Bollettino_Salesiano_197711


Bollettino_Salesiano_197711



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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DDN ■ osco Nl!L 1177
a• A NNO 1D1 N. 11 S PED I%. I N A BBDNAMI NTO P OSTALI GRUPPO C101 - 'f• Q UIN DIC I NA •
1 GIUDN D ff7'T
MISSIONARI SALESIANI
MISSIONARI SALESIANI
L. 70
A . t OCCA S.,CONSOLAZIOl,IE
IlALIA
L.120
t.P. ~. - ROMA 1977 A . IOCCA S.CON SOI. AZI O NE

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
IISSIOUII SlllSIUI
l~m~ """"".~; ;. ,ijJUl/1'.
ITlllA..,. ·- ·· L120
Servizi o di copertina, i:,ag. 3
FAMIGLIA SALESIANA
L'Halia ricorda I suoi figli missionari 3
Esercitazioni per un corpo di
Volontarie
5
QUESTI GIOVANI
Riempite di gioia le loro vacanze
4
CHIESA E MONDO
Signorina, perché si è fatta suora?
6
L'escalation delle parolacce
14
N E L L' A Z I O N E
BRASILE. Il miracolo delle madrine 8
Un grazie da Humaità
29
ECUADOR. Due Auslllatrlcl con le
ali
17
INDIA. La polizia li acciuffa e li porta
ai salesiani
22
I tre casi dell'ultima settimana
29
ITALIA. Una rivista e un concorso
11
Da 75 anni al Testaccia
30
Un Centro per dare un senso alla vita
dei giovani
30
Zia Candida
31
Ancora un premio
31
MESSICO. Quando le vacanze di-
ventano missione
12
PANAMA'. Una missione aspetta
salesiani
30
PERU'. Lo chiamarono Centouno
29
POLONIA. Un a chiesa nuova a
Plock
31
SPAGNA. I Cooperatori per Il terzo
mondo
16
I due sì di Maria d el Carmen
31
Premio dell'Ulivo
31
STORIA SALESIANA
« Questi argentini ml ammazzano! >J 25
RUBRICHE
Lettere al BS
2
Educhiamo come don Bosco
4
Riviste
11
BS risponde
14
Libreria
21
Ringraziano i nostri santi
32
Preghiamo per i nostri morti
34
Solidarietà missionaria
35
1!=i i i~ ;1Jr;J!li =FM
BOCCACCIO E PASCOLI
Al BS, che ammiro per la sua fresca
coerenza , sottopongo un paio di citazioni
che suggeriscono un confronto fra d ue
scrittori che in modo molto d iverso rap-
presentano la nostra patria terrena.
Boccaccio. « Il volgo fa gran caso d i
una sua raccolta di novelle, detta Deca-
merone, dove una prosa pesante e lati-
neggiante è usata a raccontare mono-
tone storielle d 'Inganni e lussurie » (Papi-
nl, Dizionario dell'Omo salvatico).
Pascoli. Distico latino scritto dal poeta
sotto una dolce Immagine di Maria, c he
tiene sulle ginocchia Il suo Gesù mentre
parla ai fanciulli: « O santo Fanciullo,
concedimi che, con la protezione della
tua diletta Madre, io come te insegni puri
canti ai fanciulli ».
Dr. Alberto Pozzi - Pisa
TERZA MEDIA
Sono in terza media, e il nostro inse-
gnante ci ha par/aro della Famiglia Sale-
siana. In terza media si può appartenere
alla Famiglia Salesiana? (Gino C.).
C'è qualcosa a livello di appartenenza,
che è più importante dell'età e del tesse-
ramenti. Giovanni Bosco da ragazzo di-
ceva a se stesso: « Andrò in cerca dei
ragazzi, li amerò sempre, e mi tarò amare
da loro ». TI senti capace, Gianni, di
condividere almeno in parte questo suo
atteggiamento?
PUBBLICATE QUESTA
Perché non presentate le vignette del
prof. Del Vaglio, che sono tanto efficaci?
Questa, per esempio...
J:ìN{I-![ TU H,4 / L,l)
,.. TtJ.4 NtJJ/OLA
'I
Salesiii1iio
Rivista della Famiglia Salesiana
fondala da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione
e cultura religiosa
PER RICEVERE IL BS
Il Bollettino Salesiano è inviato gratis
- ai componenti la Famiglia Salesiana
- e agli amici delle Opere di san Gio-
vanni Bosco
Richieste alla Direzione o all'Ufficio Pro-
paganda (vedi sotto).
Il grazie cordiale di Don Bosco
a chi contribuisce alle spese per il BS o
aiuta le Opere Salesiane nel mondo.
Per Il cambio d'Indirizzo
comunicare, insieme con il nuovo,
anche l'indirizzo precedente.
Direttore: DON ENZO BIANCO
Collaboratori
Sr. Giuliana Accornero - Pietro Ambrosia
- Teresio Bosco - Carlo De Ambrogio - Sr.
Ella Ferrante - Jesus Mélida
Fotografia
An tonio Gottardt
Archivio salesiano: Guido Cantoni
Archivio Audiovisivi LDC
Composizione e impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Responsabile: Don Teresio Bosco
Autorizzazione del
Tribunale di Torino n . 403 del 16-2-1949
COLLABORAZIONE
La Direzione sollecita a inviare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana, e
s 'impegna a pubblicarle secondo lo spi-
rito e le possibilità del BS,
IL BS NEL MONDO
Il BS esce nel mondo con 34 ed izioni
nazionali (in 19 lingue diverse, con tira-
tura annua di oltre 10 milioni di copie) in:
Argentina - Australia - Austria - Belgio (In
fiammingo) - Bolivia - Brasile - CIie - BS
Cinese (a Hong Kong) - Colombia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania
- Giappone - Gran Bretagna - India (in
inglese, più le edizioni minori in lingue
locali) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (edi-
zioni In croato e sloveno) - BS Lituano
(edito a Roma) - Malta - Messico - Perù -
Polonia - Portogallo - Repubblica Domi-
nicana (per le Antille) - Spagna - Stati
Uniti - Thailandia - Uruguay - Venezuela.
INDIRIZZI
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana 111 1 - Casella postal e
9092 - 00100 Roma-Aurelio.
Telefono (06} 64. 70.241.
Ufficio Propaganda:
Arnaldo Montecchio - Via Maria Ausilia-
trice 32 - 10100 Torino.
Telefono (01 1) 48.29.24.
Versamenti :
su Conto corr. postale 1/ 5115 intestato a
Direzione generale Opere Don Bosco -
Roma.
2

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FAMIGLIA SALESIANA
L'Italia ricorda
f ~ AMM!NISTRA210NE DELLE: POS'l"E
• ~ t DF;LLE 'fBLECOMUNICAZIONI
i suoi flgll
m1ss1onan
Una serie di due francobolli, emessi dalle Poste
Italiane, ha inteso ricordare l'opera umanitaria
ed evangeliz.zatrice dei missionari salesiani da
cent'anni al lavoro nei cinque continenti.
T renta milioni di francobolli con la scrit1a << Missioni Salesia-
ne l) dall'aprile scorso hanno preso a circolare per /'Italia e il
mondo. E' la patria di Don Bosco che ricorda i suoi figli
missionari salesiani partiii suf/a fine del I 875, e ì tanti altri che li
hanno seguiti per un generoso impegno umanilario e di evange-
li::::a::ione.
La (( serietta >> comprende due 1•alori: da L. 120 (per le
cartoline). e da L. 70 (per le stampe). << Le vignette - dice il
Bollettino Informativo bilingue riprodotto qui accanto - espri-
mono idealmente la diffusione dell'opera missionaria dei Padri
Salesiani nel nrnntlo. e riproducono : per il valore da L. 70. il
globo terrestre diviso in cinque sellori, a significare i cinque
continenti. con al centro la Croce; per il valore da L. 120, san
EMlS.SiONt 01 UNA SCftfll 0, F'M,NC080tLI ctt.EBRAn\\'l
DEI MISSlONA.PJ SALES!ANl
.,..n, /A.-1<1~ - ....""" del l'moJ,n,,.-U• lt,,p,1blobn, U,
1't1fl -4<;6
l"'H~,,to .U- ~.. ~,.r., ~. p◄ J,J t. '-11,, llli1•1
L'A111mlm~ d.lll~ ~ E ddl.t tdaQomur-,11,c.1.noru h• ,faj)Ollitc,, r<'• ,I
2~ maoo 1971. l1unJ..,.n,e d1 f.lll■ oen• d1 u.- ITJl'IC'Obrilil ~~M,ni•11 1J(.I Ml111totl1.d
Sa.l.nim.1. nei nlorl W. L /0 e l. J!0
OfflJ fi:1ntolx,th 90!IO aan.,.,.11 .1,111\\""Hli~ll'II \\.lfr• V11lor1 JtU'ttn1uto !ti;Jqnul1co
didlo ~ in tQtQç.1,1(,0, tt1 nru f!UNiMtlltlll, 11bn 6ltj1;rana1.,, formatb curr.
Mon Xl , ◄0; lor1nu<1 1t1mra .ff\\m l!ic J:it1 dmtd..l.11Uln; n l 1 ..- l,t t1nn:µn
q;uindici 1m honidl,tttmp}.dcL.cuxun Yllll:mt\\ loth~ ~ ue:mpln11CQk,n l"IJ11<.10l'l'lit
(-1.mq:m colori).
l.t. 'itl/Wttt. ,r,;p11monn ~olm11nit I~ Jl,lfwakm,r ;fcU"(Jr,a-. mìH1an,11r" dtl f'.dri
S;,i_ltU_AJ'II M l ~ .ti rlp«illlt'UIIOt ~ 1t .,.,tl.,n:J, L .'iJ, 11 J&bbD t~rrdlfe :f"rvù(> 1p
anqw.e.u:nn. 1 •~bar. I dn;~ue,:onur:w,m\\1 ~ ~ <,,tmrf'I t& ~ l"(!f Il •"'ll(M't ,J.t
L t ll0, S.. {)1af\\.'mni &tco ciw;, 11el ~ ~ OvN{ UQ),tCl MIO FMTEUO ",
al-bc.i;d• 11:1u.oml,.J t!dlt-\\llvfl•- rcu. Svi J._.~ lr,n"ol:-..,111, 11 l ~ • M.ISSlONAil
~ALE$tANI• qulr..11 11 1TALIA f!l1 t ~paitlv1 valori III L ?O :o, 1 L UO"
l!or~IMII Aiaf)I) l!JC"JN. e s..lRO>Te Ct,MOl,ncinc.
ll,1,,n, Jt ,..~I} J•'TJ.
L t~~~~iv:11=~;'•~rmln1=~~~l~~: ~17,.'1:~:od~
~"""° Jubbì,;a ali~=ulnne. ma •I r■mp>
e ClOll noft f111.i-~ im~!ffiò ha P""'
-,v.11:a b: P")mo: 111~ 1111111ru.., IIQP,aw,IJtO i.1811.,, ,10W11N • dJ.1 <di ropobn. Q,\\d.JCll
l•••f11J:l,1~ Ji lr,c~m.i >rtrIDl•h , e1~1l1 1M. ~,.llll,lll all'or,n •lriana fnnr"•
t'Oiu,n•t tlf'I r,i1 ....,TW;•• C<t110r1 ditll1òe,tn1ont r11bbliu da ,Q(ICU, e«LtsUl! • 'f'!Wlh
rmtrrrwt,..-t doli <'"4ml)O JtU11 C<Jlt..in 1 'flklJb drlla o:l\\•ll,nnlnl'lft
Il « Bollettino Illustrativo bilingue» con cui l'Amministrazione
delle poste h a accompagnato l'emissione del « fra ncobolli
commemorativi del Missionari salesiani 11.
Giovanni Bl)SCO che. nel motto
<< Ogni uomo è min fratello 1>. ab-
braccia gli uomi ni delle diverse
razze. Sui due francobolli. la leg-
ge nda « Mi ssio nari Salesiani ),
quindi << llalia ►> e i rispettivi valo-
ri >>.
li Bollettino illustrativo pres.e,,w
pure i11 iraliano e fra ncese 1111 breve
lesto. a firma del Reuor Maggiore,
il/11.stranle i morfri che hanno sugge-
rilo l 'emissione dei f rancobolli.
Eccolo.
L'attività missionaria salesiana - in
conformità con l'opera e lo spirito di san
Giovanni Bosco egualmente aperto a tutti
I valori della vita - ha mirato senza
dubbio all'evangelizzazione, ma al tempo
stesso e con non minore impegno ha
perseguito la promozione umana, soprat-
tutto della gioventù e dei celi popolari.
Questa integrazione di interessi spirituali
e clviii ha guadagnato all'opera salesiana
franchi consensi nei più svariati settori
dell'opinione pubblica: da quelli eccle-
siali a quelli governativi, dal campo della
cultura a quello della civilizzazione.
I « figli di Don Bosco » - come sono
comunemente detti - hanno cominciato
l'attività missionaria nel 1875 In Argenti-
na, per Iniziativa dello stesso Fondatore,
che preparò e realizzò la spedizione dei
primi dieci salesiani; ma si sono poi
dittusl a macchia d'olio in tutti gli stati del
Continente Americano e in numerosi
paesi di Africa e Asia, e nell'Australia.
Ora sono operanti in 74 nazioni.
la Famiglia Salesiana - cioè coloro
che nel mondo hanno accettato di realiz-
zare Il progetto umanitario e cristiano di
Don Bosco - comprende oggi due con-
gregazioni, i Salesiani e le Figlie di Maria
Ausiliatrice, tra le più consistenti nella
Chiesa e In gran parte impegnate nel
Terzo Mondo; una quindicina di istituti
minori cresciuti sul ceppo salesiano e
operanti soprattutto in missione; decine
di migliaia di laici organizzati: i Coopera-
tori Salesiani; un numero non facilmente
calcolabile di giovani cresciuti e educati
nelle loro opere, in parte anche organiz-
zati, e orientati verso una presenza ope-
rosa e positrva nella società.
Queste forze In larga misura missiona-
rie, suscitate da Don Bosco. operano
nelle città p iccole e grandi, spesso nelle
periferie dove l'emarginazione è più
acuta e inquietante, nelle zone depresse
dei paesi in via di sviluppo, nei punti
cruciali della miseria e della fame.
Il quadro delle opere realizzate nel
corso di un secolo è quanto mai vasto:
assistenza agli emigrati italiani in Europa
e soprattutto oltre oceano; scuole d'ogni
ordine e grado, ma di preferenza profes-
sionali; centri giovanili, città del ragazzi,
organizzazioni che impegnano I giovani
in senso costruttivo: dispensari. lebbrosa-
ri; editrici, stazioni radio, musei etnografi-
ci... Non meno importante è l'impegno tra
i popoli primitivi, alcuni dei quali , nel loro
impatto con i « bianchi », minacciati di
estinzione. la Santa Sede affida oggi ai
missionari salesiani 16 « territori di mis-
sione » vasti complessivamente cinque
volte l'Italia.
Ora Il numero più consistente di questi
missionari, partiti per i vari paesi del
mondo extraeuropeo - anche se tutte le
nazioni d'Europa hanno dato il loro con-
tributo - proviene dall'Italia; perciò la
loro azione missionaria di fatto ha avuto,
e conserva, un accentuato carattere di
Italianità. Ciò ha favorìto di riflesso anche
la diffusione della lingua di Dante, del
costume e della civiltà italiana nel mon-
do, come pure il maturare di rapporti più
cordiali e vantaggiosi tra l'Italia e gli altri
stati.
la ricorrenza centenario delle- missioni
di Don Bosco ha di fatto non solo interes-
sato la Famiglia Salesiana e l'Italia, ma
ha avuto una risonanza di portata più
ampia e generale. Si è verificato come un
naturale riconoscimento del progetto
missionario e civile di Don Bosco. che da
tempo ha raggiunto la dimensione mon-
diale. Ed è q uanto mai consolante che
questa diffusione oggi si presenti non
come un grande fenomeno concluso nel
passato, ma come un movimento che,
raggiunta una solida e valida impostazio-
ne, ha posto le premesse sicure per una
nuova e continua espansione.
Sac. LUIG I RICCERI
3

1.4 Page 4

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ranno facilmente degli adulti nevrotici e
complessai]. Qualunque apparenza dico-
strizione nel gioco riesce odiosa al ragaz-
zo. Don Bosco non si contentava della
semplice libertà nel gioco, ma voleva chA
si desse e AMPIA LIBERTA? c.
RIievano glf ps1colog1: più tardi, nella
vita, un ragazzo tanto più saprà dimo-
strarsi uomo, quanto più avrà potuto
nella sua Infanzia e adolescenza giocare
motto e nel modo giusto. Che cosa vuol
dire molto e nel modo giusto?
Molto vuol dire che ha bisogno di
parecchio tempo per giocare: per esem-
pio, un fanciullo normale, prtma dell'età
scolare, ha bisogno di giocare almeno
otto ore al giorno.
Nel modo giusto, vuol dire che bisogna
lasciarlo libero di scegliersi il gioco che
più gfl piace, nella maniera che gli piace.
anzi favorirlo e non contrartarlo
Biempit di gioia
le loro vac nze
Ne/l'estate 1860 un allievo dell'Oraro-
r/o andato a casa In vacanza, Stefano
Rossetti, scrive un 'affettuosa lettera a
Don Bosco. Subito Don Bosco gli ,,_
sponde con una lettera che dice la su&
paterna preoccupazione perché tra-
scorra quel tempo di vacanza nel più
costruttivo dei modi
« Amatissimo Stefano - g/1 scrive Don
Bosco - , la lettera che m, ha, mandato
mi ha ratto veramente piacere. Con essa
dimostri che tu hai compreso quale sia
l'animo mio verso d1 te Si, mio caro, 10 ti
amo di tutto cuore, e il mio amore tende a
fare quanto posso per farti progredire
nello studio e guidarti per la v,a del cielo.
Rammenta I molti avvisi che ti no dato in
varie circostanze
« Sta· allegro, ma la tua allegria sia
verace. come quella di una coscienza
monda dal peccato.
, Studia per diventar mo/fo ricco, ma
ricco di virtù, e la più grande ricchezza è
il santo timor di Dìo.
« Fuggi I cattivi, sta· amico con i buoni,
rfmettitì nelle mani del tuo parroco e
seguine f consigli: tutto andra bene.
« Prega ti Signore per me, e mentre
Eglf ti tiene lontano da me, lo lo prego a
conservarti sempre suo finché sarai di
nuovo con no, Con paterno affetto, sac.
Bosco Giovanni:»,
Stefano e I suoi compagni sentivano Il
loro Santo educatore wc/no a sé anche In
tempo di vacanza. E anche oggi I ragazzi
amano sentire gli advltl a cui vogliono
bene, I loro geniton e educator,, come
presenti, interessati e partecipi del loro
tempo libero Nulla è più utile per l'edu-
cazione dei ragazzi che rendere le loro
giornate Intense e ricche di gioia e di
sane emozioni.
Non Impedite al ragazzo di giocare:
signlllcherebbe Impedirgli di vivere. Il
gioco per Il ragano non è un semplice
passatempo o uno scherzo insignificante.
Nel gioco il ragazzo si esprime, co-
struisce il proprio mondo. Nel gioco vince
!a sua Istintiva paura degli altri, prende
coscienza delle forze latenti In lui. Nel
gioco combatte la propria solitudine, im-
para a fraternizzare e si libera del suo
spirito aggressivo.
Ricordate: I ragazzi che non giocano,
sono malati. Quelli a cui non si permette
mal di giocare In tutta libertà. divente-
Assicurate al ragazzi qualcosa da fare
che sia anche utile. Un buon hobby è per
un ragazzo una fortuna. L'hobby di foto-
grafare, di collezionare farfalle, di racco-
gliere francobolli, di esplorare qualche
zona segreta del bosco o della spiaggia
Leonardo da Vinci si fermava spesso a
disegnare un fiore, un' erba; staccava con
cura dalterreno una zolla con tutta la sua
foresta In miniatura, e se la portava a
casa per disegnarla amorosamente.
A88icuratevl che In quel che fanno
mettano entusiasmo. Chi è entusiasta di
ciò che sta facendo, non ha nulla date-
mere. Tutte le occasioni sono buone, a
chi ama ciò che fa. L'entusiasmo è una
virtù magica· vince l'Indolenza, bandisce
lo scoraggiamento, stimola ad agire. E
per di più è anche contagioso: chi vede
un entusiasta, è portato a imitarlo
Fate che I vostri ragazzi si manten-
gano nel campo del lecito. Don Bosco
poneva alfa libertà dei ragazzi un solo
limite, quello del peccato. che avvelena
la libertà. E' nota questa sua massima.
e Non chiamale divertimento una gior-
nata che fasci rimorsi nel cuore e paura
del giudizi di Dio , .
Quanto è saggio perciò Il suo invito:
e Figli miei, giocate, saltate, divertitevi
quanto volete, purché non facciate pec-
cali,,
Don Bosco conslgllava pure al suol
ragazzi, durante le vacanze, di rendersi
utili agli altrl. Diceva a un adolescente:
e Non puoi Immaginare quanto Il rende
felice Il sentirti di aiuto a chi ti sta
accanto,.
G/J scouts conoscono bene questa tec-
nica: difatti si sono proposti di fare ogni
giorno una buona azione. Meglio se
questa azione é disinteressata e non
procura alcun vantaggio personale: e Il
Padre celeste, che vede nel segreto, ve
ne darà la ricompensa >, dice Il Signore.
4

1.5 Page 5

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FAMIGLIA SALESIANA
sercitaz·oni per un
ao--o i Volo ari
Le Volontarie di Don Bosco nel prossimo luglio si
incontreranno a Roma per la pri ma Assemblea Generale
della loro breve storia. Consacrate nel mondo, le VDB
rendono nella vita e nel lavoro di ogni giorno una
silenziosa ma efficace testimonianza di fede e carità
cristiana. Con il prossimo incontro romano esse consoli-
deranno l'assetto interno e approfondiranno alcuni temi
di fondo del loro Istituto secolare.
I romani lo sanno bene: il mese di
luglio non è il più propizio per
risiedere a Roma; il caldo afoso e
appiccicoso invita a scappare dalla
c11tà e cercare rifugio nella vicina
~piaggia Ji Ostia. Ebbene. proprio
Roma e il mese di luglio sono slali
,;celti JafflstitulO secolare delle Vo-
lomarie di Don Bosco per celebrare
la prima assemblea generale: si
troveranno nella casa gencrali1.ia
della Pisana. con quel clima ci.livo
decisamente amido. e... a 12 Km
dalla !,ponda del Mediterraneo
Queste Volontarie vivono una
consacral.ione nel monùo vera e
autentica. Non è la secolarità prov-
visoria del religioso inquieto che va
a_ fare per qualche tempo un'espe-
rienza (< nel mondo>>, 15 o 20 giorni
di lavoro in miniera o alla catena di
montaggio delle automobili. La
VDB. volontaria per donar,i a Dio
e all'apostolato, è inchiodata al suo
lavoro come qualsiasi dipendente:
col suo contralto di lavoro e la
bu:,ta paga o lo stipendio, con le sue
rivendicazioni sindacali, e i suoi 30
giorni di ferie più domeniche e
festività infrasellimanali.
Testimoni di Dio. E' sempre stata
cosa grande eSliere donna. Ma oggi,
nel secolo ùclla liberazione femmi-
nile. della proclamata uguaglianza
dei diritti, dell'accesso della donna
ai posti di rcsponsa bilità, oggi es-
sere donna è un'avventura più ap-
passionante. C'è chi si realizza
come donna nel matrimonio e
airi.nterno ùel focolare domesliCl>:
c'è chi si con-,acra a Dio nella vita
religiosa: altre in~egnano dalla cat-
tedra univer.itana o guidano nella
politica il destino di una nazione o
illuminano il mondo con la loro
arte e la loro bellezza...
E altre - le VDB - rendono
testimonianza <.li Dio da un minu-
scolo punto del mondo: il loro
posto ili lavoro. Vivono a casa loro:
ipotecano l'amore di sposa e di
madre per di tribuirlo meglio tra
coloro che non sono amati da ne~-
LA PRIMA ASSEMBLEA GENERALE DELLE VDB
Luogo. Le VDB si riuniscono a Roma presso fa Casa Ger,erallzia salesiana
Periodo. L'Assemblea si svolge dal 5 al 26 lugllo 19TT.
Partecipanti. 30 Volontane assemblelste; 3 Salesiani assistenti ecclesiasllci. 4
Volontarie osservatric,, 6 esperti; 11 Volontane dell'ufhc,o tecnico.
Flnalltà. Sono tre le principali·
- elezione del Consiglio Generale;
- revisione delle Costituzioni lr, vista della definitiva approvazione Pontificia
dell'Istituto,
- studio di temi vitali per l'Istituto: secolarità, consacrazione, apostolato,
sales1anità.
Nazioni rappresentate. Sono I 5, in tre continenti:
- dell'Europa: Belgio. Francia, Italia, Spagna;
- dell'America: ArgenUna. Brasìte, Colombia, Ecuador. Messico. Uruguay,
Venezuela.
- dell'Asia· Rlipplne, Hong Kong Macau. Thailandia
Lingue. Sono previsle interpreti per li cinese, Il francese, l'Inglese, e to
spagnolo.
Le Volontarie di Don Bosco, consacrate seco-
lari, rendono leallmonlanz.a a Dio nel mondo
dal mlnuscolo posto In cui Dio le ha collocale.
suno; si assoggcllan<) a << norme
i!>tituzionaH )) umane ma calde,
tanto da seniirsi vitalmente appar-
tenenti a una famiglia di quasi 700
membri diffu.<;j in 15 nazioni. e
sufficientemente ampie da lasciare
autonomia di vita e di apost◊lato.
La loro missione consiste ncll'es-
l-Cr testimoni ùi Dio. La Presidente
delle VDB ha cosl delinealo la
fisionomia deU' ls1i1utn: (< La Volon-
taria di Don Bo~co è chiamata a
vivere la sua consacra1ione in
mcu.o al monùo nello :.pirito dì san
Giovanni Bosco. Essa si <;forza di
realizzare in :-.é un ideale di vita
che. in un dima di sereno equili-
bril). la rende a tutti di amabile
esempio. e fa di lei una creatura in
cui risplenda e operi una gnu.ia -
divina e umana - che le apra ogni
cuore. ogni cosa. ogni ambiente
sociale. per portarvi la presenza di
nostro Signore ».
Le VDB sono nate nel 1917 come
« Associazione Apostolica)}, per
ispirazione e l'appoggio di don Fi-
lippo Rinaldi. Però soltanto nel
1956 si realizza la lo ro vera espan-
sione. anche fuori dcli'Italia. E tre
anni dopo. nel 1959. compare l'at-
tuale denominazione «< Volontarie
ùi Don Bosco >).
el 1971 sono ricono'-c1ute come
lsutu10 Seco lare: e nel luglio del '77
si compirà il primo sessennio di
vita. Perciò, dal 5 al 26 luglio le
5

