Bollettino_Salesiano_198712


Bollettino_Salesiano_198712



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ooNBOSCO
cENi.OoAoNpN0\\
1888-1988

1.2 Page 2

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2 r SETTEMBRE 1987
Rivista fondata da san Giovanni Bosco n el 1an
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dal·
la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 Casella post. 9092 00163 Roma-
Aurelio Tel. 06/69.31.341.
Cont o COIT. poat. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero Marco Bongloannl
Plerdante Giordano Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
Cosimo Semeraro.
Collaboratori : Nino Barraco Sergio Centofanti • Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna Monica Ferrari Maria
Galluzzo • Maurizio Nicita - SIivano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Fotocomposizione, spedlzlone: Stabilimento Grafico
SEI Torino
Stampa: ILTE Torino
R4tglatrazlona: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOUETTINO SALESIA.NO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-
sto) par tutti.
Il 15 dal mesa per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare notlzle
a foto riguardanti la Famiglla Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle eslgenz.e redazionall. Te-
sti e materiali Inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cure dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, RlnaldlnQ Vla Marsala 42 00185
Roma Tal. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SAL.ESIANO NEL MONDO
Il BS esoe nel mondo In 39 edizioni nazionali e 18 lin-
gue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) In:
Antille (a Santo Domingo) Argentina - Austrafla
Aultrta - Belgio (In fiammingo) - Bollvla - Braslle - C•
nada - Centro America (in Guatemala) - CIie Cina (a
Hong Kong) Colombla - Ecuador - Flllpplna Fran-
cia - Germania Giappone India (In Inglese, malaya-
lam, tamil e telugu) fr1anda e Gran Bretagna - ltalla
- Jugoslavia ~n croato e in sloveno) • Korea del Sud
Lituania (edito a Roma) - Malta - M eulco - Olanda
- Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -
Stati Uniti Thailandia Uruguay Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è don o-omaggio d i Don Bosco a chi lo richiede.
Copie a1Tetrate o d i propaganda: a richiesta, nel llmill
del possibile.
Cambio d i Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
4 LETTERE DAL MONDO
di Don Egidio Viganò
6 CRONACHE SALESIANE
1O VITA SALESIANA
La famlglla saleslana ripropone Don Bosco
alla Chiesa e al mondo
12 PROGETTO AFRICA
Missione In Angola paese senza pace
di Gaetano Nanetti
16 VITA ECCLESIALE
Teologla per lalcl apena al problemi della
nostra epoca
di G. N.
20 PASTORALE GIOVANILE
Scegliere la vita lavorando In colonia
seNizio redazionale
24 VITA SALESIANA
Nel nome di Don Bosco e di Viktor Frank l
di Maurizio Nicita
29 PROTAGONISTI
Qualcosa di speciale che si chiama o rato-
rio
di Giuseppe Costa
34 PASTORALE GIOVANILE
Vicino al Danubio con Don Bosco e i gio-
vani
seNiz/o redazionale
37 PROBLEMI EDUCAT IVI
Orientarsi In una società c he cambia
di Maria Gal/uzzo
RUBRICHE
I lettori scrivono, 3 - Cerchiamo di cap ìre, 7 - Plgy
di Del Vaglio, 8 I nostri Santi, 41 - I nostri morti,
42 - Solidarietà, 43.
1 Settembre 1987
Anno 111
Numero 12
In copenlna:
Il manlfeato reatlzzato da
Armando Testa per Il
centenario

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- - - - - - - - - - -sB-
1 SETTEMBRE 1987 · 3.
Interesse per Zefferino
Namuncurà
Sarei lieta di conoscere dove potrei
acquistare un libro che racconti la vita
di Zefferino Namuncurà, il Venerabile
figlio del cacico araucano. Nel frattem-
po, vorreste dirmi se è vero che è se•
polto nella chiesa sull'tsola Tiberina?
Mi pare fosse scritto anche su un re-
cente Bollettino che ora non ri ntrac-
c io.
Li1iana Toriser
34133 Trieste, Via S. Francesco 70
Gentile Signora purtroppo non siamo
in grado di poterle offrire una aggior-
nata biografia del venerabile Zefferino
Namuncurà. Le edizioni della sua bio-
grafia son.o da tempo esaurite almeno
in Italia. E sperablle che qualche edi-
trice anche salesiana pensi a pubbli•
caria. Intanto possiamo dirle che Zef-
ferino Namuncurà è morto 1'11 mag-
gio del 1911 a Roma presso l 'Ospeda-
le dei Fatebenefratelli all'Isola Tiberi-
na ma è sepolto a Fortin Mercedes in
Argentina dove è considerato un gran-
de apostolo e protettore.
In molti pregan,o per una sua non lon-
tana beatificazione. Lo facciamo an-
che noi.
Oggi compio 92 anni
Oggi, a Dio piacendo, compio 92 anni
in discrete condizioni fisiche e menta-
li. Questi lunghi anni li ho trascorsi in
non placide mollezze e, se il «Bolletti•
no» me lo consente, vorrei riepilogar-
ne alcuni momenti.
La mia gioventù l'ho trascorsa a Pisa
dove ho compiuto gli studi fino a mae-
stro elementare. Frequentavo I Sale-
siani nella sede centrale della città
guidati da Don Bigano, poi nella sede
rionale di San Marco diretta da Don Fi-
renze Battelli. R~r la mia attività nelle
associazioni cattoliche, il fascismo,
quale capostazione Ferrovie dello Sta-
to, mi scaraventò in sedi disagiate e
lontane da Pisa quali: Scorcetoti (Pon-
tremoli), Ogliastro (Cilento) Salerno
(malarica), Lendinara (Rovigo), Cogo-
leto (Savona). Da quest'ultima ebbi la
facoltà di risiedere nella vicina cittadi-
na di Varazze dove mio figlio Vincen-
zo frequentò le scuole dei Salesiani
dove insegnava il fervido discepolo
prof. Nocelli da me conosciuto a Pisa.
la figlia Angela frequentava le ~bo-
schine», le vostre suore. Aggiungo
purtroppo che a 20 anni di età il mio
caro figlio venne ucciso dai tedeschi
durante la lotta di liberazione cui par-
tecipava con entusiasmo.
Durante la grande guerra 1915-1918,
io, quale ufficiale di artiglieria, presi
parte a vari fatti d 'arme, uno. di questi
fu per me altamente drammatico. Ec-
colo: durante la marcia verso Trento
nei pressi di Borgo Val Sugana, la bat-
teria di cannoni da 75 mm di cui ero
comandante venne centrata da una
potente granata austriaca che oltre a
distruggere due cannoni causò l' istan-
tanea morte di 3 soldati e il ferimento
di altri, tutti a me vicini. lo, illeso, nella
tasca interna della giacca portavo l'ef-
figie di Sant'Antonio. la mostrai ai su-
perstiti, e tutti: Miracolo, tenente!!!
Successivamente anche la permanen-
za in zone malariche dell'Albania non
influirono per niente sulle mie condi-
zioni fisiche; tornai a casa sano e
salvo.
Ora vivo a Viareggio con la moglie, 4
figli sposati vivono nella vicinanza;
abito vicino alla parrocchia officiata
dal solerte parroco Don Roberto Pic-
chi. la stessa è intitolata a San Gio-
vanni Bosco. Ho sempre vicino il ricor-
do del Santo.
Porgo i miei più cari saluti ben augu-
rando a tutte le vostre organizzazioni.
Nuti Roberto - Cav. dì VV
Via Genova, t 1 55049 Viareggio {LU)
A favore del nucleare
la lettera scritta da Filippo Paliotta al-
la redazione del Bollettino sul «nuclea-
re• (B.S. 1/1/87 anno 111 , n. 7) mi ha
spinto a scriverle per esporre, al ri-
guardo, alcune mie riflessioni.
Fino all'incidente di Chernobyl, ero un
acceso sostenitore delle c.d. energie
alternative, ma da allora ho cambiato
la mia posizione, perché, avendone
discusso in classe con i miei Professo-
ri, ho dovuto constatare che il «nuclea-
re.. è la soluzione meno pericolosa. In-
fatti, occorre dire che le uniche fonti
alternative, per ora, in grado di sosti-
tuire il «nucleare» sono il petrolio ed il
carbone e queste due, alla lunga sono
sicuramente più dannose dell'atomo;
basti pensare all'..effetto serra»; alle
pioggia acide, alle mutazioni climati-
che mondiali. Il nucleare, invece, se
utilizzato con tutte le cautele necessa-
rie non arreca tali disastri ecologici, in
quanto è notorio che le scorie radioat-
tive sono, ormai, riciclabili e che il tas-
so di radioattività riscontrabile nei din-
torni delle centrali nucleari è insignifi-
cante, cioè inferiore o uguale alla ra-
dioattività naturale dell'atmosfera.
Inoltre la stessa tragedia di Chernobyl
ha dimostrato che la nube radioattiva
fuoriuscita non conosce frontiere e,
avendo noi delle centrali nucleari stra-
niere proprio ai nostri confini, siamo
ugualmente sottoposti ai pericoli del
nucleare, senza goderne alcun van-
taggio. Considerando anche il fatto
che l'Italia deve Importare energia
elettrica dall'estero, perché le nostre
centrali tradizionali sono insufficienti e
che le centrali solari sono tutt'ora in
fase sperimentale e che, in ogni caso,
forniscono un'energia troppo debole
per sostituire le altre, ci vuol poco a
concludere che le centrali nucleari so-
no il male minore per una società in
cui la domanda interna di energia con-
tinua a crescere
Luigi Marìni. Via S. Pellico 24. 10125 Torino
Ma perché non /anelare Il BS
nelle edicole?
Ho visto che dal mese di aprile il BS
ha aumentato il nt1mero delle pagine
ed è migliorato tecnicamente (cellofan
e carta). Ma perché non vi decidete a
lanciarlo anche nelle edicole? Perché
non c'è una migliore distribuzione? Gli
articoli sono ,ben fatti e da un punto di
vista redazionale non mi pare che il
giornale sia da buttare. Tutt'altro!
Giorgio Menegasch,, Venezia
Non Inviate poesie da pubbli-
care
Dopo la pubblicazione della poesia
del sig. Giovanni Fìore numerosi
lettori-poeti hanno inviato loro com-
posizioni. Ringraziamo tutti ma pur-
troppo per owi motivi redazionali e
di spazio non possiamo pubblicarle.
Nel complimentarsi con quanti
esercitano questa... nobile arte let-
teraria, il B5 invita a non inviare piil
e poesie.
Questa rubrica fatta per esprime-
re le opinioni e le proposte d 'Inte-
resse generale dei lettori. Non è
giusto togliere spazio per il dibattito
e la puntualizzazione. Con l'occa-
sione si invitano i lettori ad inviare
lettere brevi e possibilmente scritte
a macchina.

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Don Viganò
ci parla
35 MINUTI
PER LE DONNE
Minorca è una piccola e beUa isola delle Baleari,
ricca di storia, d'invasioni e, ora, di tranquiJlità. In
essa spunta ogni giorno il primo sole della Spagna.
Ciudadela, come dice il nome, è una cittadina sorri-
dente e simpatica.
Ll ho avuto la fortuna di vivere con intensità l'ini-
zio dell'Anno mariano, il 7 giugno, in un tempio del-
1' Ausiliatrice: il primo di tutta la regione iberica, co-
struito nel secolo scorso.
La gente professa una sincera devozione alJa Ma-
donna. Nel centro dell'isola, suUa montagna più alta,
si erge un antico santuario a Lei dedicato.
La religiosità mariana degli isolani commuove e fa
meditare. Coincide con quanto ho potuto costatare in
tanti e famosi santuari della Madre di Dio in Francia,
nel Portogallo, nel Belgio, ne11a Germania, nella Po-
lonia, in Italia, a Nazareth e in ognuno dei Paesi del-
1'America Latina: penso, per esempio, a Guadalupe
nel Messico, a Chiquinquirà nella Colombia, a Lujan
in Argentina, a Maipu nel Cile e, in Brasile, al grande
santuario dell'Aparecìda.
In tutti i continenti c'è una costellazione di centri
mariani che testimoniano il realismo cristiano della
storia della salvezza. Non ideologie, ma persone: Ge-
al centro, e poi Maria con il ruolo storico di Secon-
da Eva.
Oggi si assiste nel mondo al fenomeno del femmini-
smo.
Senza dubbio uno dei tanti segni dei tempi è la
«promozione della donna». Ebbene: per poterne svi-
luppare i valori ed esorcizzarne i pericoli c'è bisogno
di una sensibilità antropologica, illuminata dalla fede
nel Cristo e che non stacchi il suo sguardo da Maria.
Nel femminismo, infatti, non è illusorio il pericolo di
deviazioni e di riduzionismi generati da una falsa ispi-
razione mascolinista, che sottovaluta specifici aspetti
vincolati alla dignità della donna: la sacralità della fa-
miglia, la fecondità dell'amore, la cura della vita, la
cultura della pace, i compiti dell'educazione, i senti-
menti del cuore, i sacrifici della fedeltà, i dettagli della
bontà, il vivo senso della complementarietà, l'acutez-
za dell'intuizione, la gentilezza della donazione.
In una società «secolarizzata» o «rivoluzionaria»
tutti questi valori sono posposti all'efficienza e alla
violenza.
Si è delto che con il Vaticano II è scoccata «l'oro»
del laicato.
Ebbene: a Minorca parlando ai devoti dell'Ausilia-
trice mi è scappato di dire che ben 35 dei 60 minuti di
quell'«ora del laicato» spettano alle donne.
Già Paolo VI insistette sulla convenienza di mettere

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- - - - - - - - - - -sB-
1SETTEMBRE 1981 · 5
in vista gli aspetti antropologici della femminilità di
Maria (cfr. <<Marialis cultus», 1974): il suo «consenso
attivo e responsabile alla soluzione non di un proble-
ma contingente ma all'opera dei secoli», la sua vergi-
nità aperta ai valori dello stato matrimoniale, il suo
coraggio non di «donna passivamente remissiva»
bensl di collaboratrice di un Dio «vindice degli umili
e degli oppressi», la sua fortezza «che conobbe pover-
sofferenza fuga ed esilio»; la sua maternità non
«gelosamente ripiegata sul proprio Figlio» ma aperta
al bene comune di tutti; la sua operosa solidarietà con
la parente Elisabetta e con gli sposi di Cana; la sua de-
licata e amorevole fedeltà a Giuseppe; la sua praticità
nel quotidiano familiare; la sua religiosità che ha sca-
lato le vette supreme della fede: «Colei che ha cre-
duto! ».
Se passiamo in rassegna alcuni degli attuati «segni
dei tempi», scopriamo l'urgenza che le donne diven-
gano straordinariamente capaci, oggi, di promuovere
i valori più autentici della loro femminiliià.
La «socializzazione», se interpretata solo con
un'ottica maschile, porta a una democrazia unidimen-
sionale che sopprime i ruoli vitali della famiglia, adul-
tera i fondamentali problemi dell'educazione e pre-
scinde dall'apporto di complementarietà proprio delle
differenti vocazioni.
La «personalizzazione», se vista solo da quell'an-
golatura mascolinista, interpreta riduttivamente le
ricchezze della sessualità, la loro ordinazione alla vita
e il peculiare influsso che esercitano sulla psicologia
degli individui e sui ruoli sociali.
La «secolarizzazione», da quell'ottica parziale, dis-
sacra le funzioni del cuore, gli stimoli di trascendenza
dei sentimenti e il bisogno di ideali, credendo di poter
sostituire le scienze alla religione e i vantaggi della tec-
nica ai richiami della mistica.
La « liberazione», se si parte da quell'angolatura
unilaterale, si concentra solo sulle strutture per demo-
lirle con i metodi della violenza.
L'«inculturazione», a sua volta, tenta semplice-
mente di inserire i nuovi valori in modelli culturali an-
tiquati e sprovvisti della luce di Cristo, oppure in pro-
getti post-cristiani marcati da visioni ideologiche re-
strittive; La conseguenza di tali miopie penalizza so-
prattutto la dignità della donna e gli autentici valori
della femminilità, indispensabili per una cultura più
matura e più umana.
Anche l'«accelerazione della storia» suole rinchiu-
dere gli interessi delle persone (soprattutto dei giova-
ni) nei mille richiami dei singoli minuti, senza una tes-
situra del tempo con la sua testimonianza di ciò che è
permanentemente valido, favorendo la smania del-
l'effimero che addormenta la capacità di scelta di pro-
gettazione e di costanza propria delle grandi persona-
lità.
I segni dei tempi sono, senz'altro, una preziosa ca-
ratteristica della nostra epoca storica; ma se vengono
interpretati riduttivamente segnano una involuzione
nell'ordine dei valori e possono dare origine a una cul-
tura della morte.
Non credo sia, dunque, esagerato parlare, nell'ora
del laicato, dei 35 minuti per le donne.
E c'è ancora un aspetto da sottolineare nella figura
della Vergine Madre: per la donna e per tutti.
Si tratta della capacità di intuizione della fede. La
testimonianza di Maria ci ricorda l'import.anza di sa-
per scoprire la presenza dello Spirito Santo nella slo-
ria e nella vita di ognuno: la Sua potenza è creatrice e
suscita sorprese con eclatanti novità per la crescita del
bene.
A Nazareth la Vergine credette all'iniziativa dello
Spirito Santo; così è cambiata la sorte dell'uomo.
Oggi si programma tutto, cercando di ridurre al mi-
nimo le frontiere dell'imprevedibile: purtroppo spesso
lo si fa «ateisticamente».
L'anno mariano ci ricordi l'importanza della donna
nell'ora del laicato e la centralità della fede per perfo-
rare la superficie degli eventi e trovare il tesoro dello
Spirito.
Le donne, con i loro 35 minuti, ci dovrebbero aiuta-
re di più.
don Egidio Viganò

