Bollettino_Salesiano_198910


Bollettino_Salesiano_198910



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2 · 1 OTTOBRE 1989
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1887
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31.341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione : Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
* 1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano , Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
·
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) -·Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese , malayalam
tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia -Jugo~
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay Perù · Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti · Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
11 BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile .
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL CONCILIO
di don Egidio Viganò
5 CRONACHE SALESIANE
10 VITA ECCLESIALE
Pellegrini a Santiago per essere generatori
di speranza
di Silvano Stracca e Giuseppe Costa
15 Il coadiutore al servizio della missione sale-
siana
servizio redazionale
18 OBIETTIVO BS
Salesiani, non si va in vacanza e non sono
solo canzonette
diG.C.
22 PROTAGONISTI
«Prete, aiutami» e don Gelmini aprì il fronte
contro la droga
di Gaetano Nanetti
25 Fra polemiche e battute d'arresto ritarda la
nuova legge
di G. N.
27 REPORTAGE
È nelle mani dei giovani polacchi il futuro
del paese.Cosa faranno?
diG. C.
31 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Vuole portare Don Bosco ai giovani di
Esmeraldas
servizio redazionale
35 COMUNICAZIONE SOCIALE
Viaggio inchiesta: cattolici e la propria
stampa nella CEE
di Angelo Paoluzi
39 VITA ECCLESIALE
E ora tocca ai fedeli sostenere economica-
mente la Chiesa
di G. N.
41 EDITORIA
I
Mille e uno modi di pregare il Signore
di Monica Ferrari
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio, 8 - Solidarietà, 43
1 Ottobre 1989
Anno 113
Numero 14
In copertina:
Momenti di festa
a Santiago
(Foto José Mena,
Madrid)
Servizio a pag . 10

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~ - - - - - - -- - - s/1-
Don Viganò
ci parla
I giovani:
tra gli operai della vigna
Verso un nuovo protagonismo
dei giovani·nella Chiesa.
Ma occorre sull'esempio di Don Bosco,
stare con loro.
Tien An Men è ormai un nome fatidico.
L'immensa piazza di Pechino ha visto le gesta di
migliaia di giovani cinesi. Un terrificante bagno di
sangue, seme di storia, li ha collocati tra gli eroi: pro-
tagonisti di futuro.
La gioventù lancia sempre le sue risorse su oriz-
zonti più umani. Essa è numerosa: rappresenta la me-
dell'intera popolazione del mondo. Già così costi-
tuisce un potenziale di speranza.
L'Esortazione apostolica sui fedeli laici proclama
èhe, nella missione storica di salvezza, «i giovani non
devono essere considerati semplicemente come l'og-
getto della sollecitudine pastorale della Chiesa: sono
di fatto, e devono venir incoraggiati ad esserlo, sog-
getti attivi, protagonisti dell'evangelizzazione e arte-
fici del rinnovamento sociale» (CfL 46).
Sono, queste, parole dense e portatrici di stimoli
rinnovatori. I giovani devono essere «soggetti attivi»,
«protagonisti»! Ecco una prospettiva esaltante per la
Chiesa e per la società.
Nell a vigna del Signore gli operai sono molti, con
una meravigliosa varietà di vocazioni.
C'è lavoro per tutti, in forma differenziata e com-
plementare. Nel Concilio Vaticano li si è affermato
che la Chiesa è la giovinezza del mondo. È chiamata a
leggere nei giovani «il suo camminare verso il futuro
che l'attende e trova l'immagine e il richia mo di quella
lieta giovinezza di cui lo Spirito di Cristo costante-
mente l'arricchisce» {CfL 46).
li Papa giunge ad affermare, nella famosa lettera
dell'85, che dai giovani «dipende il termine di questo
Millennio e l'inizio del nuovo». Bisognerà allora rive-
dere non poche posizioni e intavolare un più aggior-
nato dialogo pastorale con essi: «la Chiesa ha tante
cose da dire ai giovani e i giovani hanno tante cose da
dire alla Chiesa» (CfL 46).
Quali saranno le «tante cose» di questo dialogo?
La risposta potrebbe estendersi senza limiti. Qui ci
basta far intuire alcuni dei punti più significativi.
- Da parte sua, la Chiesa si concentra materna-
mente sui valori della prima età. Ad ogni nuova gene-
razione l'umanità può ricominciare; trova nella gio-
ventù un'offerta di nuove possibilità, una semente di
futuro dove il bene è per natura in crescita: il volto
umano non ha rughe, il cuore non ha ancora nascondi-
gli, l'intelligenza è festosamente in ricerca di tutto ciò
che è vero e la volontà è attratta dal bene; la persona
s'affaccia con curiosità e audacia sui.grandi ideali.
Certo: tutto questo è «possibilità», e purtroppo
può venir bruciato; ma è possibilità oggettiva, soprat-
tutto se si tiene conto di quel sovrappiù di energia e di
vita che proviene dall'Uomo nuovo emerso dal lava-
cro battesimale.

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4 · 1 OTTOBRE 1989
A ragione il Sinodo-87 «ha voluto riservare un'at-
tenzione particolare ai giovani», raccomandando ai
pastori, ai genitori e agli educatori di accompagnarli
con cura nella «scoperta particolarmente intensa del
proprio "io"» e, in conseguenza, nella ricerca e nella
formulazione di un «progetto di vita», in cui il discer-
nimento vocazionale ne definisca la concretezza.
«È questo un lavoro appassionante - scrive il Pa-
pa nella lettera dell'85 - . È un affascinante impegno
interiore. I giovani si radicano in ciò che ognuno e
ognuna di loro è, per raggiungere ciò che devono di-
ventare: per sé, per gli uomini, per Dio».
La giovinezza, quindi , è «il tempo di una crescita»
c he farà fruttificare le potenzialità e i talenti ricevuti,
imparando anche a superare ostacoli e resistenze e ad
affrontare con lucidità e coraggio le minacce circon-
danti.
«U na crescita - dice l'Esortazio ne - che deve av-
venire in sapienza, et~ e graz ia davanti a Dio e agli
uomini».
Per questo la Chiesa si sente responsabile di saper
ed ucare i giovani a llo specifico cristiano.
- Da parte loro, i giovani interpellano la Chiesa
co n la loro inn ata spi nta di passare a l nuovo; è una
s ponta ne a co rsa in avanti per rispondere alle sfide del
futuro, se nza negare i valori dell'eredità umana e cri-
stiana ricev uta, ma facendo li e migrare verso posta-
z ioni nuove.
«La sensibilità dei giovani - infatti - percepisce
profondamente i valori de lla giustizia, della non vio-
len za e della pace. Il loro cuore è aperto alla fraterni -
tà, a ll'amici z ia e a ll a so lidarietà. Sono mobilitati al
massimo per le cause che riguardano la qualità della
vita e la conservazione della natura.
Ma essi so no anche carichi di inquietudini, di delu -
sio ni, di angosce e paure del mondo, oltre che delle
tentazioni proprie del loro stato» (CfL 46).
I giovani puntano a fondo sul Mistero ; vogliono co-
noscere Cristo nella pienezza del suo essere e nell a
storicità della sua mi ss ione. Chiedono di essere in-
camminati sulla strada maestra della fede, non su
viuzze secondarie. Desiderano essere protagonisti
della «nuova» evangelizzazione e artefici del «rinno-
va mento» sociale.
Amano divenire operai della vigna con dinamismi
propn.
Le «tante cose» che hanno da dire alla Chiesa le
esprimono con un vivo senso di appartenenza, in un
dialogo che diviene interscambio di beni e di fiducia.
Le loro Associazioni e Movimenti stanno già dina-
mizzando la comunione ecclesiale.
Giovani Paolo Il ne ha percepito lo slancio con in-
tuizione profetica: ha dato loro sincero credito asse-
gnando anche mete esigenti. La lettera dell'85 ai gio-
vani, l'istituzione di una giornata mondiale per loro
(ormai collaudata dall'esito), i numero si incontri con
gruppi e masse giovanili, la sua preoccupazione per
l'educazione come compito primario ed essenziale
della cultura emergente, la sua simp atia verso Don
Bosco da lui proclamato universalmente «padre e
maestro della gioventù», hanno risvegliato in tutto il
Popolo di Dio una coscienza sempre più viva dell a
missionarietà del laicato giovanile. Con cuore arden-
te il Successore di Pietro ha scritto : «An diamo ai gio-
vani! i g iova ni tornino ad essere la c ura principale dei
sace rdoti: ne va di mezzo l'avvenire della Chiesa e
della società» (J P 14 e 20).
La nostra Famiglia salesiana deve oggi rivisitare
con gioia la pro pria vocazione e mission e e sentirsi
direttamente stimolata a promuovere sempre meglio
un Movimento giovanile che si caratterizzi pe r un a
peculare rilettura de ll e Beatitudini e per un concreto
impegno apostolico, in un clima di «nuova educazio-
ne» che sappia far emergere, al centro di tutto, il vi-
brante mistero di Cristo, il grande Giovane Risorto.
Una gioventù genuinamente cristiana è speranza per
tutti!
Don Bosco insegna a stare con i giovani e a cammi-
nare sempre con loro : quanto lui era, infatti, lo era per
loro, giorno e notte, mattino e sera, in qualunque mo-
mento; per loro studiava, per loro lavorava, per loro
viveva e per loro era anche disposto a dare la vita.
I giovani chiedono a tutta la Famiglia salesiana più
fedeltà dinamica al Fondatore, guardando a lui e cam-
minando con i tempi!
D. Egidio Viganò

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- - - - - - - -- - -s/1-
1 OTTOBRE 1989 5
ITALIA
Madre Linda Lucotti
ricordata al paese natale
Mede, in provincia di Pavia ha voluto
ricordare intitolandole una strada,
madre Linda Lucotti che è stata
superiora generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice dal 7 agosto 1943 al
27 novembre 1957.
La cerimonia d'i ntitolazione è avvenuta
il 29 gennaio 1989 a chiusura delle
celebrazioni centenarie di Don Bosco
presente l'ispettrice suor Lia Sperandio,
il sindaco della cittadina Donato
Maurizio, il parroco del luogo, suore ed
exallieve che si sono così stretti attorno
alle Figlie di Maria Ausiliatrice che
lavorano a Mede da ben 86 anni.
Precedenteme nte presso il Centro
Culturale «T. Olivelli», la professoressa
suor Piera Cavaglià docente presso la
Facoltà «Auxilium» di Roma aveva
presentato la ricca personalità di
Ermelinda Lucotti. Nata a Mede nel
1879, figlia di un panettiere e panettiera
lei stessa, a 23 anni si fece suora e, a
Roma, nel 1910, si laureò in lettere e nel
1911 in pedagogia con una tesi
sull'educazione femminile: «Il pensiero
educativo di alcune nostre scrittrici».
Divenuta superiora generale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice affrontò con
coraggio e apertura il grande lavoro
organizzativo della ricostruzione dopo
la seconda guerra mondiale.
Per avere un'idea di ciò che ha
rappresentato questa donna per
l'Istituto basta pensare che le Figlie di
Maria Ausiliatrice all'inizio del suo
mandato di superiora erano 9.000 con
820 Case mentre alla sua morte le suore
divennero 16.000 e le case 1.300.
I Nelle foto: Madre Linda Lucotti
e il viale a lei dedicato.
ITALIA
Giovanni Paolo II
riceve SDV e FMA
I Salesiani e le Figlie di Maria
Ausiliatrice partecipanti al convegno
vocazionale di Frascati il 24 agosto 1989
hanno avuto la possibilità di
partecipare alla celebrazione
eucaristica presieduta dal Santo Padre
nel Palazzo Pontificio di Castel
Gandolfo. Prima della celebrazione il
Papa ha rivolto loro queste parole:
«So no lieto di accogliervi, carissimi
fratelli e sorelle della Famiglia
Salesiana, in occasione del vostro
Convegno sulla animazione
vocazionale.
In questa memoria liturgica
dell'Apostolo san Bartolomeo
celebriamo l'Eucaristia, centro e
sorgente di irradiazione della grazia di
Cristo nella Chiesa. Dal mistero
eucaristico il Signore Gesù conti nua ad
illuminare e sostenere il cammino di
quanti si impegnano nell'an nuncio del
Vangelo. Con grande intuizione
pedagogica e soprannaturale
Don Bosco amava dire che il
sacramento eucaristico è una delle
colonne dell'edificio educativo, insieme
con la penitenza, la devozione alla
Vergine Maria, l'a more alla Chiesa (cfr.
Scritti pedagogici e spirituali, LAS,
Rom a 1987, p. 168);
Chiediamo la grazia di sa per leggere
attenta mente con gli occhi di Cristo le
caratteristiche dei giovani d'oggi, per
avere luce e forza nell'orientare le loro
coscienze, quando essi si interrogano
sul loro futuro e sul servizio che sa
loro richiesto per il bene della Chiesa e
della società. Chiediamo di saper
indicare in maniera co nvincente, che
Cristo è la risoluzione delle loro più
pressanti istanze, aprendone il cuore ad
accogliere l'eve ntu ale invito: "Andate
anche voi nella mia vigna" (Ml 20,7).
Il Signore doni a tutti voi qui riuniti
s pirito di chiarezza e di discernimento,
ze lo e generosa ca rità, affinché siate
efficaci suscitato ri e guide esperte di
nuove vocazioni>>.

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6 · 1 OTTOBRE 1989
ITALIA
L'ispettore della Subalpina
racconta le giornate del Papa
a Les Combes
Nel mese di luglio Giovanni Paolo Il ha
trascorso alcuni giorni di riposo presso
la Casa alpina salesiana di Les Combes
in Val d'Aosta.
Rimandando per la cronaca ufficiale
all'Osservatore Romano pubblichiamo
brani della lettera che l'ispettore
salesiano della subalpina don Luigi
Basset dalla cui giurisdizione dipende la
casa, ha inviato al Rettor Maggiore il
23 luglio 1989.
...li nostro soggiorno è stato
letteralmente «occupato» da diversi
gruppi preposti alla buona riuscita delle
vacanze del Papa: centra le di polizia,
vigi lanza vaticana, sala-stampa ·
vaticana, sala pronto-soccorso, cucina
efficiente gestita dai Salesiani per tutti
questi gruppi.
Le stanze e i came roni erano stati
velocemente attrezzati per dare
possibilità di riposo notturno.
L'abitazione del Papa si trovava a cento
metri circa. Dal suo balcone poteva
ammira re panorami stupendi e
incantevoli: il Monte Bianco in tutta la
sua maestosità e parte del Monte Rosa.
La preghiera è stata intensamente
seguita ; il Papa sempre assorto.
Si scatenò poi la festa. li Papa seguiva i
canti leggendo da fogli che gli erano
stati portati. Non ci vedeva bene. Un
ragazzo di 12 anni, visto il disagio del
Papa, noncurante della vigilanza
vaticana , con uno scatto s'avvicinò al
Santo Padre che con noi si trovava in
una piccola altura, e, ansimante :
«Santità, vedo che ha difficoltà a
leggere, prenda la mia pila...». Risata del
Papa e applausi di tutti. La guardia
vaticana, correndo dietro al ragazzo, è
scivolata nel pendio. Il arità di tutti.
Eraoo le 22.30 quando al canto «li sole
dietro i monti è tramontato...», pian
piano, tra le acclamazioni dei giovani,
mentre il falò ac·ceso dal Papa in mezzo
al campo rallegrava l'assemblea,
ognuno ripartiva. I ragazzi, per evitare
pericoli, venivano guidati fino in paese
(Introd) dalla Polizia e dalla Forestale
con segnali luminosi.
li giorno dopo, alle 7.30, S. Messa
concelebrata accanto alla residenza del
Papa, nel piccolo parco. Desiderava
ringraziare le persone che gli erano
state vicine in quei giorni: il vescovo,
l'ispettore, il parroco, un gruppo di
Salesiani, Autorità varie, vicini di casa,
qualcuno dei servizi d'ord ine : in tutto
una quarantina di persone.
Come segno di riconoscenza, il Santo
Padre ha offerto a' tutti un Rosario.
Nella lunga pausa sil enziosa dopo la
Comunione, un bimbetto di circa due
anni in braccio al la madre chiedeva se
quello bianco era il Papa e dopo un po':
«Mamma, è vero che il Papa è Gesù?».
Ex ore in fantium... li Papa sorrideva.
Nel pomeriggio all e o re 15.45 partenza
in elicottero per Torino, dal nostro
co rtile.
Ha voluto ancora dirmi che gli
dispiaceva che i nostri ragazzi avessero
dovuto finire le vacanze una settimana
prima per lasciare il posto a lui. Infatti i
ragazzi della nostra colonia partendo
g li avevano lasciato una lettera con un
ca loroso «benvenuto», ma a nche
«rammaricandosi» per le vacanze
interrotte. E chiedevano, come
I Nella foto: La Casa Alpina Salesiana
di Les Combes.
contraccambio, un'udienza a Roma per
sé, per i loro Superiori e per i Genitori!
Mica male questi giovanotti!!
Al termine di tutto ringrazio il Signore
l?er questa meravigliosa esperienza.
E stato un grande privilegio per la
nostra lspettoria, ma anche per la
Congregazione, che il Papa stima e
ama molto.
Mentre camminavo accanto a Lui
dirige ndoci verso il prato de i Giovani la
sera del 20, gli dicevo che Don Bosco
sarebbe stato contento di vedere il Papa
in casa sua. «Sì» - mi rispose. «Penso
anche che Don Bosco stia sorridendo
dal Cielo» - aggiunse.
Mercoledì 12 luglio tutto era pronto per
accoglierlo. Ristretto il nµm e ro degli
invitati: il vescovo mons. Ovidio Lari, le
Autorità Region ali, il pa rroco, il
sindaco, l'ispettore dei salesiani, il suo
vicario e il direttore della comunità.
L'elicottero bianco del Papa si è posato
nel nostro prato (di fronte all a casa) alle
18.45. Ho sa lutato il Papa a nome Suo.
Mi ha chiesto subito se il Rettor
Maggiore non veniva in Valle d'Aosta a

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- - - - - - -- - - - - ~ -
1 OTTOBRE 1989 7
riposarsi. Passeggiando verso la nostra
colonia, il S. Padre chiedeva cos'era.
11 vescovo gli spiegava che era nostra
proprietà e che i Salesiani in Valle
avevano tante altre presenze per le
vacanze dei giovani. Il Papa si è
soffermato un momento e, rivolto a
me... «So che i Salesiani hanno i posti
migliori».
Dopo l'incontro con i pochi abitanti di
Les Combes (circa 25), abbiamo
accompagnato il Papa alla Sua casetta.
Ogni tanto si fermava chiedendo il
nome di qualche montagna.
Quella sera stessa alle 21.30 il Papa
accompagnato dal Segretario
don Stanislao è venuto a fare visita al
quartier generale dei Salesiani.
Entrando di sorpresa, ha chiesto se
~'erano fotografi nascosti e poi si è
intrattenuto con tutti. Si stava ancora
facendo cena, ma non si è meravigliato
di nulla!
Le Sue giornate sono trascorse
seren~mente: letture, passeggiate nei
boschi, escursioni in alta montagna con
gli uomini della Forestale.
Il 20 luglio sera il Papa ha desiderato
intrattenersi con i Giovani delle
Parrocchie Valdostane. Circa 2.000,
facen?o 8 Km. di salita a piedi, sono
venuti a salutare il Papa. Alle 19 erano
già tutti seduti nel grande prato. Alle 20
il Papa è arrivato accompagnato dal
vescovo, dall'ispettore, dal direttore di
Torino-S. Domenico Savio e dal
direttore di Chiìtillon. In mezzo alle
acclamazioni ha stretto la mano a tutti.
La s~rat~ era st~ta divisa in due parti:
Veglia d1 preghiera e Festa con canti e
danze del folklore locale. Due ore e
mezza di entusiasmo giovanile.
11 Vescovo ha introdotto la serata
creando già un clima allegro con il suo
schietto parl are toscano. I ragazzi lo
hanno applaudito scandendo «Ovidio
Ovidio.:.»· Il Papa, sorpreso, si rivolge' a
me e m1 domanda : «Ma che cosa
dicono... ?». Rispondo: «Santità, stanno
acclamando il loro vescovo non se
l'abbia a male...». «No, no! Spero solo
che battano le mani a nche a me!»...
ITALIA
A Frascati un convegno
nazionale di animazione
vocazionale
Oltre centocinquanta salesiani e Figlie
di Maria Ausiliatrice hanno preso parte
dal ~O al 24 _ag~sto 1989 al convegno
nazionale d1 animazione vocazionale
organizzato dalle lspettorie Salesiane
d'Italia ed in particolare da
don Giovanni Fedrigotti, ispettore
incaricato di questo settore pastorale.
Il_convegno vissut.o soprattutto in clima
d1 interscambio es perenziale, molti dei
partecipanti erano operatori
vocazionali, ha consentito di affrontare
soprattutto i temi dell'orientamento
della proposta e
'
dell'accompagnamento vocazionale.
Il tema dell'«orientamento» è stato
affrontato partendo da una relazione di
don Juan Vecchi che ha sottolineato
come la cura delle vocazioni deve
essere espressione di una pastoral e
autentica; a questa relazione sono
seguite altre due di don Ezio Risatti
(I giovl\\ni salesiani di fronte alla scelta
per Don Bosco») e di don GiaBattista
Bosco «La dimensione vocazionale
all'interno dell'itinerario di educazione
alla fede» . Il tema dell a «proposta» è
stato presentato dallo psicologo
salesiano don Severino De Pieri mentre
quello dell'«accompagnamento» dal
v~scovo ausiliare di Roma monsignor
Giuseppe Mani che prima d'essere fatto
vescovo ha diretto il seminario dell a
capitale.
La presentazione di «sussidi» in
appoggio al lavoro vocazionale di
salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice,
la presenza costante di don Luigi
Bosoni, di madre Elisabetta Moioli
s~peri~ra responsabile per la past~rale
g1ovamle delle FMA e l'interven to
conclusivo del Rettor Maggiore reduce
dall'aver predicato gli esercizi spirituali
a quattrocento sacerdoti e seminaristi
del Cile sono stati altri signi ficativi
elementi di un convegno che ha
soddisfatto i partecipanti i quali nella
giornata conclusiva hanno potuto
partecipare all'Eucarestia presieduta
dal Papa.
Nella foto: Momenti del Convegno
I
Nazionale di Frascati.