1.6 Page 6

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rappresentanti dei quasi 700
membri dell'lstiluto si riuniranno a
Roma per celebrare la P.rima As-
semblea Generale.
CHIESA E MONDO
Signorina, perché
lo piena autonomia. T re sono le
finalità dell'assemblea generale:
- elezione del nuovo Consiglio
Generale.
- revisione e approvazione de-
finitiva delle Costituzioni.
- e slu<lio di alcuni temi vitali.
Secondo la struttura dell'lstiLUlo
del 1971. le VDB sono governale
del Consiglio Centrale. confermato
in quella data. ma nominalo dal
Rc1tor Maggiore dei Salesiani che
era, fino a quel momento. il respon-
sabile dell'Associa:.1.ione. Nella let-
tera di convocazione dell'Assem-
blea GeneraJc, la Presidente attuale
scrive: «Ci sembra sufficiente-
mente maturo ora il tempo per-
ché l'fstituw esprima direttamente
e 1n piena autonomia sia il suo
pemiero circa la formulazione defi-
nitiva delle Costitu,.ioni e sia la sua
volontà circa l'organo supremo di
governo che è il Coni.iglio Centrale
ùell'lstilUtO )),
S pazi bìanc hi, azzurri e verdi. Da
più di un anno si sta realizzando un
lavoro impegnato di prepara1ione
remota, ia sul piano spiri1ualc che
in quello o rganizzativo. Pcrche
tanlo il gruppo delle dirigenti come
il resto delle sorelle ha espresso
ripetute volle il desiderio che
quesw avvenimenlo non si fermi
alla soglia di un fallo puramente
giuridico e struuurale, ma diventi
la piattaforma valida per un'az.ione
<kllo spirito: vogliono approfondire
tutta la ricchezza di questo loro
primo incontro mondiale.
A questo scopo l'organizzazione
è stata accurata: si è pensato a
tulto_: temi. commis:.ioni. pcl'lìone,
ùoss1er completissimo. spazi di
tempo hianchi per la riflessione,
spazi azzurri a bbonùanti per la pre-
ghiera personale e la liturgia comu-
nilaria, e !>pazi verdi di distemione
e di vita di famiglia. Tutto, quasi
lullo, è previsto...
Questo gruppo di /J lavoratrici»
non si può permettere il lusso di
superare i 25 giorni: qualcuna ha
dovuto fare equilibrismi di ùiplo-
maLia per ottenere le ferie nel mese
di luglio. e allre rischiano una san-
zione o addirittura la perdila
dell'impiego se non riprendono il
lavoro per la ùata p_recisa.
Auguri di una fruttuosa e non
1roppo calda assemblea.
JESùS MtLIDA
si è latta suora!
Risposta: « Per essere presenza di Dio, a servizio degli
uomini ». Un giornalista venezuelano ha voluto sondare il
mistero della vocazione religiosa intervistando una suo-
ra: Enrichetta Hernandez, superiora delle FMA del Vene-
zuela. Un mistero - quello della vocazione religiosa -
che in questo mondo tumultuoso si ripropone più incom-
prensibile e più affascinante che mal.
E s~ere pr~senLa. <li Dio a servi-
ZIO ùegh uomm1 >). L'ha pro-
messo per tulla la vita, perché un
tempo - parecchio tempo fa -
aveva sentito la chiamata di Dio a
·ervirlo sulla terra. Allora aveva J4
anni. ~ c~n le inquietudjni proprie
della g1ov111ezz.a cercava affannosa-
mente la strada. Finché non si re!>e
conto che era perdutamente inna-
morata del Signore.
Per quattro lunghi anni Enri-
chetta Hcrnàndez Chapellin meditò
co~ tenacia sul significato ùi questa
ch1ama1a. Perché io? Sarò capace?
Sarà questa la mia vera vocazione?
Pensò a una sua famiglia. a un
f?col3;re con sposo e Cigli. in piena
liberla. Ma Dio era sempre li, nei
suoi pensieri. a insistere perché se-
guisse i l>Uoi passi.
Cosi è cominciata la storia di una
relig!osa, s~~r f:nrichetta, Figlia di
Mana Aus1l1atnce. E' seduta da-
vanti a noi. L'abito nero e bianco
incornicia il suo volto mite. ei
suoi occhi castani brilla una luce
che le lenti degli occhiali non rie-
scono ad appannare. Le mani sensi-
bili afferrano di tanto in tanto una
biro per fermare col disegno le idee
sulla carta. Non porta l'anello al
<lito... << Non mi occorre nulla di
materiale per imboleg_giarc la mia
unione con Dio ~-
- Perché si efa1u, suora?
~?n mi sono decisa per la vita
religiosa perché il matrimonio mi.
sembrava cosa cauiva o difficile.
Nossignore. Sapevo benissimo che
p~tev? sposarmi. . avere figli. riu-
scire 111 una camera; ma mi resi
conto chc mi l>arei realizzata piena-
mente solo in Dio. Tra i 14 e i 18
anni sostenni una lotta interiore
non con Dio, ma con me ste sa,
perché scegliere Iui significa rom-
pere con una serie di cose buone e
legittime, alle quali il cuore umano
si sente fortemente legato: la fami-
g lia. un focolare, dei figli. una pro-
fessione. Ma poi mi resi conto che
ero proprio chiamata alla vita reli-
giosa.
.- Che cosa h• disse la ma fami-
gl,a quando lei deci,1'e di .w:,:uire il
Signore?
'
Fu la cosa più terribile. perché e
io avei.: i incontralo deJJc oppo-.iz10-
ni. mi sarebbero servite det stimolo
a proseguire su questa strada. In-
vece mi fu lasciata piena libertà di
decidere della mia vila. e fu peggio.
Ebbi sulle mie spalle tulla la re-
sponsabilità della scelta...
- Cl1t1 signifirn sceglier<' fa 1•11u
religiosa?
(Qui suor Enrichella prende la
6

1.7 Page 7

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biro e traccia disegni menrrc parla.)
Dio. che vuole salvare il mondo,
ha scelto degli uomini perché conti-
nuino questa sua opera. Perché fa
cosi? Perché ha scelto proprio me?
Fon,c perché sono più buona? lo
non ero più buona delle altre... Mia
sorèlla è più buona di me.
E se guardiamo alla vita ordina-
ria. perché un uo1110 sceglie una
determinata donna? Ce ne sono
tante altre. Ma vede, gli piace
quella li e basta. E poi vediamo
coppie co:.,ì disuguali. L'amore è
misterioso. E Dio ha :.,cdto me. Un
bel giorno mi ha detto: << Vuoi
prendere il posto di mio figlio?>>
C'è da tener presenre che la voca-
zione non è un comando. ma la
prc!-.ta?ionc di un\\)pportunità:
(<Vuoi ..'?)). lo per q_uauro anni non
avevo voluto, perche ~apevo che il
posto di Cristo era stato la croct:, e
nessuno vuole mettersi in croce. Ma
alla fine lw deuo di si.
E' que~ta la voca,ione rcligio a:
una chiamata amorosa da parte cli
Dio, una risposta affcnnativa a
questo amore da parte dell'uomo.
Rispo~la di amore a Dio, di servitio
al fratello. Creda. nt,)n occorre qual-
cosa di speciale per cssi.:re chiamati
da Dio.
- Quali sono i pro e i con1rn
della vita religiosa?
Vuol forse insinuare che la vita
religiosa è mollo dura? Guardi. è la
vita che è dura: la vila in generale.
La vita religiosa hu caratteri-
stiche proprie. E" un rinunciare a
qualcosa di legittimo e buono. La
libertà, il fonnan;ì una famielia. il
possedere dei beni. E' duro 'rinun-
ciare a tutto q uesLO. E è anche duro
vivere senza quel legame del san-
gue che significa <i madre e figli >>. li
sentirsi spinti a proporre di conti-
nuo il messaggio della salvezza e
constatare i tuoi limiti. il constatare
la non ricettività di molti a cui
giunge il tuo messaggio.
Ma la vita religio~a ha anche i
suoi aspe111 positivi. Essere più li-
beri di voi. per esempio.
- Ne è propria sicura. suor Enri-
cheua?
E' quel che sperimento di conti-
nuo. Voi potete andare <love volt:te,
e io no. Ma io ho una libertà
interiore che voi non avete. E è
questo che rende veraménte libera
una persona.
- Come si 011iem• qw:sta libertà
interiore?
Non lasciandosi impadronire
dalle cose. Chi è più c;ciolw dalle
co~e esteriori: chi , ive nel mondo, o
una religiosa? Più uno ha delle
necessità, e più e schiavo. Uomo
libero non è colui che fa q ucl che
vuole, ma colui che può fare a
meno di tullo. Quci,lO valore della
libc.nà interiore. che si con-.egue
nella vita religiosa. è così squisito
che l>Olo chi lo sperimen ta può dire
ciò che vive.
Altro valore è la maternHà spiri-
tuale. lo non ho abban<lonalo la
mia condii.ione di donna. Quc-,to
abito non annulla la mia fcmminili-
tà. Una suora genera figli spirituali
un anno dopo l'altro. si vede pro-
lungata in died, cento, mille. C'è
" Altro valore della vita rellglosa è la maternità
spirituale ».
più capacità di amare. E al di sopra
di tutto quei,tO, <,enti che Dio è Lullo
nella tua vità. che la tua vita al
scrvizi,1 dei tuoi fratelli i.i ri1.:mp1e
di felicità.
- Essere suora è più difficile per
una raga:.:.a d'oggi?
Può risultare più costoso. pcrche
ci !)0110 più divertimenti. più stordi-
mento. più comodità, cose che im-
pediscono a una persona di incon-
trarsi con se ~tessa e cli scegliere
liberamente. Ma pure risulta più
facile. ln questo senso: che dentro
lo stordimento in cui si vìvc, se uno
riesce a incontrare se stesso anche
solo per un momento, subito si
rende conto di esi>cre diventato un
oggetto, di venire st rumentaliuato,
manipolalo. E se ha un minimo di
personalità dentro <li sé, si rihclla, e
la ribellione può ponarlo a fare
piazza pulita di tutto ci(i che lo
tiene in ,;chiavitù.
La ginvinezza oggi è avventura
come Mn mai. E si può pensare a
un'avventura più seducente che
pianlar li tuuo e seguire Crbto per i
prnpri fratelli?
- P11ò dirci q1wlcosa pilì di con-
crew s11 q11e,w che lei chiama avven-
tura?
Qualcosa di più concreto? An-
dare nelle nostre foreste a portare il
Vangdu ai Waicas. come stanno
facendo molle mie con~orelle. Tra-
sferir I nel cuore di una tribù e
renJ crc più umana la vita ui quella
gente. Dedicarsi a 800 ragazze: per
educarle e renderle capaci af-
frontare la vita. Curare i malati.
promum t:rc ~ocialmentc, confor-
tare e riconciliare con la vita... C'è
qualcosa di più concreto che que-
sto? Una pietra. forse.
- Est! non si hanno voca:ioni?
Voca;,ione viene dal verbo << vo-
care >>. os~ia chiamare. Le vocaz_ioni
ci :.ono !>cmpre. Dio chiama sem-
pre. Ciò che capita è che a \\'Olle
non c'è risposta. lo dico <i Vieni! ►>. e
tu non vieni: c'è sl'ata vocazione
perché c'è stata chiamata; ciò che
non si è avuto. è la rispOl>ta.
- Non rimpiange nulla ,li ciò a
cui ha ri111111ciaro?
lo non ho rinunciato a nulla. Qui
ho trovato una famiglia. :,enza aver
perduto la mia. Mi sono allonta-
nata fisicamente. ma non spiritual-
menle. La mia famiglia continua a
essere mia. come pure i miei fratel-
lj_ Li \\Cdo sempre. Po~~o a~erire
che non ho lasciato nulla. e ho
incontralo il Tutto. Per questo la
mia vìtn si è trasformnla in un
canto di felicità.
- Che cosa consigli<•r<•bbe a una
raga:.:.a C'he volesse/arsi religiosa?
Direi due cose. Anzitullo a quelli
che non si senton o chiamati alla
vila religiosa: che si scomodino un
poco a conoscerla prima di giudi-
carla. E a coloro che sentono la
chiamata di Dio. direi: « Rifletti.
consulta. prega. interrogati. Poi,
avanti! Vale la pena séguire Cristo
ed enLrarc nella mera, igliosa av-
ventura <li essere con lui per salvare
il mondo>>.
Direi anche a quella giovane:
«Dio e tulli gli uomini. nostri fra-
telli, sperano in te ».
Roclo AMORETTI
(L'artic-olù è sili/o pubblicato sulla
rivista Varil!dades n. 597, e riportalo
dal BS del Vene:uela)
7

1.8 Page 8

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NELL'AZIONE / BRASILE
P arigi. Una signora è andata al
mercato. Ha comperato l'insa-
lata, gliel'hanno avvolta in carta di
giornale. La signora prende il tram
per tornare a ca.sa. Trova un posto
libero, si siede e posa la borsa della
spesa sulle ginocchia. L'insalata è
sopra a tutto il resto, perché non si
schiacci. E' li nel suo giornale. Una
rivista in lingua italiana, e la si-
gnora conosce un po' d'italiano. Per
ammazzare il tempo, mentre il tram
sferraglia, legge il titolo, le parole
grosse. Si parla di una << città dei
ragazzi>> che sorge in fondo al
Brasile, a Corumbà, quasi sul con-
fine con la Bolivia. Più di 2.000
ragazzi sottratti aHa strada, a volte
sottratti - è il caso di dirlo - alla
propria famiglia. a quel disastro di
famiglia che vegeta nella fave/a.
Incuriosita, la signora giunge a
casa, mette in frigo l'insalata, ricu-
pera con cura il pezzo di giornale e
legge tutto l'articolo. Devo scrivere.
si dice, e- scrive. << Caro padre Erne-
sto, posso fare qualcosa per qual-
cuno dei suoi ragazzi?>>
Certo che può, è la rjsposta di
padre Ernesto Saksida. il salesiano
che ha messo su la (< Città Don
Bosco)> pe r i ragazzi disperati di
Corumbà. E la signora, andata al
mercato per comperare insalata, si
ritrova con un figlioccio al di là
dell'Oceano. E' diventata madrina.
Una delle tante madrine che vivono
in Europa ma hanno una parte del
cuore a Corumbà.
Una città di ragazzi. Corumbà,
città di 60 mila abitanti sul fiume
Paraguay, nel cuore del Mato Gros-
so, ha ona periferia gonfia di p ove-
ri. Sono 20.000. vivono in baracche.
molte lungo il fiume (e quando la
piena delle acque supera i limiti li
costringe a scappare). ln quella
periferia padre Saksida nel 1961 ha
fondato .la sua città dei ragazzi. La
necessità dell'opera era così evi-
dente che in tantissimi l'hanno aiu-
tato. ln primo luogo Le madrine.
Ora la città raccoglie 2.600 ragazzi
e ragazze, e è anche merito delle
madrine.
Una << città 1> vera e propria, con
il suo sistema democratico di go-
verno (con partiti, elezio~ un sin-
daco, tre vice-sindaci e 18 consiglie-
ri). Tutti ragazzi, naturalmente. Ci
sono le scuole, gli scouts, vari altri
gruppi organizzati, la banda. l ra-
gazzi più grandi già lavorano. se
non hanno un mestiere migHore
fanno i lustrascarpe, i venditori di
giornale, le domestiche ecc. l più
D miracolo delle
Madrine di Oorumbà
720 madrine al di qua dell'Oceano assistono altrettanti
figliocci di una << Città dei ragazzi » sorta nel cuore del
Mato Grosso. Una lettera (forse la prima lettera della
vita), una foto, un volto... E nasce, con quei ragazzi
poverissimi in tutti i sensi, un legame affettivo dalle
conseguenze imprevedibili sul piano umano e cristiano.
bravi in quella loro piccola repub-
blica maturano alle diverse respon-
sabilità, e una volta cresciuti sa-
pranno rendersi utili a se stessi, alla
famiglia, a Corumbà.
La città dei ragazzi ha ormai 16
anni di vita. E ha, in qualche parte
del mondo, queste 720 madrine:
per i 720 bambini più poveri e più
abbandonati. Buone signore che
dedicano un po' di tempo a scrive-
re, a mandare una foto, a inviare
qualche aiuto concreto per l'educa-
zione dei ragazzi.
E ragazzi a volte impossibili, ma
che con tanta pazienza. e con
l'aiuto di tu.lii, si riesce anche a
ricuperare. R agazzi come Zeca, per
esempio...
ù: avrei sparato nella pancia.
Zeca è iJ diminu1ivo di Giuseppe -
prende a raccontare padre Ernesto
- . Il mio Zeca ha ora 15 anni. P er
tempo era stato avviato alla delin-
quenza. Lo incontrai la prima volta
quando aveva otto anni. Una se-
conda volta. a djeci a nni. Con altri
della sua risma, scappava inseguito
da un barcaiolo a cui aveva sciolto
la barca, che ora il fiume si stava
portando alla deriva. Era la loro
ven<lella: il barcaiolo non voleva
che dormissero U nella sua barca.
Perché questi ragazzi vivono così.
Magari hanno una casa, quando ce
l'hanno, ma ci tornano solo qualche
volta, e magari vengono picchiati di
santa ragione. Allora preferiscono
dormire dove capita. in case in
rovina. in baracche abbandonate.
E le barche lungo il fiume sono
per loro un dormitorio fantastico.
Ci arrivano nel cuore tiella n otte,
quando le ore piccole cominciano
alarsi grandi. La notte l'hanno vis-
suta in pienezza, con tante avventu-
re, compresi i furti .
Zeca e i suoi amici da venti
giorni (o meglio notti) avevano
preso possesso della barca di quel
pescatore. che avendola ritrovata
malconcia. aveva deciso di cacciarli
via. E loro si erano vendicati scio-
gliendo la barca.
Una donna anziana aveva poi
ospitato Zeca per qualche tempo.
Viveva in una casetta di fango,
coperta di lamiere che non la ripa-
ravano dalle intemperie. col pavi-
mento i □ terra battuta che si sfa-
ceva nella stagione delle piogge. E
concesse a Zeca di dormire in un
ripostiglio. in cui un tempo aveva
allevato un maiale. Pe r Zeca an-
dava fin troppo bene: arrivava mai
prima della mezzanotte. e non
aveva preoccupazioni estetiche.
Dopo l'ennesima ribalderia, la
polizia venne a scovarlo nel suo
nascondiglio. Se ne uscì tranquillo e
sorridente. Le guardie per intimi-
dirlo p o rtarono la mano alle pistole
Zeca Il terrlblle, con padre Sakslda. Ora ha
una madrina, studia e Impara un mestiere.
8

1.9 Page 9

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r --
i
l,i(•
li A '
,I
e gli dissero: ~ Vedi che cosa ti
aspena ora?» E Zeca: «Credete che
io sia così asino da non sapere che
non mi potete fare niente, perché
sono minorenne?».
Un giorno - continua padre
Ernesto - ritrovai Zeca mentre
compivo un giro in macchina. e
riuscii a convincerlo a venire nella
<< Cil!à dei ragazzi >>. «Prendo la
mja roba »disse. e tornò poco dopo
con la sua roba: una fionda, un
costumino da bagno nuovo rubato
chissà dnve. una scatoletta con un-
cini e spago per la pesca. Era tutto.
t>er qualche giorno tentò di fare
vita comune con gli altri ragazzi,
poi sparì. Ma poi tornò. per sparire
di nuovo e di nuovo tornare. Man
mano però le sue assenze si face-
vano più rare. e più brevi.
Intanto cercai la sua mamma, e
sperando dj responsabilizzarla, la
feci venire di nascosto alla (1 Città
Dietro la nidiata di bambini che padre Saksida
è andato a visilare, la loro 1t abitazione
dei ragazzi >>. Poi chiamai Zeca. che
venne fischiettando: stava giocan-
do. Appena scor e la mamma, il
sorriso gli si gelò suli.e labbra. Fece
un passo indietro e si protesse
dietro di me. Parlai a lungo a tutti e
due. La mamma scoppiò a piange-
re. Zec.:a invece mi chiese che lo
lasciassi wrnare a giocare.
«Ma Zeca. tutti i bambini del
mondo sono contenti di avere una
mamma, e le vogliono bene... ».
(1 Ma lei non mi vuol bene -
rcpl icò inesorabile Zeca - . e mi
picchia. e mi fa tanto male 1>. (< No,
Zeca, adesso non sarà più così. Lei
non ti picchierà più. te lo promette.
E tu ormai sei un ometto. devi
aiularla, devi occuparti dei fratel-
lini più piccoli... Non vorresti rive-
derli? 1> Non ci fu verso. dovetti
lasciar ripastire la mamma sola.
Rimasti a quattr'occhi tentai di
ragionare un po' con Zeca, ma egli
tagliò corto: (( Avevo una voglia
matta Ji spararle nella pancia, se
avessi potuto! 1)
Ha trovato un'altra mamma. Non
mi perdetti d'animo - continua a
raccontare padre Ernesto - . e cer-
cai di tenermi Zeca iJ più vicino
possihile. Mi facevo àccompagnare
da lui dappertutto. Lo tenevo ac-
canto anche durante ·1a messa.
Quando notavo in lui qualche pic-
colo progresso. lo lodavo, anche in
pubblico, e la co~a serviva pari pari
di inwraggiamcnto per altri discoli
della sua risma.
Scappò ancora. e lo Titrovai sul
fiume con i suoi amici. mentre
facevano impazzire un altro pesca-
tore. Gli avevano preso u11a barca,
e lui li aveva raggiunti al largo con
una seconda barca. Poi si era tuf-
fato per raggiungere la prima, e
loro si erano tuffati per raggiungere
la seconda. TI pescatore tornava alla
seconda barca, e loro ricuperavano
la prima. Finché l'uomo perse Je
!>laffe, e~trasse un coltellaccio e
menò un fendente che per poco non
trafiggeva la mano di un ragazzo.
Allora scapparono terrorizzati
come passeri.
Mi riportai Zeca alla << Città dei
ragazzi >>. Lui scappò ancora, e di
nuovo fu fermato dalla polizia. Era
un giorno di festa. e un suo com-
pagno aveva fatto esplodere in una
strada affollata un <• botto i> così
poten1e da far fuggire luni. Ma alla
fine la pazienza ha avuto ragione di
Zeca. Ora che ha 15 anni, è diven-
tato un lustrascarpe. ma studia re-
golarmen te. e compirà qualcosa di
buono nella vita. Non è mai più
tornatt) a casa dalla sua mamma
naturale. ma ha trovato un'altra
mamma lontano che gli vuole bene,
e lo aiuta a mettere giudizio: una
madrina.
Fin qui la storia ui Zeca. raccon-
tata da padre Ernesto.
Una presenza invisibile. Perché
questo è importante: le madrine
aiutano veramente i loro figliocci a
crescere.
Danno, sì. un aiuto materiale
nella misura che possono. e è im-
portante. ma non è il più. Un aiuto
che padre Saksida dovrà gesti re
(qu~ i mai, purtroppo, quel piccolo
tesoro potrebbe essere affidato alla
famiglia del ragazzo): e servirà a
procurare al ragazzo vestiti. l'occor-
rente per la scuola. qualcosa per il
gioco.
Ma oltre a lutto questo, viene a
crearsi tra La madrina e il ragazzo
un legame affettivo che difficil-
mente le stesse madrine - abituate
a ragazzi normali - possono im-
m_aginare. << La carenza più grave di
questi bambini poverissimi - dice
padre Ernesto - non è di ordine
9