1.6 Page 6

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NICARAGUA
Obando y Bravo
contro le ingerenze
straniere in Nicaragua
e gli « imbrogli
degli ipocriti »
Con una lenera pastorale dal titolo,
molto significativo: «Ipocriti, perché
cercate di imbrogliarmi?», il cardinale
Obando y Bravo, Primate del
Nicaragua, ha coraggiosamente
denunciato i tentatjvi messi in atto dal
regime sandinista, utilizzando i mezzi
di comunicazione di massa statali, di
gettare discredito sull'Episcopato
nicaraguense. Ne pubblichiamo uno
stralcio, per souolineare la djfficile
condizione in cui vive la Chiesa del
Nicaragua.
,,Si fa appello alla nostra autorità
morale e alla nostra condizione di
guide spirituali di un popolo per
esigere da noi una dichiarazione
contro l'aiuto nordamericano agli
insorti antisandinisti, ma l'intenzione
che muove il regime, i mezzì di
comurucazione statali e le
organizzazioni di massa del sistema,
non è diretta a sollecitare un nostro
orientamento di ordine morale, bensì
una presa di posizione polilica su un
argomento delicato da
strumentalizzare poi a fini
propagandistici. Lo dimostra il fatto
che in varie occasioni il nostro
Episcopato si è già dichiarato contro
ogni ingerenza stranjera, sia
statunitense che sovieùca. Di questo
orientamento si è impedita la
divulgazione, mentre alla dichiarazione
che oggi oi viene sollecitata si darebbe
invece risonanza ìnternaz.ionale a scopi
di propaganda, soprauuuo per
innuenzare le decisioni del Congresso
degli Stati Uniti».
Dove sta l'imbroglio di cui parla il
Cardinale? 8 lo stesso Porporato a
coglierlo con chiarezza: «Se
dichiarassimo di acceuare l'aiuto
militare agli insorti, potrebbero
perseguirci come traditori della Patria;
se ne parlassimo contro riuscirebbero
a farci prendere una posizione politica
e ciò ci squalificherebbe
automaticamente come pastori di tullo
il popolo; se non dicessimo niente, il
nostro silenzio sarebbe interpretato
come una silenziosa complicità. Oggi,
in Nicaragua, ogni dissidente della
causa sandinista può essere emarginato
dalla legge mediante insidiose
distorsioni della verhà. L'Episcopato
nicaraguense ha già espresso la sua
posizione, quando ha dello: «È
urgente e decisivo che i nicaraguensi,
liberi da ingerenze e ideologie
straniere, trovino una via d'uscita
dall'aLluale situazione di connittualità,
di cui approfittano potenze straniere
per continuare lo sfruttamento
economico e ideologico della nostra
Patria, considerandoci una pedina dei
loro giochi. Oggi la maggior parte del
popolo del Nicaragua vive timoroso
del presente e insicuro del proprio
avvenire. Sperime11ta profonda
frustrazione e invoca la pace e la
libertà, però la sua voce non è
ascoltata. Giudichiamo condannabile
ogni forma di aiuto, qualunque sia la
sua fonte, che conduca alla
distruzione, al dolore, alla morte nelle
nostre famiglie, all'odio e alla
divisione tra i nicaraguegni. Optare
per l'annientamento del nemico come
unica possibile via d'uscila verso la
pace, è optare inevitabilmente per la
guerra. La Chiesa propone come unica
soluzione vera la riconciliazione
mediante il dialogo». Questo resto ha
subito la censura del governo
sandinista. Ci chiedono ora di
dichiararci contro l'aiuto americano
alle forze ribelli. Male agirebbe un
padre se di fronte a due figli che
lottano a morte fra loro, cercasse di
disarmarne uno sollanto, senza prima
promuovere la riconciliazione e il
dialogo per disarmare entrambi».
ITALIA
Laugurata a Torino-Agnelli
la nuova sede degli exallievi
Domenica 12 Aprile 1987 si è svolto
presso l'Istituto E. Agnelli di Torino,
il tradizionale Convegno Annuale,
circa 450 i presenti, numerosi i
giovani.
Punto saliente deJI'Inconrro,
l'inaugurazione della Sede Exallievi
completamente rinnovata per merito
del Direttore D. Remo Paganelli, e
Nella foto:
I numerosi presenti
all'Inaugurazione della nuova
sede degli nalllevl
intitolata all'indimenticabile D. G.
Battista Biancotti, primo Direttore
della Scuola.
Dopo la S. Messa conceJebrata
dall'Ispettore D. Luigi Testa, nella
nuova Sede è stato benedetto un
quadro raffigurante il volto di D.
Biancolli, opera dei due Ex. Mario e
Luigi Lanza.
Presenti alla cerimonia, oltre
all'Ispettore, i due nipoti di D .
Biancotti Augusto e Roberto,
D. Bruno Delegalo Jspeu., il Cav.
Livio Davico Presidente lspeu., il
Direuore e molti Exallievi.
La stamperia di Don Bosco
e... un exallievo
li settimanale torinese «n nostro
tempo» del 3 maggio 1987 ha
riportato le seguenti informazioni che
volentieri riportiamo.
Una serie incredibìle di coincidenze ha
permesso a Eme.sto Saroglìa di
ritrovare, sparsi per il Piemonte, lo
«srreuoio» con cui Don Bosco iniziò
la sua scuola di legatoria (nel 1854) e
la tagliacarte e il torchio con cui iniziò
la scuola di tipografia (nel /862). Ecco
come le racconta lui stesso.
«Nel I96J le suore salesiane di Niz..za
Monferrato volevano cambiare la loro
vecchla macchina tagliacarte con
un'allra più efficiente. Però non
avevano i mezzi per paga,la e non se
ne fece nulla. Ma un'anziana suora mi
rivelò che il loro vecchio tagliacarte
era stato donato daJJe suore di Maria
Ausiliatrice. Sul momento non ci feci

1.7 Page 7

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-----------~-
1 S1:TTEMBRE 1987 7
caso, ma due anni dopo, queste ultime
mi chiesero a loro volta di sostituire il
loro tagliacarte, un Nebiolo manuale
del 1908; il precedente l'avevano
regalato alle consorelle di Nizza
Monferrato. Allora capii: era quello
della prima scuola tipografica di don
Bosco. Mi precipitai a Nizza, regalai
alle suore un tagliacarte moderno, e
ritirai l'altro».
«Subito dopo presi a dar la caccia al
torchio tipografico del Santo. E il 14
novembre 1964 il direttore della scuola
tipografica salesiana, prof.
Martinengo, mi indirizzò a un
vecchietto ultranovanrenne, che
alloggiava a Valdocco da una vita.
Questi mi spiegò che il torchio di don
Bosco era stato venduto nel 1914 alla
tipografia Ajani & Canale, per 100
lire. li figlio di Canale ricordò che il
padre l'aveva regalato ad un istituto
nel Canavese; mi rivolsi allora al
direttore della tipografia della Oliveui
di Ivrea, Carlo Carena. li quale, dopo
un anno di ricerche, rintracciò iJ
torchio, che si trovava presso l'Istituto
Artigianelli di Ivrea: ci andai e lo
acquistai>>.
Nel 1985 iniziai a ricercare qualche
cimelio della legatoria di don Bosco,
ma non sapevo da che pane
incominciare. La mattina del 25
ottobre mi fermai a Maria
Ausiliatrice, e feci un discorsetto a
don Bosco, come sempre mi capita
quando sono in difficoltà. Tre giorni
dopo la famiglia Tallone di
erchiamo di capire
SOLIDALI
OLTRE GLI STEéCATI
In Israele, i25 chilometri circa a nord di Gerusalemme, esiste da parecchi
anni un insediamento pacifico ebraico-arabo-cristiano, «Neve Shalom». Ad
esso l'Associazione tedesco-occidentale per la collaborazione giudaico-
cristiana ba assegnato quest'anno la medaglia « Buher Rosenzweig»: sono
stati premiati i rappresentanti della comunità, il monaco domenicano fonda-
tore di «Neve Shalom» Bruno Hussar, la direttrice ebrea della «Scuola di pa-
ce» che funziona nel villaggio, Nava Sonnenschein, il direttore musulmano
della scuola media, Abed Najar.
A Torino, poche settimane fa, è stato deciso di organizzare, durante un
convegno promosso dalla «Casa delle Donne», un «Campo internazionale
di pace» formato e gestito da donne, in Libano e nei territori octupati di Cis-
giordania e Gaza «per rompere - si è dichiarato - la cat.ena dell'impotenza
e dell'omertà>>. Una delegazione si recherà sui luoghi (lo ha scritto in un ser-
vizio « La Stampa>>, uno dei pochi giornali che si è interessato all'avvenimen-
to) per vedere quali siano le concrete possibilità di realizzazione del progetto.
Partendo dall'importanza del ruolo delle donne nel Libano e nei territor.i
occupati (si muovono e possono lavorare più facilmente fuori dai campi,
hanno acquisito autonomia e consapevolezza di proprie funzioni civili, sono
maturate culturalmente e intellettualmente), si è tessuto un filo di solidarietà
fra donne libanesi, palestinesi, israeliane, egiziane, greche, italiane e un sem-
pre più netto rifiuto della spirale di violenza e di morte. Non a caso le testi-
monianze più drammatiche sulla vita nei territori occupati sono state di Feli-
cia Langer, avvocato e vicepresidente della Lega israeliana dei diritti civili e
umani, e che coraggiosamente difende, con un'altra collega, gli imputati pa-
lestinesi.
Sono due piccoli, forse piccolissimi segni, ma che inducono a sperare
<<contro ogni speranza>>. Perché anche questo vogliamo, dobbiamo cercare
di capire: la tenacia di chi si batte per modi di esistenza più umani; e voglia-
mo, dobbiamo cercare di offrire la nostra solidarietà (come possiamo: pre-
gando, per esempio) a quanti operano per strappare alla guerra e alla rappre-
saglia le ragioni della pace e della riconciliazione. C'è qualcuno che pensa,
soffre e ama di fronte al milione di morti che sta costando la guerra fra Iran
e lrak; all'atmosfera di reciproco odio e sospetto che avvelena il Medio
Oriente e che conduce a situazioni apparentemente inestricabili come quella
libanese e, non tamo dissimile, l'altra dell'occupazione israeliana di terre
arabe; all'invasione e alla guerriglia, poco più a est, provocata dall'Unione
Sovietica in Afghanistan; ai venti di conflitti che spirano nel Golfo Persico
per improvvide iniziative di una parte o dell'altra, alimentate da intolleranze
religiose o da mal compresi interessi economici o di prestigio.
Ciascuno di noi può fare. Come i sessanta membri della Comunità Neve
Shalom, come le donne che pensano al «campo internazionale di pa·ce». Per-
ché il rispetto, la comprensione dell'altro si concretano in gesti, ma nascono
nel profondo di ognuno dei nostri cuori.
Angelo Paoluzi
Nel disegno:
Torchio tipografico tipo
«Stanhope• con cui don
Giovanni Bosco iniziò nel 1862
la prima Scuota tipografica
salesiana
Alpignano, nota come curatrice di
preziosi libri d'arte, mi donava il
grande strettoio per legatori, tutto in
legno (viti comprese), che don Bosco
aveva utilizzato agli inizi della sua
scuola di legatoria e che trent'anni
dopo aveva usato con i suoi ragazzi
all'Esposizione di Torino del 1884».
«Domenica 6 aprile 1986, a Valdocco,
vi è stato un raduno di ex allievi, ho
incontrato il prof. Coden, della scuola
grafica Salesiana di Verona, il quale
mi ha portato 8 fotografie della scuola
di don Bosco riguardanti la ·
stereotipia, la composizione, la
legatoria, la fonderia di caratteri e la

1.8 Page 8

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tipografia. Ha attirato la mia
particolare attenzione quest'ultima,
datata 1882. Si osserva che
l'illuminazione è a gas, si vedono due
file di macchine da stampa ma non è
visibile con quali mezzi vengano
azionate. Supp0nendo una
trasmissione con cinghie e puJeggie
posta sotto il pavimento, mi chiesi
però quale energia venisse utilizzata
per far girare la trasmissione.
All'archivio Storico del Comune di
Torino ! stata trovata una planimetria
del percorso e degli utilizzatori del
canale «Ceronda», derivato da una
preesistente derivazione dell'ex Molino
di Altessano a Venaria Reale, ultimato
nel I87 1. Dalla piantina, redatta nel
1898, risulta che erano dieci le ditte
allacciate con regolare concessione, e
diciannove senza autorizzazione, tra
queste ultime i Salesiani. Resta da
stabilire come furono fatte girare le
macchine dal 1862 al 187l: forse a
mano, forse con una macchina a
vapore o con un motore a gas
illumi nan te» .
«Una settimana fa, dovevo spedire un
torchio all'esposizione di Grafica
(GEC) che si apre sabato 2 maggio
alla Fiera di Milano; mi sono recato
nel magazzino del Politecnico, ed bo
scoperto che i due contrappesi in ferro
erano stati rubati. Non c'era più
temp0 per fabbricarne di nuovi.
Quella notte ho sognato don Bosco,
che mi ba detto: "Ti aspettano alla
scuola tipografica Paravia". Al mio
risveglio ho pensato a lungo a quelJe
parole, poi sono andato al.la scuola, in
via del Carmine, dove ho insegnato
per 45 anni, e qui ho trovato un
torchio con due contrappesi simili a
quelli che cercavo; e li ho avuti in
prestito per l'esposizione. Tutte
coincidenze? Forse. lo credo che don
Bosco si stia servendo di me da
parecchi anni, per riportare alla luce i
suoi vecchi laboratori. .. ».
M .T.
Ricordati a Genova i 90
anni di don Vincenzo
Colombara
Don Vincenzo Colombara, cappellano
del gruppo degli alpini insignito di
medaglia d'oro, «Antonio Cantore»,
ha compiuto novant'anni. La
ricorrenza ! stata festeggiata dagli
appartenenti al gruppo alpini
sampierdarenese presso la parrocchia
LOm~è-R~ L4 T.V. VI/OLJ)IREAFFIP/lRE UNO
~210 A CIASCUN COLORE POL1nco•• .
))
Nella foto:
L'avvocato Mauro Gorl, aoclo
della Antonio Cantore•,
consegna la stola sacerdotale a
Don Colombara
di Don Bosco, dove risiede l'anziano
sacerdote. Don Colombara ha
officiato una messa, durante la quale
ha pronunciato un'omelia ed ha
parlato della sua vita.
NelJa prima guerra mondiale il
religioso, cavaliere di Vittorio Veneto,
fu furiere sul fronte italo-austriaco
provvedendo ai vettovagliamenti ed
alla disLribuzione di sigarette. A
quell'ep0ca aveva venL'anni. Nel 1923
ru ordinato sacerdote e negli anni
seguenti ricopri diverse cariche in seno
alla Congregazione salesiana.
Don Colombara ha quindi voluto
ricordare agli amici alpini il significato
dei quattro loro distintivi: l'alpestock,
la picozza, la corda, la piuma: le
prime due rappresentano un simbolo
contro alle avversità della vita, la terza
significa che occorre costruire
fraternità, l'ultima vuol ricordare che
occorre puntare sempre alla vetta,
soprattutto a quella del cielo.
Il vecchio sacerdote ha concluso

1.9 Page 9

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- - - - - - - - - - - - -sB-
spiegando che non intende andare in
pensione; ogni giorno resta infatti per
ore e ore nel suo confessionale in
attesa dei fedeli. «li confessionale -
ha detto Don Colombara - è la mia
garitta».
Gli amici alpini della sezione Cantore
hanno regalato al sacerdote, in
occasione del suo compleanno, una
stola sacerdotale ed il gioco della
tombola: i! sacro e il profano. «La
tombola, ha spiegato il capogruppo
dell'«Antonio Cantore» Sergio Buzzi,
significa che Don Colombara ha
fatto... 90». Don Colombara ha
ringraziato commosso e quindi ha
donato, a sua volta, la tombola al
gruppo «Anziani-giovani» della
sezione, che raggruppa gli iscritti di
circa 70 anni d'età. «Sono i miei
"quasi coetanei" - ha detto il
sacerdote - e spero che giocando alla
tombola si divertano pensando a me» .
d.f.
l1 comune di Castelnuovo
Don Bosco lancia un
concorso
In occasione dell'anno centenario della
morte di Don Bosco la cittadina dove
nacque il Santo ha indetto un
concorso di arti visive aperto a tutti i
giovani dai 15 ai 25 anni di età
residenti nella Regione Piemonte.
li concorso - le adesioni si
raccolgono rino al 31 dicembre 1987
presso l'Assessorato alla Cultura del
comune di Castelnuovo Don Bosco -
ha per tema: «Don Bosco, la sua
terra, i giovani».
l1 card. Sin a Palermo
con gli emigrati filippini
I numerosi emigrati filippini che
lavorano in Sicilia sono affluiti a
Palermo da numerose località
dell'isola per incontrarsi con il
cardinale Jaime Sin, arcivescovo di
Manila. L'incontro si è svolto per
iniziativa della commissione episcopale
siciliana per il lavoro diretta da don
Salvatore Naselli, e con la
collaborazione del T.G.S. Don Bosco
«Ph.ilippines club». Sono intervenuti il
cardinale Pappalardo, arcivescovo di
Palermo e il sindaco della città
Orlando. È stato un incontro
affettuoso e commovente. Lontani
dalla loro terra, che sono stati costretti
ad abbandonare a causa delle
co_ndizioni di miseria che regnano in
molte regioni dell'arcipelago, i
filippini hanno visto nel cardinale Sin
un segno di speranza e di fiducia. Il
Porporato è infatti universalmente
noto per i! coraggioso appoggio dato a
Cory Aquino nella sua battaglia
contro il dittatore Marcos, una
battaglia che ha riportato la
democrazia nelle Filippine e avviato
un processo di riforme destinato a
dare al Paese maggiore stabilità
politica e prospettive di sviluppo
economico. La manifestazione si è
Nelle foto:
A sinistra le bambine
dell'lstltuto Mazzarello di
Palermo mentre danzano in
costume fllipplno
A destra Il cardinale Sin con un
gruppo di compatriote fUippine
svolta nell'auditorium San Silvestro,
dove gruppi di «colf» filippine hanno
partecìpato allo spettacolo offerto
dalle alunne dell'Istituto Maria
Mazzarello, delle suore salesiane di via
Evangelista Di Biasi. Le bambine
italiane hanno eseguito balli tipici
filippini.
La FMA da novant'anni
nell'asilo di Samarate
Nel gennaio del 1894 si spegneva
Giacomo Macchi, che, per testamento,
legava i suoi beni all'istituzione di un
asilo destinato ad ospitare «bambini
d'ambo i sessi appartenenti a famiglie
povere, domiciliate e dimoranti a
Samarate, provincia di Varese, di età
compresa fra i tre e i sei anni». Ad
essi doveva essere somministrata
giornalmente «una minestra nella
misura adatta alla loro età».
Novant'anni fa, nel 1897, l'asilo
comincìò a funzionare, curato dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice giunte
dalla Casa Madre di Nizza
Monferrato.
Per ricordare l'avvenimento, si è
raccolta a Samarate, nella scuola
materna «Macchi-Ricci», una folla di
autorità e di amici.
L'Amministrazione civica,
rappresentata dal sindaco Portalupi,
dal vicesindaco geom. Maiella e dagli
assessori Mazzucchelli e Pfacentini, ha
offerto una artistica ceramica con
significative parole di ringraziamento
«a coloro che dal lontano 1897
seppero mettere a disposizione le
proprie energie e la propria presenza
per il bene della comunità
samaratese». Una solenne celebrazione
eucaristica, presieduta dal salesiano
don Tarcisio Strappazzon, ha voluto
esprimere il ringraziamento al Signore
per il dono della presenza delle Figlie
di don Bosco. Parole di gratitudine
sono state pronunciate dal Parroco e
dal nuovo Coadiutore don Donato
Pastori. Poesie, ricordi, letture,
rievocazioni hanno reso famigliare
l'incontro, cui hanno preso parte
anche anziani allievi detla scuola
materna, ai quali ha rivolto affettuose
parole la direttrice della casa salesiana
suor Giannina Testa. Hanno inviato
messaggi il cardinale Carlo M. Martini
e il Rettor Maggiore don Viganò.

