Bollettino_Salesiano_198612


Bollettino_Salesiano_198612



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-----------------------·
3 NOTE SPIRITUALI
don Viganò ci parla
5 BREVISSIME
9 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Il volontario: un uomo a fianco dell'uomo che
ha bisogno
di Gaetano Nanetti
Puntando l'attenzione su questo •fenomeno• del
volontariato il BS intende incoraggiare Il dibattito e
la riflessione su di esso.
13 PASTORALE GIOVANILE
Che bello In estate andare a scuoiai
di Giuseppe Costa
Migliaia di ragazzi In estate preferiscono utilizzare
il loro tempo formandosi per meglio servire gli al-
tri. E non è escluso che non si divertano. Presen-
tiamo una carrellata di iniziative.
16 VITA SALESIANA
Ma la tenda noi
di P. G.
Una presenza salesiana dalla sensibilità culturale
notevole per scelta pastorale e per coinvol-
gimento.
In copertina:
Quando
Il missionario
si fa Yanomami
(Foto S~F)
(Servizio a pag. 24)
1 LUGLIO 1986
ANNO 110
NUMERO 12
20 COMUNICAZIONE SOCIALE
Genitori disobbedienti contro la •sindrome di
F r a n k e n s t el n
di PierDante Giordano
l'autorità educativa dei genitori è sempre più Insi-
diata dalle nuove agenzie educative. Il televisore è
... fra queste. Che fare?
24 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Quando il missionario sl fa Yanomami
di Luigi Laudato
Ecco cosa fanno gli Yanomaml quando muore un
congiunto. Lo racconta chi ci vive.
29 STORIA SALESIANA
Cara Ranavalona ho bisogno della tua carità
di Pietro Ralambomanana
Un originale ritrovamento nell'Archivio di Stato del
Madagascar.
34 VITA ECCLESIALE
Con slancio missionario verso il 2000 e oltre
di Silvano Stracca
L'ultima assemblea della Conferenza Episcopale
Italiana ha varato un nuovo documento pastorale.
Ne parliamo con il vescovo ausilare di Messina,
mons. Domenico Amoroso.
RUBRICHE
Scriveteci, 4 - Pigy dl Del Vaglio, 6 - la lettera di
Nino Barraco, 7 - Libri & allro, 32-33 - I nostri san-
ti, 37 - I nostri morti, 38 - Solidarietà, 39
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista fondata da san Giovanni Bosco
nel 1sn
Qurndiclnale di Informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
- 00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco
Bongioanni - Eugenio Flzzotti - Gaelano Na-
netti - Angelo Paoluzl - Cosimo Semeraro.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
e Fotocomposizione, Impaginazione stam-
pa: Stabilimento Grafìco SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n 403
del 16.2. 1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
• Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
Il 15 del mese per I Cooperatori Sale-
siani.
Collaborazione: La Direzione invita a man-
dare notizie e foto riguardanti la Famiglia
Salesiana, e s'Impegna a pubblìcarle secon-
do il loro interesse generale e la dlsponlblll·
tà di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ulflcio
Nazionale Cooperatori (Aliano, RinaldinQ -
Vla Marsala 42 00185 Roma - Tet. (06)
49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 39 edizJonl naziona-
li e 18 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O
milìonl di copie) In: Antille (a Santo Domin-
go) - Argentina Australia Austria Bel-
gio On fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America On Guatemala) - Cl-
le - Cina (a Hong Kong) - Colombia - l:cua-
dor - FIiippine - Francia Germania - Giap-
pone - India (in inglese, malayalam, tamil e
telugù) - Irlanda e Gran Bretagna ltalla -
Jugoslavia (In croato e In sloveno) Korea
del Sud Lltuanla (edito a Roma) - Malta
Messico Olanda Paraguay Perù Po-
lonia Portogallo - Spagna • Stati Uniti -
Thailandia Uruguay - Venezuela - Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi
lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richie-
sta, nei lìmlli del passibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'In-
dirizzo vecchio.

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- - - - - - - - - - -# -
1 LUGLIO 1986 3
fatti: «Egli vive per sempre, e il suo sacerdozio non
finisce mai» (Eb 7, 24), è definitivamente «l'Agnello
ritto in piedi come sgozzato» (Ap 5,6). Cristo risorto
è il Signore, l'Uomo-Leader solidale con tutti, che
rappresenta e coinvolge nel suo eterno sacerdozio e
nel suo unico atto sacrificale l'intera storia degli
uomini.
Per applicare a tutti l'unicità di questo atto salvifi-
co ha istituito l'Eucaristia; essa rende presente (io for-
PRETI E LAICI:
UN POPOLO
SACERDOTALE
ma sacramentale) nel tempo e nello spazio la stessa
sua Pasqua per incorporarvi le vicende di ogni gruppo
umano lungo i secoli.
L'entrata effettiva delle persone e delle generazioni
nell' Eucaristia è operata nella storia da due movimen-
ti sacerdotali complementari: quello del Battesimo e
quello dell'Ordine.
Il Battesimo è all'origine del movimento ascendente
che porta verso i1 Padre tutto l'amore umano offerto
come culto spirituale.
«Prete» e « Laico» non sono due mestieri, ma due L'Ordine, invece, consacra il prete per il movimen-
vocazioni; anzi, un'unica vocazione collocata su ver- to discendente da Cristo-Capo, che lo riveste di quella
santi convergenti. È questa, una affascinante origina- singolare potestà per cui agisce in persona di Cristo e
lità della Chiesa.
dice: «questo èil mio corpo e questo èil mio sangue»,
Gesù ha dato inizio alla religione più umana e divi- e: (<ÌO ti assolvo dai tuoi peccath>; inoltre proclama
na che esista, tutta storica e per niente mitica, forte- autenticamente la sua Parola. Con tale sacra potestà,
mente incarnata e trasformatrice del mondo: essa il prete rende presente il Cristo eterno Sacerdote e Pa-
promuove l'armonia e la pienezza simultanea dei va- store che fa divenire efficace il movimento a-
lori di immanenza e di trascendenza.
scendente.
La vetta di questa novità cristiana è l'Eucaristia. Vi Così Prete e Laico, con una comune vocazione sa-
si sale con un sacerdozio nuovo, comune a tutti. Il cerdotale, anche se da versanti differenti, s'incontra-
Battesimo, infatti, incorpora ciascuno con pieni diritti no vitalmente nell'Eucaristia.
a un Popolo «sacerdotale)>; e il prete è tale appunto Dal punto di vista della finalità della vita umana, il
per il servizio che rende al sacerdozio comune: lo dice primato spetta al sacerdozio comune che trasforma
il Concilio (LG 10).
l'esistenza stessa in liturgia spirituale. (Intorno a que-
Ma come?
sto aspetto sacerdotale dovrebbero concentrarsi di più
La gran novità è Cristo. Nella Pasqua Lui si è mani- gli sforzi di formazione di una profonda e pratica spi-
festato come il Sacerdote, il Sacrificio, l'Ostia e l'Al- ritualità laicale).
tare della nuova Alleanza. Lo è in quanto uomo, per Dal punto di vista, invece, della presenza.viva di
la sua stessa costituzione esistenziale, non per effetto Cristo tra noi, per riattualizzare la Pasqua e per gui-
di riti o di leggi cultuali.
dare e reggere tutti i battezzati, la priorità spetta al sa-
È «Sacerdote», mediatore permanente, perché fu cerdozio ministeriale; esso abilita con speciale
concepito nel senso di Maria quale Uomo-Dio.
consacrazione i preti a formare e a dirigere tutto il Po-
È «Sacrificio», unico ed efficace, perché libera- polo di Dio.
mente offrì l'oblazione immolativa di sé sulla croce. Prete e Laico, dunque, sono fatti l'uno per l'altro,
È «Ostia», senza difetti e gradita perché pose la sua affinché per mezzo della comune vocazione a vivere
vita innocente, corpo e sangue, in solidarietà con i nel Cristo cresca lungo i secoli il vero amore, così che
peccatori.
la storia dell'uomo assuma sempre più una dimensi_o-
Ed è anche «Altare», pietra di ponte verso il cielo, ne liturgica.
perché l'azione sacrificale e la corrispondente sua rati- Il mondo intero sarà trasformato e offerto al Padre
fica divina è stata effettuata nella sua natura di indivi- da questo mirabile e unico, anche se differenziato, sa-
duo umano.
cerdozio ecclesiale.
La risurrezione lo ha reso «Il Vivente» precisamen-
te in quanto Sacerdote, Sacrificio, Ostia ed Altare; in-
don Egidio Viganò

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Una mamma chiede aiuto
Sono una assidua lettrice del Bolletti-
no Salesiano che ricevo puntualmente
ogni mese. Ho pensato di rivolgermi a
voi che fate tanto per aiutare i giovani
per chiedere il vostro aiuto e consiglio.
Sono anch'io una mamma disperata,
come purtroppo tante altre in tempi
odierni, di un ragazzo ormai ventiset-
tenne che si è perso all'età di sedici
anni prendendo la triste strada che
porta alla tossicodipendenza: non sto
a raccontarvi le esperienze passate
che tra l'altro conoscerete già bene
perché comuni a questo tipo di situa-
zione, esperienze culminate con la
carcerazione di mio figlio. Sei anni ac-
cumulati per reati che egli sta trascor-
rendo passando da un carcere all'al-
tro e che termineranno tra poco più di
un anno, salvo amnistie. A parte i pri-
mi due anni che sono stati terribili an-
che perché il ragazzo ha continuato,
sia pure in carcere, a far uso di droghe
d'ogni genere, in seguito c'è stato un
continuo, lento miglioramento, com-
provato dal non aver ricevuto più puni-
zioni per il comportamento e dall'aver
ottenuto con continuità del lavoro, fat-
to che ancor oggi, a Dio piacendo, si
verifica.
L'assistente sociale ha confermato
questo mio convincimento.
Ho chiesto in lungo ed in largo consigli
sul da farsi quando il mio ragazzo
uscirà...
Lettera firmata
Quanti (comunità terapeutiche, centri
di accoglienza, gruppi, ecc.. .) volesse-
ro mettersi in contatto con questa ma-
dre per darle una mano possono farlo
chiedendo l'indirizzo alfa nostra reda-
zione.
lo debbo a lui quello che possiedo dì
spirituale e di materia. Lo amo ancora
nel ricordo.
Luc,ano Scambia
Sapfl (SA)
Sono Cavaliere
della Repubblica
Mi è oltremodo gradito il compito e il
piacere di informare codesta Spettabi-
le Redazione e tutti i Vostri lettori che
per la mia duplice attività di pittore e
scrittore che dipinge e scrive con la
bocca, mi è stata conferita dall'allora
presidente della Repubblica Sandro
Pertini in uno dei suoi ultimi atti presi-
denziali, l'onorificenza di «CAVALIE-
RE DELL'ORDINE DELLA REPUB-
BLICA ITALIANA•.
Chi si riconosce?
Caro 88, ti trasmetto una foto che ri-
sale al 1934, quando avevo 10 anni
suonati (nato nel 1924 a Misterbianco
- CT}.
Siamo un gruppo di ragazzi della
Scuola Professionale dell'Istituto Sa-
lesiano «Sacro Cuore» della Barriera
del Bosco (CT}.
Eravamo venuti a passeggio a S. Gre-
gorio, una frazione di Catania, una do-
menica, ed abbiamo posato nel cortile
interno dell' Istituto di S. Gregorio, pro-
prio davanti al portale della bellissima
Chiesa (si intravvedono i gradini).
I Superiori da ds. a sn. sono: Don La
Rocca, Don Di Mauro, Don Ruggeri
Questo alto riconoscimento nazionale
viene a premiare vent'anni dell'attività
nel campo della pittura e delle lettere.
Tengo a precisare e sottolineare che
questa attività l'ho sempre portata
avanti servendomi esclusivamente
dell' uso della bocca, essendo privo fin
dalla nascita dell'uso delle mani e dei
piedi.
Desidero pertanto condividere con tut-
ti Voi della Redazione e con tutti gli
amici lettori del Bollettino Salesiano
questa mia grande gioia per un cosi
alto riconoscimento che è stato con-
cesso alla mia persona e alla mia arte.
Mario Barzon, Via Turati, 5
20030 Senago (Ml)
Ci rallegriamo anche noi con il signor
Mario Barzon augurandogli sempre
successi.
(catechista e bravissimo suonatore di
organo e di pianoforte); (il 4° padre
non lo ricordo di nome).
Lo scrivente è quello che sporge la te-
sta sopra quella di Don Ruggeri, con
le orecchie a sventola (si era in età di
formazione).
Vorrei che mi pubblicaste la foto tra le
tue pagine, e se c'è qualche ex-allievo
che si riconosce in quella foto «memo-
rabile» e «storica» per chi si trova alla
«terza età•, mi faccia sapere sue noti-
zie.
Cordiali saluti e molte grazie per aver-
mi inviato il «Bollettino».
Marchese Pietro
20090 Trezzano SIN (Ml)
Via G. Negri, 5
Anch'Io lo voglio
Ho avuto la fortuna di conoscere e an-
cora amare nel ricordo monsignor Co-
gnata. Concordo pienamente col pen-
siero del signor Luigi Bogliolo di Roma
pubblicato sul Bollettino del mese di
febbraio 1986.
Ricordi meraviglìosi: monsignor Co-
gnata fra noi giovani... Don Bosco con
i suoi ragazzi.
I suoi consigli, la sua parola, faro lumi-
noso e lievito di vita, ci hanno indicato
la rotta sicura e insegnato come navi-
gare anche quando il mare della vita è
tempestoso.

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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ~ - - - - a - - - - - - - -,L-U~-~--+----1
GIAPPONE
EL SALVADOR -
Omaggio all'amicizia
L avorando nelle
condizioni in cui
lavora - da solo e
con modestia cli mezzi - in
un piccolo centro del
Kyushu, don Luigi Del Col
rivela, come editore,
capacità veramente...
taumaturgiche.
Ora è la volta cli un profilo
biografico, denso di toccanti
particolari, dal titolo « Una
maestra di amicizia»,
dedicato ad un'anziana
signora giapponese, la stessa
cli cui si è già occupato BS
nel numero di ottobre.
Il libretto - alla cui
redazione hanno contribuito
Yuriko Nagashio, Pietro
lnsana, Salvatore Valitutti e,
in maniera determinante, lo
stesso don Del Col - consta
di vivaci istantanee e di brevi
testimonianze. In ogni
pagina, però, domina,
riconoscibilissima,
l'ispirazione salesiana
dell'insegnamento cli don
Leone Maria Liviabella
(1896-1982), che si
compendia nel precetto:
«l'amicizia deve creare
amicizia e contribuire alla
salvezza del mondo, contro
la guerra». Così, dal delicato
profilo, in punta di penna,
cli un'anima autenticamente
salesiana, il discorso si eleva
ad un attualissimo
programma per gli uomini,
per i governi e per i popoli.
Forse neppure i grandi
editori riescono a lanciare al
mondo, con altrettanta forza
di convinzione, un cosl
importante messaggio.
Gli amici di Don Bosco -
cosi come farebbe il Santo
- abbracciano don Del Col
e si impegnano a sostenerne
l'incisivo apostolato.
Per chi desidera saperne cli
più, segnalo l'indirizzo
dell'indomito editore: Don
Luigi DEL COL, St J oseph
Shudoin, 2600-1 Aza Ozaki
Oaza Johara, OlTA 870-02.
Pietro Insana
SPAGNA
Commenda di
san Gregorio Magno
al prof. Heredia Garcia
A Ua presenza del
Card. Jose Rosalio
Castillo Lara,
dell'ispettore salesiano di
Barcellona don Carlos
Zamora, il professor Carlos
Dante Heredia Garcia ha
ricevuto il 5 aprile 1986 nella
città catalana la Commenda
di san Gregorio Magno, una
onorificenza che la Santa
Grande partecipazione
alla Pascua iuvenll
Sede assegna per particolari
benemerenze.
L'insigne oculista, exaUievo
salesiano, che opera al
Centro oftarnologico
Barraquer è originario di
Santo Domingo.
A Imeno cinquemila
giovani hanno
partecipato a El
Salvador alla Pascua iuvenil
1986. La manifestazione si è
svolta il 3 maggio ed è stata
presieduta dal vescovo
salesiano monsignor Oscar
Rodriguez vescovo ausiliare
cli Teguvigalma in
Honduras.
COSTA D'AVORIO•
diffonde la devozione
a Maria Ausiliatrice
L a presenza salesiana è
legata
indissolubilmente alla
devozione a Maria
Ausiliatrice. Già Don Bosco
stesso era solito dire:
praticate e diffondete la
devozione a Maria
Ausiliatrice e vedrete cosa
sono i miracoli. Da Duèkonè
in Costa d'Avorio giunge
notizia che è sorta
l'Associazione dei Devoti di Con tali manifestazioni i
Maria Ausiliatrice. Si tratta responsabili della pastorale
di I50 aderenti che ogni
giovanile salesiana del
mese, il 24 si incontrano per Centro America intendono
pregare la Madonna e per dare una testimonianza di
presentare nuovi amici. Nel sereno ottimismo in una
mese cli maggio si svolge
terra da troppo tempo ormai
ormai da anni la tradizionale travagliata daUa violenza e
processione.
dalla povertà.
I Nella foto:
Gruppo dei primi associati devoti di Maria
Ausiliatrice. (a sinistra) suor Maria Teresa
Ananos e (a destra) don Francesco Ubach.
Nella foto:
Il professor Heredia
rivolge parole dl
ringraziamento al Papa
e alla Famiglia
Salesiana. Gli sono a
fianco Il cardinale
Castlllo Lara (a
sinistra) e l'Ispettore
don Zamora.