1.10 Page 10

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materiale ma affeui, o>>. E racconta
episodi che !>Olo al richiamo a snua-
1il1ni familiari abnomù può ren-
dere creùihili.
Solangc, raga1.za dj 16 anni. che
ha lasciato la ~ittù Don Bosco ma
non ha <1 lusci.ito i> la sua madrina
in Europa. una sera arriva di cori.a
ui\\perala. Sull paure ha bevuto,
l'ha picchiata. e, uol farle del male.
E' riuscita a sfuggirgli dalle grinfie.
e l'unico po,to dove pensò di cer-
care rifugill era la ciuà dei raga?..zi.
<< A casa non voglio più !Ornare.
non poSS(). Quell'uomo è un selvag-
gio>>. Ma ~a pure che data l'ora non
puù fermarsi nella città dei rugaui.
E d' impnw, i!>o. imprevedibile.
c~clama: ~ Potc:,~j andare dalla mia
madrina! Ma è co:.i lontana!>>
Vilma e Sonia. e il loro fratellino.
rispertivamcnte di 10. 8 e 5 unni.
una sera camminavano sul marcia-
piede della vin. Pas!>a un'auto che
,banda c inve!>le il gruppello. Il
fratellino m uorc sul colpo. le due
bambine sono ricoverate all'ospe-
dale. La loro mamma ha il lavoro.
la casa. e altri figli a cui badare: va
a !mvarle di ratio c frettolo!iamcntc.
Le bambine ~i i,cntono abbantlona•
Le. Va a trovarle anche padre Erne-
sto. e pensanùo a ciò che avrebbero
fatto le loro matrine. porta un po'
<li bii.cotti. « &mole vostre madrine
che ve li mandano>►. << La mia ma-
drina non mi dimentica mai -
commenta Vilma - : solo lei non
mi dimentica>). << Sì. le no.sire ma-
drine sono veramente buone,>. fa
eco Sonia nella sua ingenuità infan-
tile. E si sentono confonate.
C'è la storia fragile. ma elo-
quente del piccolo Pantaleone (9
anni). che ha la madrina a Torino, e
ha ricevuto da lei una lettera con
una foto. Felice. corre a dirlo alla
mamma: <i I lo ril:evuto una lettera
anch'io. dalla mia madrina! 1> (< Che
te ne fai? Non -,ai leggere quel che
c·e scrillo •>. [' ,critta in italiano.
<• Padre Ernt!!>lll mc la leggerà •>. E
pl1i aggiunge con fierezza: (< Vede-
te? Nessuno di voi ha mai ricevuto
una lettera. qui in casa. Solo io. E'
bello avere una madrina! >)
Perché è proprio così: ci sono
famiglie in quella periferia che pra-
ticamente non ~anno cosa sia la
posia. essuno !>crive a loro. e
hanno nessuno a cui scrivere.
C'è la ~ll)ria di Luigino. 17 anni,
che ha la madrina a Firenze. I la
ormai lasciato la ci.ttà dei ragazzi.
ma quasi tulle le domeniche, e
anche nei giorni feriali. ritorna li. Si
\\icde. e e ne ~la lranquillo. Come
10
'
Questa l oto è •lata Inviata da una madrina di San Paolo al llgllocclo d i Corumbà. I
lamlliarl co,i lel salutano e sorridono a quel curioso• parente• laggiù In fondo al Braslla.
LE MADfUNE 01 CORUMBA'
Chi può diventare madrina. Chiunque (ci sono anche padrini), a qualsiasi eta
Anche bambini, appo9giatl dal loro genitori.
Che cosa la la madrina. Aiuta li suo flglloccio a crescere sul plano scolastico,
affettivo, umano, cnstiano.
Lo aiuta con la corrispondenza (molto efficace la fotografia). con contributi
liberi per l'acquisto di oggetti lnd1spensabiU come llbn e quaderni vestiti,
cibo me<11cìnalì E con la preghiera essere madrina è anzitutto un fatto di
canta, vissuto nella luce di D10
A chi rivolgersi. Al missionario padre Ernesto Sakslda, Cldade Dom Bosco,
Corurnba (Mato Grosso), Brasile. Fin verso la fine di agosto padre Etnesto
è in Italia (Ullicio Missioni, via Maria Ausiliatrice 32, 10152 Torino).
I un malato. un recluso. «Luigino. una famiglia normale. con mamma
perché non stai a c~a 1ua. o nun ti e papà che vivono per i loro figli.
diverti con i tuoi amici? ,. <• Ci :.ono Bisogna entrare almeno con la fan-
stato tanle volte... Ma vede. in casa tasia in questa periferia dove la
dopo che il mao fratellastro ha maggior parte delle famiglie sono
ucciso mio patire - e nra :.-ta dissestati!. dove glì adulti non ba-
ancora in prigionc - non ci si può dano ai raguui. dove questi u l1imi
più vivere. C"i! un grande vuoto. crescono abbandonati a se stessi.
Andare con ì miei compagni nelle Ed ecco quel che ,;uccede. li ra-
beuole. o a fare la malavita, non gazzo riceve quella lellera che vicne
voglio. Preferì!.cl\\ ~,are qui. dove mi da tanto lontano. con uno ~,rano
trovo al sicuro. E poi. non voglio prezioso francobollo. Con poche
dare un dispiacere alla mia matlri- parole che deve farsi tradurre. Ma
na >).
con una foto, un volto. C'è una
Ancora e sempre la madrina. persona che pcn!.a a lui. Che gli
Una presenta invisi.bile ma reale. compera i quaderni per la scuola, le
un legame affettivo sano. positivo. scarpe. Co,c in apparenza da nien-
imprevedibile, ma efficace.
te. che invece diventano - nella
sua piccola vita ignorata da tulli -
Cose in apparenza da òicnte. Che dirompenti.
cosa scrivono 1c madrine a questi Un posto a tavola. Dunque 720
loro figliocci? Non n<!cessariamentc madrine. e dopo quesH) arlicolo,
cose sublim i. Le più semplici, così: saranno più numerose. « Ogni volta
<1 C'aro Aotonin. io ti voglio bene. che iJ 8S o altra rivista hanno
Cerca di essere ~cmpre buono. Dài pubblicato un articolo sulla città
ascollo a ciò che dice padre Erne-
sto. cosi ùivcntcrai un bravo ragaz-
zo. Vorrei venirti a trovare un gior-
no. Siamo tanto lontano, ma chissà
che non ci vedremo in futuro... Mi
tlei ragazza - dice padre Saksida
- le madrine sono aumentate di
un centinaill e anche più,>. Perché
le madrine soprattutto cosi, allra-
yerso la stampa. giungono a trovare
scriverai? Fammi sapere tante noti- 11 loro figlioccio laggiù in fondo al
tie di te. Ora ti ~aiuto. e ti do un Bra~i_le, Un giornale che incarta
bal..-io. Ciao. La LLJa madrina>).
l'insalata. Un giornale letto per
Bisogna dimenticare come è falla ammazzare il lt:mpo...

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Una -.ignora. per e-;cmpio. con i
suoi bambini i.ulla spiaggia di An-
cona. I suoi bambini sani, vispi,
provvèuuli e.li lutto, giocano con la
sabbia della spiaggia: e lei. legge
sotrn l'ombrellone. Chc pace. che
benessere fai ecco il giornale rac-
conta della ciuà dei raga1.zi. rac-
conta storie di periferia. di abban-
dono. di solitudine ango~ciusa. La
signora scrive a padre Eroe~tn:
<1 Leggevo quctranicolo. mi guar-
davo attorno. vedevo tanti soldi
buttati. e ho provato \\'erg\\)gna di
me >>. <• E' una delle madrioe più
impegnate - dice padre Ernesto
- C'onsic.lcra quel bambino di C'o-
rumbà davvero come ~uo figlio.
Alla sua tavola la'lcia sempre un
posto , uoto per lui. come !>C do-
vesse arrivare da un momento
all'altro. Co~i tulli in ca-.a s1 ricor-
dano d1 lui. Se un O!>pitc domanda:
(< Per chi è questo posll>? >), la si-
gnora risponde: << Abbiamo un
aHro bambino in America 1>.
JI miracolo della ra-iscgnazione.
A Mantova c·era una famiglia che
ha adottato un bambino in una
tragica circostanza. Scris!>ero a
padre Ernc!>tO domandando pre-
ghiere per il papà moltn grave (un
tumore). Patire Ernesto rispose:
<• Preghiamo molto. l' sono sicuro
che ci !>arà ua mìracolo. N~rn saprcì
dire quale. ma un miracolo ci sa-
1>. Ri!,crisl>ero che il babbo era
morto. ma che loro avevano sentito
davvero lu vicinanza di Dio. il
mìracolo della picna ras!iegnazi(1ne
alla sua ,·olnntà. 1).
E hann0 continuato ad aiutare
uno dei raga,..zi di Corumbà. di
nome Diogene. Un bravo ragazzo.
che ora ha lasciato la Città Don
Bosco per la casa di formazione
salesiana. perché vuole diventare
m1 1onario. In quella famiglia <l1
Modena. uno Ùl:'l figli in questi
giorni ha trovat(l il :.uo prinlll im-
piego, e ha nromesso: <1 li mio
primo stipendio sarà per gli studi di
Diogene >>.
li miracolo delle madrine, L'ul-
tima i.ignora che ha acce11a10 di
dìvl.!ntare nrndrina. proprio in
questi giorni. è una pensionata del
La✓io. Aveva mc~s1) da parte 50.000
lire per compiere un pellegrinaggio
con la !tua parrocchia. Saputo di
lltln Ernci.to. gli ha detto: << on ho
figli. e sarei tanto contenta di consi-
derare uno dei ~uoi ragaz1i come
mio figlio>>. Padre Ern esto aveva
llelle foto nella h<irsa. e gliele mo-
~trò. In una fotC> padre Ernl!-~lo era
~eduto sopra una canoa. sul fiume
Paraguay. r: attorno a lui una ni-
diata di suoi ragaui. La signora
runtò il llìto: <1 Questo,,. Un nome,
un volto. Niente più gita luristirn, e
un monello lt)ntami a cui voler
hcne.
Tante picrnle -;torie. di vero
amore cri\\tiano. Pan: impm,!>ibilc
che :..i possa voler bene a chi non :..i
corHlsce. a chi \\la tanto lontano. e ~i
può vedere solo in fotografia. Ep-
pure avviene. Le madrine lo [anno.
E' il miracolo c.lclle madrine di
Corumbà.
Un amore rivollo allo ~1e~:.o
CriY..to ancora Stiffcrenle. ahbando-
nato. bi ogno!,O. tradito ni::lle
membra ciel ~uo corpo mistico, nei
Slll>i fratelli più poveri. Dice padre
Sak-;iùa: <• Se ,candalizzare uno di
que11ti piccoli è qualcosa di diabo-
liC~l (e lo dice il Vangc:lo). elevar~
C()n l'amore uno di questi più picco-
li, perciò più bisognosi. è qualcosa
di divino 1>.
ENZO BIANCO
LE RIVISTE ·
UNA NUOVA RIVISTA
E UN CONCORSO
Una nuova gradita Iniziativa della Edì-
lrice LDC viene a nnverdtre la presenza
salesiana - per la verità piuttosto opaca
In anni recenti - nel campo del teatro. SI
tratta di un duplice lancio: una rivista
Espressione Giovani 78 >), e un« Con-
corso di espressione drammauca •
« ESPRESSIONE GIOVANI 78 11
La rivista si pone In continuità ideaJe
con Il precedente « Teatro de) giovani ».
Vuol essere « comunicazione di espe-
rienze giovanlh, d1 espressione drammati·
ca, dt animazione ctnematograhca. d1
didalUca della drammatizzazione, e di
comunicazione sociale , .
La redazione e a Milano (tra gli altri
nomi; Luigi Melesi e Bartollno Bartollni);
corrispondenti da svariati centri d'Italia.
I contenuti. In ciascun numero un testo
teatrale completo. più rubriche cinema.
drammatizzazione e scuola, notiz1ano
Periodicità bimestrale.
Inizio delle pubblicazlonl. E' annun-
ciato un ii nµmero zero , per ottobre
1977 (richiedere copie saggio a « Edi-
trice LDC - 10096 Leumann-To). Inizio
regolare dal gennaio 1978
I
Il sempllce Ingresso della• C lllà Don Bosco •• che ogni giorno accoglle I ragazzi della lavela.
« CONCORSO NAZIONALE
DI ESPRESSIONE DRAMMATICA »
Tema del Concorso. « I giovani per
una società nuova » Viene spiegato:
« per una societa capace di salvare ogni
persona, con particolare attenzione per i
poveri, gli ultimi, e la comunrta nelle sue
espressioni e trad1Ztonf >
Modalità. E' ammessa qualsiasi forma
di espressione drammatica. Il testo (mi-
nimo 40 cartelle) deve pervenire entro il
30.7.1977. Tre premi {un milione, 500
mila. 200 mila) Pubblicazione delle
opere premiate o segnalate
Informazioni. Le norme complete per
la partecipazione al Concorso vanno ri-
chieste a e Reda.z1one Espressione Gio-
vani 78 >, via Copernico 9, 20125 Milano.
Tel. (02) 68.81 .751 .
11

2.2 Page 12

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MESSICO
Quando le vacanze
diventano missione
Tornano da un'esperienza di apostolato missionario e
confidano: « Ho incontrato il Signore, e ormai difficil-
mente potrò lasciarlo ». Ecco, nel racconto di due Figlie
di Maria Ausiliatrice del Messico, le vicende di due
gruppi di giovani che insieme con FMA e Salesiani hanno
impiegato il tempo delle loro vacanze a testimoniare il
Vangelo tra i loro fratelli più sfortunati.
I I Vaticano TI ha indicato ai la ici
la via. E tra la gioventù messi-
cana saltano fuo ri di questi bravi
r~gazzi pronti a impegnarsi senza
nserve nell'evangelizzazione.
Sanno di avere fratelli sfortunati
che abitano in zone fuori mano, che
vivono privi di tante cose. privi
perfino della presenza di Cristo in
mezzo a loro.
Suor Margherita Herrejòn di Za-
mo ra e s uor Caterina Busetti di
Puebla, reduci da esperienze· mis-
sionarie in cui hanno coinvolto
questi giovani. così hanno raccon-
tato.
Le mamme e i papà
consegnano i crocifissi
- Suor Margherita. il suo
gruppo dove ha lavorato?
- Nello stato di Chiapas. E" la
quinta volta che ritorniamo. Era-
vamo sei Figlie di Maria Ausiliatri-
ce, un sacerdote salesiano, un medi-
co, 18 ragazze e 8 ragazzi.
Un Exallievo ci ha messo a di-
sposizione il camion per il viaggio.
Alcuni industriali hanno fornito
cibo, ùenaro e articoli vari: una
parte è stata utilizzata dal gruppo
per... sopravvivere. il resto è stato
distribuito. fin che ce n'era, alla
<• nostra >> gente.
Alla luce delle esperienze falle
negli anni precedenti, avevamo
steso insiem e coi ragazzi un buon
programma di lavoro. li giorno
della partenza ci fu una funzione
suggestiva: si erano raccolte con noi
in preghiera attorno all'altare
a11che le famiglie dei giovani fa-
centi pane del gruppo, e le mamme
e i papà hanno consegnato con le
loro mani ai figli il << crocefisso
missionario>>. il testo della cate-
chesi e la Sacra Scrittura.
- Epoi?
- Poi un viaggio lungo, ma non
ne abbiamo sentito il peso: era-
vamo troppo felici. Abbiamo
chiesto l'aiuto del Signore. abbiamo
cantato lungo tullo il percorso.
Giunti a Tuxtla Gutierrez, ci siamo
presentati come tuni gli anni al
Vescovo, per metterci a sua disposi-
zione e ricevere i suò i consigli.
Sorridendo ha ripetuto la consueta
espressione di ogni anno: << Siete un
gruppo salesiano. perciò non ci so-
no problemi. Mettetevi d'accordo
con le Figlie di Maria Ausiliatrice
di Copainala, che conoscono bene
l'ambiente>>.
Ci siamo poi suddivisi in quattro
piccoli gruppi, ciascuno dei quali
avrebbe operato in due o più villag-
gi. Un gruppo nel centro, a
C opainala. dove ci sono già le suore
ma il lavoro da fare è mollo ugual-
mente, e il nostro aiuto è quanto
mai atteso e gradito. Gli allri tre
gruppi nei villaggi vicini, che si
chiamano tulli Ribera (riviera): Ri-
bera de la Trinidad. de Guadalupe,
de Rosario, ecc.
- Come avete orgm1i::::mo il la-
voro?
- Il programma era uguale per
tutti i gruppi, però andava adattato
alle esigenze locali. In linea <li mas-
sima si alternavano tempi di pre-
ghiera, visite alle famiglie, assi-
stenza medica, evangelizzazione co-
munitaria. catechesi per gruppi.
preparazione sacramentale. Nel
giorno di chiusura si celebrava nel
villaggio una liturgia eucaristica, in
cui si amministravano battesimi.
prime comunioni e matrimoni.
- E la rfaposta della gente?
- La gente c i ha accolto con
molto affetto e con gioia. Lungò
l'anno - ci è stato confidato -
avevano supplicato il Signore con
insistenti preghiere percbé tornassi-
mo.
In questi villaggi c'è un'alta per-
centuale di << fratelli separati ». Ma
è anche vivo lo spirito ecumenico. e
così il rispetto reciproco ha evitato
ogni forma di reazioni negative.
- Ci sono speran:.e di una vita
cristiana più profonda?
- Penso sl. Tra i giovani del
posto che partecipano alla nostra
catechesi, ogni anno c'è sempre un
gruppo che chiede il crocefisso
(vuole un crocefisso come iJ nostro)
e si impegna a svolgere un lavoro
pasto rale continuato. Noi lasciamo
a questi ragazzi i Libri di meditazio-
ne. di canto, di preghiere. E ogni
volta, al ritorno. abbiamo potuto
constai-are un miglioramento di vita
sensibile. sia a livello spirituale che
anche sociale.
- Con voi c ·erano un solo dollore
e un solo confessore: che cosa pote-
vano fare. co.vì soli?
- Si sono spostati senza sosta
da un gruppo all'altro. E hanno
Battesimo a Ribera de Rosario.
lavorato sodo, per le anime e per i
corpi. Ogni giorno centinaia di ma-
lati visitati. centinaia di confessioni.
Sono le << grandi ore 1). che riem-
pio no l'anima di letiz ia. e fanno
scomparire come d' incanto tulla la
s t a n c h ez z a...
- Quesw esperienza è sttllà al-
lretta1110 1·alida anche per i giovani
che hànno collaborato con voi?
Certo. Ho raccolto alcune
loro impressioni. Senta che cosa
12

2.3 Page 13

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scrivono q ucsti bravi ragazLi.
<• Qucst't:sperienza ha segnato
nella mia vita qualco!.a e.li nuovo: è
<;tata un'occasione per maturarmi.
per nn.,,igorire la mia volontà di
vi,ere un crislianesimo autcnlìco ».
<• Ho constatalo una cm.a mollo
imponan1c: la gente ha bh.ogno
della Parola di Dio, dei Sacrnmenli,
e anch'io ne ~ono respon!>abilc! 1)
<• La mi%ione mi ha insegnalo ad
aoccllarc le persone cosi come sono.
e non come vorrei che fossero.
Ciru;cuno mfa1u ha la i.ua ricchez-
za: 1..emplici1à. intelligenLa. ~1pad-
1à di amare. A me non resta che
scoprire 1ali doni. e aprire il cuore a
1ut1i I miei fra1clli 1>.
(< Mi sono incontrala con il Si-
gnore. e ormai difficilmi.:nte potrò
lasdarlo: i: lui la nuova fol7a che
mi spingerà a fare della mia vita un
dnno per gli altri».
Come potremo dimenticare
gli indi di Ya\\·eo?
- I m•ece lei suor Careri11a. dove
ha luwm1M con il suo gruppo?
- I\\ Yaveo. proprio in mcz:w
agli indi.
Una CC'n~clebrazi,>ne presieduta
dalrhpellnrc padre fo~i: c1 riunì
intorno all'altare. Eravamo m mol-
ti. ~accrdot1 e aspiranli alc,ian.i.
Figlie d1 Maria A usiùatricc. laici.
Tutti abbiamo ricevuto il Crocifo.-
so. poi ci .;iamo divisi in s1:1te
pil·coli gruppi. Con mc c'era padre
Rohcrw. ioalcsiano, Jaimc e Bcn-
jamin aspiranti. e la sig,wrina Car-
men. Siamo partiti in pullmin<> a
mc1.1ano11e in punto. e dopo due
bri;vi soste siamo giunti a Yavco
aJh: -.ci del p~1meriggio...
- Emvute anesi?
- Il noiolro aro\\·o venne subito
annuncialo con il suono delle cam-
pane. In quel momento. lutto il
pue~e si trovava riunito per l'inau-
gura;,inne ui un num o locale scola-
stico. e padre Roberhl approfi1tù
della present.a cli tanta gente per
presentare 11 no~tro gruppo e i fini
apm,toltci che si proponeva. La
gioia d1 IUlli fu grande: so:.pesero il
programma letterario-musicale. e
vennero in masl!a alla celebrazione
eucaristica.
L'indomani. domenica. sve-
gliammo la gente col << ro.,ario
dell'aurora )). cantato e recitalo per
le vie principali del villaggio. Man
mano che pn">Cedevamo. la genie
u~c1\\a di casa e si univa a noi E
quando giungemmo alla chiesa.
una \\'Crtl folla ci seguiva. La fun-
7ionc delle Palme fu , iSl>ula lla lulli
molto intensamente.
' notò un bambino inginocchiato da-
- Qualt! la,wo avere svolto?
- Abbiam() cominciato quello
stesso giornu: vi~i1e alle famiglie.
evangeli7.zazwne ,;picciola e per
gruppi. raduni dei catechesti. La
nota caratteristica sca1uriva ùal
vanti alla Croce, che piangeva ac-
cora1ameote. << Che co~'hai? •>. E lui:
<1 Gesù mi ha fatto l'anima bella:
ora sono suo amico e non voglio più
perdere la sua amicizia. Ma come
farò? >>.
tempo liturgico che vivevamo: la
settimana santa, Abbiamo prepa-
rato la comunità perché vivesse
bene il mistcrn ptt:,quale. La cate-
chesi ~caluriva ùalla Liturgia. e nel
tempo ~,es~o ne preveniva e prepa-
rava lo svolgimento.
La Jun:ione pasquale nella notte
ebbe inizio con la celebrazione di
dodici matrimoni. Si trattava di
~ituazioni irregolari; le coppie. pre-
parale da padre Roberto. manife-
o;larono la ferma volontà di vivere
cristianamente. Quarantacinque
- Qualthe ncordo particolare? fanciulJi fecero la prima comunione
- Mullis!\\im1. Ricordo il giol'edl con grande fervore. Due bimbi fu-
santo. Il più ricco proprietario ter- rono battezzati. 1 aniissime furono
riero della ,on.i. generoso Ct>n il k comunioni. ln~omma. la risposta
nostro gruppo mi&sit>nario. non ri- della gente l>Uperò le nostre più
cordava però <la quanto lempo rosee spcranl'.c.
fosse entrali> in una chiesa. Ebbene. Poi. lutti in piaaa: giochi. lotte-
alla celcbruionc eucaristica, non ria. soncggi. grande allegria per
solo partecipò con tutta la famiglia. tutti fino aJle due dd multino.
ma le~~c il brano biblico e portò Il giorno di Pmqua. nell'ultima
atralrnre le offerte. con i suoi due celebrazione eucaristica, padre Ro-
figli.
berw dall'altare salutò il popolo:
Abbiamo V(a1luto iniziare il ve- (( Andate in pace. e vivete la grazi~
t1erdl sanro con il << rosario biblico 1>. che avete ricevuto in questa cele-
La chicsu era gremita: tu.Ili ~cgui- brazione e in questi giorni 1>. Poi la
rono allcntamcnte la leltura e la rarten.ca. e gli indi a dirl' tutti in
r
Oi ritorno dallo loro egperfenza missionaria, I gfOYanl aentono che la loro 111ta è cambiata.
spiegazione dei testi biblici sulla
Passione di Gesù. Dopo un'ora ave-
vamo finito, e invitai la gente a
tornare a casa per riprendere il
lavoro di ogni giorno. M a si levò
una voce. con calore: << Madrecita.
que~to i! l'alimento delle nostre ani-
me. Dobbiamo arprofittarne.
mentre Dio cc lo manda».
Anche la mauina del sabato sun-
to. la pn:paratione alla celebra-
zione pasquale fu intensa. Jaime.
uno dei due aspiranti salesiani.
coro: <i Non d.irnen1ic:11cci! •>. (< Tor-
nale presi<~! •>.
Come potremo dimenticare gli
indi di Yaveo'? Li portiamo nel
cuore.
Queste le espenen1.e di due figlie
di Maria Au!>iliatricc. impegnale a
realizzare io tulla semplicità e fe-
Jeltà le diret1ivc del Papa e della
Chiesa. in angoli ,conosciuti del
nostro complicato pianeta terra.
MARIA ELIA FERRANTE
13

2.4 Page 14

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118S" RISPONDE
Mia figlia da quando va al liceo usa nel suol discorsi con me, e anche con suo
padre, un gergo che una volta era del carrettieri. L'ho già ripresa tante volte, ma
ultimamente ml ha risposto: « Mamma, in che mondo vivi? Non ti sei ancora accorta
che oggi tutti parlano così? >> Ormai non oso più rimproverarla, ma quel suo modo di
parlare ml la male.
Rosanna L. Monza
Come non comprendere 11 suo disagio, signora Rosanna? Un disagio largamente
cond1v1so. L' escalation del parlar lnv1ale nella nostra società preoccupa i genitori (una
sberla patema una volta bastava. oggi non p1ù), e viene fatta oggetto di studio negli
ambienti di cultL1ra, e di frequente dibattito sui giornali Essi. anche se non tutti, dicono
la loro condanna espl1c1ta del fenomeno già nei titoli. « La decadenza dei costumi e Il
linguaggio; Del parlar trivfate, Qui Radio Cambronne; Elogio di quella roba li; La
rivoluzione con le parolacce: Tele-turpiloquio, Non servono le parolacce per la libertà
sul video, La patria delle parolacce... , .
Il crescendo del 1urpitoqu10 dev essere accettato senza possibilità di contrastarlo?
Dovremo rassegnarci a vedere la gioventù scivolare anche lungo questa china?
Cerchiamo anzitutto di capire 11 fenomeno , signora: e forse potremo poi intravedere
qualche orientamento pratico.
dell'essere rozzi e grossolani. La persona
colta, educata, trovava invece normal-
mente la parola pulita con cui sostituire li
termine volgare. Ma oggi la situazione
risulta profondamente cambiata.
Il fenomeno nuovo. Oggi c' è ricerca e
ostentazione del turplloqulo, anche In chi
avrebbe I litoti per essere considerato
colto, di buon gusto, raffinato. E' un
fenomeno nuovo e sconcertante.
L'uomo colto - magan per non appa-
rire arretrato - si adegua facilmente al
« dolce sul novo • della parolaccia, e per
portarsi all'altezza (o meglio alla bassez•
za) del tempi si decide per t'uso gratuito
e disinvolto del turpiloquio. Una moda
quindi che non nasce dalla solita subur-
ra, ma si allmenta degll ambienti culturali,
la scuota, l'università, E I giovani coltivati
finiscono per portare al turpiloquio Il
contributo prezioso della loro fresca In•
L'escalation I fatti. Anzitutto I latti: la parolaccia
dilaga sui muri delle scuole e delle uni•
versltà, nei film. nei libri, nelle nviste,
1
nelle canzoni, nel teatro, dai microfoni
della radio, dallo schermo delta tv Una
delle
dopo l'altra, Il turpiloquio espugna le
trincee del buon gusto e della decenza, e
riscuote legittimità in strati sempre più
larghi di persone (che non sono solo i
giovani e non solo gli sprowedull). Con
la massima disinvoltura - anzi ostenta-
zione - oggi si usano vocaboli un tempo
riservati alla sfera privata, riguardanti « il
corpo preso nella sua materialità, i suoi
organi, funzioni, prodotti, secrezioni •
Un uso d1sìnvolto che ha avuto 11 suo
ventlva. Glustamente qualcuno ha cre-
juto di poter scrivere: e Al becerume dei
beceri. oggi si sovrappone il becerume
dei ratflnati , ...
Che cosa sta succedendo nella socie-
tà'? Quali cause profonde. quali ragioni si
possono addurre per spiegare gli strani
cambiamenti di costume che awengono
sotto I nostri occhi?
avvio storico quando un ben noto Zavat-
ttnl dal microfoni della Ra, oso lacerare
l'etere. tino allora incontaminato, con
una robusta parolaccia: non richiesta,
non necessaria al discorso, neppure
sfuggita come Imprecazione, ma libera•
mente scelta e consapevolmente pronun-
ciata Il gesto sublime ha meritato a
Zavattini il nconoscimento di « Profeta
della parolaccia , .
li passo decisivo oltre te barriere della
decenza è stato po, compiuto da Radio-
tre. programma un tempo culturale. che
nella rubrica « Un certo discorso , ha
messo in onda un sublime servizio su
e Escrementi e società • · Servizio a cura
di uno sconosciuto Carlo Raspotllni, defi-
nito da Enzo Blagi « il Cristoforo Co-
lombo del Water
Ora che gli slrumenti della comunlca-
ZJone sociale si sono impadroniti della
parolaccia. non occorre più recarsi nei
trivi e nelle bettole per trovare Il turpilo-
quio, ma esso viene a visitarci in casa. Si
torna a sera stanchi e si vorrebbe trovare
almeno tra le pareli domestiche un ango-
lino tranquillo e pulito. Invece no, s,
accende la radio o 11 televisore, ed ecco i
vari Zavattini e Raspolhnì che riversano
nelle orecchie Il parlar triviale .
Un fenomeno antico. La parolaccia
non è certo Invenzione di oggi. Antichi
vocaboli eruditi, di origine greca, defini-
scono comportamenti d'ogni tempo. Con
scatologia veniva e viene indicato « un
discorso o scritto, per lo più burlesco, su
argomenti scurrili , . un genere letterario
caro al goliardi Con coprolalìa sì Indica
in medicina « l'impulso patologico di pro-
ferire parole oscene, proprio di alcuni
alienati mentali , ,
L'uso abbondante d1 queste parole -
conferma la scienza moderna - è
spesso rivelatore Cli disturbi nevrotici, e
Indizio probabile di immaturità. Infatti la
parolaccia, e anche la bestemmia, è so-
vente usata come sostitutivo di un di·
scorso più articolato, da parte di persone
che risultano incapaci di formularlo com-
piutamen1e. E' Insomma un modo di ma•
scherare la propria inferiorità, o addirit•
tura dt accreditare una inesistente supe-
riorità.
In sostanza f!no a ieri il parlare triviale
era solo l'effetto naturale dell'« apparte-
nere al trivio ,. l'effetto cioé - per una
minoranza sovente involontaria -
Il coraggio della parolaccia. A seguire
glì studiosi, c'è da perdersi in un gine-
praio di Ipotesi più o meno scientifiche.
Su un punto però motti di loro ~embrano
concordi: nel considerare la parolaccia
come sintomo di una qualche malattia
sociale, che potrebbe essere grave.
L'interpretazione meno allarmante
parte dai fenomeni della comunicazione
sociale: si è constatato che la parola
parlala o scritta sta oggi perdendo di
efficacia nei confronti dell'immagine:
dalla spietata concorrenza di un'imma-
gine sempre più aggressiva, la parola
usuale uscirebbe come sbiadita e scolori-
ta. Scatta allora un meccanismo che
spinge a « rafforzare , la parola. Attln•
gendo, Quando non si ha di meglio nel
proprio bagaglio, alla pattumiera dello
scurrile.
Forse è cosi C'è invece chi vede nella
parolaccia addlnttura un tentativo di e li-
berazione dal condizionamenti sociali del
passato•· Essa viene impiegata a esor-
cizzare gli antichi e tabù , del galateo,
del sesso. e magari della religione. L'i•
stintuale è cosi scambialo e gabellato per
conquista di libertà. E dove c'è piena
consapevolezza, la violazione delle
norme dell'antica buona creanza ac•
quista « una funzione chiaramente pole•
- mica e anticonformista nei confronti della
società attuale , .
Lo psicologo può qu1nd1 parlare dei
« benéflci effetti della scatologia con !un-
14

