Bollettino_Salesiano_199610


Bollettino_Salesiano_199610



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ANNO 120 N.9
Ottobre 1996
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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IN QUESTO NUMERO
Ottobre 1996
Anno 120
N umero 9
In cope1tina,
una bambina indiana del Bihar.
Al le pagi11e 19-26 il nostro
«dossier», dedicato
ai miss ionari Sebastian, John
e Alex, che hanno scelto tre
zone dell'Ind ia per seminare
la presenza cristiana
e combattere una situazione
di estremo disagio sociale.
Foto SEI/Fiore.
3 IL RETTOR MAGGIORE
Pregare ... è bello
di JUAN EDMUNDD VECCHI
10 ATTUALITÀ
I 50 anni d' oro di Papa Wojtyla
di SILVAN OSTRACCA
14 IMMIGRATI
Parlando si impara
19 DOSSIER MISSIONARIO
di MARGHERITA DAL LAGO
a cura di UMBERTO DE VANNA
«Bosco Maiyam»
Tra i Santali di Boropahari
Conservare l'acqua nei villaggi
di SEBASTIAN KARERAKADAN
di JOHN VAIKATH
di ALEX GONSALVES
28 GIOVANI
Porte aperte a scuola
30 REPORTAGE
a cura del " Movimento
Giovanile Salesiano »
Torino/Monterosa, un grande oratorio-famiglia di ANGELO BOTTA
36 VERSIGLIA ECARAVARIO
Fiori rossi sulle acque del Shiu-pin
di TERESIO BOSCO
RUBRICHE
4 Il punto giovani - 6 Jn Italia, nel mondo - 8 Lettere - 13 Prima pagina - 17 Zoom - 18 Libri -
27 Il diario di Andrea - 33 Osservatorio - 34 Co me Don Bosco - 40 I nostri Santi - 41 1 nostri
morti - 42 Solidarietà - 43 fo primo piano
10 Papa Wojtyla, prete da 50 anni
2 - OTTOBRE 1996 BS
'1 , \\ \\
(__~
J)
14 Attività VIDES a Bologna
il
cJB olk}ttino
Jaleszano
Mensile di inform azione
e cultura re ligiosa edito
dalla Congregazi one Sales iana
di San Giovanni Bosco
DIRETTOR E RESPONSA BILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Mot1o
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Cattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere • Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertone - Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione : EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Reg istrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e loto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituiti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania ·
Giappone - India (in inglese, malayalam, tamil e
telugù) - Irlanda - Gran Bretagna - Italia - Korea del
Sud - Lituania - Malta - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Ungheria - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei
limiti del possibile.
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vecch io.
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bi le leggere parte di questo numero
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PREGARE•.. È BELLO
Nella preghiera scopri un mondo nuovo. La preghiera risveglia le energie più sane
e profonde di una persona: fa sentire la comunità e apre alla solidarietà universale.
Fa capire che l'esistenza e la storia si muovono verso l'infinito.
Molti sono oggi alla ricerca di una esperienza spi- LA PREGHIERA NON È UN 'EVASIONE verso l'i-
rituale come rimedio a situazioni di stress, tedio, gnoto o l'occulto . È invece un modo di penetrare
non senso, stanchezza, conflittualità. Alcuni rincorrono nel reale con uno sguardo più acuto e più respon-
pratiche esotiche, riempiono il loro vuoto con vaghe sabile. Quella cristiana poi ~merge dagli avveni-
esperienze spirituali che contengono il germe çlel- menti storici della salvezza. E dunque come impa-
l'alienazione, anche quando non arrivano a eccessi.
stata dalle vicende umane nel cuore delle quali ope-
Altrettanto sovente però ci capita sotto gli occhi l'an- ra il Signore.
nuncio di una giornata di solitudine, di una veglia, Oggi se ne sente un'urgente necessità. E non come
adunanza o scuola di preghiera cristiana. L'invito è obbligo religioso, ma come respiro dell'anima e un bi-
spesso rivolto ai giovani, ma concorrono pure libera- sogno di verità. Tutto quello che ci offre la moderna
mente gli adulti. Se ci vai, puoi trovarti in una chiesa società lascia inevasi i grandi interrogativi dell 'esi-
o in un tendone pieno di
stenza che a un certo
giovani, seduti a piacere in
momento insorgono po-
silenzio meditativo, a reci-
tenti e reclamano una ri-
tare in forma compassata
sposta.
un salmo, ad ascoltare con
Benvenute dunque le ve-
attenzione insolita una let-
glie, le scuole, le adunan-
tura o mimando insieme
ze e le esperienze di pre-
con gesti espressivi, ma
ghiera autenticamente cri-
moderati, una lode. Espri-
stiane. L'accoglienza del-
mono così la fede nella
la fede e del Vangelo in-
presenza di Dio nella loro
fatti non raggiunge il cuo-
vita e se ne rallegrano ren-
re se non riesce a creare
dendo grazie.
in noi quegli atteggiamen-
ti e quei sentimenti verso
SE DOMANDI Al PARTE-
CIPANTI le loro reazioni ,
scopri che la preghiera ha
risvegliato le energie più
L'angolo di un parco, seduti qua e là o vicini.
I giovani amano pregare cosi.
Dio che si esprimono nel-
la pietà filiale.
NON BASTA PERÒ L'E-
sane e profonde della per-
SPERIENZA OCCASIO-
sona; si sono sentiti in una comunità nella quale l'unio- NALE, anche intensa e ben orientata. La preghiera
ne tra i partecipanti quasi si tocca; simultaneamente è rende umanamente e spiritualmente quando diventa
cresciuto il senso di solidarietà con tanti , amici, com-
pagni, gente che soffre e che non sono presenti; han-
no scoperto i propri limiti, senza per questo abbattersi
o sottovalutarsi; hanno intravisto che la propria esi -
stenza e la storia del mondo si muovono verso l'oltre,
fino all'infinito, come spinte e attratte da una forza mi-
steriosa; hanno sentito e accolto Gesù Cristo come via,
verità e vita; hanno condiviso con Maria il suo cantico
di vita, fiducia e ringraziamento ; hanno sentito di com-
prendere per un momento il segreto dei santi. E tutto
ciò senza evadere da questo mondo, senza abbando-
nare il proprio campo di lavoro o fuggire dagli avveni -
menti. Ritornano infatti ai loro ambienti e alla loro vita
atteggiamento interiore, pratica quotidiana e cammi -
no di maturità. L'apprendimento e la costanza sono
necessari. Così lo capirono gli apostoli quando
chiesero a Gesù di imparare a pregare . E così lo
comprese anche Gesù quando insegnò loro le paro-
le che meglio potevano esprimere il rapporto di
amore che Dio ha verso di noi e i sentimenti che lo
Spirito suscita nel cuore dell'uomo al quale viene
rivelato tale rapporto . Allora la pace, la gioia, la soli-
darietà, il senso di una Presenza, l'apertura che
sperimentiamo sensibilmente in alcuni momenti di
preghiera, diventano parte della nostra vita quoti-
quotidiana con una nuova visione delle cose, disposti diana, che si svolge tutta alla luce di una invocazio-
a mettersi accanto a chi è bisognoso e a lottare per ne: Padre!
trasformare le situazioni.
o
BS OTTOBRE 1996 - 3

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- IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
....
E TRISTE BALLARE
DA SOLI
Nei giovani l'amore è ancora l'unica dimensione che conta.
Un amore che tuttavia appare sempre più fragile,
che ognuno intende a modo suo.
Nel caos delle statistiche e dei comportamenti.
e i sono statistiche sui giovani che
documentano come la famiglia
resti il primo valore per 1'85% dei ca-
si, prima cioè del lavoro e dell'ami-
ci zia. Statistiche che sono rimaste
sostanzialmente invariate negli ulti-
mi 10 anni.
Ma allo stesso tempo, altre statisti-
che dicono che il 42,6% dei giovani
tra i 15 e i 24 anni prevedono di non
sposarsi nei successivi cinque anni ;
il 20% dei giovani tra i 25 e 29
anni confidano che non si sposeran-
no nei cinque anni successivi e il
7% si dicono decisi a non sposarsi
mai.
E poi ci sono ancora statistiche che
parlano di una crisi del matrimonio
nel senso di un calo di coppie che
si sposano. Crescono un pochino le
unioni sancite nei comuni , calano
le unioni sacramentali. Non sono so-
lo cifre. Sfogliando la miriade di rivi-
ste maschili e femminili, si scopre
una condizione diffusa di disagio : si
cercano amici e amiche per colma-
re la solitudine. Si rincorrono brevi
flirt. Il matrimonio appare troppo im-
pegnativo, specialmente quello ri-
chiesto dalla Chiesa cattolica.
LA STRUTTURA PRODUTTIVA mo-
derna delle società avanzate ha por-
tato a una dissociazione delle per-
sone. Senza contare l'handicap che
le crisi economiche e la rincorsa al
benessere consumista costituisce
per i fidanzati ·che vogliono mettere
su famiglia. Il mercato della casa è
un macigno sociale sul quale - paro-
le dello stesso Giovanni Paolo Il -
si infrangono le giuste attese dei gio-
vani che vogliono coronare il loro so-
gno d'amore.
Già, l'amore . Nei giovani l'amore è
ancora l'unica dimensione che conta
nell'attesa della donna o dell'uomo
della vita. Un amore che tuttavia
appare sempre più fragile. Una pa-
rola che ognuno intende a modo suo.
C'è una gran confusione di linguaggi.
Così tanta che molti matrimoni, reli-
giosi o civili che siano, naufragano
pochi mesi e poche settimane dopo
essere stati consumati.
Prendersela con i giovani perché
sono più disinvolti anche nei rap-
porti sessuali e accusarli di non vo-
lersi sposare, rivela una condizione
di impotenza. Nella confusione so-
ciale entro cui i giovani sono chia-
mati a orientarsi , è troppo facile ac-
cusarli di volersi solo divertire.
LA CHIESA si è molto preoccupata
della deriva del matrimonio e del di-
lagare della sessualità prematrimo-
niale. Tanto da ricorrere a diversi
documenti che richiedono ai pastori
della comunità di lanciare una gran-
de opera di sensibilizzazione gradua-
le per preparare i giovani al matri-
monio .
In Italia, poi , c'è una volontà nuova
di capire i giovani , anziché giudicarli
semplicemente. Anche sulle questio-
ni di cuore. Prima dell'estate si è te-
nuta una settimana dei responsabili
diocesani per la pastorale familiare
per confrontarsi sul tema: educa-
zione dei giovani all 'amore e alla
famiglia. Un seminario sul fidanza-
mento, un tempo di vita che va risco-
perto come progettualità condivisa
dai parenti e dagli amici.
La Chiesa è convinta che non sem-
pre il nuovo è una soluzione, ma
neppure lo è semplicemente il mar-
chio della tradizione . La crisi del
matrimonio è segno di una crisi com-
plessiva. Se gli adulti si prendono
le proprie responsabilità mettendo
magari in questione certi modelli se-
gnati dal tempo, i giovani potranno
essere ciò per cui sono giovani : il
Io ponte tra il passato e il futuro.
Più disinvolti nel rapporto
di coppia. Ma non intendono
solo divertirsi.
4 - OTTOBRE 1996 BS

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IJS OTTOBRE 1996 - 5

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- IN ITALIA NEL MONDO
HAITI
PREMIATELE
«PETITES ÉCOLES»
I
geRnoemraali.zLiaa FcMasAa.
Qui il 18 settembre
è iniziato il 20°
Capitolo generale.
Al centro, un gruppo
Alle « Petites éco les » dei sa-
di FMA venezuelane.
lesiani di Haiti, l'O.J.E.C. (Ol
}ice lnternational de l' Ensei-
gnement Catholique presso ROMA
l'UNESCO a Parigi) ha confe-
rito il primo « premio interna-
zionale del!' Alfabetizzazione ».
Il conferimento ufficiale - e la
IL CAPITOLO
GENERALE
consegna della somma relativa DELLEFMA
cli 15 mila dollari - sono avve-
nuti il 9 settembre scorso. Oggi Si è aperto il 18 settembre scor-
a Port-au-Prince, 195 piccole so il XX Capitolo generale del-
scuole accolgono 25 mila allie- le Figlie di Maria Ausiliatri-
vi con 900 maestri, tutti prove- ce. Preceduto da un corso li-
nienti dalla periferia. Si tratta bero di lingua italiana e da un
cli scuole che nascono dove vi- pellegrinaggio a Mornese, Niz-
vono i ragazzi e funzionano lì, za e Torino, le 189 partecipanti
lavorando tra di loro accettan- sono ora impegnate su l tema:
doli nella loro situazione di po- « FMA comun ità di donne ra-
vertà: scalzi, mal vestiti, con le
mani vuote. «Si tratta di aiutare
i poveri con l'aiuto dei poveri e
con mezzi poveri », dice il su-
periore don Jacques Mésidor.
«E non sono scuole cli serie B,
perché gli insegnanti ricevono
una fo1111azione pedagogica
giusta, e gli allievi seguono
programmi ben definiti ». E os-
serva: « Senza rivoluzioni, ma
con il semplice mezzo di un'e-
ducazione adeguata, uomini e
donne dei quartieri più poveri
ritrovano giorno dopo giorno i
loro diritti e la loro dignità».
Il prossimo decennio (1997-
dicate in Cristo chiamate a una
missione educativa incultura-
ta verso il terzo millennio ».
Momento importante sarì1 I'e-
lezione della nuova «madre
generale», poiché l'attuale, do-
po 12 anni di governo, non può
essere riconfermata. Le FMA
sono presenti in 83 nazioni, qui
rappresentate da ispettrici e de-
legate. L' U.fjìcio Stampa garan-
tisce un'informazione costante
sugli andamenti dei lavori. Fax
e posta elettronica danno vita
a una rete che raggiunge pra-
ticamente ogni opera.
Castelgandolfo (Roma). Don Vecchi consegna a Madr~
Marinella un'artistica riproduzione di Mamma iyiarghenta.
2006), che l'ONU dedica allo
« sradicamento della povertà »,
comincia con questo riconosci-
mento a una delle nazioni più
povere del mondo, che per il
suo impegno merita giustamen-
te un 'attenzione speciale.
IPort-au-Prince (Haiti).
Ragazzini
della "banlieue".
25 mila frequentano ora
le 195 « Petites écoles »,
che sono state premiate
dall'UNESCO.
« LA MADONNA DELLA
FORTUNA» A VALLECRO-
SIA. Il 9 febbraio 1876
giungevano a Vallecro-
sia, su invito dell'anzia-
no vescovo mons. Lo-
renzo Viale a Don Bo-
sco, tre salesiani e tre
Figlie di Maria Ausilia-
trice, per provvedere
all'educazione e alla
formazione cristiana di
quei giovani. il 13 feb-
braio veniva inaugurata la
prima cappella, dedicata a
Maria Ausiliatrice. In tale oc-
casione il vescovo , non di-
sponendo di un'immagine
dell'Ausiliatrice, regalò a Don nova. il dipinto, rimasto per
Bosco un bel dipinto ova- qualche tempo ignorato, è
le, intitolato « Madonna del- stato riportato in evidenza, in
la fortuna », proveniente dalla occasione di questo 120°
Chiesa di San Carlo, in Ge- anniversario.

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PARAGUAY
MESSAGGIO
PROGRAMMATICO
L' ispettore Crist6bal L6pez in
occas ione del centenario degli
ini zi del!' opera sa les iana in
Paraguay, esprime gratitudi-
ne, ma anche le speranze e gli
impegni che l' anni versario in-
tende promuovere. Tra questi
ultimi , l'attenzione ai giovani
della strada, per dare pane e
affetto a chi non ha una casa,
ma anche il proseguimento del-
le opere tradi zionali e asso-
ciati ve, le scuole agricole e
tecniche, che gara ntiscono ai
giovani un mestiere per la vi-
ta. L' impegno a battersi per-
ché il Chaco paraguayo non si
spopoli , ma trovi crescita
umana e cristiana, e le popola-
zioni indigene conservino la
loro identità culturale e accol-
gano il messaggio di Cristo.
Infine favorire lo sviluppo cul-
turale attraverso la stampa e le
comunicazioni sociali ; lottare
per la promozione della fami-
glia e la promozione delle vo-
cazioni sacerdotali e laicali.
i-·-·r·A· a-A· c··u ·1• r •••• - ·i
: V) :
:o:
!-sZe ::
: V, ..
•UJ :
:, -sJe '.:
.: .V.,.!......... ............ . .......
Asunci6n (Paraguay).
Emissioni filateliche
per il centenario,
lo speciale
annullo postale
e il supplemento
diffuso dai quotidiani.
INDIA
CATTOLICO
ED EXALLIEVO
IL PRESIDENTE
DEL PARLAMENTO
INDIANO
Calcutta (India).
Don Bertle Fernandes
(a destra) e don C.M.
Paul, due salesiani
dell'ispettoria
di Calcutta,
si congratulano con
il nuovo presidente
del parlamento indiano,
Purno Agitok Sangma.
Un exa llievo salesiano, Purno
Agitok Sangma, è stato eletto
ali ' unanimità presidente del-
!' undicesima Lok Sabha (il par-
lamento indiano). Purno Agi-
tok Sangma ha 48 anni , è
cattolico e nati vo della tribù
delle Colline Garo di Magha-
laya. È stato insegnante e in-
caricato dei ragazzi interni
alla scuola D01J Bosco di Di -
bruga rh, ·e segretario generale
del Congresso giovanile regio-
nale di Maghalaya. È il primo
cristiano dalle tribù a essere
entrato prima nel governo pre-
sieduto da Rao e poi in quello
di Gowda. E oggi ri copre la
terza cari ca per importan za
nel sistema 3democratico in-
diano. Professore, avvocato e
giorn alista, Purno Agitok San-
gma è stato incoragg iato dai
salesiani a entrare in politica
ed è stato e letto al parlamento
per la prima volta nel 1977 ,
occupando poi vari mini steri.
ORDINAZIONE A VAL-
DIVIA. Don Riccardo Ez-
zatl 1'8 settembre è stato
ordinato vescovo a Valdivia
(Cile), sua sede episcopa-
le. Il nuovo vescovo ha 54
anni ed è nato a Campiglia
dei Barici (Vicenza). La
cerimonia si è tenuta nel
Palazzetto dello sport, poi-
ché la cattedrale è stata
rasa al suolo dal terre-
moto. Nella foto è a San-
tiago del Cile con Don
Egidio Viganò. Sia Don Vi-
ganò che il nuovo vesce-
vo sono stati ispettori dei
salesiani in Cile.
ns OTTOBRE 1996 - 7

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~
TTERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia i.I lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le pÒste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa avolte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamopurtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - OTTOBRE 1996 IJS
TESTJMONI DI GEOVA. « Mi
riferisco all 'artico lo di Giorgio
Torrisi (Le nuove religiosità,
BS/marzo). Sono testimone di
Geova e leggere che siamo con-
s idera te una " setta" mi ha la-
sciata a dir poco sconcertata.
Le mand o una rivista, La Torre
di Guardia, che ha un articolo
dal titolo: I testimoni cli Geo-
va, una setta o ministri di Dio?
Mi facc ia sapere cosa ne pen-
sa » (S. Cala11chini, L11ga110).
« Vorrei rispondere all'indeci-
sa Si lvana (cf BS/febhraio). Hai
ragione che i TdG a volte sono
g li uni ci a parlare di Dio, ma ti
sei domandata di quale Dio par-
lano? Il loro non è il nostro
Dio. Non credono ne lla divini-
tà cli Gesù , allo Spirito San-
to e quindi non accettano la
Trinità. Il loro Geova non am-
mette le trasfusioni di sa ng ue,
non permette di votare per di-
sprezzo verso lo stato, ecc. In
questo però hai ragione: dob-
biamo parlare noi del vero Dio,
qu e llo che è amore, e darne te-
stimonianza » (A ngelo Mossio,
Rivoli).
La c/ass/fìcazione presentata da
Torrisi era di Massimo l111 ro-
vigne; uno dei maggiori esperti
della « 11uova religiosità ». È
presidente del Centro Intern a-
zionale di studi sull e nuove re-
ligioni (CESNU R) e autore di
molti libri sul/' argomen/o. Di-
ceva lntrovigne che i TdG "ri-
ve11dica110 1111 ·origine cristia11a,
ma non rie111ra110 in 11essu11a li-
nea di sviluppo del cristianesi-
mo" . Ed è così: sarehhe fa cile
dimostrare che molte delle lo-
ro verità nascono in modo mec-
canico e fantasioso dalla Pa-
rola di Dio.
QUELGlOVANEPRETE. «So-
no stato per caso a una messa
fuori dalla mia zona. Il g iova-
niss imo prete era circondato
da mo ltissimi giovani e ragaz-
zi. Lui guardava qua e là, sor-
rideva a uno, bisbig liava a un
altro. Francamente mi sono
scocciato: mi sembrava che
lui , né i ragazz i avessero alcu-
na inte nzione di pregare. Poi
ha cominciato l'omelia. Parla-
va per esempi e si capiva che
trasmetteva de lle precise con-
vinzioni , agganciate alla vita
sua e di chi ascoltava, dei gio-
vani e degli ad ulti. E ness uno,
ci feci caso, perdeva una sola
parola di c che di ceva. Alla
fine ho pe nsa to che il bil ancio
era positivo. Voi che ne dite? ».
Stefano Ravera, Torino
* per chi vuole scoprire il senso
della vita e come meglio impegnarla
* bimestrale, 68 pagine;
due numeri monografici
* formazione e informazione:
rubriche e articoli a carattere
biblico, psicologico;
testimonianze di vocazioni diverse;
fotolinguaggio;
tracce di orientamento;
esperienze di gruppi, movimenti,
comunità, ecc.
Ablxmamento annuo i: 20.000
copia-saggio gratis, richiederla a:
via Mole 3
00040 CASTELGANDOLFO / RM
ccp 40507006
SE
D 06/932.03.56
fax 06/936.07.00
LAVORO PER TUTTI I GIO-
VAN I. « Sono un cooperatore
salesiano. Vorrei fare la propo-
sta di promuovere forme di la-
voro protello non solo per g li
handicappati (già si fa), non
solo per g li anziani (già s i
provvede) ma per tutti quei
giovan i intelligenti , onesti e
vo lenterosi che non hann o le
risorse e le doti eccelse per lTO-
vare anche un qualunque lavo-
ro, nell ' atroce sfida economi ca
attuale. Vorre i che i giovani
più dotati e preparati gu idasse-
ro altri giovan i meno dotati ,
ma pur sempre onesti e vo le n-
terosi, a un cooperativismo cri -
stiano per dare un lavoro di gni-
toso a tutti. Penso che Don Bo-
sco oggi lo fa rebbe. Altrimenti
la sfida economica finirà per
privilegiare solo pochi super-
dotati, mentre gli altri non ce la
fara nno ».
Tommaso G., Genova
COSA FARE PER LE MlS-
S IONl. «Leggo sul BS di mar-
zo c he la signora Gabriella di
T orin o cerca informaz ioni per
aiutare anche in piccolo le mis-
sioni . A Torino alcune di no i
inviano pacchi a don Saksida
della «Cidade Dom Bosco » di
Corumbà in Brasile. Qui in una
favela s i ed ucano bambini e ra-
gazzi di famiglie poveri ssime
per sottrarli alla strada. Ecco il
mio ind idzzo: Isabella Bersa-
ni , via Boston , 72 - I O137 To-
ri no, le i. 0 11/36.39.55. Vi so-
no co llaboratori d i don Ernesto
Saksida anche in altre c ittà: Dr
Gioacchino Grassi , c/o Istituto
G. Leopardi , via XX settem-
bre, 33 - 16 12 1 Genova - tel.
OI0/59.05.83; Elsa Ferrini , via
Res ia, 77 - 39 100 Bolzano -
tel. 0471/917040. Si raccolgo-
no soprattutto abiti leggeri per
bambini di tulle le età, bi an-
cheria, oggetti scolastici ».
lsahella Bersani, Torino
CHIERICHETTI, MA NON
SOLO. «S iamo i responsabili
di un gruppo di chi erichetti del-
la parrocchia di S. Natività di
Mari a in Conscio (TV). Abbia-
mo frequentato il collegio sa-
lesiano Astori di Mogliano Ve-
neto e da circa quattro anni riu-
niamo ragazzi e ragazze dai 6
ai 12 anni che ogni domenica
servono in chi esa. Ma organiz-
ziamo anche altre attività, co-
me il g io rna lino, che riporta
esperi enze mi ssionarie, la sto-
ria di Don Bosco e Domeni co
Savio, nostri protettori , e ru -
briche divertenti ; affrontiamo
il te ma de ll a solidarietà e ab-
biamo organ izza to un a banca-
rella. Da tempo leggiamo il BS
e lo troviamo fonte di discus-
s ione e conrront o. Vorremmo

