Bollettino_Salesiano_196911


Bollettino_Salesiano_196911



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1.1 Page 1

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1.2 Page 2

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.....e;,--. .......
la voce che non si contesta
Dove va il cinema?
Difesa della famiglia
Amicizia senza frontiere
Buon onomastico al Retto, Maggiore
Don Bosco gli passava le sue ciliegie
I cattolici di Shillong difendono i loro missionari
Nella roccaforte dei Mixe
Torino. Basilica d1 Mana Ausiliatrice
Mons. Uv,o Maritano ordma Sacerdoti i
Diaconi dolla • Crocetta•· saz,one del
Pont,lìclo Ateneo Salesiano di Romo.
r Ricevi la potestà di offrire O/o il sa•
ctificio 11 di celebrare la M11sse. sia par
I vivi come per i morti. Nel nomo do!
Signore,.
IL SIGNORE CI SPERIMENTA
È cosl? Soffre oggi la Chiesa? Figli, Figli caris,
simi ! Sl, oggi la Chiesa è alla prova di gran.di
sofferente ! Ma come? Dopo il ConciLio? SI,
dopo il Concilio I li Signore ci sperimenta. Sof
fre la Chiesa, voi lo sapete, della opprimente
mancanza di legittima libertà in tanti Paesi del
mondo. Soffre per l'abbandono di tanti cattolici
della fedeltà, che la traditione secolare le meti,
terebbe, e lo sforw prutorale, pieno di compren,
sione e di amore, le dovrebbe ottenere. Soffre
soprattutto per l'insorgenta inquieta, critica, hi,
docile e demolitrice di tanti suoi figli, i prediletti
- sacerdoti, maestri, laici, dedicati al servitio
e alla testimonianza di Cristo vivente nella
Chiesa viva, - contro la sua intima e indispen,
sabile comunione , contro la sua istitutionale
esistenza, contro la su.a norma canonica, la sua
tradizione, la stta interiore coesione; contro la
sua autorità, in.sostituibile principio di verità,
di unità, di carità; contro le sue stesse esigenze
di santità e di sacrificio; soffre per la defezione
e per lo scandalo di certi ecclesiastici e religiosi,
che crocifiggono oggi la Chiesa.
Carìssimi Figli, 'non rifiutate.ci la vostra solida,
rietà spirituale e la vostra Preghiera. Non lascia,
tevi prendere dalla paura, dallo scoraggiamento,
dallo scetticismo, né tanto meno dal mimetismo,
che oggi, mediante la suggestione dei metti d'in,
formaz.ione sociale, fa strage fra tanti spiriti
deboli e impressionabili, e alcune volte anche
fra spiriti forti e giovani. Ma soffrite ed amate
con la Chiesa . Con la Chiesa operate e sperate.
PAOLO VI

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LA
VOCE
CHE NON
SI
CONTESTA
Q ual è l'atteggiamento che dobbiamo tenere davanti al pullulare continuo di opinioni che appaiono
ogni giorno su giornali, riviste, libri circa la Chiesa, il Papa, i preti e in genere sui problemi morali
e religiosi di oggi? È la domanda che ci sentiamo rivolgere a voce e per iscritto da molti nostri Coope-
ratori e Cooperatrici. La risposta è chiara: il mezzo sicuro per aprirci un cammino in questo marasma
crescente di idee contrastanti che caratterizza il postconcilio, è quello di volgerci verso Colui che nella
Chiesa è stato posto da Dio come custode della verità. Cristo stesso ha dato a Pietro l'incarico di con-
fermare i fratelli nella fede (Le. 22, 32). Il Papa, suo successore, ne continua la missione di nostra guida
e Pastore. La decisione in tutte queste controversie è cosa sua; è lui che indica con sicurezza la via da
percorrere in materia di fede e di costumi.
Che i nqn cattolici discutano o non accettino le decisioni del Papa, lo si comprende; si comprende
anche come si debba rispettare la libertà di coloro che non condividono la nostra fede; non si comprende
invece come i cattolici possano permettersi di censurare e persino di respingere le dichiarazioni del Papa.
Questo .atteggiamento può trovare una spiegazione nel fatto che si dimenticano verità fondamentali
per ogni cattolico circa la Chiesa e la sua costituzione. La Chiesa cattolica non è una istituzione pura-
mente umana, tale che gli uomini possano modificarla secondo le circostanze. La Chiesa è di origine
divina ed è oggetto di un atto esplicito di fede: Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Gesù
Cristo l'ha edificata sopra la roccia di Pietro: << Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa i>
(MT. 16, 18). Nelle mani di Pietro, primo Papa, Cristo ha posto le chiavi del regno dei cieli, come simbolo
della sua autorità suprema. I successori di Pietro ne hanno raccolto l'eredità e ne continuano la missione.
Così la Chiesa rimane se stessa, come il Fondatore la volle, fino alla lì.ne dei secoli.
Gesù Cristo è e sarà sempre il vero Capo della Chiesa e rest,erà sempre presente in mezzo al suo
popolo, come ha promesso; ma ha voluto farsi visibile in un suo rappresentante a cui ha promesso
l'infallibilità, e governarla per mezzo suo. Da Pietro a Paolo VI i cattolici hanno venerato e continuan"
a venerare nel Papa il << dolce Cristo in terra ».
Se nel Sommo Pontefice noi vedessimo un'autorità di origine umana, nessuno potrebbe obbligarci
ad ascoltarlo; nessuno di noi sarebbe disposto ad ammettere che un uomo possa imporci le sue idee
in un campo tanto delicato e importante com'è quello della morale e della fede. D'altra parte la mis-
sione del Papa non è affatto quella dì imporci una sua dottrina personale come verità da credere, ma
quella di «custodire, insegnare, spiegare e diffondere la verità, che Dio ha mamfestato in una maniera ancora
velata per mezzo dei profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù, e che La Chiesa propone a credere
come divinamente rivelata sia con un giudizi·o solenne, sia con il magistero ordinario e universale » (Profes-
sione di Fede di Paolo Vl).
La conferma più autorevole
Quanto abbiamo affermato fin qui l'ha detto il Concilio Vaticano II prima di noi e meglio di noi.
La Costituzione sulla Divina Rivelazione dichiara: « L'ufficio di interpretare autenticamente la
parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo l\\.fagistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata
nel nome di Gesù Cristo. Il quale Magistero però non è superiore alla parola di Dio, ma ad essa serve,
insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dcli.o
Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella _parola, e da questo
unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio ».
La Costituzione sulla Chirsa è ancora più esplicita e specifica: << Questo religioso ossequio di
volontà e di intelligenza deve essere prestato in modo particolare al magistero autentico del Pontefice

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Romano, anche quando non parla "ex
cathedra", così che il suo supremo
mas-istero sia riconosciuto con rispetto
e s1 aderisca con sincerità ai giudizi
da lui dati, secondo il pensiero e la
volontà da lui manifestati, quali si
palesano specialmente sia dalla na-
tura dei documenti, sia dal frequente
riproporre la stessa dottrina, sia dal
modo di esprimersi~.
L'ottimismo di Paolo VI
La dottrina del Concilio è cosi
chiara e precisa che dovrebbe dissi-
pare ogni dubbio. Eppure ci sono
dei cattolici che esitano ad accettare
o addirittura si oppongono agli inse-
gnamenti del Papa. Bisognerebbe
chiudere gli occhi all'evidenza per
non vedere la confusione e il diso-
rientamento che si fa strada tra i
cattolici seminando inquietudini, in-
certezze e dubbi nelle anime. Ma
non è il caso di allarmarsi o di cadere
in un pessimismo che non sarebbe
cristiano. Paolo VI offre un com-
movente esempio di visione cristiana
e quindi ottimistica della situazione
attuale della Chiesa. Quella che ci-
tiamo si potrebbe definire una pagina
autobiografica di Colui che imper-
sona oggi la Passione di Cristo, sem-
pre in atto nella sua Chiesa.
In una recente udienza rivolge,·a
ai fedeli questa domanda: • Che
cosa vedete nel Papa? ~. E rispon-
deva: «Un segno di contraddizione,
un segno di contestazione. La
Chiesa si trova in un'ora di inquie-
tudine, di autocritica, si direbbe
perfino di autodemolizione. È come
un rivolgimento interiore acuto e
complesso, che nessuno si sarebbe
atteso dopo il Concilio. Si pensava
a una fioritura, a un'cspam,ione se-
rena dei concetti maturati nella gran-
de assise conciliare. C'è anche questo
aspetto nella Chiesa, c'è L1 fioritura.
l\\1a poichè bonum e.r: i11tegra causa,
malum ex quocumque defectu, si viene
a notare maggiormente l'aspetto do-
loroso. La Chiesa quasi quasi viene
a colpire se stessa. Alloro vi lasce-
remo leggere fino in fondo al nostro
animo e intravedere i due sentimenti
che ci stanno nel cuore, davanti a
questo tumulto eh.e tocca la Chiesa
e, com'è logico, si ripercuote soprat-
tutto sul Papa.
Un sentimento di gioia, rer essere
fatti <legni d.i soffrire per i nome di
Gesù. Le prove sono difficili e tal-
volta dure. J\\1a la realtà del nostro
sacerdozio ci fa benedire il Signore
di queste prove. I l cristiano conosce
2 la gioia che sgorga dalla prova. È la
certezza di essere col Signore, di
camminare nella sua via, di verifi-
care in sè la realizzazione delle sue
predizioni e delle sue promesse, an-
che se dure per la nostra natura di
esseri umani.
E un sentimento di grande con-
fidenza e fiducia. Tanti si aspettano
dal Papa gesti clamorosi, interventi
energici e decisivi. li Papa non ritiene
di dover seguire altra linea che non
sia quella della confidenza in Gesù
Cristo, a cui preme la sua Chiesa più
che non a qualunque altro. Sarà Lui
a sedare la tempesta. Quante volte
ha ripetuto Gesù: "Confidate in Dio.
Credete in Dio, e credete in me!".
rL Papa sarà il primo a eseguire que-
sto comando <lei Signore e ad abban-
donarsi, senza ambascia o inoppor-
tuna ansietà, al gioco misterioso della
invisibile ma certissima assistenza di
Gesù alla sua Chiesa•·
La cc Guardia del corpo»
Sul piano spirituale e sul piano
della vita cristiana in tutte le sue ma-
nifestazioni, Don Bosco voleva i
Cooperatori Salesiani fedelissimi nel
servizio della Chiesa e del Papa.
Diceva: «Verrà un tempo i11 cui il
nome di Cooperatore vo"à dire vero
cri.stiano. I Cooperatori sar011110 quelli
che aiuteranno a prq,nuOfJere lo spirito
cattolico. Sarà ima mia utopia, ma io
la rite11go. Più la Sa,1ta Sede sarà
f,ersagliata, piri dai Coopera/ori sarà
esaltata; più la 111iscredenza i11 ogni
lato va cresce11do e più i Cooperatori
itmalzeran110 lumù1osa la fiaccola della
Lore fede operativa"·
C'è un articolo nelle Regole dei
Salesiani che rivela tutta l'anima di
Don Bosco nei confronti del Papa,
tutto il suo amore al Vicario di Cri-
sto e la sua volontà di perpetuarlo
attraverso la sua famiglia religiosa.
Dice letteralmente: c l Salesiani
avranno per arbitro e supremo Supe-
riore il Sommo Pontefice, cui saranno
in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni
sua disposizione umilmente e rive-
rentemente sottomessi. Che anzi sarà
precipua sollecitudine di ogni sale-
siano di promu9vere e difendere con
tucre le forze l'autorità e l'osservanza
delle leggi della Chiesa Cattolica e
del suo Capo Supremo, Legislatore
e Vicario di Gesù Cristo sopra la
terra».
Questo attaccamento straordinario
al Papa, Don Bosco lo portò fino
alla morte; anzi lo lasciò in eredità
ai suoi figli, che volle fossero ncllà
Chiesa la fedelissima ~ Guardia del
corpo>> del Vicario di Cristo.
Il 26 dicembre del 1887, ormai
ammalato n morte, al primo vescovo
salesiano, monsignor Giovanni Ca-
gliero, disse: ~ Dirai al Santo Padre
che finora fu tenuto come 1m segreto.
La Congregazione e i Salesiani hanno
per iscopo speciale di sostenere l'auto-
rità della Santa Sede, dovunque si
lrooi110, dov1111que lavorino... •·
La feddtà al Papa in Don Bosco
ha una sua ben de.finita posizione:
non si trattava di un pensiero occa-
sionale, ma di un atteggiamento di
fondo del suo spirito. Qualche giorno
dopo, infatti, al cardinale Alimonda,
arcivescovo di Torino, che si era
recato a visitarlo, Don Bosco ripetè:
«Tempi difficili, Emi11e,,za ! Ho pas-
sato tempi difficili... Ma l'a11torità del
Papa,... l'autorità del Papa... L'ho
detto qui a monsig11or Cagliero che lo

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Il Santo Padre Paolo VI
circondato dall'aflottuoso venerazione
dei novelli Socordotl
dol Pontificio
Ateneo Salesiano
dica al Sa11to Padre, che i Salesiani
sono per la difesa dell'llulotità del
Papa, dovunque lavorino, d()'l)unque si
trovino. Si ricordi di dirlo al Santo
Padre, B111i111mza
e Jn quelle parole - commenterà
il cardinale Alimonda nell'elogio fu-
nebre di Don Bosco - il venerabile
Uomo mi apriva il suo testamento.
Che dico apriva? L'intera sua \\lita
privata e pubblica è nota all'universo
come testamento papale ~.
Una nicchia riservata
Tuni i Santi fondatori di Ordini
e di Congregazioni hanno la loro
nicchia e la loro statua marmorea
nel massimo Tempio della cristia-
nità. Chi, entrando nella Basilica di
San Pietro, si dirige all'altare della
Confessione rasentando la navata
di destra, arriva all'antichissima
statua in bronzo di San Pietro in
cattedra. Sé allora alza _lo sguardo
all'altezza del primo cornicione, i
suoi occhi si incontrano con quelli
angelicamente dolci di Pio IX, il
Papa dei Cooperatori. Se alza an-
cora gli occhi perpendicolarmente al
secondo cornicione, vedrà sporgere da
una grande nicchia un gruppo mar-
moreo di proporzioni gigantesche:
Don Bosco che protende il braccio
destro per additare a San Dome-
nico Savio l'altare papale e la tomba
di San Pietro.
Quella grande nicchia era rimasta
vuota da secoli io attesa di un fon-
datore degno di stare particolarmente
vicino all'altare della Confessione.
Nel 1936, Pio XI non esitò a porvi
Don Bosco. Lo scultore Canonica
non poteva ritrarlo con gesto più
eloquente che riassumesse tutta la
vita del Santo e il messaggio ai suoi
figli: col Papa, per il Papa, amando
il Papa.
Aveva ragione Papa Giovanni la
sera dell'11 maggio 1959, in Piazza
San Pietro, quando, davanù a una
moltitudine immensa, affermava so-
lennemente: << Per il popolo Don
Bosco fu sempre il prete dei ragazzi,
dei giovani, che è quanto dire il sacer-
dote tutto dçdito alla loro istruzione
religiosa, alla educazione morale,
alla formazione alle virtù civiche e
al lavoro; ma per chi sapeva leggere
a fondo, Don Bosco si dimostrò su-
bito, insieme che della giovinezza,
il sacerdote del Papa
3

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Sulla odierna situazione del cinema
abbiamo chiesto un intervento del
Direttore del Centro Salesiano dello
spettacolo, don Marco Bongioanni.
Siamo lieti di pubblicarne la ri-
sposta, che viene a integrare un
precedente discorso di monsignor
F. Prosperini e che vuole essere
un caldo invito a quel personale
impegno di coscienza che deve
sempre più caratterizzare ogni cri-
stiano d'oggi

