Bollettino_Salesiano_197910


Bollettino_Salesiano_197910



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BOLLETTINO
ANNO 103 N. 10 2• QUINDICINA 15 MAGGIO 1878
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 1701
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
Ies-cc]
Cooperatori Salesiani: cattolici di qualità!
Riempite di Vangelo la vita umana;
portate nel cuore il " Da mihi animas" di Don Bosco!...
Don Egidio Viganò
Rettor Maggiore
L'Ausiliatrice
nella storia dei
Cooperatori
Salesiani
Luigi Sarchelettl
Segret. Coordinatore generate
I COOPERATORI SONO GLI STRUMENTI DI
CUI IODIO SI SERVE PER PROPAGANDARE
SEMPRE PIU' LA SUA GLORIA E LA GLORIA
DELLA SUA GENITRICE. (Don Bosco, MB
17,149)
Nella foto: un'orlglnale raffigurazione In metallo dell'Ausiliatri-
ce, opera dello scultore polacco Lorenzo Samp, venerata nella
Chiesa 9aleslana di Danzica, Polonia.
Don Giulio Barberis, collaboratore e cronista di
Don Bosco, scrisse nel 1920: « La Società Salesia-
na non avrebbe potuto fare quanto fece pel bene
della gioventù povera e abbandonata se non fosse
stata potentemente aiutata dai Cooperatori e dalle
Cooperatrici; come senza di loro il culto di Ma.ria
Ausiliatrice non si sarebbe per certo esteso con
tant~ rapidità in sì breve spazio di tempo. Dal che
tutto appare come l'opera per certo ispirata a Don
Bosco dalla Beata Vergine medesima».
«I Cooperatori fin dal principio furono altret-
tanti propagatori del culto di Maria Santissima Au-
siliatrice nelle loro famiglie, nella cerchia delle loro
conoscenze, con tutti i mezzi che loro suggeriva il
loro zelo» (Il culto di Maria AusUiatrice, pag. 157).
E don Guido Favini, per 23 anni Segretario ge-
nerale dei Cooperatori, conferma che « dopo i Sa-
lesiani e le Figlie di M.A., i più benemeriti per la
diffusione della divozione del culto di Maria Ausi-
DESTINATO PARTICOLARMENTE Al COOPERATORI SALESIANI

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liatrìce furono indubbiamente i Cooperatori».
(L 'Ausiliatrice della Chiesa e del Papa, pag. 283)
Don Bosco stesso il 23 maggio 1884 pronunciò
queste parole nella Basilica di Torino: « Già pros-
simo alla fine dei miei giorni, io godo immensa-
mente nel vedere che, invece di scemare, i favori di
Maria Ausiliatrice aumentano ogni giorno e in ogni
parte... E i Cooperatori Salesiani e le Cooperatrici
sono gli strumenti di cui si serve lddio per propa-
gandare sempre più la sua gloria e la gloria della
sua Genitrice». (MB. Voi. XVII, pag. 149)
Grazie allora al Rettor Maggiore per la sua
lettera sulla Madonna che è tanto piaciuta ai Coo-
peratori e grazie al Dicastero della formazione che
in questo Convegno ci ha offerto l'occasione di
esprimere la nostra gratitudine a Maria e a Don
Bosco. La lettera del R.M. ci ha fatto fare un pro-
fondo esame di coscienza sul posto che occupa
Maria nella nostra Associazione ponendoci l'inter-
rogativo: la devozione a M.A. è ancora quella delle
origini o è calata d'intensità?
Poiché una letteratura in proposito non esi-
steva, abbiamo dovuto risalire alle fonti, costituite
per noi essenzialmente dal Bollettino Salesiano.
Esso, fondato da Don Bosco per i Cooperatori. ha
contribuito a rendere mondiale il culto di M.A. Non
c un numero delle cento annate in cui non si parli
della Madonna Ausiliatrice. Dall'articolo di fondo
(di Don Bosco e dei suoi successor0. alle cronache
della Basilica di Torino e delle chiese costruite co-
me suo prolungamento in tutto il mondo; alle cro-
nache del 24 maggio, all'elenco interminabile delle
grazie ricevute dai CC. per intervento de/l'Ausilia-
trice, alle benemerenze dell'Associazione dei de-
voti de/l'Ausiliatrice sorta con l'adesione di tanti
Cooperatori, al resoconto dettagliato ed edificante
di tutte le feste e avvenimenti salesiani, all'Incoro-
nazione dell'effigie della Madonna, agli anniversari
della costruzione del tempio, ai nostri pellegrinag-
gi a Torino e ai santuari mariani più celebri del
mondo, ai nostri Congressi internazionali...: in tutti
questi eventi domina sempre la figura di Maria Au-
siliatrice!
Il Bollettino Salesiano è davvero il libro delle
infinite lodi a Maria.