1.9 Page 9

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SUAM
Segretariato unitario
di animazione missionaria
TEOLOG IA
DELLA MISS IONE
Cristo logie a confronto
As ia - Afri ca - America Latina
Tra i re latori :
Scbastian Karotempre l.
Cy pricn Mbuka. Lui s Gall o
XX VI CORSO
DI FORM AZIONE
PERMANENT E
Pl.:R AN IM ATORI
MISSIONA RI
«Mondo Migliore »
Rocca di Papa, Roma
11 -16 novembre
Per i11fo mw;io11i e iscri=ioni:
Vcnt urelli sr Maria Rosa
\\lia di Boccea. 506
00 /66 ROMA
Te/. 06/6 /560273 - 6 /560293
Fax 06/6 /566204
lanciare un appello a tutti i chie-
ri chetti d ' Itali a e de l mondo
che come noi fa nno parte cl i un
gruppo, per cominciare una sim-
patica amicizia e uno scambio
cl i esperienze».
Bison Chrislian.
via Bigone Conscio. 15
31032 Casale Sul Si/e (TV).
IL ROSARIO DELLO SPIRI-
TO SANTO. « Da alcuni mesi,
autorizzati dal nostro vescovo,
stiamo diffon dendo la prati ca
del " rosario per ottenere il do-
no dello Spirito Santo". Questo
" nu ovo" rosari o è un ' iniziati va
che stiamo d iffo ndendo in tut-
to il mondo, nell'ambito de ll a
nuova evangelizzazione, per la
convers ione di chi non va più
in chiesa alla domenica. Chi
fosse interessato a ricevere que-
sta corona "rossa" può rivolger-
si al mio indirizzo ».
Don Mario Foradini.
parrocchia S. Secondo Martire,
via San Secondo, 8
10128 Torino
Pefl LA
SCVCJL&:1 1
S.CHePA
-:/ cr von>?
Me6-LJO.
EsseRE
Il VOTtlTI,,
89
_,/
BS DOMANDA
....•..•.......................
QUESTO SCONOSCIU- scelta radicale, per Dio o
TO. « Più ness uno parl a del- contro D io; a seconda di
1' in fe rno. Ho paura che non come risponderà a questo
ne parlino neanche pi ù a ca- invito, ciascuno può guada-
techismo. Qualche anno fa gnare tu tto o perdere tutto,
al meno ci si arra bbiava e si ricevere la vita o rifi utarla.
diceva che la bontt1 di Dio Su lle labbra di Ges ù, la pa-
non poteva condannare per rola serve dunque a solleci-
sempre. L'idea dell ' in fe rno tare in chi asco lta la consa-
era però un freno per ta nte pevolezza di una responsa-
cose, dava un significato ai bi.l ità e in vita, pi ù che a
nostri sacrific i, allii nostra scrutare iI nostro fu tu ro do-
fedeltà. Voi che ne dite? Esi- po la morte, a considerare
ste o non esiste? È un luogo la serietà ciel presente: "og-
pieno di fia mme? n diavolo gi" ogn i uomo è chiamato a
ha sempre il tri dente e la converti rsi, a credere, a de-
coda? Scusate il tono scher- cidersi per Dio, affidandosi
zoso, ma l' argomento è se- a lui .
rio>) (Corrado Tassi, Reg- L 'i nferno è perciò, più che
gio Emilia).
un ambiente, la sit1tazione
di coloro che nella morte e
Risponde Valeria Boldini. nell ' incontro de fini tivo con
Ha rag ione, ~e c'è una pa- Dio si rendono conto di ave-
rola spesso aggirata o quas i re rad icalmente sbagliato la
cancell ata dal Iinguaggio loro vita e di avere perso il
catechistico, questa è pro- Bene sommo, che è Dio stes-
prio infem o, sia perché su- so, poiché Dio non può do-
scita il ricordo di immagini nare se stesso a ohi l' ha li-
diabo liche di stampo me- beramente rifi utato.
dioevale, sia perché sembra Non si può dire perciò che
diffic ile concil iare la mise- sia Dio a condannare qual-
ricord ia del Dio di Ges ù cuno all'inferno, ma ohe cia-
con una « pun izione » eter- scun essere umano sceglie
na. La fa ntas ia d i moll"i se- lungo la sua vita come rap-
coli in fa tti si è impegnata a portarsi a Dio e quindi se
descrivere l' inferno come il vivere in comunione con lui
luogo fis ico de lle puni zioni o no. La Chiesa non ha mai
per un castigo defin itivo. dubitato dell 'esistenza della
La parola i,?fem o deri va dal situaz ione in fe rn ale, ma
latino i,lfem11111 e indica ugualmente essa spera per
"ciò che sta sotto": "sotto", tutti la salvezza: ogni cre-
secondo la menta lità de i dente vorrebbe che tutti go-
popoli de l bac ino mediter- dessero dell a gioia di Dio.
raneo, compreso il popolo L'atteggiamento del cristiano,
ebra ico, si colloca il regno che ogni catechista dovreb-
de i morti (lo sheo/ ) dove le be suscitare, deve pertanto
anime conducono un 'esi- essere duplice: da un a parte,
stenza che non è più vita. la vigil anza, cioè la consa-
Gesù usa la paro la Geenna, pevolezza che potremmo
equ ivalente di "inferno", in rifi utare e perdere la sal-
varie occasioni (Ma11eo 5,22; vezza di Dio, dall 'a ltra la
5,30; 18,8), ma è importante carità c ioè il desiderio, la
notare che il termine ricorre preghiera e l'impegno per-
quando egli invita alla con- ché ogni uomo aderisca a
versione. Gesù mette in D io e ne sperimenti la sal-
evidenza che ogni uomo è vezza.
chiamato a compiere un a
BS OTTOBRE 1996 - 9

1.10 Page 10

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La scelta vocazionale di Karol Wojtyla, maturata in fabbrica,
I 50 ANNI D'ORO di Silvano Stracca
DI PAPA WOJTYLA
<< eome ti sei sentito quando
Dio ti ha chiamato?». A fare
questa domanda, una domenica di
novembre del 1995, è un bambino
di una parrocchia della periferia ro:
mana. Marco si rivolge a Giovanni
Paolo Il senza imbarazzo. Gli dà del
tu come a un amico. Karol Wojtyla
sorride divertito ascoltando l' inter-
rogativo innocente. Quando si è Pa-
pa, non accade tutti i giorni di parla-
re della propria vocazione, degli an-
ni della prima giov inezza, dei mo-
menti difficili della sua vita e della
sua patria.
A Marco, come a tanti suo_i coeta-
nei delle parrocchie dove si reca
quasi ogni domenica, Giovanni Pao-
lo Il risponde con la stessa sempli-
cità, con altrettanta confidenza. « Cri-
sto mi ha chiamato più volte. La
mia chiamata risale a quasi cinquan-
t'anni fa. Mi sono sentito toccato da
questa chiamata e dovevo pensare,
dovevo pregare, per dare una rispo-
sta giusta. Oggi sto davanti a voi co-
me vostro vescovo. Ma questo ve- Giovanni Paolo II
scovo una volta era ragazzo come
voi. Poi è diventato giovane. Da gio-
ricorda i cinquant'anni
vane è diventato sacerdote e dopo , della sua ordinazione
vescovo. Poi è diventato anche ve- sacerdotale,
scovo di Roma e oggi è il Papa ».
avvenuta a Cracovia
quando aveva 26 anni.
GIOVANISSIMO ORFANO
Il prossimo 1° novembre Karol
Wojtyla sarà sacerdote da mezzo se-
colo. Aveva ventisei anni quando fu
ordinato a Cracovia. La vita lo ave-
va provato duramente. « A vent'anni
avevo già perso tutti quelli che ama-
vo », ha ricordato Giovanni Paolo II
nelle sue conversazioni con lo scrit-
tore francese André Frossard. La
madre scomparsa quando « non ave-
vo ancora l'età della prima comu-
10 - OTTOBRE 1996 BS
nione». li fratello Edmond, giovane
medico, perso «quando avevo dodi-
ci anni». Infine, il padre morto « im-
provvisamente durante la guerra,
sotto l'occupazione nazista».
Quella del futuro Papa fu dunque
una vocazione "adulta". Anche se
preannunciata già nel periodo del-
1'adolescenza. « Verso la fine dei miei
studi al liceo di Wadowice, attorno
a me si pensava che avrei scelto il
Giovanni Paolo Il, 50 anni
di sacerdozio il primo novembre.
sacerdozio», dirà quattro decenni
dopo Giovanni Paolo II a Frossard.
« Io però non ci pensavo. Ero certo
di restare un laico ... Prete certamen-
te no ». Il diciottenne Wojtyla si iscri-
ve così a filologia polacca alla cele-
bre università Jagellonica di Craco-
via. Nel settembre '39, lo scoppio
della guerra. L' interruzione degli stu-
di. Il lavoro da operaio, l'attività co-
me attore nel "Teatro Rapsodico", il
teatro come resistenza spirituale al-
1'occupante.
«La vocazione sacerdotale maturò
in me proprio in quella difficile si-
tuazione. Maturò tra le sofferenze
della mia nazione, maturò nel lavoro
fisico, fra gli operai ». Prima in una
cava di pietra e poi alla Solvay, una
fabbrica chimica. La scelta di Karol
addolorò soprattutto l'amico Kotlar-
czyk, fondatore del Teatro Rapsodi -

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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tra gli operai della Solvay. Al centro, l'Eucaristia.
co. Durante uno dei suoi viaggi in Po-
loni a, il Papa ha rievocato con un
sorriso quel periodo cruciale: «TI com-
pianto Kotlarczyk sosteneva che la
mia vocazione fosse quella della pa-
rola e del teatro. Gesù invece soste-
neva che fosse il sacerdozio e ci
si<tmo accordati su questo punto».
E il suo confessore a cogliere il
momento più adatto per dire al gio-
vane Karol: « Cristo ti chiama al sa-
cerdozio». Nell'ottobre '42 bussa al
sem inario di Cracovia. Come tutte le
scuole, anche i seminari erano stati
chiusi dai tedeschi. Ma l'arcivesco-
vo Sapieha ne aveva organizzato uno
clandestino per aggirare il divieto
del Reich. I seminaristi vivevano nel-
la diaspora. Anche il ventiduenne
Wojtyla diventa seminarista in inco-
gnito. Continua a lavorare in fabbri-
ca. La sola cosa che rivela la sua nuo-
va vita è un vecchio libro, un manuale
di tomistica, che legge con ostinazio-
ne nelle ore di sorveglianza alla cal-
daia della soda caustica.
Gli operai lo chiamano " lo stu-
dentino". Da Papa, Wojtyla definirà
più di t.ina volta "un dono della Prov-
videnza" i quattro anni trascorsi tra
i lavoratori. E rammenterà sempre
«con commozione e grande ricono-
L'UOMO DELL'ANNO 1995
li/1r )11/
ANCHE IL PAPA HA AVUTO VENT'ANNI
di Patrick Meney
Nel 1938, Karol Wojtyla si prepara
alla maturità. Il 6 maggio, una grande
euforia viene a distrarlo dai suoi ripas-
si, ma è per una nobile causa: il ve-
scovo di Cracovia, monsignor Adam
Stefan Sapieha, che chiamano Princi-
pe perché è il discendente di una vec-
chia famiglia aristocratica polacca, ef-
fettua la sua visita pastorale a Wa-
dowice. A settantun anni, questo ec-
clesiastico dal bel viso emaciato, con
lo sguardo penetrante e il naso promi-
nente, gode di altissima autorità mo-
rale. Il personaggio coniuga il carisma
con l'umanità. Segue da vicino la for-
mazione dei futuri sacerdoti e gli pia-
ce intrattenersi coi giovani. È per que-
sto che ha espresso il desiderio di in-
contrare gli allievi della scuola se-
condaria a Wadowice.
Un amico del Papa racconta: « Karol
Wojtyla, dal momento che era il più
brillante di noi e il miglior oratore, è
stato designato a pronunciare il discor-
so di benvenuto. Redasse da solo il
testo che sottopose al giudizio del
prefetto, il quale non cambiò una vir-
gola. Karol lesse il suo discorso, così
com'era, davanti a tutta l'assemblea
ammaliata, come monsignor Sapieha
che troneggiava al centro del salone
delle feste. L'arcivescovo era chiara-
mente impressionato e conquistato
ANCHE IL eAPx
HAAVUTO .
VENT'ANNI
I li libro di Patrick Meney,
edito dalle Paoline.
238 pagine, 22.000 lire.
Pagine piene di vitalità
del giovanissimo Karol.
dalle parole di quel giovanotto, così
convincente .
« Dopo la cerimonia, monsignor Sa-
pieha non ha detto nulla a Karol, ma
si è avvicinato al suo prefetto, .il reve-
rendo Zacher, e gli ha detto: "Questo
ragazzo sarebbe un ottimo prete. Che
ne pensa?" Il padre ha risposto che
Karol non ci pensava molto e che si
dedicava invece al teatro. Nonostante
la sua grande pietà, si vedeva di più
nei panni dell'attore che con la talare.
L'arcivescovo sembrò contrariato e si
avviò verso l'automobile ripetendo:
Peccato, veramente peccato ... l'avrei
visto bene come prete».
Giovanni Paolo Il, uomo dell'anno 1995 per il Time e una copertina
di Newsweek. Anche per la rivista Liberal, il Papa è stato uomo dell'anno.
BS OTTOBRE 1996 - 11

2.2 Page 12

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scenza tutta quella brava gente che
con me era sempre generosa. Mi di-
cevano: "Senta, lei ha già fatto quel-
1.o che doveva, adesso prenda il suo
libro". E quando veniva il turno di
notte: "Senta, ha già lavorato abba-
stanza: donna un po' adesso, noi sta-
remo a sorvegliare". E se c' era biso-
gno di restare per il secondo o il
terzo turno, mi pottavano il loro pez-
zo di pane e mi dicevano: "deve man-
gi are per resistere" ».
LA GRANDE RETATA
Andrà avanti così fino all 'estate
del 1944. Una notte lo investe un
camion militare. Resta svenuto in
un fosso. Diciotto ore senza cono-
scenza in ospedale. La convalescen-
za lo tiene lontano dalla fabbrica.
Non ci tornerà più. Il l O agosto in-
sorge Varsavia. Nella tragica notte
del 6, per prevenire una rivolta an-
che a Cracovia, la Gestapo e le SS
catturano tutti gli uomini tra i 15 ed
i 50 anni. Un ' immensa retata. Per
proteggere i suoi seminaristi segreti,
l'arcivescovo li raduna nel suo pa-
lazzo e li veste con la tonaca. Pron-
to a dire, in caso di un controllo te-
desco, che sono già chierici. Si dice
che l'ultimo ad arri-
vare fosse Karol
Wojtyla, gli zoc-
coli ai piedi e
due quaderni .sot-
to il braccio.
Nel suo libro-intervista "Varcare
la soglia della speranza", Giovanni
Paolo Il ricorda l'insurrezione di
Varsavia e il "grande eroismo", "lo
slancio disperato dei miei coetanei ,
che non si risparmiarono". « Getta-
rono la loro giovane vita nel rogo che
bruciava. Volevano dimostrare che
si stavano maturando nel confronto
con la grande e difficile eredità da
loro ricevuta. Anch'io appartengo a
quella generazione e penso che l'e-
roismo dei miei coetanei mi sia sta-
to d'aiuto nel definire la mia perso-
nale vocazione».
Karol, seminarista in abito talare.
Preghiera, studio, riflessione. Fuori
è un ricercato. L'Arbeirsamt, l'uffi-
cio del lavoro nazista, nota la sua as-
senza. Allora l'arcivescovo Sapieha
interviene personalmente presso il
direttore della fabbrica per far can-
cellare il nome dell'operaio Wojtyla
dall 'el.enco dei lavoratori della Sol-
vay. Da quel momento il giovane non
esiste più. Fino a quando , a metà
gennaio del 1945, Cracovia viene li-
berata dai cosacchi del l'Armata Ros-
sa. I mesi successivi sono di lavoro
frenetico. I seminaristi rimettono in-
nanzitutto in sesto il seminario de-
vastato dalle SS. Wojtyla tiene an-
che lezioni di dogmatica. Per un mo-
mento pensa di entrare nel Carmelo.
Ma l'arcivescovo ha deciso diversa-
mente per lui.
IL CENTRO
È L'EUCARISTIA
Il l O novembre 1946, Adam Ste-
fan Sapieha, metropolita di Craco-
via lo ordina sacerdote nella sua
cappella privata. Nella lettera ai sa-
cerdoti di tutto il mondo per il Gio-
vedì Santo del 1996, Giovanni Pao-
lo II rievoca commosso quel giorno
e pensa ai suoi compagni di semina-
rio, in particolare a quelli che hanno
perso La vita nelle operazioni belli-
che. «Il sacerdozio raggiunto in quel-
le condizioni acquistò per noi un
valore particolare. Vive nella memo-
ria quel grande momento quando
Karol Wojtyla giovane operaio
alla Solvay.
.
I
Sui prati del Cadore.
L'incontro affettuoso
con i montanari.
l' assemblea invocava: "Veni, Crea-·
tor Spiritus" sopra noi giovani dia-
coni, prostrati per terra al centro del
tempio, prima di ricevere l' ordina-
zione sacerdotale per l'imposizione
delle mani del vescovo. Rendiamo
grazie allo Spirito Santo per quel-
1'effusione di grazia che ha segnato
la nostra esistenza ».
Il giorno dopo, festa dei morti,
Karol Wojtyla celebra la sua prima
Messa nella cripta della cattedrale
del Wawel. Fra gli attori del Teatro
Rapsodico e i lavoratori della Sol-
vay. Pensando al suo imminente Giu-
bileo sacerdotale, Giovanni Paolo II
scrive: «La Santa Messa è in asso-
luto il centro della mia vita e di ogni
d! mia giornata». E a un bambino
una parrocchia di Roma, che gh
chiede se fare il Papa è una cosa fa-
cile o difficile, risponde: «Per il Pa-
pa la cosa più importante è essere
sacerdote, poter ogni giorno celebra-
re l'Eucaristia, poter rinnovare il Sa-
crificio di Gesù, poterlo fare " in per-
sona Christi", nella persona di Cri-
sto. Le altre cose vengono dopo, co-
me un 'ulteriore vocazione. Anche
quella episcopale, anche quella di
vescovo di Roma».
Pochi mesi orsono, nel seminario
romano, davanti a una torta con su
scritto "cinquanta", Giovanni Paol~
ff ripeterà ai giovani che, come l~t
quel IO novembre '46, stanno per ri-
cevere l'ordinazione: «Anche se uno
è vescovo, cardinale, papa, la cos~
più importante sempre è che ogni
giorno celebra l'Eucaristia».
Silvano Stracca

