Bollettino_Salesiano_194912


Bollettino_Salesiano_194912



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Bollettino Salesiano
PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO
PER LE CASE SALESIANE, I DIRF:TTORl DIOCESA~I E I DECURIO:'.'ll
DJREZIONE GENERALE: TORINO hoc,) VIA COTTOl,ENOO, ll - TELEFONO n-117
SOMMARIO: L'i!rolcn mlsslono del Ckro nell'on
presente n dl!;cor$o del Sommo Pon1eOc:e lllla
"Unlon l nlemllllonale des A<.soclalloM Plllro-
nales Cathollques " - Casa Pinardl: Seminarlo
della rivoluzione Per atl..ir.u'e 1111 adultl alla
santa Mes..u La c-arltà del Papa (eonllnuulonc)
L'EROICA MISSIONE DEL CLERO
NELL"ORA PRESENTE
«Tutti sentono, diletti figli, che il genere umano si trova ora
ad una svolta decisiva della sua storia, dinanzi alla quale il Clero•
non può rimanere spettatore inerte, perchè si tratta della s01te
stessa delle anime. Perciò allo spirito di menzogna, che domina il
mondo, esso deve opporre l'amore inconcusso della verità; allo spi-
rito di odio e di egoismo, il sentimento della fratellanza cristiana
e la tutela della giustizia, specialmente verso i bisogni delle classi
umili; allo spirito di corruzione, la purezza sacerdotale; alla bra-
mosia dei piaceri, il distacco dai miserabili beni della terra. L'ora
presente esige dal sacerdote una virtù più forte, uno zelo più ar-
dente, wia fermezza più intrepida. Guai al sacerdote che oggi vo-
lesse risparmiarsi e misurare le rinunzie, i sacrifici e le fatiche!
Guai al sacerdote che si lasciasse intimorire dalle minacce e dai
pericoli, dimentico dell'ammonimento del Redentore: "Chi ama la
propna vita, la perderà" (Io., r2, 25) >>.
PIO Xll
agli b':x allievi de-1 Pontificio Collegio Leouiano di Aguani il 30 aprile u. s.
Anno LXXIII
15 GfUGNO x949
N umero 1 2

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IL DISCORSO DEL SOMMO PONTEFICE
a lla
"Union lnterna{ionale des Associalions Palronales Calholiques·
C:011 uguale sol/ecit11dine e 11g11ale interessamento
'fJcdiamo ve11ire a 7\\'oi, volta a volta, i lavoratori
cd i rappresentanfl delle organi:::za:::irmi industriali;
gli uni e gli altri Ci espongono, con w1a fiducia che
profo11dameT1fe Ci com11111m1e, lr loro ,-ispettive
preoccupa::::io11i. Pi rcir), da11dt>vi di gran cuore il
bemw1ulo, Xoi d1 buon grado approjilliamo, diletti
ftf!li, dell'occasio11t: c!te voi Ci offrite per esprimerci
la \\ 'oslra paterna be11f!'llole11za e per elogiare il vo-
stro zelo inteso "JtJr penetrare 11el 111011do dell'eco-
11omia la dottrina sodale crislùma.
.Jbbiamo acce1111ato alle preoccupazioni di co-
lora clte parteripano alla produzione industn'ale.
Rrrmwo e fu11esto nelle sue conseguenze è il pre-
,:iudizm, disgra::iatume11/e troppo diffuso, elle vede
in esse 1m contrasto irriducibile di interessi diver-
genti. Invece il contrasto 1w11 è che apparente. !\\'tl
campo uo,wmico v'è comunanza di altit-ità e di
intm•ssi fra datori di lavoro ed operai. li misco-
noscere qunto vi11colo 1·eciproco, il cercare di rom-
perlo, 11011 può essere che l'illdice di ww pretesa
di dispotismo cieco ed irragionevole. I111pre11ciitori
ed operai 11011 so110 a11tago11isli i11co11ciliabili. Sono
cooperatori in 1111'opera comune. Essi mangiano, per
rosi dire, a/In medesima tavola, poichè vi,1ono, in
ultima a11alisi, del profitto netto e globale dell'eco-
1wmia ,ui:::,ionale. Ognuno ricet•e il proprio reddito e,
a ques/o riguardo, i 11111t11i rapporti 11011 po11go110
i1I ulc,m modo gli 11m allo mtrcr d,gli altri.