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Sarebbe · ·usto domandarsi dove va l'uomo, visto
che è sempre lui a condurre il cinema e le realtà
varie del mondo d'oggi. E l'uomo sta andando nelle
contraddittorie direzioni curiosamente illustrate in due
recenti film, abbastanza significativi, che in mezzo a
tanti sottoprodotti consentono ancora - non da soli,
per fortuna - un certo ottimismo sull'attuale mondo
della celluloide. Si tratta di 2oor Odissea nello Spazio,
di Stanley Kubrick, e di Rosemary's Baby, di Roman
Polanski. Come è noto, parlano entrambi deJl'uomo.
Il primo per di.re che il cammino umano è un progres-
sivo distacco dalla materialità terrena, anche se nobilitata
dalla scienza e dalla tecnica, un meraviglioso tuffarsi
e rinascere nella luce degli Spazi significativi del Pen-
siero e del Divino. Il secondo invece per affermare
che la « nuova intelligenza *, l'uomo di domani, altro
non sarà che un Prometeo incatenato a un inferno ter-
,.rcstre, una specie di demonio che non consentirà più
speranze. La conclusione dell'uno e dell'altro film è
una nascita umana, ma come si vede, in una visione
dell'uomo diametralmente opposta.
Illustrare il cinema d'oggi in queste due direzioni
sarebbe molto curioso. Bisognerà tuttavia fermarsi a
considerazioni generali, aspetti di fondo che non toc-
cano ancora la critica dei film. E cominciare da uri
rilievo molto semplice: come sempre, il cinema va nelle
due direzioni umane della luce e delle tenebre. Un
discorso nel primo senso, decisamente ottimista, sarebbe
di una allarmante cecità rispetto ai decadimenti morali
che oggi tutti possiamo constatare; ma un discorso nel
secondo senso, decisamente pessimista, sarebbe altret-
tanto cieco verso una buona produzione filmica che tutto
sommato esiste, è diffusa, e sarebbe ingiusto dimenticare.
Vediamo dunque l'uno e l'altro aspetto.
za dubbio è attualmente in circolazione una va-
a di film dj assoluta e desolante immoralità. Sono
che non pongono alcuna alternativa culturale,
sia pure di tipo elementare. Film, diciamo, di bassa ap-
pendice.
Qualche noto rappresentante dell'industria filmica
ha dichiarato che il peggio non è ancora arrivato ma
sta per arrivare dalla Germania e dal Giappone. Una
dichiarazione fatta con sospiri, con aria impotente.
Perchè poi quell'aria impotente ? Non è forse l'indu-
stria cinematografica a decidere queste cose? Su questa
strada non sono solo il buon gusto, la morale, la dignità
dell'uomo a correre seri rischi, ma lo stesso cinema che
precipita sempre più verso la fine e la morte, ridotto
a strumento di sfogo per viziosi più o meno occulti,
per ç:ruppi di degenerati. « Ho un sospetto - ha anno-
tato 11 critico deU'Osservatore Rom0110 - e mi piacerebbe
verificarlo: mi pare che le maggiori flessioni di pubblico
--a1,-ci.r·lC!lmi,. si stiano verificando tra i giovani. Se così
fO&lC e ho ragione di pensare che sia così) sarebbe il
primo grande segno di invecchiamento d cinema, la
sclerosi, con una sintomatologia umiliantf ll tibi'!hne
senile~-
Possibile che l'industria filmica non si accorga W
essere sulla strada sbagliata dell'autodistruzione? N o
vede, non sente la condanna e • l'insofferenza de
persone normali, assieme aJla complicità dei depllll-
vati ? Aspetta forse i pomodori contro lo scherm ?
Ci si può anche pensare ».
Ecco a quali reazioni conduce l'insirienza d a m i-
canti di celluloide. Cru dichiara che «i solo entrare n
una sala cinematografica, a prescindere dal prog
potrà d'ora in poi significare ingresso in un luogo in~
cente, in un postribolo per maniaci• si assume forse la
resronsabilità di un pessimjsmo eccessivo. Avrà le s e
ra~1oni per farlo, ma certe considerazioni di princi IO
sui valori positivi del cinema fanno parte di una do -
mentazione cattolica ufficiale che nessuna pornogi:
schermica imperversante di fatto potrà
Però è ben triste dover constatare che anE: a 9ta
finora sostenitrice del cinema come • segno dell'uom
ossia come espressione di civiltà e di cultura, stia sem
più assumendo un duro e severo atteggiamento ,,,,,,___ __.
abbandono. Se lo schermo di fatto propina una cor
zione da basso impero, ciò significa secondo molti
capovolgimento di qualsiasi principio ottimista, per
contro scattano i meccanismi della difesa umana.
Di qui la necessità di sferrare un attacco contestatarto.
Contestare l'industria cinematografica privata o di
Stato; contestare la produzione la distribuzione l'es -
cizio; contestare gli autori malati o maniaci o selll-
plicemente opportunisti e trafficanti pseudo industrie
culturali; contestare la passività dei pubblici pote ;
contestare la prostituzione di certi critici e il lenoci
della pubblicità; contestare soprattutto noi stessi,
11ostro comportamento di pubbluo pagame che, in ulti
analisi quasi scheda di voto è il fatt deca·àho
dell'incora~iamento o dello scoraggiame,._1..11....,.~-
e degenerazioni filmiche. Questa contestazione costittU-
rebbe un'aperta difesa e fcrciò un atteggiamento an
ottimista nei riguardi de vero cinema. Se per attu
occorre• occupare» qualche sala (nessuno può imped
a spettatori paganti di entrare protestare e contestar ).
ciò rappresenterebbe innanzi tutto una legittima di~
deH'uomo e della sua dignjtà, una distinzione tra bu..,-,'---
senso e mania, tl'll cinema da salvare e cinema da ·-
fiutare.
Ciò premes.~o. basterà un breve esame di coscienz
chiarirci alcuni dei motivi per cui il cinema oggi
male.
Va male innanzi tutto perchè da parte dello spettìl-
tore manca la scelta e - al di là di questa - un mmir&o
di sensibilità sia critica che morale. È risaputo che il
cinema per molti aspetti è un fenomeno da zo
culturalmente depresse», con tendenza a conti;,u;1>1.uiau
mano che si eleva la cultura di una società. L"mveno
5

1.8 Page 8

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significa che la ~ fame* di cinema è spesso
caz1one da denutriti. È molto facile che un denu-
si cibi di qualunque cosa gli capiti sotto mano,
ie se la eiù ~rassa. E occorre una ben chiara coscienza
propria situazione, un ben forte dominio di
fare prevalere l'intelligenza sull'istinto.
oltre il cinema va male pe.rcbè gli anelli del suo
economico sono super dominati da un borghese
ercialismo. Certo il cinema è una industria a cui
·conosciuto il diritto alla copertura finanziaria. i.\\la
on giustifica le esagerazioni di produttori o registi
vi né quando pretendono una capitalizzazione di
legio (che è già un illecito morale), né quando sca-
no i più elementari doveri verso gli altrui diritti
atcriali e spirituali, sociali e morali - per realiz-
il proprio migliore tornaconto. Il pubblico non ha
ra riflettuto abbastanza su questo particolare. Altri-
.
già duramente contestato ai gestori di
loro al noleggio e alla produzione) l'assur-
mpo amento dell'industria filmica, almeno negli
i termini che ha saputo trovare ~uando si trattò
ntestare, ad esempio, chiese e riti liturgici. Quando
qualsiasi sala aperta al pubblico accentua il criterio
ercialistico, pone con ciò stesso nette premesse
pornografia filmica...
Ma iJ discorso piuttosto duro fatto fin qui va leal-
mente integrato con alcune altre considerazioni
più positive. Ono degli errori dei 1, ben pensanti»
· è la durezza draconiana manichea e senza sforna-
con cui individuano il tutto-male di certe realtà
cui il cinema) contro il tutto-bene di certe altre.
ose non sono invece cosi semplici.
Ila fattispecie del cinema, se ne considera global-
la valan a e si dimentica che essa è fatta dt tante
ami sono i film in uscita. La valanga
iciosa, ma contenere qualcosa di bene-
Fuori metafora: il «cinema• sta davvero deca-
o, ma i ~film» presentano in particolare delle alter-
e genuine. Se queste alternative sono una mino-
per quantità, resta il fatto che ci sono e che rappre-
no per qualità quello che è cinema per davvero,
o tutti i sottoprodotti.
titolare di una florida società cinematografica
a di export-import ha testè dichiarato: « Da
nt'anni mj occupo di cinema, ma oggi di fronte a
film offerti dal mio listino provo un senso di imba-
' quasi di vergogna; d'altra parte il mio mestiere
dere film e oggi il mercato chiede solo storie sca-
' _proibite, che non vorrei che mio figlio vedesse
. Questo signore commette l'ipocrisia di vergognarsi
che gli chiedono, senza "ergognarsi per ciò che
à. Non darebbe veleno a suo figlio, ma poiché
lo offre agli altri.
ipocrita, ma è da siffatte sortite che noi
dobbiamo prendere atto di una necessità:
finita col frequentare un cinema che ci squa I ca
uomini, che ci piazza a soprendenti livelli di imma
La nostra difesa sta più su questo fronte che im
noi stessi come uomini e come cristiani, che no
fronte - invero abbastanza disimpcgnativo per n
delle censure e dei tribunali a cui ci appelliamo s
contro gli abusi dei mercanti. t ora di non offrir
nostra iniziativa come esca ai mercanti. Se i vari
canti non fossero stimolati da forti presenze, la
sessuomania rientrerebbe nelJ'ordine e i pubblici
avrebbero meno bisogno di bastoni repressivi.
cosi difficile capire che il vero colpevole in rad
soprattutto il pubblico, siamo noi ogniqualvolta m
nosciamo il meglio della produzione filmica per
gerci nl «peggio »? È siffatto comportamento che
raggia l'immoralità e riesce persino a neutra!'
l'efficacia delle leggi.
Qualcuno a questo punto obietterà: d
buoni, da preferire?
Ebbene, supponiamo pure che non ve ne siano
conclusione da tirare non sarebbe con ciò la scelt
sottoprodotto sciocco e malvagio. La logica vorr
che si contestasse il male, che si rifiutasse con mag
veemenza, perché sia sostituito dal bene.
Va tuttavia detto che i buoni film non mancano,
che non si pretenda da essi quel «di più~ che n
suole cercare nella tolleratissima superficialità
altrj. A parti.re dal primo gennaio il Centro Catt
Cinematografico ha respinto 42 film, ma ne ha a
come positivi 46; e altri 36 ha ritenuto validi p
spettatore capace di un adeguato giudizio cr·
Queste cifre non suffragano il pessimismo delle im
sioni: il clamore dello scandalo supera ancora una
i silenzi dell'onestà, cd è precisamente quest'o
che dovremmo aiutare ad emergere, ad avere sue
dovunque affiori, chiunque la dimostri,
pubblica sala.
Se ~ova a incoraggiarci la considerazione di non
dei vinti né dei deboli, prendiamo atto di un
buon segno: al bocnn erotico non corrisponde a pun
come sembrerebbe, il boom finanziario. I tanti e tr
film scandalistici non sono poi i più redditizi. Cifr
mano (controllabili sulla « borsa film~ ufficiale), solo
fiJm erotici risultano elencati tra i primi dodici nella
sifica degli incassi. Esiste, in altre parole, una
sana, latente, nel pubblico. Questa forza ci è ali
dovremmo aiutarla a intensificarsi e a sprigio
Il primo passo verso il risanamento di una
morale del mondo contemporaneo e delle sue r
non dimentichiamolo, dipende da noi. Senza la n
testimonianza, il t braccio secolare» delle leggi,
censure; dei tribunali, potrà ben poco. Sul front
cinema, come su quello delle altre realtà terren
(I gloria di Dio 1t è prima di tutto un atto · ·
e di amore.
6

1.9 Page 9

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DIFESA
DELLA
FAMIGLIA
I I grande statista inglese Guglielmo
Gladstone, al termine del suo sog-
giorno in Italia, si era imbarcato a
Genova per far ritorno in Inghilterra.
Il capitano deUa nave, andato ad
ossequiarlo, lo trovò come assorto
in profonda meditazione. Per attac-
care conversazione disse:
- Comprendo che a Vostra Eccel-
lenza dispiace di dover lasciare l'Italia
con un clima così dolce, un cielo
così bello, riviere così ridenti, con
tanti monumenti d'arte e tante ricche
biblioteche...
, - Oh no! - rispose Gladstone -
Non è questo che mi accora. Tante
di queste cose si trovano anche
altrove; ma l'Italia ha una cosa che
l'Inghilterra non ha più e che tante
nazioni le invidiano: l'Italia ha la
famiglia cristiana.
La più efficace difesa della famiglia
l'ha fatta Dio stt:sso con i suoi Coman-
damenti, specialmente col quarto, il
sesto e il nono.
Anche i legislatori umani cercano
di proteggere questa istituzione divina
da tutto ciò che la può insidiare o di-
sgregare, mediante un complesso di
norme giuridiche che costituiscono
il cosiddetto diritto di famiglia.
Mentre però la difesa del Decalogo
è sempre valida e perciò immutabile,
le difese escogitate dai parlamenti
devono adeguarsi alla evoluzione della
società e al mutare dei tempi. Oggi
in Italia si parla appunto della neces-
sità di una riforma del diritto di
famiglia. Anche la Chiesa, d'altronde,
è oggi impegnata nella revisione
della sua legislazione.
Ogni italiano deve rendersi conto
di questo ségno dei tempi, compren-
derne l'opportunità e il valore, e
portare il suo contributo d'esperienza
attraverso alle discussioni promosse
da tmti o da periodici.
A questo fine può essere utile una
informazione sommaria sui punti
fondamentali dell'auspicata riforma,
che già ha preso corpo nel progetto
di legge presentato alla Camera dagli
onorevoli Attilio Ruffini e Maria
Eletta Martini, democristiani, te-
nendo conto degli studi di insigni
cultori del Diritto, italiani ed esteri,
e dei risultati di numerosi convegni
di giuristi, sociologi e psicologi tenu-
tisi in questi ultimi anni.
Il primo punto della progettata
riforma verte sulla costituzione della
famiglia attraverso il matrimonio. Al
riguardo la nostra Costituzione (arti- 7

1.10 Page 10

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colo 29) stabilisce: << La Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come
società naturale fondata sul matri-
monio. Il matrimonio è ordinato
sull'eguaglianza morale e giuridica
dei coniugi, con i limiti della legge a
garanzia dell'unità familiare •>.
È già qui in germe il principio ·della
nuova riforma, che è l'eguaglianza mo-
rale e giun"dica dei coniugi: concetto
sconosciuto al paganesimo, che tiene
la donna in condizione d'inferiorità
cli fronte all'uomo, non solo nella
vita sociale e politica, ma nella
stessa vita familiare (per esempio con
la pratica della poligamia); concetto
invece chiaramente affermato dal
cristianesimo, strenuamente difeso da
Papi e Vescovi contro i periodici
rito~i di paganesimo nei paesi cri-
sttani.
Il nuovo progetto grande impor-
tanza alla libera volontà di ambedue
i coniugi nel contrarre il matrimonio,
ed esige da loro una maturità fisio-
logica e psicologica e una conoscenza
chiara della natura del vincolo che
intendono contrarre, dal quale scatu-
riscono gli obblighi che essi devono
liberamente accettare. Tutto questo
esigerà una più accurata preparazione
alle nozze.
A tal fine si propone di elevare
l'età per la validità civile del contratto
matrimoniale. Si è notato infatti che
molti dei casi pietosi, ai quali da
taluni si vorrebbe porre rimedio col
divorzio, si sarebbero potuti evitare
con una maggiore serietà e pondera-
zione nel contrarre il vincolo.
Si propone pure l'esigenza della
visita medica prematrimoniale, in
modo che i due contraenti conoscano
bene quale patrimonio biologico po-
sitivo e negativo recano alla comparte,
suscitando in loro il senso della
responsabilità sociale in relazione al
coniuge e alla figliolanza.
La moglie potrà conservare il
proprio cognome, aggiunto a quello
del marito; dovrà decidere con lui
circa la residenza della famiglia e
concorrere al suo mantenimento, sia
pure col lavoro casalingo. Tutti gli
acquisti fatti dopo il matrimonio
saranno di proprietà comune, pure
permanendo la separazione dei beni
patrimoniali e di quelli ottenuti per
via di donazione o di successione
ereditaria.
La tutela giuridica e sociale che
la Costituzione (art. 30) assicura ai
figli nati fuori del legittimo matri-
monio (che finora consisteva solo
nel provvedere gli alimenti) verrebbe
estesa all'obbli~o, da parte del geni-
tore, dell'istruz10ne e dell'educazione.
Prevale infatti il concetto che il
prezzo della difesa della famiglia
legittima non debba essere pagato
dai figli illegittimi, che non hanno
nessuna colpa, ma dal genitore col-
pevole. Il progetto p.revede persino
la possibilità che tali figli entrino a
far parte del nucleo familiare, purchè
il coniuge vi consenta.
Si auspica infine l'istituzione di uno
specializzato tribunale della fa miglia,
che dovrà occuparsi di tutte le ver-
tenze relative al 'diritto di famiglia.
Esso dovrà partire da tre presup-
posti fondamentali: 1) Parità di trat-
tamento dei due coniugi di fronte al
caso d'infedeltà coniugale. 2) Sinda-
cabilità da parte del tribunale dei
motivi della separazione consensuale.
3) Introduzione della separazione per-
sonale senza colpa.
L'ultimo punto riguarderebbe si-
tuazioni particolari, in cui non è
possibile la separazione consensuale,
che pure è necessaria; per esempio
nel caso del coniuge alienato, ma
non sufficientemente pericoloso da
giustificare il suo internamento per-
manente in un istituto psichiatrico.
Altre minori innovazioni fanno
parte del progetto, il quale, pure
contenendo particolari discutibili, rap-
presenta un contributo alla realizza-
zione di quell'ideale della famiglia,
che è delineato dalla legge evangelica
e dalla sana tradizione cristiana.
Un triste segno dei tempi anche
da noi è il lento sfasciarsi della
famiglia a causa del predominante
edonismo del mondo d'oggi e sotto
il mitragliamento di propagande anti-
cristiane, che intaccano profonda-
mente le basi della comunità fami-
liare, cioè l'unità e l'indissolubilità
del matrimonio.
Occorre quindi fare fronte unico
con i nostri governanti per frenare
coraggiosamente lo slittamento peri-
coloso e per rivalutare il prezioso pa-
trimonio della famiglia cristiana che,
secondo il Concilio, si potrebbe chia-
mare "Chiesa domestica", perchè in
essa «nascono i nuovi cittadini della
società umana, i quali per la grazia
dello Spirito Santo diventano col
battesimo figli di Dio e perpetuano
attraverso i secoli il suo Popolo» (Cost.
sulla Chiesa, n. II).
IL CELIBATO DEI SACERDOTI
Un argomento particolare esige da noi una parola imme-
diata: quello del celibato. Non ignoriamo i motivi che in-
ducono oggi parecchi. a proporlo alla pubblica discussione.
Per la nostra responsabilità pastorale verso l'intero popolo
di Dio, in piena conformità all"insegnamento del Concilio
Vaticano Il e dell"Enciclica << Sacerdotalis Caelibatus », riaf-
férmiamo che il celibato Silcerdotille, scelto per amore e imi-
tazione di Cristo e per 1/n più completo servizio ai fratelli,
costituisce per la nostra Chiesa un bene irrinunciabile, del
quale si avverte più che mai la necessità.
In una civiltà che si qualifica per una ricerca quasi esclusiva
per i beni terreni e materiali, il celibato per il Regno dei Cieli
rende una ineguagliabile testimonianza alla esistenza di un
mondo soprannaturale, ultimo vero destino dell"uomo. Im-
pegnando il sacerdote alla continua conquista dell'amore
indiviso verso Gesù Cristo, ne arricchisce la capacità di in-
fluenza spirituale verso i fratelli; rendendolo libero dalle cure
di una propria famiglia lo aiuta ad una vita in uno spirito di
povertà evangelica e gli rende più facile dimostrarsi ed essere
effettivamente fratello al servizio di tutti.
Conosciamo le prove che si inseriscono nella vita dei sacer-
doti, e ci sentiamo impegnati a cercare con loro le soluzioni
più opportune per il bene di tutti. Le difficoltà di alcuni non
possono e non devono compromettere un bene spirituale
dell'intero popolo cristiano. I sacerdoti hanno sempre tro-
vato, e ancora oggi trovano. nell'amore a Gesù Cristo, pre-
sente per il loro ministero nella Eucarestia, nella Parola di
Dio e nell'amore a Maria, la fonte della loro fedeltà e del-
l'efficacia della loro attività pastorale: e le anime che non
mancano di rispondere al sacrificio dei sacerdoti fedeli al
loro impegno costituiscono la loro corona e la loro gioia.
I V escovi d' I talia