2.3 Page 13

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PARIGi A PAR I'
Don Antonio Doménech Corominas, 53 anni, spagnolo di Barcellona,
è il nuovo consigliere mondiale per la Pastorale giovanile salesiana.
Con lui, il «Movimento Giovanile Salesiano» si prepara a vivere la prossima
Giornata mondiale della Gioventù, che si terrà a Parigi dal 19 al 24 agosto 1997.
iovanni Paolo Il incontrerà i giovani a Parigi e di- zione. Già ora i gruppi delle diocesi e dei movimenti
rà loro: « Maestro, dove abiti? Venite e vedre- programmano nella linea cristologica e battesimale,
te » (Gv 1, 38-39).
che è quella proposta per il '97. A Parigi, prima dell'i-
Parigi è per noi un evento ecclesiale. È un momen- nizio ufficiale, i giovani del mondo visiteranno suddi-
to importante nel cammino che Giovanni Paolo Il visi per nazioni le diocesi di Francia. Sarà un fecon-
invita a fare verso il Giubileo del Duemila. Nel pro- do scambio di esperienze ecclesiali, un conoscere
getto di formazione che ci è proposto dalla « Tertio da vicino i segni e gli ambienti della cristianità.
millennio adveniente », il 1997 sarà dedicato a Vorremmo che tutti i gruppi del MGS vivessero an-
Gesù ; e i giovani del « Movimento Giovanile Sale- ch 'essi alcuni momenti specifici di approfondimento
siano » (MGS) non si propongono un programma della spiritualità giovanile salesiana.
parallelo, ma - pur conservando la propria identità Ci auguriamo che l'incontro di Parigi abbia poi un
- si mettono in cammino con tutti i giovani del positivo prolungamento al momento del ritorno . Vor-
mondo per vivere insieme questo evento di Chie- remmo che i partecipanti si portassero dietro e tra-
sa. Guardando all 'incontro
smettessero agli altri gio-
di Parigi , salesiani e Figlie
vani non solo le emozioni
di Maria Ausiliatrice in
provate , ma l'impegno di
questo primo anno invite-
camminare verso una vera
ranno i giovani a riscoprire
e personale riscoperta i
e approfondire la figura di
Gesù Cristo e dei valori e-
Gesù, per giungere alla re-
vangelici.
lazione personale, e a vi -
verla non solo come un'e-
sperienza soggettiva, ma
all'interno della comunità
ecclesiale .
Per finire, una domanda
personale. Come si trova
nelle vesti di incaricato
mondiale della pastorale
giovanile salesiana? C'è
Giovanni Paolo Il, con i
qualcosa che vorrebbe tra-
suoi 76 anni e i 50 anni di
sacerdozio, vie11,e ormai
smettere agli operatori pa-
stora/i e ai giovani?
considerato « il Papa dei
giovani " · Questi incontri
mondiali con il Papa sono
il segno di un 'attenzione
Guardano lontano. A Mornese, don Juan Vecchi ,
per 12 anni responsabile mondiale
della pastorale giovanile salesiana,
e il suo successore don Antonio Doménech.
Mi trovo all'inizio di questo
mio impegno e, per così
dire, sto vestendo un abito
nuovo. Vorrei trasmettere
nuova della Chiesa nei confronti dei giovani?
il mio entusiasmo. Abbiamo davanti a noi un lavoro
Penso che Parigi sia l'anello di una catena che pas- molto interessante e delle mete chiare. Gli ultimi Ca-
sa attraverso Roma (1985), Buenos Aires (1987), San-
tiago de Compostela (1989) , Czestochowa (1991 ),
Denver (1993) e Manila (1995): ogni anello risponde
pitoli generali ci hanno sollecitati a "educare i giova-
ni alla fede", a farlo insieme, a rendere i giovani pro-
tagonisti di questo cammino. Si tratta ora di appro-
al piano pastorale che il Papa vuol proporre ai gio-
vani. La sua intenzione è dare una sensibilità giova-
nile alla Chiesa e nello stesso tempo aprire i giovani
a un'esperienza ecclesiale che li avvicini di pi~ alla
Chiesa. La finalità è il dialogo Chiesa-giovani. E una
felice intuizione di Giovanni Paolo Il.
fondire una pedagogia che ci permetta di raggiunge-
re le mete. E un lavoro che dobbiamo fare insieme,
salesiani e laici, soprattutto con i giovani animatori.
Ciò che conta è vivere con profondità ed entusia-
smo la nostra vocazione salesiana: è questo che
spinge i giovani a iniziare un nuovo cammino, non
Sono attesi a Parigi almeno centomila giovani francesi
e non meno di 250 mila dall 'estero. Come vengono
coinvolti i giovani in queste manifestazioni di massa?
tanto le parole. Insieme, dunque, con entusiasmo,
con una certa metodologia incarnata nel quotidiano,
andando avanti con regolarità, decisi a essere vicini
ai giovani nel loro cammino.
Ciò che ci proponiamo è invitare i giovani che vo -
gliono andare a Parigi a fare un cammino di prepara-
o
BS OTTOBRE 1996 - 13

2.4 Page 14

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A Bologna una scuola di italiano su misura degli stranieri.
PARLANDO
SI IMPARA
La risposta del gruppo
VIDES a una delle
domande più forti
del quartiere Bolognina
dove vivono molti
immigrati.
I Bologna. Immigrati a scuola
per rompere le barriere.
Ci vanno asiatici, tunisini,
marocchini, giovani dell'Est.
voro fino a quattro milioni cli cau-
zione, per il pagamento INPS, ma ci
sono padroni che hanno imbroglia-
to, ci sono firme false. I poveri sono
sempre perdenti. Dall 'osservatorio
molto variegato della nostra scuola
questo si vede.
L'ITALIANO
IN COMPAGNIA
B e11jami11 è in Italia da 8 anni.
Eritreo. Fuggito da una guerra e
da una siccità che gli ha strappato
l'an ima. Ora lavora: pulisce le scale
dei condomini e ogni tanto torna a
sc uola per scambiare quattro chiac-
chiere, dare una mano nel riordino
dei cortili. Quando ha potuto sban-
dierare il suo permesso di soggiorno
ha esclamato: adesso io sono "per-
sono". Era l'identità ritrovata. Tal Al
è siriano. Musulmano. Laureato in
chimica, non ha ancora trovato un
lavoro stabile e tanto meno uno ri-
spondente alla sua preparazione. Ha
chiesto di far parte del gruppo di
volontariato che si fa carico della
~cuo ia e anche lui insegna italiano.
E un bravo insegnante. Amina, ma-
rocchina, è tornata per annunciare
che è in attesa di un figlio e ha tanta
paura. Peric, invece, ormai lavora
stabi lmente come muratore. È bo-
sniaco. Parla l'italiano correttamen-
te. Viene solò per trovare chi gli
dice ciao e chi gli sorride. Ci confi-
da di voler tornare per vedere i ge-
nitori , ma il passaporto è fermo in
14 - OTTOBRE 1996 BS
questura. Non è mai pronto. Perché?
Gli allievi della scuola di italiano
per stranieri che il VIDES (Volonta-
riato Internazionale Donna e Svilup-
po) organizza e anima da tre anni
hanno le storie più disparate. « Di
loro all'inizio sappiamo quasi nien-
te'», dice Maria Rosa, una insegnan-
te in pensione che si dedica con
amore a qu_esto diverso modo di in-
segnare. « E difficile all'inizio del-
l'anno ricordare i nomi e i volti. I
cinesi, poi, sembrano tutti uguali.
Camminano insieme. Arrivano in
gruppo. Le loro storie si ricostrui-
scono piano piano, nei brevi dialo-
ghi, per i corridoi, nei riti di acco-
glienza. A volte si percepisce di car-
pire dei segreti, che vanno rispettati
e sfiorati con delicatezza. Quasi sem-
pre inseguono il sogno della libertà
e di un po' di benessere. Poche volte
riescono a inserirs i nel tessuto citta-
dino ». I pregiudizi sono molti e sen-
za possedere la lingua lo sfruttamen-
to è terribilmente facile. Quest'anno
per la regolarizzazione del soggior-
no sono stati chiesti dai datori di la-
Cosa colpisce entrando a scuola?
Che c'è spazio per la compagnia e
per l'amicizia. Le aule non sono mol-
te , I~ casa non è grande, ma la vo-
lontà di esprimere l'accoglienza di
una frangia di umanità che, attual-
mente, è la più povera ha fatto
che si trovassero orari, tempi , ener-
gie per condividere. In tre anni i vo-
lontari e le volontarie hanno speri-
mentato un metodo. Ci sono tre li-
velli linguistici. A volte anche quat-
tro. Si dialoga molto. Su cose con-
crete e cli immediata necessità. La
maggioranza dei docenti non lo fa
c01~e professione, ma per solidarie-
tà. E per questo che le ore di scuola
sono completate eia momenti di esplo-
razione culturale, eia piccole feste
con i menù dei paesi di origine, da
uscite il sabato o la domenica a se-
conda dei turni di riposo.
Pochi giorni fa, a conclusione del-
1' anno, gli stranieri con gli insegnanti
hanno organizzato una rapsodia di
danze e canti, con video dei propri
paesi. Non si sa se conta di più l'a-
micizia o la lingua. Fatto sta che un
gruppo di pakistani ce l' ha messa
tutta a decifrare gli appuntamenti del
mese di giugno.
Cosa importa che non ci sia più

2.5 Page 15

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Quasi 200 giovani iscritti nel 1996.
.
v
/f r UNA PRESENZA CHE CRESCE LA SCUOLA
lL. Il gruppo VIDES di Bologna ha ormai
DI 1TALIANO
PER STRA-
.
'.}~ '·,
~
~T\\
_,Jj
sette anni di vita. Le prime attività
sono state a sostegno di piccoli pro-
getti per le missioni del Madaga-
scar. Poi è arrivata la grande bufera
della ex-Jugoslavia e nel primo in-
verno di guerra, coinvolgendo tutte
le scuole di Bologna attraverso il
provveditorato, ha dato il via a una
grande rete di solidarietà. Intanto
c'erano gli incontri formali , le espe-
rienze di aiuto ad alcuni immigrati,
che arrivavano in casa cercando ri-
ferimenti , indicazioni. La scuola di
italiano è partita in sordina: si è al-
largata mentre cresceva anche il nu-
mero dei giovani volontari e volon-
tarie , che oggi sono più di venti. Si
stanno cercando collegamenti con il
comune, dato che la presenza di
stranieri a Bologna e nel nostro quar-
tiere è alta. Ormai la scuola si sta
NIERI funziona due volte la set-
timana e impegna, ogni volta, circa
due ore. Nell'anno scolastico 1996 si
sono iscritti più di 200 stranieri. Un
buon numero viene dalla Cina e dal-
l'Estremo Oriente, ma ci sono paki-
stani, tunisini, marocchini. Un qruppo
proviene dall'Europa dell'Est. E logi-
co che non tutti frequentino: appro-
dano qui guidati da amici per la pri-
ma necessità comunicativa. Man ma-
no che trovano lavoro lasciano la scuo-
la; poi riprendono, magari a distanza
di mesi. Quando arrivano hanno un
sogno: poter parlare, scrivere, trova-
re lavoro. È quasi impossibile verifi-
care la loro attività. Ce ne sono che
vengono intrappolali presto nello
spaccio. Si sa: vicino alla stazione
ferroviaria il traffico si intensifica.
affermando.
M.DL.
Nicola, del Vides-Bologna.
Presidente regionale.
scuola se almeno c'è una pi zza, un
gelato, un a gita al mare? La cosa im-
portante è avere ancora chi sta a
parlare. Perché parlando si impara.
DOVE ARRIVA IL CUORE
Le prime volte chi si trova in por-
tineria il sabato pomeri ggio o il mar-
tedì sera viene co lto da un sottile sen-
so di sgomento: entrano spaesati , si
guardano intorno. Non è semplice
pil otarli nelle aule. I volontari non ba-
stano mai. Ma a poco e poco acq ui-
stano confide nza. E sa lu tano. li c iao
è una parola d 'ord ine. Sui banchi
de ll a sc uo la elementare ci stann o un
po' stretti alcuni cli loro, soprattutto
i nordafri cani. I c inesi sono più mi-
nuti e allora si infi lano megli o ne i
. banchi pic~oli dell a prima e de ll a
seconda. E q ui, ne i loca li dell a
scuola e lementare «Maria Ausili a-
trice» che ha trovato postq_ la scuola
di italiano per stranieri. E nata da
un' intuizione ed è sostenu ta da una
grande volontà. Una Figlia di Mari a
A usiliatri ce coordin a il gruppo e lo
anima. E i giovani volontari e vo-
lontarie trovano il loro punto di rife-
rimento. La casa non ha spaz i per
offrire loro un a sede, ma anche un
armadi o può bastare per raccogliere
schede, materiale, libri . « Non è fa-
cile», dice suor Gabriell a. « Senti a-
mo fo rte l'es igenza di confro ntarci e
cli qualificarci. Insegnare alle ele-
mentari o insegnare ad adulti e stra-
nieri non è la stessa cosa. I nostri
"alunni" stranieri sono comunque
giovani , in maggioranza. Hanno tra
i venti e i trent'anni . Vorremmo po-
ter aprire uno sporte ll o di infonna-
zioni , ma occorre conoscere bene le
legg i, indicare fa bbriche, opportuni-
Benjamin è un eritreo
che vive in Italia da 8 anni.
lavorative. Noi facc iamo una pic-
cola cosa ne/ mare de i bisogni . Ab-
bi amo scelto come VIDES cli fa re al-
meno il nostro poco. È un'esperien-
za umanamente mo lto ricca. Ci fa
sentire uti li , almeno un poco».
« n nostro gruppo si è lanciato in
un 'operazione che fo rse ha una por-
tata più grande d i quanto potevamo
pensare», aggiunge Nicola, presiden-
te regionale dell ' associazione. «li nu-
mero di iscritti cli quest'anno non lo
si poteva neppure sognare. Ma, pur
provenendo da esperienze professio-
nali diverse e ~mche eia fo rme di im-
pegno diverse, crediamo che per gli
stranieri il problema della lingua sia
tra i più grav i e urgenti. I bambini
fa nno pi ù in fretta a integrarsi. Gli
adulti trovano difficoltà maggiori ».
« Noi », conclude Luc ia, « ci met-
tiamo il cuore, soprattutto. Siamo an-
cora studenti. E fi nché siamo stu-
denti abbi amo del tempo nostro. Ma
chi lavora si impegna ne l gruppo
solo perché vuole es primere così
l' impegno e la fede. Il nostro grup-
po si trova tutte le settim ane, in Av-
vento e Quaresi ma, a celebrare i ve-
spri con le suore. È un incontro che
non produce niente se non la certez-
za che la comuni tà sostiene que ll o
che no i poss iamo fa re» .
/JS OTTOBRE 1996 - 15

2.6 Page 16

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URUGUAY. Giovanni Paolo Il ha
nominato vescovo di Melo Nicolas
Cotugno Fanizzi, 58 anni , cliret-
tore-pa1rnco di San Pedro, nell 'ar-
cidiocesi di Montevideo. Il nuovo
vescovo è nato a Sesto San Gio-
vanni (Mi lano) e ha fatto il nov i-
ziato a Missaglia nel 1957. Ordina-
to sacerdote nel 1967 a Santiago-
La Florida, in Cile, e laureatosi in
teologia, è stato a lungo direttore e
infine direttore-parroco a Montevi-
deo-Buceo.
STATI UNITI. È stata pubblica-
ta la trad uzione in lingua inglese
del volume XV I delle Memorie
Biografkhe di san Giovanni Bo-
sco. Come si sa, i 20 volumi sulla
vita di Don Bosco sono stati pub-
blicati tra il 1898 e il 1948. La tra-
d~tzione inglese è cominciata nel
1960 per iniziativa degli Stati Uni-
ti . Per questo XVl volume il lavo-
ro è durato 6 anni, a causa della
malattia e poi della morte cli don
Diego Borgatello. La tradu zione è
stata poi completata eia don Mi-
chael Mendi, che ha coordinato il
lavoro di molti, ed è stato pubbli-
cato dalla "Salesiana Publishers"
di New Rochelle, New York.
BURKINA FASO. Anche il car-
dinal Giovanni Saldarini, arcive-
scovo di Torino ha adottato "a di-
stanza" un ragazzino orfano di pa-
dre e di madre. Si chiama Bacio
Aimé, vive con uno zio che ha già
sette figli , tutti maschi , e freq uen-
ta la seconda e lementare. « Sono
lieto di contribuire, almeno in par-
te, alla crescita fisica e inte llettua-
le di A.irné e, visto che non ha più
i genitori, questo mio gesto può es-
sere un piccolo segno di paterni-
tà», ha scritto a don Augusto Mus-
so (cf. BS/maggio: L' 1101110 pitì fe-
lice del mondo).
ETIOPIA. Ad Adua è già funzio-
nante la scuola tecnica con un grup-
petto di ragazzi e ragazze. JI cen-
tro giovan ile è freq uentatissimo,
arrivano anche a 1500 nelle dome-
niche e feste. Intanto è in fase di
realizzazione il « Progetto Deka-
mere » in Eritrea: sono iniziati i
lavori della nuova scuola e del cen-
tro giovani le. Prosegue così l'im-
pegno del dinamico Cesare Bullo,
sempre alla ricerca di nuovi amic i
e benefattori (scrivere a: Salesians
of Don Bosco , P.O. Box 53 1 Addis
Aheba - Ethiopia) .
16 - OTTOBRE 1996 BS
Bologna. Nell'ultima lettera dei vescovi dell'Emilia-Romagna ·
le cifre del disagio giovanile. Anche In questa regione dell'opulenza.
LE CIFRE DEL DISAGIO
Emilia-Romagna ricca e disperata. Viene definita così dai vescovi nell'ulti-
ma lettera sul disagio giovanile. E bisogna avere il coraggio di non na-
scondersi una realtà che diventa sempre più seria. Nella regione le per-
sone senza fissa dimora sono 1000. 3500-4000 sono i nomadi (circa 800
solo a Bologna e provincia) . Un migliaio gli alcolisti, 2864 i detenuti, 70
mila gli stranieri con permesso di soggiorno, 600 i profughi.
L'assessore comunale alla sanità, Laila Golfarelli, ha introdotto con que-
ste cifre il convegno sulle povertà che si è tenuto a metà marzo a Bolo-
gna. E ha aggiunto: « Smettiamola con le belle parole e la filosofia; occorre
cominciare a fare cose concrete ».
IL VIDES DI BOLOGNA aveva già cominciato a vedere che, intorno alla
stazione, c'erano molti piccoli laboratori, spesso "in nero", e aveva già ini-
ziato la sua scuola. Ora si trova con una realtà che è cresciuta e va orga-
nizzata. Occorre trovare le strade per migliorare l'attività ed essere rico-
nosciuti sul territorio : e si riapre la questione tra volontariato ed istituzioni
dentro cui bisogna essere coscienza critica.
O
MARIA ROSA E GLI ALTRI
M~ria Rosa non è più giovanissi-
ma. E stata " pescata" da due ragazzi
che, alla fiera del volontari ato, ave-
vano av uto l'i ni ziativa di mettere su
un angolino con il materiale del
VIDES di Bologna. Ha scoperto che
non lontano da casa sua c'era qual-
cuno a cui poteva serv ire la sua
esp~rienza di insegnante. Si è butta-
ta. E lei a raccontare. «Come allievi
gli stranieri soi10 un po ' particolari:
la loro frequenza è fluida. Certi ven-
gono per imparare e lo fan no con
ostinazione. A ltri vengono perché in
classe si sta bene e fuori fa freddo e
buio. Di fronte a una scuola gratuita
sono stati anche diffidenti. Se è gra-
tuita - hanno pensato - vale poco.
Ora sono critici. V01:rebbero il mas-
simo. Ma sono anche allievi straor-
dinari , che c i stupi scono per l'ener-
gia, il coraggio, l'intraprendenza che
mettono nell a vita e anche per q uel-
lo che hanno già scoperto della no-
stra lingua. Tutte le volte che penso
a questa iniziativa mi vien da dire
che è semplicemente una cosa bella.
Luca, Lucia, Aldo, Adelina... i
nomi dei vo lontari sono _così ordina-
ri rispetto a q uelli esotici dei loro
studenti che quasi quasi non fanno
notizia. Eppure sono straord inaria-
mente capaci di fede ltà nel loro im-
pegno ».
Aggiunge Aldo: «Il gruppo ci do-
na molto: l'entusiasmo, lo spazio in
cui cond ividere l'esperienza di tanti
anni di scuo la, la testimonianza del -
la fede semplice delle case sa lesia-
ne, l'accoglienza, la cordialità».
Per un uomo o una donna credenti
tutto questo ha un valore inestima-
bile, perché è come ap prodare, a un
certo punto, dove sognavamo di vi-
vere. Tuttavia la casa dove crescia-
mo, che ha fatto spazio all'attività
VIDES non è un ' isola fel ice, senza
problemi. Anche nel gruppo ciascu-
no ne porta il suo carico. Ma è an-
che questo motivo di vita.
Margherita Dal Lago

2.7 Page 17

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MATO GROSSO (Brasile).
Tra missionari e Xavantes
c'è sempre stato uno scam-
bio positivo : essi hanno
aperto ai salesiani la loro
cultura; e i salesiani oltre a
trasmettere i valori del cri-
stianesimo, li hanno aiutati
ad accostare la civiltà dei
bianchi con minor danno sui
loro usi e costumi.
MATO GROSSO (Brasile).
Bambini di Sangradouro.
Gli Xavantes si dimostraro-
no sempre aperti a riceve-
re il battesimo. Verso il 1964
nella missione di Sa.o Mar-
cos furono battezzati i primi
bambini. Furono poi loro a
catechizzare gli adulti e in
questi ultimi anni, i missio-
nari hanno iniziato a bat-
tezzare anche gli anziani.
MATO GROSSO (Brasile).
Il 6 aprile scorso, nelle mis-
sioni di Sa.o Marcos , di
Sangradouro e nei villaggi
vicini ci sono stati i bat-
... tesimi degli indios anziani.
Il giorno prima i neofiti so-
no entrati nella foresta vici-
no al villaggio e si sono di-
pinti con i colori a festa , i
più belli della loro cultura.
MATO GROSSO (Brasile).
Al tramonto , come nelle
grandi feste, i neofiti, ac-
compagnati dal sacerdote,
anche lui con il corpo di-
pinto a festa, si presentano
nel mezzo del villaggio. Ini-
zia il rito del battesimo, con
l'introduzione della messa
della risurrezione . Nella fo-
to , un momento della " Via
crucis ».
MATO GROSSO (Brasile).
Conclusi i riti preparatori e
la liturgia della parola, l'ac-
qua battesimale è scesa
sulle teste dei nuovi figli di
Dio, tra il silenzio generale
e il massimo raccoglimen-
to . Dopo il battesimo sono
iniziate le danze, che si so-
no inoltrate fino allo spun-
tare del sole.
MATO GROSSO (Brasile).
I canti per la messa sono
stati tutti in lingua Xavante
e preparati dagli stessi in-
dios. Durante tutta la dome-
nica di Pasqua sono conti-
nuate le danze. Per conclu-
dere quegli splendidi giorni
di festa, una partita di cal-
cio , di cui gli Xavantes van-
no pazzi.
BS OTTOBRE 1996 - 17