Ricevere il proprio reddito è una esige11za deri-
vante e/alla dignità personale di chiunque, in 11110
forma o in un'altra, come padro11e o come operaio,
dii il SIIQ concorso produttivo al re,,dimento dcll'eco-
111)111Ù1 110:.::ionale. Sei bilancio dell'i11dustria pri-
vat11, la massa dei s,dari può jigura,-e a lito/o di
spese del datore di lavoro. Jf,1, 11ell'eco11omia 110-
::iouale, 11011 1.•'è elle 1m genere di spese, ed esse co11-
sisto110 ,iei beni 11al11ra/i utilizzati al fine della
produzione na::io,wle e che oc.corre, perciò, di co11-
tinuo nfo11dere.
Ne consegue che /r due parti hanno interesse o
far si che le spese della produzione siano propor-
zioruJtt al suo rendimento.•\\la poichè l'i11lertsse è
comune, perchè 11011 potrebbe tradursi in una espres-
sione co1111me? perclu1 11011 sarebbe legittimo attri-
buire <1gli operai una giusta parte di respo11sabililtì
nello slahilire e nello reiluppare l'eco110111ia 11ozio-
11ale ~ Oggi sopral/11/10 clte la penuria dei capi-
tali, la difficoltà degli scambi i11ternazio11ali pa-
rali::r::mzo il libero gioco delle spese della produ::io11e
nozio11ale. I rece11ti esperimenti di socializzazio11e
110n lu111110 fatto che porre i11 più chiara evide11za
1111u tale penosa rea/là. Eua è u11 fallo; 11è la
callit•a 'Volontà deg/, 1111i l'lta creato, 11è la buona
vo/imlà degli olt,-i riuscirà cui ehmi1larlo. .\\fa al-
lora, percl1è, quando è mrror trmpo, TIOII adopt-
mrsi, nella piena coscie11za dcl/u co1111111e rt•.tpu11sa-
bilitrl, per preserVfll"e gli uni ro11tro i11g111s1r sfi-
ducie, gli altri contro quelle il/11sio11i che 111,11 l<1r•
derebbero a dit·enirt rm pericolo sociale!'
Di questa CQ1111111m1za di inft'resse e di rt sp,mw-
bilittì 11ell'opero d1 l/'ecQ111J111Ìt1 1wzio11ule il ,\\ ostro
indimenticabile Pr('(/ecessorc Pio Xl suggeri la for-
mula concreta ed oppor/1111<1, nllorchè, 111 Ila sua
E11cìclica Quadragesimo Anno, E,g/i racco11wndm:a
«l'orga11i:::::azio11e professio,wl, 11ei "''ari ro1111 della
prod11r:io11e. Nulla i11fai/i gli mnbrat•a più adaltfJ
a vi11cere il liberalismo ecmwmico quanto la formu-
la:::io,u, per /'eco110111ia sociale, cl'u110 statutQ di
dìrillo pubblico basato appu11to mila co11111mmza di
respouwbilità fra tulfi coloro rhe parlecipa110 alla
prod11::io11e. Q1uslo trallo dr/I' l!.'11ciclica fu uggetlo
di 11110 levata di smdi; gli 1111i vi scorgevano 11110
co11cess-io11e ad d/c1111e coffenti po/iliche 11/l/der11e, gli
altri, invece, t:i vedevano u,1 ritorno al Uedioroo.
Sarebbe staio i11co111pambilme11/e più saggio dr-
porre I vecchi pregiudizi i11co11sùlt11li e metllT.~i co11
fede e con cuore od alluare ljllt·I principio ,. le rne
malltplici applica::ioni pratic/1r.