Che cosa ha rappresentato dunque Maria
Ausiliatrice per i CC.SS.? Per dirlo basta una sola
parola: TUTTO! L 'ispirazione, la nascita, la diffu-
sione dei CC. nel mondo, fino al rinnovamento
conciliare; ha rappresentato tutto ciò di cui si van-
tano con fierezza i Salesiani e le F.M.A., semplice-
mente perché i CC. sono nati assieme a loro, se è
vero che i primi collaboratori di Don Bosco furono
sacerdoti e laici esterni che si considerarono
sempre «salesiani» come il santo fondatore li
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aveva sognati. Essi non potevano non far propri i
suoi grandi amori: l'Eucaristia, la Chiesa, il Papa e
appunto la Madonna; non potevano non assorbire
il suo spirito, il suo carisma anche nel suo aspetto
mariano. accogliendo interamente Maria nella loro
vita. Senza Maria Ausiliatrice e senza Don Bosco i
Cooperatori sarebbero stati niente più che dei fi-
lantropi.
Non c'è attività dei Cooperatori che non si
svolga nel nome di Maria Ausiliatrice e sotto il suo
patrocinio. 1124 di ogni mese essi si ritrovano per la
loro riunione mensile presso i Centri delle case
salesiane e delle F. M.A. o presso le cappelle e gli
altari che parroci e sacerdoti CC. hanno costruito
numerosissimi nelle loro chiese. L'attività dei La-
boratori Mamma Margherita, tanto benemeriti per
le missioni, si svolge accompagnata dall'inces-
sante preghiera alla Madonna con il S. Rosario.
Nel 1903, in occasione dell'Incoronazione del-
l'effigie di M.A. i Cooperatori vollero essere tra i
primi nel rendere omaggio alla Madonna di Don
Bosco donando ori e gemme per le corone; così
come lo scettro imposto alla statua nel 1918 (50°
della consacrazione del tempio) è il dono di una
cooperatrice spagnola.
Nel 1968 per il Centenario della Basilica, i Coo-
peratori italiani organizzarono un grande pellegri-
naggio a Valdocco e don Ricceri disse loro: « Que-
sta Basilica è anche vostra. Don Bosco l'ha co-
struita cento anni fa con i mezzi fornitigli dai vostri
predecessori, i primi Cooperatori. L 'immagine
della nostra Basilica è divenuta ormai familiare al
vostro sguardo e al vostro cuore. Da anni entra
nelle vostre case e vi ricorda che qui è il cuore
dell'azione e della cooperazione salesiana».
Ma che cosa rappresenta Maria Ausiliatrice
nella storia più recente, del post Capitolo Generale
Speciale? Bastano le poche parole dell'art. 18 del
Nuovo Regolamento ad esprimerlo: «Nutriamo
una filiale devozione a Maria, madre di Dio e Ausi-
liatrice dei cristiani. Vediamo in Lei, collaboratrice
del suo Figlio in una vita terrena piena di sollecitu-
dine familiare e dì lavoro, un modello perfetto per
la nostra vita spirituale e apostolica... ». I Coopera-
tori intendono cioè ispirare la loro vita spirituale e
la loro azione apostolica ai valori evangelici ine-
renti alla vita di Maria, ai suoi atteggiamenti inte-
riori di donna, di sposa, di vergine, di madre, di
prima vera «cooperatrice» di Gesù. Anche l'impe-
gno per la giustizia. per la promozione umana che
caratterizza l'aspetto «sociale» del Nuovo Rego-
lamento non si può portare avanti senza l'aiuto di
Maria, mediatrice della salvezza umana, modello
della liberazione dell'uomo, Maria povera umile e
casta, Maria donna nuova.
(sintesi della relazione svolta alla Settimana di spiritualità sul
tema: 'Maria rinnova la Famiglia salesiana di Don Bosc o · - Ro-
ma. Casa generalizia sdb, 21-27 gennaio e.a.)

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L'EUROPA
DEI NOVE:
OCCASIONE
01 FRATELLANZA
(dalla 'dichiarazione' dei Vescovi della Comunità
europea, in vista delle prossime elezioni europee)
La costruzione dell'Europa dei Nove - e presto
forse dei Dodici - per quanto importante, non potrebbe
costituire un fine a se stesso. L' Europa non può rin-
chiudersi nelle proprie frontiere. Come potremmo noi
costruire una Comunità, entro la quale si starebbe bene,
dimenticando il resto dell'Europa e del mondo?
L'Europa deve costituire una felice occasione di
sviluppo economico, culturale e spirituale per tuttì. Le
parole rivolte da Giovanni Paolo Il a tutto Il mondo, il 22
ottobre scorso, risuonano ancora alle nostre orecchie e
cl sembra debbano applicarsi alla stessa Europa:
«Aprite i confini degli Stati, i sistemi economici e politici,
gli immensi campi della cultura, della civiltà, dello svi-
luppo. Non abbiate paura!»...
L' unione europea - che può assumere forme dif-
ferenti - non potrà realizzarsi senza uno spirito di
apertura e di fratellanza, di rispetto e di accoglienza
degli altri, delle loro persone, del loro modo di pensare,
di sentire e di agire.
All'interno stesso della Comunità dei Nove, i nostri
Paesi sono differenti. Ci sembra che un'Europa mag-
giormente unita debba tradursi in una solidarietà ancor
più concreta fra i più favoriti e i più poveri, nel nostro
continente, come anche al di fuori di esso...
Non si può parlare dell'Europa senza richiamare il
problema dei Diritti dell'uomo, e senza interrogarci sul
come vengono rispettati nel nostri stessi Paesì... Nella
costruzione dell'Europa si terrà conto di questi valori
fondamentali?