2.8 Page 18

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
DON EGIDIO VIGANÒ,
VII SUCCESSORE
DI DON BOSCO.
Frammenti di vita
di Angelo e Francesco
Viganò (a cura di)
rnc , Leumann (To) 1996
pp. 304, lire 20 .000
Questo singolare volume,
destinato alla Famiglia Sale-
siana e a chi vuole conosce-
re la forte personalità del VII
successore di Don Bosco, a
un anno dalla scomparsa,
raccoglie - insieme ad un suo
breve profilo biografico -
brani scelti sotto forma di
schede : frasi , battute scher-
zose, eP.isodi, ammonimenti ,
ricordi. E una specie di mo-
saico che presenta i tasselli
tipici della sua personalità
che comunicano ottimismo e
simpatia salesiana.
Vi si colgono molti fram-
menti della vita salesiana ed
ecclesiale usciti dalla sua
penna e quasi colti dal vivo,
che possono aiutare a rin-
novare la freschezza dello
spirito salesiano con uno
stile di vita giovane che re-
sterà come un ricordo di
lui , e come testimonianza
autorevole di una vita lumi-
nosa .
della valutazione morale, per-
ché coinvolge.il suo stesso de-
stino. In questa prospettiva ven-
gono trattati temi di grandissi-
ma attualità come trapianti di
organi , eutanasia, AIDS, malat-
tie terminali , morte cerebrale,
trasfusioni di sangue, trapianti di
midollo osseo. .. ed altri, con la
loro relativa ambigua legislazio-
ne. L'autore fa un'appassiona-
ta difesa dei valori eterni del-
l'uomo dagli attacchi della ma-
nipolazione scientifica e tecno-
logica, per promuovere una più
adeguata cultura della vita.
ANTONIO GENTIi.i
SIMONEWEIL
La pellegrina dell'Assoluto
di Franco Ferrarotti
Edizioni Messaggero, Padova
1996
pp. 158, lire 18.000
La vita di Simone Weil fu bre-
ve, ma tutta percorsa dal biso-
gno di una "coerenza crudele
che fa coincidere chiarezza in-
tellettuale e pratica esistenzia-
le", e quindi una vita di straor-
dinaria intensità con tante trac-
ce di sacro nella cultura laica
contemporanea. Vi si svelano
provocazioni spirituali che rin-
viano senza mezzi termini al
mondo della religiosità, rivisita-
ta da autentica testimone di una
fede sofferta. Il merito dell'au-
tore è quello di un approccio
molto personale a questa com-
plessa personalità del nostro
tempo, illuminandone alcuni tratti
particolarmente attuali : il mini-
FRANCO FEAAAROTTI
StMONE WEtL
stero di una vita; i partiti politi-
ci , un male necessario; il mo-
stro burocratico ; la condizione
operaia vissuta; la pellegrina
dell'Assoluto ...
GIOCHI DI INTERAZIONE
PER BAMBINI E RAGAZZI
di Klaus W. Vopel
Elle Di Ci, Leumann (To) 1996
Quattro volumi ,
ciascuno lire 15.000
Nella mente e nel cuore degli
educatori "far giocare" fanciulli
e ragazzi ha sempre avuto gran-
de considerazione, perché il gio-
co coinvolge tutto l'essere: sen-
timenti, conoscenze, curiosità,
emotività. Così questi "giochi in-
terattivi" stimolano l'apprendi-
mento, favoriscono la coesione
nei gruppi aiutando la forma-
zione di determinate competen-
ze psicosociali, sviluppano una
più aperta comunicazione, edu-
cano a prendere decisioni, a fa-
re scelte, a collaborare e olle-
nere collaborazione; aiutano a
percepire in modo più corretto
ed articolato se stessi e gli altri.
Per una educazione integrale vi
si trova una vasta gamma di
scelte tra giochi di contatto, per-
cezione e identità; di educazio-
ne dei sentimenti; per la comu -
nicazione e la percezione del cor-
po; sulla scuola, il feed-back, la
fiducia e la cooperazione.
LE NUOVE FRONTIERE
DELLA BIOETICA CLINICA
di Giovanni Russo
Elle Di Ci , Leumann (To) 1996
pp. 244, lire 25 .000
La realtà è sotto gli occhi di tut-
ti : il progresso della medicina
sta provocando una rivoluzio-
ne culturale che porta ad una
nuova visione dell'uomo. Le
conseguenze non sono solo di
ordine pratico, ma riguardano
l'uomo soprattutto nel campo
El) IT RI Cf: ÀNCORA M l i.ANO
LE RAGIONI DEL CORPO
I centri di energia vitale
nell'esperienza cristiana
di Antonio Gentili
Editrice Ancora, Milano 1996
pp. 208, lire 23.000
Nella nostra cultura si avverte
molto fortemente il bisogno di
integrare il corpo nell'esperien-
za spirituale , cioè in una visio-
ne umana unitaria, contro le de-
lusioni della frammentazione e
del settorialismo pedagogico e
ascetico. Il corpo ha tutte le car-
te in regola per presentarsi co-
me simbolo della dimensione
più profonda del proprio "io",
ed il cui linguaggio rivela il se-
greto dello spirito che in esso
si materializza e attraverso cui
si esprime. Viene così supera-
ta la rigida contrapposizione
dualistica tra corpo e anima, su-
scitando sempre maggiore at-
tenzione per la visione storica
dell'uomo. Termini come "men-
te, occhio, gola, cuore, viscere"
vengono analizzati nelle loro
componenti corpo-anima con
una sana ispirazione biblica.
18 - OTTOBRE 1996 IJS

2.9 Page 19

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-
DOSSIER
a cura di Umberto De Vanna
PROGE11I MISSIONARI
ININDIA
Sebastian Karerakadan, John Vaikath, Alex Gonsalves (i primi due sono sacerdoti,
Alex è un salesiano laico) sono tre giovani missionari Indiani
che hanno awiato interessanti e originali progetti di sviluppo e di evangelizzazione
in tre diverse zone poverissime del loro immenso sub-continente, l'India.
Boropahari (Calcutta).
Famiglia di un villaggio al passaggio
del missionario.
PAKISTAN
Ahmedna
Si comin
MYAN
11.S OTTOBRE 1996 - 19

2.10 Page 20

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Tremila cattolici sparsi in 14 villaggi. Una comunità che cresce
armonizzando una serie di interventi pastorali e sociali
a beneficio di ogni fascia della popolazione.
,,BOSCO MAIYAM,,
di Sebastian Karerakadan
L a nostra presenza a « Bosco
Maiyam», Pallithammam, a sud
di Madras, iniziò in una data pei" noi
piena di significato, l'8 dicembre
1989. Avevamo accettato la nuova
parrocchia di Sagaya Nagar, nella
diocesi di Sivagangai. Questo cen-
tro è situato in un ambiente rurale
vicino al villaggio di Pallithammam,
a 73 km da Maclurai, città storica nel
sud dell'India con il famoso tempio
hindu di Meenachiamman. Vi sono
14 vi ll aggi con una popolazione cli
circa 15 mila abitanti . Poco più cli
tremila sono i cattolici, gli altri sono
hindu. Vi sono oggi dieci stazioni
missionarie con cappelle, alcu ne ri-
strutturate, altre che abbi amo fatto
noi e sono nuovissime.
Ci sono due scuole medie, nei vil-
laggi cli Pallithammam e Puliadi-
thaimmam; due scuole primarie nei
vi ll aggi cli Kalluvazhi e Nedungulan.
C'è pure un orfanotrofio con 45 ra-
gazzi e ragazze molto bisognosi pro-
venienti dai villaggi di Nedungu-
lam. A « Bosco Maiyam » è stata co-
struita nel 1990 la residenza che ospi-
Pallithammam, « Bosco Maiyam ». Arrivo a scuola.
In primo piano a destra padre Sebastian.
Dice: « D'Istinto i giovani non amano troppo
la scuola. Ma si impegnano molto,
perché sanno che questa è l'unica strada
che apra loro il futuro ».
ta oggi una piccola com unità reli-
giosa con i primi tre sa lesian i.
La diocesi ci ha regalato 30 acri
di terreno per lo sv iluppo de lla mi s-
sione e per attività agricole. La scuo-
la secondaria (dall a sesta alla dodi-
cesima) è iniziata nel 199 1 e accoglie
ragazzi/e poveri delle campagne.
Abbiamo ini ziato nel 1994 la co-
struzione dell'istituto tecnico. Que-
sto sarà di grande aiuto per prepara-
re i giovani dei villaggi al lavoro.
I Pallithammam, cc Bosco Maiyam ». C'è qui anche
un orfanotrofio che accoglie 45 ragazzi e ragazze
provenienti dai villaggi.
20 - OTTOBRE 1996 IJS
Pallithammam, cc Bosco Maiyam ». Si costruisce,
con l'aiuto di organismi internazionali, ma anche
governativi.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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cc Bosco Maiyam » (India).
Ogni stazione missionaria di Pallithammam
ha una chiesetta, punto di ritrovo della comunità
cristiana.
Palllthammam, "Bosco Maiyam » .
l.ncontro organizzativo nel villaggio.
E importante il coinvolgimento
della popolazione.
CRISTIANl1 CASTE BASSE
I distretti di Marava, S ivagangai e
Ramnad sono poco piovosi e per
nulla fe rtil i, spesso soggetti a sicc ità
e carestia. Non ci sono fa bbric he.
L' unico mezzo cli sopravv ivenza è
l'agricoltura, che dipende tota lmente
da lle piogge. Circa 150 anni fa pic-
co le comunità cristi ane dal sud de l-
1' lnd ia venne ro a insedi arsi in que-
. sta miss ione, sp inti da g uerre e
controversie. Cercarono allora di
occupare i terren i libe ri e inco lti e
divennero agricoltori. Furono però
sempre alla mercé delle scarse piogge.
La magg ior parte di loro apparten-
gono all a casta udayar (agricoltori ).
Sono anch'essi sull a lista uffic iale
come cristiani che non posseggono
alcun terreno, vivono ne i villaggi
interni face ndo i facc hini o occasiona-
li braccianti cli campagna. C 'è anche
un gruppo che lavora nell ' inc isione
de lle piante per estrarne il succo
(toddy). Il loro lavoro è que llo di sa-
lire sulle pi ante di Palas duran te la
stagione secca.
Per la mancanza di sacerdoti e per
la distanza dei villaggi dai centri prin-
cipali , questa gente è stata trascura-
ta ne lla fede c ristiana. Al cuni d i ess i
sono ritornati hindu. Di qui l' impe-
gno di rievangeli zzazione dei sale-
IL SUB-CONTINENTE INDIANO
di Sebastian Karerakadan
L'India è un immenso subcontinente. Sono 25 stati con diverse culture,
diverse lingue e antiche religioni. Quasi 1'85 per cento degli indiani sono
hindu e seguono una religione che ha una tradizione di 5000 anni. Anche
se il cristianesimo è stato portato in India nel 52 dall'apostolo san Tomma-
so , solo il 2,5 per cento degli indiani sono cristiani. Dunque non è riuscito
a espandersi come in altri paesi. È fiorito bene solo nello stato meridionale
del Kerala, come piccola comunità cristiana siriana, fino all'arrivo dei por-
toghesi nel 1497. Nel 1542, con l'arrivo del gesuita missionario portoghese
san Francesco Saverio, la Chiesa romana si propagò a Goa e tra i pesca-
tori del Paravas, lungo le coste del Coromandel del Tamil Nadu.
L'induismo è una casta legata alla religione. Anche il cristianesimo comin-
ciò a identificarsi con una certa casta per poter sopravvivere come religio-
ne. Dopo l'arrivo dei colonialisti, le caste basse e le tribù cominciarono ad
abbracciare il cristianesimo . Essi però rimasero sempre a carico dei mis-
sionari e con una gran voglia di cultura occidentale.
IL PRIMO GRUPPO DI MISSIONARI SALESIANI arrivò a Tanjore a sud
dell'India nel 1906. Ma a causa di contrasti locali, nel 1922 si trasferirono
nel nord-est, in Assam. Fecero poi di nuovo ritorno nel sud nel 1933 e ini-
ziarono la nuova missione nell'archidiocesi di Madras-Mylapore e più tardi
in Vellore. Oggi tra India, Sri Lanka e Birmania ci sono sette ispettorie, tre
dèlegazioni e oltre 2000 salesiani.
La situazione non è però altrettanto brillante per quanto riguarda l'evan-
gelizzazione. I governi ostacolano la predicazione diretta e la conversione.
Il cambio di religione di quelli di casta bassa fa perdere i privilegi a coloro
che possono contare su educazione e opportunità lavorative. Molti hindu
credono che il cristianesimo sia una religione straniera e destinata alla gente
di casta inferiore. Inoltre il cresciuto rispetto per tutte le religioni, anche
non cristiane, ha forse fatto indebolire in India l'urgenza missionaria come
primo annuncio di Gesù Cristo.
IJS OTTOBRE 1996 - 21

3.2 Page 22

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.I
Pallithammam, « Bosco Maiyam ».
Intervallo alla scuola superiore.
Accoglie un numero crescente
di allievi. A destra, spettacolo
con i bambini della scuola primaria.
siani, e la formazione cristiana. La
ce lebrazione e ucaristica e gli altri
sacramenti ora si sono fatt i più fre-
quenti in questi centri. Si sono fo r-
mati anche vari gru ppi e pie associa-
zioni per approfond ire la fede cri-
stiana.
La presenza delle Figlie cl i Maria
Ausiliatrice a Pul iad ithammam è cli
grande aiuto per q uesti vi ll aggi: pre-
parano la li turgia, si curano del ca-
techismo, e della crescita sociale del-
le ragazze e delle donne. Dall e buo-
ne fa miglie tradiz ionalmente cristia-
ne sono già maturate vocazioni sa-
cerdotali e religiose.
Sehastia11 Karerakadan
«Bosco Maiya,11 »
Pa ll it hanlli1a111
Kalayarkoil
P.M.T. dst . 623 551
Tamil Nad11 - IND I/\\
La missione di Boropahari, a circa 200 km nord di Calcutta,
nel Bengala Occidentale. Nel 1987 i salesiani furono invitati
dal vescovo di Dumka ad aprire una presenza missionaria
tra la più numerosa tribù dell'India, i Santali.
TRA I SANTALI DI BOROPAHARI
di John Vaikath
Sono oltre 8 mi lioni i Santali,
sparsi nel Bengala Occidentale,
Bihar e Orissa. Ai sa lesiani venne
affidata la zona settentrionale de l di -
stretto cli Bi rbhu m, trovandosi que-
sta in un posto strategico, nella re-
g ione D umka, patria della tribù.
Il vescovo cli Dumka ci offrì un
terreno abitato da poveri spaccapie-
tre, dove migliaia cli Santali , special-
mente donne, vanno a lavorare come
operai a giornata.
Il nostro lavoro ebbe inizio con una
com un ità di circa 800 cristiani, che
si raccogl ievano sotto un a pianta d i
jackfhtit (frutto tropicale), non aven-
do altro edificio per radunarsi. M a
la gente continuò a pregare per due
22 - OTTOBRE 1996 IIS

3.3 Page 23

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I Boropahari (Calcutta). L'edicola dedicata
a Maria Ausiliatrice. Qui c'era l'«albero sacro»,
dove la gente si radunava da sempre per pregare.
Ogni domenica ci si ritrova adesso per ricevere
la benedizione di Maria Ausiliatrice.
Boropaharl (Calcutta). Per ora la scuola ha solo quattro
classi elementari. Il pasto è semplice, riso e the,
come a casa loro.
JOHN HA SCELTO
«GLI AFFARI DI DIO»
« Sono nato ad Aleppey
nel Kerala, Sud-India, a
circa 2000 km dal terri-
torio della mia missio-
ne. Sono stato educato
nella scuola salesiana
Don Bosco di Liluah in
I
Don John Vaikath, 46 anni.
Qui è con la mamma
Calcutta. Mio padre, es-
nel santuario di Bandel.
sendo un uomo d'affa-
ri, mi mandò là con mio fratello Zaccaria per ricevere un'e-
ducazione europea. Ma vivendo con i missionari salesia-
ni, decisi di unirmi a loro per darmi "agli affari di Dio". In
principio mio padre era contrario che io entrassi nella
scuola apostolica dei salesiani , tenuta presso il santuario
di Bande!. Feci una novena a san Giuseppe e scrissi una
lettera a mio padre chiedendogli il permesso di farmi sale-
siano. Questa volta !'ottenni. Intanto il fratello maggiore
cercava di dissuadermi, volendo che io diventassi sacer-
dote diocesano. Ma l'idea di diventare un sacerdote mis-
sionario fu sempre in qualche modo presente in me. Du-
rante gli anni di formazione, i miei superiori mi diedero la
possibilità di optare per lo studio della lingua e cultura dei
Santali e di prepararmi a lavorare come missionario tra di
loro.
DIVENNI SALESIANO il 24 maggio 1969 a Shillong in
Assam. Fui ordinato sacerdote il 28 dicembre del 1978 e
inviato come missionario tra i Santali nel 1979. Nel 1980,
giovane sacerdote, fui richiesto di iniziare il centro missio-
nario di Monigram nella Diocesi di Krishnagar nel Bengala
Occidentale. Nel 1989 passai nella nuova missione di
Boropahari dove mi trovo ormai da sei anni. A Boropahari
ho costruito un piccolo santuario in onore di Maria Ausi-
liatrice. Il santuario ha una sua storia. Quando arrivai a
Boropahari, si presentò il problema di prendere possesso
del terreno, essendo stato questo occupato da altri. Mi
ammalai tanto, che dovetti andare a casa per rimettermi.
Al mio ritorno riuscii finalmente a ottenere il terreno, e allo-
ra come segno di gratitudine lo dedicai a Maria Ausiliatri-
ce. A Boropahari sono migliaia le donne che vengono a
lavorare tra le macchine spaccapietre. Sono sfruttate, vi-
vono in condizioni insalubri e con poco compenso. Abbia-
mo proclamato Maria Ausiliatrice «protettrice» di queste
donne. Abbiamo già fatto la proposta di migliorare la con-
dizione della donna ammalata di tubercolosi e di quelle
sofferenti per mancanza di sufficiente nutrizione».
ann i, perché mTivassero i mi ssiona-
ri . Finalmente il 24 maggio 1989 fui
incaricato de lla nuova stazione mis-
sionari a di Boropahari e pres i res i-
denza ne ll a vicina comunità sales ia-
na di Joypur, nel di stretto di Bir-
bhum, Benga la. Continu ai a vi sitare
la nuova comunità cristiana, e dopo
aver riparato una vecchi a casa a Bo-
ro pahari , mi ci recai il 16 dicembre
de llo stesso anno.
ANIMISTI
PER TRADIZIONE
I Santali erano una tri nomade.
Ad essi gli ing les i assegnarono un a
patria all ' inizio de l secolo 19°. So-
no per natura gente semplice, per nul -
la sofi sticati , amanti de lla pace. Fu-
rono sempre consapevoli della loro
identità tribale e vi ssero sempre se-
gregati dagli altri . Vi vono infatti in
piccoli villaggi formati da IO a 40
famiglie. Le loro case sono fa tte di
fango con il tetto di pagli a. Non han-
no acqua potabile o cuc ina. Ne i vil -
laggi Santali l'elettricità non esiste
per nulla.
I Santali sono animi sti per tradi -
zione. Credono in un Dio che ha crea-
to il mondo, ma che lo ha abbando-
nato a se stesso. Gli spiriti malevoli
ns OTTOBRE 1996 - 23

3.4 Page 24

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Boropahari (Calcutta). L'edificio che si vede a destra
è casa, scuola, parrocchia e chiesa.
Boropahari (Calcutta).
Ragazzini interni. Il momento della pulizia quotidiana.
sono a llora entrati nella storia de lla
tribù e questa sente il bi sogno di me-
di atori che abbiano a placare gli spi-
riti ma levoli ne lle malattie, ne i di sa-
stri , ne lle catastrofi e carestie. È una
reli g ione in gran parte basata su riti
di propiziazione deg li spiriti male-
vo li . Il sacerdote o il divinatore sa-
crifica degli animali secondo la gra-
vità della malattia, ecc. La loro re li-
gione tradi zionale li porta a un at-
teggiamento di paura di fronte all ' i-
gnoto de ll a loro vita.
L'ORGANIZZAZIONE
SOCIALE
Boropahari (Calcutta). Ragazzini davanti alla prima chiesetta
costruita dagli abitanti come "voto" perché arrivasse
il missionario.
I Santali una volta possedevano
molto terreno. Ma c che avevano
ric uperato abbattendo la foresta lo
persero a poco a poco. Aumentando
la popolazione, la gente si trovò
senza terra e senza lavoro, e allora in-
cominciarono a emi grare per soprav-
vi vere . La maggior parte de i Santali
è ancora analfa beta e vive in villag-
g i isolati e al marg ine del resto della
popolazione. ln ciascun villaggio San-
tali c'è una struttura indigena di or-
ganizzazione socio-politica, fo1mata
da una commiss ione di cinque uo-
mini. Il capo de l vill aggio è chi ama-
to Majhi Harem, ed il suo a iutante
Paranik. Tutti i problemi del villag-
gio sono discussi da questa commis-
sione . Per problemi importanti e ur-
genti viene convocata l' assemblea
cie l villaggio chi amata Kulhi Durup.
Tutti i problemi vengono di scuss i in
modo democrati co e risolti poi con
una multa pe r la parte colpevole. I
membri dell ' assemblea de l villaggio
24 - OTTOBRE 1996 IIS
chiudono l'evento con una bevuta
di birra di ri so pagata dai li tiganti .
I Santali appartengono al gruppo
degli emarginati in India. Le rag ioni
di questa emarg inaz ione sono evi-
denti : essa è causata de ll ' analfabeti-
smo e dalla mancanza di organi z-
zazione per quanto riguarda I'edu-
cazione delle g iovani generazioni.
L'estrema povertà spinge i Santali
ad andare in ce rca di lavoro in a ltre
reg ioni . Di qui la lo ro imposs ibilità
di fa r educare i fi g li ne lle scuo le cie l
vill aggio, che in rea ltà non fun zio-
nano.
ALFABETIZZAZIONE
La mi ss ione sta affrontando la sfi -
da de ll 'analfabetismo dando ini zio
al progetto di alfabeti zzazione per
ogni fa nciullo della comunità. A que-
sto fine abbi amo ini ziato un pro-
gramm a di coll aborazione con il go-
verno per lo sviluppo de ll a comu-
nità. A Boropahari abbiamo incomin-
c iato un internato per ragazzi e ra-
gazze dai 6 ai 12 anni. L' idea è cli
attivare tutte le scuole governative
dei vill agg i tribali , perché aiutino le
comunità a rendersi cosc ienti de ll a
responsabilità di educare i loro fi g li.
li progetto cli educazione al « Boro-
pahari Centre » servirà come proget-
to-guida, che verrà esteso a tutti i
vill aggi de ll a comuni tà. A l presente
abbiamo c irca 200 bambini , che so-
no sponsori zzati a di stanza da bene-
fa ttori. Intendiamo estendere il pro-
gramma ad altri 500 bambini.
D011 .fohn \\laikath
D011 Bosco Boropalwri
Balia Mri11111jayp11r P.O.
\\lia Ra111p11rah1
Wesl Be11gal - 73 1 224 INDIA
Don John è disponibile per chi vo-
lesse «adottare a distanza » uno dei
suoi poverissimi ragazzi/e.