Ora però q11esltl stesso parte dell'E11c1clica m11-
bra q11asi fomirci tlisgra::iotamt:11/r un t•sempio tli
quelle occnsioJ1i opportune che si lasciano ~fuggire,
omei/endosi di coglierle in tempo. Frattanto si cerca
di dtlborare altre forme di orga11i:::za::.io11e giuri-
dica pubblicadt!l'cco11omia sociale, e, per il mome11to,
il fatJore si volge di prefermza alla sturi:::::a::sw11e
e rdla 11azio11ali:::::ar:ione delle imprese. .Vo11 ,_.'è
dubbio clte ancht la Chiesa - i11 determi,wti giu-
sti /uniti - ammette la statizt11a::io11e e ritit11e e/re
n può legit11ma111e11/e risert:are ai poteri pubblici
talune categorie dt beni, quelli noò che presentano
1111 tale potere da non doverli lasciare, se11::a 111el-
lere in pericolo il bene comune, 111'/le mani dei pri-
vati• (Encycl. Quadragesimo \\nno, Acta \\p.
Sedis, voi. XXIII. 1931, pag. zq). Ma fare di
tale staliz:::azione quasi la regola 11on11ale dell'or-
ga11iz::,nio11e pubblica della eco110111ia, sarebbe sco11-
volgere l'ordi11e delle cose. È missione i11falfi del
diritto publico il sertJire il diritto privato, 11ù11
l'assorbirlo. L'economia - come del resto qualsiasi
altro ramo dell'alfif:ità 11111a1111 - 11011 è per s11a
11at11rci u11a istituzione di Stato; essa è, al co11trario,
il prodotto vivo della libera ini:::ialit•a degli i11dh•id11i
e dei loro gruppi libtra111e11te costituiti.

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Von si sarebbe d'altro canto 11el '1.•ero 11e111me119
se si volesse affermare che ogni impresa particolare
è di natura sua una società, sì, che le relt1zioni tra
coloro che ne fmmo parie vi siano determinate dalle
11orme della giustizia distributiva, i11 mmrirra che
tutti i11distintamente - propri"etari o 11011 dei mezzi
di produzi()11e a'l-'rebbero dirillo alla loro parte
della proprietà o almeno degli utili dell'impresa.
flna siffatta asserzio11e parte da/l'ipotesi che ogni
impresa rientri per natura sua nella sfera del di-
rittu pubblico. Ipotesi inesatta: sia che l'impresa
sta costituita sotto forma di fondazione o di asso-
cia.-:;iom di lutti gli operai come comproprietari,
oppure che essa sia proprietà privata d'un individuo
che firma co11 tutti i suoi operai 1111 contralto di
lavoro, nell'un raso come nell'altro, rif'.lltra 11el/'or-
di11e giuridico pri'l.•ato della vita economica.
Tullo ciò che abbiam() detto s1.' applica alla na-
tura giurìdica dell'imprrsa come tale; ma l'impresa
stessa può abbracciare ancora tuita 1111a categol'ia
di altri rapporti personali fra i partecipanti - an-
che rapporti di comune responsabilità - di cui
bisogna altres/ tener conto. Il proprietario dei mezzi
di produzione, qualunque esso sia - proprietario
particolare, associazione d'operai o fondazione -
deve, sempre nei limiti del diritto pubblico dell'eco-
nomia, rimanere padrone delle sue decisio11i eco-
nomiche. T'a da sè che il suu compenso è più ele-
vato di quello dei moi collaboratori. Ma ne con-
segue che la prosperitrì materiale di tutti i membri
del pqpolo, che è il .fine dell'economia sociale, gl'im-
po11e, a bti an-:.i pi,ì che agli altri, l'obbligo di con-
tribuire con il risparmio all'arrrescimento del ca-
pitale nazwnale. Siccome poi 11011 si deve perdere
di vista essere oltremodo vantaggioso per una sana
economia sociale che tale accrescimento del capi-
tale pro'i:enga da fonti le più nmnrtrose possibili, è
afta111e11te desiderabile, per co11ugue11za, che gli
operai possano anche essi partecipare ro11 il frutto
del loro risparmio alla costituzione del capitale
11azio11afe.
