Bollettino_Salesiano_196711


Bollettino_Salesiano_196711



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BOLLETTINO
SALESIANO ~

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CENTENARIO DI SAN PIETRO
la gigantesca cupola di Michelangelo, che presentiamo in copertina, s'inarca esat-
tamente sul sepolcro del primo Vescovo di Roma, del primo Papa, San Pietro
IN QUESTO NUMERO:
Il centenario di San Pietro
«Nel nome santo e forte di Cristo)) si sono riuniti
i Vescovi italiani
Il Rettor Maggiore nella Spagna e nel Portogallo
Confezionò alla santità l'abito della cortesia
Esistono ancora i patriarchi
Missionari come pionieri

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L o celebreremo quest'anno a cominciare dal
29 giugno, per ricordare il martirio di San
Pietro.
A chi conosce un poco la storia sfuggirà di certo
un gesto di meraviglia. Quando si pt>nsa ai fiumi
di inchiostro, versati nel secolo scorso a dimostra-
zione che San Pietro non era mai stato - e quindi
non era morto - a Roma, è naturale un po' di sor-
presa, perchè dopo cent'anni nessuno più avanzi
dei dubbi su tale affermazione. Sembrerà, anzi, una
stranezza che in passato ci si sia tanto accaniti a
negarla. Ma il motivo c'era. Non si trattava di una
notizia storica di nessuna importanza: ad essa è
intimamente legato il Primato romano da Pietro
trasmesso ai suoi successori. E questo soprattutto
premeva ai negatori della venuta dell'apostolo a
Roma.
Ventisei anni or sono, nel I<)4-I, Pio XII volle che
fossero iniziate serie ricerche archeologiche sotto la
basilica vaticana. 1 risultati furono positivi. Nel ra-
diomessaggio natalizio del 19$0 lo stesso Papa po-
teva annunziare al mondo la lieta notizia con queste
parole: <t È stata veramente trovata la tomba d i
San Pietro r A tale domanda la conclusione finale
dei lavori e degli studi, risponde con un chiarissimo:
Sì. La tomba del Principe degli apostoli è stata ri-
trovata... La gigantesca cupola s'inarca esattamente
s4l sepolcro del primo vescovo di Roma, del primo
Papa}).
La notizia anche al1ora non fece colpo. Non
che la cosa abbia perso di interesse, ma son ces-
sate la polemica astiosa e la negazione a tutti i
costi. E allora, scomparso il pregiudizio, tutti am-
mettono come pacifica la venuta e la morte di Pietro
in Roma, anche se qualcuno per non arrivare alle
logiche conseguenze cerca qualche scappatoia. Ed è
umano. Alla verità si arriva faticosamente, e tratto
tratto s'incontra il disco rosso.
Città del Vaticano - Basilica di San Pietro. Il piede della ce-
lebre statua di San Pietro, consumato dai baci che la fede
d"ìnnumerevoll moltitudini vi ha impresso attraverso i secoli
1

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Persino fra i nostri fratelli separati le condizioni
psicologiche si vanno ammorbidendo. Molti fra
loro saluteranno con gioia la decisione di Paolo VI
di onorare in modo speciale gli apostoli Pietro e
Paolo, nella ricorrenza del XIX centenario del loro
martirio. Roma, specialmente, li deve commc-mo-
rare, perchè San Pietro ne fu il primo vescovo e
San Paolo fu "maestro e amico della prima comu-
nità romana". Ma la comme.rr.oraz-ione, giustamente,
si estende al mondo intero, in quanto San Pietro è
il pastore universale del gregge di Cristo, e San
Paolo è il maestro delle genti. Quindi tutto il mondo
cristiano si sente obbligato a ricordare i due apo-
stoli gloriosi.
?r ,
nz.1.0 del Papa questo anno che
va dal 29 giugno 1967 alla stessa data del 1968, deve
essere "l'Anno della Fede".
I due apostoli sono i campioni di questa primaria
fra le virtù cristiane.
San Pietro la manifestò più volte apertamente
negli anni in cui visse accanto al Silrilore. È sua la
frase incisiva: Signore, da chi andremo? Tu solo
hai parole di vita eterna•· E l'altra che gli ottenne
il primato: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivo•·
E se una volta egli fu fedifrago, resta immutata la
promessa di Gesù: «Io ho pregato per te, o Si-
mone, affinchè la tua fede non venga meno; e tu
quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli •·
Sulla roccia di Pietro poggia la fede della Chiesa e
dei singoli fedeli.
Non è da meno San Paolo. Anch'egli, miracolo-
samente attratto alla fede dal Redentore, vivrà di
questa virtù, la andrà predicando nel mondo, la
esalterà nelle sue lettere, e assieme al suo c0apostolo
Pietro, la confermerà versando il suo sangue.
fo. · e marti della fede sono i due
apostoli.
La celebrazione del loro martirio, deve, secondo
il Papa, risolversi "principalmente in un grande atto
di fede". Perchè il mondo moderno, cosi ricco di
inventiva, di progresso, di beni materiali, di ardi-
fil('nto, «proteso verso mirabili conquiste nel do-
minio delle cose esteriori, e fie10 di una cresciuta
coscienza di sè », in r ~ltà si è impov~rito a causa
della negazione di Dio, e si dibatte nello squilibrio,
nella decadenza, nella agitazione, nell'angoscia.
Anche nella Chiesa, dopo il Concilio, il Papa
vede motivi ùi turbamento. Quella che doveva essere
la meravigliosa aratura del Campo di Dio, per una
semina del Vangelo ricca di promesse, da parecchi
viene trasformata - è il Papa che lo dice - in una
diffusione «di opinioni <'segetiche e teologiche nuove,
spesso mutuate da audaci, ma cieche filosofie pro-
fane h; si prescinde dalla guida del maiistero ec-
clesiastico •>; «si osa spogliare la testimonianza della
Sacra Scrittura del suo carattere storico e sacro, e
si tenta di introdurre nel Popolo di Dio una men-
talità cosiddetta "post-conciliare", che del Concilio
trascura la ferma coerenza dei suoi ampli e magni-
fici sviluppi ùottrinali e legislativi con il tesoro di
pensiero e di prassi della Chiesa, per sovvertirne lo
spirito di fedeltà tradizionale e per diffondere l'illu-
s1one di dare al cristianesimo una nuova interpreta-
zione arbitraria e isterilita •·
L f d \\' · /a in Gesù Cristo e nella sua Parola,
predicata e consacrata dalla voce e dal sangue dei
due apostoli, l'adesione piena al magistero ecclesia-
stico, che ne è l'interprete autentico e fedele, ci
la sicure-~za per resistere all'urto di teorie e di prassi
ben poco conformi all'insegnamento della Scrinura
e della S<'COlare tradizione della Chiesa.
In questo Anno della Fede, secondo i desideri del
Papa, il Credo, più che in altri tempi, deve diven-
tare la preghiera abituale di tutti i fedeli, come è
sempre stara una delle più can• alle anime ferventi.
Il Papa raccomanda che venga solennemente e
ripetutamente recitato ad onore dei SS. Apostoli,
nelle chiese cattedrali presente il vescovo, il presbi-
terio, i seminaristi, i religiosi, i laici in gran numero.
Altrettanto nelle chiese parrocchi~li, nelle comunità
grandi e piccole, religiose e familiari. E a questa
recita del simbolo della fede ad alta voce corri-
sponda non meno sonora la testimonianza delle
opere, in perfetta coerenza con quanto si proclama
con le parole.
Nel 'ìs • r in questo anno il ricordo centenario
del martirio degli apostoli Pietro e Paolo, Paolo VI
afferma di voler seguire l'esempio del Servo di Dio
Pio IX il quale, or fa un secolo, indisse uguale, so-
lennissima commemorazione.
In quegli anni di vera persecuzione, il celebrare
San Pietro e il suo martirio era occasione favorevole
per dimostrare quanto la fede era ancor viva fra i
cristiani, e come essi credessero alla venuta dell'apo-
stolo a Roma e alla trasmissione del suo primato
ai pontefici romani. I tempi erano tristissimi.
Una ben congegnata orchestrazione, partita dal-
l'Italia e risonante per tutta l'Europa, presentava
ormai agonizzante il papato. Uomini eminenti, ma
cattivi profeti, ne proclamavano imminente la fine.
La pubblicità assordante e continua otteneva i suoi
effetti. Anche i buoni nell' urto della bufera si sen-
tivano raffreddare la fede.
La commernor~ione centenaria di San Pietro ve-
niva al momento giusto.
Don Bosco, infaticabile difensore del papato, esul-
tava nella fiducia che quei festeggiamenti avrebbero
rinsaldato la fede nei buoni e resi meno baldanzosi
i cattivi. Scrisse un volumetto con la vita di San
Pietro e cenni sul centenario imminente, e lo pub-
blicò nel gennaio di quell'anno. Nella chiusa auspi-
cava che l'intercessione del Santo facesse ritornare
presto «i bei giorni di pace e di trionfo per la Chiesa •·
2

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Ma egli sapeva che questo non si sarebbe avverato
tanto presto. Dopo cent'anni noi siamo ancora in
attesa della novella Pentecoste, da lui profetata.
I festeggiamenti a Roma riuscirono di una
solennità imponente. Sembrava che a mano a mano
il Pontefice perdeva il suo dominio temporale - lo
estendeva ancora su di un piccolo lembo - Iddio
lo volesse confortare con manifestazioni di fede e di
attaccamento alla sua persona, che lo rincuorassero
a bere tutto l'amaro calice.
Ottantamila forestieri, cinqu:inta cardinali, quat-
trocento cinquanta vescovi erano presenti. La maestà
delle sacre cerimonie, l'entusiasmo del popolo, le
solenni manifestazioni civili e militari diedero a
Roma un aspetto indescrivibile.
La scena più commovente si ebbe quando il Papa
ricevette in udienza speciale quelle molte centinaia
di vescovi. Al suo arrivo tutti si prostrarono, ripe-
tendo: e Tu es Petrus! , . Gli fu letto un indirizzo af-
fettuoso in cui gli protestavano attaccamento e ob-
bedien1,a completa. Fu una scena che strappò le
lacrime. Uno dei prelati presenti, racconterà a Torino
che «i vescovi si stt ingevano attorno a Pio IX, come
i giovani dell'Oratorio attorno a Don Bosco >l.
to 4 : 1 ·onfo però, Don Bosco non ave,·a
potuto essere presente. l\\Ia volle che la data venisse
celebrata in tutte le sue case, e a Roma si fece rap-
presentare da Don Caglicro e da Don Savio. Essi
ebbero un posto distinto per le funzioni nella ba-
silica, e ricevuti in udienza privata, presentarono al
Papa un'affettuosa lettera nella quale Don Bosco
esprimeva i sentimenti di devozione e di fedeltà
di e dei suoi alla persona e agli insegnamenti del
Papa. E al termine pwmetteva prl'ghiere perchè il
Pontefice potesse sostenere • le gra,•i burrasche, forse
non lontane •• che Dio avrebbe permesso ad opera
dei suoi nemici.
Ma parlando in privato ai suoi figlioli Don Bosco
disse espressamente: «Adesso ci so110 le rose, e di
qui a tre mesi verranno le spi11e ~-
Queste parole venivano pronunciate il 29 giugno.
Precisamente tre mesi dopo, il 29 settembre, bande
di volontari invadevano il territorio pontificio, e
davano l'avvio ai noti avvenimenti, ricordati nei
testi di storia, e che qualcuno vorrebbe poco ele-
gantemente commemorare nella data centenaria, in
chiave piuttosto ostile alla Chiesa.
Ma questa ha ben altro da fare che attendere a
quanti vorrebbero attraversarle la strada.
Tra burrasche e trionfi, come appunto scriveva
Don Bosco a Pio IX, essa adempie alla sua missione
di diffondere la fede, secondo il preciso comando
di Cristo: • Predicate il vangelo a tutte le creature.
lo sarò con voi fino alla fine dei tempi i.
Le creature che attendono il Vangelo sono ancora
molte. L'Anno della Fede è stato proclamato anche
con l'ansia di rawungerle tutte, per farle entrare
nel sicuro ovile di Cnsto.
la Besillce di San PielfO,
centro della ca11ollcilà e fero di fede,
a cui, soprattutto nell' ·Anno della Fede". converranno pastori
e fedeli da tu110 il mondo cattolico
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"NEL NOME SANTO EFORTE DI URISTO"
Nei primi giorni di aprile
tutti i Vescovi italiani si
sono incontrati a Roma per
affrontare i problemi della
Chiesa in Italia. Uno stu-
pendo discorso del Papa ha
sottolineato questo « fatto
storico nuovo e mirabile nel-
la quasi bimillenaria vicen-
da della Chiesa in Italia»
I Vescovi d"ltalia. riuniti in asumble11 plenena.
cantano 11 ..Credo" col Papa: in quali• s>ro-
fossione di lede essi rappreson1avano i fedeli
d, tutte la d,oces, d'Italia
, Ci SOtlfJùme la parola del Signore: "Dove sono due
o tre riuniti nel mio nome, Il sorio ÙJ in mezzo a loro".
Qui non due o tre, ma quasi trecento Vescooi, quanti
questo Paese 11e conta, successori degli Apostoli, nella
piena coscienza del I.oro mandato e nell'indiscusso
esercizio <kllo. loro funzione di maestri e di guide del
popolo cristiano, si riuniscono per studiare e trauare
insieme le q11estùmi co1111mi e urgenti del wro 111ini-
stero, di null'altro preoccupati e sr,l/eciti all'i11fuori
degli intPTessi spirituali della Chiesa Dio•·
Gli occhi di Papa Paolo VI si posavano con ::iffetto
sui suoi Vescovi, tutti i Vescovi italiani riuniti nella
Sala Clementina ad ascoltarlo, mentre egli prose-
guiva: Come Cristo n011 sarebbe - per questo fa tto
e in questa ora - in 111ezzo a noi? Non assume qut'sto
atJfJet1imento il significato e il valore d'u11a misteriosa
e dolcissima presenza del Signore? No,i risuo,ia110
a11cora nei nostri animi le antifone del Giovedl santo:
Ci ha rongregati i11 una cosa sola l'amore di Cristo;
dOfJe è carità e amore, Il è Dio? •·
Un fatto storico
Era la mattina del 7 aprile sco.rso. In quei giorni
la stampa italiana, distrana dalle polemiche per un

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SI SONO RIUNITI I VESCOVI ITALIANI
ngore non assegnato dall'arbitro in una partita di
calcio e dal matrimonio clandestino di una diva,
non diede molto rilievo al fatto che i Vescovi ita-
liani si fossero riuniti a Roma per 1a loro seconda
Assemblea generale; eppure era ~ un fatto storico
- come lo definì il Papa - nuovo e mirabile, nella
quasi bi'millenaria vice,zda della Chiesa ili questo Paese>>.
L'Assemblea generale dei Vescovi italiani si
iscrive nell'ampio quadro delle realizzazioni post-
conciliari. Il Concilio aveva previsto la formazione
di Conferenze Episcopali nazionali, e quella italiana,
la CEI, si era già riunita in Assemblea una prima
volta l'anno scorso, per un primo scambio di vedute
sulla situazione religiosa in Italia, per darsi uno
statuto e i quadri operativi necessari. Si erano for-
mate commissioni di studio e comitati vari, s'erano
tracciate le linee d'azione, si era cominciato, in-
somma. A quasi un anno di distanza i Vescovi si
sono riuniti nell'aprile scorso per costatare il lavoro
fatto e programmare quello da fare, i<per dare al
popolo italiano - come ha detto il Papa - maggiore
coscienza della ma tradi.zione e htttora presmte pro-
fessione cattolica, e per agevolare L'esecuzione di pro-
grammi pastorali di comune interesse».
F1.1rono giorni di intenso lavoro. Lettura di rela-
zioni, interventi, riunioni di gruppo. E l'ultimo
giorno, l'udienza del Papa che delineò bene con la
sua parola, calda e persuasiva, i problemì trattati.
Il riordinamento
delle diocesi
D~pprima Paolo· VI espose "alcune brevi comide-
razioni".
Sottolineò <1 la forma unitnria di essere e di agire che
la Conferenza Episcopale imprime all'Episcopato ita-
lia110», e si soffermò «sul valore spirituale, sullo splen-
dore esemplare, sulla crescente carità che l'unione
fraterna e organica di tutti i Vescovi della Penisola
produce per la pienezza e per l'autenticità del suo
carattere ecclesiale». Il Papa rilevò pure «il clima di
libertà civile 11el quale oggi può molgersi la missione
spirituale della Chiesa in Italia. A11che questa - ha
aggiunto - è una circcstanza storica di grande valore.
La possiamo apprezzare al confronto delle condizioni,
in alcuni casi tuttora assai mortificanti (se pure eroiche
e gloriose per i nostri fratelli che Le subiscono), -nelle
quali si trova la Chiesa in altri Paesi».
Il Papa tratteggiò anche <<la missione dell'Episcopato,
rivolta a imprimere nella coscie,zza del clero e dei f e-
deli i principi sacri e forti della fede cristiana, che