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8 · I OTTOBRE 1989
HO SAPU77.> Cl-!€ SOLO
IL IOYo P€Ll.L} &0/78
ITALIA
Rinnovate le Costituzioni e
le Dirigenti delle Volontarie
di Don Bosco (VDB)
Dal 28 luglio al 13 agosto 1989 si è
svolta a Frascati (Roma) la
Ili Assemblea Generale delle
Volontarie di Don Bosco (VDB).
All'Assemblea hanno parteci pato 55
delegate in rappresentanza delle quasi
mille laiche consacrate che formano
I Nella foto: l'Assistente centrale
don Rinaldo Vallino e la signorina
Martinelli a Castel Gandolfo dal Papa.
l'Istituto secolare fondato dal
venerabi le don Filippo Rinaldi e sparso
in tutti i continenti. L'Assemblea ha
avuto due obiettivi la stesura definitiva
del testo delle Costituzioni e il rinnovo
dei propri dirigenti. Ambedue gli
obiettivi sono stati centrati con comune
soddisfazione. Al termine dei lavori che
erano stati aperti con un te legramma di
sal uto del Rettor Maggiore impegnato
in Cile e all a presenza del segretario
generale sdb don Maraccani e del
consigliere r.egio na le per l' Italia don
Luigi Bosoni, è stata eletta responsabile
magg io re la signorina Gianna
Martinell i di Brescia. I lavori
dell'Assemb-lea sono stati seguiti dal
regionale d'Italia don Luigi Bosoni, dal
segretario generale don Francesco
Maraccani, da don Iesus Guerra, vicario
ispettoria le di Madrid e da don Val lino
Rinaldi assistente centra le dell'Istituto.
Se"rietà e seren ità hanno caratterizzato
l'assemblea che ha avuto anche il
privilegio di pa'rtecipare ad un a
eucarestia celebrata da
Giovanni Paolo II.
Le nuove dirigenti resteran no in carica
per sei anni. Alla signorina Anna
Marocco responsabile maggiore
uscente va il saluto del BS mentre alla
signorina Gianna Martinelli l'augurio d i
buon lavoro.
ITALIA
H0N rt Pl<E0CWP,l)R,é,
T/l){TO NOI COHT!Nl/1/:IM0
---- PP ES!STER/3
di 1o
l1 Comune di Ladispoli
dedica una scuola
elementare a Don Bosco
Per iniziativa del locale gruppo di
cooperatori la cittadina di Ladispoli,
dove opera una comu nità di Figlie di
Maria Ausi li atrice, ha ded icato a
San Giovanni Bosco una scuol a
elementare. La scuola è sita in
via Rapa llo.
Il 2 1 aprile 1989 il vescovo della diocesi
monsignor Diego Bon a ha proceduto
a ll 'inaugurazione d i un a targa che
all'esterno ev id enzia tal e intitolazione.
L'iniziativa realizzata grazie a nche al la
dispon ibilità del Comune e del la

1.9 Page 9

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- - - - - - -- - - -sll-
1 OTTOBRE 1989 · 9
erchiamo di capire
Direzione Didattica della scuola ha
dato anche la possibilità di parlare dell a
fi gura di San Giovanni Bosco a
centina ia di alunni.
I Nella foto: Mons. Diego Bona
il giorno della «intitolazione».
ITALIA
Nuova Madre Generale
per le Salesiane Oblate del
S. Cuore
C'È QUALCUNO
CHE NON VENDE
Ha scattato centinaia di foto sull a piazza Tienanmen di Pechino durante le
giornate dell a protesta degli stude nti. C'erano, in quei rullini, tutti i vo lti de i
contestatori che per un mese, fra maggio e giugno di quest'anno, ha nno fatto
tremare i dirigenti cinesi. Avrebbe potuto guadagnare molto denaro e anche
assicurarsi un a non effimera celebrità perché le imm agini da lui fissate sareb-
bero a nd ate in giro pe r tutto il mondo. Ha invece rinuncia to a vende rle. Non
consegnerà, ha detto, i giovani cinesi a lle ricerche della polizia politica e a ll e
vendette de l regime. Quelle foto resteranno c hiuse in un posto sicuro c hi sa
per quanto tempo.
A Ezio Pifferi è stato a ttribuito per questo un pre mio speciale, una dell e
«grolle d'oro» c he si distribu isco no og ni a nno a Saint Vincent, con la seguen-
te motivazio ne: «Per una mancata comunicazione di grande civiltà».
In un mondo nel qu a le tutto si vende, dall'onore ai valo ri, della vita ai sen-
timenti, d al corpo ag li stessi figli , qu alcun o si è rifiutato di partecipare alla
grande giostra de l successo e del guadagno, comunque ottenuto, sulla pell e
del prossi mo o del lo nta no fratello. La decisione, c he non deve essere stata
indolore, riscatta tanti altri sordidi gesti, tanti impudichi «co lpi» giornalistici,
tante esi bizio ni spacciate per scrupolo in for mativo.
Cerchiamo allora di ca pire quali sia no i limiti de ll a «civ iltà de ll a notizi
c he ci circonda, e vo i, le ttori, siete legittimamente autori zza ti a c hiederlo a
noi che scri via mo. l limi ti so no ap pun to nel codice, c he è anche di mo ralità
civile, propostoci da l Va ngelo. La legge a ntica diceva: « Non fare agli altri...» ;
que ll a nuova ha rovesciato il principio : «Fai quello che g li alt ri vorresti fa-
cessero a te». Perciò restano abus ive, mo ra lme nte co nda nn abili , tutte quell e
az ioni che nuocciono al prossimo. Anche un articolo , anche un a foto, anche
un «libro bianco».
Qualcuno ricorderà il co rpo nudo di Aldo Moro sul tavolo dell'ol:1itorio,
uno scoop c he diso nora la professio ne giornalistica ; ma basterebbero a ltri
fatti e atteggia menti ormai, purtroppo, co mun i di intimità violate, di immagi-
ni stra ppate, di co ns apevo li me nzogne spacciate come verità rivelate, di insi -
nua zio ni fint ame nte inge nu e per mettere a disagio chi, esercitando questo
mestiere, co nserva a ncora qu a lc he sc rupo lo verso la ve rità. E tuttavia altre
testimonianze, altri esem pi di coscienza etica riscattano il mondo dei mass
media. Dob bia mo ringraziare Enzo Pifferi : noi c he facciamo, i lettori che
consuman o l'informazio ne quotidiana, ta lvolta.co me un veleno necessario.
Possiamo ca pire c he il be ne si nasco nde di etro un gesto di integ rità profes-
sio nale.
Angelo Paoluzi
Suor Carmelina Mosca è sta ta eletta
Madre Generale delle Salesiane Oblate
del Sacro C uore nel co rso del Capitolo
Generale svoltos i a T ivoli da l 21 gi ug no
a l l O lug lio. La fase e lettiva è stata
presieduta da Monsignor Lino
Garavaglia, vescovo di Tivoli, il qu a le
ha rivolto all e ca pito la ri paro le di
speranza e di fiducia sottolinea ndo
l'importa nza de ll'avvenime nto. I lavori
si so no svolti nel ricordo del fo nd atore
dell'Istituto, monsignor Giuseppe
Cognata, il cui insegna me nto costit uisce
la spi nta propulsiva dell'attività dell a
Congregazione.
Paro le di ringraz ia mento so no state
rivolte al Co nsig lio generalizio uscente
e in particolar modo a ll a Madre
Ge nera le, suor Bice Ca rini.
Nuova vica ria è stata eletta suor Pa lma
De Nicola, men tre il nu ovo Consig lio è
composto da Suor Bice Carini, da suor
Mar ia Grazia Corleo e da suor Lilia
Puletto. Alle neo-elette la
Congregazione tutta rivolge un aug urio
e un incoraggia me nto di co nferma e di
progresso religioso ne ll a luce del
carisma specifico dell'Ob laz io ne.

1.10 Page 10

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VITA ECCLESIALE
Speciale IV giornata mondiale della gioventù
Sì, bisognava proprio
esserci quella notte di mezz'estate
su l Monte del Gozo, il monte della
gioia, in quel remoto ango lo nord -
occidentale della Spagna, ad un
passo dall'Atlantico, il «mare tene-
broso» degli antichi pellegrini.
Esserci tra quei quattrocentomila
giovani, forse più, che erano arriva-
ti a Santiago in bicicletta, in nave, in
autobus, e soprattutto a piedi, come
i pellegrini d'un tempo, viaggiando
per giorni, dormendo all 'addiaccio,
soffrendo il caldo e le intemperie.
Giovani che s'erano incamm inati
verso Santiago non so lo da tutta la
Spagna e da tutti i Paesi dell'Euro-
pa, dall'Atlantico agli Urali, ma an-
che dall'America del Nord e dall'A -
merica Latina, dal Medio Oriente,
soprattutto dalla martoriata terra
del Libano, dall'Africa, dall'Asia e
dall'Ocea nia.
T utti disposti a rinunciare al rito

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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pa: «C'è un 'urgente necessità di po-
ter contare su inviati di Cristo e
m essaggeri cristiani. E voi gio vani
tutti, ragazzi e ragazze, sarete in Ju -
turo questi in viati e messaggeri».
«Se voi tacerete, grideranno le
pietre», aveva detto Giovanni Pao-
lo II la Domenica delle Palme, in
piazza San Pietro, dando idealmen-
te inizio a quel «cammino di Santia-
go» che ha fatto di un esercito di
giovani altrettanti pellegrini lungo
un itinerario di meditazione, di pre-
ghiera e di penitenza, sino a Fini-
sterre, là dove sino a cinque secoli
orsono si credeva finisse l'universo
conosciuto.
La IV giornata mondiale della
gioventù era stata concepita, e di
consumistico delle vacanze di mas-
sa per riscoprire sulla tomba di San
Giacomo il maggiore - il «figlio
del tuono» della narrazione evan-
gelica - le radici apostoliche della
propria fede e per impegnarsi con
generosità nella «nuova evangeliz-
zazione» del mondo alle soglie del
Terzo Millennio.
Sì, bisognava proprio vivere
quelle ore - nella luce rarafatta dei
riflettori ,sul «monte della gioia» -
per rendersi conto dell'entusiasmo
contagioso di un «fiume» di giova-
ni, pronti a andare controcorrente,
a rispondere di sì alle parole del Pa-
fatto si è realizzata, come termine
di un grande pellegrinaggio alle
«radici cristiane dell'Europa», sulla
scia di quel grido appassionato -
«Europa, ritrovati, sii te stessa, ri-
torna alle tue origini» - lanciato
dal Papa venuto dall'Est proprio a
Santiago, nel novembre del 1982,
per risvegliare nelle coscienze ad-
dormentate il posto occupato dal
cristianesimo come sorgente dell'u-
nità e dell'identità del nostro conti-
nente.

2.2 Page 12

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Il te ma de ll a gio rn ata , sce lto per-
so nalmente da Giovanni P ao lo Il, si
ispi rava a ll e paro le di G es ù: « Io so-
no la via, la verità , la vita». N ell e in -
te nz io ni del Pa pa, la giorn ata dove-
va di venta re l'occas ione di un a
«nuova, più matura e più pro fo nd a
scoperta di Cristo» per i giova ni
prese nti, trasfo rma ndo g li stess i
giovan i nei primi evange lizzatori
del mondo contempo ra neo.
Do po il te ma de ll a «s pera nza» cui
si ispirò la prima giorn ata mo ndi a le
dell a giove ntù, ce lebrata a Roma
ne l 1986, e do po il tema de ll '«a mo -
re» dell a seco nd a gio rnata, svol tas i
a Bue nos Aires nel 1987, l'incon tro
d i Sa ntiago e ra dunque incentrato
su ll a tematica fon damentale dell a
fede in Gesù Cristo da cui deve na-
sce re, co me conseguenza diretta,
l'impegno a postol ico.
«No n basta sco prire Cristo ; biso-
gna po rtarlo agli altri». Qu esto il
leil-moti v del messaggio di G iovan-
ni Pao lo Il in pre parazio ne all e
gio rn ate del 19-20 agosto e del
viaggio del Pa pa in un luogo d i ec-
cezio nale fasc ino spiri tuale, che è al
te mpo stesso un fra mm ento di sto-
ria, dove quattrocento mila - fo rse,
mezzo milio ne - di giovani ha n
potuto incontrare il passato com e
alime nto del prese nte e spe ranza
pe r il futuro.
Su l Monte del Gozo, ne ll a serata
de l 19 agosto e la mattina lum inosa
de l 20, Giovanni Paol o rr ha parl ato
ai g iovani come Lui sa fare, e co me
suo le fa re : cuo re aperto, co n lea ltà,
co me un «amico» ma un a mico
«esige nte».
Il mand ato de l Papa non è rim a-
sto nel ge nerico, non si è fermato
all a sola esortazio ne «a camminare
con Cristo» in qu el pe ll egrin aggio
che è la vita di ognuno, ma ha mo-
strato le consegue nze de l pro prio
«sì» a «servire i fratelli e La società»,
a «promuo vere e sostenere la digni-
di ogni essere umano», a «rispet-
tare, d~fendere e prom uo vere i dirit-
ti della persona».
Nessun a blandiz ia, nessun co m-
pro messo, ness un a co ncess ion e nei
d isco rsi de l Papa che è stato, a nzi,
qu asi du ro, se nz'a ltro scomodo :
«Cristo sta in mezzo a voi per chie-
dervi personalmente se volete se-
guire con decisione la via che Egli
vi indica, se siete disposti ad accet-
LA PRESENZA SALESIANA
A SANTIAGO
Salesian i, Figlie di Maria Ausiliatrice con i loro giovani sono stati
presenti almeno in duemila e a diversi livelli. Certo non hanno avuto
«catechesi» particolari per loro così come è stato per Comunione e
Liberazione , Focolarini , Neocatecumenali, Opus Dei, Azione Cattolica,
Sichem .. . purtuttavia è stata una presenza significativa per l'apporto
dato . Dal supporto «organizzativo» dato senza risparmio in soldi ospi-
talità e personale dall 'lspettoria di Leòn che fra l'altro si è sobbarcata
interamente il peso dello spettacolo al Monte de Gozo, alla casa di
Santiago che ha accolto ed ospitato generosamente quanti ha potuto
così come ha fatto la casa di Lacorufla. Salesiani e Figlie di Maria Ausi-
liatrice spagnoli hanno portato cinquecento giovani del Movimento
Giovanile Salesiano ed altrettanto hanno fatto le Figlie di Maria Ausilia-
trice italiane . Un nutrito gruppo è venuto anche dalle lspettorie di No-
vara, Torino , Genova e Napoli.
Non sono mancati pellegrinaggi particolari come quello ciclistico
guidato dal direttore dell 'Oratorio di Valdocco don Giovanni Moriondo.
Altri giovani «salesiani» hanno partecipat o con le loro diocesi e par-
rocchie . I Cooperatori Salesiani con due membri di cui Maria Teresa
Martelli della consulta mondiale, e le Associazioni delle Figlie di Maria
Ausiliatrice con uno hanno anche preso parte ai lavori del Forum. Fra i
vescovi è poi da sottolineare la presenza del vescovo salesiano mon-
signor Kebrau , ausiliare di Port Au Prince , che ha partecipato nella sua
qualità di responsabile per la pastorale giovanile della Conferenza Epi-
scopale Latino-Americana (CELAM).
LO SPETIACOLO
AL MONTE DEL GOZO:
CAMMINO, VERITÀ E VITA
Così co me a Buenos Aires l'incontro con il Pa pa ed i giovani è stato
introdotto da uno spettaco lo giovanil e. Quello di Santiago è stato pre pa-
rato inte ra mente, testi, musica e attori, da·sa lesia ni e gio va ni dell'lspetto-
ria di Le6 n. In tre mesi è stato reali zzato uno spettacolo degno di atten-
zio ne che, fra l'a ltro, ha conse ntito così come era stato concordato fra g li
organ izzatori ufficia li ed i sa lesiani di tras mettere un messaggio giovanil-
me nte efficace.
Lo spe ttacolo si è artico la to in tre nuclei, uno per il «cammino», uno
per la «verità» ed uno pe r la «vita». Si è trattato di mimi, danze e ca nti in
mu sica rock, alcuni de i qu a li già composti per lo spettacol o su San G io-
vanni Bosco ed altri co mposti per l'occasio ne. Uno spe ttacolo dunque
prodotto da ll'Jspettoria sa lesia na «Sa ntiago el.Mayorn di Le6 n, diretto e
coordinato dal sales iano An to nio Garcia Martinez, con testi scri tt i dai sa-
les ia ni Anto nio Ga rcia, Anto nio Go nzales, Hermin io Ho tero, Siro Lopez
e Carlos Jul io Al o nso. C hi l'ha seguito vera mente sa che è stato uno spet-
tacolo apprezzato da l Papa e dall a massa dei partecipanti. Q ua lcu no ha
pre fe ri to fischi are e disturba re preso dall a fretta e voglia di ascolta re
Giova nni Pao lo Il ma è pro prio il caso di di re che c'è sempre... un cattoli-
co più catto lico.

