non bastano senza
l'a more e l'a more basta anche se nza
di esse» (23/ l0/ 46). Pure in occasio-
ne del matrimonio del fratello Otto
le parole di don Quadrio sono di
qu ell e che possono accompagnare
per tutta l'esistenza : « Co nsidera te-
vi uno incaricato del bene e della
gioia dell'altro, uno guida ed esem-
pio dell'altro, uno sostegno e confor-
to dell 'altro in tutte le circostanze
della vita .. . Incominciate la vostra
vita a due davanti all'altare; ritorna-
tevi spesso per ritrova re la gioia e la
pace di questo giorno » (17/ 4/ 60).
Sono però le lettere destinate al
suo primo maestro , don Eugenio
Magni , quelle in cui don Quadrio si
rivela pienamente e offre un ' imma-
1 11 piccolo Giuseppe con la
famiglia a Verrio
gine di sé a tutto tondo. Le comin-
cia a sc rivere sin da quando è solo un
giovane novizio studen te di filosofia
a Roma e continuerà fino a pochi
mesi prim a della sua morte. Si ri vo l-
ge al suo maestro in piena co nfid en-
za, co nfessa ndo le gioi e, le paure e
i successi « se nza a lcun timore che la
distanza possa in qualche modo im -
pedire o turbare il nostro colloquio;
noi crediamo ad uno spirito e per lo
spiri to non c'è di sta nza : le anime si
incontrano se nza ca mminare»
(30/ 12/ 40). Co n don Mag ni , don
Quadrio ha instaurato un rapporto
di profondo a ffetto . « Non se l'ab- ·
bi a a male se conservo l'ostin atissi-
ma presunzione di essere sempre
l'affezionato tra i suoi ba mbocci...
Ho pianto spesso, da solo, per mo-
tivi non detti mai a ness uno , pian-
gendo pensavo spesso a lei cui in
spirito tutto co muni cavo» (6/ 12/ 43),
scri ve a ventidue a nni. Ma quando
è g ià professo re a li' Ateneo di Tori -
no così co n fessa: « Le elevo anche di-
re che so no semp re inco rreggibil -
mente quello di una volta. Ho qu as i
trent'anni e mi trovo a nco ra a pen-
sare, sentire, combattere come quan-
do ne avevo quindici: si ri corda? »
(26/ 3/ 48) e di et ro a quel « si ricor-

4.9 Page 39

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- - - - - - - - - - -#1-
1 DICEMBRE 1989 · 39
I La sua casa
natale
CHI FU DON QUADRIO?
Nacque a Verrio (Sondrio) il 28 novembre 1921. Andando a pascola-
re le pecore, lesse la vita di don Bosco e si decise per la vocazione
salesiana. Entrò nell 'Istituto Missionario di Ivrea il 28 settembre 1933.
Compiuto il ginnasio in tre anni con esito brillante, entrò nel noviziato
e fece la prima professione il 30 novembre 1937. Dopo aver frequenta -
to la filosofia alla Gregoriana e dopo un tirocinio pratico di due anni ,
riprese la teologia alla Gregoriana. Il 12 dicembre 1946, in una impe-
gnatissima disputa alla Gregoriana, difese la definibilità dogmatica del-
1'Assunzione corporea della Vergine. Fu ordinato sacerdote il 16 marzo
1947, ed ebbe ancora la consolazione di difendere il 7 dicembre 1949,
sempre alla Gregoriana, la sua tesi di laurea, intitolata: « Il trattato De
Assumptione Beatae Mariae Virginis dello Pseudo-Agostino e il suo in-
flusso nella teologia assunzionista latina ». Si era ormai in vicinanza della
definizione dogmatica. Dopo una tale preparazione teologica, don Qua-
drio fu inviato come professore di dogmatica al Pontificio Ateneo Sale-
siano di Torino . Dal 1954 al 1959 fu decano della facoltà di teologia .