.Uolti uomini, industriali come voi, catlolici, e
anche 11011 cattolici, ha11110 espressamente dichiarato,
in molteplici circostanze, che la dottrina sociale
della Chiesa. - ed essa sola - è in grado di f or-
11ire gli elemeuti essenziali per u11a soluzione della
questione sociale. Senza dubbio il co11c1·etare e
l'applicare questa dottrina 11011 possono essere l'opera
di un giomu mio. La sua attuazione esige da Lutti
i partecipa11ti una saggezza illuminata e previdente,
una forte dose di buon semo e di buona volontà.
Essa a/tonde eia loro s-pecialnumte una reazione ra-
dicale contro l'incentivo di cercare ciascuno il pro-
prio tornaconto a detrimento degli altri partecipq11ti
~ qrtalunque possa essere la natura e la forma di
tale partecipazione - e a scapito del bene comime.
Essa richiede infine 1111 disinteresse qitale solo può
f'Ssere ispirato da una autentica virttì crùtiana, so-
$t<111tla dall'aiuto e dalla grazia di Dio.
CASA PINARDI
SEMINARIO DELLA RIVOLUZIONE
Le piccole o grandi rivoluzioni stanno sempre di-
nanzi ai nostri occhi nella visuale catastrofica di ùev:.-
stazioni e rovine; rnn nella ben più aJta visuale della
Provvidenza esse non sono che salutari rimpasti per
forme nuove e nuove movenze d1 cose e di persone.
Chi avrebbe potuto pensare, ad esempio, che il lon-
umo 1849 fosse già una remota preparazione di questo
qoscr..> grande 1949? Chi non vede il giuoco stupend(1
di Dio nel fatto che mentre il famoso Rattazzi sta
picconando a destra e a sinistra su gli ordini vene-
randi e le congregazioni religiose fino alla spoliazione
e alla soppressione, proprio lui debba essere a dare .i
Don Bosco l'ispirazione e il tracciato per un'altra ta-
miglia che dovrà sorgere e fiorire nella Chiesa? I go-
, erni e g.Ji stati che battono con tanta frequenza su la
Chiesa e le sue istituzioni, rompono sovente, dilftcil-
mente pagano, ma provvidcnziiùmente non si curnno
mai di raccogliere quei cocci, che gli uomini da Dio
mondati a salvezza degli altri uomini , racc.-attano come
il miglior materialt di ricostruzione. La Chiesa è sem-
pre l'edificio sacro che il Signore fa sorgere sulle ma-
cerie del passato. Non abbatte e non demolisce mai;
però è pronta sempre a rifare là dove gli uomini stanno
disfacendo o hanno già disfatto. Ci fu un'era con degli
uomini che pretesero di stabilire il più netto distacco
tra le ,,ecchie scuole e i vecchi stili, creando il nuovis-
simo nov,ecentismo puro; ma dov'è quella e dove
sono questi? Le meteore, anche se abbaglianti, non
hanno l'onore di chiamarsi stelle se non nella fantasia
popolare o degli esaltati.