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6 · 1 LUGLIO 1986
KENYA
Una nuova chiesa
per i Rendille
D opo mesi di sacrifici
e con l'aiuto di tanti
amici finalmente a
Korr è stata terminata e
inaugurata la nuova chiesa
in muratura per i Rendille.
La nuova chiesa, dedicata a
san Giovanni Bosco, è stata
inaugurata domenica 31
maggio dal vescovo di
Marsabit monsignor
Ambrogio Ravasi. Una bella
soddisfazione per don
George che l'ha fermamente
voluta e che, progettandola
ha anche voluto imitare la
«grande capanna>> adibita a
chie-sa fino a qualche
settimana fa.
I Nella foto:
nuova e •vecchia..
chiesa a Korr In
Kenya.
MALTA
Trasferito l'Ambasciatore
ex.allievo
L ascia per altro
incarico
l'Ambasciatore
exallievo. Una delegazione di
exallievi maltesi guidata dal
presidente nazionale Louis
Camilleri, dall'assistente don
Savio Velia e dal segretario
Alberto Bugeja, il 4 aprile
ba voluto accomiatarsi
dall'Ambasciatore dotL.
Legrotto Cambiaso Andrea
destinato ad altra sede.
L'ambasciatore Negretto
infatti che ha rappresentato
l'Italia negli anni della sua
-
Il
di manifestazioni nella stessa
Gummersbach: la festa del
santo dei giovani è infatti il
grande appuntamento
annuale per gli italiani di
questa regione tedesca. li più
I Nellafoto:
l'ex ambasciatore
d'Italia a Malta tra don
Savio e Il presidente
Camilleri.
permanenza a La Valletta ha
sempre guardato con
simpatia ed attenzione
all'attività salesiana non
dimenticando mai d'essere
un exallievo.
«L'impronta salesiana - era
solito dire - è come un
segno indelebile: rimane per
tutta la vita».
grande ma non l'unico:
seguono altre gioiose
celebrazioni come la Festa di
Primavera, la Festa della
mamma, il meeting dei
giovani a Stoccarda, la Festa
per gli Amici Domenico
Savio e la gita a Parigi. La
Missione opera per gli
emigrati anche con un
bollettino di collegamento la
cui testata vuole essere un
fine e un programma:
«Insieme» .
[)Al fflSTJt>JO
/Il MONDOIJ.l~O
CHI rJ PA' tllT'f/1
6/UBT'A éNER(rlA?
,.. lE CENT!lALI
l'ftlCLERRI
GERMANIA
STATI UNITI
La .Missione Cattolica
Una simpatica polemica
sul Los Angeles Times
Italiana di Gummersbach
opera come centro
di collegamento per i nostri
emigrati in Germania
D on Larry Lorenzoni,
responsabile
dell'ufficio
«promozione» dei Salesiani
R adevormwald,
Marienheide,
Wipperfi.irth,
di San Francisco negli Stati
Uniti è stato al centro di un
simpatico episodio.
Hi.ickeswagen, Dieringhausen Sul giornale più diffuso di
sono piccole comunità
Los Angeles venerdi 2 aprile
italiane della Germania
1986 don Lorenzoni aveva
Occidentale che hanno
pubblicato una lettera con la
trovato nella Missione
quale stigmatizzava il
Cattolica Italiana di
cattolicesimo di Marcos e di
Gummersbacb un valido
Imelda concludendo la
centro di collegamento e di lettera in questo modo:
unione sulla base della fede e «potrebbe per favore un
della nazionalità in comune. ateo intervenire per
Hanno potuto così
completare questa lettera?>)
festeggiare il giorno di don La risposta non si è fatta
Bosco insieme con una serie attendere. Dor • --.,nni si

1.7 Page 7

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1 LUGLIO r986 · 7
a lettera di Nino Barraco
NON UCCIDETE
I POETI
Il cartoon di Frank
lnt erlandi.
è vista arrivare una lettera
da uno dei più famosi
umoristi grafici del mondo
Frank lnterlandi il quale con
una lettera ed una vignetta
così accettava la «la
provocazione» del Salesiano.
Il cartoonist italo americano
cli origine siciliana
presentandosi come un
«painter», un «recluse», un
«sicilian» gli ha fatto
pervenire-gratis, e lo
sottolinea nella lettera, una
sferzante caricatura di certo
perbenismo religioso.
Per il centenario
don Bosco una lettera
ad ogni sacerdote
I I 31 gennaio 1988 sarà
domenica. Ebbene la
coincidenza ba fatto
venire ai salesiani americani
l'idea di inviare per quel
giorno una lettera ad ogni
sacerdote che in tal modo
potrà ricordare l'anno
centenario della morte di
Don Bosco e la sua opera a
quanti quel giorno
parteciperanno alla messa da
lui celebrata. Ben 60 mila
sacerdoti americani dunque
nell'88 riceveranno un
dossier su Don Bosco e i
Salesiani oltre che ... una
omelia bell'e fatta.
Grande festa di giovani
a Udine
e on la collaborazione
della Diocesi e con il
patrocinio della
Regione della Provincia e del
Comune i Salesiani
dell'Istituto Bearzi cli Ucline
hanno organizzato una
simpatica manifestazione
denominata <<Città giovani»
a partire da venerdì 16
maggio 1986.
Si è trattato di dieci sere
impegnatissime che hanno
visto sfilare in un bel teatro
tenda cli quattromila posti
migliaia di giovani e tanti
protagonisti del mondo dello
speuacolo, dello sport e
della cultura.
E così dall'incontro con Dan
Paterson, allenatore della
Simac si è passati a Dorina
Vaccaroni, al ministro
Zamberletti, a Franco
Battiato, a don Giancarlo
Carissimo,
mi dici che la vita è diventata meccanica, fredda, merce-
naria, che non c'è più amore per le cose belle, buone, care.
Ti capisco. La verità è che hanno ucciso i poeti.
Che è avvenuto? Che l'utilità, la tecnica, la corruzione,
l'imbecillità della dittatura o la squallida banalità, il tor-
naconto degli affaristi, hanno saccheggiato l'immenso gia-
cimento del cuore dell'uomo, e ne hanno fatto un deposito
cli interessi e di utensili.
Anche i fratelli cli Giuseppe dissero: «Arriva il sognato-
re». Ed ebbero nel cuore pensieri cli morte.
Ma io vorrei dirti, vorrei dire a tutti: abbiate paura di
chi non è poeta, di chi non ha mai pianto, non ha pregato,
non ha voluto un futuro diverso. Abbiate paura di chi cre-
de solo nei soldi, nel ventre, nel potere, nel successo, ab-
biate paura degli uomini furbi, predoni, perfetti come i
numeri, di questi spiriti geometrici, fatti apposta per sep-
pellire ogni profezia dello Spirito.
No, se non si è poeti, non si entra in Paradiso!
Vorrei citare una testimonianza non sospetta. Quella di
don Primo Mazzolari. Testimonianza e sfida, provocazio-
ne del suo tempo. Ha scritto: «Senza poesia non c'è fede.
Senza poesia l'apostolo muore. Senza poesia un parroco
diventa un seppellitore, senza questa poesia cli fede non si
può tenere un posto di combattimento, che ha solo rischi
non veduti né contati dagli altri, e comodità e silenzi che
possono diventare una tomba».
Certamente, poesia non è fare versi. Non è narcisismo
delle arcadie, non è fuga dal mondo, incapacità di vivere.
Poesia è vivere nel mondo, e però non rassegnarsi al mon-
do, è ritrovarsi in prigione, tra grosse inferriate, in ostag-
gio dèi tempo, e cerare una lil:>erazione con i fratelli. È
carovana ed è romitaggio.
È volere lavica, soffrirela vita, risuscitare la vita. È co-
struire la vita, con i più deboli, i poveri, i non amati, gli
uomini delle Beatitudini evangeliche, i veri poeti.
Poesia non è quello che si scrive. Poesia è quello che c'è
dentro. È la povertà della propria vita in ginocchio dìnanzi
alla speranza. È il pane nella bisaccia, per il lungo esodo.
È la certezza che, domani, ci sarà un mondo in cui potrà
vivere ogni più piccolo Abele.
Poesia è la finestra spalancata sull'amore, sulla santità.
È canzone, oltre la nebbia. Oltre il Fango. Là dove è vera
ed unica poesia. La poesia di Dio che crea ciò che evoca.

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8 · r LUGLIO 1986
Milanesi, a padre Vittorio
Bachelet. Gli spettacoli
hanno avuto il loro
momento clou con
l'auesissimo concerto dei
Malia Bazar mentre un bel
successo hanno avuto anche
«Forza venite gente» ed il
concerto di Gen Rosso.
«Lo scopo principale di
questa manifestazione - ha
dichiarato il direttore del
Bearzi don AJbeno Trevisan
- è stato quello di attirare
l'auenzione verso il mondo e
i problemi dei giovani,
stimolando l'aggregazione
dei gruppi e avanzando una
proposta di valori attraverso
incontri belli e piacevoli, ma
anche pensosi e intelligenti».
«Nei prossimi anni - ha
ancora aggiunto il direuore
- ci proponiamo di
compiere nuovi sforzi a
favore di giovani dai 14 ai
19 anni».
La sessione plenaria
dell'Accademia Mariana
Salesiana
I I 24 giugno 1985 si è
svolta a Roma, all'UPS,
la sessione pl.enaria
dell'AMS presieduta dal
Rettor Maggiore don Egidio
Viganò, da don Paolo
Natali, Consigliere per la
formazione, da don
Giannatelli, Reltor
Magnifico e da madre
Marinella Castagno,
Superiora Generale delle
FMA. Hanno partecipato
numerosi membri onorari ed
effeuivi e sono stati anche
rappresentati professori ed
allievi dell'UPS. Il Segretario
deJl'AMS don Berretto ha
dato relazione dell'attività
delJ'Accademia nell'anno
decorso; è seguita poi la
lezione del prof. Meo sulla
dottrina mariana del
Concilio Vaticano Il a
vent'anni dalla chiusura
dell'assise ecumenica. Gli
atti della sessione possono
essere consultati oggi nel
primo numero del Bollenino
di collegamento dell' Al\\fS
del 1986.
Voglio mostrarvi
la mia famiglia
S ono la sorella
maggiore di una
numerosa famiglia e
desidero fare pubblicare nel
Bollettino Salesiano la nostra
bella famiglia. NeUa foto la
cara mamma circondala dai
figli e nipoti, il papà è
deceduto il 4 agosto 1981.
Siamo nove fratelli e tre
sorelle sono F.M.A. Sono
fiera delle nostre Suore che
si sono consacrate al bene
dcUa gioventù, nella
congregazione Salesiana.
Sr. Gabriella è attiva in
Austria già da 22 anni.
Sr. Flora lavora con gioia ed
entusiasmo a Treviso.
Sr. Fiorella quest'anno ci ha
dato l'addio ed è partita il
20 agosto 85 oer la terra
Cooperatori e Cooperatrici,
- dice lo stesso Rettor
Maggiore presentando il
nuovo testo - ecco il
« Regolamento di vita
apostolica» della vostra
Associazione, che vi
consegno con gioia, come
dono prezioso ricevuto dallo
Santa a Cremìsan-Betlemme Spirito del Signore e
dove sta studiando la lingua programma efficace di
Araba per poter poi fare del testimonianza cristiana... »
bene a quelle anime.
La promulgazione è
Auguro alle nostre care
avvenuta alla presenza di
sorelle che portino Cristo nel don Sergio Cuevas,
mondo. Sia questo un invito consigliere generale per la
a tante giovani alla chiamata Famiglia Salesiana, di altri
di Dio, non abbiate paura ad membri del Consiglio
aprirvi alJ'Amore che è D IO. Generale, di don Mario
Le mie sorelle sono felici del Cogliandro, delegato
dono e della loro
mondiale dell'Associazione,
consacrazione a Dio. Anche di molti ispeHori ed
voi mamme siate generose se ispettrici. Particolarmente
Dio chiama la vostra figlia, significauva è stata la
lddio prende il posto delle presenza della Madre
vostre figlie siamo generose Superiora generale deJJe
con Dio, come Lui lo è stato Figlie di Maria Ausiliatrice,
con noi.
Le nostre sorelle Suore sono
per noi dei veri parafulmini
presso Dio e Maria
Ausiliatrice.
Marinella Castagno che ha
ricevuto la prima copia dello
stesso Regolamento. Altre
copie sono siate consegnate
alla signorina Anna
Grazie care sorelle e per il Marocco, responsabile
vostro buon esempio di
maggiore delle Volontarie di
generosità al Signore.
Don Bosco, a Giuseppe
Un grazie antecipato.
Castelli, presidente
Brillo Regine/la in Licini, confederale degli Exallievi di
Bojon-Venezia Don Bosco, alla signora
Angiola M. Bonpard, vice
Nuovo regolamento
presidente confederale delle
per i cooperatori
Ex.allieve, a Paolo Santoni,
e on una suggestiva
cenmonia nella
Basilica di Maria
consultore mondiale
dcli' Associazione
Cooperatori. Con questa
cerimonia si è concluso il
Ausiliatrice a Torino, il 24 lungo iter di elaborazione
maggio 1986 don Egidio
che era iniziato a livello di
Viganò ha promulgato il
gruppi locali e si era
nuovo regolamento
sviluppato per gradi a livello
deJJ 'Associazione
nazionale e internazionale
Cooperatori Salesiani « Cari culminando in un convegno
mondiale di cooperatori che
ha discusso tutte le parti del
Regolamento.
Successivamente esso è stato
rivisto dal Reuor Maggiore e
dal Suo Consiglio e daJJa
Congregazione per i religiosi
e gli Istituti Secolari.
Ora il «Regolamento di vita
apostolica» - il primo fu
preparato da san Giovanni
Bosco nel 1876 - torna alla
base. Nei prossimi fascicoli il
BS inizierà una serie dj
servizi sul Regolamento e
sulla vita del cooperatore
salesiano.

1.9 Page 9

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sl1- - _ EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO.__________
Parliamo di volontariato
1 LUGLIO 1986 · 9
IL VOLONTARIO:
UN UOMO
A FIANCO
DELL'UOMO
CHE HA BISOGNO
Con spirito di servizio,
milioni di persone
operano nel campo del
sociale e del Terzo
Mondo. Per dare, ma
anche per ricevere.
C'è, in Italia, un eserci-
to cbe si batte senza risparmio sul
fronte del bisogno. Quasi un silen-
zio, raramente alla ribalta della cro-
naca, i volontari - perché è dell'e-
sercito di volontari che stiamo par-
lando - operano nei più svariati
campi, assicurando a chi si trova in
particolari difficoltà, il servizio che
i pubblici poteri spesso non sono in
condizione di garantire. Con un
qualcosa in più rispetto a ciò che le
istituzioni potrebbero comunque
offrire: iJ calore umano, la genero-
sità, lo spirito di servìz.io, la gratui-
tà. E non è poco.
Le file di questo esercito si sono
infoltite nel corso degli anni e oggi
le cifre - secondo una ricerca con-
giunta del Ministero del Lavoro e di
quello dell'Interno - parlano di tre
milioni di volontari. Ma è opinione
diffusa che siano molti di più. La
stessa ricerca ci dice che l'esercito
dei volontari è inquadrato sotto 15

1.10 Page 10

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10 · ! LUGLIO 1986
mila sigle. E anche qui la cifra va
presa con beneficio d'inventario,
perché numerosi gruppi agiscono
nel più assoluto anonimato, non so-
no formalmente costituite e rifiuta-
no ogni forma di pubblicità.
Non è facile neppure rispondere
alla domanda: chi è il volontario?
Un eroe del nostro tempo, che va
controcorrente in una società domi-
nata dall'egoismo? Un disoccupato
che non sa dove sbattere la testa e si
imbarca in un'impresa umanitaria
nel Terzo Mondo? Un giovane
amante deU'avventura che aspira ad
andare in Paesi lontani? Un antimi-
litarista che preferisce il servizio ci-
vile a quello militare? O, ancora,
una persona che testimonia una
scelta di vita, il desiderio di offrire e
donare qualcosa di sé agli altri e al
mondo, mettendo «in gioco» La
propria personalità per cambiare
qualcosa?
/n direzione
degli emarginati
ll volontario è, forse, rintraccia-
bile un po' in tutte queste fisiono-
mie. Una definizione a valenza ge-
nerale è resa quanto meno difficol-
tosa a causa della diversa matrice
delle innumerevoli esperienze, ora
cristiane ora laiche. Più facile, inve-
ce, definire il raggio d'azione del
volontariato, perché esso converge,
almeno nella sua componente cri-
stiana - che rimane quella predo-
minante - in direzione degli emar-
ginati. Quali sono i compiti attri-
buiti al volontariato rispetto alla co-
I L'attività volontaristica del
gruppo Abele di Torino
(Foto SEI - Martino)
I Gruppo di volontari del
movimento flVIBRA• In appoggio
al salesiano don Giovanni
Mometti
(Foto SEI - Montonati Ragaini)
munirà? Eccoli, cosi come li ha in-
dicati don Albino Menegozzo, pre-
sidente della Caritas di Mantova:
1) individuare, conoscere e far co-
noscere l'esistenza di persone nel bi-
sogno, di persone da sostenere e
promuovere nella loro dignità;
2) denunciare le inadempienze delle
istituzioni civili cercando nel con-
tempo di anticipare doveri e servizi
della comunità; 3) attuare, organiz-
zare e sostenere servizi effettivi, si-
stematici e prolungati in favore del-
le persone in difficoltà.
Troviamo così il volontario ac-
canto ai vecchi soli o costretti all'o-
spizio, ai bambini che hanno perso
la famiglia, agli ammalati, ai dimes-
si dagli ospedali psichiatrici, ai car-
cerati, ai tossicodipendenti, agli im-
migrati dal Terzo Mondo, alla gente
affamata nei Paesi in via di svilup-
po. Insomma, l'incontro con il vo-
lontario può avvenire in una plura-
lità di luoghi e di occasioni. Nelle
tristi camerate degli ospizi. i volti
freschi di giovani portano un'alito
di sollievo a eh.i soffre nello spirito
più ancora che nel corpo carico di
anni. La conosciamo la penosa si-
tuazione di tanti anziani. Hanno la-
vorato duro per tutta la vita, messo
al mondo i figli, si sono sacrificati