1.10 Page 10

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10 · I SETTEMBRE 19117
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LA FAMIGLIA SALESIANA
RIPROPONE DON BOSCO
ALLA CHIESA E AL MONDO
E esempio, a livello regionale, del
Triveneto. Ma anche nei piccoli
centri le iniziative si moltiplicano.
Roma, sellembre - L'inte•
ro mondo salesiano è in gran fermento.
I giorni passano celermente, e l'evento
del centenario - «Don Bosco 88» - si
avvicina a velocità sempre più sostenu-
ta. Le iniziative che pochi mesi fa erano
solo sulla cana, sono ormai entrate in
cantiere, vanno prendendo corpo, han-
no i contorni più netti dell'esecuzione
pratica. E non soltanto souo il profilo
organizzativo, ma anche dei contenuti.
Tanta attività porta a formulare una
considerazione preliminare e possiamo
ricavarla da una relazione che don Gae-
tano Scrivo, Vicario del Reltor Maggio•
re e presidente detta Commissione cen-
trale di coordinamento «DB 88», ha te•
nuto ad un incontro delle Commissioni
diocesane del Triveneto per le celebra-
zioni centenarie. «L'invito del Reuor
Maggiore - ha deuo don Scrivo - è
arrivato al cuore detta Famiglia salesia-
na perch~ essa già sentiva 'il bisogno di
celebrare don Bosco nella forma che lo
stesso Rettor Maggiore ci ha indicato.
Ciò che sta avvenendo nelle varie lspet-
torie, nelle varie nazioni non è un fatto
puramente organizzativo cli risposta a
una struttura, ma rivela quaJcosa di più
profondo: il bisogno cli confrontarsi
con Don Bosco per sentire e far vedere
alla Chiesa e al mondo che Don Bosco è
vivo nella misura in cui noi siamo uniti
per portare avanti il suo progetto apo-
stolico».
Don Scrivo ha manifestato queste s ue
impressioni sull'andamento della prepa-
razione a «DB 88» non in base ai «sen-
tito dire», bensl per esperienza diretta,
dopo aver compiuto numerosi viaggi
che l'hanno portato nei più diversi Paesi
dei vari Continenti. Ovunque il coìnvol-
gimento è globale, vede l'impegno di sa-
cerdoti, suore, laici. E ciò avviene sulle
linee di un criterio dettato dalla Com-
missione centrale e direno a unire, sul
piano organizzativo, le due realtà del
decentramento~ del coordinamento. Il
decentramento è attuato a livello mon-
diale, ispelloriale e locale, seguendo di-
reurici proprie dei. vari rami, poichè -
come ha rimarcalo don Scrivo - <<Ì sa-
cerdoti di Don Bosco, le Figlie cli Maria
Ausiliatrice, i cooperatori e le coopera-
trici, gli ex allievi e le Volontarie hanno
una particolarità cli celebrazione loro
propria nell'ambito della specificità del-
l'unica vocazione saJesiana ». Quanto al
coordinamento, esso è un fattore indi-
spensabile per realizzare quei momenti
celebrativi in cui tutta la Famiglia sale-
siana si ritrova.
Si coglie insomma l'impressione di

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - - - - -5'1-
1 SETTéMBRE 1987 11
una realtà in movimento nel senso giu-
sto. Questo non vuol dire - ha aggiun-
to il Vicario - che in tutte le parti del
mondo le cose vadano bene allo stesso
modo, che ovunque si sia afferrato iJ
senso giusto al cento per cento, questo è
umano. Ma in linea generale le cose
stanno camminando secondo le migliori
aspettative.
Un altro aspetto che sta emergendo
con molta evidenza da questa fase pre-
paratoria del centenarìo la si rileva nella
forte propensione della famiglia salesia-
na a fare delle celebrazioni un avveni-
mento di Chiesa, nella ferma convinzio-
ne che Don Bosco è un dono di Dio che
appartiene a tutta la comunità ecclesiale
e al mondo. Possiamo citare, ad esem-
pio, la lettera che la Famiglia salesiana
del Triveneto ha indirizzato al Patriarca
di Venezia cardinale Marco Cè, e che
contiene la piena disponibilità salesiana
a collaborare con l'Episcopato e con gli
organismi pastorali diocesani, sia du-
rante l'anno centenario, sia, soprattut-
to, nel delicato periodo della prepara-
zione, secondo lo spirito del messaggio
che don Egidio Viganò ha indicato a
tutta la Famiglia salesiana per 1'88 e che
è condensato nel tema generale: «Con i
giovani raccogliamo dinamicamente l'e-
redità del Co'ncilio».
Ed è dalla stessa Famiglia salesiana
del Triveneto - per insistere sull'esem-
pio - che sono venute numerose pro-
poste destinate a formare un nutrito
programma. È previsto per il 15 maggio
1988, all'arena di Verona, una «Festa
dei giovani>>, con la partecipazione di
tutti i Vescovi della Regione. Sarà a di-
sposizione delle Diocesi un servizio
stampa per presentare al grande pubbli-
co la figura di Don Bosco. Un aiuto
concreto verrà offerto alle Chiese locali
per una lettura della condizione giova-
nile del Triveneto, per la presentazione
della spiritualità salesiana giovanile e
laicale, per l' illustrazione della proposta
pedagogica di Don Bosco a genitori, in-
segnanti, animatori giovanili, per la
spiegazione del significato sempre più
attuale dell'Oratorio di Don Bosco, ecc.
I salesiani saranno inoltre disponibili
per i seminari, le scuole cattoliche, i
gruppi ecclesiali allo scopo di favorire
una riscoperta dell'attualità di Don Bo-
sco. Infine, sarà colta ogni occasione
per entrare negli ambienti non ecclesia-
li, come scuole statali, pubbliche istitu-
zioni, circoli culturali e ricreativi ecc.
dove presentare il sistema preventivo di
Don Bosco.
A livello diocesano, i salesiani del
Triveneto propongono che il centenario
di Don' Bosco sia celebrato in ogni Dio-
cesi con particolari manifestazioni, pre-
siedute dai singoli Vescovi. lnoltre, pro-
pongono pellegrinaggi diocesani, capaci
di coinvolgere soprattutto i giovani e
guidati dai Vescovi, ai luoghi salesiani.
Se questo è, succintamente, il quadro
delle iniziative a livello di una regione
- e lo abbiamo proposto per sottoli-
neare un orientamento diretto ad allar-
gare le celebrazioni centenarie della Fa-
miglia salesiana a tutta la Chiesa - non
meno ricco appare il panorama che esce
dai programmi predisposti a livello di
piccoli centri. Citiamo, sempre per
esemplificare, il caso di Mazzano, nella
vallata di Fiera di Primiero, in provin-
cia di Trento. Qui il calendario delle ini-
ziative già predisposto, copre l'intero
anno, mese dopo mese. Si va dall'aper-
tura de.Ile celebrazioni in ogni parroc-
chia nel gennaio 1988 fino alla chiusura
nel gennaio 1989, passando attraverso
concorsi di pittura, di poesia ecc. nelle
scuole della vallata, pellegrinaggi a To-
rino Valdocco, convegni di studio e
giornate di spiritualità, fiere del libro in
omaggio a Don Bosco apostolo della
«buona stampa», recital su Don Bosco,
ricerche per dare concreto aiuto ai cen-
tri di volontariato a favore dei poveri,
iniziative per la diffusione del «Bolletti-
no salesiano».
Sono, quelli citati, due soli esempi dei
molteplici aspetti che vanno via via
emergendo in questa fase di ormai acce-
lerata preparazione dell'anno centena-
rio. Ci proponiamo di tenere informati i
lettori delle iniziative e degli orienta-
menti che si svilupperanno nei prossimi
mesi in ogni parte del mondo per per-
mettere a tutti di meglio vivere e parteci-
pare «Don Bosco 88».
Armando Testa
(autore del manifesto):
«spero che ricordi
Don Bosco ai giovani»
Il manifesto celebrativo (che
vediamo illustrare la copertina di
questo numero del Bollettino) di
<<Don Bosco 88», che sarà diffu-
so in tutti i Paesi del mondo in
occasione del Centenario, è stato
ideato da Armando Testa, titola-
re dell'omonimo studio di Tori-
no. Ad Armando Testa, conside-
rato un autentico artista nel suo
campo e largamente noto con le
molte sue riuscitissime realizza-
zioru, abbiamo chiesto con quale
spirito ha affrontato il compito
che gli è stato affidato. «Fra tan-
ti lavori per prodotti di massa o
cartelli per avvenimenti culturali
- ha risposto - mi è piaciuto
affrontare il manifesto per Don
Bosco. Non è stato semplice, an-
zitutto perché le celebrazioni, i
centenari sono già di per sé temi
difficili. In più, quando si deve
rappresentare un santo, si ha
sempre iJ timore dì cadere nell'il-
lustrazione ovvia, nel raccontino
agiografico. E questo rischio lo
dovevo evitare soprattutto per
Don Bosco, chè è un santo anco-
ra oggi modernissimo. Il taglio
grafico della scritta mi ha con-
sentito di dare un piglio attuale,
ma al tempo stesso umano, al
suo volto. Spero che piaccia alla
gente, e soprattutto che faccia ri-
cordare Don Bosco ai giovani di
oggi».
Marek Kopelelìt musicista cecoslovacco
ha composto la musica per la cerimonia
inaugurale
La cerimonia ufficiale di apertura dell'anno centenario della morte di
Don Bosco si terrà, com'è noto, il 30 gennaio 1988 a Torino. Nell'occa-
sione, al teatro Regio, sarà eseguita una composizione musicale originale,
di cui è autore il musicista cecoslovacco Marek Kopelent. Nato a Praga
nel 1932, Kopelent ha conseguito la maturità al liceo francese della capi-
tale ceca, per passare poi all'accademia di musica praghese, dove si è di-
plomato nel 1955 col dramma sinfonico «Sitaoella». Ha al suo attivo nu-
merose composizioni per orchestra, musica da camera, ecc. Nell'accetta-
re l'incarico di comporre la musica per «DB 88», il maestro si è detto lie-
to di contribuire a celebrare un Santo che il mondo intero conosce e ono-
ra come un sincero, grande amico dei giovani.

2.2 Page 12

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_ PROGETTO AFRICA_ _ __ _ __ _ __ _ _ _ _ _ _ __
12 I SETTFMBIIE 1987
Angola
M1ss10NE
IN ANGOLA
PAESE
SENZA PACE
Una pattuglia di 14
salesiani dell'Jspettoria di
San Pau/o del Brasile
condivide le sofferenze e
le speranze di un popolo
che vive in guerra da 26
anm.
Roma - Quella del mis-
sionario non è mai una vita como-
da. Disagi, pericoli, incomprensio-
ni, problemi di ogni tipo sono pane
quotidiano. Ma tutto diventa anco-
ra più difficile se il missionario si
trova ad operare in un Paese che da
ventisei anni, è in stato cli guerra. E
l'Angola, Paese africano a sud del-
l'Equatore, grande quattro volte
l'ltalia, con circa otto milioni di
abitanti, le brutture della guerra, in
quasi tre decenni, le ha conosciute
tutte: morte, distruzione, fame, mi-
seria, sofferenza.
Prima c'è stata la dura lotta con-
tro i portoghesi (l'Angola è una ex
colonia del Portogallo) per conqui-
stare l'indipendenza. Poi, dal J0
novembre 1975, anziché aprirsi a un
avvenire di pace come era nell'au-
spicio di tutti, l'Angola è precipita-
ta in una rovinosa guerra civile, che
continua ancora oggi, e che vede
impegnate non solo le forze armate
del governo di Luanda e le forma-
zioni ribelli di un movimento che si
oppone all'attuale regime al potere,
ma anche eserciti stranieri, cubani e
russi da una parte, sudafricani dal-
1'altra. 1combattimenti sono andati
facendosi sempre più aspri, le vie di
comunicazione rese inagibili, l'eco-
nomia indissesto a causa delle enor-
mi risorse inghiottite dalle crescenti
esigenze belliche, i raccolti nelle
campagne distrutti o razziati dai
guerriglieri, i rifornimenti alle po-
polazioni che vivono nelle città sem-
pre meno garantiti. Su tutto ciò re-
gna sovrana l'insicurezza, sia per gli
uomini che per i· loro beni.

2.3 Page 13

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2.4 Page 14

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14 · I SETTEMBRE 1987
«Non è una vita facile»
È in questa drammatica situazio-
ne che si trova ad operare una co-
raggiosa pattuglia di missionari sa-
lesiani, 14 in tutto. Come vivono?
Che cosa fanno? Con quali prospet-
tive? Ne parliamo con don Josef
WinJcler, delegato ispettoriale per
l'Angola. «Certo, non è una vita fa-
cile, ma noi non ci lamentiamo più
di guanto non si lamentino gli stessi
angolani, perché, al pari di loro,
vorremmo che la guerra lasciasse fi-
nalmente il posto alla pace e che il
Paese si avviasse sulla via di un soli-
do e duraturo sviluppo. Il nostro
impegno è innanzitutto la condivi-
sione. Siamo in mezzo al popolo per
condividerne Je sofferenze e, al tem-
po stesso, per tentare di alleviarle
nei limiti delle nostre modeste possi-
bililà. l bisogni sono immensi, inve-
stono la vita quotidiana di tutti, co-
me sempre accade in un Paese per-
corso dalla guerra. E noi siamo in
pochi e con scarsi mezzi. Ma c'è
un'altra cosa che noi vogliamo con-
dividere con gli angolani, ed è la
speranza in un futuro di pace e di
progresso».
Abbiamo incontrato don Winkler
a Roma, in occasione di un suo bre-
ve soggiorno motivato dalla parteci-
pazione a un incontro della Caritas
intemationalis. Ce lo ha presentato
un altro salesiano, don Larry Lo-
renzoni, che della Caritas lnterna-
tionalis è da qualche mese il dinami-
cissimo responsabile del Centro di
documentazione e del servizio in-
formazioni. «La Caritas - ci dice
don Winkler - svolge in Angola un
ruolo di primo piano nell'aiuto alle
popolazioni. Con interventi d'emer-
genza fornisce viveri alla gente nei
momenti di maggior crisi. Gode del-
l'appfezzamento delle stesse autori-
di governo, anche perché è l'uni-
co organismo non governativo do-
tato di solide strutture organizzati-
ve. I pubblici poteri hanno piena fi-
ducia nella Caritas, sanno che nella
distribuzione del cibo, dei medici-
nali, ecc. essa agisce con equità e
senza dispersioni, avendo cura di
arrivare ai più bisognosi». E la Ca-
ritas, aggiungiamo noi, potrebbe
forse fare molto di più se chi vive
nei Paesi ricchi si facesse carico del-
le sofferenze di questo popolo pro-
vato da una guerra spesso dimenti-
cata, e sapesse che con sole cento-
mila lire si coprono le necessità di
una famiglia angolana media per un
intero mese.
Don Wìnkler è di nazionalità te-
desca, e dalla natia Monaco di Ba-
viera parti missionario, nel J957,
ancora studente, per iJ Brasile. An-
che allora scelse di lavorare in una
regione tutt'altro che comoda, il
Mato Grosso, fra le più impervie e
meno accoglienti del grande Paese
latino-americano. Ordinato sacer-
dote neJ 1966, ha continuato la sua
attività missionaria nelle regioni in-
terne dello Stato brasiliano di San
PauJo, per trasferirsi poi, nel 1985,
in Angola. Lo avevano preceduto,
quattro anni prima, i confratelli sa-
lesiani, tutti provenienti da Paesi
sudamericani. La missione in Ango-
la è infatti patrocinata dall'Ispetto-
ria dì San Paulo, nel quadro del
"Progetto Africa".
«Pensi che fin dal lontano 1881,
la Chiesa angolana, all'epoca ema-
nazione della Chiesa portoghese,
scrisse a Don Bosco una lettera per
sollecitare l'invio di missionari sale-
siani. Ma Don Bosco, pur con ram-

2.5 Page 15

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----------#--
marico, non poté accogliere la do-
manda, una fra le tante che egli ri-
ceveva ormai da ogni parte del
mondo, e che avrebbero richiesto,
per essere tutte soddisfatte, un nu-
mero di salesiani di gran lunga su-
periore a quello di cui la Congrega-
zione disponeva sul finire del secolo
scorso.
Ci sono voluti cento anni... Ma
finalmente i salesiani sono approda-
ti anche in Angola. È una ulteriore
testimonianza della validilà del
"progetto Africa".
L avaro nelle parrocchie
Qual è il vostro campo di attivi-
tà? «Vede, la situazione io Angola
così come è oggi, ci apre spazi rela-
tivamente limitati. La scelta .ideolo-
gica del regime al potere, che si ri-
chiama al marxismo-leninismo, ha
fatto sì che i rapporti fra lo Stato e
la Chfosa attraversassero momenti
difficili. A partire dal 1978, tutta-
via, si è stabilito un cHma di reci-
proca tolleranza, che ha consentito
di evitare le aspre frizioni del passa-
to. Ciò non toglie che sia tuttora
impedita l'apertura di scuole catto-
liche, che in tutta l'Angola esista un
solo seminar.io minore, che a noi sa-
1 SETTEMBRE 1987 · 15
tutto, perché i giovani sono costretti
dallo stato di guerra a prestare un
lungo servizio militare, che li tiene
lontani da casa per molto tempo».
Il popolo angolano è cristiano al
50 per cento, e fra i cristiani, il 70
'per cento è cattoHco. <<Gli angolani
sono molto religiosi - sottolinea
don Winkler - e le nostre celebra-
zioni liturgiche sono seguitissime.
La fede della maggior parte dei cre-
denti è ben radicata. Naturalmente
non mancano i problemi, che na-
scono soprattutto dal permanere di
tradizioni ancestrali, specie per
quanto riguarda il matrimonio, che
risente ancora del tradizionale rap-
porto poligamico».
li lavoro quotidiano nelle parroc-
chie mette a contatto i missionari
salesiani con la realtà sociale ed eco-
nomica del Paese. Una realtà dolo-
rosa, che si coglie anche nelle stra-
de, dove si incontrano tanti giovani
Un gruppo di missionari
salesiani con don Luc Van Loy
mutilati di guerra, dove i negozi
non sono in condizione di esporre
(li quarto da sinistra in alto)
durante una visita In Angola del
consigliere per le missioni
salesiane. L'ultimo a destra è
don Josef Wlnkler
alcuna merce, dove si pratica un
mercato nero - la Kandonga, come
la chiamano - a prezzi proibitivi
per i meno abbienti, dove si trasci-
nano contadini che la guerriglia e i
combattimenti hanno cacciato dalle
loro terre costringendoli a riparare
in città (spesso sprovvisti di <<car-
lesiani in particolare non sia conces- tao», cioè la tessera dei generi ali-
so di promuovere quelle scuole pro- mentari razionati, i contadini sono
fessionali che fanno parte della no- obbligati a vivere di espedienti per
stra tradizione e del nostro impegno sbarcare il lunario).
educativo fra i giovani».
È quasi incredibile che ciò accada
«Il nostro lavoro - prosegue in un Paese che è potenzialmente
don Winkler - si svolge quindi es- ricchissimo di risorse minerarie e di
senzialmente nelle parrocchie. Ne terre fertilissime, ma impossibilita-
abbiamo una a Luanda, la parroc- to a sfruttarle a causa della guerra e
chia di San Paolo, una a Ndondo, dei giochi di interesse che coinvol-
180 chilometri dalla capitale, e una gono potenze straniere. I missionari
terza nel nord del Paese; verso il salesiani - al pari, del resto, dei
confine con lo Zaire. Una quarta missionari appartenenti alle altre
comunità è stata aperta solo tre me- Congregazioni - si rivolgono alla
si fa, e affidata a salesiani prove- massa dei diseredati cercando di fa-
nienti da Paesi de!J'America centra- re il possibile. Oltre a questo impe-
le. L'attività principale è quella del- gno e al di deUo specifico compi-
la catechesi, una catechesi molto to missionario dell'evangelizzazio-
prolungata, perché vogliamo radi- ne, qual è, don Wink.ler, il senso
care nel profondo la fede e farla vi- della vostra presenza in Angola?
vere con piena consapevolezza. Ov- « La gente dimostra di nutrire gran-
viamente dedichiamo cure partico- de fiducia nei missionari, guarda ad
lari ai ragazzi. Nella sola parrocchia essi, alla loro presenza in questa ter-
di Luanda ne abbiamo oltre due- ra tanto provata, come a una testi-
mila.
monianza, a un segno di speranza in
Siamo aiutati validamente da col- un futuro migliore per tutti».
laboratori angolani, ragazze soprat-
Gaetano Nanetti