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può e deve risolversi anche in un salutare contributo
pedagogico pt:r ÙI formazione integrale dell'uomo,
come credentè e come cittadino onesto e valoroso».
L'ultima considerazione del Papa fu rivolta a «una
grande novità, temuta, desiderata, ormai matura e
ùnmi11e11te: il preannunciato riordinamento delle Dio-
cesi, inteso non già a sconvolgere il presente assetto
della geografia diocesana, ma a instaurarlo secondo
criteri che nessuno può contestare essere obbiettivi,
opportuni, urgenti». Su queslo problema, che quando
sarà avviato a soluzione forse metterà in crisi non
pochi cristiani attaccati a loro modo alla Chiesa, il
Papa ha avuto parole di una dt'licatezza sorprendente.
«Comprendi.amo benissimo - ha detto - come una
tale novità possa incontrare molte difficoltà e ferire
molti interessi particolari; e Lodiamo il modo aperto
e pieno di riguardo e di competenza, con cui si procede
nello studio della pianificazione di questo riordina-
mento; ma preghilWUJ quanti vi sono interessati a te-
nere presente il bene generale e superiore della Chiesa
italiana, e a fare opera generosa e solidale percliè la
difficile operazione sia compresa favorevolmente dal
Clero, dai fedeli e dalla pubblica opinione>>.
Quest'ora
di tenebre e di lampi
Nella seconda parte del suo discorso il Papa af-
frontò «alcune questioni di grande importanza per il
bene del popolo di Dio». Prima, quella della fede.
<< Qualcosa di molto strano e doloroso - ha detto -
sta avvenendo, non soltanto nella mentalità profana,
areligiosa e antireligiosa, ma altresi nel campo cri-
stiano, non escluso quello cattolico, e sovente - quasi
per inesplicabile "spirito di vertigine" (Isaia) - anche
fra coloro che conoscono e studiàno la Parola di Dio.
Viene meno la certezza nella verità obbiettiva e nella
capacità del pensiero di raggiungerla... Si mette in
questione ogni dogma che non piaccia e che esiga umile
ossequio della mente per essere accolto; si pretende di
conservare il nome cristimw arriva11do alle negazioni
estreme d'ogni contenuto religioso... La moila fa legge
più della verità... Alùi Chiesa non si obbedisce, ma
si fa facile credito al pensiero altrui e alle audacie
irriverenti e utopistiche della cultura corrente, spesso
superficiale e irresponsabile».
Il Papa ha quindi additato ai Vescovi il loro com-
pito «in quest'ora - come l'ha chiamata - di te-
nebre e di lampi. Tocca a noi Vescovi per primi, maestri
e testimoni della fede quali siamo, di prendere posi-
zione, con la calma e sincera denuncia degli errori
circolanti talvolta come un'epidemia; tocca a noi pa-
stori di anime comprendere, compatire, istruire, cor-
reggere gli spiriti tuttora aperti al dia/.ogo e alla ri-
cerca della verità, avi.di talvolta d'una serena e ra-
gionevole nostra testimonianza, e più prossimi che forse
non sembri a riaprire gli occhi alla luce di Cristo :
tocca a noi, nei momenti di crisi pi,ì, grave, ripetere
a lui, Cristo, per tutti, le parole di Pietro: Signore,
a chi andrenw 1wi? Tu solo hai parole di vita eterna ».
Non possiamo
r imanere s ilenziosi
<( Un'altra importante questione - ha proseguito il
Papa - riguarda il laicato cattolico ~. E ha incorag-
giato ~ a riprendere lo studio, alla luce del Concilio,
di tutte le questioni che riguardano il loro inserimerzto
e la loro missione nella Chiesa e per la Chiesa ».
Infine il Papa Paolo VI ha affrontato la questione
della moralità. ~ Intendiamo per moralità innanzi tutto
quella del costume, che sembra a tal punto dissolversi·
in forme spregiudicate e ripugnanti da i1lcontrare qua
e non più la censura dei responsabili e dei saggi,
ma quella libera e indignala dei giova,1i. Dio li bene-
dica. Non sarebbe la prima volta nella storia che la
fresca e spontanea reazione d'una gioventù sana e forte
richiama con istùitivo vigore la molle tolleranza della
società alla sensibilità e all'osservanza di leggi morali...
Ma la mente va oltre, cioè corre alla moralità del
pensz'ero, dei rapporti uma11i, del senso del dovere e
della responsabilità >>. E qui la voce del Papa si è ve-
nata di tristezza. «La diffusi"one della delinquenza or-
ganizzata, la facilità e l'estensione dei pubblici scan-
dali, l'onore tributato a un divisnw spregiudicato ci"rca
le leggi elemelllari del/'anwre e della famiglia, l'aspira-
zione a rendere legale il dissolvimento del vincolo co-
niugale, lo stile sempre più decadente ed equivoco di
tanti spettacoli e di tante forme edonistiche di diverti-
mento, fanno temere della resistenza sana e buona della
coscienza morale del 1wstro popolo>>-
n discorso di Paolo VI si è chiuso con questi ac-
cenni gravi: << Sappiamo quanto è difficile agire oggi in
difesa della moralità; non se ne uuole nemmeno seritir
parlare. Ma noi non potrenw rimanere indifferenti e
silenziosi. Coloro che amano l'onestà, la purezza, la
dignità della vita, devono sapere che noi siamo con
loro solidali l>.
Nel nome santo
e forte di Cristo
La parola del Papa era venuta a confermare le
preoccupazioni, i problemi, le soluzioni concrete e
le direttive pratiche che i Vescovi avevano studiato
a lungo durante la loro Assemblea.
Quando Paolo VI all'inizio dell'udienza era en-
trato nella Sala Clementina, i Vescovi in piedi lo
avevano accolto con il canto del "Credo"; in quella
professione di fede essi rappresentavano i fedeli di
tutte le diocesi d'Italia. Alla fine, il Papa benedisse
i Vescovi, e con essi le loro diocesi, (( nel nome santo
e forte di Cristo ».
D'ora innanzi i Vescovi italiani terranno ogni
anno la loro Assemblea generale, e i cattolici - per
usare ancora le parole di Paolo VI - {( guarderanno
stupiti e felici a questa novità che l'Assemblea rap-
presenta, e alle promesse che essa racchiude».
Ora le direttive del Papa attendono di essere at-
tuate, i programmi approntati dai Vescovi vanno
realizzati punto per punto, da parte delle commis-
sioni di studio, dei comitati, dei sacerdoti, dei reli-
giosi, dei fedeli, di tutti, «nel nome santo e forte di
Cristo>>.
6

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EDUCHIAMO
COME DON BOSCO
Educateli ad amare il Papa
La sera del 13 maggio 1887 Don
Bosco si presenta in udienza al papa
Leone Xlii. Il Pape gli muove incontro
sorridendo. Fa un cenno a monsignor
Della Volpe che gli avvicini una sedia.
La sedia era a una certa distanza; il
Papa la tira a sè, vi fa sedere Don
Bosco, lo prende per mano e strin-
gendogliela amabilmente:
- Oh, caro Don Bosco, - gli do-
manda, - come state? Come state?
E dopo una breve pausa:
- Don Bosco, - prosegue il
Papa, - forse avete freddo, non è
vero 7
Va al suo letto. ne scosta le cortine,
ne toglie un plafd copripiedi: - Ve-
dete, - continua - questo bel tap-
peto d'ermellino, che mi fu regalato
oggi per il mio giubileo sacerdotale 7
Voglio che voi siate il primo ad ado-
perarlo. - E con tutta grazia glielo
accomoda sulle ginocchia. Poi torna
a sedersi, riprende a stringergli la
mano e continua il colloquio.
Don Bosco con un nodo di com-
mozione alla gola risponde:
- Sono vecchio, Padre santo, ho
72 anni: questo è il mio ultimo
viaggio e la conclusione di tune le
mie cose.
Quell'ultimo incontro di Don Bosco
cQn il Papa era come la più bella
conclusione di tutta una vita spesa
per educare I giovani all'amore al
Papa e alla Chiesa. Quando Pio IX
era dovuto andare esule a Gaeta,
Don Bosco gli aveva inviato una let-
tera commovente e una offerta di de-
naro raggranellato con il sacrificio
personale di ognuno dei suoi birichini.
Quel dono fece venire le lagrìme agli
occhi del Papa. Don Bosco era solito
dire a tutti senza rossore e senza paura,
anzi con orgoglio: , /o sono con il
Papa, e con il Papa intendo rimanere
da buon cattolico fino alla morte».
Quell'insegnamento venne da lui
instillato a tutti i ragazzi.
Il defunto cardinale Augusto Hlond,
primate di Polonia, saletiano, l'aveva
talmente assorbito fin da fanciullo che
le sue ultime parole prima di morire
furono queste: «Sono stato sempre
fedele alla Chiesa; ho sempre obbe-
dito al Papa, perchè vedevo in lui il
Vicario di Cristo in terra». E con un
ultimo filo di voce al suo segretarlo
don Baraniak, oggi arcivescovo di
Poznan, sussurrò: « Di' al Santo
Padre che gli sono stato sempre fe-
dele».
* Occorre, come Don Bosco,
educare I ragazzi ad amare Il
Papa perchè il Papa è il " dolce
Cristo in terra".
Il nostro Fondatore, per confessione
di profani e liberali del suo tempo
ebbe , l'arte di innamorate del Pa -
pato più di mille maesttl e/etica/i e di
mille giornalisti cosi deui cattolici coi
loro eccessiJJ. L'immortale Pio Xl ri-
cordando il suo personale incontro
con Don Bosco, affermava II d'aver
potuto leggere nel suo cuore, come
al di sopra di ogni gloria egli poneva
quella di essere il fedele servitore di
Gesù Cristo, della sua Chiesa, del
suo Vicario ,.
Nel 1867 in occasione del XVIII
centenario del martirio di San Pietro,
ripubblicò la vita del Principe degli
Apostolì, scrivendo nel proemio: «Co-
minciando dal regnante Pio IX, noi
andiamo dall'uno alraltro Pontefice
fino a San Pietro, fino e Gesù Cristo.
Perciò chi è unito al Papa i] unito con
Gesù Cristo. e chi rompe questo IB-
game fa naufragio nel mare burra-
scoso dell'errore e si perde eterna-
mente 1.
Occorre, come Don Bosco,
educare i ragazz.i ad amare Il Papa
perch6 Il Papa 6 la guida infalli-
bile. L' uomo ha estremamente biso-
gno di una guida sicura, altrimenti
non trova le strada che lo conduce a
Dio. La Chiesa infallibile ci è stata
data come madre e guida. Essa pro-
cede come una nave sul mare. Al ti-
mone di quella nave c'è il Papa, che
è infallibile quando tratta della dot-
trina della salvezza.
Don Bosco in un sogno meravi-
glioso vide al comando della nave
ammiraglia della Chiesa il romano
Pontefice, che guidava tutta la flotta
in mezzo agli attacchi dei nemici. E
fu la vittoria. La nave ammiraglia andò
ad ancorarsi tra due altissime colonne
granitiche che sorgevano in mezzo al
mare. Su di una, dominava la statua
dell'Immacolata e alla base si leggeva
la scritta latina «Ausiliatrice dei Cri-
stiani». Sull'altra colonna, più alta e
più massiccia. raggiava un'Ostia, e
sotto vi si leggevano le parole latine:
, Salvezza dei credanti1 .
Questo spiega perché Don Bosco
ripeteva frequentemente ai suoi ra-
gani e ei suoi salesiani: , Amiamoli
i romeni Pontefici e non facciamo di•
stinzione del tempo e del luogo in cui
parlano: quando ci dllnno un consi-
glio, e plu ancora quando manife-
stano un desiderio, questo sia per noi
un comando ».
7

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IL RETTOR fflAlililORE
DELLA SPAliDA
E DEL PORTOliALLO
Con un linguaggio colorito un
giornale madrileno ha chiamato il
rapido giro del Rettor l\\Iaggiore
per la Spagna e il Portogallo un
viaggio matador, non tanto per
i viaggi (che furono tutti aerei)
quanto per la catena ininterrotta
di incontri, conferenze, dialoghi
con i confratelli visitati.
A Madrid e nella zona di Ma-
drid potè incontrarsi e parlare
con 1035 confratelli, a Siviglia
con 476, a Lisbona con r68, a
Barcellona con 543. In tutto 2222
confratelli. Lo scopo di questi
incontri era ben definito: non si
trattava di fare visite, sia prue
con tutte le manifestazioni care e
piacevoli che accompagnano la pre-
senza del Superiore, ma di incon-
trarsi con i confratelli, parlare,
dialogare con essi. In programma
c'erano soprattutto gli incontri con
i salesiani che hanno responsabilità
di governo, sia nella Spagna che
nel Portogallo, e specificatamente
con gli ispettori, i consiglieri ispet-
toriali, i direttori di ogni ispet-
toria: inoltre gli incontri con i
salesiani in formazione e con i
confratelli che si tro,·avano nelle
quattro zone visitate: Madrid,
Siviglia, Lisbona, Barcellona.
« Il mio viaggio - ha detto lo
stesso Rcttor l\\laggiore a un in-
tervistatore di Barcellona - rim-
ira nel proçramma di visite a di-
versi punti del mondo salesiano,
per i11contrarmi con il maggior
n11mero possibile di sale.ia11ì. Questi
incontri 1111·ra110 a facilitare lo rool-
gimento della missione che la Chiesa
affida ai figli di Don Bosco in
questo straord,:nnrio mome11to post-
connciliaprreob•·lema centrale trattato
dal Rettor l:\\Iaggiore in questo
suo viaggio è stato quello del rin-
novamento. E~li si era prefisso di
dialogare sugli elementi essenziali
e autentici del rinnovamento vo-
luto dal Concilio e dal Capitolo
Generale. Sono state conferenze
di ore e ore, seguite da dialoghi
con ogni categoria di salesiani, e
tutti hanno mostrato un desiderio
vivo, una soddisfazione evidente
di sentire direttamente dal Padre
e attraverso un dialogo familiare
con lui, cose che già in qualche
modo conoscevano, ma che, udite
dalla viva voce del Successore di
Don Bosco, apparivano in una
luce nuova e in tutta la loro im-
portanza.
E appunto perchè lo scopo del
viaggio era eminentemente di la-
voro, noi sorvoliamo sugli onori
resi al Rettor :\\1aggiore negli ae-
roporti e nelle città visitate, sui
ricevimenti, sulle visite fatte e
ricevute, sui servizi della televi-
sione, della radio e dt>lla stampa.
Dovunque don Ricceri è stato
accolto non solo con gradimento
e simpatia, ma con entusiasmo.
11 canto «Don Bosco ritorna »
scandito a suon di banda da po-
tenti masse ~iovanili, è assurto al
significato d1 simbolo: era Don
Bosco che, dopo 81 anni, ritor-
nava nella persona del suo sesto
Succ.essore nella sua cara e fede-
lissima Spagna.
Anche le doti personali del
Rettor Maggiore banno contri-
buito ad accrescere interesse al
fatto della sua presenza: i gior-
nali furono unanimi nel rilevarlo.
Il Tele-E.xpres di Barcellona
presentava un profilo del Padre
Ricceri, sessage11ario, ma ancora
pie110 di vivacità e di nerbo i11tel-
lettuale 11. Il Diario di Barcel-
lona• del 13 aprile scriveva:
f La personalìtà del Padre Luigi
Ricceri è molto distinta e la sua
figura suscita simpatie istantanee
per l'i11tellige11te bontà che ir-
radia•·
LA SPAGNA
AL PRIMO POSTO
«Nel complesso dell'Opera sale-
siana - ha dichiarato il Rcttor
Maggiore in una intervista - la
Spagna rappresenta un elemento di
primaria importa11za : posso alfer-
marlo con frtlta certezza. 1 anto
per il munero di vocazioni, qua,1to
per la straordinaria qrtalità; spe-
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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11 sesto Successore di Don
Bosco don Luigi Ricceri, in
un giro di nove giorni attra-
verso la penisola Iberica, si
è incontrato con oltre 2200
c.onfratelli e ha riunito i di-
rigenti salesiani (ispettori,
consiglieri ispettoriali e di-
rettori) per dialogare con
essi sul rinnovamento del
post-Concilio e del post-
Capitolo Generale e dare di-
rettive per il fiorire cre-
scente delle Opere salesiane
della Spagna e del Portogallo
cial~nente per le vocazioni missio-
narie».
Le opere salesiane della Spa-
gna, che nel 1957 erano 97, at-
tualmente sono 167, divise in 7
ispcttorie. I salesiani spagnoli
- novizi compresi - sono 3319.
I figli di Don Bosco sono giunti
nella Spagna nel 188L e nel 1886
ebbero l'onore di una visita dello
stesso santo Fondatore. La prima
scuola professionale fu fondata in
Barcellona nel 1884. Oggi i sale-
siani nella Spagna hanno 50 scuole
professionali proprie, ufficialmente
ricor,osciute, e dirigono le <t Uni-
versidades Laborales » di Sivi-
glia e Zamora, tre grandi Scuole
ddl'Opera Sindacale e otto Centri
delle Deputazioni Provinciali, tra
i quali i grandiosi complessi del
(( San Fernando>) dj Madrid e
degli «Hogares Ana Mundet 1> di
Barcellona.
A riconoscimento e premio di
questo lavoro sociale che si svolge
da 80 anni, l'indimenticabile Papa
Giovanni, a richiesta del Governo
spagnolo, nominava San Giovanni
Bosco celt>ste Patrono di tutte le
Scuole di Formazione Professio-
nale e Industriale della Spagna.
Un indice eloquente del fiorire
dell'Opera di Don Bosco nella
Spagna è quello delle vocazioni.
Lo ha rilevato il Rettor Maggiore
in una intervista a Madrid: (< Seb-
bene anche noi - ha detto -
S alamanca (Madrid) Sopra: I 150 chierici salesiani studenti
di 1eolo9ia, fedeli a uno simpatica tradizione di famiglia, hanno
subito familiarizzalo col Successore di Don Bosco. Sotto: Il
Renor Magnifico della c,,lebte Università Canolica di Sala-
manca porge al Retlor Maggiore romagglo del Corpo accade-
mico e degli studenii