Nell 'anno seguente si rivelò in lui un linfogranuloma maligno, che gli
troncò la carriera dell 'insegnamento, ma gli aprì la via di un apostolato
fecondo , fatto di esempio, di sacrificio e di attività apostolica secondo
le circostanze e le forze di cui disponeva. Quattro lunghi anni durò questa
malattia, che lo costrinse a passare molti mesi all 'ospedale , in varie ri-
prese. Fu qui principalmente che egli scoprì la missione che gli riser-
vava il Signore : una missione di bontà, di comprensione, di esempio,
di sacrificio, di apostolato della penna, del sorriso , della dedizione. Morì
la sera del 23 ottobre 1963. Crescendo sempre più la farna di santità,
soprattutto tra i suoi ex allievi , l'Università Pontificia Salesiana di Ro-
ma prese l'iniziativa di promuovere la causa di beatificazione.
Eugenio Valentini
da?» si nasco nde tu tto un mond o di
emozioni co muni , di affetto recipro-
co e di simpatica complicità. «Se po-
tesse vedermi in qu esto mom ento,
o no cert o che mi ripeterebbe co me
un a vo lta: non fare il tonto ! Ma nes-
sun o me lo dice più, ness uno me l ' ha
mai eletto o ltre lei. Mi credon o tut ti
un a persona per bene, ecc . ecc. ed in-
vece so no se mpre quel po ve ro bam-
bocc io di un a vo lta ... mi perd o nerà,
so n ce rt o, il to no un po ' sbara zzin o :
era da troppo tempo che non lo fa-
cevo più ed ho ta nto bi sog no di far-
lo! » (1 4/ 3/ 48).
E qu esto tono sbarazzin o si al ter-
na co n momenti cli co n ficl enza spiri -
tuale. « Vedo con spavento delinea rsi
ei a lontano l 'ombra dell 'alt are bene-
detto - sc ri ve gio va ne nov izio -
sento l ' impreparazion e dell e mi e po-
vere spalle a portare il formid abil e
peso ci el sace rd ozio . M a co n fid o uni ~
ca ment e nell a gra zi a cli Di
(20/ 10/ 45) . D on M agni co ntinu a a
rappresentare per lui un punto cli ri -
ferim ento essenziale durante tut ta la
sua vita sacerd otale: « Una volta pen-
savo che basta va osserva re la Rego-
la per essere un buon sa les iano; oggi
in vece te mo che bi sogna fa re molto
cl i più . Perché le Rego le mi pare cli
osser varle anch' io, ma non so no an-
co r a un bu on sales iano, fo rse so no
di ve ntato so fi sti co, cert o in co ntenta-
bil e. Pe sono qu as i sempre co nten-
to degli altri » (1 9/ 12/ 56) . È al
vecchi o e amati ss im o maest r o che
sc ri ve durante la sua lun ga malatti a
le lettere più co mm ove nti , è a lui che
si ri vo lge, co n il grid o so mm esso cli
un 'anim a all a ri cerca di aiuto spiri -
tuale. « La prego cl i co ntinu are ad
aiu ta rmi. H o bi sogno di aiu to per
prepar armi co nve ni ent ement e all a
mo rte» (6/ 9/ 60) . « So no .se reno,
pur sentend omi orm ai un inu til e rot -
ta me, e vo rre i sfr uttare al ma sim o
la situ azione, che in rea lt à è un a
dell e più fortun ate. Mi aiu terà? »
(27 / 3/ 6 1) .
Sensibilità educativa
D o n Q uadri o discepolo affettuo-
so per tutta un a vi ta e D on Qu adri o
invece maestro e consigliere spiritua-
le. Dim os tra ndo delicata sensibilità

4.10 Page 40

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40 1 DICEMBRE 1989
- Don Giuseppe Quadrio con un gruppo di giovani salesiani
educat iva: « Lei co mprende che tut-
to questo io non lo di co a lei, ma a
me, perché so che questo è un modo
mo lto efficace cli dirsi le cose: trovare
un crist iano che stia a sentirl e» (a
don Crespi , 27 / 8/ 55), do n Quadrio
si rivela un sales ia no at tento nel da-
re indicazioni che siano sem pre testi-
monian ze di vita viss uta e non vuoti
precetti. Il suo esse re maest ro non è
mai, così, un'imposizione dall 'alto ,
ma piuttosto un mod o di met tere a
disposizione dell 'altro le proprie
esperienze, i propri pensieri. « Non
c'è sull a terra un uomo più infeli ce
e inu ti le cli un prete che non sia sa n-
to. Ho capito in questi giorni come
la Co ngregazione non abbia bisogno
cli riform ato ri , ma di sa nti . E che la
sa ntità di un prete si mi sura dal mo-
do co n cui di ce Messa e Breviario ».