In quanto Vescovi dei Paesi della Comunità euro-
pea, chiediamo a tutti i cattolici di sentirsi responsabil-
mente coinvolti dalle prossime elezioni del Parlamento
europeo e di comprenderne l'importanza, in maniera
tale da poter partecipare, in quanto cristiani, pienamen-
te con intelligenza, ai problemi europei. Domandiamo
altresì ad essi di pregare perché Dio illumini il nuovo
Parlamento europeo.
ALLO SCADERE
DI UN ANNO...
Allo scadere di un anno dal prolungamento
del periodo di prova del Nuovo Regolamento, la
domanda che sorge spontanea è di sapere se si sta
facendo davvero tale sperimentazione. In concre-
to bisogna prima di tutto che ogni Centro ed ogni
Cooperatore sperimenti nella sua vita ed azione e
cominci a rendersi conto di quanto nel Nuovo Re-
golamento è valido e da conservare, e quanto è da
nùgliorare in una prossima revisione prima della
promulgazione definitiva, preparandosi così a
portare il proprio volenteroso contributo.
ln secondo luogo ci si domandi fino a che
punto nei vari Centri si è preso concretamente atto
delle modifiche chieste dal Congresso Mondiale
ed emanate il 24 maggio dell'anno passato. Tali
modifiche sono tutt'altro che secondarie come
ognuno può vedere confrontando quanto esse
rendano urgente, vasto e personale l'impegno co-
munitario per la giustizia, come sottolineino le
prospettive dei ministeri ecclesiali, indichino
l'importanza della presenza di sacerdoti e di dia-
coni cooperatori, precisino i compiti dei Segretari
coordinatori, invitino i Delegati a curare la for-
mazione spirituale salesiana ed apostolica e come
venga istituzionalizzata la Consulta Mondiale.
Don Giovanni Raineri
(da ,, Salesiani Cooperatores» ,
aprile 1979)
GIOIA IN FAMIGLIA
Nella scuo.la elementare delle FMA di Napoli-
S. Caterina è stato assegnato questo tema: « Una
notizia che ha recato gioia in famiglia». Luisa Co-
cozza, alunna di s• elementare, figlia di Coopera-
tori, l'ha svolto così:
« Una notizia che recò gioia in famiglia, fu
q,_uando mio padre e mia madre diventarono Coo-
peratori. In quel giorno mio padre e mia madre
furono molto felici dell'avvenimento.
Mi ricordo che mia madre fece anche gli inviti
ai parenti, a qualche amico e anche al sacerdote
della nostra parrocchia.
Mia madre ne parlava tutti i giorni e diceva che
lei si sentiva emozionata ed entusiasmata; ci di-
ceva: "Dobbiamo diventare salesiani come le
suore, ci pensate? Chissà che bella festa ci faran-
no!" E non vedeva l'ora che arrivasse quel giorno.
Anche noi di famiglia fummo felici di quel-
1'avvenimento e partecipammo alla funzione con
tanta gioia».
(da «Camminare insieme»)
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"COOPERATORE,
DIMMI CHI SEI!"
J. Aubry
3.
NUOVO
REGOLAMENTO
Conoscerlo bene per viverlo
Don Mario Cogliandro
2.
Sorella e fratello carissimo,
in questi giorni sisono riuniti a Roma più di ventimila ragazzi
per festeggiare un loro amico santo, Domenico Savio. Il Papa
Pio Xli lo aveva canonizzato venticinque anni fa, fl 12 giugno
1954, sulla Piazza San Pietro, e me lo ricordo bene, perché ho
avuto la fortuna di poter venire allora a Roma con un gruppo di
ragazzi francesi. Il Papa canonizzava quello stesso giorno
quattro altri santi adulti. Il più applaudito dei cinque è stato, in
modo imparagonabile, l'adolescente Domenico.
Domenico è un membro della nostra Famiglia. Possiamo
chiamarlo il «giovane Cooperatore,. più famoso e più efficace
di Don Bosco. Certo non ne ha portato Il nome ufficiale
l'attestato opportunamente firmato, ma ne ha vissuto la realtà
con un'autenticità stupenda. Credo che questo sia una mera-
viglia di cui... ci meravigliamo troppo poco, mentre Domenico
ha delle cose importantissime da ricordare a un Cooperatore.
Dicevo, negli articoletti precedenti, che la grazia tipica di un
Cooperatore è di potercooperare sulserio all'immenso disegno
di salvezza di Dio Padre. Di questo disegno Cristo risorto è
l'Operatore principale, Il grande Ingegnere-Capo. Accanto a lui,
c'è Maria Sua madre, che non cessa di Intervenire attivamente,
facendosi Il nostro •aiuto• intenso. E poi, c'è tutta la Chiesa,
sposa di Cristo, figlia di Maria, i cui membri cooperano alla
misura della toro fede viva, della loro carità operosa, ctel/a loro
speranza intramontabile.
Ora questo nostro piccolo fratello, Domenico, ha capito che
non c'era bisogno di aspettare di aver trenta anni o cinquan-
t'anni per poter intervenire attivamente nel disegno di Dio.