2.5 Page 15

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parolacce
zione sociale liberante »: la parolaccia,
gridata in faccia ali'« autorità repressi-
va ,. diventa un gesto di coraggio...
In questa prospettiva il turpiloquio si fa
arma prediletta di quel settore dì giovani
fortemente polllicizzatl che ritengono di
dover distruggere tutto per ricominciare
tutto da capo. Essì - dicono gli studiosi
- hanno conseguito una nuova espres-
sività, definita «corporea, legata alle
sfere intime della sessualità e della defe-
cazione », In cui si riconoscono tra loro,
e con cui distinguono dagli altri. la si
sente fluire dai microfoni delle radio li-
bere (che sono libere soprattutto nel
vocabolario), nel bar, nelle balere, nellè
scuole. In realtà si tratta dì « un linguag-
gio sciatto, approssimativo, primitivo, po-
vero, stereotipato {ripetitivo), irritante, In
parte ermetico ». Le parolacce, profuse a
piene mani, brillano sulla bocca dei gio-
vani In tutto il loro fosco splendore.
Secondo Il sociologo Ferrarotti sotto
questo linguaggio si nasconde un « mec-
canismo di rassicurazione »: i giovani
tendono a adottarlo per isolarsi nel grup-
po, e per trovarvi una loro identità. Pari
pari come hanno un modo comune di
vestire, d i pettiharsi, ecc.
Le femm iniste e i ragazzini. Il turpilo-
quio si riscontra anche presso altri grup-
pi. E', per esempio, un connotato della
polemica femminista, anche se non rag-
giunge la virulenza verbale dell'altro ses-
so. Molle donne che prendono parte
attiva ai cosiddetti movimenti di liberazio-
ne, usano la parolaccia come se fosse
un'arma contro il nemico, cioè la « cul-
tura maschilista:», e si appropriano
dell'osceno come « elemento di parità
con l'uomo »...
E i giovanissimi? Perché neppure loro
sono immuni, oggi, dal turpiloquio. Gli
psicologi vedono In questi comporta-
menti precoci un bisogno di affermare la
propria personalità in un mondo di adulti
che tarda ad accorgersi di loro. La prima
trivialità sarebbe un po' come la prima
sigaretta, Il « diritto di parolaccia » come
il possesso delle chiavi di casa. Un'eman-
cipazione, Insomma. Quanto basterebbe
per far inorridire la deamicisiana « mae-
strina dalla penna rossa ».
La colpa del sistema. Non cl saranno
spiegazioni più profonde, e anche più
vere? Per esempio c'è chi carica la re-
sponsabilita del turpiloquio sul « siste-
ma » sociale. Al solito, la colpa è del
sistema.
Da vecchia data gli si rimprovera di
essere al tempo stesso repressivo e per-
missivo. Una rep ressivila, la sua, che si
riscontra nelle comuni condizioni di vita e
di lavoro, nelle tensioni e nelle frustra-
zioni che ognuno si accumula dentro
come tossine, nei rapporti umani che si
fanno sempre più superficiali e precari,
nell'insicurezza che attanaglia. E accanto
a queste angoscianti repressioni, quasi a
loro compenso, Il sistema largisce
qualche nuovo spiraglio di libertà. O li-
bertinaggio. Come lo sfogo del turpilo-
quio: un gusto piuttosto squallido, ma
una soddisfazione che ci si concede con
poca spesa. Anzi, per niente.
Intanto Il fenomeno si accompagna e si
cumula ad altri tragici fenomeni del
nostro tempo; volgarità e violenze di ogni
genere, pornografia, corruzione. E tutti
insieme rimandano a una causa più pro-
fonda e forse più vera: la svalutazione e
lo svilimento dell'uomo.
Quando ci si trova di fronte al corpo
umano mercificato, stimato un oggetto
fra oggetti, è segno che si è persa la vera
dimensione dell 'uomo, il significato no-
bile della vita. L'eclissi dei valori produce
frustrazione. smarrimento, e il gesto in-
sulso o disperato. C'è un personaggio, in
un racconto di Bertrand Russell, che è
preso dal « timore di non esistere », e per
dimostrare a se stesso di essere vivo si
abbandona a ogni genere di scelleratez-
ze; nel delinquere acquista la certezza di
essere finalmente qualcuno. E' facile co-
gliere la tragica modernita di questa pa-
rabola e di questo personaggio.
L'uomo costretto a vivere in una socie-
tà alienante che lo mercifica e riduce a
oggetto, se smarrisce anche il senso di
Dio che è la vera fonté della sua dignità,
perde di conseguenza Il rispetto per Il
prop rio corpo. Il turpiloquio in fondo è
solo i l primo passo di un Inevitabile
squallido decadimento.
« Neppure si nomini tra voi ». Al con-
trario non si può pensare a se stessi
come figli di Dio e fatti a sua immagine e
somiglianza, e nello stesso tempo essere
volgari. San Paolo, descritta ai cristiani di
Efeso la vita nuova dell'uomo rinato In
Cristo, Il esortava: « Siate dunque imita-
tori di Dio, come figli diletti. Fornicazione
e impurità d 'ognl genere neppure si no-
minino tra voi, come si conviene a santi.
Non più parole disoneste, né discorsi
licenziosi. Un tempo eravate tenebre, ma
ora siete nella luce del Signore; Vivete
dunque da figli della luce » (Lettera agli
Efesini, capo V).
L'accoglimento del senso cristiano
della vita, della nobiltà portata all'uomo
da Cristo, dovrebbe sbarrare la strada al
turpiloquio come a tante altre cose. In-
vece oggi...
Una proposta globale. Ora I giovani
vanno protettì dal triviale. Lei. gentile
lettrice che ci ha posto questo serio
problema, lo sa bene. Ancora più vanno
protetti I bambini: non si infangano impu-
nemente g li incanti della vita al suo stato
sorgivo. Lè conseguenze si faranno poi
pesanti.
Don Bosco - ed era un santo - fn
diverse occasioni ha raccontato di sé:
« Di tante predicazioni che Don Bosco ha
udito nel discorso della sua lunga vita, e
di tantì libri ottimi che ha letto, se n'è
dimenticato ormai la massima parte. Ma
di una parola brutta, che un compagno
cattivo mi disse all'età di séi o sette anni,
io non me ne sono potuto mai dimentica-
re. Perciò guaì a chi insegna parole
brutte ai ragazzi! »
Aggiungono i biografi che Do n Bosco
« non solo esacrava il turpiloquio, ma
non potei/a soffrire che si pronunciassero
parole plateali che potessero suscitare
un pensiero, un sentimento. men che
onesto. Ed esclamava: certe parole nec
nominentur in vobis » . E' il latino di san
Paolo, nel brano sopra citato.
L'ascesa del turpiloquio nel costume
sociale è dunque « resistibile », ma a
livello di fede. Un discorso rivolto ai
giovani, perché riesca efficace, non può
essere settoriale: dovrà essere globale.
Al giovane occorre prospettare l'intero
progetto di vita nuova offerto all'umanità
da Cristo: in un quadro di valori alta-
mente spirituali, In una visione sacrale
che abbracci anche Il corpo, egli sentirà
quel bisogno di nobile pulizia che la
«maestrina dalla penna rossa » chia-
mava semplicemente buona educazione.
F ERRUCCIO VOGLINO -
15

2.6 Page 16

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SPAGNA
iiiiii:iiiiioiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii;;;;;;;iiiiii.iwiiii-:;;;;;;;;;;;;;:;;;;;::;;;;;;;::::::;;:::======;:;;::=::::.___ - ;;-,;.-;,;;;;;;;;;,;;_ _
I Cooperatori
iniziative più disparate per racco-
gliere fondì.
(< Cooperaciòn » agisce in favore
di opere che si.ano missionarie, e
pe
ter
m nd
nello stesso tempo decisamente im-
pegnate nel sociale. E ,per non di-
sperdere la propria attività a sca-
pito dell'efficacia, ha fissato cinque
« Cooperaci6n salesiana y Tercer Mundo >>, una loro
organizzazione, si è Impegnata a sostenere cinque opere
opere su cui concentrare gli aiuti: la
scuola di Haiti, il lebbrosario
~ Papa Giovanni li di Madras. la
sociali aperte dai missionari in Asia e in America Latina. << Città dei ragaz.zi »dt Corumbà. la
E' un'organizzazione giovane, con sei anni di vita, che missione tra i Moros del Paraguay,
però cresce In fretta, come i bambini della sua età.
e la missione di Timor.
Questa scelta di fondo non impe-
I I principio da cui sono partiti è padre Rubio presentò l'opera di disce all'occorrenza. specie in caso
semplice; 11 I nùssionari di Don Madras-Vyasarpady. e arnvarono di calamità jmprovvi~e. di aiutare
Bosco danno la vita per aiutare sette milioni. Alk)ra padre Rubio anche altre opere: lo FMA in Mo-
certe popolazioni: noi Cooperatori convocò i suoi Cooperatori. La ge- zambico, gli indi Macu del Brasile. i
salesiani daremo il nostro aiuto nerosità c'era. bi&ognava solo piani- Bhoi dcll'Tndia, glì Aymaras della
materiale per facilitarli nel loro ficare e organiuare. Cosi nel 1971 Bolivia, i Mixes, i terremotati del
lavoro,,. La realizzazione concreta nacque <e Coopcraciòn ».
Guatemala. A volte con una pic•
in cui que..,to pnncipio viene calato, AnziLUllo \\'enne costituito un uf- cola somma risolvono problemi lo-
si chiama << Cooperaci6n Salesiana ficio centrale a Madrid, con tre caJi drammalicj: una jeep per evi-
y Tercer Munda». Ha la sede cen- brave Cooperatrici che vi lavora- tare estenuanti camminale, una
trale a Madrid, e fa da collega- vano stabilmente. Esse tengono i conduttura dell'acqua potabile, un
mento tra i Cooperatori sparsi nei contalli: con i Centri dei Coopera- padigli11ne d'ospedale. il riso per la
Centri della Spagna. e le missioni. tori (tra le persone singole e i semina in un villaggio...
Ha appena sci anni di vita ma gruppi. lo schedario raccoglie oltre Ogni anno <• Coopcraciòn )) vede
cr~ce in fretta. con la voglia di 5.000 indirizz.i). ct>n i missionari crei.cere la quantità di aiuti che è in
vivere propria dei bambini di lontani. e con il BS. Loro scopo è grado di inviare alle missioni. Nel
I qudl'età.
certo raccogliere aiuti materiali. ma '76 ~i sùno superati i 70 milioni di
Qualche merito. in questo lavoro, prima ancora sensibilizzare sul Lire. lnranto padre Bohnen ad Ilaiti
ce l'ha il Bollellino Sale~iano di Terzo Mondo. Perciò si preoccu- ha potuto portare I suoi ragaui da
Spagna. li Delegalo nationale dei pano di raggiungere i loro amici, 2.000 a 5.000, padre Sahida a
Cooperatori. padre Javicr Rubio, oltre che col 8S. con un no1iz.1ario Corumbà ha costruito nuovi edifici
nel J96-9 prese a pubblicare sul BS che informi sulle varie attività, e nella citlà dei suoi 2.600 ragav.i. il
una serie di articoli che illustravano p~)i con la normale corri~pondcnza. lebbrosa rio di Madrai, ha visto arri-
l'attività di un missionario di Haiti:
Per conto loro i centri Coopera- vare l'acqua potabile fino alle ca-
Padre Bohncn. con i suoi 2.000 tori sparsi nel paese si ,;ono assunta selle dei lebbrosi. C'osi quest'orga-
ragazzi. Con:.cguenza: i Coopera- la «cooperazione col Terzo Mon- niu.atinne bambina. che però ha
tori mandarono qualcosa come sei do,> come un loro impegno aposto- tanta , oglia di vivere. continua a
milionj di lire. L'anno seguente lico molto serio. E o rganizz.a no le crescere cd espan<kn.i...
Un ufficio centrale a Madrid. e
alcune Cooperatrici che vi 111•
vorano stabllmente...
Ogni aMO che passa cresce
!"Impegno del Cooperatori di
Spagna, e crescono le posslbl·
lllà di alula,. te mi55ionl del
teno mondo.
16

2.7 Page 17

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<< Auxiliadora I >>e« Auxiliadora Il », due minuscoli aerei,
da un paio di anni rendono un servizio prowidenziale nel
Vicariato Apostolico di Mendez: soccorrono malati, alle-
viano le fatiche dei missionari, trasportano macchinari e
animali da allevamento per le cooperative dei coloni e
degli indi Shuar.
IJ piccolo aereo condotto da Fe-
derico, primo pilota del Sam
(Servizio Aereo Missionario). scese
sulla minuscola pista d'atterraggio
di Cangaime. Federico restituiva al
suo villaggio un malato, che dopo
la degenza aJl'ospedale di Pastaza
ritornava a casa convalescente. Poi
aveva in programma tanti altri
brevi volf per i villaggi attorno: qui
da depositare le provviste per un
internato. là da prelevare una per-
sona che voleva recarsi da qualche
altra parte, ecc. Ma appena sceso,
gli corsero incontro: (< Federico, c'è
un bambino che è stato morso in
faccia da una culehra (vipera). Ha
una testa gonJia che fa paura! >>
Volevano che lo portasse all'ospe-
dale. Come fare? li programma
della giornata. preparato con cura,
sarebbe andato a pallino. E poi, chi
avrebbe pagato le spese? (( Federi-
co. quel bimbo muore>>.
vicino c'era un villaggio con
un piccolo ambulaLOrio tenuto dai
prote;.tanti. Non c'era tempo da
perdere; Federico caricò sull'aereo
il bambino, e ve lo portò. Disdetta,
non avevano più siero antivipera!
L'infermiere suggeri: (t Federico,
portalo a Pastaza. Io intanto parlo
per radio con l'ospedale, perché
preparino il siero e mandino l'am-
bulanza aJJ'aeroporto >>. E Federico
via verso Pastaza, iJ più in freua
possibile. nella corsa con la morte.
Qualche giorno dopo, padre
Adriano Barale, il salesiano che
racconta l'episodio, radunava gli
uomini del Sam. Si sarebbe assen-
tato per qualche mese. voleva che
nel frauempo tulli si responsabiliz-
zassero del loro compito, e faces-
sero procedere bene ogni cosa. (! Sa.
padre Adriano? - gli dice esul-
tante Alicia, la moglie di Federico
-. una bella notizia: quel bamhino
morso dalla culebra, è fuori peri-
colo e sta guarendo ~- E la signora è
felice come si trattasse di suo figlio.
Quel bambino è una delle tante
persone, un centinaio e più, soc-
corse e salvate dal Sam in due unni
di lavoro. Padre Barale è fiero. e a
ragione, più che dei suoi due aerei.
dei suoi uomini, e del loro lavoro.
In una zona selvaggia delle Cordi-
gliere dove non è possibile spostarsi
con l'auto. nè col cavallo. con la
canoa. ma soltanto a piedi, il Sam
sta rendendo un servizio impaga-
bile alla missione salesiana fra gli
Shuar. e alla comunità civile della
zona.
D Sam. Il Servizio aereo missio-
nario ha poco più di due anni di
vita. I suoi aerei sono quasi un
surrogato dell'elicottero: sono del
tipo Helio Courrier. possono tra-
sportare 5 persone più il pilota, e
sono !Sicurissimi. Si accontentano di
una pista (in terra battuta o in
erba) di appena 200 metri. e sono
capaci di decollare anche nello spa-
zio di 50 passi.
Padre Barale ha acquistato il
primo 1lelio Courrier all'inizio del
1975. e l'ha chiamato Auxiliadora.
E' l'aiuto che vieni! dal cielo. E'
color azzurro e bianco, e gli indi
Shuar gli hanno affibbiato il nome
cli un uccello con quei colori: << Au-
xiliadora Secha f) (pron. Sécia).
Alla fine del 1975 il lavoro era
tanto. che padre Barale dovette
acquistare un secondo aereo. Una
banca concesse il prestito: quando
si trattò di pagare, i solJi arriva-
17

2.8 Page 18

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rono inattesi: da un bravo parroco
tedesco. L'aereo era nero e giallo. e
gli Shuar gli hanno dato il nome di
un altro uccello: << Auxiliadora
Chuvi (pron. Ciùvi)
Chuvì e Secha risiedono in due
piccoli aeroporti a Pastaza e Macas,
ma hanno in tulla la zona un buon
centinaio di piste su cui possono
posar!>i Piste costruite dagli indige-
ni, dai militari. dai mbsionari catto-
lici. da 9uell i protestanti.
Chuv1 e Secha hanno un padro-
ne: il Vescovo del Vicarialo apoi,to-
lico di M.endez. mons. José Pintado.
Hanno un capo. padre Barale:
hanno ire piloti, un meccanico. un
factotum. Più le mogli dei piloti.
che passano tanto tempo in ascolto
delle comunicazioni radio. Sono co-
municazioni di :.ervizio, oppure:
<< Maria, buua giù la pasta che a
momenti arrivo».
Tutti insieme i,volgono un vero
servizio (la "S'' di Sam vuol dire
Servizio). Per i missionari, i malati,
i coloni. gli indi, per trasportare le
cose necessarie alla vita e all'attivi-
tà di questi gruppi.
La parola << fracaso ». I primi
aerei avevano preso a volare sul
Vicariato di Mende, già attorno al
1945: nel 1950 c'era già un piccolo
servizio quasi regùlare: vecchi Jun•
ker e DC3 della ~econda guerra
mondiale. si davano abbaslan,.a da
fare. Una compagnia petrolifera
aveva cominciato i sondaggi nella
zona, e c'era speranza di un traffico
aereo sempre più intenso. Ciò inco-
raggiò alcuni privati a fondare delle
Compagnie aeree commercialL
Le mis~ioni protestanti ebbero
fio dal 1950 iI loro aereo, e nel '60
anche quelle cattoliche: un Cessna
180. dono della Santa Sede per
tulle le missioni dell'Ecuador. Ma
un brutto giorno. mentre traspor-
tava il Vescovo salesiano e l'bpel-
trice delle FMA. si sfasciò al suolo
(per fortuna senza danni alle perso-
ne). Un secondo aereo. altro dono
alle missioni. era pilotato da un
volontario venuto dagli Stati Uniti.
Il poverino dopo qualche mese
mori per aver mangiato inavvertita-
mente carne guasta.
I responsabili della missione al-
lora vennero a palli con una Com-
pagnia aerea commerciale: le pre-
starono l'apparecchio. in cambio di
trasporti e voli. Ma la Compagnia
aveva ricevuto proposte più vantag-
giose da ahre parti, e un giorno
disse ai missionari: << Il vostro aereo
è là, andate a prendervelo ». Poi fu
la volta di una congregazione mis-
18

2.9 Page 19

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o
o La gente del Sam. In piedi da sinistra:
German, secondo pìlota; padre Adriano
Barate; Pepe, terzo pilota; Joseph con la
o
moglie e Renato; altre consorti marco-
niste - infermiere del Sam. In ginocchio:
Federico, primo pilota; Hector, factotum;
e... quattro femminucce.
o I cinque marmocchietti del Sam.
o E anr-":e I piccoli Shuar, che non hanno
paura degli aerei: « E' così », e basta.
o Joseph, il meccanico.
o Chuvi ha trasportato un ospite importan-
te: un vitello di razza, per l' allevamento.
o Un altro trasporto importante: un trattore.
f) Donna Shuar col suo piccolo. Sono tante
le mamme e i bambini salvati dal 5am.
o Due missionari salesiani, con coloni e
Indigeni. Per tutti le Auxllladore sono di
aiuto provvidenziale.
19