Le sue parol e hanno sempre l' inten-
sità che der iva da una fede profon-
da: «Se no n fossero i buoni a
so ffrire , il Regno cli Dio non sareb-
be più un o sca nd alo e un fallimen-
to, co me lo è stato dal Ca lvario in
poi, ma diventerebbe un a pacifica re-
pubblica di benpensanti » (6/ 9/ 57),
ma sa nno anche ass umere toni scher-
zosa mente autoironi ci:« Nella piatta
e uniform e step pa bruciata che è la
vita cli un modes to insegnante cli
Teologia, è raro inco ntrare un a fo n-
tana fresca e limpida. Ma ce ne so-
no. E i suoi professo ri so no co nvinti
che lei sia un a di queste. Peggio per
lei!. .. E la sua salu te co me va? Noi
tipi nervosi dobbiamo: dormire mol-
to, mangiare e vivere in pace, non
preoccuparci troppo, non prenderce-
la mai, rid ere molto , altrimenti...
ULCE RA! » (a don José Ga lofré,
27 / 3/ 59).
Poco più cli un anno dopo questa
lettera don Quadrio viene a co no-
ce nza cli un a diagnosi ben più in-
fausta dell ' ulcera. Sua prima preoc-
cupazione sa quella cli spedire
notizie rassicuranti sull a salute ai
familiari. Le lettere che sc rive nel
lun go peri odo de ll a malattia finché
le forze glielo co nsentiranno, so no
parti colarmente intense. Nascosta
dietro parole deli cate e a vo lte vela-
tamente ironi che(« mi se nto non po-
co umili ato di essere co lui che dice
sempre di morire e no n si decide
mai»; « dopo l' ul ti ma mi a lettera mi
hann o dato due vo lte l' Est rema Un-
zione. Allora ho pensa to che era pe-
ri co loso scrive rl e a nco ra ! »), si
intuisce una certa urgenza nel co mu -
ni care, pur co n grande umil tà, i pen-
sieri e le esperienze cli un a vita , nell a
completa accettazio ne dell a morte
imminente: « La mi a vita di venta
ogni giorno più inutile: F IAT» (a
don Sabino Palumbieri , Natale 61).
Ed ecco ciò che don Quadrio scrive
a un gruppo cli sacerdoti novelli nel-
l' anniversa rio della loro ordinazione:
«Un povero prete, che forse ha già
celebrato la sua ul tima Messa sacra-
mentale, vi supplica : celebrate ogni
vost ra Messa co me se fosse la prima,
l'u ltima, l' uni ca della vostra vita.
Amate la Messa co me l' an ima dell a
vostra esistenza; di fendete la dal! ' u-
sura dell 'abitudine» ( 11 /2/ 61).
E anco ra, un anno più tardi agli
stessi destin atari : « Gli uomini che vi
avvicinano o che vi fu ggo no so no
tutti indistintamente a ffam ati di bon-
tà, di co mprensione, di oliclari età,
cl i amo re; muoiono dal des ideri o cli
Cri sto, enza vo lerlo . Non deludete
l' att~sa dell a povera gente. Sappiate
ca pire, sentire, ce rcare, co mpat ire,
sc usa re, amare» (23 / Ii 62). Anche
qu este paro le si vivifica no nell 'espe-
rienza di quei giorni drammatici tra-
scorsi per lo più ricoverato al-
l'ospedale: « Non faccio quasi ni en-
te. Ce rco cli predicare il Vange lo a
quelli che incontro, in camera, all' o-
spedal e, in treno. Ho sco perto - fi -
nalmente! - che questa è una fo rm a
cli eva ngeli zzaz ione se mpre poss ibi-
le a chiunqu e e do vun q ue. Sembra
che tutti, sotto la crosta degli interes-
si, abbiano un a grand e sete cli Lui e
stiano sempre as petta nd o qualcuno
che gli elo facc ia vedere» (2/ 4/ 61) .