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - - - - -#-
per farli crescere e studiare, per pro-
curare loro un lavoro, molti hanno
anche dato anni di gioventù alla Pa-
tria che li ha voluti in guerra. Poi,
quando si è ritenuto, secondo i ca-
noni di una società efficientista fino
alla crudeltà, che fossero diventati
inutili, sono stati accantonati e
spesso lasciati del tutto soli .
Il volontario riallaccia un filo af-
fettivo, apre spiragli di luce nella vi-
ta opaca di queste persone, le ripor-
ta, per quanto è possibile, fuori dal-
l'isolamento sociale in cui si trova-
no. «Per un anziano - dice Clau-
dio Calvaruso, ricercatore del CEN-
S1S - l'aspetto più importante è
quello dello scambio interpersona-
le, della comunicazione sociale, dei
rapporti umani con i giovani, per-
ché è nello scambio con le genera-
zioni più giovani che sì trae vitalità,
speranza di vita, senso di contare
ancora qualcosa. Nella sua attività
presso persone anziane, negli ospizi
o nelle case, il volontario non solo
offre il suo aiuto materiale in tutti i
casi di bisogno, ma ottiene un risul-
tato di gran lunga più importante:
dà all'anziano la possibilità di dare
qualcosa della propria esperienza a
chi è più giovane».
Foto SEI - Montonati Ragaini
S tando
disinteressato
lJ volontario opera inoltre nel va-
sto campo degli handicappati, de.i
tanti che, a causa di una menoma-
zione fisica o psichica, sono stati
estromessi dalla società, rifiutati
dalla scuola, dai luoghi di lavoro e
di vita sociale. «Anche qui - spie-
ga Calvaruso - la vera risposta ai
bisogni consiste nella capacità di
queste persone di avere rapporti in-
terpersonali, di sentirsi in dialogo
con la società, di avere degli scambi
significativi con la società stessa.
Per un handicappato, il bisogno es-
senziale, quello che si frappone tra
lo sviluppo della sua personalità e la
partecipazione alla società, è pro-
prio la possibilità di essere accolto
dagli altri, che lo riconoscono come
uguale e capace di fare il loro stesso
cammino».
Ma il volontario lo troviamo in
un'ambulanza che trasporta un ma-
lato, impegnato a fare doposcuola a
bambini di borgata che l'ambiente
familiare non è in grado di aiutare a
superare gli scogli dell'apprendi-
mento, accanto ai giovani che sono
1 LUGLIO 1986 11
caduti preda della droga. Sono,
questi, tutti interventi di volontaria-
to svolti nel settore sociale. C'è poi
l'altro vastissimo campo del volon-
tariato nel Terzo Mondo, per aiuta-
re le popolazioni dei paesi in via di
sviluppo, e che merita una adeguata
trattazione a sé. « Questi Paesi -
dichiara il ministro degli esteri Giu-
lio Andreotti - versano in condi-
zioni spesso tragiche, che chiara-
mente richiedono lo slancio disinte-
ressato, la dedizione entusiasta, la
capacità di sostenere e condividere i
sacrifici con abnegazione e senza
immediate contropartite se non
quella della soddisfazione di avere
aiutato il prossimo: qualità, cioè,
proprie del volontariato».
Negli ultimi anni, il volontariato
italiano è uscito dalla fase sponta-
neista, angusta per sua natura, ed
ha assunto una dimensione alta-
mente qualificata, sul piano forma-
tivo e sul terreno dell'organizzazio-
ne. Sia che si rivolga ai bisogni so-
ciali interni, sia che guardi alle ne-
cessità dei Paesi esteri, il volontaria-
to ha bisogno di una preparazione
adeguata aJ compito che è chiamato
a svolgere. Come trattare i destina-
tari del lavoro volontario? Quali ac-
corgimenti usare per adattare i ser-
vizi alle reali esigenze? Come quali-
ficare al massimo questi servizi?
Queste ed altre domande chiedono
una risposta preventiva all'entrata
in attività del volontario, e anche
una verifica costante nel corso del-
l'esperienza. È quanto viene fatto,
ad esempio, dalla «Caritas» per la
migliore riuscita di una iniziativa
lanciata fra le giovani, invitate a de-
dicare un anno deUa loro vita al vo-
lontariato sociale. «Il servizio svol-
to dalle ragazze nei quartieri, nelle
case-famiglia, fra le adolescenti ecc.
- dice Ja coordinatrice Maria Tere-
sa Tavasso - assume sempre più
una caratterizzazione locale, atti-
vando le risorse del luogo, valoriz-
zando tradizioni, feste, ospitalità, e
di conseguenza contribuendo alla
crescita della gente nel territorio.
Donare un anno di vita ai poveri -
continua Tavasso - non è una pa-
rentesi, né una fuga dalla vita. È un
momento forte che influirà su tutta
l'esistenza futura di queste ragazze,
inserendovi la dimensione deJ servi-
zio in modo permanente>>.

2.2 Page 12

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12 · 1 LUGUO 1986
A deguata
preparazione
Anche la scelta del Terzo Mondo
esige un'adeguata preparazione. Al
volontario si chiede di mettere a di-
sposizione una sua specifica specia-
lizzazione soprattutto in seguito al-
i'evoluzione intervenuta nei concet-
ti di cooperazione allo sviluppo.
Abbandonati, difatti, criteri fonda-
ti sul trasferimento puro e semplice
di tecnologia e di capitali ai quali si
affidava un impossibile ruolo mira-
colistico, oggi si punta alle persone
più che alle cose, si cerca di realizza-
re progressi utilizzando risorse e ca-
pacità umane disponibili, ed elevan-
do la gente al ruolo di protagonisti
della crescita propria e della comu-
nità in cui è inserita. Non imposi-
zioni dall'alto, dunque, ma scambio
fra diverse culture, rapporto umano
fra i soggetti di questo processo. li
volontario deve inserirsi in questa
realtà se vuole che La sua presenza
risulti produttiva di effetti duraturi
e concreti.
Volontari al lavoro
(Foto SEI • Martino)
Il vantaggio, in tal modo, non è
della sola gente che riceve l'aiuto,
ma anche di coloro che quell'aiuto
ha fornito. Se si è mosso nella giu-
sta direzione, il volontario torna
dalla sua esperienza arricchito di
valori nuovi. Ecco cbe cosa dice
Gianni Del Bufato, 28 anni, volon-
tario per due anni nel Burundi, in
Africa: <<Uno dei risultati della mia
esperienza, forse il più importante,
è il senso della relatività dei bisogni.
Se non fossi uscito dalla mia cultu-
ra, certi bisogni mi sembrerebbero
ancora oggi importanti ed assoluti.
L'accostamento a un nuovo modo
di vita, a una diversa cultura, mi
hanno permesso di relativizzare
questi bisogni e di poter fare a meno
di molte cose che prima mi sembra-
vano importanti e insostituibili».
L'attitudine del volontario ad af-
frontare una prova indubbiamente
difficile in un Paese lontano, è va-
gliata spesso con rigore dagli orga-
nismi che operano nel Terzo Mon-
do. Il candidato passa attraverso
colloqui, cicli di orientamento e
corsi di formazione pratica. E la se-
lezione è talvolta molto severa: solo
il sei, sette per cento degli aspiranti
viene considerata idonea. Gli orga-
nismi di volontariato sono molti, in
maggioranza di matrice cristiana.
Questi ultimi operano prevalente-
mente nel campo dell'assistenza so-
ciale e del Terzo Mondo, mentre
quelli laici si dedicano soprattutto
al settore della protezione civile e
del sottosviluppo. La diversa ispira-
zione comporta differenti motiva-
zioni alla base della scelta. Tutte so-
no forse riconducibili all'interesse
per l'uomo, ma per il cristiano il vo-
lontariato ha alla base una scelta di
fede, è una «scelta dei tempi», po-
stula l'esigenza di un cambiamento
radicale della società e deJla vita
umana, sottolinea il bisogno di su-
perare le fratture fra ideale e reale.
Fare il volontario non è facile, ma è
bello. Richiede sacrificio, dedizione
impegno morale, coerenza, ma con-
duce a diretto contatto con l'uomo
concreto, con i suoi bisogni reali e
attiva un circuito di fraterna, gioio-
sa amicizia.
Gaetano Nanetti

2.3 Page 13

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_ PASTORALE GIOVANILE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~ _
Vacanze
I LUGLIO 1986 · 13
CHE BELLO
IN ESTATE
ANDARE A SCUOLA
L'idea di vacanza vei-
colata dalle agenzie turistiche e dai
mass media è abbondantemente
consumistica: abbigliamento à la
mode, sorrisi targati Pasta del Capi-
tano, lunghe carovane di macchine
all'assalto di affollatissime spiagge,
bibite e gelati, abbronzature e
sbronzature varie.
Eppure tante iniziative stanno lì a
dimostrare che è possibile fare va-
canza guardando a se stessi e agli al-
tri, facendo cultura, socializzazione
e formazione.
Oggi sono molte le organizzazio-
ni cattoliche che offrono veri propri
«pacchetti» di proposte estive e che
proprio in queste settimane mobili-
tano migliaia e migliaia di cittadini,
giovani e non.
Quanto alle organizzazioni sale-
siane c'è da dire che queste sin dal
loro nascere in quanto salesiane
hanno considerato sempre le vacan-
ze come un momento dello spirito,
un autentico loisir durante il quale
dedicarsi a qualcosa di diverso e di
nuovo.
Soggiorni e colonie estive in ltaiia
e all'estero, in montagna e al mare,
campi di volontariato nelle missio-
ni, bricolage e gite varie per parroc-
chie ed oratori, spettacoli e concerti
fanno ormai parte della normale at-
tività salesiana. Per san Giovanni
Bosco, del resto, le vacanze non
erano un cambio di attività? E non
considerò Egli stesso «l'ozio» come
un nemico da abbattere?
Una rapida occhiata alle tante
iniziative delle qual.i è giunta notizia
in redazione ci convince facilmente
Vacanze diverse per i giovani
delle associazioni salesiane. Una
antica tradizione che si rinnova.
L'esperienza dei Cinecircoli e
delle Polisportive.

2.4 Page 14

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14 · I LUGLIO 1986
CD
/,~-·
1/oEV[ DARMI PROVA DI
. SAPERE CAM~[NARE INSIEME
AGLI ALTRI(=GRUPPO)
DEVI DAR PROVA
DI FARE GRUPPO
~ETTENDOT}. AL
SERVIZIO' DOVE
VEDI LA NECESSITÀ
Al college di Brunei (Inghilte rra)
con il TGS
che il retaggio di Don Bosco, certa-
mente in questo, è integro.
Per tirannia di spazio ci soffer-
miamo soltanto sui programmi dei
Cinecircoli Giovanili Socioculturali
(COS) e delle Polisportive Giovanili
Salesiane (PGS) tralasciando quelli
del Turismo Giovanile e Sociale
(TGS) che ha organizzato una serie
di soggiorni di studio della lingua
inglese in Inghilterra.
Si tratta in ognuna di queste tre
associazioni di enti nazionali giuri-
dicamente riconosciuti dallo Stato e
operanti a livello territoriale.
I CGS «intendono», si legge nella
loro «Carta», rispondere con stile
educativo alla domanda giovanile di
partecipazione creativa ai processi
di produzione e fruizione della cul-
tura soprattutto di queJla espressa e
veicolata dai mezzi di comunicazio-
ne sociale» - hanno previsto una
lunga estate di sensibilizzazione e
crescita associativa con un campo
base per animatori culturali dal 4 al
12 luglio a Santeramo in Puglia. Vi
partecipano giovani dai 16 ai 19 an-
ni. Nello stesso mese a Chiari in
provincia di Brescia, il 13 luglio, ha
inizio «bottega teatro», una scuola
di formazione alla regia teatrale.
Ancora in luglio dal 27 in poi fino
al 3 agosto all'Aquila è previsto un
corso di perfezionamento per ani-
matori che hanno partecipato a cor-
si di base tenuti a livello regionale. l
mesi di agosto e di settembre poi ve-
dranno molti di questi ragazzi par-
DEVI DARMI PROVA DI ASCOLTARE
CON SERIETÀ TUTTE LE CONFERENZE
E LAVORARE IN GRUPPO
nEV I DARE PROVA DI SAPERE
DEVI DARMI PROVA PERDONARE
DI SAPER GIOCARE
CON TUTTI, ALLEGRAMENTE
E SPORTIVAMENTE
I if;r~\\
U~1 . r /
C:.:-v
~-~ @
®
. ' L · :--, ..: r:'.1.'-
DEVI DARMI PROVA DJ ESSERE
UNO CHE SA PREGARE E VI VERE
.
IN AMICfZIA CON IL SIGNORE
DEVI OARMJ PROVA DI ESSERE
ORDINATO.E DI MANTENERE ORDINATI
GLI AMBIENTI DELLA CASA CHE Cl OSPITA
Una "sintesi• programmatica del campo regionale
realizzata dagli stessi partecipanti

2.5 Page 15

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-----------~-
estaie86
CA/'\\PI.IWOt.A
P.,"fPIMERF!fCDiRl!NJ R,=NI
CAMPO-BASE
esfale86
CORSO
DI PERFEZIONAMENTO
1 LUGLIO 1986 15
estate86
CA/'\\Pl/1.'.U0LA
PER ~ r.
t1Nlf""u-1IORi 7-=
OORSO PER
OPERATORI CULTURALI
NEL CINEMA
SANTBRAMQ.,., +-12 ,...,.
!!AQUILA
27UAlu" 3 _,.,
tecipare in vari turni alla Mostra del
Cinema di Venezia per un «labora-
torio cinema» in grado di far loro
conoscere tutti i segreti della decima
musa.
Certamente un bel programma
per una Associazione che per statu-
to intende «contribuire alla promo-
- Campo scuola PGS
zione integrale, personale e sociale
dei giovani; diffondere tra gli adulti
messaggi, valori e cultura propria
dei giovani; dare forza giuridica alle
espressioni socioculturali dei giova-
ni, difenderne i diritti di partecipa-
zione attiva alla vita del Paese e sol-
lecitarne i doveri».
Ancora più impegnato - almeno
numericamente - appare l'ente
PGS. L'associazione - continuan-
do una scelta più che decennale -
ba infatti previsto ben 20 campi
scuola: 15 di livello regionale e 5 di
livello nazionale.
.
Pallanza, Arcinazzo, Belluno,
Ussita, Locri, Salerno, Ceva, Col di
Nava, Sassari, Gambarie d' Aspro-
monte, Ulzio, Bormio, Schio, San-
teramo ne sono le località di svolgi-
mento mentre pallacanestro, palla-
volo, calcio, ginnastica, pattinag-
gio, arti marziali, ne sono le specia-
lizzazioni.
In campo scuola - chi vi ha par-
tecipato lo conferma - è per tutti
sempre e in ogni caso qualcosa che
va ben oltre l'ambito specifico di
una attività e finisce sempre con il
trasformarsi in una vera e propria
esperienza dove si miscelano socia-
lizzazione, educazione, amicizia e
tant'altri valori ivi compreso quello
religioso.
Il campo scuola - si legge in una
pubblicazione delle Polisportive
Giovanili Salesiane - per ogni
PGS, per ogni Ispettoria o regione è
veramente al <<momento forte» del-
l'anno sociale. « Una PGS che non
comprendesse l'assoluta necessità di
invitare i propri soci più maturi a
qualificarsi rischia di inaridirsi, se
già non lo è, di svuotarsi di conte-
nuti educativi, di fossilizzarsi in un
attivismo sportivo inconcludente, di
bruciarsi il futuro privandosi di ani-
matori qualificaci, di disperdersi io
un meccanismo senza prospettive.
Giuseppe Costa

2.6 Page 16

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_ PASTORALE GIOVANILE_ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ __
16 · I LUGLIO 1986
Vasto
MA LA TENDA NO!
Un oratorio dove si coniugano
cultura, giovani e territorio. Una
pnrueosvein. szpaanzzu..merosa. Esigenza di
Il rosso mattone dell'e-
legante edificio spicca sul fianco
della piazza affogata tra lunghe file
di pullmann. A destra, la strada sta-
tale. A sinistra, un vuoto di palazzi
che offre l'impressione di un respiro
in cui si immerge uno strappo di
verde su cui scorrazza un gruppo di
ragazzi all'inseguimento di un pal-
lone. È Vasto: una cittadina di
35.000 abitanti, raccolta su un pia-
nòro che scende a lambire l'Adriati-
co; nell'estrema punta meridionale
dell'Abruzzo. Qui i salesiani opera-
no con un Centro di Formazione
Professionale e con Parrocchia-
Centro Giovanile. La costruzione in
rosso mattone è la chiesa parroc-
chiale «Don Bosco», costruita poco
più di 15 anni fa. Si allunga, su un
fianco, in un sacrificato agglome-
rarsi di minuscoli ambienti in cui
cercano ospitalità quasi mille giova-.
ni del Centro Giovanile Salesiano.
È un miracolo che le pareti non ab-
biano ancora ceduto alla pressione
interna di così fitta presenza! Le
cinque stanzette del gruppo Scout
(certamente più fortunato per ra-
gioni di anzianità e di consistenza
numerica: 400 iscritti!) raccolgono,
ciascuna, una media di cento ragaz-
zi a riunione. L'ultima stanza di-
sponibile è anche ingombrata da
quattro esili armadi che custodisco-
no i sussidi di lavoro di altri cinque-
cento giovani e adulti legati alle al-
tre associazioni: ACR, ADS, CGS,
PGS, musica, teatro... A turni cro-
nometrati si succedono per dividersi
quest'unica stanza disponibile. Un
salone (ospita comodamente anche
cento persone!) è considerato, se-
condo le circostanze, cinema, pale-
stra, teatro, deposito, auditorium,
scuola di danza, tutto. Il responsa-
bile delle attività giovanili dichiara
serenamente: «Utilizziamo la piaz-
za. Qui bisogna che sia sempre esta-
te!» Eppure, questo piccolo centro,
grazie all'impostazione originale e
coraggiosa della propria attività, ha
lanciato un'eco di che ha varcato
la Maiella e la catena appenninica,
suscitando interessata attenzione.
Tra parrocchia e centro giovani-
le, cinque salesiani trovano occupa-
zione a tempo pieno, in un lavoro
febbrile. Hanno lasciato l'immagi-
ne dell'oratorio tradizionale, ingol-
fato da cortili, campi sportivi, sale
da gioco, bar, flippers e videogames
per proporre alla popolazione gio-
vanile vastese, che conta quasi 4000
unità, l'aggregazione nei gruppi e
nelle associazioni. Il criterio asso-

2.7 Page 17

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- - - - - - - - - - --58----,
1 LUGLIO 1986 17
ciativo è la scelta di fondo della pre-
senza educativa e pastorale salesia-
na in Vasto. I giovani hanno rispo-
sto positivamente, favoriti dal fatto
che la cittadina non offre grandi al-
ternative, salvo le oziose passeggia-
te in piazza.
I giovani risponderebbero anche
in modo più vistoso, se ci fosse
maggiore disponibilità di ambienti.
Con un po' cli amarezza, don Mi-
chele Novelli, responsabile delle as-
sociazioni culturali, mi confida:
«L'ampliamento delle attività e la
ricca risposta giovanile richiedeva
anche un ampliamento della strut-
tura. Non è pensabile lo sviluppo
dell'attività sul territorio e la cresci-
ta dell'associazionismo senza avere
il minimo di strutture che l'accolga.
Proprio di recente abbiamo condot-
to un'indagine presso 400 ragazzi di
Terza Media che incontriamo tra-
mite la scuola; ci ha fatto conoscere
la volontà di un buon numero di ra-
gazzi disposti a continuare l'attività
anche al termine dell'impegno sco-
lastico. Ma abbiamo dovuto fer-
marci perché le condizioni precarie
di accoglienza potevano diventare
per tutti motivo cli frustrazione)).
Per chi vorrebbe offrire occasioni
formative e per chi ricerca possibili-
cli aggregazione è doppiamente
SI recita «Bambola
abbandonata•