2.3 Page 13

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FORUM INTERNAZIONALE
E PASTORALE GIOVANILE
ECCLESIALE
Quando si parla di Giornata Mondiale della Gioventù si pensa imme-
diatamente all'incontro di tanti giovani con il Papa. In realtà esistono altri
momenti, forse meno suggestivi c_ertamente, ma di grande importanza ai
fini del rapporto Chiesa-giovani. E il caso del Forum internazionale svol-
tosi a Santiago dal 13 al 15 agosto. «Questo Forum, ha dichiarato il presi-
dente del Pontificio Consiglio dei Laici per i Laici cardinale Eduardo Pi-
ronio, attraverso la riflessione personale e partecipata, delle testimonian-
ze, della preghiera e della convivenza silenziosa vuole trasformarsi in ge-
neratore di speranza». Per ottenere ciò si sono selezionati i partecipanti
(221 «dosati» per Paesi, Movimenti ed Associazioni) e si è scelto un luogo
«appartato», un college esclusivo concesso da una locale cassa di rispar-
mio. l rapporti fra il Forum e la stampa non sono stati buoni: si è voluto
che i giornalisti non disturbassero con i loro raids un dibattito che poteva
forse essere anche «incandescente»; alla stessa conferenza stampa quoti-
diana se si eccettua l'ultima giornata tenuta dallo stesso cardinale Pironio
è stata inviata a «riferire» sui lavori gente assolutamente impreparata per
tale compito. A parte queste doverose, per un giornale, annotazioni c'è da
dire che i giovani partecipanti al Forum hanno lavorato sodo attraverso
alcune tre linee guida: «I giovani alla ricerca del senso e della pienezza
della vita», «Cristo incontra i giovani d'oggi», «Annunciare e testimonia-
re Cristo oggi». Nel dibattito sono affiorate diverse tendenze e metodi
pastorali: da quelli più incarnati nella realtà quotidia na con tutti i proble-
mi della vita e della storia a quelli più «spirituali». Pironio ha sintetizza to
in tre parole le nuove tendenze pastorali: comunione, partecipazione e
formazione. Sono tre parole «necessarie» che tracciano a movimenti e
associazioni ecclesiali piste di lavoro e di crescita. Aldilà di tutto mi pare
che l'esperienza complessiva di Santiago abbia fatto vedere anche il ri-
schio di una pastorale giovanile incapace di penetrare le masse e sono
immense che non vivono l'happening ecclesiale. Si pone in altri termini il
problema pastorale dei movimenti e associazioni tra di loro e fra questi e
tutti i giovani del mondo. È il problema di una missiona rietà che non è
automatica ma che esige capacità di linguaggi nuovi, proposte non vaghe
a livello di metodo , scelte di campo insomma. È il problem a del portare il
dibattito e perciò l'annuncio cristiano fuori dal tempio per dirla con padre
Sorge.

2.4 Page 14

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tare la sua verità, il suo messaggio
di salvezza, se desiderare vivere pie-
namente l'ideale cristiano».
Una decisione da prendere «sen-
za paura», anche se va contro il
«permissivismo del mondo moder-
no, che nega o minimizza l'autentici-
tà dei princìpi cristiani», un mondo
«dove è fa cile e piacevole respirare
questa mentalità corrotta e soccom-
bere al desiderio passeggero».
Coloro che agiscono in questo
modo, però, «non seguono né ama-
MUSICA, DANZE,
CINEMA E TEATRO
Il suggestivo scenario architettonico di Santiago di Compostela ha
fatto da sfondo non soltanto a oltre trecentomila giovani ma anche a
tutto quello che in «espressione» questi rappresentano. Zaino, basto-
ne da pellegrino, conchiglia, foulard e maglietta colorata... spesso an-
che la chitarra. Proprio in questo caso si direbbe l'abito ha fatto il mo-
naco. E così per le strade della cittadina medievale la musica ed i canti
sono esplosi in tanti idiomi. Alla spontaneità dei gruppi si sono aggiun-
te tutta una serie di manifestazioni ufficiali nella settimana «previa» al-
l'incontro con il Papa.
Si è incominciato con lo spettacolo «Galicia ecoge a los peregrinos»
sulla piazza della cattedrale la sera del 15 agosto. Uno spettacolo
composito e «paesano» concluso con i fuochi pirotecnici dove hanno
avuto la meglio la «tuna», sorta di complesso musicale goliardico, della
Facoltà di medicina dell 'Università di Santiago ed il gruppo di ballo del-
la Collegiata del Sar. Buon successo hanno avuto anche i Focolarini di
Gen Rossç> con il loro «Concerto per la pace» : ci è sembrato comun-
que un messaggio un po' troppo soft. Significativa poi la presenza a
Santiago della giovane Orchestra Sinfonica Europea che ha eseguito
musiche di Bach e Beethoven così come non sono mancati altri con-
certi : da quello della cantante Margherita Zimmermann all 'organista
Manuel Gesto. Sono stati anche proiettati tre film fra cui l'italiano «La
messa è finita» : una scelta certamente discutibile. Viva partecipazione
di pubblico ha avuto anche la musica di Victor Ulate e la rappresenta-
zione teatrale «La Pasion» del gruppo El Corsario. Ingiustamente rele-
gato in orari e luoghi impossibili, quest'ultimi per la capienza limitata, i
musicals «Forza venite gente» e «Don Bosco» . Ho assistito a quest'ul-
timo spettacolo preparato dai giovani dell 'lspettoria salesiana di Ma-
drid : è un lavoro musicalmente coinvolgente , scenograficamente effi-
cace e dal messaggio immediato. Chissà che non si riesca a vederlo in
Italia!
Foto José Mena - Madrid
no Cristo», perché amare significa
«camminare insieme nella direzio-
ne verso Dio che è l'origine del-
l'amore».
Ecco il mandato d'essere «testi-
moni dell'amore» che il Papa ha af-
fidato con fiducia ai giovani a San-
tiago: «Siete disposti a seguire la
chiamata di Cristo attraverso il sa-
cramento del matrimonio» in una
società che non accetta gli insegna-
menti di Gesù e prende le direzioni
«dell'edonismo, del divorzio, dell'a-
borto, del controllo delle nascite,
dei contraccettivi?».
E ancora: siete disposti «a difen-
dere la vita umana» con la massi-
ma cura in tutti i momenti; anche
nei più difficili? A vivere a difende-
re l'amore «attraverso il matrimo-
nio indissolubile» (perché il matri-
monio (<non è un semplice contratto
che si può rompere arbitrariamen-
te»)? A proteggere (<la stabilità del-
la famiglia che favorisce l'educa-
zione equilibrata dei figli, sotto la
protezione dell'amore paterno e
materno che si completano recipro-
camente?».
Questa è la «testimonianza cri-
stiana» che il Papa si attendé dai
giovani. Essere cristiani, infatti, vuol
dire dare testimonianza dell a veri-
cristiana. E questo significa oggi
soprattutto <<mettere in pratica il
senso autentico che Cristo e la Chie-
sa danno alla vita e alla piena rea-
lizzazione dei giovani attraverso il
matrimonio e la famiglia ».
Essere testimoni dunque - an-
che testimoni-martiri, se necessario
- di fronte a tutti quei giovani che,
nel mondo intero, sono alla ricerca
«della via, della verità, dell a vita»,
ma «non sanno dove andare».
Un programma di vita e di com-
portamento, quello tracciato da
Giovanni Paolo rr a Santiago e sin-
tetizzato quasi in due suoi slogans:
«Non abbiate paura di essere santi»
e «Siate testimoni di Cristo nel
quartiere e nell a scuola, nell'univer-
sità e nella fabbrica, nei luoghi di la-
voro e di divertimento».
Le giornate di Santiago sono or-
mai state consegnate alla storia, co-
me quelle di Buenos Aires del 1987.
L'appuntamento del Papa coi
giovani di tutto· il mondo è per il
1991 in occasione della VI giornata
mondiale della gioventù. La prossi-
ma giornata del '90, come vuole la
prassi ancor giovane dell'i niziativa,
non prevede infatti un raduno inter-
nazionale di giovani.
Arrivederci al '91, dunque. Pro -
babilm ente, in Africa.
Silvano Stracca
Giuseppe Costa

2.5 Page 15

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-----------sB-
1 OTTOBRE 1989· 15
Foto SAF
Le origini storiche
di una figura che nasce
con Don Bosco e che
è andata col tempo
perfezionando
la sua vocazione
religiosa-laicale.
Quella che nel linguag-
gio corrente si è soliti definire «Fa-
miglia salesiana» nel senso di una
«comunità» che si riconosce in Don
Bosco, si è andata nel tempo allar-
gando, arricchendosi di nuovi ap-
porti in risposta alle esigenze di un
mondo in costante mutamento. Ma
c'è, nell'ambito della grande «fami-
glia», una figura la cui origine si
confonde con la nascita della Con-
gregazione, e che con essa ha cam-
minato di par.i passo, sia pure alter-
nando momenti di forte presenza a
periodi di caduta d'interesse. Stia-
mo parlando della figura del sale-
siano coadiutore, cioè del laico che
vive la sua vocazione religiosa-lai-
cale a servizio della missione sale-
siana.
Chi è il salesiano coadiutore?
Quale posto occupa oggi nella
Congregazione? Quali sono i suoi
compiti? A quali criteri si ispira la
sua formazione? A queste e a molte
altre domande intese a sempre me-
glio configurare personalità, ruolo,
presenza del coadiutore risponde
esaurientemente uno studio pubbli-
cato dalla Editrice SDB, frutto del

2.6 Page 16

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16 · 1 OTTOBRE 1989
lavoro di una équipe formata da
don Barroero, don Midali, don Na-
tali, don Semeraro e don Vecchi,
coordinata dal Dicastero per la for-
mazione. Le riflessioni proposte
lungo le oltre duecento pagine of-
frono molteplici spunti. Impossibile
qui richiamarli tutti. Ma c'è una fra-
se, colta nelle conclusioni finali, che·
riassume con lapidaria chiarezza
l'intera materia: «La figura del sale-
siano coadiutore è sempre stata,
nella storia, in tempi di floridezza e
in tempi di crisi, una figura amata.
Innanzitutto e più di ogni altro, da
Don Bosco».
Segno dei tempi
È vero: Don Bosco amo I co-
adiutori. Si potrebbe dire di più: li
considerò indispensabili allo svol-
gimento della sua missione. Egli
colse con limpida visione quello
che oggi chiameremmo il «segno
dei tempi». Visse infatti in un'epoca
in cui il rinnovamento delle con-
gregazioni religiose apriva nuovi
spazi al laicato cattolico, quasi a ri-
prendere una tradizione, che si era
interrotta, ma che affondava le sue
radici nei secoli in cui i monaci era-
no in prevalenza laici. Come non
ricordare che i primi compagni di
San Francesco erano per la mag-
gior parte laici? Lo stesso San Do-
menico aggregò ai suoi seguaci sa-
cerdoti i «frati conversi», laici ai
quali erano affidate le responsabili-
tà materiali dei conventi, in nulla
diversi , almeno in origine, dai con-
fratelli sacerdoti quanto a stato re-
ligioso. Ma più ancora di questi
esempi, a definire i nuovi indirizzi
emersi nel XIX secolo è l'esperien-
za storica di San Francesco di Sa-
les, che consentì di tornare a parla-
re con pienezza del «diritto alla
sa ntità dei laici».
Don Bosco recepì questo indiriz-
zo tanto da metterlo in primo piano
nella sua Congregazione, aperta ai
preti e ai laici, uniti dalla comune
spinta alla perfezione e alla carità
cristiana. È dunque questo «motivo
altissimamente soprannaturale»,
afferma lo storico salesiano don
Braido, che viene in luce, «come vo-
lontà di estendere, quanto più fosse
possibile, una esperienza e una per-
fezione cristiana elevata e nobile al
maggior numero di anime, di tutte
le categorie».
Se queste furono le motivazioni
di fondo , a diventare incalzante fu
la necessità di contare su «maestri
d'arte» ·a llo rché Don Bosco, a ciò
spinto dalla sua esperienza del la-
voro manuale (aveva fatto, come è
noto, una gran quantità di mestieri),
istituì i laboratori professionali per i
suoi ragazzi. Non era facile trovarli
come lui li voleva, e cioè in grado di
abbinare perizia professionale e at-
titudini morali ed educative. Vide la
soluzione nella scelta di collabora-
tori laici preferibilmente residenti
in forma stabile nell'Oratorio o pro -
venienti .da esso. La delicatezza di
Don Bosco si spinse fino a qualifi-
care questi collaboratori non come

2.7 Page 17

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- - - - - - - -- -- s8-
UN'AZIONE APOSTOLICA
IN FAVORE DEI GIOVANI
«(Il salesiano coadiutore) sente una chiamata da Dio. La sua è una
vocazione vera e originale : donarsi al Signore in una maniera totale ,
mettendo a disposizione del Regno e le sue capacità e qualità di uomo
e le sue competenze professionali. Queste, assunte nella sequela ra-
dicale di Cristo , vengono finalizzate alla salvezza dei giovani. Dio , chia-
mandolo, lo consacra, lo unisce particolarmente a sé e alla sua opera
e gli comunica il suo Spirito perché viva in pienezza la grazia e la fede
ricevute nel battesimo. In questo modo si colloca, come il salesiano
presbitero, nel cuore della Chiesa, alla cui missione partecipa pubbli-
camente attraverso l'impegno giovanile e popolare della Congregazio-
ne salesiana. Per mandato della Chiesa e nel suo nome educa ed
evangelizza nei settori e secondo lo stile dell 'apostolato salesiano.
E attraverso questo apostolato, pubblicamente riconosciuto , anima
cristianamente l'ordine temporale a cui lo ricollega , anche dopo la pro-
fessione religiosa, la sua vocazione laicale. Le forme che assume la
sua azione apostolica sono molteplici secondo quanto richiede oggi la
missione salesiana in favore dei giovani . Lo si vede dunque , sempre
con competenze specifiche e con spirito apostolico, impegnato nella
preparazione dei giovani per il lavoro ; coinvolto nell 'insegnamento e
nell 'animazione del tempo libero ; occupato nella progettazione , nel-
l'amministrazione e nel mantenimento delle opere ; impegnato nella
comunicazione sociale per l'educazione e l'evangelizzazione della
gente umile ; dedicato alla ricerca scientifica e alla creazione artistica ;
pronto a dare un contributo insostituibile nelle frontiere missionarie».
Dal volume Il salesiano coadiutore, Edizioni SOS)
«dipend enti » (essi ricevevano un a
retribu zio ne perché, diceva il San-
to, le lo ro ca pacità vanno «be n pa-
gate»), be nsì come «coadiu tori».
Àiutare Don Bosco
Nel primo ventenn io di vita del-
l'O ratorio, le persone denominate
«co adiu tori » furono non più di un a
ve ntina ; ma gi à da a llora esse si in-
serirono stabilme nte, in form a fa-
mili are, nel tessuto connettivo di
Valdocco, do minato da ll a presenza
di Don Bosco. Non e ra nell e loro
in te nzio ni accetta re una rego la o
pre nd ere i voti: vol evano stare con
Do n Bosco, aiuta rlo a re alizzare il
suo progetto. Anda va così de li-
nea ndos i la figu ra de l «sa les iano
coad iu to re». Ess a no n trovò a ncora
co ll ocazione nell 'a tto fo rm a le di
nascita de ll a Socie tà di San Fra nce-
sco di Sales, il 18 dice mbre 1859.
Ma so lo du e mes i più ta rdi, il 2 fe b-
bra io 1860, avve nn e l'accettazio ne
del primo socio la ico. Si chi a mava
Giuseppe Ro ss i, di Matteo, 24 an ni
e fu ammesso all a pratica dell a Re-
gol a dell a Società, cio è, nelle in te n-
zioni di Don Bosco, all a «prova de l
noviziato». Qu attro anni dopo, il
giova ne Rossi e mi se i voti trienn ali,
fece i voti pe rpetui nel 1868 e mo rì
sales ia no il 28 o ttobre 1908. Ecco
dunque che nella te rminologia sale-
siana usa ta nei documenti uffi cia li
compa re, accanto a sacerdoti e
chierici, il coadiutore.
Giuse ppe Rossi no n rim ase solo.
Gli si affianca rono Fede rico Ori-
gli a, f actotum. ammin istrativo, G iu-
seppe G aia, cu oco, Andrea Pelazza
pe r 40 a nni legge nd a rio incaricato
dell a tipografi a e della carti era sa-
lesiana, Pi etro Eri a che fu in sosti-
tuibil e inferm iere di Don Bosco, e
molti altri. Al cuni fece ro parte de l-
la prim a spedizio ne missio na ri a sa-
les iana in Arge ntin a. Asso lv eva no
a un a mo lteplicità di impegni e di
ma nsio ni. Ma l'anim a e la finali tà
de l coadiu to re le si cogli e so lo se si
1 OTTOBRE 1989 · 17
vede in lui un aposto lo e un educa-
to re, un «vero opera io evange lico»
com e diceva Do n Bosco. li qu ale
aggiu ngeva: «La Co ng regazio ne di
Sa n Francesco di Sales è un a radu -
na nza di preti, chierici, la ici... i qu ali
desiderano unirsi insieme pe r fa rsi
de l be ne tra lo ro e fa rlo agli a ltri».
L'i nse rimento de i coadiutori nell a
Con g regazion e avve nn e co n gra-
du a lità, ma con se mpre magg iore
decisio ne, sia pe r quanto ri guard a
la lo ro fo rm azione, sia per qu a nto
rig uarda le mansio ni lo ro affid ate.
E nel di scorso che Do n Bosco ten-
ne nel 1883 a i 22 novi zi, a S. Beni -
g no C anavese, molti hanno visto il
pensiero definitivo del Sa nto su
ques ta fi g ura salesiana: «Ho biso -
g no di a iu ta nti - disse - . C i so no
co se che preti e chieric i no n posso-
no fa re e le fa re te voi... co me di ri-
genti... E siccome dovrete presiede-
re ad altri, dove te prima di tutto da-
re il buo n esemp io».
Da allora la fi gura del coadiu tore
è andata via via foca lizzandosi co n
se mpre maggio re precisio ne, specie
ne l corso dei Capito li generali dell a
Co ng regazio ne. Non so no tuttavia
mancati mome nti in cui l'a tte nzio ne
verso i coadiutori ha subìto qu alche
calo di inte nsità, ma i Supe riori so-
no se mpre sta ti pron ti a inte rve nire.
Così Do n Ru a, primo successore di
Don Bosco, ne l 1906 richia mava l'e-
sigenza di dimostrare «con i fatti e
non sol o con le parol e, di tene re i
co adiuto ri qu ali nostri frate lli». La
consid erazio ne verso i coadiutori e
la lo ro mi ssione apostolica ed edu -
cativa è dimostra ta dai pressanti in-
viti da i Rettori a favorire le voca-
zion i in questo campo, a nche per ri-
spo ndere a ll e mo lte richi este di
co nfrate lli coadiutori, ch e pro ve ni-
va no da lle varie lspettori e e da ll e
zo ne di mi ss ion e.
È pa rte ndo da qu est i tratt i storici
- qu i ri chia mati a g randi linee -
che lo studi o d i cui c i siamo occupa-
ti affronta i temi dell 'ide ntità voca-
zio na le del salesiano coa diuto re,
de ll 'essenziale reciprocità fra sale-
sia ni la ici e sales iani presbiteri, del-
la vita spiritua le, dei compi ti, de ll a
fo rm azio ne de l coadiutore. Co n
l'in te nto di rendere la Co ngregazio -
ne se mpre p co nsapevo le, a tutti i
live ll i, de ll'autentica id e ntità de l sa-
lesiano la ico.