DON BOSCO È RICOSTRUTTORE NATO
su costruzioni vecchie, cadenti e matenale di demo-
lizione. In ciò segue la natura e i suoi processi. !\\fa
per quest'arte occorrono ampie e geniali vedute che
vadano molto al di là del proprio companilc. Dal 1848
al 1864, salvo brC\\·e parentesi, il seminario di Torino
è costantemente chiuso e alla mercè dei corrnindi mi-
litari; i chierici sbandati: parecchj ai loro paesi, altn
presso famiglie o parenti io città dove ~altuariamente
possono frequentare le lezioni dei professori nmasti
in parte negli apparrnmcnti annessi al seminario e lM
sciativi in pace relativa. i\\lons. Framoni d,ill'esiho
manda il suo appello accorato per la protezione dei
suoi chierici e Don 13osco gli va incontro con tutto
il buon volere. Riesce a far dare lo sfratto a elementi
torbidi che occupavano ancora una. pnrte <lella casa
Pinardi e in quei nuovi locali, assai modesti per allora,
allestisce l'alloggio ai primi cinque chierici Savio Asca-
nio, Vacchetta, Chiantore e i due Carbonatti, che dal-
l'Oratorio si portano ogni giorno presso I loro profes-
sori per la scuola, presieduta dal can. Vogliotri in fun-
zione di rettore. Le aule del classico edificio erano
allora ridotte a stanzette semibuie di un mezzanino
e senza mobili, all'infuori di quattro assi su cavallctt,
e alcune panche, in capo alle quaJi tenevano le lorn
lezioni ai chierici, quasi tutti provenienti dall'Oratorio,
i celebri maestri e teologi collegiati 1Ylarcngo, Molinan,
Appendini, Allais, Farina.
La pensione pei facoltosi e i benestanti oscillava dalle
45 alle 30 lire mensili, per gli altri corre,•a decrescendo
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sulla scala fino a quots zero pei bisognosi. li tratta•
mento era quello della mensa di Don Bosco, che la
presiedeva come farà più tardi con i suoi chierici e sa-
cerdoti. Ci si doveva sentir bene cosi iJ modesto diret-
tore dell'Oratorio di Valdocco, in quanto pregustava
la gioia di quel suo gran sogno di sentirsi in anticipo
pater rmtltamm ge11ti1mt e capo di una propria famiglia.
TUTTO LA IL SEMINARIO METROPOLITANO?
Tutto là a casa Pinardi no; ma buona parte si.
Ad essere esatti anzi si deve aggiungere che non c'era
rappresentata in mag~ioranza soltanto la diocesi di
Torino, ma con i seminaristi della diocesi c'erano
molti altri giovani nppartenenti alle altre piemontesi.
Dal 1850 in poi, difatti, Don Bosco raccolse giovani
da tutte le parti del Piemonte e fuori, avviandoli agli
studi classici e rimettendoli non chierici soltanto, ma
sacerdoti alle varie diocesi e a disposizione dei singoli
vesco\\·i. Allora ci sarebbe stato motivo per fare del-
l'ironia, come se ne dovette fare, come se ne fa sem-
pre davanti a chi inizia dal nulla o dal meschino le
opere che Iddio consacra e sanziona di poi; e l'ironia
veniva spontanea all'idea di unn mezza catapecchia
che si arrogava l'onore di seminario di fronte alle
grandiose e classiche linee dei seminari piemontesi.
I seminari sono una gran bella e utile cosa, ma i buoni
preti sono qualche cosa di più bello e più utile ancora.
E quelli che uscirono da quell'umile fucina di Valdocco
non illustrarono i seminari, ma molto la loro chiesa
e la Chiesa cattolica. E questo lo seppe Mons. Fi:an-
soni e gli altri vescovi della regione ehe scendevano
all'Oratorio come al più promettente vivaio di sacer-
doti secondo il cuore del santo maestro Don Bosco.
E LA FORMAZIONE?
, Alla Don Bosco• vo lle dire qualcuno della prima
ora, che vide iJ santo col proprio binoccolo; in un se-
condo tempo si disse , alla salesiana , e questa espres-
sione fu usata molto e lungo per qualificare il metodo
come indecoroso, superficiale, sfaccendato; e lo stu-
dio come un esercizio sportivo. C'el'II insomma una
diffusa prevenzione che i preti usciti da Valdocco rap-
presentaftero nella gerarchia la seconda o la ter?.a forza.
li 1949 pensa molto diverso d'allora; ma come avremmo
pensato noi nella stessa condizione di tempo e di luogo?