2.2 Page 12

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nell'insieme notiamo gli efjetti di
quella che si chiama crisi di voca-
zùmi, c'è da dire che per noi essa
non è tanto sensibile; anzi in alcune
parti del mondo abbiamo un con-
solante rifiorire di vocazioni... La
Spagna in questo occupa il primo
posto. Basti dire che quest'anno i
novizi salesiani spagMli sono 335,
mentre dieci anni Ja erano 2r5. Il
diagramma delle vocazioni nella
Spagna è ascendente, anche se af-
jwrano fattori che potrebbero di-
minuirle col tempo >>.
APERTURA CORAGGIOSA
MA FEDELTA
ALLA TRADIZIONE
La prima tappa del Rettor
Maggiore fu nella capitale. «ln-
com~arabile - scrive un testi-
momo - lo spettacolo dei dieci-
mila allievi dei vari istituti di
Madrid riuniti insieme nel col-
legio di Atocha per rendere omag-
gio al Rettor Maggiore 1>. Un loro
rappresentante ba detto: « Vole-
vamo conoscerla. Abbiamo tante
cose da dirle: la prima è che siamo
a sua disposizione perchè sappiamo
che lei ama i giovani e che ama
concretamente i giovani di oggi; li
ama perchè li vuole migliori: più
dinamici, più apostolici, più. quali-
ficati, più crùtianamente giovani.
Per questo noi la eleggiamo come
nostro capo e maestro della nostra
giovinezza... >>.
Nominava quindi a uno a uno
i dieci collegi di Madrid. Si vede-
vano allora i folti gruppi rispon-
dere alla chiamata sventolando un
candido fazzoletto, tra grida di
entusiasmo e di gioia. Alla fine
tutti i diecimila giovani presero
a sventolare insieme il fazzoletto
scandendo un nome che in quel
momento apparve davvero fati-
dico: "Don Bosco!".
La risposta del Rettor Maggiore
aççrebbe il loro entusiasmo. << Esi-
ste - disse richiamando le parole
di Paolo VI - una vocazione pro-
pria dei giovani, quella di farsi
promotori coraggiosi e ru11wrosi
de/l'ideale. E l'ideale unico, vero,
non deludente per tutti, oggi, è
solo Gesù, perchè Egli è gioia, Egli
è pace. E oggi il mondo ha bisogno
di gioia e di pace, più dell'aria che
respira 1>.
Da Madrid, a Salamanca. Qui
altre migliaia di giovani dei tre
collegi della città inneggiano al
Successore di Don Bosco, riuniti
nel grande «Teologado ». E poi
ecco i 150 studenti di teologia con
i salesiani delle tre case, ad ascol-
tare il Rettor Maggiore. La sua
fu una parola di bontà e di inco-
raggiamento, ma fu soprattutto
un programma di rinnovamento
sulla base degli insegnamenti del
Concilio e del Capitolo Generale.
Ai chierici teologi in partico-
lare disse: «Siete l'oggetto delle
nostre grandi speranze, ma anche
delle nostre çra11di ansie. La Con-
gre,gazione fra qualche anno sarà
nelle vostre mani. Come avverrà
questo trapasso? "Rinmvamento"
è parola che galvanizza, ma spesso
travolge e sconvolge i giovani. Il
rùmovamento è necessario, ma co-
me? quale? Voi certamente anelate
al rinnovamento autentico, e quindi
fecondo : rinnovamento autentico del
Concilio autentico, rinnovamento au-
tentico del Capitolo Generale au-
tentico; non quello che attinge ad
autori privati, spesso impromoisati,
impreparati. Questi non sono Con-
cilio. Purtroppo si può essere tratti
in inganno da fosforescenze. Aper-
tura coraggiosa quando questa co-
strttisce; difesa della tradizione
quando essa è linfa vitale che pro-
viene da sorgente vitale... >>.
Più tardi tenne anche una con-
ferenza-dialogo ai chierici di Gua-
dalajara. «Pensate - disse loro -
quanto e quale magnifico lavoro vi
si prospetta. Preparatevi! Attrez-
zatevi in questi anni preziosi. Vi
attende una palestra appassionante:
preparare dei lieders per la Chiesa,
per la Spagna. Ma per questo do-
vete rinnovarvi veramente e con-
vincervi che questo stupendo lavoro
frutterà sui giovani in proporzione
di quello che voi darete, ma più
ancora di quello che voi sarete.
I gi-Ovani esigono che voi siat.e quali
essi vi sognano : testimoni auten-
tici del Dio vivente, copie vive del
loro amico e padre Don Bosco.
Non deludeteli! 1>.
I GIOVANI : PRIMAVERA
DELLA CHIESA
Da Madrid, in volo, a Siviglia.
Qui si rinnova la gioia, l'entusia-
smo di Madrid. Altre migliaia di
giovani che acclamano al Succes-
sore di Don Bosco e ascoltano la
sua parola:
4 Vengo a voi, cari giovani, con
il cuore traboccante di gioia, starei
per dire, primaverile. Com'è bella
e varia la vostra primavera anda-
lusa! Essa si ripete ogni a,mo con
la magia dei· suoi colori e con la
ricche:;:za delle sue promesse nei
vostri campi, negli ubertosi vigneti,
nella vostra terra incantata. Non
è difficile in questo momento ripe-
tervi dal profondo del cuore le
parole del vostro squillante inno :
voi siete "la primavera d.ella Chie-
sa"; da. voi, infatti, come da tutte
le primavere, dipend.e "l'avvenire
della Spagna". Sl, voi siete la
primavera della Chiesa. Cosi vi ha
sentiti il Co11cilio, così vi sente tut-
tora il Papa. per voi, giovani,
- dice il Messaggio Conciliare -
per voi soprattutto che la Chiesa
con il suo Co11cilio ha acceso una
luce". È a voi che rivo{ge l'invito
di costruire ne/I'e11tusiasmo u,z mon-
do migliore dell'attuale•>...
TI Rettor Maggiore viene quindi
accompagnato nell'accogliente Ca-
sa di Esercizi dei .PP. Gesuiti,
dove s'incontra con i direttori
delle ispettorie di Cordoba e di
Siviglia, che hanno appena ter-
minato gli Esercizi Spirituali, e
bevono avidi le direttive del Suc-
cessore di Don Bosco:
(( Rinnovamento : è volontà del
Co11cilio come della Congregazione.
Rinnovamento : non rifiuto e con-
danna del passato, ma riconosci-
mento dei "segni dei tempi". La
Co11gregazio11e mm si può anestare,
sente ,·z bisogno di scrollare da sè
il superfluo, di riconoscere le even-
tuali scorie, accetta il nuovo che
la ringiovanisce realmente, inte-
riormente, e ne rinvigorisce l'azione
apostolica oggi; ma non abbando-
nerà mai l'acqua della sua sorgente,
per acque amare di cisterne b.
1n serata il Rettor Maggiore
visita J' << Universidad Laborah,
l'imponente scuola di meccanica,
elettronica ed elettromecc.anica che
il Governo spagnolo ha affidato
ai salesiani. V1 sono raccolti oltre
1200 aJlievi convittori, divisi in
gruppi con cappella, scuole, sale da
gioco, refettori distinti. Immensa la
sala macchine, lunga 160 metri. Al-
l'agape fraterna il gruppo folclo-
10

2.3 Page 13

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nsttco dei corsi superiori, com-
posto di oltre trenta elementi in
costume, eseguisce impeccabil-
mente una "rondalla" andalusa.
Il 9 aprile la gioia di avere il
Successore di Don Bosco con
loro tocca agli studenti teologi
dell'ispettoria di Siviglia e di Cor-
doba, a Sanlucar La Mayor. T ra
di essi i più felici sono i sacerdoti
novelli, che possono concelebrare
col Rettor Maggiore.
f?, PORTOGALLO FEDELE
Il 10 aprile all'aeroporto di Li-
sbona il signor don Ricceri trovò
un foltissimo gruppo di salesiani
venuti da tutte le case del Porto-
gallo e dell'Oltremare (ce n'erano
anche da Timor, da Mozambico,
da Capo Verde!), di Figlie di
Maria Ausiliatrice, di Coopera-
tori e di Exallievi. La TV quella
sera offrì ai telespettator i un ben
riuscito servizio stù Superiore dei
Salesiani.
All'assalto dei giornalisti il Ret-
tor Mag~iore risrose con qursta
dichjarazione: ~ / 1rwtivo della mia
ve,iuta in Portogallo è quello di
promuovere un incontro con i diri-
genti salesiani portoghesi, perchè la
nostra Congregazione è impegnata
in un'opera di revisione e di rùmo-
vamento alla quale tutti dobbiamo
collaborare. Lamento di avere così
poco tempo per rimanere tra di 1.•oi.
AL Portogallo dooe fioriscono tante
nostre Opere, nel continente come
nell'oltremare, doorei dedicare mag-
gior tempo. Ma conto di potermi
fermare più a lungo ritornando tra
'voi per il cinquantenario di Fa-
tttna >>.
Il giorno stesso tenne conferenza
ai consiglieri ispettoriali, ai diret-
tori e a tutti i confratelli. L'n con-
celebrò nel magnifico Santuario
di Maria Ausiliatrice, quindi volle
far passare qualche ora di letizia
salesiana agli studenti di filosofia
e ai novizi di Manique e ai sale-
siani di Estoril. Fece pure visita
alle Fi~lie di Maria Ausiliatrice.
Sull'mcontro di don Ricceri con
i salesiani portoghesi ecco una
rapida nota del segretario: «Por-
togallo fedele, confratelli uniti, sa-
crificati: si mangiavano con gli
occhi il Rettor Maggiore e beve-
vano con gioia avida tutte le pa-
Madrid - Sopra: Il Rettor Maggiore invita i diecimila giovani
riuniti nel Collegio di Atocha a farsi " promoton coraggiosi e
rumorosi dell'Ideale cristiano". S0110: Gli allievi salesiani di
Madrid, mentre il compagno loro interprete dice al Reltor Mag-
giore: "Volevamo conoscerla. Abbiamo tante cose da dirle.....

2.4 Page 14

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Lisbona - Don Riccerl tra i ragazzi del Portogallo, che
l'hanno raliegrato e commosso con la loro espansiva cordialità
role del Superiore. C01mnoventi
e traboccanti di sentimento, i canti
eseguiti in massa dai confratelli
giovani e anzi.mii. Al canto di
"Don Bosco ritorna", tradotto in
portoghese, e dell'inno alla Casetta
dei Becchi, composto dal compianto
mons. Cimatti, il Rettor illaggiare
non riuscì a trattenere le lacrime,
tanta era la spontaneità dell'esecu-
zione i>.
cc VOGLIAMO
RINGRAZIARE
DON BOSCO »
Il 12 apriJe a Barcellona-Sarrià
si rinnova lo spettacolo di Madrid
e di Sivi~lia: migliaia e migliaia
di giovam raccolti nel vasto cor-
tile, osannanti al sesto Successore
di Don Bosco. Quando il Rettor
Maggiore risponde al saluto, l'en-
tusiasmo va alle stelle.
(I Noi gfovani di oggi - aveva
detto uno di loro - amtmti di ciò
che è moderno, della velocità, della
libertà, di ciò che è autentico, vo-
gliamo ringraziare D011 Bosco del-
l'esempio che ha dato ai giovani del
suo tempo, per i quali è sempre
stato l'amico che comprende e il
padre che guida. Per questo ap-
punto i giovani di quel tempo
hanno amato Don Bosco. La ra-
gione è unica : Don Bosco ha avuto
fiducia 11ei suoi giovani•>.
A questo saluto giovanile don
Ricceri rispose con parole vi-
branti di giovinezza: A << voi che
occupate il posto di quei giovani
che 80 anni fa han110 accolto Don
Bosco qui a Barcellona tra evviva
e applau.si, affido u,1 ideale con le
parole stesse del Concilio : Siate
generosi, puri, rispettosi, sinceri.
Costruite con entusiasmo un mondo
migliore dell'attuale. Per questo la
Chiesa vi guarda con fiducia e
amore. Questo luminoso programma
ve lo affida anche il sesto successore
di D011 Bosco, per fare della gio-
ventù di ,iuesta terra spagnola, una
gioventrì portatrice di un messaggi()
di luce, di gioia, di pace, come lo
chiede il Co11cilio, come sempre l'ha
voluto Don Bosco ».
Nel pomeriggio il Rettor Mag-
giore visita il nuovissimo Studen-
tato filosofico di Sentmenat (Bar-
cellona) e parla ai chierici. La
sera stessa è allo Studentato Teo-
logico di Barcellona-Horta, e tiene
ai c20 chierici teologi conferenza
sull'attualità della vocazione sale-
siana, seguita da relativo dialogo.
1h RICORDAVA LA VISITA
DI DON BOSCO
Il mattino del 13 aprile pre-
siede le riunioni dei Consiglieri
ispettoriali al Tibidabo, dove a
mezzogiorno offre ai novelli sa-
cerdoti dello Studentato la gioia
di concelebrare con il Successore
di Don Bosco nel Tempio Na-
zionaleEspiatorio del Sacro Cuore.
In chiesa, perfezione di canti e
di cerimonie, clima di fervore nei
celebranti e nella folla delle rap-
presentanze; a mensa, gioia, mu-
sica, canti e le graziose danze
degli aspirantini del. Tibidabo.
In serata parla ai salesiani riu-
niti nell'Auditorio degli «Hogares
Ana Mundet >>, una bellissima
opera affidata dalla Provincia ai
salesiani. Commovente il canto
della Salve Regi11a nell'immensa
chiesa del complesso, presenti mi-
gliaia di assistiti. Cena a Barcel-
lona-Horta con uoo allievi.
L 'ultimo giorno, 14 aprile, volle
concelebrare con tutti i direttori
delle ispettorie di Barcellona e di
Valenza nella chiesa di Barcel-
lona-Sarrià, la seconda casa fondata
da Don Bosco in terra spagnola.
Nota commovente: ad assistere
c'era la veneranda signora An-
geles Mard-Codolar, discendente
della famiglia dei primi benefat-
tori di Don Bosco e fondatrice
dello Studentato Teologico. Essa
ricordava la visita fatta da Don
Bosco 81 anni prima, nel 1886.
Altro ir,contro graditissimo a
don Ricceri fu quello con l'arci-
vescovo mons. Marcelino Olae-
chea, venuto espressamente a Bar-
cellona per salutarlo. Anche alle
Figlie di Maria Ausiliatrice il
Rettor Maggiore volle dare la
consolazione di udire la parola
del Successore di Don Bosco.
Prima di lasciare la Spagna ra-
dunò i direttori delle due ispet-
torie nominate e tenne loro una
conferenza fiume. Essi non l'avreb-
bero più lasciato partire!... Senti-
vano in quell'ora di distacco un
sentimento comune a tutti i suoi
figli della Spagna e del Portogallo:
il dispiacere che la visita fosse stata
troppo breve.
La sera stessa del suo ritorno
a Torino, volle dare la "buona-
notte" ai confratelli di Valdocco.
«Sarete desiderosi - disse tra
l'altro - di sapere come i nostri
confratelli spagnoli e portoghesi
hanno accolto la parola del Retlor
Maggiore. Ecco: hanno mostrato
una grande disponibilità, un desi-
derio vivo di sentire molte cose; lo
si vedeva, lo si sentiva attraverso
i lunghi, interessantissimi dialoghi...
Hanno c<nnpreso che il postconcilio
e il po.ìtcapitolo non sono un corteo
trionfale, ma un cammino piuttosto
duro, difficile, aspro, molto arric-
chente ma molto impegnativo. P:
necessario quindi rimboccarsi le ma-
niche e mettersi al lavoro httti
uniti, tutti correspomahili, tutti
desiderosi di coilaborare efficace-
mente, nello spirito di Don Bosco
e seguendo le direttive del Papa,
alla costruzùme della Chiesa del
dopoconcilio ~.
12

2.5 Page 15

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Confezionò
alla santita
l'abito
della cortesia
San Francesco di Sales è
il genio che ha reso ama-
bile la vita devota e ha co-
struito la strada più agevole
per raggiungere la santità
I primi cristiani si preparavano al martirio cruento,
che attendevano q_uale coronamento della loro vita
di eroica testimoruanza. Quando la Chiesa ebbe la
libertà, gli anacoreti con la loro vita di rinuncia
totale intesero sostituire al martirfo cruento un mar-
tirio incruento. Il Medioevo con la sua ascetica del
distacco e della fuga dal mondo vide la santità ri-
fugiarsi nei monasteri e, anche quando San Fran-
cesco d'Assisi l'accompagnava in mezzo alle folle,
t'SSa non si staccava dall'austerità e sceglieva i
sentieri impervi della rinuncia incondizionata.
San Francesco di Sales confezionò alla santità
l'abito della cortesia, la introdusse anche nei salotti
e la presentò con tratti, con gesti, con parole, con
voce sprigionanti simpatia.
Ecco la logica con cui rese fa vita devota amabile
e accessibile a tutti. San Paolo dice: «Se distribuissi
anche tutti i miei bf"ni ai poveri e dessi il mio corpo
a esser bruciato, se non ho la carità, tutto questo
non mi giova a nulla o.
San Giovanni a sua volta annunzia:« Dio è amore:
e chi sta nell'amore sta in Dio e Dio sta in lui •>.
San Francesco di Sales deduce: <1 Se la santità è
intimità con Dio, questu intimità vive e prospera
solamente nell'amore. Il primato dunque non spetta
all'austerità, ma alla carità. Io potrei anche subire
il martirio, ma, se esso non è vivificato dalla carità,
si nullifica >>.
L'unità di misura della santità non è data dalla
mortificazione, ma dall'amore. Il cristiano si santi-
fica a misura che ama e, quanto più ama, tanto più
gli diventa leggera la Croce, la quale santifica perchè
porta l'Amore crocifisso. La croce con Gesù è un'ala,
senza Gesù è un semplice strumento di tortura.
La strada che dal dolore s;;,le all'amore è troppo
ripida; invece è molto agevole ìl sentiero che dal-
l'amNe scende al sacrificio.
<< Se anche mi strappaste
un occhio... »
Prima o poi l'anima amante del Signore sentirà
bisogno di sacrificarsi. Ma l'amore di Dio come si
manifesta? Se il Padre nostro, che è in noi, ha i
figli sulla terra, il miglior modo per esprimergli
l'affetto è amarne i figli, che sono accanto :i noi
13

2.6 Page 16

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e con noi fanno qualche tratto di strada alla ricerca
del bene comune.
Se siamo misticamente uniti nell'unità del Corpo
mistico, la maniera più semplice per amare il Capo
invisibile è essere cortesi con le sue membra visi-
bili. La santità ha un punto di partenza e un punto
d'arrivo: il punto di partenza è amare il prossimo
come noi stessi; il punto di arrivo è amare i nostri
compagni di viaggio come li ha amati Gesù..
Questo è l'imperativo categorico della santità:
«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il ti,o cuore,
con tutta l'anima tu(l, con tutta la tua mente... amerai
il prossimo tuo come te stesso ~- «Vi do un nuovo
comando : che vi amiate l'un l'altro come io ho amato
VOI».
San Francesco di Sales insegnava e faceva . È
rimasta celebre la risposta che diede a un avvocato
che si ostinava a odiarlo per presunti torti ric~vuti:
« Se anche mi strappaste un occhio, io continuere.i a
mirarvi amorosamente con l'altro>>.
Se il mio fratello ha il dovere d'amarmi, io, per
esprimergli il mie> affetto, non potrò escogitare un
altro mrtodo più effic.ace di questo: facilitargli il
compito. Per il fatto che il mio compagno di strada
per salvarsi e per santificarsi deve amarmi, io non
potrò fargli un dono più grande di questo: rendere
facile il suo obbligo essenziale, che consiste nel do-
vere d'amarmi. Siamo al nucleo dell'intuizione di
San Francesco di Sales. Come potrò facilitare l'im-
perativo divino dell'amore? È molto semplice: ren-
dendomi amabile.
Conclusione solare: io mi santifico a misura che
mi rendo amabile per amore di Dio. La carità così
fiorisce in cortesia. Il Santo della dolcezza avanza
nei giardini fioriti della vita devota e si domanda:
esiste un metodo facile per rendersi amabile? . E
risponde: la società viene facendo mille e mille
esperimenti per rendere più gradita la convivenza;
poi fissa, sotto forme di norme, gli esperimenti me-
glio riusciti; l'insieme di queste norme costituisce
il codice delle belle maniere, il galateo. Siamo giunti
al centro del giardino incantato di San Francesco
di Sales: per renderci amabili dobbiamo praticare
con garbo, con dolcezza e con prrfezione il galateo.
La santità ha un corpo e un'anima, il corpo è il
galateo, l'anima è la carità. La formula della santità,
perciò, è assai semplice: galateo più carità uguale
santità. U galateo senza carità può formare, tutt'al
più, un galantuomo; la carità senza galateo dà un
cristianesimo acerbo. La carità, vivificando il ga-
laleo, genera il santo dall'umanità matura e perciò
gustosa.
La santità di un cristiano scostante, se è autentica,
è per lo ineno acerba. La santità matura, invece, ha
un sapore umano, un sapore cristiano e un sapore
di casa, perciò è deliziosa.
<i Abbiate somma cura -- scriveva alla signora di
Brulart - di non recar molestia al marito o agli
altri di famiglia con lo stare troppo in chiesa o la-
sciando che la casa vada come vuole... Voi non sol-
tanto dovete essere divota e amare la divozione,
ma dovete renderla amabile a ciascuno. E la ren-
derete amabile se la renderete utile e piacevole. l
malati ameranno la vostra divozione se da voi cari-
t~tevolment~, consolati; la vostra famiglia, se vi
riconosce p1u curante del bene; vostro marito, se
vede che quanto più cresce la vostra divozione,
tanto più siete buona verso di lui. Insomma bisogna
rendere, fino a che ci è possibile, la nostra divozione
attraente i>.
È ciò che faceva lui stesso in forma cosi perfetta
che San Vincenzo de' P aoli potè esclamare: «Come
siete buono, mio Dio I Mio Dio, come siete buono,
se in Monsignor Francesco di Sales, vostra creatura,
vi è tanta dolcezza e bontà I>>.
La santità nei salotti
La santità sta bene sul Gc_,lgota, nel deserto, nel
monastero, in chiesa e anche... nel salotto. E San
Francesco di Sales alla signora devota, con la Sl'.la
voce flautata è capace di esprimersi in questi ter-
mini: «Signora, tenga presente che lei è la presen-
tatrice di Gesù, l'annunciatrice della buona novella
e, perciò, deve essere simpatica; deve prestare la
sua simpatia a Gesù. Si ricordi che il messaggio si
colora della simpatia di eh.i l'annuncia. Lei deve
annunciare a suo marito, ai suoi figli e agli amici
di casa sua, ogni giorno, la buona novella e perciò,
ogni giorno, lei deve essere simpatica>>. E poi, sot-
tolineando le sue parole con uno dei suoi arguti
sorrisi, aggiunge: << Da signorina si fece bella e sim-
patica per avvincere quel giovanotto che oggi è suo
marito; da signora, deve conservarsi graziosa e
amabile per facilitargli i compiti di marito e di pa-
dre. Non si dimentichi che il cilicio piu pungente,
e forse più meritorio, è dato dalla costanza del suo
sorriso! >>.
All'uomo, specie se giovane, San Francesco di
Sales presenta cosi la santità: «Per amore di Gesù,
sviluppa armonicamente tutte le doti, di cui il Si-
gnore è stato generoso con te. Cura il tuo corpo
con gli esercizi fisici e sia ben venuta anche la scherma
[oggi direbbe lo sport], purchè il tuo corpo sia ro-
busto, armonicCl e, soprattutto, docile allo spirito.
Arricchisci la tua mente di scienza, riempi il tuo
cuore di sapienza per rendere la tua città più abi-
tabile e la tua compagnia più gradita ».
Con questo messaggio San Francesco di Sales
diventa il santo dell'umanesimo che Paolo VI defi-
nisce plenario. «O umanisti, la santità per voi è a
portata di mano - esclama San F rancesco di Sales ~
basta che vivifichiate il vostro umanesimo della ca-
rità di Cristo. Badate bene: nulla dovete sottrarre
alla vostra dottrina umanistica, proprio nulla. Non
si tratta di togliere, ma di aggiungere. Aggiungete
al vostro umanesimo la ùimensione della trascendenza.
È vero: l' uomo è la misura di tutte le cose; ma è
ancora più vero che la misura dell'uomo è Dio, che
è nel cielo tra le stelle e nel vostro animo, tra le vo-
stre id<"e e i vostri affetti >>.
14