Non a caso aveva scri tto al suo mae-
stro , don Magni: « Non mi di spiace
tornare in os pedal e: ci so no co n-
tinue occasioni per fare il prete, men-
tre in casa ness uno osa " di st ur-
barmi (1 6/ 4/ 62).
Don Giuseppe Quadrio muore il 23
ottobre 1963 . Pochi mesi prima ave-
va scritto a una signora in lutto per
la scomparsa del suo bambino : «Ge-
sù tiene in serbo per lei, signora, al-
cune delle sue parole es tremamente
semplici, ma di vin amente vere e con-
solanti: "chiunque vive e crede in me,
non morrà mai! " ... Perché la vo lon-
di Dio è un peso enorm e, finché ci
ribelliamo , ma, se l' accettiamo, di -
venta la nostra più grande gioia».
Monica Ferrari

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - -- - - - - -.5'1-
SETTANTENNE SUPERA
BENE
DIFFICILE OPERAZIONE
S crivo per ringraziare Maria
Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco per una grazia per noi ve-
ramente grande: mia mamma do-
veva subire una difficile
operazione; per la gravità del ma-
le e per l'età della mamma anche
il chirurgo si era dichiarato per-
plesso. Ci siamo rivolti a Maria
Ausiliatrice e a San Giovanni Bo-
sco con una novena e con stupo-
re dello stesso medico tutto è
andato bene. Ora a tre mesi di di-
stanza mia mamma si è ristabili-
ta molto bene e alla visita di
controllo è risu ltata guarita.
Maria Concetta Ba/doni -
Legnago
DON BOSCO
NON DIMENTICA
I SUOI EXALLIEVI
E....
un exallievo che vi scrive e
vi saluta. Mi chiamo Sal-
vatore Russo , ho 38 anni , sono
felicemente sposato e ho tre
bambini. Lavoro presso l'USL 23
di Ragusa come infermiere pro-
fessionale . La mia infanzia e par-
te della mia adolescenza l'ho
trascorsa a Rissi un piccolo pae-
se in provincia di Caltanissetta,
li ho avuto la gioia di frequenta-
re l'oratorio e ho conosciuto va-
lid i sacerdoti che hanno
contribuito molto alla mia forma-
zione cristiana: cito il grande don
Scuderi, don Enrico Russo , don
Chirdo , don Calandra, il signor
Schinelli (tragicamente morto in
terra missionaria) . Sono fiero e
orgoglioso di essere un figlio di
Don Bosco e di essere cresciuto
sotto la sua guida. Sono molto
devoto al caro Don Bosco e nel-
la mia stanza tengo una sua fo-
to . La Sua presenza la sento
sempre vicina . Nel centenario
della sua morte ho avuto la gioia
di andare a Valdocco a trovarlo .
Non vr dico l'emozione! Voi mi
capirete benissimo. Vi scrivo an-
che per segnalarvi una grazia
che ho ricevuto dal Signore tra-
mite l'intercessione di don Bosco
e di San Domenico Savio. Il 31
agosto agosto di quest'anno mia
suocera viene portata d' urgenza
all'ospedale di Comiso per un at-
tacco di appendicite ; lo stesso
giorno viene operata e qui va tut-
to bene . Alla quinta giornata po-
stoperatoria mia suocere viene
colpita da embolia bilaterale nelle
arterie femorali , d' urgenza deve
essere sottoposta ad un altro in-
tervento chirurgico presso la di-
visione di chirurgia vascolare
dell'ospedale di Vittoria. Non vi
diso la mia partecipazione e l'an-
sia di mia moglie . Bene: Don Bo-
sco mi ha aiutato ; l'intervento è
andato bene e cosi anche il de-
corso postoperatorio. Sono felice
che il Signore mi ama anche se
io non l'amo abbastanza. Tutto
questo rafforza la mia fede in Cri-
sto e la mia riconoscenza e de-
vozione al caro Don Bosco.
Salvatore Russo - Vittoria
(RG)
NON LA CONOSCEVO
AFFATTO
E ra in febbraio 1987: mi so-
no recata a Torino per
fare visita alla Basilica di Maria
Ausiliatrice. Mi inginocchiai da-
vanti all'urna di S. Maria Dome-
nica Mazzarello , che prima di
allora non conoscevo affatto .