3.5 Page 25

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In India i più poveri dei poveri vivono in migliaia di villaggi soggetti a siccità.
Durante l'estate devono percorrere chilometri per andare in cerca d'acqua.
Questo ha già costretto milioni di persone a trasferirsi nelle città
per poter sopravvivere. Ma l'esodo continua.
CONSERVARE L~CQUA
NEI VILLAGGI
di Alex Gonsalves
L'acq ua è sorgente di vita e di be-
nessere. Un modo sicuro e stabile per
far ri vivere i villaggi, soggetti a sic-
cità, è di conserv are scientificamen-
te l'acqua piovana per mezzo del
« Programma Sviluppo Spartiacque
Integrato ». Questo comporta un ter-
rapieno per circondare il terreno, ar-
gini per i canali d'acqua e per la cam-
pagna, la costruzione di di ghe, di ci-
sterne che raccolgono l'acqua, e il
rimboschimento. Una zona del di -
stretto di Ahmednagar nel Mahara-
shtra ha 104 villaggi costantemente
soggetti a siccità, che a stento rice-
vono 45 centimetri di pioggia in un
anno. La vita allora diventa dura,
squallida. Uno di questi è il villaggio
di Dongargan. Qui la «Bosco Gramin
Vi kas Kendra » ha iniziato nel 1989
il progetto sperimentale «Sviluppo
Spartiacque integrato ». Il progetto fu
in izialmente fin anziato dai salesiani
di Bombay e pit1tardi è stato sostenu-
to dalla German Aid Agency: "Evan-
gelische Zentralstelle fur Entwick-
lungshilfe" e da "Christian Aid".
li progetto sperimentale ha avuto
successo. Nello spazio di tre anni su
80 ettari di campagna fu possibile ot-
tenere un secondo raccolto e provve-
dere acqua potabile per tutto l'anno.
LO SVILUPPO POSSIBILE
li successo del progetto ha spinto
la gente del villaggio di Dongargan
a mi gliorare la qualità della loro vi-
ta, e da allora hanno usato metodi mi-
gliori per l'agricoltura, colti vato pian-
te cli frutta, acquistato delle buone
razze di besti ame e di pollame, co-
struito impianti di bio-gas , fondato
as ili, promosso l'alfabetizzazione per
Ahmednagar. Ecco la diga nella sua struttura.
L'acqua è la possibilità di vita per questa regione.
gli adulti . Fra qualche anno, quando
il livello della fa lda freatica si alze-
e avranno la possibilità di avere
un altro raccolto e ortaggi, e le pian-
te da frutta cominceranno a produr-
re, allora la gente di Dongargan sarà
fi nalmente economicamente autosuf-
fic iente.
Alcuni di quelli che si erano tra-
sferiti nelle vicine città sono già ri -
tornati. Ma saranno molti di più co-
loro che faranno ritorno, quando a
Dongargan si manifes terà il benes-
sere.
Il « Programma di Sviluppo Spar-
tiacque Integrato » è ora già iniziato
in altri tre villaggi del distretto: ad
Agadgaon, con l'aiuto del governo
tedesco (tramite Nabard): a Ratad-
gaon, con l'aiuto di un 'agenzia olan-
dese (la Cebemo); a Bhoirepathar, so-
stenuti finanziariamente dai salesiani
di Bombay.
Siamo desiderosi di estendere que-
sto programma ad almeno altri cin-
que vill aggi nella zona di Ahmedna-
gar. Ciò si rende necessario per di-
mostrare chiaramente la credibilità
e l'efficienza del programma e an-
che per mettere a punto il costo e le
varie fas i del lavoro. Le spese per rea-
lizzare il progetto oscillano tra 100 e
135 dollari per ettaro, a seconda del-
la topografia di ciascun spartiacque.
Per realizzare il programma dei cin-
que villaggi ci occorrono 700 mila
dollari .
La zona di Ahmednagar è una del-
le peggiori dell 'India per la siccità.
li buon successo ottenuto nel realiz-
zare un ta le progetto potrebbe pre-
sto essere usato in altre parti del-
!' India. Vorremmo far conoscere il
collaudato programma a migliaia di
altri villaggi soggetti a siccità: nel
Karn ataka, Keral a, Tamilnadu , An-
dhra Pradesh, Gujarat, Goa ed in al -
tre zone del Maharahtra con l'aiuto
BS OTTOBRE 1996 - 25

3.6 Page 26

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I Ahmednagar. Il vivaio.
Anche il rimboschimento è importante per combattere
la siccità e offre ricchezza.
I Ahmednagar. Le donne partono per il lavofo portandosi
il pasto. Qui le donne si ritrovano in gruppo per favorire
la crescita sociale, in modo speciale per combattere
il matrimonio precoce, l'analfabetismo e l'alcolismo.
di agenzie non-governative che ope-
rano in quelle aree. Se occorresse,
potremmo provvedere il personale
tecnico e gli operatori sociali , esper-
ti del lavoro. Intendiamo pure invi-
tare i capi di questi villaggi a visita-
re la zona di Ahmednagar, perché ab-
biano a rendersi conto del rea le svi -
luppo, e poi agire di comune accor-
do con i capi locali.
Ahmednagar (Bombay). È festa grande e il capo del villaggio
onora pubblicamente il salesiano Alex Gonsalves.
ALEX, SALESIANO LAICO, « PORTATORE O' ACQUA»
« Provengo da una famiglia cattolica e praticante. Ho sempre portato con
me il desiderio di fare qualcosa di speciale. Ma non ebbi mai l'idea di farmi
religioso. Un giorno andai a trovare un cugino che frequentava una scuola
salesiana e trovai un ambiente gioioso, con i salesiani che giocavano tra i
ragazzi e questo mi piacque molto. Dopo gli studi decisi di farmi salesiano
anch 'io. Oggi posso dire di essere contento della mia vocazione : sto fa-
cendo quel qualcosa di speciale che desideravo fare , sto lavorando per i
poveri dei villaggi di Ahmednagar, sto portando l'acqua tra questa gente.
Il mio lavoro è in gran parte di taglio sociale . Mi pare la premessa per
ogni evangelizzazione. Con me ci sono anche due sacerdoti , i quali bada·
no soprattutto ai cattolici , mentre il mio servizio va a tutta la popolazione,
anche a chi non è cristiano. Mi sembra bello ed è una testimonianza che
potrà portare frutto a suo tempo ».
«DA QUANDO SIAMO ARRIVATI NOI, i giovani sono molto più seguiti. La
scuola funziona meglio e abbiamo aperto per loro un internato. Sono un
salesiano laico per vocazione. La mia famiglia mi diceva di farmi sacerdote
oppure di darmi a una carriera come ingegnere nella società. Come sale-
siano laico credo di aver trovato la formula giusta: il mio tempo lo dedico
tutto allo sviluppo della mia popolazione. Sono soddisfatto di vedere che i
risultati arrivano e ogni volta che imbrigliamo l'acqua in un villaggio è gioia
grande. Qualcuno mi chiede se la gente, vedendomi sempre impegnato in
attività sociali, riesce a capire che sono un salesiano, un religioso . Ma io so
che lo capisce. La mia parola, quando parlo di cose di fede, è più accolta di
quella del prete. E poi mi dicono che è Dio ad avermi mandato tra di loro».
o
26 - OTTOBRE 1996 BS
CHI Ml VUOLE AIUTARE?
Siamo convinti che un tale pro-
getto meriti davvero di occupare il
primissimo posto, perché aiuterà a
conseguire i quattro più grandi tra-
guardi della nazione, e cioè: sradi-
care la povertà nel settore più pove-
ro della società; una totale alfabetiz-
zazione; il rimboschimento; la di-
minuzione della sovrappopo lazione
nelle città . Abbiamo iniziato questo
progetto mol to impegnativo in pre-
vi sione di un appoggio finanziario e
morale da parte dell e agenzie di as-
si stenza, compagnie, associazioni e
persone interessate. Diremo grazie a
coloro che volessero adottare un vil-
laggio ( 13.500 dollari nel corso di 2
anni). Il nostro « benvenuto » anche
a chi volesse visitare Ahmednagar
per esaminare il lavoro che stiamo
facendo. ·
Alex Go11sall'es
St. .foh11's Church
Bhi11gar
Ah111ed11agar- 4 !4 002
(M .S.J INDIA
Al «dossier » ha collaborato Giuseppe Mar-
chesi , del Dicastero centrale delle missioni.

3.7 Page 27

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jean-François Meurs
SEBASTIANO
HA UN CUORE
È difficile scoprire il bene e la ricchezza in un altro,
magari proprio in un giovane che fa paura per come vive
o per il suo passato. Siamo tanti i "fratelli buoni"
che non accettano che "il figliol prodigo"
viva nelle loro stesse stanze e cerchi di rifarsi una vita.
« La preghiera non mi interes-
sa », diceva Sebastiano mer-
coledì sera all'incontro di preghiera.
« Ma ciò che voglio dire, è che io mi
trovo bene con voi, e che questo mi
impedisce di fare delle sciocchez-
ze ». Questa riflessione mi ha colpi-
to, perché nemmeno io mi sento trop-
po attirato dalla preghiera, e Seba-
stiano che voleva dare "la sua te-
stimonianza" come altri , mi ha fatto
riflettere. Infatti io vado alla preghie-
ra del mercoledì perché don Gianni
mi ha chiesto di aiutarlo nei canti con
la chitarra. E poi, diceva lui, se ci so-
no dei grand i piuttosto calmi , que-
sto aiuta i più giovani a calmarsi e
a seguire meglio. Dopo il tempo del-
la preghiera, si rimane ancora un'ora
a giocare a calcio-balilla e a bigliar-
dino, si chiacchiera e l'ambiente è
simpatico e io sono incaricato di da-
re uno sguardo ai più giovani, perché
si divertano senza rompere tutto.
SEBASTIANO HA 15 ANNI. È cotto
per Emilia e viene a pregare per po-
terla vedere. Viene un poco anche
per amicizia verso don Gianni. Men-
tre si aspetta, lui si fa delle doman-
de, cerca di raccogliersi , impara a
controllarsi. Don Gianni non si pone
il problema della sincerità della pre-
ghiera di Sebastiano. Lui ha un prin-
cipio : se un ragazzo si innamora di
una ragazza e impara ad amarla e
a rispettarla, via, nello stesso tem-
po impara anche dolcemente ad
amare Dio. Davanti a Emilia, Seba-
stiano prova un sentimento cele -
stiale. Lui darebbe la vita per lei. E
secondo don Gianni , potrebbe un
giorno scoprire che è esattamente
ciò che Dio prova per gli uomini.
Sebastiano è un tipo fatto così , è
sincero : agli altri qualche volta vien
voglia di sorridere, ma in realtà lui
sta facendo un'esperienza gioiosa e
profonda. Così il Venerdì santo, ha
voluto partecipare con il gruppo alla
« via crucis ,,. Era convinto che que-
sto era importante per don Gianni e
per Emilia e aveva anche scelto di
vestirsi al meglio. Ha messo una T-
shirt nera con un grande Gesù
Cristo fluorescente giallo e arancio.
Tutti lo guardavano, perché stonava
abbastanza, ma lu i aveva il cuore
perfettamente in linea con quello
che faceva. Aveva sentito dire che
la « via crucis » serve a condividere
la fatica e la sofferenza di Gesù ,
allora quando è stata distribuita la
croce a tutti, lui ha protestato ad alta
voce: « Insomma, non ce n'è una
un po ' più grande? Come si può
con un giocattolo simile provare un
po' di sofferenza?! lo ne voglio una
pesante! ».
DURANTE LE VACANZE è venuto
spesso a chiedere a don Gianni di
dargli qualcosa da fare , per non bi-
ghellonare tutto il tempo . C'è da
dire che lui è capace di fare delle
discrete bestialità, come rubare per
comprarsi della
robaccia o per
fumare uno spi -
nello. Giovedì era
tutto soddisfatto
per avere sradi -
cato un grosso
ceppo d'albero .
La pala era pie-
gata, il manico del
piccone a pezzi
e l'ascia da rifi -
lare , ma lui era
orgoglioso: l'ave-
va spuntata. Si
era accanito tut-
to un pomerig -
gio contro quel-
le radici . Ed era pronto a sradicare
tutti gli alberi del viale, peccato che
non erano tutti di don Gianni!
Allora don Gianni gli ha chiesto di
aiutarlo a montare lo stand e l'espo-
sizione alla cattedrale , per il forum
dei giovani. Tutti i movimenti cristia-
ni che fanno delle attività per i gio-
vani erano invitati a presentarsi. Don
Gianni aveva montato uno stand per
far conoscere i « week-end Epha-
ta/Don Bosco » e i pellegrinaggi in bi-
cicletta. Sebastiano è rimasto per
"fare dell'accoglienza", il che voleva
dire in pratica sbattere il dépliant
sulla faccia della gente senza guar-
darle, perché lui era incollato allo
schermo TV dove si vedeva il film
dell'ultimo campo di lavoro giovanile.
SEBASTIANO NON CONOSCE LE
FINEZZE dell'educazione , ma l'altro
giorno ha fatto gli occhi grossi e an-
che i muscoli grossi davanti a un ti-
po che prendeva in giro Angelo, col-
pito da autismo, ma che viene rego-
larmente ai week-end e che ha im-
parato ad andare in bicicletta con
noi. « Calmati! E non toccare il mio
amico! ». E poi, quando si deve pren-
dere Luigi e la sua carriola per fare
le scale, lui è là! Luigi magari all 'ini-
zio non si sentiva troppo a suo agio,
ma adesso si fida!
Ci sono falsi fratelli che guardano
Sebastiano come un ragazzo che
non merita, e che si domandano co-
sa viene a fare nel gruppo di pre-
ghiera. Ma don Gianni ha l'arte di
invitare alle nozze a tutti i crocicchi ,
e di raccogliere ogni tipo di tesoro
che trova agli angoli delle strade!
o
BS OTTOBRE 1996 - 27

3.8 Page 28

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«La lettera» dei giovani dell'ispettoria Adriatica a «La Repubblica»
PORTE APERTE
A SCUOLA
I giovani reagiscono con la loro
sensibilità ai temi che li riguardano
da vicino.
- Attività di animazione del Movimento Giovanile Salesiano dell'Adriatica.
G li animatori de ll ' ispettoria Adria-
tica, al campo-scuola di Uss ita
dei Sibillini (Macerata) , hanno letto
s u « La Re pubblica » de l 17 lug lio
l' artico lo a firm a di Umberto Galim-
berti che commentava il progetto del
nuovo minis tro de lla pubblica istru-
zione di utilizzare g li istituti scolastici
anche nel pomeri ggio. Il g iornalista
esortava il prof. Berlinguer, nuovo
ministro dell ' istru zione, a spingere fino
a lle estreme conseguenze la « socializ-
zazione » a scuola, attraverso l'apertura
pomeridiana e serale, nonostante I'e-
ventuale rivolta de i bidelli , professori ,
pres idi e l'indifferenza degli studenti ,
per corsi cli recitaz ione, cinema d ' au-
28 - OTTOBRE 1996 IJS
tore, in fo rmatica, per "giocare" con
internet, l' ascolto di musica, corsi cli
artigianato. L' articolo, dal tito lo: «Tutti
a scuo la, porte aperte contro la solitu -
dine », era stimo lante. Ma c che ha
fa tto andare in fibrill az ione i giovani
è che G alimberti dava per " finita" « la
cultu ra dell 'oratorio », ma anche de i
centri cli quartiere e di partito, e accu-
sava genericamente la scuola cli impar-
tire «dosi pesanti di demotivazione ».
La discussione che è seguita alla lettu-
ra dell 'articolo ha stimolato una rispo-
sta, in viata per raccomandata a « La
Re pubblica » e al ministro Berlinguer.
Il testo è arrivato anche a noi, e ne
pubblichi amo i passaggi chiave.
LA RISPOSTA
DEI GIOVANI
L ' articolo cli G alimberti ha fatto di -
scutere i g iovani fino a tarda sera. G a-
limberti dichiarava « finita la cultura
de ll ' oratorio .. . », e lo ro s i trov avano a
Uss ita in 60 ragazzi di 17-20 anni e
animato ri responsabili tra i 25 e i 35
anni proprio per un campo di fo rma-
z ione per l' animazione deg li oratori
sales iani delle loro reg ioni . Due g ior-
ni dopo ini ziava il secondo turno , con
a ltri 80 g iovaniss imi anim atori ; e sa-
pevano che ne l periodo esti vo in tutta
Ita lia mi g li a ia cli g iov ani vo lo ntari

3.9 Page 29

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e al nuovo ministro dell'istruzione.
la Repubblica
Fondatore Eugenio Scalfati
si stavano forma ndo con lo stesso
obiettivo. La loro impress ione "a cal-
cio" è stata che que ll 'articolo nasceva
ciel solito giornali'smo che parl a cli
real tà e argomenti senza conoscerli eia
vic ino.
«Ci siamo comunque mess i in di-
scuss ione », hanno scritto, «e ci siamo
chiesti se stavamo perdendo tempo.
Ma confrontandoci con schiettezza
siamo aiTivati a concludere che no, non
stavamo perdendo tempo, perché - pur
tra mille errori e difetti - i nostri oratori
e centri g iovanili salesiani non sono
affatto morti o privi di agganci per i
g iovani , anzi sono vitali e pieni cli
proposte seguite da centinaia cli grup-
pi : dalle attività espressive con espe-
rienze di cinema e teatro, alla redazione
cli periodici cli cultura g iovanile , a lla
creazione di spazi aggregati vi e cli
festa, ali ' apertura ciel dialogo con le
istituz ioni e le altre proposte cli ani -
mazione presenti sul territorio, ai cen-
tri di ascolto per giovani e fami g li e in
situazioni di di sag io, alle attività spor-
tive .. . Questo insieme di spazi, cli ri -
sorse umane ed economiche, cli ini -
ziative, di formazione, insomma la
rea ltà di un intero settore cie l vo lont a-
riato dedicato da almeno 150 anni al-
i'educazione, all ' animazione di pro-
poste culturali e aggregative tagliale
sui g iovani e costantemente riadegua-
te al loro evol versi ve loce, tutto que-
sto, ci siamo eletti , non può essere
considerato defunto "cli ufficio". Certo,
la risposta che danno gli oratori oggi è
parziale rispetto ali 'enorme frammenta-
zione degli interessi giovanili , ma non
vediamo come la scuola, che spesso
non riesce neppure a sostenere il suo
ruolo istituzionale di istruzione, possa
dare soluzioni , vi sto che ne ll 'artico lo
non trape lano proposte di va lori , ma
solo una generica disponibili d i
strutture senza contenuti o educatori ».
MA C'È DELL'ALTRO
Prosegue la lettera: « Ci siamo ritro-
vati anche nell'ipotesi di poter "ani-
mare" gli spazi che, speriamo demo-
craticamente, verranno a crearsi, ne l-
1' eventua lità che le scuole d ivengano
q uei centri di attività permanente au-
spicati eia Galim berti ». E la disc uss io-
ne, come dicevamo, è proseguita fin o
a ll e ore picco le, perché poi i ragazzi
stess i hanno detto che neanche il q ua-
dro dipin to della scuola, lu tto al nega-
ti vo, corri spondeva davvero al modo
cli viverla dei g iovani . Non è così ge-
neralizzata la « demotivazione », come
è affermato ne ll ' articolo. Sono i11 olte,
.anche ne lla scuol a, le realtà vive, ric-
che, disponibili , e saranno propri o
queste a consentire un autentico, non
demagogico, rinnovamento ne lla qua-
lità de lla forma zione de i giovani. E
concl udevano: « Ci è parso, in genera-
le, che le contraddizioni , le bana li tà, i
luoghi comuni s ui giovani , la scuola,
la soc ietà, conferi scano a questo arti-
co lo , come ad a ltri , un tono dramma-
tico, un timbro cupo, a tratti catastro-
fi co, negativo sulla maggioranza de lle
argomentazioni , tanto da essere mo lto
lontano dall a sensibilità de i giovani .
Ci piacerebbe invece trovare ne i gior-
nalisti una conoscenza vera, dirella,
cie l mondo giovanile real e, dei suo i
luoghi e tempi cli vita e, di conse-
guenza, de i suoi veri problemi . Non
que lli tagliati addosso ai ragazzi dag li
adulti per sostenere questa o que ll a
les i».
Questo e altro si legge ne lla lettera
in viata dai g iovani di Abruzzo-Mar-
che- Molise-Romagna-Umbria a l gior-
nali sta Umberto Galimberti e al mini-
stro Berlinguer. Qu as i a sotto lineare
che parl are ai giovani e de i giovani
ogg i è sempre più diffic il e. I giovani
reagiscono con schiettezza, quas i con
Ore 13,
la scuola
diventa
deserto
di UMBERTO GALIMBER'fl
eARO MINISTRO della
Pubblica Istruzione, nel
linguaggio lndusirlale sf par-
lerebbe di «Impianti sottoutl-
lizzaU». Ml riferisco agli edi-
fici scolastici che aprono alle
otto della mattina e chiudono
alle tredici. Qualche annoiata
riunione del profei;sorl il po-
meriggio e poi silenzio e de-
serto fino all'indomani. .
La « lettera » di Repubblica.
I giovani non l'hanno gradita.
brutaIità, quando si trattano proble-
matiche che li riguardano da vicino.
Anche quando a noi parrebbe cosa
egreg ia e auspicabile che sui g iornali
a larga tiratura si parli - come ha fatto
Galimberti - in modo spec ifico e con
generosità, dei problemi g iov anili e
de lla scuo la.
- La città, i giovani, la protesta. La crisi nasce dall'assenza di spazi.
..--r-~ =---r.-Tl".'=---- --