2.7 Page 17

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Annacy, la pittoresca cinà della Savoia.
che fu sede vescovile di San Francesco
di Sales. Al centro la Basilica della V,sila-
:iione, che ne conserva le sacre spoglie
Una novità per le Religiose
La santità che presenta San Francesco di Sales
è soprattutto una santità per laici. E per i religiosi
non ha novità? Per le anime consacrate il Santo
ha l'intuizione più bella. Molte giovani dirette da
ltti, sentivano il fascino di Gesù e volevano consa-
crare al Signore la loro vita, praticando i consigli
evangelici. Come regolarsi con queste signorine pro-
venienti, in genere, dalla borghesia, che in quel
tempo era sulla cresta dell'onda? Lasciarle a casa
loro, perchè finissero per diventare le servette dei
nipoti? Era come addossare a queste figliole il peso
della maternità, privandole delle gioie della ma-
ternità. D'altra parte, dove mandarle queste fi-
gliole? Tra le suore dei monasteri penitenti ? ;\\fa
la loro salute reggerebbe? Tra le figlie del suo ca-
rissimo San Vincenzo de' Paoli? 2\\fa le Suore della
carità dovevano essere le serve di Gesù sofferente
tra i poveri. E di serve quelle figlie della borghesia
non avevano i muscoli. Egli allora le raccolse in
una Congregazione dove l'austerità è molto discreta
e la bontà cortese è la regina.
Ecco, in termini nostri, il leil-motiv dei suoi fer-
v9rini, che crearono nella Chiesa uno spirito nuovo
di vita religiosa.
Care figliole, - diceva loro - voi non avete un
fisico robusto per essere le serve dei poveri e dei
malati, neppure siete in grado di essere delle peni-
tentj, però avete un cuore assai sensibile e perciò
molto preparato a comprendere il Cuore di Gesù.
E sapete che cosa Gesù desidera da voi ? Che il
suo amore sia sovrano, assoluto nella vostra comu-
nità. Voi, come i primi cristiani, dovete essere un
cuor solo e un'anima sola. Amatevi con la carità
di Gesù e traducete questa carità con la più sincera
cortesia.
Il vostro tratto, il vostro dialogo, il vostro stile
trovano un modello perfetto nella convivenza pro-
digiosa di cui goderono due amiche predilette dal
Padre celeste. Le conoscete molto bene queste due
donne che hanno mutato il corso della storia. Una
era e rimaneva, nella convivenza, ostens('rio vivo di
Gesù, la Vergine Santa, e l'altra, Santa Elisabetta,
ripiena di Spirito Santo, con le parole e con la vita
proclamava "beata" la Madre di Dio. La convi-
venza di queste due donne era intessuta di cose
piccole e dj carità immensa. Esse si amavano, si
ascoltavano, si emulavano, si servivano, portavano
Gesù in mezzo a loro e si lasciavano guidare dallo
Spirito Santo. Questo mistero di perfetta convi-
venza soprannaturale si chiama Visitazione e per-
ciò, poichè lo imiterete ventiquattro ore su venti-
quattro, vi chiamerete vi:;itandine.
Quando il cuore di Gesù volle una confidente,
scelse Santa Margherita l\\Iaria Alacoque tra q1.1elle
suore che, dietro la guida del loro padre, leggevano
molto bene il poema dell'Amore divino.
Il vescovo di Saluzzo, in un'affabile conversazione,
rivolse questo complimento a San Francesco: <1 Tu
vere Sal es: tu sei veramente sale l}. E San Fran-
cesco, giocando sulla parola "Saluzzo", pronto: «Et
tu Sal et lu."C : e tu sei sale e luce ,1.
San Francesco fu egli stesso sale e luce: fu sale
che rese gustosa la santità è fu luce che ne illuminò
la strada maestra: l'amore.
I suoi scritti e !''irradiazione della sua vita nella
Chiesa operarono il prodigio della pesca miracolosa
della santità. Nel secolo scorso questa spiritualità
generò un grande santo, il nostro Don Bosco e, ai
giorni nostri, è salita sul trono pontificio con Papa
Giovanni.
15

2.8 Page 18

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E sistono ancora i patriarchi,
quegli uomini saggi e antichi,
tutti di Dio, con una missione
speciale ùa compiere, un popolo
da formare e guidare. Don Carlo
Torello, morto nel febbraio scorso
a Latina, apparteneva a questa
specie rarissima di uomini. <i È il
padre spirituale di Latina >>, scris-
sero di lui sul giornale ,, Il i'vles-
saggero >> di Roma, e dissero hene.
Don Torello era stato il primo
parroco della città, e per vent'anni
aveva tenuto saldamente in mano
le redini. deUa sua Yita spirituale.
L'aveva aiutata a crescere.
Dapprima Latina fu città solo
per modo di dire: in quel lon-
tano 1933, quando don Torello ci
arrivò, era già tutta sulla carta,
dise$11ata al mil1imetro nelle mappe
dcgh architetti, ma sulla terra-
ferma era solo un susseguirsi di
cantieri in costruzione, spuntati
dal fango dell'Agro Pontino come
per sortilegio, e formicobrnti di
piccoli uomini affaccendati.
Novecento in tutto, la sua par-
rocchia. IvTa erano cresciuti pre-
sto di numero, sbucati da ogni
dove, giovani desiderosi di met-
tere su casa. Ogni domenica c'era
un'infornata di matrimoni; una
domenica furono 154. I più di
questi giovani erano veneti, sani
e immuni dai bacilli del maltusia-
nismo, e si capisce che presto
gli abitanti a Latina arrivarono in
molti anche dalla... luna!
Una sera all'oratorio salesiano
presero posto sulla grossa giostra
di ferro, insieme con don Torello,
·sei capi famiglia con tutti i rela-
tivi discendenti (i rampolli piu
snelli issati sui tralicci); la giostra
cigolava e gemeva; si contarono:
erano ottanta persone.
Dieci anni dopo il suo arrivo,
gli abitanti di Latina toccavano
15.000; dopo altri dieci anni,
nel 1953, erano 50.000. Il popolo
ormai era costituito, solidamente
installato nella sua terra promessa,
e il patriarca poteva mettersi in
disparte. Era stanco, gli dettero
la cittadinanza onoraria e lo lascia-
rono tranquillo.
Calzò stivaloni
alti sino ai ftanohi
A dire il vero, quella terra pro-
messa, ai suoi inizi, non era af-
fatto desiderabile o invidiabile.
Non scorreva latte e miele, ma
paludi e malaria. Nel luglio del
1933 l\\1ussolini fece visita a quel-
l'abbozzo di città e capitò anche
all'asilo dei bambini, tenuto dalle
Suore Vincenzine Figlie della Ca-
rità; domandò loro se fossero
contente di trovarsi nella nuova
città, ma la superiora rispose con
un poco ossequente 11assig11ore,
spiegando che la popolazione era
senza sacerdoti. La chiesa parroc-
chiale era già pronta, nuova fiam-
mante; le sue ampie vetrate fil-
travano la luce spiovrnte dal cielo,
ma sembrava che nessuno la vo-
lesse. Quello schietto nassignare
smosse le acque. Papa Pio Xl
considerò il gregge senza pastore
di Latina come una spina nel
suo cuore, e scrisse al superiore
dei salesiani don Ricaldone perchè
Yolesse togliergli quella spina. E
don Ricaldone ricorse a don To-
rello.
Lo mandò con queste raccoman-
dazioni: i• Seriedi osserva11za
religiosa, prudenza somma, chiera
accurata e ordinatissima, impor-
tanza grande all'istruzionr reli-
giosa >l. Questo prete monferrino
che nascondeva il grande cuore
di patriarca sotto una scorza rude
come la corteccia delle viti delle
sue colline, gli ubbidì alla
lettera.
Arrivò a Littoria - come si
16

2.9 Page 19

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chiamava in quei tempi - il 28
ottobre; quaranta giorni dopo
prese possesso ufficiale della par-
rocchia. Con stile oratorio va-
gamente in sintonia con i tempi
che correvano, ma con Le idee
della Chic.-sa di Cristo che sca-
valcano i tempi, disse nell'omelia:
«Ecco Ì1l mezzo a voi ii vostro
parroco, il primo di questa terra,
che la vostra f otica diuturna ha
sottrailo ai miasmi pestiferi e ha
restituito alla nuova Italia: terra
benedetta dai vostri rudori, terra
che canta - CQll i suui solchi aperti
per le messi - il più gra11dioso
inno del rnstro lavoro fecondo e
della vostra ùulomita volontà. Fe-
dele al mio ministero, io adempirò
fedelmmte il coma11do di Gesù
Cristo, che 'UUOLe si dia a Cesare
quel che t di Cesare, 11111 anche a
Dio quel rhe è di Dio ». E con
questa franchezza evangelica in-
oominciò.
Trovò i parrocchiani assorbiti
nelle faccende materiali, e troppo
occupati a conquistarsi la terra
per poter guardare al cielo. Capì
che avevano bisogno di una calda
parola di fede, ma che da soli
non sarebbero mai andati a cer-
carla fra le quattro mura della
chjesa, e decise di compjere lui
il primo passo. Calzò stivaloni
alti sino ai fianchi e si avventurò
nel fango, tra le ruspe, le scava-
trici e le pompe assordanti. Andò
come amico, e come amico lo
accettarono.
Piccolo di statura, in apparenza
debole e malaticcio, era in realtà
coriaceo e infaticabile. La ler:::a11a
e la quartana, che non risparmia-
vano le costituzioni piu robuste
e le sgretolavano, ci provarono
anche con lui, ma non lo piega-
rono.
Lo preoccupavano assai più le
difficoltù concrete. La chiesa, bella
fin che si vuole, gli era stata con-
segnata priva di ogni suppellet-
tile. La casa parrocchiaJc era un
povero ambientino a pian ter-
reno, non aveva locali per le as-
sociazioni nè cortili per i giochi
dei ragazzi. I sacerdoti salesiani
che al sabato sera giungevano da
Roma per dare una mano in
parrocchia, non sapevano dove
andare n dormire. Dopo cena ri-
muovevano il tavolo, collocavano
tre brandine nel refettorio e due
nel corridoio d'ingresso, e chi
dormiva dormiva. Il governo aiu-
tava don Torello con un sussidio
di 4325 lire all'anno, ma don To-
rello ne doveva spendere 6200
solo per pagare i viaggi dei sacer-
doti di Roma. Un superiore, an-
dato a fargli visita, osservò ogni
cosa e poi sbottò: «. 1bbiamo $par-
pagliate per il mondo, nei luoghi
più arretrati e perfino nelle fo-
reste, una settanti11a di reside11:::e
missionarie poverissime, ma 11essu11a
di esse si trova così sprovvista di
mezzi per Lavorare tra i giovani•·
Poi aggiunse: e Perchè 11011 scrii•i
a Roma ?,. Don Torello non se
lo fece dire due volte: inviò una
lettera senza complimenti, e ot-
tenne terreno per l'oratorio, at-
tr=ature e giochi.
Oltre alla città che stava sor-
gendo, i cinque salesiani dovevano
badare anche a cinque borghi di-
stanti da sei a dicci chilometri,
abitati soprattutto da coloni ve-
neti. (Perchè i coloni si sentissero
più in casa loro, i borghi porta-
vano nomi delle loro parti, come
Grappa, Sabotino, Carso. Anche
la parrocchia era in qualche modo
veneta, dedicata a San l\\1arco.
Insomma, tutto l'insieme sem-
brava una fetta di \\"eneto trapian-
tata nel Lazio). Per servire pasto-
ralmente tutti i centri, i salesiani
ogni domenica inforcav·ano la bi-
cicletta alle sei del mattino e fa-
cevano la prima sgroppata. Arri-
vati, confessavano, predicavano,
celebravano; poi di nuovo con-
fessavano, battezza,1.1no, celebra-
vano una seconda messa, e tutto
a stomaco vuoto. Ritornavano in
bicicletta, e finalmente pranza-
vano. Subito dopo rimontavano
in sella, e via per il catechismo,
1a predica, la benedizione e le vi-
site ai malati. Era un week-end
faticoso, e don Torello scrisse in
Vaticano per ottenere la conces-
sione di un po' di caffelatte tra
la prima e la seconda messa.
P edalava a tutta birra
Nell'apostolato in bicicletta don
Torello era un asso. Chiamato
d'ur~enza, di giorno o di notte,
parava senza indugio, con qua-
lunque tempo. Un giorno doveva
correre in fretta in uno dei bor-
ghi, mentre soffiava un vento con-
trario fortissimo. Un robusto gio-
Yanotto si offrì di precederlo per
tagliargli l'aria, e <lon Torello ac-
cettò la sua compagnia. P remette
sui pedali e partl a tutta birra,
mentre il vento fischiando tra gli
eucalipti gli gonfiava a campana
la Iun~a talare, e il suo volonte-
roso aiutante, anzichè precederlo,
neppure riusciva a se~uirlo. Ar-
rivarono distaccati, lui fresco e
sorridente, l'altro sfiancato e con
la lingua a ciondoloni.
Intanto le cifre che man mano
scriveva sui registri parrocchiali
lo rincuoravano. Non solo c'erano
molti matrimoni e battesimi, ma
le comunioni salivano con un
crescendo impressionante: 16.000
distribuite durante il primo anno,
50.000 nel secondo, 78.000 nel
quarto, 100.000 nel quinto. l\\lan
mano che proseguiva la bonifica
dell'Agro Pontino anche la boni-
fica spirituale si compiva di pari
passo.
Una cosa don Torello usava
:iltrettanto bene che la bicicletta:
la parola. Fu ottimo predicatore.
Preparava le sue prediche fis-
sando uno schema ordinato, ma
poi, quando si trovava a tu per tu
17