2.8 Page 18

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18 · I LUGLJO 1986
motivo di sconforto sentirsi stretto
in questi limiti. Così si è cercata la
strada dell'esterno, del coinvolgi-
mento nella vita del territorio. Il
Comune, il Distretto scolastico, gli
Enti locati hanno accolto con favo-
re la vivacità esuberante del Centro
Giovanile. «CGS Lu Sutuacce» è il
marchio di garanzia. È il gruppo di
animazione culturale che, con le
proprie iniziative, ha trasferito lo
spirito oratoriano nelle strutture
pubbliche. «Fin dalla nascita del
nostro gruppo - spiega un giovane
del CGS - ci siamo proposti di ani-
mare dal punto di vista culturale la
città. Come CGS siamo accettati
perché siamo legati alla struttura sa-
lesiana che nella città è molto ap-
prezzata e stimata. Senza scendere a
compromessi cerchiamo dì accatti-
varci le simpatie dì quanti possono
avere il monopolio della cultura.
Riusciamo a spuntarla, nonostante
le difficoltà. Così la città di Vasto
ha vissuto un ribollire continuo di
iniziative culturali che banno rac-
colto largo consenso tra la popola-
zione e apprezzamento da parte del-
le istituzioni pubbliche. Per tre anni
di seguito, i mesi di luglio e agosto
hanno visto migliaia di giovani rac-
cogliersi nella suggestiva cornice del
Palazzo D'Avalos per assistere alla
rassegna di films ripresi dalla Bien-
nale di Venezia con il titolo « Vene-
zia l'anno dopo», unica iniziativa
italiana di questo tenore. La rasse-
gna è arricchita da momenti di testi-
I Murales In piazza
della Repubblica a
Vasto
monianze, relazioni o dibattiti. Tra
le presenze della più recente edizio-
ne: Pupi Avati, regista in crescente
affermazione e particolarmente sen-
s;bile ai problemi giovanili; Nerino
Rossi, autore di « La neve nel bic-
chiere}); fino alla presenza di educa-
tori e giovani di una comunità tera-
peutica che, prendendo spunto da
un film sulla droga, hanno riferito
la propria esperienza circa l'azione
di recupero dei tossicodipendenti.
Altre migrazioni dal Centro Giova-
nile verso strutture pubbliche hanno
condotto all'utilizzo del «Centro
servizi culturali» della Regione
Abruzzo, per convegni e tavole ro-
tonde su temi di attualità (il volon-
tariato, emarginazione giovanile,
giovani e comunicazione), per cicli
di film d'essai (per l'Anno interna-
zionale dei giovani, per la pace, per
i 90 anni del cinema, ecc.). Ma è so-
prattutto nell'attività teatrale che il
gruppo culturale del Centro Giova-
nile ha dilagato. Adulti e giovani
compongono una Compagnia che
tiene viva la tradizione del teatro
dialettale. Siglato CGS è anche un
altro gruppo dj genitori giovani che,
da qualche anno, gestisce il Teatro-
Laboratorio formato da oltre 120
ragazzi e ragazze dalle elementari al
biennio superiore. La finalità del
Laboratorio espressamente for-
mativa ed è orientata secondo le li-
nee educative del movimento ADS
(Amici Domenico Savio), assimilate
attraverso l'attività teatrale. La co-
stanza degli animatori e l'appoggio
fornito da professionisti del settore
hanno portato ad alti livelli qualita-
tivi. La passione per il teatro è tra-
sbordata dal Centro Giovanile ed
ha invaso le scuole. n Distretto sco-
lastico ha raccolto lo stimolo, intro-
ducendo largamente l'espressione
teatrale nella scuola. Insegnanti e
ragazzi sono stati coinvolti dalle
proposte del Centro Giovanile. Il ri-
sultato più recente di tale penetran-
te presenza è il programma «TEA-
TRO È SCUOLA», che ha portato
in cartellone ben 10 spettacoli pro~
posti da dieci diversi plessi scola-
stici.

2.9 Page 19

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-----------~
r LUGLIO 1986 · 1.9
Don Michele, coordinatore infa-
ticabile di tante attività, confessa:
«Alcune iniziative, che hanno il ca-
rattere di appuntamento annuale,
l'Ente locale le sta assumendo come
proposta cittadina, come iniziativa
comunale. Abbiamo avuto un mo-
mento di incertezza, perché ci sem-
brava cli essere esautorati, di perde-
re il titolo. C'è una istintiva gelosia
per le proprie iniziative. Ma, insie-
me ai giovani, ci siamo resi conto di
dover operare una scelta: o rimane-
re nell'ambito ristretto della scuo-
letta e della recitina di fine anno o
collaborare con enti pubblici per un
più ampio respiro che consente di
raggiungere più persone e di qualifi-
care le proposte. Certo, le iniziative
potrebbero sfuggirci di mano; tutta-
via potremmo creare una tradizione
di occasioni culturali a Vasto. Ci
rencliamo conto, però, di non svol-
gere soltanto un ruolo tecnico: ci
consideriamo «animatori a valle»
con i ragazzi e gli insegnanti. L'ap-
parato tecnico è aggiuntivo rispetto
a questo compito che riteniamo pre-
minente». La febbre di novità e lo
scatenamento dei giovani cigiessini
di Vasto ba messo anche a soqqua-
dro gli stucli di «PRIMARETE»,
emittente locale che irradia pro-
grammi nel Centro-Sud. Dieci isti-
tuti scolastici hanno preso parte alla
competizione radiofonica «Adriatic
Cup», gestita dal CGS Lu Sutuac-
ce: per più di tre mesi ha interessato
una vastissima platea di giovanissi-
mi con giochi-quiz incentrati sulla
figura di S. Domenico Savio. Sor-
prende tanta attività. «La sigla
CGS copre molte attività in molti
campi - chiarisce qualche anima-
tore - c'è una gran mole di lavoro,
ma è ripartita tra varie realtà. Solo
così possiamo sostenere tanta fati-
ca». «Tanto fervore nel teatro -
incalza don Michele - è servito a
rifondare gruppi come l'ACR e
l'ADS. Volevamo essere un gruppo
tipicamente salesiano e volevamo
offrire all'ambiente di Vasto qual-
cosa che apparisse all'esterno, qual-
cosa di specifico per i gruppi, ma
anche di attraente. Cosi sono nati
gruppi di teatro e di musica: gruppi
fondati su fattori educativi tipica-
mente salesiani. Ora stiamo percor-
rendo un cammino di identità e di
consapevolezza per individuare me-
glio la nostra essenza e motivare
l'impegno dell'animazione. È una
crescita che richiede tempi lunghi,
periodici momenti cli formazione e
appuntamenti importanti come i
campi-scuola estivi». Per seguire i
gruppi e svolgere opportunamente
l'attività rimane drammatico il pro-
blema della carenza di spazio e
strutture. Una soluzione sembrava
ormai raggiunta con l'acquisto e
l'installazione di un ampio Teatro
Tenda. Ma qualche «no» ha iberna-
to la soluzione. Non resta che spera-
re che a Vasto «sia sempre estate»!
P. G.

2.10 Page 20

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_ COMUNICAZIONE SOCIALE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
20 1 LUGLIO 1986
Di fronte al televisore
ENITORI
DISOBBEDIENTI
CONTRO
LA ccSINDROME,,
DIFRANKENST
L'impegno educativo
dei genitori ha un
concorrente agguerrito:
è il televisore.
Per vincerlo è necessario
convincersi che
i modelli proposti
dal video vanno
criticati e, da educatori
in dialogo
con i propri figli,
«spenti».
«Non allontanatevi.
Dopo la pubblicità presenteremo un
servizio speciale sulle abitudini degli
italiani in vacanza... ». Appena il
tempo di concludere la frase e lavo-
ce della presentatrice è assorbita
dalla sigla musicale che introduce
sul piccolo schermo uno spot pub-
blicitario. Il pallone è stato spremu-
to fino all'ultima possibilità di emo-
zioni ed è stato gettato. Ora bisogna
fare spazio a nuovi interessi. Esau-
rito il mundial calcistico con over-
dose di trasmissioni per un'anoni-
ma platea di miliardi di spettatori,
la macchina televisiva ricerca altri
eventi da registrare, inventare, trita-
re per offrirli alla tavola affamata
del mondo. Essa ha bisogno di un
continuo rifornimento di notizie per
impegnare l'attenzione di chi guar-
da. La preoccupazione della televi-
sione è di «passare» informazioni,
trasmetterle; non raccoglierle: non
può indugiare per esplorare o ap-
profondire.
Inchieste, dibattiti, concorsi, re-
portages, telegiornali, telefilms, tut-
to questo esiste per il bisogno della
televisione, non per una necessità
reale. La televisione non registra av-
venimenti, li crea. Cosi come crea il

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-----------5'1
1 LUGUO 1986 · 21
- - - - - - - T T " - (Foto SEI - DI Francescantonio)
bisogno di vedere, il bisogno di sen-
tirsi presenti. C'è chi ha scritto che
vedere la TV è come partecipare a
una grande festa, gremita di gente,
ma dove non si conosce nessuno.
Ogni momento c'è una nuova per-
sona, una nuova sorpresa: è una co-
stante eccitazione che fa dimentica-
re volti, nomi, ospiti, ciò che hanno
detto, ciò che hanno fatto, la ragio-
ne stessa della loro presenza. Del re-
sto tutto ciò non ha importanza: su-
bito dopo ci sarà un'altra festa. In
sostanza: «Non allontanatevi. Do-
po la pubblicità... >> Qualcuno ha
definito la TV una droga: più se ne
consuma, più se ne sente il.bisogno.
Si avverte la costrizione e quasi
l'impossibilità di farne a meno. La
presenza fascinosa del video e il bi-
sogno di conoscere pongono una se-
ria sfida all'autonomia personale. Il
fenomeno è esteso. Per quasi un
mese il mondo ha vissuto un unico,
incontrastabile interesse: il pallone.
Per un mese è stato l'unico oggetto
illuminato dal grande occhio televi-
sivo. Europei, asiatici, africani,
americani... senza distinzione di
età, di tradizioni, di cultura sono
stati forzatamente condotti a per-
correre un unico binario: la rincorsa
al pallone.
Encefalogramma piatto su altri
problemi. Eppure anche il mese di
giugno ha registrato la morte, per
mancanza di cibo, di oltre un milio-
ne di bambini. Nessuno ci ha pensa-
to: la TV non l'ha detto! Ha detto
che era importante inseguire un pal-
lone. Per un pallone bisognava sof-
frire, perdere ore di sonno e di lavo-
ro, prolungare dibattiti, conversa-
zioni, confronti di idee... Lo strari-
pamento teleyisivo ha raggiunto il
suo picco.
Tutto ciò senza intenzioni di fi-
lantropia. Conosciamo le risse che

3.2 Page 22

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22 · I LUGLIO 1986
Foto archivio SEI
hanno preceduto l'occupazione te-
levisiva da parte della Coca-cola,
dell'Adidas, della Ford ... per esal-
tare l'opulenza americana. Non ci
allarntiamo, però, per essere stati
l'inconsapevole bersaglio di multi-
nazionali alla caccia affannosa di
un cliente in più da convincere al
consumo. Anche se il profitto e l'in-
teresse economico costituiscono la
nota dominante dei molteplici mes-
saggi televisivi, ben più preoccupan-
ti risultano alcune conseguenze in-
dotte dal mezzo elettronico. Tra
queste, la più allarmante, è la scom-
parsa dell'infanzia e, di conseguen-
za, del concetto di educazione.
11 livellamento della televisione
ha raggiunto tutti i settori della so-
cietà. La TV non fa distinzioni, non
rispetta le differenze, elimina le sfu-
mature. Per la TV non c'è né adul-
to, né anziano, né bambino. L'o-
mologazione orizzontale investe
tutti: il telespettatore è a un'unica
dimensione, quella imposta dal cri-
stallo luminoso. Da sempre le inno-
vazioni tecnologiche producono
modificazioni culturali e sociali. I
nuovi mezzi di comunicazione, in
prima istanza la TV, hanno alterato
profondamente i nostri interessi, il
modo di esprimerli, le stesse aree
culturali in cui si inseriscono. Qual-
cuno ha chiamato questo fenomeno
con una espressione colorila: la
«sindrome di Frankenstein», per
indicare J'effetto di una macchina
creati a scopi controllati e ridotti,
ma che imprevedibilmente assume
vita e idee proprie. Non sarebbe
neppure la prima volta che la mac-
china sfugge dalle mani del proprio
inventore! La TV è assimilabile al
«mostro di Frankenstein» che, una
volta svegliato, ci ha strappato il di-
ritto di controllo.
Quando nella società· non vi era il
libro stampato, non era molto evi-
dente la differenza tra l'adulto e il
bambino. Entrambi vivevano la
stessa dimensione conoscitiva, con-
dividevano le stesse esperienze emo-
tive, intellettuali, sociali. Dall'in-
venzione della stampa in poi, il
mondo degli adulti doveva essere
guadagnato: il bambino doveva di-
ventare adulto, conquistando fati-
cosamente i complessi sistemi sim-
bolici che il libro stampato riserva-
va all'adulto. Il bambino doveva
imparare a leggere, doveva appren-
dere nuove attitudini, doveva ap-
prendere segreti che diventavano
proprietà esclusiva dell'adulto. Tra
l'adulto e il bambino si era venuta a
creare una distanza, imposta dal
nuovo strumento di comunicazione,
ma superabile con l'educazione.
Sorsero le istituzioni educative. Con
l'avvento della televisione la «rive-
lazione» è divenuta totale, per tutti.
È una tecnologia che ha consentito
il massimo di accesso: non ha pre-
sentato limitazioni intellettuali, eco-
nomiche o di linguaggio. A cinque
anni come a settanta si è ugualmen-
te disponibili a ricevere l'immagine
televisiva: è un'immagine concreta e
si spiega da sola. Se è vero che un
gruppo si definisce rispetto ad altri
dalle conoscenze che sono riservate
ai suoi membri, per il pubblico tele-
visivo non esiste distinzione, perché
non esistono conoscenze riservate.
Ormai sappiamo che ciò che deter-
mina la più alta differenziazione nei
ruoli sociali è l'informazione; ma
quando l'informazione è generaliz-
zata, le differenze di ruoli scom-
paiono. Se le invenzione di Guten-
berg ha portato a distinguere l'adul-
to dal bambino, le invenzioni cli

3.3 Page 23

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-
- - - - - - - - - -~
Marconi e di John Logie Baird han-
no riportato alla loro uguaglianza.
L'elettronica ha prodotto la rivela-
zione universale e immediata di tut-
to ciò che era esclusivo degli adulti.
Le conseguenze sono di notevole
portata. Se pudore poteva significa-
re alimentare un senso di mistero e
un alone di reverenziale timore circa
il sesso, svelarne tutti i segreti signi-
ficava anche cance!Jarne il valore.
Se un senso di vergogna accompa-
gnava atti di violenza, di malattie
mentali, di omosessualità, di ince-
sto, ecc., tale sentimento è scom-
parso quando tali atti uscirono dai
diseorsi clandestini e cominciarono
ad occupare la pubblica scena.
Quando siamo privati di un mezzo
che custodisce un segreto, siamo
privati del segreto stesso. E quando
non vi sono più segreti da tenere na-
scosti ai bambini, la linea di demar-
cazione tra l'adulto e il bambino di-
Foto SEI - Raffini
venta pericolosamente esile. Ormai
abbiamo capito che la TV odia le di-
stinzioni di età e considera sconve-
niente un ordine sociale gerarchico.
IL mezzo elettronico di comunica-
zione, quindi, pone una sfida al-
l'autorità dell'età adulta e alla natu-
rale curiosità dei bambini. Lo scon-
finamento della TV in questi due
mondi, li ha definitivamente confu-
si. Uno studioso di problemi educa-
tivi, Waddington, ha scritto: «Una
componente dell'evoluzione del-
l'uomo e della sua capacità di sce-
gliere è la disponibilità del bambino
ad accettare dall'autorità dei più
grandi i criteri di discernimento tra
il bene e il male». Ma la TV ha inde-
bolito l'idea di adulto, proprio per-
ché ha cancelJato l'idea di bambino.
Si ripete spesso che essa è una fine-
stra affacciata sul mondo: tutti vi si
possono affacciare per guardare le
stesse cose. Ma, assaggiato il frutto
I LUGLIO 1986 · 23
«proibito» riservato all'adulto, il
bambino è stato cacciato dal para-
diso de!J'infanzia. Non c'è posto,
neJJa nostra cultura, contempora-
neamente per Tinto Brass e Walt
Disney: uno dei due se ne deve an-
dare. Ed è rimasto l'«adulto in mi-
niatura».
L'erosione della differenza tra
adulto e bambino ha portato delle
crepe in tutto l'edificio educativo.
Molti insegnanti soffrono il dubbio
su ciò che dovrebbero fare per edu-
care nella scuola. Molti genitori si
sentono disarmati di fronte a in-
comprensibili atteggiamenti dei fi-
gli. La famiglia e la scuola si sento-
no indebolite da quando hanno per-
so il controllo suJJ'informazione.
La parrocchia, nelle sue iniziative di
evangelizzazione e di catechesi, ha
la sensazione di parlare un'altra lin-
gua: con i bambini non c'è vera co-
municazione.
C'è una resistenza da ingaggiare?
Se c'è, ha un prezzo. Costa quanto
un rischioso atto di ribellione: an-
dare contro il modello di cultura in-
dotto dalJa televisione e dai mass-
media.
In termini più comprensibili: <<di-
sobbedire» agli ordini della TV.
Non è solo fare il contrario quando
ordina: «Non alJontanatevi. Dopo
la pubblicità... »; è molto di più. Te-
nere unito un matrimonio è fare di-
sobbedienza alla TV con la sua cul-
tura del provvisorio. Preoccuparsi
che i propri figli imparino a non esi-
gere tutto e subito ciò che desidera-
no è disobbedire alla TV con la sua
logica del consumo e dell'egoismo.
Accettare la fatica, i tempi lunghi, il
compromesso personale rifiutando
l'indifferenza e il tornaconto indivi-
duale è disobbedire alla TV. Ma
l'atto più grave di disobbedienza è
tenere sotto controllo l'accesso dei
propri figli alla televisione, limitan-
done i tempi di esposizione e inter-
venendo criticamente quando se ne
ravvisa la necessità. Sfidare le diret-
tive del mezzo elettronico significa
aiutare i propri figli ad avere un'in-
fanzia e sottrarre alla TV, per resti-
tuirlo a chi ne ha la naturale voca-
zione, il ruolo di educare secondo
umanità. E il «mostro di Franken-
stein» ritornerà a dormire.
Pierdanle Giordano