Ascoltava Don Bosco parlare tutti i giorni non solo della neces-
sità di salvare la propria anima, ma della bellezza e ctella ne-
cessità di apportare ìl proprio contributo alla salvezza delle
anime del compagni, e più largamente ancora delle anime di
tutti gli uomini, compresi gli anglicani e i pagani. Allora si è
offerto generosamente per tare tutto Il possibile, accanto a Don
Bosco.
Come? Sentite ciò che diceva: «Ciascuno faccia quel che
può. lo non sono capace di fare cose grandi, ma quello che
posso, voglio farlo a maggior gloria di Dio• (Vita, cap. XVI). In
realtà ha fatto delle cose grandissime. Primo, ha centrato tutta
la sua vita sul grande Operatore di Dio e sulla sua Prima Coo-
peratrice: « I miei amici saranno Gesù e Maria». Poi si è donato
agli altri, sotto mille forme, generoso e sorridente. Infine ha
fondato la Compagnia dell'Immacolata, e ne ha talmente gal-
vanizzato i membri che Don Bosco ha potuto fondare con loro,
cinque anni dopo, la Società Salesiana a servizio dei giovani!
O Domenico, mio piccolo fratello di 14 anni, davanti a te ho
vergogna di me. Prega per me, e ottienìmi la grazia della gene-
rosità!
4
r--
(abbreviazione RH - E11cic/ica di Giovanni Paolo Il Redemptor liomi1tis)
Continuiamo a commentare il Nuovo Regolamento
con le parole del Papa: «Se vogliamo aver presente que-
sta comunità del Popolo di Dio, cosl vasta ed estrema-
mente di/ferenziata, dobbiamo anzitutto vedere Cristo
che dice in un certo modo a ciascun membro di questa
comunità: seguimi Questa è la comunità dei discepoli,
ciascuno dei quali in modo diverso, talvolta molto co-
sciente e coerente, talvolta poco consapevole e molto
incoerente, segue Cristo,, (RH21). «Ogni cristiano co-
struisce il Corpo di Cristo. Questo principio è la regola-
chiave di Lutta Ja prassi cristiana. In base ad esso devono
costruire la loro vita gli sposi. i genitori, le donne e gli
uomini di condizioni e di professioni diverse, da coloro
che occupano le più alte cariche a coloro che svolgono i
lavori più semplici... E' il servizio regale che impone a
ciascuno di noi il dovere di esigere da se stessi esatta-
mente quello a cui siamo stati chiamati... Non solLanlo i
sacerdoti ma anche i laici hanno un posto originale (non
di supplenza) nel Popolo di Dio» (RH2I ).
Comunità crede nti e frate rne
Don Bosco rn1zia Il suo Regolamento dei CC.SS. con le
note parole: In ogni tempo si giudicò necessaria l'unione
tra i buoni... e dopo l'immagine deJJa cordicella conclude:
«Noi cristiani dobbiamo unirci in questi tempi difficili...».
Ecco il «comunità credenti e fraterne» dell'art. del
NR. Se tempi difficili erano quelli di D. Bosco, difficilis-
simi appaiono i nostri nella radiografia che ne fa il Papa
in RH 16. «La situazione odierna non può lasciare nessu-
noirìdifferente». Esige «risoluzioni audaci e creative». E'
da applicare a noi in particolare quanto il Papa suggeri-
sce per la Chiesa in generale. «Una più matura compat-
tezza di tutto il Popolo di Dio, consapevole della sua
missione salvifica» (3); «lo spirito di cooperazione esteso
anche tra i laici... responsabili... e impegnati» (5); «in una
unione apostolica e missionaria» (12). Anl.i «occorre che
noi tutti ci incontriamo e ci uniamo intorno a Lui... per
unirci consapevolmente nella grande missione» (11). Ona
Chiesa più unita è una cornunità proprio per il fatto che
tutti la costituiscono insieme con Cristo stesso (RH21).
Sarebbe sufficiente assimilare queste verità e vivere
nella concretezza anche solo il l " articolo del nostro Re-
golamento per diventare, come ci vuole il Rettor Mag-
giore, cattolici di qualità.

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PRESENZA DI
UN CERTO TIPO
DON BOSCO: Il perché
delle sue
Letture Cattoliche
Don Carlo Borgetti
3.
Ne:i mesi scorsi si è acce11nato alle crisi e alla ripresa del-
l'Associazio11ismo e alla vùalirtl molto promellente di 11or1 po-
chi movimenti giovanili ecclesiali. Si concludeva i111erroga11-
doci sui vulorf e l'organizEazione che possono tro,~are giovani
impegnati negli ambienti salesiani. Si s0110/inea,,a pure come
uri amore a D011 Bosco che veda Lui o i suoi contb,ur,tori
impegnati comunque, in qualunque campa di azio11e per il
bene, può peccare di recarica e mancare di realismo. Don Ba-
sco ha una sua spiriruallttl e un si<o posto, da rimeditare at-
tentamente se11za pretendere l'impossibile, per rtnder~ arti<ale
dawero il suo messaggio.