2.10 Page 20

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I I sionaria. che disponeva di un frale Padre Barale gli fa notare che avere tecnici. ma avere pcf'ìo ne che
pilota: fece tanti debiti, che finl per non potrebbe pagarlo quanto la si rendano utili come missionari.
vendere l'aereo.
Compagnia. Gli propone una cifra. Anche se volessimo tentare sul
Ancb.e i Salesiani del Vicariato E Federico. 1< Anche qualcosa in piano economico. l'esperienza degli
un giorno decisero cli tentare. Ac- meno >). E' il pilota numero uno del anni precedenti dice che non c'è
quistarono, in compropietà con una Sam. Sua moglie Alicia va con nulla di buono ùa aspcllarsì, che
Compagnia commerciale. un pic- l'auto a fare le spese per la missio- dobbiamo lasciar da parte ogni
colo aereo. Dopo tre mesi era a
terra sfascialo. Con il ricavato
dall'assicurazione ne acquislarono
un secondo. che non visse mollo di
più: se ne sta ancora adesso in un
ne, porta gli ammalati aU'ospednlc.
e qualche volta paga le loro cure di
sua tasca.
Gennan. è il pilota numero due.
Sua moglie Gladis tiene i contatli
intento commerciale. La strada che
abbiamo scelto è quella del servi-
Lio. E su queMa strada il mio
gruppo procede ben afJial.àlO. e
pienamente impegnato».
angolo di una pista, frantumato.
radjo, e dirige il movimento nella
C'è una parola spagnola che rias- ba.5e di M acas.
U servizio. Il Sam rende serviz.io
sume, meglio dell'equivalente ita- Occorreva anche un meccanico. provvidenziale anzitutto ai malati.
liana. questo. ~consolan te situa1Jo- Padre Barale ha ottenuto un volon- Ci sono tre ospedali nel la zona, a
ne: jracaso. Vuo l dire anzitulto fal- tario dalla Svizzera: si chiama Jo- Macas. Sucua e Pastaza (quest'ulti-
limento: di tanti sacrifici economi- seph, e è arrivato con la moglie mo. protestanté, mollo ben attrez-
ci, tentativi e sogni. E naturalmente
zato). A volle i piloti del Sam. scesi
vuol dire anche il sinistro scricchio-
in un piccolo villaggio, si lrovano di
lio degli aerei che si schiantano al
fronte al caso pietoso e urgente.
suolo...
Anche le mogli dei piloti. cuffia
Bisogno assoluto di volare, e dif-
radio sul capo, raccolgono tanti
ficoltà che sembrano insormontabi-
messaggi a volle disperati. Parto-
li. Piste niente sicure. Nebbie e
rienti che st>lc> il medico può salva-
temporali. E tulio intorno. le mon-
re. Feriti. malati di ogni genere. E
tagne minacciose, le alte Cordi-
magari sono stati portati fino alla
gliere delle Ande. Un vero rompi-
pista con marce anche di una gior-
capo...
nata intera. a piedi. attraver~o la
Gli uomini del Sam. Nell'agosto
del 1974 padre Barale scambiava
quauro parole con padre Fernan-
dez. il procuratore della missione
salesiana. «Non possiamo più an-
dare avanti così. Perché non ci
mcuiamo per conto nostro? La ri-
sposta fu semplicissima: (< E perché
non te ne occupi tu?>>.
Padre Barale lo prese in parola.
Cercò i soldi (che impresa!), ot-
tenne le necessarie autorizzazioni,
~else l'aereo adatto. quel tipo mi-
nuscolo ma ~icuro, f-lelio Courrier.
E preparò gli uomini. I suoi prczio-
!>issimi uomini.
C'era un exallievo salesiano,
German. che conosceva la zona e
aveva già il brcvcllo di pilota. So lo
non aveva pratica con quegli aerei.
Un pilota di un'agonizz.ante Com-
pagnia aerea commerciale ac.-ceuò
di istruirlo. S1 chiamava Federico.
era anche lui cxallievo salesiano.
Dopo un paio di mesi, Federico si
presenta a padre Barale: (( Vorrei
rimanere con voi. Il lavoro com-
merciale non mi intl.!ressa. Con voi
invece posso fare quel che ho
:.empre sognato: dare una mano
alla povera gente, soccorrere i ma-
lati. eccetera. Quante volte avrei
voluto fare qualcosa in questo sen-
so. e nella Compagnia non potevo...
Ho perfino pensato di procurarmi
un aereo mio. Ma capisce. non sono
certo in grado di sostenere simili
spese... ».
'-l
I
I plccoll aerei delle missioni possono rendere
meno traumatico t'Impallo degll Indi Shuar
con Il mondo della 1ecnlca che penetra ormai
nel cuore deUa lore,ta.
Teresa. Si sono costruita una pic-
cola caseua in legno {che salto.
dalle comodità della Svizzera a l
rude pio nierismo dell'Oriente
ecuadoriano!). E ora sono in Ire:
nel frattempo è nato Renalo. Tere-
sa, infermiera, tiene anche la conta-
bilità del Sam.
Con l'arrivo della seconda Auxi-
liadora si rendeva necessario un
terzo pilota. e lo si sta preparando.
Si chiama Pepe: è un giovane con
vero spirito missionario, un volon-
tario. che tra un paio d'anni po trà
volare da solo. E intanto si addestra
anche come meccanico. C'è poi
ancora Hector. il factotum nella
base di Pasla1a. E poi le mogli, e
cinque Cigli: quallro femminucce e
un maschie1to.
Gente giovane e in gamba. E,
come dice padre Barale, dal c·u<>re
missionario. Perché questa è la con-
dizio ne. anzi la necessiLà. «L'im-
portante non è avere macchine.
foresta. Coloni, o indi Shuar e
Achuar. JI pìlout deve cambiare
tutti i suoi piani di volo. E magari
deve scaricare quanto stava tra-
sportando. per fare posto all'infer-
mo.
Poi il Sam lavora per ì m,rsiorwri.
Nei loro gin apostolici in visita alle
comunità disperse, erano soliti
sprecare il 75%0 più del loro tempo
in lunghi viaggi a piedi. Poi torna-
vano alla missione. e dovevano ri-
posare per <t rirarsi i piedi >>. Ora in
dieci minuti d'aereo fanno il per-
corso di una giornata a piedi.
Gli aerei del Sam non lavorano
solo per i salesiani ma per altri
missionari: Domenicani, Giuscppi-
ni. a volte Francescani; e anche per
i missionari protestanti. Un tempo
con questi ultimi non esisteva colla-
bora.Lione ùi alcun genere. J piloti
protestanti si rifiutavano rigorosa-
mente di trai.po rtare i cattolict. Ma
il Sam ha assunto fin dall'inj1fo un
atteggiamento c hiarame nte ecume-
nico.
Federico ricorda divertito la
prima volta che trasportò un pa-
store protestante. Gli si era avvici-
nato impacciato: <• Andate a Pasta-
za? >> Si. E trasportate anche la
gente?» Federico. un furbone. fece
il burbero. (1 Po rtereste anche me?
Io sono un pastore >>. Lei crede in
Dio'? << Be'. sì. certo... >>. << Allora
sa lga e Mn racc:ia tante storie I) Il
e risul1a.to che ora i piloti protc-
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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stanti acceuano anche chi non è dei missionan. L'incontro degli indi
loro.
(anche di quelli ancora rintanati nel
Il Sam trasporla pure civili, colo-
ni, o indi che siaM. Non per qual-
siasi motivo. ma solo quando si
tratta di pubblica utilità.
Gli indi non hanno paura di
volare. Non hanno paura delle sco-
perte ddla tecnica. La prima volla
sgranano tanto d'occhi, poi si adat-
tano per una specie dj innato fatalj-
smo.
J due aerei sono Chuvi e Sccha:
un po ' strani. ma in definitiva degli
uccelli. La radio. la possibihtà di
parlare dall'alto con i propri amici
che svno laggiù a terra. è un fallo
naturalissimo: <1è così>>. e basta.
li Sam trasporta cose. Rifornisce
cuore della foresta) con la cosid-
deua civiltà, sarà. forse deprecabile,
ma è anche inevitabile. E l'aereo
missionario non può essere un
buon approccio?
Anche i civili all'inizio nutrirono
qualche apprensione per il Sam:
temevano una concorrenza com-
merciale. Ora si stanno persua-
dendo che il Sam è un pes~imo
affare. che per i missionari il volare
non è un lusso ma una necessi1à.
E poi i registri della partita dop-
pia. sempre in ro~so, parlano chia-
ro. Tmpianti da costruire e da man-
tenere efficienti. Personale da paga-
re. Svalutazione degh aerei. Ricam-
bio delle parli logore. Benzina. Ma-
nutenzione.
Ogni ora di voto costa 2.000
sucrcs. più dì 60.000 lire. li princi-
pio logico e che << chi può cooperi )).
E chi non può. se deve proprio
viaggiare, viaggierà gratis.
Così padre Barale ha chiw,o il
1976 con il pas.!.ivo di 571.000 su-
cre~. 18 milioni e mezzo di lire. Un
rassivo in parte coperto <la aiuti
raccolti in Stali Uniti e Puerto Rico
da padre Riu della Procura Missio-
naria. S1a di fallo che. sulle 1311
un: volate in quell'anno da Chuvi e
Secha (un lavoro massacrante
anche per chi ha Il, scheletro in
acciaio robm,lo). 286 ore so no !.late
volale gralb.
Sotto le aU di Secha (da sinistra): Il primo
pllola Federico. padre Adriano Barale, Il dele-
gato delle missioni nlulane pad.re Luigi Ca-
rollo.
Ma padre Barale non si spaven-
ta Questo coraggioso missionario
1orinese di 55 anni, da 25 ann1 in
America. ha imparato da Don Bo-
le missioni e gli internati dei ragaz-
zi. Rifornisce i villaggi e le coopera-
ti\\ e. Trasporta macchinari agricoli,
animali da allevamento per miglio-
rare le rnne. Quando si pcnl>a che
tanti anni fa il primo vitello, per
non affaticarlo troppo. è stato por-
lato a spalle in una camminata
durata otto giorni..
sco. Come ha trovato i fondi per
acquistare gli aerei. cosi, cappello
in mano. va coraggiosamente a bus-
,arc a 1u1le le pone. La Provvi-
denza lo aiuta. e lui aiuta la Provvi-
denza. e cc la farà.
C'è una spesa tra le altre. a cui
dc\\ e pure provvedere. Quando
un'Auxiliadora ha portato un ma-
lalll all"ospedale. e poi va a pren-
a Sam è un pessimo affare. Non derlo guanto per riportarlo al suo
l>0no mancate e non mancano le
difficoltà e le incompren!>ionL Da
parte perfino di alcuni missionari.
vi !!aggio, ~ovcnle quelli dell'ospe-
dale presentano il conto e doman-
duno: «Chi paga? ,1 Se un malato
L'aereo è un luS\\0. è una controte- non poteva pagarsi il volo. tanto
stimonianza (allli -signo. i dice là). meno sarà in grado di pagare le
Ancora: l'aereo inquina l'ecologia. cure. Paga la missione (o... la mo-
produce alienazione negli indi. glie dj Federico che ve l'ha porta-
sporca di tecnicismo la natura in- to).
contaminata...
Quelle due Ausiliatrici con le ali.
Dopo due anni di attività. il Sam che si danno 1an10 da fare sulle
sta sfatando qu~te accuse. Si è foreste del Vicariato di Mendez.
I visto che è a servi:io dei poveri e potrebbero forse Jasciar le cose falle
dei malati. che rende meno massa- a metà?
cran1e e più efficace il lavoro dei
ENZO BJANCO
LIBRERIA
Autori Vari
Ragazzi dlfflclll?
Ed, LDC 1977. Pag. 142, Ure2000
Un libro nato ad
Arese. ossia nella
e Casa di rieduca-
zione per minoren-
ni > che Paolo VI, al-
lora card. Montinl,
volle affidata al Sale-
siani E' una raccolta
di testimonianze.
sono e pagine sof-
lerte di educatori che propongono una
loro esperienza d1 amore , A che scopo
questo libro? Si rivolge a genitori e edu-
catori che sospettano o sanno di aver a
che fare con ragazzi d1fficill
Il titolo e e forma dt domanda. E la
rlsposla In un certo senso è si: tutti i
ragazzi sono difficili se si considera che
vivono 111 un'epoca dlfflclle. tra adulti
d11flc11l, in una società che sta diventando
sempre più difficile E allora... s1 dovrà
convenire che nella maggior parte dei
casi e sono I genitori ad aver bisogno di
aiuto e di guida, per imparare e essere
pazienti>, mentre i ragazzi cercano e si
aprono faticosamente una loro strada
nella vita.
Mario Verdone
Le avanguardie storiche del cinema
Ed. SEI 1977. Pag. 230, lire 3000
Futurismo, realismo, surrealismo.
astrattismo. espressionismo. avanguardie
sovietiche, dada, eccentrismo, la nuova
oggettività, underground E poi ancora
ritratti di personalità del mondo dell'avan-
guardia A questa scheletrica riletlura
dell'indrce bisogna aggiungere qualche
dato sull'au1ore docente in varie unlver•
sltà, saggista, autore di una doz.zlna di
volumi di critica teatrale e cinematografi-
ca. Una vita per la celluloide
Questa sua ultima opera, storica e
critica insieme ta il punto su uno degh
aspetti più Interessanti del mondo dello
spettacolo, !"avanguardia, a cui ben si
applica la rifless,one di Francis P1cab1a
che apre Il volume· e La maniera più
sicura per essere seguiti, è di correre p1u
svelti degli altri >.
Guido Gerosa
Libano, tragedia di un popolo
Ed. SEI 1976. Pag. 208, lire 3500
Un giornalista globelrotler che va a
vedere sul posto e non si limita a raccon-
tare ma se-ava nel cuore degli uomini. Per
questo Il genocidio del Libano, questa
«strage di serie B » che per tanto tempo
ha lasciato indifferenti I contemporanei
d1stratt1. acquista sotto la penna del Ge-
rosa il sapore di uno scandagho nei
meandri della sofferenza. della crudeltà,
di quel tosco mistero che diventa l'uomo
quando si carica di odio
21

3.2 Page 22

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INDIA
La polizia li acciuHa
e li porta ai salesiani
C'è a Cochin (India-Sud) un problema poliziesco che non
è stato affidato a Scherlock Holmes, ma a tre salesiani. E'
il problema della delinquenza minorile, che è meglio
risolvere con la carità. Così ne ha riferito un giornale
L a storia della casa dei ragazzi
Sneha Bhavan è una storia di
amore e dedizione, di coraggio e
determinazione. Dall'esterno.
questa modesta casa per derelilli e
abbandonati difficilmente attira lo
sguardo di un passante, tanto meno
una seconda occhiata. Ma se ù
capila di entrare dentro. lo sguardo
si imbatte in un'opera ammirevole
e generosa. intrapresa al solo scopo
di infondere il gusto d'una vita
dignitosa a decine di giovani <1 non
voluti>> che lì hanno trovalo un
rifugio e un avvenire.
Conosciuta sotto il nome dj
Sneha Bhavan. cioè (< càsa deU'a-
more >>, essa sorge nella periferia di
Palluru thy presso Cochin (stato del
Kerala, India Sud). Que~to edificio
poco appariscente e senza pretese
era stato un tempo un oleificio;
andato in rovina, ora è stato ri-
messo a nuovo con i pavimenti
rifalli e arredato di sana pianta.
Un buon bagno. Fin dall'inizio
della sua nuova vita. nel maggio
1974. vi si è riversato un flusso
continuo di giovani: piccoli delin-
quenti. figli illegittimi, ragaai scap-
pati di ca~a. handicappati fisici.
ritardati mentali. « orfani >>di fami-
glie dissestate, e - ultimi ma non
meno inquietanti - precoci ele-
menti anti-sociali.
Tulli questi bei soggeui sono
stati idenlificati durante una cam-
pagna.. promo!\\sa nella città dalle
autorità municipali e dalla polizia.
per arginare i continui disturbi alla
quiete pubblica, l'accallonaggio. il
numero dei scnrn fissa dimora. le
piccole ruberie- e i furÌi e rapine
d'ogni genere. Dopo un'attenta
schedatura da parte della polizia. i
giovaru soggetti sono portati alla
casa sale$iana.
Padre Giorgio Menacherry. il Ji-
reltore. li riceve personalmente. Nel
corso di una breve conversazione
anch'egli redige una scheda (peda-
gogica. non... giudiziaria) con i dati
essenziali del ragazzo, come punto
di partenza per conoscerlo. Se-
guono un buon bagno salutare e
una calda refeziune. Poi il ragazzo
riceve indumenti nuovi e quanto è
necessario per la sua permanenza
nella casa. Infine padre Giorgio
presenta il nuovo venulù agli altri.
che già erano passati per la sua
stessa lrafiJa.
Un'atmosfera di calore e di af-
fetto ora lo circonda: egli si sente
finalmente amato e accellato. Può
mescolarsi liberamente con gli altri.
e prendere parte alle diven,e attivi-
<lella casa. Alcuni di questi ra-
gazzi sono stati pescati senza cami-
cia adùosso. altri con i pantaloni a
brandelli. altri ancora con un unico
straccetto avvolto intorno ai fian-
chi. Erano bruciati dal sole, spelti-
nati. sporchi: poveri reli1ti umani.
Ma avevano parecchio in comune:
erano Lutti affamati. sfiniti. senza
una casa. c Lutti erano rijì111a1i dalla
società. l a loro vita era stata una
serie senza fine di colpi bassi del
destino.
Come la <• Casa <lei ragazzi >> sia
sorta. e come si sia Lrasforma1a in
un focolare accogliente. è una storia
di coraggio e di dedizione. Storia
che ha visto prodigarsi il direnore
padre Menacherry, il padre Francis
G uezou (il motorino di tulle le
anività della casa), e un gruppo di
loro collaboratori mollo impegnati,
messi a disposizione dalle autorità
cittadine.
22

3.3 Page 23

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Una fiumana di buoni a nulla. I
ragazzi rimasti abbandonati. e
quelli acciuffali in giro dalla poli-
zia. un tempo erano portati a un
<< Istituto di assistenza 1> situalo a
mezzo chilometro dall'attuale
Sneha Bhavan. Se si torna indietro
di 25 anni. al tempo in cui le
altività del traffico portuale e del
commercio erano in vorlicùsa
espansione. si constata pure un in-
tenso flusso migratorio proveniente
da tulle le parti delrlndia: gente
disperata cbe tentava di trovare un
impiego nelle numerose industrie
che spuntavano come funghi nella
città. o nelle a1tività collegate alle
attrezzature portuali anch'esse in
piena espansione.
Insieme con questo flusso di la-
voratori. Cochin fu pure investita
da una (iumana di buoni a nulla,
mendicanli. elementi ami-sociali,
baraccati. ladruncoli. borsaioli, va-
gabondi e simili. Questo loro river-
sarsi sulla città operosa e sui suoi
dintorni mise in serio pericolo il
processo di sviluppo della zona.
L'indice di criminalità salì a per-
pendicolc). La città si stava trasfor-
mando a poco a poco in un im-
menso campo di profughi: questa
era la penosa impressione. special-
li.<!nte dopo il tramonto del sole.
Mentre la situazione si deterìo-
rava sempre più, le autorità e la
poli2ia lanciarono una campagna
cilladina per sventare la minaccia
all'ordine pubblico. Le vaste relate
e gli arresti periodici. che si conclu-
devano invariabilmente con le con-
danne del tribunale, risu ltarono
però inefficaci. Il problema rimane-
va. Come tumore maligno. che pro-
lifera indefinitamente, e tende a
riprodursi appena estirpato.
Così. si dovette ricorrere ad altre
soluzioni.
Vigeva la legge della giungla. Si
costruì allora l' Istituto di assistenza.
Era destinalo ai senza casa. agli
affamati, agli indesiderati. a tutti
coloro che alimentavano la crimi-
nalità. Questo lsti tuto fu realizzato
dopo molle fatic he a 5 miglia daUa
città in continuo sviluppo.
La lodevole iniziativa di 25 anni
fa, si è djmostrata di qualche utilità.
Gli inquilini dell' Istituto, che O!ipita
anche donne e bambini. vengono
provvisti dell'indispensabile: un po'
di cibo e qualche vestito. Ma il
Livello di vita che si conduce è
decisamente sordido. Si vive in lo-
cali umidi, senza forma alcuna di
intrattenimento. istruzione e attivi-
La culturale. Quanto al vitto, alcuni
sono denutriti. Predomina un'a-
tmosfera di odio. amarezza e ostili-
tà. Anche se parecchi incaricati cer-
can<> di prnvvederc alle necessità di
questa gente, nessuno di loro riesce
a crea.re un'atmosfera di amicizia, e
tanto meno riesce a ispirare frater-
nità e amore.
Prima che si coqruisse la << Casa
dei ragazzi », i ragazzi fra i IO e 20
anni occupavano il loro tempo a
chiacchierare. bighellonare al!orno
allt1 stabilimento, compiere piccole
malefatle ai danni degli inquilini
più deboli e indifesi. Non c'erano
libri, giornali o altro da leggere, per
tenerli occupati. Vigeva la legge
della giungla. I ragazzi più grandi e
grossi erano i padroni del campo, i
più deboli erano soggetti ai loro
capricci e fantasie. I più giovani
erano spesso costretti a svolgere
lavori servili: pulire. lavare, scopare
per gli altri. E chi li proteggeva. se
Il grande giorno. Ncll'ago~to
1973 il consiglio municipale decise
a!runanimilà di affidare la casa ai
Salesiani di Don Bosco. Essi ave-
vano gia una casa li vicino. a Vadu-
lhala presso Cochin, con scuola
tecnica, circolo giovanile. aspiran-
talo. parrocchia di 4 mila fedeli. Ai
Salesiani fu pure affidato il com:
pito di elaborare il programma di
studio e riabilita2ione dei ragazzi.
Direltl)re a Vaduthala era padre
Menacherry. il quale conosceva
bene l' lslituto di assistenza per
avervi compiulO frequen ti visite. E
per conto suo stava_ studiando u~~
nuova opera da aggiungere alle g1a
numerose della sua casa: un dormi-
torio per i giovani operai che. arri-
vali da ogni parte del Kerala. ave-
vano trovalo un posto di lavoro ma
non guadagnavano abbastanza per
concedersi il lusso di una camera o
una pensione. Raga7.zi co~lrelli a
Sono passati pochi mesi tra I• 1010 della pagina accanto e questa. Ragazzi abbandonati h anno
trova to chi si prende cura di lo,o e Il prepara alla vita.
venivano molestati? o privati della
loro magra razione di cibo? I ra-
gazzi più piccoli hanno dovuto ti-
rare avanti per lunghi anni in
questa avvilente soggezione...
Una simile tonura non doveva
durare. Le autorità municipali di
Cochin nel 1972 organizzarono un
seminario di studio, in cui si di-
scusse a lungo sul tema della riabi-
litazione di quella gente. li frut-
tuoso incontro suggeri per prima
cosa. alrallora sindaco della citlà,
di programmare una casa riabili-
tazione per i ragazzi. E f-u così che si
dec~~e di trasformare il vecchio ca-
dente edificio di Palluruthi in
<< Casa dei ragazzi >}.
dormire sui marciapiedi. lungo le
banchine del porto. sotto le pensi-
line degli autobus... Padre Mena-
cherry era pronto a lasciare la dire-
zione della sua casa per dedicarsi
esclusivamente a questi ragazzi, e
cercava chi lo aiutasse a realizzare
il suo progetto.
Un giorno il suo superiore, padre
Panakezham. lo chiamò e gli parlò
della proposta avanzata dal sindaco
di C~chin. Subito si mise all'opera.
E 11 grande giorno arrivò. final -
mente: era il 26.5.1974 quando si
cominciò. Con due salesiani. Quel
giorno c'era il sindaco e iJ vescovo
ausiliare dell'arcidiocesi. E con loro
il primo gruppo di l IO ragazzi. -
23

3.4 Page 24

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I giomj della tristezza. AU'inuio
si dovettero affrontare problemi in
quantità. l'uno dopo l'altro. li piu
grave fu lo scoraggiamento. che
assali un po' lulti. 11 progetto ùi
lascinre i salesiani a mandar avanti
la cm,a da soli si rivt:lò prò.to
crudele e insostenibik cercarono
presto dei collaboratori. Tullavia i
salesiani all'iniLio, anche se appa-
nva cvidcn1emen11.: chimerk~). si
buttarono con entusial,mo nell'1m-
prc~a di realiuarc il loro pro-
gramma educativo.
L'aueggiamento dei ragazzi ap-
pena giunti a Sncha Bhavan. è di
una grande inquietudine e agitazin-
n<.:. Sono presi dn di~perazionc.
paura; \\i annoiano, n~, n \\0pportano
le restnLioni della vita in comune.
Per pnma cosa pcn~ano a ::.cappare.
Perché per loro Sncha Bhavan,
tutto ~ommato. è untt prigione. Un
buon numero ùi loro ha rotto i
pannelli delle Iinel>tre, ha forzalo i
di fughe ùimo!>trando concreta-
mente un affct11.1 sincero ai ragani:
per prima c.:o~a reali1.zando i pro-
grammi d1 \\tUdìo, di gioco e di
attività all'aperto. Sopruttutlo
queste ultime risultarono per i ra-
gani quanto mai eccitanti c divcr-
1en1i.
Il gruppo <lcgli educatori afrron-
tutli i prohlcmi con mente frc<lùa
e coraggiu, e alla fine la spuntò.
Dice padre Mcnacherry: <• lo non
posso rimproverare questi ragaui.
Ognuno di loro ha alle spalle un
pai.!>alo tragko. Sono i ragaui più
~fortunati che ahbia mai inrnn1rato
in vita mia*·
Oggi Sneha Bhavan può dire con
trunquilliLà che << i giorni ddla 1ri-
i,tcua ,> !i0lll.l ormai finiti. La casa
gi:i risuona dell'allegro chiacchierio
dei ragazzi. futti in-,ieme si i.cntono
una gran<le famiglia. Per i ragaai
che accettano s1.:renamentc <li ri!>ie-
dcre nella ca!>a. si profilano final-
mente giorni tclid. Essi possono
Mallhew, plz:zlcato due anni la dalla polizia, alla «Casa del Ragani • ha Imparato Il meatìere del
falegname e ora loma a casa sua. Padre Giorgio Menacherry al momento del commiato gli
consegna un pacchetto con aie-Uni ferri del mesUere.
cancelli nel &,pcrato tenléltivo di
scappare. Qualcuno ha persino ten-
tato di ~muovere le lcgolc del Lello.
Un palo <li loro una nulle riw,ci-
rono a scalare ùt na-,costo il muro
di cinta, ma solo per andar a t'a-
!>care nel canale ùi scolo..,
All'ini1io il problema di persua-
ùerc questi ragazzi che Sneha Bha-
van non era solo 11 un tipo di pri-
gionc per ragaui dive~,> dagli al-
tn fu quanto mai dclica10 e com-
plin110. per i Salc!>1ani e i loro
pazienti collaboratori. Ma essi su-
perarono quesLo continuo pericol(>
guardare a una vita dj pac1.: e
pll~lliva.
175 sono tornali a casa. Al m(l-
mento ci !>Ono ndla casa 165 ragal-
,i. di eta comprc:~a Ira i 10 e i 22
annt. Un'olluntina di lOf(l cclmpie
studi regolari, mentre gli allri
sLanno 1mparunJo vari generi di
pwrc!,sioni (ma anch·c!ssi riccvonu
un'btruzionc regolare. matl1110 e
,1.:ra). Cinque ragani hanno pre,-,o
la patente J1 guida. 25 imparano
falegnameria. 20 imparano !lart<lria
(sono gia capw.:i di cucire camicie e
pantaloni); nella tipografia altri 15
stanno imparando a comporre.
slam pare. impaginare. rilegare. cor-
reggere bozze. Ancora: alcuni si
prepnrann a fare i meccanici. altri
imparnn11 a ~crivere a macchina...
I ragazzi Ji Sncha Bhavan pro-
vengono un po' da tulle le pani
dell'India (uno perfino <lai Bhutan).
Appartcngonl1 alle ra1.1.c più diver-
se; f>Onn cri~Liani, indù. mussulma-
ni. e a ciascuno viene offerta la
possibilità di praticare In sua reli-
gione.
Il giol.'tl i: !>tato nei loro confronti
la carta vincente: sonn stati divisi in
4 gruppi antagonhti fra loro. e
scendono in campo per vigorose
compcti1.ioni in cui esauriscono la
loro focosa esuberanza Una cura
parucolare è nservata agli han<li-
cappati e ai ritardati llll:!rHali: si fa
rimpo,sibile per ricuperarli alla
vita d1 gruppo. per r1.:nderli capaci
di qualche attività.
Un settore in cui i ragazzi si
fanno onme è Ja musica. In breve
tempo hanno messl) i,u una simpa-
tica handa. che sfila con le beUe
divise per le , ie della c1tta. e , iene
inv1ta1a alk feste e alle cerimonie
!)Olenni.
Il municipio aiu1a economica-
mente la << Casa dei ragazzi i>: altri
pri, ali. anche dall'Eurnpa. vengono
incontro alle nece~sila più urgenti.
Ma 11 gruppo sak!:.iano lavora an-
cora m condizioni d1 estrema po-
vertà. Sua intenzione è di accre-
scere il numero dei ragazzi che
imparano un mestiere: ,i Vllrrcbbe
portarli a I00. 150.. ma ogni pò!itl.l
in più c,1mporta grm,M! ,pese per le
allre11..uurl.!.
lntanll1 già 175 ragani hanno
lasciato Sncha Bhavan per far ri-
tornl> alle h)ro famiglie. Tornano
dopo anni 1rascorsi nella ~1raùa. ma
anche dopo aver imparato un me-
stiere. e diventali ora capaci di
renderM utili.
Le autorità di Cochin n11n si !>ono
certo pentite di aver vtiluto la
<< Casa dei ragazzi •>. Vcdon1) che
per risolvere il problema p1,li1iesco
della delinquenza mmonlc :.ervonn
più lrt! Salc'.'oiani che gli Sherlod..
Holmcs. << Questi raga1.11 t'ht: prima
erano il pwblema della ciu:i - ha.
dichiarot<) un giorno in pubblfro il
sindaco - ora stanno diventando
un suo vanln e una rh<>r~a si1.:ura >>.
U segreto? <• on con le percosl!c
un ma con l'affetlo -.. C 11 metodo
voluto Don Bosco. d,c i salesiani
a Cochin mellonn in pn111ca tanto
bene.
M r A NTI IONY - ,'.-..och.tn
24