La formazione dei chierici assorbi in quel lontano
decennio 1850-60 le migliori energie di Don Bosco
nell'età più florida che va dai 35 ai quarantacinque
anni. E ben pochi lo sanno. Sul fondo comune del suo
sistema educativo che si dice con quattro parole, pietà,
pure21za, sacramenti e allegria, il nostro Santo elevò
l'opera costrutt.iva del sacerdote con l'assistenza pa-
terna vigile e accurata. Non perdeva mai di vista i
suoi chierici, teneva settimanalmente una conferenza
per loro intorno allo spirito ecclesiastico, se li serrava
attorno nella ricreazione, sedeva con loro a mensa, Ii
confessava, li ammoniva con quel suo fare tanto umile
e bonario che non toccava mai la suscettibilità neppur
di coloro - e sono tanti - che pensano d'incarnare
già in la perfezione. Don Savio Ascanio ci ha rac-
colto una ricca miniera di consigli e di direttive, che
s'inquadrano perfettamente con la vita ecclesiastica
dei nostri tempi e possono essere una rivelazione per
molti: t Esclamava sovente: lncomi11ciate a mortifi-
caroi rie/le cose piccole per potervi poi mortificare 11elle
grandi. S'informava dei nostri studi, esortandoci a
metterci in grado, con una santa vita e una soda scienza
teologica, di salVll.l'e quante più anime avremmo po-
tuto. E aggiungeva: Jlfa se avremo la scienza sen::ra
l'um.iltà, non saremo giammai figliuoli di Dio, sibbene
figliuoli del padre della superbia. E altre volte: No11 dir
sempre quel/o che sai, ma fa di saper bene quello che
dici ~- Non passava giorno senza che desse in parti-
colare qualche consiglio ai suoi chierici. A Don Savio
diceva: Procura agir sempre con un principio di fede
e non a caso o per fini 11ma11i. Dà sempre grande 1mpor-
ta11za alle cose che fai. Di Dio pe11sa seco11do la fede;
del prossimo reco11do la car~tà; di te stesso seconda l'umiltà,
cioè sempre bassamente. ln politica atlie11ti allo massima
di Do11 Ca/asso, cioè di 11011 essere di alcun partito per
virtù e 11011 mostrarti partigiano per prudenza (Nfem.
Biogr., vol. 1.11, cap. 54).
Le sue famose strenne o biglietti personalissimi toc-
cavano i tasti della più viva sensibilità e erano dardi.
La scuola di geografia che volle sempre tenere ai chie·
rici e che costituiva, per effetto di quella straordinaria
cultura geografica che lo fece sempre celebrato e am-
mirato! la dominante di tutto l'interesse giovanile,
era non ultima via per arrivare all'anima dei chierici.
Abbiamo sollevato appena un lembo di uno dei più
stupendi e ignorati campi dell'attività di Don Bosco,
quella di insuperato maestro dei Ministri del san•
ruario e di beneme.rito delle diocesi piemontesi. L'ar-
gomento però merita una piì1 ampia e profonda trat-
tazione tanto è interessante e ricco di insegnamento.
Per attirare gli adulti alla santa Messa,
(Dal• Notiziario• delle Figlie di Maria Attsiliatrice).
Stelline che segnano la via...
È mirabile vede;e come il Signore benedica, e non
di rado con grazie singolari di conversioni, piccole
industrie, ispirate da ardente desiderio di portare anìme
a Lui.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice di Ybor City (Florida)
per attirare alla chiesa i genitori degli alunni, pensa-
rono di ricorrere agli stessi fanciulli della Scuola, ani-
mandoli a farsi apostoli in famiglia del precetto festivo.
E per incoraggiarli, promisero un piccolo premio: il
distintivo sul quadro d'onore, accanto al loro nome,
d'una stellina: rossa, per chi avesse condotto il babbo;
verde, la mamma e d'oro, se tutti e due.
L'ambita stellina fece presa sul cuore dei fanciulli,
e non meno, per affettuosa compiacenza, su quello
dei loro genitori. Cosi, di domenica in domenica, andò
via via aumentando il numero dei padri e delle madri
alla Messa in parrocchia; e quella pur rion disinteres•
sata frequenza portò i suoi buoni frutti.