2.10 Page 20

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con i fedeli, sovente gli schemi
andavano a farsi benedire e lui
tirava fuori, dal suo cuore di pa-
dre affettuoso e severo, le idee
incandescenti che sconcertavano
le coscienze e cambiavano le vite.
Sotto la rudr scorza esteriore
era tutto un crepitìo di allegria
e di cordialità. La sera, col bel
tempo, sedeva sulla giostra del-
l'oratorio e intrecciava lunghe gu-
stose conversazioni. Disputava con
i ragazzi interminabili partite a
barrarotta. Tanti a Latina lo ri-
cordano ancora al centro del cor-
tile, veloce, estroso, entusiasta,
spumeggiante, trascinatore. , Gli
man~(ltJa solo la spada, - di-
cono - e poi era w1 piccolo 1\\"a-
poleone •· Fu appassionato dello
sport, e da buon piemontese sim-
patizzò sempre per la sua Juvcn-
tus. Ancora a 81 anni, inchiodato
sulla poltrona a rotelle, si faceva
portare davanti al televisore per
le partite di calcio. Partecipa,·a
con schietto entusiasmo ai film
del Far West, e quando arriva-
vano i "nostri" pestava i piedi e
batteva le mani con lo stesso fer-
vore dei suoi ragazzi. Sul bocca-
scena del teatro ave,·a fatto scri-
,,ere e Divertendomi imparo &, ma
gli fecero notare che avrebbe
fatto meglio a scrivere: « Diver-
tendomi sparo>>.
Dimostrò sempre profonda ca-
rità verso tutti. Pronto com'era
di parola, non parlò mai male
degli assenti e seppe scusare e
perdonare chi non pensava come
lui. Badava poco alle apparenze.
Un giorno una mamma tutta af-
flitta gli domandò se potesse con-
durre alla prima Comunione il
suo bambino anche senza il ve-
stito nuovo. Le rispose: IL Si-
g,1ore guarda dentro, non di f11nri ~.
Ecco le pennellate del suo ri-
tratto, tracciate da chi lo conobbe:
e D'animo forte, ottimista, ricco di
esperienza e di carità pastorale,
eccellente organizza/ore, audace, ra-
pido nell'esecuzione•·
Un bell'orto
irriiato dalla Grallia
Ebbe vita tutt'altro che facile.
Giovanissimo salesiano, era stato
mandato al Tcstaccio di Roma,
un quartiere turbolento dove vide
\\'Olare sassate e schioppettate (per
qualche tempo le guardie lo scor-
tarono dalla casa salesiana alla
scuola statale e al ritorno, perchè
qualcuno non voleva che egli in-
segnasse religione).
Fu poi un anno parroco a Ri-
mini, prima di infilarsi gli stiva-
loni e girare tra i cantieri di La-
tina. L'ultima guerra non lo ri-
sparmiò. Tra il 140 e il '.p vide
i suoi cinque borghi, cresciuti
troppo, diventare parrocchie e
- come succede ai figli divenuti
adulti - staccarsi da lui. Temette
anche di perdere la parrocchia,
perchè se un tempo era stato
una sterpaglia incolta, ora l'aveva
dissodata per benino e trasfor-
mata in un bell'orto, irrigato dalla
Grazia, che faceva gola.
Poi nel gennaio 1944 - era a
letto malato - gli eventi militari
presero una piega risolutiva. Gli
Americani bussarono indiscreta-
mente alla porta di Latina, pre-
annunciando la liberazione con
un bombardamento. Le belle ve-
trate della chiesa cessarono di fil-
trare la luce del cielo e si sbricio-
larono sull'impiantito. Due gior-
ni dopo, avvenne lo sbarco ad
Anzio e Nettuno (dalla cima del
campanile si vedevano sul mare
le navi americane). Altri bom-
bardamenti, morti, feriti, ianta
gente in pena da incoraggiare.
un giorno i Tedeschi fecero sal-
tare la banca; la cassaforte dila-
niata sparse ai quattro venti le
banconote, e la gente sfidava la
mitraglia per arraffarle.
Le serate, lunghe e piene di
timori, le trascorrevano con gli
amici nella casa salesiana, o con
i salesiani nelle case degli amici;
erano lunghe veglie, dcdicute alla
lettura, alla preghiera, a farsi co-
raggio con ,,ecchie barzellette.
Poi l'ordine di sfollare. Due pis-
sidi piene di particole consacrate
furono consumate tn fretta con
l'aiuto di tutti. Caricarono su un
carrettino le masserizie, i capretti
(che fuggirono e non tornarono
più), e un maialetto che fug~ì a
sua volta, ma da bravo figliuol
prodigo ritornò. Poi il contror-
dine: non si sfolla più.
I bombardamenti si fecero più
fitti. Prima crollò il teatro, poi la
chiesa. Morti da seppellire, feriti
da assistere. E tra le macerie, i
ladri. I soldati tedeschi arriva-
vano con gli autocarri e svuota-
vano le abitarioni abbandonate.
Don Torello, un giorno che era
inchiodato :.i letto dal male, ebbe
la visita inattesa di un soldato te-
desco che ispezionò in giro, vide
un orologio, se ne impossessò e
uscì. La notte seguente un ladro
portò via anche le galline. Poi fi-
nalmente la liberazione, e si co-
minciò tutto da capo.
I patrinrchi
muoiono bonedicendo
Nello sforzo di ricominciare
don Torello spremette le sue re-
sidue energie. Da troppi anni era
sulla breccia; lasciò il posto ai
giovani. E inaugurò la sua Via
crucis di sofferenze con una paresi
alla lingua: il predicatore convin-
cente, il sapido conversatore, non
riusciva più a farsi intendere. Poi
cadde e si ruppe il femore. La
sua bicicletta ebbe allora tre ruote,
e fu una sedia a rotelle. Poi, per
evitare un'infezione generale, do-
,,ettcro amputargli la gamba.
Soffri molto. Gli domandavano:
«Come sta? e rispondeva: «Be-
ne •· Se il contrario era troppo
evidente, dkeva: (I Come vuole il
Signore». Sovente mormorava:
«Ameni>, oppure:« Grn::ie, Gesù»;
era il suo modo di rcagirt" alle
trafitte del male.
Per il funerale la popolazione
si riversò in massa a salutarlo.
Ora pensano di raccogliere i suoi
resti nella sua chiesa, e di dare il
suo nome a una via della città.
L'indomani della morte, un
giornale scrisse: «Una parte della
t•uchia Lt1tina, con lt SU/ cast rosse,
co11 le sue piazze quadrate, se n'è
andata per sempre o. Qualche gior-
no prima, il sindaco era andato a
visitare don Torello. Mentre il
sindaco piangeva, don Torello
spinse lo sguardo attraverso la fi-
nestra e benedisse la città. Anche
i patriarchi antichi morivano be-
nedicendo.
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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NEL MONDO
SALESIANO
CONVEGNO NAZIONALE
CONSIGLI ERI ISPETTORIALI
DEI COOPERATORI
Nel quadro dell'adeguamento dei Cooperatori Salesiani
alle direttive del Concilio e del XIX Capitolo Generale
Salesiano si inserisce il Il Convegno Nazionale dei Consiglieri
lspettoriali d'Italia, che si è svolto dal 21 al 23 aprile ad
Ariccia (Roma).
La presenza pressochè totale dei Consiglieri lspettoriali ap-
partenenti alle venti zone d'Italia, i temi trattati e susseguen -
temente approfonditi in gruppi di studio e in numerosi inter-
venti chiarificatori, lo scambio di esperienze veramente valide
e incoraggianti, gli impegni presi perchè gli iscritti dei 630 Cen-
tri Cooperatori d'Italia si qualifichino meglio e siano sensibi-
lizzati maggiormente alle attese della Chiesa e della Congrega-
zione oggi, dànno garanzia che frutti copiosi dell'importante
assise salesiana non tarderanno a giungere a maturazione.
Temi trattati: la spiritualità salesiana, l'aspetto ecclesiale
della cooperazione salesiana, la figura morale del consigliere
ispettoriale, nei suoi compiti e nelle sue attribuzioni.
Nel convegno si è messa in evidenza la necessità di dare
all'apostolato una più accentuata caratterizzazione, quella a
favore della gioventù, che fu oggetto principale delle cure del
Fondatore.
L'assemblea, presieduta da don luigi Fiora, direttore gene-
rale dei Cooperatori Salesiani, è stata onorata dalla visita del
Retto, Maggiore, che a nome di Don Bosco disse ai Delegati
e Consiglieri un vibrato "grazie" per il lavoro compiuto, e
lasciò loro la parola d'ordine di Paolo VI ai Salesiani: progre-
dire sempre nel collaborare alla realizzazione della grande ric-
chezza del Concilio.
Mons. Achille Glorieux, segretario del "Consilium de Lai-
cis", con la nota sua competenza tenne una relazione su "I
Cooperatori Salesiani al passo con il Concilio".
Il prof. Vittorio Bachelet, Presidente Generale dell"Azione
Cattolica Italiana, portò il saluto della massima organizzazione
cattolica dei Laici in Italia. accompagnato da calde espressioni
di devozione a Don Bosco.
La domenica 23, alla chiusura del convegno, fu presente
anche la nuova Presidenza Nazionale degli Exallievi Salesiani.
Lo scambio delle consegne tra il Presidente cessante, dott.
Chiesa, e il nuovo Presidente, prof. Angelini, awenne in un
clima di grande cordialità e commozione, accresciute dalla
parola del Rettor Maggiore, che plaudi all'opera svolta dal
presidente Chiesa e si felicitò col nuovo presidente Angelini.
Ariccia (Roma)· Vìsione parziale dell'Assemblea Consiglieri lspeuorialì Cooperatori d'Italia. Alla presidenza: (da sinislla) don A. Buttarelli, Delegato Nazio-
nale• i relatori doli. Serafina Buonocore o aw. Umbeno Casonato don luigi Fiora • il Rettor Maggiore il pror. Bachelet - il prof. Dambra. regolatore del convegno
CONY[CNO NH . CONSICLlrnl ISP[HOmUI
I
CON IL CONCILIO
P[A LA CUl[SA
CON OON nasco
"...Cooperatori Salesiani :
SIU[ OU[LLO CU[ Sl[T[ !... Il
Paolo v1.
·'..,.
19

3.2 Page 22

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11 cardinale Beran
a Valdocco
Il 12 aprile la Casa Madre di Torino ha avuto la visita
di un ospite illustre e graditissimo, il cardinale Giuseppe
Beran, arcivescovo di Praga e Primate della Cecoslovac-
chia. Il card. Beran è nostro Cooperatore d'antica data e
amico personale del vescovo salesiano mons. Troohta. Si
erano conosciuti ancore prima della guerra a Praga, dove
don Trochta stava costruendo il nuovo Istituto e mons.
Beran ara rettore del Seminario. La loro amicizia si raf-
forzò nel campo di concentramento a Dachau, dove fu-
rono deportati ai lavori forzati. Anzi si trovarono sovente
insieme a tirare la carretta carica di sassi.
Un anno dopo la guerra mons. Beran fu nominato ar-
civescovo di Praga e. passato un altro anno, don Trochta
fu nominato vescovo di Litomerice, diocesi confinante con
l'archidiocesi di Praga. Come nel tempi del campo di con-
centramento. si trovarono ancora insieme a combattere
contro Il dilagare del comunismo finchè, nel 1949, l'arci-
vescovo di Praga fu deportato In un luogo sconosciuto.
e mons. Trochta processato e imprigionato.
Mons. Beran. liberato definitivamente nel 1965, ottenne
il permesso di uscire dalla patria, e il Santo Padre Paolo VI
ne premiò la fedeltà e le sofferenze con la porpora cardi-
nalizia.
Il card. Beran da molto tempo desiderava conoscere i
luoghi dove è sorta l'Opera Salesiana. Provò quindi una
grande gioia nel celebrare la Messa comunitaria all'altare
di Maria Ausiliatrice e nel visitare le camerone di Don Bosco.
Volle pure far visita alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai nostri
chierici filosofi di Foglizzo e al Colle Don Bosco. Ovunque
accolto come in trionfo e con commoventi prove di ammi-
razione e gratitudine per quanto ha sofferto per la Chiesa
e per la causa di Dio. A sua volta il Cardinale nell'affet-
tuoso abbraccio che diede a don Ziggiotti al Colle Don
Bosco e nelle parole piene di fede e di paterna bontà che
rivolse ai confratelli e ai giovani, volle dire tutto il suo
amore, la sua stima e la sua benevolenza per i figli di
Don Bosco.
•• IL SIGNORE TI RIVESTA DELL'UOMO NUOVO••
Un manipolo di una quarantina di giovani gene-
rosi, novizi delle lspettorie Centrale e Subalpina, il
9 aprile si sono presentati a Valdocco per ricevere
la veste ch1ericale o il Crocifisso del Coadiutore.
entrando con questo primo passo nelle file della
Congregazione salesiana. La solenne funzione ha
richiamato nella chiesa di San Francesco prima e
poi nella Basilica un folto pubblico dì parenti e
amici del giovani. Si è creato cosi un clima di rac-
coglimento, di preghiera e soprattutto di commo-
zione: quel gruppo di giovani Inginocchiato in pre-
sbiterio, davanti all'altare, nell'offerta a Dio della
loro giovinezza, non era senza un profondo signi-
ficato · era una donazione totale, un sacrificio che
saliva a 010 unito al grande Sacrificio del loro
Maestro e Signore, Gesù.
Nelle foto. Il Prefetto Generale don Albino Fedrigotti
benedice e impone le vesti chiericali.
20

3.3 Page 23

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Il Ministro
degli Esteri
on. Fanfani
dai salesiani
a Cremisan
Il Giovedl Santo, 23 marzo scorso, ron. Fanfani, in pel-
legrinaggio con i figli alla Terra Santa, ha voluto essere
accompagnato nella visita ai Luoghi Santi dall'ispettore
dei salesiani don Francesco Laconi e ha partecipato al-
l'agape salesiana con i teologi di Cremisan. All'indirizzo
rivoltogli da un chierico ha risposto assicurando che razione
di equilibrio, di progresso e di pace dell'Italia cristiana con-
tinua in tutti i settori. Ha pure rievocato la grande missione
sociale e religiosa di Don Bosco. Quindi, passando a ri-
cordi personali, ha detto: « Non posso dimenticare il mio
primo incontro con un degno figlio di Don Bosco, quando
"matricola" dell'Università Cattolica di Milano, fui con-
dotto, potrei dire quasi per mano, dall'attuale arcivescovo
di Torino mons. Pellegrino, allora mio collega di Univer-
sità, ai corsi di letteratura greco-cristiana. Corsi che erano
tenuti da don Paolo Ubaldi con quella sapienza che tutti
i letterati ricordano, con quello zelo della verità che pote-
vano apprezzare anche gli studenti non di lettere, com'ero
io, e con quella bontà che gli faceva promettere agli allievi
di tanto in tanto che se fossero stati diligenti e buoni,
avrebbe non più parlato di filologia greca, ma letta una
pagina viva dei Vangeli, naturalmente prima in greco. poi
in latino e finalmente in piemontese I».
Dopo aver ricordato anche la figura di don Cojazzi.
«altro grande salesiano», venne al tema centrale del suo
discorso. il testamento di Gesù nell'ultima Cena: e, Vi lascio
la mia pace, vi do la mia pace». È la pace di cui ha bisogno
l'umanità oggi e che viene continuamente predicata dal
suo Vicario, Paolo VI.
11 centenario della visita
di Don Bosco a Fermo
La domenica 26 febbra io il Seminario di Fermo ha cele-
brato il centenario della visita che Don Bosco fece al
card. De Angelis, arcivescovo di Fermo, il 27 e 28 feb-
braio 1867. Per l'occasione il prof. don Romolo Illuminati
ha illustrato ampiamente la visita di Don Bosco al Semi-
nario e le relazioni di profonda stima e venerazione che le-
gavano Don Bosco all'eroico card. De Angelis, che il Santo
aveva avvicinato più volte quand'era prigioniero del go-
verno a Torino.
Ecco una battuta del dialogo cordialissimo che si svolse
in quella occasione tra il Cardinale e Don Bosco:
- Don Bosco, mi benedica! Sono vecchio: non ci
vedremo più su questa terra: Don Bosco, mi benedica I
- lo benedirla I lo povero prete 7 Mai più I
- Oh, sì che mi benedirà I
- Ma come 7 lo povero prete benedire un Cardinale,
un Vescovo, un Principe? Tocca a lei benedire. me!
- Quando è cosl, vede quella borsa? - e glie l'addi-
tava. - È poca cosa, ma se mi benedice gliela dono per la
sua chiesa; altrimenti no I
Il Beato pensò alquanto e poi concluse:
- Quand'è cosi, la benedico. Vostra Eminenza della
mia benedizione non ha bisogno, mentre io ho bisogno
della sua carità.
Nella foto: Alcuni seminaristi di Fermo posano sotto il
busto eretto in Seminario in onore di Don Bosco.

3.4 Page 24

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Una piccola
ONU sacerdotale
a Salerno
Nella Parrocchia "Maria SS. del Car-
mine e San Giovanni Bosco" di Salerno
S. E. mons. Demetrio Moscato, arcive-
scovo primate di Salerno, il 20 mano
scorso ha ordinato dodici novelli Sacer•
doti salesiani, allievi dello Studentato
Teologico locale. I Sacerdoti novelli ap-
partengono alle ispettorie adriatica, na-
poletana, pugliese, australiana, cinese,
thailandese. Erano presenti don Giovan-
nini del Consiglio Superiore e gli ispettori
don Cesare Aracri e don Antonio Marrone.
11 Vicepresidente
delta Bolivia in visita
alla Casa Madre
Il 22 aprile il Vicepresidente della Bo-
livia, Luis Adolfo Siles Salinas (al centro),
accolto dal nostro prefetto generale don
Albino Fedrigotti, visitava la Basilica di
Maria Ausiliatrice e le Camerette di Don
Bosco, interessandosi vivamente di ogni
cosa che richiamasse la presenw di
Don Bosco. È un grande ammiratore e be-
nefattore dell'Opera Salesiana in Bolivia.
Riaffermazione
cristiana sulla santità
della famiglia
Roma - Il 1° aprile scorso, alla sala
Borromini, a cura dei Cooperatori e degli
Exallievi salesiani, ebbe luogo una affol-
lata manifestazione sulla santità della fa.
miglia. Parlò l'on. Igino Giordani.
Nella foto: li delegato ispettoriale dei
Cooperatori don Stelvio Tonnini presenta
l'oratore.

3.5 Page 25

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La n~ova
Presidenza
Nazionale
degli Exallievi
salesiani
Lo scorso aprile, in due turni successivi le Presidenze
Regionali e i Consigli Regionali hanno eletto la nuova
Presidenza Nazionale degli Exallievi, composta di otto
membri che rappresentano tutta l'Italia. Domenica 23 aprile,
presso l'Istituto Sacro Cuore, gli otto membri della
nuova Presidenza hanno eletto all'unanimità come pre-
sidente nazionale il prof. Aldo Angelini, direttore del
Centro RAI-TV di Napoli; come vicepresidenti l'avv.
Nicola Ciancio, il prof. Augusto Ferrarini, il prof. Sergio
Vinciguerra; come consiglieri il dott. Ugo Balestri, il dott.
Mario Sonacchi, il prof. Ignazio David, l'ing. Giovanni Fi-
stola; come segretario il dott. Luigi Capuzzo.
Nella foto: da sinistra a destra: don Umberto Bastasi,
Segretario generale - doti. Luigi Capuzzo - ing. Giovanni
Fistola - prof. Aldo Angelini - mons. Luigi Piovesana,
rappresentante degli Exallievi Sacerdoti - dott. Silvio
Chiesa, presidente emerito - prof. Ignazio David - don
Arcadio Vacalebre, Delegato nazionale - dott. Ugo Balestri
- prof. Augusto Ferrarini - prof. Sergio Vinciguerra.
Centottanta Maestri riuniti in un convegno di studio a Chiari {Brescia)
Nella nostra (<Scuola di Orientamento all'Aposto-
lato» di Chiari. il 6 aprile scorso, 185 Insegnanti si
sono riuniti per trattare i problemi educativi più urgenti
e attuali nella luce della pedagogia di Don Bosco.
È stato un incontro fervido, cordialissimo. nello
sfondo di un clima di serena e attiva intraprendenza
suscitato nel nome di Don Bosco. Il corpo inse•
gnante della provincia di Brescia ha dato una nuova
prova di essere dei più preparati e dei più consape-
voli dell'alta missione educativa della scuola. Don
Pietro Gianola, del Pontificio Ateneo Salesiano. ha
presentato un saggio concreto e pratico della fi-
nezza psicologica e pedagogica di Don Bosco edu-
catore. L'ispettrice scolastica dott. Maria Jonoch
trattò il tema dell'educazione religiosa del fanciullo
nella scuola elementare: compito per il quale viene
delegata al Maestro parte della missione stessa della
Chiesa. Il direttore del!' Istituto don Paolo Gerli pre•
sentò la nostra « Scuola di Orientamento all'Apo-
stolato» per quei maestri che ancora non la cono-
scessero nel suo nuovo stile. La banda musicale.
l'orchestrina e i canti dei duecento allievi allieta-
rono la mensa dei convenuti.
23

3.6 Page 26

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L'ENCICLICA "POPULORUAII PROGRESSIO ' IN ATTO
MISSIONARI COME PIONIERI
Per comprendere ciò che sia, e
ciò che voglia, l'ultima enciclica
del Papa, la "Populorum Progres-
sio", forse la cosa migliore è andare
in India, fare una capatina a Sa-
gayatottam e fermarcisi qualche
giorno. si capiscono tante cose.
Lo dice don Luigi Bertuzzi, il
salesia110 che da Torino segue lo
sviluppo delle opere sociali nei ter-
ritori di missione. Lui la "Popul-0-
rum. Progressio" la tiene sotto gli
occhi, arata da una biro rossa che
neipunti salienti ha lasciato il segno
anche dal'altra parte della pagina.
I11corniciate in un riquadro rosso,
balza1w queste parole dell'enciclica :
«I popoli della fame interpellano
oggi in maniera drammatica i po-
poli dell'opulenza. La Chiesa trasale
davanti a questo grido di angoscia,
e chiama ognuno a rispondere con
amore al proprio frate.ilo>>. Più
marcata la sottolineatura alle pa-
role : «Il cammino della pace passa
attraverso lo sviluppo ».
PIONIERI
DELLA NUOVA
FRONTIERA
Doma11do a don Bertu:rzi se sia
stato a Sagayatottam.
«Sì, certo - risponde. - Ci
sono stato tre anni fa. Ho trovato
un giardino, un'oasi di verde.
Ma avrei voluto esserci già nel
1950 >).
Perchè nel I950?
«Allora era tutto deserto, lag-
giù. QueU'anno arrivarono due
missionari, due pionieri tipo "nuo-
va frontiera", che si costruirono
una capanna a.ila meglio e comin-
ciarono a scavare. Sul loro capo
un sole senza misericordia; sotto
i piedi, sabbia r ovente e r.eanche
un filo d'erba, ma più sotto an-
cora scorreva un mare di acqua
fresca. Scavarono fin che rnggiun-
sero l'acqua, con una pompa la
fecero zampillare in superficie, e
il deserto cominciò a fiorire. Que-
sto avvenne nell'anno 1950.
L'anno che visitai Sagayatot-
tam - racconta - i monsoni si
erano dimenticati dell'India. Sen-
za monsoni in India non piove,
senza pioggia il sole brucia tutto,
i raccolti se ne vanno e arriva la
miseria e la fame. Ricordo che la
nostra jeep soJJevava cortine di
polvere come per proteggere una
ritirata frettolosa. Poi, d' improv-
viso, ci balzò incontro il verde
degli alberi piantati dai missio-
nari a Sagayatottam, e sembrava
un miraggio nel deserto. Actra-
versammo un magnifico viale.
Sulla sinistra, l'entrata della chie-
setta semplice e invitante. Poi un
portico ombreggiato: eravamo al
Centro professionale, che accoglie
cento ragazzi privilegiati. E cioè:
ragazzi orfani, o appartc:-nenti a
famiglie scardinate, o colpiti da
qualche menomazione bastante per
farli rigettare dagli altri ma com-
24