2.6 Page 16

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_ VITA ECCLESIALE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
16 I SETTEMBRE 1987
TEoLOGIA PER LAICI
APERTA Al PROBLEMI
DELLA NOSTRA EPOCA
Sorto nelrambito dell'Ateneo salesiano,
l'Istituto superiore di scienze religiose
contribuisce alla f ormavone di un laicato
consapevole del proprio ruolo nella
comunità ecclesiale.
Colloquio col preside don Giorgio Zevini.
Roma - Teologia? Ma
non è materia per seminari e per
università ecclesiastiche? Certo. Ma
non solo. Da qualche tempo, attor-
no alla teologia si è risvegliato un
interesse che coinvolge un sempre
più grande numero di laici, gente
comune, che vive la normale vita di
tutti i giorni, gli impegni della fami-

2.7 Page 17

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- - - - - - - - - - -5'1-
I SETTEMBRE 1987 17
glia e del lavoro. Non si tratta di
una passione momentanea, di una
«moda». È piuttosto la risultanza
meditata della forte spinta impressa
dal Concilio Vaticano Il aJ ripensa-
mento del ruolo affidato ai laici cri-
stiani nella Chiesa, la naturale con-
seguenza del riconoscimento della
essenziale partecipazione del laico
al progetto di «nuova evangelizza-
zione» cui Giovanni Paolo II ha vi-
gorosamente chiamato la Chiesa
italiana.
Il laico - figura alla quaJe, come
è noto, sarà dedicato l'ormai immi-
nente Sinodo dei Vescovi - può da-
re alla Chiesa un contributo tanto
più qualificato e sostanziale quanto
maggiore è la sua preparazione,
quanto più radicata e matura è la
sua formazione religiosa. La consa-
pevolezza della vocazione specifica
del laico all'interno della missione
evangelizzatrice della Chiesa, e il
rafforzarsi della ricerca di maggiori
A sinistra don Giorgio Zevinl
preside dell'Istituto al suo tavolo
di lavoro e a destra
don Bergame111 docente di
patrologia al Pontificio Ateneo
Salesiano
(Fotoservlzio Franco Marzi - Roma)
spazi nell'ambito della comunità ec-
clesiale, incrementano la domanda
di una adeguata preparazione.
È allo scopo di rispondere a que-
sta crescente richiesta che è nato I'I-
stituto superiore di scienze religiose,
istituito presso la Facoltà cli teolo-
gia dell'Università pontificia sale-
siana. L'atto di nascita ufficiale del-
l'Istituto è recente, perché il ricono-
scimento da parte della Congrega-
zione per l'educazione cattolica ri-
sale al 29 giugno 1986. Ma sotto
forma di «corso» a carattere speri-
mentale, l'iniziativa salesiana ha
preso vita fin dall'anno accademico
1982-83. «Abbiamo cominciato con
quattro iscritti - ricorda don Gior-
gio Zevini, preside dell'lstiluto -
ma la crescita è stata rapida. Lo
scorso anno accademico abbiamo
contato più di 150 iscritti, e dalle
adesioni che già stanno affluendo in
vista del nuovo anno accademico
1987-88, prevediamo di raggiungere
e superare i 200 partecipanti».
C rescen te
p artecip azione
Chi sono i laici che sentono il bi-
sogno di frequentare i corsi di teolo-
gia dell'Istituto? Quali le motiva-
zioni che li spingono a sobbarcarsi il
non lieve onere di cinque lezioni set-
timanali, dalle 16,30 alle 20 e con
frequenza obbligatoria, ad affron-
tare le sessioni d'esami («e sono
esami impegnativi - dice don Zevi-
ni - perché sia.mo molto rigorosi,
come si conviene ad un istituto cli
studi universitari che si rispetti »), a
preparare la tesi finale prima di Ol-

2.8 Page 18

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18 · I SETTEMBRE 1987
tenere il titolo accademico dj «ma-
gistero in scienze religiose»?
L'area della partecipazione è am-
pia e variegata. Siedono nelJe stesse
aule dcli' Ateneo salesiano il genera-
le in pensione e il giovane diploma-
to, l'ex presidente di Corte dei Con-
ti e la madre di famiglia. E poi ci so-
no religjosi e religiose. Molti abita-
no a Roma-città, ma ci sono allievi
che, per andare e venire, affrontano
l'intenso traffico delle vie consolari
che portano ai centri minori della
provincia o della regione laziale.
Quanto a lle motivazioni più spe-
cifiche, esse corrispondono all'arti-
colazione delle finalità perseguite
dall'Istituto; anche se non mancano
coloro che seguono i corsi per assol-
vere a un loro intimo bisogno di più
approfondita conoscenza dei fon-
damenti della cultura rellgiosa. Fra
gli iscritti ci sono persone che inten-
dono dedicarsi all'insegnamento
della religione nelle scuole, da q uel-
le materne al liceo, e le vicende che
hanno tenuto in agitazione questo
particolare settore scolastico sono
troppo recenti e troppo note per do-
ver sottolineare l'importanza di di-
sporre di insegnanti dotati della in-
dispensabiJe preparazione. Ci sono
poi persone che si preparano al dia-
conato permanente e all'esercizio
dei ministeri istituiti, un campo che
si allarga sempre di più alla parteci-
pazione dei laici. Altri aspirano a
diventare animatori per le attività
pastorali e catechistiche della Chie-
sa locale, o a svolgere funzioni lea-
der nei movimenti ecclesiali, oggi
tanto numerosi e percorsi da fer-
menti di iniziativa.
Ci sono poi coloro che seguono i
corsi come iniziazione teologica di
base per poter accedere alle facoltà
ecclesiastiche presso cui proseguire
gli studi. Infine ci sono religiose e
religiosi laici di diverse Congrega-
zioni, che avvertono la necessità di
aggiornare o approfondire la loro
preparazione teologica.
A un primo anno di corso, che
pone le basi di un generale orienta-
mento filosofico-teologico-umani-
stico, segue un triennio articolato in
vari indirizzi: pedagogico-didattico
per insegnanti di religione;
teologico-ministeriale per il laicato
chiamato a specifici servizi all'inter-
no della Chiesa; catechetico-
pastorale per chl intende dedicarsi
ai settori dell'animazione parroc-
chiale, come la preparazione alla
Cresima, al matrimonio ecc. Le di-
scipline che formano i piani di stu-
dio spaziano dalla sacra Scrittura
alla Patristica, dalla storia della
Chiesa a lla liturgia, dalla teologia
fondamentale alla teologia morale,
dalla filosofia alla psicologia, dal-
!'antropologia al diritto, ecc. Rap-
presentano un po' la sintesi degli in-
segnamenti impartiti nelle varie fa-
coltà dell'Ateneo salesiano. Il titolo
accademico conferito al termine del
quadriennio è riconosciuto sia dallo
Stato che dalla Santa Sede.

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - - - -~ -
I SETTEMBRE 1987 19
À contatto con la realtà
«Ma ciò che ci caratterizza in mo-
do particolare - tiene a precisare
don Zevini - è lo sforzo diretto a
mettere in contatto permanente la
teologia con la realtà della nostra
epoca, mediante il dialogo fra scien-
ze teolog,iche e scienze umane. Non
facciamo dunque della teologia di
stampo ecclesiastico, specialistica,
con una forte accentuazione teori-
ca. Il nostro impegno è diretto a
proporre una teologia rigorosa dal
punto di vista scientifico, ma alla
portata dell'uomo di oggi, per met-
terlo in condizione di meglio dispor-
si di fronte alla problematica del
mondo contemporaneo». Insom-
ma, se è vero che al laico, collocato
ad un tempo nella Chiesa e nella
storia, viene riconosciuta una fun-
zione di fondamentale importanza
nel quadro della « nuova evangeliz-
zazione>>, tanto da considerare que-
st'ultima inattuabile senza l'appor-
to dei laici per via del loro ruolo di
raccordo fra la Chiesa e il mondo,
allora bisogna ~rrivare alla conclu-
sione che la preparazione teologica
diventa essenziale per aiutare iJ lai-
cato ad essere nelJa secolarità con
piena coscienza dei problemi che so-
no tipici della noma epoca.
Ciò vuol dire possedere gli stru-
menti necessari a capire e affrontare
- come ebbe occasione di dire il
Reuor Maggiore don Viganò, te-
nendo la prolusione ai corsi dell'an-
no accademico 1986-87 - problemi
quali «La secolarizzazione, l'incul-
turazione, la problematica della
donna, la liberazione, la socializza-
Esperienze, obbiettivi,
rlsultatl
Le impressioni di allievi dei centri di teologia
Ecco alcune impressioni raccolte fra i partecipanti ai corsi dell'lstilulo
di scienze re)jgiose dell'Ateneo salesiano.
Roberto Brunei/i, Generale dei carabinieri in pensione: «Mi sono iscril-
to per approfondire i problemi che la coscienza mi pone. Presi la decisio-
ne dopo aver letto le ultime encicliche di Giovanni Paolo Il, perché sentii
nascere in me il bisogno di dare spazio ai temi che quei documenti tratta-
vano. Il corso mi ha molto aiutato a dare risposte alle mie domande, e an-
che se non tutto mi è ancora chiaro, sento di essere sulla buona strada».
Paola Giganti, insegnante, sposata con tre figli: «Confesso che la moti-
vazione che mi ha mosso è stata la ricerca di un interesse da coltivare al
di fuori dell'ambiente familiare. Ma poi è andata prevalendo la ricerca di
risposte ai miei problemi esistenziali. Non è solo una questione culturale
in senso stretto. Sento che si sta trasformando il mio stesso atteggiamento
verso la vita. È un tipo di studio che li entra dentro, e ha tutta l'aria di
volerci restare. Ciò è anche merito degli insegnanti, che sono molto coin-
volgenti perché riescono a integrare la teologia con il vivere quotidiano.
Non mi propongo finalità pratiche immediate, ma solo lo scopo di vivere
il cristianesimo in modo più consapevole».
Maria Pia Maddaloni, assistente volontaria tra gli handicappati, sposa-
ta con due figli: «Ho capito che la mia preparazione religiosa era troppo
carente e ho sentito il desiderio di approfondire il Vangelo. Il mio interes-
se è aumentato col tempo. L'insegnamento è impartito con una imposta-
zione molto aperta e con continui inserimenti nella vita quotidiana. Al
termine del corso vorrei poter insegnare religione nelle scuole superiori,
perché sono convinta di poterlo fare ora con una impostazione nuova, ca-
pace di portare i giovani a sentire l'importanza della C\\Jltura religiosa.
Oppure mi piacerebbe inserirmi in un gruppo giovanile, ma preferirei, al-
la parrocchia, qualche movimento ecclesiale. Con i nostri professori il
dialogo è continuo in un rapporto di scambio molto ricco».
zione, la personalizzazione... e, an-
cora, la situazione del mondo del la-
voro, nonché la vasta area dei com-
piti culturali ed educativi, dal ri-
spetto della libertà delle persone ai
diritti e doveri educativi della fami-
glia, dal vero senso democratico
della convivenza politica alle finali-
tà culturali delle comunicazioni so-
ciali, dalla sacralità della vita all'at-
tenzione verso gli ultimi, dall'im-
mensa sfida dell'inserzione vitale
del Vangelo nella cultura emergente
alla divaricazione fra cultura e van-
gelo». «Ciò che ci preme di far ri-
saltare - afferma don Zevini - è
la necessità di mettersi in dialogo
con il mondo, anche per cogliere
quanto di positivo esso ci propone.
Del resto, il nostro indirizzo è con-
forme a quello fatto proprio dal
Concilio, sulla scorta della grande
intuizione di Paolo Vl».
Uno dei risultati più vistosi di
questa impostazione è il rapporto
che si è instaurato fra i laici parteci-
panti ai corsi e i docenti (questi ulti-
mi sono stati finora tutti salesiani,
ma con il prossimo anno accademi-
co iJ corpo insegnante sarà integrato
da docenti di altre provenienze).
«Un rapporto intessuto anch'esso
di dialogo - chiarisce don Zevini
- che, se da un lato mette i laici in
condizione di apprendere, dall'altro
arricchisce i docenti nel momento
stesso in cui vengono a contatto con
le problematiche sollevate dagli al-
lievi il più delle volte sulla base di
loro esperìenze personali. L'appro-
fondimento dei problemi, realizzato
in un incontro tra il vissuto e i fon-
damenti del sapere teologico, è di
grande importanza ai fini del supe-
ramento della divaricazione fra
scienza e fede».
Ma c'è un altro aspetto di questa
esperienza salesiana che merita di
essere s01tolineato: il clima di cor-
dialità che la frequentazione pro-
tratta per l'intero periodo dei corsi
tende a propizìare, fa sì che molti
vivano questa vicenda di studio e di
impegno cùlturale come un momen-
to comunitario, di amicizia e frater-
nità, che si allarga spesso ai fami-
gliari dei partecipanti. Al di là del-
l'aspetto pratico e scientifico, anche
questo è un risultato di grande va-
lore.
G. N.

2.10 Page 20

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_ PASTORALE GIOVANILE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
20 I SETTEMBRE 1987
Cile
SceGLIERE LA VITA
LAVORANDO IN COLONIA
Ogni anno almeno
15mila ragazzi
trascorrono una
settimana di vacanze in
una delle tante case
salesiane del Cile.
Una iniziativa che
mobilita molte forze.
Le colonie salesiane
«Villa Feliz» nascono in Cile nel
1973. È l'anno del golpe militare
che, rovesciando il governo di AJ-
lende, conduce al potere il generale
Augusto Pinochet. La situazione
sociale ed economica del Paese è al
collasso e milioni di persone subi-
scono gli infausti rovesci di una gra-
vissima crisi. In pochi, sostenuti
dalla fede in un «uomo plenario», i
ragazzi del movimento giovanile sa-
lesiano di Santiago decidono di far-
si presenza di Chiesa nel Cile: una
Chiesa che, a partire dall'umiltà
dell'organizzarsi territoriale, va a
dare e nello stesso tempo ad impa-
rare dai poveri. E tra questi, secon-
do lo stile di Don Bosco, scelgono i
più giovani. Così, in una stretta in-
terazione tra fede, cultura e impe-
gno sociale, che non disdegna di
farsi «politica» in senso più lato,
creano le colonie estive «per quei
ragazzi cui manca di tutto... per es-
sere ragazzi».
Intese come una sorta di orato-
rio, le colonie « Villa Feliz» si basa-
no completamente sulla gratuità del
servizio: il volontariato giovanile
orbitante nel mondo salesiano è la
polla da cui scaturiscono gli artefici

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - - - - - - -s/1-
1 SETTEMBRE 1987 · 21
di questa nuova attività. Durante
l'anno gli animatori, tra i 15 e i 20
anni, vengono preparati adeguata-
mente suJ piano pedagogico, spiri-
tuale e culturaJe. Saranno poi loro
stessi a raggranellare i mezzi pecu-
niari sufficienti alla realizzazione
delle colonie attraverso spettacoli,
manifestazioni e happening di altro
tipo che coinvolgano anche i più
lontani. Altri aiuti finanziari vengo-
no forniti di volta in volta daJl'epi-
scopato, dalla Caritas, dalle banche
e da tante persone che pure preferi-
scono rimanere neJJ'anonimato.
Spesso hanno partecipato i cardina-
li Raul Silva e Francisco Fresno;
dalla parte di questi giovani un aiu-
to non indifferente, anche da un
punto di vista pubblicitario, provie-
ne da radio Chilena.
Nell'atto pratico, la colonia, pre-
vista tra i 7 e i 15 giorni, è divisa in
varie giornate: la giornata dell'ami-
cizia, dello svago, del lavoro, della
preghiera, della natura, della fami-
glia e cosl via dicendo. Sono chia-
mati a partecipare i ragazzi tra i 7 e
i 14 anni che non avrebbero aJtra
possibilità di godersi una pur mini-
ma vacanza estiva. «È una maniera
semplice di far conoscere ai piccoli
chi è Cristo attraverso giochi, canti,
corse, passeggiate...», dice un ani-
matore, con un approccio tutto sa-
lesiano: «non solo amate, ma fate
capire che amate».
In un Paese dove la violazione dei
diritti fondamentali del bambino
assume via via aspetti sempre più
gravi, i ragazzi di «Villa Feliz» fan-
no propria la strada dell'opzione
per la vita. Delinquenza, alcooli-
smo, droga, desaparecidos, sfrutta-
mento e violenza minorile, prostitu-
zione, aborto e compravendita di

3.2 Page 22

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22 · I SETTEMBRE 1987
VUOI
RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO1
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA

3.3 Page 23

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- - - - - - - - - - -~ -
A sinistra un gruppo di giovani animatori e sopra
momenti di gioco e di allegria tra I partecipanti alla
colonia
neonati sono all'ordine del giorno.
La Dichiarazione dei diritti del
bambino ratificata dalle Nazioni
Unite il 20 novembre del J959 rima-
ne lettera morta.
Qui i bambini, invece, vengono
accettali come un regalo e non come
una minaccia per la vita degli altri.
È un'opzione per la vita che ricom-
pone la frattu ra tra vangelo e cultu-
ra propria di tanta parte del mondo
odierno. Una scelta che si artkola
nel duplice aspetto dell'amore e del-
la condivisione. Leggiamo la testi-
monianza di due animatori, en-
trambi ventenni. Una ragazza:
«Costa molto l'impegno della colo-
nia, ma ho sempre presente che il
volto di ciascun bambino è il volto
di Gesù. E il miglior regalo che ci
fanno i ragazzi aUa fine delle vacan-
ze è quando ci dicono: «ti voglio
molto bene». Un ragazzo: « La co-
lonia mi ha aiutato a scoprire la
realtà dolorosa che soffrono molti
piccoli fratelli. Ciò ha reso possibile
un cambiamento nella mia visione
deJJa vita: ora sono più compromes-
so per coloro che soffrono».
Alla base di tutto questo c'è, pa-
I SéTTEMBRé 1981 23
lese, la pedagogia di Don Bosco con
il suo sistema preventivo e i suoi tri-
nomi: amorevolezza, ragione e reli-
gione; istruire, educare e divertire.
Una metodologia che rifugge dal
paternalismo per condividere, im-
parare, offrire, una vera educazione
popolare: alla fede, alla giustizia, al
senso nuovo deUa vita.
In questo modo l'annuncio del
Cristo e la denuncia del peccato del
mondo, la violenza, l'ingiustizia, le
mille trame della morte, si riscopro-
no uniti nella verità della profezia. I
ragazzi cileni di « ViJJa Feliz» allora
si ritrovano perfettamente in quella
teologia della liberazione che pro-
viene dall'episcopato latino-ameri-
cano di Puebla nel 1979 con la scel-
ta preferenziale, ma non esclusiva,
per i poveri e i giovani. Cosicché
l'addentellato democratico non può
mancare: e nel corso di formazione
per gli animatori di « Villa Feliz» si
descrive la violazione dei diritti fon-
damentali dell'uomo perpetrata dal-
la dittatura militare tuttora al pote-
re; pure si accenna all'impegno del-
la Chiesa a favore degli ultimi, degli
emarginati e dei sopraffatti. Un ruo-
lo profetico e di servizio, si affer-
ma, che ha dato alto prestigio mo-
rale alla Chiesa: «oggi in Cile sj sti-
ma il Papa, si stimano i cattolici>>.
E da un piccolo gruppetto, « Villa
Feliz» si fa grande. L'idea di regala-
re una vacanza gratuita ai più pove-
ri e ai più piccoli del Cile si diffonde
in tutto il Paese fino a interessare
parrocchie e movimenti non salesia-
ni. L'ultima «Villa Feliz» ha visto
un migliaio di animatori impegnati
per 12.000 ragazzi della strada lun-
go oltre 30 gradi di latitudine: da
Iquique, nel deserto di Atacama fi-
no a Punta Arenas nella Terra del
Fuoco. Una vacanza dove, in primo
luogo, si dona un affetto mai cono-
sciuto: insieme a cibo, vestiti, cultu-
ra, fede.
Questo è lo spirito complessivo di
«Villa Felirn, dove la fede diventa
affetto e amore, dove la Chiesa si fa
giovane per i giovani, sorella per i
fratelli. «Ciascuno di questi bambi-
ni poveri - dice un animatore - ci
interpella dalla sua povertà. Non
sono cifre, né percentuali, ma per-
sone... e per un cristiano sono fra-
telli».