3.4 Page 24

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_ EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
24 · 1 LUGLIO 1986
Tra gli Yanomami
QUANDO
IL MISSIONARIO
SIFA
YANOMAMI
Da alcuni anni i fratelli don
Francesco e don Luigi Laudato
vivono tra le tribù Yanomami del
Rio Marauià in Brasile. Ecco
alcune pagine del diario di Luigi.
Si riferiscono alla sua
partecipazione al «reahumou»,
una singolare festa che viene
organizzata quando muore un
membro della tribù. Sono
annotazioni che si riferiscono al
mese di gennaio del 1985 ma il
loro interesse è immutato.
I Karawetari del Rio
Marauià sono partiti da questo xa-
bono (casa comunitaria) vicino alla
nostra missione «Sagrada Familia»
per trascorrere un paio di mesi nel-
!'altro xabono di Castanhal, lonta-
no da qui circa un'ora e mezzo di
camm.ino a piedi.
Sono partiti il 10 gennaio promet-
tendo che sarebbero tornati tra due
lune.
Nel giorno 14 gennaio è morto
Tomé, figlio di Augusto, genero del
capo Pacatuba sposato con Aurora
sua figlia. Nello stesso giorno sono
ritornati indietro per bruciare il cor-
po del bambino e mi hanno avvisato
che avrebbero fatto il «REAHU-
MOU » (festa) nello stesso luogo
dove era morto, infatti non erano
riusciti ad arrivare a destinazione
proprio a causa della morte del
bambino.
Siccome Antonio, che deve pren-
dere le medicine contro il penfigo
non è più venuto in questi giorni e
deve prendere le medicine perché la-
sciandole da parte I.a malattia ritor-
nerà con molta più violenza, oggi 25
gennaio, ho deciso di visitarlo per
rimproverarlo e fargli capire che
senza medicine la malattia attacca
sempre di più fino a farlo morire;
così ci sono andato e non l'ho tro-
vato, perché è andato ad una festa
di Pohoropeweiteri senza venire pri-
ma a prendere la medicina. Ho sa-
puto pure che già stavano preparan-
do la festa per Tomé il bambino
morto, ed alcuni più amici mi han-
no invitato a partecipare alla loro
festa. Ho risposto loro che ci sarei

3.5 Page 25

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-----------~·-
1 LUGLIO 1986 · 25
andato se avessi avuto un invito uf-
ficiale e qualcuno fosse venuto per
accompagnarmi. Mi hanno promes-
so che l'avrebbero fatto veramente.
Ua partecipazione
voluta
27 gennaio - domenica. Oggi so-
no venuti alcuni e mi hanno doman-
dato se era vero che io avrei parteci-
pato al REAHUMOU di Tomé. Ho
ripetuto La stessa cosa che avevo
detto prima, cioè che se fosse venu-
to uno della famiglia e mi avesse in-
vitato sul serio e, ci fosse stato qual-
cuno disponibile ad accompagnar-
mi, ci sarei andato volentieri.
28 gennaio - lunedi. Verso mezzo-
giorno è arrivato Damiano, il primo
sposo di Aurora. Dopo la morte di
Augusto è ritornato a vivere con lei;
però per stare insieme lo potrà sola-
mente dopo che saranno consumate
tutte le ceneri del suo marito morto;
è venuto per chiedermi la pentola
grande che noi abbiamo per cuocere
le «pupugne» (frutti d'una palma,
molto buoni e che a loro piacciono
moltissimo) ed è venuto anche per
invitarmi ufficialmente per la festa.
Ho risposto che non sarei andato
subito con lui perché era ancora
molto presto, però se ci fosse stato
un accompagnatore ci sarei andato
nel pomeriggio. Allora mi ha detto
che lasciava Mario per ritornare più
tardi con la pentola ed insieme a lui
ci sarebbe stato pure Carlitos, loro

3.6 Page 26

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26 · 1 LUGLIO 1986
nipote. Così ho deciso di celebrare
la S. Messa alle 16,00 e subito dopo
partire per Castagna!, dove stavano
aspettando. Alle 17,15 già stavo
dall'altra sponda del fiume in cam-
mino sul sentiero della foresta. È
stato un viaggio ottimo! Sono riu-
scito pure a seguire i passetti piccoli
e rapidj di Carlitos che sgambettava
davanti come un capretto.
L e lacrime
di Pacatuba
Siamo arrivati alle 18,30, poco
lontano dallo xabono ci è venuto in-
contro Abel tutto contento nel ve-
dermi arrivare. Siamo entrati nel lo-
ro accampamento proprio nel mo-
mento in cui Pacatuba stava facen-
do il giro rituale davanti alle case
che hanno messo su in piena fore-
sta. Davanti a tutti stava Pacatuba
con nelle mani il panierino con le
ossa di Tomé, piangendo forte ed
abbondantemente, ai suoi lati
Osmar e Damiano, un poco più die-
tro, la nonna de] defunto, Maria in-
sieme a Josefina e Marina. Le don-
ne avevano in mano alcuni oggetti
del bambino e li alzavano e abbas-
savano accompagnando il tutto con
abbondanti lacrime.
Sono stato invitato a pernottare
in casa di Agenor, il quale voleva
darmi un posto proprio nel mezzo
della piazza centrale. Ho preferito
però rimanere nella sua capanna,
anche se piccolina; essi hanno dovu-
to piantare due pali grossi per legare
la mia amaca ed avere, così sopra di
me, un tetto accogliente. Mentre si
sono tnessi a preparare il posto, mi
sono preoccupato subito di visitare
gli ammalati che per la verità erano
un buon numero e ho dato le medi-
cine che avevo portato.
Pacatuba ha fatto due giri di tut-
to l'accampamento ed ha finito la
cerimonia sull'imbrunire. Agenor
dopo mi ha domandato se volevo
cenare. Si è preso tutto l'impegno
per farmi avere un piatto pulito e
smaltato con un bicchiere di vetro
ed anche un cucchiaio inossidabile.
Come tavola un remo appoggiato
per terra, sopra un pezzo di tapiro
affumicato e farina di mandioca.
Mai ho trovato una carne cosi buo-
na, gustosa, calda, tenera e sapori-
ta. Alla fine ho concluso il pasto
con un bel «xibè», una specie di be-
vanda ottenuta mettendo nell'acqua
la farina di mandioca.
A questo punto abbiamo comin-
ciato una conversazione molto inte-
ressante ottenendo informazioni sui
posti dove loro hanno vissuto prima
di arrivare al Marauià, sulla loro vi-
ta ed il loro mondo arricchendo cosl
sempre di più le mie conoscenze.
Ad un certo punto cuJlato dal
dondolio dell'amaca e riscaldato da
un fuoco caldo ed accogliente sono
caduto in un sonno profondo e ri-
storatore, in quella piccola capanna
in mezzo alla foresta vergine, pro-
tetto da alberi secolari, così alti, di-
ritti e grossi da sembrare le colonne
d'un tempio antico. Ogni tanto un
soffio di vento faceva cadere le fo-
glie con un rumore ed un fruscio
molto simile alla pioggia; all'inizio
ho avuto paura che venisse davvero
la pioggia ma le parole tranquilliz-
zanti e assicuratrici, piene di tanta
esperienza di Agenor che la pioggia
non sarebbe venuta, hanno avuto
piena conferma in un cielo stellato
Don Franco Laudato mostra una
«preda»
senza nessuna nuvola, assicurando
un bel tempo per tutta 1a notte. Do-
po aver dormito un bel pezzo, mi
sono svegliato verso le tre del matti-
no e mi sono messo a guardare in-
torno all'amaca. Alcune capanne
avevano il fuoco tutto acceso per-
ché il freddo del mattino si fa senti-
re. Anche nelJa nostra capanna tut-
ta la notte non è mai mancato il
fuoco, ogni tanto Agenor lo attizza-
va e sempre aggiungeva nuova legna
abbondantemente, avendola a por-
tata di mano in gran quantità. Que-
sta volta non ha fatto economia di
legna, riempiendo tutto il focolare
tanto da ottenere un buon calore
gradevole e ristoratore. Poco alla
volta ho visto divampare il fuoco in
Iutti i focolari, rischiarando dap-
pertutto con una luce rossastra,
proiettando all'intorno Je ombre di
tutti loro coricati ed illuminando
con un rosso vivo qualcuno che in
quel. momento si alzava, disegnan-
do sui tronchi degli alberi la sua
ombra in movimento in una specie

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -~ -
di danza fantastica senza musica,
meglio, accompagnata dal russare
ritmico di una gran parte che dorme
tranquilla e serena per restaurare le
forze e così affrontare il nuovo
giorno che si avvicina.
Quando si fa chiaro ecco che si
avvicina Jonka e mi saluta calorosa-
mente rimanendo al mio fianco un
bel pezzo. Abbiamo cercato di inta-
volare una conversazione cordiale
ma per me un poco difficile pur-
troppo a causa del mio yanomam
che è ancora rudimentale, riuscendo
però a farci capire senza poter so-
stenere un dialogo molto a lungo.
I LUGLIO 1986 · 27
U apappa
di banane
e ceneri
Poco alla volta la vita dello xabo-
no riprende il suo ritmo normale e
cominciano ad arrivare alcuni am-
malati chiedendo medicine che di-
stribuiscono con piacere.
Durante la notte hanno
p1reparato
pure Ja pappa di banane che sarà
usata per l'assunzione delle ceneri,
mentre alcuni della famiglia del ca-
po hanno puHto e messo in ordine il
davanti della casa dove si svolgeran-
no le cerimonie finali della festa.
29 gennaio - marledl. Verso le
sette cominciano ad arrivare i primi
partecipanti ed in pochi minuti sia-
Una •sniffata• Yanomaml
(Foto SAF)
I l'agilità degli Yanomami è
eccezionale
(Foto SAF)
mo tutti pronti per cominciare la ce-
rimonia. Questa volta il dirigente
principale è Osmar, assistito dal pa-
dre Pacatuba, mentre un gran nu-
mero di donne durante tutto il tem-
po della cerimonia piange immerso
in un dolore così grande è profondo
che fa proprio il cuore a pezzi.
Osmar prende il panierino con le os-
sa e comincia a riempire una specie
di mortaio fatto con la corteccia del
riccio della castagna brasiliana che
generalmente i pagè usano per pre-
parare l'epena (droga usata dai pa-
per entrare in contatto con gli
«Hekura)) spiriti mitici di animali o
piante). Per primo ha cominciato
Juvenal che ha ricevuto le ossa e,
con un pezzo di arco spezzato a me-
tà, comincia a ridurre il tutto in una
cenere fine e grigia.
Dopo è la volta di Agenor e così
per più di un'ora vanno macinando
quelle ossa riducendole in polvere
finissima; quando tutto è finito, ar-
riva un grande bacile pieno di pap-
pa di banane nella quale sono versa-
te quelle ceneri ottenute dalle ossa.
Ho notato che adesso già stanno
usando indistintameme quello che
hanno a portata di mano, sia quello
proprio delle loro culture come
quello che hanno ricevuto da noi.
Con due «cuias» (specie di ciotole
ottenute dalla buccia di una zuc-
chetta) Osmar e Agenor cominciano
a mescolare le ceneri di Augusto
(quella pane conservata dalla fami-
glia di Aurora) e quelJe di Tomè suo
figlio, unendo in questo ulùmo mo-
mento padre e figlio insieme in que-
sta cerimonia. Quando tutto è stato
mescolato, Agostino comincia a
sorbire per primo, poi viene Alber-
to, Osmar vuole prenderne anche
lui, ma i vecchi non glielo lasciano

3.8 Page 28

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28 · 1 LUGLIO 1986
prendere, in quel momento non so-
no riuscito a capire il perché, ma
poi domandando a Vanderlei ho ri-
cevuto la spiegazione; non poteva
prenderle in quel momento ufficiale
non avendo ancora fatta l'iniziazio-
ne alla pagelanza (ad essere pagè).
Comeloro
Quando sono stato invitato a par-
tecipare a questo Pahumou (festa)
avevo deciso che se fossi stato invi-
tato seriamente ad assumere le cene-
ri avrei acconsentito. Ad un tratto
Pata-Pata si gira verso di me e m'in-
vita a partecipare alla festa, assu-
mendo le ceneri, mentre tutti gli al-
tri intorno a me fanno Io stesso.
Non ho avuto nessun dubbio, mi
sono avvicinato al recipiente e mi
sono accoccolato, ho preso la
«cuia» l'ho riempita di pappa ed ho
cominciato a sorbire il tutto alla
stessa maniera come fanno loro, a
I la vita yanomaml si svolge In
massima parte lungo Il fiume
(Foto SAF)
lunghi sorsi senza tirare le labbra fi-
no a terminare il tutto. Non ho ripe-
tuto tante volte come fanno loro.
Tutti sono rimasti attenti ad osser-
varmi ed a commentare tra di loro,
perfino alcuni hanno sorriso del
mio modo di fare, però posso ga-
rantire che il mio gesto è stato accet-
tato con piacere e soddisfazione.
In quindici minuti, approssimati-
vamente, il recipiente si è svuotato.
Allora Raimondo l'ha preso, vi ba
aggiunto ancora pappa e ha sorbito
il tutto avidamente perfino pulendo
con le dita il recipiente fino a la-
sciarlo pulito pulito. Quello che più
ho notato è l'avidità con la quale
tutti sorbiscono la pappa. Alla fine
leccano tutto quello che hanno usa-
to nella cerimonia: il mortaio, il ba-
stone che hanno usato per macinare
le ossa, le «cuias» infine tutto quel-
lo che rimane impregnato di cenere.
Tutto è leccato con la massima at-
tenzione. Ancora una differenza in
merito al materiale usato per la ceri-
monia dei grandi e dei piccoli ed è
questa: il materiale usato per la ceri-
monia dei piccoli non è bruciato
verrà usato poi dai pagè per prepa-
rare I'epena.
Finito di assumere le ceneri, han-
no fatto largo davanti alla casa del
capo ed hanno cominciato la distri-
buzione delle pupunhe, già tutte
cotte ed in grandissima quantità, 10
panieri di quei grandi fino all'orlo
che due uomini robusti faticano
molto a trascinarli. Viene infine an-
che la carne affumicata che è stata
divisa in cinque porzioni e posta so-
pra cinque panieri già pieni di pu-
punhe. Quando tutto è pronto co-
mincia la distribuzione: Venanzio lo
riceve per primo, poi Osmar, lra-
puan, Tonziho ed ultimo Pata-
Pata, essi rappresentanti dei vari
gruppi. Dopo è stata pure distribui-
ta ancora pappa che era avanzata.
Juvenal ha ricevuto un bel grappolo
di banane, finendo così il Reahu-
rnou.
Luigi Laudato

3.9 Page 29

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_ STORIA SALESIANA_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~ _
Una lettera di Don Bosco
1 LUGLIO 1986 29
CARA RANAVALONA
HO BISOGNO
DELLA TUA CARITA
Trovata nell'Archivio di Stato del
Madagascar una lettera di Don
Bosco. Un sogno del Santo. Il
Madagascar nel secolo scorso e la
regina Ranavalona III.
Studiando una serie di
documenti storici negli archivi na-
zionali del Madagascar (Tananari-
ve), un fascicoletto intitolato «Bo-
sco J. » suscita la mia curiosità. Es-
so contiene: I) Una circolare stam-
pata a piccoli caratteri, di tre pagine
formato 21 x 28 cm, firmata da «O.
Bosco prete» e indirizzata ai «Coo-
peratori e cooperatrici» della con-
gregazione salesiana. Questa circo-
lare è datata del 15 ottobre 1886.
II) Una lettera manoscritta con Ja
firma autografa di Don Bosco, da-
tata da Torino (Oratorio San Fran-
cesco di Sales) il 15 novembre 1886.
Questa lettera è indirizzata alJa Re-
gina del Madagascar, Ranavalona
111.
Redatti in francese, i due docu-
menti erano stati spediti in unico
plico. li contenuto rivela una stretta
relazione fra loro. Ma, mentre la
circolare è pubblicata anche nel
XVII volume delle «Memorie bio-
grafiche di S. Giovanni Bosco» so-
no quasi sicuro invece, che la lettera
è inedita perché non ne ho trovato
nessuna traccia nelle opere riguar-
danti Don Bosco che ho potuto con-
sultare finora.
La circolare offre agli amici della
giovane congregazione fondata da
Don Bosco, un panorama generale
delle opere missionarie intraprese in
La regina Ranavalona lii
in una foto d'epoca e un
particolare del palazzo
vari punti del globo e mette in parti-
colare rilievo quelle della Patago-
nia, in Sud America, che un nuovo
gruppo di Padri stava per raggiun-
gere. I neofiti della Patagonia, af-
ferma il documento, «malgrado
tutta la buona volontà da cui sono
animati, non possono offrire ai mis-
sionari altro spettacolo che quello
della loro miseria». Avendo gustato
«le dolcezze della vita cristiana e ci-
vile», continua iJ redattore, essi do-
mandano che un numero più consi-
stente di missionari si stabilisca fra
loro. D'altra parte, questo nuovo
gruppo di Padri che sta per prende-
re il mare come una squadra di
«conquistatori», dovrà affrontare
delle grandi spese per realizzare un
tale progetto di «evangelizzazione e
di civiltà».
Questi motivi esposti schematica-