Quando si consacra la propria vita per un ideale bi-
sogna avere l'umiltà di verificare spesso se la propria
coerenza dia veramente testimonianza. Se abbiamo scel-
to Don Bosco, la testimonianza nostra e dei nostri am-
bienti non può prescindere dalle fondamentali caratteri-
stiche delJa sua santllà e del suo apostolato. Non è reali-
stico domandarci cosa farebbe oggi, senza esserci chiesti
cosa ha fatto negli anni difficili della sua vita e se la
riflessione e l'azione dei gruppi ispirati a Lui sono in
sintonia con i suoi motivi ispiratori e il suo stile.
Caratteristica fondamentale di Don Bosco è la pre-
ventività, da cui prende nome lo stesso suo Sistema Pre-
ventivo. Possono certamente ispirarsi al coraggio e all'i-
niziativa di Don Bosco persone generose che si consa-
crano al servizio dei fratelli magari in situazioni dispera-
te. Don Bosco però normalmente dovrebbe ispirare una
Preventività più che tentativi di recupero particolarmen-
te difficili. Non è una diserzione, è una realistica scelta di
campo. Spesso però anche chi vorrebbe i Salesiani sulle
barricate delle situazioni più d'avanguardia non collabo-
ra volentieri, per esempio, a una presenza efficace in un
cortile d'oratorio aperto a ragazzi anche difficili, biso-
gnosi di Preventività. Certo è un apostolato meno gratifi-
cante, forse meno vistoso, meno di moda (speriamo sia
una cattiveria!).
Non deve essere una presenza solo fisica, e neppure
una irritante e indiscreta pioggia di raccomandazioni...
ma una cordiale, sincera, non presuntuosa e perciò diffi.
cile offerta di amicizia. Lo stesso si può dire per le scuole.
Onnai anche i Cooperatori sono sempre più presenti
nelle Comunità educative delle Scuole Salesiane. Mo.Ilo
spesso ragazzi e famiglie (dobbiamo pur trova.re il co-
raggio di dirlo, visto che tutti lo pensiamo) non scelgono
le nostre scuole innanzitutto perché catloliche e salesia-
ne, ma perché garantiscono tranquillità di studio, disci-
plina, serietà, rispetto di valori e di orari.
Bisogna partire dalle situazioni di fatto non per so-
spirare che« tutto è inutile» ma per approfondire grada-
tamente e realisticamente un discorso sui valori più au-
tentici, e PREVENTIVAMENTE lavorare perché le scelte
degli alunni rispondano al vero bene della loro vita e non
contribuiscano ad aumentare i casi disperati cli domani.
Scegliere Don Bosco vuol dire scegliere con coraggio e
pazienza un apostolato preventivo, più che optare (tanto
più se solo a parole) per altri ammirevoli tentativi che La
Pastorale d'insieme della Chiesa oggi affida soprattutto
ad altri.
Salvatore Gemmellaro
3.
Plano dell'«Assoclazlone alle
Letture Cattoliche,. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
All"ìnlzto del 1853 tutto era pronto per la pubblicazione delle
Letture Cattoliche. Don Bosco aveva cercato ed ottenuto l'a-
desione di vari sacerdoti e di altri dotti personaggi pronti a
collaborare, a preparare opuscoli. Oltre all'imbarcarsi nell'o-
nere di scrivere la maggior parte di essi, Don Bosco si era
impegnato: a fare viaggi, visitare persone influenti di varie città
e paesi, tenere conferenze, trovare corrispondenti per la iscri-
zione dei soci, scrivere agli associati e ricevere le quote, scri-
vere e stampare, e spedire in ogni parte circolari e stipulare
contratti con le tipografie.
Come era suo costume informò i Vescovi del Piemonte ed
avutone il consenso distribuì In migliaia di esemplari il .Piano
dell'Associazione alle Letture Cattoliche•:
.1. I libri, che si propongono a diffondere, saranno di stile
semplice, dicitura popolare, e conterranno materia che riguar-
da esclusivamente alla Cattolica Religione;
2. In ciascun mese si pubblicherà un fascicolo di pagine da
100 a 108 e più, secondo comporterà la materia di cui si tratta.
La carta, icaratteri ed Il formato è pari al presente;
3. Il prezzo di associazione è di cent. 90 ogni semestre da
pagarsi anticipatamente, il che forma la tenue somma annua di
L. 1,60. Per coloro che desiderano ricevere Ifascicoli per posta
è di L. 1 ceni. 40 per sei mesi, e di L. 2 cent. 80 per un anno;
4. Per fare tutte le agevolezze possibili a tutte le benemerite
persone ecclesiastiche e secolari, che vorranno prestare la
mano a quest'opera di carità, saranno loro spediti i fascicoli,
franchi di porto, per tutti i Regii Stati, e per l'Estero fino ai
confini, purché gli associati formino un centro, ove si possano
lndlri~zare non meno di fascicoli cinquanta;
5. Nelle città e luoghi di provincia, le associazioni si ricevo-
no da quelle persone, che sono designate dal rispettivi Ordinari
Diocesani, a cui l'Opera è in modo particolare raccomandata e
del quali diamo Il nome e l'Indirizzo, ecc.» (MB, IV, 532-33),
Una variazione, seppur leggera, al piano fu suggerila a Don
Bosco dal Vescovo di Ivrea con lettera del 10 febbraio 1853:
• ...Restando immutato li numero annuale promesso delle pagi-
ne, i fascicoli invece di dodici sarebbero ventiquattro, cioè due
al mese» (MB, IV, 537).