3.4 Page 24

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_ VITA SALESIANA_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
24 I SETTEMBRE 1987
Il centro Frankl
NEL NOME
DI DON BOSCO
E DI VIKTOR
FRANKL
Da oltre dieci anni è sorto a
Messina un centro psico-
pedagogico le cui iniziative
diventano sempre più un
riferimento culturale per l'intera
città. La cronaca de/l'undicesimo
seminario dedicato alla cultura
dell'impegno.
«Impegno, volontaria-
to, solidarietà, sono come i lati del-
la piramide della nuova umanità,
piramide che certamente sfida Il
2000 con la certezza del futuro e con
la gioia di vivere!»
Cosi Don Umberto Romeo, diret-
tore del centro «Frankl», ha intro-
dotto i temi della tre giorni svoltasi
nello scorso maggio a Messina daJ
titolo: «Per una cultura dell'impe-
gno, giovani e adulti verso una so-
cietà di pace».
Organizzato daJJ'lstituto (<Dome-
nico Savio» di Messina, sezione
Centro-Psico-Pedagogico «Vilctor
Frankl», in collaborazione con l'U-
niversità SaJesiana Facoltà di Teo-
logia «San Tommaso» di Messina,
il Seminario - giunto aJla sua undi-
cesima edizione - è divenuto un
punto di riferimento preciso per
quanti operano nella realtà messine-
se. Un momento di verifica ed allo

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - -iS8-
I Sé1TEM8Ré 1987 25
stesso tempo di rilancio per l'attivi-
deUa chiesa locale.
Relatori prestigiosi, non solo per
le cariche ricoperte, ma soprattutto
per Ja testimonianza offerta, hanno
focalizzato in pieno i tre singoli te-
mi in cui si è articolato il seminario.
Cultura dell'impegno:
tra realtà e utopia
Particolarmente lucida e tagliente
è stata l'introduzione a questo tema
fatta dal Professor Briguglio, mem-
bro della presidenza della Caritas
messinese: «Dobbiamo essere pro-
tesi al recupero cli un cristianesimo
essenziale, di quel cristianesimo
che, al di là cli tutti gli orpelli di cui
siamo stati capaci di caricarlo, parte
da quel precetto fondamentale di
Nostro Signore: Amerai il prossimo
tuo come te stesso. Amare Dio si-
gnifica amare il mondo. Ed ecco
che l'interesse del nostro tempo ha
cambiato completamente direzione:
noi siamo stati finalmente riportati
dal cielo aUa terra, dall'eterno al
temporale, dal religioso al laica.le. È
superata l'immagine del cristiano
che pensa al cielo, immagina con
nostalgia la vita del cielo o - e non
suoni blasfemo - ha premura di
entrarvi. Non ci convince più nean-
che il concetto di vita futura. TI cri-
stiano crede nella vita eterna ed è
sufficiente riflettere un istante per
comprendere che, se è eterna, è co-
minciata il giorno della mia nascita
e comprende tutti i giorni che in
questo mondo io vivo e gli altri an-
cora per un tempo senza fine».
«Occorre recuperare il valore del-
l'utopia - ha sottolineato il relato-
re Providenti, sostituto procuratore
della Repubblica, nonché presiden-
te deUa Lega Antidroga della città
dello Stretto - quale forze per co-
stituire la speranza, capace di stabi-
lire impegni sociaU concreti. Si è
passati dalla contestazione degli an-
ni '70 all'attuale operatività nell'im-
pegno, con maggior forza anche se
con minore violenza. Si è capito in
sostanza che non è importante con-
testare il Vescovo o iJ politico che
cercano l'egemonia sugli uomini più
che il loro consenso. È possibile at-
tuare un rapporto di liberazione
operando con gli uomini sui proble-
mi con concretezza».
«Sta nascendo un uomo nuovo?
Non ci sarà più spazio in futuro per
violenza, mafia, droga? - n.a con-
cluso Providenti -. Ecco ritorna
l'utopia, ma vi è anche un po' di
concretezza. Quando sento i giova-
ni della Comunità Incontro, quan-
do tornano ragazzi che avevano ab-
bracciato la squallida via dell'orga-
nizzazione mafiosa, e dopo aver vis-
suto l'esperienza della comunità
non sono più disposti ad essere solo
piccoli anelli del sistema, ma voglio-
no scommettere la loro vita sulla via
di un reale cambiamento, penso che
qualcosa può cambiare. La cultura
dell'impegno non ha un segno pre-
ciso, ma ha un soggetto preciso che
è l'uomo. Oggi il dialogo fra le
ideologie si attua nelle convergenze
sui problemi reali della società, sen-
za fughe totalizzanti, ma sapendo
COS'È IL CENTRO
ccVIKTOR FRANKL,,?
Il Centro Psico-pedagogico è stato fondato nel 1969. Il 29 gennaio
1977 è stato Intitolato a Vlktor Emily Frankl.
Esso è affiliato al Centro Nazionale Opere Salesiane (CNOS) e fa
parte dell'Associazione nazionale COSPES (Centri di Orientamento
Scolastico Professionale e Sociale).
È collegato, anche, a livello culturale e di interscambio scientifico
con l'lstltuto «San Tommaso» di Messina, aggregata all'Università
Pontificia Salesiana di Roma.
Il giovane è un «essere• in cerca di significato.
Se vi è qualcosa che può sollevarlo da una situazione di sofferenza
e di morte, afferma Frankl, è la consapevolezza che c'è sempre un si-
gnificato nella vita.
Il Centro Psico-Pedagogico «Viktor Frankl» vuole essere una rispo-
sta alle esigenza del momento storico che viviamo. Con esso i Salesia-
ni di Messina si pongono a servizio dei giovani in modo particolare di
quelli moralmente poveri e psichicamente disturbati per aiutarli a tro-
vare Il senso della vita.
In questa linea il Centro
• svolge attività di «orientamento,. e di «consulenza psico-
pedagogica• individuale e collettiva a favore degli alunni delle
scuole Salesiane e Statali.
• offre un servizio di «counseling» ai giovani con disagio e conflitto
i problemi evolutivi della crescita.
presta una «consulenza Psico-vocazionale.. per i candidati alla vi-
ta religiosa e sacerdotale.
realizza, attraverso corsi, tavole rotonde, seminari di studio, un
servizio di «preparazione alla vita• per giovani e di «formazione
permanente» per educatori, insegnanti, genitori...
• cura attività di studio e di ricerca sul «campo•.
Il Centro, che si awale di una équipe di esperti nelle scienze della
educazione, è diretto dal Prof. Umberto Romeo, sacerdote Salesiano,
psicologo clinico, docente di Psicologia Umanistica alla Pontificia Uni-
versità Salesiana nella sua sede di Messina e di Roma.

3.6 Page 26

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26 · I SETTEMBRE 1087
11 SEMINARI PER
DIFFONDERE IDEE
I) 1977 « Vivere è sopra-vivere» È il primo semi-
nario che è anche inaugurazione dei nuovi lo-
cali del Centro.
2) 1978 «La maturazione come processo di cre-
scita dinamico e pluridimensionale».
3) 1979 «Prevenire per educare».
4) 1980 «Don Bosco: attualità di un progetto
educativo».
5) 1981 (<Famiglia: valore certo della società».
6) 1982 « L'armonia nel divenire dei nostri fi.
gli».
7) 1983 «La droga si può vincere».
8) 1984 « I giovani per la pace contro la vio-
lenza».
9) 1985 « I giovani verso il 2000».
10) 1986 «Giovani voglia di pace».
J J) 1987 «Per una cultura dell'impegno: giovani
e adulti verso una società di pace».
che la teoria di Marcuse (unica ideo-
logia egemonica basata sul sistema
economico mondiale) non può vin-
cere se l'uomo non vuole che vinca,
che la crisi delle ideologie non è la
crisi del pensiero umano e che la cri-
si di religiosità non è la crisi deUa
fede>>.
Votontariato:
impegno o fuga?
Ancora in Italia - ha introdotto
il tema l'ingegnere Luca Trombetta,
coordioaLOre Regionale del Movi-
mento per la vita - a volte si guar-
da al volontariato come ad una
esperienza di assistenza verso i fra-
telli che per diverse cause si trovano
in difficoltà.
Ma volontariato significa anche,
e soprattutto, impegnarsi per ri-
muovere le cause della sofferenza
stessa. Per far ciò una delle strade è
certamente quella dell'impegno
socio-politico. Bisogna concreta-
mente far si che gli organismi pub-
blici percepiscano e portino a solu-
zione i problemi dei nuovi emargi-
nati che una società egoista e indivi-
dualista genera ogni giorno».
«Il Volontariato - ha ulterior-
mente approfondito il dottor Ta-
vazza, presidente nazionale del Vo-
lontariato - non si esaurisce in
quello che fa, ma soprattutto aiuta
alla risoluzione dei problemi. Biso-
gna intaccare i circuiti che generano
e rinnovano l'emarginazione. Nel
passato il Volontariato è stato spes-
so vissuto in maniera schizzofreni-
ca: durante il giorno lavoro e poi
nel tempo libero mi dedico un po'
agli altri, quasi a "riparare" alle

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -.s/1-
I SETTEMBRE 1981 · 27
nostre manchevolezze con un 'alibi
difensivo. E qui sta la fugai Adesso
invece il Volontariato sta trovando
una sua giusta dimensione che passa
anche attraverso la politica. Un'a-
zione che ric hiede una scelta com-
plessiva di vita, un impegno interge-
nerazionale. Perché ogni età è in
grado di realizzare uno specifico
contributo nei cento campi in cui
oggi si è chiamati ad agire. Dalle
carceri alla tutela dell'ambiente,
dalle tossicodipendenze alle ragazze
madri, siamo chiamati a rivalutare
un'etica della solidarietà che può
salvarci dal ritorno agli anni della
violenza politica e del crimine».
Le fotografie di queste due pagìne
si riferiscono ad alcuni dei
precedenti Seminari
Giovani e adulti solidali
per una nuova um anità
«Don Bosco - ha sottolineato
l'Ispettore per la Sicilia, Don Mon-
tanti - col suo insegnamento, ma
soprattutto con la pratica del suo
metodo, nel rapporto pedagogico
tra adulti e giovani, escluse sia l'in-
tervento paternalistico, estraneo al
giovane, sia l'intervento coercitivo,
obbligante· a qualunque prezzo.
Don Bosco praticò una terza strada:
la condivisione che esige un atteg-
giamento di fondo: la simpatia e la
volontà di contatto».
«Tanti piccoli gesti - ha intro-
dotto il tema il dottor Stagno D'Al-
cotres, presidente della Croce Rossa

3.8 Page 28

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28 · J SETTEMBRE 1987
messinese - di partecipazione, ap-
parentemente senza significato, for-
mano una catena di bene che, poco
alla volta, riuscirà a legare il mondo
in una spirale cli solidarietà. Perché
la cosa più importante è amare gli
altri con disponibilità totale».
La relazione conclusiva, seguita
con estrema attenzione dal numero-
so e qualificato pubblico presente, è
stata tenuta da Monsignor Javierre,
Segretario della Congregazione per
l'Educazione Cattolica.
«Offro un modesto contributo -
ha introdotto l'Arcivescovo spa-
gnolo - di educatore e cli teologo.
Vi invito perciò alla riflessione: sul-
l'esigenza della solidarietà; sulla ve-
ra natura della medesima; sulla me-
todologia che assicura il massimo di
efficacia. Oggi non manca il pane
nel mondo, manca il cuore per fis-
Una parte del numeroso
pubblico presente al Seminarlo
sare i criteri di distribuzione delle
ricchezze. ln altre parole manca la
solidarietà. Allora bisogna compie-
re uno sforzo sul piano educativo
per raggiungere l'ideale della nuova
umanità. Occorre inoltre esaminare
il problema delicato dei rapporti fra
i membri che costituiscono una Co-
munità. La Chiesa, quando si rea-
lizza nella sua essenza, è un para-
digma meraviglioso. Nelle sue scuo-
le la Chiesa reaJizza e insegna con la
testimonianza, la formula che assi-
cura la vera solidarietà. Esiste an-
che una minaccia permanente: o, da
un lato, il trionfo dell'individuali-
smo, o, dall'altro, quello della co-
munità a spese della persona. Oc-
corre evitare questi due estremi se-
guendo una terza strada che porta
al dialogo, al rispetto della verità, al
rispetto degli uomini nella loro indi-
vidualità. Un dialogo che, per
quanto riguarda i cristiani, deve es-
sere teso ad inculturare il Vangelo e
ad evangelizzare la cultura».
« La vita non si ferma, continua
- ha tirato le somme l'organizzato-
re Don Romeo-, e il nostro Semi-
nario deve continuare nel nostro
quotidiano personale e sociale.
Dobbiamo essere pronti ad iniziare
se siamo fermi; a continuare se ab-
biamo fatto i primi passi; a unirci
per annunciare a tutti la parola cli
salvezza. Non ci si salva nel tempio,
ci si salva fuori dal tempio vivendo
con fedeltà la parola appresa nel
tempio!»
Maurizio Nicita

3.9 Page 29

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5'1- _ PROTAGONIST.__ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Antonio La Pergola
I SETrEMBRE 1981 29
QUALCOSA DI SPECIALE
CHE SI CHIAMA
ORATORIO
A colloquio con l'ex
Presidente della Corte
Costituzionale.
I suoi ricordi salesiani.
Come giudica la
Costituzione italiana
e cosa ne pensa della
scuola cattolica. Chi è
per lui D. Bosco.
----=~ Incontrare Antonio La
Pergola non è stato difficile. È ba-
stata una telefonata al Palazzo della
Consulta ed il Presidente della Cor-
te si è prontamente dichiaralo di-
sponibile a dare... udienza.
L'ho incontrato l'ultima. settima-
na del mese di maggio a pochi gior-
ni dalla fine del suo mandato.
« Posso offrirle un caffè?>>
È così che il professore La Pergo-
la, 55 anni, exallievo salesiano
«doc», dopo i primi convenevoli ha
creato il clima per una intervista ri-
velatasi sin dal suo inizio quasi una
conversazione tra amici di lunga
data.
«Io - dichiara La Pergola - ri-
cordo sempre come una delle cose
più care il periodo trascorso nella
scuola e nell'oratorio salesiano di
via Teatro Greco a Catania che
coincide con il mio primo sentore
dell 'adolescenza e l'ultimo dell'in-
fanzia.