2.8 Page 18

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18 · I OTTOBRE 1989
OBIETTIVO es
Gela
SALESIANI, NON SI VA
IN VACANZA E·NON SONO
SOLO CANZONETTE
2 GIORNATA ECOLOGICA
CITTAI o, GELA
onn Puurn r Ptu' Bfltn ,

2.9 Page 19

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- - - - - - -#1-
1 OTTOBRE 1989· 19
L'esperienza estiva
salesiana in una città
«a rischio». Una
formula che concilia
vacanze ed impegno.
Esperienze simili in più
parti d1talia.
Proprio mentre a quat-
tordici chilometri dalla città di Gela
una ennesima vittima s'aggiungeva
alle tante fatte dall'assurda faida
mafiosa che la insaguina da troppo
tempo - anche se il fenomeno ma-
fioso in questi termini qui è recente
- , al villaggio Aldisio, quartiere
dove ha sede l'opera salesiana, cin-
quecento ragazzi del GREST e al -
trettanti adulti davano vita ai «Gio-
chi di Quartiere». È soltanto questa
un'immagine contrastata e contrad-
dittoria di una città del Sud che al
. suo interno unisce semi di folle e lu-
cida violenza con semi e segni di
speranza con risorse umane quoti-
dianamente destinate al bene. Gela
è una città che in trent'anni ha visto
triplicare i suoi trentamila abitanti
degli Anni Cinquanta: la presenza
sul posto di uno dei più grossi stabi-
limenti petrolchimici d'Europa ne
ha fatto un polo d'attrazione e di
sviluppo per l'intera Sicilia. Pur-
troppo tale crescita, reale e non fit-
tizia, non è avvenuta in maniera or-
dinata e omogenea : interessi di spe-
culatori in combutta con politici al -
trettanto interessati e uno Stato in
ritardo o assente con le sue istitu-
zioni nel territorio e sulla società,
han fatto di questa città un coktail
per certi aspetti socialmente esplo-
sivo e levantino. Ragazzi e giovani,
qui in gran quantità, ne sono fedeli
sensori e indicatori quando non le
vittime come nel caso dei drop-out,
dei tossicodipendenti, dei corrieri e
dei killers pagati cinquecentomila
lire per morto ammazzato. [n que-
sta realtà in continua crescita e tra-
sformazione operano dal 1955 an-
che Salesiani e Figlie di Maria Ausi -
liatrice. li loro impegno educativo
è vario e scorre soprattutto attra-
verso corsi di formazione profes-
sionale (CNOS e CIOFS) frequen-
tati da oltre seicento ragazzi e era-
gazze, e le tante attività di un orato-
rio - centro giovanile al cui inter-
no operano due polisportive, un ci-
necircolo socio-culturale, varie al-
tre organizzazioni. L'opera salesia-
na consta anche della parrocchia
mentre le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce in altri due quartieri reggono asi-
li e scuole elementari.
E l'estate? L'estate in una città co-
stiera per i ragazzi è.il mare o la stra-
da specie quando gli amministratori
locali non sono stati capaci di co-
struire strutture pubbliche a loro
servizio. Convinti che il tempo libe-
ro, ed i ragazzi proprio in estate ne
hanno tanto, è un po' come le favole
di Esopo nel senso che in esso pos-
sono realizzarsi cose buone e meno
buone, gli educatori salesiani si sono
rimboccate le maniche e, accenden-
do la fantasia con i colori d'un velie-
ro all'insegna del «Ti voglio bene>>,
hanno dato all'oratorio-centro gio-
vanile un'immagine estiva e vacan-
ziera ma non per questo disimpe-
gnata. Tutt'altro. All'oratorio di Ge-
la, il Gruppo Estivo, il GREST - è
di questo che vogliamo parlare - ,
è una esperienza collaudata da oltre·
un trentennio sebbene tutti gli anni
abbia qualcosa di nuovo.
«Ovviamente quand'ero ragazzo
io - dice Carmelo La Cognata, un
ex allievo quarantenne che non di-
sdegna ancora la partitella serale
all'oratorio con il figlio ai bordi del
campo a far da tifoso - qui non c'e-
rano tante ragazze tanti giovani
così alti ed elegantemente vestiti al-
la Jovanotti o alla Vasco Rossi. Non
c'era il basket, le lattine di Coca co-
la e Sprite e nemmeno un comples-
so musicale attrezzato di tanti stru-
menti. Tutt'al più potevamo acqui-
stare un ghiacciolo alla fragola o al
limone per venticinque lire». In
realtà il colpo d'occhio del cortile
salesiano, per chi l'ha potuto dare,
in quel caldo pomeriggio di mezz'e-
state, è di quelli che fanno bene al
cuore e rassicurano sul futuro della
propria società. Sotto i portici af-
follati è possibile leggere: «Ogni
mattina, in Africa, una gazzella si
sveglia. Sa che dovrà correre più in
fretta del leone, o verrà uccisa.
Ogni mattina, in Africa, un leone si
sveglia. Sa che dovrà correre più
della gazzella, o morirà di fame.
Quando il sole sorge, non importa

2.10 Page 20

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20 · 1 ()TTOBRE 1989
oratorio 0
fgaterag~
con~
musica. sport e tea
se tu sei un leone o una gazzella: sa-
meglio che cominci a correre».
Bella, no?
Intanto proviamo a guardare
questo GREST all 'interno mentre i
suoi giovani membri a piccoli grup-
pi seguiti da vigili animatori s'av-
viano alla stazione ferroviaria per
andare alla spiaggia di Falconara su
apposite vetture messe a disposi-
zione del Compartimento ferrovia-
rio di Palermo - e qui si dimostra
come un «ramo» ferroviario consi-
derato «secco» dal commissario
FF.SS. Schimberni può dare frutti
- ; oppure mentre su otto pullman
vanno in gita alle Gole dell'Alcan-
tara, ai boschi di Piazza Armerina e
a Bulala scoprendo il proprio stesso
territorio o al parco-zoo di Pater-
con una puntata alla Plaja di Ca-
tania; oppure mentre, «gemellan-
dosi» con un simi lare gruppo di Ca-
nicattl, si incontrano con il sindaco
scambiandosi saluti e doni; oppure
mentre pregano, cantano, recitano,
vanno in bicletta, puliscono la
spiaggia. Proprio così: nell'ambito
di una giornata ecologica l'anno
scorso questi ragazzi hanno pulito
la spiaggia assieme ad altre orga-
nizzazioni e meritano su segnala-
zione dell'ENICHEM di Gela una
targa da parte di MAREVIVO. A
noi è stato dato il piacere di assiste-
re poi ad una serata-durante la qua-
le veniva intervistato un «ospite
IA sinistra: immagini dell'attività
es·tiva all'oratorio di Gela.
A destra: ritagli di giornale.
La stampa locale ha dato, un po '
dappertutto, ampi resoconti
dell'attività estiva salesiana.
d'onore», per lo più un amministra-
tore o comunque operatore pubbli-
co. Sono passati i membri dell'Am-
ministrazione comunale, il direttore
dello stabilimento EN ICH EM di
Gela dottor Gregorio Mirone, il
presidente dell'ADAS Salvatore
Granvillano; tutti incontri durante i
quali questi ragazzi hanno dimo-
strato di non essere so ltanto fe-
staioli e vacanzieri ma attenti os-
servatori del proprio territorio e
dei problemi civili ed umani che
l'attraversano.
Ci si avvede immediatamente
che dietro questo coloratissimo
«cantiere» c'è una strategia educa-
tiva che fa uscire il GREST dalla
episodicità effimera di un'estate,
l'aggancia al lavoro educativo di un
intero anno e s'innesta sulla stessa
crescita dei cittadini del domani. Se
ne sono accorti quanti, intuendo
questa realtà, l'hanno in tanti modi
sostenuta: dall'assessore comunale
ai servizi sociali, Salvatore Tilaro,
che ha concesso un contributo di
ventiquattro milioni al presidente
della provincia Cigna che in quanto
responsabile dell'Azienda del Turi-
smo ha garantito tutta una serie di
spettacoli destinati all'animazione
dell'intero quartiere ; dal direttore
dell'ENICHEM che fornendo tutta
una serie di piccoli e grandi «sup-
porti» ha consentito che l'esperien-
za andasse avanti per quasi due me-
si e che i Salesiani si sentissero me-
no soli nel loro lavoro, al presiden-
te dell'ADAS che oltre a parlare di
donazione di sangue ha dato i pre-
mi per il campionato di basket ed
infine agli stessi genitori che non
soltanto hanno dato un loro contri-
buto finanziario, piccolo ma tanto
grande moltiplicato cinquecento,
ma si sono spesso ritrovati a fianco
a fianco con i loro figli all'oratorio
o sulla spiaggia.
Ecco: questa cooperazione fra
enti locali, industria, gruppi inter-
medi, famiglia ed educatori salesia-
ni ci sembra una delle idee-forza
per capire il successo del GREST o
dell'impegno educativo in genere.
Altra idea-forza è quella degli ani-
matori, cioè la presenza di una ses-
santina di giovani volontari che
hanno affiancato don Salvino Raia,

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-
- - - - - - - - - -~
-
1
È «ESTATE RAGAZZI»
DA TRIESTE IN GIÙ
le attività estive salesiane sono tante: Salesiani e Figlie di Maria Ausi-
liatrice in piccoli e grandi centri cercano di rispondere come meglio pos-
sono alla «domanda». Presentiamo una carrellata di iniziative ji·a quelle
di cui siamo venuti a conoscenza.
L'Oratorio Don Bosco di Trieste l'ha chiamata «Est'ate Ragazzi» e si è
impegnato per cinque settimane dal 26 giugno al 28 luglio. «Con questa
iniziativa, ci ha detto il direttore dell'Oratorio, cade quel solito luogo co-
mune che fa dell'estate una stagione di disimpegno. Durante queste setti-
mane abbiamo avuto un po' di spazio in più per la preghiera e di offrire
maggior disponibilità di ascolto ai problemi della famiglia. «Estate Ra-
gazzi» a Schio e Tolmezzo dove per il GREST hanno tirato in ballo i «pi-
rati» e per oltre seicento ragazzi è stata una festa di sette settimane..
Qui grazie anche alla sensibilità del Comune e della Croce Rossa sono
stati inseriti anche ragazzi disabili. A Castel di Godego poi i ragazzi avvi-
cinati sono stati 1300 e gli animatori 180. Si è trattato di una iniziativa che
ha coinvolto le parrocchie di Castelfranco, Duomo, Postumia, Villarazzo,
Vallà, Riese Pio X, Poggiana, Loria, Bessica. La struttura delle giornate è
consistita in momenti di riflessione, canto e preghiera, corsi di recupero
scolastico e corsi musicali, attività manuali e gioco, che ha scatenato la
fantasia di tutti : olimpiadi umoristiche, giochi sull'acqua, cacce al tesoro
fotografiche ad Asolo. I vari paesi poi hanno anche vissuto attività comu-
ni in piscina, al mare, a «Padovaland». Significativi momenti di incontro
sono stati il torneo di pallavolo serale, la gita a Valle di Cadore, e i riusciti
Giochi senza Frontiera a Postumia a cui hanno assistito ben duemila e
cinqtfecento persone. A Fossano in Piemonte hanno pensato ai giovani
più grandi e l'hanno chiamato «Estate Giovani '89» per i giovani dai 16 ai
25 anni. Anche qui sostegno da parte dell'Amministrazione comunale.
Dal 1° al.29 luglio molti giovani fossanesi si sono impegnati in: tornei, pi-
scina, camminate notturne, treeking in montagna, raids in bici, evening
performances, week-end al mare, spettacoli, campi di animatori. Sempre
a Fossano si è svolta anche l'Estate Ragazzi. Cosl come a Venezia Castel-
lo : anche qui l'iniziativa è stata estesa all'intera zona pastorale.
I ragazzi di Bra in Piemonte hanno tradotto in gioco nientedimeno che
la rivoluzione francese nel suo bicentenario. Pagando una quota di iscri-
zione di 30.000 lire per il primo turno e di 15.000 lire per ciascuno degli
altri due, i ragazzi e le ragazze, trasformati per l'occasione in giacobini e
sanculotte, cordiglieri e brissottine hanno avuto molte possibilità per gio-
care e divertirsi : dai corsi di fotografia ai puzzles, dalle attività teatrali e
musicali ai corsi di avvicinamento allo sport. Non sono mancati gli ap-
puntamenti in piscina, gite e proiezioni di film. Anche qui l'Amministra-
zione comunale ha dato un sostegno. Attività estive anche dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice di Masone dqve «bisogna esserci stati» per capire.
Scendendo verso il Sud, ecco Andria: !'«Agosto Ragazzi» è stato chia-
mato «Andriasìa» ed anche qui: musica, sport e teatro. Anche nelle grandi
città si sono svolte iniziative. Ecco Napoli. «Neapolis 89: costruiamo la
città» è stato il tema di fondo del Centro sociale Don Bosco. Per gli oltre
200 ragazzi che hanno aderito all'iniziativa ma anche per tanti genitori ed
anziani che hanno svolto il ruolo di «guide», il periodo estivo è trascorso
all'insegna d1 gare sportive, teatro, musica, momenti di preghiera, gite di
gruppo e feste di piazza: un modo diverso - ha scritto Mariano del Pre-
ite sull'«Osservatore Romano» del 10 agosto 1989 - per vivere l'estate
metropolitana, in spirito di comunione ed amicizia, con lo sguardo rivolto
ad una città che «chiede» soltanto di essere guardata con occhi nuovi per
svelare bellezze insospettate. GREST ancora in Sicilia: Alcamo, Trapani,
Catania, Noto, S. Cataldo, Riesi, Messina.
1 OTTOBRE 1989 21
don Raffaele Giammello e don Vin-
cenzo Schilirò.
Questi giovanotti e signorine che
con motivazioni, riteniamo religio-
se almeno in molti di loro, fanno un
impegno sociale e civile, ad essi
vanno aggiunti anche due giovani
obiettori di coscienza in servizio
proprio all'oratorio di Gela, dimo-
strano che lo spessore dell'impegno
a favore dell'uomo si rafforza an-
che se le attenzioni dell'opinione
pubblica si rivolgono spesso soltan-
to là dove si accendono i riflettori
dello spettacolo: si pensi ai clamori
dei vari meetings. Cosa spinge in
parti<::olare questi ragazzi ad impe-
gnarsi in attività? Ecco qualche ri-
sposta. Per la sedicenne Mariella è
un generico «fare qualcosa per gli
altri» mentre per la ventenne Giusy
che «guardava con invidia a tante
sue coetanee esprimere nella gioia
della donazione la loro vitalità è il
desiderio di poter fare qualcosa per
la propria città». Non mancano ri-
sposte più pensate: e così Gaetano
Belladonna iscritto al terzo anno
d'ISEF dichiara: «Sono ormai alla
quarta esperienza èli animazione
estiva del quartiere. Vado sempre
più convincendomi che la costru-
zione di una città a misura d'uomo
passa attraverso l'impegno volon-
tario e gratuito di chi crede, per fe-
de religiosà, che ciò è possibile»,
mentre Aurelio, ultimo anno di eco-
nomia e commercio, precisa: «Que-
st'anno all 'animazione dei ragazzi
abbiamo aggiunto l'animazione del
quartiere. Lo abbiamo fatto perché
convinti che gli adulti vogliano es-
sere coinvolti almeno tanto quanto
lo sono i ragazzi. E ne sono rimasti
entusiasti».
Due mesi estivi insomma trascor-
si all'insegna dei «Ti voglio bene»
serigrafato su mille magliette così
come l'anno scorso hanno dato una
strizzatina d'occhio all' Europa ma
sempre con la partecipazione cora-
le di tutti.
Assistendo sul finire delle attivi-
tà ad un festival di canzoni per
grandi e piccini, proprio grazie ad
una animazione attenta agli obietti-
vi generali ed educativi del
GREST... ho dovuto dissentire dal
cantautore . Bennato: no..., queste
non sono solo canzonette.
G.C.

3.2 Page 22

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22 · 1 OTTOBRE 1989
PROTAGONISTI
Pierino Gelmini
cc PRETE, AIUTAMI».
E DON GELMINI
APRÌ IL FRONTE
CONTRO LA DROGA
Il fondatore della Comunità «Incontro»
per il recupero dei tossicodipendenti
si pronuncia contro la legalizzazione
e la «modica quantità». Come ex allievo
«resto legato ai Salesiani e al loro stile».
Amelia (Umbria), set-
tembre - La mattina del 13 feb-
braio 1963, un giovane prete per-
correva di buon passo piazza Na-
vona, a Roma. Doveva svolgere
una commissione per conto del
Cardinale cancelliere Giacomo
Luigi Coppello, di cui era il segreta-
rio particolare. Piazza Navona è
una delle più belle di Roma, e anche
chi la frequenta abitualmente non
può sottrarsi al fascino che emana
dalle sue monumentali fontane, dai
suoi edifici, dalle sue chiese, un tut-
to così armoniosamente fuso da in-
fondere un prodigioso senso di bel-
lezza. A distogliere il sacerdote da
questa sensazione fu una voce che,
all'a ltezza della chiesa di Sant'A-
gnese, lo interpellò in romanesco :
«A zi' prete, damme una mano». Si
voltò e il suo sguardo cadde su un
giovane raggomitolato sui gradini
del tempio. D'istinto, il sacerdote
portò la mano in tasca, alla ricerca
di un po' di denaro. Ma la voce lo
bloccò. «No, non voglio soldi, non
vedi che sto male?». «Se stai male,
ti porto all'ospedale». «A che fare?
Ci sono stato tante volte. Guarda
come sono ridotto».
Il binomio don Pierino Gelmini-
tossicodipendenti cominciò così, da
quell'incontro fortuito e penoso in
piazza Navona. E «Incontro» si
chiama oggi la Comunità che don
Gelmini ha fondato e che conta at-
tuafmente 82 centri terapeutici in
Italia e 12 all'estero. In quella matti-
nata di febbraio, il prete prese infat-
ti una decisione che avrebbe cam-
biato la sua vita: aiutò il ragazzo ad
alzarsi e se lo portò a casa.
Dai salesiani
a Treviglio
«Nello scambio di battute in
piazza Navona - dice don Gelmi-
ni - c'è quella che io chiamo la
quadratura del cerchio della droga.
Lui, il giovane, mi chiedeva aiuto e
io, come spesso ci capita di fronte
ai bisogni delle persone, ho pensa-
to di rispondere con un po' di de-
naro. Quando gli ho proposto l'o-
spedale, cioè l'istituzione, lui mi ha
fatto capire che il suo non era un
male fisico, da pronto soccorso. Il
suo male era una vita sbagli ata. E
non era certo l'ospedale che pote-
va guarirlo».
Ho incontrato don Gelmini nel
centro terapeutico a Mulino di Silla,
una località a pochi chilometri da
Amelia, in una verde vallata del -
l'Umbria. E ho sottratto un pugno
di minuti a quest'uomo che sembra
essere a disagio se sta fermo , che è
perennemente in giro per le visite ai
Centri e ai suoi ragazzi, che non in-
crocia una persona senza dare un

3.3 Page 23

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- -- - - - - -- -- 5'1-
consiglio, rivolgere un richiamo,
sentire un parere, dare un suggeri-
mento. Vien da pensare che lavori
anche quando dorme. «Lei è venuto
per il "Bollettino Salesiano" e allora
le dico che dai Salesiani, nel colle-
gio di Treviglio, ho studiato negli
anni dal 1935 al 1938. Mi sento un
ex allievo salesiano a tutti gli effetti.
L'anno scorso, in occasione del cen-
tenario di Don Bosco, sono tornato
a Treviglio a commemorare il San-
to. Ho ritrovato con emozione l'au-
la dove era stato alunno. E mi è
sembrato di rivedere il maestro Za-
novello, un salesiano coadiutore, di
cui conservo vivissimo un ricordo
affettuoso, perché mi ha aiutato e
ha lasciato una scia inconfondibile
nelle generazioni che ha educato.
Del resto, il Rettor Maggiore don
Viganò sa bene quanto io sia tutto-
ra legato ai Salesiani e al loro stile.
Le basti questo: sono rientrato da
poco in Italia da un viaggio in Boli-
via, dove ho incontrato il Vescovo
di Santa Cruz, mons. Tito Solari,
che è salesiano. Scopo del viaggio
era di dare avvio a un grande cen-
tro terapeutico a San Carlo, in un'a-
rea di mille ettari. La scelta del luo-
go è stata per me motivo di gioia
perché ho visto che in tutta la re-
gione sono all'opera, attivissimi co-
me sempre, i Salesiani. E per me i
Salesiani rappresentano quel tipo
di prete che io definisco "amjco", in
contrapposizione al tipo di prete
"padrone" che conobbi da giovane,
un po' rigido, che incuteva quasi un
timore reverenziale. Il prete "ami-
co" è invece quello che gioca con te,
1 OTTOBRE 1989 23
che scherza con te, che vive la tua
vita. E poi vedo in Don Bosco un
antesignano del metodo cui affidar-
si per risolvere molti problemi, co-
lui che ha tracciato la via della pre-
venzione e della formazione. Per
lui, la formazione professionale non
poteva essere disgiunta dalla for-
mazione morale e spirituale dei
giovani. Anche per questo ho un
debito di riconoscenza verso Don
Bosco e verso i Salesiani».
Don Pierino è senza ombra di
dubbio uomo d'azione, le sue opere
ne sono la testimonianza più evi-
dente. Ma se si mette a parlare è co-
me un fiume in piena, è difficile fer-
marlo. Eppure, per conoscere i ca-
pisaldi della linea su cui si muove la
sua lotta per il recupero dei tossico-
dipendenti, è stato inevitabile inter-
romperlo per chiedergli come vede
le cose sul fronte della droga, su un
problema che è oggi, anche in vista
della nuova legge, al centro del di-
battito, sia in sede politica sia fra le
componenti sociali. Don Pierino ri-
parte in quarta.
«La mia opinione gliela riassumo
così : primo, no alla liceità di drogar-
si e quindi la legge non deve sancire
il diritto alla droga; secondo: no alla
"modica qu a ntità". È una linea che
ho sempre sostenuto. E non venga-
no a dirmi, come fa qualcuno, che ho
finito per essere d'accordo con Cra-
xi. Semmai è vero il contrario. Craxi
era inizialmente favorevole alla le-
galizzazione, poi ha capito il proble-
ma e si è sintonizzato sulla nostra
lunghezza d'onda. Io ho perfino mi-
nacciato di promuovere un referen-
dum popolare se la legge oggi in vi-
gore non fosse stata riveduta pro-
prio su questi punti basilari».
Salvare vite umane
Quindi due «no» chiari e tondi.
Su che cosa sono basati?
«Dico no alla liceità di drogarsi
perché bisogna sancire il diritto alla
vita, al lavoro, allo studio, alla salu-
te e non il diritto di uccidersi. Per-
ché la droga fa male, punto e basta.
Pannella sbaglia di grosso quando
dice che legalizzando la droga
avremmo meno morti».