3.10 Page 30

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Un oratorio che sarebbe piaciuto a Don Bosco, pieno di vitalità e di
UN GRANDE
di Angelo Botta
ORATORIO-FAMIGLIA
Al centro
di un quartiere,
perfettamente inserito
nel territorio,
per la gioia
di giovanissimi e grandi.
//un giorno siamo arrivati felici
, , di aver vinto il torneo di cal-
cio a cui tenevamo in maniera parti-
colare. Abbiamo dato la bella noti-
zia a don Scotti , il quale ci rispose:
"Bravi , e adesso sciolgo la squadra!".
Stupore e domanda: Perché? "Per-
ché il vostro impegno fo1mativo è
molto meno vissuto di quello sporti-
vo. L' oratorio è fatto per i giovani
cristiani e sportivi, non per gli spor-
tivi soltanto". Tutto chiaro, no?».
È una nota di cronaca del 1948.
Siamo al « Michele Rua », borgo
« Monterosa » di Torino. Tutto è ini-
ziato nel 1917, quando l' impresario
Luigi Grassi mise a disposizione dei
salesiani un capannone che diventa-
va sala da giochi, cappella o teatrino
grazie a tavoli e panche tempestiva-
mente spostati: lo battezzarono « Ri-
creatorio Mamma Margherita ». Ma
il nome della mamma di Don Bosco
è sopravvissuto solo per l'attuale
scuola materna. Poi la turba di ra-
gazzi si staccò dal capannone per
entrare in un recinto di sterpi ceduto
dalla Marchesa Clementina Thaon di
Revel, spuntarono una cappella e un
caseggiato, il prato di erbacce si tra-
sfo rmò sotto l'azione di centinaia di
zoccoli e scarpe rotte che lo ma1tel-
lavano, di tonnellate di terra e sab-
bia che le braccia dei padri di fami-
g li a vi riversavano. Nacquero gli
esploratori, le passeggiate, la fanfa-
ra, la scuola di canto, le operette, i
drammi.
30 - OTTOBRE 1996 BS
TANTI AMICI SEMPRE
Le patronesse rammendavano e pu-
livano le tonache dei preti, curavano
le tovaglie dell 'altare, cucivano i co-
stumi dei paggi per le processioni.
Sorse la chiesa, su progetto del noto
architetto salesiano Giulio Valotti.
Piccolo ma elegante il campani le, e
con tre brave cainpane che si dava-
no da fare. E funzionò l'oratori.o, che
il nome se lo è guadagnato con tutti
gli onori e che, ancora oggi , costi-
tuisce il cuore della parrocchia e
della scuola in questa zona torinese
di seconda immigrazione.
IO giugno 1931: l'oratorio è chiu-
so da una ordinanza fascista per i
provvedimenti contro i circoli catto-
lici. Don Vitale fa entrare i ragazzi
invitandoli a gridare in si lenzio. Al
giovedì gita in collina, divisi in due
squadre: la volante di don Biancotti
e i mai (i piedi stanchi) di don
Beinat. Quando ci si recava nella
zona di Superga, si attraversava il
Po sul barcone collegato mediante
catene a poppa e a prua con un cavo
di acciaio. Ai ragazzi pareva di es-
sere s ul Rio delle Amazzoni.
« Nel dopoguerra sorse la fanfari -
na di don Quarello », scrive un testi-
mone di quegli anni. « Una banda
musicale formata di soli ragazzi in-
feriori ai 14-15 anni , elegantemente
vestiti con pantaloni lunghi bianchi ,
maglia e bustina azzurre. Fu richie-
sta da tutte le parti di Torino e din-
torni per dare solennità al le proces-
sioni o rallegrare le feste. A ogni
uscita della fanfarina dall'oratorio,
per le vie del Borgo era una festa: si
aprivano le finestre, i balconi si ani-
mavano e la gente applaudiva i pic-
co li musicisti ».
Le mamme lavoratrici lasciavano
i loro figli al Monterosa già alle 6
del mattino. Li accog lieva don Mar-
tano, che impiegava il tempo ad ag-
I Don Masoero {a destra)
e don Scotti per l'inaugurazione
del centro giovanile.
Torino, il « Michele Rua ».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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iniziative. Dove si sa come riempire il tempo libero.
giustare i palloni di cuoio sventrati
nelle partite del giorno prima. E
quando i bambini si scucivano i cal-
zoni, cosa abbastanza frequente, glieli
aggiustava sul posto. All'ora giusta
portava gli allievi a scuola. A grap-
poli, come una chioccia. Indimenti-
cabile il suo viso lungo, in giro per
le strade del borgo con una motoret-
ta scassata. Era un raccontatore di
storie, un trassone (imbroglione) im-
penitente per la gioia dei piccoli. Ma
la chiesa per la messa delle nove era
piena dei suoi ragazzini e dei loro
genitori.
Torino. Anche una mongolfiera
per la grande festa al « Michele Rua ».
UN 10PERA COMPLETA
Nel 1944 arrivano le prime tre suo-
re di Maria Ausiliatrice e, da allora,
funziona anche l'oratorio femmini-
le. L'edificio per la scuola professio-
nale, iniziato nel I947, si blocca al
pian teITeno perché sono finiti i soldi.
Non si blocca don Masoero. Per
dare impulso al calcio dei ragazzi
aveva portato al Michele Rua i gio-
catori del Torino. Per trovare i soldi
della professionale andò in Califor-
nia a bussare al cuore degli immi-
grati italiani: prediche, riunioni,
·conferenze, gare di bocce. Si com-
pleta così la costruzioi:ie, i laboratori
funzionano grazie a torni, frese,
morse e motori regal ati dalla Fiat.
Ci sono la scuola materna, l'asilo
Torino. Oratorio all'aperto, per le strade del borgo.
A sinistra il direttore don Mario Banti.
Senza complessi, davanti a tutti
in piazza San Pietro.
BS OTTOBRE 1996 - 31

4.2 Page 32

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Facce da oratorio. « Il nostro scopo principale sono gli oratori festivi»,
diceva Don Bosco. A sinistra, l'ingresso della chiesa parrocchiale.
maschile e femminile. C anche
don Scotti, che sc ioglie la squadra
come detto sopra. Decisione poi ri-
veduta, naturalmente, ma che serve
a imprimere un'impostazione deci-
siva al lavoro dell 'oratorio. Si for-
mano generazioni di bravi cristiani,
escono ottime vocazioni di sacerdo-
ti , di religiosi e missionari.
Da una cronaca del 1992, ed è cro-
naca ormai dei nostri giorni: « I gio-
vani animatori sono presenti a cin-
quanta per volta a ritiri e giornate di
studio, li trovi ad Assisi, a Taizé, in
Terra Santa, a Gressoney, ai campi
scuola, a Santiago de Compostela, a
Czestochowa. Si riuniscono, pro-
grammano, s'impegnano per gli altri
e con idee nuove, pagando di perso-
na. Chi glielo fa fare , con tante di-
scoteche, sale, spiagge a disposizio-
ne? Esplodono i santi moderni in
calzoni, sia giovani che ragazze: 350
impegnati al Monterosa-gruppo-cir-
colo, 50 animano i 700 membri del-
le polisportive, 14 si preparano al-
l'estate in missione in Bolivia, 25 sa-
lesiani cooperatori seguono il mon-
do del lavoro, dell'università, della
famiglia».
1994: l' oratorio è aperto tutti i
giorni dalle 15 alle 23, dal lunedì al-
la domenica, senza weekend di pau-
sa. Ci sono 500 ragazzi e ragazze che
giocano nelle squadre di calcio, pal-
lavolo e basket. I00 che frequenta-
no i corsi di danza, 12 complessi
musicali e 40 iscritti ai corsi di mu-
sica, 300 che frequentano il catechi-
smo della comunione e della cresi-
ma, 150 di 14-18 anni che vengono
al martedì per i gruppi di formazio-
32 - OTTOBRE 1996 /JS
ne, 100 sopra i 18 anni che si ritrova- chele Rua. Per fortuna non tirava ven-
no a discutere il venerdì dopo cena, to, cosicché la grande mongolfiera a
I00 sopra i 17 anni che fanno ser- strisce bianco-azzurre ha potuto le-
vizio liturgico alla domenica, altri varsi , con il suo carico cli bambini,
che si interessano di cinema e teatro, più e più volte, alla prudente altezza
altri ancora che vanno ad assistere degli alberi. Era la festa della comu-
poveri e malati o che si prestano per nità parrocchiale, la conclusione di
il doposcuola. Questo è l'Oratorio: una settimana piuttosto intensa. Ve-
un incontro tra amici , un luogo nerdì il cardinale di Torino era stato
dove i ragazzi diventano più bravi , nostro ospite per la consacrazione
dove si impara a servire più che a della chiesa, preceduto dall'arrivo
essere serviti. Un luogo senza sbar- eccezionale dell'urna che contiene i
re né biglietto d 'entrata, un cuore resti di san Domenico Savio, a cui è
spalancato a tutti .
dedicata la nostra chiesa. Processio-
ne , veglia notturna con i giovani,
ARIA DI FESTA
spettacolo in teatro, Messa ali' aper-
to, pranzo insieme: una partecipa-
- zione massiccia della gente».
Don Mario Banfi, direttore negli Ci sono stati ancora molti appun-
ultimi sei anni, ha costruito la pale- tamenti eccezionali prima dell'esta-
stra e ristrutturato il teatro. Doveva te. L'unione uomini ha festeggiato
cambiare di casa, c.ome ogni direttore alla grande i 15 anni del tennis. La
alla fine del sessennio. Invece l'han- scuola media ha allestito " il micro-
no riconfermato. «Per dargli tempo fono d'oro", mentre i giovani per me-
di pagare i debiti» , dicono alcuni. tà giugno hanno preparato una rasse-
Lui non nega che ci siano debiti, ma gna di canzoni inedite e le polisporti-
assic ura che c'è anche la Provviden- ve hanno sviluppato un confronto per
za e pensa a rifare il campo da cal- scrivere la « magna charta».
cio. Quando gli chiedono che cosa Nei mesi estivi, la ripresa del-
1'ha colpito di più in sei anni al Mi- 1Estate ragazzi »: come ogni anno,
chele Rua, risponde: « L'amicizia e quasi cinquecento tra ragazzi e gio-
la generosità della gente. Mi sono vani.
trovato veramente bene. Ho davanti E infine il campo di calcio. Dopo
a me degli episodi che darebbero la la palestra e la ristnitturazione del
carica a un morto. Sono miracoli di teatro, due strutture che girano a pie-
bontà che il cuore umano , guidato no regime, è arrivato il tempo di tra-
dall'ispirazione di Dio, sa operare sferire altrove le pietre che affiorano
nei momenti opportuni, risolvendo nel campo di calc_io. Da!Ia mongol-
dei problemi quasi impossibili ». L'at- fiera alla polvere. E la cronaca di una
tuale parroco don Gianni Colombo comunità che crede nei cortili come
traccia la cronaca di quest 'anno: « Il invito per alzare gli occhi al cielo.
5 maggio tirava aria di festa al Mi-
Angelo Botta

4.3 Page 33

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Juan Bottasso
Q uando il 30 giugno so-
no sbarcato all'aero-
cresce del 1,5 per cento.
Se si tiene presente che la
porto di Pechino ed ho visto
Cina ha un miliardo e 200
una funzionaria del gover-
milioni di abitanti , non ci
no che mi aspettava tenen-
vuole molta fantasia per
do in mano un cartello con
immaginare che cosa suc-
il mio nome, ho avuto un
cederà in poco tempo.
sussulto. Se si vive qual-
Anche l'Ecuador si affaccia
che anno la storia riserva
sul Pacifico e il peso che
delle belle sorprese ed è
può avere nel nuovo sce-
proprio vero che basta se-
nario dipende tutto dalla
dersi sulla riva del fiume,
maniera con cui saprà in-
con pazienza, e prima o poi
serirsi. Se avrà gente pre-
si vedrà passare qualche
parata per capire le logi-
cosa di interessante. Da
che di questa realtà, potrà
ragazzino, a Valdocco, ave-
entrarvi con un certo pro-
vo sentito don Modesto Bel-
tagonismo , altrimenti sarà
lido, superiore delle missio-
una piccola, lontana pro-
ni salesiane del mondo, nar-
vincia, fornitrice di prodotti
rare con malinconia la sua
tropicali poco pagati.
visita alle opere della Cina,
In questo contesto ho pen-
tallonato ormai dall'Armata
Rossa di Mao. Si era, cre-
Pechino. Tombe degli Imperatori.
A sinistra don Juan Bottasso, al centro
sato per la nostra universi-
tà un « istituto di studi asia-
do , nel 1949. Tutti sanno
l'interprete, a destra un sacerdote cattolico.
tici ,, , che aiuti a conoscere
cosa sia successo negli an-
la storia, l'arte, il pensiero,
ni seguenti, o almeno ne
i sistemi economici di quel-
<iE hanno un'idea... Trovarmi
adesso ospite del governo
la parte del mondo, con la
possibilità, anche, di uno
della Cina Popolare, mi fa-
ceva un certo effetto . Per
e
scambio di professori e stu-
denti.
completare il quadro la fun -
zionaria che mi accolse mi
raccontò di essere parente
dell'ultimo imperatore (quel-
lo di Bertolucci).
UN PO' DI STORIA. Da un
La nuova università salesiana di Quito
incontra la Cina e progetta un
« istituto di studi asiatici»
per conoscere l'altra faccia del mondo.
PROSPETTIVE. L'inizio mi
è parso eccellente. L'acco-
glienza e l'ospitalità cinesi
sono state superiori a ogni
attesa: l'albergo era di pri-
ma categoria e non è mai
certo tempo il Centro Cul-
mancata una macchina a
turale Abya-Yala di Quito
disposizione con autista e
aveva preso contatto con l'Accademia delle scienze interprete . La prima sera della permanenza a
sociali della Cina, inviando parecchie delle sue Pechino, l'Istituto per l'America Latina, che fa parte
pubblicazioni. Quando , due anni fa, ebbe ihizio in dell'Accademia delle scienze sociali, offrì un con-
Ecuador l'università salesiana, mi parve fosse arri- certo di musica classica cinese ai diplomatici latino-
vato il momento di andare oltre il semplice contatto americani e il direttore lo dedicò all 'Università Poli-
e di stabilire uno scambio vero e proprio. Il motivo tecnica Salesiana di Quito . Il ministro plenipoten-
di questo interesse è presto detto. L'Oceano Paci- ziario dell'Equador mi fece notare che era una defe-
fico sta diventando (o è già) l'area mondiale di renza poco frequente . Al termine della visita si
maggiore dinamismo. Un tempo era stato il Mediter- discusse e si firmò un accordo , in cinese e spa-
raneo il crocevia dei grandi scambi (almeno in occi- gnolo, della durata di tre anni.
dente) . Con la scoperta dell'America, il baricentro si Sulla via del ritorno, i due giorni passati a Tokyo mi
era spostato sull'Atlantico e i paesi che vi si affac- hanno permesso altri contatti molto interessanti, co-
ciavano avevano preso in mano il controllo econo- minciando dalla celebre Università dei Gesuiti , la
mico e politico del mondo: Portogallo e Spagna Sofia.
prima; Olanda, Inghilterra e Francia in un secondo Adesso aspettiamo a Quito la visita della delega-
momento .
zione cinese e prepariamo la coedizione di un libro
Adesso è il turno del Pacifico: USA da un lato, Giap- sulle antiche migrazioni asiatiche verso l'America.
pone, Corea e tigri varie dall'altro. La Cina da anni Una partenza che fa bene sperare per quello che
ha una crescita del P.I.L. superiore al 10 per cento, verrà.
mentre la Germania, tanto per fare un paragone,
o
ns OTTOBRE 1996 - 33

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
UN CHECK-UP
PER I GENITORI
I giorni dell'affetto e della confidenza ... I giorni dei cuori aperti
con semplicità e candore ... Sono giorni necessari
a ogni famiglia. Ma la confidenza dei figli
è una delle cose più difficili da conquistare.
U na delle frasi più commoventi di
Don Bosco è contenuta nella
lettera scritta da Roma il 1O maggio
1884: « Sapete che cosa desidera
da voi questo povero vecchio che
per i suoi cari giovani ha consumato
tutta la vita? Niente altro fuorché,
fatte le debite proporzioni, ritornino
i giorni felici dell'Oratorio primitivo. I
giorni de/l'affetto e della confidenza
cristiana tra i giovani ed i superiori; i
giorni dello spirito di accondiscen-
denza e sopportazione per amore di
Gesù Cristo degli uni verso gli altri; i
giorni dei cuori aperti con tutta sem-
plicità e candore, i giorni della carità
e della vera allegrezza per tutti ».
Troppi figli hanno la sensazione fa-
stidiosa che i genitori non si inte -
ressino veramente di loro, che non
si sforzino molto per conoscerli a
fondo e che quindi esprimano giu-
dizi stereotipati e prevenuti. Quan-
do sono colpiti da critiche ingiustifi-
cate, i ragazzi si chiudono a riccio.
Anche i genitori che pensano di de-
dicare molto tempo ai figli, ignorano
aspetti fondamentali della loro per-
sonalità. La mancanza di conoscen-
za porta talvolta a dolorose sor-
prese. I genitori possono aiutare i fi-
gli solo se li conoscono davvero.
Le domande che seguono e che na-
turalmente vanno adattate possono
servire per far un piccolo esame "di
conoscenza". Non è escluso che
alla fine la sorpresa sia piacevole :
qualcuno potrebbe accorgersi di
avere dei figli molto migliori di
quanto ha sempre pensato.
I suoi gusti
Chi è il migliore amico di mio 'figlio?
Chi è il suo cantante preferito? Qua-
le genere di musica preferisce? Qual
è il programma preferito che vede
di più?
Di che colore vorrebbe dipingere la
sua camera?
Quale sport lo diverte di più? Qual è
l'ultimo libro che ha letto? Quale ci-
bo gli piace di più e quale detesta?
Fra le cose che possiede , quali gli
stanno più a cuore? Qual è il rega-
lo che desidera di più?
La vita con gli altrl
Che soprannome gli hanno dato a
scuola?
Si piace o si vive negativamente e,
di conseguenza, sente di non es-
sere accettato dagli
altri?
Fa parte di un grup-
po di pari età, op-
pure sta tentando
ogni metamor-
fosi pur di en-
trarvi?
Quale persona, · e-
sclusi i familiari , ha
più influenza su di
lui? Chi è il suo in-
segnante preferito?
Qual è il suo "giro"
normale?
La sua persona-
lità
Si sente troppo alto
o troppo basso?
Qual è il suo bilan-
cio giornaliero fra
frustrazioni e grati-
ficazioni? Riesce a
trovare occasioni
34 · OTTOBRE 1996 BS
Figli. Sotto la scorza, le qualità
e una gran voglia di vivere.

4.5 Page 35

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di gratificazione entro le norme
correnti o tende facilmente verso la
trasgressione?
Qual è stata la sua più grande de-
lusione quest'anno?
Che cosa lo mette più in imbarazzo?
Percepisce il rischio, la paura? Rie-
sce a controllarli e come?
Quale percezione ha del futuro? Met-
te in atto progetti a lungo termine?
Che cosa vuol fare da grande? Col-
tiva dei desideri che non siano su-
bito placati, come si trattasse di sti-
moli da fame di oggetti?
Quale percezione ha della morte?
Conosce solo quella televisiva, spet-
tacolare e fredda, incapace di susci-
tare sentimenti?
La vita con voi
Quando ho abbracciato l'ultima vol-
ta mio figlio?
Quali sono le frasi che pronuncio
più spesso? Ho detto qualche volta (e
quando) questa frase: «ricorda che io
ti voglio bene e che te ne vorrò sem-
pre e in qualsiasi situazione ti possa
venire a trovare »?
Lo incoraggio spesso o pretendo
troppo da lui? So riconoscere i suoi
miglioramenti?
Mi servo del denaro come di uno
strumento per mettermi in buona lu-
ce con mio figlio e farmi perdonare
comportamenti eccessivamente au-
toritari o "mancanze" genitoriali?
Come reagisce ai "no"? Che cosa
rimprovera di più alla famiglia?
I miei figli amano la nostra casa?
Considero la casa il luogo più impor-
tante tra quelli che frequento?
Come mi vesto a casa? Vado a to-
gliermi l'abito importante per met-
termi una tuta abbrutente o calzon-
cini e canottiere abominevoli?
Qual è il ruolo assunto dal televiso-
re nella dinamica familiare? È lavo-
ce dominante? Lascia almeno lo spa-
zio alle richieste dei figli e a mo-
menti di intimità familiare?
Quando ho pregato l'ultima volta in-
sieme a mio figlio?
o
DIZION RIO PEDAGOGICO
a cura di Jean-François Meurs
Istituzione. Poco alla volta, Don
Bosco elabora la formula dell'ora-
torio. Crea un ambiente educati-
vo. Tutto il suo progetto pedago-
gico si incarna in una istituzione.
L'oratorio è un involucro su cui si
scrivono i significati esistenziali più
importanti per i ragazzi: il senso
della fede, il senso della vita, del
lavoro, ecc. L'oratorio è una
specie di pelle; è una membrana
porosa che deve diventare sem-
pre più traspirante, man mano
che i ragazzi crescono. Abba-
stanza impermeabile per proteg-
gere dall'esterno, e sufficiente-
mente permeabile per permet-
tere una respirazione, uno scam-
bio con l'esterno. È un involucro
che protegge dalle eccessive ag-
gressioni che vengono dal di fuo-
ri. Don Bosco lavora con dei ra-
gazzi feriti, troppo sensibili al cal-
do e al freddo...
P ositivo. L'educatore non si
ferma a gemere sul suo tempo,
ma pensa a ciò che può cam-
biare perché le cose vadano
meglio.
S pazi. Quattro spazi da costruire
insieme: una casa che accoglie,
una scuola che prepara alla vita,
una chiesa che evangelizza, un
cortile per giocare.
·..;
----
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il
a:
'6
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RAGAZ.ZI
"COSI"
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si sono Incontrati con Gesù
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LA LEGGE CRISTIANA
IN 20 LEZIONI
di Teresio Bosco
pp. 112, lire 10.000
LA BIBBIA NELLA VITA
DELLA CHIESA
Ufficio Catechistico
Nazionale
Testo e Guida alla lettura
a cura di Cesare Bissoli
pp. 104, lire 9.000
PICCOLA GUIDA
Al PERSONAGGI DELLA
BIBBIA
di Robert Backhouse
illustrato da Richard Scott
pp. 32, lire 8.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DICI
10096 LEUMANN -TO
Tel. 011 /95.91.091 -c/c Postale 8128
BS OTTOBRE 1996 - 35