3.10 Page 30

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30 · r SETTéMBRE 1981
I miei vecchi maestri sono tutti
scomparsi: don Li Pira, don RavaJ-
li, don Raspanti, don Ruggeri, don
Leonardi... Rimane ancora don
Currao che vive a Messina e che mi
piacerebbe poter incontrare».
«A Catania - prosegue ancora
La Pergola - non mancavano altre
scuole prestigiose rette da reJigiosi
ma mia mamma preferl quella dei
salesiani perché vi avevano annesso
un oratorio».
Ma lei cosa ne pensa?
Anche nella mia modesta espe-
rienza di uomo di scuola, più avanti
negli anni, ho dovuto dare ragione a
mia mamma.
Si, l'oratorio è qualche cosa di
speciale perché, al contrario di certe
scuole elitarie e selettive, mette a di-
retto contatto di tutte le classi socia-
li. È questo per me il primo frutto e
ricordo dell'insegnamento salesia-
no. Il raccogliere questo messaggio
di fraternità e di eguaglianza che c' è
in ogni buona scuola e a maggior
ragione in ogni buona scuola reli-
giosa ma che negli istituti-oratori
salesiani diventa realtà ed espressio-
ne concreta. incontravo ragazzini
che mi dicevano d'avere problemi a
casa e finii di avere quel senso ovat-
tato della vita in cui i genito ri risol-
vono tutti i problemi. Ti trovavi
esposto ad una realtà in cui l'educa-
zione era anche un'educazione virile
oltre che profondamente cristiana
senza perdere niente della dolcezza.
C'era una specie di schietta impo-
stazione al limite della paterna ru-
dezza specialmente coi ragazzi che
meritavano una bella tiratina d 'o-
recchie.
Ricordo chiaramente due cose,
che tu avevi la sensazione di dover
rigare diritto e di fare il tuo dovere
senza trascurare la lealtà verso ì col-
leghi e la comunità, senza smancerie
e leziosità a vivo contatto con il po-
polo. L'oratorio era anche questo e
in esso potevi trovare le iniziative
più varie: dal lavoro manuale -
piccoli lavori di montaggi elettrici,
di falegnameria e di legatoria - al
disegno, ai giornaletti di scuoJa, alla
fiJodrammatica e allo sport. Una
completezza di sistema educativo
senza fastidiose pretese elita rie ma
sempre a contatto di classi sociali
diverse.
CHI È
LA PERGOLA
Siciliano di nascita, 55 anni, è
stato fino al giugno u.s. il più
giovane presidente della corte co•
stituzionale mai eletto in Italia.
Ha frequentato l'Istituto e l'Ora•
torio salesiano di via Teatro Gre-
co a Catania. Dopo essersi lau-
reato all'Universilà di questa cit-
tà, Antonio La Pergola ba com-
piuto i suoi studi di specializza-
zione in Scozia presso l'Universi-
di Edinburgo, negli Stati Uniti
presso la Haward University, do-
ve nel 1955 ha conseguito il titolo
di Master of Laws, e in Olanda
presso l'Accademia di diritto in-
ternazionale dell'Aja.
Ancora giovanissimo è diven-
tato ordinario di diritto costitu-
zionale alJ'Università di Padova
e successivamente in quelle di
Bologna e di Roma. Inoltre ha
insegnato in diverse università
straniere e presso presligiosi cen-
tri di cultura in Europa, negli
Stati Uniti e in Australia. Nel
1976 è stato eletto dalle Camere
al Consiglio Superiore della Ma-
gistratura successivamente è sta-
to nominato giudice costituiio-
nale.
Ricorda qualcosa in particolare?
Eravamo nel 1943 e il 16 aprile
una bomba cadde sulla nostra scuo-
la. Morirono quattro persone. L'I-
stituto ci rovinò addosso. Però di
quel periodo ricordo che di fronte
alla propaganda politica incentrata
nel predicare l'odio verso i nemici,
un messaggio di fraternità e di pace
veniva proprio da quelle scuote. È
stata un'esperienza unica.
Che cos'è per lei lo laicità dello
Stato?
La laicità dello Stato non è la
mancanza del senso religioso; se
fosse così sarebbe la mancanza di
un valore spirituale. È lo Stato co-
struito in maniera di garantire la li-
bertà religiosa di tutti. Lo Stato lai-
co è uno Stato in cui la libertà reli-
giosa è garantita indipendentemente
daJ fatto che tu sia cattolico o
ebreo; è lo Stato in cui la religione
non è imposta. Ma q uale religione
autentica può essere imposta? Può
esistere religione senza il dono della
fede e della grazia? È il diniego del-
la religione che è imposto, è la per-
secuzione che è imposta. La fede
non è mai imposta, la fede viene dal
di dentro e perciò non può essere
una negazione della libertà del-
1'uomo.
Noi veniamo da una lunga tradi-
zione di prevalenza della religione
cattolica diversamente da altri Paesi
dove essa a volte rappresenta una
minoranza. Va rispettata in ambe-
due i casi. ll cosiddetto problema di
chi vuol tutelare la sua libertà di
non credere è stato anche oggetto di
qualche sentenza. Recentemente si
voleva che la Corte eliminasse la
formula di giuramento su Dio; ov-
viamente non l'abbiamo fatto tutta-
via abbiamo apportato alla formula
un'aggiunta che è questa: Giura su
Dio, se sei credente.
Ho vissuto a lungo in paesi a
maggioranza protestante ed ho ap-
prezzato maggiormente il senso uni-
versalistico ed ecumenico della chie-
sa cattolica così come il contatto
con altre religioni può essere un
esempio di tolleranza e di umanità.
L'essere credente per chi occupa
un posto come lei può essere 1111
<<peso» o no?
Non dire i. La fede piuttosto è
sempre un motìvo di forza interiore
in ogni circostanza della vita. Non
c'è nulla della nostra fede, io credo
che possa turbare l'esercizio di una
funzione pubblica; c'è tutto invece
per illuminare e dirigere a corretta
gi ustizia.
Certo chi crede incontra Umiti
che chi non crede non si dà.
Ma la Costituzione della Repub-
blica Italiana è veramente do but-
tare?
lo direi che non è vecchia come
tante altre ma comincia a dare pro-
va della sua vitalità nonostante sj
parli diffusamente della necessità di
cambiarla.
lo credo che ci sia una parte della
nostra Costituzione sempre valida
ed attuale ed è quella in cui sono
elencate le libertà ed i diritti-doveri

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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-----------~-
1 SETTEMBRE 1987 31
dei cittadini. Quarant'anni fa è sta-
ta concepita e scritta modernamen-
te. Un discorso diverso è quello che
riguarda l'assetto delle istituzioni
che io penso possono essere variate
o riviste nel corso del tempo. Del re-
sto gli inglesi dicono che la prova
del budino consiste nel mangiarlo.
Come vede il problema delle
scuole private e del loro finanzia-
mento?
Credo che la scuola debba essere
incoraggiata.
Dobbiamo compiere uno sforzo
perché le scuole e parlo anche delle
scuole cattoliche abbiano ogni pos-
sibilità di dispiegare tutte le loro
energie. E non sarei, come sono
exallievo di un istituto salesiano se
non serbassi di quella scuola i ricor-
di e l'apprezzamento grato che ho
sempre mantenuto in fondo al cuo-
re; non lo sarei se non avessi speri-
mentato da vicino il grande svilup-
po anche delle università cattoliche
all'estero, ad esempio negli Stati
Il professor La Pergola durante
l'Intervista con Il direttore del
Bollettino Sa.lesiano
Uniti, tutte scuole che danno un
grande esempio di libertà e di effi-
cienza nell'insegnamento. lo credo
che nel nostro Paese ci sia la diffusa
esigenza per la difesa delle scuole
private, soprattutto religiose. Que-
ste, secondo esperienza, hanno dato
i migliori frutti e completano la pre-
parazione scolastica con le basi mo-
rali senza le quali nessuna esperien-
za e conoscenza professionale è ma-
tura. Questo non significa sottova-
lutare l'importanza delle scuole
pubbliche ma significa avere delle
scuole private un concetto sancito
dalla stessa Costituzione quando
proclama la libertà di insegnamento
e ne tutela lo svolgimento.
A parte poi la rispondenza del si-
stema educativo ed i principi di li-
bertà c'è un'esigenza di mantenere
viva una tradizione della quale sia-
mo tutti orgogliosi.
Come ricorda la figura di Don
Bosco?
Ricordo la figura di Don Bosco
come la figura di un santo che senti
vicino, come se fosse il tuo precetto-
re che ti parla direttamente accarez-
zandoti, che vive nelle scuole che ha
creato; un santo che vedi nell'altare
e insieme sui banchi della scuola o
nel cortile dell'oratorio.
La figura di Don Bosco l'ho vista
inseparabile da quella delle scuole
che ha creato ed una delle mie espe-
rienze più toccanti è stata quella di
vedere Ja chiesa di Don Bosco a
Brasilia. Avevo parlato con certi
amici colleghi durante la mia ultima
visita di lavoro in Brasile e mi fu
detto che Don Bosco aveva predetto
esattamente il posto dove sarebbe
sorta la capitale Brasilia; così ho vi-
sto ancora una volta la testimonian-
za di Don Bosco chiaroveggente e
perciò di Don Bosco santo e ne sono
rimasto commosso.
a cura di Giuseppe Costa

4.2 Page 32

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L?UMORISMO DI DEL VAGLIO
Le edizioni Paoline hartno
pubblicato recentemente il quarto
volume di strips reafiu.ato dal
nostro collaboratore e amico Paolo
del Vaglio. Nel congratularci
pubblichiamo la presentazione che
del volume fa don Claudio Sorgi.
Non date ascolto a chi vi dice di
essere assolutamente soddisfatto
della propria vita, di non avere rim-
pianti, né invidie, né desideri. Nem-
meno il più grande successo, né, ad-
dirittura, la più grande santità, sono
in grado dì generare una cosi genera-
le - ma che sia sincera - autocom-
piacenza. lo, per esempio, ho sem-
pre nutrito un'invidia sfrenata per
chi sa disegnare. Badate che non ho
detto dipingere. Non invidio, infaui,
i grandi pittori che hanno immorta-
lato le nostre chiese o che ora abbel-
liscono musei e collezioni private.
Ho detto proprio disegnare. Sicura-
mente tale invereconda invidia deri-
va da due fatti precisi: il potere del
tratto, che si trasforma in rinessio-
ne, opinione, epigramma, battuta,
requisitoria e via enumerando. In-
somma un disegno ha il potere di
supplire - fulmineo e preciso come
una saeua - il lungo tira-e-molla di
un barboso saggio o di un faticato
elzeviro. li secondo motivo di invi-
dia, che è strettamente legato al pri-
mo pur essendo del tutto personale,
è la mia assoluta incapacità a trac-
ciare il benché mìnimo o banalissi-
mo tratto. Non so disegnare, non so
esl)rimere con i segni grafici ciò che
cerco di esprimere con la penna (si fa
per dire).
Le persone come Paolo Del Va-
glio costituiscono dunque per me dei
favolosi enigmi, capaci di scioglier-
mi giorno per giorno altri enigmi.
Quante volte mi è capitato di trovar-
mi dubbioso su come riempire una
pagina di commento a qualche fatto
d'attualità. Bd ecco arrivarmi -
chiuso per lo più e disgraziatamente
all'interno di uno dei tanti giornali o
riviste in cui abita - l'impertinente,
ingenuo, terribile e angelico Pigy, il
quale con aria da novizia che la sa
lunga, mi spiega tutto e mi fa anche
sorridere. Ecco un'altTa caratteristi-
ca - che poi è il segno inconfondibi-
le della poesia - della «famigliola»
angelica di Del Vaglio: non fanno
mai ridere, ma sorridere e pensare.
n merito di questo ovviamente va
riconosciuto al padre di Pigy, a Pao-
lo Del Vaglio, il quale non solo sa di-
segnare, ma sa anche cosa dirè e co-
me dirlo.
Questi angioleui/ diavoletti (ìl cu-
rioso è che c'è l'angelo e il diavolet-
to, quasi a ricordare che anche il dia-
volo è della famiglia, pur se ribelle e
maligno) ho l'impressione che non
siano graditi a tutti. Ma intendetemi
bene. Non pretendo che siano gradi-
ti ai bersagli, sebbene sorridere di
autoironia sia una qualità altissima
quanto rara, ma almeno a quelli che
fanno parte della stessa « parroc-
chia», e che non si dovrebbero la-
sciar imbrigliare dal mercato della
risata.
Ci sono oggi disegnatori e umori-
sti famosissimì, strapagati, intervi-
stati, «lapidati>>(nel senso che si so-
no già guadagnata una lapide da
qualche parte, magari nella topono-
mastica di una cittadina di fans), i
quali si affidano sempre più spesso
alla battuta volgare, al doppiosenso
plateale, al disegno anacomico-
caricaturale-sessuologico. Oppure
alla corda trivialmente anticlericale e
becera. Eppure primeggiano. Del
Vaglio preferisce invece l'argomen•
razione signorile, pur fedele alla la-
pidarietà del «genere». Del Vaglio
ha coltivato e affinato uno stile che
lo rende unico nel panorama del di-
segno umoristico. Le sue strisce han-
no un procedere piano come i dialo-
ghi in famiglia. Ma hanno anche una
struttura concettuale, prima che se-
gnica, che richiede una specifica fe-
deltà di lettura. Non basta leggere
ùn «Pigy» per capire Pigy. Pigy esi-
ge costanza, consuetudine, amicizia.
In questo, Pigy - che compie pro-
prio ora i suoi vent'anni, essendo
nato nel 1966 - è davvero figlio di
suo padre. Dei difetti e dei pregi del-
la napoletanità, Del Vaglio possiede
infatti in notevole misura la fedeltà e
l'amicizia.
Scorrendo le pagine che seguono
(ma non illudetevi di «divorare»
questo libro; un libro di strisce intel-
ligenti, come questo, si deve leggere
e rileggere e lasciarsene penetrare,
come fa la buona terra con la buona
acqua) troverete temi, titoli, feno-
meni che hanno segnato e segnano i
nostri giorni. Sono fatti di vita, lega-
ti a realtà permanenti perché fanno
parte dell'uomo. Anche qui, come
nei libri precedenti, Del Vaglio con-
ferma l'attaccamento all'uomo, del
quale parla partendo dalla cronaca,
ma leggendovi la storia, anzi l'anima
e addirittura la coscienza.
8d ecco come nasce l'invidia: se io
dovessi dire tutte le cose che Del Va-
glio dice qui con pochi tratti di dise-
gno (anche se poi la loro maturazio-
ne è lunga quanto la vita stessa del-
l'autore) dovrei scrivere pagine e pa-
gine, come sto facendo ora nello
sforzo di spiegare a parole ciò che è
tanto chiaro nel disegno.
Dunque il mio consiglio è ovvio:
smettete subito di leggere questa pa-
gina e passate alle seguenti. Capirete
tutto e sorriderete.
Claudio Sorgi

4.3 Page 33

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- - - - - - - - - - -sB-
I SETTEMBRE 1981 · 33
::================ AA.VV.
Volontariato e comunità cri-
stiana, Caritas Italiana 1986pp.
181.
Quanti si occupano di volon-
tariato o perché volontarl essi
stessi o perché guardano con
interesse e partecipazione al fe-
nomeno potranno trovare In
questo •quaderno» che racco-
glie gli attl di un seminario orga-
nizzato dalla Caritas italiana
uno strumento utile e prezioso.
Il volume raccoglie gli interventi
di Loretta Peschi, Luciano Ta-
vazza, Mario Nasone, M. Teresa
Tavassi, Renato Marinaro, Giu-
seppe Paslni, Enrico Bacigalu-
po, Eloisa Perrottet Ponticelli,
Bruno Frediani, Paolo Cirio e Al·
do Ellena.
Gli interventi hanno l'obiettivo
di approfondire i valori e l'identi-
tà del volontariato, oltre che la
sua realtà e i suoi risvolti legisla-
tivi. Inoltre - ed è stata questa
forse la parte più specifica del
seminarlo - ha cercato di co-
gliere l'apporto della Caritas, al
vari livelli, nazionale, diocesa-
no, parrocchiale, In ordine all'a-
nimazione del Volontariato, alla
formazione dei volontari, alla
promozione dei gruppi di volon-
tariato e al loro coordinamento.
Particolare attenzione è stata
riservata nel seminario agli
aspetti dell'animazione e della
formazione del volontariato: due
aspetti che toccano direttamen-
te la Comunità cristiana, di cui
la Carltas è strumento pastora-
le, ma anche ogni altra agenzia
educativa laica o religiosa ope-
rante nel paese.
Animazione anzitutto: potreb-
be essere tradotta come impe-
gno a creare le condizioni favo-
revoli alla nascita e allo sviluppo
del volontariato. Il volontariato
non esplode come fiore sponta•
neo su una prateria: esso com-
porta continuità, sacrificio, dedi-
I
zione e suppone quindi un terre- monianza dell'amore ha oggi, in
no coltivato sulla base dei valori strali sempre più larghi della so-
umani e cristiani della gratuità, cietà secolarizzata, Il significato
della solidarietà, dello spirito di di annuncio. A chi soffre, a chi è
servizio, della povertà interiore, oppresso, a chi é emarginato, il
della disponibilità al cambia- cristiano deve saper annunciare
mento, dell'atteggiamento privi- in termini credibili la verità della
legiato agli ultimi. Solo una co- resurrezione e l'esistenza di un
munità che alimenta questi valo- Dio che ama.
ri, è comunità che favorisce il
volontariato.
Inoltre formazione. Essa risul-
ta evidente dal fatto che Il volon-
tariato è un servizio e perciò chi
lo pratica deve essere In grado
F. FERRAROTTI
G. BIANCHI A. MELUCCI
di servire. Non bastano le moti-
vazioni: esse danno la carica, Il
C. CALVARUSO C. BUZZI
F. GARELLJ M. POLLO
sostegno ideale, ma non assicu-
rano l'idoneità e la professiona-
lità.
Oggi il volontariato viene
G. MILANESI
Ipotesi sui giovani, Boria, Ro-
ma 1986 pp. 160, L. 13.000.
esplicato In una molteplicità di
situazioni e di forme; in tutte pe-
appare pregiudiziale la for-
mazione, che tradizionalmente
e schematicamente si sviluppa
secondo alcuni parametri: sape-
re (cioè conoscenza del conte-
sto culturale, sociale, psicologi-
co, politico ecc. nel quale il vo-
lontariato va ad operare), saper
Si è detto più volte che non
esiste una condizione giovanile
né esistono i giovani come cate-
goria omogenea monoblocco.
Opportunamente i curatori di
questo volume parlano di «ipo-
tesi•, quasi un atto di umiltà di
fronte ad una realtà sempre
cangiante e mutevole, tuttavia
grazie al contributo interpretati-
fare (é la conoscenza tecnica,
professionale di quello che il vo-
lontario é chiamato a fare), sa-
per essere (cioé la maturazione
di atteggiamento di rispetto, di
simpatia, di accoglienza che de-
vo di vari esperti, il lettore può
orientarsi.
Marginalità e frammentazio-
ne, precarietà e adattamento al-
l'eccedenza di opportunità -
scrive don Giancarlo Milanesi
vono accompagnare il volonta-
rio), saper far fare (ossia la ca-
pacità di mettere in moto le
energie dei destinatari del servi-
zio di volontariato, evitando i ri-
nell'introduzione - si coniuga-
no ormai sempre più frequente•
mente a lotta per l'identità e
nuova centralità, a destruttura-
zione temporale e nuova parte-
schi dell'assistenzialismo).
Naturalmente questi quattro
parametri vanno applicati a tutti
e tre i livelli nei quali si svolge
oggi un autentico volontariato, e
cipazione nel delineare la gam-
ma delle «parole chiave•· che
aiutano a capire il pianeta gio-
vani.
cioè il livello del servizio diretto
(per es. al malati, agli emargina-
li), il livello di animazione socia-
le, che punta a coinvolgere e a
STANISLAS LYONNET
corresponsabilizzare la comuni-
tà sui problemi della povertà e
dell'emarginazione che il volon-
tariato incontra, e infine il livello
dell'Impegno politico, tendente
In dialogo col mondo. Fonda-
menti biblici della presenza
della Chiesa nel mondo, AVE,
Roma, 1987, pagg. 110, L 14.(X)().
a creare le condizioni economi- L'editrice AVE, in vista del si-
che e sociali che riducano le nodo dei vescovi che si terrà
cause della povertà.
nell'ottobre prossimo, e che ha
Questa serietà •professiona- come tema •La vocazione e la
le,. del volontariato ha per il cri- missione dei laici nella chiesa e
stiano un valore religioso singo- nel mondo», ha scelto di ripre-
lare: egli sa che in ogni uomo sentare con questo volume al-
che soffre è presente Cristo: il cuni scritti di padre Lyonnet, il
servizio ha quindi come un valo- noto professore del Pontificio
re di contemplazione e di adora- Istituto Bibllco, che, fino alla sua
zione, oltre che di comunione morte, avvenuta 1'8 giugno del
dei doni ricevuti.
1986, é stato un ardente promo-
va dimenticato che la testi- tore dell'apostolato dei falci.
L'agile volume si articola in
due parti, riservate rispettiva-
mente alla presenza dei cristiani
e della Chiesa nel mondo.
L'apporto di padre Lyonnet si
concentra sulla clialettica paoli-
na della vita secondo lo Spirito:
vengono cosi affermate le basi
per una solida teologia neote-
stamentaria del laicato.
Nella seconda parte, invece,
l'analisi che il grande biblista
compie della " Gaudum et spes",
tende a mettere in evidenza i
fondamenti biblici dell'enciclica
e il suo costituirsi come tappa
miliare all'interno del dialogo tra
la Chiesa e Il mondo. Scrive Il
card. Carlo M. Martini nella pre-
fazione: •Il contributo di padre
Lyonnet sulla "Gaudium et spes"
mostra efficacemente, sulla scorta
della tradizione teologica me-
dievale come la novità della mo-
rale evangelica non contraddica
l'affermazione della sua Identità
con la "legge naturale'' e dun-
que con la legge che l'uomo
scopre nell'intimo della sua co-
scienza».
- - - - - - JEAN COMBY
Per leggere la storia della
chiesa, Boria, Roma, pp. 162,
L. 14.000.
Ecco un volume di storia della
chiesa che si raccomanda so-
prattutto per I~ sua chiarezza
metodologica. E 11 primo di due
volumi dedicati rispettivamente
ai primi quindici secoli di storia
cristiana e Il secondo ai secoli
successivi.
Comby, professore alla facol-
tà cattolica di Lione si pone fon-
damentalmente una domanda:
«In che consiste l'essere cristia-
no?•. Si dimostra allora che lo
studio dei primi secoli del cri-
stianesimo può contribuire a ri-
spondere agli interrogativi del-
l'uomo contemporaneo.