3.10 Page 30

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30 · J LUGLIO /986
mente, giustificano l'appello al soc-
corso spirituale e materiale rivolto
da Don Bosco ai suoi amici «Coo-
peratori e cooperatrici». La circola-
re costituisce dunque il quadro ge-
nerale nel quale bisogna situare la
lettera indirizzata dal Fondatore dei
Salesiani alla Regina del Madaga-
scar. In essa, infatti, Don Bosco
personalizza, per Ranavalona III, i
problemi missionari che la sua Con-
gregazione deve affrontare e le do-
·manda umilmente un aiuto finan-
ziario per poterli risolvere. Pongo,
a questo punto, alcune domande:
Don Bosco considerava dunque la
Regina del Madagascar, ufficial-
mente protestante, come una even-
tuale cooperatrice della sua opera?
L'ingenuità «miracolosa» dei Santi
basta a spiegare questa iniziativa?
Che cosa spinge allora Don Bosco a
rivolgersi così in alto? E ancora:
quali erano le sue conoscenze della
Grande Isola dell'Oceano Indiano e
le sue concezioni missionarie?
Questo documento (ndr: è ripor-
tato in apposita «finestra») merite-
rebbe un lungo commento. Mi 1irni-
terò soltanto a proporre alcune ri-
flessioni di carattere storico che
possono rispondere alle domande
poste sopra.
J, Madagascar sognato
Non è per caso che Don Bosco
scrive questa lettera a Ranavalona
lll. Da diversi mesi il Madagascar
- quest'isola dell'Oceano Indiano
quasi totalmente sconosciuta dalla
massa degli italiani all'epoca - oc-
cupava i suoi pensieri. La notte dal
9 al 10 aprile 1886 (otto mesi prima
della redazione della lettera) egli
aveva visto in sogno ... «delle mon-
tagne, e poi dei mari... e una quan-
tità di giovani che l'attendevano e lo
chiamavano». In una linea immagi-
naria che univa l'Africa a Pechino,
erano apparsi alcuni centri impor-
tanti: Hong-Kong, Calcutta, Mada-
gascar... Non è questo il luogo per
analizzare i sogni di Don Bosco, né
l'estrema sensibilità che arricchiva
la sua vita interiore, né il carattere
«visuale» degli avvertimenti premo-
nitori che spesso s'imponevano alla
sua coscienza. Lascio agli agiografi
VOSTRO UMILISSIMO
SERVITORE
Maestà, l'umilissimo sottoscritto si consacra interamente da più
di 43 anni alla istruzione e alla educazione della gioventù povera e
abbandonata dei due sessi, in favore della quale circa 180 case so-
no state fondate in Italia, in Francia, nella Spagna e in America. Cir-
ca 200.000 ragazzi di tutte le nazionalità ricevono cosi una buona
educazione e sono orientati verso gli studi scientifici o verso un me-
stiere, secondo le loro particolari attitudini.
A questo scopo egli ha fondato una congregazione di persone
ecclesiastiche e laiche, le quali assistono il sottoscritto nella sua
opera religiosa e sociale. Circa 30.000 ragazzi escono ogni anno
dalle diverse case, dopo aver appreso un mestiere o dopo aver ter-
minato i loro studi; essi sono in tal modo restituiti alla società di cui
divengono cittadini utili e virtuosi. Inoltre, da otto anni abbiamo ini-
ziato l'opera d'incivilimento della Patagonia, della Terra del Fuoco
e delle isole adiacenti (che si trovano) ancora nella barbarie; da due
anni, altri missionari sono stati inviati in Brasile per istruire ed inci-
vilire le tribù selvagge che popolano ancora una grande parte di
questo grande impero. Otto spedizioni di sacerdoti, di tecnici e di
religiose sono state organizzate verso l'America del sud dove sono
state aperte più di quaranta case per accogliere ed educare la gio-
ventù. I primi giorni del prossimo dicembre, una nuova carovana di
più di 30 persone partirà da Torino e si renderà in America per inci-
vilire glì Indiani della Patagonia e del Brasile. Le spese da affronta-
re sono considerevoli, dato che bisognerà procurare tutto; ed è per
questo che il sottoscritto si è determinato a ricorrere alla carità di
tutte le persone per bene.
Egli osa pure rivoglersi alla Maestà Vostra, di cui conosce lo zelo
per il bene della società religiosa e civile. L'appello stampato acclu-
so indica lo scopo dell'opera con maggiore precisione.
Sperando che Vostra Maestà si degni onorare con un'accoglien-
za favorevole la sua umile preghiera, il sottoscritto, con i suoi giova-
ni, pregheranno il Signore di diffondere le sue più abbondanti be-
nedizioni su Vostra Maestà e sulla sua famiglia. Felice di cogliere
questa occasione per assicurare Vostra Maestà del più profondo ri-
spetto, ho l'onore di essere umilissimo e obbediente servitore, aba-
te G. Bosco.
Ndr: il testo integrale della lettera è proposto in traduzione dal francese dal-
lo stesso Autore dell'articolo.
e agli psicologi la cura di farlo.
Al livello storico mi interessa sot-
tolineare il fatto che dopo questa
premonizione o questo presenti-
mento Giovanni Bosco ha dovuto
cercare informazioni sul Madaga-
scar, come lo aveva fatto per gli al-
tri paesi che avevano popolato le
sue notti. Ha dovuto così apprende-
re che il Madagascar era un paese
amministrato da uno Stato a carat-
tere monarchico e che il suo gover-
no professava ufficialmente il cri-
stianesimo. Il paese era legato da re-
lazioni privilegiate con la Francia.
Un trattato di pace era stato firma-
to da poco fra le due nazioni a con-
elusione di una guerra durata tre
anni. Questo avvenimento doveva
essere stato notato dalla stampa ita-
liana, dato che fra l'Italia e l' Isola
africana esistevano relazioni diplo-
matiche regolari ormai da diversi
anni. La situazione economica e
culturale del Paese doveva apparire
a Don Bosco molto diversa da quel-
la della Patagonia e della Terra del
Fuoco. Per cui il fondatore dei Sale-
siani, pur collocando il Madagascar
nell'orbita dei suoi orizzonti missio-
nari, pensa che esso, non solo non
aveva bisono di aiuti materiali, ma
che poteva anzi fornirgliene. Il fatto
che la sua regina era battezzata nel

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - - -# -
1 LUGUO 1986 · 31
do. L'espressione di questa mentali-
tà generale è tuttavia caratterizzata,
negli scritti di Don Bosco, dalla ge-
nuinità del suo proprio pensiero cri-
stiano, completamente svincolato
da ogni interesse parallelo, e, dicia-
molo, dalla sua fresca e giovanile
santità che aveva bisogno di espan-
dersi verso orizzonti universali. Pur
essendo legato al pensiero e al modo
di parlare corrente alla sua epoca,
Don Bosco respira il rispetto e l'a-
more per i popoli da evangelizzare.
L'impressione particolare che ci dà
poi La lettera indirizzata alla regina
Ranavalona III è che il Fondatore
dei Salesiani considera il Madaga-
scar come possibile portatore di ci-
viltà cristiana, più che bisognoso di
riceverla.
ci fu risp osta?
protestantesimo non impediva al
Santo di formulare la sua domanda.
C oncezione
missionaria del tempo
Una breve nota di ermeneutica
dovrebbe meglio far penetrare nel
contenuto del documento. La lette-
ra è infatti una testimonianza delle
concezioni missionarie che si veni-
vano elaborando, durante 1a secon-
da metà del XIX secolo, negli am-
bienti cattolici (e anche protestami),
e che ispiravano, per conseguenza,
anche i progetti del Fondatore dei
Salesiani e il linguaggio per espri-
merli. Le coordinate generali della
letteratura missionaria dell'epoca si
ritrovano anche nel documento.
L'attività evangelizzatrice era così
percepita come una «conquista spi-
rituale» e supponeva che i valori re-
ligiosi e culturali dei popoli che era-
no oggetto della «Missione>>, si
muovevano a un livello inferiore ri-
spetto al mondo occidentale «cri-
stiano» e si trovavano in una oppo-
sizione simboleggiata dal binomio
«luce-tenebre». C'era anche di più:
la «conquista spirituale» e la «Mis-
sione», si realizzavano parallela-
Il palazzo della regina
Aanavalona a Tananarive
mente all'espansione europea nel
mondo. Non approfondirò qui que-
sto tema che bo largamente trattato
altrove. Citerò soltanto una testi-
monianza di questa maniera di pen-
sare che, all'epoca di Don Bosco,
era considerata come normale. li
Reverendo Padre Fagnano, supe-
riore della missione della Patagonia
scriveva a Don Bosco nel 188l: «11
governo argentino studia un proget-
to di colonizzazione per gli Indiani .
Questo progtto sarebbe effettiva-
mente il mezzo più adatto per por-
tare questo popolo al cristianesimo
e alla civiltà». Nelle categorie men-
tali dell'Occidente cristiano della se-
conda metà del secolo scorso, i due
movimenti - salvezza spirituale ed
espansione coloniale - erano senti-
te e viste provvidenzialmente inglo-
bati l'uno nell'altro, pur restando
autonomi e spesso in conflitto nelle
loro finalità rispettive.
ln queste convinzioni intellettuali
e spirituali deve essere inquadrato il
linguaggio dei due documenti che si
trovano nel fascicolo degli archivi
malgasci e quello di innumerevoli
altri documenti dello stesso perio-
Malgrado le mie ricerche prolun-
gate neUe serie degli archivi nazio-
nali malgasci dove sono conservate
le copie delle lettere inviate dalla
Regina e dai suoi ministri, non bo
Lrovato nessuna traccia di risposta
alla domanda di Don Bosco. Ciò
non vuol dire che questa risposta
non sia stata data o non esista. Il
fatto che i segretari della regina ab-
biano conservato con attenzione la
corrispondenza di Don Bosco, pro-
veniente da Torino, prova che essa
era stata presa in considerazione.
Circa un secolo dopo il sogno
missionario di Don Bosco e dopo la
sua lettera alla regina Ranavalona
Ili, i Padri Salesiani fondano le pri-
me missiom nel Madagascar. Ope-
razioni apostoliche più urgenti e
prioritarie si erano imposte alle loro
scelte, .. .mentre il «sogno» di Don
Bosco continuava a restare presente
neJJa coscienza collettiva della Con-
gregazione. 1 Salesiani sono arrivati
oggi nel paese di Ranavalona III ,
gioiosi, giovani , numerosi, alberan-
do un «volto» di Don Bosco, non
sognatore, ma irradiante una gran-
de speranza. Questo è però un di-
scorso che lo storico lascia all'osser-
vatore dell'attualità.
Pietro Ralambomanana
Professore di Storia
ali' Università dj Tananarive e Tulear

4.2 Page 32

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32 l LUGLIO 1986
LUIGI MELOTTI
Maria la madre dei viventi, Elle
DI Cl, Leumsnn (TO), 1986,
pp. 205, L. 13.000.
Luigi Melotti , in questo agile
volume, è riuscito a trattare una
materia cosi ardua come la teo-
logia in un linguaggio assai co-
municativo e facile a compren-
dersi, senza deformare la com-
plessità intrinseca allo studio
tanto spesso realizzata attraver-
so presunte semplificazioni ad
uso popolare.
l vari contenuti della mariolo-
gia, dalle figure veterotestamen-
tarie al vangeli, dalle riflessioni
della patristica agli sviluppi dog-
matici successivi, si susseguo-
no organicamente secondo un
procedere lineare che awince il
lettore pagina dopo pagina.
L'autore mette subito in guardia
dalle deviazioni mariologiche
per eccesso (i mariocentrici) e
per difetto (i marlofobi) optando
Invece per una mariologia equi-
librata nel tentativo di definire il
vero posto di Maria nella storia
della salvezza. Infatti, afferma
Melotti, «c'è un solo mistero:
quello di Cristo, centro della
Creazione e della Redenzione•;
non è perciò possibile «elabora-
re una dottrina mariana fuori
della prospettiva del mistero di
Cristo•. Nello stesso tempo è
però necessario marcare la par-
tecipazione di Maria all'opera di
salvezza, che •è pura recettivi-
tà•, ma non passività.
•Anzi! Questa totale recettlvi-
tà impe,gna Maria nella più alta
e libera attività. Al dono divino,
Maria risponde con l'accoglien-
za attiva della sua fede obbe-
diente•.
E l'autore può dire con San
Tommaso che «questo consen-
so era l'atto di una sola persona
il cui influsso si ripercuoteva sul-
la salvezza di una moltitudine,
anzi, dell'intero genere umano•.
I fflARIA
lAfflADRE
DEI UIUEIITI
COMfll N.0IO DI MAAIOl0 O1A
La cooperazione di Maria tut·
tavia non si chiude con l'Incar-
nazione ma continua fino al sa-
crificio del Figlio «con la sua sof-
ferenza di Madre e con il suo
consenso all'Immolazione•.
•Se vogliamo essere cristiani
- diceva Paolo VI - dobbiamo
essere mariani, cioè dobbiamo
riconoscere li rapporto essen-
ziale, vitale, prowidenziale che
unisce la Madonna a Gesù, e
che apre a noi la via che a lui ci
conduce•.
EGIDIO VIGANÒ
Mistero e storia, dono e profe-
zia del Concilio, Società Editri-
ce Internazionale, Torino, 1986,
pp. 270, L. 10.000.
•Il Mistero non è quella cosa
difficile che l'uomo non capisce
ma crede; è una luce di poten-
ziale Infinito. Il Mistero è un Dio
che esiste, crea il mondo, crea
l' uomo, e fa tutto l' uomo fino a
farsi uccidere per dargli un sen-
so di recupero, di libertà, di
amore.•. Il Mistero è l'orbita in
cui si scopre più oggettivamente
e più a fondo l'uomo stesso. Un
«laico-credente• ha questa ri-
sorsa. Un laicista• no. La mis-
sione della Chiesa è restituire al
mondo, che l'ha perduta, la ri-
sorsa del Mistero•.
Rileggere il Concilio Vatica-
no Il per farlo rivivere oggi e alla
sua luce riscoprire la realtà del
Mistero nella Chiesa, Il significa-
to della sua natura sacramenta-
le; ridefinire il compito della Cu-
ria Romana, dei Vescovi, il valo-
re della collegialità e del primato
di Pietro; riconoscere il ruolo del
laicato e l' importanza del rap-
porto con la cultura e la politica.
Su queste e altre questioni
nodalì per la Chiesa oggi si sof-
ferma Don Viganò in questi
Esercizi Spirituali predicati al
Papa per la Pasqua 1986.
Dalle sue parole emerge chia,-
ra, In quest' epoca di accelerata
trasformazione culturale e di
sconcertanti equilibri e contrad-
dizioni, l'urgenza di una nuova
•missione evangelizzatrice• del-
la Chiesa: rendere veramente
presente la fede cristiana ali'uo-
mo perché sia più se stesso. In
tal modo il Mistero si manifesta
come profezia nella storia. Il vo-
lume è ulteriormente arricchito
da una presentazione di don
Marco Bongioannl che con la
competenza e la puntigliosità
sua solita ha ripercorso a ritroso
gli aspetti più reconditi di questi
esercizi spirituali che da tempo
ormai immemorabile scandisco-
no il ritmo annuo della Curia Va-
ticana. L'intervento conclusivo
del Papa poi, viene posto dall' E-
ditrice come introduzione.
I
~'
~ e stona
O-•flll'Wtk.tiC.-..
~,1(1111,..,~ti
t
sbandamento, consacra la vita
al diseredati; Aurora, splendida
ventenne che «danza come una
fiamma•; Julla, «maga dottora•,
figlia di ricchi «fazenderi• , ex
guerrigliera; Jasmine, una gio-
vanissima mulatta che affronta
la tortura per non tradire Il pro-
prio amore, sono i protagonisti
del romanzo, ambientato in Bra-
sile fra la desolazione della peri-
feria urbana e il rigoglio della fo-
resta tropicale.
Storie personali e storia collet-
tiva formano due filoni narrativi
che s'Intrecciano, si sviluppano
in modo drammatico e si fondo-
no in un unico mistero di dolore
e di salvezza che riflette la gioia
di vivere e la speranza nel pro-
getto d'amore invisibile e, in ap-
parenza, talvolta contraddittorio
di Dio.
Nella cornice di un'attualità
bruciante, come la «teologia
della liberazione~, Il grìdo delle
pietre propone con efficacia le
linee di rinascita prospettate
dalla tradizione cristiana più au-
tentica.
GIANNI GIORGIANNI
Il grido delle pietre , Società
Editrice Internazionale, Torino
ERMANNO NIGRIS
1986, pp. 207, L. 16.000.
Bolivia m i coraz6n, Segretaria-
I lettori del Bollettino conosco-
no già l' Autore che nel 1984 con
to Missioni, Mogliano
1985, pp. 160.
Veneto,
Il volume •Col cielo addosso• è È uscito, su carta offerta dalla
stato selezionato per Il premio Cartiera di Tolmezzo, stampato
«Campiello• ed ha vinto il Pre- dallo Stabilimento Tipografico
mio del Presidente al «Fregane Carnià, Bolivìa ml coraz6n, il li-
84• e il Premio «Sybaris Magna bro di poesie di P. Ermanno Ni-
Grecia• per la narrativa.
gris sulla Bolivia, lo stato più po-
Nella stessa collana «La quinta vero dell'America Latina, dove
stagione• la SEI ora pubblica egli lavora come missionario dal
questo altro volume.
'78, insieme ad altri due confra-
Stefano, un giovane compro- telli salesiani del nostro Friuli, P.
messo con Il terrorismo, rifugia- Tlto Solari di Pesariis e P. Tarci-
to in una «favela• brasiliana; Mi- sio del Fabbro di Tricesimo.
guel, un prete che, dopo uno Il libro, che reca in copertina
uno schizzo della Bolivia con
I
OIANNI 01QIIOIA,~NI
Cclc.lolo--
l'autografo di P. Nigris, riserva
le sue ultime pagine, corredate
da cartine, fotografie e un glos-
sarietto, a illustrare la regione e
la missione di San Carlos dove
lavorano I nostri tre missionari
insieme ad altri confratelli sale-
siani dell'lspettoria veneta.
L' autore ha diviso il testo in
tre parti: Lettere a Juanita, sim•
bolo di quei suoi bambini che
non vogliono morire, Canti del
Tropico, il canto della natura,
esuberante, •ricca figlia di Dio•,
che spesso però, anziché dar vi-
ta, strappa e travolge in un atti-