4.6 Page 36

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I «beati» Luigi Versi glia e don Callisto Ca rava rio, uccisi per
FIORI ROSSI
di Teresio Bosco
SULLE ACQUE DEL SHIU-PIN
Mons. Versiglia con la sua gente.
N e i primi giorni de l febbraio 1930
giunse al centro miss ion ario di
Shiu-chow il g iovani ss imo mi ss io-
nario don Ca lli sto Caravario (26 an-
ni). Veniva dall a piccola comunità
cristiana di Lin-chow, la più lontana
dal centro de ll a mi ssione per ac-
compagnare il vescovo mons. Vcrsi-
gli a, 57 ann i, a visitare le due scuo-
lettc e i suoi duecento cri ti ani , pi c-
co lo seme ne ll a città di 40 mil a abi -
tanti , turbata e devastata dall a inter-
minabile guerra c ivile. Gli corsero
incontro festosi diversi bambini che
don Caravario aveva salvato dal caos
e dalla miseria portando Ii ne ll 'orfa-
not ro fio e ne ll ' isti tuto Don Bosco di
Shiu -c ho w.
23 fe bbraio. I bagag li per la par-
tenza sono pronti: una ventina di colli
con merce cli ogni genere: abiti e ma-
teri a le invi ato dall a carità de i bene-
fa ttori d ' Itali a, paramenti sacri e i
c ibi occorrenti per il viaggio d i selle
persone, che dovrà durare otto gior-
36 - OTTOBRE 1996 IJS
« Hanno dato la vita
per me», disse Maria
Thong, la maestrina
che fu testimone
del martirio dei due
missionari salesiani.
ni (per superare la distanza di 90 chi-
lometri! ). I sa les iani hanno visto don
Caravario darsi eia fa re attorno a tut-
to que l bagaglio e g li fa nno allegre
congratulazioni: « Quanta grazia di
Dio! ». E lui , con il sorriso buono:
« Purché non vada tu tto in bocca al
lupo! ». Po i, stringendosi ne lle spal-
le: « A ogni modo, sia fa tta la vo-
lontà de l Signore ! ». Tutti sanno che
questa ultima è l'espress ione abitua-
le di don Ca ravari o, " il santino" . ln
que i giorni don Caravario ha scritto
Il 7 ottobre 1924 don Callisto
Caravario parte da Genova
sulla nave tedesca Coblenz.
Il gruppo arriverà a Shanghai
il 16 gennaio 1925. Net gruppo
vi sono anche due giovani
aspiranti e il salesiano laico
Ottavio Fantini.
·

4.7 Page 37

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proteggere le ragazze e i giovani che viaggiavano con loro.
una lunga lettera a sua madre a To-
rino datandola" 13 febbraio".
Partenza all'alba del 24 febbraio.
Sveglia alle quattro, santa messa, ra-
duno dei partenti. Sono il vescovo
Versiglia, don Caravario, due giova-
ni maestri diplomati all'istituto Don
Bosco (Thong Chong Wai, pagano;
M Pan Ching, cristiano), le loro due
sorelle (Thong Su Lien Maria, 21 an-
ni, maestra; M Yu Tee Paola, 16 anni,
che lascia gli studi e torna in fami-
glia). C'è anche Tzen Tz Yung Clara
(22 anni, si reca a Lin-chow come ca-
techista). I due giovani maestri, le
loro sorelle e la catechista fanno il
viaggio con il vescovo e don Cara-
vario per essere così protetti da pos-
sibili aggressioni di pirati.
SULLA BARCA
VERSO NORD
«FATTI CORAGGIO, MAMMA»
Monsignor Luigi Verslglla era nato
a Oliva Gessi (Pavia) nel 1873. Entra-
to da ragazzino nell'oratorio di don
Bosco, rimase affascinato da una spe-
dizione di missionari a cui assistette
nella basilica di Maria Ausiliatrice. E
decise di essere missionario anche
lui. Nel 1906 guidò la prima spedizio-
ne missionaria salesiana in Cina.
Don Callisto Caravario, nato a Cuor-
gné nel 1903, si trasferì a Torino che
aveva solo quattro anni. Il papà, il fra-
tello, la sorella, e specialmehte I sua
dolcissima mamma Rosa, gli aveva-
no permesso di partire appena ven-
tunenne per le missioni della Cina. La
lettera che don Callisto aveva scritto
alla mamma il 13 febbraio (dodici gior-
ni) prima di essere ucciso), la ricevet-
te dopo che i salesiani con la massi-
ma delicatezza possibile, le avevano
comunicato il martirio di suo figlio. In
I
I due martiri in un dipinto di
Nino Muslo che si trova
a Cuorgné, Torino (particolare).
quella lettera, che conser:viamo con ve-
nerazione, don Callisto le diceva:
« Fatti coraggio, mia buona mamma!
Passerà la vita e finiranno i dolori: in
paradiso saremo felici. Nulla ti turbi
mia buona mamma; se porti la tua
croce in compagnia di Gesù, sarà
molto più leggera e piacevole ».
T.B.
La comitiva si mosse in trnno dal-
la stazione ferroviaria di Shiu-chow
alle 8,30 del 24 febbraio. Alle 17
giunse a Lin-kong-how, sede di una
missione salesiana. Li attendeva don
Cavada che li accompagnò alla mis-
·ione dove pernottarono. Il giorno
dopo, 25 febbraio, monsignor Versi-
glia e don Caravario dissero la
messa. Poi tutti salirono sulla barca
che doveva risalire verso Nord il
fiume cli Lin-chow e portarli alla
missione di Lin-chow, dove li aspet-
tava la piccola comunità cristiana di
don Caravario. Erano le 7 del matti-
no. Se il viaggio in treno era durato
otto ore e mezza, quello in barca
(per superare una distanza quasi
uguale!) era previsto di sette giorni.
Alla comitiva si erano aggiunti il ra-
gazzo cristiano Luk Apiao Pietro, di
LO anni, che si recava alJa scuola di
don Caravario per iniziare gli studi,
e un'anziana catechista che doveva
affiancare il lavoro della giovane
Clara. I barcaioli erano quattro: l'an-
ziana padrona della barca, suo figlio
ventenne due robusti lavoratori (che
Clara, Paola e Maria (da sinistra a destra), le tre ragazze
che viaggiarono con i due missionari.
Il piccolo Apiao si trovava nella barca al momento dell'as-
salto. Qui è con don Lareno, segretario di mons. Versiglla.

4.8 Page 38

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I Nel 1976 Paolo VI dichiarò
"martiri" mons. Versiglia
e don Caravario.
Papa Giovanni Paolo Il, nel 1983,
li dichiarò "beati".
stando a riva avrebbero trascinato la
barca controcorrente nei punti più
difficili). La barca cinese è come
una piccola casa: la prua è scoperta,
ma la poppa è avvolta da una specie
di baracca che la trasforma nella
casa di chi viaggia. Sulla prua
venne posto un drappo bianco con la
scritta Tin Tchu To11g (Missione Cat-
tolica). Doveva essere una specie di
salvacondotto: tutti sapevano che i
missionari non erano ricchi e lavo-
ravano per la povera gente. Ma po-
teva essere anche un 'esca che attira
i malvagi ...
AGGUATO SUL FIUME
La barca sfiorò il paese Pak Ngan
Hang dove c'era mercato. I due mae-
stri, stando a prua, vedevano casola-
ri sparsi nella boscaglia che costeg-
giavano. Tre chilometri più in su,
dove il fiume Lin-chow s'incontra
con il piccolo affluente Shiu-pin , vi-
dero alcuni fuochi accesi. Erano le
11 antimeridiane. Man mano che si
avvicinavano, quegli inquietanti fuo-
chi si vedevano più distintamente, e
accanto a Loro una decina di uomini
che li ravvivavano.
Mezzogiorno. Sulla barca si prega.
D'un tratto si sente un grido impe-
rioso: « Fermate la barca! ». Quella
decina di uomini è vicina. Puntano
fucili e pistole. Gridano: «Chi por-
tate?». Il barcaiolo risponde: «Il ve-
scovo e un padre della missione».
Gridano: << Non potete portare nessu-
no senza la nostra protezione. l mis-
sionari devono pagarci 500 dollari
in carta europea, o vi fucileremo tut-
ti ». Le donne, udito il dialogo, capi-
scono subito di che si tratta. Presa la
corona ciel rosario, pongono la fac-
cia sulle ginocchia, si coprono il ca-
po con le mani e pregano. Pagare
ogni tanto un pedaggio lungo i fiu-
mi è diventata una triste abitudine,
in quei tempi. I cinesi si rassegnano
per non aver noie. Ma 500 dollari
sono una cifra enorme, spropositata.
Nessuno _porta una simile somma in
viaggio. E subito evidente che si trat-
ta di un pretesto per imprigionare i
viaggiatori della missione. Il vesco-
vo dice a don Caravario: « Di' loro
che siamo missionari , e perciò non
abbiamo con noi tanto denaro». Sen-
tita la risposta, a lcuni pirati saltano
sulla barca e la esplorano. Il bambi-
no Apiao si dichiara lestamente fi-
glio del barcaiolo. La vecchia cate-
chista non è degnata di uno sguar-
do. Ma quando i banditi scorgono
le ragazze, gridano: «Portiamo via le
loro mogli! ». Don Caravario spiega:
« Non sono nostre mogli, ma nostre
alunne che accompagniamo a casa».
Con bei modi (com'è d'obbligo!) i
missionari trattengono i banditi fuori
dalla baracca. Con i loro corpi chiu-
dono l'entrata. I pirati allora gridano:
«Diamo fuoco alla barca! ». Pochi
metri più in là è ferma una barca ca-
rica di legna. Trasportano fascine sul-
la prua e appiccano il fuoco. Ma la
legna è grossa e verde, stenta ad ac-
cendersi, e il vescovo riesce a soffo-
care le prime fiamme. Furiosi, i pi-
rati tirano fuori dalle fascine i rami
più grossi e iniziano una terribile ba-
stonatura sui corpi dei missionari.
Dopo molti minuti, sanguinante e sfi-
nito, il vescovo cade. Don Carava-
rio resiste ancora qualche minuto,
poi cade anche lui mormorando:
«Gesù, Giuseppe e Maria ... ». I ban-
diti si avventano su lle donne. Maria
testimonierà: «Con tutte le forze mi
afferrai a l braccio sinistro del ve-
scovo caduto. Ma i ladri colpirono la
sua mano con un bastone e ci porta-
rono via. Gridai: "Signore, salvate-
mi! Ausiliatrice prega per me! Ge-
sù, Giuseppe, Maria ... "». Vedendo-
si un attimo libera, Maria si gettò
nel fiume, decisa a morire piuttosto
che cadere nelle mani di quei banditi
che le avrebbero violentate. Ma l'ac-
qua era poco profonda, un bandito
l'afferrò per le trecce e la strappò
dall'acqua. Poi le gridò: « Voi siete
cinesi. Perché volete seguire gli
stranieri? Bisogna distruggere la re-
li gione catto lica!». A terra, i pirati

4.9 Page 39

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legarono i due missionari dopo aver-
li frugati e depredati di ogni cosa.
Sul triangolo erboso alla congiun-
zione dei due fiumi, furono gettati i
missionari e le donne, tutti in preda
al dolore e allo smarrimento. « Noi
dobbiamo ammazzarvi - gridò uno
verso i miss ionari -. Non avete pau-
-ra di morire? ». II vescovo rispose:
« Siamo mi ssionari. Perché dovrem-
mo aver paura di morire? ».
CINQUE COLPI
DI FUCILE
I pirati ordinarono a quelli della
barca di tornare a Lin-kong-how. Su
di essa erano rimasti , con i barcaioli,
il piccolo Apiao, l'anziana catechi-
sta, i fratelli di Maria e Paola. Quel-
lo stesso pomeriggio del 25 feb-
braio, alle 17, giunsero alla missione
di don Cavada e diedero la triste no-
tizia. Più rapidamente possibile fu -
rono avvertite le autorità, che fecero
appello a reparti dell 'esercito regola-
re stanziati non molto lontano. In-
tanto sul fiume si consumava la tra-
gedia. Maria testimoniò: « Distava-
mo dai missionari non più di tre
metri. Vidi che don Caravario, chi-
nato il capo, parlava sottovoce al ve-
scovo». Si stavano confessando a
vicenda. La catechista Clara testi-
moniò a sua volta: «Il vescovo e don
Caravario ci guardavano, c'indica-
vano con gli occhi il cielo e pregava-
no. L'aspetto loro era gentile e sor-
ridente, e pregavano ad alta voce ».
A un ordine dei pirati, i missionari
s'incamminarono per la stradetta che
segue il corso del Shiu-pin. Li guar-
davano alcuni curiosi dai vicini ca-
solari. Uno di loro sentì il vescovo
dire ai briganti: « Io sono vecchio,
ammazzatemi pure. Ma lui è giova-
ne. Risparmiatelo!». Mentre le don-
ne erano spinte verso una piccola
pagoda bianca, sentirono cinque fu-
cilate. Maria testimonia: « Circa
dieci minuti dopo gli esecutori tor-
narono e dissero ai compagni di aver
loro sparato cinque colpi di fucile.
"Sono cose inspiegabili - dissero -.
Ne abbiamo visti tanti . .. Tutti temo-
no la morte. Questi due invece sono
morti contenti, e queste ragazze non
Salesiani di varie nazionalità pellegrini alla "Punta dell'aratro",
dove è avvenuto Il martirio.
TEMPI TRISTISSIMI
La provincia di Shiu-chow, posta tra Nord e Sud era punto di passaggio o
di stazionamento dei vari gruppi combattenti in lotta tra loro e stava at-
traversando tempi tristissimi. Violenze , furti, incendi, assassini erano mer-
ce comune di giorno e di notte. Difficile distinguere nelle bande che si ab-
bandonavano al saccheggio i soldati sbandati, i mercenari, i gruppi di killer
che eseguivano assassini programmati, i pirati che approfittavano del caos.
LA NUOVA REPUBBLICA CINESE era nata il 10 ottobre 1911 . L'esercito
guidato dal generale Chang Kai-shek nel 1927 aveva riportato all'unità la
Cina sconfiggendo i "signori della guerra" che tiranneggiavano le varie re-
gioni. Ma la pesante infiltrazione comunista nella nazione e nell'esercito
(sostenuto da Stalin) aveva persuaso Chang Kai-shek ad appoggiarsi alla
destra e a dichiarare i comunisti fuori legge (aprile 1927). La guerra civile
ricominciò. « In una regione della Cina meridionale si stava consolidando
un regime di tipo sovietico - scrive lo storico McAleavy - . Sarebbe tedioso
tentare di descrivere i caotici eventi (degli anni 1929, 30 e 31 ). La parte
meridionale della Cina era tutt'altro che pacifica. C'erano i comunisti pa-
droni di un territorio considerevole, e anche più a sud i "signori della guer-
ra" del Kwangsi (confinante con la provincia di Shiu-chow) pronti a susci-
tare sommosse ».
In questi tempi tristissimi anche gli stranieri rischiavano la vita. Erano te-
muti per la forza dei loro giovani, ma venivano c~iamati con disprezzo
"diavoli bianchi", e odiati per il lungo periodo in cui inglesi, tedeschi e ame-
ricani avevano depredato la Cina. I missionari, anche se stranieri, erano
amati dalla gente più povera: nei momenti di saccheggio, le missioni diven-
tavano luogo di rifugio per chiunque non aveva altro riparo. I nemici più
temibili dei missionari erano i pirati (che depredavano non guardando in
faccia a nessuno) e i soldati comun isti.
IL SALESIANO DON DALMASSO della missione di Nam-Yung (70 km da
Shiu-chow) solo otto mesi prima era stato catturato da una banda di soldatì
comunisti mentre accompagnava gli alunni a scuola. Condotto legato per
le vie della città, insultato in un pubblico comizio, era stato trascinato sulle
montagne dove i soldati avevano i loro rifugi. Era stato liberato solo dodici
giorni dopo, e con l'aiuto della povera gente era riuscito a tornare alla
missione .
T.B .
desiderano altro che morire"». Era il
primo pomeriggio del 25 febbraio.
Mentre reparti di truppe regolari co-
minciavano a muoversi per dar la
caccia agli omicidi, le ragazze furo-
no trascinate sulle montagne. Rima-
sero in balia dei banditi per cinque
giorni. Domenica mattina, 2 marzo, i
soldati regolari giunsero al covo dei
banditi (messi sulla strada da uno di
essi che era stato arrestato per caso e
aveva denunciato i complici). Dopo
un breve scontro a fuoco, i banditi
fuggirono abbandonando le ragazze.
Frattanto don Cavada e don Lare-
no (segretario del vescovo Versiglia),
accompagnati dal capo della polizia
di Shiu-pin, avevano ritrovato i resti
dei martiri. Entrambi avevano la te-
sta sfracellata. La sera cli domenica
2 marzo, le tre ragazze liberate dalla
prigionia s' inginocchiarono a prega-
re davanti alle spoglie mortali dei
due missionari che avevano dato la
vita per difenderle.
Teresio Bosco
B!ì OTTOBRE 1996 - 39