3.7 Page 27

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insegnamenti sociali della Chiesa:
la loro realizzazione piccola ma
completa e convincente stimola
gli altri a fare altrettanto. La zona
intorno a Sagayatottam si sta
trasformando. Il Centro dei mis-
sionari è come il sasso gettato in
uno stagno tranquillo: il sasso è
piccolo, ma le onde che solleva
si allargano sempre più, tutto in-
torno, (. chissà fin dove».
LA FAME
SILENZIOSA
DELLE CAMPAGNE
Le opere sociali fondate dai missionari salesiani in India
trovano una felice concordanza di idee e di intenti con
la nuova enciclica del Papa " Populorum Progressio ".
Ecco alcune di queste opere sociali, cosi come sono
state viste di recente da un salesiano che le ha visitate
patibile con un lavoro quasi nor-
male e con la possibilità di aprirsi
un v.irco nella vita.
Attorno al centro ci sono i
campi, ben allineati. Vi si colti-
vano riso, arnchidi, piante da
frutta; si allevano bestiame grosso
e animali da cortile. Oltre ai mis-
sionari (che ora sono dodici), e
oltre ai cento ragazzi, vi lavorano
non pochi contadini che vengono
dai villaggi sorti li attorno. Un
lavoro sano, svolto all'aria aperta,
in una pianura inondata di luce:
pare di essere in una bella fattoria
della piclllurit emiliana.
1 ragazzi imparano a lavorare
la terra con le tecniche moderne,
con aratri e trattori, con appro-
priati sistemi di irrigazione. :\\Ia
non è tutto. Se, rilasciati dal Cen-
tro agricolo, dovessero tornare ai
villaggi d'origine, non saprebbero
che farsene del loro bagaglio tec-
nico, e imparata l'arte, dovrebbero
davvero metterla da parte per con-
dividere la misera ,•1ta degli ?Itri.
I missionari, con gli aiuti che
vengono dall'Italia, hanno co-
minciato a preparare case coloni-
che, piccole ma sufficienti per le
future famiglie degli allievi di-
messi. Le casette sorgono poco
lontano da Sagayatottam, c i_ loro
proprietari possono servirsi anche
delle macchine a~ricolc del Centro.
Alcuni indiani provveduti di
mezzi hanno costruito, non molto
lontano, delle fattorie in proprio,
copiando meglio che potevano il
modello della missione. 1 missio-
nari ne sono ben contenti; con
il loro esempio concreto inse-
gnano come si realizzano le in-
stallazioni agricole, come si col-
tivano i campi, come si sperimen-
tano nuove colture, come si al-
leva il bestiame, come si usano
~li attrezzi moderni. Proprio per
questo essi si allineano con gli
Come mai - chieda a don Ber-
111:::::i - _gli Indiani 110,i sanno
cot•arsela da soli, 11011 riescono a
scavare i pozzi d'acqua necessari
per irrigare?
«Quando si è veramente po-
veri - rispo11de, - capita pro-
prio così. L'acqua è tutto per
l'a:,ricoltura, e l'India (soprat-
tutto nel sud) ne ha molta che
scorre sotto terra. L'irrigazione
assicura due raccolti all'anno; se
i monsoni dànno una mano si
arriva a tre raccolti; se ce la met-
tono proprio tutta, i raccolti pos-
sono essere anche ~uattro in un
anno. Ma i contadini poveri (e
~ono t~nti) non han~o i soldi per
1 pozzi. Per costn11rne uno oc-
corrono dalle 50.000 alle 70.000
lire: una bav.ecola in Italia, un
capitale nelle campagne dell' In-
dia. Un operaiCI di città, pagato
discretamente, guadagna quattro
o cinque rupie al giomo, cioi da
400 a 500 lire, e stenta a mante-
nere la famiglia. Il lavoro in cam-
pagna rende meno ancora. In
queste condizioni, come si fa a
costruire pozzi ?•·
Dom011da se la fame rwn sia
pirì brutta 11elle periferie delle
grandi città che nelle campagne.
«È più vistosa in città - ri-
sponde, - non più brutta. Le
grandi città hanno decine di mi-
gliaia di affamati perchè i conta-
dini non trovando di che vivere
in campagna, si riversano in città
rincorrendo quell'ultima speranza.
A dire il vero la città offre ai po-
verissimi qualche possibilità di
lavoro: tirare il ,ikscw, portare
25

3.8 Page 28

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un pacco da un posto all'.iltro,
fare qualche lavoro manuale; si
raggranella qualche rupia e si
compera qu::,lcosa da mettere sotto
i denti. Nelle campagne invece,
specialmente quando il monsone
fa cilecca, se il raccolto va fal-
lito non ci sono altre risorse.
Dove cresce il bambù i contadini
ne mangiano le radici; ma in
tanti posti non c'è neppure il
bambù.
La fame in città è più impres-
sionante perchè ostenta il suo
squallore sui marciapiedi, sotto
gli occhi di tutti; in campagna è
più silenziosa e più disperata. Li
ho visti bene, in un'annata senza
monsoni, certi villaggi tagliati
fuori dal mondo. Sono entrato in
certe capanne dove non c'era as-
solutamente nulla: pavimento in
terra battuta, un bastone di tra-
verso in un angolo per poggiarvi
su il sari. Neppure un giaciglio
per la notte. Durante le "annate
no", questa gente può morire di
fame, chiusa nella sua capanna,
in silenzio, senza protestare, senza
la forza di fare qualcosa >>.
LA BANCA
DEL RISO
Don Bertuzzi ha arrotolato la
'' Populorum Progressio '' e con essa
tambureggia sullo scrittoio.
Le città oggi sono stipate e
congestionate - continua, - ma
il problema delle città va risolto
in campagna, con l'agricoltura.
Se le campagne bastassc-ro a se
stesse, si spegnerebbe l'afflusso
alle città. I grossi centri avrebbero
così UD po' di respiro per organiz-
zarsi meglio.
I missionad salesiani stanno
dando un'importanza sempre mag-
giore all'agricoltura, com'è giusto.
Finora si erano dedicati in pre-
valenza all'insegnamento nei vari
tipi di scuole, con ottimi risultati.
Ma la fame suggerisce ora di dare
maggior peso alle opere sociali.
Ne stanno sorgendo molte: a
Damra, a Mendai nell'Assam; a
Tirupattur e nel North Arcot
(India Sud); a Sulcorna vicino a
Goa. Sono opere che ho visto.
A Danua si sta costruendo un
villaggio moderno. Ci sono due
missionari salesiani di Ivrea. Han-
no distrihuito la terra ai contadini
poveri. e messo in funzione un
istituto di credito che non appare
elencato sui manuali bancari: la
"banca del riso". Da quelle parti
(e in molte altre dell'India) suc-
cedeva q11csto: con le annate
magre i contadini si trovavano
senza riso per la semina e senza
soldi per acquistarlo. I soliti pro-
fittatori gielo offrivano, a patto
che dopo il raccolto lo :-estituis-
sero insieme con un fortissimo
interesse; i contadini venivano
depredati di gran parte del rac-
colto e giungevano alla semina
seguente di nuovo senza riso. Si
prolungava così una catena di
penosi strozzinaggi senza via di
uscita. La "banca del riso" messa
su dai missionari, ora impresta il
riso per le semine, e all'epoca del
raccolto si accontenta della resti-
tuzione più un interesse simbo-
lico. Cosi i contadini sono riscat-
tati dalla fame.
A Sulcorna vicino a Goa
sta sorgendo la "Don Bosco
Farro", la "Fattoria Don Bosco".
Ali'Ispettoria salesiana del Sud
India sono stati donati duecento
ettari di terreno incolto. È un
posto fantastico. Ci si arriva sol-
tanto con la jeep (o con l'elicot-
tero, quando ci sarà). Ho trovato
là un sacerdote e un coadiutore
che aveva fatto pratica di "pio-
nieristica" a Sagayatottam, e quindi
è esperto nell'arte di cominciare
dal niente. Il progetto è di c-0-
struire un Centro di sviluppo so-
ciale, di trapiantare sul posto da
cinquanta a cento famiglie nulla-
tenenti, e assegnare Loro una ca-
setta e un po' di terra.
ZANZARE
I; COBRA
Ho trovato già qualche famiglia,
i primi venuti, al lavoro. I due
salesiani abitavano in una capanna
molto sommaria. Avevano servizio
di acqua "corrente" a rotta di
collo giù dalla montagna. Fuori
della capanna era il regno delle
zanzare, ma un tipo pacifico di
zanzare, che si contentano di ron-
zare sugli acquitrini e non mor-
dono l'uomo. Molto più indocili
sono i serpenti. La vigilia di Na-
tale udimmo un tramestio in pol-
laio; accorremmo: un cobra aveva
ucciso cinque galline e succhiato
il loro sangue. Il missionario una
notte lo attese e lo fece fuori.
Gli indiani sarebbero stati molto
più gentili del missionario. Essi
sono persuasi che se si uccide un
cobra, arriva sua moglie (o un
parente stretto) a far le vendette.
Perciò mettono una ciotola di latte
sull'uscio, perchè lo beva e se ne
vada in pace.
I missionari di Sulcorna ora si
sono costruita un'abitazione più
dignitosa. Sognano un bulldozer,
che risparmierebbe loro tante fa-
tiche nello spianare il terreno e
prepawre i campi. Un paièr di chi-
lometri di tubatura servirtbbe loro
per imbrigliare l'acqua da bere.
Con filo da corrente e relativa
apparecchiatura difenderebbero i
campi da quel guastafeste che è
il porco selvatico. È un ghiottone
incallito e impenitente, ma baste-
rebbe qualche leggera scarica di
corrente sul suo roseo grugno per
convincerlo a cercarsi un altro
modo di sbarcare il lunario.
I missionari hanno con sè an-
che un ragazz-ino, il primo che
studierà nel Centro agricolo. Lo
trovarono per strada, mentre da
Goa si portavano a Sulcorna.
Era solo al mondo, e lo presero
con sè. L'ho vi.sto: ha già impa-
rato a lavarsi e a tenersi pulito;
fa quel che può per rendersi
utile. Ricordo anche la Messa
domenicale celebrata dal missio-
nario. Con UD lungo giro passò a
caricare sulla jeep i pochi fedeli
della zona. Poi montò l'altarino
nella capanna piena dei sacchi
delle scorte. Quando cominciò la
Messa, il cagnolino fu messo
fuori, e ci rimase male; ma non
ci fu modo di allontanare le gal-
line che tornavano sempre bec-
che!tando e pigolando senza de-
voz10ne.
Do11 Bertm:zi sorride; anche
l'enciclica, deposta sullo scrittoio,
sembra si goda utt po' di quella
pace georgica.
26

3.9 Page 29

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UN VILLAGGIO
CHIAMATO
NEW YORK
Sempre nel sud, a Tirupattur,
è già in piedi un villaggio di set-
tanta case, assegnate a una tribù
di indiani che prima occupavano
una località soprannominata con
fantasioso sarcasmo New York.
Era la New York della miseria.
Nel North Arcot invece il ve-
scovo salesiano scava pozzi d'ac-
qua, e distribuisce greggi, alleva-
menti di galline, di oche, cli ca-
pre, di mucche, di buoi. Il con-
tadino che ottiene in prestito un
paio di buoi è felice come se pos-
sedesse un trattore o un auto-
carro: si presenta a qualche pos-
sidente offrendosi per lavorare i
suoi campi o per trasportare i suoi
prodotti. Gli animali da cortile
sono donati ai contadini a patto
che col tempo essi restituiscano
una parte dei piccoli avuti, che
saranno regalati ad altre famiglie
povere. E contadini e animali
fanno del loro meglio per svilup-
pare la zootecnia della regione.
A vederlt", le più volenterose sem-
brano Je ochette, che i bambini
conducono al pascolo. Cammi-
nano al passo d'oca, naturalmente,
ben irreggimentate, con la serietà
d'un antico esercito prussiano; e
si direbbe.ro comprese della mis-
sione altamente sociale che svol-
gono esistendo, deponendo uova,
e moltiplicandosi in fretta.
L' ELEMOSINA
~ COMODA
MA NON RISOLVE
Domando se la povertà àell'India
non dipenda dall'indolenza del suo
popolo, e se tutto ciò che i mis-
sionari regalano non si smarrisca
come una goccia nel mare.
«Me le aspettavo queste do-
mande - dice, e riprende l'enci-
clica; e la sfoglia: - Guardi cos'ha
scritto il Papa. Dice che bisogna
"offrire alle nazioni che sono
meno sviluppate un aiuto tale,
che le metta in grado di provve-
dere esse stesse, e per se stesse,
al loro progresso". È proprio ciò
che fanno i missionari: essi non
fanno dell'elemosina (tutto som-
mato sarebbe molto più comoda,
ma servirebbe a poco); essi cer-
cano di mettere i loro poveri in
condizione di lavorare e di sbri-
garsela da soli. Non donano a
fondo perduto, ma vogliono che
i loro poveri riscattino col lavoro
le cose di cui vengono in possesso.
fnsomma, li stimolano a lavorare,
a produrre e a elevarsi sul piano
sociale.
E poi non è vero che gli In-
diani non lavorano: è un grosso
pregiudizio da sfatare. È vero in-
vece che molti di essi non si tro-
vano in condizione di poter la-
vorare.
Pensi al clima, per esempio,
che per molti mesi dell'anno,
specialmente nel sud, è estenuante.
C'è un'umjdità che spossa. E poi
lavorano in proporzione cli ciò
che possono mettere nello sto-
maco. L'indiano povero non è
nutrito, non ha forze.
Un giorno ho chiesto a un
contadino, mediante l'interprete,
che cosa avrebbe mangiato quel
giorno. Corse sotto un albero, e
da un cespuglio cavò fuori una
piccola brocca di terracotta rico-
perta da un foglio. Me la apri
sotto gli occhi: conteneva un po'
di riso. Gli domandai se non
mangiasse altro. Sorrise, si sfilò
il turbante (che era un cencio},
lo srotolò e cavò qualcosa dal
lembo più interno: un peperon-
cino rosso e qualche grumo di
sale: il condimento per il suo riso.
Forst" era l'unico pasto di tutta
la giornata. Non tutti possono
permettersene due. Capisce che in
queste condizioni non è facile ren-
dere sul lavoro...
Ma c'è di più: sovente sono
senza strumt"nti. Come si fa a
coltivare la terra con le mani o
con arnesi rudimentali, mentre
altrove tutto è fatto dalle mac-
chine?
Ma questo è certo, e dimostrato
da mille testimonianze: anche i
più diseredati, messi in c0ndi-
zione di lavorare e opportuna-
mente stimolati, hanno risposto
bene alle attese. L'indiano è un
tipo in gamba, e non vanno per-
duti gli sforzi economici fatti per
dargli una mano.
Dovrebbe vedere come si stanno
mettendo le cose a Mendai. Men-
dal è nel nord-est, in Assam.
Un'intera valle, con una ventina
di villaggi, è avviata verso il su-
peramento della fase prettamente
agricola, ben incamminata nel
settore al'tigianale e orientata al-
l'industria. Non posso dire tutto
in poche parole, perchè Mendai
merita un lungo discorso: lì, come
a Sagayatottarn e altrove, la "Po-
pulorum Progressio" si incarna
negli uomini e nelle cose. Se
vuole, ne riparleremo >>.
~ Certo», rispondo. Don Bertuzzi
ora si è alzato e tiene l'enciclica
rotolata sotto il braccio; le sue
larghe pagine si apro110 come la
bocca di un'arma da fuoco. Gli dico :
- Sta tenendo l'enciclica come
se fosse un bazooka I
Don Bertuzzi sorride e conferma :
- Ma è proprio un bazooka,
la "Populo.rum Progressio"...
27

3.10 Page 30

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ESERCIZI SPIRITUALI
Per Cooperatori
Ripetiamo l'elenco dei corsi di Eserci:i Spiriwali che si
svolgeranno nel corrente giugno e nei pros,imi luulio
e agoslo. Pl!r iscrizioni rivolgersi al Delegalo Coopera•
lori della locale Ca3a Salesiana o delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Muzzano Biellese (Vercelli): 7-10 agosto
M,wano B~llue (Vercelli): 12-16 agosto (per coniugi)
Mu::;:ano Biellese (Vercelli): 16-19 agosto
Como Saluianum Via Conciliazione, 48: 28 giugno-
2 luglio
Como Salesianum: 25-28 agosto
Como Salesianum: 31 agosto-3 settembre
Cisllrt di Va/marino (Treviso): 16-20 agosto
Bardoli,w - Eremo Rocca ,li Gar,Ja ( Verona): 3-6 agosto
Bologna San Luca: 12-15 ùgoijto
Bologna · San Li,ca: 31 ngosto-3 sellem.bre
PietraM11la (Lucca): 2-5 agosto
Lorel/J: 22-26 agosto
Momejiolo di Casperia (Rieli): 27-30 agosto
Ca.telgandolfo (Romo) • Ca3a noslra: 4-6 agosto (per
coniugi)
Pacognano di Vic1J Equense (Napoli): 16-20 agosto
(per coofogi)
Ostuni (Bari): 25-29 giugno (Cooperatori e Cooperatrici)
Cencllc di NardiJ (Lecce): 5-8 luglio (Cooperatoci e Coo•
peratrici)
·
Pòtern:a: 25-29 agosto (Cooperatoci e Cooperatrici)
Per Cooperatrici
Mrmrmo .Biell&e ( Vercelli): 30 luglio-3 agosto
M uzza.no Biellese ( Vercelli): 3-7 ngosto
Afo:1:st1no Bielles~ (Vercelli): 27-31 agosto
Como· Salesian«m l'fo Conciliazio""' 48: 10-14 ago,no
Cesuna Villa Tabor (Vicenza): 13-16 luglio
Bologna-San l.11ca: 25-28 giugno
Cald (Pist1): 6-9 agosto
Loreto: 25-29 luglio
Loreto: 27-31 agosto
Fiuggi (Frosinone): 29 giuguo-3 luglio
Pocognano di Vico Equense (Napoli): 25 giugno-1o luglio
(Cooperatrici giovani e adu.lte con predicazione distinta)
racognano di Yivo Eq«enso (Napoli): 5-9 agosto (luse-
gnllllt.i e Cooperatrici giovani)
Zajj'crana Etnea (Calania): 29 giugno-3 luglio
Esercizi di orientamento
Per giovani dal 18 al 25 anni circa
Fiuggi (Fro.,i,wne); S-9 luglio (signorine)
Loreto (Ancona): 17-21 agosto (signorine e univefijitorie)
Osiuni (Bori): 30 luglio-3 agosto (per giovani Cooperatori)
28
Le condizioni
erano disperate
Mio figlio Carlo, studente di 17 anni, il
z9 gennaio u. s. mentre si allenava per una
gara cli ski sulla "direttissima" del monte
Moro di Frabosa Soprana, a causa di qualche
cunetta gelata, perdeva l'equilibrio e piom-
bava a forte velocità contro alcuni alberi. Gli
amici che lo seguivano lo portavano al ter-
mine della pista. Qui Carlo aveva i primi
sintomi cli mal di testa, che poco dopo, in
albergo, divenivano fortissimi con annebbia-
mento della vista e perclita di equilibrio.
Subito veniva trasportato a Torino, dove
arrivava a tarda sera ormai in stato di coma
con paralisi a tutta la parte destra del corpo.
A mezzanotte, alla clinica neurochirurgica
delle Molinette, con urgenza veniva sottoposto
ad un difficile intervento chirurgico per ema-
toma endocranico. La prognosi continuava
riservatissima e il ragazzo era sempre in stato
di semi-incoscienza. Il terio giorno improv-
visamente peggiorava. In breve tempo per-
deva conoscenza e subentrava una seconda
paralisi. Con la massima urgenza veniva por-
tato in sala operatoria e sottoposto a seconda
operazione al cranio durata cinque ore. Le
condizioni erano disperate. Mio marito e io,
pur~ :1 conoscenza della gravità del caso, in-
tonnu dal dolore, speravamo ed eravamo quasi
sicuri che Carlo sarebbe guarito perchè per
lui avevamo invocato (e proprio nel giorno
della festa: il 3I gennaio) l'aiuto di Don Bo-
I
sco e della :\\fadonna. Quando si ha tanta
fid~cia ~ell'aiuto divino, sempre si ottiene, e
e n01 abbiamo avuto la grazia completa. Il no-
stro Carlo ci stato ridato sano, senza al-
cuna imperfezione, normalissimo in tutto
come se nulla fosse car,itato.
Ora, a due mesi dal! incidente, nostro figlio
I
ha ripreso la scuola, e con molta attività, e
la sua vita è normale come pri~a. Pur rico-
noscendo con quanta cura Carlo sia stato
seguito dal professore primario con i suoi
medici, noi e loro riconosciamo che senza
l'aiuto divino sarebbe stato impossibile pen-
sare a una guarigione cosl perfetta.
Di cuore ringraziamo Maria Ausiliatrice
e Don Bosco e chiediamo per questo nostro
figli~, che gli ~ sempre stato devoto, la loro
continua protezione.
Tori11~
ROSETTA ALLORIO
I