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Insegnategli
a prendere
buone
abitudini
L'anno 1861 Don Bosco predicò gli Esercizi Spirituali ai giovani semina-
risti di Bergamo. «Tra quei giovani c'ero anch'io - raccontò più tardi il
padre Scaini, gesuita. - Mi ricordo che in una delle prediche Don Bosco
disse pressappoco così: " In una certa occasione potei domandare alla
Madonna la grazia di avere con me in Paradiso molte migliaia di ragazzi
(mi sembra che dicesse anche il numero delle migliaia, ma non me lo ri-
cordo) ; la Madonna accettò e me lo promise. Se anche voi desiderate di
appartenere a quel numero, sono felice di iscrivervi, a questa condizione
però: dovete prendere la buona abitudine di recitare ogni giorno, per tutto
il tempo della vostra vita, un'Ave Maria, possibilmente durante la messa
al momento della consacrazione".
Non so degli altri miei compagni, ma io da quel giorno presi subito l'abi-
tudine di dire quell'Ave Maria. Passarono gli anni. Un giorno, trovatomi
a Torino, andai a visitare Don Bosco e gli chiesi: " Se mi permane, vorrei
domandarle schiarimenti sopra una cosa che mi sta molto a cuore. Si rì -
corda quando venne nel seminario di Bergamo a predicare gli Esercizi a
noi ragazzi?". •·s1, mi ricordo". " Si ricorda che ci parlò di una grazia
domandata alla Madonna e condizionata da un'abitudine 7" e gli citai le
sue parole. "Si, mi ricordo". "Bene: io quJlll'abitudine l'ho presa e l'ho
sempre mantenuta; la reciterò sempre quell'Ave Maria al momento della
consacrazione. Ma lei ci ha parlato di migliaia di ragazzi; io ormai sono
fuori di questa categoria e quindi temo di non appartenere più al numero
fortunato". Don Bosco mi guardò, sorrise e poi con grande sicurezza mi
rispose: "Continui quella buona abitudine, continui a recitare quell'Ave
Maria e ci troveremo insieme in Paradiso".
«Mi chiedete se l'abitudine è una seconda natura 7 Dirò di più: l'abitudine
è dieci volte la natura», diceva il Duca di Wellington, che sconfisse Na-
poleone a Waterloo, l'anno stesso in cui nasceva Don Bosco. L'abitudine
è il volante della macchina sociale, è l'elemento conservatore più prezioso.
Per instillare nel ragazzo delle buone abitudini, bisogna suggerirgli quattro
cose fondamentali.
Primo: occorre che il ragazzo inizi a prendere una buona abitudine con
il maggior slancio possibile, con uno scatto iniziale come di un cento-
metrista. Questo slancio darà un avvio e un impulso tanto forte che non
sarà tentato di cedere così presto, come altrimenti gli potrebbe sucçedere;
ogni giorno in cui rimanda una ricaduta, aumentano le probabilità che
questa non avvenga mai.
S econdo: occorre insegnare alragazzo a non tollerare nessuna eccezione,
almeno fino a quando la nuova abitudine non si sia saldamente radicata
nella sua vita. Ogni infrazione è come lasciar cadere un gomitolo di filo
che si sta avvolgendo con cura; una sola caduta ne svolge più di quanto
non se ne riavvolga in molti giri. Agli inizi, bisogna riuscire a ogni costo.
Un tale che voleva cominciare una coraggiosa iniziativa, ma che dubi-
tava delle proprie forze, chiese consiglio al massimo poeta tedesco Goethe.
«Ah - si senti risponderà - non avete che da soffiarvi sulle mani». Chi
fa ogni giorno un proponimento nuovo, somiglia a chi, giunto sull'orlo
del fosso da saltare, si ferma ogni volta e torna indietro a prendere la rincorsa.
Terzo: occorre insegnare al ragazzo a cogliere la prima occasione di agire
per mettere in pratica la risoluzione presa. Cioè non bastano le buone
intenzioni: occorre agire subito, finché il motore è acceso. L'inferno è
proverbialmente lastricato di buone intenzioni.
Quarto: occorre insegnare al ragazzo a conse1vare intatta la propria fo1za
di volontà mediante la prntica spontanea di qualche piccolo sacrificio o
rinuncia quotidiana. Cioè, insegnate al ragazzo a essere sistematicamente
eroico o ascetico in piccole cose non necessarie. Suggeritegli di fare ogni
giorno qualcosa soltanto per il motivo che preferirebbe non farla, in modo
che domani, nell'ora della prova e del collaudo, si trovi forte e preparato
a resistere. La mortificaiione di questa specie è come l'assicura..ione sulla
propria casa. Il prezzo che si paga non reca un vantaggio immediato e
forse non lo recherà mal. Ma se t'incendio dovesse scoppiare davvero,
il fatto di avere pagato l'assicu1azione significherà la salvezza dal disastro.
Càpita lo stesso a chi, giorno per giorno, si è agguerrito acquistando l'abi-
tudine dell'attenzione concentrata, del volere energico, della rinuncia a
cose non necessarie.
Se capissimo fino a che punto noi siamo un insieme ambulante di abitu-
dini, ne cureremmo meglio la formazione.
Don Bosco aveva ragione quando diceva: « Continui quella buona abi-
tudine e ci troveremo insieme in Paradiso».

2.2 Page 12

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Millecinquecento giovani,
ragazzi e ragazze, a Torino per incontrarsi
con Don Bosco: 9-10-11 aprile. Venivano dal Belgio,
dalla Svizzera, dall'Africa e soprattutto dalla Francia. Organizzato
dal Servizio Salesiano di Pastorale Giovanile di Parigi, guidato da un Vescovo,
mons. Rousset, membro della Commissione Episcopale della Gioventù, il pellegrinaggio
si è svolto in tre giorni luminosi di sole e scoppiettanti di gioia
AMICIZIA
SENZA
FRONTIERE
10

2.3 Page 13

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M ercoledl, 9 aprile, fu Don Bosco
a ricevere i suoi giovani ospiti.
Il loro arrivo fu una festa per tutti.
Nel cortile centrale di Valdoceo i
Superiori e i Salesiani della Casa
:\\ladre spalancarono loro le porte della
casa e del cuore. Uniti ad alcune
centinaia di giovani italiani, spedirono
ai compagni di tutto il mondo un
messaggio di fraternità via • mont-
golfier ~- T ealloni multicolori, vol-
teggiando nell'azzurro, dicevano tutta
la gioia dj queU'incontro fraterno.
La sera stessa, in Duomo, s'incon-
trarono col cardinale Pellegrino e
con i giovani di Torino. Fu una
conversazione simpatica: il Capo della
Chiesa torinese apprezzò molto la
marcia di questi giovani, che non
poteva avere un significato più pro-
fondo che nella comunione degli
spiriti con la Chiesa: al Papa della
Populormn Progrusio era già stato
inviato un telegramma; ora, davanti
al vescovo di Torino, si voleva sot-
tolineare l'unione tra la Chiesa Madre
e la Basilica Salesiana.
Seguì la fiaccolata dal Duomo a
~1::iria Ausiliatrice. Fu una stilata un
tantino contestataria:
AMICIZIA SE~ZA fRON'fIERE
MAI PIÙ l.A GUERRA I
LIBERTÀ DI AMARCI CLI UNI GLJ ALTRI
SE TUTTI I GIOVANI DEL MONDO•.•
DON BOSCO È PRR L1 J1,TERNAZIONALE
DEI GIOVANI
POCO IMPORTA IL COLORE DELLA PELLE
DIVIDIAMO IL NOSTRO PANE
E LA NOSTRA AM IClZlA.••
Sono alcune delle scritte che legge-
vano sugli striscioni, sui cartelli e sugli
stendardi, in mezzo al fremito delle
bandiere, la luce delle fiaccole e la
varietà dei costumi... Senza disordini,
ma anche senza imbottigliamenti:
2000 giovani cantavano, sorridevano,
marciavano gomito a gomito.
Li accolse la Basilica centenaria:
una rievocazione audiovisiva raccontò
loro cento anni di epopea ed espresse
lo straordinario messaggio di ami-
cizia portato da Don Bosco, mentre
un fantasioso gioco di fuochi e di
luci accresceva la suggestività della
Basilica illuminata.
Il giorno 10 aprile, bisognò mar-
ciare e non poco, perchè i nostri
ospiti erano e volevano essere anche
dei pellegn"ni. La giornata fu tutta
una Messa che durò dalle dieci del
mattino alle dieci di sera. La si
celebrò per tappe. La Basilica di
Valdocco presentò il quadro del
Rito d'inizio• e dell'avvio alla 11

2.4 Page 14

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marcia orante. Castelnuovo Don Bo-
sco vide la «Celebrazione della Pa-
rola» sul campo sportivo, dopo il
saluto delle autorità locali.
Il seme della parola di Dio era
caduto in buon terreno: bisognava
coltivarlo. Durante la marcia a piedi
fino a Mondonio, a gruppi, in car-
refours, si discusse sul testo sacro
dei Discepoli di Emmaus, si fecero
annotazioni scritte, che furono tra-
smesse al vescovo, si pregò, si cantò.
Poi, tappa al paese dove morl San Do-
menico Savio, del qual ciascuno per-
cepiva la presenza. Pranzo al sacco,
riposo, visita ai luoghi santificati
da Domenico. Nel pomeriggio, il
luminoso adolescente, che nei tre
giorni fu fedele al suo appuntamento
col sole a favore dei suoi amici pel-
legrini, continuò ad accompagnarli,
attraverso le colline e le vigne, fino
al paese del suo Maestro: il Colle
Don Bosco.
Alle 12, davanti al nuovo San-
tuario, l'omelia del vescovo servi a
ricapitolare ciò che i ragazzi e le ra-
gazze avevano meditato lungo la stra-
da; seguirono il canto di processione
dell'offertorio, e la «Liturgia Euca-
ristica l), cuore di questo incontro-
pellegrinaggio, realizzazione comuni-
taria meravigliosa; in essa ciascuno
dei partecipanti riscopri, in quell'ora,
alla t Frazione del Pane », quel Cristo
che era già stato loro compagno di
viaggio. La sua gioia di Risorto,
riecheggiata dalla musica e dai canti,
aveva penetrato l'anima di ciascuno.
• Poi, si succedettero a celebrare la co-
mune amicizia, canzoni e danze, men-
tre si condividevano sandwich e bibite.
La distribuzione di dolci, di cui l'o-
spitale casa del Colle ebbe la sua
parte, fu per tutti segno della gioia
umana, dopo la gioia essenziale del
Pane Eucaristico.
Il venerdl, II aprile, ultimo giorno
del pellegrinaggio: ci si svaga, si
visita il Cottolengo, si esplorano i
luoghi salesiani, si percorrono gli
stand della Mostra DB-68, si fa una
puntatina fino alla FIAT. Fu anche
organizzato un incontro col loro ve-
scovo-presidente per quelli che appar-
tengono a qualche movimento gio-
vanile.
Alle 15 tutti si danno convegno nel
grande teatro di Valdocco, troppo
piccolo per l'occasione perchè ci
sono anche numerosi invitati: giovani
e meno giovani d'anni. Il sindaco
di Torino presiede. Durante l'incontro
è un variare continuo di canti, ci.i
cori danzati, di giochi, di battute di
spirito che fanno fremere ed esplo-
dere come un uomo solo le migliaia
di giovani. Il cuore di Don Bosco,
«largo come le arene del mare 1>, è li
che batte in questi concentramenti di
giovinezza, per la quale allora non
esiste più che il ritmo dell'amicizia.
Colle Don Bosco Il rev.mo don Renato Ziggiottl,
Rettor Maggiore emerito, rivolge un caloroso saluto ai giovani pellegrini
davanti al Tempio di San Giovanni Bosco
Un'istantanea
nei canili
di Valdocco

2.5 Page 15

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Piccola, scarna cronaca, la nostra,
che non è riuscita a rendere la realtà
di quei giovani e di quelle ragazze,
venuti alla ricerca di «qualcosa >> che
era stato loro promesso da settimane,
da mesi. Alla loro partenza, negli
occhi che brillavano e nelle mani che
si agitavano agli sportelli del treno
e dei pullman, c'era la gioia di chì
non è stato deluso.
Amici, che siete partiti dopo di
aver ritrovato con tanta serietà le
tracce di Don Bosco e di Domenico
Savio, noi vi ringraziamo della luce
che il vostro incontro ci ha comuni-
cato. A noi che siamo ~ abituati>>, ha
fatto del bene riscoprire la spon-
taneità del vostro pellegrinaggio. Che
la Vergine, Ausiliatrice della Chiesa,
che voi avete pregato così bene nel
suo Santuario, vi conservi la giovi-
nezza del cuore e vi doni la vita
sempre nuova del suo Figlio Risorto.
La musica, elemento non
secondario della esplodente allegria
de, 1500 pellegrini
In treno da Roma a Milano.
Sono le tre di notte. Un ragazzo
vivacissimo, di 12 o 13 anni, si
accosta nel corridoio, per par-
larmi. In be/l'accento romanesco
mi dice:
- Sa che diventerò sacerdote?...
Anz,; vorrei entrare subito in se-
minario, ma mamma e papà, e
anche il parroco dicono che
devo aspettare... Perchè?
- Quando ti è venuta questaidea ?
- Avevo sei anni; ero in piazza
San Pietro con mia madre ad
assistere alla Messa, la sera in
cui moriva il Papa Giovanni XXIII.
Ho pensato: cosa regalargli, prima
che il Papa muoia, lassù nella
sua stanzetta?... E ho deciso:
sarò sacerdote: perché è il più
bel dono che io possa fargli.
Ci sono dei ragazzi che pensano
a diventare sportivi o altro: ma
ce ne sono anche di quelli, che
pensano alla propria vita come
un dono ricevuto da Dio, da met-
tere a disposizione di Dio per
aiutarlo a salvare il mondo.
Qualche mese fa, nelle scuole
statali di Roma, su oltre 1000 ra-
gazzi fino ai 10-15 anni di età,
più di 300 hanno risposto a una
inchiesta in tutta segretezza, che
hanno pensato più di una volta
di diventare sacerdoti, per do-
nare se stessi agli altri, per amore
del Signore.
Chi non sa amare non può diven-
tare sacerdote.
I sacerdoti salesiani, come Don
Bosco, hanno una predilezione
per ; giovani, che vogliono far
liberi dall'immoralità, dalla irreli-
giosità, dall'errore..., cose non
meno disastrose di tante altre
che capitano nel mondo, che im-
pressionano e commuovono /'opi-
nione pubblica perchè vengono a
conoscenza di tutti. Se un mo-
stro rapisce e JJccide un ragazzo,
tutto il mondo freme di sdegno
e di commozione. Ma quanti ra-
gazzi sono vittime del malco-
stume, dell'errore, dell'irreligiosità I
E quanti ci pensano e se ne preoc-
cupano?
'
Don Bosco affermava che un ra-
gazzo su tre ha in sè i segni che
il Signore lo chiama a mettersi a
disposizione e a servizio dei fra-
telli come sacerdote.
Sei forse anche tu uno di questi?
I figli di Don Bosco desiderano
aiutarti a scoprire la tua voca-
zione e a realizzarla.
Parla o scrivi all'Istituto Salesiano
più vicino o direttamente alla
l s pettoria Ce nt ra le, via Maria
Ausiliatrice, 32 - 10100 Torino
13

2.6 Page 16

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LA FESTA DEL RETTOR MAGGIORE A VALDOCCO
11CONTINUATE
ADARCI
UNA MAN011
14
Sabato e domenica, 19 e 20 aprile, Valdocco ha cele-
brato in anticipo l'onomastico del Rettor Maggiore
don Luigi Ricceri. Al trattenimento di omaggio il 19 sera
si erano dato convegno nel grande teatro autorità e
amici dell'Opera Salesiana.
Come vuole lo stile di oggi, il familiare trattenimento
ebbe espressioni soprattutto musicali. Brillanti le ese-
cuzioni dei cori con orchestra del Pontificio Ateneo
Salesiano della Crocetta, dello Studentato ·Filosofico
di Foglizzo e delle due Case di Vnldocco. Armonie di
note e di cuori •• disse il direttore della Casa r.ladre
don Egidio Bongioanni, interpretando i sentimenti
comuni di quell'accolta di rappresentanze, dietro le
quali il pensiero andava alle migliaia e migliaia di figli
sparsi nel mondo, i~ealmente stretti attorno al Padre
della Famiglia Salesiana.
Il dott. Silvio Chiesa portò a1 Rettor Maggiore la
voce e il cuore dei Cooperatori e degli Exallie\\ti. Vi-
viamo - disse - un momento storico particolarmente
difficile anche nel campo religioso. In questo mare
agitato di dottrine, in· questa altalena snervante di idee
resta per noi pietra incrollabile la Chiesa, la Chiesa del