3.5 Page 25

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STORIA SALESIANA
"Questi argen I
D
''
In un certo senso era vero, però gli volevano un bene
dell'anima. Don Giovanni Battista Baccino, uno dei primi
dieci salesiani inviati da Don Bosco in Argentina nel
1875, è stato anche il suo primo missionario a cadere
sulla breccia. Avvenne cent'anni fa esatti, e lui aveva
appena 34 anni. Morì si può dire stroncato dalla fatica. La
sua vera malattia era il non saper dire di no ai tantissimi
che ricorrevano alla sua opera di sacerdote.
Di don Baccino si possiede una
brel'f! biografia (scritta da c/011
Giulio Barberis ancora 11el /877 e
ril'eduta di suo pugno da Don Bo-
sco). 11110 ventina di lettere. e qualche
artil'olo commemorativo. Questo
,n(l[eriale è sra/0 raccolto e viene ora
presentato in 11110 studio critico in
lingtla spagnola di imminente pub-
bfica:ione (Jesùs Borrego, Giovanni
Battista Baccino, Estudio ): edici6n
de su biogrcifi'a y epistolario, Libre-
ria Areneo Salesiano /977. pagine
400).
Quanro segue è un conde nsato
della biogtafia, con altri apporti. A
parre l'aggiunrn di sottotitoli e poche
parole in corsil•o. per il resto si è
preferi10 rispetltlre il sapore antiC()
del testo originale.
La partenza. Recatosi a Genova
per la partenza. quivi don Giovanni
Battisla Baccino provò la più forte
emozione. Il nostro missionario si
trovava forte. perché sua fortezza
era in Dio. tuttavia nell'istame
della separazione dall'amato don
Bosco non po tè a meno che dare in
un forte scoppio di pianto. Don
Bosco, tememlo che quelle fossero
lacrime di pentimento per allonta-
narsi dalla patria. lo interrogò se
partisse malvolentieri. Ma esso:
<i o - rispo~e - , non sono la-
crime di pentimento queste; anzi, io
son contento e contenti!>simo di
partire, e l'assicuro che i,e non fosse
già decisa la mia partenza. vorrei
geltarmi ai piedi di Don Bosco,
supplicandolo w la!-ciarmi partire.
Le mie lacrime... sono ~emplice-
menLe prod(1ue da un afktto natu-
rale che nutro verso di lei •>.
La Chiesa degli Italiani. Arrivato
dopo un prospero viaggio in Bue-
nos Aires il 14 dicembre. subito
ebbe occasione di porsi a lavorare.
essendovi in quella vasta capitale
oltre a 30.000 italiani sparsi per
ogni luogo della città.
Essi avevano sempre sospirata
una chiesa che provvedesse alle
necessità delle anime loro. finché
coll'eccellentissimo Arcivescovo
eressero nel bel mezzo della città
una chiesa, la quale fu intitolata
alla Madre delle Misericordie. e
doveva essere officia1a apposita-
menLc per g]j italiani. Motivo per
i;ui venne anche chiamata la lglesia
de fos ltalianos.
fa~endo stato scelto don Baccino
a reuore. l'Arcivescovo gli diede
tutte le facoltà opportune.
Apriamo subito oratorio. Scrive
don Baccino al direllore di Varaz-
ze: << Don C'agliero, io e il catechista
Belmonte per ora ci fermiamo qui
alla chiesa di Nostra Signora della
Misericordia. Qui apriamo subito
orawrio festivo, e c~m1incio un po'
di scuola diurna e serale. Caro
direttore. :,e vedesse quanta volontà
vi è in questi giovani di venire a
scuola e di farsi nos1ri alunni! Già
mi accorgo che se qui fossimo dieci
preti avremmo lulli da lavorare.
Non sono che due giorni dacchè
siamo a posto. e già devo ccinfessarc
luna la mattina f>.
Le cordiali accoglienze, il parlare
che si fece per tulla Buenos Aires e
nelle regioni circostanti. l'entu-
siasmo pei missio nari novelli, fece
che da ogni parte si correva a
lor o .
La direzione della chiesa. 1a pre-
Jicaziune, confessioni, catechismi,
istruzioni. prime comunioni a cui
attendere, ~cuole diurne e serali.
furono allrellante occupazioni che
caddero quasi i~tantancamente
sopra di lui.
Scrive don Baccino a un giovane
salesiano in llalia: <i Appena arri-
25

3.6 Page 26

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valo qui. la gente venne ~ubito per
confessarsi. Per lo più noi dob-
biamo stare in conft:ssionaJe dalle
sei del mauino a un'ora pomeridia-
na; di modo che tutte le mattine vi
sono molle comunioni. Alla sera
sono allorniato da una moltitudine
di giovani, i quali vengono ad
ascoltarci; stanno per più ore. e
non vorrebbero mai partire per non
perdere una parola>).
Don Baccino si guarda imorno
allento. mira la messe copiosa che
gli si presenta. vede che le sue fone
sono insufficienti: nulladimeno si
avarua all'opera, pronto a lavorare
fino all'ultimo respiro.
Lette ra a Don Bosco. In breve il
lavoro si moltiplicò talmente. che
fin dai primi giorni don Baccino si
trovò costreuo a scrivere a Don
Bosco che da solo non bastava:
aveva bisogno di aiuto. <( Amato
Don BoscCl, io mi trovo contento:
sono in mezzo a gente di tulle le
specie. argentini. spagnoli. italiani,
france~i. tedeschi, ecc. Però tutli ci
vogliono moJLo bene. Don Cagliero
si po:,c a predicare fin dal primo dì.
(( Ci mandi presto dei compagni,
perché qui havvi mollo da lavorare.
Da tutte le parti corrono a noi>>.
Pochi giorni dopo scriveva an-
cora a Don Bosco: « li ~acrificio che
abbiamo fatto lasciando i parenti e
la patria. ci fu già dal Signore
ricompensato abbondantemente
con spirituali consolazioni... Don
Cagliem è partilo per San Nicolas.
dopo di aver colle sue infuocale
prediche suscitato un entusiasmo
generale. Ed ecco che io solo mi
trovo sul campo CO!.i \\'asto della
missione. Non mi si e.là tempo nep-
pure a mangiare, tra il catechismo
che faccio continuo, il confessiona-
le. la predicazione. Però grazie a
Dio sto sempre bene. Amato Don
Bosco. mandi presto, che quj vi è da
fare non solo per due ma per
dieci... >>.
Un pese.e di 36 libbre. In questo
medesimo tempo il commendatore
Gauolo (console arg,mtino a Savo-
na. che m•e1•a traflato con Don
Bosco l'im•io dei missionari in Ar-
gen1i11a). stupilo del bene che si
cominciava a fare a Buenos Aires,
non si poté trattenere di scrivere a
Don Bosco: << Fin dai primi giorni
don Buccino fece una pc..-sca eccel-
lente: il primo pe!>Ce era di 36
ltbbre. voglio dire che fu un uomo,
il quale da 36 anni non si era
confessato...
<< Ma pmrei io forse dire anche
26
,olo la minima parte delle cose che
:,pera questo zelante sacerdote? E'
impossibile. Non sarebbe :..uffi-
ciente una ri:.ma di carta. Questa
missione, Dio la benedice. Se ve-
dessero gli amici ù'llalia quanto
bene si fa qui, piangerebbero di
consolazione
I ragazzi son tanti quante le locu-
ste. Sebbene il nostro mbsinnarlo
avesse già molt1ssimn da lavorare,
tuuavia egli cercava ancora nuovi
mezzi per far sempre più del bene.
e senten<lrn,i in bu~lna sanìlà, spen-
deva sul lavoro anche gran parte
della notte. Trovandosi in mezw a
bisognj straordi nari, non temeva né
fatica né sacrifizi.
<< Reverendissimo Don BO!>CO -
istruirli. prepararli aJla confessione
e alla comunione. Avrò io il corag-
gio ri~parrniare me stesso? Per
costoro, a qualunque o ra del dì o
della notte vengano, io fo loro una
lunga islruLione.
<e Poi vi è tanla necessità tra gli
stes!:>i giovani abitanti in questa
cillà. Sono abba-;1anza buoni da
venire in gran numero ad ascoltar-
mi. Per COSlOr<) fo lulli i giorni alle
4 pomeridiane catechismo regolare.
E noti che qui i ragaai son tanti
quante le locuste che devastarono
l'Egitto».
Alla domenica. <1 Alla domenica
poi la Chiesa degli Italiani è stipata
di gente. Se vcdc$~C quanti
vengono! riempiono la chiesa, il
CARTA D'IDENTITA'
Nome: Giovanni Battista (per gli amici Globatta)
Nato a Giusvalla (provincia di Savona, diocesi di Acqui); U glomo 24.4.1843; da
Giuseppe e Margherita Scarrone, agricoltori.
Infanzia e gloYinezza. Terminate le etementan aiuta I genitori nel lavoro dei
campi Vorrebbe diventare sacerdote ma la povertà gll Impedisce d1 frequentare il
seminario. A 24 anni viene a sapere che Don Bosco accetta giovani delle sue
condlZJoni, e si reca a Tonno-Valdocco.
Chierico. A 26 anni veste la talare. Dai suoi appunti nel giorno della vestizione:
e Che farò io mal per ringraziare Il Signore? Farò cosl. voglio che non abbia un
Istante in mia vita, che non sia consacrata a lul, voglio che Il mio cuore sia tutto
suo Potessi avere la fortuna d1 consacrargli la mia Vita in una testimonianza
dell"amore che 911 porto! Potessi un d1 monr martire per la fede in qualche remota
regione tra 1selvaggi, dov·10 tanto bramo d'andar in m1ss1onel ».
Verso Il sacerdozio. Per tre ann, è maestro elementare a LanzoTorfnese, e
Intanto studia la teologia e La tenacità della memoria. la chiarezza delle idee, la
perspicacia dell'Ingegno e la continuata applicaZìone furono coronate con I pieni
voti»
Sacentote. Ordinato sacerdote. è Inviato a Varazze come direttore spirituale del
collegio salesiano e Attorniato dal giovani, la faceva da amico. cons1ghere e
padre,.
Missionario. e Quando si parlò dell'andata ìn America. fu uno del più caldi per il
gran passaggio. E plu forte che mal gli si fece sentire Il desiderio di consacrare la
vita a Dio nelle missioni. Don Bosco credette suo dovere compiacerlo. SI pose
subito con gran lena a stuellare I costumi e la lingua parlata dove avrebbe dovuto
recarsi >
La rapida conclusione. Nominato rettore della « Chiesa degli Italiani > a Buenos
Aires, porta 11 peso del lavoro apostolico lino alla morte, awenuta esattamente
cento anni fa Il 13 6.1877.
al 16 marzo 1876 si espàmeva a
questo riguardo -. io mi lrovo
circondato da un'infinità dj giovani
(molli passano gia i venti anni), e
debbo pensare a prepararli a fare la
prima Comunione. Sono in gran
parte italiani. I loro genitori ven-
gono dal campo (campagna), lon-
tano fino a ilieci e più leghe, per
udire a predicare. confessarsi. co-
municarsi, ascellare una messa: e
poi lasciano in Buenos Aires i gio-
vani perché vengano da noi istruiti.
<< In otto giorni, o poco più, devo
coro. il presbitero. e montano per-
sino sull'altare maggiore. lo non mi
so che dire ~e non che è il Signore
che fa tutte queste cose. e noi stessi
ne rirnaniamo meravigliati.
<< Amali~simo Don Bosco, Ella mi
raccomanda dì avere gran cura
della mia sanità. Grazie a Dio,
dalla mia panenza di costi ho go-
duto sanità perfettissima. E la assi-
curo che ne avea e ne ho bisogno:
del resto, come far con tanli lavori
fra mano? Se presto non manda
qualche aiuto qui, dovremo certo

3.7 Page 27

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soccombere.
(< Favorisca dj spedirci anche dei
libri. Vedesse quanto frutto fanno:
se li strappano di mano fra loro, e li
strappano di mano a me stesso: e
tulli i momenti mi domandane
nuovi Libri che trattano le cose
nostre>).
Finc hé posso, vado avanti. A un
suo antico maestro don Baccino
scrive: << Mio caro don Barberis,
don Cagliero mi lascia sovente solo,
dovendo trattare gli interessi della
Congregazione. Ora si trova a
M o n t e v i d e o ...
(< Sarebbe mestieri che ognuno di
noi potesse lavorare per cento. lo
intanto devo sforzarmi a trovare un
momento per mangiare. Il tempo
non so come lo passi: solo so che mi
alzo di buon mattino. e alla sera
vado a dormi re molto tardi: non
trovo un istante per riflettere se
sono prima o dopo il pranzo. se di
mattina o di sera. Pure ho una
sanità di ferro, e finora non patisco
nulla. Siano rese grazie al Sommo
Bene!
<< Se sapesse! Vengono dal campo
lontano fjn 20, 30 e 60 miglia. Non
andrebbero via tampoco alla sera,
se i->rima non si accostassero ai
Sacramenti. Monto in pulpito e
quel che dica non saprei. Questo
solo so che la chiesa è piena, e
nemmeno uno che fiati; quei che
arrivano dopo, devono contentarsi
di starsene fuori... Mi assiepano
talmente in confessionale, da non
poterne più uscire per molte o re.
Finché posso. vado avanti. E poi,
faranno altri... >>.
Una giornata di don Baccino. Il
commendator Gazzolo. testimonio
oculare, volle raccontare il modo
coo cui don Baccino passò la se-
conda domenica del febbraio 1876.
(\\ Per assecondare il buon popolo,
tanto italiano quanto argentino,
che da lui accorreva in folla straor-
dinarissima, al7.atosi in quel di se-
condo il solito un'ora prima che
levasse il sole (da notare che feb-
e braio forma per quell'emjsfero la
stagione più calda delJ'anno, con
le giornate più lunghe). scese in
conJessionale e non si mosse che
per recarsi a celebrare la messa. E
continuando pur sempre il suo con-
fessionale a essere assiepato da
gran numero di persone, dopo .la
messa continuò a confessare fin
passato mezzodì, nè Io lasciò se non
quando non vi fu più alcuno cbe
avesse a confessarsi.
<< Siccome per iscarsità di perso-
nale non si aveva ancora una cu-
cina in casa. si faceva portare sul
mezzodì qualche cibo dalla locan-
da. Si recò adunque il nostro caro
missionario. appena uscito dal con-
fessionale. a refezionarsi un po'; ma
non era ancora a metà della mine-
stra. quando vengono ad avvisarlo
che una famiglia arrivata testè da
lontani paesi desiderava di confes-
sarsi subito per fare ancora la santa
comunione in quel giorno.
<< Povera gente! Vengono da lon-
tano unicamente per confessarsi e
ricevere la comunione, e non guar-
dano a disagi quando sanno che vi
è chi si occupi di loro. Erano,
questi. partiti poco dopo la mezza-
notte dalle proprie case. e non
arrivarono in Buenos Aires se non
dopo mezzodì. Avevano fatto circa
sei ore di viaggio a cavallo, poi
L'unica toto che si conservi di padre Giovanni
Battista Bacclno. A pag. 25: l'oratorio pre5$o
la Chiesa della Misericordia, agli inizi di
questo secolo.
circa quattro o re di viaggio in ferro-
via. E desideravano di far subito
ritorno a casa servendosi del chia-
ror della luna, che li avrebbe ac-
compagnati per buona parte della
notte. Don Baccino non ha animo
di far aspettare ulteriormente
quella povera gente. e lasciato il
pranzo discende a confessarli e co-
municarli. Fatto ciò, si reca a fin ire
quel misero pasto che aveva la-
sciato raffreddare.
(< Intanto suonano le due pomeri-
diane ed egli dovette recarsi a fare
un lungo catechismo ai ragazzi.
Non appena finito il quale, procedè
al coro a dirigere il canto del -ve-
spro, poiché la chiesa era piena
zeppa di gente. << Povero me! -
dice alla fine del Magnificat - ,
non ho proprio potuto prepararmi
niente quel po' di predica: ma pure
è necessità ». Si raccomanda al Si-
gnore, monta in pulpito, e dura per
una buona ora commovendo tutto
l'udjtorio, e animando tutti a intra-
prendere un vero tenore di vita
cristiana.
<< Data la benedizione del Santis-
simo. restò assiepato in sacrestia da
chi voleva una benedizione o
qualche consiglio. Ebbe da fare
anche un malrimonio, e ammini-
strare qualche battesimo. Intanto
due persone lo chiamavano con
premura a visitare due ammalati
gravi, che parevano disposti e decisi
di voler aggiustare le cose dell'a-
nime loro. Era stanco, stanchissimo,
il nostro missionario; ma va dall'u-
no, vqla dall'altro, e non tornava a
casa che circa le dieci di sera, con la
cena da fare, non avendo mangiato
ancora quasi niente in tutto il gior-
no. La predica fatta gli fruttava,
sicchè al mattino seguente alle
quattro il suo confessionale era di
nuovo stipato di gente ►>.
I rimproveri del Console. rt sullo-
dato Console credè di fargli, con
l'autorità che aveva su di lui,
qualche rimostranza; ma don Bac-
cino rispose: (< Come vuole che io
mi risparmi, mentre per la loro
salvezza Gesù Cristo non dubitò di
versare il suo preziosissimo san-
gue? 1).
La nuova spedizione. A Torino si
organizzarono le cose per una
nuova spedizione, assai più nume-
rosa che la prima, per aiutare quelli
che erano partiti nell'anno prece-
dente e per aprire nuove case e
nuove missioni. Nel novembre
I876, partirono altri 24 noveJli rnis-
si<>nari alla volla dell'America.
Dicono di lui, I nuovi confratelli
arrivali a Buenos Aires, mentre lo
aiutavano a tutto possa. ogni giorno
restavano più maravigliati al ve-
dere .il bene immenso che si era già
operato.
Don Bodrato, capo della nuova
missione, scriveva a Don Bosco nei
seguenti tcm1ini: << Don Baccino,
pare impossibile che possa resistere
a tante fatiche; e non so come
facesse prima del nostro arrivo,
essendo solo prete nei vari mesi in
cui mancava don Cagliero >>. ~
27

3.8 Page 28

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E un altro missionario, don Scavi-
ni, aggiunge: << Non posso tratte-
nermi dal parlare di don Baccino,
in cui aiuto fui mandato. Molli
giovani vengono tulle le sere al
rosario per potersi poi intraltencre
con lui. Al suo primo comparire gli
fanno tosto circolo ec.l egli in mezzo
trova parole per tutli. E' maravi-
glioso come sa prendere i giovani
per il proprio verso.
«Quando don Baccino esce di
casa. lutti i ragazzi del vicinato
corrono a lui d'attorno. che pare
una babilonia! Chi salta, chi corre.
chi grida, chi batte le mani. Ed egli
trova una parola ed una carezza per
tutti... Tulli lo amano: i vecchi
come figlio, i gi.ovani come padre».
Scrive don Daniele: << La chiesa è
molto frequentata: ci dicono che si
fanno più comunioni adesso in un
mese, che prima in cinque anni ➔).
L'ultima lettera a Do n Bosco. Il
20 aprile 1877 don Baccino scriveva
l'ultima sua lettera a Don Bosco.
<< Amato Don Bosco. Dio ci
grande consolazione. Sìamo vari a
confessare tutti i giorni. E' ciò che
cerchiamo. che ci ùiano lavoro.
Quando siamo giunti. l'abbiamo
dello loro che eravamo venuti per
lavorare. e far loro del bene. Ci
hanno compresi. Il lavoro è immen-
so. Perciò. Don Bosco. ci mandi
altri buoni e laboriosi preti che ci
possano aiutare.
<• lo sollo contentissimo di essere
venuto in America. vivo tranquillo,
lavcro facendo ciò che posso... Una
sola cosa mi resta a desiderare su
questa terra: v~1rrei ancora una
volta vedere il mio amato padre
Don Bosco. Polrù sperarlo in
questo mondo? Sappia che quan-
tunque lontano, non vi è alcuno che
la ami tanlt> quanto l'umile suo
figlio sacerdote Baccino >l.
Ridotto al singolare. In questo
frattempo, essendosi aperto un gran
collegio a Montevideo e una casa di
artigiani in Buenos Aires, si dovet-
tero di nuovo togliere i fratelli
mandaligli in aiuto. Don Baccino.
spcrand.o di giorno in giorno nuovi
aiuti. moltiplicò ancora se stel>~o e si
mise nel lavoro. di.speratarnente.
Troncò ogni cosa che potesse in
qualche modo essergli di sollievo. e
persino si limitò a scrivere rari!>sime
e brevi lettere. tanto aveva il tempo
ad usura. Scriveva per esempio:
<< Del lavoro ce n'è. e aumenla
sempre. e qui son ridotto di nuovo
al numero singolare... ►>.
28
L'ultima fatica. La domenica 10
giugno don Baccino diresse ancora
la processione del Corpus Domini.
E' l'ultima cosa di importanza che
si abbia a raccontare di lui. Sfilò la
processione dalle due pomeridiane
alle cinque. li concorso fu più che
straordinario: due musiche, uno
squadrone soldati, la moltitudine
che cresceva ad ogni istante. E al
momento di entrar in chiesa, la
folla era tanto accalcala che la
maggior parte fu costrella a fer-
marsi sulla pubblica via.
Allora don Cagliero sale sul pul-
pito e per l'immensa folla che
assi5lea si limitò a pochi pensieri.
Cioè una meritata lode alla gente
che dava tante prove di religione e
l a Chiesa della Misericordia come appariva
all'Inizio del secolo.
di fedeltà alla chiesa.· e un'infuo-
cata esortazione a continuare. E
tanto bastò per perdere la voce,
conchiudere e discendere.
Per i due giorni seguenti don
Baccino tt:nnc celata la sua stan-
chezza ecce&siva, e continuò a lavo-
rare come prima. Il terzo giorno fu
dal male medesimo sopraffarlo.
L'annuncio a Don Bosco. << Caro
Don Bosco - scrisse subito don
Cagli ero - . colla più grande ama-
rezza ùel mio cuore, debbo con
questa mia recare anche a lei do-
lore e pianto.
<< L'amato don Baccino ieri 13
giugno, alle ore 11, era uscito per
visitare un ammalato. Ritornò per
la refezione ma disse che non si
sentiva bene. e di aver bisogno di
riposarsi alquanto. [o, credendo che
la sua non fosse altro che stanchez-
za, non ci feci caso (e m'inganna-
v◊): finico il pranzo, uscii per affari
d"importanza. Ma poco dopo egli
fu sorpreso <la una colica cosi vio-
lenta. che lo portava al delirio.
(( Don Bodrato venne immediata-
mente e gli prodigò le cure possibi-
li. Giunsi anch'io. Gli furono am-
ministrali i conforti di nostra reli-
gione, come egli desiderava. Poco
stanle. pareva calmarsi e riposare
un momento. Era riposo foriero di
morte. e di quattro che eravamo
intorno al suo letto nessuno si ac-
corse di questa sua partenza pel
paradiso.
(< lo stelli Lutto il giorno affatto
ritirato in camera: era come fuori di
mc, e dime111icai <li mandare gli
annunzi di morte, né pensai per la
<;epollu ra .
(<T uttavia in breve lo seppero il
vicinato. i confratelli e il clero ar-
gentine). Vennero i parroci circo-
stanti, il Vicario generale, e gran
numero del clero e degli ordini
reli_giosi. Cantarono essi 5tessi gli
uffJzJ da morto. e con immenso
concorso di popolo Il) accompagna-
rono al camposanto>>.
Elogio di don Baccino. Scrisse
tmcora don Cagliero: (< Don Baccino
era di grand'animo ma umile, doti
che lo fecero amare da tutta Buenos
Aires... E' il primo missionario sale-
siano caduto .sul campo dell'Ame•
rica Meridionale. vittima del lavoro
e dello zelo che lo spronava ad
occuparsi più degli altri che di se
stesso... E' caduto da campione, un
prode d'lsraello. che vigorosamente
combatteva. Cadde da valoroso,
colpilo sulla breccia. senza dimo-
strare debolezza alcuna >J.
Conclusione . E la frase di don
Bacci110: << Questi argentini mi am-
mazzano»? Era staia rljerila dai
biografi. ma Don Bosco la (·t111tellò.
e la sostitul con queste parole equi-
valenti e delicate: << Da solo. non
posso corrispondere alla pietà di
questi buoni argentini l). Essi erano
i1111ocenti, e volevano un hene dell'a-
nima a don Baccino. La sua vera
111ala11it1 è slata il non saper dire di
no. Ma Qualcuno non aveva già
dello che (( amico è colui che dà la
vita per i suoi amici?>>.