Leggendo il breve profilo della
sua vita sul cartello posto pres-
so il suo altare, rimasi assai col-
pita e mi misi a pregare con tutta
la fede del mio cuore di mamma,
amareggiato da una grande
preoccupazione per mio figlio
Bruno. Il ragazzo cercava appas-
sionatamente un posto di lavoro
ed era assai avvilito perché non
riusciva nella sua ricerca. Ogni
strada sembrava sbarrata. Men-
tre pregavo con molta fede ed
avevo il singhiozzo nel timore che
il mio fig liuolo potesse prendere
una brutta strada, mi parve di
scorgere la santa che con la te-
sta mi fece un cenno di assenso.
Questo cenno mi diede molto
conforto e constatai che era una
realtà : infatti pochissimi giorni do-
po il mio figliuolo trovava un otti-
mo lavoro ed ha potuto risolvere
tutti i suoi problemi. Sono ora pie-
na di gratitudine alla Santa e pre-
gherei i responsabili del Bollettino
Salesiano di pubblicare il fatto
per incoraggiare tante _mamme
che hanno la mia stessa pena e
non abbiano paura di rivolgersi a
questa Santa, che mi ha ascolta-
to anche al di là delle mie aspet-
tative .
Germana Bosio - Pecetta
(TO)
INTERVENTO
BEN RIUSCITO
e on il cuore pieno di gioia e
di gratitudine desidero rin-
graziare San Domenico Savio per
la buona riuscita di un interven-
to di appendicite con peritonite e
per avere esaudito le mie pre-
ghiere e per la protezione data al-
la mia piccola Monica durante
l' intervento e nel decorso posto-
peratorio .
Antonella Musumeci - Catania
LA PREGHIERA
RIMUOVE TUTTO
R ingraziamo il Signore che ,
per intercessione della
Beata Laura Vicufia e di tutti i
Santi della Famiglia Salesiana,
ha voluto che nostra figlia Maria
Grazia, coinvo lta in un grave in-
cidente stradale, ritornasse alla
vita .
Il medico che la accolse in
ospedale il 2 luglio 1989 disse al-
la Mamma: " Signora, coraggio!
Una grossa preghiera può smuo-
vere tutto ». Non aggiungiamo al-
tro. Diciamo solo : grazie,
Signore, perché esisti e ogni gior-
no accresci la nostra fede .
Famiglia Zunino - Tortona
(AL)
COLPITA DA ICTUS
U n grazie riconoscente a Ma-
ria Ausiliatrice , perché
colpita da un ictus celebrale che
mi paralizzò il lato sinistro, mi ri -•
vo lsi con fede a Maria , la invocai
e tutt 'ora mi affido a lei. Ora so-
no tornata a casa , dopo alcuni
mesi passati all'ospedale , e ho ri-
preso a camminare aiutandomi
con il bastone mentre il braccio
non riesco ancora a muoverlo,
ma continuo a sperare e a prega-
re Maria Au si liatrice che già al-
tre vo lt e ha aiutato la mia
famiglia .
Lettera firmata - Sondrio
RINGRAZIANO
PER GRAZIE RICEVUTE
Narton Irma
Narton Lucia
Palchetti Luigi
Pantiroli Achille
Parini Pierino
Partiti Enrico
Parrilla Campana Ines
Perrot Odile ·
.Piccoli Teresa
Provvidenza Cesarina
Raimondi C.
Randazzo Concetta
Rapellino Scagliotti
Reffo Maria
Roana Famiglia
Robaldo Luigia
Romano Alfredo
Rosso Lidia
Sabbadin Franco
e Famiglia
Saporiti Giuditta
Scacheri Maura
Sisi Anna Maria
Sodano Giuseppina
Giangrande
Spotti Anna
Sulas Simona
Suppo Annarita
Taricco Margherita
Teodoro Anna
Terranova Concetta
Torbol Carmela
Tosco Famiglia
Versaggi Francesca
Vescia Maria
(segue il prossimo numero)

5.2 Page 42

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42 1 DICEMBRE 1989
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
ORSINGHER sig. RICCARDO - exallievo, t Mez-
zano (TN) a 66 anni .