2.7 Page 17

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11 Rettor Maggiore compllmenta il ragauo
che ha interpretato I sentimenti di tutta la gioventù salesiana
Applaudili cori di ragaui e di giovani salesiani sono stati
l'espressione viva della gioia dei figli stretti a11orno a l !"adre
dialogo (ben diverso dalla contestazione), la Chiesa
della missione salvifica, la Chiesa depositaria della
verità e dispensatrice della Parola di Dio. Noi torniamo
alla casa del Padre quando abbiamo bisogno di chiarezza,
di autenticità, di verità. Accoglieteci ancora con l'affetto
di un tempo; diteci ancora che Gesù, Maria Ausilia-
trice c il Papa sono l'àncora di salvezza, il faro luminoso
che dà sicurezza alla nostra vita>>.
Un chierico teologo della Crocetta ba offerto al Rcttor
Maggiore, per l'opera di rinnovamento, il dinamismo
e la docilità dei ~iovani perchè, uniti alla prudenza e
all'esperienza degh anziani, servano a dare alla Chiesa,
nella fedeltà a Don Bosco, il salesiano del postconcilio.
Tra un coro e !\\litro si fece anche sentire la voce
dei più giovani, espressa da un ragazzo di Valdocco,
po~tator~ al Padre degli auguri e dell'affetto di tutti
1 g1ovam.
Un gruppo di artisti della Compagnia torinese del
Teatro Zeta commemorò il centenario della Congrega-
zione Salesiana con la lettura di brani scelti dalle Memorie
Biografiche, resa più suggestiva dalla musica e seguita
dall'assemblea con vivo interesse.
Infine il Rettor Maggiore ebbe espressioni di ricono-
scenza per tutti, non tanto a nome proprio, quanto
come rappresentante di tutti i_ Salesiani, e in modo
speciale a nome del Consiglio Superiore. ~ lo sono lie-
tissimo - disse tra l'altro - di additare a tutti voi che
rappresentate il mondo salesiano, questi Superiori che
collaborano nel senso più pieno, più cordiale, più sale-
siano col Rettor Maggiore, con colui che evidentemente
ha la responsabilità e il peso maggiore nel governo (si
usa ancora questa parola?!) della Congregazione».
Poi, ~arlando del rinnovamento voluto dal Concilio,
prosegui: <( Continuate a darci una mano, a darmi una
mano: ne abbiamo bisogno. [ problemi sono immani,
premono, non danno tregu~ Noi ci stiamo preparando
al Capitolo Generale Speciale. Le Figlie di Maria Ausi-
liatrice lo stanno celebrando da quattro mesi. Questo
Capitolo Generale ci pone un mondo di problemi.
Abbiamo bisogno di vederè chiaro, di imboccare la
strada giusta. E questo possiamo ottenerlo sl dal Concilio
e dalla collaborazione, ma soprattutto con la luce che
ci viene dall'alto. Dateci dunque una mano con la pre-
ghiera: i piccoli, i meno piccoli, tutti uniti nel nome
di Gesù, perchè sia in mezzo a noi, perchè nel prossimo
Capitolo Generale Speciale domini il fervore, la fedeltà,
la donazione, la generosità dei primissimi salesiani che
sono stati commemorati ne!Ja be!Ja lettura che abbiamo
udito. Noi vogliamo rendere realtà i voti e le direttive
che ci ha dato Paolo VI nel suo telegramma personale
del 31 gennaio scorso, nel quale i_nviava alla Congrega-
zione S~lesiana «u11a benedizione co11fortatrice della sua
vocazione alla causa della giove11tù, affinchè quanto piu
urgenti e maggiori sono i bisogni morali et spirituali della
presente ge11erazio11e giovanile, ta11to piu si riaccenda nei
Figli di Don Bosco amore, dedizione, fiducia verso fan-
ciulle~::a et gioventù. del nostro tempo >>. Che la volontà
del Papa diventi, per vostro merito, per nostra buona
volontà, una dolce realtà i>.
La domenica seguente la festa continuò con la solenne
concelebrazione nella Basilica e con l'agape fraterna, che
raccolse attorno al Rettor Maggiore benefattori e con-
fratelli, dando loro la possibilità di rinnovare auguri e
sentimenti filiali, interpretati dal radiologo prof. Giu-
seppe Matlì e dal direttore della Casa Generalizia
don Angelo Zannantoni.
15

2.8 Page 18

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Mons. Giovanni Battista Trofello, arciprete
di S. Maria di Nazaret a Sestri Levante.
ci ha lasciati lo scorso aprile a 94 anni.
Aveva servito la Messa a Don Bosco,
si era confessato da lui, era stato scelto
dai superiori del collegio di La Spezia
per andare a Torino a recitare la poesia
alla festa onomastica di Don Bosco.
In quella occasione mangiò alla mensa
del Santo, che gli promise
che avrebbe sempre pregato per lui.
«E io - ci confidava monsignore
nel suo ultimo pellegrinaggio a Torino -
mi porto sempre la reliquia di Don Bosco
sul cuore e mi sento felice>>.
Ma lasciamo che parli lui stesso
con quella incantevole semplicità
che gli era caratteristica
DON BOSCO
Gli PASSAVII
LE SUE
CILIEGIE

2.9 Page 19

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A 1mio paese, Corniglia, nonc'erano
scuole e i miei genitori mi avevano
messo in collegio a La Spezia dai<< pre-
tini » (i Salesiani). Don Bosco si fer-
mava nei suoi viaggi da Torino a
Roma. Dopo cena tutti ci accalcavamo
intorno a lui. Io ero piccolo, il più
piccolo. Mentre gli altri erano con
Don Bosco a conversare, io ero un
po' pauroso e me ne stavo distante.
Don Bosco mi vide e: «Cosa fa
quel bambino là? Chiamatelo, che
venga qui•>. Vengono a chiamarmi
e arrivo davanti a Don Bosco: «Vieni
qui. È fredck>. Ti metto sotto il
mio cappotto>~- E così avanti e in-
dietro, ho passeggiato almeno mez-
z'ora sotto il cappotto di Don Bosco...
È rimasto molti anni in collegio?
Sette anni. Ci feci l'abitudine, ma
all'inizio... Avevo sette anni quando
mi misero in collegio e a quella età
la mamma attira sempre più che tutto.
Dopo una quindicina di giorni che
ero ll, al mattino mia mamma venne
a trovarmi . Quando mi disse: «Ora
io vado >>, io aggiunsi subito: «E io
vengo con te! ».
Mia madre parlò con don Fantini,
che era uno dei Superiori, e mi fu
concesso di uscire un po' con lei.
Al ritorno mi misi a piangere; don
Fantini mi dette uno scappellotto
(l'unico che ho avuto in vita mia!)
e dovetti adattarmi.
Verso sera ripenso alla mamma;
esco di collegio, attraverso tutta La
Spezia (la ferrovia era allora dal-
l'altra parte della città), entro in
stazione. Furbizia infantile! Uno degli
inservienti della ferrovia mi dice:
<i Che fai qui tu ?>> e io pronto:
t Aspetto mio padre che viene da
Pisa! ». Arriva il treno, salgo su e
al mio paese scendo. ~on avevo
biglietto, naturalmente, e perciò uscii
dal passaggio del Caffè della sta-
zione. Arrivo a casa e mia mamma
incomincia a dire: «Tutto per te I •>
e mio padre: «Tutto per te!... >>.
I nsomma un po' di questione. Ma
all'indomani mi riportano m col-
legio.
Alla sera... sono scappato di nuovo!
Ho preso una coperta imbottita
sotto il braccio (chissà mai come la
tenevo!) e tutto come il giorno prima...
Mio padre mi sgrida, io piango e
lui conclude: «Domani verrai a la-
vorare con me >>. Mi portò a racco-
gliere le olive. Tutti i momenti mi
gelavano le dita e io ci soffiavo sopra
per scaldarle. <• Ah! hai freddo!... »
e così mio padre un po' mi compa-
tiva, ma mi prendeva anche un po'
in giro. Poi mi portò in un terreno
dove c'era da fare un muretto di
sostegno. ~ Prendi quel sasso I quello!
e poi quello I... >>. Era sempre un sasso
più grosso e io mi stancai. <i Allora
- mi disse - è più bella la vita qui
o in colle~io ? >>. « In collegio! » mi
affrettai a rispondere. E così ci tornai.
Ebbe occasione altre volte di vedere
Don Bosco?
Sì, altre volte! Quando Don Bo-
sco arrivava era una festa in col-
legio. E una volta fui io l'incaricato
di recitare la poesia di benvenuto
mentre Don Bosco entrava. Si vede
che il direttore, che si chiamava
don Leveratto, era rimasto tanto con-
tento. Mi prende, mi presenta a
Don Bosco e dice: <• Di questo ne
facciamo un missionario per la Pata-
gonia! >>. Don Bosco strinse le labbra...
Si fermava molto Don Bosco
ù1 collegio?
In generale arrivava la sera e an-
dava via al mattino. Una volta si è
fermato due giorni. Fui io che gli
servii la ::vlessa. Volle dirla nell'infer-
meria per gli ammalati il primo
giorno e anche il giorno dopo. E
io andavo sempre a servire. Cerano
tanti giovanetti a letto per influenza
e lui per dare una soddisfazione a
quelli che non potevano stare con
lui andava a dir Messa là...
Che ricorda della figura di Don Bosco?
Era un bell'uomo. Un bell'uomo.
Anche vecchio, era simpatico. La
figura buona di un uomo sano, ro-
busto, con doti fisiche e morali che
si vedevano anche nella vecchiaia,
Quale virtù. spiccava maggiormente
it1 Don Bosco?
La bontà, oh la bontà! Aveva
certo tutte le virtù dei Santi, ma noi
ragazzi di otto o nove anni non sa-
pevamo che volesse dire santità. Noi
vedevamo la bontà. Vedevamo che
era buono, tanto buono. E quindi
ci affollavamo attorno a lui. Fatto
sta ed è che quando arrivava in ri-
creazione non era mai solo. Im-
possibile! Tutti quanti correvano
subito per stargli più vicino possibHe.
E lui ci invitava ai Sacramenti, e
l'indomani mattina, quanti potevano,
tutti intorno a lui per confessarsi...
Ha mai sentito parole di critica
a Don Bosco?
Mai! Quello mai... Per noi parlare
di Don Bosco era parlare di una
persona qualificata «buono >>. Buono
e basta, quindi nient'altro. Non si
è mai parlato male d i Don Bosco.
Mai. Noi parlavamo spesso di Don_
Bosco e ne parlavano i superiori e ci
mettevano al corrente di tutto: cosa
fa Don Bosco, cosa dice Don Bosco,
dov'è Don Bosco... Sapevamo tutto
di lui.
Ricorda il giorno della morie
di D01i Bosco?
Ricordo benissimo. Ricordo il no-
stro pianto quando il Direttore ci
disse che Don Bosco era morto.
Piangevamo tutti, quasi fosse morto
uno di nostra casa...
17

2.10 Page 20

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Chi ricorda tra i si,oi compagni
di collegio?
Pagella, ricordo don Pagella. Era-
vamo intimi. Lui era nella banda
e suonava il flauto. Come lo suo-
nava! Faceva sessantaquattro note alla
battuta!... Quando andò al noviziato
clùamarono me ; fui io il successore
suo nel flauto, ma glielo dissi clùaro:
<< Io non arrivo dove arrivi tu!>}. Lui
era più svelto, faceva meglio di me.
Poi c'era Ruggeri, Tiragallo...
Il ricordo più bello di Don Bosco?
Il 24 giugno, per la festa di
S. Giovanni Battista, si faceva a To-
rino un'accademia a Don Bosco per
l'onomastico e ogni collegio mandava
qualche rappresentante. Da La Spe-
zia nel 1886 scelsero me. Perché ?
Forse ero il più sfacciato!... Insieme
a un prete, don Caimi, e un borghese
siamo andati a Torino. Ci siamo
arrivati alle u circa. Primo nostro
dovere: una visita a Don Bosco...
Ci accoglie tutto bontà e ci dice:
<• Ma... vi fermate a pranzo, ehi 1>.
Immaginiamoci! Andiamo a pranzo
in quel refettorio che era in fondo
alla scala della vecchia casa. Eccomi
a pranzo: Don Bosco è Il e io son
qui, proprio davanti a lui. lo par-
lavo e non parlavo, ma lui mi in-
terrogava spesso e io rispondevo
quello che sapevo. Quando siamo
stati alla frutta lui non ne ha man-
giata e l'ha data tutta a me. Dice:
<1 Te', che ti fa bene! 1). E io man-
giai la frutta di Don Bosco... L'ho
visto poi all'indomani all'accademia:
alle tre del pomeriggio il cortile del-
l'Oratorio era zeppo di gente e Don
Bosco era !à su una cattedra. Prima
cominciano altri due. Il terzo sono
io. Salgo sull'ambone davanti a
lui, dico la pt'lesia e poi vado sul
trono dove era lui per baciargli la
mano come si usava. ).on me la
lascia mica baciare! Mi prende la
testa, me la stringe così al cuore e
in un orecchio mi dice: <• Bravo I >>.
Dirmi bravo e avermi dato una le-
gnata fu lo stesso. Mi sono messo a
piangere dirottamente. Lui, povero
vecchio, dice: << Ma... ti senti male ? -
Ti senti male ? •> e dico no, e pian-.
gendo dicevo no. Mi lascia un po'
sfogare e poi mi dice: «Via, bravo.
Sii uomo. Adesso c'è tutta questa
gente che sta aspettando e se ti metti
a piangere si passa il tempo inutil-
mente. Sta' tranquillo. Sii buono e
io pregherò per te; vedrai che ti se-
guirò col mio aiuto... ,>. E così io
sono andato via e non ho più visto
Don Bosco. L'ultima volta è stata
H. Mi aveva detto: «Io pregherò per
te! » e io invece ho sempre pregato
per lui e poi non ho lasciato un
giorno della vita senza recitare quei
tre Pater Ave Gloria e le tre Salve
Regina comandati da lui per la no-
vena. E ho pregato proprio in ricordo
di questo gran Santo che mi ha
protetto in tutta la vita. Ho avuto
momenti difficili anche nel mio mi-
nistero sacerdotale; bon Bosco mi
ha dato modo di riuscire a superare
tutto. E io porto qui la sua reliquia
sul cuore sempre al mattino e alla
sera, notte e giorno. La carne di
Don Bosco, qui sulla mia carne...
Mons. Giovanni Battista Trofello
durante l'intervista che
presentiamo ei nostri lettori
Mons. Trofello nel
suo recente pellegrinaggio
a Valdocco

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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È al mondo da cento anni
da ottanta è salesiano
da settantadue è sacerdote
Nel noviziato di Pindamonhangaba (San Paolo~
- Brasile) dal 15 febbraio del corrente anno,
abbiamo un salesiano « secolare». È don Fau-
stino Belletti, nato più di cento anni fa a Pe-
denosso (Sondrio). Partì per il Brasile nel no-
vembre del 1889 e negli 80 anni che vi rimase
a lavorare, non volle tornare in patria neppure
una volta. Il 15 febbraio scorso, nella Messa
centenaria aveva accanto, come concelebrante,
il vescovo di Sorocaba mons. Giuseppe Aguirre,
suo exallievo più che ottantenne. Nonostante
l'età, don Belletti è ancora perfettamente lucido
di mente e parla correntemente quattro lingue
moderne. Il suo spirito allegro e brioso non l' ha
mai abbandonato. Prima di compiere i cento
anni, diceva che gli sarebbe dispiaciuto arrivare al
secolo di età, perché temeva di... "secolarizzarsi"'.
Pasqua a Gerusalemme
con i Cooperatori Salesiani
Una rappresentanza di Cooperatori di varie re-
gioni d'Italia ha visitato i Luoghi Santi in occa-
sione della Pasqua. Accompagnati da esperti
sacerdoti residenti in Israele, hanno potuto co-
noscere tutti i luoghi che furono testimoni della
storia della salvena e partecipare alle funzioni
della Settimana santa. Particolarmente sugge-
stiva la preghiern al Cenacolo il Giovedì santo,
la «Via Crucis» pubblica commentata dai Coo-
peratori e l'ora di preghiera al Getsemani il
Venerdl santo. nonché la veglia della Resur-
rezione. Calorosa l'accoglienza dei Salesiani di
Nazareth e di Cremisan, e quella delle Figlie
di M. A. a Gerusalemme. "L'opera buona·· a ri-
cordo del pellegrinaggio fruttò . una cospicua
somma, che fu devoluta a una tra le più povere
......... famiglie dei campi del rifugiati palestinesi.

3.2 Page 22

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NEL MONDO SALESIANO
Naguanagua (Valencia • Venezuela)
Tempio di Nostra Signora dei Dolori
È sorto presso la Scuola Agraria Salesiana ed ~
è stato dedicato a Nostra Signora dei Dolori
in omaggio alla signora Dolores Berrizbeitia,
sposa del donatore della Scuola. Della nuova
chiesa beneficeranno tutta la diocesi di Va-
lencia, e in modo particolare gli abitanti della
zona e gli allievi della Scuola Agraria.
Sesto San Giovanni (Milano)
Un bel mosaico di Cristo Risorto
«> un più bel mosaico di vocazioni
La Pasqua ha segnato l'inaugurazione del gran-
dioso mosaico del Cristo risorto, opera dei
mosaicisti fratelli Toniuni, su bozzetto del pit-
tore Mino Buttafava. L'originalità dell'opera,
che supera gli otto metri di altezza (la sola
testa misura m. 1,30) sta nel fatto che il mo-
saico è stato eseguito direttamente sulla pa-
rete con marmi, onici, alabastri ecc. I colori
bene armonizzati e le indovinate proporzioni
conferiscono alla figura del Risorto solennità
e dignità. Alla base, ii sepolcro in grandi blocchi
di porfido. Al centro. il tabernacolo in bronzo,
eseguito dalla scuola del B. Angelico. L'altare
nuovo si ispira ai primi altari paleocristiani.
L'inaugurazione ha coinciso con la prima
Messa di due salesiani della parrocchia. Dal-
l'arrivo dei Salesiani a Sesto sono fiorite que-
ste vocazioni: 5 sacerdoti (3 salesiani. 2 dio-
cesani), 4 studenti salesiani di teologia, alcuni
aspiranti e chierici salesiani e di altre Congre-
gazioni, 13 suore, di cui 12 Figlie di Maria
Ausiliatrice.
20