3.9 Page 29

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LO CHIAMARONO « CENTOUNO »
L'anno prossimo la casa salesiana di
Callao (Perù) celebrerà l'ottantesimo di
fondazione, e spera vivamente di poter
annoverare tra gli invitali d'onore un su-
perstite della prima Infornata dei suoi
ragazzi. Infatti è ancora vivo e vegeto,
alla bella età di 94 anni, l'exallievo Ulbio
Garcia, che qualche tempo la si è recato
dal direttore del collegio a raccontare la
sua curiosissima storia.
Risulta che nel 1898, quando il ve-
scovo missionario salesiano mons. Gia-
como Costamagna stipulò con un ente
locale il contratto per la fondazione del
collegio di Callao, venne fissata la se-
guente clausola: « I Salesiani si impe-
gnano a ricevere cento ragazzi gratuita-
mente >. E così awenne.
Aperte le iscrizioni, le mamme erano
accorse in fretta a portare i loro ragazzi.
Il direttore don Antonio Sani le riceveva
in direzione una per una, in compagnia
dei loro rampollì, e procedeva alle iscri-
zioni. Ma ben presto il numero limite fu
raggiunto: centesimo dell'elenco risultò
un certo Vittorio Alvarez, divenuto più
tardi salesiano e vescovo di Ayacucho.
Ed ecco affacciarsi ancora una mam-
ma. che tiene per mano li piccolo Ulbio,
appunto. « Troppo tardi. signora. Il cente-
simo posto è stato assegnato un mo-
mento fa-». La mamma a quelle parole
scoppiò in un pianto cosl dirotto che don
Sani, cuore tenero, si vide costretto a
fare un'eccezione e iscrisse Ulbio col
numero 101
La cosa si riseppe In colleglo, e
quando Ulbio fece la sua apparizione tra i
compagni, qualcuno esclamò: « Ecco
che arriva li Centouno! » Non l'avesse
mai detto. Da quel momento lo chiama-
rono Centouno. e quel nome gli è rimasto
per tutta la vita. Dapprima Ulbio si trovò
un po' impacciato per quella qualifica.
ma ora ne va fiero.
Lasciato poi il collegio e sposatosi,
Centouno ebbe dodici figli e un nugolo di
nipoti e nipotini. Ma intanto Don Bosco
aveva segnato In profondità la sua vita
per sempre. La sua casa ha tutta l'aria di
un piccolo santuario salesiano. con qua-
dri. statue, immagini e medagliette di Don
Bosco e Maria Ausiliatrice disseminati
dappertutto. Non solo, ma Centouno ha
conservato ancora il ritmo metodico degli
orari del collegio. Nella sua giornata c'è
un tempo ben preciso per ogni occupa-
zione. Compresa la preghiera: Ulbio ha
anc-0ra il «Giovane Proweduto > del col-
legio, su cui il tempo ha steso la sua
pesante patina, ma con cui recita le
preghiere del buon cristiano mattino e
sera. L'anno scorso Centouno ha cele-
brato Il 70° di matrimonio, e alla messa
solenne nella parrocchia di San Giovanni
Bosco ha assistito con lui tutta la sua
numerosa tribù.
I suoi figli sì prendono cura di lui come
di una reliquia. e non lo lasciano più
uscire di casa da solo. Ma uno dei giorni
scorsi Centouno ha eluso la sorveglianza,
e pian pianino si è recato fino al suo
antico collegio. Ha cercato del direttore,
ora don Carlo Plghi, e In due ore di fitta
conversazione gli ha raccontato per filo e
persegno tutta la sua storia.
Storia di uno che da quasi ottant'anni
vive da f onesto cittadino e buon cristia-
no », come aveva Imparato alla scuola di
Don Bosco.
Un «grazie » da Humaità. Lo dice, a caratteri cubitali, 11 « Club delle
mamme > (Clube das Maes) costituito a Huma1tà nel cuore -0ell'Amazonla
braslllana. E è rìvolto al dottor Friolotto (obrigado vuol diregrazie), il farmacista
di Vlgllano Biellese. Ha raggranellato e mandato laggiu quanto bastava per
costruire la casetta In legno, fare il pavimento in cemento, acquistare fornelli e
macchi'ne da cucire. Nel Club delle mamme, diretto dalle suore, tante dorine del
posto passano a turno per imparare un sacco di cose: a cucire e cucinare, a
tenere la casa e tirar su i figli, E portano in famiglia un messaggio di speranza.
I TRE CASI
DELL'ULTIMA SETTIMANA
Scrive il missionario Jesus Giménez
dal Bengala Occidentale (India).
Ho visitato l'orfanotrofio che le suore
hanno aperto a Palsonda More. La suora
incaricata mI ha mostrato le culle in cui
dormono i piccoli. Sono bimbetti di età
compresa tra le poche settimane di vita e
1tre anni. La suora ml ha anche presen-
tato gli u1tImi bambini arrivati all'orfano-
trofio
« Guardi quello seduto sui gradini della
scala - mi ha detto - . Lo abbiamo
trovato una mattina sulla porta di casa
nostra, con un biglietto che diceva: " Non
possiamo mantenerlo. Fate di lui quel che
volete".
« Questa bambina invece ce l'ha por-
tata un poliziotto. Era nata da pochi
giorni, e l'avevano abbandonata sull'im-
mondezzaio.
« Quell'altra nell'angolo ce la portò la
mamma. Non c'era più posto, ma come
fare a non prenderla? La mamma ci ha
detto. ··o la tenete voi, o io mi butto nel
fiume insieme con la bambina".
« Questi sono i tre casi dell'ultima set-
timana i , ha precisato la suora incaricata
dell'orfanotrofio di Palsonda More.
29

3.10 Page 30

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« LI PRETI 11 DI DON BOSCO
DA 75 ANN I FRA I TE STACCINI
Ricordava Pio Xl: e V1 era qualche
catapecchia, simulacri di case, e poi... 11
deserto ,. Il Testacelo - ora un bel
quartiere di Roma - era allora
nient'altro che un e covo di malavita e di
anticlericalismo , . Poi. Papa Leone Xlii
volle che cl venissero I Salesiani.
Nel 1899 essi cominciarono una pic-
cola scuola, ma continuavano a risiedere
al Sacro Cuore presso la Stazione Termi-
ni. Occorreva invece che cos1ruIssero
una loro casa, e vivessero stabilmente
con la gente del posto.
Cosi, nell'ottobre 1900 un Vescovo del
Vicariato e l'Ispettore salesiano carica-
rono su una carrozza un «pezzo gros-
so salesiano venuto dalla Casa Madre,
don Cerrutl, e lo portarono al Testacelo
perché vedesse e decidesse. Giunti sul
pos1o, smontarono e compirono un giro
di Ispezione per il quartiere. Non furono
disturbati. Ma appena risaliti in carrozza.
sobba.lzarono per la sorpresa e lo spa-
vento: i vetri al finestrini del due sportelli.
di colpo. erano andati In frantumi. Un
sasso lanciato dalla mano espertissima di
un ragazzaccio, era entrato da una parte
e uscito dall'altra come una fucilata.
« Vede se c'è bisogno che i salesiani
vengano a stare qui?», commentò Il Ve-
scovo. E don Cerruti: e Sì. monsignore, Il
manderemo Ce n proprio bisogno,
Dall'anno scolashco 1901-1902 cl
sono. Varie Iniziative sono In programma
quest'anno per ricordare li 75° di una
presenza che ha certamente aiutato Il
quartiere a crescere. Alcune Iniziative si
sono svolte In gennaio e maggio, altre
seguiranno Con la cordiale partecipa-
zione dei testaccinl. che portano affetto a
« Il preti > di Don Bosco.
UNA MISSIONE NEL PANAMA'
ASPETTA I SALESIANI
Soloy: un centro Indigeno, e un territo-
rio di i 300 Kmq con appena diecimila
abitanti. Teoncamente Soloy appartiene
alla diocesi di Oav1d. in pratica la gente è
abbandonaia a se stessa
Dalla parrocchia Don Bosco di Pana-
ma. alcuni gruppi di cristiani impegnali
da qualche tempo affrontano I 400 chilo•
metri di distanza e si portano a Soloy per
animare quelle comunità dimenticate. Sul
finire del 1976 l'Ispettore salesiano padre
Chlnchilla ha voluto vedere di persona
quel che c'è da fare, e quel che s1 fa. E
ha concluso che bisogna portare lì una
comunità salesiana stabile. Ci sarà.
Sulla s1rada del ritorno l'Ispettore è
passato per una minuscola localltà,
Santa Fe nella diocesi di Veraguas, Il cui
11escovo da tempo insiste perché i sale-
siani aprano una casa. Santa Fe è a .. soli
260 Km, e ha ugualmente bisogno di una
presenza stabile. Ma dove prendere gli
uomini? L'Ispettore per ora ha deciso
cosi: manderà un sacerdote un paio di
volte al mese. Intanto invocherà voca-
zioni dal cielo, e domanderà rinforzi in
Europa...
30
Un adolescente con le bracc ia al cielo. Nell'Oratorio salesiano « Dome-
nico Savio li di Messina sono stati inaugurati I nuovi locali del centro
psico-pedagogico e Viktor E Frankl , L'attivìtà del centro a favore della
gioventù messinese. iniziala nel 1969. troverà nella nuova sede maggiori
possibilità e maggiore efficacia
Nella foto; un momento dell'inaugurazione ufficiale. Spiccano sullo sfondo
due sllhouettes emblematiche; l'Incontro di un giovane con Don Bosco, e (a
sinistra) la lettera greca psi che simboleggia nello stesso tempo la psicologia e
un adolescente con le bracc,a levate al c,eto, quasi a indicare i valori superiori
della vila.
La notizia qui sotto.
UN CENTRO PER DARE UN SENSO
ALLA VI TA DEI GIOVANI
« Un evento molto importante per Mes-
sina Una di quelle opere di cui si ha
veramente bisogno che forniscono un
aiuto sostanziale nell'azione educativa,
prevenllva e di sostegno a vantaggio
della gioventù », Cosl la « Gazzetta del
Sud » ha presentato il nuovo Centro
psico-pedagogico salesiano e V1klor E.
Frankl • di Messina Dopo otto anni di
attività, 11 Centro sI è rinnovato.
All'Inaugurazione della sede erano
presenti Il vescovo, Il sindaco, Il provvedi-
tore agli studi, 1'1spettore salesiano, per-
sonalità del mondo culturale e I tanti
amici dell'opera salesiana. Ne valeva la
pena. Negli otto anm dI attività già svolta,
Il Centro si è accumulato una lunga serie
di benemerenze.
Ha operato in piu di ottanta scuole
starali e non statali, ha realizzato più d1
400 Incontri con genitori e ìnsegnantì, e
oltre duemila colloqui singoli. Quindici-
mila giovani hanno beneficiato delle sue
prestazioni. Solo negli ultimi tre anni. 370
casi clinici sono stati attronlalf dagli
esperti del centro, E ora, con strutture più
moderne e funzionali. si potrà lare anche
meglio.
Al centro di tutto c'è un giovane sale-
siano, don Umberto Romeo. Laurealo In
psicologia all'Umvers1tà Salesiana e in
pedagogia all'Universlta di Messina, ha
saputo coagulare attorno a sé un'éQuipe
di giovani collaboratori entusiasti e impe-
gnati, che uniscono alla senetà della
preparazione professionale la generosità
di un «quasi volontariato , .
Può a tutta prima sorprendere che il
Centro sia stato Intitolato a uno psichiatra
austriaco di origme ebraica, vivente. In
realtà Viktor E. Frankl ha solo bisogno di
essere conosciuto. Passato attraverso
l'esperienza angosciosa della persecu-
zione nazista, ha maturato un' esperienza
(da lui raccontata nel volume e uno psi-
cologo nel Lager», un best-seller) che fu
decisiva nell'orientamento del suoi studi.
E' l'Iniziatore di un nuovo Indirizzo per la
terapia dei disturbi psich1c1, detta « logo-
lerapia li. Le sue Idee meritano un cenno
(anche a rischio di... deformarle).
Egli indlGa nel suicidio, nell'aggres•
sIone violenta e nell'uso della droga una
triade di manifestazioni agghlacc1an11
della realtà giovanile odierna. Che cosa
manca ai giovani? L'85% di coloro che
tentano il suicidio, risultano in possesso
di tulto il necessario per vivere agiata-
mente. Dunque non è una necessità ma-
teriale. Ciò che manca sono gli ideali.
Non basta vivere, sostiene Frankl. perché
vivere è soffrire. Ciò che occorre è
«sopra-vivere li, cioè « dare un senso
alla propria vita , . Su queste premesse
egh radica la sua e logoterap,a ,. E su
queste premesse e anche possibile fon-
dare un'attività di consulenza psico-
pedagogica che sia nello stesso tempo
genuinamente salesiana.
E' quanto sta facendo don Romeo con
I suo, collaboratori. « Il compito princi-
pale del nostro Centro - egli spiega - è
quello di svolgere opera di Igiene men-
tale e sociale, ricollegandoci alla matrice
salesiana. che si tonda sul sistema di Don
Bosco soprattutto come fermento e come
spinta a un servizio per I giovani. Questo

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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servizio. naturalmente. viene qui realiz-
zato attraverso una funzione altamente
specializzata e secondo le esrgenze psi-
cologiche del mondo g1011an1le d 'oggi ,
In particolare « l'att,vrtà fondamentale
nostra e quella di consulenza psico-
scolastica Individuale e colletllva a van-
taggio degli alunni allo scopo di aiutarli a
operare le scelte giuste nel corso del loro
iter evolutivo.
« A ciò si aggiunge la consulenza
psico-chn1ca per quel giovani che risul-
tassero 1>1sognost di partlcolan a1ut1.
quelli clc;,è che manifestassero particolari
segni di disagio come dlfflcoltà di ap-
prendimento, problemi fam1lian , d1tt1coltà
nei raPPor1l con glt Insegnanti
e La caratteristica salesrana del Centro
emerge non meno dalla sua attività nel
settore psico-vocaz,onale, per aiutare i
giovani che desiderano abbracciare lo
stato consacrato e hanno bisogno di
operare tale scelta In modo responsabile
e libero.
e li Centro inoltre organizza tavole ro-
tonde, dibattiti, conferenze, corsi. Anzi-
tutto per I giovani, per un servizio di
preparazione alla vita. Ma anche per gli
adulti, specie gemtorr e Insegnanti, In
chiave di formazione permanepte :>.
In sostanza un'équipe gi'ovane e Intra-
prendente, In un Centro moderno, a ser-
vizio del giovani Dice ancora don Ro-
meo: e Perché i salesiani sono per I
giovani, perché I giovani sono la parte
eletta e tremenda della socleta (delìnl-
z1one d1 Ard1gò). perché i giovani hanno
bisogno più di ogni altro, perché essi -
sani o nevrotici - saranno la società
adulta di doman, , .
ZIA CANDIDA: DON BOSCO
LA PRESE IN PAROLA
Scr,ve don Angelo Gallenca
E' deceduta una mia zia, Rosso Candi-
da, alla bella età di 90 anni compiuti. Era
sorella della mra mamma, era coopera-
trice salesiana, e ha consacralo più di
cinquant'anni a lavorare per i figli dr Don
Bosc o .
Nel 1923 Il noto don Giovanni Zolin
l'aveYa invitata a recarsi a Foglluo per
lavorare nella cucina dell'Istituto salesia-
no. In quei giorni la mia mamma e lo
eravamo gravemente Infermi Zia Can-
dida promise a Don Bosco con voto che
avrebbe lavorato tulla la vita c-0n I sale•
stani, se noi due fossimo guariti e se io
avessi avuto Il dono della vocazione sa-
cerdotale saleslana.
Don Bosco la prese ln parola la mia
mamma guarr, e è vissuta fino a 95 anni.
E lo, guarito, sono diventato sacerdote
salesiano.
Per parte sua zia Candrda ha mante-
nuto anche lei tede alla sua promessa. SI
è trasferita a Fogllzzo e Il tutti I giorni, a
partire dal 1923, ha lavato da sola tutti i
p,ath, per la comunità e per I giovani
dell'Istituto Fino al 1970, quando le sue
IAZIONALE BONOtJa.u
:NOSTREANICI-E
I DUE SI' DI MARIA DEL CARMEN
Una cerimonia di nozze tutta speciale
è stata quella di Maria del Carmen Bay-
16n, di Granada (Spagna). ha pronunciato
non uno ma due sì. Il primo si al suo
sposo, come imzlo di un amore che
andrà crescendo durante tutta la vita E
l'altro a D,o. impegnandosi come Coo•
peratrlce Salesiana a vivere l'amore cri-
stiano nel progtitto apostolico di Don
Bosco.
I parenti e gh amici hanno ascoltato
con sorpresa queste parole conclus!ve,
piuttosto Insolite in una cerimonia di noz-
ze: e Nel nome della Chiesa e del Rettor
Maggiore, ti ricevo con gioia nella Faml•
gha di Don Bosco come Cooperatrice
Salesiana ».
PREMIO DELL'ULIVO
Padre Rafael Alfaro, direttore del BS di
Spagna, con un volume di poesie ha vinto
quest'anno la quinta edizione del e Pre•
mio Internazionale dell'Ulivo · Poeta e
critico letterario, padre Rafael ha diverse
pubblicazioni e diversi premi letterari al
suo attivo Nel presentare l 'opera vincitrl·
ce, dal titolo e Oggetto di contemplaz,o-
ne », la giuria ha motivato: e Alfaro col•
Uva una Hrlca di Intenso tono religioso,
che nel libro premiato ha saputo Portare
al reansmo più oggettivo :11 .
Ancora un premio. Ogni anno
don Tarcisio Meroni, Insegnante di
scienze naturali nella scuoi.i sale-
siana di Sesto San Giovanni. Porta
i suoi allievi a qualche concorso. e
di solito vince. Quest'anno il Jolly
nella sua manica era l'allievo Mau·
rtzio Bocca. giovane naturalista.
che ha raccolto una ricca docu-
mentazione delle erbe alpine che
crescono nella Conca det Breutl al
p1ed1 del Cervino. e ha pure pre-
sentato una squallida documenta-
zione dello scempio che un tu-
rismo male Inteso sta provocando
m quel « paradiso perduto • della
vegelaZJone alpina
A Maurizio è andato Il « Premio
Nazionale Bonomelll » Imperniato
sul tema: e Le erbe mie amiche >
mani rattrappite per la tanta umidità
assorbita, la costrrnsero a ridurre (non a
sospendere) il lavoro.
I salesiani che passarono da Foglizzo
negli anni 1923-76 l'hanno conosciuta
certamente. e l'hanno stimata Nel duro
periodo della guerra mondiale devono a
le, se in casa tante volte c1 furono uova,
pane. granoturco ecc.• perché lei si era
fatta questuante per tutti. La gente dei
dintorni conosceva bene « magna Cari•
d1n ». la chiamava bonariamente e la
slngra d Dun Base • (la zmgara dl Don
Bosco), ed era generosa in a1ut1 a lei e a
tutti I... suol.
Nel 1968 la Congregazione ha voluto
nconoscere , suor meriti, e il Rettor Mag-
grore l'ha latta venrre a Torino per confe-
rirle una meritata medaglia d'oro.
Ha chiuso I suor giorni serenamente a
San Ben,gno Canavese, nell'accogliente
casa di riposo delle Figlie di Maria Ausl-
liatrloe. E partendo, ha ancora lasciato
tutu i suoi risparmi a Don El-Osco.
UNA NUOVA CHIESA IN POLONIA
I Salesiani Polacchi hanno ottenuto di
costruire a Plock una nuova chiesa par-
rocchiale. Essi, che lavorano nella città
da 45 anni, al momento vi hanno la
responsabllllà di una parrocchia con die-
cimila fedeh. e finora hanno dovuto ac-
contentarsi dl usare come chiesa una
baracca.
La città dr Plock è In fase di pieno
sviluppo industriale, e il nuovo tempio
sorgerà molto ampio per far fronte alle
esigenze di una popolazione in continuo
accrescimento.
Il vescovo di Plock, mons. Bogdan
Srkorsk1, ha benedetto la piazza e rarea
su cui Il tempio do~rà sorgere; e I lavori
sono già avviati. Il sacro edificio risulterà
d1 linee architettoniche molto moderne.
dislocato su due livelli, e verrà dedicato a
san Stanislao Kostl<a. Intanto anche a
Poznan e in fase di avanzata costruzione
un'altra chiesa moderna a forma pirami-
dale, con annesso un mtemato ctte acco-
glierà duecento ragazzi.
I COOPERATORI
PRENDONO L'INIZIATIVA
A Belluno alcuni Giovani Cooperatori
hanno accolto l'Invito a« predicare >una
giornata di ritiro a1 salesiani della comu-
nità. Erano reduci dal loro recente Con-
vegno Europeo, e ben volentieri hanno
condiviso con i Salesiani quella loro in•
tensa esperienza d1 fede.
Nell'lspellorla Adriatica un coopera•
tore e una cooperatrice stanno facendo Il
giro delle varie case salesiane e delle
F'ma Voghono portare a conoscenza di
tuth Il Congresso Mondiale e le idee che
Yi sono maturate. Vanno a volte Insieme.
a volte crascuno per conto suo, e parlano
ar Conslgh locali, a1 coopera1ori dei cen-
tri, ai g1ovan1 più grandi delle vane opere
Con i Salesiani e le Fma, sempre tanto
Impegnati, di solito si intrattengono a
sera dopo cena, e rlsPondono alle loro
domande. -
31

4.2 Page 32

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NON SOPPORTAVO
LA COMPAGNIA DEI RAGAZZI
Mi chiamo Gra-
ziella, ho 17 anni, e
alla mia età si inco-
mincia a pensare al
matrimonio, perché
dalle mie parti a
vent'anni una ra-
gazza è già conside-
rata zitella. Ma per
me la cosa era assai
difficile perché non sopportavo la compa-
gnia dei ragazzi. al punto che avevo
deciso di non sposarmi. Intanto ml sono
rivolta con fede a Maria Ausiliatrice e a
san Domenico Savio, pregandoli di aiu-
tarmi a conoscere me stessa e decidere
la strada che dovevo prendere. Posso
dire che mi hanno aiutata, perché ora
sono fidanzata con un ragazzo, e sono
sicura di esserne Innamorata: non saprei
più farne a meno. Continuo a pregare
l'Ausiliatrice e Domenico Savio perché
ml aiutino a coronare il mio sogno, e
prometto che Il mio primo bambino si
chiamerà Savio.
Gela (Caltanissetta)
Graziella N.
SII BENEDETTA.
MARIA AUSILIATRICE
Mio marito ebbe uno spaventoso Inci-
dente automobilistico. Riportò la frattun:1
cranica, e per vane settimane rimase
senza parola e senza conoscenza. I Sale-
siani ci invitarono a pregare con fiducia
Maria Auslllatrlce. Così facemmo, e
quando ormai non c'erano più speranze,
mio marito ha ricuperato in pieno le sue
facoltà: parla, ricorda normalmente, e le
ferite sono scomparse. Sii benedetta,
Maria Ausiliatrice, che ci hai ottenuto
questo grandissimo favore.
Nhora de Prada
Bucaramanga (Colombia)
Vittoria Zanocco la Rocca (Schio, Vi-
cenza) scrive: " Nel 1920 fui regolar-
mente iscritta all'Associazione del Devoti
di Maria Ausiliatrice. Da quel giorno fui
sempre devotissima di Maria Ausiliatrice
e di Don Bosco, e da quel giorno rico-
nosco e dichiaro d'aver ricevuto in di-
verse circostanze grazie e assistenza per
me e per i miei cari. Desidero esprimere
pubblicamente la mia riconoscenza ».
Maria Falco (Bra. Cuneo) ringrazia
pubblicamente Maria Auslllatrlce e san
Domenico Savio per una grazia ottenuta
a favore della nipotina Simona, e prega
che la tengano sempre sotto la loro
protezione.
I coniugi Casso/ (Campomorone, Ge-
nova) in una grave e urgente situazione
hanno fatto con fede la novena a Maria
Ausiliatrice consigliata da Don Bosco, e
furono mirabilmente esauditi.
Anna Ralli (Torino) ha invocato con
molta fede e con angoscia Maria Ausilia-
trice e san Giovanni Bosco per la figlia,
perché le tosse evitato il taglio cesareo
32
che essa tanto temeva, e che il profes-
sore riteneva probabile. Tutto si è svolto
normalmente, ed è nato un bel ma-
schietto per la gioia della famiglia.
Alba Luz Hernandez (Mesetas, Co-
lombia) affidò a Maria Ausiliatrice con
una fervorosa novena la figlia ammalata
che nessun medico sapeva curare, e ne
ottenne la guarigione.
Rosalba Londono Ballesteros (Mese-
tas, Colombia) si rivolse a Maria Ausilia-
trice per ottenere la pace tra sua mamma
e suo marito, e ha ottenuto Il « miraco-
lo».
Le FMA di Asti ringraziano la Mamma
celeste per la sensibile protezione accor-
data nel corso dell'anno, e In particolare
per una oratoriana di sette anni che era
salita sul treno diretto a Genova senza dir
nulla a nessuno, e potè essere ritrovata
sana e salva.
CONTINUIAMO A PREGARE
Due anni fa mia
madre fu ricoverata
In ospedale per una
colica epatica atro-
ce. Dopo due mesi di
analisi, il primario
non volle operarla
perché riteneva che
si trattasse di tumore
al fegato: tanto più
che anni prima era già stata operata di
tumore. Non rimaneva che affidarsi a Dio.
Pregammo Insistentemente, per l'inter-
cessione di san Giovanni Bosco. Alcuni
mesi dopo essere stata dimessa dall'o-
spedale, mia madre stava meglio: e oggi,
a distanza di due anni, è quasi guarita.
Ma Invito la Famiglia salesiana a unirsi
alla mia preghiera per altre grazie assai
importanti.
Foggia
Grazia Maria Marini
U.C. (Gubbio. Perugia) in grave peri-
colo di vita ha invocato con fiducia e
costanza san Giovanni Bosco, e ha riac-
quistato sollecitamente salute e sanità
come prima.
Alfredo Bassi (Varese) ringrazia pub-
blicamente Maria Ausillatrice e san Gio-
vanni Bosco per varie grazie ottenute a
vantaggio suo e dei membri della sua
famiglia, e continua a pregare soprattutto
per la salvezza dei lontani da Dio.
Maria Vara/do (Gorrino, Cuneo) invocò
l'aiuto di Maria Ausiliatrice e di san
Giovanni Bosco per 11 figlio colpito da
grave malattia. Egli poté cosi superare
felicemente una doppia grave operazio-
ne, e tornare In salute.
SOLLEVAI LA MIA FIGLIOLA
VERSO LA SUA IMMAGINE
Sono madre di
cinque figli ancora
giovani. La mia ter-
zogenita di 13 anni
tu colpita lmprowi-
samente da polmo-
nite fulminante: nel
giro di pochi Istanti
me la sono trovata in
fin di vita. Il dottore
prontamente chiamato mi disse che solo
un miracolo poteva salvarla. In quell'an-
goscia mi rivolsi a san Domenico Savio, e
sollevando la mia figliola verso la sua
immagine lo invocai con tutto il cuore.
Ormai la bimba era tra le mie braccia
priva di sensi. L'adagiai sul letto. ove fu
presa da profondo assopimento che durò
a lungo, Ad un tratto si svegliò chiedendo
da bere. Il dottore nuovamente accorso,
vedendo quel visino riprendere vita, dopo
averla nuovamente visitata non potè fare
a meno di dirmi: « Qui c'è stata una
scienza superiore a quella umana che
l'ha salvata! ». Ora a distanza di un anno
mia figlia, completamente guarita,
esprime con me la sua riconoscenza.
Te/ve (Trento)
Maria Trentinaglìa
SEI GIORNI DOPO
Il mio bambino, andando in bicicletta,
tu investito da una macchina. Trasportato
subito all'ospedale, gli riscontrarono frat-
tura cranica con commozione cerebrale
e frattura clavicolare. I medici dispera-
vano di salvarlo. In preda alla disperazio-
ne, ml sono rivolta con grande fede a san
Domenico Savio, protettore dei bambini,
supplicandolo per il mio Gian Battista.
Dopo sei giorni Il bimbo si risvegliò dal
coma, ricordando e riconoscendo tutti.
Ora è del tutto guarito senza nessuna
conseguenza, e lo felicissima esprimo la
mia gratitudine.
Pontida
Sì/vana Ravasio Coda/li
INCORAGGIAl A DALLE GRAZIE
CHE LEGGO SUL BOLLETTINO
Ero in attesa di una nuova creatura,
ma ml sentivo In grande trepidazione
perché la gravidanza, a giudizio del me-
dici specialisti, si presentava difficile. Mi
rivolsi con grande fiducia al santo giova-
netto Domenico Savio, al quale mi rivolgo
sempre nelle mie necessità, incoraggiata
dalle numerose grazie che leggo sul Bol-
lettino Salesiano. Con gioia d1 tutti, l'e-
vento si è compiuto nel modo più sereno
e tranquillo: è nato un bimbo che mi pare
tanto rassomigliante al caro piccolo San-
to. Adempio con profonda riconoscenza
la mia promessa.
Biancavilla (Catania)
Franca Russo