4.3 Page 33

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- - - - - - - - - -- ~
mo uomìni e cose, e Padreclto,
piccolo padre, quello che don
Nigris é per la sua gente di
Bolivia, e quello che vorrebbe
essere ancora, attraverso que-
ste sue pagine, per ognuno dei
tanti figli e amici conosciuti ne-
gli anni del suo ministero in Ita-
lia: Direttore al Don Bosco di
Tolmezzo, al San Luigi di Gori-
zia e Parroco al Don Bosco di
Pordenone.
La terza è la parte più ricca di
contenuto, in cui l'autore tocca
tutte le tematiche della vita, de-
gli uomini di là e di quelli di qua,
quella di ieri e quella di oggi; e
di fronte a quel suoi uomini sem-
plici egli si mette come in ascol-
to, sempre in atteggiamento di
minorità - •fossi nell'anima
uno di loro!• - , attento a scopri-
re ogni elemento che gli permei•
te di giustificare, per poter in
conclusione amare.
Si, don Nlgris vuole aiutarci
ad amare, ad amare sempre,
nonostante tutto, perché sem-
pre in quell'uomo, per quanto
abbrutito, è presente il volto di
Cristo. Scoprire questo volto,
anche se sfigurato, consente di
superare le barriere che con
tanta abilità sappiamo costruire
1 LUGLIO 1986 · 33
davanti e Intorno a noi. Abbiamo cuore dilatato, la sua anima •il-
bisogno solo di imparare ad limpidita•, il suo linguaggio ha
amare, a volerci bene: •sarete trovato J'espressione spesso es•
giudicati sull'amore!•
senziale e divina della poesia,
Chi ha !etto il libro scopre con cui parla a quelli che ha la-
dentro di sé un nuovo modo di sciato al di qua dell'oceano, per-
vivere e di amare; quasi come ché con lui, mano nella sua ma-
se quell'ubriaco, quell'impicca- no, costruiscano il Regno, nel
to, quell'adultera, quelle prosti· loro cuore prima, liberandolo da
tute, scanditi e amati da P. Ni- tutto quello che non piace a Dio,
grls nella terza parte del libro, e poi nel mondo che la Prowi-
fossero simboli, modelli da ama• denza ha posto vicino a! loro
re per noi.
cuore: fa parte di questo mondo
P. Nigris é missionario in Boli- anche la Missione di Paèfre Ni•
via per il Regno. In questa sua gris.
risposta alla chiamata, la sua
umanità si è arricchita, Il suo
L'ARCHIVIO di Marco Bongioannl
Le bande musicali salesiane
affiancati daglì oratoriani Callisto Cerutti e dal suo com-
pagno Bersano destinato a diventare apprezzato organi-
sta. Gli immancabìli Giuseppe Buzzetti e· Pietro Enria,
Le bande musicali salesiane hanno riempito ìl mondo •primogeniti• dell'Oratorio, vi tenevano I primi posti (MB
di suonì fino al loro lento •esaurimento• a metà novecen- V, 348). Banda in testa, nel 1855 don Bosco portò la sua
to. Poco più poco meno, avevano un secolo di vìta. Le «armata• In una prima memorabile scorreria autunnale
aveva istituite un giovane prete alle prese con alcune nel paesi del Monferrato. L'allegria fu generosamente ri-
centinaia di adolescenti in vena di •far rumore•. Giovani pagata d'uve e di mosti, i quali sogliono dar flato anche
operai di periferia, quegli spiriti imprigionati dal prematu- alle trombe. E quella fu letizia per più anni.
ro lavoro si scrollavano via le pastoie appena possibile. Un'altra banda si costitui di li a poco nell'Oratorio San
Giovannì Bosco, il giovane prete, liberava la loro libertà e Luigi (1859) a spese di San Leonardo Murlaldo, allora
orchestrava il loro chiasso. Della musica fece un'espres- stretto collaboratore di don Bosco. Tra alterne vicende e
sione d'anima, una risorsa di cultura, uno strumento dì qualche grattacapo le bande si moltiplicarono si sviluppa-
comunicazione; e l'inserì in quel sistema di comunicazio- rono e prosperarono. Giovanni Bosco non era uomo da
ne totale che chìamò «Oratorio•. Un Oratorio senza musi- smettere davanti a una difficoltà. Superava la difficoltà e
ca - disse - è un corpo senz'anima (MB 5, 347).
rilanciava l'iniziativa. Il che fece sempre anche per la sua
Dunque, la banda•. In princìplo, privi di strumenti, I banda. È probabile che rinunciando ad essa In forza d' u-
•bandisti• di don Bosco si contentarono di un veochìo na qualsiasi •crisi,. avrebbe temuto d'impoverire l'Orato-
tamburo una tromba un violino e una chitarra scordata• rio d'anima, tanto riteneva che Il gruppo musicale
rafforzati torse da un qualche suon di coperchi e pentole costituisse componente necessaria di espressione comu-
rotte (MB 2, 379). Era una «banda• che alle melodie pre• nicazione e crescita.
feriva I ritmi a percussione, come pare vogliano i canoni Verso 111865 la banda musicale di Valdocco conta una
musicali del Duemila. Se non Intenerivano gli orecchi, trentina di elementi, é animata da Giovanni Cagliero, è di-
quegli strumenti dovettero intenerire i cuori e I portafogli retta dal M. Giovanni De Vecchi, è composta da autentici
dei buoni che si affrettarono tosto a fornire batterie com- artisti tra cui si fa strada il futuro M. Giuseppe Dogliani.
plete di migliori strumenti, ottoni legni e annessi.
Non è soltanto una festa, é una scuola di sensibilità e
Fin dal 1846 un'armata branca/eone al comando di don d'arte, un' aggregazione di spiriti sintonizzati insieme per
Bosco vagò oltre barriera e fin sui colli torinesi di Superga salire una scala che non è soltanto di note.
al ritmo della progrediente fanfara. L'aria portava odor di Tutto questo è finito con i tempi? Oggi riemerge una
guerre e non va dimenticata l'origine militare delle •ban- nostalgia per le vecchie «bande•: sono ricercate come
de• che ritmavano con squilli di trombe e colpi sugli scudi folclore e valore. Peccato sia cosi difficile trovarne ancora
gli assalti e le battaglie. In quell'atmosfera accadeva che, qualcuna superstite...
precisamente come un condottiero, don Bosco fosse an- Nel 1929 varie «bande salesiane• féCéfO ressa, una do-
che portato in trionfo sulle spalle dei suoi allegri po l'altra, nel cortile vaticano di San Damaso al cospetto
•SOidati•...
di Pio Xl Ratti, papa di don Bosco per festeggiare la beati·
Di 11 a una decina d' anni (1855) una vera e propria ficazlone del loro fondatore. Quando il papa si accinse a
«banda• già rallegrava Valdocco e dintorni, benché limi- parlare, un'ultima banda lo zittì irrompendo a tromboni
tata a soli dodici strumenti. Vennero a dirigerla musici spiegati. Pio Xl sorrise ed attese. •Siamo nell'Oratorio•,
della •Guardia municipale•, tali Giani, Bertollni, Massa, spiegò. Nell'anima dell'Oratorio.

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_ VITA ECCLESIALE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
34 · I LUGLIO 1986
Intervista a mons. Amoroso
CoN SLANCIO
MISSIONARIO
VERSO IL 2000
E OLTRE
I vescovi italiani si sono riuniti
ancora una volta, alla fine di
maggio, in assemblea generale. Tema
centrale dei loro lavori è stata
l'approvazione del documento
pastorale «Comunione e comunità
missionaria». Questo testo sarà per i
prossimi mesi il punto di
riferimento del cammino di tutta la
comunità ecclesiale del nostro paese.
Ce ne presenta sinteticamente
finalità e contenuti monsignor
Domenico Amoroso, salesiano,
vescovo ausiliare di Messina.
D. Ci parli anzitutto
de/fe finalità del documento...
R. Per cogliere la finalità del Do-
cumento bisogna conoscere i/ conte-
sto ecclesiale nel quale esso si pone:
il progetto pastorale degli anni '80
«Comunjone e Comunità» e la «No-
ta» successiva al Convegno di Lore-
to dedicata alla« Riconciliazione cri-
stiana e comunità degli uomini».
Inoltre tale contesto va pos10 in
relazione alla situazione socio-
culturale italiana. È evidente che il
Documento la tiene presente ma
evita di analizzarla per non ripetere
quanto è stato già detto in alrri re-
centi testi della CEI e per amore di
brevità e concisione.
1 Vescovi italiani intendono solJe-
citare l'attenzione su principi e pro-
poste concrete atte ad imprimere al-
la Chiesa che è in Italia quello slan-
cio missionario che il Papa ba invo-
cato a Loreto. Slancio che parte
dalla comunione ecclesiale e porta
ad un autentico rinnovamento e alla
testimonianza cristiana.
I temi che ritornano con insisten-
za nel Documento sono infatti quel-
li della conversione, delle opere che

4.5 Page 35

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- - - - -- - - ---5'1
1 LUGLIO 1986 35
rivelano la presenza del Regno di
Dio nella sloria: la giustizia, la cari-
Là, il dialogo, la promozione della
pace, e dell'annuncio coraggioso
del Vangelo, dell'impegno per la
creazione di nuove comunità di
fede.
D . A chi si rivolge il testo dei ve-
scovi italiani?
R. Destinatario del Documento è
l'umanità con la sua cultura e la sua
storia, con le sue vittorie e le sue
sconfitte, le sue perplessità e i suoi
interrogativi, a volte angoscianti.
I credenti non devono dimentica-
re che questa umanità è portatrice
dei «semi del Verbo» come già dis-
sero i Padri della Chiesa della prima
età cristiana e che ha «la legge di
Dio incisa nei cuori», ma, nello
stesso tempo, è soggetta al «mistero
di iniquità» cioè al peccato.
Per questa umanità Dio ha un
progetto di salvezza le cui linee por-
tanti sono tracciate con chiarezza
nella Bibbia e nella tradizione bimil-
lenaria della Chiesa.
D. E chi è il soggetto della mis-
sione?
R. È la Chiesa. In un primo mo-
mento si era pensato ai soggetti del-
la missione. Ne sarebbe risultato un
testo più analitico ma certamente
meno organico e soprattutto avrem-
mo trovato difficoltà a collocarlo
nel progetto pastorale degli anni
'80: «Comunione e Comunità».
Dalla Parola di Dio risulta chiaro
che tutta la Chiesa è inviata. La
stessa Chiesa particolare è soggetto
di missione solo se in comunione
con il suo Vescovo e la Chiesa uni-
versale.
Ciò non toglie che la missione av-
venga nella pluralità dei ministeri,
sia quelli ordinati: Vescovi, presbi-
.teri, diaconi, sia quelli istituiti: ac-
coliti, lettori, ed inoltre: religiosi,
religiose, laici. Una attenzione par-
ticolare è rivolta aJI'Azione Cattoli-
ca, ai movimenti, alle associazioni.
Ma alla radice di tutto, e quindi
anche della Chiesa stessa, è la SS.
Trinità. La iniziativa è del Padre,
del Cristo, missionario del Padre,
dello Spirito Santo che sta alle origi-
ni della vita e dell'azione della
Chiesa.
D . Come essere missionari oggi?
R. Prendendo coscienza che la
prima via della missione è /o stile di
vita Pasquale dei credenti: della co-
munità e dei singoli appartenenti ad
essa. È infatti questa credibilità ini-
ziale che rende possibile ed accetta-
bile l' annunzio, la catechesi, il dia-
logo, l'impegno per la promozione
umana, l' ecumenismo, il rapporto
con le altre religioni, le stesse cele-
brazioni liturgiche e soprattutto
l'Eucaristia.
Dal punto di vista metodologico
non possiamo non tener conto, nel-
l'accostare la gente, della situazione
di vuoto, di insoddisfazione, di do-
manda anonima della nostra so-
cietà.
Monsignor Rossano, vescovo au-
siliare di Roma e presidente della
Commissione episcopale per l'edu-
cazione cattolica, la cultura e la
scuola, nel presentare durante l'as-
semblea di maggio il documento ai
Vescovi, ha suggerito di non dimen-
ticare le categorie dell'«io nostalgi-
co» (Ebner), del «cor inquietum}>
(S. Agostino), e dell'«io distratto»
(Pascal). È un suggerimento molto
valido.
D. Quali, in breve, gli obielfivi
della missione?
R. Preferirei, come fa il docu-
mento, parlare solo di alcuni obiet-
tivi, di quelli cioè più importanti,
tenuto presente la situazione in cui
si trova la Chiesa Italiana.
Bisogna, innanzi tutto, «creare»
una coscienza missionaria. Oggi sia-
mo molto lontani dalla mentalità
delle prime generazioni cristiane per
le quali era pacifico che ogni battez-
zato, in forza del proprio battesi-
mo, fosse tenuto in coscienza ad an-
nunziare il Vangelo. Per noi, anche
dopo vent'anni dal Concilio, rima-
ne problematico comprendere certe
espressioni del Decreto del Vaticano
« Ad gentes ».
L'impegno per la missione postu-
la, a mio parere, due priorità: quel-
la culturale e quella liturgica.
È urgente la promozione di una
pastorale della cultura, per avere
qualificati operatori pastorali, e
nella cultura per la creazione di più
efficienti centri di cultura cristiani.
È assolutamente necessario il « re-
cupero» del Giorno del Signore (la
Domenica) come momento celebra-
tivo della presenza del Signore, del-
la epifania della Chiesa, della Co-
munione ecclesiale, della preghiera.
Ciò fatto risulterà evidente per
tutti che bisogna impegnarsi comu-
nitariamente e personalmente per il
servizio di carità, l'educazione alla
giustizia sociale nel rispetto della di-
gnità della persona umana, la mora-
lizzazione privata e pubblica, l'at-
tenzione ai problemi della famiglia,
della scuola, dell'educazione reli-
giosa, la presenza nel mondo del la-
voro, nel tempo libero, la promo-
zione della pace.

4.6 Page 36

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36 • I LUGLIO 1986
VUOI
RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO1
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
D. Pensa che il Documento con-
tenga anche provocazioni per la fa-
miglia salesiana.
R. Credo siano molte.
Innanzi tutto una attenzione cre-
scente su quanto viene affermato
sul soggetto della missione. Ne ho
parl_ato ~ singolare per dissipare
ogm equivoco. Soggetto concreto
della missione è la Chiesa particola-
re in comunione con il suo Vescovo
e la Chiesa universale. Bisognereb-
be pensare di più ad un inserimento
organico nella Chiesa particolare
senza perdere il respiro ·universale.
Porre quindi il massimo impegno
p~r approfondire la dimensione spi-
ntuale della missione. Essa, abbia-
mo detto, trova la sua sorgente nel-
la vita Trinitaria e nella celebrazio-
ne della comunione nella Eucari-
s~a. Non è un obiettivo raggiungi-
bile senza una autentica vita spiri-
tuale. Don Bosco fu un grande edu-
catore perché fu un grande santo.
La Famiglia salesiana ritiene e a
ragione, che è essenziale per la'rea-
lizzazione del suo carisma, il pro-
getto educativo. Ma tale progetto,
per essere autentico, deve sempre
più adeguarsi a quello salvifico di
Dio e quindi sempre più esplicita-
mente alla Parola «della» da Dio
agli uomini.
Don Bosco ha indicato con paro-
le semplici lo scopo della missione
l' opera educativa tende a fare dei'
giovani «buoni cittadini ed onesti
cristiani». Siamo perfettamente in
linea con il Documento CEI. Oggi
gli educatori trovano particolare
difficoltà a cogliere il significato di
questo binomio. La famiglia sale-
siana lo deve riaffermare additando
i risultati che se ne ottengono.
E finalmente una parola sulle vie
e suoi modi della missione, sul come
essere missionari oggi. Dare la prio-
rità alla testimonianza autentica-
mente cristiana degli educatori. I
giovani attendono risposte concrete
ma sempre dettate dall'amore se-
condo lo stile di Don Bosco. L'an-
1:unzio, la catechesi, il dialogo por-
tmo al cuore del mistero: la celebra-
zione dell'Eucaristia.
Silvano Stracca

4.7 Page 37

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I NOSTRI
SANTI
1 LUGLIO 1986 37
Ml AVEVANO
CONSIGLIATO
DI ABORTIRE
S iamo una coppia sposata
da 5 anni. lo sono afflitta
da una grave cardiopatia per la
quale i cardiologi ml avevano
diagnosticato l'impossibilità di
portare avanti la gravidanza,
consigliandomi di abortire. Mi
sono assunta le mie responsabi•
lità, affidandomi a Dio. Con fidu•
eia ho pregato S. Domenico Sa•
vio e sono stata esaudita. Ora io
e mio marito abbiamo un bambi-
no che gode di ottima salute.
Franco e Gabriella - Roma
NON RIUSCIVAMO
A TROVARE CASA
LA PENSIONE
DI MIO MARITO
e ome ho promesso a Suor
Eusebia voglio riferire un
intervento di cui te rendo infinite
grazie. Per la definizione della
pensione di mio marito ero in at•
tesa di documentazione impor•
tante. Ho iniziato una novena a
Suor Eusebia. Al nono giorno mi
informo e la documentazione è
arrivata. Ringrazio la cara, buo-
na e affettuosa Suor Eusebia
che io già chiamo Santa Euse-
bia.
Lidia Falchetti - Torino
R ecentemente mi sono ri-
volta a Suor Maria Rome-
ro e Suor Eusebia Palomino,
perché pur essendo aiutati da
tanti amici In 10 anni non riusci-
vamo a trovare casa. Ci riuscim-
mo soltanto allora e ne ringrazio
Maria Ausiliatrice, Suor Maria e
Suor Eusebia.
Lettera firmata - Parma
ROSOLIA DURANTE
LA GESTAZIONE
D opo sei anni di matrimo-
nio abbiamo avuto la feli-
cità di aspettare un bambino,
ma ben presto tale lieto evento
stava per diventare drammati-
co; infatti la madre contrae dopo
alcuni mesi di gestazione la ro-
solia. I rischi che il feto avesse
potuto contrarre anch'esso la
malattia, subendo gravi e irre-
versibili danni, erano molti. I
medici lasciarono a noi la deci-
sione di tenere o meno il bambi-
no. Con fede abbiamo invocato
la misericordia di Dio, l'amore
materno di M. Ausiliatrice e
S. Domenico Savio. È nata una
bellissima e sana bambina dal
peso di 4.130 Kg. Preghiamo
accoratamente S. Domenico
Savio perché ci aiuti ancora.
FRATTURA ALLA
COLONNA VERTEBRALE
R endo grazie alla nostra
cara Ausiliatrice per un
favore concesso ad una mia ni-
pote, la quale in seguito ad una
caduta riportò una gravissima
frattura alla colonna vertebrale
col pericolo di rimanere paraliti-
ca per tutta la vita. Ora mia nipo-
te è in grado di camminare, an-
che se con un po' di disagio.
Mentre ringrazio di cuore l'Ausi-
liatrice la prego ancora affinché
mia nipote guarisca completa-
mente.
Franceschina Truncali
Pìetraperzia (EN)
UN DIFFICILE ESAME
e ome da promessa latta a
suo tempo voglio ringra-
ziare Suor Eusebia Palomino
pubblicamente. Mi sono rivolta
con lede e con preghiera a lei
per ottenere se possibile il supe-
ramento di un difficile esame
scolastico di mio figlio. Dopo il
buon esito voglio dire grazie di
cuore ai nostri Santi salesiani
che non ci abbandonano mai.
Toni e Lucia Carta - Cagliari
Livia Go/i - Pianezza (TO)
DIFFICOLTÀ
PER UN ESAME
M io figlio era bloccato per
un esame universitario,
pur essendo preparato e non
riusciva a passarlo. Per questo
INCIDENTE STRADALE
motivo ha perso molto tempo ed
eravamo tutti molto preoccupati
S ento Il dovere di ringrazia-
re Maria Ausiliatrice e S.
e scoraggiati. lo mì sono rivolta
a Maria Ausiliatrice e a Don Bo-
sco, mettendolo sotto la loro
Giovanni Bosco, per una grande protezione, e poco prima di Na-
grazia ricevuta. Il 3 ottobre del tale la bella notizia: •ce l'ho fat-
1984, ebbi un grave incidente ta e con un bel voto•. Per que-
stradale, per cui dovetti stare 4 sto li voglio ringraziare pubblica-
mesi con una valva di gesso,
poiché i medici riscontrarono la
mente.
frattura di varie vertebre cervi-
lettera firmata
cali. Se mi sono salvato lo devo
veramente per grazia di Dio.
Saverio Carta - Serdiana (CA)
UNA LAUREA
A PIENI VOTI
ERA AGLI ESTREMI
S ono molto affezionata a
don Bosco, grazie al qua-
le ho superato tante prove. Ora
N on c'era più speranza. vorrei ringraziarlo pubblicamen-
Qualche anno fa mia ma- te per aver protetto mio nipote
dre era stata colpita da deperi- nei suoi studi: ha ottenuto la lau-
mento organico e calcoli nel fe- rea in medicina a pieni voti.
gato. Il cuore era ridotto malissi-
mo. Secondo i medici poi aveva
Maria Bombarda - Roma
un tumore al 99 per cento. Allo-
ra mi sono rivolta con fiducia a
Maria Ausiliatrice pregandola
che venisse in nostro aiuto. Mia UN SEMPLICE
madre era agli estremi. E la gra- RINGRAZIAMENTO
zia è venuta: ora mia madre s' è
D ripresa e ringrazio di cuore il Si-
gnore e Maria ·Ausiliatrice.
esidero ringraziare Euse-
bia Palomino per la cui in-
Rosa DI Gangi - Torino tercessione sono state esaudite
tutte le mie preghiere. Ho posto
sotto la sua protezione me, che
sono vedova, e i miei sei figli.
UN FRATELLINO
AMMALATO
Elvira Bacchei/a Roma
M io fratellino, un bambino
di pochi mesi, si era am-
UNA BRUTTA CADUTA
malato per un'infiammazione al-
A la vescica e tutte le cure sem-
bravano inutili: il suo corpicino
dempio la promessa latta
dl far pubblicare la grazia
si era ridotto ad uno scheletro, ottenuta per intereessione del
mentre la febbre non lo abban- salesiano don Nazzareno Ca-
donava mai. Ma lo ho avuto tan- milleri che ho tanto pregato. Ero
ta fede in Maria Ausiliatrice e in infatti incorsa in una brutta ca-
Don Bosco e ogni giorno pren- duta e temevo di aver fratturato
devo il bambino tra le braccia e il femore con gravi conseguen-
recitavo la novena. Con meravi- ze per la protesi dell'anca di cui
glia di tutti mio fratellino è gua- sono ponatrice. Tutto invece si
rito.
risolse per il meglio. Deo gra-
Rosaria Glannone tiasl
San Cataldo (Caltanissetta) Ada Co/etto - Bussoleno (TO)