3.3 Page 23

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NEL MONDO SALESIANO
Torino • Dieci nuovi sacerdoti ordinati nella Basilica di Maria Ausiliatrice
Dieci diaconi del risorto Istituto Teologico di Torino-Crocetta sono stati ordinati sacerdoti il 29 marzo u.s.
nella Basilica di Maria Ausiliatrice da m'ons. Livio Maritano, Ausiliare di Torino per l'Ufficio Pastorale.
Tra i novelli sacerdoti, rappresentanti di Irlanda, Messico, Jugoslavia. Volle essere presente il Rettor
Maggiore con alcuni membri del Consiglio Superiore.
Il rito, che l'ultima revisione ha reso di più immediata comprensione, ha, tra l'altro, permesso all'assemblea
di esprimere il rituale Deo gratias in un prolungato applauso: un modo inconsueto per significare la
gioia di tutta la Chiesa. Se ne fece interprete il vescovo ordinante, che non mancò tuttavia di porre con
sano realismo i novelli sacerdoti di fronte alle loro responsabilità, per un servizio fedele e perseverante nella
missione che la Chiesa riconosce a Don Bosco e ai suoi figli. Servizio che oggi presenta maggiori difficoltà.
.
FUOCO E DISTRUZIONE NELLA MISSIONE DI VAUPI
La notte dell'11 marzo 1969 scorso un gravis-
simo disastro ha colpito la Missione Salesiana
di Yaupi nel Vicariato Apostolico di Méndez
nell'Ecuador.
Con ingenti sacrifici di ogni genere e per vari
anni i missionari avevano innalzato un bel pa-
• diglione per l'internato dei chivaretti di Yaupi,
la missione più avanzata nelle selve amazzo-
niche dell'Ecuador, verso la frontiera con il
Perù. La disattenzione di alcuni operai causò
l'incendio, che distrusse il nuovo edificio, di-
stante un'ora di cammino dalla vecchia Mis-
sione. Quando una famiglia vicina al campo di
aviazione diede l'allarme, era troppo tardi. I
missionari, quando giunsero, non poterono fare
altro che costatare la distruzione completa
dell'edificio, delle macchine e delle installazioni.
Dra non resta che ricominciare da capo. Il la-
voto di evangelizzazione e di civilizzazione dei
chivaretti di quella zona subirà un ritardo ine-
vitabile se quei buoni ed eroici missionari
non troveranno i mez.zi per una soluzione
che urge.
.
D'altra parte, mentre in altri ambienti si po-
trebbe rimediare alla disgrazia con mezzi ra-
pidi, in quelle selve amazzoniche ogni passo
costa sudori, denaro e sforzi sovrumani. Si
pensi che solo per via aerea possono arrivare
a Yaupi le persone e il materiale da costruzione.
Tutto è affidato all'intervento della Provvidenza:
i missionari di Yaupi continuano ad avere
in essa illìmitata fiducia.
21

3.4 Page 24

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Borgo San Martino (Alessandria)
Ha 93 anni e ha
conosciuto Don Bosco
Il signor Prospero Pasino è padre del salesiano ~
don Pietro Pasino, missionario da 38 anni in
Patagonia, e può vantare un privilegio che
col passar degli anni è diventato rarissimo: ha
conosciuto Don Bosco. A nove anni di età
entrò nel collegio di Borgo San Martino e ri-
corda ancora nei minimi panicolari I solenni
ricevimenti che s1 facevano a Don Bosco,
quando s, recava a Borgo San Menino. Allora
l'en1us1asmo dei giovani e della popolazione
andava alle stelle. Ma ricorda soprattutto il
paterno sorriso che strappò a Don Bosco in
due occasioni, quando ebbe la fortuna di in-
tromettersi tra i più grandicelli del collegio e
riusci a baciargh la mano. In questi giorni è
venuto col figlio don Pietro a visitare Don Bo-
sco a Torino. A 93 anni di età è ancora ar-
zillo e vivace, lavora nell'ono e legge, senza
occh1ah. il Bollettino Salesiano.
Terra del Fuoco (Argentina)
Comunicazioni sociali
in Rio Grande
Rio Grande fu la sede della Missione eroica
che, per merito di mons. Fagnano. fu definita
da Leone Xlii e la Missione più gloriosa della
Chiesa». Oggi è sede di una « Escuela Agro-
tecnica Salesiana». che irradia la formazione
cristiana e tecnica nella Terra
nella Patagonia meridionale. A
del Fuoco e
complemento
~
del loro lavoro educativo e apostolico e per ,
assecondare il vivo desiderio di una fitta rete
di exallievi sparsi in quelle Immense latitudini
australi da Santa Cruz all'Antartide. i figli di
Don Bosco da dieci anni lanciano i loro mes-
saggi religiosi. sacrali e rìcreativi sulle onde
della e Radio M1si6n Salesiana •· Quest'anno.
per opera di alcuni chierici dello Studentato
Filosofico di Viedma, la « Radio M1si6n » du-
rante tutto il mese di Don Bosco (che coin-
cide con le vacanze) con un intenso pro-
gramma di apostolato raggiunse i focolari pa-
tagonici e fueghin1 più lontani. Nella foto: i
chierici De Benedetti e Galanes con l'aspirante
salesiano Luis Cerra In un momento della tra-
smissione.
Patococha (Ecuador)
La cappella di Maria Ausiliatrice
più alta del mondo (m. 3800)
È sorta sulla Cordigliera delle Ande Equatoriane ~
nel punto più elevato della strada che unisce
Il Vicariato di Méndez con l'Archidiocesi di
Cuenca. Il tempietto è opera dei missionari sa-
lesiani. che hanno voluto anche cosi dire il
loro grazie a Maria Ausiliatrice per l'assistenza
accordata loro nei 75 anni di apostolato nelle
Missioni dell'Ecuador. Il Vicario Apostolico di
Méndez mons. Pintado l'ha benedetta. presenti
te autorità civili e militari, e ha messo nelle
man, della Madonna due chiavi simboliche per
22
affidare il Vicariato a Maria Ausiliatrice.

3.5 Page 25

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PJÙ DI 20.000 PERSONE
SFILANO NELLA
PROCESSIONE DEL SILENZIO
DIFENDONO
I LORO
MISSIONARI
T IAssam, dopo l'indlpendf'nza, ha acquistato la più grande importanza
Lnel piano strategico dell'India. In questi ultimi otto anni l'AsHam fu
i:tretta nella morsa di una minac<'Ìa di invasione da parte della Cina e
di una guerra col Pakistan. Inoltre questa terra dalle mille e più pian-
tagioni di tè, con i più ricc}ù giaci.menti di petrolio dell'India. popolata
da numerose tribù dei monti che si destano a nuova vita, è consi<lerata
come zona protetta: punto sensitivo.
Da alcuni armi sul capo ilei missionari esteri olle vi lavorano pende
la spada di Damocle. Il go, erno desidera che lascino l'Assam, che ritor-
nino in Europa o vadano in altri Stati dell'India. Que;,ta politica ba gettato
la costernazione in mezzo ai cattolici. Nel mei,e di aprile ba..,tò la notizia
che il governo aveva rifiutato il perme5so di permanenza in A~,-am per
cinque mu,sionari cattolfoi (due :,acerdoti, un chi,•rico, due suore) perchè
i cattolici sorgc...sero compatti a difendere i loro i-accrdoti e le suore, e
per dimoi;I rare la loro gratitudine· per il lavoro compiuto dai pii1 arditi
pion:iPri cli civiltà.
1n mezzo al dilagare di tanle ,limostrazioni non sempre pacifiche ì
cattolici banuo deciso di organizzare un corteo per le YÌe della capitale
Shillong; ma do, eva essere un corteo strt'tlamente religioso. una proces-
s.ione in sileniio e di muta preghiera. Il tempo non era favorevole. Il ci-
clone che aveva imperversalo nel viciuo Pakistan, rovesciava rafliche di
acqua, vento o freddo sulle colline Khasi. Il giorno 16 aprile, alla vigilia
del corteo, c'erano nell'aria tutti i caratteri del monsone. QueUi che ve-
nivano dai vlllaggi lontani soffrirono disagi inauditi per il freddo, 1>er la
pioggia, per la mancanza di cibo. Ma dicevano: « Avanti! Per Cristo e
per la Chiesa! ».
Il giorno 17 aprile, il tempo, che nella mattinata era stato minaccioso,
si rischiarò e la processione, l unga circa 4 chilometri, sfilò silenziosa e
compatta per le vie della città: 6 per fila, uomini e donne, moltissime di
queste col bambino sulla schiena, marciando in ordine perfetto. Quanti
erano? In un calcolo approssimativo si sono contati più di 20.000 parte-
cipanti al corteo di protesta. I giovanotti portavano enormi scritte su
grandi striscioni: «NOI PREGHIAMO PERCJJE; I MISSIONARI 23

3.6 Page 26

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Shillong (Aaaam - India)
Pi~ di 20.000 cattolici sfilano in silenzio
per protestare contro chi vorrebbe
allontanare I Missionari esteri
Shlllong Gli uomini di Raliang
nella Processione del silenzio.
Sul cartello si legge: «Per la maggior
gloria di Dio e della sua Chiesa.
I cattolici di Rallang»
ESTERI RIMANGANO TRA DI NOI» - « I ·MISSIONARI SONO
STATI GLI ARALDI NEL CAMPO SCOLASTICO, OSPITALIERO
E SOCIALE: ESSI DEVONO RIMANERE!... ».
La processione terminò in un vasto parco. I cattolici più eminenti
e anche alcuni capi protestanti parlarono alla moltitudine. Il cielo intanto
si era .imbronciato, poi cominciò a tuonare e a piovere, ma nessuno si
mosse.
Due giorni prima una delegazione aveva presentato un °memora.udum"
alla suprema autorità dello Stato. In esso si diceva: « Più di metà dei
462.152 abitanti delle Khasi and Jaintia Hills sono cristiani. I missionari
hanno aperto scuole ovunque in una zona in cui 140 anni fa si ignorava
che cosa fosse istruzione e hanno portato le colline Khasi a un livello tra
i più elevati dell'India nella percentuale di quelli che sanno leggere e
s c r i v er e .
« Sulle colline vi sono 10 collegi universitari, di cui 5 appartengono
alle diverse Chiese (3 sono cattolici) e sono tra i migliori dell'Assam.
[I Governo ha un solo collegio universitario a Jowai. Sulle colline Khasi
vi sono 33 scuole superiori, di cui 14 dirette dalle Chiese cristiane (10 dai
cattolici). Su 685 scuole elemenlari, 200 sono dirette dai miseionari. I
tre migliori ospedali dèi cinque che s i trovano ~ulle colline Khasi apparten-
gono ai missionari (uno è cattolico). La più bella scuola tecnica è diretta
dai Salesiani a Shillong. Lo stesso si può dire per le altre tribi1, con1c i
Mizo, i G-aro ecc.
Per ques te ragioni i missionari devono ancora restare per completare
il loro lavoro ».
E per il momento la spacla di Damocle non minaccia }lÌÙ.
La processione del silenzio a Shillong è s tata una Lella manifes tazione
cli feùc, di amore, di gratitudine e anche di spirito ecumenico per difen-
dere la comune fede in Gesù Cristo, c1uclla fede ch e s ubli!D.a quanti l'ab-
bracciano con amore e l'accompagnano con le opere, facendone vita della
loro vita.
MONS. STEFA NO FERRA NDO
Vescovo d, Shillong (Assam - India)

3.7 Page 27

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NELLA ROCCAFORTE DEI MIXE
Abbiamo intervistato
il Superiore degli
evangelizzatori dei Mixe
popolo primitivo del Messico
di origine precolombiana
a tutt'oggi tagliato fuori
dal mondo civile e
immerso nell'ignoranza
nella miseria e in
una religiosità superstiziosa
che si riduce a un ibridismo
di riti pagani e cristiani
-, passato recentemente a Val-
~ docco mons. Braulio Sanchez,
amministratore apostolico-della Pre-
latura dei M.ixe, gli indios messicani
di cui già si è parlato sulle pagine
del Bollettino. Mons. Sanchez ha
risposto compiacente alle nostre do-
mande sulla sua missione e sulle
prospettive di apostolato tra i Mixe.
Monsignore, vuole riassumere per i
nostri lettori la storia dei Mixe?
Non sappiamo molto delle loro
origini. Forse venivano dal Perù e
stabilirono con la forza sull'altipiano
del Messico uno dei domìni prero-
lomhiani più forti ed evoluti. Non
furono piegati dagJi Aztechi
dai conquistadores spagnoH, che si
limitarono a tenerli a bada piazzando
fortezze ai lol'O confini.
La decadenza del loro impero fu
lenta e inevitabile. I quasi cento-
mila discendenti del fiero popolo
Mixe, vroocati sulle loro montagne,
da troppo tempo ormai sono tagliati
fuori dal mondo e vivono in uno
stato pietoso di miseria e di igno-
ranza.
25

3.8 Page 28

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Può dirci qttalcosa di più preciso s1tlla
loro t!ita attuale?
È una vita ben misera. sotto tutti
gli aspetti. .Abitano in capanne co•
struite con fango cotto e, nei casi
migliori, con pietre e legname. Al-
l'interno un'u:Il'ica stall7.a, senza fine-
stre, serve da cucina, camera da
letto, soggiorno per le peri.one e per
gli animali domestici.
La base della loro alimentazione
è costituita dal granoturco, che essi
coltivano con sistemi primitivi da
centinaia e centinaia di anni. Non
sempre ìl prodotto consente di arri•
vare al raccolto dell'anno succesl'ivo,
per cui nelle annate magre sono
costretti a sfamarsi con le radici
dei boschi.
La scarsa alimentazione e la man-
canza di igjene causano frequenti'
malattie. Il 50% dei bambini muore
nel primo anno cli vita e anche du-
rante l'infrutzia la percentuale di
mortalità è altissima.
La mancanza di istruzione è im-
pre~ionante. TI 9511,0 della popola-
zione è analfabt>ta e parla una lingua
primitiva e diffirile, frazionata in
dialètti molto differenti. Il Go, erno
da anni ha aperto alcune scuole
elementari, ma In ornggior parte rlei
bambini si trova nell'impossibilità
di frequentarle, perchè troppo di•
stanti dai centri.
Miseria, malattie e ignoranria sono
tre grandi mali cbr affliggono gli
sventurati )fixe. Ma sono rolpiti
anche da altro piaghe nou meno
dolorose: lo sfruttamento da parte
di commercianti diiionesti; le riva-
lità che dividono aspramente c a
volte sanguinosamente i vari gruppi
di indigeni; l'alcoolismo, assai dif-
fuso, che serve da evasione tempo-
ranea ai loro mali.
C'è molta strada da fare ver poter
ridare a questi nostri fratelli la di-
gnità di uomini.
E lei loro situa...-ione sotto l'aspetto
religioso?
Non è corto rosea, com'è facile
intuire.
I Domenicani furono i primi mis-
sionari che enmgelizzarono i Mixe.
Essi lasciarono loro in t·rcùità alcune
chiese, oggi ancora in piedi, e una
sentita devozione alla Madonna: si
può dire che il Rosario è stata La
dolce catena con cui i missionari han-
no legato gli indomiti Mixe a Maria.
Le perlic~uzion.i religiose e la con•
seguente ci-pulsione elci sacerdoti
lasciarono poi quasi abbandonato il
promcttt•nte campo cli Lavoro. PPT
molti anni solo qualche volta un
sacerdote si avventurava per i ripidi
sentieri delJa zona e battezzava in
massa gli indigeni.
26

3.9 Page 29

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Da sinistra
Smercio di carne sul mercato di Ayutla
Comprano e vendono all'aperto
facendo a meno delle bancherelle.
Qui si vende il sale
In Involti come questo
le mamme Mixe portano
i bimbi quando viaggiano di notte
Più tardi, migliorata la situazione,
quattro sacerdoti furono incaricati
della cura spirituale dei Mixe. Ma
la loro azione, per ragioni evidenti
(centomila indigeni sparpagliati in
una zona grande una volta e mezzo
il Piemonte), era Hmitata all'ammi-
nistrazione dei Sacramenti nei centri
principali, accompagnata da una
istruzione religiosa rudimentale. Le
consegu enze rli questa incuria, durata
per secoli, sono ora evidenti: anche
se quasi tutti battezzati, i Mixe
hanno un'ignoranza religiosa im-
pressionante e la loro pratica del
Cristianesimo è llll miscuglio di riti
pagani e cristiani.
Sacrificano tacchini e galline nelle
grotte e sulle cime dei monti, nei
cimiteri e perfino in chiesa, natu-
ralmente di nascosto dal mi:ssiona:rio.
Prima della semina, aspergono i
campi con il sangue delle vittime:
prima di bere, fanno curiose liba-
gioni in onore della SS. Trinità,
lasciando cadere per tre volte alcune
gocce in terra. In chiesa. davanti
alle statue dei Santi, pregano e si
confessano a voce alta e a ogni santo
porta110 Ja loro offerta: un uovo,
una foglia, una pannocchia di gra-
noturco.
Parte integrante della loro reli-
giosità, che è senza dubbio sincera
e intensa, è la mu$ica. A ogni solen-
nità o funzione particolare non
manca la banda, che suona a tutte
le ore del giomo e della notte. I Mixe
hanno infatti una eccezionale pre-
disposizione per la musica e il canto,
che gustano moltissimo.
Monsignore, vuole ora dirci qnalcosa
del /a,voTo svolto dai ~alesi.ani in
questi anni?
Siamo giunti ufficialmente nella
regioue dei Mixe il 24 ottobre 1962,
chiamati dal vescovo di Tehuaotè-
pec, da cui dipendeva il territorio.
Ci fu affidata la parrocchia di Tlahui-
toltèpec che, secondo il parere del
vescovo, era il luogo più stlategico
per dare inizio al nostro lavoro mis-
sionario.
Si incominciò con i ragazzi, sul-
l'esempio di Don Bosco, e questi
ancora una volta ci aprirono la stra-
da per raggiungere i genitori e gli
adulti. La nostra prima preoccu-
pazione fu quella di catechizzare,
amministrare Sacramenti, regolariz-
zare matrimoni.
L'anno seguente ci venne affidata
una seconda parrocchia, acl Ayutla,
che si rivelò suhito un campo più
difficile da dissodare: era composta,
secondo l'espressione del parroco,
da •'fedeli infedeli", cioè da Mixe
quasi tutti battezzati ma molto
lontani dalla pratica religiosa.
Nel frattempo erano giunte anche
le Figlie di Maria Ausiliatrice, che
ci furono e ci sono tuttora di vali-
dissimo e insostituibile aiuto.
Anno per anno si potè prendere
la responsabilità di altre parrocchie,
finchè nel 1966 la Santa Sede staccò
iJ territorio dei Mixe dalla diocesi
e formò una nuova Prelatura che
affidò ai salesiani. Giuridicamente
essa è composta di nove parrocchie,
affidate alle cure di uno o più sa-
cerdoti.
Ringraziando il Signore, il lavoro
che si è potuto svolgere finora è stato
notevole.
Nel campo religioso, si è dato
impulso all'insegnamento catechi-
stico, con l'aiuto di buoni interp·reti
e di moderni sussidi, e alla parte-
cipazione del popolo ai Sacramenti,
specialmente alla S. Messa. Ahl>iamo
già organizzato parecchie "missioni"
nei paesi abbandonati, con la colla-
borazione di sacerdoti e studenti di
teologia, che destinano a questo
scopo pastorale il periodo delle va-
canze. Ogni anno si tengono corsi
di specializzazione per catechisti e
catechiste parrocchiali. Questi ' 'cate-
chisti" si rivelano sempre più utili
e direi necessari: nei villaggi dove
manca il sacerdote, essi alla dome-
nica radunano i fedeli per una specie
di celebrazione della Parola, a base
di letture hihliohe, canti, spiegazione
della Parola di Dio.
Abbiamo naturalmente dato ini-
zio anche a un'intensa azione sociale
e caritativa, per venire incontro alle
più urgenti· net'essità dei Mixe. Fin
dai primi tempi furono sommini-
strati indumenti, viveri e medicinali
27