1131 agosto u.s. nei pressi di Faenza (RA) , in un
incidente d ' auto , mancava all'affetto dei suoi fa-
miliari e amici il sig . Riccardo Orsingher di anni 66.
Devotissimo di Maria Ausiliatrice e di Don Bo-
sco. spesso manifestò pubblicamente la sua rico-
noscenza per la formazione umana e cristiana
ricevuta nella Casa Madre di Valdocco (TO). Gen-
tile e gioviale con tutti , fu un amico sincero e affe-
zionato dell 'opera salesiana di Mezzano (TN). Si
rese sempre disponibile per le piccole o grandi in-
combenze, che le varie Associazioni locali , di cui
faceva parte , gli affidavano. Fu per parecchi anni
Presidente degli Exallievi dell 'Istituto Salesiano
Santa Croce di Mezzano (TN) .
La Provvidenza ha permesso che se ne andas-
se improvvisamente , ma non impreparato: il gior-
no prima della morte , era stato in pellegrinaggio
al Santuario mariano di Loreto . I familiari e gli ami-
ci , pur nel dolore della perdita, sono riconoscenti
al Signore, che ha concesso loro, nel sig. Riccar-
do , un riflesso della sua bontà .
LUCCHINI sig. GIANLUIGI - cooperatore sale-
siano, 1 Retorbido a 31 anni il 10 giugno 1989.
Grande amico , infaticabile lavoratore , raga zzo
generoso, lavorava alla "Piemonte Polli " , azien-
da di Retorbido, della quale era diventato respon-
sabile di magazzino. Simpatico CC .SS . entusiasta
di D. Bosco.
Animatore insostituibile della Pro Loco, ha fon -
dato il Circolo ANSP I di cui era presidente ed è
stato promotore della squadra di ca lcio "amato-
ri ", squadra appunto formata dai ragazzi dell'o-
ratorio.
Con Cristina , sua ragazza da otto anni e diven-
tata sua moglie otto giorni prima della terribile tra-
gedia, era sempre in prima fila in qualsiasi
iniziativa; soprattutto per i giovani aveva un riguar-
do particolare dedicando loro ogni istante del suo
tempo libero.
Per tutti avev;i un sorriso, una buona parola, una
battuta scherzosa: ora che ha raggiunto la pace
eterna del Paradiso ci accorgiamo quanto fo sse
importante la sua presenza , la sua amicizia.
Il suo ricordo sarà sempre in mezzo a noi ed in-
sie me a Cristina , che tanto amava , cercheremo di
ripercorrere il percorso che Gigio aveva tracciato :
di bontà, generosità , ottimismo, altruismo , sa-
crificio .
MENGHI sac. GINO - cooperatore, t Tirano 15
febbraio 1989.
È stato Prevosto di Tirano per 17 anni
(1969-1986) e la nostra comunità gli deve gratitu-
dine e riconoscenza.
Don Gino ha preso posto nel cuore di molte per-
sone, ha coinvolto non solo la nostra Parrocchia
ma dapprima anche quelle di Baruffini e di Chie-
sa Valmalenco .
Ciò che conta nella vita è la serenità dello spiri-
to: don Gino ha trasmesso ovunque questa dispo-
sizìone d'animo con atteggiamenti di ottimismo, di
bontà, di disponibilità e di mitezza.
La sua vita fu dominata da un unico ideale: es-
sere servo nel senso più completo del termine ed
essere servo per amore. Del suo lavoro apostoli-
co ne ha fatto uno stile di vita.
Da sempre appassion~to Cooperatore Salesia-
no, ha amato molto Don Bosco , nutriva per LUI una
tenera devozione.
Ha collaborato con noi e con le nostre Suore
condividendo gioie e fatiche nel quotidiano.
La sua appartenenza alla Famiglia Salesiana è
stata per noi motivo di viva soddisfazione per la
stima e l'affetto reciproco che ci legavano.
GIUNTI signor UGO - cooperatore, t Aosta 8 set-
tembre 1988.
Egli fu testimone di Cristo con l'onestà, l'opero-
sità e la coerenza della vita. Con l'apertura gene-
rosa al servizio del prossimo in ogni circostanza ,
nell'ambiente di lavoro, in seguito, come Presiden-
te di A. C ., come Membro della S. Vincenzo. delle
ACLI , come Segretario per tanti anni del Consiglio
Cooperatori ...