4.4 Page 34

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- PASTORALE GIOVANILE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
34 · I SETTEMBRE 1987
Austria
V.c1NO AL DANUBIO
CON DON BOSCO
E I GIOVANI
Foto Archivio SEI - Ricatto
La prima sensazione
che stupisce tanti viaggiatori che ar-
rivano a Vienna da un'altra grande
città occidentale, è che il pulsare del
tempo, qui, sia stato spostato di un
battito indietro. La struttura, il
traffico, il respiro sono quelli di una
capitale ancora robusta; ma è come
se la vita avesse subito il morso im-
percettibile di un freno, come se la
città fosse ancora quella della leg-
genda del bel Danubio blu.
Questo piacevole senso di disten-
sione e di morbidezza avvolge anche
il forestiero che arriva al numero 25
della Sankt VeitGasse, in una delle
zone più belle della città, e lo mette
in quella condizione di passività
ideale per abbandonarsi, serena-
mente, alla scoperta del nuovo, sino
allo stupore di entrare per la prima
volta in un rifugio antiatomico
scendendo nelle viscere della nuova
« Don Bosco Haus».
Così, in un momento - in questo
moderno edificio che sorge non lon-
tano dal castello di Schonbrunn, la
sontuosa residenza di Maria Teresa
-, il visitatore è riportato di colpo
dalla belle epoque dell'impero asbur-
gico alla preoccupante realtà di que-
sta fine del XX secolo dal realismo
dei legislatori dj un'Austria neutrale
tra Est ed Ovest che non sottovalu-
tano il rischio di una guerra nucleare.
Il numero 25 della Sankt Veit-
Gasse è dal 1921 un simbolo della
presenza salesiana sulle rive del Da-
nubio. Nell'ottobre dello scorso an-
no è stata aperta ufficialmente una
bella casa per i giovani, la cui reaJjz.

4.5 Page 35

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-----------sB-
I SETTEMBRE 1981 35
zazione è costata diversi milioni di
scellini. La <(Don Bosco Haus» è
l'ultimo anello di una catena di ope-
re che si sono susseguite su quest'ar-
ca in 67 anni: prima un ricovero per
la gioventù abbandonata della capi-
tale,4poi una scuola di agricoltura e
di ~rticoltura, infine una residenza
per studenti ginnasiali e deJle scuole
superiori.
La <<Don Bosco Haus» della
Sankt VeitGasse vuol essere la ri-
sposta dei salesiani austriaci alle do-
mande dei giovani di quest'ultimo
scorcio degli anni ottanta, che non
hanno conosciuto il paese gaio e fe-
lice dei loro antenati, l'impero di un
passato glorioso quando Metternich
diceva che l'Asia incominciava aJla
Landstrasse, cioè alla periferia di
Vienna.
L'architetto che ha costruito la
casa per i giovani, Josef Oener, si è
ispirato ad un'idea base nello stile
architettonico della nuova costru-
zione: la preoccupazione di sfrutta-
re al meglio lo spazio disponibile e,
neJlo stesso tempo, di inserire armo-
nicamente un complesso moderno
in una zona di ville costruite all'ini-
zio del secolo, con tanti giardini.
«La casa», dice l'architetto Oe-
mer, «non doveva avere il carattere
di una scuola o di un istituto. L'idea
era piuttosto quella di dare all'edifi-
cio l'effetto e l'impressione di una
casa comunitaria per giovani, dove i
giovani si potessero effettivamente
sentire "a casa". Una casa in cui
poter sperimentare la comunione,
riunirsi spiritualmente, ma anche
essere allegri e felici, nello stesso
modo in cui, forse, lo stesso Don
Bosco vivrebbe oggi fra i giovani».
Nei due piani superiori, la nuova
casa dispone di camere da letto per
circa cento persone - per lo più ca-
mere a tre letti con bagni -, di am-
bienti per conferenze e meditazioni,
di locali per singoli gruppi. La cuci-
na e la sala da pranzo sono molto
centrali. L'ingresso si trova al cen-
tro della casa ed offre accesso im-
mediato alla cappella. Al piano sot-
terraneo, si trovano alcune sale e
una «cantina» per i tranquilli in-

4.6 Page 36

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36 · I SE.TTéMBRE 1987
contri della sera.
La sala per le cerimonie, in grado
di accogliere ben 180 persone, ha
accessi un po' separati. Tun'intor-
no alla <<Don Bosco Haus» vi è un
bel parco, con relative attrezzature,
dove d'estate si può anche cucinare
all'aperto. Confina col parco un
campo di calcio per chi desidera rin-
novare oggi le gesta della famosa
«scuola danubiana» degli anni trenta.
E il finanziamento?
Don Bosco confidava sempre su
questo: quando un'opera è secondo
la volontà di Dio, ci penserà la Divi-
na Provvidenza a far arrivare i mez-
zi necessari alla sua realizzazione.
Naturalmente, Don Bosco faceva
anche quanto tutto era possibile af-
finché l'opera fosse conosciuta e
quindi venisse data agli uomini la
possibilità di fare del bene, come
egli stesso usava dire.
Per questo, nel fatto che la realiz-
zazione dell'opera sia stata possibi-
le, i salesiani austriaci vedono un se-
gno che la «Don Bosco Haus» cor-
risponde alla volontà di Dio. Cosi
come spesso nell'ambito di una fa-
miglia si vive semplicemente e cer-
cando di fare economia, anche i sa-
lesiani austriaci hanno risparmiato
per dieci anni per poter realizzare
questa casa.
La moderna cappella della
•Don Bosco Haus» situata
nel pressi dell'Ingresso
U 42 per cento dei costi è stato so-
stenuto direttamente da loro. Il 26
per cento delle spese sono state co-
perte grazie a Donazioni dei sosteni-
tori delle opere di Don Bosco in Au-
stria. Si tratta di cooperatori e bene-
fattori di vecchia data, spesso gente
modesta che, con regolare e com-
movente fedeltà, invia Je proprie of-
ferte e che ora può rallegrarsi di
aver contribuito a una grande opera
per la gioventù. Il 28 per cento è sta-
to coperto dagli interessi, mentre il
restante 4 per cento l'ha dato l'arci-
diocesi di Vienna.
Naturalmente, anche per il futu-
ro, i salesiani austriaci fanno affi-
damento sulla Divina Provvidenza e
sull'aiuto generoso cti coJlaboratori
e benefattori...
E passiamo agli scopi e agli orien-
tamenti del nuovo centro viennese
per la formazione dei giovani. Per
dirla in poche parole, la « Don Bo-
sco Haus» vuol essere una risposta
alla mancanza di orientamento di
tanti giovani. «Non siamo alla ri-
cerca di incarichi particolari né dj
gloria», sottolineava il provinciale,
don Keler, durante la cerimonia
inaugurale. « Ma siamo sicuri di po-
ter dare ai giovani una risposta alle
loro molte domande».
Il direttore dell'istituto di forma-
zione, don Josef Vosl - due sale-
siani e due SNC suore di Don Bosco
formano assieme a lui il team della
casa - non nasconde la sua speran-
za che iJ centro possa contribuire al
« buon successo» di molte vite uma-
ne. « Perciò, all'imerno della Casa
dovrà regnare un clima tale che aiu-
ti il giovane a formare il proprio
cuore ed a riconoscere il senso della
vita. Come per Don Bosco, ogni ti-
po di lavoro dovrà essere guidato da
amore, ragione e religione».
IJ calendario del primo anno di
attività è stato già fitto di iniziative:
giornate di ritiro per classi scolasti-
che, fine settimana per cresimandi e
loro assistenti, corsi tipo «Scopria-
mo insieme la Bibbia», «Lavorare
djvertendosi», «In cammino verso
Betlemme», per citarne solo alcuni.
In alcuni « week-end» la « Don
Bosco Haus» è risultata già sovraf-
follata. Anche gli alHevi del semina-
rio di S. Polten hanno tenuto i loro
esercizi nella casa di Don Bosco.
Ospiti interessanti sono stati pure i
membri della banda «Geo Rosso».
Ottima frequenza hanno registrato i
giorni di preparazione al Natale e il
programma «Un "San Silvestro"
diverso dal solito».
La casa ha acquistato, inoltre, ul-
teriore notorietà grazie alle riunioni
dei consigli parrocchiali di varie
parrocchie della città, agli incontri
degli insegnanti dj religione delle
scuole superiori di Vienna, alle as-
semblee dei sostenitori delle scuole
private cattoliche di tutta l'Austria,
ed ai corsi dell'Istituto di pedagogia
della religione.
Così, nelJa vita quotidiana della
casa, si va affermando giorno dopo
giorno, nella maniera più chiara e
più semplice, la finalità della «Don
Bosco Haus» che don Vecchi, con-
sigliere generale per la pastorale
giovanile, riassumeva il giorno del-
1'ìnaugurazione in questo auspicio:
« li Signore doni la grazia ai giovani
che passano per questa casa di tro-
vare il senso deJla vita e la fede, ed
ai salesianj di compiere iJ loro servi-
zio con la genialità e lo zelo di Don
Bosco».

4.7 Page 37

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,13._ - PROBLEMI EDUCATIV.___ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
1 SETTEMBRE 1987 37
ORIENTARSI IN UNA
S0CIETA'
CHE CAMBIA
Eimportanza
del/'« orientamento».
Carenze legislative in
campo scolastico. Il
«progetto» COSPES.
Migliaia di giovani ita-
liani non trovano lavoro.
Le energie più fresche della no-
stra popolazione, in una conclizione
cli clisoriemamento generale, sono
costrette ad attendere le rare possi-
bilità di accesso ad una professione
che spesso non si adatta alle loro
aspettative ed attitudini.
L'avvento delle tecnologie nel
mondo del lavoro ha certamente in-
gigantito questo problema ed ha in-
dotto la necessità di ricercare nuove
forme professionali.
Fra le cause coinvolte in questo
tema occorre sottolineare la frattu-
ra esistente nel nostro paese fra l'o-
rientamento all'interno del sistema
scolastico-formativo e quello richie-
sto dall'informazione professionale
e dalle politiche attive del lavoro.
Questa spaccatura sembra pesare
sulla clifficoltà a livello legislativo
nel riuscire ad istituire un servizio
nazionale di orientamento.
Osservando l'attuale situazione
dell'orientamento in Italia si rileva
una pluralità dell'offerta e della do-
manda che secondo il rapporto
ISFOL - Ministero della Pubblica
Istruzione sulle attività di orienta-
mento in Italia «costituisce un siste-
ma di risposte in gran parte sponta-
neo ed estremamente ampio e vario,
nel quale trovano posto tante realtà
e tante situazioni, spesso molto di-
verse fra loro, talvolta addirittura
in opposizione, in ogni caso non
coordinate».
Come è noto, in Italia, i Nuovi
Programmi per la scuola elementa-
re, pur non affrontando il tema del-
1'orientamento esplicitamente, of-
frono degli elementi che ad esso
Foto Archivio SEI Demarie
fanno riferimento: «È indispensabi-
le che la scuola elementare preveda
un graduale accosLamento al mon-
do del lavoro, ai liveJli consentiti
dalle esperienze proprie dell'età».
Anche la scuola media per legge
persegue finalità educative-orienta-
tive.
L'orientamento nella scuola me-
dia superiore attende invece una ri-
forma che tarda a decollare. È que-
sta una attesa critica poiché è pro-
prio in questa fascia di età che il
processo orientativo raggiunge il
punto culminante: il soggetto èsem-
pre più vicino all'ingresso nel mon-
do del lavoro o cli una facoltà uni-
versitaria fortemente professiona-
lizzata.
Ma un grosso problema riguarda
la formazione degli operatori: man-

4.8 Page 38

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38 · I SETTEMBRE 1987
ca una laurea per l'orientamento, e
nelle nostre università non viene af-
frontata una formazione specifica
di chi dovrebbe fare orientamento.
Non tutti sono poi a conoscenza
che a questa lacuna hanno tentato
di dare una risposta la Scuola per
Consiglieri di Orientamento dell'U-
niversità Cattolica di Milano e, re-
centemente, il Corso biennale di
perfezionamento per orientatori
(post-lauream), istituito dalla facol-
tà di Scienze dell'Educazione del-
l'Università Salesiana di Roma.
Nella confusione dell'attuale si-
tuazione delJ'orientamento nel no-
stro paese occorre sottolineare l'at-
tività dcli'Associazione COSPES
(Centri di Orientamento Scolastico
Professionale e Sociale). Da oltre
venticinque anni infatti, questa As-
sociazione, promossa dal Centro
Nazionale Opere Salesiane, si occu-
pa con continuità di orientamento
per i giovani e si impegna in attività
convenzionate con il Ministero della
Pubblica Istruzione e del Lavoro, e
con molte Regioni ed entità territo-
riali. L'Associazione COSPES
comprende trentadue centri diffusi
in quasi tutta l'Italia; la loro com-
posizione, se assume articolazioni
diverse in relazione alle singole real-
locaU, tuttavia si ispira ad una
metodologia interdisciplinare.
Le equipes che operano in questi
centri sono infatti composte da com-
petenze pluriprofessionali. Scienze
dell'educazione, psicologia, peda-
gogia, sociologia, economia: sono
tutte materie chiamate ad interagire
in collegamento fra loro.
PRINCIPI ISPIRATORI
del Progetto Cospcs
QUADRO DI RIFERIMENTO
TEORICO:
li Soggeuo in evoluzione nel pro-
cesso orientativo:
Componenti fondamentali dell'o•
rientamento:
Attitudini
Preferenze
Valori
Maturità professionale
METODOLOGIA
DELL'ORIENTAMENTO:
Principi metodologici generali
lnierventi
Informazione
Diagnosi
Colloquio
L'orientamento nei vari livelli sco-
lastici:
Scuola elementare
- Quadro istituzionale
- Obieuivi specifici
- Indici di maturità professionale
Scuola secondaria lnferiore
- Quadro istituzionale
- Obieltivi specifici
- Indici di maturità professionale
Scuola secondaria superiore
- Quadro istituzionale
- Obiettivi specifici del biennio
- Obieuivi specifici del triennio
- Indici di maturità professionale
Orientamento e mondo del lavoro
L'informazione al Lavoro (1.A.L.)
Orientamento nella formazione
professionale (C.F.P.)
Alternanza scuola-lavoro nei cicli
scolastici
Orientamento e primo inserimento
nel lavoro
L'orieniamento della donna
Orientamento universitario
Orientamento ed handicap
GLI OPERATORI
DELL'ORIENTAMENTO:
- U soggetto
- La famiglia
- Gli insegnami
- Oli esperti
Sulla base di un lungo e costante
impegno in questo campo, ed alla
luce di una preparazione che si inse-
risce nel grande progetto che i sale-
siani hanno nell'offrire il loro servi-
zio ai giovani, i membri dell'Asso-
ciazione COSPES hanno ritenuto di
dover riflettere sui frutti della loro
esperienza e della loro formazione e
di tradurla in un progetro per l'O-
rientamento. Si tratta dunque di un
progetto che nasce dalla lunga espe-
rienza di operatori che all'attività

4.9 Page 39

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- - - - - - - - - -s8-
I SETTEMBRE 1987 39
aggiungono riflessione e ricerca. Il
progetto presenta in forma schema-
tica importanti fondamenti dell'o-
rientamento a livello ideale e atten-
de di essere tradotto in un progetto
operativo, dal quale fare scaturire le
programmazioni a livello concreto e
locale.
Numerosi sono gli aspetti innova-
tivi di questo progetto: in generale
ci sembra di poter dire che esso si
apre alle istanze che nascono da una
società in movimento come la no-
stra.
Il primo fra gli aspeUi innovativi
è quello che si riferisce all'orienta-
mento come dimensione formativa
che si può e.stendere a tutte le età
della vita, e che non si limita più alle
fasce tradizionali dell'età evolutiva.
Come abbiamo già accennato si ri-
scontra la necessità di entrare in un
sistema di un cambiamento conti-
nuo come quello che riflette la mo-
bilità della società, che richiede un
riorientamento nelle varie età dell'e-
sistenza umana.
La seconda innovazione, che a
nostro parere imprime una conno-
tazione fondamentale ali'attività ed
al progetto COSPES, riguarda la li-
nea personalistica dell'orientamen-
to: l'Associazione si è infatti preoc-
cupata di allargare il concetto di
~ SfDI CDSPES
YN' C(NIRI COSl'IS

4.10 Page 40

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40 I SETTEMBRE 1987
Foto Archivio SEI - Oemarie
orientamento non solo in ambiti di
Upo professionale e lavorativo, ma
in connessione con una costruzione
pm ampia dell'identità della perso-
na. Ci si riferisce alla crescita della
persona in un'ottica di dimensione
del senso della vita non soltanto per
aspetti relativi alla maturazione
professionale.
Lo sviJuppo dell'essere umano
nel corso della sua esistenza viene
seguito ponendo l'accento sui valori
cristiani della vita.
1 destinatari di questo progetto
sono molteplici: in primo luogo bi-
sogna considerare gli insegnanti: es-
si svolgono un ruolo privilegiato
nella formazione giovanile. La stes-
sa legge italiana chiama ad una pre-
cisa responsabilità di orientamento
gli insegnanti delle scuole medie.
In secondo luogo agli educatori,
a qualsiasi titolo lavorino con i gio-
vani: dunque ecco un esempio di co-
me l'orientamento debba entrare
anche in luoghi diversi da queJli tra-
dizionali: si può fare orientamento
anche nel campo dell'associazioni-
smo giovanile, nella formazione de-
gli animatori per il tempo libero,
ecc. Nell'orizzonte della crescita in-
tegrale della persona deve essere cu-
rata non solo la formazione cultura-
le, o la maturazione affettiva, o la
socializzazione, o la integrazione
della fede, ma anche il coronamen-
to della propria formazione nella ri-
cerca di un posto nella vita e nella
possibilità di svolgere una propria
miss ione.
Destinatari del progetto sono poi
oltre ai genitori che sono responsa-
bili in prima linea della dimensione
formativa ed orientativa dei propri
figli, i giovani stessi: essi sono chia-
mati come protagonisti del proget-
to, secondo i vari livelli di matura-
zione; così come lo sono coloro che
continuano la loro formazione du-
rante l'età adulta.
L'influsso del servizio del CO-
SPES, come abbiamo già detto pre-
scinde dai luoghi tradizionali dell'o-
rientamento: oltre ai distretti scola-
stici ed ai centri di formazione pro-
fessionale di molte regioni, un servi-
zio par ticolare è quello che viene
svolto nelle USL nell'ambito del-
l'inserimento degli handicappati e
del recupero degli emarginati.
Un altro tipo di consulenza pecu-
liare è quella che i COSPES svolgo-
no a servizio di diocesi e famiglie re-
ligiose come supporto all'orienta-
mento vocazionale. In questo cam-
po il loro intervento non si limita al-
lo sviluppo delle vocazioni nelle età
giovanili, ma consiste, per quanto
riguarda i soggetti, che abbiano ma-
nifestata una già consistente voca-
zione, nell'aiuto al discernimento di
un determinato servizio.
L'esperienza ed il progetto dei
COSPES ha dunque allargato l'am-
bito dell'orientamento tradizionale
fino ad abbracciare i bisogni delle
nuove utenze.
Alla base del lavoro di questi cen-
tri c'è comunque iJ rispetto della
persona: se un tempo orientamento
significava ricerca di un posto, oggi
significa capacità aperta alla tra-
sformazione della società sulla base
di alcuni valori portanti.
Maria Galluzzo