3.10 Page 30

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ai più bisognosi; si è costituita una
"Cooperativa di distribuzione e con•
1:,umo", che rende possibili gli scambi
dd pTodotti, senza il pericolo dello
sfruttamento da parle dei disonesti;
sono sorte associazioni sportive, cori
giovanili, penino due bande musi-
cali composte di ragazzi. Da tre anni
è in funzione una scuola primaria.
Le suore hanno aperto scuole di
cucito per le donne, un dispensario
medico molto frequentato e un ora-
torio fef tjv,o femminile.
Quali progetti auete per il futuro?
Anzitutto, stiamo lavorando atti-
vamente per terminare due impor-
tanti opere delle Figlie di Maria Ausi•
liatrice, che realizzeranno un vasto
progranlma sociale e religio~o: di-
spensaTi, scuole per adulti, corsi di
economia domestica, convitto per
ragazze.
Dopo le prime esperienze positivi",
cureremo maggiormente l'organiz-
zazione e formazione dei catechisti
parrocchiali. Chissà che un giorno
non si possano ordinare diaconi i
migliori e più preparati!
D'accordo con le autorità, stiamo
lottando per , •incere l'isolamento dei
Mixe, favorendo la costruzione di
strade e l'installazione di una sta•
zione radio che colleghi tutti i nostri
centri con la capitale dello Stato e
della Repubblica.
Ma il progetto più ambizioso e
promettente, già in fase di avanzata
realizzazione, è l'L.tituto Superiore
per la forntazione di leaders o pro-
motori sociali dello comunità in-
digene.
Per i:ollevare quel!to nostro po•
.polo dalla triste situazione umana e
sociale in cui si trova da secoli, non
c'è altra via, secondo noi, che pro-
muoverne lo sviluppo dall'interno,
per cosi dire, scegliendo cioè gli cle-
menti migliori tra i giovani e dando
loro una formazione umana, reli-
gio,,a, tecnica e professionale che
risponda alle esigenze concrete della
regione. Questi SBTanno poi gli arte•
-6.ci più efficaci del progre.sso sociale
dei loro fratelli.
La scuola sorge sul posto, al cen-
B,mbl, ragazzi e giovani Mixe
aono l'oggeuo delle prime
o pi.i attente aoll8Clitudini
del Salesiani e delle
Figlie di Maria Auaìllatrice
tro della zona, perchè Pesperieoza
insegna che se si mandano i giovani
migliori a studiare in città, questi
non tornano più al luogo di origine.
I giovani saranno scelti dai vari
paesi e villaggi tra quelli che hanno
frequentato le scuole lino alla terza
elementare e aaranno portati sino
alla sesta classe (tra l'altro, una volta
tornati ai loro villaggi, potranno
anche fare scu ola, perchè chi ha il
diploma della sesta elementare può
essere assunto dallo Stato come mae-
stro elementare nei villaggi). A
questa scuola verranno affiancate
materie di istruzione professionale e
agricola, che permettano ai Mixe
di imparare nuove teclliChe d·i lavOTO
e di coltivazione della terra.
Naturalmente ci preoccuperemo
di dare a questi gio\\'ani una intensa
formazione umana e cristiana e ab-
biamo speranza che tra i migliori
possa sorgere qualche vocazione re-
ligiosa e sacerdotale. I giovani sa-
ranno ospitati gratuitamente (net,•
suno infatti è in grado di pagare una
retta) e al loro sostentamento si
• provvederà con « Borse di studio »
che stiamo già formando.
La coraggiosa iniziativa ha già
raccolto l'appoggio e l'aiuto con-
creto del Governo, di vari enti assi-
stenziali e di peTsone privale in
Messico e in Europa. A questo pro•
posito tn.i piace segnalare il Gruppo
« Amici di Mani Tese» che raggrup·
pa persone desideroee di dare un
contenuto concreto e in termini
moderni ai loro principi sociali. Nella
mia permanenza in Italia ho pa:i•
sato con loro una serata indimen-
ticabile illustrando la situazione della
zona che evangelizziamo. Essi hanno
preso vivo interesse all'opera di pro-
mozione sociale che abbiamo tra
mano e si sono impegnati a studiare
il modo pratico per realizzare alcune
borse dj studio.
Con )'aiuto della Provvidenza,
contiamo di portare presto a com•
pimento quest'opera che dovrà dare
l'impulso decisivo allo sviluppo so-
ciale e cristiano del popolo Mixe,
secondo i principi della Populorum
progressu, e gli orientamenti con-
ciliari.
-28 ---------------------------------~

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
IL MEDICO CURANTE
CHIEDE CHE GLI PARLI
DI MARIA AUSILIATRICE
strò il Sacramento degli infermi. Nel Moria • Mestola Dc Puc11J1 01111 • M=ano
dolore invocai la
Madonna Ausiliatrice
Giuseppe • Miccich<! Angelo M icbd.ini Maria -
Mdan, Càarlna • '.\\ILl11ti Bcrtc,Uo Rulli Mdi·
e Don Bosco, chiedendogli la grazia dì ••no Domenica • :\\tsn.afna Filomena - Mineno
non passare la sua festa nel lutto e nel Rao - l\\1ogrutto Guglielmina Moiol.s Giuseppe -
Da oltre due anni si erano formate sulle
mie gambe delle grandi macchie ac•
pianto. Dopo la preghiera, subentrò in
:\\loni.aiiruno ClSCIJo •
Montanari Corbclliru
Montalbano Steaoina. -
Adelaide :\\lontelepre
me una grande calma e speranza. Dopo FrancC$0o • Monucone G11c1nta • Morello Giu-
compagnate da gonfiore e da dolori che poche ore ìl rantolo cessò e la mamma ,cppin• ::'\\lorctco Luci1no Moretti Marghe-
a volte erano cosi forti da costringermi
a letto. I medici li attribuivano a cattiva
a poco a poco riprese conoscenza e ora
sta migliorando. Rendo grazie a Maria
rita • Mori-Maria Motti■ AnQcln MCJttini Emna
Moui Mario ved. Sarchi • Muln Agata • Muoni
Mora'° • Mura Ali• 1!011011 Mwac:as Barbarina
circolazione del sangue. Un giorno che Ausiliatrice (la cui immagine troneggia Muuo Rosalia • Nop01i Ang,lo Napoli Pietran•
ero più tormentata del solito, mi rivolsi
a Maria Ausiliatrice chiedendole che mi
sopra il nostro letto), e a San Giovanni
Bosco, che ha voluto pagarci la festa
tonio • Nardi Angelo • Nardi Dcni dott. Jacopo
N..i QcJJiru, • NO\\·a Emilia • NeHa Andrina
Domenica • Nicosia Conti Mari.t Nicotra Maria
liberasse dai dolori e facesse scompa• in forma cosi evidente.
• N,1ro Giuseppina Novclleno Leonilda • Nuci-
rire le macchie e il gonfiore. Promisi di
pubblicare la grazia e di aiutare le
Brugherio (Milano)
for. A1fu • Oddone Teresa Oh,,n, Armando e
MARIA PERABONI Giacinta Oncini Li,•i■ Onota Bcduzzi Cida
Om1 Maria - Ottani ,\\w, Raffaele• Otclli Metilcle
Opere salesiane. Il mattino dopo, grande
Pqliarinì fam.• Pagliotti Alida • Paaliotti M:;.
fu la mia sorpresa quando vidi che le
mie gambe avevano ripreso il loro
aspetto normale e non mi dolevano più.
Da allora non ho più avuto i disturbi
che mi avevano tormentata per più di
Cl HANNO PURE
SEGNALATO GRAZIE
Fossoti Brego Anton,cttn Fo55on Luigi Foti
cono Annetta • Palauolo Fu·arb Rou Palermo
Sal,•aroro . Paletto Grasoo •rcre.. Palmieri
Otta,•ia · Paoli Gina • Papili Maria . Parodi Lo-
rcm:o - PllJ'l'llini Gercniiu - Parrnvlcinì Aona -
Po11orl (\\lhiria. Pautasoo FunCC$C11 • Pavio Lucia•
l'Qvan Rosalia . Peccfa Agneae • Pecora Lucia •
Pocoraro Stclla • Pc,gorui Ntrollna • Pcinetti
due anni. Il medico curante rimase sor- Grazia. rngch,1 G • Fr11etta don Rocco• Franco Antoniona - Pcinctt1 Michele • Pclloni Lidia
preso della mia guarigione e volle che
gli parlassi di Maria Ausiliatrice e di
Tommuo Franxon, 1:unsmda • Frats Elide
Frue, (™" • Fumu1111lli Giulia • Furiosi Giovanna
• Fusari AnQ•liNI • Fuu Modcblen• - GlClaleta
Pdoni Albertina . Pelosi Oolorcs • Penati Grìnni
l\\f.aria Penna Cupi Lsr,o • PcricolJ Renata •
Pcnn Giordano • Perotts k1i.iia Pcrruchon Vit-
Don Bosco.
dr. Guido • Culo CiUkppc Co.ia lridc • Gal- toria Puu Lina . P-e Rooa • Prtrclla Michele•
Or,nse (Spegne)
BENITA PARADELA
biati Rsn• • Gal,110 R;nt <hlcno Boccone Peni Affomo e LJ\\ia Peznni Celdl.111'1 • Piana
Msria • GAiizia Adtlolorat■ Gallone Palma • Elda Plllnill Tenn P,c,cco Msd>ele - Pillan•
Gallane fam.• Calljfsullo fun, • Gargano Annina - zòli Angiolina . P1!1flalla Antonia Pillnonc
Gvibaldi FnncCKa • Garoiano .\\ssunla • Garrd G1UJ<!1)pc • Pillitteri AAAd• • Pilhtui Ro.ario •
Giovanna • Conione \\lui• • Gattone Adelinda Pint:lla Mana Pù:a Mana • Pirrcllo Giuseppe
IL FIGLIO AVEVA PRESO
UNA BRUTTA STRADA
Da anni una mamma pregava per il
C'J11Sl)erini Morcello • GUtDldo Deso!uu • Galli
Gina . G9tts Ho•• • Collini Gemma • Gauero
Daniela • Gornelloro Morsa • Gerani l\\lnrin •
Gerosa Mari• • Gheui Angela • Cltirin11helll
Angelo . ùincconc, Hlta • Ginclleui Giulia •
• Pastaio EM.ra • Pl\\'1 BonI T"resa - Placcnti
Giuseppe • Pocch.i... Roberto Palizzi Cal<>11cra
Ro•• Pollini Giustina • Pomuo Enr,co • Porrello
vcd. Albcrti • Pciuoni Rtn• ved. Riva •
Prandl Locca Anita Pr.tico Caterin• • Prnro-
ravvedimento del figlio, che aveva preso Giacomelli 1'crin• • G,ompaolo Gughclrruna • lon110 Teresa - Prevedello Adelmo Prmi Pastore
una brutta strada e viveva lontano da
Dio. la buona mamma perseverò con
Giangarrn Scbaati•n• Gi:usnone prof. Giu,eppe • Mario Proietto Nunzs• - Prunotto Serafina
Gianotti Orlando • Gi111l Tnnia Sil\\'lo • Glwdl Pucci Fm.,.Ja Gino R1d11~1ll Etter • lùgno
Lidi.2 • Gilardi f.orcnio e Laun • GilardJ Man■ Faprs Ada • Ragones, prof. Sebaotiano Rainero
fede e costanza, pensando che Don
Bosco. invitando ad avere fiducia nel-
l'aiuto di Maria Ausiliatrice, aveva ci•
Elena • C,ndro Dùmcnica • Ginocchio Mana -dle • Randuzo Maria lùreto Lina Ruo
Angela G,olito l'1•tro • Giovan Ang1'lo • Giu• Cumda • Ratto Giulia • Ratti> Rou • Rauspag.
liani Liwa • C111>10 lllario • Grandiui .\\lari• • ,riari Libera ved. Rovcdo • Rcch Rodolfo Regis
G«co Q11a1u-one lmmac,,lata Cremo Angela • Giuseppina R,,gnuco G,o,-anna • Renda Amari
tato, tra gli altri. il caso di una famiglia
dove "regnava la desolazione per causa
di un figi/o scapestrato". Ora gode di
Grieco :\\•lkhelc • Grillo Gina • Grima!di Piera • Paola Repetto M. Vinoria • Reasnelli Spceafic,o
Griva Antrclo. Gro-lli :\\Ilaria• Grosso Carmelo• 'l"era& • Reamiru ,·od, Brardi • Ricci Filomena •
Grussu Enunsn • Cualco M uia Ouidarells E1rìi10 R1ccobcnc Lina • Richml Lu,gi • Ridolfo Cab
Gu:czi Alhcno Jadcvs,ia Anita• lannelli COluno Carmrla Rifero Anna RJ,rnani Francesca -
poter rendere pubblica la grazia otte•
nuta, perchè il 'figlio si è ravveduto pro-
prio nell'anno centenario della Basilica
di Maria Ausiliatrice. Mi è gradito l'in-
carico di farmi interprete della sua rico•
noscenza. ben sapendo che le grazie di
ordine spirituale sono più preziose di
• Iannuorio M~rin !berti l!mma lcnnn Abu
{Nina C.uoln laol11 Cel••Lsn• L• Brun11 CJno •
Lamhcrti Nicol•lla Lo Mendola Ros• I.opi
Fosca • Lauritano Snulzo Anna • Lavoneri M•ri•
Lenti Bnmo e Scranna Leoncini Mario -
Lc,oncini Raimondo Leone Mtreo Lev,uul
don Antoruo • Le,•anuni Annina L1pan Anam
Lluz:xo ì\\ari■ Rsto Lo ~lo Amu • Lcc:atelli
Anna Lodolo don Sante • Lombardo C.nao •
Rsnald! Angela - R,nald! Matio Rivolta Emili
e Pool• • Rizza Maria Contc11a • Rizzo Diega •
Raccn Luigi • Rocc:n Tomma11na • Rocchi Luigi
Ro.lla Maria Lulu • fwllo Wanda e AnnJ1
Romano Giuseppina • Ronco ~:leonon • Ron-
d1no Sorba Rosina • Ront•ni G,na • Rosa Bat•
titta Rc,aa Emma • Roooto Mario Rossi ~hria
ved. Auauto . Rosai T«cta • Rotolone ~latildc •
Ro~èlli l\\1aria Luisa • Roaz,o Germano Rubiano
quelle di ordine fisico, perchè toccano
l'intangibile campo della libertà e della
Loturdo ì\\Luu, Conccna Longhnano Franca
Longo Pall•dsno Dina Longo Lo Cuna R...etta
Lo Presii Fraru:caco • Loyacono Anna - Lou:i
RJta • Rubin Maria Ruaiacri Antonio • Rugg_uo
\\1addalcn■ Rusao Anna Saetti Sara Saitta
Fclicia • S■liuno Vìto • Salone Bruno • Samde
volontà della persona umana.
Lucia • Mach, Zito • Maddalo Anno Maenza :-.,cola • Sandrì A,rneae • Sandri Sergio - Sandri
Torino
DON GIOVANNI MAROCCO
Antonla • M.afùffco Emma• ì\\{oggi Elvia• l\\1.ainor•
dls I rma • Maion Ln•I■ Molalcsta Rma Maa-
Vhi.11n1 • Santicolì Ramuzsni Lina Sapore
Rosaria • Saporito Maria • Sappa Angèla - Sarotti
lossetti Dusolina • l\\lhltc<e Francesca ved. 'l"on- Maria Madd.sùena • SartOre Teresa • Sartorì•
tino • MllOOhero Mari• e Armando Mandarino Oiu,eµpina Sasso ModdalcnA • s.voca Rosina •
Clemcntil\\ll Mandrllo Mono • Mancnti Giocomo Sca11lia Giuseppe - Scnlvin s Luci.a • Scamuzzi
DON BOSCO HA VOLUTO
PAGARCI LA FESTA
Manes Olgo M1ngano Rosaria • M■nlllello Pstrina • Scanavino Maria $carpa Carmen
Carmela • Manica Carmelo • Manno Rosalia - Schiaffino Oeromina • Schiavcllo Eugenio
Mantov,nì Lina • Mar1zini Luìgin• - Manno Schdirò Vincenzo - $ci:1.11Za .f'crrero Mo.ria ·
La mamma, da parecchi anni inferma, il
30 gennaio. vigilia della testa di San
Giovanni Bosco, fu colpita da trombosi
Angelirut • Msm:h C~tcns,,a • :\\lsm:besi Ilde,
Marc~tti Lwgi • MJtrcnRO Ida l\\larin Giusep-
pina •.Maritano Gél'IUIU Paola • Martini Marahc-
rita • :\\lartiru Tere.1110 • ì\\bnonna Nunzia
;'\\bscarino 1\\-'laria 1\\-1-ninì Picritu • l\\laschapa
ScopelHti Domeruca - Selm1n1 Danila Sclmo
Marso. Sen(llio Maria. S-a Routtt. Sellin
Fnancerca Severino Pinuccia • Siddu Anna Mma
• Sslfrcdo Maria • Sii;norelh Lavmi• SienoreJ)i
M,mo e Gehourina • Sih·<ttrl Italia - Simbula
cerebrale. Il dottore disse che non c'era Tensa M.uchìco Oulando Muuno (am. Musa Anna • Ssrncone Luci• Simonetta Maria
più niente da fare: la mamma era In
coma. con gli occhi vitrei e il rantolo
dei moribondi. Il sacerdote le emmini•
Matta Domenico Maneoda Auguato • Mazu e Rina • Sino Rosa Ssnatn M■lt• CalC4'Clonìa
FOll1CeSCO e Clara • Mazuli Mauimùiono • • Solcro llntist:a • Sonda N11rlna • Sono btbcll.o
Mazuo Caterina vod. Cernicchiaro Muzola e A.rmnndo • Spadara Iolanda • $paìn.i Silvana
Alberti Stefano Mazzon, rag. Giulia Merlotti Sp11l1ros1a Maria Roso • Spampinato An.ronino.
29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DEL VENERABILE
DON MICHELE
RUA
ANCORA E SEMPRE
situazione una stenosi intestinale, che dichiarare che mio marito è guarito
RIPORRÒ LA MIA FIDUCIA
andò accentuandosi fino al punto da senza neppure entrare in ospedale. Sarò
NELL'INTERCESSIONE DEI SANTI esigere un intervento chirurgico. In se- grata se si vorrà pubblicare la grazia
Un mio genero aveva perso il suo posto
di lavoro e molte cose nella sua famiglia
erano compromesse. Con tutta la fiducia
che può infondere la fede quando le
speranze umane stanno per esaurirsi
senza ottenere una soluzione, mi sono
rivolto alla SS. Vergine ed In particolare
al venerabile Don Rua, facendo la no-
vena consigliata da Don Bosco. Sono
stato esaudito, anche per merito delle
preghiere che vi avevo chiesto. Un
guito i medici parlarono della necessità
di un intervento più delicato e difficile.
Invocai nuovamente Don Rua e potei
evitare l'operazione, ottenendo lo stesso
effetto con una cura medica. Ora chiedo
al Venerabile la guarigione di una so-
rella inferma e lo prego per tutta la
Famiglia Salesiana, a cui mi sento tanto
affezionata.
Tacuarl (Buenos Aires Argenrina)
MARGARITA M. BIBAN BOUZA
perchè ho fatto anche questa promessa.
Ora in famiglia Don Rua è divenuto
uno del protettori più cari.
C• g llarl
EVA CAU IN BOI
QUELLO STESSO GIORNO...
Ero stato ricoverato all'Ospedale Mag-
giore di Milano per essere sottoposto a
un intervento clururgico. Si trattava di
un tumore alla schiena. Mi affidai a
grazie vivissimo e la promessa che an-
Maria Ausiliatrice e a San Giovanni
cora e sempre riporrò la mia fiducia nel-
Bosco. confidando però nella speciale
l'aiuto divino e nella intercessione dei OTTIENE DI GUARIRE
intercessione del venerabile Don Rua.
Santi.
SENZA OPERAZIONE
L"operazione andò bene, ma gli esami
Albignasego (Padova)
ERMENEGILDO SCARABATTOLA
ORA TUTTI ALL' OSPEDALE
CHI.EDONO RELIQUIE
DI DON RUA
Il mio primo bambino Luigi, di 9 anni,
era a letto per una forma di comune
bronchite. Improvvisamente venne col-
pito da broncopolmonite con sfrega-
Mio marito doveva subire un'operazione
per calcoli renali. Ero angosciata perchè
sapevo che l'intervento sarebbe stato
delicato e difficile. Sul Bollettino Sale-
siano avevo letto tante grazie ottenute
pregando Il venerabile Don Michele
Rua. Mi sentii ispirata a chiedere la gua-
rigione senza operazione, interponendo
la sua Intercessione. Promisi che se
l'avessi ottenuta, ci saremmo comuni-
cati insieme, mio marito e io, e avremmo
fecero pensare a una sospetta forma
cancerosa. Appena mia figlia ne fu in-
formata, corse a Torino a prostrarsi in
preghiera sulla tomba del venerabìle
Don Rua nella cripta della Basilica di
Maria Ausiliatrice. Quello stesso giorno
la ferita cessò di dare pus e si rimarginò
perfettamente. Ringrazio Don Rua e
chiedo una sua reliquia da portare sem-
pre con me.
Be11n• (Milano)
CARLO VILLA
mento pleurico e temperatura oltre I 40°, inviato un' offerta. Oggi con gioia posso
che in poche ore lo ridusse In fin di vita.
Fu quindi necessario ricoverarlo d"ur-
genza in ospedale. Ve lo accompagnai
con il cuore straziato dal dolore. Gli misi
sotto 11 guanciale una figurina di Don
Rue, mentre rivolgevo al Signore calde
preghiere per la sua beatificazione, con-
vinto che il Venerabile mi avrebbe otte-
nuto che tutto si risolvesse per il me-
glio. L"indomani quale non fu la mia
sorpresa nel sentirmi dire dal bambino
stesso che Don Rua gli aveva fatto la
grazia, e nel sentirmelo poi confermare
dai sanitari, che lo dichiararono fuori di
pericolo. Ora tutti all'ospedale mi chie-
DON BOSCO
PARLA DI DON RUA
«. Se Dio mi dicesse: prepdrati
che devi morire, e scegliti 1111 tuo
successore perchè non wglio d1e
l'opera da te incominciata v,mga
meno; chiedi per questo tuo suc-
cessore quante grazie, virtù, doni
e carismi credi necessari, percM
Rosa Palani Farinini (Genova) di-
chiara che, netta chiesa buia, non
avendo notato la presen-za di uno sca-
lino. cadde a terra pesantemente bat-
tendo le ginocchia sul pavimento. Do-
vendo attendere atte faccende di casa
e non potendo fare il riposo e le cure
prescritte dal medico, invocò don Rua.
Immediatamente I dolori cessarono e in
forma definitiva. Mantiene la promessa
di far conoscere il favore ottenuto.
Gina Gatti (Torino) dichiara di dovere
atrintercessione del venerabile don Rua
dono reliquie di Don Rua. lo lo ringrazio possa disimpegnare b1me il suo due grandi grazie. Lo ringrazia di tutto
di vero cuore e accludo alla presente
ufficio, chè io tutti glieli dari),
cuore e fa offerta e vot i perchè sia pre-
una piccola offerta per la sua causa di
beatificazione, in attesa di venire con
il bimbo a ringraziare il nostro Protet·
rore presso la sua tomba nella cripta
di Maria Ausiliatrice.
Portlcl (Napo//) ANTONIO ABATE, exalllavo
EVITA UN SECONDO
INTERVENTO PIÙ DIFFICILE
Da anni soffrivo dolori all'intestino, che
mi rendevano la vita molto penosa.
Quando si acuivano, invocavo il vene-
ti assicuro che non saprei che
cosa domandare al Signore per
questo scopo, perchè tutto quanto
già lo vedo posseduto da Don
Rua».
C o - • Don UMco, Il 3 ma!Ofio 1867
•I futuro mom.
Mtmon• Bropa/icht, \\ ' lii, pq. 773
Per lo splendore delle vir-tt', di
Don Rua, Don Bosco disse più
volte di lui: «Don Michele
potrebbe /are dei miracoli se
sto elevato alta gloria degli altari.
Giuseppina Ferrara (Alcamo • Tra-
pani) serive: «Mio figlio Mimmo do-
veva superare una difficile prova per
raggiungere un impiego stabile. Sem•
pre nuove difficoltà si frapponevano, fa-
cendo pensare a un fallimento del ten-
tativo. Mi sono rivolta ai due degni figli
di Don Bosco: Don Rua e Don Rinaldi
e ogni difficoltà si è appianata come
per incanto. Gratissima. invoco sui miei
figli la costante benedizione della Ver-
gine. invio la mia piccola offerta e prego
rabile Don Rua e ne provavo un grande
30 sollievo. Ma lo scorso aprile aggravò la
wlesse •·
M , morie B ior,(l/ieh#, Vl, pa,i, 707
che la grazia venga pubblicata sul Bol-
lettino Salesiano».