3.4 Page 24

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La comunità terapeutica di Amelia.
E per la «modica quantità»?
«La modica quantità è un alibi of-
ferto ai grandi spacciatori per dif-
fondere la droga. Se noi l'avalliamo
legalizziamo la presenza degli
spacciati)ri. A sentire Pannella do-
vrebbe essere addirittura lo Stato a
distribuire la droga, perché si
avrebbe la garanzia della sull pu-
rezza. Ma c'è un principio morale
che dice che non è lecito fare del
male anche se si pensa che da esso
possa derivarne un bene. Guardi a
quel che succede a Zurigo. Hanno
messo a disposizione un parco dove
c'è libertà di bucarsi e quindi di mo-
rire. E ciò, secondo gli amministra-
tori di quella città, in nome della li-
bertà e del quieto vivere dei cittadi-
ni. Ma significa essere uomini liberi
avere la libertà di drogarsi? Per-
ché allora obbligare i ragazzi ad an-
dare in motocicletta portando il ca-
sco per evitare che cadendo si rom-
pano la testa? Perché ridurre la ve-
locità sulle strade o vietare di ba-
gnarsi in acque inquinate? Per sal-
vare vite umane. E dobbiamo pen-
sare che la vita di chi va in moto e in
auto o vuole fare un bagno perico-
lo so valga meno della vita di un tos-
sicodipendente?».
Ma si può risolvere il problema
con una legge?
«Certamente no, ma la legge
crea un costume sociale. A che cosa
serve un'azione educativa se apria-
mo le porte a l permissivismo ? Non
possiamo trascurare il fatto che ab-
biamo di fronte giovani inesperti,
c he vogliono provare tutto, che
spesso non hanno la lucidità di va-
lutare le cose, l'obiettività per co-
gliere ciò che è bene e ciò che è ma-
le. No, con la legge non si risolve il
problema, ma è necessaria. Però
deve essere una legge chiara, senza
equivoci».
Lotta ai
narcotrafficanti
C'è chi dice che con la nuova
legge ci si accanisce contro i pic-
coli spacciatori, che sono spesso
anche consumatori, e si trascura-
no i grandi trafficanti.
«La legge deve prevedere la lot-
ta al narcotraffico. Ma non tocca a
noi condurla. Noi dobbiamo stare
attenti a quelle che sono le nostre
possibilità. Mi fanno ridere certi
consigli comunali di piccole locali-
tà che discutono sul grande traffico
e non si occupano dei sei, sette, die -
ci tossicodipendenti che hanno in
casa».
Quindi per lei, la battaglia infu-
riata in Colombia contro i grandi
trafficanti di coca non significa
nulla?
«Senta, il grande traffico che ar-
ricchisce i mercanti di morte va
stroncato. Ma io contesto gli uomi -
ni politici i quali dicono che per vin -
cere la droga bisogna distruggere le
piantagioni. Non sono le piantagio-
ni , non è la droga in sé che sono un
pericolo per l'uomo. li vero perico-
lo è la vita sballata dell 'uomo che
va a cercare certe sostanze. Non
riusciremo a vincere questa batta-
glia se non diffonderemo la cultura
della vita contro la cu ltura dello
sballo. Se per ipotesi riuscissimo a
distruggere tutte le piantagioni,
avremo sempre chi si rivolgerà alle
sostanze chimiche per ottenere ciò
di cui crede di aver bisogno e la chi-
mica oggi è in grado di dargliele. E
poi, guardando ai Paesi produttori,
dobbiamo ammettere che aveva ra-
gione quell'alto funzionario che ho
incontrato in Bolivia, il quale mi ha
detto: fate bene a rimproverarci la
scarsa efficienza con cui noi contra-
stiamo la produzione di coca, mari-
cordatevi che la richiesta viene dai
vostri Paesi. Se ci chiedeste mango,
i contadini coltiverebbero più man-
go. Invece, siccome vedono che la
coca rende di più della soia o della
canna da zucchero, coltivano coca.
Sono anche loro nel giro della so-
cietà dei consumi. Perciò, ripeto, il
problema non è la "sostanza dro-
ga", ma la qualità della vita».
La pazienza
di educare
Con l'esperienza maturata in 26
anni di lavoro «sul campo», che
cosa suggerisce agli educatori?
· «Di avere molta pazienza e di
portare avanti il discorso sull'onda
lunga della cultura, della formazio-

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - -i11-
1 OTTOBRE 1989 25
ne umana. La vera prevenzione
non fa riferimento alla droga, ma
è educazione alla vita. È poco utile
descrivere gli effetti negativi della
droga, è sbagliato distinguere fra
droghe leggere e droghe pesanti.
Se un giovane per star "bene" deve
prendere droga vuol dire che c'è
qualcosa dentro di lui che non va.
Per questo si deve rivolgere l'at-
tenzione ai problemi um ani e non
agli aspetti patologici, che molte
volte portano lontano dal proble-
ma vero. lo credo nell'uomo, nono-
stante tutto. Se educhiamo i nostri
ragazzi al senso e ai valori della vi-
ta combatteremo la droga. Non è
la droga che ha rovinato tanti ra-
gazzi, ma è una vita sbagli ata che li
ha portati a far uso della droga. E
qui vorre i dire un grazie proprio ai
Salesiani, perché le migliaia di gio-
vani che passano per i loro collegi,
per le loro scuo le vengono educati
a ll a vita: ecco la vera prevenzione.
E seguo anche l'esempio di Don
Bosco che esortava i suoi ragazzi
ad avere fiducia nella Madonna.
Ogni sabato sera, in tutti i centri
della Comunità, ci fermiamo da-
vanti alla statua della Madonna e
asco ltiamo in silenzio l'Ave Maria
di Schubert o di Gounod. È un mo-
mento toccante: i giovani pensano
a ll e loro madri, qualcuno alla pro-
pria sposa, ai propri figli. E il loro
spirito si eleva, si sentono come
una grande famiglia. Ho visto tanti
ragazzi piangere perché quello è
un momento di riflessione dopo
l'attraversamento di un deserto
della loro vita, che li aveva pro -
strati, fino a non credere più in se
stessi».
Don Gelmini non ha una vita fa-
cile, riceve minacce telefoniche
quasi quotidiane da chi non ha al-
cùn interesse a vedere concreta-
mente contrastata la propria opera
di morte. Le sue idee non sono con-
divise da tutti. Ma don Pierino la-
scia parlare le cifre: dai centri della
Com uni tà sono passati centinaia di
migliaia di giovani. Oggi i residenti
in terapia permanente sono 4000, in
pre-accoglienza 3500. In media
ogni anno vengono contattati
25-30.000 ragazzi , anche con un'a-
zione più agile fatta di colloqui, di
stimoli, di orientamento. li prossi-
mo Natale usciranno dai Centri 300
ragazzi che hanno finito la terapia.
L'a nno scorso sono stati 250. In set-
tembre un o dei ragazzi di don Pieri-
no è stato ordinato sacerdote, in
gennaio un a ltro verrà ordin ato
diacono permanente.
A Mulino di Si ll a, il visitatore è
colpito dal clima di serenità che vi
si respira. Il vecchio edificio del
frantoio è stato ristrutturato e am-
pliato, altri edifici si sono aggiunti,
ma tutto è perfettamente armoniz-
zato con l'ambiente circostante, il
dolce panorama umbro. Tutto è or-
dinato, fun zionale. Ciascun ragazzo
ha i propri compiti da asso lvere,
nella casa, nell'officina, nel labora-
torio, nei campi, in cucina, nell'orto,
nel giard ino che contiene un laghet-
to e un piccolo zoo di anima li esoti-
ci in libertà.
A tutto si può pensare fuorché a
un luogo di soffe renza. E in vece qui
passa anche la sofferenza. Al ragaz-
zo che entra sia pure in crisi di asti-
nenza non viene dato null a. Deve
faticosamente iniziare un cammino
di revisione interiore, aiutato so lo
da una vita semp lice, povera ma di-
gnitosa e feconda, dall 'amore che li
circonda. «La sofferenza - dice
don Gelmini - è uno scotto che bi-
sogna pagare per riscattarsi. E i ra-
gazzi sa nno che il loro futuro è le-
gato all 'impegno di oggi, al lavoro
interiore che si associa al lavoro fi-
sico». Per libe rarsi dalla schiavitù e
ritrovare se stessi.
o
Tossicodipendenza
FRA POLEMICHE E BAffUTE D'ARRESTO
RITARDA LA NUOVA LEGGE
Il problema della droga
alimenta da tempo inquietudini, preoc-
cupazioni, al larmi diffusi nella società
civi le e nel mondo politico. Periodica-
mente si contano i morti, in spaventoso
aumento. Nei primi sette mesi del 1989 i
d ecessi pe r overdose sono sta ti 67 in
più rispetto allo stesso periodo dell'an-
no scorso e se questa tenden za sarà
confermata, a fin e anno i morti potreb-
bero essere 925, contro gli 804 del 1988
e i 516 dell'87. Un morto ogni otto ore.
A cadere nel laccio dell a droga sono
in maggioranza giovani in e co mpresa
fr a i 18 e i 25 anni : costituisco no il 64 per
cento de i consumatori. I minori di 16
anni sono lo 0,4 per cento, quelli com-
presi fra i 16 e i 17 anni il 3,9 per ce nto,
tra i 26 e i 40 anni il 28,8 per cento. Se-
condo i dati del Ministero dell'interno, i
tossicodipendenti in [talia sono oltre
300.000, un a cifra che colloca il nostro
Paese fra que lli più co lpi ti dal fl agello.
Di questo dramma si parl a spesso per
lamentare ca renze a va ri livelli - istitu -
zioni pubbliche, lo tta al narcotraffico
ecc. - , per ce rca re responsabi li tà, per

3.6 Page 26

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26 1OTTOBRE 1989
Foto LDC
ava nzare proposte di soluzioni talvolta
nettamente contrapposte. Sono molte
le voci che intervengono nel grande di-
battito: i magistrati (con pareri diversi,
ma concordi nel temere il tracollo del
sistema giudiziario se si arrivasse a san-
cire la punibilità dei tossicodipendenti},
i direttori delle carceri (convinti che la
detenzione non risolverebbe il proble-
ma, dato che le prigioni sono un croce-
via della circolazione della droga}, i re-
sponsabili delle varie comunità tera-
peutiche (che pur attivando la più effi-
ciente forma di recupero dei tossicodi-
pendenti, non sempre sono sintonizzate
sulla stessa lunghezza d'onda}. E, infine,
le forze politiche, che stentano a trova-
re una linea d'azione comune.
In breve: c'è molta confusione. Intan-
to la droga conti nua a diffondersi, mi-
naccia di aggredire perfino i giovanissi-
mi, che rischi ano di cadere preda degli
spacciatori appostati davanti alle scuo-
le. A diffondere la droga ci ·si serve an-
che di bambini, in cambio di pochi spic-
cioli. Nel giro sono entrati anche molti
immigrati dal Terzo Mondo, che, im-
possibilitati a trovare un lavoro anche a
causa della loro condizione di clandesti-
ni, sono ingaggiati dagli spacciatori.
L'anno scorso per traffico di droga sono
stati denunciati oltre mille africani. La
droga attiva un circuito di microcrimi-
nal ità, che rende insicura la vita dei cit-
tadini spingendo li a guardare con rab-
bia le vittime della tossicodipende nza. I
drammi fam iliari non si contano: figli
contro genitori per strappare loro il de-
naro necessario all'acquisto di una dose,
genitori esasperati contro i figli.
Sullo sfondo c'è una proposta di leg-
ge, presentata dai ministri Rosa Russo
Jervolino e Vassalli, e approvata dal
Consiglio dei ministri il 9 dicembre
scorso. Dopo un faticoso dibattito al
Comitato ristretto delle commissioni
giustizia e sanità del Senato -'- che ha
apportato numerose modifiche al testo
governativo - dovrà passare al vagl io
del Parlamento. È però incappata nella
crisi di governo e oggi sembra arenata
nelle polemiche che dividono i gruppi
politici fra loro e anche al loro interno.
La legge attualmente in vigore, la 685,
risale a 13 anni fa e contiene punti tutto-
ra validi. Ma a parte il fatto che essa non
è mai stata applicata fino in fondo, c'è
da dire che all'epoca della sua approva-
zione il fenomeno droga non aveva an-
cora ass un to le dimensioni attual i e non
si era caricato della drammaticità ag-
giuntiva introdotta dalla connessione
fra tossicodipendenza e AIDS. Inoltre
mancavano elementi di giudizio acquisi-
ti solo in tempi successivi, sia pure in
modo caotico.
È cosi maturata la comune convinzio-
ne di provvedere a un suo aggiorna-
mento. Ma sul come modificarla sono
nate le divergenze. Nel programma del
governo Andreotti, la legge è inserita
nel capitolo delle «urgenze», ma c'è chi
dubita che il traguardo sia vicino. Le po-
sizioni dei vari partiti non sempre sono
chiare e quindi la legge arriverà in aula
con un carico non indifferente di «di-
stinguo» e ancqe di ambigu ità.
Fra i punti più controversi ci sono
quelli che riguardano le misure di con-
trasto della tossicodipendenza e la co-
siddetta «modica quantità». Solo alcune
frange politiche si pronunciano aperta-
mente per la liberalizzazione. Molto
meno esplicita la posizione di altri
gruppi sulla «legalizzazione», cioè sul
«di ritto a drogarsi». C'è chi sostiene che
il nuovo progetto di legge colpisce con
sanzioni giuridiche, quindi con la prigio-
ne, chi fa uso di droga e vede in questo
orientamento una misura vessatoria. A
costoro c'è chi replica che non solo nes-
suno pensa di mandare in prigione chi si
droga, ma, al contrario, la proposta di
legge riserva a l tossicodipendente un
trattamento di dissuasione, mentre pu-
nisce so lo chi volontariamente, in piena
coscienza e per motivi controllabil i dal-
la volontà si avvicina alla droga, com-
piendo un atto che la legge prevede co-
me reato.
Lo sco ntro è in sostanza fra coloro
che ritengono il disegno di legge com-
plessivamente troppo permissivo e co-
loro che invece lo vorrebbero più tolle-
rante. Ci sono insomma tutti gli elemen-
ti per prevedere un acceso dibattito
parlamentare. Su un tema tanto impe-
gnativo sarebbe invece auspicabile rac-
cogliere il più largo consenso. Ma allo
stato delle cose sarà già tanto se si ot-
terrà di dare avvio al dibattito per giun-
gere sollecitamente all'approvazione
della nuova normativa.
Gaetano Nanetti

3.7 Page 27

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REPORTAGE
Polonia
E'
NELLE MA
DEI GIOVA
POLACCHI
IL FUTURO
DEL PAES
COSA
FARANNO?
Attorno ai campi di
Auschwitz e Birkenau continuano a
crescere cavoli, fiori e pomodori: il
silenzio della campagna, la stessa,
non è più rotto dal lugubre sferra-
gliare dei treni né più il fumo sale
lentamente dai tristi camini. Sono
passati cinquant'anni. Frotte di turi -
sti, ora più sorpresi e attoniti che
partecipi, osservano e fotografano
né manca chi, fiori in mano, prega o
s'asciuga una lacrima. «Là, mi indi-
ca don Kaczmarzyk, c'è il Conven-
to delle Carmelitane Scalze che gli
Ebrei ritengono offensivo per la
shoah». È un vecchio edificio di
mattoni rossi a ridosso del campo
destinato a teatro .per le truppe
austro-ungariche durante la prima
guerra mondiale. Non è mai servito
come teatro e ci fu anche un tempo
in cui la gente voleva che Io pren-
dessero i Salesiani. Così nel luglio
scorso mi è apparso il più vasto
campo di sterminio dell'ultima
guerra; qui, nel Konzentrationsla-
1 OTTOBRE 1989 27

3.8 Page 28

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28 · I OTTOBRE 1989
ger Auschwitz, trovarono la morte
milioni di persone di nazionalità di-
verse. Ora Auschwitz è tornata a
chiamarsi con l'antico nome polac-
co: Oswiecim. È una moderna citta-
dina di cinquantamila abitanti svi-
luppatasi attorno ad un nucleo di
case medievali cresciute sulle rive
del fiume So'i.a vicino alla confluen-
za con la Vistola. A poco più di cen-
to metri dal recinto del campo, in
Kolonia Lenina 30, c'è un vecchio
block trasformato in oratorio e
chiesa. È la parrocchia salesiana
della Divina Misericordia cui, dal
1982, fanno riferimento i quattromi-
la abitanti della zona. In realtà il de-
creto istitutivo della parrocchia, fir-
mato dal cardinale Francesco Ma-
charski, arcivescovo di Cracovia,
non ha fatto altro che ratificare una
presenza che risaliva al tempo della
prima guerra mondiale e che era
stata ripresa dopo la seconda. Altri
qu attro mila abitanti di Oswiecim, la
città è anche sede di un grande sta-
bilimento chimico, al di là del fiume,
fanno parte dell a parrocchia di Ma-
ria Ausiliatrice, antico convento do-
menicano e prima casa salesiana
della Polonia. È situata in via ]agiel-
ly, 10.
Con al centro una piccola cap-
pella dedicata a San Giacinto, pri-
mo monaco domenicano polacco,
sin dai primi del Novecento e a più
riprese è cresciuta una grandiosa
opera che, unica nel Paese, rag-
gruppa fra convittori e non, circa
seicento ragazzi. L'opera dal 1951
s'avvale anche della collaborazione
delle Figlie di Maria Ausiliatrice le
quali alternano con impegni pasto-
rali in parrocchia il pesante e gene-
roso lavoro di accudire alle cucine e
al guardaroba. I ragazzi frequenta-
no corsi di falegnameria, meccani-
ca, fonderia e meccanica agraria. La
fonderia lavora anche come azien-
da mentre il corso di meccanica
agraria ha incominciato a funziona -
re da quest'anno grazie ad un finan-
ziamento della Comunità Europea
che ha consentito anche la costru-
zione di nuovi padiglioni. La scuola,
anche se a caro prezzo, ha sempre
fun zio nato resistendo a bombarda-
menti ed espropri.
Ora essa, grazie alla legge appro-
vata il 17 maggio 1989, si apre a
nuove prospetti ve; sembra perfino
In alto: particolare del
Imonumento che ricorda i
morti di Auschwitz.
Al centro: l'istituto
salesiano più antico
di Polonia. In basso:
veduta del campo.