Ecco un episodio, fra altri del genere.
Una signora protestante, mamma di un bimbo di
r• elementare, s'affrettò a informarsi dalla maestra
dell'orario delle Messe, dicendo: Domenica verrò ool
mio bambino in chiesa, perchè voglio che abbia anche
lui la sua stellina sul quadro d'onore. Verrò alla prima
Messa per non mancare poi alla riunione festiva della
nostra chiesa, dove mio marito ha un posto di premi-
nenza... •· Al lunedì espresse la propria soddisfazione
per la bella predica udita; e disse che alla domeniCII
successiva si sarebbe fatta accompagnare dal marito...
perchè il bambino potesse avere la stellina d'oro.

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Andò, infatti, e condusse pure con sè la figlia mag-
giore, già sposata, e anch'essa protestante.
Bastarono questi brevi contatti con la Chiesa Cat-
tolica per .farle trovare la luce della verità. t Ho fre-
quentato parecchie chiese protestanti di varie sètte
- diceva commossa - ma non mi sono mai sentita
soddisfatta come ora... ,.
Nè furono parole, perchè fece subito battezzare il
bambino; e, presentatasi al Sacerdote, insieme col
marito - che si seppe poi, battezzato nella religione
cattolica, ma cresciuto dall'età di sei anni in seno al
protestantesimo - incominciò a frequentare con fer-
vore l'apposita istruzione, per prepararsi entrambi
all'abiura.
L'umile stellina d'oro divenne cosi tanto luminosa,
Ja guidare rutta quella fam\\glia al porto della verità.
LA CARITA' DEL PAPA
(Contirtua.<:limt v. n. 15 aprile).
Un'ondata di carità è stata promossa dal Santo Padre
per la Palestina, luoghi particolarmente cari ad ogni
cuore di cristiano.
Con le due Lettere Encicliche: Auspicìa (J!laedam e
ln multiplicifms, Egli ha richiamato l'attenzione del
mondo sui problemi palestinesi e nello stesso tempo
ha erogato notevoli somme per l'assistenza delle po-
polazioni che maggiormente hanno risentito il disagio
a causa del conflitto. Rilevanti somme Egli ha desti-
nato per sovvenire anche alle necessità più urgenti dei
numerosi Palestinesi rifugiatisi nel Libano ed in Egitto.
Nel Libano sono state organizzate cucine che distri-
buiscono giornnlmente migliaia di refezioni calde.
Con particolari elargizioni furono assistiti i rifugiati in
Africa Orientale, Africa del Sud, Australia e Gran Breta-
gna. Degna di nota l'assistenza ai profughi in Svizzera.
Nè sono state dimenticate le vittime dei conflitti in
India settentrionale le popolazioni dell'lnd!>Cim1,
occasione veruna per dar loro qualche segno della Su:i
paterna predilezione.
Attraverso le Associazioni Cristiane dei Lavoratori
Italiani (A.C.L.I.), conferenze di S. Vincenzo dc' Paoli,
cucine economiche del Circolo di S. Pietro, fu conti-
nuato in Itll.lia il soccorso a favore dei poveri disoccupati
o colpiti da qualche sventura.
Tn collaborazione col Magazzino dell'Appartamento
Privato furono fatti giungere loro numerosissimi capi
di vestiario e pacchi viveri.
Motivi di carità cristiana hanno richiamato le premure
della Santa Sede in favore dei poveri condannati alla
pena capitale o ad altre pene; numerosi Rii interventi
di carattere diplomatico.
Spesso, oltre questo interessamento, i detenmi hanno
ricevuto dooi in sussidi, indumenti, viveri, destinati
dal paterno cuore del Sommo Pontefice a rendere meno
penosa la loro prigionia.
assai provate dalla guerra e dalle conseguenti distruzioni.