4.3 Page 33

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Don Filippo
Rlnaldi
Laura
Vicuòa
Mons. Luigi
Versiglia
Don Callisto
Caravario
Zeffirino
Namuncura
PER
INTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
DI DIO
PER I MEDICI
ORMAI ERA SPACCIATO
Il 2 ottobre scorso venni ricoverato d'ur-
genza in clinica per un intervento chirur-
gico. l'intervento, grazie a Dio, si era ri-
solto bene; ma in seguito fui colpito da
cirrosi epatica. con ascite leucemica dia-
betica. Per i medici ormai ero-spacciato.
l'unica speranza era in un miracolo. Fu
cosi che mi rivolsi con tutta fede al servo
di Dio Don Filippo Rinaldi pregandolo
di intercedere per me. Con grande sor-
presa dei medici, tutto quel gonfiore che
mi copriva scomparve nel giro di 24 ore:
cosa della qualEl tutti furono meravigliati.
Oggi, guarito, ringrazio di cuore il Servo
di Dio e invio la mia umile offerta per la
sua beatificazione.
Mandello del Lario (Como)
GIUSEPPE STUCCHI
GUARISCE DALLE CONSEGUENZE
DI UN TRAUMA CRANICO
Stavo percorrendo una via di Roma in
un autobus di linea, quando per un im-
provviso brusco movimento dell'auto,
battei contro il ferro passamano. Il colpo
mi causò un trauma cranico e per lo stor-
dimento caddi mentre scendevo a terra.
Subito soccorsa caritatevolmente da un
passeggero, fui trasportata al Pronto Soc-
corso, poi all'ospedale «San Giovanni>>,
ove rimasi 1O giorni in osservazione.
Trascorso questo periodo di degenza, la
mia Direttrice mi condusse in comunità,
dove le consorelle mi prodigarono le cure
più affettuose. Dovevano perfino im-
boccarmi perché ogni minimo movimento
mi causava vomito e cadute, non poten-
domi reggere in piedi. la visita della
Madre Ispettrice mi confermò nel desi-
derio di iniziare una novena al servo di
Dio Don Filippo Rina ldi. Questa no-
vena fu fatta con g rande fervore non solo
dalla comunità, ma anche dalle bambine
interne e dai bimbi dell'asilo. Quel giorno
coincideva con il ritiro mensile dei Coo-
peratori Salesiani e, sotto la guida del De-
legato don Stelvio. si pregò tanto per me.
Verso la fine della novena sentii un im-
provviso miglioramento. Perdurando il
benessere. potei scendere in cappella per
la santa Messa della comunità e di cuore
ringraziai Don Rinaldi della bella g razia
ricevuta per sua intercessione.
Il miglioramento perdura e posso dire di
essere completamente guarita. Notifico
la grazia ricevuta perché altri ricorrano
con fiducia all'intercessione del servo di
Dio Don Filippo Rinaldi.
Colleferro (Roma)
SUOR LINDA BIANCHI F.M.A.
DOPPIAMENTE ESAUDITA
Ero postulante tra le Figlie di Maria Au-
siliatrice, quando un gravissimo male alla
schiena costrinse la mamma a una pro-
gressiva immobilità, tanto da non aver
più l'articolazione agli arti inferiori. I me-
dici locali dapprima, e poi i primari del-
l'ospedale << Loreto» di Napoli, diagno-
sticarono un terribile male alla colonna
vertebrale di natura cane-erosa, e in fase
cosi inoltrata da escludere ogni possibi-
lità di guarigione, anche in seguito a un
intervento chirurgico. Era necessario che
tornassi in famiglia per assistere la mam-
ma e le Superiore mi indussero a farlo,
tanto più che essa era ostile alla mia v o-
cazfone. Sostenuti dalla fede, si tentò
l'insperabile; il 22 maggio dello stesso
anno la mamma venne operata, ma le sue
condizioni erano gravissime. Da ogni
parte si pregava Laura Vicuiia e la gra-
zia venne. La mamma andò riprenden-
dosi di giorno in giorno, incominciò a
sorreggersi, poi a camminare; e alcuni
mesi dopo volle accompagnarmi perso-
nalmente in aspirantato, l;>enedicendo
Dio per aver acquistato, con la salute fi-
sica, la forza di donarmi al Signore.
Torre Annvnzista (Napo/I)
SR. MATILDE NITRATO IZZO F.M.A.
ERA DISTRUTTO NEL FISICO
E AVVILITO NEL MORALE
Accasciato e avvilito per le mie gr.ivi con-
dizioni di salute, che dopo due pesanti
interventi subiti in meno di tre mesi. mi
avevano lasciato distrutto nel fisico e nel
morale, mi rivolsi ai servi di Dio mons.
Luigi Versiglia e Don Callisto Cara-
vario. La mia fiducia e le mie preghiere
non furono deluse. I dolori lancinanti che
mi travagliavano ce$Sarono e cosi a poco
a poco migliorai e ora sono felice di te-
stimoniare il prodigioso intervento dei
martiri salesiani mons. Luigi Versiglia e
Don Callisto Caravario. Desidererei anzi
che questo fatto fosse pubblicato sul
Bollettino Salesiano. Unisco una modesta
offerta a favore delle Missioni.
Torino
GIULIO BISOGNIN
L'ACQUA SEMBRO FERMARSI
INCHIODATA DAVANTI
ALLA PORTA
Nell'ultima inondazione del Rio de la
Plata l'acqua stava per entrare nella mia
casa. Trovandomi sola col mio bambino
che piangeva desolatamente e col timore,
nella migliore delle ipotesi, di dover slog-
giare e perdere ogni cosa, invocai con
tutta la mia fede il buon indietto Zeffj.
rino Namuncurà e, in ginocchio con Ja
sua immagine tra le mani, lo supplicai di
non permettere che l'acqua crescesse
e entrasse nella mia casa. Mentre nel
rione l'acqua continuava a crescere e
a entrare nelle case, sembrò fermarsi in-
chiodata davanti alla mia porta per tutta
la notte, senza crescere neppure un cen-
timetro. Il giorno seguente tutti poterono
costatare che l"acqua era entrata in tutte
le case, tranne che nella mia, cosa che fu
attribuita a uno straordinario intervento
del buon ind ietto Zeffirino, a cui mi ero
affidata con t utta la mia fede.
Bvenos Aires (Argentine)
MARTA DE CARRERA
L·tsTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924 n. 22 può legalmente rice-
vere Legali ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
'
'
!io 1~'.'.~:'. 1
d'un legato: ~···lascio all"lstiwco Salesiano per le Missioni con sede In Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'immobile
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la tormula potrebbe essere questa:
«•··Annullo ogno
lasciando ad esso
mia prece~ente disposizi
quanto m, appartiene a
oqunaels1t~ass1t~~11e1n01ta0 »ri.a.
Nomino
mio erede universale
l"/stitvto Sales/ano per le Missioni con sede in
Torino,
(/vogo e data)
(firma per 6Steso)
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Oscar Ecgcr t a Torino • 83 anni.
Fi51ura tipica. aa.s.ai nota, di ucerdotc sempre dìaponibilc per il nuni•
stero "cudotale nella Builica di Maria Au1iliarrice, E questo ~r
cinquant'anni, fino alla mone. In parrocchia, do\\'c fu viceparroco per
rne-z.-%0 tecolo. c.ra stimato e. ben\\·oluto da tutti. Plrch~ tuui conos:ct:vano
don Eauier: non c'è casa, non ,offiua dove don Eaac:r non •ia e.ntuto
per as-11.-icrvi un 1rnmnlat9, per confortare un amitto, per~1occorrerc un
povero. I wenitorl e i nonni, q-iA battezzati da don 1~6tl{tir, lo vcdc\\•nno
con g:ioia bnu.czure j loro fiRli e nipoti. Nel auo conftuion1le era sempre
accos;ilientc, 1ullc sue labbra una pu.rola buonA per tutti, nelle sue ta,chc
semprt qualcou p<:r i poveri. Moltl, anche tra i s1leai1ni, alla SUll n orte,
hanno p11nto I■ scomp2r1a del loro illuminato direnorc .spirituale.
Sac. DomenJco Vlan.l t • Boaotl (Colombi1) a 58 inni.
En1 Renore del Santuario Nn1onale di N. S. del Carmine. Torna,._ d1
con(Htare un arup_po di g10\\·an1 raccolti in un ritiro, quando la macchina
su cui \\ti•trsti•va cozzò conuo un ca..nlion causandone I• moctc istantsnt:1.
Don Vieni (padre Cari= R,,·11) era uno dei Salcaion1 più ooti dello
Colonthia Nato a Morlupo In hallo, entrò nelln fnmi11lle Salesiano •
Chieri (Vlllo Mo11lìa) noi 1933, eompl gli studi téologici alla Gre~orinn"
e, giovnnc ■acerdote, partl per Js Colombia, dovo occupò varie c.&ric:he
di ahi Raponubilit:à. Da un anno era rcuore del Sontuario del Carmlne.
La 1u1 popolanti eJ"ll frutto dclla sua carlù, una carità che lo rendeva
d.Japanib,lc I tutti, ma specialmente aì poveri e ai bi1os;noti, J.n morte ,i
,"ide- quanto {Ql:se amato dalle penone di ogm cateaoria aocialè-.
Don Tllo Zanan t \\'11,jnory (Slovacchia) • S➔ anni
Salniano entusiuta e ardito, ai dj1tinse per una caratteri,rica tutra aua:
lo zelo conavloso nel sal\\.'arc le ,·ocaz:ioni ccc.leti11tiche. Dunante la
perltt,;lifZ-ione comuniata aiutà più di 50 cpierk1 slovacchi a fua&Jrc:
all'e11ero, •ffinchè potessero continuare per la ,ia dal ancerdozio. Per ct•i
non e1ucò o. daJ'e Ja propria vita. Diceva: t Anche ae perdessi le virn,
non aarebbc 1pccata 1e •Imeno uno di quelli che ho 1uutato, divc.nt•
IJlcerdote al mio posto•· li Si11nore accettò la aua ofT•rta. Venne
rinchiuso e maltrattato pe-r tredici anni nelle cìrc~ri più severe. Le 10(.
frrt.n2.e indebolirono il suo cuore. Si spense a ,oli 5-t anni.
Don Glaa>mo Acchiarelo t • Barcclos (Rio ?-.ellf'C) • Bra~ile) a 77 ■nni.
• Fino a qu,ando avremo ...,,crdou come Padre Ti•ao. sa.ri aegno che
Dio non ha ancora cessato di volerci bene e dl ricordarsi di noi •.
Con quc-ttc parole un giovane compagno dell'eroico missionario don Oia...
tomo AcchiarJo ne çomunic•va il decesso, avvenuto i1 18 marzo nelle
Mi11ionl tlcl Kio Negro.
Padre Ti1go, come tutti lo chia11'\\1.v11mo, era nsuo Cartignano (Cuneo)
nd 1892. .Ura entrato ne.Ila f1unigli11 saleaiana dopo aver combatnno
h prima fl'uern mondiilc e. tr••cono un decennio in 111tria. era partito
per lo M1nioni d4'1 Rio !\\caro. Svolse il suo 1po11ol1to avviando i
g10,-am inda abbandonati a un lavoro agrico1o o artigianale, lavor~ndo
anche pcraonalmente di 1eaa e d1 pialla; ma {u pure missiona.no 1h-
ne.rantc e oani anno paHa\\.'a mesi evangeli2:21ndo i \\'Ìllag_gi disseminati
lungo il Rlo t\\togro. Nei 36 Anna di ,·ita nù1&ion•rin tornò in Italia 1010
due volte: la prim11 dopo 21 anni di vita aacrifico111tlma; la secondo,
dopo i lettJant'annl di etil. Al \\Urenti che lo aupplicawno di fermor81
in putria, rispose: Il peao degli ann.J mi tenta a fermarmi; mB non po,,u
resiaterè •1 richiamo di tante anime che Il1i giunrie: dL\\lla mia ca.n Mi•~
~ione,. Rlp:arù e lavorò tra. i tuoi jndi fino alla 1,,orte.
COOPERATORI DEFUNTI
Sa.e. Carlo Manusa t o Caaaolnovo {Pa:via) a 18 anni.
Fenrc.nte Cooperatore e 11agio cdu.catore, 1vol1c con zelo jJ suo apo•
&tolal() ocerdotale tra i giovani di un Istituto di Milano. Btn.rauoro
e c1ppellnno delle Figlie di M•ri~ Ausiliatrice in Cusolnovo, per cirllll
vent'anni fu fedele al suo mini1tcro, nonostontc l'inclemenza del tempo
invtrnalc.
Olna Maffd t a Cremona il z aprile 1960,
Mamma d1 Ciacomo M■ffd, Un Co,saro di Crutn, che tante anime aio-
,oan.ili ba ponato a Dio n~i auOì 20 anni di \\-Ìtl nempla.rc t. unte ■ltrr
ba continuato I pona.rne dopo la aua unta rnorte, con • suoi esempi e •
suoi •criui.
Mamma Gina e.ra vi:sauta per 1l ■uo Giacomino prim■ che la morte
11helo rapiu• o continuò ••ivere di lu.i e per lui dopo, lieta che nel
nome dtl A11lio •1 moltiplicu1<ro le iniziative di bene vanlllggio dei
giov■ nì. In quale sintonia di affetti e cli Ideali battcate il cuor~ dellu
mamma con quello del figijo lo rivelo anche la com1pondenza cpi1to•
lare. In un• lenern pulJbllcata in Vrr Corsaro di Cruto Giacomo
scrh·eva: • G'li Rrnn"n SpfrituaU hanno rin1iwo,1ilo la niia onfo,o...
Ed ora, coro papd e. tara mamma, sano un ti•lio d,' pure.::za un /ictrt.
bìon<o cht potubbt auu 1,opranto10 in Paradùo On1 111cbc 11 dolce
figura di '.\\.l■mma Gina ~ 1tat1 trapiantata l■Hu col fi11lio.
GIUMpplna Ramon.da vcd, Oarnero t in Argentina • 94 anni.
Madre di I t figli di cui tlue ••c~rdoll salesiani - J:on Pietro, det Con-
siglio Superiore della Congrcguione, e don Vinceru:o, vicario generale