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - - - - - -sB-
CIRCA
UN ANNO FA...
e irca un anno fa dopo in-
numerevoli esami cllnlcl
un noto urologo ci disse di aver
riscontrato, a mio padre, una
neoplasia prostatica.
Ci affidammo a M. Ausiliatrice
con tanla fiducia. Successiva-
mente, fu ricoverato ma il decor-
so post-operatorio soddisfò il
primario che decise di dimetter-
lo. Da allora egli non ha più avu-
to bisogno di cure, solo dei con-
trolli periodici.
Di tutto ciò ringraziamo pub-
blicamente M. Ausiliatrice e
continuiamo ad implorare la
Sua materna Intercessione.
Lettera firmata
ogni giorno il piccolo Domenico
possa crescere, sotto la prole•
zlone del Santo, nell'amore di
Dio e lontano da ogni pericolo.
V. M. Cesarò ME
UNA MAMMA
V orrei fosse reso pubblico
il mio ringraziamento a
S. D. Savio: sono una mamma
di due bambini nati, dopo dolo-
rose esperienze, grazie all'inter-
cessione del Santo.
Ultimamente ho avuto anche
notevoli problemi di salute, ml
sono ancora raccomandata a
S. D. Savio che non ha mancato
di rispondere alla mia fiducia.
A. Poli· GE
PICCOLI PROBLEMI
R endo grazie a M. Ausilia-
trice e a don Bosco, per
mezzo del quali In più di ogni
occasione sono riuscito a supe-
rare momenti dlfflclll.
è appunto grazie al Loro aiuto
che ciò che mi sembrava triste e
Impossibile si è rivelato di uma-
na capacità e relativa semplici-
tà; certo, in confronto ad altri, i
miei non erano grandi problemi
ma ugualmente l'aiuto del miei
amici non si è fatto auendere.
G.P.-Roma
miracoloso; la febbre cominciò
a scendere ed In poco tempo mi
ripresi completamente.
Ringrazio S. D. Savio per
avermi aiutata.
Lertera firmata
SUO FRATELLO
È SALVO!
N on potete Immaginare
quale sia stata la mia gra-
titudine quando ml son s~ntita
dire: Suo fratello è salvol - E sta-
ta M. Ausiliatrice, che sempre
Invoco, a salvarlo da un terribile
Incidente.
Grazie.
SITUAZIONI DIFFICILI
Fabiola P.
NON VOLEVO
ALTRI BAMBINI
A vendo molto sofferto nella
prima gravidanza non vo-
levo più saperne di avere bam-
bini. Quando rimasi di nuovo in-
cinta ebbi molta paura e nei pri-
mi mesi ebbi di nuovo tante sof-
ferenze, poi ml rivolsi con fede a
S. D. Savio perché credevo di
non farcela ad andare avanti.
Il Sanlo dei bambini non ha
mancalo di esaudirmi ed ora ho
un bel maschietto e in breve
tempo mi sono ristabilita com-
pletamente.
Desidero rendere grazie pub-
blicamente.
Aurora Mediati - RC
DUE ABORTI
M la nipote Nuccia atten-
deva con ansia un bam-
bino, ma per ben due volte In
mezzo a tante sofferenze ha
abortito. La terza volta ci slamo
rivolti con tanta lede a S. D. Sa-
vio e il 5 novembre 1985 è nato
Il piccolo Domenico Zito. Il no•
me che porta è una promessa
adempiuta a D. Savio. Ora la no-
stra preghiera aumenta perché
ICTUS CEREBRALE
N el maggio u.s. sono stata
colpita da Ictus cere-
brale. Per le preghiere che tante
persone buone hanno rivolto a
M. Ausillatrice ora sto meglio.
Cammino e sono autosufll-
ciente.
Ringrazio di cuore M. Ausilia-
trice per la Sue protezione.
Filomena Bonassin
ANGIN.A PECTORIS
M io padre, già da tempo
sofferente di angina
pectoris, fu colto da forti dolori
al torace e da violenta aritmia
cardiaca. Non riusciva più a
camminare e a parlare. Traspor-
tato d'urgenza al pronto soccor-
so veniva sottoposto alle cure
del caso mentre noi, con tanla
fiducia, invocavamo l'aiuto di
Maria Ausiliatrice e di S. G. Bo-
sco.
Non hanno mancato di esau-
dirci e addirittura la stessa sera
mio padre è potulo lornare a ca-
sa. Con riconoscenza.
M. A. G.
D esidero ringraziare Don
Bosco e la Madonna per
avermi esaudita in siluazioni dif-
ficili.
M. Rita Marocchino
CATARATTE GIOVANILI
U na mia nipote di 19 anni
era affetta da cataratte
giovanili. Per la medicina uttl-
clale doveva essere operata agli
occhi con ta sostituzione del cri-
stallino. Sarebbe stato un grave
rischio.
Ci siamo rivolll a M. Ausilia-
lrice e a S. G. Bosco e tutto si è
risolto con le sole cure omeopa-
tlche. Il nostro grazie ricono-
scente.
Una cooperatrice Brescia
RICONCILIAZIONE
P er motivi di lntei:esse i
miei tre flgll non si parla-
vano e Incontravano mal. Ml so-
no affidata a Maria Ausiliatrice,
a Don Bosco, con tenia preghie-
ra e fiducia Ora, finalmente, tut-
to si è appianato e quel silenzio
è staio rotto. Il mio grazie di ma-
dre riconoscente.
Lettera firmata
GRAZIE
D esldero dire grazie a
S. D. Savio per la grazia
concessa alla mia cara mamma.
Giovanna Bono - A T
FEBBRE ALTA
M 1 trovavo a letto da pa- ESAME IMPORTANTE
recchi giorni con febbre
R alta dovuta ad una forte Influen-
za, e siccome la febbre non
scendeva neppure con gli anti-
biotici, mi rivolsi con fiducia a S.
D. Savio, e indossai l'abitino
ingrazio I nostri Santi Sa-
lesiani per avermi aiutata
a sostenere e superare un esa-
me per me molto importante.
che già in altrì casi ml era stato
V. C.· Cardè

5.2 Page 42

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42 · I SETTEMBRE 1981
MARZORATI EGIDIO t Milano a 94
anni
Trascorse la sua gioventù nelle ca-
se salesiane e sempre ricordò con
tenerezza quel periodo. Dedicò tutta
la sua vìta al lavoro, affrontò con la
massima serenità alti e bassi, non
mancò mal dl aiutare chi si rivolgeva
a lui, mai pensò a se sta&SO prod.,.
gandosi Invece molto per gli allri.
Nel suo cuore era sempre presen-
ta Don Bosco e a lul si rivolgeva per
ogni cosa.
lascia la testimonianza di una pre-
ghiera incarnata nel vivere quotidia-
no e di un entusiasmo tutto sale-
siano.
DALLA NORA don GEREMIA sa-
cerdote S81aslano t Conegliano
(TV) Il 26.V. 1987 a 72 anni
Nalo a Mansuè (TV) Il 3 marzo
1915 in una famiglia numerosa (undi•
cl fratelli, di cui 5 consacrati al Signo-
re) dl solida tradizione cristiana (il
ceppo famillare conta ben 33 voca-
zioni sacerdotall e religiose) a 11 an-
ni entrò col fratello gemello Tarcisio,
passato all'etemità chierico salesia-
no nel 1935 a venl'annl, all'aspiran-
teto Finale Emllla e qulndl a MIia-
no. S. Ambrogio per Il Ginnasio. Do-
po Il noviziato a Chiari, fece la prima
professione 1'8 settembre 1931.
Laureatosi in Sclen:te Naturali al-
l'Università Cattolica dl Milano nel
1940. dopO gli studi teologici a Mon-
teo,tone (PD) fu ordinato sacerdote Il
24 giugno 1943.
Fu insegnante di Sc10nze Naturali
al chierici a Nave (BS} e quindi do-
cente al PAS nell'Istituto ■Rebau­
dengo• di Torino.
Ebbe incarichi di servl:tlo nella di-
rezione di imponenti Istituti, come a.I
Rebaudengo (TO), Bologna. Taran-
to, San Callisto (Roma) Ortona e nel•
le case di spiritualità di Casellette
(TO) e ora a Loreto.
La preparazione scientifica e la
cultura teologica fa\\lO(Ìrono il i;uo in-
serimento competente nella forma-
:tione dei giovani espiranti prima e
i;alesìani poi. La profondità e le con-
vinzioni ben radicate del suo ministe-
ro come sacerdote e salesiano, lo re-
sero prezlOSO nella predìcaz10ne di
corsi d1 esercizi spirituali, r10lle con-
fessioni e nella guida spirituale di
anime.
I suol numerosi scritti, ira I qua'I
~Cercate Il Signore e sarete raggian-
ti• (LOC) commento ai Salmi, e
•Hanno fotografato Il Volto dal S~
gnore• (LDC) uno studio profondo e
devoto sulla Santa Sindone, formano
la più bella eredità che Don Geremla
cl ha lasciato.
VECCHI sac. LUIGI, salesiano t Pe-
rugia a 59 annì
La sua attività, sostan:tlata da h
tenso spirito dJ preghiera, da fede
sincera e da un salesiano ottimismo,
si è esplicata soprattutto nel campo
dalla scuota
Ha guidato le Comunita Salesiane
di Perugia e dì For1l ed è stato poi,
Economo a Ma.cerata. Tornato, come
Direttore a Perugia, dopo solo otto
mesi ha dovuto affrontare la sua ma-
lattia, e lo ha fatto con tanta serenità
e coraggio.
GASCONE GIUSEPPINA, ved. VI-
TROTTI t Chiarì a 81 annl
La Oducia In Dio e l'amore a Maria
Ausiliatrice l'hanno sostenuta e con•
fortata In ogni Istante dalla vita e so-
prattutto negli ultlml anni provali dal-
la progressiva perdtta della vista.
VIETTO NC. PIERINO, salesiano t
Torino a 70 anni
Spirito semplice e sereno, sempre
disponibile e diffondere gioia a cor-
dialità. Insegnante preciso II chiaro,
esigente ma comprensivo; capace di
sacrificare la sua cultura all'umile im-
pegno nelle piccole cose. Dechlo aJ
giovani con grande bontà e pazlenu
per oltre quarant'anni dì lnsegna-
rr10nto. La sensibilità sacerdotale ha
contrassegnato ogni sua attività.
Dopo sei mesi di lento declino del•
le forze, per un tumore al polmoni,
che ne minava da tempo la pur vigo-
rosa fibra, si spense serenamente
proprio nel giorno sacro alla Passio-
ne del Signore, Il Venerdl Santo. Fe-
steggiò, col Risorto, la Pasqua
eterna.
DIBITONTO ANTONIO, coadiutore
salesiano t Gualdo Taldlno (PG) a
86 anni
Meravlgllosa figura di coadiutore
Salesiano. secondo Il cuore di Don
Bosco.
Svolse li suo ardente apostolato,
con Instancabile Impegno, dapprima
come Missionario In India, poi, ritor-
nato in Patria per salute, tra i giovani
del nostri Oratori di Macerata e di
Gualdo Tadìno.
Accertò con edificante pietà e con
piena rassegmwone Il lungo e tor-
mentoso periodo dì sofferenze che lo
portarono alla ■Casa del Padre• pro-
prio nel mattino del Sabato Santo.
(infatti nel 1923 entrava per la prima
volta all'Oratorio) ragazzo dell'oraI0-
rlo, axalllevo e poi per 7 anni coord1-
natore dai cooperaIori, prestava an-
cora servizio come volontario nella
casa di San Patrizio.
Ha preso pane a varì Congressi ln-
terna:tlonall sla degli exalllevl che dal
cooperatori. Era un leader della Sa·
leslan Boys Brigate alla quale è stato
memblo per 63 anni, e per 18 anni
ne è stato l'ufficiale comandante.
Ha fatto In modo di coinvolgere la
moglie, anche lei cooperatrice e in-
caricata del laboratorio Mamma Mar•
gherlta.
Ha educaI0 1 suol figli cristiana-
mente ma anche saleslanamente,
anche loro exallievi e uno incaricato
della Ubrerìa Salesiana.
Il Signora lo ha chiamalo mentre
era a servl:tio nella Casa Salesiana:
servo buono e generoso.
BOCCACCINI sig. FRANCESCO,
t ax■lllevo Comacchio (FE) li
2915187
CAVATORTA GIUSEPPE, coadiu-
tore salesiano t Avlgliana a 85 anni
Giunse alla 11\\18 religlOSa nella
Congregazione Salesiana all'età di
35 anni, dopo una lunga esperienza
di lavoro nel campi vissuta in gran
parte a servizio di terzi.
Per 35 anni visse la sua vocazione
In Portogallo, nelle Ce.se di Est.ori!,
Mogolorte e Arouce, nella quali svol-
se mansioni di ortolano. La gente del
luogo lo conobbe infetti e lo qualificò
semprecome •l'ortolanodel conven-
to•. Ritornato In Italia nel 1972 eser-
citò la stessa attività nella casa di
Alligllana. Doveva trattarsi dì un sog-
giorno provvisorio: divenne delinlUvo
per l'Intervento dell'Ispettore.
BRIFFA slg. CARMELO, exallievo a
cooperatore t SI1ema (Malta) a 70
anni
Possiamo dire che l Salesiani a
Malta hanno perso una figura che fa-
ceva pane dalla storia del loro 83 an-
ni di presenza nell'Isola. Da 64 anni
Padre esemplare, IUlto dedito alla
Sua Famigha, ai Figli e a Don Bosco.
Fìntwmo artista del legno, ha' la-
sciato dlverse testimonianze del suo
talento, specie nella Basilica Catte-
drale di S. Cassiano a Comacchio.
Attaccatissimo al Salesiani. Dopo
la loro partenza da Comacchio, fu te-
nace protagonista per il loro ritorno,
che non ha avuto la soddlSfazlone di
vedere col propri occhi e che sperta•
mo possa vederlo dal Paradiso.
Fu teai fondatori del Gruppo ExAl-
lievi Don Bosco di Comacchio, di cui
per molti anni resse la Presidenza.
Ha voluto essere sepolto nella nu-
da terra m modo semphce e umlle.
cosl come aveva sempre vissuto.
Lascia a noi ex allievi di Comac.
chlo una eredità spirituale e un
esempio da Imitare e un ricordo pro-
londo.
Nella Gloria del Paradiso asslama
a S. G. Bosco e Maria AuslllaIrlce ri-
troverà cenamente Igrandi Salesiani
che hanno gestito l'Oratorio di Co-
macchio: Don Mondini e Don M ariani
che egli ha amato e che ne ha tratto
l'Insegnamento per la propria vita
terrena.
A quanti hanno chiesto informaz,om, annunciamo che LA DIRE·
neo, ZJONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede ,n ROMA,
nosciuta giurid,camente con O.P del 2-9-1971 n 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-t-t924 n 22, possono legalmente r~
cevere Legati ed Eredità.
Formula valide sono:
- se si trana d'un legato: ... lascio alla Direzìone Generale Ope-
re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per
le miss1om con sede In Torino) a ~tolo di legato la somma di lira...,
(oppure) l'immob,le s,to in•.. per gli sc0p1 perseguili dall'Ente, e pari~
colarmen1e per l'eserclZJo del culto. per la formazione del Clero e
dei Religiosi, per scopi mJSSionari e per l'educaz10ne còst,ana
- se s, tratta invece di nominare erede di ogm sostanza l'uno
o l'altro del due Enti su Indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'lsrituto Salesleno per le Missioni con sede
In Torino) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi lltolo,
per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio dal
culto. per la formazione del Cleto e dei Rehglosl, per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per dlsreso)

5.3 Page 43

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- - - - - - -- - ----.sll-
1 SETTEMBRE 1987 · 43
Borsa: Marta Aualllatrlce, Don Bo-
aco, Domenico Savio, in memoria
di Mario Frigerlo, a cura della zia An-
tonietta, L. 1.500.000
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vanni Bosco, in memoria di Rose/da
Mlgllasso, mia moglie, a cura di G.F.
Torino, L. 1.000.000
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Anna Filippa Mirabile, L. 500.000
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gliardi Margherita, Torino, L 300.000
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resa Lacqua Canonico, a cura di
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invocando continua protezione, a cu-
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nica, RC, L 300.000
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vanni Bosco, in ringraziamento e in
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seguita dalla nipote Marina e invo-
candoprotezione sulla famiglia, a cu-
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zia ricevuta, a cura di Pelllzzoni Elio
Milano, L. 200.000
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rando protezione per salute e studi
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vio, ringraziando e lnVOCBlldo prot&-
z,cne per salute e lavoro del figlio Di-
no, a cura di N.N.
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graziamento e invocando protezione,
a cura di exallleva d. Immacolata di
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protezione ai nostri anziani congiun-
ti, a cura di Salsi, Varese, L. 200.000
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suffragio di Cesare M., a cura della
moglie Elena, L 200.000
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Cesarina, Arnad, AO, L. 200.000
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protezione per la famiglla Russo,
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ziamento, a cura di Renogllo Giovan-
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cando protezione, a cura di L. Mari-
sa, L. 150.000
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ne, a cura di N.N., Lecco, L. 120.000
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sco, Domenico Savio, per protezio-
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ziando per grazia ricevuts, a cura di
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Salesiani, per la guarigione di due
persone care, a cura di R.D.B.
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In vita e In morte per tutta la famiglia ,
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sco, Invocando aiuto e protezione, a
cura di G.V., Torino
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do protezione per la salute del mari-
to, a cura di Citrinlti Rosa, Taranto
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Cuneo
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vuta, a cura di Mottaini Santino, VA
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do protezione, a cura di Balzarini
Gianna
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protezione per la tam/glia, a cura di
Lupo Giovanni, Palermo
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vanni Boaco, invocando protezione
per i figli, a cura dei coniugi Guidortl,
Modena
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defunti, a cura di Pessina Teresa. MI-
iano
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vanni Bosco, in ringraziamento, a
cura di Palé Elide, Mede PV
~rsa: SS/Cuort di Gesù e Maria e
S. Giovanni Bosco, a cura di Gua-
sone Carla, AL
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N.N., Palermo
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vanni Boaco, In ringraziamento e
vocando protezione sulla famiglia
In-
a
cura dì G.C., Andria
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