Don Bosco, pare, abbia accettato Il suggerimento e lo attuò
per qualche anno; ma «con il n. del marzo 1856 riduceva a
dodici ifascicoli delle Letture Cattoliche senza però diminuire li
numero delle facciate promesse• (MB, V, 433).
(segue)
5

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Il Cooperatore Salesiano nel suo
« sentirsi Chiesa»
appunti di riflessione e meditazione
G. Galdleri
Sarebbe molto fecondo di slancio apostolico ed evangelico
e molto opportuno se fermassimo più spesso la nostra riflessione
sul nostro «senso di Chiesa».
Per esprimere il senso di comunione con noi, Gesù 'inventò'
l'Eucarestia: con essa condividiamo con Lui e tra noi Io stesso
cibo e la stessa vita divina; è ancora questa comunione che ci
porta a condividere la nostra azione e la comune chiamata: a
costituire cioè la Chiesa.
Su questa comunione ecclesiale e in questa comunione è
fondata la spiritualità e l'impegno apostolico del C.S. Essi sono
inscindibili e reciproci per una seria verifica, perché una spiri-
tualità senza impegno non è dell'essere umano, e un impegno
senza spiritualità di fondo (senza motivi ispiratori profondi) sa di
provvisorio, meccanico, automatico.
Non si ha la pretesa di dire cose nuove, ma desiderio di far
crescere il nostro senso di essere Chiesa: è una chiave di lettura
della nostra vocazione e spiritualità purtroppo molto trascurata.
Se ha senso l'Eucarestia che celebriamo,
se crediamo che lo Spirito si manifesta in qualche modo,
se ipotizziamo un'unione fra noi,
se ha senso e valore la nostra fede,
se ci dà forza la nosrra speranza,
se possediamo la sicurezza di essere amati,
è perché siamo Chiesa, cioè membri dì un corpo, di cui Cristo è il
Capo, il primogenito (cioè ìl primo membro e il più importante)
dei risorti da morte, Colui che ci ha rappacificati con il sangue
della sua croce. In lui abbiamo avuto la redenzione e siamo fatti
figli 'adot1ivi' ( = scelti) del Padre.
E' in quest'ottica che si evidenzia meglio il carisma del
Cooperatore. Nella Chiesa ogni carisma (= dono specifico) è
dato per il bene della comunità. E' questo il criterio di verifica
dell'autenticità clistiana del ca1isma.
Il Cooperatore è una vocazione specifica dello Spirito Santo
nella Chiesa oggi: cioè è un carisma attuale!
Ogni vocazione è una realtà storica e personale e non una
semplice inclinazione psicologica; in essa c'è la gratuita iniziati-
va di Dio attraverso il suo Spirito di amore, che trova molti modi
per manifestarsi, e tutto avviene secondo il 'linguaggio' postulato
dall'amore: nel cristiano non solo si manifesta, ma si esercita la
sua 'capacità' di essere e di esistere: così il clistiano in forza del
suo battesimo esercita la sua 'funzione' regale, sacerdotale e
profetica_ E nell'irnpegno del Cooperatore devono risultare que-
ste ·capacità' di battezzato. Ma lo specifico della vocazione del C.
non sta in queste funzioni, comuni a tutti i batteuati, e nemmeno
semplicemente nella simpatia dl una convivenza, e neppure
unicamente nell'attività di collaborazione, ma sta nella scelta del
progetto di vita
6
,--
Ogni vocazione implica perciò una risposta personale, una
disponibilità interiore e un impegno concreto nella realizzazione
della missione. E non è la comune missione nella Chiesa che fa
dei CC, delle FMA e dei SDB un'unica famiglia, ma è la comune
·eredità' di D. Bosco - lasciata alla Chiesa (cfr. la sua disponi-
bilità ai desideri del Papa per dimostrare il suo attaccamento e
amore alla Chiesa)- che ci offre un progetto di vita con impegni
specifici e con una spiritualità caratteristica. L'aggettivo 'Sale-
siano' con cui si indica la nostra Famiglia denota lo stile e la
missione con cui siamo presenti nella Chiesa. Basti leggere l'art. 7
del NRC (Nuovo Regolamento Cooperaton).
Quindi il CS porta alla Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa un
carisma •Originale• che è costitutivo della sua identità. Egli non
riceve un'identità per differenziazione rispetto agli altri compo-
nenti della Famiglia Salesiana o alle altre forze operanl.i nella
Chiesa di Dio. Ma ha una 'novità" e personalità sua propria di
essere cristiano. secolare e salesiano.
All'evangelizzazione, alla promozione umana e all'animazio-
ne cristiana tutti i cristiani sono chiamati. ma non tutti allostesso
modo e preferenzialmente agli stessi destinatari. Non è un volersi
rinchiudere in un aberrante ghetto, ma è una distinzione utile
alla qualità della pastorale e manifestante la multiforme pre-
senza di Dio nella sua Chiesa.
li carisma del C.S. nella Chiesa comporta proprio questo: che
egli ha il diritto (non si parla di 'dovere', perché il dove.re di figlio
della Chiesa è un'implicita offesa per chi non scopre prima il
diritto di avere un Padre) di vivern e manifestare la propria
vocazione nella Chiesa locale dove in concreto incontra la realtà
ecclesiale, e cioè impegna lì il metodo apostolico-pastorale deri-
vato dal s istema di D. Bosco e sceglie li i destinatari della propria
a;done educativa.