Per l'Associazione Cooperatori dava tutto se
stesso, pronto ad ogni minimo cenno , con vera
competenza Salesiana. Amava e stimava molto la
Congregazione Salesiana.
Colpito da cecità, il 7 marzo 1987, in seguito ad
una trombosi , fu costretto a ridurre tutte le sue al·
tività ed accettò anche questa prova con serena
rassegnazione, abbandonandosi fiducioso alla vo-
lontà di Dio. Ha lasciato un grande vuoto nella As-
sociazione, nella famiglia , nella parrocchia.
PANINI sig .ra FERNANDA ANGELA · coopera-
trice, t Bolzano il 9 giugno 1989.
Anima ardente e zelante per la gloria di Dio e
la salvezza delle anime . Fernanda fu tra le prime
tondatrici del laboratorio Mamma Margherita di
Bol zano e del centro cooperatori.
Era anima di vita interiore profonda, sensibile a
tutti i problemi sociali e religiosi visse per gli altri
prodigandosi verso tutti con carità generosa, con-
sigli e incoraggiamenti. Il suo dolce sorriso era l'e-
spressione della sua santità di vita . Reputava
l'essere cooperatrice salesiana come un dono
grande di Dio.
PARMIGIANI slg . SILVIO - cooperatore, 1 Man-
calvo a 80 anni.
È tornato alla Casa del Padre dopo lunga tribo·
fazione sopportata in piena lu cidità e adesione al
volere di Dio. Chi lo ha conosciuto, ha ammirato
la sua fede autentica , le sue doti di sportivo , l'a-
micizia che donava spontaneamente conquistan-
dosi subito la simpatia di quanti lo avvicinavano .
Marito e padre affettuoso ed esemplare sarà ricor-
dato dai suoi cari con infinito rimpianto.
BRESSAN sig .ra FLAVIA - cooperatrice salesia-
na , i Vignovo (PN).
Sempre serena, disponibile per qualsiasi inizia-
tiva di bene , specie se per i giovani. Lascia pro-
fondo rimpianto in tutti quelli che hanno avuto la
fortuna di conoscerla.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1 -1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
·
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure ali'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
<<... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma(oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.3 Page 43

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- - -- - -- 5'1-
1 DICEMBRE 1989 · 43
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Borsa: In memoria di Teresa Canoni-
co Lacqua, Mamma meravigliosa,
straordinaria , a cura di Cesare Lac-
qua, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , ringraziando e implo-
rando continua protezione per me e
nipoti, a cura di C.E.
Borsa: S. Giovanni Bosco , in suffra-
gio di Enrico Frey, Exa l/ievo , a cura
della mamma Nicastro Giuseppina, L.
1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco , a cura di Schiavino Battista, L.
500.000
Borsa : Maria Ausiliatrice , a cura di
Ci ma Angiolina , L. 500.000
Borsa: Don Bosco , a cu ra di Cami-
niti Angela, L. 500 .000
Borsa: Don Cimatti , per protezione
della famiglia, a cu ra di A. e G. Coro-
nin , L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice , in ringra-
ziamento e invocando continua prote-
zione , a cura di Caielli Angioletta, L.
500 .000
Borsa: S. Giovanni Bosco , in suffra-
gio dei genitori Vincenzo e Letizia, a
cura di Caielli Angioletta , L. 500 .000
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Ma-
ria , S. Giuseppe , per impetrare im-
portante grazia , a cura di Caielli
Angioletta , L. 425.000
Borsa: S. Cuore di Gesù , Maria Au-
siliatrice, Don Bosco , in suffragio del
marito Giovanni Cagliero , a cura del-
la mog li e Mari a, L. 300 .000
Borsa: S. Domenico Savi.o, Santi
Salesiani , ringraziando e invocando
protezione per la famiglia , a cu ra di
F.M.-A.C. - Vercelli , L. 300 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , per protezione in vita e
in morte per sé e famiglia , a cura di
M.C. - Dogliani , L. 300 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani , a cu ra di Ni cola Giovanni, L.
300 .000
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zione, a cura della famiglia Bertero, L.