4.8 Page 38

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38 · r LUGLIO 1986
I NOSTRI
MORTI
MATTEO sig. COHA, ex allievo t
Torino, a 69 anni
È tornato alla Casa del Padre la
sera della lesta di tutti I Santi, poche
ore dopo aver meditato le beatitudini
evangeliche e aver preso parte al-
l'Eucarestia. Uomo di svariati inte-
ressi culturali si era laureato in medi-
cina; dopo la guerra aveva esercitato
a lungo la professione medica gua-
dagnandosi la stima e l'affetto so-
prattutto dei poveri e dei più abban-
donati, a cui prodigava disinteressa-
tamente le sue cure. Per l'assistenza
prestata al profughi giuliani gli fu
conferita dal Comune una pubblica
onorificenza. Figura caratteristica
per prorompente vitalità e generosità
di temperamento, immancabile In
tutte le manifestazioni della vita sale-
siana, affezionatissimo al movimento
exallievi, che sapeva animare con la
sua presenza incomparabile nel con-
vegni, negli Incontri, nelle gite. Con il
gesto, con la battuta comunicava fl.
ducia e ottimismo, assieme a un pro-
fondo senso, tutto salesiano, dell'a-
micizia. Neppure in questi ultimi anni
di infermità fece venir meno agli ami-
cl exallievi il dono della sua parola di
conforto e di solidarietà. Ora ha rag-
giunto, a dieci anni di distanza, l'ami-
co del cuore lng. Luciano Bergoglio,
per godere insieme con lui il premio
della fedeltà a don Bosco.
COLOMBO slg.ra MARIA In MON•
TOLI, cooperatrice t Busto Arsizio
a 78 anni
Donna di profonda fede e intensa
vita di preghiera, le stavano molto a
cuore le Opere di Don Bosco, che fa-
oeva conoscere In tutti I modi, diffon-
dendo la sua profonda devozione al
Santo, al punto di essere chiamata
•parente di Don Bosco•.
Dedita alla famiglia, aperta e pron-
ta a ogni genere di opere buone per
vicini e lontani, nutriva particolare at-
tenzione per le Opere e Missioni di
Don Bosco, che seguiva costante-
mente sulle pagine del Bollettino Sa-
lesiano. Aveva Interiorizzato la mas-
sima Imparata da Don Bosco •In fin
di vita si raccoglie il frutto delle opere
buone•.
MOROSI slg.ra TERESINA ved.
PORATELLI, cooperatrice t Garda-
no al Campo a 62 anni
Assidua all'Eucaristia quotidiana,
ha fatto della sua vita un dono; dispo-
nibile per ogni servi.zio liturgico, pro-
clamava la Parola con voce chiara e
espressiva.
La sua testimonianza è stata an-
che espressione dello spirito Salesia-
no che essa aveva ricevuto all'Orato-
rio. Per vent'anni è stata Presidente
delle ex allieve, animando l'Associa-
zione con Incontri periodici.
Il suo spirito Salesiano qualificato
nella scelta come Cooperatrice, l'ha
fatta sempre più partecipe della vita
della Famiglia Salesiana. Per il suo
zelo e il suo amore a Don Bosco, i
Superiori non hanno esitato a pro-
porla come Consigliera lspettoriate.
La Famiglia Salesiana non può
che ringraziare Il buon Dìo d'averla
arrlcohlta con la testimonianza di
quest'anima bella.
PELLEGRINI slg.ra VITTORIA ved.
MARINELLI, cooperatrice t Ruvo di
Puglia a 88 anni
Zelante Cooperatrice del Centro di
Ruvo, visse la sua lunga giornata ter-
rena con spirito missionario fatto di
preghiera e di sacrificio per l'Opera
delle FMA della sua città e per la Fa•
miglia Salesiana di tutto il mondo.
Semplice, ma ricca di saggezza
evangelica ha meritato nelle figlie e
nelle due nipoti Figlie di Maria Ausi-
liatrice la risposta di predilezione da
parte di Dio.
VITTORIA slg.ra PELLEGRINI MA-
RINELLI, cooperatrice t Ruvo di
Puglia (BA), a 88 anni
Zelante Cooperatrice del Centro di
Ruvo, visse la sua lunga giornata ter-
rena con spirito missionario tatto di
preghiera e di sacrificio per l'Opera
F.M.A. della sua città e per la Fami-
glia Salesiana di tutto Il mondo.
Nel 1982, mentre si trovava a Bo-
ston (USA) per un aggiornamento
nella sua specializzazione, gli fu ri-
scontrata la leucemia, ohe l'ha porta-
to alla tomba.
Semplice, ma ricca di saggezza Conscio della gravità della malat-
evangelica ha meritato nella figlia tia, si preparava da tempo all'incon-
Sr. Giovine, in Sr. Luisa, In due nipo- tro con Dio e questo spiega la sereni-
ti F.M.A. la risposta di predilezione tà e tranquillità d'animo nei suol ulti-
da parte di Dio.
mi giorni tanto tormentati dal male.
L'Eucaristia e la devozione a Ma-
ria Ausiliatrice costituirono la linfa vi-
tale che con lineare coerenza e CO·
stanza la sospinse nel tempo, per- RENATO slg. GATTI, cooperatore
mettendole di mutare in fede e amo- t Cardano al Campo (Varese}, a 82
re e in sublimità per la vita eterna le anni
sofferenze della sua esistenza.
La raccomandiamo alle preghiere
di tutta la Famiglia di D. Bosco.
Cooperatore e Consigliere del suo
Centro, uomo di profonda pietà e ret-
titudine, salesianamente impegnato
nel servizio Liturgico come lettore as-
MADDALENA slg.ra CARPELLA
DELLAOIO, cooperatrice; GIO-
VANNI elg. DELLAOIO, cooperato-
re t Tesero (TN), 19/711985
siduo della Parola nella celebrazione
eucaristica quotidiana.
Fratello di Sr. Gabriella e papà di
Sr. Anna F.M.A., ha vissuto lo spirito
di Don Bosco, imitandone la bontà
Maddalena e Giovanni, suo cogna- d'animo, la profonda pietà e l'unione
to, ci hanno lasciati. Sono morti con Dio.
drammaticamente nella grande tra- La morte, giunta Improvvisamente,
gedia di Stava e Tesero, dove l'incu- lo ha trovato preparato, ne fa fede lo
ria umana ha mietuto cosi tante vitti- scritto che conservava nella giacca,
ma. Erano grandi benefattori dell'o- stllato di suo pugno e che dice cosi:
pera salesiana. La valanga dell'uo- •Tu sei sempre con me, Signore, Tu
mo li ha annientati sulla terra, ma Dio ml aiuti e ml vieni Incontro ogni gior-
Il ha condotti con sé dove è pace e no, Tu ml aspetti e ml chiami a Te.
vita.
So che un giorno verrai con la mia
carissima sorella morte e mi chiame-
rai per sempre con Te, che sei la mia
PIETRO slg. GALLO, coadiutore t
Albano Laziale (Roma), a 63 anni
vita e la mia via. Non conosco l'ora e
le circostanze della mia morte, non
mi importa troppo, mi basta sapere
È nato a Caramagna Piemonte che Tu stesso verrai a chiamarmi. TI
(CN), patria di tanti Salesiani Sacer- prego di farmi questa grazla: di ren-
doti, tra i quali il fratello D. Giacomo: dermi consapevole e pronto a dire:
lui è stato il primo Coadiutore.
"Eccomi Signore". Vieni Signore
A 13 anni entra nel nostro Istituto Gesù per chiamarmi affinché io sia
Rebaudengo di Torino, a 18 diventa sempre con Te•.
Salesiano. Di forte volontà e chiara Questo servo buono e fedele che
lntulzlone, chiede di qualificarsi in ha vissuto desiderando Dio, ora è
elettronica. Nel 1963 vlene trasferito certamente in Lui per l'eternità.
all'Istituto Salesiano • Teresa Gerlni•
di Roma, nel quale porta la scuola di
elettronica ad alti livelli: ne fanno fe- SEBASTIANO slg. RIVELLA, coo-
de tanti Confratelli, Ex Allievi e Colla-
boratori, a lui affezionatissimi.
peratore t 911/1986
È stato esemplare nella vita religio- Valido e instancabile cooperatore,
sa e,. per essere meglio preparato fedele In tutto e per tutto agli ideali di
nella missione educativa, ha fre- don Bosco, fu sempre vicino ai piccq-
quentato con sacrificio il corso serale 11 come Insegnante e educatore. E
di Teologia per Laici all'Università deceduto a Castagnole S. Bartolo-
Gregoriana.
meo dopo una vita spesa per gli altri.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: • ... lascio alla Direzione Generale Ope-
re Don Bosco oon sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per
le missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire.•.,
(oppure) l'immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti•
colarmente per l'esercizio del cu~o. per la formazione del Clero e
del Rellglos1, per scopi missionari e per l'educazione cristiana.
- se si tratta Invece di 11omlna.re erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro del due Enti su indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco oon
seda In Roma (oppure l'lstiluto Sales/ano per le Missioni con sede
In Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,
per gll scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio del
culto, per la formazione del Clero e del Relìglosi, per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana
(luogo e data)
(firma per disreso)

4.9 Page 39

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SOLIDARIETÀ
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
I LUGLIO /986 · 39
Borsa: S. Giovanni Bosco, in me-
moria e suffragio del marito Oderio
Eugenio e familiari defunti, a cura
della moglie E., L. 2.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In suffragio dei cari ge-
nitori Vincenzo e Silvia, a cura di
N.N., L. 1.000.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, per ave-
re sempre Il suo aiuto. a cura di Ca-
stagna Linda, Milano, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In ringraziamento e In-
vocando grazia e protezione, a cura
di A.B. , L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco e Anime del Purgato-
rio, in memoria dei genitori e del ma-
rito, a cura di N. N., L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, invocando protezione su noi
a in suffragio dei nostri defunti, a cu-
ra di Dutto Giuseppina, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In suffragio dai miei
defunti, a cura di Zannoni Luigi , Reg-
gio Emilia, L. 500.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
Tomaselli Pappalardo Agata , CT,
L. 300.000
Borsa: tn memoria e suffragio di
Agnese Dho in Ravera, a cura del fi.
gllo Don Gigllelmo, Salesiano, e dei
fratelli e nipoti, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a cura di
Confortola Gildo, Livigno SO,
L. 300.000
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Auslllatrlce, Don Bosco, in memo•
ria e suffragio di Agostino Bosetti, a
cura della Famiglia, Magenta Ml,
L. 300.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, Santi
Salesiani, Invocando protezione e
grazie par I benefattori, a cura del
Centro Salesiano, Ferrara,
L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio del marito
G. Battista, a cura di Pancheri Anna,
Cles, TN, L. 250.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, ringraziando e per consegui-
mento laurea, a cura di Pierdomlnicl
Paola. L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Alifredi Edoardo, Collegno,
L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, lmplo•
randa protezione, a cura della Fami-
glia Africano, Cavallermaggiore CN,
L. 200.000
Borsa: In memoria e suffragio di En-
rico Ghiglieri, a cura delle cognate e
del nipoti, L 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. Gio-
vanni Bosco, In ringraziamento e in-
vocando protezione sulla famiglia, a
cura di Rina Dolza, L. 200.000
Borsa: S. Domenico Savio, per rin-
graziamento e invocando protezione,
a cura di Anela e Domenico Franze-
se, Ottaviano NA, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, per gra-
zia ricevuta, a cura di Anna Maria
Cannas, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e Invo-
cando protezione sulla famiglia, a cu-
ra di Marchisio Rufatto, Chieri,
L 150.000
Borsa: Divina Provvidenza, a cura
di Bogllone Francesco TO,
L 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a suffragio del marito e del fra-
tello, a cura di N.N., L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In memoria a suffragio
dal familiari a chiedendo protezione,
a cura di Zappareddu Clcito, Sassari,
L. 150.000
Borsa; Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando protezione
sul nipoti Pasquale e Salvatore, acu-
ra di Migliore Emilia, Catania,
L. 150.000
Borsa: In suffragio dallo zio Mons. Borsa: In memoria e suffragio di
Calcagnin/ Vito, a cura di Busca Ro- Massucco Michele, a cura della Fa-
berto, L. 250.000
miglia, L. 150.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrlce e Santi Salesiani, per gua-
rigione e continua protezione di Ma•
ria M./.n., a cura di Sarvla Matilde,
Fossano CN. L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in me-
moria dei miei nonni Pino-Ines e
chiedendo protezione (studi e salu-
te), a cura di Castello Michela. VC,
L. 150.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, aiutate e
proteggete nostro figlio. a cura di
due coniugi torinesi
Borsa: Maria Auslllatrlce e 5. Gio-
vanni Bosco, in suffragio di Giovan-
ni, a cura di Lina e Felice, Modena
Borsa: S. Giovanni Bosco, proteg-
gici, a cura di Maria Maria, RA,
L. 110.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, per aiuto vo-
cazioni, a cura di Donati Nunziata,
Saludecio FO
Borse Missionarie
da L. 100 .000
Borsa: Don Bosco, Invocando pro-
tezione per il picco/o Ettore, a cura di
N. N.
Borsa: Martiri Cristiani, a cura di Pi•
va Francesco, Limena PD
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrlce, Don Bosco, In memoria
del mio papé Dr. Gerardo Musuraca,
a cura della figlia Marta Luisa, Placa-
nica RC
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo•
sco, Anime del Purgatorio, In memo-
ria e suffragio di Pietro Randazzo, a
cura della moglie, Catania
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In memoria e suffragio
di Pietro Randazzo, a cura delle figlie
Rachele a Maria Grazia, Catania
Borsa: In suffragio di Don Ignazio
Bonllicino, a cura di T.F., S. Benigno
Can. TO
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, Intercedete per la conver-
sione del miei cari, a cura di N. N. ,
Padova
Borsa: Maria Auslflatrlce, a cura di
Bertero Marco, Torino
Borsa: S. Domenico Savio, invo-
cando protezione per mia nipote Ca-
cilia, a cura di La Nonna•
Borsa: Maria Ausiliatrice, lnvocan-
do protezione e in suffragio dai miei
defunti, a cura di Bosco Sandra, To-
rino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria del nipote
Sergio e Invocando protezione e ras•
segnazlone per la famiglia, a cura di
Bocça Maria, Torino
Borsa: Beato Don Michele Rua, In-
vocando protezione e aiuto per Pier
Paolo, a cura di N. N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Sr. Eu-
sebia Palomlno, par ottenere salute
a benedizione sulla famiglia, a cura
di N. N., Alba
Borsa: In memoria di Don Ettore
Carnevale, a cura di N. N., Torino
Borsa: Nina e Vincenzo MusS-O: In
suffraggio e memoria, a cura della ni-
pote Albina
Borsa: Riconciliazione nella fami-
glia, a cura dei coniugi Mantegazza
Borsa: Beati Verslglla e Caravarlo,
in suffragio dei nostri defunti e invo-
cando grazie e ptotezlone, a cura di
Bergadano Olimpia, Orbassano
Borsa: Maria Auslllatrice e s. Gio-
vanni Bosco, Invocando grazie e
protezione, a cura di Teodora Galli,
Varese
Borsa: In memoria di Conti Antonio,
a cura di Lavinia Melnl Conti, MIiano
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, chiedendo protezione
e grazie, a cura di Angelo Bianchi,
Olgiate Olona
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, invocando grazie per Ce•
sare e protezione per Enrico a Anna
Maria, a cura di N. N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per invocare protezione, a cura
di N. N.
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Glo-
vannl Bosco, aiutateci In vita e in
morte a per la conversione del nipoti,
a cura di N. N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Blandine Giu-
seppa, Modica Alta RG
Borsa: In memoria e suffragio di mio
marito Ercole Ludovico, a cura di Er-
cole Lucia, Canale CN
Borsa: Gesù misericordioso e Ma-
ria Auslliatrlce, invocando aiuto e a
suffragio di Mario e Dante Rebora, a
cura di Rebora Pia, Genova
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In suffragio del marito
nel anniversario della morte, e In-
vocando proiezione, a cura di Nina
Schepis, Capo D'Orlando ME

4.10 Page 40

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 1• quindicina
COiiana
HPQpgt9,~o
pag.212
L.10.000
« Ringraziamo il nostro carissimo
predicatore, siamo molto grati per
tutto quello che ci ha detto durante
questa settimana in modo articolato,
molto chiaro e molto sistematico...
egli ha rivelato, non solo il carisma
proprio del Predicatore, ma la sua
fedeltà al carisma del Fondatore; e,
come penso, è giusto che il Rettor
Maggiore della Società di San
Giovanni Bosco sia un portatore
precipuo del carisma di un simile
Fondatore. Per questo siamo grati al
Signore»
Giovanni Paolo II
Raccolti in volume gli Esercizi Spirituali predicati al
Papa da Don Egidio Viganò, Rettor Maggiore dei
Salesiani.
Una rilettura del Concilio Vaticano Il alla
luce del carisma di Don Bosco