Per soccorrere nel modo più immediato gli indigenti
Tra beneficiati, ricordiamo: le popolazioni di
quattro diocesi della Francia orientale sinistrate dalle
inondazioni del dicembre e gennaio scorsi; delle regioni
delle Puglie, in Italia, e del Korrasan in Persia, funestate
dal terremoto; della Colombia, per l'incendio che recb
danni assai gravi alla città di Tumaco.
A tutte queste beneficenze va ad aggiungersi l'assi-
stenza agli emigranti, per i quali sono sorti in diversi
Paesi Comitati cattolici che hanno trovato tutta la com-
prensione, l'appoggio e l'aiuto della Santa Sede, come
1n Italia, Francia, Belgio, Argentina, ecc.
Particolarmente degna di nota è l'assistenza prestata
all'infanzia più bisognosa ed abbandonam, alla quale
si è rivolta, durante l'anno, una considerevole parte
della beneficenza pontificia.
Furono assegnate elargizioni, a tal fine, alle Rappre-
sentanze Pontificie dei Paesi meno favoriti da naturali
ricchezze o funestati dalle recenti guerre. Asili infantili,
orfanotrofi, collegi, villaggi e case del fanciullo possono
testimoniare che il costante assillo del cuore paterno
dell'Augusto Pontefice fu di poter alleviare le sofferenze
e la miseria di r.anti piccoli innocenti più di altri provati
nel duro dopoguerra.
Una speciale attenzione fu rivolta ai bimbi tedeschi
e polacchi ospitati fuori della propria patria dalla gene-
rosità dj famiglie cattoliche.
Associazioni giovanili, oratori, ricreatori, scuole e
doposcuola, trovarono sempre nella inesauribile carità
del Santo Padre crescente incoraggiamento ad accogliere
i giovani, per toglierli dalla strada e per dar loro una
più soda formazione cristiana, atta a fronteggiare le
molteplici insidie tese dalla moderna società.
Le classi lavoratrici infine furono speciale oggetto
delle premure dcli'Augusto Pontefice, che non tralasciò
di ogni classe in Germania ed Austria, l'Ufficio Merci
del Governatorato della Città del Vaticano ha effet-
tuato durante l'anno la spedizione di circa 50.000 colli
di indumenti e viveri del peso complessivo di un mi-
lione e mezzo di chilogrammi, per il trasporto dei quali
si sono dovuti impiegare più di 100 vagoni ferroviari.
Non si può passare sotto silenzio la diffusione io
Europa di 350.000 copie de Il mio 11/fessale della Dome-
nica redatto in varie lingue (italiana, francese, tedesca,
inglese, polacca, spagnola, slovacca) offerti dalla Con-
fraternity of the Precious Blood I di New York che
hanno servito a dare impulso alla pietà liturgica, secondo
le direttive della Enciclicn Mediato, Dei.
Si può qui ricordare che la Santa Sede è stata ufficial-
mente rappresentata, quest'anno, nelle Conferenze In-
ternazionali della Croce Rossa e dell'Unione per la
Protezione deJl'lnfanzia a Stoccolma.
Ad alimentare le fonti della carit.à pontificia banno
indubbiamente contribuito i cattolici d'oltre Oceano
che in una gara encomiabile hanno posto nelle Auguste
mani del Santo Padre i preziosi soccorsi, con cui Egli
è potuto giungere, quale angelo di carità, là dove i bi-
sogni richiamavano maggiormente le Sue paterne sol-
lecitudini.
Purtroppo queste necessitn, che col finire della guerra
sono andate in taluni settori scemando, si rivelano in
altri campi più impellenti e numerose per le. inevitabili
conseguenze dei disastri morali e materiali accumulati
da.I grande flagello.
La carità però nei cuori dei cattolici non è spenta e
si ha motivo di sperare che essi daranno al Padre Co-
mune la possibilità di andare incontro, con la stessa af-
fettuosa premura, alle miserie di innumerevoli figli.
(DaL volnme «[.,'attività della Santa Sede nel 1948 »).
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T,f-1