della dio,e1i di Salta - e due l'iglle di Moria Au111iotrice, tr..coroe la
luna• vita nell'umile e sacrificato lavoro dcli• educazione della nume•
rou ramlaha. Si distinse per lo apirito di prewh1era, per la cu1ti e lo
z.elo con cui si preoccupava che non manca11e )ìaui1tcnza a.i malati
del vicinato, preuo; quali p1Hava anche l'intiera notte, Ebbe tre prcdi-
1..,,1oni che l11ciò in erodna ., 6ah: 11 santa /.fusa, il Ro,orio e i PV<"ffi.
Dio l■ premili concedèndole li conforto di avere ■ttomo al suo letto
i fi,il! uoerdoti e la schiera desii ■Itri figli e rupoti.
Prof, Marco Biglia t a Jorino • 68 anni.
Insegnante di lettere nei licèl atatali e per 13 snni Preaidcnle dell'Unione
Exallievi dello Casa Madre, 6 ricordato e rlmp1nnto aopni.ltutto dai 1uol
32
allievi, ai quali ha donato 1c ltc:HO con lo zelo • il metodo cli Don Bo1co.
Aveva un tratto avvincc.ntc. Noi exallicvi - diceva - abbiamo
uno acile tutto no•tro, che è quello di Don Dosco: cuore operto e pieno
di fiducia. Dobbiamo riconoocerd do que•to distinti,•o •· Egli avrebbe
,·o1uto che per i KÌO\\•ani exallievi si faccnc ancora di più, con-..;nro c.he
l'open,. incominoi11a noi P"riodo d, fornu"1one tra gli allie•'Ì, de~e
cuuc continuata e completata tn ali c~aUievi.
PN>f.ssa M.arln Romano t" Napoli • JS anni.
Era membro del Con1iglio ~uionale dei Cooperatori S.leai1ni, nel
qu~le aveva il Jelicuo incarico della foroui.zione sp1r1ru1.le. Lo l\\.'C.va
acc.:uato con moh11 nluttain7.n, credendo1i frnpari :a. tale 11ta rctponsDbj-
lib\\, ma lo assolvovn con pi<:na cotnpel.:l'\\io e ztlo stro.ordinuriò.
,\\,·eva lavorato molto in vari settori dello Bttivit~ cGtto liche dell'arch.i-
dìocesi di Napoli, M• (tuondo si incontrò con Don Bosco e ne intul
lo 1pirito, ebbe • dire, e Jo ripet~va tpeuo: • Don Boseo ha riempito
un ,·u.oro cbl' scnri\\·o 1n rne da molto tempo: il auo spjnto non solo mi
entra, ma sento che rni matu.n di giorno In giorno•· E in pochi anni
arrivò alla piena m1turit.l spi.rituale t-a1ctum. QuéSto spirito lo ponò
10 famig-li.., diffond~ndo sere.nitt e fiducia ,n momenti difficili; e nd.la
acuola come profcuorcsu cli lin11uc, '"' 11h alunni e i collct:ihi, che
•o.pe'".. am.à:.rc, comprmdcre. e aiutare. Vicino ;i le.i ognuno •• ,tntiva
più buono.
Marianna Quaslla vcd. Maffl: t a Cerano (Novara) 84 snni.
Si sentiva di caso. con Don Bosco, a cui era orgoglio111 di aver dato
un figlio. A tutti parlava di Don 801co e • tutù ne raccomandoVI la
de\\'orione, intereua.ndosi di abbonire eh.i to gnd.iva al Bolltllinn Sa,..
ftnano e cli raccogliere O!lni anno le offerte pec le Opere di Don 13osco.
!\\tam.ma esempi.are, l■scia in erediti a, auoi fig_li la •u• atnordlnaria
rettitudine e un Jtr■nde amore al la\\:oro. alla famiglia, alla preghiera.
Carolina Celestino vcd. SainJ t a lln1 (Cuni,o) 68 anni.
Vcdo,"ft all'eti d1 2.8 inni, vide con jrioio I due figli con.acrani uc.er-
doti aJ Signore nclh• Congregaziou.e S"lc1i1na, intpone.ndoti per questo
numerosi 90crlf\\tl. Nel poesc nat•I• ùl Torruaco (Novar•) d11Iuac con
•Il• :itlo la dev9zìont I\\ l\\111rìa J\\usilfotrite e a Don Bosco, alla cui be1u.i.fica-
zjone regali>
chiesa parroechillle un artistico quadro Terminò i
au<>i giorni nell1 cuo per le Man1m• Ile, Salc•iani • Bn1.
Glova.rurlBatùsmBcrtoluffO t a 77 anni Sonuruiri•·• Perno (Cuneo).
Luc:ta MclUno vd. lkrtolusso t 61) anni a Sommari,·• Ptrno.
Ocnitori di ae<U figli, cli cui due ~liuionari S■Jesiani, Criniani di Comu-
nione quotidiana, ma11•ri lasciando ~h anruz.i del lavoro agricolo
appoggjati al muro dcill.a chiesa.. ·ruttt e dur: ttempre pronti al •rrvizio
ne.Ila pa"occ:hia, per il c.tnto, per le va.r1e fun:1,iom rt:hl{totc; e- lui,
11nchc come 8!\\Crt.srsano, sems mai oc-cettarc il pH.1 piccolo compe.nso.
Attillo IFacchlnelll t a Canale (1'rontC1) " 92 •nni.
Padre del noJtro don Rinllldo f'•ccfù.nclll, mi.,,ionario in Corea, ha
tbfU5o s-antamcntt- la •ua Jun3hissima gio.rnat1, tutta inttHuta di pre-
ghiera, di lavoro e di ttctificio. Ai numerosi figli lascia l'erediti più
preziosa.: la sus fede semplice e profonda.
lrcnlinanda Brlcc:attlJo ved. Solaro t a Buttialiera d'>Uli 90 anni.
Conterranea di San Giovannì Bosco. dono con gioia aU'bututo delle
fi111ie dì M'1ri1 Au1iliatrice Sr. Maria, Sr Tcresirua, e Sr ,\\nna. Donna
semplice e Ai'f:lR, ■oppQrtÒ con viva fede dure avventi~. Ctùute a:an-
timenre I• vita, lo1clando il pju caro ricordo della suo 11eneroaita.
Luigi Callgarls t a Acqui • 85 anni.
Uomo dì Azione Canolica, e Con•igllcre locale del Conperotori da
molti anni, con la 1u1. presenza attl\\ra c. con la s:ur:1 parob ••'2'"1" fu
d'uempio e d'inatamento a tutti. Schi"-o dal mettersi in vitta, lavorò
ne:I silenzio r nel na1condi mento. sorrcuo da una Cede '"·i,·,ul ma e d.1
uni profond.a ,iu intcriore.
Ocr.ardo Ce.hl t • Napoli a 54 anni.
Fen•ente eriatiano e collaboratore instanc•bile dell'Opera S•leaiona
d, via Don 801~0 in Napoli, si considorb oempre membro vivo della
Famiglia So.lesi1nn.. Cooperatore convin10 cd entusiasta, improntò di
spirito salesiano l 'educazione della 1uo farrùglia. Fu nncho t>residente
dcli' Unione Podri di Famiglia dell'Oratorio e membro del Conaiglio
lapetrociale dei Cooperatori dcli• Campanla.
Comm. Annibale dc Mas t Belluno.
Uomo di squi11te doti umane e relìQ101e, lascia a Belluno, do\\·C fu
Sindaco per dicci anni. un lu.mino110 esempio di vita cri1t11namc.nte
v1&1uta t. largo rimpianto in runa la dtt•cbnanu. Le ~trcm~ ononnz.e...
A cui fu pre1ente il Vescovo dioccsi:ino mon,. Gioachino I\\1uccin. ttanno
a confermare la 1um• che l'illustre tttinto godeva preaso tutu I c:ittlldini.
Rita Rugglcrl t • M_ilano il 9 mnr,,o t 969.
Passi> facendo del bene: in fnmi11lia, nll'Oratorio d elle Il111lie di M, A.,
pc.r le vie, ncall 01ped:ùi. Ovunque r,ortava il suo perenne aocriso,
rh·tlatorc di un cuore ìnnamonuo di Oio. Quando, por mala.11ia1 non
potè p1ù fare apoJtolato clireuo rn le 111ov1ni domestich• • cui •i era
dedicata, offri l auol mali per le anime. Ancora nella 1u1 degcrua 1.l-
l'Oapc:dalc del Cancro riusci • porttire •i Sacramenti una trentina di
malate La condài1om disp~te-.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Acccun Annunilut• • Dernordiaì Luir,i Dtonzini Adorino • Cntelan
Maria Crocicchio Cluseppe - D•II'Aquila Giuseppina • Do,io Che-
rubino • Ermacora Màddalena • F1boni Assunta • l'acdni Italo -
Filippini Giovanni - Formiconi Maria Cianatti Franceaco • C11natti
Tnnquillo • Cirarllinl Regina • Giraud1 Maddalena in Ro,•• • Ciudes
Pittina Gualielminotti don. Pi~ro • Leprotti Erml'linda ,·td. Ilaldi •
Maaettì Lamberto • ll1arinelll Maddalena • Mascauini LUtl(II Mci'llet
lllio. l\\lìchell Ciov1nn1 • Ortu cav. Ciovanni - P,.nizn Emih■ vcd. Cap-
pelli • Pavan Emmo • Pelato Mari~ Pia Pinetti dott. Domenico - Potetti
Mazza Lucia • Ponticello Leonarda • Ponziolo Sarosio Oianca llighini
Bice • S.lada Adele • Solnda Ouaviano - Scarsi Domenica Tarta-
glione Enrico - Toto..no Margherita ved. Bocco - Torrl•i Concetta
Tri,chitta cap, Antonio Tuccari Patooè Angela Vido Luigi~.

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA L 50.000
Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa incompleta si effettua
quando il versamento Iniziale raggiunge la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene raggiunta con offerta successiva
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma a com·
pletare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BC'PSE D~ COMPI S::TARE
Borsa: Sacro Cuore dJ Gesù, Maria Ausllla-
tdc:<o e Santi Salesiani, a cura di Scapino
Musiari (Caluso - Torino). L. 25.000.
Bon;a; Maria Ausiliatrice. S. G. Bosco e
S. D. Savlo, esauditer11i! a cura di Angela
Sotina (Livorno). L. 30.000.
Borsa: Maria Auslllarrlce, S. G. Bosco e
S. D . Savio, a cura della famiglia Kicola
(Torino). L. 30.000.
Borsa: Missioni Brasìle, a cura di Don Bruno
Menegoni (Trieste). L. 25.000.
Bor$2: Maria Auslliatrlce e Don Bosco, invo-
cando protezione, a cura di Paola Cantù
Calcaterra. L. 25.000.
Borsa: Don Angelo -PisciteUo, a ricordo e
suffragio dsl mio primo maestro salesiano, a
cura del prof. Salvatore di Natale (Bologna).
L. 25.000.
Borsa: Mada Ausiliatrice e S. G. Bosco,
ir1vocar,do prote:no11s per Francesca e F'edl':f'ica,
a cura di Francesca Lorenzoru (Torino).
L. 30.000.
Borsa: San Domenico Savio, p.g.r. e pere/,~
interceda presso il Signore, a cura dcll'ing.
Gaetano Cannone (Giovinazzo
Bari).
L. 25.000.
Borsa: Divina Provvideruoa, a cura cli Fran-
cesco Boglione. L. 40.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a
cura della famiglia Navone. L. 25.000.
Borsa: San Domenico Savio, invocando prote-
zio,ie, a cura di Maria Angela Mainero
(Castagnole Lanze - Asti). L. 26.000.
Borsa: Alla Banca del Signore, per i ,Sacerdoti
poveri o ammalati a bem della mia famiglia,
a cura di Candida Mussa. L. 25.000.
Borsa: San Giovann.l Bosco, S. D. Savio e
Papa Giovanni XXIIl, a cura della famiglia
De Guglielmi (Oncglia - Imperia). L. 45.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. D. Savio, implo-
rando la guarigior,e della figlia Adriar,a e
protezione sr, tutti i figli e nipoti, a cura cli
Elvira Favaro (Torino). L. 30.000.
Borsa: Papa Giovanni XXIIl, a cw:a cli Giu-
seppe Genco (Orbassano - Torino). L. 26.300.
Borsa: Don Ezfo Polla, Salesiano, a cura della
nipote Liliana Gio;rda (Torino). L. 30.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
ringra::iamento invocando continua protezione,
a cura della famiglia Lancieri cav. Ferruccio
(Torino). L. 35.000.
Borsa: Sacro Cuore dJ Gesù, Maria Ausiliatrice
e S. D. Savio, proùggeteci! a cura cli Franca
Bassino (Torino). L. 30.000.
eco=•>
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Maria Mazza.
reUo, in ringraziamento e invocando protezione,
a cura di N. N. L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e S. Domenico
Savio, in ri11gra::iame11to e invocando prote-
zione, a cura di N . N. L . 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cura del dottor Carlo
Panini, E.xo,ltievo cli Aùls$io, (Sanremo -
fmperia. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e Santi
Salesiani, aiutatemi voi! a cura cli N. N.
(Padova). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S. D. Sa·
vlo, proteggete la mia fwniglia, a cura di Paolo
Spreafico (Milano). L. 50.000.
Borsa: A onore e gloria della SS. Trinità,
in suffragio dei miei cari defu11ti e ir1voca,1do
protezione sui miei figli, a cura cli Ma.ria
Silva (Bollate - Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Peduzzi Pietro (Zurigo- Svizzera).L. 50.000.
Borsa: Maria Ausillatrlce e S. G. Bosco, i1ivo-
ca11do guarigio11e e fiducia 11ella vita, a cura
di L. D. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di.Adamo Nicola (Milano). L. 50.000.
Bona: Signore, Ti ringrnio! a eura di Salva-
tore Grasso. L . 50.000.
Borsa: Provvidenza Divina del Cuore dJ Gesù,
provvedete! a cura di Angelina Spadaccini,·
(SW18 Verbnrùa - Novara). L . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice o Don .Bosco, a cura
di Maria Teresa At1fossi (Torino). L. 50.000.
Borsa: Buset Alfredo, /,i ricordo e suffragio, a
cura della moglie Lucia (Cecchiru • Porde-
none). L. 52.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Papa Giovanni
XXIII, a cura cli don Francesco Luiselli
(Martinengo - Bergamo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, proteggete la mia famiglia e quella
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