250 .000
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zione, a cura di N.N. Santhià, L.
250 .000
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Don Rua , in suffragio d 'una mia cu-
gina e dei miei defunti, a cura di No-
gara Sandra, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice , Don Bo-
sco , Domenico Savio, per il battesi-
mo dei nipotini, a cura di N.N., L.
200 .000
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lavoro , a cura di N.N., L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , a cura di N.N. - Vercel-
li , L. 200 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Sr. Euse-
bia Palomino , a cura di N.N ., L.
200.000
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Borsa : Maria Ausiliatrice, per prote-
zione della mia famiglia , a cura di Gin-
dro Dome nico , L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice , Don Bo-
sco, Domenico Savio, in ringrazia-
mento , a cura della Famiglia Daffara,
L. 200.000
Borsa: Gesù Sacramentato , Maria
Ausiliatrice , Don Bosco , per ringra-
ziamento e protezione , a cura di Go-
nella Maria, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , implorando protezione
per la famiglia , a cura di Fini Doria,
L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice , S. Gio-
vanni Bosco , a nome e in memoria
di mio marito Vittorio Dinia , a cura di
Di Salvo loie Dinia, L. 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù , Maria Au-
siliatrice , Santi Salesiani , in memo-
ria dei miei defunti, a cura di Di lulio
Jolanda, L. 200.000
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vanni Bosco , per ringraziamento e
protezione, a cu ra di Cerutti M. Luisa,
L. 200.000
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per grazia ricevuta e per protezione,
a cura di N.N., L. 150.000
Borsa: S. Giovanni Bosco , S. Do-
menico Savio , per protezione dei ni-
poti e loro famiglie, a cura della nonna
- Vercelli , L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando
preghiere e protezione per i miei cari,
a cu ra di N.N., L. 150.000
Borsa : Maria Ausiliatrice , a cura di
Di Fatta Carl a, L. 150.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio dei miei cari , a cura di Pasinelli
Giacomo, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Scarpelli Emilia, L.
150.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, in memo-
ria del frate llo Giuseppe nel 10 ° an-
niversario della morte, a cura di Primo
Teresa
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
N.N.
Borsa: Sangue di Gesù , salva mio fi-
glio e la sua famiglia, a cura di N.N.
Borsa: S. Cuore di Gesù e Cuore Im-
macolato di Maria vi affido le nostre
famiglie , a cu ra di N.N.
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sco , a cura di Ricatto Rosa
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salute, a cura di N.N. - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , ringraziando e invocan-
do continua protezione per i miei cari,
a cura di N.N. - Torino
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , in suffragio di Emilia e Pietro , a
cura della fig lia Sandrina
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sco, Domenico Savio , a cura di una
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Borsa: Maria Ausiliatrice , ringrazian-
do per grazia ricevuta e per protezio-
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sco invocando grazie , a cura di N.N .
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vanni Bosco , in suffragio di Cesare
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Borsa: Maria Ausiliatrice , S. Gio-
vanni Bosco , in suffragio dei miei de-
funti e per ottenere grazie , a cu ra di
Zarabold i Rosa
Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , a cura di P.A. - Torino
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vanni Bosco , in memoria e suffragio
dei defunti Famiglia Bignardi, a cura
della figlia Nenella
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lesiani , ringraziando e invocando pro-
tezione sulla famiglia, a cu ra di Garelli
Magliano Giuseppina
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sco, Domenico Savio , per grazia ri-
cevuta, a cu ra di Bongiovanni Clara
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vanni Bosco , invocando protezione e
grazia, a cura di R.M. - Vercelli
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lesiani , in suffragio dei genitori Euse-
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Andorno
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lesiani, invocando grazie e benedizio-
ni, a cura di N.N ., Alice Castello
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cevuta , a cu ra di Cane Maria An-
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ziamento , a cura di Giu stetto Ma-
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sulla famiglia , a cu ra di N.N.
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sco , Domenico Savio , ringraziando
e invocando protezione per la fami-
glia , a cura di Bozzano C.
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sco , Domenico Savio , a cu ra di Giu-
liana e Sergio De Paulis
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invocan-
do protezione sulla famiglia , a cura di
Cecilia Zavattaro

5.4 Page 44

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