Ecco allora che la nostra riflessione dev'essere fondamental-
mente una revisione di formazione personale e comunitaria,
perché agiamo nella Chiesa in forza di una vocazione e di un
mandato ricevuto.
L'esigenza di formazione cristiana e salesiana è oggi molto
sentita in tutta la F.S. (cfr. Messaggio dei CC. al CGS, 1971), Il
Rettor Maggiore D. Viganò afferma: • Essere della Famiglia Sa-
lesiana con qualità esige un impegno di formazione» e ci indica
anche alcuni capisaldi urgenti e prioritari:
J. Progetto apostolico di D. Bosco: esso ci impegna a pregare
e ad ascoltare la Parola di Dio, per immeuerci 'apostolicamente'
nella problematica umana, cioè per dare alla problematica
umana soluzioni che scaturiscono dalla Parola di Dio, dopo
averla letta, meditata e pregata 'comunitariamente' (= è il modo
di leggere e capire ecclesialmente preferito).
2. Il metodo per realizzare questo progetto: il sistema pre-
ventivo: è il terna di studio di quest'anno!

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3. Spirito salesiano, e in esso specialmente la dimensione
mariana, che non è per noi un intimismo individualista, ma un
atteggiamento fortemente ecclesiale (basti considerare il rap-
porto tra Ausiliatrice e Madre della Chiesa!). In D. Bosco e nella
spiritualità salesiana la devozione a Ma.ria Ausiliatrice è come la
sintesi cli luna una mentalità apostolica esplicitamente ecclesia-
le: perciò il rilancio della devozione alla Madonna comporta la
riscoperta del sistema e del progetto apostolico di D. Bosco.
Perciò credo che essere C. aon è un obbligo cristiano, ma è un
vero e puro dono della Madonna1
E' necessario e urgente che questa riscoperLa avvenga come
risposta al nosn·o desiderio cli essere Chiesa. La nostra è una
spiritualità dell'azione che colliva la vita interiore e incrementa
l'unione con Dio celebrando continuamente la «liturgia della
vita» (NRC, 5) che trova nell'Eucarestia il suo culmine.
Ed è l'Eucarestia che ci rende Chiesa, cioè Assemblea con-
vocata da Dio. E' la for.la dell'Eucarestia che ci rende allenti alle
esigenze delle persone, e perciò ci impegna nel mondo come
apostoli. Oserei <lire: più il C. è •eucaristico» e più è apostolo e
viceversa: più vuole essere apostolo autenticamente salesiano
più deve essere «eucaristico» (la devozionemariana èin ordfoe e
in funzione del metodo e progetto apostolico; la devozione eu-
caristica invece è in ordine e in funzione dell'uso e attuazione
degli stessi, pur entrando ambedue nei contenuti e obiettivi del
progetto).
li pia.no di impegno per quest'anno ci chiede proprio una
presenza specifica nella F.S., nella Chiesa e nella società. Non
enumero le proposte operative, ma sottolineo solo due esigenze:
I. Esigenza di serietà professionale» (di professione di fe-
de): è in gioco la credibilità del.la nostra stessa vocazione di
apostoli e della nostra testimonianza cristiana. Il Rettor Mag-
giore afferma che il C. è « un cattolico di qualità•·
2. Esigenza di sviluppare il nostro senso di appartenenza alla
F.S.: per alimentarlo è necessario
- incontrarsi per pregare, riflettere e studiare la nostra vo-
cazione una e pluralista:
- coUaborare reciprocamente nella realizzazione del pro-
gello pastorale, in modo che il 'movimento' salesiano rL~ulti più
incisivo e 'diffusivo';
- realizzare una pastorale vocazionale della F.S.: non è fare
proselitismo indebito e anacronistico, ma è moltiplicare una
chiamata eh.e noi riteniamo un dono gratuito: il fatto che Era i
nostri destinatari esca qualcuno che condivida e voglia vivere la
nostra spiritualità e il nostro impegno è indice della riuscita della
nostra azione, o meglio, della presenza cli Dio Era noi e della
bontà del progetto che perseguiamo. A questo punto dovremo
solo rendere grazie a Lui che chiama.
E in questa pastorale vocazionale siamo sollecitati (NRC arL
IO) ad una maggiore attenzione ai lavoratori.
Concludo ritornando all'idea della vocazione del Coopera-
tore in seno alla Famiglia Salesiana: essa è una vocazione seco-
lareinnestata in una vocazione religiosa: è un dato 'costitutivo'.
Non sono solo i vincoli giuridici che legano gli S.D.B. (e, in un
certo senso, le F.M.A.) ai Cooperatori e nemmeno solo i vincoli
derivami dalla comune missione. Oserei dire che è «l'istinto di
conscn-a7Jone• reciproca: ossia la vocazione del Cooperatore è
naia e 'funziona' in complementarietà con un'altra vocazione,
quella di consacrazione religiosa; come anche la vocazione reli-
giosa delle F.M.A. e S.D.B. diverrebbe una deforma1ione (un
autc.ntico aborti;,) del progeuo ecclesiale di D. Bosco senza la
presenza dei Cooperatori. Per ritrovare la nostra identità vera e la
nostra autenticità abbiamo bisogno di scoprirci famiglia nello
spirito di D. Bosco, per poter insieme riconoscere e proclamare
Dio come nostro Padre, e così ritrovare in tulli gli uomini i [igli
della Chiesa di Cristo!