4.10 Page 40

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- I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
. r NONCI
STANCHEREMO
MAIDI
RINGRAZIARLO
Una mia nipote residente a Mi-
lano era in attesa di due gemel-
li. Ma al terzo mese di gravidan-
za venne a trovarsi in una situa-
zione molto difficile, col pericolo
di perderli. Si può immaginare la
preoccupazione e il dolore dei
giovani coniugi e di tutti i paren-
ti. I giorni si alternavano tra schia-
rite di speranza e nubi oscure ca-
riche di grande sofferenza. Un
professore di fama internaziona-
le, seguiva giorno per giorno l'e-
volversi della situazione, comu -
nicando ai parenti i risultati delle
sperimentazioni compiute con le
nuove tecnologie più moderne e
sofisticate . Purtroppo però per-
sisteva la possibilità della perdi-
ta delle due creature . Ma la fede
in Dio e l'intercessione di san Do-
menico Savio ottennero la sospi-
rata grazia. Infatti quando i miei
nipoti mi avevano comunicato la
lieta notizia dell'attesa, avevo in-
viato l'abitino di Domenico Savio
con il relativo libretto . Entrambi i
nipoti avevano invocato quotidia-
namente il piccolo santo. Anche
la comunità delle suore di cui
faccio parte, insieme ai miei pic-
coli alunni della scuola materna,
si è unita alle preghiere . Nac-
quero così felicemente due ge-
melline, sebbene tutte e due
sotto peso. Furono messe nell'in-
cubatrice , ma dopo alcuni giorni
per una delle gemelle ci furono
delle complicazioni , superate
successivamente con esito po-
sitivo. Ora Eleonora e Martina
hanno già sei mesi e sqno vera-
mente due belle e vispe bambine.
Suor Rosetta Schilirò FMA
Catania
r
DOPOUNA
VEGLIA
IN SANTUARIO
Avevo diciannove anni quando
mi fu diagnosticata una cisti ova-
rica di non lievi dimensioni. Mi ri-
volsi subito a Maria Ausiliatrice
di cui sono stata sempre molto
devota. Fui op_erata, la cisti ri -
sultò benigna. E questo un moti-
vo in più per ringraziare l'Ausi-
liatrice, perché quando mi spo-
sai, le speranze di avere un bam-
bino erano molto ridotte . Ma fu
proprio dopo aver trascorso la
veglia del 23 maggio riella Basi-
lica di Maria Ausiliatrice che io
capii di aver ricevuto il dono del-
la maternità.
Barbara Bertone
Foglizzo (To)
r CON MIA GRANDE
MERAVIGLIA
Stando in ospedale mi sono im-
battuto in una copia del Bolletti-
no Salesiano e son rimasto col-
pito nel leggere la protezione di
don Giuseppe Quadrio in un
incidente di macchina rotolata
più volte in un campo di grano.
Ho ritagliato la sua immagine e
l'ho messa nel mio taschino con
l'intento preciso di raccomandar-
mi a lui nell'intervento chirurgico
cui stavo per sottopormi. Con mia
grande meraviglia tutto si è ri-
solto non solo con esito positivo
ma anche nel più semplice dei
modi.
Biondi Carmelo
Centuripe (EN)
r
ÈTORNATO
A VIVERE
Il 28 maggio 1994 mio papà Ro-
berto, 69 anni, veniva ricoverato
all'ospedale di Niguarda di Mila-
no. Iniziava un lungo e travaglia-
to periodo di degenza con un im-
pegnativo intervento al colon con
deviazione . In precedenza era
stato operato all 'apice del pol-
mone. Per una serie di complica-
zioni , dopo essere stato ricove-
rato in quattro reparti , alla fine di
luglio del 1994, il papà entrava
in coma e rimaneva nelle sale di
rianimazione dell'ospedale fino
al 31 agosto 1994. I medici con
chiarezza mi dicevano che la si-
tuazione era molto grave. Il papà
perdeva 25 kg di peso. Ai primi
di settembre 1994 - inaspettata-
mente - si risvegliava dal coma.
La riabilitazione lo portò adagio
adagio a riprendere la deambu-
lazione . Alla fine di settembre
1995 le analisi mediche erano
migliori .. . delle mie. Ora sta
bene, cammina, ha ricuperato i
suoi 25 chili. Desidera uscire di
casa nonostante il freddo e il cat-
tivo tempo del gennaio 96. Mio
suocero e i parenti di mio marito
hanno impetrato la grazia della
guarigione del papà attraverso
l'intercessione di Attilio Gior-
dani, da loro conosciuto perso-
nalmente.
Daniela Carloni Molinari
Milano
r NEL GIRO DI UNA
SETTIMANA
Sono un'assidua lettrice del vo-
stro Bollettino e sento il dovere di
comunicare quanto segue . Mio
marito si era ammalato con feb-
bre alta. Cominciò a vaneggiare
in modo preoccupante. Ci fu un
consulto medico. Le prospettive
non erano rosee: avrebbe potu-
to peggiorare. lo mi sentii molto
avvilita e scoraggiata. Una sera
ho pensato a Mamma Marghe-
rita e mi è stato spontaneo affi-
dare a lei il mio caso. All'indoma-
ni mattina mio marito volle alzar-
si dal letto. Ragionava sensata-
mente, si nutriva. Nel giro di una
settimana era ritornato normale .
Oggi sta bene e coltiva tutti i
suoi precedenti interessi.
Tomasella Carmela
Caltanissetta
r INSPIEGABILMENTE
SERENO
Ho attraversato un periodo diffici-
lissimo per motivi di ordine finan-
ziario. Ho avvertito tanta solitudi-
ne per il mio modo necessaria-
mente dimesso di vivere . A casa
mi è stata persino staccata la lu-
ce . In questo clima di grande
preoccupazione, essendomi im-
battuto un giorno nell'immagine
di Mamma Margherita mi sono
rivolto a lei perché sbrogliasse
un po' la situazione : mi sembra-
va che la prova cui ero sottopo-
sto fosse superiore alle mie for-
ze. Devo dire che a cominciare
da quel momento mi sono senti-
to inspiegabilmente sereno e pro-
tetto: cosa che non avrei proprio
creduto possibile. Aggiungo an-
che che pian piano si son risolti
i problemi più spinosi.
G.M. Genova
r NON L'HO MAI
INVOCATA
INVANO
Desidero esprimere la mia pro-
fonda riconoscenza per la co-
stante intercessione della serva
di Dio Eusebia Palomino, so-
prattutto in difficili situazioni di
salute. Sono stato affetto da mio-
cardite acuta e, dopo alcuni me-
si, ho subito un serio intervento
chirurgico al cuore . In ambedue
le circostanze, particolarmente
gravi , ho invocato l'aiuto di suor
Eusebia e lei è stata una poten-
te interceditrice presso il Signo-
re Gesù , che ha intensamente
amato nella sua vita esemplare.
Sento vivo il bisogno di ringra-
ziare il Signore che ha donato
alla Chiesa e alla Famiglia Sale-
siana un modello così luminoso
di totale dedizione a Lui e un'in-
terceditrice che può tanto sul
suo cuore misericordioso . Mi
affido ancora con grande fiducia
alla protezione di suor Eusebia
Palomino , della quale ho speri-
mentato l'aiuto immediato ed
evidente, spiccatamente effica-
ce, in numerose occasioni. Non
l'ho mai invocata invano.
Don Luigi Catonghi
Sacerdote Salesiano
r PRECIPITATO
DALL'AEREO
Un mattino del marzo scorso ,
una mia cara amica mi telefonò
dicendomi : « Mio figlio è precipi-
tato da un aereo da turismo. Cor-
ro all'ospedale. Tu prega! Sen-
za sapere come stessero real-
mente le cose, io mi son subito
rivolta con fiducia alla mia cara
suor Eusebia Palomino (sono
un'exallieva delle Figlie di Maria
Ausiliatrice) . Iniziai una novena.
Quando a sera fui informata sul-
lo stato della situazione, venni a
sapere che il ragazzo aveva tut-
te le ossa rotte, era già stato ope-
rato all'aorta ed era quasi in fin
di vita. lo ho contiriuato a prega-
re la serva di Dio. E trascorso un
anno in cui ci son stati diversi in-
terventi chirurgici. Ma il ragazzo
è salvo ed ora è ritornato a casa.
Albertini Liana
Muzza di Cornegliano (Lodi)
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omef/ ere
l'indicazione del nome.
40 - OTTOBRE 1996 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
TAVERNA sac. Paolo, t Siliguri (Calcutta,
India) il 26/1 /1995 a 79 anni.
Nato a Parabiago (Milano) , dopo le classi
elementari andò a lavorare in fabbrica per
sei anni. A 20 anni, per assecondare la chia-
mata vocazionale, si recò all'istituto missio-
nario "Cardinal Cagliero" di Ivrea, dove ri-
prese gli studi e si preparò a partire missio-
nario per l'India. A Sonada divenne sale-
siano . Come tanti altri italiani, durante la
guerra fu anche lui internato nel campo di
prigionia di Deha Dun. Giovane prete, fu se-
gretario di mons. Marengo e poi suo vica-
rio generale. Nel 1967 fu espulso dall'In-
dia, ma fece di tutto per ritornarvi. Ci riuscì
nel 1970, e visse a Siliguri , nel Bengala.
Grazie al suo impegno e al suo spirito di
iniziativa, diede vita al complesso di opere
tuttora fiorenti. Fu un uomo semplice, dal
cuore buono; amò i poveri e le missioni e
per loro mendicò tutta la vita. Fu uno dei
grandi missionari salesiani , ammirato per
le opere compiute, ma ancor di più per lo
spirito da cui era animato. Ai funerali , uno
dei suoi primi allievi ricordava : « Non ho
incontrato Don Bosco , ho soltanto sentito
parlare di lui. Ma incontrare father Paul è
stato per me come vedere Don Bosco
vivo! ».
OBERMITO Luigi , exallievo, t Asti il
27/3/1996 a 85 anni.
Distintivo d'oro dell'Unione exallievi, colla-
borò alla nascita del primo oratorio salesia-
no di Asti. Amico di tutti, dall'animo sempli-
ce, fu una figura di rilievo nell'associazio-
ne, sempre presente alle riunioni del Con-
siglio di Presidenza, fino alla sera prima di
ricevere la definitiva chiamata del Signore.
RAFFO suor Lucia, Figlia di Maria _Ausi-
liatrice, t Torino-Villa Salus, il 17/7/1995 a
93 anni.
finitivamente in Italia, dove passò 20 anni a
Darlo e.tre anni a Nave, tra i giovani sale-
siani, prima come amministratore e poi co-
me confessore e guida spirituale.
FRASSONI Nicoletta, cooperatrice, t Ge-
nova il 6/6/1996 a 90 anni.
Pietà, semplicità, serenità, laboriosità, il tut-
to su uno sfondo di grande entusiasmo e
amore per i giovani e a Don Bosco. Così la
ricorda il Centro S. Domenico Savio di Ge-
nova, ora che è vicina a Maria Ausiliatrice.
DE BIASE sac. Giuseppe, salesiano , t
Castellammare di Stabia (Napoli) il
25/5/1996 a 57 anni.
Giovane missionario nel Centro America,
rientrò nella sua ispettoria di origine nel
1969. Di buona comunicativa con giovani e
adulti, sensibile alla pastorale vocazionale
e alla promozione sociale, fu direttore entu-
siasta di oratori e parroco ad Andria e Na-
poli -Rione Amici zia. Vicario dell'ispettore
negli ultimi quattro anni , curò con particola-
re dedizione la formazione dei confratelli e
l'animazione della Famiglia Salesiana. Te-
stimone di unità e di comunione, ha sigilla-
to con l'offerta della propria vita ciò in cui
ha creduto.
BORDIN suor Regina , Figlia di Maria Au-
siliatrice, t Lugagnano d'Arda (Piacenza)
1'1/8/1995 a 90 anni.
Dopo essere stata assistente delle educan-
de e delle operaie, fu per molti anni guar-
darobiera presso diverse comunità salesia-
ne. Fu sempre felice di occuparsi dei con-
fratelli. Nella sua lunga permanenza nella
casa di Nave, si prese cura materna dei gio-
vani salesiani a cui veniva incontro con
grande disponibilità. Con 66 anni di fedeltà
ha coronato una vita di dono.
Tre furono le sue parole preferite: "Fiat,
Magnificat, Deo Gratias". Tre parole che si
accordano bene con il canto con cui accom-
pag nq la sua vita e rallegrò quella degli
altri. E stata per lunghissimi anni maestra
di musica nella scuola di piazza Maria Au-
siliatrice, impegnando le sue forze per ren-
dere più bella la vita.
TABELLINI sac. Antonio, salesiano, t Bre-
scia il 14/4/1996 a 82 anni.
ZANCHETTIN suor Angela , Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice, t Vittorio Veneto (Treviso) il
4/7/1995 a 92 anni.
Quasi tutta una vita in un laboratorio a
rammendare e cucire. Eppure suor Angela
fino alla fine ha conservato la capacità di
amare i giovani e di intuirne le difficoltà.
Già molto anziana diceva: «Quando la
sera sento chiacchierare sotto le finestre
prego, perché oggi è più difficile vivere " .
Nato ad Anfo (Brescia), quinto di sette figli,
sin da bambino manifestò il desiderio di di-
ventare missionario. Quel grande educato-
re che fu don Luigi Zenucchini, seppe leg-
gere nel ragazzetto i segni della vocazione.
Giunto a Foglizzo (Torino) , a 17 anni partì
per la Colombia, dove rimase per 42 anni.
La Colombia diventò la sua seconda pa-
tria: fu insegnante, amministratore e diret-
tore di varie opere, dove si prodigò in un ser-
vizio totale e generoso. Nel 1972 rientrò de-
BROZZONI suor Pierina , Figlia di Maria
Ausiliatrice, t Agliè (Torino) il 17/7/1995 a
71 anni.
Tornata dal Brasile nel 1968 con uno dei
primi voli aerei, per una grave cardiopatia,
suor Pierina, ripresasi , si dedicò all'anima-
zione del Santuario delle Grazie. La Madon-
na l'ha colta proprio nel suo santuario, quasi
a coronare il desiderio di essere in mezzo
alla gente il ricordo di un grande amore.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA , riconosciuta
gillridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d' un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall 'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione ciel
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede cli ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Rel igiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. TI testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
IJS OTTOBRE 1996 - 41

5.2 Page 42

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GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43 .855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS, via Appia Antica, 1
00179 Roma
Tel. 06/513.02.53
VIDES, via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70 .01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21 .79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
42 - OTTOBRE 1996 BS
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
I
ECUADOR. Il vescovo missionario monsignor
Pedro Gabrielli distribuisce agli Shuar !'.!elle scarpe
di gomma, indispensabili per i loro viaggi.
Sacro Cuore di Gesù, Maria di Filocamo Maria. L. 500.000.
Ausiliatrice, in memoria di Na- San Domenico Savio, in me-
retto Giovanni e Maria, a cura moria del sac. Carlo Yinci-
di Naretto fide. L. 3.000.000. guerra, a cura delle sorelle Te-
Maria Ausiliatrice, S. Giu- resa e Giovanna Yinciguerra.
seppe, S. Domenico Savio, L. 500.000.
in suffragio cli Naretto Gio- Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni, a cura di Naretto Ilde. vanni Bosco, per protezione
L. 2.000.000.
della famiglia , a cura di Gina-
Maria Ausiliatrice, mi affido ro Domenica. L. 350.000.
al tuo materno aiuto, a cura di Maria Ausiliatrice e Santi
N.N. L. 1.000.000.
Salesiani, invocando interces-
Maria Ausiliatrice, Don Bo- sione di grazie per salute, vi-
sco, Mamma Margherita, sta e tranquillità e in suffrag io
per protezione e salute e in dei nostri defunti, a cura di G.
suffragio dei nostri defunti, a e C.F. L. 300.000.
cura di Cordero Margherita. Gesù Sacramento, Maria Au-
L. 1.000.000.
siliatrice, Don Bosco, in rin-
Maria Ausiliatrice e Don Bo- graziamento e invocando gra-
sco, in ringraziamento e per zie necessarie, a cura di Go-
la protezione della famiglia , retti Rina. L. 300.000.
a cura di Scolari Giuseppe. Maria Ausiliatrice e San Do-
L. 1.000.000.
menico Savio, in ringrazia-
San Domenico Savio, a cura mento per nascita d'una bim-
cli Puglietti Falchetti Lidia. ba e invocando protezione, a
L. 1.000.000.
· cura di N.N. L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sa- Beato Don Rinaldi , per aver
lesiani, ringraziando e invocan- aiutato Alice, a cura di Rinal-
do protezione per la famiglia, a di Santina. L. 250.000.
cura di F.M.-A.C. L. 500.000. Beato Don Rinaldi e in me-
Maria Ausiliatrice e Don Bo- moria cli don G. Favini, a cura
sco, invocando protezione e di Allaria Eugenio. L. 250.000.
·aiuto, a cura dei coniugi Pog- Maria Madonna della Can-
gio. L. 500.000.
delara e Don Bosco, per gra-
Maria Ausiliatrice e Don zia ricevuta, a cura di Bona-
Bosco, in suffragio dei nostri cossa Giuseppe. L. 250.000.
defunti, a cura dei coniugi Pog- Sacra Famiglia di Nazareth,
gio. L. 500.000.
ti affido le nostre fam iglie, a
Maria Ausiliatrice e S. Gio- cura di N.N. L. 200.000.
vanni Bosco, per grazia ricevu- Maria Ausiliatrice, Don Bo-
ta e continua protezione, a cura sco, Mamma Margherita, aiu-
tatec 1 111 vita e in morte, a
cura cli N.N. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, in rin-
graziamento, a cura di Bian-
coni Anna. L. 200.000.
Don Bosco, in suffragio dei
nostri defunti , a cura di M.F.
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, in suffra-
gio dei defunti, a cura cli M.F.
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a cura di
Daffara-Saellone. L. 200.000.
Don Rinaldi , invocando pro-
tezione per Federico, a cura
di N.N. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di
Michelazzi Maria. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e San Do-
menico Savio, a cura cli Scor-
tegagna Bruno. L. 200.000.
S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani, rin-
graziando e invocando prote-
zione per i piccoli Mmta e An-
drea, a cura di Paolucci Fer-
nanda. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, per aiuto e pro-
tezione, a cura di Gerloni An-
na Maria. L. 200.000.
In memoria di Muratore San-
tina, a cura cli Serracane Ro-
sanna. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di
Bresciani Fausta. L. 150.000.
Borse missionarie da
L. 100.000
Maria Ausiliatrice, e Santi Sale-
siani, a cura di S.G., Torino. - Ma-
ria Ausiliatrice e Santi Salesiani,
ringraziando e invocando prote-
zione, a cura di Parlani Giorgina. -
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ringraziando e invocando prote-
zione, a cura di Gausta Del De-
gan. - S. Cuore di Gesù e Maria
Ausiliatrice, implorando aiuto e
protezione in un momento diffi -
ci le, a cura di N.N. Dogliani . - S.
Giovanni Bosco, a cura cli Vinco
Pierina. - S. Cuore di Gesù e
Maria Ausiliatrice, invocandone
protezione su l nipotino Francesco,
a cura di Interi Vincenzo. Mamma
Margherita , a cura cli N.N. ex-
all ievo. - S. Domenico Savio, per
ringraziamento e protezione, a cu-
ra di Benatti Mauro. - SS. Cuori
di Gesì1 e Maria, Mamma Mar-
gherita, proteggete Margherita e
Lina, a cura di Mamma Giusi.

5.3 Page 43

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Peter Swain
È un salesiano laico nato
a Prahran , Melbourne (Australia) .
Ha fatto noviziato e studi
in Ingh ilterra. Al suo ritorno
ha insegnato per alcuni decenni
ne lla scuola media superiore.
Oggi è segretario ispettoriale.
Curando ogni mese la rivista « Link » (Collegamento) vieni a conoscere da
vicino l' attività salesiana in Australia . Quali sono oggi i segni di maggior
vitalità e i vostri punti deboli ?
«The Link» - il nostro Notiziario ispettoriale - è solo una parte del mio la-
voro. Conosco certo bene le nostre opere per la mia posizione di segretario
ispettoriale, soprattutto dai vari incontri che si fan no nella casa ispettoriale e
dalle visite alle opere, anche se viaggio meno di quando facevo parte del
consiglio ispettoriale ed ero incaricato dell a pastorale giovanile. Attualmente
scuole e parrocchie sono parte vitale del nostro lavoro . Molto è l' impegno
tra i giovani: ritiri , campi-scuol a, incontri vocazionali e ogni genere di atti-
vità.
Anche voi avete il grosso problema della mancanza di vocazioni...
Ricordo che anni fa, quando lavoravo ancora nella scuola, le vocazioni c 'e-
rano. Oggi la presenza salesiana nell e nostTe scuole è scarsa, essendo ormai
maggioranza gli insegnanti laici. Dobbi amo ricuperare il «cuore oratoria-
no », come diceva il nostro amato don Viganò. Ricordo che a Sunbury i sale-
siani erano praticamente sempre con noi: pregavano con noi in chiesa, gio-
cavano con noi in cortile. Ness una meraviglia che molti di noi abbiano poi
deciso di farsi salesiani.
A quanto pare, dimostri qualche riserva nei confi'onti dei laici. Cosa pensi
ora, dopo un Capitolo Generale dedicato a loro?
Sono stato s·empre un po ' conservatore, e a favore di una certa distinzione di
compiti, anche quando si lavora fianco a fianco e si collabora insieme. Ho
cominciato però a cambiare il mio modo di vedere: in parte per il cammino
fatto dalla Chiesa in questi anni sul laicato, e in parte perché ho cominciato a
riflettere sulle intenzioni di Don Bosco quando ha fondato la congregazione.
Studierò con interesse le conclusioni dell' ultimo Capitolo Generale.
Quali sono le circostanze che ti hanno fatto scegliere la vita religiosa e Don
Bosco ?
Non sono io che ho scelto i salesiani e Don Bosco: sono loro che hanno scelto
me. Mio padre rimase ucciso in un incidente ferroviario quando avevo dieci
anni. Un cooperatore salesiano suggerì a mia madre di mettermi nel collegio
di Sunbury. Ci arrivai nel 1932 a 11 anni . Io non ero ancora stato battezzato:
mio padre era anglicano, mia madre cattolica, ma fino a quel momento ero
vissuto praticamente senza religione. Ricevetti il battesimo il 26 aprile del
1932, a quel tempo festa del beato Don Bosco. Verso la fine dell'anno, don
Bortolo Fedrigotti mi chiese se volevo farmi salesiano. Mia madre non si op-
pose e divenni un aspirante. Dato che mio padre (anglicano) e mia madre
(cattolica) si erano sposati nella chiesa anglicana, non potei allora diventare
sacerdote, ma non ho mai rifiutato la mia identità di salesiano laico. Di tutto
sono debitore a Don Bosco e ai salesiani.
o
FOCUS
DANIELE COMBONI
AVALDOCCO
Il missionario Daniele Comboni,
proclamato « beato » da Giovanni
Paolo Il il 17 marzo scorso, visitò
Va/ciocco nel 1864. Il racconto del-
la sua entusiasmante visita si trova
nel volume \\!Il delle « Memorie
biogrnjìche » di Don Bosco.
« Don Daniele Comboni , il grande
missionario della Nigri zia, dopo es-
sere stato in Roma ai piedi di Pio
IX a presentargli un suo piano per
la ri generazione dell 'Afr ica, doven-
do recarsi a Pari gi, passò a Torino e
prese all oggio nell 'Oratorio di San
Francesco di Sales. Egli destò gran-
de entusiasmo nei ragazzi che lo a-
scoltavano con meraviglia parlare
delle sue missioni . Anch'egli ne
portò via consolante impressione,
cominciando fin da allora ad ammi-
rare le opere di Don Bosco e ad
amare teneramente i numeros i suoi
fi gli . Ciò che fe rmò principalmente
il suo pensiero verso i salesiani , fu
il fatto seguente che egli chiamava
miracoloso. Incontrò un sacerdote
nell 'Oratorio, che era rimasto com-
mosso per il suo racconto della sera
prima, e trovatolo ben disposto, lo
invitò a partire con lui per l' Africa.
Quel religioso senza scomporsi gli
di sse: « Vede, padre, se il mi o supe-
riore me lo permette, io prendo il
breviario e la sua benedi zione e
parto subito ».
Tenne a memoria il miss ionario la
pronta risoluzione di quel sacerdo-
te, e la ricordava sovente a titolo di
onore, augurando assai bene per l'o-
pera dell 'Oratorio, che aveva tali
fi gli . Quando poi seppe che quel
. sacerdote era partito per l' America
disse più volte: «Oh, se avessi po-
tuto averlo con me,.. quaìì'tb' pene a-
vrebbe fa tto!».
JJS OTTOBRE 1996 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
«Att enta ai dett agli del
va ngelo. con un impian-
to che lega stori a e teo-
logia, !"opera di Guerrie-
ro, rillettendo sull"uomo
erroneamente chiamato
"principe degli aposto-
li '·, si trova a indaga re il
ru olo del pontefice tra
[edeltà a Cri sto e respon-
sabi lità universale. E la-
scia scoprire, qu asi in fi-
ligrana , problemi rile-
vanti ».
(11 Sole 24 Ore, Domenica
5 Maggio 1996)
Elio G11erriem
IL SIGILLO
DI PIETRO
ENNERY TARAM ELLI
I
e
oaz:
SergioZ"mli
Q.
:E
RIMETII ANOI
(.)
oz
INOSTRI DUBBI
IJ,,l/11r!HlltW,,,,.,bi1~"10M .
ioi:
l-
e
o
1u:3:
IL
:::,
AGGIO NELL' ITALIA D
EOREALISM
•ITOl,Utl\\ TI~ l lTttl~TU ~lt Cl
òi
« Il libro di Zavoli si of-
fre non già come una
racco lta di scritti occa-
sionali, ma come contri-
buto orga ni co per un a
equilibrata crescita uma-
na. memore del passato,
solidale co n il presente.
fidu ciosa nel domani ».
(Jesus - Lu glio 1996)
« Un volum e per capire
come muoversi dava nti
all a lv con i più piccoli,
scritto a quattro mani da
un esperto di mass me-
dia, Claudio Sorgi, da
una giornalista , Mi ela
Fagiolo D'Attilia, da una
pedagogista, Mari olin a
Ga mba, da un autore di
progra mmi televisivi e
vignettista. Guido Cle-
ricetti ».
(Avvenire - 25 Giugno 1996)
G,lìerice1ti M. Fagiolo D'At1i/i{l
M, Gam/)(1 e, Sorgi
FAMIGLIA ETV•
ISTRUZIONI PER L'USO
« Bellissimo volume fotografico. Esso è la narrazione
esistenziale di un momento decisivo nell a storia del no-
stro paese. che aITronta quell a difficile ed esalt ante
transizione del nostro popolo dall e immani tragedi e
della ditt atura. della guerra mondiale e dell a [ratricida
lotta di liberazion e verso l'afferm arsi di quel nuovo or-
di ne civi le, cul tura le ed economico andato ora in cris~,.
(La Discussione - 12 Luglio 1996)
«Ave Appiano. che ha
un a singolare competen-
za de i percorsi di analisi
se mi otica. iconologica e
un sa ldo dominio dei te-
sti fi gurativi dell a tradi-
zio ne, da un lato ha sot-
toposto tutti i num erosi
testi a un a pietata ana-
li i tecni ca. dall 'altro ha
offert o ai lettori i risul-
tati cli una esperienza
brillame e piena di fa -
scin o».
(La Repubblica - 1 Giugno 1996)