4.3 Page 33

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MA 10 Ml RACCOMANDAI
A SAI" D0'4E!JICO SAu10
Dopo aver dato alla luce una vispa e
graziosa bambina. caddi malata. Ricove-
rata all'ospedale, ml tu diagnosticata una
malattia grave e con prognosi riservata.
Per quasi un mese non riuscii a
vedere né a camminare Poche le spe-
ranze di completa guarigione. molte le
perplessità anche $8 fossi scampata dalla
morte. Ma lo mI raccomandai con fervore
e fiducia a san Domenico Savio, e sono
perfettamente guarita, con la soddisfa-
zione e la meraviglia anche del medici.
Alcamo (Trapani)
Marianna Vaccaro
/ coniugi Lorenzo Piacenza e Laura
Piccardi (Alessandria} intendono ringra-
ziare san Domenico Savio per la prote-
zione accordata alla mamma e aI b1mb1
coinvolti ìn un Incidente stradale che
poteva avere gravi conseguenze.
Calogero Messina (MIiano) scrive
« Da diversi anni desideravamo un bam-
bino C1 siamo rlvolh con fiducia a san
Domenico Savio. Quest'anno abbiamo
avuto 11 dono di un bel bambino che
abbiamo chiamato Mauro Domenico >.
Luc,a e Gian Domenico Rosso (Torino)
dopo diversi anni di matrimonio non cre-
devamo più di poter avere un bambino SI
sono messi sotto la protezione di san
Domenico Savio, e senza Il temuto inter-
vento chirurgico è nata una bella bam
bina che forma la loro fellc1tà.
I La famlg/la Manlnl (Milano) scrive
« Siamo tanto riconoscenti a san Dome-
Ml AFFIDO A LUI
nico Savio che abbiamo vivamente pre-
gato durante la malattia della nostra pic-
cola Teresa L'intervento chirurgico
lungo e ditficfle ha dato ottimo esito, e la
bimba e guarita ,
Lucia Santoruto
(Roma) scrive.
« Leggo spesso la
vita di mons. Ollva-
res, e ml atfldo conti-
Sr. Luciana Cavallero FMA (Torino)
ringrazia san Domenico Savio per la
guarigione di una sua pronipote, ricaduta
per l,;1 terza volta ,n una pericolosa malat-
tia.
M G1oana (Giaveno, Torino) scrive.
e Una prova che avrebbe potuto avere
conseguenze dolorosissime si abbatté
sulla mia tamfglia. Pregai con viva fede
nuamente a lui Era
tanto umile, e lo lo
amo proprio per que-
Jlo L'anno scorso
dovevo attrontare un
esame molto importante, e m, sentivo in
cattlve condlz,onI fisiche. Mi affidai al
caro Luigi Ollvares, e superai l'esame col
massimo del voti ».
Maria Auslllatrlce e san Domenico Savio,
Il salesiano Vincenzo Tolomei/i (Latina)
ed ebbi forza, conforto, pace , .
ringrazia mons. Luigi Olivares per due
M.M. (Alba). exalheva delle FMA, SI è grazie che attribuisce alla sua Interces-
rivolta a Don Bosco. Don Rua, e e Don sione.
Rlnaldl che aveva conosciuto da ragazza.
per una persona cara. Nonostante i lìtoll
di studio e le capacita effettive. non
riusciva a ottenere un lmpìego. Ed ecco
che quasi improvvisamente fu chiamata e
assunta In prova
Luigi Mos, (Slplccrano. CE) segnala ai
lettori del Bolleltlno Salesiano che piu
volte, e In casi abbastanza disperati, si è
rivolto con tanta fede al beato Don Rua,
ed è sempre stato esaudito Ultimamente
ha ottenuto la guarigione del suoi figli,
~ 1EDI CH[ NON
CE LA FACCIO PIV ' •
colpiti da morbi fmconosc1b1h: tutto si e
risolto nel migliore dei modi
La Segretaria del
Centro Lampade VI-
venti (Milano) scrive:
e Qui al Centro ab-
biamo attraversato
un periodo di gravi
Maria Pramotton (Donnaz. Aosta) ha
raccomandato al beato Don Rua la flgha
gravemente ammalata, e a distanza dI un
mese ha avuto la gioia di averla guarita.
Ora lo invoca con fede per le sue neces-
sità personali
d11ficolta, perché
tulll colpiti dall'ln•
lluenza. Era una
!orma grave, con
lebbre molto alla, eppure io dovevo conll-
nuare Il lavoro sia In ufficio che in casa.
Al limite della disperazione mi sono ri-
volta ad Atexandrina M. Da Costa: e Di-
mostrami ct,e Il Signore non ti può rifiu-
Maria Regma Cordaro (Tonno) ringra-
zia il beato Michele Rua per essere stata
liberata da una grave angustia che da
anni pesava sulla sua famiglia. Accadde
proprio ìl 31 gennaio, festa di Don Bosco,
dimostrando ancora una volta che anche
In Cielo I due santi « fanno a meta , .
Maria Gabriella Ferro (Varazze) In dlf-
tare nulla, come 11 ha promesso. Vedi che fic1h circostanze é stata aiutata dai due
non ce la faccio pIu » Il mattino dopo la ragazzi Laura Vleul'ia e Zeftlrlno Namun-
lebbre era scomparsa, poteì uscire pren- eura. Una sua amica, Maria Adelaide, sr
dere il treno e recarmi a lavorare ,.
unisce a let net ringraziare Zeffirino.
AIJ.ni;heu, I ,m11glm - Amhro~o BeneJcuo
Am1ghe111 Luigina ,\\nh•maai 1-'ann) A~-.in,ln
Anna • Baml>arn ~ ntni., - lt.11.iglill horcn,.u -
Bau.-.gha \\ 1nci:ni1nJ B.iuJino Luci~ Bcltr~m,
"-fon.! · Bemdrthni, "'tdlt- B~nuhno L1d1a
Derioluuo C,t1cr1no1 - lk,10 Mana - Bong,um11
M:ma - Borgh<"ll Lc.1 »1"ch1 l:lv1ra. Braml:1111~
Ci,u,eppina - Bnl!JJ1 l'/~IJMeno - Bn,w Angelo -
llw~h" Pirr luigi llru"'" ll.enuto - Bmmc1)1c
1-llomena llursa111 Mu1ghcn1U Burg,o An@c•
hnn Burrunno M,uJu Rnst, Busc110 Jnnu llu"I
1'il><)ual10a C:in11nJr:tm •\\nton,o - Cnmpodo111c1>
Murm Cance<lJ" /\\I ,n,n~• la CJp1rn R;ochek
Nunna • Cardinale ll.o,1h,1 · Carr.:1 P · ( ar!J
c.,.,.,, l>oru - Ca,tinu \\nlun1c11~ ( ,oagliano l)umcn1,·,,
( cpollam Kalf.irle <c-.:alu Varu;a
Sa1,a1<1re Cufrcn, ( .umchna Colla,vh \\
"'I'""' C-oluc-.::1 Mana - Cnntento \\ Coni, Antiela
( 11rhù Ca1er1n;1 C'o,1.in,u Ar,ton,o (
I r,,nc~• · Curlù Ku-. l)J An&eh MunJ
IY/\\lcna Evu l)unw IV<mnc Dattilo Ll>1ru
l>.1v1Je Limi DclcM1 C'l11n1 - DeliUppi Pi~ro
Dc.-.." RemtflO
l.llenu Mari11
D<,tcfnn, P
fpi, N,1cm1
rDJn,.l,oj,n,af-Prr,imncceh,nwdu
I .iu\\11" Giu,cppe · I .,-re f'•lnnra · h!m C,iu-
n,,n, ,epJI(' • Filirr• Gua11ni Santo• I lcqa (iianmar10
Tomn.i - G:ulJ, Fr.inca e G. • ùan,.h>lfu
lne, - Gemmcllaro \\lana Gra5"0 I roncc..s<o
(iuggino Leon,,,J., I-ella <11u,ep1llna L.1g11r.ri
(ìcrolama La, Lrn,1 Lu11rnna Or-.ola - L~incun
Raimondo • l.1ll;1 <lcmi:ntc Locat~lh \\le,,1<1
\\lat1anzm1 L,n~ \\1Jmbrin VillOn•• - \\l,11cm,,
\\lana Dcll..p,~na \\1.1run Adelina C.,1llepun
\\lar11m t--n1ncc--c,, M.v1.u .\\gne,(' e l\\nn..t
\\!eme, P,o M1llc1 I tnm'1 - \\hmno I nn1,.1
\\lurclli ,\\nnil \\l11rc1I1 'l.irghcnta \\-luro.u11,
Mnrghe-riw \\.tor,,,utt, I uda• Mun,cr \\lhcrilna
Nove M:im1 Noh /\\licie OnglilJ Lrmrnt.i
Otroncllo Anno f'a11unclll {' lcl,11 - l'uppJl11rd11
A!UIJ P-aratn I. 'i,11111., Pa,4uah [l~nn
PcJr11h FeJcn,o l'cll,1niJ.1 All>utà • Pefu,., \\l-
bc11<1 • Pcnnrtll J \\l,inu P1pp1unc I m1l,a -
Poll,htro P,cnna - l'<>RLèlll P11ubn11 . K,gut,cllo
G,o,.1nna - R,>'1ha <11uha - R....0110 r rnnw
Ro, ,era G,~nm - Rulfmo Gmrnnm - '>andu•ne
\\\\;1dJJkna S.ullJt<angd,, I ha · S,lfl<'"'" f
G,u.,q,{l<• Scv,,,rl ,\\,IJulonua - Scnhan11 M.riu
Scvcrim1 1'11rnc,·1.1 s~hl,WO Mariu · Sd11J1<1n
l·m11cc,c:1 Stop1•nn1 Una - SUJ1fl'1 Cc~urinu
Susmo Salvalorc I 1rcnd1 ;\\ntonino • To~t 1,ror -
fo:.<>hm Anna M11,i.1 l rt1h.1IJ1> Vilmo · Tnnchtri
u,..., I\\Jctina - Turd1tlll ;\\Jd11lde Turw Gcnulonu
Calè Vi1n - \\'Jl.h1us.1 Mamo VJrano MunJ
\\ itcllo AJek. V11✓1 Gnelruh> Zapp.ila C'inno
Lonca AdnanJ
33

4.4 Page 34

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preghiamo per
Cauolica era l'ideale che viveva anche come
cooperatrice salesiana. Aiutò a_ssiduamenle l'ope-
radell'Apostolatodella preghiera e le missioni, con
parocolare preferenza P.er quella d, P. Pemla on
India. Lo ,piritO di iacnficio non rado raggiunse
in lei l"eroismo. e le sue lunghe penose sofferenze,
sempre acceuate serenamente. conlribuiron<1 al
raggiungimento di una perfezione cristiana invi-
diabile.
SALESIANI DEFUNTI
al Signore~- Ma prima di morire ritrovò quella
serenità e quella pace che avevano caratterizzato
la sua lunga vila.
Aoronietta Vignale veci. Castelli+ a Alessandna a
81 anni
Era devo11ssima di Maria Ausiliatrice di S. G.
Sae. Angelo Garbarino+ a Geno,•a 83 anni
Edoardo C respi+a Ha,ange-(Francia) a_~8 annj
Bosrn e di S. M. Ma,..z.arello. Sua gioia era
Conobbe Don Bosco a 13 anni. 4uando entrò
nell"lsùtu10 di Sampien.larena. allora ~ Ospizio
A 17 anni nvcva lascislO la n,11iva Cas1ano Pnmo
(Milano) per la Francia. ove visse m,uurando
v1s1tarne le Basiliche a Torino. al Colle c a
Mornese. Seguiva con interei,se l'opera dei sale-
San V1ncenzo de' Paoli~. e rimu~e ,empfe con lui.
Nello stesso ls1hu10 e~ercilò come salesiano gli
costanlcmente nell".unore do 010 e del pro:.s,mo. siani a11raverso 1J Bollc1tinò Salesiano, e nello
Collaborò CQn In M1s,,io11e Caltolica di Hayange. spirim tklln grande Famiglia di Don 80~00 ade.ri
uffici p,u diversi. dall'umile compito di assistente visitò poveri. ammalali e moribonda. portando a con fede al volere di Dio anche nelle prove più
a quello vertice di 1spetwre. e infine come ricerca- 111111 il con fono della fede. Era affe'tiona10 a Maria dolorose della sua lunga esistenza. Lascia a 1u11i
1iss,mo confessore. Il suo desiderio ern di ri•rllre A usilialrice e a Don Bosco. e fu generoso con l'esempio di un'umile ma luminosa santità dome-
missionario· lo fu rimanendo in patria e aiutando l'opera salesiana. soprnnuuo con la missione di s1ica. falla di fede, do pielA e di semplicità.
'
le missioni In 1u11i i modi nossibili. !)eppe reali?.•
-z.irc l'ideale '"'lesiono di un lavoro instancabile
comp,mo in conunua unione con Doo, Ulnlo che il
Reuor Maggiore p()lè definirlo « fedele custode
delle tradi?ioni ,ale,ianc. religi,1Sò esemplare e
in faticabile educatore».
Bombay. Seppe affrontare con cri,1iana serenità e
feJc profondH le molle e dure prove che la vita gli
risèrvò.
+ Ci'!.are Trinchieri a Moneahen (lQnno) a 88
anni
Giovan11ì Ncmhro+atl Ales.-;andria :o 49 anni
Il ,uo animo buono e amabile lo rendeva sempre
dìsponibile a ogu, nchie.sla d o aiut<> e di conforto
morale e materiale. Cooperu1ore assiduo, edifi-
cava con l'ese.mpìo della fede e. della pie1A crislia•
na. Sllò campo specifico ncll'apos1olat<I parroc•
Coad. Cleto Formuglio+u Bologna a 74 anni
In gioventù aveva cono,ciu10 Don Ru.i. e la sua chia le fu la musica lilufgica, in cu i profuse le , ue.
Conobbe Don Bosco e la ,ua opera a11rave~o il
Bollcuino Salc:siàno. e co,1 maturò la suu v!)C~·
lunga viw trascorse in cOMàntt amidzìa con i
Snk,iani u Fo~li,1.0.•, Cuurgne. àd Ale!t~ndria e
belle dou do bontà.. pazienza e amabili1a.
,ione sal~ana. Quando chiese di entrare a l a Torino San Uiovanni. Si onorava di essere Alberta lnsarut+n Roma
novi1.ia1v aveva già provato la vita di lavoro. il
~ervizio mi li tare e rauivitit nelle sssocia7ioni cat-
fnllelfo di un missionnrin, Don O re,1e. che fu per
molu anni 1spe11oredelle rase salesoane negli S1a11
,e Profondamente religiosa, dèdicò la sua vi1a a
opere carita tive. LII sua casa. anche. modesta.
lOilche della parrocchia. Svolse ,n modo parucer Uniti. Non Lralasciò ma1 la Messa con la Comu- era sempre apcrw a 1uui. Aveva uno spiccato
lare 1·umc10 d, infermiere. ~eminando semrlicitàc nione quotidiana, e la recita del ro~aroo. Spirò senso dell"ospitalita e una l)ed11.1one generosa
bon1à. Negli ull,mi /Inni il Signore lo visitò ct•n
una malallia che lo andò lcn1amen1c purifiC{tndo,
infatti rccitand(> il ro;nrio. a ,oli 18 g,omi dalla
morie dell'ama la consorte.
verso i povera e ~lo amma laù. ai quali dedicava
molle ore del giorno e anthe <Lella notte. Si
e che egli offriva generosamente per il bene della
indus1rio11a in mille modi per aiutare i nosui
Congregaz10ne.
Sac. Luigi Trircro +a Novara a 68 anno
F ,n da giovane desiderò pnrtire per le missioni.
Difaui. compì lu sua forma1.ione in Pal~sùna. poi
fu insegnante in Egiuo. fin che dovette 1ornore ,n
palna Per 45 a nn, la ,cuoia fu il su() campo di
lavoro. e vi mise 1u110 il suo imregno. Era un
modell<l df chinrcu.a. di ingegno~ilà didauica. di
precisione. d i sicurezza. superiore a quel lo che
talvolta ,i incooum negli stessi libn scofas!ici o 1n
insegnamenu meno appu~ionuh. 1\\.1a pnma an-
com si disuns.ueva come ,a~erdo1e dalla Jl!Clà
senaplice mu vitale. da una ,-pin111nlità schiva ma
essen1.ialc. e dal noccoglimen10 con c'lli amava la
preghiera hturgicn e devo1ionale.
+ Caterina Lodelli ,ed. Boli, a Temo i)'lsola
(Bo:rgamo) a 8~ anni
l'ermeai~ da profondo ~piri10 di feuè, <i prodigò
1ut1a la vita per la gloria di Dio e In gioia ùellà sua
famiglia. La <·asa e la chiesa emno la sua dimora
prererou,. ,n con11nua uniune di lnvoro e di rre-
ghicm. Amava molm l)on Bosco e fu lietis.,ima di
donare il riglio Enricl'l ,1 lla Cong.regaiione,,alcsia•
na. Aìu1avn i missionari e le vocaiioni con la
preghiera. unn horsa di \\ludio e oontlnui luvuri a
maglia. Ne seguiva l"a111v1tà leggendo sempre oJ
B<lllCllino Saksiano, !\\egli ultimi anni. co,,1re11a a
ndurre J'a1uvi1à. fece della preghiera la sua occ.u-
pa1Jone abituale. speç1a lmen1e con la ripc1u1a
recita Jel ros ario.
missionari. che. non hussavono mui invano alla
porta d d su<• cuore generoso.
Grìfli prof. Mario+a Ma.runa Franca (Taranto) a
66 anni
Valente mue.,1ro di mlthlca e composi1ore. prestò
la sua opera nella chiesa di San Martino per 45
anno, ru come un fratello per i raga,,z.i del
Villaggio uel Fanciul lo de.J pae,,e; formò tra loro
una banda che prendeva pane alle feste religio,e.
in particolare a quelle di Don Bosco e Maria
Ausilia1nce, Fu insegnante valoroso nella Scuola
Magistrale e nella Scuola M~"dia salesiana cli
Cistcmino. Avrebbe notuto tt~icuram un avvenire
l>rillan1e con la ,ua ant. ma preferì celebmre le
lo<J, del Signore e della Madonna Era chillma10
$ il cantore di Maria». e difaui in ~uo onore aveva
Lidia Quazzo ved. l.ucelli +o Trofarello (Tonno) composto di\\<erse lodi, ira cui ~ O lmmacolala
u 83 anni
,1ella dél mattino, e, Vorrei morir dicendo Ave,.
COOPERATORI DEFUNTI
Fu una donna forte. .,0;11:nura eia incrollabile fede E cosi fu Mentrt un nipo1esuonavaqueste lodi
in Dio. Rima,e vedova ancor giovane. e consumò alla Madonna ae<.-amo a l ~uo leuo tli morie. si
l'esistenza lavorando rer i ,u,\\i figli. uam.lo loro spense pronunciando •en,.a soslc Ave Maria,.
l'esempio del bene comp1u10 con ,cn,r,licità e nel La sua vi1a esemplare consacrata :\\ Dìo nel
M,uiono Radica+a Tonno a 92 anni
na,condime1110. M1lì1ò convinta ncll'A.C. e so celibato. la ,uu sempl1c11a. la sua dona,Jone per il
, Ho pa51,a10 nella mia vitu prove talvolta durissi• prestò assiduamen te alla diffu,aone della buona bene degli altrì. gli hanno meritalo una morte
me_ M~i ho d ubita to del l"amore di Dio r~r me e ,tampa. hc1i><ima di poter cosi 1rn,çorrcre m san1a che ha lascialo prorondamen1e addolorala
rer la mia famiglrn. Taluni Sonii mi han fallo da
bu11i>1radu nel mio Incontro con Oio.•. · Co,i
chic,a lunghe mc in preghiera_ anche nella ~la·
g_,one più rigida. N egh u Ilimi unni aoce11ò r, ina.
l"intern porolazione.
diceva papa Radica a un amico. Nel suo diano 7.IOIJC I con sereno abbandono ella volon1a di Dio Ri1111ldis Raimondo +a R1m1n1 a 76 anno
,nfan, parla del suo oncon1ro con san Giovanni che • fa bene tulle le CO$C •· Aveva impam10 a Si r,rodigò con impegno e costanza per il hene del
Bosco. visitando la Basilica d o Maria Au~iliatrice: com1,,.,erc e .od amare Don llu,c" dallo FMA. e pro;simo. Raggiunta co,1 la piena maturazione
~ Mi portò a quella fede che si eru di luila col perciò fu lieta di donargli il (iglio Don Gi<1vanni cristiana. è 1oma10 al la Ca<a del Padre_ Le sue
tempo. e con l;a fede la mia ordinaria tranquillità 13. Con lui celebrò liemmen1e 1'~3• vompleànno. e IJllime parole furono per incoraggiare parenti e
nel lavoro e- IP mia pace interiore. che mi consenti• il giorno dopo ,I Sign,ire la droamò con sè per la amaci ad a~erc fiducia illimitata nel Signore_
rono di r,erdonare chi m1 ~1veva ingiustamente v11a sen1a Ime,
persegui ta10 ». Negli ulumi anni l)i" lo provò con
Battaglia Viuorina ved. Conlarini a Fusignano
l'o=ril4 dello ,piri10; non trqvav(I piu il senso
della sua csis1cnia. ~ Ma cosa fa Don Bosco? » si
Maria Zampieri+u Vicen,.a u RI ~nno
Fu un·evucalricc: esemplare: la formazione cn•
(Ravenna)
chiedevà. E nngo~cia10 pregavu: , Raccomar\\dami suana de, fand ul li nella ,cuoia e nell"Azio11e Tcssore geom. Lino
Per quanti cl hanno chiesto intormazìonì, annunciamo che LA DIRE-
Z IONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2·9-1971 n. 959 e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO. avente personalità
giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ricevere
Legati ed Eredità. Formule legalmente vahde sono;
se trattasi d'un legato; • ...lascio alla Direzione Generale Opere Don
Bosco con sede in Roma (oppure all'IstitutoSalesiano per le mrss/on/ con
sede In Torino) a titolo di legato la somma di Ore . . ..• . .•. (oppure)
l'Immobile sito In .... . , per gli scopi perseguiti dall'Ente, e partìcolar•
mente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, di culto e
di religione•-
se trattasi. invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l'altro del
due Enti su Indicati:
e ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio
erede universale la D,rez,one Generç1/e Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure l'lstltuto Salesiano per le Miss/oai con sede In Torino)
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per gli scopi
perseguìtl dall'Ente. e particolarmente di assistenza e beneficenza. d i
istruzione e educazione, di culto e di religione, .
(luogo e data)
(firma per disteso)
34

4.5 Page 35

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Sales iani. rlriedendo proti,zionr ~d
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l'anni Bosco. in~ot·audo pror~lom.'
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varmi Bosco. mvocando prote.!ione, J
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vano d'Orba (AL). L. SO.O<)()
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m1t1 t·an \\'n·i ~ suflroRIO per i mie,
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Wilma. Ome10 (TRl. L. 50.000
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Borsa: Mari• Au,iliatricc e S. Cio-
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N N Cavale~c
111nro
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3
00
Borsa: Maria A usiliatrice e Don B o-
sco, ,n n,rgro:iamenro l' im:Oftmdo
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Borsa: Ven. Zefirino Namuncurà. fn
nrordo dei dt'./unli Piefl G111/1a ~ Pi.ero.
a cura d1 N.N.• (Macerara) L. .S0.000
Bor.a: Maria Au<ilfalrice e Beato O.
Rua. ,n ringro:iumento pu unt1 guan'•
giom• t.' in allevi d1 altre gra:it. a cura
di Pa,etti An1onie11a. QuMgncnlt>
(AL). L. 5().0()()
Borsa: /,r memoria e s1,jfrag10 ,lvi
cle/1mto Guordamagna Or~1·1e. a cura
della maghe Guardomagno Emilia.
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vtrnni Bosco e S. Domenico S avio, per
um, gra.:ia rhe aue,ulo e lnvuca,u/o
prot<':io11e pu un nipote e fl"r la
fam1glia. a cura d1 M100111 Giovanna,
Bu,so (C B). L. 50.000
Borsa: Maria Ausiliatrke, S. Glo-
\\'lnni Bosco t S. D omenico Sa,ìo.
,n,·ol"ondo protecione :,ui nrpali Nicoli-
no. Rosetta , Si/van,r, a cura di M
noui Giovanna. !lusso (CB). L.
50000
Boria: Maria Auslliarri ce, in memoria
d, Pietro f romMto. u allin·o sa/,.sia-
no. a cura dcgh zii e cugini Frumento.
I.. 50.000
Bo"•: S. Gloranni Bosco. In memoria
dr Pietro Frumento. gui presidenttt
Umane e~ A 1/ie,·1 d1 Saw,nn. a cura
dcgh zii e cu8"" Frumen10 L. 50.000
Bor,a: M~ria Ausiliatrice e S. Gio-
"anni Bosco. Ut r,ngra;rumtnro ~ 1nw1-
rando prote.rone per i f111e1 familiari, a
c11ra di N.N .. Monfalwnc (GO). L.
50.000
Borsa : Maria ,\\usilia1rice e S. Glo-
•anni Bosco. ,hledendo l'int<'rUJJiont
d, ,ma gra:iu ,h~m, $IO molto a eu.ore.
a cura d1 Na>1 Piera, V1cofone (CN).
L. 50.000
Bo"a: Maria Ausiliatrice e S. Glo-
,annl Bosco. ,n n,ffragw dd miei con
defu111i e serondo la mia inren=ione. a
cura di Negn Esrer. Tre; (TN). L.
50.000
Borsa: Don Bo""o. penM protegga la
mia Jamighn. a cura d1 Cogo Cav
Albino. ,\\uano DC\\!1mo (PN). L.
50.000
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