CONFERENZE ANNUALI
NUOVO STILE
Come già è stato fatto nel precedente numero, riportiamo in
sintesi alcune relazioni di tenlativl fatti In a/cunl Centri per dare
un volto nuovo alle nostre Conferenze annuali. Sono tentativi;
bisogna ancora fare della buona strada. Ma cominciare è già
molto.
CONEGLIANO VENETO - Incontro ore 9 della FAMIGLIA SALE-
SIANA: scambio saluti - caffè - vendila lavori pro missioni. Ore 9.30
presentazione del vari gruppi operanti nella FAMIGLIA SALESIANA DI
CONEGLIANO - CONFERENZA - Interventi ed esperienze. Ore 11,30 S.
Messa seguita dal pranzo.
Sono certa però che la relazione non riuscirà a tradurre Il•clima di
gioia, di amiciz.la, di Impegno nel partecipare e successivamente dialo-
gare Intorno al tema trattato. Ho fiducia che, come a Conegliano, anche
In altri centri si stiano impostando In questo modo nuovo le Conferenze
annuali•.
FAGNANO CASTELLO (Cosenza) - Confessione di numerose
persone. Quindi Messa con omelia. L'argomento della conferenza è
stato trattato esaurientemente. Il momento più importante è stato quello
in cui 23 nuovi Cooperatori sono entrati a far parte ufficia/mente de/-
l'Associazione; a ciascuno di essi è stato consegnato l'attestato di ap-
partenenza. Dopo la S. Messa si è festeggiato questo avvenimento. Altri
presenti hanno spontaneamente chiesto di far parte della famiglia dei
Cooperatori.
CHIERI - Ore 16 in S. Margherita: Incontro di preghiera con ado-
razione, promessa di neo Cooperatori, omelia.
Quindi Conferenza annuale a cui è seguita la scenetta teatrale
L'Oratorio al tempi di Don Bosco•· Infine lotteria per Trelew.
TORTONA (Alessandrfa) - Ore 15: Conferenza In stile nuovo. Ore
16: Messa in onore di S. Giovanni Bosco e in suffragio del CC. defunti.
Dopo Messa, incontro fraterno con scambio di Idee e picco/o rinfresco.
allietato dal canto del gruppo giovanile, aspiranti cooperatori.
CAVAGLIA' (Novara) -Fin dal mattino presso le FMAsl accolgono I
convocati. SI partecipa alla Messa parrocchiale celebrata dal Delegato
ispettorlale con omelia su Don Bosco; segue Il pranzo fraterno In risto-
rante. Al pomeriggio: la Conferenza presso le suore.
La qualità del partecipanti dimostra la validità dell'iniziativa accolta
dal sindaco, dal vicario, dal medico, dalle suore e da altre personalità. Fu
una testimonianza che Il lavoro svolto dai Salesiani non soltanto produce
ancora •nostalgia ., ma ravviva sempre più un vero legame nello spirito
di Don Bosco.
VERONA (S. Zeno) - La segretarla diede Il benvenuto e, ricordati I
derunti del semestre precedente, diede la parola al relatore. che svolse Il
tema con vlvacita salesiana. Il delegato presentò quindi la «Famiglia
esterna• ai molti presenti; parlò del Bollettino Salesiano e della stampa
di casa nostra, invitando ad aderire. Presentò anche la nuova iscritta che
avrebbe fatto la sua promessa durante la Messa, concelebrata poi alle
ora 17.
CISTERNINO (Brindisi) - Sl Illustra l'Incontro-assemblea: difatti
sono presenti tutti I Cooperatori anche quelli che per vari motivi sono
assenti agli incontri mensili. Il Vicario dell'Istituto porge il saluto a nome
del Direttore assente, informa i presenti sull'andamento della Casa. Si
passa alla Conferenza, apprezzata nell'impostazione e nella dottrina.
Alla fine si apre un dibattito delucidatlvo sul Sistema Preventivo. Alle ore
19 Messa In onore di S. Francesco di Sales.
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BOLLETTINO SALESIANO
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. . . - - - - - - - Nuove LETTURE CATTOLICHE - - - - - - - - 1
Collana MONDO NUOVO
T..io losco
UNA GABBIA
PER RAGAZZI
Sono usciti gli opuscoli:
20- UNA GABBIA PER RAGAZZI
21 - MISTERO DELLA FEDE
MISTERO
DELLA FEDE
-~◄
~
-.~ ..............
--~
22 - MESSAGGERI DI DIO NELLE
FAMIGLIE
23 - DI FRONTE Al TESTIMONI DI
GEOVA
Le «rivendite» sostenute daì Centri
Cooperatori, alla data 30· aprile 1979,
erano 387, per complessive 10780 co-
pie di opuscoli e 141 7 di posters.
Si raccomanda alle 'rivendite' di cor-
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evenienza, con l'Ufficio nazionale Coo-
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