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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« Chiedo a mio Figlio
che ti curi »
Da dieci anni soffrivo di stomaco. Le cure
di mio padre e di mio fratello, ambedue me-
dici, non mi portavano nessun giovamento.
Consu1tai i migliori specialisti della capitale
fcd~~e. Variavano le diagnosi e le cure, ma
ogm obo, fosse anche solo una tazza di latte,
continuava a procurarmi una sofferenza in-
sopportabile. In dieci anni ero giunta a una
debolezza estrema.
Una notte, in mezzo alle mie continue sof-
ferenze, udii chiaramente dentro di me una
voce che mi disse: «Chiedo a mio Figlio che
ti curi >>• .Rimasi sorpresa. Poi pensai: «È la
Vergine!» e sentii una grande gioia. Da al-
lora sono spariti tutti i miei mali e digerisco
qualunque cibo.
L'immensa bontà della Vergine Ausilia-
trice risplende ancor piu in questo caso, per
avermi donato la salute senza che io avessi
osato chiederla.
B,wuu Aires (Arg~tina}
FANNY MARIA C. DE COA'ITE
« La Madonna esaudisce
in proporzione della nostra fede >>
Il 29 gennaio u. s. mia madre, mentre cam•
minava con me e con papà, improvvisamente
dopo aver accusato un forte dolore alla testa
e alla spina dorsale, si accasciava priva di
sensi. Mentre, sconvolta, temevo stesse per
spegnersi, invocai la mia Ausiliatrice, perchè
provvedesse almeno per la salute dell'anima
della mamma. Soccorsi da passanti, l'accom-
gnammo all'ospedale, dove trovarono molto
gravi le sue condizioni. Dopo tre giorni era
ancora in stato subcomatoso, tanto che i me-
dici ci consigliarono un altro ospedale. Il pri-
mario di medicina deU'ospedale di Caltanis-
setta dove andammo, diagnosticò emorragia
cerebrale con secondaria notevole compro-
missione neurologica e una certa bradilalia.
Con le prime cure del caso si provvide anche
all'Unzione degli infermi e al santo Viatico.
L'unica speranza era quella di una grazia
particolare. Allora volli recarmi a San Ca-
taldo per pregare nella cappella dell'isùtuto
<d\\·laria Ausiliatrice» dove ero stata aJlieva.
Là trovai la suora già mia assistente. Le rac-
contai ogni cosa ed essa disse: << Abbi fede
tutta quella di cui puoi essere capace; l~
1\\1Jadon11a concede le grazie in propor::i.one della
nostra fe<le. Ti esaudirà, vedrai I ~- Seguendo
la sua esortazione ho pregato con tanta fede'
disposta però ad accettare la volontà de·
Signore. La mamma ebbe ancora una brutta
crisi, durante la quale, pregando, le misi sotto
i cuscini le immagini di San Giovanni Bosco
e di Maria Ausiliatrice. Dopo qualche giorno
notammo un miglioramento generale confer-
mato dall'accertata scomparsa dell'emorragia
c~r.ebrale. Oggi è decisamente in via di gua-
ng1one. (< Per questa volta ringrazi il Signore ,>
le disse un medico nel congedarla daU'ospe~
dale; e lo ripetono quanti sono a conoscenza
del caso. Inoltre tutti, medici compresi, si
s_ono merav~gli~ti che non sia rimasta para-
lizzata. Attr1bu1amo tutto alla Madonna Ausi-
liatrice, che sin dal primo momento è inter-
venuta preservando la mamma da una fine
improvvisa.
C""icattl (Agrigento)
ANGELA RITA M'.. AUSILIA LEONE
Pietro Coraua (Noventa di Piave - Venezia) durnnte
una siccità che minacciava tutti i prodotti agricoli, al
termine di una novena ottenne la pioggia.
Teresa GQ!Jino (Torino) ricevette in famiglia due grazie
per Jmerccssione di Maria Ausiliatrice.
Matilde Capra rende noto che ottenne una grazia per
intercessione di Maria Ausiliatrice e di S. G. Bosco;
ora ne attende un'àlna di gr11nde imponaqza.
Innocente Pat.am.ln.l (Parre - .Bergamo) pregando S. Gio-,
vanni Bosco e S. D. Savio guarl da grave occlusione
intestinale e <ili peritonite.
Maria e Antonio Doglio (Torino) riconoscenti a Maria
Ausiliatrice e n S. G. Bosco per grnzia ricevuto, invo-
cano protezione su tuttn la fnmiglia.
Maria Teresa Plca (Torino) fu esaudita oolle preghiere
a Maria Ausiliatrice e a $. G. Bosco pllr sè e per la
mamma gravemente ammalata.
Tonunaso Rubino (Petronà- Catanzaro) narra che, tuffa-
tosi con dei compa!tl'li in mare agitato, potè salvarsi con
altri due tl)(allicvi salesiani invocando Maria Ausiliatrice.
Elisa Zanon in Ventura (Tesero~ Trllnto) ringrazia Mario
Ausiliatrice per la guarigione do gra,·i ma!Jlnni e compli-
OOZ\\Oni.
.Elsa BattaJlia (Tonno) professa la sua riconoscenza a
Marb Ausiliatri« per lo guarigione e la promozione
del figho.
Nilla Bontempì l.n Righini (Aosta) ringrazia S. G. Bosco
per la sistemazione del figlio in un buon collegio salesiano.
Zellla Mattloli cantaluppl (Orta S. Giulio - NoV'llra)
inviu offena dì ringi:aziamento a Maria Ausìllatrice per
ùnportante gWlrigìone ottenuta.
29

4.2 Page 32

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Guarito da ematoma cerebrale
La mia famiglia, già tragicamente provata
per il grave incidente automobilistico che
aveva privato la mia cara sorella del diletto
consorte, a soli tre mesi di distanza, si trovò
Oggi non mancano i giovani generosi, aperti, do-
tati di una particolare sensibilità per capire e aiutare
i giovani della loro età a superare con successo le
difficoltà e i pericoli propri dell'adolescenza.
Questa loro sensibilità li rende apostoli tra i com-
pagni e non di rado si acutizza e sfocia in una au-
tentica chiamata di Dio al sacerdozio.
Il valore di queste vocazioni al sacerdozio aumenta
quando si tratta di "vocazioni adulte", vale a dire
della chiamata di giovani dai 15 ai 25 anni, perché
allora più facilmente il germe della vocazione giunge
a maturazione. Sono - direbbe il Papa - « giovani
pieni di fuoco e di fantasia, che hanno intuito la più
alta definizione della vita: un'avventura d'amore di-
vino».
A Bagnolo Piemonte dall'inizio di quest'anno sco-
lastico fiorisce un cenacolo di una trentina di queste
vocazioni adulte, che l'anno prossimo si trasferi-
ranno nella ridente sede di Monte Oliveto di Pi-
nerolo.
I Cooperatori e gli Exallievi che conoscessero qual-
cuno di questi giovanotti privilegiati, possono indi-
rizzarli all'Ispettore dell'lspettoria Centrale:
Rev.mo don Giuseppe Zavattaro - via Maria
Ausiliatrice, 32 - Torino.
30
oppressa da una nuova angoscia: mio fratello
doveva essere operato di ematoma cerebrale.
Nel mio strazio lo affidai al venerabile Don
Rua e ne provai subito un grande sollievo,
perchè il cuore mi diceva che ci avrebbe
esauditi. Oggi posso rendere pubblica la grande
grazia, mentre supplico il Venerabile a volerci
continuare la sua valida assistenza in questo
periodo di gravi prove familiari. Attendo con
ansia di venerare sugli altari questa mirabile
figura di asceta e di santo.
Roma
ANNA !ULIANO
Premiato il lavoro missionario
di una Cooperatrice
Desidero ringraziare don Rua pcrchè mi
ha guarita completamente da un doloroso
male allo stomaco, che mi affliggeva da lungo
tempo. Avendo ricevuto un'immagine del Ve-
nerabile da un Superiore in visita al Labora-
torio Missionario, nel quale lavoro come Coo-
peratrice, e l'invito a invoca.rio, volli affidarmi
lllla sua intercessione e cominciai a recitare
ogni mattina un Pater, Ave, GlOTia. 11 male,
fino allora ribelle alle altre cure, è completa-
mente scomparso.
Ora, a titolo di riconoscenza, continuo la
pratica quotidiana della recita del Pater, Ave,
Gloria in onore del Venerabile.
Torino
NATALINA CAPRA
La grazia fu proprio completa
Da anni ero sotto cura. Non si riusciva a
diagnosticare il male. Tumore? e di che na-
tura?... Tre anni di cure, senza migliora-
menti. Un'amica di casa, che frequenta la
Casa famiglia delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, mi consigliò di ricorrere al venerabile
Don Rua, prossimo agli onori degli altari.
Io non sapevo chi fosse Don Rua, ma tanto
l'amica quanto la sottoscritta fummo ispirate
a pregare il primo Successore di San Giovanni
Bosco. Non trascurai di consultarmi con spe-
cialisti di grande fama; poi contro ogni spe-
ranza sperai nell'intercessione del Venerabile,
e la grazia venne e completa. Infatti non solo
guarii, ma il Signore mi donò anche una dolce
creaturina, che allieta la mia giovinezza.
Riconoscente invio una modesta offerta
per le Opere Salesiane.
Fatn::a
ROSA VALLI