3.9 Page 29

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- - -- - - -- - - - sB-
che ci sia la possibilità di vedersi re-
stituita un'intera ala dell'Istituto
espropriata dal regime negli anni
Cinquanta.
Del resto i nuovi rapporti venuti-
si a creare in Polonia tra Chiesa e
Stato consentono, almeno in linea
di principio, di aprire nuove opere
educative giovanili. I Salesiani po-
lacchi vivono questo nuovo corso
con partecipazione e attenzio ne.
Forse la storia ha insegnato loro a
non avere fretta.
«In base a questi cambiamenti,
mi ha detto don Kuc Kazimierz de-
legato di pastora le giovanile per
l'lspettoria di Cracovia, vengono
adeguate le strutture ispettoriali e
interispettoriali. È stato creato a
Varsavia un centro nazionale e ad
esso fanno riferimento i delegati
ispetto riali».
· li nuovo organismo ha avuto un
riconoscimen to statale ed ha una
organizzazione corrispettiva nel-
l'ambito delle quattro ispettorie,
Varsavia, Pi\\a, Wroclaow, Craco-
via, che riuniscono i 1246 religiosi
salesiani del Paese.
Certo la situazione dei giovani
pol acchi non è allegra essi han-
no meno problemi dei loro colle-
ghi occidentali: almeno trentamila
tossicodipendenti, tanti alco listi, e
chi conosce il problem a sa quanto
difficile sia sradicare la pi aga del -
1 OTTOBRE 1989 · 29
L'ULTIMO SALESIANO
DI AUSCHWITZ
I Salesiani polacchi hanno pagato un duro prezzo alla repressione politica e
alla guerra. Almeno ottantacinque salesiani sono morti nei campi di concentra-
mento. Alla scuola di Oswiecim ricordano ancora don Golda Karol e don Szem-
bek/ Wlodzimierz ed i loro ritratti sono appesi alle pareti del corridoio centrale.
Lo stesso papa Giovanni Paolo Il in più di una circostanza ha ricordato il loro
sacrificio.
Nella Casa ispettoriale di Cracovia ho incontrato don Garecki Stanilaw , un
anziano sacerdote ottantunenne che è l'ultimo salesiano vivente passato dai
campi di concentramento di Auschwitz prima e di Dakau dopo . Gli ho posto
qualche domanda.
Dove si trovava al momento dell'arresto?
Mi trovavo a Kiiilce . Da viceparroco accudivo la bella chiesa dedicata alla
S. Croce ; fra l'altro accompagnavo i canti e suonavo all'organo. Un giorno arri-
varono le SS e mi intimarono di seguirli : non mi fu dato nemmeno il permesso
d'andare in bagno. Fummo arrestati in due e portati al locale commissariato. Da
qui, dopo una settimana in treno, ci condussero ad Auschwitz. Qui eravamo
attesi da due file di SS. Ci fecero passare in mezzo a loro mentre qualcuno ci
batteva con il calcio dei fucili. La prima notte ci fecero dormire tutti insieme in
un sotterraneo e sul pavimento.
Fino a quando rimase al campo?
Rimasi ad Auschwitz un anno andando a lavorare nei campi. Avendo soltanto
zoccoli di legno ai piedi e dopo qualche settimana questi erano sanguinanti e
piagati. Quando andai in infermeria a dire che non ero nelle condizioni di cam-
minare l'infermiere mi diede d~e schiaffi e mi fasciò i piedi di giornali , mandan-
domi ancora al lavoro . Fu in quel momento che alcuni compagni mi suggerirono
d 'entrare nella banda che suonava all'inizio e alla fine del lavoro. Suovano il cla-
rinetto.
Quando fu trasferito a Dakau?
Al termine dell 'anno : si era quasi alla fine del 1940. Quell'altro confratello ar-
restato con me morì quasi subito . A Dakau mi misero in un reparto speciale per
sacerdoti e religiosi deportati e lavoravo a tagliare la legna. Rispet to ad Ausch-
witz mi trattarono meglio : potevamo scrivere una lettera al mese e ricevere an-
che un pacco. Ci aiutò parecchio la Croce Rossa Svizze ra.
Notizie degli uccisi?
Nessuna. Noi leggevamo soltanto giornali te deschi che, owiamente , non da-
vano queste notizie. Fu in quel periodo che sul mio corpo sperimentarono un
vaccino antimalarico.
Cosa dice ai giovani d'oggi ?
lo da anni ormp.i vivo soltanto dell 'esperienza del confessionale e sono un
dispensatore di misericordia. Penso tuttavia che bisogna sempre vigilare con-
tro tutti i totalitarismi. Allora fu quello di Hitler, oggi possono essere altri. Il tota-
litarismo è sempre in agguato.

3.10 Page 30

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30 · I OTTOBRE 1989
Sopra: ragazzi di organizzazioni salesiane a Cracovia. A sinistra:
il primo numero di «Ziarna», rivista destinata al giovani polacchi.
l'alcolismo, moltissimi disocuppati.
Il vecchio regime marxista non è
riuscito neppure a creare proprie
e consistenti organizzazioni giova-
nili.
Il nuovo corso di Solidarnosc
consentirà di riorganizzare la pa-
storale giovanile con una immissio-
ne di laici ed in forme strutturate e
diversificate. Si pensi ad esempio
all'attività sportiva dei giovani : la
sua pratica era patrimonio della
scuola statale e delle organizzazio-
ni di partito. Il fallimento di que-
st'ultimo e il disimpegno della pri-
ma hanno dato risultati che sono
oggi di fronte agli occhi di chiunque
sa guardare alla condizione giova-
nile.
«Purtroppo, osserva ancora don
Kuc Kazimierz, quando hanno
chiuso chiese e scuole cattoliche
hanno anche tolto i terreni doye si
sarebbero potuti realizzare pale-
stre, piscine e campi da gioco».
Sono problemi che esigono stu-
dio e riflessione; oltretutto bisogne-
rà fare i conti anche con l'associa-
zionismo giovanile non cattolico.
È per questo che i Salesiani polac-
chi hanno incaricato don Giuseppe
Wilk, docente di pastorale all'Uni-
versità Cattolica di Lublino, di ela-
borare un progetto di statuto per
l'associazionismo giovanile salesia-
no. Qualcosa si muove poi anche
nell'ambito dell'impegno missiona-
rio e della comunicazione sociale.
Così a Varsavia si sta realizzando
una procura missionaria nazionale
a sostegno delle missioni dove ope-
rano i missionari salesiani polacchi
- si pensi alle promettenti opere
dello Zambia e dell'Uganda -
mentre è iniziata la pubblicazione
di un mensile per giovani intitolato
«Ziarna» del quale il governo ha
consentito che si divulgassero ven-
timila copie. Ancora a Varsavia ed
a servizio dell'intera Chiesa polacca
sta prendendo corpo un Istituto Su-
periore di Pedagogia che certamen-
te influirà sulla formazione di edu-
catori e animatori.
«La libertà si conta con le croci»,
dicono le parole di «Papaveri rossi
di Montecassino» (in polacco, Czer-
wone maki na Monte Cassino), un
canto di reduci polacchi. Ora le tan-
te sofferenze· del popolo polacco
possono tradursi in una grande spe-
ranza? «Dipende sicuramente e in
misura determinante dai Polacchi,
ha scritto papa Giovanni Paolo II il
1°settembre di quest'anno, se la Po-
lonia sarà "prospera e serena"; se
sarà il Paese di un multiforme pro-
gresso; se ricupererà il ritardo, non
soltanto economico, che è frutto
amaro del sistema che ha esercitato
il potere; se sarà capace di rico-
struire nei milioni dei suoi cittadini,
particolarmente dei giovani, la fidu-
cia nel proprio futuro. Tutto questo
dipende dai Polac~hi».
Giuseppe Costa
Foto e testo
2. Fine
(Il precedente articolo è stato pubblicato nel
fascicolo del m ese di settembre /989).

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- -- - - --
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Ecuador
- --s/J-
1 OTTOBRE 1989· 31
VUOLE PORTARE
DON BOSCO Al GIOV
DIESMERALDAS
Missionario in Ecuador, il salesiano
don Moschetto ha avviato un progetto
educativo in una città dove è diffusa
la devianza giovanile.
Esmeraldas è il bellissi-
mo nome di una città dell'Ecuador,
a pochi chilometri dall'Oceano Pa-
cifico, su cui si affaccia il Paese lati-
no-americano. Victor Hugo lo scel-
se per uno dei personaggi del suo
famoso romanzo «Notre Dame de
Paris», una fanciulla dolce e di puri
sentimenti fatta oggetto di bramose
passioni degli uomini. Dietro quel
bel nome si nasconde però una

4.2 Page 32

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32 · 1 OTTOBRE 1989
realtà a dir poco penosa. Solo pochi
decenni fa, Esmeraldas era una pic-
cola cittadina di 75.000 abitanti. Og-
gi, anche se mancano dati precisi, si
stima ad alcune centinaia di mi-
gliaia una popolazione che cresce
di continuo non solo per via dell'al-
ta natalità, ma anche a causa di quel
fenomeno tipico dei Paesi in via di
sviluppo che è l'inurbamento di
grandi masse contadine in fuga dal-
le campagne.
Come accade negli altri Paesi del
Terzo Mondo, la concentrazione
urbana vede approfondirsi il solco
fra i gruppi sociali, fra le diverse
condizioni economiche e cultura li.
A fronte di una piccola parte di cit-
tadini che gode di molti privilegi, si
colloca una maggioranza di emar-
ginati, senza entrate fisse fissa
dimora, senza istruzione e, spesso,
senza futuro. Condizioni di vita,
queste, che alimentano il vagabon -
daggio, la delinquenza spicciola o
organizzata, l'alcolismo, la diffusio-
ne della droga. A ciò si è aggiunto,
in tempi recentissimi, un fenomeno
nuovo per Esmeraldas: «pandi l-
las», cioè gruppi di giovani , ma an-
che di adolescenti e di bambini, che
in pieno giorno e soprattutto all'im-
brunire, diventano padroni di stra-
de o di interi quartieri, assaltano
con coltelli e talvolta con pistole, i
passanti spogliando li di tutto. Non
sfuggono neppure i bambini, ai
quali vengono sottratte le scarpe o
la camicia se solo sono in buone
condizioni. La polizia sembra im-
potente a controllare queste bande,
che rendono insicura la vita dei cit-
tadini.
Un mondo di violenza
«D'a ltra parte, che cosa potrebbe
fare la polizia? I ragazzi che vivono
in determinati ambienti della città,
non possono che crescere affetti da
comportamenti antisociali perché
respirano ogni giorno, ogni mo-
mento le esalazioni di un mondo in-
triso di violenza». A fare questa
sconfortante constatazione è don
Pedro Moschetto, sacerdote sale-
siano che dal suo Piemonte è anda-
to missionario in Ecuador. La mise-
ra situazione di tanta gente, la brut-
ta strada su cui si sono incamminati
tanti giovani: ecco ciò che tormenta
l'animo di don Moschetto.
No, non è il clima di un Paese che
ha inverni caldo-umidi con piogge
torrenziali e periodiche inondazio-
ni che trasformano intere regioni in
sconfinati pantani, ed estati meno
soffocanti ma immerse in densi pol-
v~oni; non sono gli insetti che mi -
rano alla pelle degli uomini perfo-
rando anc he i vestiti ; non è la mala-
ria che domina le zone paludose e
lungo i fiumi («Grazie a Dio, finora
ho goduto di buona salute»); non
sono i disagi e le fatiche, non è tutto
questo a tenere in agitazione il mis-
ECUADOR:
TUTII I PROBLEMI DEI PAESI
DEL TERZO MONDO
La Repubblica dell'Ecuador è situata nel nord-ovest dell'America del
Sud, sulle coste dell'Oceano Pacifico. Ha una superficie di 283.561 chilo-
metri quadrati e una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, formata
da amerindi {40 per cento), meticci (40 per cento), creoli (10 per cento) e
negri (10 per cento). Come gli altri Paesi sudamericani, l'Ecuador ha co-
nosciuto molti colpi di Stato e l'alternarsi di regimi militari e civili. Dopo
una lunga dittatura militare, nel 1979 è ritornato alla democrazia, apren-
do questa strada anche ad altri Paesi del Continente. Al governo autorita-
rio di centro-destra è subentrato, con le elezioni dell'agosto 1988, un go-
verno di centro-sinistra, che ha ereditato un a pesante situazione econo-
mica e sociale.
li Paese ha conosciuto un momento di prosperità all'epoca del boom
del petrolio di cui è produttore, ma il successivo calo del prezzo dell'oro
nero ha ridotto le entrate, metà delle quali sono ora assorbite dal paga-
mento degli interessi sui 10 miliardi di dollari del debito estero che grava-
no sull 'economia del Paese. I problemi dell'Ecuador sono simili a quelli di
tanti altri Paesi del Terzo Mondo. In primo luogo, l'inflazione galoppante.
Non è ai livelli astronomici del Brasile o del!'Argentina, ma le cifre uffi-
ciali la ca lcolano intorno al 100 per cento annuo. Anche il pesce, che è
sempre stato alla portata di tutte le borse, oggi è diventato caro. C'è pe-
nuria di alimenti di prima necessità. C'è, invece, abbondanza di corruzio-
ne, che il nuovo governo si è impegnato a stroncare. I partiti dell'opposi-
zione, sia di destra che di sinistra, ostacolano l'azione del governo con
scioperi continui, che co lpi scono un po' tutti i settori dei servizi, dalla net-
tezza urbana alla scuola, con gravi disagi per la popolazione.

4.3 Page 33

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- - - -- -- - - ~ -yJ-
sionario salesiano. Ad angosciarlo
sono quei giovani allo sbando e
quelli che potrebbero seguire il loro
esempio. Li vuole aiutare, ma al
tempo stesso è cosciente che non si
tratta di impresa facile.
«Anche nel mio quartiere - rac-
co nta - è in attività una banda di
ragazzini di 13-15 anni, che vanno
in giro armati e molestano tutti. I
genitori, quando ci sono, se ne di-
sinteressano o nulla possono fare.
Alcuni di questi ragazzi li conosco
bene e quando li incontro, soli, mi
salutano e mi ascoltano. Ma appena
si trovano in gruppo sembrano co-
me stregati, non intendono ragior i.
Poi c'è la violenza dei ragazzi co-
siddetti "per bene". Quando uno si
ritiene offeso da un compagno, al -
lora assolda una banda e avvengo-
no scontri tremendi, con feriti e, a
volte, anche con morti. Perfino nel
collegio "Sagrado Corazon" alcuni
ragazzi di terza media sono andati
a scuola con pistole cariche perché
dovevano fare vendetta, uscendo di
classe, delle offese subite durante
una festa notturna. Qui anche i
bambini possono stare fuori di casa
tutta la notte, con il beneplacito
delle famiglie, per balli e riunioni,
dove si beve spesso fino a ubriacar-
si. In questo i giovani imitano sem-
plicemente gli adulti».
1 OTTOBRE 1989 33
Traffico di droga
La disoccupazione e la sottoccu-
pazione in Ecuador raggiungono -
secondo cifre ufficiali - il 50 per
cento della popolazione attiva. Una
delle conseguenze è l'incremento
del traffico della droga. In America
Latina, Bolivia e Columbia sono da
tempo gli epicentri del circuito in-
ternazionale della droga. Fino a po-
co tempo fa, l'Ecuador era rimasto
fuori dal traffico, ma ultimamente
lo spaccio e il consumo interno
hanno subìto un incremento preoc-
cupante. Ad essere presi nel terribi-
le laccio sono soprattutto i giovani
disadattati.
A ciò si aggiunge un altro gravis-
simo problema, quello del commer-
cio dei bambini. Racconta don Mo-
schetto: «Percorrevo tempo fa una
strada del Nord e mi sorprendeva
la precipitosa fuga dei bambini non
appena scorgevano la mia auto. La
spiegazione me la diede poi un
maestro del luogo : poco tempo pri-
ma, un'auto con a bordo dei "grin-
gos" avevano rapito alcuni bambini
e perciò i genitori avevano racco-
mandato ai figli più picc!)li di fuggi-
re non appena avessero visto auto-
mobili sconosciute. Si è poi scoper-
to che esisteva una organizzazione
dedita al traffico di bambini dai 2 ai
7 anni, che venivano rapiti e poi
venduti a gente che intendeva adot-
tarli negli Stati Uniti o in Europa. Si
dice anche che siano utilizzati per
esperimenti scientifici, ma non pos-
so crederlo».
Che cosa fa un sacerdote salesia-
no in questa drammatica situazione
sociale? Si fa in quattro, come don
Moschetto, per educare, per racco-
gliere il maggiore numero possibile
di ragazzi - e sono tanti davvero
- e insegnare loro a vivere cristia-
namente e onestamente, istruirli e
toglierli dalla strada, per formare
degli educatori. E infatti don Mo-
schetto insegna, predica, visita vil-
laggi sperduti, organizza feste, pro-
cura cibo a chi non ce l'ha, cerca di
suscitare interesse pe r la musica, la
lettura, il lavoro. M a non è conten-
to. «Ci siamo resi co nto - spiega -
che Esmeraldas richiede un ulterio-
re impegno sa lesia no. Siccome

4.4 Page 34

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34 1 OTTOBRE 1989
stanno sorgendo, un po' fuori città,
nuovi quartieri, abbiamo acquistato
un appezzamento di terreno, che si
è potuto pagare in parte col denaro
che, a varie riprese, ci è stato inviato
dall'Italia, e in parte con l'aiuto dei
Superiori di Quito, la capitale del-
l'Ecuador. Su quel terreno stiamo
progettando un'opera, modesta nel-
le strutture - costruzioni semplici,
adatte all'ambiente - ma comples-
sa nelle sue attività. Crescerà a poco
a poco, data la penuria di mezzi e la
scarsa presenza di "operai" nella vi-
gna esmeraldegna».
«Dovremo cominciare da zero -
continua -. Finora in quella zona
non si sono celebrate Messe, non si
è fatto catechismo o impartito
istruzione religiosa. Costruire una
comunità cristiana sarà la cosa più
necessaria, anche se è la più diffici-
le. Nella .gente c'è un fondo di reli-
giosità, ma è forte la tendenza a
non compromettersi seriamente.
Pensiamo a una chiesa, o meglio, a
qualcosa che assomiglia a una cap-
pella un po' più grande, che dedi-
cheremo a Maria Ausiliatrice. Ac-
canto dovrà sorgere un centro edu-
cativo. La scuola qui è indispensabi-
le, soprattutto per poter formare e
promuovere umanamente. Credo
che se c'è un impegno a cui la Chie-
sa esmeraldegna deve dedicarsi è
n proprio quello dell'educazione dei
ragazzi e dei giovani. E difatti Ve-
scovo della Diocesi conta molto sui
salesiani».
Scuola popolare
Riguardo alla scuola, don Mo-
schetto ha idee molte precise. «In
Ecuador - dice - ci sono scuole
cattoliche, ma molte di esse, quasi
insensibilmente e per la difficoltà di
reperire i mezzi finanziari , hanno fi-
nito per essere frequentate per lo
più da ragazzi di famiglie che pos-
sono pagare la retta, la qu a le, anche
se non è eccessiva, certamente non
è alla portata delle famiglie più po-
vere. Noi vogliamo creare una
scuola accessibile alle classi più bi-
sognose e popolari, per dare istru-
zioni ai ragazzi poveri. Accettere-
mo solo loro. Le statistiche ci dico-
no che il 15 per cento dei detenuti
nelle carceri è analfabeta e il 50 per
cento ha ricevuto appena una infa-
rinatura di educazione primaria.
C'è quindi una relazione tra insuffi-
cienza educativa e · realtà delin -
quenziale. tutto questo a Esmeral-
das si tocca con mano ogni giorno e
mi ha convinto che dobbiamo esse-
re presenti anche nelle prime fasi
del processo educativo scolastico».
Un bel progetto, senza dubbio.
Ma chi fornirà i mezzi finanziari,
che - inutile nasconderselo - so-
no indispensabili? «II problema fi-
nanziario esiste, eccome se esiste!
Ci troviamo un po' nelle condizioni
di Don Bosco quando iniziò la chie-
sa di Maria Ausiliatrice, anche se
purtroppo non abbiamo di lui né la
fede, né il coraggio né l'inventiva.
Contiamo in parte sull'aiuto dello
Stato, che per ora non nega una
certa sovvenzione all'educazione
cattolica nelle zone di missione, an-
che se si va rafforzando .una ten-
denza a monopolizzare l'istruzione.
Contiamo sull'apporto di istituzioni
internazionali. Ma soprattutto spe-
riamo che si ricordino di noi e si
mettano al nostro fianco tutti gli
amici che abbiamo in Itàlia e coloro
che vogliono aiutare tanti ragazzi
bisognosi».
Il progetto partirà con la scuola
elementare e si allargherà poi alla
scuola professionale per insegnare
un mestiere ai ragazzi e metterli in
grado di guadagnarsi la vita come
falegnami, meccanici, elettricisti,
ecc. Infine si penserà alla scuola se-
condaria. Il Centro avrà poi un ora-
torio che, dice don Moschetto, «mi
pare importante in questa zona del-
la città per il servizio formativo ,
culturale, sportivo e ricreativo of-
ferto ai ragazzi, che altrimenti non
hanno a disposizione che la strada.
Vorremmo infine offrire un servizio
sanitario ai più bisognosi. Non che
a Esmeraldas manchino strutture
sanitarie, ma spesso sono inaccessi-
bili ai più bisognosi».
Don Moschetto così conclude :
«È un progetto ambizioso, lo rico-
nosco. Ma non si deve pensare a
opere faraoniche. Al contrario ci
accontentiamo di cose modeste.
L'importante è che siano efficienti.
Svilupperemo a poco a poco la no-
stra presenza, secondo le possibili-
tà finanziarie (cercheremo aiuti da
ogni parte) e di personale. Confi-
diamo nella Provvidenza e nella
buona volontà».
o
(Foto servizio LDC
Immagini di vita ecuadoriana)