4.3 Page 33

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MonL Luig, Ollvaf8S Don Andrea Beltnmi Simone Srugl di Nazareth
Dopo settimane angosciose
Sono veramente riconoscente al Servo di
Dio m.ons. Luigi Maria Olivares per avermi
ottenuto dal buon Dio la grazia di ritornare,
dopo angosciose settimane, alla mia attività
casalinga. Il giorno 29 giugno u. s. fui colpita
da sospetta neoplasia cerebrale e paresi al
braccio e alla gamba destra, e venni ricoverata
all'Istituto Nazionale di Milano per lo studio
e la cura dei tumori, reparto neurologico. Mio
marito venne a trovarmi e mi disse di aver
incominciato con grande speranza, lui e le bam-
bine, una novena a mons. Luigi Olivares. Da
allora i medici hanno riconosciuto un miglio-
ramento tale da escludere ogni intervento clù-
rurgico. Sono tornata alla mia famiglia e ho
ripreso le mie occupazioni con serenità e fiducia
di avere l'assistenza del Servo di Dio.
Curbelta (Milano)
MAR1A PRLLEGATA IN BALZAl!.OTTI
« Ci veda la mano di un Santo»
Il 21 gennaio scorso lasciai in vespa il mio
ufficio, che rappresenta in Egitto la Commis-
sione Cattolica Internazionale per le Migra-
zioni, per recarmi a lavorare alla Nunziatura
Apostolica. Erano le 11 del mattino. Infilai
il Lungo Nilo, mi misi sulla destra e proce-
detti, come di consueto, con velocità misurata.
Ma la prudenza personale non basta. In-
fatti, silenzioso e traditore, mi giunse alle
spalle un camion, che mi rovesciò e fuggi.
E io giacqui a terra senza conoscenza. For-
tunatamente, una decina di minuti più tardi,
passava sulla stessa via una camionetta della
sanità pubblica. L'autista comprese che ero
uno del "Don Bosco". Mi raccolse e mi portò
all'Istituto, di dove immediatamente fui tra-
sportato all'Ospedale Italiano. La radiografia
manifestò una frattura cranica di sette cen-
timetri sulla parte sinistra parieto-temporale,
e la commozione cerebrale, che Freoccupò i
dottori più della frattura. L'incidente, dissero,
è mortale. Nel caso di una ripresa, si prevede
non avvenga in meno di due o tre mesi. Sa-
lesiani e ragazzi, suore di diverse comunità e
bambine, amici religiosi e civili di Egitto e·
dell'estero si unirono in preghiera. Un tele-
gramma raggiunse l'ispettore don Francesco
Laconi, in visita a Teheran (Persia), iJ quale
esortò i confratelli e i giovani del "Ùon Bosco
College" a strappare la grazia al servo di
Dio Simone Srugi di Nazareth.
Al quinto giorno, l'incoscienza che sem-
brava senza fine, cessò contro ogni previ-
sione. Al tredicesimo giorno il primario, che
si e,ra mostrato il più cauto, mi congedò. La
vigilia della mia partenza, il co-primario mi
disse: «Padre, normalmente noi dottori attri-
buiamo a elementi naturali i risultati positivi
che otteiùamo. Però, per quanto la concerne,
le dico che lei poteva morire; invece è rimasto.
Ebbene, ci veda la mano di un Santo ».
Ringraziai Simone Srugi, che continua anche
in Paradiso a "curare" i suoi divori.
Il Cairo (Egitto)
DON PIETRO COSENTINO
Una sola cura fu efficace:
la preghiera a don Beltrami
Il 30 giugno del 1965, improvvisamente
mi sentii in fin di vita. Appena fu possibile,
il dottore ordinò un elettrocardiogramma, pen-
sando si trattasse del cuore. Qualche giorno
dopo dovetti essere portata al pronto soc-
corso, dove fu diagnosticata una forte anemia.
In seguito fui curata per ben sei mesi di
esaurimento nervoso. A un certo punto, stanca
di medici e di medicine che non riuscivano a
liberarmi dal mio forte malessere, mi rivolsi
con tutto il cuore al novello Venerabile don
Andrea Beltrami, che ho conosciuto attraverso
il Bollettino Salesiano. In pochi giorni, senza
altre cure, mi sentii bene e oggi sono perfetta-
mente guarita, anzi mi sento meglio di prima.
Mdi/li (Siracusa)
AUSILIA SIGNORELLI
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legalmente
ricevere Legati ed Eredita. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d'un legato: «... lascio all'Istituto Saleslaflo per le Missioni con sede In Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'im-
mobile sito In... ».
Se trattesi, invece, di nominare erede di ogni sostanze l'Istituto, fa formula potrebbe essere questa:
c... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'Istituto S,leslano per le Missioni con sede In Torino
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo>,
(luogo e data)
(firma per a.«eso)
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Giovanni Antal, già Catechista Generale dei Salesiani,
t a Piossasco il maggio, a 75 anni. (Di questa grande
figr"a di salesiano parleremo in u11 prossimo numero).
Don Isacco Glannlnl t a Torino-Valdocco a 88 anni.
Si è spento con la serenità degli antichi patriarchi della sua terra questo
saJesiano palestinese, che si compiaceva di aver goduto le _predileziom
del primo Successore di Don Bosco. Il venerabile don Rua, infatri,
lo ave.va eletto direttore della cosa salesiana di Bcitge.mat, quando non
era ancora trentenne. Dopo es1erlii prodigato in mohcplici attività
salesiane in Palestina, venne in Italia e fu parroco di N. S. dell1:1. Neve a
La Spezia, dove ancora oggi se ne ricorda lo zelo e la carit.à,. Svolse
pure un apprezzato lavoro come docente di Teologia in vari studentati
in Picmontt e nel Veneto. Don Giannini, sotto un'appare-nzG. quasi
ruvida, nascondeva un cuor d'oro: forse sta qui i) segreto dell'o..fferto
e della simpatia che seppe suscitnre dovunque svolse j} suo apostolato di
sacerdote zelante e dì salesiano fcdclissìmo a. Don Bosco.
Don Daniele Zurtta t a Puebla (Messico) a 59 anni.
Svolse la sua 3'ttjvhà come economo Ììpcttoriale, direttore e delegato
nazionale dei Cooperatori e degli Exallievi. Diede vita al Bollt trì1to
Salesiano del Messico. Lavorò inscanoabfle per il rinnovamento del-
J11spettoria. Fu zelantif,simo delle vocazioni salesiane e- si conta.no a
ce.ntinnia quelle dovute all'effiea.cia del suo apostolato. Una doloro•
sissima infermità Wede la misw:a della sua forteaza d'animo.
Don Carmelo Tusc:ano t a Biella (Vercelli) a 44 anni.
Un infarro al cuore Jo costrinse a intcn-ompere la Messa domenicale.
dopo la recita del Credo. Trasportato all'ospedale, dopo alcune ore
entrava nel riposo eterno. Aveva un.a personalità ricca e e.a.pace di
mansioni delicate. Amò l'nne e la musica, e seppe fa.rle amare. 1 suoi
discepoli ,ledevano in lui non aolo l'insegnantt, ma una g·uida alift quale
,iffidani con fiducia.
Don Giovanni Rolfo t • Torino a ~6 anni.
Cresciuto all'ombra della casa s.ale$iOna, vide presto nella vocazione
religiosa 5aeerdotaJe un ideale di consacrai.ione a Pio e di donazione alle
anime e lo visse in un oreseendo che lo portò n un apo&tolato tra i giovani
festoso e sacrificato. Provato a pili ripr~s.e dalla mal.3ttia, diede prova di
serenità, di finezza d'animo e di completa adesione alla volontà cli Dio.
Don Glullo Marld f ad AJanio a 72 anni.
Conquistato all'ideale della vita salesiana a Valdocco nel 1922, troncò
la carriera d'ufficiale degli Alpini e parti per le missioni della Pata-
gonia. Tornò in Italia dopo ~7 anni. Dal 1950 attcndev:I con. gencroaità
e sacrificio aUa segreteria del liceo di A!assJo e a or-ganizzare il musco
dl storia naturale. La-scia vivo rimpianto tra i confratelli che ne amnù-
.i::avano la bontl\\ -a-emplice e aJime.ntavano aUa su.a eonve.rsuione gio-
viale lo spirito di famiglia tipicamente salesiano.
Don Dionigi BramJ>llla t a Bologna • 6,. anni.
Dopo avere esercitato con zelo il ministero in varie case, tornò a Ra-
v-ennn come direttore e. pe.r 1z, 11nn.i vi svolse una attività indc.ft:ssa,
pqrt11ndo _molto avanti quel lavoro di rie.ostruzione dell•Jstit:uto. che
la guerra aveva devastato. Collaborò col compianto don Saln a dare
vita sU'Oratorio, che r:aggiunse ben presto uno sviluppo notevoliss.imo,
lasciando nei giovan1 e.be lo frequentavano una impl'IOnta che ha valso
a guidarli per il difficile aenriero della vita.
COOPERATORI DEFUNTI
c:an. Andrea Spe.nie t u Napoli a ◄, anni.
• Servire la Chiesa• fu t-ideale che ne informò tutta la vita, per cui
non disse mai ba.sta nel sacrifica.rsì pe.r lè a.nime. senza riguardi per
la propria salut•. Fu direttore dell'• Ufficio Culto Divino• della Curia,
assistente diocesano degli Universitari, direttore dti • Fanciulli mi-
nistranti• deUa Diocesi. Exallievo affezionato~ ammiratore entusiasta
di Don Bosco, faceva parte deUa Presidenza ispettoriale degli Ex.al-
lievi, quale Delegato per i Sacerdoti. Quando il Delegato iapettoriale,
durante la malattia, gli offcì una reliquia di Don Bosco, il cao. Sptinc
esclamò: • Oh, Don Bosco, se vuoi mi puoi guu..rirc, però... •· E non fini la
frase, dimmstrando di aver compreso che Altri ernno i disegni di Dio.
can. Prof. Vlrclmo Bongloannl t in Acqui Terme a 83 anni.
Fu artista insigne. Quasi tutte le chiese dello diocesi portano il cocco
sapiente della su.,a ma1;10. Coope.rarore convi.nto. per ben 4S anni prestò
la sua opera disintereuala di sacerdote nell'artistica chiesa dell' Isti-
tuto S. Spirito, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Gto-.,a,nni Roatta t a Ormea Praie (Cuoco).
Per tutta la vita scntl un trasportQ 1p~ciale per Don Bosco. Visse nel
suo spirito e avviò aulla medesima via i suoi dodici .figli. La lenura
assidua dei fascicoli delle , Letture Cattoliche•, del Bol/e1ti110 Salt-
siano e della vita di Don Bosco contribui a formarlo a un sodo spi-
rito cristiano. 11 Signore l'ha preaùato anche c:!.on un 6gli'"I vescovo
(S. E. mons. flario R.ontta, vescovo di Saot'J\\Jl1lta dei Goti) e con un
altro figlio oocerdote.
Davide Grossi t a Costa d'Oneqlia (Imperia).
Visse il .movimento cattolico moderno in tune le sue forme. attuando
in pieno l'imeg.namento de) Concilio: pregava molto, era il bracçio
destro del suo parroco, aiutava i bisognosi, si occupava, quale delegato
del Sindaco, degli interessi del paese, non aveva rispetti umuni, com-
batteva gli errori, ma non era settario. Ebbe una predilezione _per San
Giovanni Bosco, dì cui aveva a.cq__uistato la statua, e ne curava la fostn
annuale in parrocchia.
Af'tu.ro Mattal t • La Spezia a 79 anni.
Exallievo e Cooperatore affezionato, padre di due figli salesiani, fu
uomo di fede illuminnm e profonda. LB praticò a viso aperto sopr.at-
tutto nel difficile ambiente operaio dell'Ancnalc della città; la inculcò
con l'esempio e con ln par-ola ai suoi fìgH, di cui vide con gioia il ma-
turare della voca;ione reUgiosa; Ja diffuse con discreto e sagace senso
apostolico nell'amLiente in cui la Provvidenza Lo fece vivere. Consape-
vole dei valori famifotri. condivise con la consorte non solo le ansie
apostoliche, ma anche gli umili lavori domestici. La morte lo sorprcs.e
mentre andava a comperare il pane, dopo a\\ler pa.rtcdparo secondo il
sbllto al sacri.fido eucaristico.
Francesco Sacristanl t a Niardo (Brescia).
Visse in semplicità di fode ed esemplarità di vita, dedicata al servizio
della Chiesa e della numerosa famiglia. Donò generosamente al Signore
tre figli: uno sacerdote e. due religiosi laici, di cui uno salesiano coadiutore.
Rag. Guido Botto t ln Acqui Terme a SS anni.
Ex.allievo e Cooperatore fervente, coltivò una devozìone profonda A
Maria Ausiliatrice. e a San G~ovanni .Bosco. dai quali ottenne la forza
di sopporn1re con edificante rassegnazione la luDbYa malattia. Ancora
nell'agonia non cessava di ripéterc b nostra ~aculatoria: Ma.ria,
Aux,.1imn Chri-sl,ianorum, ora pro nobis.
Leonilde Baratto t a Pederobba (Treviso) a 80 onni.
t volata al cielo nel giorno di Pasqua, per unirsi al Cri.sto Risorto,
questa Cooperatrice salesiana, mad.re. dj 17 figli. Otto di es!=i sono
reli4iosi nella Famiglia di Don Bosco: due Sacerdoti e sci Figlie di
Maria Ausiliatrice1 una deUe quali missiorui.ria in Corea. Un nono è
mission.irio tra gli Oblati di Maria Immacolata in Canadil, in mezzo
agli lndiani. Altre due figlie bramnvano fan-i suore dl Don Bosco, ma
il Signore le chiamò a sè prima che potessero sod.disfare il loro voto.
Anni fa, quando il Rcuor Maggiore volle premiare con medaglia i
genitori che avev;tno dato a.lla Con.g~cgszione ok.uni figli, lo stesso
don Ziggiatti \\'<'llC andare a Padova per consegnare. pe-rsonalmenre
• alla prima mamma di tutto il mondo salesiano• la medaglia d'oro.
Quando per la prima volta ricevf'tte l1 Un:~ionc de~li infern1i tbbe la
consolazione di rivedere tutti i suoi fi_gli, compresi i miss.iona:ri, Riunti
in pàtria per salutare la mamma per l'ultima volta. Invece le otten-
nero Ja gu•rigione mirocolosa, e dopo alt.uni giorni essa ritornava a
caso dall'ospedale.
Dolorosi furono gli ultimi cinque $nni, e specialmente l'ultimo, che
pas.s.O inchiodatR nel suo letto, ma felice di esse.re a~sistita, per ru.rno,
da urut delle 6gli• suor~.
Chiuse gli occhj confortata dalla prescnz3 di un figlio sacerdote, dalJa
suora e dalle ultime due figlie vissute flèmpre con lei.
Anna Maria Scavla veti. Cortona t a Sezzadio (Alessandria) a 83
anni•
Era fervente Terziaria Frnn~escana, zelante Cooperatrice e 1unica
ati<Y,ioòata dcll' Università Cartolica e delle Opere cti Don Bosco. Per
qu~te nutriv-a grande ammirozione e profondo attaccame.nto al Joro
Fondatore. Chiuse la sua vira apostolìca ed eucaristica~ dopo averla
impreziosita con lunghi anni di sofferenze s3.ntificate.
Maria Merlo Picco t a Coluso (Torino) a 68 onni.
Visse di fede, di lavoro e di secrificio. la famiglia prodigò ai suoi cari
i tt-!lori dd suo a.more e della gioia espBD.$Ìv-a che le fu caratteristica;
in società praticò la carirà· a piene ma.oi con un fare modesto e bo-
n-ario, che la rese cnra a quanti la conobbero. Cooperatrice: salesiana,
esplicò il suo zelo in ogni attivitA apostoliCA, pa"occbi..ale e salesiana.
Maria Perocc.o t ad Acqui Terme a 60 anni.
Exallieva delle Figlie di Moria Auailìatrice e Coopera-trice salesiana,
seppe trasfonderè nei figll, con l'esempio di una vita cristianamente
vissuta, l'amore e lu devo.zione n Ma.ria Ausiliarrjce e a San Giovnnni
Bosco.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Airnldi Emerenziana - Alberti Pia ... Anfo"i mons. Filippo - A~estivo
Michele - Badano Antonio - Barisone don Andrea - Bau.s•ola Anna -
Berrino Fnmccsco - Btrtagna Angela - Dertasa Modesto - Bisso Clo-
tilde - Bobini Pietro - Boccone Stella Giulietta - Dononati Enulio -
Bona.zzoln Paustino ... Bottaro Clotilde - Callcri Giovanni - Canepa
Maria - Carlini Giuseppina • Carlìni Roso - Càr-negjf(a Giuseppina ...
Carpi Idea - Cavo don Camillo - Cerutti Car olina - Chiaromello Mar-
gherita - Cinque Maria ... Clini Frnnces.co - Curotto prof. Ernesto -
O'Acunzo Giorgina - Dagnino Giacomo - Dallimonti Ugo - Do! Pozzo
Anna - Diaspro Raffaele - Di Frnnco dott.. Giuseppe - Fasce Mari-a
Teresa ...Ferraris Carlo - Fracanzani n. d. Elena - _f'racanzani Pi.a
vcd. Pietro.grande - GoUo:<lli Pio - Gattai Giuseppina - Giella Rosa -
Giolitto don Marco - Glorio e.in. Santino - Crao•i .Eugcnill - Graaso
Antonio • Gup;J3 Margherita - Gilllmeroti Lor-enio - LiUi Anna - Li-
vori Dome.ni~a . Lovuzano Arturo - Macci0 Giovan Battista - Man-
nucci Piero - Marfuggi Gemma - Mc1o Caterina - Messina don Gae-
tano - Monti Fiora • Morelli Pietro .. Mor${igno Gimeppina - Moro
Elvira - Musso ceoL don Giulio - Ne.sa Omobono - Novara Fcrrero
Margherita - Nova.ro Amalia - Ouc.ngn Paolo - Papi rag. Angelo
Pareti Antonino - Parodi Giuseppe _fu G. B. - Parodi Luigina - Per-
dichizzi Antonino - Pescio don Cesare - Picci Giuseppe Pierngostini
Cina - Prato Antonio . Quilini ing:. Giovanni - ll.egbcnzani Teresa -
Rinaldi Anna - Ronzio Martirui - Rosa Giella • Santolini Franco -
Sasso don Paolo - Scea Zerlia Carla - Silingardi Anna - Sottomano
Pierina - Tcdicl Lui!ri - Verdo don Damiano - Veri Vito - Verrone
Eva - Vieni don Pietro - Visca Carlo - Vittone cav. Giuseppe • Ze-
noni Carlo - Zign<>!i comm. gen.le Antonio - Zolla Domenica vcd. Conti.
32

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avvertl•mo che la pubblicazione di una Borsa I ncompleta si effettua
quando Il versa mento Iniziale raggiun ge la somma di L. 25.000, ovvero
quando tate somma viene raggiunta con offerte successive
• Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma
a completare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
Borsa: Linda Toffolonl Rossi, a cur~ della
figlia Margberitn Ro ssi Zanon (Pio venc Roc-
chette). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. G. Bosco, ,·n
suffragio della mia mamma e per la salute del
mio papd, o cura di Mariangelo Moretto
(Como). L. 50.000.
Borsa: N. S. Gesù Cristo, sommo ed eterno
sacerdote, (61), Signore, manda operai per la
tua messe, a cura dei Cooperatoci Salesiani
di Limosano (Campobasso). L. 100.000.
Borsa: Marla Auslllatrlce, S. G. Bosco e
S. D. Savio, p. g. r., a cura di Olivieri Emma
(Alessandria). L. 50.000.
Borsa: Piergior gio Smtlnl, in momoria e suf-
fragio, a cura di Rita Bassi Ved. Santini
(Lucca).
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G . BOBeo, i11
suffragio dei miei cari defunti e invocando pro-
tezione sopra la mia famiglia ;,, vita e dopo
morte, a cura di Saoero Maria (Cannagnoln-
Torino). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e mia madre, a
cura di N. N. (Salerno). L. 50.000.
Borsa: Una sposa in pena Invoca S. D. Savio,
a cura di N. N. (Napoli). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
rùzgraziamento e 1.'nvocando g-ra:it, a cura di
N. N. (Genova). L. 50.000.
Borsa: Gesù, Gilllieppe e Maria Allliillatdce,
im:ocando protezione sopra tutta la 111fo fa-
miglia, a cura di Maria Mocchetti io Tacchini
(Busto Arsizio). L. 50.000.
Borsa: Geom. Francesco Riccerl, fratello del
Rettor Maggiore, &, memon·a e suffragio, a
cura del doti. Pietro Fnlco (Milano). L. 50.000.
Borsa: Cervettl Lucia Ida, i11 memoria e mf-
fragio, o cura di Lunardi Elsa (Reggio Emilia).
L. 50.000.
Borsa: Ven. Don Andrea Beltrami, i11 ricordo
e suffragio di Bonelli Michele, Margherita e
MtiTia, a cura di Bonelli Giovanni Battista
e sorella Vittoria (Roma). L. 50.000.
Borsa: Don Serlè, a cura di Ada Scelsi (Ales-
sandria). L. 50.000.
:Borsa: San Giovanni Bosco, assistici, in suf-
fragio dell'anima del papà, Maroso GiuJeppe,
a cura di Passarlo Gianna (Marostica-Vi-
cenza). L. 50.000.
Borsa: Ravedatl Paolo, fondata dal bisoonoo
A. L. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Papa Giovanni XXIII, fondata dal
comm. Luigi Amelio (Torino). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, fondatG dal Comm.
Luigi Amelio (Torino). L. 50.000.
Borsa: Sebastiano e Giovanna Borg., in memoria
tu.Ifragio, a cura del figlio Don Francesco Borg
(Malta). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Jules
Jacqmin (Carlsbourg-Belgio). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Ges~ e S. G. Bosco,
a cura di Marie Pctit (Catlsbourg-Delgio).
L. S0.000.
Borsa: Don Rua eS. D. Savio, a curo di Canùlle
Toulemoo.de (Cnrlsbourg-Belgio). L. 50.00().
Borsa: Maria Ausiliatrice eS. G.Bosco,a cura di
Marie Pajot (Cadsbourg-Belgio). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce, s. G. Bosco, Papa
Giovanni XXIII e anime purganti, i11 ririgra-
ziamemo e invocando proteziorie per i propri
familiari, a cura di Giuseppion Dova (Bova
Marinu). L. 50.000.
Borsa: Enrico Arrigonl, percM la 11fado1111a
co11tùrui a proteggerlo, a cura del dott. Gian-
nantonio Arrigoni (Brescia). L. 50.000.
Borsa: Gilardoni Nicola, in suffragio e ricordo,
a cura di Gilurdoni Leccardi Angela (Milano).
L. 50.000.
Borsa: Maria, salute degli Infermi, ;,. suffragio
del fratello Giovan11i, a cura di Nancy Massenti
(Sanluri-Cagliari). L. 50.000.
Borsa: Don Flllppo Rlnaldi, patrono dei "Figli
di Maria", a cura dj Anime riconoscenti
(Vercelli). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Grandi R. Susanoe (Como). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, u
cura di N. N. (Piacenza). L. 50.000.
Borsa: Divina Provvldenza, a cura di 130-
glione Francesco (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, a cura di Fogliato Margherita
(Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, esau-
ditemi, a cura di Giannina Cerini V. Borronì
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Paolo (Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cura del dott. Carlo Pa-
nizzi, exallievo Alassio, (Badalucco-Im-
peria). L. 75.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e D. F. Rlnaldl, in
suffragi-O di mio marito, dei g~titori a della 1110-
cera; per la salvezza mia e dei miei figli a
cura di N. N., L. 50.000.
Borsa: Auxillum Chrlstiano.rum, a cura di
Losaon Pietro, (Torino). L. 50.000. C<o•n><o•l
BORSE DA COMPLETARE
Borsa: Don Run, n cura di A. M. Exallievo
(Piacenza). L. 30.000.
Borsa: Mons. Verslglia, a cura di A. M. Exal-
lievo (Piacenza), L. 30,000,
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Nazionale Exallievi Salesiani d•l Brasile, a
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Boeri. L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Dou Bosco, gra%1e!,
a cura di La Gamma Elisa, (Soverato-Ca-
tanznro). L. 25.000.
Borsa: San Domenico Savio, proteggi i miei
figliuoli, n cura di Rolando Michelina (Pio s-
sasco-Torino). L. 25.000.
Borsa: Servo di Dio Don Filippo lUnalcli,
p. g. r. e invocando la sua protezione per la
no~tTa Figlia Paola, a cura dcHa famiglia
Morato Luigi (Este-Padova). L. 30.000.
Borsa: Sacro Cuorè di Gesù e Don Bosco,
in rirordu e suffragio di Antonia Rigazzi
Chiesa, n cura di Ragazzo MariR (Beneva-
gienna-Cuoeo). L. 25.000.
Borsa: San G. Bosco e Papa Giovanni XXIIl,
a cura di Gallo Elsa (Alas5io-Savona),
L. 25.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e S. D. Savio,
prouggete noi e i nostri figliuoli, n cura di
T. V. M. (Trivero-Vercelli). L. 25.000.
Borsa: Maria Auslllat.dce, protegglm.l, a cura
di N. N. (Bergamo). L. 2S.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, S. G. Bosco e
anime del purgatorio, a cura di Rosalba
Gaglione (Torre del Greco-Napoli). L. 26.000.
Borsa: Sacro Cuore dl Gesù e Maria Ausilia-
trice, a cura di Francini Giulia (Arezzo).
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Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, protei:,:eteci spiritualmente e jisi-
cammU, ,1 curt1 di Mariani Maria (Sé.regno).
L. 25.000.
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di Elena e Tarsilla Vanotti, (Milano). L. 25.000.
Borsa: Nostra Sillnora cli Re, sorridi amorosa
a tutti gli ammalati, a cura di N. N. L. 25.0QQ,
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i,,
ringra:.riammto e invoca,rdo protezione sopra i
miei ammalati, a cura di Arosio Maria (Lis-
sone-Milano). L. 25.000.
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cura del doti. Bruno Liguori, Exallievo
(Roma). L. 25.000.
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lndiriuo - - - - · ···········
BOLLETTINO SALESIANO
Sif.ubbllca:
il del mu11 pe, I Cooperatori Sllltsianl
il 15dttlmasap11rI Dlrigenci dei Cooperetorf
S'invia gratul1amente al Coo-
peratori, Benefattori e Amici
delle Opere Don Bos:o
Direzione amministrazione:
via Maria Auslllatrlee, 32
Torino • Telefono 48.29.24
Direttore responsablla
Don Pietro Zerbino
Avtortnulone del Trib. di Torino
n. 40l del 11 febbraio 1949
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