4.5 Page 35

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- - -- - ------sB-
COMUNICAZIONE SOCIALE
1 OTTOBRE 1989 35
La stampa cattolica in Europa
...
VIAGGIO .~~HIES~
I CATIOLICI
E LA «PROPRIA» S
NELLA CEE
Il mercato unico
del 1993 produrrà fatti
nuovi. Come verranno
coinvolti i giornali
e le riviste cattoliche?
Angelo Paoluzi,
incominciando dai
Paesi di lingua tedesca,
presenta la situazione.
Fioriscono le riviste pa-
neuropee. Un consorzio franco-
americano lancia in edicola il setti-
manale «Match» in quattro lingue.
L'editore Maxwell si appresta a va-
rare addirittura un quotidiano in in-
glese, «The European», con ambi-
zioni appunto continentali. Sono
già in circolazione pubblicazioni
plurilingui per il tempo libero, «Bel-
la», «Elle», «Best» ! È stato raggiun-
to l'accordo per una collaborazione
franco-tedesca sotto il patrocinio
del quotidiano parigino «Le Mon-
de» e del settimanale di Amburgo
«Die Zeit». Il terreno sta per essere
occupato, lo sviluppo delle tecnolo-
gie favorisce nello stesso tempo le
concentrazioni e la diffusione capil-
lare. L'opinione pubblica è un af-
fare.
L'Europa, dunque, si restringe.
Non sarà superfluo darsi un'occhia-
ta attorno e, in previsione di quel
«mercato unico» che produrrà me-
raviglie, rivoluzioni e progresso,
chiedersi quale sia la situazione del-
la stampa cattolica in rapporto a

4.6 Page 36

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36 · I OTTOBRE 1989
Christ in der Gegenwart
quella più generale nel quadro dei
dodici Paesi della CEE. Perché ol-
tretutto nelle grandi inchieste che si
conducono sull'Europa il settore
dei mass media non viene analizza-
to con sufficiente precisione, anche
se le grandi manovre per il control-
lo di catene di giornali e reti radio-
foniche e televisive vengono segui-
te con puntiglioso interesse.
Per qualche mese, quindi, cerche-
remo di informare i lettori del «Bol-
lettino Salesiano» sulle condizioni
di salute degli strumenti cattolici
della comunicazione sociale nel-
l'ambito europeo, riservandosi di
trarre qualche conclusione dopo
aver accumulato i dati necessari a
un giudizio.
Cominciamo con il mondo di lin-
gua tedesca, considerando che al-
l'informazione contribuiscono le
realtà della Germania occidentale,
dell'Austria, della Svizzera, del Lus-
semburgo, con qualche apporto
belga, francese e italiano. Se partia-
mo dal la stampa cattolica della Re-
pubblica federale di Germania,
dobbiamo subito constatare come
essa, a differenza di altre situazioni,
sia finanziariamente indipendente.
Anche se, per un singo lare parados-
so, soltanto una delle sue testate fi-
guri come quotidiana. Gli altri nove
giornali dell'area germanofona ap-
partengono a differenti realtà na-
ziona li , in particolare austriaca e
svizzera, con singole presenze in
Lussemburgo, Belgio, Francia e Ita-
li a, mentre nella RFT la sola pubbli-
cazione catto li ca considerata quoti-
diana è appunto il trisettimana le
«Deutsche Tagespost» di WUrz-
burg.
Nell'insieme questa stampa gode
buona salute economica e non le fa
difetto una certa influenza presso
l'opinione pubblica. Si rimpiangono
le 450 testate cattoliche presenti nel
1933: all'avvento del nazismo furo-
no eliminate o trasformate, con gli
stessi tito li ma con spirito ovvia-
mente diverso, in organi stretta-
mente controllati dal regime. In
ogni caso le odierne 123 pubblica-
zioni hanno una diffusione com-
plessiva pari a quella degli ultimi
anni prima dell'affermazione della
dittatura, per una popolazione di 60
milioni di abitanti contro gli 80 di
aUora.
Attualmente la stampa federale
conta 1260 testate, con una tiratura
globale difficilmente quantificabile,
cosi come lo è qu e ll a delle circa
6500 pubblicazioni di ogni tipo (si
parla in comp lesso di oltre 250 mi-
lioni di copie all'a nno), per esp licita
ammissione degli stessi organismi
ufficiali che si occupano di statisti-
che nazionali e di quelli di catego-
ria. I giornali cattolici nella loro to-
talità sono una ridotta percentuale,
con una diffusione di poco superio-
re ai 12 milioni di copie mensili.
Le 123 pubblicazioni sono fede-
rate all'AKP, la «Comunità di lavo-
ro della stampa cattolica» della
Germania federale e di Berlino
Ovest, fondata nel 1948. Si verifica
oggi una ripresa di diffusione e di
interesse dopo un periodo di sta-
gnazione, superato anche grazie al
rinnovamento tecnologico. Due so-
no i nuclei principali: i settimanali
diocesani e le riviste missionarie.
Ognuna delle ventidue diocesi ha
una propria pubblicazione, e tutte
assieme superano 1.560.000 copie
settimanali. L'allargamento dell'u-
dienza è stato favorito dall'ammo-
dernamento grafico e dall'unifica-
zione del formato delle pagine che,
attraverso la confezione di servizi
comuni, permette notevoli risparmi.
Nella realtà · europea si può affer-
mare che per il momento la Germa-
nia Ovest è in testa come cifre asso-
lu te per quanto riguarda la lettura
degli organi diocesani rispetto a
qualsiasi a ltra realtà europea, an-
che a confronto con la pur buona ti-
ratura complessiva, un milione e
duecentomila, degli analoghi fog li
italiani, e con quella dei francesi ,
più ~i mezzo milione.
L'altro settore di grande interes -
se concerne le pubblicazioni mis-
sionarie e degli istituti re ligiosi inte-
ressati all'\\;:vangelizzazione ad gen-
tes, con 32 testate per un complesso
di 2.420.000 esemp lari mensili. Fra
esse da considerare lo sviluppo di
«Kontinent», passato da 70.000 co-
pie iniziali a 220.000 mensili , con il
sostegno delle congregazioni e de-
gli ordini missionari , alcuni dei quali
hanno rinunciato ad avere un pro-
prio organo concentrando i loro
sforzi su un unico, comune obietti-
vo. Importanti nel settore «Mission
Aktue ll », delle Pontificie Opere
Missionarie di Germania {60.000
mensili circa), «Die Katholische
Missionen» (49.000), «Die Sternsin-
ger» per i ragazzi (50.000) e le «Sa-
lesianische Nachrichten», il confra-
tello tedesco del nostro «Bolletti-
no» (anche in Austria c'è un'edizio-
ne autonoma con lo stesso titolo di
quella federale).

4.7 Page 37

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- - - -- - - - - - -~
-
1 OTTOBRE 1989 · 37
Completano il panorama la
stampa femminile (1.100.000 al me-
se), di antica tradizione risalendo,
con «Monika», al 1868, i fogli delle
associazioni (un milione), le riviste
di attualità, comprese quelle di in-
formazione audiovisiva (circa 800
mila), le pubblicazioni interdiocesa-
ne a varia periodicità (600.000), i
bollettini, diciamo, tecnici: cateche-
si , spiritualità, educazione (146.000),
le produzioni teologiche e culturali.
Una particolare attenzione è dedi-
cata alla stampa giovanile, che su-
pera mensilmente le 600.000 copie:
il numero delle testate, certo, è ri-
dotto se si pensa alla fioritura del
primo terzo di secolo, sino alle 56
del 1931, e considerando che, a t-
tualmente, i 5 milioni di giovani te-
deschi fra i 12 e i 20 anni acquistano
mensilmente 12 milioni di copie di
giornali a loro diretti. Va anche ri-
conosciuto, comunque, che la per-
centuale di giovani lettori cattolici
è nettamente superiore alla media
generale di lettura degli adulti.
Della AKP, la citata «Comunità
di lavoro» , fanno parte l'agenzia di
notizie KNA e l'Istituto cattolico
dei media di Monaco di Baviera, de-
dicato alla formazione di giovani
giornalisti. E anche l'edizione setti-
manale in tedesco de «L'Osservato-
re Romano» - con un settore ri-
guardante rispettivamente l'Austria
e la Svizzera -, voluto da Paolo VI
e che vide la luce nel 1971. Oggi la
sua diffusione - attorno alle 18.000
copie, per abbonamento - è facili-
tata in Germania dalla teletrasmis-
sione delle pagine, stampate an-
che se, naturalmente, compilate a
Roma.
La stampa cattolica tedesca è
collegata a una settantina di case
editrici e si affianca a quella prote-
stante, in qualche caso in una forma
di collaborazione interconfessiona-
le come per il settimanale «Rheini-
sche Merkur-Christ und Welt» (che
non fa parte della AKP), di grande
prestigio culturale e di orientamen-
to conservatore, sorto dalla fusione
delle due rispettive testate, l'una
cattolica, l'altra protestante. Minor
fortuna, alcuni anni fa, arrise al set-
timanale di cultu·ra e informazione
a diffusione nazionale «Publik» che,
nato negli anni della contestazione
e destinato a registrare i fermenti
Sopra: il presidente della stampa
Icattolica tedesca Giinther Mees.
Nella pagina a fianco: il presidente
della Repubblica Federale
Tedesca Richard von Weizsacker
in visita a una mostra della stampa
e dell'editoria cattolica.
dei tempi nuovi, non riuscì a rag-
giungere gli sperati obiettivi.
Sul piano culturale citeremo le
pubblicazioni della casa .editrice
Herder, di illustri tradizioni: la
mensile «Herder Korrespondenz»
(un decimo dei suoi abbonamenti è
diretto all'estero) e il settimanale
«Christ in der Gegenwart» che ha
compiuto da poco i quarant'anni; e
l'autorevole mensile dei gesuiti
«Stimmen der Zeit». Non possiamo
inoltre sottovalutare la presenza di
riviste che, anche se non associate
alla AKP, trovano nel terreno cri-
stiano le loro ragioni ispiratrici:
«Hochland», un nome celebre nella
storia della cultura ecclesiale e civi-
le dei cattolici tedeschi, «Publik Fo-
rum», espressione della «Chiesa dal
basso», i «Frankfurter Hefte», fon-
dati e animati per lungo tempo co-
me ponte con la cultura laica da
Walter Dirks e Eugen Kogon, re-
centemente scomparso dopo un'e-
sistenza di limpida testimonianza
civile (trascorse fra l'altro alcuni
anni nei Lager nazisti), «Die Politi-
sche Meinuf)g», espressione di alcu-
ni ambienti cristiano-democratici, e
altre il cui elenco co mpleto sarebbe
lungo; con un richiamo alla stessa
« Die Zeit», l'autorevo le settimanale
amburghese sempre attento alle
suggestioni dello spirito e dei prin-
cìpi etici che muovono la società
occidentale.
L'insieme della stampa cattolica
è servita da strumenti molto utili
come le agenzie di notizie, da quella
della Germania occidentale KNA
(«Katholische Nachrichten Agen-
turn) alla «Kathpress» di Vienna,
alla KIPA di Friburgo in Allgau , al-
la «Katholische Pressebund», que-
st'ultima con un margine maggiore
di autonomia rispetto alle posizioni
ecclesiali. In tempi recenti sono sta-
ti messi in funzione sia l'Istituto cat-
tolico per l'informazione sugli stru-
menti della comunicazione sociale,
con sede a Colonia, affiliato alla
A KP, sia il settore riservato ai mass
media di Monaco di Bavie ra, che
raccoglie tutte le notizie sulle Chie-
se di lingu a tedesca. Sempre a Mo-
naco funziona, dal 1969, l'Istituto
per la promozione delle nuove leve
del giornalismo, che, diretto dai ge-
suiti, attribuisce ogni anno quindici
borse di studio valide per una suc-
cessiva sistemazione professiona le
in organismi di stampa laici.
Una recente richiesta nella Ger-
mania occidentale ha fatto emerge-
re un quinto posto ne lla diffusione,
con il 14,3 per cento e 6 milioni e
mezzo di lettori, per un consorzio
di setti manali (25 cattolici e 9 prote-
stanti) fondato nel 1972.
Si deve sottolineare il peso delle
pubblicazioni e dell'editoria di lin-
gua tedesca perché l'irradiazione si
estende su un'area molto vasta non
soltanto nell 'Europa centrale ma
anche negli Stati Uniti (esiste un'e-

4.8 Page 38

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38 1 OTTOBRE 1989
orn
K~lHOllSCHE
MESNER
-
I Q,~ I
~
propri in Europa per gruppo lingui -
stico si trova a essere quello germa-
nico grazie alle quattr.o testate, ri-
0 uhra9
spettivamente, dell'Austria e della
Svizzera. Fra quelle austriache
(complessivamente 19), ricordiamo
le due edizioni della «Kleine Zei-
dizione americana di «Die Zeit») e tung», in Stiria e in Carinzia, 150.000
nell'Africa del sud-ovest, con encla- copie la prima, 100.000 la seconda
ves dove si utilizza ancora la lingua (alla domenica salgono a 190.000 e
degli avi. Persino nell'Unione So- 115.000), in terza posizione all'inter-
vietica esistono pubblicazioni in te- no della stampa nazionale; e la ne-
desco, naturalmente non religiose e .cessaria inclusione dell'organo del
che si trovano sempre confrontate Partito popolare, «Volkszeitung».
con qualche difficoltà, per quello Ad esse va aggiunta una ricca pano-
che resta dopo le deportazioni sta- plia di settimanali interregionali, fra
liniane e la forzata russificazione i quali « Die Furche» (11' solco), i no-
delle popolazioni germanofone ve delle rispettive diocesi (450.000
lungo il Volga.
copie di tiratura in complesso), più
Alla stampa cattolica della RFT due rispettivamente per le minoran-
va riconosciuta una grande elegan- ze slovena e croata, le pubblicazioni
za formale: grafica moderna, ade- illustrate e femminili, quelle degli
guata utilizzazione della fotonoti- ordini religiosi e delle associazioni,
zia, tecnologie di avanguardia nei mentre si riconoscono carenze nel-
procedimenti di composizione, esi- la stampa per ragazzi.
stenza di centri di appoggio e di in- Strettamente parlando, l'Austria
formazione come quelli citati di non fa parte, almeno per ora, del -
Colonia e di Monaco, ai quali si l'Europa che stiamo considerando ,
può aggiungere l'altro di Aqui sgra- ma il discorso sulla stampa di lin -
na dedicato all a documentazione gua tedesca sarebbe monco se non
missionaria, una dimostrazione di prendessimo in considerazione
«occupaz ione» delle fasce di età e questa fetta di pubblicazioni in sie-
di interessi, anche spirituali e carita- me con quella svizzera. Nella Con-
tivi. li mondo germanico infatti con federazione .Elvetica quattro dei sei
organismi di interventi so lid aristici quotidiani -di ispirazione catto li ca
come «Missio», «Adveniat», «Mise- - in edizioni plurime - sono in te-
reor», «Brot fUr die Welt» e a ltre desco, e fra essere l'autorevole
associazioni filantropiche offre un «Vaterland». Ancora, una ventina
rilevante contributo per alleviare di titoli appaiono da due a cinque
situazioni di miseria in tutto il mon - volte la settimana. La tiratura glo-
do, stimo lando a ciò l'opinione pub- bale, fra g li uni e gli altri, supera
blica attraverso la diffusione, fra
11!/J!,- ~ i l'altro, delle riviste missionarie.
Nonostante la debole presenza di
quotidiani tedesco-occidentali (la
stessa «Deutsche Tagespost», come
abbiamo detto trisettimanale, non
supera le 20.000 copie), il maggior
numero di giornali catto lici veri e
krankenbriet
quotidianamente le 200.000 copie.
Altri otto fogli (la maggioranza
sempre in tedesco) appaiono setti-
manalmente, tre sono quindicinali,
quattro mensili: vengono chiamati
«fogli parrocchiali», ma si tratta di
pubblicazioni, anche rispetto all'at-
tualità e alla cronaca, aggiornate
nell'informazione, con una diffusio-
ne globale di oltre 400.000 esempla-
ri e un'udienza da moltiplicare per
quattro come «letture di famiglia».
-
aowaurnzb.-,o.c;,f;t l•Sches
de, IJi K,rchenzo,1ung
,ozose Wurzburg
Nel quadro europeo vero e pro-
prio, invece, di particolare rilievo la
presenza del «Luxemburger Wort»,
il più diffuso quotidiano lussembur-
ghese in lingua tedesca e parzial-
mente in dialetto (65.000 copie su
una popolazione di 300.000 abitan-
ti: una ogni cinque persone, in prati-
ca una per famig li a), dichiarata-
mente cattolico.
Per quanto possa essere sembra-
to esteso, questo nostro artico lo ri-
assume soltanto in breve le caratte-
ristiche degli organi scritti della co-
municazione sociale nel mondo te-
desco. Non ci compete, ma a puro
titolo di esempio vogliamo ricorda-
re l'importanza e l'interesse del
problema delle emittenti locali, de-
gli audiovisivi di ogni tipo, dell'edi-
toria libraria e della pubblicità, che
costituiscono altrettanti momenti di
valutazione per l'impatto su ll'opi-
nione pubblica di una realtà data.
Angelo Paoluzi
I. Continua

4.9 Page 39

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- - - - - - - - - - -:58-
1 OTTOBRE 1989 39
VITA ECCLESIALE
E ORA TOCCA Al FEDELI
SOSTENERE ECONOMICAMENTE
Foto Archivio SEI - P. Franco
Con il 1990 verrà
a cessare l'intervento
finanziario dello Stato.
Le varie forme
di contribuzione
volontaria.
Roma, ottobre - A
partire dall'anno prossimo, la Chie-
sa italiana dovrà camminare, per
quanto attiene al suo assetto econo-
mico, con le proprie gambe. Che
cosa vuol dire? Semplicemente che
lo Stato, sullà base dell'accordo sti-
pulato con la Chiesa cattolica all'at-
to del rinnovo del Concordato, non
interverrà più a sostenere economi-
camente il clero. Di conseguenza, il
peso del sostentamento graverà
per intero sulle spal le dei fedeli, i
quali sono perciò chiamati a dare
responsabilmente il loro contributo
volontario.
Ce la farà la Chiesa italiana a
camminare da sola? Ce la farà a da-
re ai sacerdoti di che vivere, a prov-
vedere alle necessità del culto, ad
attuare i programmi di costruzione
di nuove chiese e di conservazione
delle vecchie, a continuare la sua
vasta opera di istruzione, educazio-
ne, assistenza sociale e sanitaria? È
questa la grande scommessa del
1990 (e, naturalmente, degli anni
successivi). A decretare se sarà vin-
ta o persa saranno g li stessi fedeli.
Ad essi potranno però aggiungersi
quei cittadini che, pur non pratican-
ti, riconoscono alla Chiesa un ruolo
sociale.
È importante sottolineare che il
nuovo sistema in vigore dal prossi-
mo anno rende più libera la Chiesa,
non più «stipendiata» dallo Stato.
Non è una novità in assoluto. Nei

4.10 Page 40

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40 · I OTTOBRE 1989
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristi ana .
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sosta nza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qual siasi
titolo, per gli sco pi perseguiti
dall 'Ente, e particolarmente per
l'eserci zio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missio nari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
primi seco li la Chiesa viveva escl u-
siva mente delle offerte dei cristiani,
raccolte per prov vedere alle spese
del culto, al mantenimen to degli or-
fani e delle vedove, all'ass iste nza ai
perseguitati. Coloro che percorre-
vano le vie del mondo per eva nge-
lizzare -le genti era no sicuri di tro-
vare ci bo e alloggio presso famiglie
cristia ne. Le vicend e storiche modi-
ficarono profondamente questo
quadro, la Chiesa di ve nn e proprie-
taria di beni, in certe epoche fu ad-
dirittura ricchissima. Qu ando, nel
secolo scorso, l'Ita lia decise di inca-
merare molti bene ecclesiastici, ri -
te nne di dover compensare la Chie-
sa co ncedendo contributi finanziari ,
che trova rono però applicaz ione
solo al momento della firma del
Concordato, nel 1929. Da quella da-
ta, altre vicende sto riche so no inter-
venute a rendere il sistema in vigo-
re in contraddi zione sia con la Co-
stituzione dell a Repubblica, sia con
l'i mm agine di Chiesa delineata dal
Co ncilio Vaticano Il.
C'è, quindi, sotto questo profilo,
un a specie di ritorno alle radici. E i
fedeli , che - come si esp rime la co-
stituzione co nci liare «Lume n Gen-
tium» - sono Popolo di Dio, cioè
Chi esa, ve ngono ora chi amati ad as-
solvere a un preciso dovere di ap-
partenenti alla co muni tà. È per que-
sto che il 23 apri le scorso, nelle
25.000 parrocchie italjane i fedeli
Foto Archivio SEI - Raffini
I
I
I
I
che assistevano alle Messe domeni-
cali hann o sentito i loro sace rdoti
parlare dall'altare di offe rte, di lr-
pef, di bilanci. Ne risentiranno par-
lare il 15 ottobre, seco nda giornata
di sensibilizzazione decisa dalla
Conferenza episco pale italiana. In
talune parrocchie, i fedeli so no stati
abituati dai loro parroci a parteci-
pare alla gestione economica, in no-
me di un a trasparenza che, con il
nuovo sistema, dovrà diventare la
norma. Perché chiamare i fedeli a
soste nere eco nomica mente la Chie-
sa co mporta anche una loro parte-
cipazione diretta all'amministrazio-
ne dei fondi, per un a saggia distribu-
zione in ri sposta all e molteplici esi-
genze dell a vita di una parrocchia.
Non si tratta, co me qualcuno
sembra qu asi temere, di confondere
il sacro co n il profano. È piuttosto il
caso di tenere ben presente che il
sacerdo te che celebra la Messa, o
che battezza i nostri figli e che poi li
accoglie nell'oratorio, deve nutrirsi
e vesti rsi come tutti, che il riscalda-
mento o la manutenzione della
Chiesa costa no oggi un occhio della
testa, che i poveri dell a parrocchi a
hann o bisogno di un sussidio per ti-
rare avanti. Questo, e molto altro
ancora, richiede denaro.
Non staremo qu i ad illustrare i
meccanismi predisposti dalla CE!
per un a equ a distribuzione delle of-
ferte in relazio ne all e necessità del-

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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le singole parrocchie. Accennere-
mo invece alle diverse forme di
contribuzione. fn primo luogo c'è
l'offerta diretta, quella che si fa in
chiesa durante le Messe: d'ora in
poi bisognerà ricordare che con le
monetine spiccio le si va poco in là.
Ciascuno ovviamente deve dare in
relazione a ll e proprie capacità eco-
nomiche, ma questo limite deve es-
sere per tutti i credenti un obiettivo
prefissato, in modo che il gesto del-
l'offerta non sia un'elemosina, ma
un concreto gesto di solidarietà.
C'è poi un'altra forma di contri -
buzione diretta esp lic itamente al
sostegno del clero: dal 1° gennaio
1989 è possibile inviare all' Istituto
centra le per il sostentamento del
Clero offerte la cui entità, fino a un
importo di due milioni, è deducibile
dalla base imponibile dell'IRPEF,
con possibili vantaggi fisca li per lo
stesso contribuente. Non comporta
invece alcun esborso una terza for-
ma di contribuzione, prevista dallo
Stato. Consapevo le del ruolo socia-
le della Chiesa, lo Stato ha deciso di
aiutarla indirettamente, a co ndi zio-
ne però che siano gli stessi cittadini
a sollecitarlo. Difatti, dichiarandosi
disposto a non incamerare 1'8 per
mille del gettito complessivo del -
l'IRPEF, lo Stato rivolge al contri-
buente, attraverso g li stessi modelli
della dichiarazione dei redditi, una
domanda: vuoi che quell'8 per mille
ve nga destinato alle esigenze gene-
rali della C hiesa (culto, opere di ca-
rità, missioni, assistenza agli anzia-
ni, agli handicappati ecc.) opp ure
vuoi che vada a istituzioni statali
(per la lo tta contro la fame nel
mondo, per la tute la delle opere
d'arte, ecc.)? La scelta è ovviamente
lasciata ai singoli cittadini.
C'è infine un'altra possibilità, pre-
vista non dal Concordato ma da
leggi dello Stato, che co nsento no di
dedurre dalla base imponibile som-
me elargite in favore di enti eccle-
siastici civi lmente rico nosciuti.
Le strade che è possibile percor-
rere sono molte. I prossimi mesi ci
diranno fino a che punto arriva la
volontà di seguirle. Si tratta solo di
non dimenticare che la Chiesa è fat-
ta dall a gente per la gente e che ciò
comporta corresponsabilità e im-
pegno da parte di tutti i credenti.
G.N.
EDITORIA
- s/1-
CAMiche/n .
~ltozst
O ltf1t1110
f PIIEGHIER~
M1LLE E UNO MODI
DI PREGARE
IL SIGNORE
Ce li insegna Miche!
Quo~tconisuoilibri
che, diffusi a milioni
di copie, testinioniano
un crescente desiderio
di preghiera.
«Signore, vieni a fare la
spesa con me?». Perché non rivol-
gerci a Dio co n qu_este semplici e
spontanee parole? E Miche! Quoist
che ce lo suggerisce, nel suo nuovo
libro «Cammino di preghiera», edi-
to dalla SEI (pp. 268). Abbiamo in-
contrato il popolarissimo sacerdote
francese, autore di numerosi libri,
tutti di successo, durante uno dei
tanti incontri che la casa editrice di
Torino ha organizzato per presen-
tare il suo nuovo libro, uscito a
trent'anni di distanza dalla sua pri -
ma opera «Pregh iera», che con i
suoi due milioni e mezzo di copie
vendute l'ha fatto conoscere in tut-
to il mondo. Sessantotto anni e
un'inseparabi le pipa, Miche! Quoist
è dotato di una carica vita le fortissi-
ma e di un'ironia un po' beffarda,
ma anche della serenità di chi ha in -
contrato il Signore. Appena lo si
avvicina e lo si sente parlare col suo
francese cordiale, si capisce subito
perché piaccia tanto ai giova ni, dei
quali si occupa attivamente come
coordinatore dei movimenti eccle-
siali giovanili presso la sua diocesi,
a Le Havre, dove è nato. Miche!
Quoist è anche segretario generale
del Comitato episcopale francese
per l'America Latina ed è laure ato
in sociologia. fl suo lingu aggio sem-
plice, il suo modo di avvici nare le
persone, le sue battute sp iritose
rendono ogni incontro con lui un'e-
sperienza importante. A Miche!
Quoist abbiamo c hi esto innanzit-
tutto di parlarci della sua ultima
opera:
«li mio ultimo libro è un libro di

5.2 Page 42

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42 · 1 OTTOBRE 1989
preghiere, frutto della vita delle
persone che ho incontrato e che do-
vunque cerco di incontrare e di rag-
giungere nel profondo del loro cuo-
re. Sono tutte preghiere che sono
state pregate, prima di essere scrit-
te. A Dio si può chiedere il dono di
una sincera risata, di una casa nuo-
va, di piangere con noi per l'amico
morto, di darci la rassegnazione di
fronte allo sfacelo della vecchiaia, o
anche del rubinetto che non chiude
e della calza smagliata. Dio non de-
ve essere Colui con cui parliamo
solo con le parole della liturgia do-
menicale, ma un amico di tutti i
giorni».
Come è nato, trent'anni fa, il
suo primo libro? Qualcuno le sug-
gerì di raccogliere le preghiere e
pubblicarle?
«No, ho scritto "Preghiere" senza
volerlo. Nella mia parrocchia a Le
Havre, venivano a trovarmi perso-
ne di tutte le età, ma soprattutto
giovani e tutti mi chiedevano come
bisognava pregare. lo domandavo
loro che lavoro facessero, quanti
autobus prendevano ogni mattina,
se avevano figli, come era la loro
casa. A volte si alzavano e dicevano
"Non siamo venuti qui per questo,
vogliamo imparare a pregare". Io li
facevo risedere, continuavo a far
loro domande sulla loro vita e scri-
vevo a matita su un foglio di carta
alcuni appunti. Alla fine li invitavo
a pregare per quello che avevo an-
notato. Quando se ne andavano, ri-
ducevo all'essenziale quelle note e
le spedivo ai diretti interessati per-
ché avessero una traccia, un sugge-
r i m e n t o ...
Mi sono accorto, dopo alcuni an-
ni, e per puro caso, che questi fo-
glietti facevano il giro del mondo:
durante un mio viaggio in Belgio ne
trovai alcuni ricopiati a mano tra le
riviste in una sala per conferenze e
in una stessa settimana ne ritrovai
uno a Bruxelles e uno a Marsiglia.
Così pensai di radunare tutti i fogli
che avevo conservato nel cassetto e
di portarli da un editore... Insomma,
non sono io che ho deciso di scrive-
re, ciò che è capitato non l'avevo
proprio previsto».
Il successo del suo primo libro
testimonia che molti sono alla ri-
cerca delle parole «giuste» per
pregare. Spesso oggi ci si sente in-
capaci di dialogare col Signore.
«Lei ha usato la parola giusta: la
preghiera deve essere un dialogo
con Dio e non c'è bisogno di chissà
quali parole. Dio è contento se gli
raccontiamo la nostra vita, parlan-
dogli anche delle nostre piccole
grane quotidiane. così che nasco-
no le mie preghiere. La preghiera
attraversa tutta la vita, ed è qualco-
sa insito nell'uomo. Come ci sono
tanti modi di amare, così ci sono
tanti modi per pregare. Pregare a
volte può essere anche stare in si-
lenzio: come si dimostra amore so-
lo con un semplice sguardo, così
pregare è anche lasciare che Dio ci
guardi e lasciarsi "abbronzare" dal
sole del suo amore».
Molte volte si è tentati di chie-
dere a Dio qualche intervento
straordinario che modifichi radi-
calmente la nostra vita.
«Dio non può prendere il nostro
posto e fare quello che dobbiamo
fare noi. Non possiamo chiedere a
Dio di sostituirsi a noi e cambiare il
mondo. È nostro compito costruire
le fabbriche, le scuole, i ponti. Sia-
mo noi che dobbiamo fare i bambi-
ni, sfamare gli affamati. In ciò consi-
ste grandezza dell'uomo, nell'a-
vere questa responsabilità: l'uomo
potrà trasformare il mondo se si av-
vale della potenza dell 'amore di
Dio. Ed è questo che dobbiamo
chiedere al Signore nelle nostre
preghiere e che Lui non ci rifiuterà
mai di donarci il suo spirito di amo-
re. Ho cercato di consacrare tutta la
mia vita all'annuncio della buona
novella di Cristo: è essenziale per
me che gli uomini incontrino Cristo,
che l'accolgano e si avvicinino al
suo amore».
Lei è molto seguito e letto so-
prattutto dai giovani. Qual è il se-
greto di questo successo?
«Cerco di rispondere alle loro
domande con la loro lingua. In que-
sto momento fors~ i giovani sento-
no di più l'esigenza di pregare per-
ché la vita è diventata più difficile.
Ci sono periodi in cui si ritorna più
intensamente al dialogo con Dio
perché si ha più paura. Paura di tro-
varsi in balia di problemi più grandi
di noi; paura del potere che abbia-
mo sulla materia e sulla vita ; paura
dei nostri prodigi perché ci chiedia-
mo a cosa serviranno. Abbiamo og-
gi più che mai bisogno di una luce
da seguire e preghiamo per que-
sto».
Che cosa pensa dei giovani di
oggi?
«Io credo che essi sappiano sem-
pre meno rispondere alla domanda
su qual è il senso della vita. Ed è
questo il loro dramma: non si può
vivere se non si sa perché si vive,
non si possono fare lotte e sforzi se
non si sa a cosa possano servire. È
necessario aiutarli a dare un senso
alla vita. Prima di dire loro come vi-
vere è necessario dire loro perché
vivere».
Quale può essere, allora, un
messaggio che aiuti questi giovani
a ritrovare il senso della loro vita?
«Pènso che sia necessario aiutarli
a rivolgersi verso gli altri. Tutti
quelli che sono rivolti verso se stes-
si non troveranno mai la loro stra-
da: assomigliano a un fiume che ri-
torna alla sorgente e non potrà
quindi più scorrere. Da quando i
giovani inizieranno a pensare e agi-
re per la felicità degli altri, si senti-
ranno loro stessi più felici».
Parlando con lei sembra tutto
molto semplice.
«E lo è, è semplice quando si
ama. Ma non è semplice amare,
perché bisogna ricominciare a farlo
tutti i giorni e tutti i giorni bisogna
annullarsi per gli altri, attraverso le
piccole cose. Quando sposo le cop-
pie dico loro: "Nel grande 'Sì' che
pronunciate oggi sono compresi i
piccoli 'sl' che dovrete pronunciare
ogni giorno della vostra vita in co-
mune"».
Un ultimo consiglio per i suoi
lettori.
«Appena avete finito di leggere il
libro, chiudetelo e pregate usando
le vostre parole, quell e che vi sor-
gono spontaneamente dal cuore e
sono frutto della vostra vita».
Monica Ferrari

5.3 Page 43

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- - - - - - - - - - -s/1-
'
Borsa: a suffragio dei coniugi Anto-
nio e Adalgisa Francia, a cura di Ines
Francia Meschiari, L. 5.000.000
Borsa: Don Bosco scrittore: premio
del Centro di Cultura Piemontese, a
cura di D. Domenico Rosso, fonda-
tore del Centro Foglizzo,
L. 2.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, per ringraziamento e protezio-
ne della Famiglia, a cura di N.N. , Mi-
lano, L. 1.000.000
Borsa : S. Domenico Savio, per gra-
zia ricevuta, a cura di N.N., Milano,
L. 1.000 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei defunti
e protezione, a cura di Ferrero Ester,
L. 1.000.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Zoin
Vincenzo, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento, a
cura di Filocamo Agata, L. 1.000 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Do-
menico Savio, a cura di Rampini En-
rica, L. 1.000.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco, a
cura di Gradilone Piera, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Luchini Maria Luigia, L. 480.000
Borsa: in memoria di Masotti Cristo-
foli Attilio e Luisa, a cura della Fami-
glia Masotti Cristofoli, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di M.P., Bolotana,
L. 250.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Santi Salesiani, per
grazia ricevuta, invocandone il com-
pletamento, a cura di Musuraca Flo-
ra, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giu-
seppe, Don Bosco, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di N.N.,
L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, protetto-
re della mia Famiglia, per ringrazia-
mento e chiedendo aiuto, a cura di
N.N. Exallieva, L. 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, invocando
un grande favore, a cura di Scarpetti
Emilia, L. 200.000
-
-
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in suffragio dei miei defunti e
per protezione in vita e in morte, a
cura di Bernardis Gina, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, a cura della Fa-
miglia Falcone , L. 200.000
Borsa: in memoria e suffragio del
fratello Carlo, a cura della sorella
Carmela
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio di mio pa-
dre, a cura di Nocera Franca
Borsa: Gesù: 1' giugno 1989 Sacra-
mentato, Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in suffragio di mio padre Gerar-
do e per protezione della famiglia , a
cura di Musuraca Flora, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Franca M. , Zafferana Etnea,
L. 150.000
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Maria
e Santi Salesiani, in suffragio dei de-
funti e per protezione, a cura di Bi:r-
bero Virginia, L. 150.000
Borsa: in suffragio di Rosa, Saraco,
a cura di Arcadi Raffaella
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione per mia
sorella (2' intervento!}, a cura di letta
Ruffaglia
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio e memoria
di Schepis Salvatore, a cura della
moglie Nina Schepis
Borsa: Don Bosco, a cura di Argilli
Riccardo
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione, a cura di N.N., Alba,
L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria e suffragio
di Elsa Trizzino, a cura di Petix Prof.
Salvatore
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Bonacossa Giuseppe
Borsa: S. Cuore di Gesù e Maria
Ausiliatrice, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringra-
ziando per celesti favori ricevuti, a
cura di Pelagalli Ilde
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando protezione, a cura di Bramati
Luigia
Borsa: Maria Ausiliatrice, per grazia
ricevuta e invocando protezione per
la Famiglia, a cura di M.F., Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringranziamento e
protezione, a cura di Bioletti Ignazio
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in memoria e suffragio dei de-
funti Famiglia Bignardi, a cura della
figlia Nenella
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Sr. Eusebia, per grazia ricevuta ,
a cura di B.L. , Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e invocando protezione, a cu-
ra di B.L. Olga, Torino
Borsa : S. Giovanni Bosco, in ringra-
ziamento, a cura di Franca Giuffrida
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per grazia ricevuta, a cura di
Ragonese Giovanni
Borsa: S. Giovanni Bosco e S. Do-
menico Savio, per grazia ricevuta, a
cura di Parracino Rita
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giu-
seppe, Don Bosco, per prosperità e
salute della Famiglia, a cura di Co-
dazzi Leopoldo
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Do-
menico Savio, in memoria di Alfredo
e Domenica Ferrero, a cura di Ferre-
ro Carla
Borsa: S. Giovanni Bosco, in ricordo
dei miei defunti, a cura di Foglia Ede
Borsa: Beato Luigi Verslglia e Calli-
sto Caravario, a cura di Bertolino Pia
Borsa : Maria Ausiliatrice, invocan-
do protezione per me e Famiglia, a
cura di Sisto Dr. Francesco
1 OTTOBRE 1989 43
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, per ringraziamento e prote-
zione della Famiglia, a cura di Colma
Angelo
Borsa: S. Giovanni Bosco, per rin-
graziamento e protezione della Fa-
miglia, a cura di Estani Orfeo
Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando aiuto per la
Famiglia, a cura di Pichler Anna
Borsa: Maria Ausiliatrice per la
santificazione del sacerdoti, a cura
di Luciani Giovanni
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione, a cura di
N.N., Poni St. Martin
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione della Famiglia, a
cura di Bruno Maddalena
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando grande gra-
zie per figlio e familiari, a cura di O.T.,
Mamma e Famiglia
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Benegiano Carmine
Borsa: Don Bosco, in suffragio di
Don Agostino Dominoni e per la gio-
ventù della Parrocchia di Pieranica, a
cura di Tesoro Laura
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta e invocando speciale prote-
zione per Marco e Mamma, a cura di
Morino Marco e Luca
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando preghiere, a
cura di Fagetti Speranza
Borsa : S. Giovanni Bosco, protetto-
re dei giovani, aiuta i miei figli e soc-
corrici, a cura di N.N. Ex allieva
Borsa: S. Giovanni Bosco, invocan-
do grazia e aiuto per una giovane
studentessa, a cura della·Mamma
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Catina De Fuschi
Borsa : Maria Ausiliatrice, ringra-
ziando e invocando protezione, a cu-
ra di N.N., Dogliani
Borsa: Don Bosco, a cura di Avi
Prof. Sabina
Borsa : Maria Ausiliatrice, S. Dome-
nico Savio, a cura di A.D.P.I.

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO FERROVIA
Quaranta nuove preghiere dello scrittore religioso più amato dai
giovani. L'ansia di sapere, il bisogno di solitudine e la necessità del
vivere sociale, la paura dell'avvenire,
l'importanza dei piccoli
gesti quotidiani in un tono
garbato e poetico
che aiuta
a pregare
ms1eme.
Sì, desidero ricevere direttamente a casa mia
i seguenti titoli di Miche! Quoist
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - L. _ _ __
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - L. _ _ __
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - L. _ _ __
Pagherò alla consegna (porto e imballo gratis)
Tot. L, _ _ __
cognome
nome
via
città
C.A.P.
data
firma
Ritagliare e spedire
in busta chiusa alla:
VARIA SEI
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino